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Lezione 3
Cabral cap. 14
A cura Prof. Stefano Capri
• Le implicazioni di una caratteristica strutturale: barriere (entrata/uscita)
Dimensioni e Costi
Indici di concentrazioneData un’industria composta da 1 … N imprese,ordinate per le quote di mercato in modo decrescente
Si = la quota di mercato in percentuale dell’impresa i
C1=S1C2=S1 + S2C3=S1 + S2 + S3C10=S1 + S2 + … + S10Cn=S1 + S2 + … + Sn
Barriere all’entrata
“costo che deve essere sopportato daun’impresa che vorrebbe entrare in undato settore, ma che non è sopportatodalle imprese già operanti all’interno delsettore” (J. Stigler)
Concentrazione, costi d’entrata e dimensione del mercato
• Fino a questo momento: struttura del mercato determinata esogenamente
• Nel modello di concorrenza perfetta: numero di imprese e distribuzione delle dimensioni di impresa qualunque purchèle imprese siano price-taker.
• Dovremmo quindi aspettarci una distribuzione casuale rispetto a C4 , ad esempio confrontando due paesi
Ma la realtà è diversa
C4
Concentrazione, costi d’entrata e dimensione del mercato• Concentrazione di alcune industrie:In Francia e Germania
La distribuzione è addensata sulla retta a 45°: per ciascun valore di C4 in Germania ve ne è uno simile in Francia
Concentrazione, costi d’entrata e dimensione del mercato• Concentrazione di alcune industrie:In Francia e Belgio
La distribuzione è addensata sopra la retta a 45°: il valore di C4in Belgio tende ad essere più grande rispetto a quello in Francia
Concentrazione, costi d’entrata e dimensione del mercato
• (Francia circa = Germania; Belgio > Francia);• Ma la Francia ha un mercato 5 volte più grande Le
dimensioni del mercato sono un fattore importante per la determinazione della struttura del mercato
• Vedremo oggi: la determinazione endogena della struttura di mercato
• In particolare: il ruolo dei costi di entrata e la distinzione fra C di entrata esogeni e C di entrata esogeni
Le ipotesi
1) La struttura di mercato (concentrazione) dipende da :
entità dei costi fissi (direttamente) e
dimensione del mercato (inversamente)
2) La struttura di mercato si mantiene concentrata anchequando la dimensione (la domanda) cresceindefinitamente
• Assunzione: tutte le imprese hanno la stessadimensione.
• Ad esempio C4=4/n è la quota delle 4 imprese piùgrandi;
• C4varia la variare del numero n di imprese
Iniziamo col risultato 1)Modello di Cournot con libertà di entrata
SQaQP )(
• Assumiamo una funzione di domanda:
SPaPQ )()(
dove S è una misura della dimensione del mercatoSe S raddoppia, Q raddoppia per un dato P
Funzione di costo totale della generica impresa i:
iii cqFqTC )(dove F è un costo irrecuperabile di entrataC = costo marginale
FqcS
Qqa
FqcSQacqFqQP
iii
iiii
020 c
SQ
Sqa
qii
i
i ossia
In equilibrio, per simmetria (cioè qi=q per tutti i=1,…,n):
*qnQq i
Il profitto per l’impresa i, sostituendo P(Q) = a-Q/S, e considerando che qi + Q-i = Q
Q=nq La quantità di equilibrio
0*)1(*2
c
Sqn
Sqa
sostituendo:
Sn
caq)1(
*
02 *** cSqnqqaS***2)( qnqqSca
)1()1()(**
n
ncaSnScana
SnqaP
Fn
caScn
canaFqcPn ii
11
)()(
Fn
caSn
ca
11
Profitto della generica impresa i:
Prezzo di equilibrio (non dipende da S):
Fn
caSSni
2
2
1),(
Sostituendo Q=nq* in P(Q) = a-Q/S
Sostituendo P* = (a+nc)/(n+1) e q* =S(a-c)/(n+1):
1. Prezzo di equilibrio non dipende da S
2. Profitto di ogni impresa dipende da S
Equilibrio di lungo periodo con libertà di entrata
1. Nessuna impresa attiva desidera uscire dal mercato2. Nessuna impresa fuori dal mercato desidera entrare nel
mercato
Il numero di imprese in equilibrio n* deve essere tale che
Π (n*) ≥ 0 cioè nessuna impresa desidera uscire
Π (n*+1) ≤ 0 cioè nessuna impresa desidera entrare
0* in :chetaleTroviamo
01
)(: 2
2*
Fn
caSnn i
F
caSn2
21
Numero di imprese in equilibrio di lungoperiodo:
22 )1()( nFcaS
)(1 caFSn
1*
FScan
Costi fissi irrecuperabili di entrata (F) e dimensione del mercato (S) come determinanti essenziali della concentrazione
Il numero delle imprese ↑ quando S ↑
Il numero delle imprese ↓ quando F ↑ e quando c ↑
La relazione fra S e n* è approssimativamente quadratica
Per valori elevati di n, se il mercato raddoppia, n cresce solo del 40% ( = 0,4)12
Scala minima efficiente e concentrazione
• Curva dei costi medi a U• Un’impresa che opera sul tratto decrescente della curva a U, hacosto medio decrescente al crescere della produzione• Opera in condizioni di rendimenti di scala crescenti• Esempio classico di costi medi crescenti/rendimenti di scalacrescenti: F+cqi
• Qual è la relazione tra rendimenti di scala crescenti ela struttura di mercato?• Come misurare quanto crescenti sono i rendimenti di scala?
Scala minima efficiente
Cerchiamo la scala minima alla quale il costo medio dell’impresa è sufficientemente vicino al suo livello minimo:
Ad esempio, non superiore al 10% del costo minimo.
Questa scala minima è la scala minima efficiente (SME)
Un aumento dei costi fissi F di λ implica un aumento della SME di λ
• Posso interpretare la condizione del numero di imprese in equilibrio di lungo periodo:
ccFq
'*
Se la scala minima efficiente aumenta approssimativamente di un fattore pari a 2, allora il numero delle imprese diminuisce approssimativamente di un fattore 2
• Se la scala minima efficiente aumenta approssimativamente di unfattore pari a 2, allora il numero delle imprese diminuisce approssimativamente di un fattore
•Se sia la dimensione del mercato S, che la scala minima efficiente q*aumentano nella stessa proporzione, il numero di imprese di equilibrio rimane costante!
•Questo spiega perché quando si confrontano strutture di diversi mercati, si considera solitamente come variabile esplicativa la dimensione del mercato divisa per la scala minima: S/q*
2
Economie di scala e concentrazione
Un modo alternativo di misurare quanto crescenti sono i rendimenti di scala, è attraverso il coefficiente di economie di scala.Si ricorda che costo medio AC è maggiore del costo marginale MC se e solo se costo medio è decrescente! (e viceversa)
q
CMGCME
CFME
CVME
Il costo medio CME > costo marginale CMG quando costo medio decrescente
Economie di scala ≡ rendimenti di scala crescenti
In un mercato dove F è maggiore vi saranno maggiori economie di scala
Allora variazioni della scala minima equivalgono a variazioni dei costi fissi dello stesso fattore e tra F e ρ c’è sostanziale parallelismo
Posso interpretare la condizione
anche come una relazione che mi dice come varia la struttura del mercato al variare della scala minima efficiente:sostituendo a F l’espressione F =(ρ −1)cq
Mercati con maggiori economie di scala sono più concentratiSia la scala minima efficiente che le economie di scala sono esempi di barriere all’entrata.Quindi, la concentrazione è tanto più alta quanto più alte sono le barriere all’entrata.
La storia conta• Fin qui abbiamo assunto:1. Le imprese hanno accesso alla stessa tecnologia
(stessa funzione di costi TC = F +cq)2. Le imprese hanno perfetta informazione (funzione
di domanda)3. Il processo di entrata è coordinato (entrano oppure
no in modo sequenziale)Si può pertanto prevedere il numero delle imprese sulla
base dei parametri visti che caratterizzano il mercato (a, c , F, q).
L’equilibrio così ottenuto è simmetrico: tutte le imprese hanno la stessa dimensione.
Ma la realtà è diversa…
La storia conta
• Mercato minestre liofilizzate: mercato USA e mercato UK (differenti dimensioni), con parametri simili (maturità del prodotto, composizione della domanda, costi ecc.), ma con struttura diversa: – Campbell prima entrante, dominante: 63% mercato
USA– Heinz prima entrante, dominante: 43% mercato
UK
La storia conta• Non tutte le imprese hanno accesso alla stessa tecnologia
(brevetti)• Anche con la scadenza dei brevetti: curve di apprendimento (il
vantaggio della prima mossa si può trasformare in vantaggio durevole)
• Anche a parità di accesso alle tech, vi possono essere scelte diverse (acciaio: impianti normali ad alto F e basso c, mini-impianti a basso F e alto c; nessuna delle due sembrava dominare l’altra)
• Informazione imperfetta – (errori di previsione): grandi impianti di raffinazione costruiti prima
dello shock petrolifero eccesso di capacità produttiva)
• Costo di entrata endogeno: è determinato dalla strategia delle imprese e dalle dimensioni del mercato (endogeno alla competizione)
• Costo di entrata esogeno: è strutturale, non dipende dalla competizione, ma dal tipo di industria
Industrie con costi di entrata endogeni Industrie con costi di entrata esogeni
Non emerge una tendenza chiara, tuttavia il valore minimo della concentrazione diminuisce in modo meno marcato al crescere delle dimensioni quando i costi di entrata sono endogeni (industrie ad alta pubblicità)
Industrie con costi esogeni Industrie con costi endogeni
Costi di entrata endogeniL’industria della birra e la pubblicitàUSA – 3 imprese vs. Portogallo – 2 imprese.Mercato USA: 30-50 volte più grandeCi aspetteremmo almeno 15 imprese in USA:Se S=30 n*= cioè la relazione fra S e n* dovrebbe essere di circa un fattore 5, quindi 3x5 = 15 imprese
Perché la differenza nel numero di imprese non è così pronunciata?
Per la presenza della pubblicità!Le spese pubblicitarie sono cruciali nel settore della birraLe spese pubblicitarie possono rappresentare un costo di entrata,che non è strutturale, esogeno, ma al contrario è determinatodalle stesse strategie delle imprese, cioè endogeno allacompetizione tra imprese (dipende cioè dalla struttura del mercato)!
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• Infatti, il valore delle spese pubblicitarie in percentuale delfatturato è simile in USA e Portogallo• Ma poiché il volume del fatturato è molto più alto in USA,anche le spese pubblicitarie sono molto più alte• Questo si traduce in un costo di entrata endogeno per il mercato USA che è molto più alto• Per entrare nel mercato della birra USA e competere con marchi come Budweiser, Miller e Coors, un entrante deve sostenere un costo di entrata in pubblicità molto più grande di quello che dovrebbe sostenere per entrare nel mercato portoghese e competere con Sagres e Superbock•Quindi, costi di entrata, quando endogeni, possono essere legatialla dimensione del mercato
Mercati più grandi = più alti costi di entrata
Se i costi di entrata sono in parte endogeni e sono legati positivamente alla dimensione del mercato, il numero delle imprese n* in equilibrio è meno sensibile a variazioni nella dimensione del mercato: varia ancor meno che proporzionalmente!Infatti:•Un mercato più grande spinge le imprese a realizzare maggiori investimenti.•Poiché questi investimenti sono costosi, i profitti che le imprese si possono dividere cresce meno che proporzionalmente rispetto alla dimensione del mercato.•Dunque l’entrata è profittevole per un minor numero di imprese entranti.•Quindi, anche se l’intensità della competizione resta costante, il numero delle imprese cresce meno che proporzionalmente rispetto alla dimensione del mercato.