SAVA classe V Primaria

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Insegnante Maria Pompea ANTONUCCI SAVA SAVA

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PROGETTO MEDI@PLAY - Presentazione della propria città realizzata dagli alunni della classe V della Scuola Primaria "G. Cinieri" di SAVA (TA)

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InsegnanteMaria Pompea ANTONUCCI

SAVASAVA

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Stemma Comune di Sava

Stemma comunale di Sava (Provincia di Taranto-Regione Puglia).

Descrizione Araldica dello Stemma Di azzurro all’agnello mistico, di argento, riposante, con la testa

rivoltata, sostenuto dalla campagna di verde, attraversante tenente stretta al petto con l’arto anteriore sinistro l’asta crociata di nero posta in sbarra alzata munita di gagliardetto, bifido, di argento, ondeggiante in banda, caricato dalla scritta in lettere maiuscole di nero, ECCE AGNUS DEI. Ornamenti esteriori da Comune.

Origini e Simbologia dello Stemma La scritta si traduce con “ Ecco l’agnello di Dio”.

Blasonatura del Gonfalone Drappo bianco di cm.88 X159 merlato con frangia dorata nella

parte inferiore. E’ caricato al centro con lo Stemma del Comune e reca nella parte

superiore la scritta Comune di Sava.

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Progetto MediaPlay“A passeggio con me nella mia città”

Noi alunni della classe quinta primaria della scuola Giovanna Cinieri di Sava siamo felici ed entusiasti di partecipare al Progetto.

Questo è il secondo anno dell’iniziativa che quest’anno si presta ad essere più coinvolgente in quanto siamo gemellati con gli alunni di Soverato.

Un ringraziamento particolare va alla Direttrice, alla Coordinatrice didattica e alla nostra maestra grazie alle quali abbiamo avuto la possibilità di approfondire le bellezze artistiche del nostro paese e di raccontarle attraverso un prodotto multimediale.

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Giulia Raho – Federica Borsci Rebecca Decataldo – Sonia Pichierri

Presentazione a cura di:

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SAVA E LE SUE CHIESELa Chiesa di San Francesco La Chiesa di San Francesco, denominata anche più comunemente

“Chiesa del Convento”, sorge nella parte Sud-Occidentale della città di Sava (TA), nell’attuale Via Roma, lungo la strada che collega Sava ad Aliano importante sito archeologico ellenistico, romano e, in particolare, medievale; un tempo, infatti, vi era un casale omonimo, ubicato a circa 3 Km. A Ovest dell’attuale cittadina.

Il tempio, con orientamento Nord-Sud, presenta un frontespizio in stile Neoclassico, con quattro lesene scanalate fino a una certa altezza; queste terminano con capitelli jonici che reggono una trabeazione, sulla quale è posto un timpano triangolare. Al centro, in alto, sotto la Trabeazione, fra due coppie di lesene, v’è una lunetta, rimasta aperta fino al 1971, anno in cui fu chiusa con un mosaico che riproduce il San Francesco del Cimabue, al di sotto il portale d’ingresso.

Le due parti laterali della chiesa sono rimaste incompiute fino al 1982.

E’ possibile ammirare, già all’esterno, la monumentalità e la grandiosità di questa chiesa, soprattutto giungendo da via San Francesco; da qui, infatti, si può osservare il tempio in tutti i suoi principali elementi architettonici: la facciata in stile jonico, sormontata dalle due cupole, la piccola davanti e dietro la grande; di lato, a sinistra, lo svettante e meraviglioso campanile realizzato negli anni scorsi e inaugurato agli inizi del mese di ottobre del 1995. Al posto dell’attuale vi era un piccolo provvisorio campanile costruito nel 1937-38. quello definitivo fu iniziato anche in quegli anni, ma i lavori si interruppero ben presto per cui rimase solo una parte del basamento dell’altezza di circa 5 metri.

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La prima Chiesa di Sava

La MATER DOMINI

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Sava Piazza San Giovanni.La vecchia Parrocchiale sotto il titolo di “Mater Domini” (sec. XVI).Semplice e sobria in tutte le sue parti, interne ed esterne, la prima Chiesa Matrice di Sava.La sua facciata non è riferibile ad alcuno stile architettonico, specie l’insolita linea ”ad omega” del culmine.

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La Guglia del Protettore

La Colonna di San Giovanni

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La Colonna di San Giovanni fu edificata nel 1895 - 1896 su progetto del geometra savese Luciano Cavaliere in sostituzione di una precedente colonna. Costruita in tufo locale, il monumento è composto da cinque piani diversamente lavorati.È un monumento tanto caro ai savesi tanto da essere passato nel linguaggio popolare.Per esempio, volendo indicare qualcuno molto alto si ricorre alla seguente similitudine:“È jertu quantu la culonna ti San Giuanni”

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Un’espressione dell’iconografia bizantina

Il Santuario dellaMadonna di Pasano

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Tutti i savesi conoscono il Santuario della Madonna di Pasano che si trova a tre chilometri da Sava sulla strada per andare a Lizzano.Tale Santuario è comunemente detto “Cappella”, risale agli inizi del 1700 e sorse su un’antica cappella già esistente.Per diversi interventi miracolosi attribuiti alla Madonna di Pasano tale Madonna fu proclamata Protrettrice di Sava.

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La Cappella è piuttosto piccolina, ed ha al suo interno un grande ed artistico altare sul quale troneggia un quadro antico di una madonna col Bambino e sembra che la Madonna lo fissi.La festa viene celebrata la prima domenica di Marzo.

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SONIA PICHIERRI

ProgettoMEDIAPLAY

GIULIA RAHO FEDERICA BORSCI

REBECCA DECATALDO

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Ciao! Mi chiamo Michele Bisignano. Frequento la

classe 5^ primaria dell’Istituto Giovanna Cinieri.

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Ciao! Mi chiamo Francesco Buccoliero. Frequento la

classe 5^ primaria dell’Istituto Giovanna Cinieri.

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Ciao! Mi chiamo Pietro Marzulli. Frequento la classe

5^ primaria dell’Istituto Giovanna Cinieri.

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Il bel palazzo baronale oggi sede comunale di Sava

In un documento del 1417 della regina Giovanna I D’Angiò troviamo la prima menzione del casale di Sava facente parte del Principato di Taranto. Nel 1520 il feudo di Sava, che comprendeva gli antichi casali di Aliano e Pasano, passò alla famiglia Prato di Lecce che tenne la Baronia sino al 1630. Nicola Prato, negli anni in cui tenne la Baronia di Sava, dimorandovi solo nei mesi estivi e autunnali, egli pensò di edificare una dimora baronale ma la precaria situazione politica gli impedì di portare a compimento tale progetto che invece fu realizzato dal figlio Pompeo.

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Il castello di Sava, dall’aspetto severo, era dotato solo di un piccolo recinto con fossato. Aveva la forma di un quadrilatero; al primo piano c’erano delle stanze molto grandi e spaziose, piene di aria e di luce con larghe finestre dalla profonda strombatura, che guardavano intorno al castello oltre la muraglia del fossato. Successivamente al 1743, anno in cui fu assegnato ai Padri della Compagnia di Gesù, il castello fu trasformato in convento divenendo così un austero luogo di preghiera. Nel 1884, il castello fu acquistato dal Comune che lo destinò a sede municipale. Attualmente un intervento di recupero ha interessato il frantoio e la parte posteriore del palazzo.

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La piccola cappella dello Schiavo

La cappella detta dello schiavo è stata eretta, nel 1700, nel punto che la tradizione locale indica come il luogo del miracolo occorso allo schiavo del barone lizzanese Marcantonio Raho o de Raho. Forse questo schiavo aveva tentato la fuga e, ripreso, gli era stato posto alla caviglia un anello di ferro con la catena. Narra la tradizione che, sfinito dalla fatica o disperato per tale dura condizione, si rivolse alla Vergine di Pasano chiedendole d'esserne liberato. All'improvviso una grossa pietra caduta dall'alto, spezzò la catena lasciandolo illeso. Lo schiavo, che non era di religione cristiana, in ringraziamento, volle battezzarsi prendendo il nome Francesco.

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Un tempo, il Martedì grasso, ultimo giorno di carnevale, si usava preparare una pupa di paglia e di stracci raffiguranti la vecchia Quaremma (contrazione dialettale di Quaresima). Il fantoccio raffigurava una vecchia brutta e magra, abbigliata con abiti neri, con la conocchia e il fuso appesi al fianco, in mano aveva un’arancia nella quale si conficcavano sette penne prese dalla coda di un gallo, oppure, secondo le diverse usanze popolari, sette taralli appesi a fianco a lei, inoltre si appendeva pure l’archelao ( uno strumento tessile) che doveva servire per recuperare il denaro sperperato in cibo e festeggiamenti da suo marito il Carnevale.

La Quaremma e lu Carniali

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La Quaremma col capo coperto, veniva posta sulle terrazze o sugli archi delle corti, dal giorno delle ceneri fino alla notte di Pasqua. Secondo le antiche credenze popolari, la Quaremma raffigurata da una persona, nasce sicuramente da riti precristiani nei quali ogni festa per l’inizio di un ciclo annuale coincideva con il ritorno sulla terra di esseri infernali. Secondo la mitologia rappresentava la parca di nome Cleto che filava il destino degli uomini. Il fantoccio sta ad indicare che comincia la Quaresima, tempo di digiuno e di penitenza secondo la religione cattolica, le sette penne o i sette taralli sono il simbolo delle sette settimane di Quaresima e si butta via una penna o un tarallo ogni fine settimana

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In questo periodo non si celebrano matrimoni, non si organizzano feste e banchetti e ci si astiene dalle carni e dagli altri alimenti ritenuti di lusso. Il giorno di pasqua la Quaremma viene distrutta cospargendola di liquido infiammabile e mettendo dei petardi nel “di dietro” la si fa incendiare.

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Falò o Fuochi di San GiuseppeIn questo periodo enormi cumuli di legna vengono prodotti dalla potature dei vigneti e queste fascine vengono lasciate dai contadini nelle loro terre in attesa di essere portate nei posti dove verranno fatti i falò.Con questa legna verranno infatti creati dei grandi e pirotecnici falò accesi nelle piazze ad illuminare la notte di San Giuseppe, con un rituale che si conserva nei tempi. Queste pire fin dai tempi antichi venivano accese in segno propiziatorio e servivano ad ingraziarsi le forze della Natura, ad indicare che l’inverno con i suoi rigori e le sue miserie cedeva il passo alla primavera, quindi l’avvento della stagione dei raccolti e della rinascita della natura.

Questi riti sono accompagnati da musiche e canti, cibi e dolci consumati all’aperto al fuoco scoppiettante dei falò.Quando le fiamme del falò sono ormai basse e la notte tarda, aiutati dal vino e dal cibo che contribuisce a dare coraggio, molti sfidano il fuoco saltandogli attraverso.Purtroppo oggi a causa delle tubazioni interrate di gas metano, i falò vengono accesi solo distanti dal centro abitato.

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LE MADIE A SAVA

A Sava la vigilia della festa in onore S.Giuseppe vengono preparate per le vie del Paese “LE MADIE” in dialetto: “LI MATRI DI SAN GIUSEPPU”. Sono lunghe tavolate con prelibatezze locali e sono offerte a tutti i passanti e turisti che arrivano da fuori per degustare. I bambini preparono i pacchi per i poveri e lo fanno con grande amore verso il prossimo .

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Realizzato dal gruppo: Buccoliero Chiara- Buccoliero Francesca – Maddaloni Veronica -

classe V - Istituto “G. Cinieri” Sava (TA)

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Ciao mi chiamo Matteo e frequento la V primaria dell’Istituto G.Cinieri di Sava (TA). Sono molto felice perché con questo progetto ho conosciuto le bellezze del mio paese.

Ciao mi chiamo Mattia e frequento la V primaria dell’Istituto G.Cinieri di Sava (TA) sono felice perché ho scoperto le bellezze di Sava

Ciao mi chiamo Andrea e frequento la V primaria dell’Istituto G.Cinieri di Sava (TA)con questo progetto ho imparato a conoscere le bellezze di Sava

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La chiesa matrice costruita dei primi del 600 è dedicata a SAN GIOVANNI BATTISTA il santo patrono di Sava. Questa chiesa è stata ingrandita a più riprese nella seconda metà del settecento con l’allungamento della navata centrale e con la realizzazione di quelle laterali. Il CAMPANILE che la completa termina con una cuspide di stile barocco in pietra del 1782. Ancora oggi a tutti i savesi giunge, ogni mattina dal centro della piazza del paese, “la sveglia”.

LA CHIESA MADRE E IL CAMPANILE BAROCCO

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La cappella della “Mmaculàta écchjia” (Immacolata Vecchia) dedicata appunto all'Immacolata fu edificata nel 1783 con permesso reale di Ferdinando IV dal sig. Michele

Melle accanto alla settecentesca casa “padronale” di Oronzo Melle (casa poi abbattuta nell’estate del 1984).

Tale cappella privata è caratterizzata da un rosone a finestra caratteristico della seconda metà del ‘700, una

cimasa modanata (sagomata) e una piccola statua in tufo della Madonna Immacolata posta sopra in alto.

LA CAPPELLA DELLA “MMCULATA ECCHJA”

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MASSERIA MASSERIA ““LE MONACHELE MONACHE”” O O ““DELLE DELLE MONACHEMONACHE””

Questa masseria è una delle più grandi e belle Questa masseria è una delle più grandi e belle masserie di Sava. Questa struttura costruita masserie di Sava. Questa struttura costruita

verso la fine del ‘700 nacque come un verso la fine del ‘700 nacque come un monastero di monache dell’ordine delle monastero di monache dell’ordine delle

Clarisse e poi divenuto una masseria. Oggi Clarisse e poi divenuto una masseria. Oggi questa costruzione si è nuovamente questa costruzione si è nuovamente trasformata in un ristorante/hotel.trasformata in un ristorante/hotel.

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La masseria Agliano sorge su un sito che fu occupato in età classica da un importante tempio greco, dedicato al culto di divinità Etonie, come Demetra e Kore. L’attuale denominazione del toponimo fa riferimento ad un prediale romano. In età medievale fu sede di un casale abbandonato nel corso di una crisi trecentesca.

Elaborato da Andrea Di Coste, Antonio De Filippis e Antonio Rutigliano alunni della classe quinta della scuola “Giovanna Cinieri” Sava (TA)

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• Attualmente presso il convento dei frati francescani di Sava è ospitato un Museo Cinese e di Storia Naturale aperto al pubblico dal 28 febbraio 2009, insieme a una ricca e interessante biblioteca fornita di un patrimonio di 30.000 volumi. Il museo che è ospitato in sette stanze, ben composte, accoglie reperti di Fauna Marina, Fauna Terrestre, Piante, Fossili Minerali a Articoli Cinesi. Quindi, visitando il museo si possono ammirare: minerali, fossili, spugne, molluschi, crostacei, pesci, tartarughe, insetti, rettili, mammiferi, uccelli e piante tutti ben spiegati e allestiti in cinque ampie stanze. Ancora, vari articoli riguardanti oggetti, mobili e vestiario della cultura cinese, e chiarimenti sulla storia del museo allestiti in altre due stanze. Il museo è nato grazie all’ impegno dei frati francescani che con il loro grande lavoro hanno voluto offrire alla comunità della cittadina savese la possibilità di poter disporre e arricchire le loro conoscenze religiose, culturali e umane di altri tempi e di altri popoli. Il Museo può essere anche visitato virtualmente sulla pagina web “Museo Missionario Cinese e di Storia Naturale di Sava”. I locali del museo ospitano in questi giorni, anche, la mostra di Alberto Gennari “Colori e Forme della Natura tra Preistoria e Presente”. Con Alberto Gennari, disegnatore e illustratore scientifico di grande rilievo ci si può immergere in un viaggio nella preistoria fino ai nostri giorni.

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FAUNA TERRESTRE

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MINERALI(AGATA)

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MALACOLOGICA

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CULTURA CINESE(ALTARE DOMESTICO BUDDISTA)

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STORIA DEL MUSEO(ABITI TRADIZIONALI ALBANESI)

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SAPERI E SAPORIDELLA CUCINA SAVESE

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La cucina savese si basa principalmente sugli alimenti forniti dall’agricoltura locale ed è quanto di meglio possa offrire la cucina mediterranea. Alimenti caratteristici della cucina savese sono essenzialmente l’ olio d’ oliva e la pasta di grano duro. Spiccano anche gli ortaggi come fave e piselli, diversi tipi di insalate,la rucola selvatica dal gusto molto particolare e deciso e le famose cime di rapa, che cucinate insieme alle orecchiette (dischi di pasta di farina di grano duro lavorati a mano) sono,tra l’altro il piatto simbolo della regione. Altro alimento caratteristico della cucina savese sono i pomodorini (detti pugliesi), che vengono conservati senza nessun trattamento, appesi a fili di rafia. Così acquistano un particolare sapore che dà un tocco particolare alle preparazioni in cui vengono impiegati. Troviamo ancora tra le paste caserecce, i cavatelli ottimi con i legumi, la laina, specie di tagliatelle di pasta frasca preparata con i ceci o con un sugo di carne, le polpette di uova e formaggio.

 

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PIATTI TIPICI( PASTA E CECI)

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PIATTI TIPICI(FAGIOLI)

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PIATTI TIPICI( FAVE E VERDURE)

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PRELIBATEZZE A SAVA

IL BAR PEDRO Conosciutissima fin dagli agli ’50, la

pizzeria Pedro a Sava è un’istituzione. La decantano in tanti, persino un poeta

locale, Antonio Spada, che in vernacolo lo descrive in tutti i suoi aspetti e prodotti, ringraziando anche il titolare.

La puccia al Pedro è la vera puccia, ricca di antichi sapori locali. Il suo nome “Pedro”, nasce dall’omonimo bar aperto agli inizi degli anni ’50 in puro stile messicano.

Marco Caraccio, Gabriele Caforio e Carola Caraccio Marco Caraccio, Gabriele Caforio e Carola Caraccio

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AUTORI DELLA RICERCAMIRIANA LOMARTIRE

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LORENZO CATALANO

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UN CARO SALUTOA VOITUTTI