Santuario della Santa Casa di Loreto - Notizie, eventi ......aspetti negativi. E questo fu il caso...

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n. 8 - SETTEMBRE/OTTOBRE 2011 Da Macerata a Loreto, novantamila in cammino tra fede e ricerca La Madonna di Loreto dietro un’inspiegabile caso di guarigione ad un occhio d a l C e n t r o G i o v a n n i P a o l o l l i n s e r t o g i o v a n i POSTE ITALIANE SPA Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, CN/AN

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n. 8 - SETTEMBRE/OTTOBRE 2011 Da Macerataa Loreto,novantamilain camminotra fedee ricerca

La Madonna diLoreto dietroun’inspiegabilecaso diguarigionead un occhio

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POSTE ITALIANE SPASpedizione in abbonamento postale

D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004 n. 46)

art. 1, comma 1, CN/AN

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ORARI

Basilica della Santa Casaore 6.15-20 (aprile-settembre)ore 6.45-19 (ottobre-marzo)La Santa Casa rimane chiusa tutti igiorni dalle 12.30 alle 14.30.

Sante MesseSabato e giorni ferialiore 7, 8, 9, 10 ,11 (7.30 in S. Casa)ore 17 e 18.30 (aprile-settembre)ore 16.30 e 18 (ottobre-marzo)Rosario: ore 18 (17.30 ottobre-marzo)Domenica e giorni festiviore 7, 8, 9, 10, 11, 12ore 17, 18, 19 (aprile-settembre)ore 16, 17, 18 (ottobre-marzo)

ConfessioniGiorni ferialiore 7-12.10ore 16.00-19 (aprile-settembre)ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo)Giorni festiviore 7-12.30ore 16-19.30 (aprile-settembre)ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo)

Adorazione eucaristica quotidianaLunedì - Venerdì: 9.30-18; Sabato: 9.30-12

Sagrestia BasilicaDalle ore 7 alle 12; dalle ore 16 alle 19.Prenotazioni Sante Messe, stesso orario.

Celebrazione BattesimoPrima domenica di ogni mese:ore 17 (Basilica Santa Casa).

Celebrazione CresimaPrimo sabato di ogni mese:ore 18 (ore 18.30 aprile-settembre)Presentarsi un’ora prima per la regi-strazione dei documenti.

Celebrazione MatrimonioInformazioni presso il Parroco dellaSanta Casa: ore 10-12.

Congregazione Santa Casa-Negozio(a sinistra della facciata della basilica).Ufficio accoglienza pellegrini e informa-zioni, prenotazione guide turistiche, connegozio ricordi e stampe del santuario,abbonamento alla rivista e iscrizioni alleMesse Perpetue. Ore 8.30-12.30; 14.30-18.30 (15-19 giugno-settembre).

Ufficio Postale LoretoOrario: 8-13.30; sabato 8-12.30.

I N D I C A Z I O N I U T I L I

[email protected]@delegazioneloreto.it

TELEFONI

Sagrestia Basilicatel. e fax 071.9747.155

Parroco della Santa Casatel. 071.977130

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Segreteria arcivescoviletel. 071.9747.173 - fax 071.9747.174

Curia Prelatura Santa Casatel. 071.9747.242

Rettore Basilicatel. e fax 071.9747.154

Archivio-BibliotecaSanta Casatel. 071.9747.160

Libreria Santa Casatel. 071.9747.178

Casa accoglienzamalati e pellegrinitel. 071.9747.200

Albergo Madonna di Loretotel. 071.970298 - fax 071.9747.218

Museo-Antico Tesorotel. 071.9747.198.Dal 4 novembre al 9 aprile chiuso dalunedì a venerdì, aperto sabato e do-menica con orario 10-13; 15-18.Dal 9 aprile al 4 novembre aperto tut-ti i giorni, tranne il lunedì, con orario:9-13; 16-19.

QUOTA ASSOCIATIVA A“IL MESSAGGIO della SANTA CASA”

Ordinario …………………… Euro 20,00Sostenitore ………………… Euro 35,00Benemerito ………………… Euro 40,00Estero …………………………… Euro 25,00

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COME RAGGIUNGERCI…

AutostradeBologna-Ancona-Bari eRoma-Pescara-Ancona:uscita Loreto.

Linee ferroviarieMilano-Bologna-An-cona-Lecce con discesa

alle stazioni di Loreto eAncona, e Roma-Falco-nara-Ancona, con servi-zio di autocorriere da

Ancona *.Aeroporto “R. San-

zio” di Ancona-Falco-nara, 30 km da Loreto.

LoretoLoreto

Mensile del santuario di Loreto

Delegazione PontificiaCongregazione Universale della Santa CasaP.zza della Madonna, 1 - 60025 Loreto (AN)

Registrazione Tribunale di Anconan. 7 del 12/08/1948

Iscritto nel ROC con il numero 2120

Direttore responsabile ed editorialePadre Giuseppe Santarelli

RedattorePadre Ferdinando Montesi

Consiglio di redazionePadre Stefano Vita

Don Giacomo RuggeriSuor Barbara Anselmi

Dott. Vito Punzi

Imprimi potest+ Mons. Giovanni Tonucci,

Delegato PontificioLoreto, 6 settembre 2011

Questo periodico è associato all’USPI(Unione Stampa Periodica Italiana)

La collaborazione alla rivista è gratuita

StampaAniballi Grafiche s.r.l., Ancona

Tel. 071.2861583 - Fax [email protected] - www.aniballi.it

“Il Messaggio” esce anche in inglese:

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA

THE SHRINE OF THE HOLY HOUSE

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In copertina:

La statua dellaVergine Lauretanaprecede e accom-pagna i numero-sissimi parteci-panti al Pellegri-naggio da Mace-rata a Loreto.

EDITORIALE284 Un decreto a tutela delle sacre pietre

p. Giuseppe Santarelli

LA PAROLA DELL’ARCIVESCOVO285 La figlia del faraone, sposa di Salomone

mons. Giovanni Tonucci

286 LETTERE AL “MESSAGGIO”

SPIRITUALITÀ

287 La scimmia non c’è più… ma l’uomo?Valentino Salvoldi

288 Luce dei miei occhiGiovanni Fermani

289 R come Re (dei Giudei)sr. Maria Elisabetta Patrizi

CAREZZE MATERNE DELLA MADONNA293 Guarita da un foro maculare miopico nella retina:

unico caso nella letteratura mondiale!

STUDI E APPROFONDIMENTI294 San Giuseppe e la nuova evangelizzazione

p. Tarcisio Stramare

SIMBOLOGIA MARIANA296 “Respice stellam, stellam maris”

Filippo Di Cuffa

OGNI SANTITÀ PASSA A LORETO297 Beata Maria Serafina del Sacro Cuore

p. Marcello Montanari

299

IL “MESSAGGIO” INTERVISTA…303 Padre Marko Ivan Rupnik

Vito Punzi

STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA304 L’adorazione eucaristica nell’arte lauretana/7

p. Giuseppe Santarelli

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE306 Una splendida pubblicazione

sul pellegrinaggio lauretano nei secoli XVI-XVIIp. Giuseppe Santarelli

309 LORETO NEL MONDO

EVENTI SPECIALI310 Il 33° Pellegrinaggio Macerata-Loreto

Emanuele Sorichetti

312 VITA DEL SANTUARIO

316 NOTIZIE FLASH

SOMMARIO

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011

n. 8 - SETTEMBRE/OTTOBRE 2011

“Loreto, dopo Nazaret,è il luogo ideale per pregaremeditando il misterodell’Incarnazione del Figlio di Dio.”

Benedetto XVI

293 297

306 310

inserto giovani dal CentroGiovanni Paolo ll

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Un decreto a tuteladelle sacre pietre

EDITORIALE

P. GIUSEPPE SANTARELLI - DIRETTORE

Le tre pareti in pietra che, nellasezione inferiore, per tre metridi altezza circa, «originaria-mente componevano la Casa inmuratura di Maria a Nazareth».

Una misuradell’arcivescovoTonucci contro

il sacrilego furtodi frammenti

dalle pareti dellaSanta Casa

Nell’editoriale del nume-ro di gennaio 2011 di

questa rivista si è parlato del-l’abuso di alcuni sprovvedutipellegrini che osano asporta-re furtivamente frammenti dipietre della Santa Casa peruna malintesa devozione chepoi può sfociare in un sacrile-gio. In seguito a quello scrit-to, alcuni pellegrini sono statiispirati a restituire al santua-rio le particelle sottratte.

Ora l’arcivescovo Giovan-ni Tonucci, dopo essersi con-sultato con la competente au-torità ecclesiastica, ha emessoil seguente Decreto, che quiviene riprodotto integral-mente per una debita e diffu-sa conoscenza.

Considerato che la Chiesa Cattolica, secondo la sua tradizione, venera i santie tiene in onore le loro reliquie autentiche e le loro immagini, in quanto leloro feste proclamano le meraviglie di Cristo nei suoi servi e propongono aifedeli opportuni esempi da imitare (Cfr. Sacrosanctum Concilium n° 11);

preso atto che il disposto del Can. 1190 del Codice di Diritto Canonico afferma:

§1. È assolutamente illecito vendere le sacre reliquie.

§2. Le reliquie insigni, come pure quelle onorate da grande pietà popolare, non pos-sono essere alienate validamente in nessun modo né essere trasferite in modo defini-tivo senza la licenza della Sede Apostolica;

visto che la Santa Casa e cioè le tre pareti, che originariamente componeva-no la Casa in muratura di Maria a Nazareth, custodite nel Pontificio San-tuario della Santa Casa di Loreto, costituisce una reliquia insigne dellaChiesa Cattolica, come affermato anche da Giovanni Paolo II nella Letteraper il VII Centenario Lauretano: “La Santa Casa di Loreto non è solo una reli-quia, ma anche una preziosa icona concreta”;

DEVE ESSERE CONSIDERATO

che l’asportazione di frammenti delle pietre della Santa Casa costituiscemoralmente una colpa grave.

Pertanto, il confessore che si trovasse nella situazione di assolvere un talepeccato, dovrà richiedere come condizione la restituzione del frammento direliquia asportato.

In nomine Domini

Arcivescovo Delegato Pontifìcio

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011

Loreto, 31 maggio 2011

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Più volte, nei libri della Sacra Scrittura, i figli del po-polo di Israele sono messi in guardia contro la tenta-

zione di prendere in moglie donne straniere. Questaraccomandazione non nasce da un pregiudizio di tiporazzista, ma dalla volontà di conservare intatta la fedein Dio, che poteva essere messa in pericolo dalla presen-za in mezzo a loro di persone con convinzioni religiosediverse e modi diversi di vivere la loro religiosità. I cul-

ti dei popoli dai quali Israele era circondato si espri-mevano spesso in manifestazioni aberranti, quali i

sacrifici umani e la prostitu-zione sacra.

Per questa ragione, quan-do gli Ebrei entrarono nellaTerra Promessa e comincia-rono a conquistare i territorigià occupati da altri popoli,

non fecero mai alleanzecon loro ma cercaronoprima di tut-

to la loro completa eliminazione. Leg-giamo queste narrazioni con molto di-sagio, perché siamo abituati al messaggio di amore e diaccoglienza di Gesù. Dobbiamo però capire che il tempodel Vangelo era ancora lontano, e i rapporti tra popoli epersone erano ancora governati dalla sopraffazione edalla legge del più forte. Questo è vero anche oggi, maoggi noi cerchiamo di nascondere questi modi di fare conbelle scuse di civiltà, progresso e identità culturale.

Una volta succeduto come re a suo padre Davide, Sa-lomone ebbe prima la preoccupazione di rinsaldare lapropria autorità, mettendo fuori gioco i possibili avver-sari interni, e quindi cercò di stabilire buoni rapporti divicinato con i grandi regni confinanti. Per allearsi salda-mente con l’Egitto, sposò la figlia del faraone. Non sitrattò di un matrimonio d’amore, ma soltanto di un con-tratto di convenienza. In questo modo, però, una donnapagana entrò nella reggia del re, portò con sé i suoi ido-li ed ebbe un’influenza negativa nell’educazione dei fi-gli. Sappiamo come accadono queste cose: la madre,giustamente, è quella che vive più vicina ai figli, speciese ancora piccoli, e può trasmettere loro i suoi principi ele sue convinzioni. Quello che è desiderabile per unabuona educazione, accade purtroppo anche per gli

aspetti negativi. E questo fu il caso della famiglia diSalomone, anche perché il re, dopo la figlia del fa-

raone, prese altre mogli: “moabite, ammonite,edomite, sidònie e ittite, provenienti dai popolidi cui aveva detto il Signore agli Israeliti: ‘Nonandate da loro ed essi non vengano da voi, per-ché certo faranno deviare i vostri cuori dietro iloro dèi’” (1Re 11,1-2). È inutile sottolineare che

queste donne, che vengono contate a centinaia,ben difficilmente potevano essere considerate

vere e proprie mogli. Cosa poteva esserci, conuna schiera di donne come questa, di amo-re reciproco, comprensione, solidarietà,quale si cerca e si desidera nel matrimonio?L’aspetto perverso della poligamia apparein questo caso nella sua forma peggiore.

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011

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LA PAROLA DELL’ARCIVESCOVO

MONS. GIOVANNI TONUCCI - ARCIVESCOVO DI LORETO

S. Ricci (1659-1734), Salomone èindotto dalle mo-

gli stranieread adorare iloro idoli,

Torino, Galle-ria Sabauda.

La figlia del faraone,sposa di Salomone

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Lo scrittore sacro ricorda con tri-stezza che “quando Salomone fuvecchio, le sue donne gli fecero de-viare il cuore per seguire altri dèi”(1Re 11,4). La purezza della fede nelDio unico, in Colui che aveva libera-to il popolo dalla schiavitù dell’E-gitto, cominciò ad appannarsi e pro-prio il re, che doveva essere il primodifensore dell’alleanza tra il Signoree il suo popolo, divenne esempio diinfedeltà e di peccato, ed arrivò per-sino a far costruire altari ai vari ido-li, nelle alture attorno a Gerusalem-me, per tutte le sue donne straniere.

Nel ricordare quei momenti tristi,l’autore del libretto di Neemia, delquarto o quinto secolo prima dell’e-ra di Cristo, scriveva: “Salomone, red’Israele, non peccò forse proprio inquesto? Eppure, fra le molte nazio-ni, non ci fu re simile a lui; era ama-to dal suo Dio, e Dio lo aveva fattore di tutto Israele; tuttavia le donnestraniere fecero peccare anche lui”(Ne 13,26).

Ecco quindi la fine triste di unuomo che aveva ricevuto da Diotanti doni di saggezza, fino a di-ventare un punto di riferimentoper altri regnanti, che cercavanoil suo consiglio. Eppure tuttoquesto non è stato sufficiente aconservarlo nella fedeltà all’al-leanza con Dio. Suo padre Davide,nella sua passionalità di uomo e diartista, era stato capace di grandigesti di generosità ed anche di me-schinità enormi. Ma aveva sempreavuto il coraggio di riconoscere ipropri limiti e di confessare davan-ti a Dio i propri peccati. Salomone,con tutta la sua sapienza e lo splen-dore della sua fama, è finito lonta-no da Dio, incapace di resistere allaseduzione delle sue tante donne.Anche per questo, suo figlio ere-ditò da lui solo l’infedeltà, senzanulla della sua saggezza, e per que-sto il regno di Davide si divise indue tronconi, piccoli e di nessunaimportanza politica.

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LETTERE AL “MESSAGGIO”

Un’affezionata lettrice di... 98 anni!

Tra le numerose lettere che pervengono alla redazione di associati e didevoti, lettori costanti e interessati della nostra rivista, piace far conosce-re quella di una nostra iscritta alla Congregazione, residente in Canadama oriunda italiana, ormai quasi centenaria.

Egregi padri della Santa Casa di Loreto,

sono la signora Ida Lombardi Ferranti. Con gioia ho ricevuto i vostridue numeri di marzo e aprile e con sorpresa è arrivato anche un vostrodono del rosario con lettera. È stato veramente un vostro gentile pensie-ro e lo considero come un regalo per il mio 98° compleanno, compiuto il9 maggio scorso. Vi ringrazio soprattutto perché il rosario è stato bene-detto in Santa Casa. Grazie, grazie infinite di cuore.

Le vostre riviste, piene di edificanti notizie, sono meravigliose, ancheperché conosco le Marche e quei luoghi, e mi sembra di ritornare col pen-siero al lontano passato, quando ancora giovane con mio marito visita-vo quei luoghi in bicicletta o venivo a Loreto in treno. Sono ricordi bel-lissimi che nessuna spugna può cancellare, cari padri [...].

Ringrazio con le mie preghiere il Signore che mi ha assistito in questolungo cammino e per la salute che mi dà. Se non fosse per la mia etàavanzata, ritornerei in Italia a settembre, a Porto San Giorgio, con lamia figlia e il mio genero e tornerei sicuramente a visitare la Santa Casa.

Vi scriverò ancora perché desidero iscrivere alle Messe Perpetue i mieifamiliari.

Ida Lombardi Ferranti

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011

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SPIRITUALITÀ

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VALENTINO SALVOLDI

Lentamente, il trenino della Val Sesia mi staconducendo verso Novara. Sono solo nella

carrozza. Mi sembra un sogno: posso pregare,studiare, contemplare. Ma l’iniziale idillio durapoco. La pace è interrotta da due chiassosi adole-scenti che comunicano tra loro mentre ascoltanouna martellante musica con l’auricolare e manda-no messaggini a raffica. Nella stazione successiva salgo-no altri due amici. E che delusione per il mancato ap-puntamento con altri due, alla terza fermata. Dai discor-si, infarciti di parolacce volgari, capisco la loro vita e ilprogramma del giorno dopo: alzata a mezzogiorno, tre-no alle tredici, cercare di “beccare qualcuna” in piscina,ritrovo in discoteca. Con la seccatura di dover rincasarealle tre di notte, perché la mamma (classificata con unaparola volgare e giudicata paranoica) non riesce a dor-mire finché il figlio non è rincasato. Età: quattordici osedici anni. Professione: costretti ad essere studenti,contenti di frequentare la scuola non per imparare le“stupidate” dei professori, ma per “socializzare”. Sogni:avere tanto tempo da condividere tra di loro, i sei amici.Una bestemmia sfuggita ad uno di loro è l’occasione peril mio intervento. Ma - incredibile a dirsi! - non mi ve-dono, né mi sentono.

Atteggiamento che mi rimanda a quanto mi di-ceva, con amarezza, un mioex alunno riguardo al fi-glio adolescente: “Ioper lui non esisto, senon per la ‘paghetta’settimanale. Lui haGiorgio. Pensa solo alui. Passa tutto il tem-

La scimmia non c’è più…… ma l’uomo?

po libero con lui. Se voglio parlare con mio figlio devoparlare di Giorgio, dei suoi interessi, della squadra cuitiene, dei vestiti che indossa”. Non visto e non sentito,non demordo: ho il breviario aperto sulle ginocchia egli occhi puntati su di loro. Finché un barlume d’uma-nità sfiora uno dei quattro adolescenti: “Facciamo trop-po casino?”. “Sono contento che te ne sei accorto”. “Maperché ci guarda con la faccia preoccupata?”. “Ti rin-grazio che hai notato la mia tristezza. Mi preoccupa lavostra generazione. Non è tutta colpa vostra. La societàvi ha rubato la fede, l’intelligenza e il corpo”. Ora tutti equattro mi guardano, incuriositi da queste tre parole,soprattutto l’ultima. “Perché il corpo?”. E sul cor-po nasce una discussione, dalla qua-

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le comprendono che la scimmia nonesiste più - gli esseri umani hannoperso qualche pelo - ma l’ “uomo”non esiste ancora. E come far sì chel’uomo nasca? Vorrei dire loro dinon prendere nulla per scontato; dinon guardare solo al presente, madi vedersi proiettati in un futuroche sarà bello se ora seminano qual-che cosa; di provare una sana indi-gnazione che li porti a prenderepossesso del loro corpo, della lorofede e della loro intelligenza.

Ed ecco - ironia delle cose! - soprala loro testa campeggia una scritta amano, tra due svastiche: “È troppotardi per essere calmi”. Adesso cheil discorso comincia ad essere coin-volgente, il trenino della Val Sesiaarriva a Novara. Devo correre perprendere la coincidenza per Milano,non senza un abbraccio all’adole-scente che si era accorto della miatristezza. Sul tratto Novara-Milanoun mio collega mi pone tante do-mande sul pensierodel Vaticano riguar-do alcune scottantisituazioni attuali.Rispondo lapidaria-mente, perché vo-glio sapere da luiquello che la Chiesafa per i giovani, inPiemonte. Lapidariaanche la sua rispo-sta: “Mette cerottisulla gamba di le-gno”. E il pensierova a san Tommaso:“La grazia presup-pone la natura”. Na-tura che dal cristia-nesimo può essereredenta, nobilizzatae divinizzata. Ades-so. Perché non è an-cora troppo tardi perrinverdire le radicicristiane dell’Europae così salvare fede,intelligenza e corpo.

La noia del viaggio in treno trova ristoro nel libro di papa BenedettoXVI, “Gesù di Nazaret”, secondo volume. Il capitolo che accompa-

gna il viaggiatore verso casa descrive l’ultima cena, o meglio ciò che pre-cedette l’ultima cena: la lavanda dei piedi. Leggo attento con il libro ap-poggiato sul vano adibito allo scopo e ogni tanto richiudo il libro e riflet-to su ciò che ho appena letto. L’uomo che mi sta di fronte osserva il tito-lo del libro e sorridendo mi dice: “Un bel mattone”. Ho pronta la rispo-sta: “La pietra scartata dai costruttori…” ma non la dico, mi limito a sor-ridere e a riprendere la lettura. Gesù compie un gesto di umiltà, lavandoi piedi agli apostoli, che contiene purezza. Ma mi chiedo dov’è l’umiltàche contiene purezza di giudizio, di onestà intellettuale nell’uomo salva-to da Cristo se giudica l’esegesi del Papa “un mattone” e con essa forse ilpensiero e le azioni di Gesù. Umiltà e purezza come nel sacro lavabo del-l’ultima cena. Il piede è a stretto contatto con la terra, dove l’uomo cam-mina ed è un cammino difficile, irto di difficoltà, peccaminoso, che puòportare lontano da Dio.

Gesù purifica ed invita l’uomo, per mezzo dei suoi apostoli, a per-correre un cammino diverso che inizia proprio in quella casa di Geru-

salemme e si compie sul Calvario con ilsuo sacrificio. Continuerà poi con l’e-vangelizzazione delle genti che il cam-mino degli apostoli raggiunge. Gesùcompie il gesto di umiltà e purificazio-ne, tra pane azzimo, canti pasquali e tu-multi interiori di fronte al calice prontoper la redenzione dell’uomo. Il miocompagno di viaggio ascolta la mia ese-gesi e si mette sulla difensiva, quandotronca il discorso e mi dice che il suoviaggio è finito. Siamo a Rimini. Viaggiointerrotto, cammino di comprensionevano, libro che resta un “mattone adattoai teologi” anche se non se ne conosce ilcontenuto. “Ecce Homo”, dal camminodifficile, dal piede contaminato dal pre-giudizio, dalla paura di confrontarsi conqualcosa che ti chiama alla lettura, allariflessione, all’esame di coscienza.

Mi alzo per sgranchirmi le gambe: va-do verso il vagone bar e, nell’oltrepassa-re l’altra carrozza, scopro il mio interlo-cutore seduto comodamente a occhichiusi, forse addormentato, o forse com-pagno dell’oscurità che toglie d’imba-razzo e nega la luce.

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IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011

SPIRITUALITÀ

Luce dei miei occhi

GIOVANNI FERMANI

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Ma, tornando alle accuse presentate a Pilato contro ilNazareno, viene detto che Gesù “si dichiara re”. Quindi –in buona o in mala fede – la regalità messianica del Cri-sto è presentata a Pilato in senso politico ed, anzi, comeun attentato alla sovranità romana (cfr. At 17,7). Ed èper questa accusa che Gesù sarà condannato (Lc 23,30).

L’INTERROGATORIO DI PILATO

Udite le accuse, Pilato interroga Gesù: «“Sei tu il re deiGiudei?” ed egli rispose: “tu lo dici”...» ma distaccandosidal senso politico che il governatore romano dà a questotitolo, secondo l’accusa presentatagli dai sinedriti. E Pi-lato, perciò, riconosce l’innocenza di Gesù (come in Lc

Quando crocifissero Gesù un “Titolo”, o targhetta dilegno, fu inchiodato alla croce con scritto I.N.R.I.

(cfr. Gv 19,19-20). Sono le iniziali latine di «Iesus Nazare-nus Rex Iudaeorum» (= Gesù Nazareno Re dei Giudei).

A Roma, nella basilica di Santa Croce in Gerusalem-me, è custodita una teca d’argento, con la faccia anterio-re di cristallo, che contiene il “Titulus crucis”(1). La tecarisale al 1492 (vedi tav. I) ma la reliquia è antichissima efu ritrovata a Gerusalemme, nel IV sec., da Elena, ma-dre dell’imperatore Costantino, insieme al legno dellacroce di Gesù.

Il “Titulus crucis” è una tavoletta di noce larga circa cm25,5 e alta cm 14,3 e contiene tre righe: una in latino, unain greco, una in ebraico con il nome NAZARENUS. Il 21aprile 1995 furono scattate alcune fotografie – con carat-tere scientifico – di questo famoso “Titulus” (vedi tav. II).

A CHE SERVIVA QUESTO “TITULUS”?

Esso indicava il motivo della condanna a morte di Ge-sù, emessa da Ponzio Pilato. O meglio, esso racchiudel’accusa presentata da parte dei capi dei Giudei: «Poi tut-ta l’assemblea [= capi-sacerdoti e scribi, (cfr. Lc 22,66)] sialzò e lo condussero da Pilato. E cominciarono ad accu-sarlo, dicendo: “Abbiamo trovato costui che sovvertiva la no-stra nazione, impediva di dare tributi a Cesare e diceva di esse-re lui Cristo re”» (Lc 23,1-2), cioè “l’Unto, il consacrato, re”.

La calunnia circa il tributo dovuto a Cesare è già sta-ta preannunciata in Lc 20,20-26 dove è detto che gli scri-bi e i capi dei sacerdoti, volendo trovare un motivo dicondanna di Gesù, «mandarono informatori, che si fin-gessero persone giuste, per coglierlo in fallo nel parla-re e poi consegnarlo all’autorità e al potere del governa-tore» (ivi, 20,20) e gli chiesero se era lecito, o no, pagarela tassa a Cesare. Ma Gesù «conoscendo la loro ipocri-sia» (Mc 12,15) mostrò loro che la moneta aveva l’imma-gine e l’iscrizione di Cesare e perciò disse loro: «Quelloche è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio,a Dio» (ivi, 17). E indicava, così, l’ordine diverso dei do-veri verso Cesare e verso Dio.

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SPIRITUALITÀ SR. MARIA ELISABETTA PATRIZI

SFM

L’alfabeto della cultura cristiana, dalla A alla Z

R come Re (dei Giudei)

Velasquez,Cristo Crocifisso,

con il titulusnelle lingue

ebraica, grecae latina.

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23,14 e 22) e lo dice esplicitamente: «“non trovo in que-st’uomo alcun motivo di condanna” [o: “che meriti condan-na”]. Ma essi insistevano dicendo: “Costui solleva il po-polo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver comin-ciato dalla Galilea, fino a qui”» (Lc 23,5).

Avendo udito che Gesù era galileo e quindi sotto l’au-torità di Erode Antipa (figlio di Erode il Grande e tetrarcadella Galilea dal 4 a.C. al 39 d.C.), Pilato inviò il Nazarenoa lui, «che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusa-lemme» (ivi, 7), a causa del pellegrinaggio della Pasqua.Vedendolo, dapprima «Erode si rallegrò molto» (ivi, 8)perché aveva sentitoparlare di Gesù «esperava di vederequalche miracolo dalui» (ivi, 8) e lo inter-rogò con molte do-mande. Ma Gesù«non gli rispose nul-la» (ivi, 9). PerciòErode «lo insultò, sifece beffe di lui, glimise addosso unasplendida veste e lorimandò a Pilato»(ivi, 11). Pilato, dun-que, «riuniti i capidei sacerdoti, le auto-rità e il popolo (2), dis-se loro: “Mi aveteportato quest’uomocome agitatore delpopolo. Ecco, io l’hoesaminato davanti avoi, ma non ho tro-vato in quest’uomonessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode:infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nullache meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimet-terò in libertà”» (Lc 23,13-16). Ma essi chiesero la libera-zione di Barabba e urlavano «Crocifiggilo! Crocifiggilo!»(ivi, 21). Per la terza volta Pilato «perché voleva rimetterein libertà Gesù» (ivi, 20), domandò loro: «Ma che male hafatto costui?» (ivi, 22). E poiché continuavano a chiedereche venisse crocifisso «e le loro grida crescevano, Pilatodecise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in li-bertà colui che era stato messo in prigione per rivolta eomicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al lo-ro volere» (Lc 23,23b-25). Così Pilato cede alla duplice ri-chiesta dei sinedriti: liberare Barabba e crocifiggere Gesù,assieme ad «altri due, che erano malfattori» (Lc 23,32).Gesù fu condotto al «luogo chiamato Cranio»(3) ove «vi

crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sini-stra. Gesù diceva: “Padre, perdona loro perché non sannoquello che fanno” (...) Il popolo stava a vedere; i capi in-vece lo deridevano dicendo: “Ha salvato altri! Salvi sestesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto(4)”. Anche i soldatilo deridevano (...) e dicevano: “Se tu sei il re dei Giudei,salva te stesso”. Sopra di lui c’era anche una scritta: “Co-stui è il re dei Giudei” » (Lc 23,33-38). E numerosi codiciaggiungono che la scritta del “Titulus” era in caratteriebraici, latini e greci (e proprio questa è la successione, apartire dall’alto, delle lingue sulla tavoletta nella basilica

di Santa Croce, a Ro-ma). In Gv 19,20 siprecisa che «Pilatocompose anche l’i-scrizione (lett. un ti-tolo [titolon]) e la feceporre sulla croce; viera scritto: “Gesù ilNazareno, il re deiGiudei”» (ivi, 19). E«i capi dei sacerdotidei Giudei dissero al-lora a Pilato: “Nonscrivere “Il re dei Giu-dei”, ma “Costui hadetto: Io sono il re deiGiudei”. Rispose Pila-to: “Quel che hoscritto ho scritto”»(ivi, 21-22). E questo“Titulus” indicava ilmotivo della condan-na ma anche l’affer-mazione esplicita diGesù in risposta alla

domanda di Pilato: «Sei tu il re dei Giudei?» (Gv 18,33),dopo aver spiegato, però, che «Il mio regno non è di questomondo (...) il mio regno non è di quaggiù» (Gv 18,33.36). «Al-lora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù:“Tu lo dici: io sono re” » (ivi, 37a).

Quella di Gesù è una regalità escatologica, universa-le, divina, mite ed umile... Pilato, pur non capendo tuttociò, è convinto della totale innocenza di Gesù e «da quelmomento... cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudeigridarono: “Se liberi costui, non sei amico di Cesare(5).Chiunque si fa re si mette contro Cesare» (Gv 19,12). EPilato, avendo – ancora una volta – interrogato Gesù,«sedette in tribunale» (Gv 19,13), e presentando Gesù,disse ai Giudei: «“Ecco il vostro re!” Ma quelli gridaro-no: “Via! Via! Crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Metterò incroce il vostro re?”. Risposero i capi dei sacerdoti: “Non

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Tav. I - Teca d’argento, con la faccia anteriore in cristallo; risale al cardi-nal Mendoza (1492) – tranne la base, rifatta nel XVIII secolo – che la fecesormontare da un piccolo titolo in argento con la sola riga in ebraico.

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abbiamo altro re che Cesare”. Allora lo consegnò loro per-ché fosse crocifisso» (Gv 19,14b-16).

IL “TITULUS”

Il “Titulus” con la causa (aitia) della condanna è nomi-nato nei tre Vangeli sinottici e in Giovanni, tuttavia soloquest’ultimo ha anche l’epiteto “Nazareno”. E questo “tito-lo” giovanneo ha tutti i crismi della storicità, e non soltan-to alla luce della tavoletta conservata nella basilica di San-ta Croce in Gerusalemme a Roma. Dicevamo che le tre lin-gue su quest’ultima corrispondono a quelle elencate nelVangelo e che erano espresse con tre avverbi (ebraicamen-te, romanamente, grecamente) e senza la congiunzione.Inoltre: «non puòpassare inosservatala formula “era scrit-to” al participio per-fetto passivo, usatada Giovanni, soltan-to in riferimento alleSacre Scritture. Pila-to, nella redazionegiovannea, compieun’azione profeticacondannando Gesùcome “re dei Giu-dei”»(6).

RE DEIGIUDEI

L’appellativo “redei Giudei” ricorre 18 volte nel Nuovo Testamento ed èsempre e solamente riferito a Gesù. Ma esso non gli è da-to dai connazionali Giudei, bensì dai Romani: da Pilato edai suoi soldati. E già i Magi (in Mt 2,1), avevano chiesto:«Dove è nato il re dei Giudei?».

L’apostolo Giovanni, nel contesto del processo e dellapassione di Gesù, non usa il nome «Cristo» ma l’appel-lativo «re», e ciò per ben 12 volte... sulle 16 ricorrenze intutto il suo Vangelo! E sul “Titulus”, Pilato ha scritto«Gesù Nazareno Re dei Giudei», come titolo “giustificati-vo” della “causa” della condanna a morte! E perciò eglisarà sepolto come un re!

UNA SEPOLTURA REGALE

Infatti il titolo della croce «Gesù Nazoreo/NazarenoRe dei Giudei» fu determinante per la sepoltura di Gesùcome la vollero tre ragguardevoli amici di lui: Giusepped’Arimatea, consigliere del Sinedrio di Gerusalemme;

Nicodemo, fariseo e «maestro d’Israele» (Gv 3,1.10;7,50), che portò «una mistura di mirra e di aloe, di circacento libbre [= 33 kg circa]» (Gv 19,39), e Giovanni evan-gelista, di parentela sacerdotale. Anzi è verosimile che,tramite Giovanni, dai depositi del Tempio fu possibilereperire d’urgenza i «lini» (un otholeion di doppia misu-ra) e i circa 33 kg di mistura d’aloe e mirra (solitamentequanto la metà del peso corporeo del defunto) del valo-re di circa 3.000 denari, al cui saldo, probabilmente, con-corse Giuseppe d’Arimatea. Il primo chiese a Pilato ilcorpo di Gesù e il governatore glielo concesse; il secon-do procurò gli aromi. E Giovanni precisa: il corpo di Ge-sù fu messo «in lino [leggero], insieme agli aromi, comeè usanza per i Giudei di sistemare per la tomba» (Gv 19,39-

40)... Ma tutto ciònon era certo perun “giudeo comune”!Né tanto meno perla sepoltura di unsemplice “patibola-to” (= condannato amorte)... almeno se-condo Dt 21,22-23.

Questi dettagli,oltre a sottolineareil messaggio teolo-gico-simbolico, evi-denziano l’aspettoregale della sepol-tura di Gesù nelsenso che l’usanza, acui allude Giovan-ni, poteva riguarda-

re solo un re. Infatti, «la notizia giovannea è prima storiae poi teologia. Detto diversamente, c’è un nucleo storicosul quale si innesta una riflessione teologico-simboli-ca...»(7). E Giovanni nomina «mirra e aloe»(8), distinti da-gli «aromi», e parla di «mistura», che è termine tecnicodell’ambiente del Tempio: «poiché produrre una “mistu-ra” di aromi era prerogativa dei leviti che ne erano spe-cialisti, tradizione perpetuata tra i nostri monaci. Una“mistura di mirra e aloe” era dunque un prodotto finito,già mescolato con arte, analogamente alla “mistura” pre-parata per il letto funebre di Asa re di Giuda»(9), (cfr. 2Cr16,14), pronipote di Salomone e re dal 909 all’870 a.C.

Ma questa mistura di profumi ricorda anche temi rega-li e sponsali ed è ipotizzabile una rievocazione giovanneadel Cantico dei Cantici, già anticipata nell’oracolo gestualedell’unzione da parte di Maria, a Betania, e nella previsio-ne profetica della propria sepoltura (ton entafiasmou mou)data da Gesù stesso. Giovanni usa il verbo entafiazein, siaa Betania, sia per la sepoltura effettiva di Gesù (Gv 19,40)

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Tav. II - Titulus Crucis.

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ma sempre nel senso di un modo provvisorio: «prepara-re/sistemare per la tomba» (come in Gen 50,2 riguardo aGiacobbe), cioè in vista di una sepoltura definitiva.

La provvisorietà di questa sepoltura «si manifesta nel-la deposizione temporanea di Gesù in quel sepolcro siaa motivo della fretta, sia a motivo dell’inattesa risurre-zione!»(10). Inoltre il telo di lino è tessuto raffinato che, inambiente giudaico, normalmente non era adoperato perun morto, bensì in ambito cultuale. Le vesti liturgicheerano confezionate col lino... anzi, erano di bisso il piùpuro, «il più splendente e il più luminoso» (cfr. FiloneAlessandrino, De somniis, I, 216). E Giovanni ne parladescrivendo i sette angeli dell’Apocalisse (15,6; 19,8.14).

Comunque, Gesù fu sepolto in questo tipo di telo dilino puro, sacerdotale e regale. Molto probabilmente an-che il “Titulus” fu collocato nel sepolcro. Però Gesù nonebbe un vero funerale, non fu lavato, non ebbe il lamen-to funebre... perciò Maria Maddalena e le donne torna-rono al sepolcro, una volta terminato il riposo sabbatico,per fare «le cose dovute (ta ofeilomena)» (come si narranell’apocrifo Vangelo di Pietro del II sec.). Ma trovaronoche Gesù era risorto!

Il Signore abbandonò la veste funeraria, lasciando«giacenti i lini (Keimena ta othonia)» (Gv 20,5). SecondoGiovanni, Gesù muore venerdì 13 nisan e il 14 è definito,dall’apostolo prediletto, «il grande giorno del sabato»(Gv 19,31)... corrispondente al 19 aprile. Per Gesù si av-viò, allora, una sepoltura regale, davvero degna del «redei Giudei»! Ma si avviò soltanto, perché al tramontodel sole iniziava il riposo sabbatico, anzi, «già splende-vano le luci del sabato» (Lc 23,54). E le donne «che eranovenute con Gesù dalla Galilea (...) osservarono il sepol-cro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornaro-no indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il gior-no di sabato osservarono il riposo come era prescritto»(ivi, 55-56). Ma «il primo giorno della settimana», cioèall’alba della domenica, le donne si recarono al sepol-cro, portando con sé gli aromi che avevano preparato.Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e,entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù (Lc24,1-3). Due angeli annunziarono loro: «Non è qui, è ri-sorto» (ivi, 6). Ma alla Maddalena apparve Gesù in per-sona ed ella potrà dire agli apostoli: «Ho visto il Signore»!È la prima professione di fede: la certezza che Gesù èRe, è il Signore ed è risorto. Egli è il Vivente! Così laMaddalena diventa la prima «apostola Christi DominiSalvatoris (= apostola di Cristo Signore Salvatore)»(11).

UN TITOLO REGALE

Di ciò la Chiesa delle origini avrà sicura consapevo-lezza: Cristo è Re! E il suo “Titulus” è venerato a Geru-

salemme il venerdì santo già nel IV sec., come raccontala pia pellegrina Egeria (382-384ca). Sant’Ambrogio, neldiscorso funebre per l’imperatore Teodosio († 395), ri-corderà come l’imperatrice Elena riconobbe la croce diGesù proprio perché «nel patibolo mediano» - tra i trepatiboli scoperti sul Golgota - «vi era il Titolo: Gesù Na-zareno, re dei Giudei (...). E aggiunge: «Trovò dunque ilTitolo, adorò il re, non certo il legno»(12).

Colui che ci ha insegnato a chiedere al Padre nostro:«Venga il tuo regno» (Mt 6,10) è il nostro Re mite edumile di cuore. E lo Spirito di Cristo ci invita sempre acercare «anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia»(Mt 6,33) con la semplice fiducia di bimbi prediletti(cfr. Mt 18,3).

Note

(1) Cfr. M. L. RIGATO, «Il Titulus Crucis è custodito nellabasilica di Santa Croce a Roma. Una messa a punto», in:Rivista Biblica, 56 (2008), pp. 339-343.(2) Alcuni testimoni antichi leggono: «e i capi del popolo».«Questa lezione fa ricadere la responsabilità della con-danna di Gesù sulle autorità ebraiche, che allora sareb-bero le sole a intervenire ai vv. 18.21.23 e corrispondemeglio alla prospettiva di Lc, per il quale il popolo nonpartecipa a questo crimine (23, 27, 35; 24,19-20)» (LaBibbia-TOB, nota “K”, p. 2403).(3) «Probabile allusione non al cranio di Adamo (cosìOrigene), né ai crani dei giustiziati, ma alla forma dellaroccia che evocava quella di un cranio» (La Bibbia-TOB,nota “q”, p. 2256).(4) Questo titolo evoca Is 49,7: il Servo scelto da Dio perla sua opera di salvezza... ma che è disprezzato dagliuomini.(5) “Amico dell’imperatore” era un titolo ufficiale che Pila-to «“familiare” di Seiano, aveva probabilmente ricevu-to. Portando il dibattito sul piano politico, i Giudei met-tono in questione la situazione di Pilato e lo costringonoa scegliere» (La Bibbia-TOB, nota “o”, p. 2471).(6) M. L. RIGATO, I.N.R.I., il titolo della Croce, EDB, Bolo-gna, 2010, pp. 15-16.(7) Idem, o.c., p. 81.(8) Nel N.T. aloe ricorre solamente in Gv 19,39 e mirra sitrova anche in Mt 2,11 tra i doni offerti a Gesù Bambinodai tre Re.(9) Cfr. M. L. RIGATO, o.c., p. 84.(10) Idem, o.c., p. 90.(11) RABANO MAURO (ca. 784-856), De vita beatae MariaeMagdalenae et Marthae: PL 112, 1503.(12) AMBROGIO, Discorsi e lettere, 1: Le orazioni funebri: Inoratione de obitu Theodosii, 45. 46B. (Ed. a cura di G. BAN-TERLE, Roma-Milano, 1985).

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CAREZZE MATERNE DELLA MADONNA

Tra le varie segnalazioni di grazie,talora notevoli, ottenute per inter-cessione della Madonna di Loreto,rendiamo nota ai lettori la se-guente.

Gardini Maria, residente a Fiu-minata (MC) ma originaria

di Loreto, dove è stata anche an-cella della Santa Casa, il 25 giu-gno ha comunicato al direttore diquesta rivista quanto segue. Du-rante la peregrinazione della sta-tua della Madonna di Loreto nellevarie diocesi delle Marche, effet-tuata nel 2010 in preparazione alXXV Congresso Eucaristico Na-zionale, entrata nella chiesa diFiuminata, il 13 settembre 2010,per venerare il simulacro, subitosentì come un impulso irrefrena-bile di pianto e avvertì qualcosadi inspiegabile. La sua preghieraalla Vergine Lauretana di guari-gione da un foro maculare miopi-

co nella retina fu intensa e quasiconvulsa. Presentatasi poco tem-po dopo dal suo medico oculistaMarco Rossiello, questi ha costa-tato la perfetta guarigione, di-chiarando che il fenomeno non sispiega con la scienza medica.

Si danno tre tipi di fori macula-ri nella retina: senile, traumatico emiopico. Mentre per i primi duecasi la letteratura - costituita da3709 articoli - segnala 58 casi dichiusura spontanea, per il foromiopico la letteratura - costituitada 220 articoli, prevalentementegiapponesi - non registra nessuncaso come quello in esame.

Il fatto è stato presentato al«Congresso Internazionale di Re-tina in Progress», tenuto a Milanoil 9-10-11 giugno scorso, mostran-do varie immagini dell’occhio pri-ma e dopo la guarigione, e il giu-dizio è stato unanime: è il primocaso segnalato al mondo! Non so-

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lo il foro si è chiuso, ma anche lavista è tornata, ciò che rende il fe-nomeno ancor più straordinario.

La signora Gardini, nel mese diluglio, è venuta insieme con i suoifamigliari a ringraziare la Madon-na per una «carezza» così straor-dinaria. Il 23 luglio, il dott. MarcoRossiello ha portato in Congrega-zione Universale un CD conte-nente immagini e scritti relativi alcaso, illustrandoli al direttore e alredattore di questa rivista. Lostesso dottore ha affermato che ri-ferendo il caso a due luminaridella scienza oculistica, questiavrebbero esclamato: “È bello cre-dere a quanto dici”.

Guarita da un foro macularemiopico nella retina: unico casonella letteratura mondiale!

Foto (1) - La foto rivela ad evidenza ilforo maculare miopico nella retina.

Foto (2) - La foto mostra come, dopoil 13 settembre 2010, il foro macularemiopico nella retina si sia del tuttorichiuso.

Foto (1) Foto (2)

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Modesto Faustini, Sogno di San Giusep-pe, Loreto, Cappella di San Giuseppe oSpagnola (1890).

STUDI E APPROFONDIMENTI

San Giuseppe modello di servizioper tutta la Chiesa

Nell’esortazione apostolica “Redemptoris Custos”Giovanni Paolo II affida a san Giuseppe il compito

di indicarci “le vie dell’Alleanza salvifica sulle soglie delprossimo Millennio, nel quale deve perdurare e ulterior-mente svilupparsi la ‘pienezza del tempo’ che è propriadel mistero ineffabile dell’incarnazione del Verbo” (n. 32).

La “pienezza del tempo” corrisponde al periodo sto-rico che stiamo vivendo e che si concluderà quando Ge-sù presenterà il regno davanti a Dio Padre (cf. 1Cor15,24); le “vie” dell’Alleanza salvifica si identificano conle “grandi opere di Dio”, alle quali “il Concilio Vaticano IIha di nuovo sensibilizzato tutti”. Si tratta dei “misteri del-la vita di Cristo”, “annunciati dagli apostoli e attuatinella liturgia”, che costituiscono appunto “quell’econo-mia della salvezza, della quale Giuseppe fu speciale mini-stro” proprio nel momento fondamentale del passaggiodall’Antico al Nuovo Testamento, la cui “unità” è tenu-ta ben presente nell’esortazione apo-stolica, perché necessaria alla com-prensione dei misteri della vita na-scosta di Gesù. Essa si esprime, in-fatti, nel concetto dell’“adempimen-to” (n. 8), raggiunto nella realtà del“corpo” di Gesù – il Nuovo Testa-mento – , la quale, benché posteriorenel tempo, è tuttavia l’originedell’“ombra” – l’Antico Testamento– , che storicamente l’ha preceduta.Di qui la posizione “singolare” disan Giuseppe, il quale, a motivo delsuo ufficio, “non appartiene al Nuo-vo Testamento, né propriamente al-l’Antico, ma all’‘Autore’ di entrambi

e alla pietra angolare che dei due ne fece uno” (F. Suá-rez). I due Testamenti, infatti, né si giustappongono nési sostituiscono, perché sono l’uno “lo sviluppo” dell’al-tro. “L’uomo giusto, che portava in sé tutto il patrimoniodell’Antica Alleanza, è stato anche introdotto nell’‘inizio’della nuova ed eterna Alleanza in Gesù Cristo” (RC, n. 32).Il patrimonio dell’Antica Alleanza – Gesù Cristo! – ,contenuto nella promessa fatta ai nostri padri, a comin-ciare da Abramo, attraverso Davide viene consegnatoalla “premurosa custodia” di Giuseppe, lo sposo di Ma-ria, dalla quale è nato Gesù detto il Cristo.

La ministerialità di san Giuseppe in relazione all’eco-nomia della salvezza, oggetto di tutta l’esortazione apo-stolica, appare già nel suo titolo: “Il custode del Reden-tore”. Perché la qualifica di “custode”, mentre sarebbestato possibile esaltare la figura e il ruolo di san Giusep-pe addirittura usando il titolo di “Padre del Verbo” o“Padre di Dio”? Per evitare il sussulto di qualche teolo-go e per non impressionare troppo i semplici fedeli sisarebbe potuto ricorrere anche ad un’espressione più fa-

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P. TARCISIO STRAMARE

OSJ

Nel pensiero di Giovanni Paolo II

San Giuseppee la nuova evangelizzazione

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miliare, già presente nel Breviario secondo l’uso gallica-no e largamente diffusa nella pietà popolare. Chi non ri-corda, infatti, l’inno latino: “Salve, pater Salvatoris; sal-ve, custos Redemptoris”?

Perché allora non scegliere tra questi due titoli quellodi “Pater Salvatoris”, che sarebbe stato più elogiativo?Da quanto finora esposto è facile dedurre che il titolo“custode”, preferito intenzionalmente a quello di “pa-dre”, si adattava meglio al tenore di tutto il documentopontificio, che intende presentare san Giuseppe come“ministro della salvezza”. La domanda, allora, potrebbeessere piuttosto un’altra: “Perché Giovanni Paolo II havoluto presentare san Giuseppe come ‘ministro della sal-vezza’, pur esaltandone e valorizzandone la paternità?”.

La risposta va cercata nella scelta fondamentale delmagistero di Giovanni Paolo II, che è il tema della “re-denzione”. Poiché la redenzione dell’umanità è la dimo-strazione dell’amore di Dio per la “sua immagine” (Gn1,27), “assunta” dallo stesso suo Figlio nell’Incarnazio-ne, “tutti” devono partecipare a quest’opera, denomina-ta “economia della salvezza”. Ricordiamo che il Papa ri-volge la sua esortazione a “tutta” la Chiesa: “ai Vescovi,ai Sacerdoti e ai Diaconi, ai religiosi e alle religiose, a tut-ti i fedeli”. Alla Chiesa intera, coinvolta in quest’opera,egli vuole ricordare qual è la sua identità, proponendoleun modello concreto: san Giuseppe, appunto. Questoscopo è esplicitamente dichiarato nell’introduzione (n.

1) e ampiamente sviluppato nell’ul-tima parte (nn. 28-32).

L’affermazione di Giovanni Pao-lo II, che deve “crescere in tutti ladevozione al Patrono della Chiesauniversale”, è finalizzata all’accre-scimento dell’“amore al Redentore,che egli esemplarmente servì”. Pro-

prio questo “servì”, infatti, è il “profilo” della figura disan Giuseppe, presentato sempre nei Vangeli come at-tento e fedele esecutore degli ordini di Dio trasmessiglida un angelo nel sonno. San Tommaso traccia questo“profilo” con due parole, che traducono la “devozione”propria di san Giuseppe, ossia il servizio generoso da luireso al mistero dell’Incarnazione: “ministro e custode”.“Custode”, perché nel comportamento di san Giuseppenon c’è niente che tradisca un qualsiasi protagonismo;“ministro”, perché lo troviamo sempre descritto comeun attento esecutore di ordini.

Si comprende allora perché all’invocazione del patro-cinio la Chiesa debba associare coerentemente la neces-sità di imitare il suo Patrono: “Oltre che alla sicura pro-tezione, la Chiesa confida anche nell’insigne esempio diGiuseppe, un esempio che supera i singoli stati di vita esi propone all’intera Comunità cristiana, quali che sianoin essa la condizione e i compiti di ciascun fedele”.Avendo sempre davanti agli occhi l’economia della sal-vezza, della quale Giuseppe fu speciale ministro, tuttala Chiesa deve imparare da lui a servirla: “Che san Giu-seppe diventi per tutti un singolare maestro nel servirela missione salvifica di Cristo, compito che nella Chiesaspetta a ciascuno e a tutti: agli sposi ed ai genitori, a co-loro che vivono del lavoro delle proprie mani o di ognialtro lavoro, alle persone chiamate alla vita contempla-tiva come a quelle chiamate all’apostolato” (n. 32).

Se il profilo caratteristico di san Giuseppe, lo stessodella Chiesa, è il “servizio”, la virtù che lo rende possi-bile è evidentemente l’obbedienza. “Come è detto nellaCostituzione del Concilio Vaticano II sulla divina Rive-lazione, l’atteggiamento fondamentale di tutta la Chiesadeve essere quello del ‘religioso ascolto della Parola diDio’, ossia dell’assoluta disponibilità a servire fedel-mente la volontà salvifica di Dio, rivelata in Gesù. Giàall’inizio della redenzione umana troviamo incarnato ilmodello dell’obbedienza, dopo Maria, proprio in Giu-seppe, colui che si distingue per la fedele esecuzione deicomandi di Dio” (n. 30). La liturgia si fa fedele interpre-te di questa esigenza della Chiesa, quando nella pre-ghiera, “ricordando che Dio ha affidato gli inizi dellanostra redenzione alla custodia premurosa di san Giu-seppe, gli chiede di concederle di collaborare fedelmen-te all’opera di salvezza” (n. 31).

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Eduardo Barròn,Pio IX proclamaSan Giuseppe Pa-trono della Chiesauniversale, Lore-to, Cappella diSan Giuseppe oSpagnola (1890).

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011

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Da soli, nell’oceano, sulla plancia di una nave qual-siasi, chissà quanti marinai hanno rivolto gli occhi

al cielo che si fa buio per cercare, un po’ smarriti e unpo’ malinconici, il bagliore di quella stella: la “stella ma-ris”, la stella del mare, identificata con la stella polare,l’astro che fungeva da coordinata naturale nella naviga-zione sulle onde della notte. E molti di loro, nell’osser-vare la posizione della “stella maris”, avranno sicura-mente rivolto un pensiero e una preghiera a colei che,simbolicamente, indirizza la rotta di ognuno di noi emantiene a galla la nostra navicella, spesso a rischio dinaufragio: Maria. “Maria stella maris”, dunque.

Perché questa identificazione astrale?Il tutto nasce, clamorosamente, da un dotto equivoco

lessicale, anzi, da un innocente scambio di vocali succes-sivo ad uno studio di etimologia onomastica. Per capirequalcosa di più, facciamo un passo indietro nel tempo,anzi, un volo pindarico e torniamo, nel V secolo, alle su-date carte di san Girolamo, l’illustre studioso dei testi bi-blici e l’appassionato conoscitore delle lingue antiche edelle relative traduzioni. Nell’analizzare le eventuali eti-mologie correlate al nome di Maria, san Girolamo ipotiz-za che l’origine ebraica di tale nome prenda spunto daun’espressione che significherebbe “goccia di mare”.

La Madonna, insomma, sarebbe una “goccia” di quelmare infinito che è Dio, la “goccia” più preziosa. Ebbene,in latino questa “goccia di mare” si traduce con “stillamaris”. Da qui a “stella maris” il passo è breve. E così èstato: il distillato d’Infinito cambia una vocale e si trasfor-ma d’incanto nella luce più luminosa del cielo notturnosulle distese marine. In questa veste, la Regina del cielodiventa per secoli la patrona e la protettrice di tutti gli uo-

mini che solca-no i mari, siache lo faccianoper lavoro, per

cercare fortuna o, addirittura, per combattere.Ed è proprio un innamorato di Maria, san Bernardo,

a lasciarci la pagina più bella sulla Madonna nel suoruolo astrale. In un suo sermone troviamo l’accorato in-vito, rivolto ad ognuno di noi, a confidare nell’aiuto diquesta stella per non perire nei marosi del peccato e del-la disperazione.

“Non distogliere lo sguardo da questa stella, - ci esor-ta il santo - se non vuoi essere travolto dalle tempeste.Se sorgeranno i venti delle tentazioni, se incorrerai negliscogli delle tribolazioni, - continua San Bernardo - guar-da la stella, invoca Maria.”

Respice stellam, voca Mariam.Questa invocazione, in realtà, si interseca ad altre

preghiere mariane dall’analogo vigore poetico-stellare.“Ave maris stella, Dei mater alma atque semper virgo,

felix coeli porta…”: ecco, ad esempio, i primi versi di unatradizionale preghiera che richiama il culto della VergineImmacolata, stella del mare e porta del cielo. Se poi deci-diamo di cantare il vigoroso e celebre “Akathistos”, inno li-turgico del V secolo, anche lì troviamo l’invocazione “Ave,o Stella che il Sole precorri…”. Maria, in tal caso, viene as-sociata a quella stella mattutina che anticipa l’irruzione incielo del maestoso sole, il sole-Cristo che illumina piena-

mente i giorni della nostra vita. La Madonna, in-somma, si lega, sul piano astronomico, al luminosopianeta Venere, per millenni scambiato per una ve-ra e propria stella che appare prima dell’alba. Vene-re-Afrodite, del resto, era la divinità del pantheongreco-romano che scaturiva proprio dalle acque,come evidenzia un noto, bel dipinto rinascimenta-le di Botticelli (la nascita di Venere). Anche Afrodi-te, insomma, veniva vista come una stella, un astroche nasceva addirittura dai flutti del mare. Ma lesue vicende mitologiche, a dire il vero, intreccianocompassione e crudeltà nei confronti degli uomini.

Ben altra luce, invece, promana da Maria: laluce calda e materna di chi ci ama e vuol salvarcidal naufragio. Respice stellam, voca Mariam.

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SIMBOLOGIA MARIANA FILIPPO DI CUFFA

“Respicestellam,stellam maris”

Pittore del secolo XVI-XVII, Immagine dellaMadonna di Loreto, conl’invocazione Ave StellaMaris, particolare di undipinto raffigurante latraslazione della SantaCasa da Nazaret a Loreto,custodito nel Museo-An-tico Tesoro del santuariodi Loreto. Si noti in alto iltrasporto della Casa sulmare ad opera degli an-geli e, sopra, la Casa informa di chiesa trasporta-ta dentro una nave.

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Clotilde Micheli nacque nel 1849 aImèr (Trento) da genitori pro-

fondamente religiosi e crebbe con sa-ni e forti ideali, dedicando la sua vitaa Dio fin dalla più tenera età.

Clotilde, che nel frattempo eradivenuta una bella ragazza, graziead alcune visioni celesti avvertìchiaro il progetto di Dio su di lei,anche se poi dovrà percorrere unalunga e faticosa strada per attuarlo.Dalla prima comunione (1858) si de-dicò ad un’intensa preghiera, tantoche trascorreva gran parte delle orenotturne in adorazione.

Il 2 agosto 1867, a 18 anni, mentreera raccolta in adorazione nellachiesa di Imèr, le apparve la Ma-donna Immacolata tra una moltitu-dine di angeli e le fece la rivelazioneche caratterizzò tutta la sua vita: “Ilmio divin Figlio ed io vogliamo chefondi un nuovo Istituto che si chia-merà delle Suore degli Angeli, poi-ché si proporrà di imitare gli angelinell’adorare la Santissima Trinità,servendo il prossimo”.

Gli ostacoli non mancarono. C’erabisogno di lei anche in famiglia, es-sendo la prima di dodici figli. Per di-versi anni si occupò anche in qualchelavoro. Cercava intanto la sua strada,ma lei stessa aveva timore di non es-sere all’altezza della situazione. Re-catasi in Germania, dove si erano tra-sferiti i genitori per motivi di lavoro,

per otto annisi mise al ser-vizio dei ma-lati come in-fermiera contanta dolcez-za e carità.All’età di 38anni, dopo la morte dei genitori, ini-ziò un pellegrinaggio a piedi versoRoma visitando i principali santuarimariani, compreso quello di Loreto,sempre intenzionata a verificare lavolontà di Dio circa la fondazioneche le era stata proposta.

A Roma entrò nell’Istituto delleImmacolatine prendendo il nome disuor Annunziata, ma vi rimase solodue anni, perché non era quello ilposto per lei. La Provvidenza laportò verso Caserta dove incontròaltre quattro ragazze con le qualipoté dare inizio al nuovo Istitutodelle Suore degli Angeli, adoratricidella Trinità, proprio come avevasempre sognato (1891).

Lei prese il nome di suor MariaSerafina del Sacro Cuore. Un annodopo, alle sue prime suore venne af-fidato un orfanotrofio. L’assistenzaall’infanzia e alla gioventù abban-donata diventò così il carisma speci-fico dell’Istituto, coniugato alla pre-ghiera adorante e contemplativache madre Serafina sentiva comeimpegno primario.

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Nel frattempo si ammalò seria-mente. Intanto fu aperta nel 1899 laCasa di Faicchio (BN), che sarà il luo-go di formazione della Congregazio-ne. Madre Maria Serafina si impegnòa realizzare altre opere ad un ritmosostenuto che la indebolì ulterior-mente. Consumata da sofferenze fisi-che e morali, accettate con grande di-sponibilità alla volontà di Dio, morìil 24 marzo 1911 a Faicchio, dove sitrova ancora oggi la sua tomba.

Le Suore degli Angeli da lei fon-date si sono diffuse e tuttora si dedi-cano a far conoscere, amare e adora-re la Santissima Trinità attraversol’adorazione di Gesù Eucaristia,l’annuncio apostolico, la carità e l’u-mile servizio al prossimo.

Proclamata venerabile nel 2009,madre Serafina Micheli è stata beati-ficata il 28 maggio 2011.

Familiarità con la Madonnae con gli angeli

Se la Trinità fu il cuore della reli-giosità di madre Serafina e la devo-

Beata Maria Serafinadel Sacro Cuore(Clotilde Micheli)

OGNI SANTITÀ PASSA A LORETO

L’avventura straordinariadi una ragazza umile e coraggiosa

P. MARCELLO MONTANARI

Beata Maria Serafinadel Sacro Cuore(Clotilde Micheli)

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È mortodon StefanoGobbi

Don Stefano Gobbi,fondatore del Mo-

vimento Sacerdotale Ma-riano, il 9 giugno è stato aLoreto per guidare il Ce-nacolo Straordinario de-gli aderenti del CentroItalia, che in gran numerovi sono convenuti, come

ogni anno. Venti giorni dopo, il 29 giugno, don Stefano è passato al Si-gnore per un improvviso malore cardiaco. Nel suo testamento spiritua-le, tra l’altro, scrive: «Come le ho consacrato ogni momento della mia vi-ta,così consacro al Cuore Immacolato di Maria il momento del mio tran-sito dalla terra al Cielo e dal tempo all’eternità». La foto raffigura donGobbi a Loreto, il 9 giugno scorso. (Foto Montesi)

zione verso gli angeli ne espresseuna dimensione centrale, i suoiscritti evidenziano un grande amoreverso la Vergine, che ella consideròcome fondatrice del suo Istituto emediatrice di tutte le grazie.

Oltre alla straordinaria abbon-danza dei titoli mariani che costel-lano i suoi scritti ed evidenzianouna straordinaria e confidente tene-rezza filiale, la Madonna fu sempreal centro della preghiera di madreSerafina. La Madonna venne invo-cata in tutte le sue prerogative spiri-tuali in rapporto alle Persone dellaTrinità. Come in Maria, l’unionecon Dio di madre Serafina diventapreghiera filiale al Padre, amoresponsale verso il Figlio e unione digrazia e d’amore con lo Spirito San-to. Madre Serafina ha trasformatocosì la sua vita religiosa in un Para-diso sulla terra. Anche in mezzo al-le sofferenze fu sempre donna fortee coraggiosa e ha diffusol’amore di Gesù con entu-siasmo e con gioia. Ripete-va alle consorelle: “Impa-rate a sorridere sempre”.

Per vivere intensamentela vita contemplativa e lasua costante unione conDio sentiva il bisogno diimitare l’umiltà di Maria edegli angeli. Diceva: “Oangeli santi, io vorrei pre-gare come voi”. Era solitaripetere alle consorelle:”Come gli angeli adoreretela Trinità e sarete sulla ter-ra come essi sono nei cieli”.Anche verso il prossimodovevano essere sempreangeli di luce e carità, percondurre le anime a Diodopo aver attinto forza nella con-templazione della Santissima Tri-nità e dell’Eucaristia.

Costante e familiare fu il suo col-loquio con l’angelo custode sin dal-la prima fanciullezza. Insegnava asalutare l’angelo custode delle per-

sone incontrate e a pregarlo perchéle guidasse nella vita e le difendesseda ogni pericolo.

Umile pellegrinaalla Santa Casa di Loreto

Il 3 maggio 1888 madre Serafinainiziò un lungo pellegrinaggio apiedi insieme alla nipote Giudittaper raggiungere Roma alla ricercadi luce per attuare il progetto diDio. Visitò diversi santuari e sostòanche a Loreto per pregare nella Ca-sa della Madonna, probabilmentenel mese di luglio, dato che rag-giunse Roma in agosto.

Nell’elenco delle varie soste nonsono aggiunti altri particolari, manei manoscritti ricorrono vari ac-cenni e preghiere alla Vergine di Lo-reto. Nell’elenco delle consacrazio-ni speciali alla Beatissima Verginerisulta una consacrazione alla Ver-

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gine Lauretana fino al 1° gennaio1903 (quaderno 3, n° 14).

Al n° 7 del quaderno 6 troviamoun’originalissima coroncina di treposte in onore della Vergine Laure-tana a gloria della Trinità. Alla pri-ma posta: O Vergine Lauretana,trionfa per la potenza del Padre; al-la seconda posta: O Vergine Laure-tana, trionfa per la sapienza del Fi-glio; alla terza posta: O VergineLauretana, trionfa per la virtù delloSpirito Santo.

Nello stesso quaderno 6, al n° 11troviamo una suddivisione delle 24ore del giorno dedicate ognuna al-l’adorazione o ad una visita spiri-tuale a varie chiese e santuari. La vi-sita delle ore 2 dopo mezzanotte èdedicata alla chiesa di “Maria Lau-retana”; alla fine dell’elenco aggiun-ge: “Queste 24 chiese le visiterò inspirito giornalmente e farò 24 comu-nioni spirituali… Finalmente ripo-

serò la sera verso le due nel-la Santa Casa di Loreto, inquella in cui Gesù, Giusep-pe e Maria ebbero il lavoro eil riposo, la Sacra Famiglia”.

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«Cari giovani, im-parate a “vede-

re”,a “incontrare”Gesù nell’Eucari-stia, dove è presente e vicino fino afarsi cibo per il nostro cammino;nelSacramento della Penitenza, in cui ilSignore manifesta la sua misericordianell’offrirci sempre il suo perdono.Ri-conoscete e servite Gesù anche neipoveri, nei malati, nei fratelli che sonoin difficoltà e hanno bisogno di aiuto.Aprite e coltivate un dialogo persona-le con Gesù Cristo,nella fede.Cono-scetelo mediante la lettura dei Vange-li e del Catechismo della Chiesa Cat-tolica; entrate in colloquio con Luinella preghiera,dategli la vostra fidu-

cia: non la tradirà mai!».

È un passaggio centrale del Messag-gio del Papa in occasione della Gmgtenutasi nell’agosto scorso a Madrid.Due città hanno visto la visita di Be-nedetto XVI: Madrid e Ancona. Duecittà che ruotavano intorno ad ununico fulcro e perno: l’Eucaristia.AMadrid nell’aeroporto Cuatro Vien-tos e ad Ancona nell’area portualedella Fincantieri.Tante le personepresenti, tantissime ancora di piùquelle collegate via tv, Internet, radio,ecc. Da questi due luoghi di partenzae di arrivo quale insegnamento trarre

EDITORIALE

dal Centro Giovanni Paolo ll • Settembre/Ottobre 2011

DON GIACOMO RUGGERI

[email protected]

perché l’Eucaristia non divenga o ri-manga solo per “addetti ai lavori”?

Dall’aeroporto di Madrid:

• I giovani, in questa seconda Gmgper Benedetto XVI, hanno riconfer-mato un punto: Gesù Cristo non èpassato di moda, non è una griffeche si veste e si sveste a secondadelle mode. La fede è una sete pre-sente nel cuore di ogni persona. Dis-setarla è un impegno, un compito,una ricerca, una responsabilità. Nonavviene in modo automatico.• La vita della comunità parrocchialeè un luogo importante per la crescitadi un giovane. Ma non è l’unico luo-go. Oggi vi sono, per così dire, tantipercorsi “senza” la Chiesa, ovvero,quei cammini che i giovani intrapren-

dono nell’ali-mentare enutrire il rap-porto conDio. Pensia-mo a tutto ilmondo del

volontariato non cattolico, l’associa-zionismo e le Onlus che operano incampo missionario con progetti bendefiniti, i pellegrinaggi in luoghi ma-riani che divengono tappe fisse nel-l’agenda annuale di un giovane, ecc.Tali percorsi sono abitati dalla pre-senza di Dio, da una ricerca sinceradi fare esperienza delle braccia delPadre. La parrocchia, allora, divieneun luogo di verifica e di racconto, do-

ve il giovane non si sentegiudicato e/o forse con-dannato perché taliesperienze non le ha vis-sute in parrocchia! Lacomunità cristiana deve saper supe-rare tali gelosie e puntare alla bontàche risiede nel cuore del giovane chesceglie di vivere determinate espe-rienze, alcune delle quali divengonoprogetto stabile di vita.

Dal porto di Ancona:

• Papa Benedetto XVI, celebrando lamessa al porto di Ancona, cuore ne-vralgico per lavoro, turismo e com-mercio,offre una indicazione precisa:imparare a celebrare la fede ancheoltre le mura, condividere l’esperienzadella fede in Cristo in quegli ambienti

che non intercetta-no la vita dellaparrocchia toutcourt.Celebrare lafede nella vita vuoldire far risplenderenelle gesta e nelleparole quotidianeil passaggio di Cri-

sto.Sonole ge-sta a

convertire,non le pa-role; sonole presen-

ze anche silenziose che mostrano ilvolto di Dio. L’Eucaristia si fa ostenso-rio quando qualcuno ci chiede il mo-tivo di tale scelta rispetto ad altre.• Il filo che congiunge il tema diMadrid (Radicati e fondati in Cri-sto) e quello di Ancona (Signore, dachi andremo?) è la missione. C’èuna generazione di adolescenti egiovani che cresce con un volto diDio molto concettuale e pochissi-mo, se non affatto, esperienziale.Atali ragazzi e adolescenti va annun-ciato Cristo con la credibilità delleparole che si fanno fatti. Il porto diAncona e l’aeroporto di Madrid cichiedono di appassionarci ancoraper l’uomo, con tutto se stesso.

Perché credo.Perché credo.Ancona-MadridAncona-Madrid

La fededei giovanitestimoniataagli adulti

La fededei giovanitestimoniataagli adulti

dalCentro Giovanni Pa

olo

ll

inse

rto giovani

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MEETINGECUMENICOGIOVANILE

Centro Giovanni Paolo II27 LUGLIO - 2 AGOSTO

dal Centro Giovanni Paolo ll • Settembre/Ottobre 2011

Significativapresenzadella ChiesaLuterana danese

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Finalmente arrivati al Centro Giovanni Paolo II. Nel primo pomerig-gio ci siamo già tutti, ortodossi e anche greco-cattolici, romano-cattolici e un battista dalla Romania, anglicani dall'Inghilterra, lu-

terani dalla Svezia e dalla Danimarca, e logicamente cattolici dall'Italia.Abbondantemente più di cento, accompagnati dai loro sacerdoti. Moltisi conoscevano già, diversi erano nuovi: è stata comunque una festa po-tersi ritrovare o presentarsi. Particolarmente carichi i rumeni e gli italia-ni, che hanno vissuto tre giorni di fraternità evangelica nelle parrocchiegemellate di Pesaro, prima di congiungersi con tutti a Montorso. L'ap-puntamento per la partenza ufficiale è nella cappella di San Vigilio. Inun contesto di preghiera vengono proclamate le Beatitudini, che costitui-ranno l'ossatura di tutto il meeting: nuove regole di vita date da Gesù,novello Mosè, sul monte per i suoi discepoli e per ogni battezzato. Coin-volgente il gesto proposto: una giovane e promettente iconografa delgruppo rumeno ha dipinto una splendida icona di Cristo, sul cui mantociascuno ha scritto il suo nome. Era il suggello di una realtà di unità chesi percepiva già nei canti, nelle monizioni e nelle preghiere delle variedenominazioni cristiane.Azzeccato il gioco che ne è se-guito in sala: ognuno ha avuto l'opportunità di presenta-re in lingua inglese il proprio identikit a tutti gli altri. Lavisita ad Assisi, nei luoghi legati al percorso spirituale diFrancesco, ha caratterizzato la giornata: p.Teodoro, fran-cescano conventuale originario della Danimarca, ha aiu-tato i partecipanti a comprendere ancora meglio la figu-ra di questo santo. Ci ha invitato a vivere con forza lanostra fede cristiana senza paura, poiché solo così pos-siamo porre il fondamento di un vero e fecondo dialogo.San Francesco ha compreso che il Vangelo non può esse-re proclamato tenendo il dito alzato, ossia attraverso ilpotere, ma va annunciato nell’umiltà, in una testimo-nianza che riesce a cambiare il mondo e le nostre so-cietà, perché prima di tutto ha cambiato noi stessi.Ciò che Dio pensa per noi è di condividere con ciascunola sua Beatitudine; ma ciò può avvenire solo se noi ab-bandoniamo la nostra mentalità di vendetta ed imitiamo Dio nel vin-cere il male con il bene. In realtà si è trattato di provocazioni per pre-parare il lavoro di gruppo previsto per il giorno seguente. La celebra-zione eucaristica domenicale nella basilica inferiore, che si svolge dopocena durante il periodo estivo, animata dalla comunità del Centro GPII,ha visto la partecipazione di tutti i giovani del campo. I giovani anglica-ni, ortodossi e luterani ci hanno aiutato a partecipare con pienezza almistero eucaristico attraverso i canti, le let-ture e l’omelia che il sacerdote anglicano

Jonathan Smith ha rivolto a tutta l’assemblea.Abbiamo gustato la ric-chezza dei vari doni che ogni confessione cristiana ha offerto nella cele-brazione e nonostante non abbiano potuto partecipare alla comunioneeucaristica, attorno all’altare in cui Cristo si è immolato ci siamo sentitiun’unica famiglia, un’unica Chiesa raccolta dal sacrificio del Signore. Il1° agosto abbiamo vissuto il momento culmine di tutto il campo: la ve-glia in Santa Casa. Il vescovo di Loreto, mons. Giovanni Tonucci, ci ha fat-to comprendere il luogo in cui ci trovavamo e l’importanza spiritualeche esso ha per ciascun cristiano.All’interno della Santa Casa ognunoha ricordato il proprio battesimo: intingendo la mano nell’acqua e trac-ciandoci con il segno di croce, abbiamo ricordato il momento in cui sia-mo diventati figlio di Dio, nel luogo stesso in cui Dio si è fatto uomo. Cia-scuna confessione cristiana ha volutoomaggiare, attraverso il canto, la Casadove è iniziato il compimento della sto-ria di sal-vezza.

EntusiasmoindimenticabileChi c’è in ascolto? Questa

domanda risuona forte nella società,

ancora più forte fra i giovani, sempre

più alla ricerca di una vita pienamen-

te bella, pienamente felice, piena-

mente vera. È bello sapere che da

qualche parte nella mia Italia ci sono

delle persone disposte a spalancare

le porte della loro casa per ospitare

chi ha bisogno di ritrovare se stesso

e Dio, disponibili ad offrire un aiuto

nell’orientamento delle grandi e pic-

cole scelte di vita, non con grandi di-

scorsi e gesti, ma con la semplicità

della quotidiana accoglienza ed ospi-

talità. Tutto questo mi avete regalato

in questi pochi giorni di vita qui al

Centro GPII. Perciò grazie di vero

cuore, per tutto e per sempre. Il vo-

stro entusiasmo sarà indimenticabile.Andrea

Così i quaranta seminaristi delSeminario regionale di Molfet-ta hanno commentato la lorovacanza estiva nelle Marche,dal 14 al 19 luglio, che ha avu-to come base e punto di riferi-mento il nostro Centro. Qui, enella pagina seguente, eccocosa ci hanno scritto:

Grazie suore OMVFAlla fine di questi giorni di va-canza e di divertimento, trovodavvero necessario ringraziarvianzitutto per la bella e calorosa accoglien-za; mi sono sentito subito a casa mia, horespirato un clima di familiarità non solocon i miei fratelli di sempre, ma anche coni membri di questa comunità. Grazie allecarissime OMVF per la loro testimonian-za, piena di gioia e di semplicità. Grazie,quindi, non solo per le belle risate che cisiamo fatti in questi giorni tra l’asfissianterichiesta di sottaceti e i piatti da sciacqua-re, ma anche per il pellegrinaggio fatto al-la Santa Casa, esperienza che ha raffor-zato il mio Sì arricchendolo di semplicità eautenticità. Grazie don Francesco e donGianpaolo per ogni parola consegnatacinei diversi momenti di preghiera. È bellosapere che esiste un faro per noi giovani.E vi garantisco il mio impegno affinché lavostra luce si propaghi quanto più possibi-le. Continuate sempre così!

Francesco

“Nella bellezzal’incontro con Dio”

I seminaristidi Molfettaal CentroGiovanni Paolo II

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Volete scriverci? Voletemettervi in comunicazio-ne coi vostri coetanei at-

traverso questo giornale? Allora met-tetevi in contatto con noi.La nostra Comunità:

Don Francesco [email protected]

Don Gianpaolo [email protected]

Suore Oblate di Maria Vergine di Fa-tima:sr.Michela,sr.Alfonsina,[email protected] a cura diDon Giacomo Ruggeriparroco e direttore dell’Ufficio Comu-nicazioni Sociali - [email protected] GIOVANNI PAOLO II

Via Montorso n. 3 - 60025 Loreto (AN)tel. 071.7501552 [email protected]

INFOPOINT

Sentirsi a casa

‘‘Se il Signore non

costruisce la casa invano

faticano i costruttori…”. In

questa casa per i giovani si

respira un’aria nuova e fre-

sca: l’aria dello Spirito del

Signore che vuole costrui-

re le nostre vite sulla sua

Parola. Penso che ci vor-

rebbero tanti altri centri e

luoghi in cui i giovani pos-

sano sentirsi a casa pro-

pria e quindi fratelli riuniti

intorno alla stessa mensa.

Enrico

Il gustodelle altezze“È immensamente triste unagiovinezza vissuta senza ilgusto delle altezze”: vi regaloquesta frase di Alberto Mar-velli perché questa casa èdavvero un invito a non ac-contentarsi, ma a guardarecon fiducia in avanti, in Alto!Grazie amici del Centro GPIIper la vostra bella accoglien-za e per la generosa testimo-nianza. Vogliamo essere gio-vani con il cuore pieno di Dio!

Don Antonio

Suore e preti.Bella testimonianza

Come ogni esperienza che vol-

ge al suo termine, è giunta l’ora di tirare

le somme. Le prospettive con le quali ero

partito dalla splendida Lecce sono state

di gran lunga superate. Giunto a Loreto

sono rimasto sconvolto dalla bellezza del

Centro GPII e soprattutto dalla fresca e

giovane testimonianza delle suore e dei

sacerdoti che animano la vita della strut-

tura. Siete davvero tutti straordinari: con

la vostra grinta e la vostra passione avete

scatenato in noi una profonda gioia e vo-

glia di andare avanti in un’impresa non

sempre facile da attuare, in un mondo co-

me quello di oggi: essere, noi giovani, te-

stimoni della speranza di Cristo ed evan-

gelizzatori di quella speranza che Egli è

venuto a portare e che voi, col vostro sor-

riso, ci avete manifestato. Grazie. Siate

certi che il prossimo anno ci rivedremo

(da volontari...!) Gianmarco

Una quotidianasicurezza“Non abbiate paura! Siateforti e vedrete la salvezza del Si-gnore”. Vi lascio questa citazionetratta dal libro dell’Esodo, sullaquale abbiamo meditato durantequesti giorni. L’accoglienza gioiosae piena di vita del Centro GPII miha davvero trasmesso la sicurezzadella sua quotidiana vicinanza nel-la “casa” del nostro cuore. Speroche i prossimi giovani ospiti delCentro possano ritrovare la stessasicurezza e la stessa forza che Mo-sè augurava al popolo di Israele,cercando di guardare con i suoi oc-chi la salvezza già presente nelmondo. GRAZIE di cuore per il vo-stro esempio!!!

Pierpaolo

Per saperne di più,visitate il sitowww.giovaniloreto.it

L’amiciziatestimoniata. Grazie!

“Solo che la vita non è pro-

prio così, a volte è complicata come

una lunga corsa ad ostacoli dove

non ti puoi ritirare, soltanto correre

con chi ti ama accanto a te.” (Max

Pezzali, “Io ci sarò”). Un grande gra-

zie a tutta la comunità GPII perché

attraverso la vostra opera permette-

te ai giovani che vi passano di scor-

gere quel seme, quel talento che

Dio ha posto in ciascuno. Grazie

perché con la vostra testimonianza

concreta mi avete permesso di

comprendere quanto è importante

vivere da giovane l’amicizia con il

Signore ed essere il vero protagoni-

sta della mia vita… Frank

Con Maria,volto ecumenicoRisuona ancora, dopo più di2000 anni, l’Eccomi di Maria che ci in-veste con la sua forza e la sua energia,dandoci la spinta ad abbracciare Cri-sto! Nella casa dell’Eccomi, grazie allacomunità del Centro GPII, abbiamopotuto sperimentare la bellezza dellafraternità, della spiritualità mariana(genuina!) che ha un solo obbiettivo:indicarci la via verso suo figlio Gesù!Nel segno di Maria abbiamo ancheavuto la fortuna di respirare l’ecumeni-smo, grazie alla presenza di una cop-pia luterana: quale grande dono è sta-ta la loro presenza in questa settima-na! Ci siamo resi conto che non è diffi-cile essere uniti se con-dividiamo lafede in Cristo morto e risorto per tutti!La Vergine Maria, madre di Dio e ma-dre nostra, ci accompagni e ci guidinel cammino della vita! Grazie!

Nicola

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P. Rupnik, lei vive la particolare,duplice vocazione di sacerdote edartista: come riesce a conciliare lafede con la ricerca della bellezza?Che relazione c’è quindi, secondo lasua esperienza, tra fede e bellezza?

Più scorrono gli anni del mio sa-cerdozio e della creatività artistica,più mi è chiaro che il discorso sullabellezza non è scontato. Penso checon il termine bellezza è successoun po’ quello che è successo con iltermine amore. Quando l’Europaha dato la precedenza al concettocome espressione privilegiata del-l’idea, è avvenuto uno scisma con lamateria, con il creato e con il corpo.Allora subentravano diversi ideali-smi e romanticismi e l’amore è statospinto in una sfera etico-morale.Sembrava come se uno dovesseamare o decidesse di amare e poiquesto processo dovesse acquistareun aspetto ideale di perfezione. Equesto dovrebbe essere bello. Maquesto è un modo pagano di inten-dere l’amore, perché l’amore si rea-lizza secondo il modo di Cristo,perché solo lui è la piena realizza-zione dell’amore di Dio e la sua rea-lizzazione è scandita dal triduo pa-squale, mentre un approccio ideali-sta romantico all’amore non riesce aincludere la via pasquale. Perciòquesto amore rimane impotente,inefficace, oppure si stanca, richie-de appagamenti e riconoscimenti.

Più che del bello, il nostro mondocontemporaneo sembra nutrirsi delbrutto…

Siccome la bellezza è l’amore rea-lizzato, diventa immediatamentechiaro perché il mondo negli ultimitempi non abbonda di bellezza. Ilsacerdote e scienziato ortodosso Pa-vel Florensky ha fatto la più gran-diosa sintesi, a mio parere, sulla bel-lezza, esplicitando che “la verità ri-velata è l’amore e l’amore realizzatoè la bellezza”. La questione dunqueè proprio questo nesso indissolubiletra la verità e l’amore. Non qualsiasicosa è amore perché non qualsiasicosa è la verità. Per me personal-mente è più chiaro che non si puòinventare la bellezza come non sipuò inventare l’amore. Si è raggiun-ti dall’amore come nostra redenzio-ne e questo suscita nel nostro cuoreuna risposta di adesione con amorea Colui che ci ha amato per primi.Solo chi ha esperienza di un amoregratuito che purifica, ama e redimepuò offrire se stesso in servizio all’a-more e dunque ciò che fa diventabello. L’amore realizzato, ossiala bellezza, attira e affascina,mentre le idee spoglie, labravura come frutto dellanostra opera possono susci-tare applausi, ammirazione,ma certamente non com-muovono i cuori e nonfanno suscitare i passi di

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IL “MESSAGGIO” INTERVISTA… VITO PUNZI

UFFICIO STAMPA SANTUARIO DI LORETO

Padre Marko Ivan Rupnik

P. Marko Ivan Rupnik ènato nel 1954 a Zadlog, inSlovenia. Nel 1973 entranella Compagnia di Gesù.Dopo la filosofia, studiaall’Accademia di Belle Ar-

ti di Roma. Seguono glistudi di teologia alla Gre-goriana a Roma. Diventasacerdote nel 1985. Dalsettembre 1991 vive e lavo-ra a Roma. Insegna al Pon-

tificio Istituto Orientale ealla Pontificia UniversitàGregoriana. Dal 1995 è di-rettore dell’Atelier dell’artespirituale del Centro Alet-ti. Dal 1999 è consultore

del Pontificio Consiglio perla Cultura. Nel febbraioscorso p. Rupnik ha predi-cato a Loreto gli esercizispirituali per vescovi, sa-cerdoti e presbiteri.

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011

adesione. Il problema tra la fede e labellezza, a mio avviso, consiste nel-la fonte dell’amore, che è una solaed è Dio, lo Spirito Santo che ce locomunica e nella realizzazione del-l’amore, che è Cristo. La Chiesa, co-me Corpo di Cristo, attraverso lastoria ha la sua vocazione privile-giata nell’essere bella, proprio per-ché è la comunione delle personenella comunione con il creato.(Continua)

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Nella sezione superiore, fisica-mente divisa da quella inferiore, sivede l’Eterno Padre a mezza figura,con la mano destra aperta e conquella sinistra appoggiata su un glo-bo, simbolo del mondo da lui creato.All’intorno, entro gomitoli di nubi,occhieggiano cinque testine alate diangioletti dalle forme piacevolissi-me, tutte rivolte verso l’Eterno.

Nella sezione inferiore stannodue angeli eretti a figura intera, conle mani al petto, in un intenso gestoorante. Il tema è quello dell’adora-zione che si deve al Corpo e alSangue di Cristo, plasticamenteespressa dalle due figure ange-liche, chine davanti alla porti-cina del tabernacolo e a un ca-lice, scolpito sopra l’architravedella stessa, sormontato dalla pate-na con un’Ostia sopra.

Proprio il tema dell’adorazione fada raccordo tra le due sezioni: in

alto, cinque angioletti adoranoDio Padre, creatore dell’univer-so, il quale è ovunque presente;in basso, due angeli adoranoDio Figlio redentore, realmentepresente nell’Eucaristia.

Pietro Gianuizzi ha indivi-duato l’autore della scultura inAurelio Lombardo, il quale lascolpì intorno al 1542 per ilprezzo di 200 fiorini. Cadde cosìl’attribuzione tradizionale a Be-nedetto da Maiano (1442-1497),la quale, oltre al resto, non pote-

STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA

L’adorazione eucaristicanell’arte lauretana /7

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011

Nel clima del Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona

Aurelio Lombardo, Tabernacolo.

L’adorazione eucaristica è statarappresentata a Loreto in due

sculture: un tabernacolo del Cin-quecento, dovuto al rinomato scul-tore Aurelio Lombardo, e una steledel Novecento, uscita dalla manodel fine artista Aldo Sergiacomi.

Il tabernacolodi Aurelio Lombardo

È un pannello marmoreo centina-to, scolpito a bassorilievo (cm 144 x106), collocato nella parete destradel presbiterio dell’altare maggiore.Prima di essere sistemato nell’attua-le sede, ha subito vicende varie etortuose. In origine fu destinato al-l’antica Cappella del Sacramento,ora Polacca.

va reggere alla prova dell’analisi sti-listica, che costringe a datare l’operaa metà del Cinquecento.

Si sa che Aurelio Lombardo èl’autore della più apprezzata statuadel Rivestimento marmoreo dellaSanta Casa, raffigurante il ProfetaGeremia, risalente al 1540-1542. A luiviene attribuita anche la statua delProfeta Ezechiele, scolpita in collabo-razione col fratello Girolamo e ter-minata nel 1544.

Il ciborio è un piccolo gioielloscultoreo di gusto squisitamente ri-nascimentale per la misura compo-sitiva e per la purezza del modella-

Aldo Sergiacomi, Stele Mariana.

P. GIUSEPPE SANTARELLI

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to, specie dei due angeli, elegantinel loro atteggiarsi e nelle loro vestidai copiosi attorcigliamenti, e spi-ranti pacata devozione.

La stele di Aldo Sergiacomi

La stele, scolpita in marmo bian-co (cm 180 x 70), è collocata su unaparete della basilica, in prossimitàdella Cappella Svizzera.

Raffigura la Vergine Lauretana apersona intera, eretta, sotto la co-lomba dello Spirito che la inondadei suoi raggi. Solleva la Santa Casacon un’Ostia che vi emerge a metàdal tetto. Ai lati, tre per parte, siscorgono sei santi in adorazione: asinistra Giovanni Battista, Pietro ePaolo; a destra Giuseppe, Caterinada Siena e Francesco d’Assisi.

In basso, sul lato destro, sonoscolpiti tre angeli, simboleggianti letre virtù teologali: fede, speranza ecarità. Sul lato sinistro si vedonodue papi: Giovanni XXIII e Giovan-ni Paolo II, ambedue pellegrini aLoreto, in atto di adorare l’Ostia cheemerge dal tetto della Casa.

Una segreta simbologia anima ilpannello. Particolare attenzione me-rita, per il nostro assunto, la figuradella Vergine che solleva la Santa Ca-sa come un ostensorio, la quale lasciaintravedere mezza Ostia. L’interpre-tazione sembra esser questa: la Casanazaretana ha ospitato il Verbo diDio fatto uomo nel grembo di Mariae ora lo ospita sotto le specie eucari-stiche durante la celebrazione dellamessa. Il raccordo tra Santa Casa edEucaristia è stato svolto, tra gli altri,da Armida Barelli che, dopo una de-votissima e prolungata preghiera disegno contemplativo nel sacello na-zaretano, ha lasciato scritto:

“In un certo senso si può dire chela vita eucaristica sia cominciata nel-la Casa di Nazareth, vita di apparen-

ze che celano la sostanza, la vita diadorazione e di sacrificio, celata nel-l’esplicazione della vita comune”.

La stele è stata donata da AldoSergiacomi di Offida (1912-1994) alsantuario in occasione dell’AnnoMariano 1987/1988, segnalato dauna scritta nella base, incisa sottoun’altra iscrizione che fu scelta dallibro del profeta Isaia, 21,12, da LorisF. Capovilla, a quel tempo arcivesco-vo di Loreto: Si quaeritis quaerite / Re-vertimini venite (Se volete domanda-re, domandate, convertitevi, venite).

Il raccordo compositivo è sa-piente: la cuspide coronata dallacolomba dello Spirito Santo defini-sce il movimento ascensionale del-le figure, a partire da quella dellaVergine. Tutta l’invenzione - e inparticolare il gruppo dei tre angeli,in ascesa sull’erta di un colle - perla levigatezza delle forme, la sicu-rezza e morbidezza del modellato,conferma la predilezione del Ser-giacomi per i modelli classici edevoca le figurazioni del Canova,del Bartolini e del Dupré.

Il manifesto del X CongressoEucaristico Nazionalecelebrato a Loreto nel 1930

Alle due splendide sculture sipuò aggiungere il manifesto o logodel X Congresso Eucaristico Nazio-

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nale, che fu celebrato a Loreto neigiorni 10-14 settembre 1930, presie-duto da Aluigi Cossio, vescovo diRecanati-Loreto, con la partecipa-zione, quale legato pontificio, delcardinale Luigi Capotosti di MonteGiberto (FM).

Gli organizzatori affidarono l’ela-borazione del manifesto del Congres-so alla ditta «Magis» di Bologna (cfrAtti del X Congresso Eucaristico Nazio-nale di Loreto, Recanati, 1930, p. 54). Èstato riprodotto anche nella coperti-na del Numero Unico del Congresso.La composizione coniuga l’Eucari-stia con la Santa Casa, luogo delCongresso. Vi si vedono infatti dueangeli con elaborate vesti che sorreg-gono la Santa Casa, sul cui tetto, la-teralmente, si eleva un radianteostensorio con un’Ostia grande den-tro, segnata dal trigramma cristolo-gico IHS. Una croce bianca e ampiaretrostante chiude la composizione,il cui sfondo è punteggiato di stelle eattraversato da un aereo, a ricordodella Vergine Lauretana Patronauniversale dell’Aviazione. Si trattadi una vera ostensione dell’Ostiasanta per essere adorata.

Sotto, una scritta a caratteri cubi-tali recita: X Congresso / EucaristicoNazionale / Loreto 10-14 settembre1930. Un motivo floreale percorre ledue sezioni laterali con spighe digrano a sinistra e un grappolo d’uvaa destra, simboli della materia delsacrificio eucaristico: pane e vino.Non si conosce l’autore del disegno.Il pensiero correrebbe a Biagio Bia-getti, membro del comitato d’onoredi quel Congresso e presente con al-cuni suoi bozzetti, disegni e quadriall’«Esposizione d’Arte Sacra anticae moderna», promossa in quell’oc-casione, oppure a Cesare Peruzzi,anch’egli presente a quella mostracon alcune sue opere. Ambeduehanno lasciato dipinti nelle cappelledel santuario di Loreto. Lo stile delmanifesto comunque riecheggia gu-sti e motivi di segno liberty floreale.

Manifesto del X Congresso NazionaleEucaristico del 1930.

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bibliograficheSEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE P. GIUSEPPE SANTARELLI

Opera di Yves-Marie Bercé, professore emerito alla Sorbona

Una splendida pubblicazionesul pellegrinaggio lauretanonei secoli XVI-XVII

zione degli individui e delle folle cattoliche durante cin-que o sei secoli. Restringendo il discorso ai secoli XV –XVIII, si può affermare che gli aspetti sociali di questogrande movimento peregrinatorio di popoli e più anco-

Negli ultimi decenni l’attenzione sulla storia e sul-l’arte del santuario della Santa Casa è stata rile-

vante, con una serie di contributi di alto livello scientifi-co. Su tutti spicca un approfondito studio di Yves-MarieBercé, professore emerito di storia moderna alla Sorbo-na di Parigi. Il volume si intitola: Lorette aux XVIe etXVIIe siècles. Histoire du plus grand pèlerinage des Tempsmodernes. Si tratta di una pubblicazione de «La Sorbon-ne éditeur-imprimeur depui 1470» di Parigi, uscita nelmaggio 2011. Già la competenza dell’autore e la rino-manza dell’editore raccomandano l’opera.

Il Bercé restringe di per sé la sua analisi ai secoli XVIe XVII, quando Loreto era la meta di pellegrinaggio piùcelebre del mondo cattolico, ma nel contempo allarga lasua attenzione ai vari aspetti della vita del santuario: ilsuo governo, con l’ordine da mantenere in una singola-re «isola giudiziaria»; la recettività e l’accoglienza deipellegrini; il commercio; le manifestazioni di devozio-ne; gli usi dei pellegrini; i miracoli; i percorsi peregrina-tori; l’origine e l’evoluzione della città di Loreto, con lesue fortificazioni contro eventuali attacchi dei turchi; ipellegrini senza nome e soprattutto famosi per cultura -come Montaigne e Cartesio - o per autorità politica emilitare; la centralità del santuario rispetto ai pellegriniitaliani e l’attrazione dei pellegrini illirici, in ragione an-che della tradizione che vuole la Santa Casa trasportatain quella regione nel 1291; la diffusione del culto maria-no-lauretano nel mondo cattolico, anche con replichedella Santa Casa; la particolare devozione dei re diFrancia verso la Madonna di Loreto, eccetera. Insomma,si tratta di una vera e completa storia del santuario per idue secoli presi in esame.

L’autore rileva che Loreto costituisce un’istanza supe-riore dell’antropologia religiosa. I racconti dei pellegri-naggi, devoti e ripetitivi, si trasformano in fonti eccezio-nali per comprendere la spiritualità e la pia immagina-

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ra le variazioni della gestione economica e l’originalitàdelle istituzioni del santuario permettono di riconoscer-vi il riflesso di una vasta geopolitica dell’epoca. Più diogni altro centro peregrinatorio, Loreto costituiva un ri-fugio e una speranza per le situazioni dei cattolici perse-guitati d’Irlanda, di Francia, di Germania e dei Paesi sla-vi del sud, in primo luogo degli abitanti delle due rivedel Mare Adriatico. Il ricorso alla Vergine di Loreto sicollocava, quasi fin dalle origini, al centro delle resisten-ze dell’espansione militare dell’impero ottomano. In talmodo, il culto alla Santa Casa poté diventare un puntodi riferimento per i popoli minacciati del Mediterraneo.Questa vocazione, che potrebbe definirsi strategica, siattenuò durante il secolo XVIII e presto cadde nell’oblio.

Il Bercé sottolinea come il territorio di Loreto, quasiautonomo, dipendeva solo dalla Santa Sede, configu-randosi come una specie di «Stato della Madonna». Loscopo dell’autore tuttavia non è solo quello di far cono-scere le istituzioni che permettevano l’accoglienza e ilcontrollo delle immense folle dei pellegrini, ma anche leloro esperienze e le loro emozioni.

A conclusione della sua vasta e articolata indagine,sostenuta da un’eccezionale cultura e conoscenza di fat-ti particolari e generali, come conferma anche la copio-sissima e puntuale bibliografia - in primo luogo quelladel cappuccino Floriano Grimaldi - l’autore affronta lanota «questione lauretana» con un capitolo intitolato:Hypothéses sur l’identité de la relique (pp. 307-316). Eglitratta il tema con grande rispetto e competenza, mo-strando di conoscere le principali posizioni degli stu-diosi a riguardo, a partire dallo studio di Ulisse Cheva-lier (Notre Dame de Lorette, pubblicato a Parigi nel 1906).Già precedentemente aveva giudicato «iconoclasta» laproposta di chi vorrebbe la Santa Casa costruita in unanotte quale cappella votiva, come accadde nel 1399 aFermo durante una peste, notando, oltre al resto, chenon si può applicare un fenomeno di un secolo dopo aun evento di un secolo precedente, quando la peste nonc’era (pp. 20-21). L’autore conosce i risultati delle inda-gini archeologiche, effettuate nel sottosuolo della SantaCasa negli anni 1962-1965 da Nereo Alfieri e collabora-tori, gli studi sulla rispettiva struttura edilizia di NanniMonelli e quelli di Giuseppe Santarelli sui graffiti rinve-nuti nelle pietre del sacello lauretano. Gli sono note an-che le varie posizioni degli studiosi emerse nel conve-gno del 1995 alla Gazzada (Varese) e raccolte nel volu-me Loreto crocevia religioso tra Italia, Europa e Oriente,pubblicato dalla Morcelliana nel 1997.

Sulla scorta dello studio di padre Giuseppe Santarelli(La Santa Casa di Loreto, quarta edizione, Loreto 2006),egli riprende l’analisi del f. 181 del «Chartulariumo Cu-lisanense» - che con buone ragioni ritiene veramente

autentico - dove si parla delle «sante pietre portate viadalla casa della Nostra Signora, la Vergine Madre diDio», trasmesse da Niceforo Angeli, nell’estate del 1294,quale dote della figlia Ithamar, allo sposo di lei Filippod’Angiò, figlio di Carlo II, re di Napoli. Egli puntualizzale date e, con felice intuito, fa un raccordo tra gli Angelid’Epiro e gli Angiò di Napoli con la potente famigliaFrangipane di Tersatto (Fiume-Riyeka), dove, secondola tradizione, la Casa sostò prima del suo arrivo nel ter-ritorio di Recanati (1294). Filippo d’Angiò, infatti, era fi-glio di Maria d’Ungheria, che aveva diritti sulla coronadell’Ungheria e della Croazia. Annota il Bercé: «Preten-dendo un ruolo nella successione alla corona di SantoStefano [= Ungheria] era logico per gli Angiò di Napolidi far portare questo meraviglioso dono nel castello diTersatto, la temibile fortezza di fronte all’ingresso allaCroazia» (p. 313).

Molto interessante e documentato è il discorso sultrasporto via mare di materiali edilizi, talora in grandequantità, da un luogo all’altro, anche a grande distan-za, ritenuto comune e frequente a quei tempi e non so-lo, confutando in maniera inoppugnabile chi, per di-fendere il trasporto angelico del sacello nazaretano, loritiene impossibile per ragioni tecniche. A proposito, lostudioso, oltre ai casi ricordati dallo Chevalier e dal pa-dre Santarelli, ne individua altri anche più significativi.In particolar modo sottolinea come gli stessi musulma-ni, proprio negli anni della traslazione della Santa Ca-sa, facessero abbattere alcuni monumenti cristiani e tra-sportare i resti altrove. Fu così, ad esempio, che al Cai-ro furono trasportati i resti di un grande portale in stilegotico parigino e, su ordine del sultano al-Malik al-Na-sir Muhammad, furono riutilizzati nel 1304 per l’edifi-cazione di una «madrasa». Osserva il Bercé che il tra-sporto di tali materiali costituiva un’impresa ben piùdifficile rispetto a quella del trasporto del blocco di tremuri di una casetta.

L’autore riconosce l’imbarazzo che crea negli studiosiil silenzio delle fonti sulla traslazione della Santa Casaper un secolo e mezzo. Anche questo scoglio però oggisembra avere una soluzione, perché egli segnala unostudio del 2010 di Alain Boureau, che ha esaminato un«commentario» del teologo francescano Riccardo de Me-diavilla, docente a Parigi, il quale, nel 1295-1296, a Na-poli, mentre si trovava nella corte angioina, tra gli altriquesiti si pone il seguente: «Può Dio muovere localmen-te un corpo da Oriente a Occidente, secondo un movi-mento rettilineo, in un istante?». Secondo il Boureauquesto quesito, come altri dello stesso autore, si deve ri-ferire a una traslazione meravigliosa della casa dellaVergine. Annota a riguardo il Bercé: «Non è cosa indiffe-rente che questa idea sia venuta in testa a un maestro pa-

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rigino, precisamente nella corte di Napoli, che aveva ot-tenuto l’estate precedente la meravigliosa dote di pietresacre, portate da una principessa comnena» (p. 314).

Ad avviso dello scrivente, nasce in tal modo a livellospeculativo una spiegazione miracolistica di un fattoavvenuto per intervento umano con l’assistenza divina.

Così il Bercé conclude l’argomento sull’identità dellaSanta Casa: «Io peso le mie parole. Mi sembra che la ve-rosimiglianza storica conforti la tradizione. Il trasferi-mento di materiali da un edificio a un altro, anche selontanissimo, era una pratica comune. In più, si ha la

prova che il tema della traslazione miracolosa era cono-sciuto dalla scolastica fin dal 1295. È dunque possibilis-simo che le tre pareti in rozza muratura conservate nel-la basilica di Loreto possano provenire, in tutto o sola-mente in parte, dalla camera dell’edificio che si trovava,nel secolo XIII, a Nazaret, per essere stata la casa dellaVergine Maria» (p. 316).

Il volume, di pagine 370, al prezzo di € 25,00, puòessere richiesto alla Librairie PUPS 8, Rue D’Anton -75006 Paris (Tel. 01.53105760; e-mail: [email protected]).

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Inaugurazionedella mostrasui «Segnidell’Eucaristia»

Il 30 giugno,nel Museo-An-tico Tesoro ha avuto luogo

l’inaugurazione della mostrasui «Segni dell’Eucaristia», inoccasione del XXV Congres-

so Eucaristico Nazionale, co-me è avvenuto in tutte le se-di diocesane della metropo-lia di Ancona.

La mostra è stata allestitada sor. Luigia Busani, KatySordi, sor. Monica, con la col-laborazione determinante difra Luigi Gambella, sotto ladirezione di Vito Punzi. Allapresenza di numerose auto-rità civili e militari e di un fol-

to e scelto pubblico, hannopreso la parola mons. Gio-vanni Tonucci,arcivescovo diLoreto, mons. Celso MorgaIruzubieta, segretario dellaCongregazione per il Clero,mons. Edoardo Menichelli,arcivescovo di Ancona, e M.Luisa Polichetti, direttricedelle mostre sui «Segni del-l’Eucaristia» nella metropoliaanconetana. Mons. Tonucci

ha messo in evidenza comenumerosi e preziosi oggettiliturgici siano stati sottratti aLoreto dalla depredazionenapoleonica del 1797 e dalfurto del 1974 e come, tutta-via, vi siano ancora esempla-ri di grande interesse, comel’arredo liturgico in coralli,restaurato per questa mo-stra, che resterà aperta finoal 30 ottobre. (Foto Montesi)

Da sinistra: l’arcivescovo Tonucci,l’arcivescovo Morga Iruzubietae sor. Luigia Busani. (Foto Montesi)

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Per interessamento di Nazzareno Conti,molto devoto della Vergine Lauretana, una

statua della stessa è stata collocata nella chiesadedicata a Maria, Madre dei Cristiani, a la Salle (Quebec – Canada), fre-quentata dagli italiani, tra i quali molti marchigiani. Il 9 ottobre 2010 lastatua è stata benedetta dal parroco padre Giuseppe Fugolo, come mo-stra la foto, e il 10 dicembre successivo è stata celebrata la festa liturgicadella Madonna di Loreto con grande partecipazione di emigrati italiani.

La signora Maria Rita Sardini alcuni anni fa aveva acquistato e posto inun’edicola a Zapala di Neuquén (Argentina) una statua della Madonna

di Loreto, che poi è stata danneggiata. Conseguentemente è stata collocatanella chiesa del «Sagrado Corazón». L’immagine è stata portata poi in pe-regrinazione in tutte le comunità della città. Nella foto a destra: Romina, ni-pote della signora Sardini, insieme al marito e al bambino davanti all’im-magine della Vergine Lauretana nella sua nuova sede.

NUOVA COLLOCAZIONE DI UN SIMULACRO LAURETANO

A ZAPATA NEUQUÉN (ARGENTINA)

Il prof. Divo Savelli, che sta effettuando una accuratissima e sapiente ricognizione di antichioggetti di culto lauretano in Toscana, ci segnala una bella statua della Madonna con dalma-

tica, in legno, alta circa un metro, venerata un tempo nel primo altare destro della collegiata eora custodita nella sagrestia.

La statua reca in capo il triregno, che fa riferimento alla preziosa corona donata dai recana-tesi nel 1497 in ringraziamento per la liberazione da una terribile pestilenza; fa supporre cheessa sia stata scolpita tra la prima e la seconda metà del secolo XVII, giacché nel 1641 fu sosti-tuita con quella donata da Luigi XIII nel 1636, di diversa foggia. Le croci che ornano la dal-matica, secondo il Savelli, potrebbero far riferimento alla locale Compagnia di Santa Croce. Èda dire tuttavia che simili segni non sono rari nelle antiche dalmatiche lauretane.

UNA SECENTESCA STATUA LAURETANAA LUCIGNANO VAL DI CHIANA

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LORETO NEL MONDO

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UNA STATUADELLA MADONNADI LORETOA LA SALLE

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Quest’anno i 90.000 pellegrinipresenti dentro e fuori lo stadio

Helvia Recina per il 33° Pellegrinag-gio sono riusciti addirittura ad “inti-midire” mons. Jean Louis Bruguès,segretario della Congregazione perl’Educazione Cattolica, venuto a Ma-cerata per celebrare la santa messa.Come lui stesso ha osservato, infatti,non si può non rimanere stupiti nelvedere tanti giovani desiderosi, tanti“io” carichi di domande accorsi adun gesto semplice come il Pellegri-naggio. Occasioni come queste testi-moniano che più il mondo si allonta-na da Dio e più cresce il desiderio diLui: «È davvero una cosa stupefacen-te: più le nostre società si secolarizza-no, e si comportano “come se Dionon esistesse”, e più le manifestazio-ni di devozione semplice e fervente,in una parola popolare, attirano unnumero crescente di persone appar-tenenti a tutte le categorie sociali».

Il titolo della manifestazione - ri-masto fisso dal 2008 - ha continuatoad ispirare anche questa edizione2011 e ad imprimersi nelle coscienze,aiutando ciascun pellegrino a met-tersi nella giusta posizione esisten-ziale: «Il vero protagonista della sto-ria è il mendicante». Ma quest’annoil genio di Luigi Giussani, fondatoredi Comunione e Liberazione, ha con-tribuito in un modo ancora più inci-

EVENTI SPECIALI EMANUELE SORICHETTI

Il 33° Pellegrinaggio

Macerata - LoretoMacerata - LoretoUn camminodi ricercae di fede

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ferivano volentieri i grandi e ipotenti di questo mondo: ve-nendo a Loreto, anche lui in-tendeva toccare da vicino Co-lui che si era lasciato toccaredalla miseria umana».

Proprio per questo occorrerecarsi alla Casa di Loreto, co-me alla casa per eccellenza, al-la propria casa, nel luogo in cui Diosi è fatto incontro all’uomo, evitan-dogli un sacco di tentativi inutili e didelusioni amare. Ma occorre altresìessere coscienti di una responsabi-lità, secondo l’invito del monsigno-re: «Fate in modo che la Chiesa di-venti la casa universale, dove ciascu-no si senta a casa sua. Quest’opera sirealizzerà solo se noi consacriamo lenostre forze, la nostra dedizione, ilnostro cuore e la nostra intelligenzaallo Spirito Santo, il vero architettodella casa da edificare, il vero pro-gettista della nostra Chiesa».

La comunione sperimentata al Pel-legrinaggio, infatti, non si spieghe-rebbe senza la benevola compagniadella Chiesa, da sempre vicina all’e-sperienza della Macerata-Loreto. IlSanto Padre Benedetto XVI, nel suotradizionale messaggio, ha auspicato«che il cammino notturno di silenzio,preghiera e riflessione susciti sempre

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sivo: «Aspettatevi un cammino, nonun miracolo - disse ad un gruppo digiovani - che eluda le vostre respon-sabilità, che elida la vostra fatica, cherenda meccanica la vostra libertà».

Non a caso monsignor Bruguès,nel corso dell’omelia, ha raccontatoproprio di due grandi uomini incammino: un filosofo e un mendi-cante. Il filosofo è Cartesio, che nel1623, dopo una visione avuta in so-gno, venne pellegrino a Loreto «perraggiungere, attraverso un contattofisico con la casa della Vergine, laMadre del Logos, Colui per mezzodel quale tutto è stato fatto». Il men-dicante è san Benedetto Labre, santoe pellegrino, che camminò in giroper l’Europa per trentamila chilome-tri, si recò a Loreto nel 1777 e finì isuoi giorni povero, fra le rovine delColosseo. «Cosa accomuna un filo-sofo e un povero mendicante?», si èchiesto allora il prelato francese. Lastessa ricerca di un Bene tangibile!«Il primo - ha detto monsignor Bru-guès - non ricercava a Loreto il Dioastratto delle Idee pure, ma volevatoccare quelle pietre che testimonia-vano, anche nel loro silenzio, dellavenuta di Dio fino nella carne uma-na. Il mendicante aveva abbandona-to l’immagine di Dio alla quale si ri-

più un vivo desiderio di incontrare,amare e seguire Cristo, sperimentan-do la materna presenza e l’interces-sione della Vergine Maria, Madre disperanza». Nel frattempo, dall’alto,la paternità spirituale di GiovanniPaolo II - invocato nelle litanie deisanti - scrutava i cuori di ognuno e lisollevava alla volta della Santa Casa.

«Che nostra Signora di Loreto -così ha concluso la sua omelia mons.Bruguès - faccia dono a ciascuno dinoi della disponibilità del cuore cheè stata la sua, quando l’angelo le ap-parve in queste stesse pietre per con-fidarle il bel progetto di amore cheDio nutriva per gli uomini! Amen».

Da sinistra a destra: mons. GiancarloVecerrica, vescovo di Fabriano, mons.Edoardo Menichelli, arcivescovo diAncona, mons. Giovanni Tonucci, arci-vescovo di Loreto, mons. Jean LouisBruguès, segretario della Congregazio-ne per l’Educazione Cattolica, mons.Claudio Giuliodori, vescovo di Mace-rata, e p. Giuliano Viabile, rettore delsantuario di Loreto.

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IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011

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VITA DEL SANTUARIO

Giunto alla VI edizione, il FestivalOrganistico di Loreto ha avuto

il suo esordio per l’anno in corso il 5luglio, con l’esibizione della Cappel-la Musicale Santa Casa, diretta dalm° padre Giuliano Viabile, rettoredel santuario, con il m° Mauro Bu-scarini all’organo e la partecipazionedi Augusto Celsi, tenore, e di Gian-carlo Ceccarini, baritono.

Le manifestazioni si sono susse-guite con noti organisti di vari Paesinei martedì 2 agosto (Olivier Vernet- Principato di Monaco), 9 agosto(Christian Schmitt - Germania), 16agosto (Roger Sayer - Inghilterra),25 agosto (Frédéric Ledroit - Fran-cia), 5 settembre, in occasione delXXV Congresso Eucaristico Nazio-

Il FestivalOrganisticoLauretano

ottobre a Roma, nella basilica di S.Maria di Aracoeli, con Giulio Mer-cati; il 6 ottobre a Lugano nella chie-sa di S. Maria degli Angioli, ancoracon Giulio Mercati.

Nella foto: la prima esibizione del5 luglio. Da sinistra a destra: il m°padre Giuliano Viabile, il baritonoGiancarlo Ceccarini e il tenore Au-gusto Celsi.(Foto Montesi)

Il Festival «Cantar Lontano», ormai alla tredicesi-ma edizione, è una delle rassegne di musica antica

più rinomate. Il 3 luglio, alle ore 21.00, nella basilicadi Loreto si è tenuto il «concerto evento», ideato daldirettore artistico della manifestazione Marco Men-coboni, con musiche di Orlando di Lasso, famosocompositore del Cinquecento, il quale fu pellegrinoa Loreto, dove si custodisce un ex-voto che lo raffi-gura in preghiera davanti all’immagine della Vergi-ne Lauretana. Il quadro votivo, riprodotto in foto, èstato esposto durante l’esibizione, che è stata di altaqualità e particolarmente suggestiva. (Foto Montesi)

«Cantar lontano»

Manifestazionimusicali a LoretoManifestazionimusicali a Loreto

Numerose e qualificate sono statea Loreto le manifestazioni musicali

durante l’estate. Se ne segnalanoalcune per il loro particolare interesse.

nale (Giulio Mercati - Italia). L’arci-vescovo Giovanni Tonucci ha svoltoi commenti spirituali.

La manifestazione è proseguitapoi il 22 settembre a Praga, nel san-tuario della Madonna di Loreto, conFabio Ciofini all’organo; il 1° otto-bre a Madrid, nella chiesa del RegioPatronato Nostra Signora di Loreto,con l’organista Marco Limone; il 4

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Il 16 luglio, alle 21.30, in Piazza della Ma-donna, l’Accademia Nazionale di Santa

Cecilia Juniorchestra Young ha tenuto unconcerto sinfonico di gala, diretto da Si-mone Genuini, davanti a un folto pubblicoche ha applaudito a lungo. Nutrito e quali-ficato è stato il programma, con musiche diBeethoven, Egmont, Verdi, Schumann, ec-cetera. Il concerto, promosso dalla Delega-zione Pontificia di Loreto e dalla stessa Ac-cademia, è stato organizzato dalla Fonda-zione Pergolesi-Spontini, dalla FondazioneCarilo e dalle Opere Laiche Lauretane.Grande soddisfazione ha espresso l’arcive-scovo Tonucci. (Foto Longarini)

Il 13 agosto, in Piazza della Madonna, haavuto luogo il 18° Concerto di Mezza Esta-

te, organizzato dall’Amministrazione Comu-nale e dalla Pro Loco di Loreto. Vi ha parteci-pato l’Orchestra Sinfonica Gioacchino Rossi-ni di Pesaro con il Coro Polifonico Icense diMercatello sul Metauro, sotto la direzione delm° Lanfranco Marcelletti. Si sono esibiti il so-prano Silvia Tortolani, il tenore Giacomo Pat-ti, il mezzosoprano Nino Batatunaschvili e ilbaritono Nicola Alaimo. Dopo il saluto delsindaco Paolo Niccoletti e del presidentedella Pro Loco Delio Droghetti, sono statieseguiti brani di diverse opere di GiuseppeVerdi. Ha presentato Daniele Rubboli, da-vanti a un pubblico numeroso e attento. Lamanifestazione si presenta come la più pre-stigiosa tra tutte quelle comprese nel reper-torio estivo lauretano. (Foto Montesi)

Concerto sinfonico di galadei giovani dell’Accademia di Santa Cecilia

L’Ufficio Liturgico Nazionale della Cei, nei giorni 14-21 luglio ha organizzato a Loreto un corso on-line dimusica liturgica, ideato da mons. Antonio Parisi e guidato da un qualificato gruppo di lavoro. Gli iscrit-

ti in totale sono stati 150. Il giorno 14, nella basilica, i partecipanti hanno dato vita a un concerto in prepara-zione al XXV Congresso Eucaristico Nazionale. Il 20 luglio si è esibito il coro «Giovanni Maia Rossi», compo-sto dai partecipanti al corso e diretto da Marco Berrini e da Marina Mungai. Si è trattato di una liturgia spiri-tuale in preparazione dello stesso Congresso, sul tema: «Signore, da chi andremo?».

Corso di musica sacra a Loreto

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011

Concerto di Mezza Estate

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Nel tardo pomeriggio del 28 maggio, oltre quat-tromila pellegrini della diocesi di Ancona-Osi-

mo sono giunti a piedi al santuario di Loreto da Cro-cette di Castelfidardo, luogo di raccolta. Erano gui-dati dall’arcivescovo Edoardo Menichelli che ha in-tonato il pellegrinaggio al tema del XXV CongressoEucaristico Nazionale. Lo stesso arcivescovo, alleore 20.00, ha presieduto la solenne concelebrazio-ne in basilica, gremita all’inverosimile. (Foto Montesi)

Imponente pellegrinaggiodella diocesi di Ancona

VITA DEL SANTUARIO

una solenne concelebrazione e, nel-l’omelia, ha sottolineato lo storicolegame del Trentino con Loreto tra-mite il vescovo Cristoforo Madruz-zo che, a metà del secolo XVI, vollecostruire a Lasino, in Valle dei La-ghi, una nota chiesa dedicata allaMadonna di Loreto. È intervenutoanche il cappuccino padre CorradoBrida, per oltre venti anni peniten-ziere e animatore liturgico nel san-tuario di Loreto, il quale ha entusia-smato i fedeli con la sua fervida pa-rola. Ha animato la missione la ban-da musicale del Corpo della Gen-darmeria Vaticana.

A conclusione della missione, èstato sancito un accordo, in base al

quale, presso il Vivaio Forestale,sarà costruito un capitello dedicatoalla Vergine Lauretana che verràinaugurato il prossimo anno, con unnuovo incontro dei due arcivescovi,dei rappresen-tanti dei due co-muni gemellatie dell’Aeronau-tica abruzzese.

(Foto Stefanelli)

Molta risonan-za è stata da-

ta alla missionemariana ad Andalo (Trento), svolta-si dal 17 al 20 giugno con una statuadella Madonna di Loreto, trasporta-ta in aereo dall’Aeronautica abruz-zese fino all’aeroporto «Ghedi» diBrescia, da dove è ripartita in elicot-tero alla volta di Andalo. La missio-ne, caldeggiata anche dal dott. Fran-cesco Di Matteo, addetto alle pub-bliche relazioni del santuario di Lo-reto, è stata organizzata dalla par-rocchia e dal comune di Andalo, ge-mellato nel 2010 con Loreto, d’inte-sa con la Delegazione Pontificia.

È intervenuto anche l’arcivesco-vo Giovanni Tonucci, che ha accom-pagnato la statua ad Andalo duran-te la processione solenne, a cui è se-guita una veglia di preghiera. Ilgiorno 18, sabato, l’arcivescovo diTrento Luigi Bressan ha presieduto

314Gli avieri accanto

alla statua dellaVergine Laureta-

na ad Andalo.Nella sezione si-nistra, da destra:

p. Corrado Brida,l’arcivescovo Gio-

vanni Tonucci, ilsindaco di Anda-lo e il dott. Fran-cesco Di Matteo.

Missione mariano-lauretana ad Andalo

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Tra gli innumerevoli pellegrinaggi del-l’Europa dell’est - tra i quali primeg-

giano quelli polacchi - piace segnalare ilgruppo che il 28 maggio è giunto a Loretoda Zara ed è stato accolto dall’arcivescovoGiovanni Tonucci, che li ha salutati in lin-gua croata, da lui appresa durante il servi-zio nella Nunziatura della ex Jugoslavia.A Zara si trova una bella chiesa dedicataalla Madonna di Loreto, dove si venerauna bella immagine. La festa cade il 10maggio, data tradizionale dell’arrivo dellaSanta Casa nell’antica Illiria. (Foto Montesi)

I l 2 giugno, oltre mille motociclisti si so-no dati appuntamento a Loreto, in

Piazza della Madonna, in occasione delquinto moto-pellegrinaggio nazionale,organizzato dalla Federazione Motocicli-sta Italiana. Sul sagrato della basilica l’ar-civescovo Giovanni Tonucci ha benedet-to i «moto-pellegrini».

Il 20 giugno un gruppo di pellegrini provenienti da Pedrengo (Bergamo) si è recato in bi-cicletta a Loreto per ringraziare ancora una volta la Madonna di Loreto, alla cui interces-

sione si attribuisce la liberazione dalla famosa peste del 1630, di manzoniana memoria.Alle 10.30, dopo la consegna di una targa-ricordo, i pellegrini sono stati accompagnati

in Santa Casa damons. Decio Cipol-loni, vicario genera-le della Prelatura

Lauretana. In una raccolta preghiera hanno volutooffrire alla Vergine la fatica del loro viaggio e la lorostessa vita, affidandosi alle preghiere di colei che ungiorno lontano liberò il loro paese dalla peste e in-vocandola perché oggi lo liberi da ogni male.Tutto ilgruppo si è iscritto alla Congregazione Universaledella Santa Casa, usufruendo così dei benefici spiri-tuali delle messe perpetue. (Foto Montesi)

VITA DEL SANTUARIO

Pellegrini da Zara

Mille centauripellegrini a Loreto

Pellegrinaggioda Pedrengo aricordo di unaliberazionedalla peste

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IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011

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L’inno «Fratelli d’Italia»cantato la prima volta in un santuario lauretanoNello splendido santuario di Nostra Signora di Lore-

to, che sovrasta la città di Genova, il 10 dicembre 1847,festa della titolare e ricorrenza di un famoso evento sto-rico locale, davanti a circa trentamila persone, furonoesposti in pubblico i due tricolori, simbolo della «Giova-ne Italia» fondata da Giuseppe Mazzini, e fu cantato perla prima volta l’inno «Fratelli d’Italia», composto daGoffredo Mameli e musicato da Michele Novaro, sceltoprovvisoriamente come inno della Repubblica Italiana econsiderato ufficiale dal 2006.

Riunione del Movimento dei FocolariIl 29 maggio, presso il Palacongressi, si è tenuto un

incontro di tutte le comunità marchigiane del Movi-mento dei Focolari sul tema: «E se la fraternità andassedi moda?».

Missione mariano-lauretanaa Campitello di MalcariaNella parrocchia di San Celestino in Campitello di

Malcaria (Mantova), dal 7 al 19 giugno si è tenuta unamissione mariano-lauretana, promossa dal parroco donEnrico Castiglioni, con una statua della Vergine Laure-tana prelevata dal santuario della Santa Casa. Veramen-te copiosi sono stati i frutti spirituali della missione.

«Piazza della speranza» a LoretoUn musical, scritto e interpretato da ottanta giovani

di Chiaravalle (Ancona), il 14 giugno è stato rappresen-tato anche sul sagrato della basilica di Loreto, ottenen-do un lusinghiero successo.

Una chiesa lauretana di San Zenone al Podichiarata santuario di un’unità pastoraleNel 2010, il vescovo di Pavia ha costituito l’unità pasto-

rale comprendente i centri della bassa pavese Cortelona,Costa de’ Nobili, Spessa Po, Zerbo, Genzone e San ZenonePo. Il parroco don Roberto Romani ha avuto l’encomiabileidea di costituire «Il Chiesuolo», dedicato alla Madonna diLoreto, santuario mariano di tutta l’unità pastorale.

Pellegrinaggio a piedi Jesi-LoretoIl 17 giugno ha avuto luogo il 33° pellegrinaggio a

piedi da Jesi a Loreto, attraverso le armoniose collinemarchigiane. I partecipanti sono giunti a Loreto alle ore7.00 e hanno partecipato alla santa messa celebrata dalloro vescovo mons. Gerardo Rocconi.

L’Avis di Loreto celebra 50 anniIl 19 giugno l’Avis di Loreto ha celebrato solenne-

mente i suoi 50 anni di vita con una cerimonia alla qua-le hanno partecipato l’arcivescovo Giovanni Tonucci, ilsindaco Paolo Niccoletti e 323 volontari. Alla cerimoniahanno preso parte altre sezioni di alcune regioni.

Una mostra su alcune opere di Arturo GattiIl 23 giugno è stata inaugurata, presso la Sala esposi-

tiva Sangallo di Loreto, una mostra di alcune opere delpittore loretano Arturo Gatti (1878-1958). La cerimoniadi inaugurazione è stata preceduta da due sostanzioserelazioni sul pittore nell’attiguo Teatro Comunale, tenu-te dallo storico dell’arte Stefano Papetti e dal criticod’arte contemporanea Armando Ginesi. Sono interve-nuti l’arcivescovo Giovanni Tonucci, il sindaco PaoloNiccoletti e il presidente della Fondazione Carilo Ancil-la Tombolini. Le opere, proprietà dei discendenti delpittore, sono restate esposte fino al 10 luglio. ArturoGatti è autore dei dipinti della Cappella Polacca nellabasilica lauretana, suo capolavoro.

Concerto organistico di Mauro BuscariniNel contesto dei concerti d’organo organizzati in vi-

sta del XXV Congresso Eucaristico Nazionale di Anco-na, il 25 giugno il m° Mauro Buscarini ha tenuto un ap-plaudito concerto d’organo nella basilica di Loreto, ese-guendo magistralmente scelte musiche di famosi autori.

Laurea honoris causa all’arcivescovo CapovillaIl 27 giugno, nell’Aula Magna della sede dell’Univer-

sità degli Studi di Bergamo, si è svolta la cerimonia diconferimento della qualifica accademica di «Dottore ho-noris causa dell’Istituto Europeo dell’Accademia Russadelle Scienze» all’arcivescovo Loris F. Capovilla, 96 an-ni, già segretario particolare di Giovanni XXIII, poi arci-vescovo di Chieti e quindi delegato pontificio per il san-tuario di Loreto dal 1971 al 1988. La motivazione è statala seguente: in riconoscimento del suo apporto persona-le allo studio dell’eredità spirituale del sommo pontefi-

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NOTIZIE FLASH

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ce Giovanni XXIII, protagonista della storia del Nove-cento, promotore del dialogo con il mondo contempora-neo, grande operatore di pace».

Ore di adorazioneper il 60° di sacerdozio del PapaCome in tutta la Chiesa, anche a Loreto si sono tenu-

te sessanta ore di adorazione eucaristica nella basilica enei diversi istituti religiosi in occasione del 60° di sacer-dozio di Benedetto XVI. Il 29 giugno l’arcivescovo To-nucci ha presieduto una solenne concelebrazione, al ter-mine della quale ha annunciato che avrebbe fatto perve-nire nella mani del Pontefice un’artistica e preziosa per-gamena che illustra la bella iniziativa.

Restaurata la vetrata della Cappella PolaccaUna sezione della vetrata policroma della Cappella Po-lacca, raffigurante lo spegnimento ad opera dei soldatipolacchi dell’incendio della cupola - seguito a un bom-bardamento dei tedeschi nella notte tre il 6 e 7 luglio 1944- si è staccata dal supporto metallico ed è stato necessarioprovvedere a un restauro, effettuato dalla ditta Giulianidi Roma, la stessa che nel 1955 aveva realizzato la vetra-ta. Il 13 luglio è stata rimossa la pala d’altare raffiguranteil Sacro Cuore e alcuni santi polacchi, per far posto al-l’impalcatura, necessaria per le operazioni di ripristino.

Nei giorni 11-14 aprile 2010 si è tenuto a Loreto il XIVSeminario Mondiale dei Cappellani Cattolici di Avia-

zione Civile e dei Membri delle Cappellanie. Nel luglioscorso il PontificioConsiglio della Pasto-rale per i Migranti egli Itineranti e la De-legazione Pontificiaper il Santuario dellaSanta Casa, tramite leEdizioni Santa Casa,hanno pubblicato irelativi Atti che con-tengono i testi dei re-latori e, in apertura, ilmessaggio di Bene-detto XVI per il 90°della proclamazionedella Madonna di Lo-reto a Patrona dell’A-viazione. L’opuscolo, di pagine 86, può essere richiestoalla Congregazione Universale (Tel. 071.970.104).

317

Pubblicati gli Attidel Seminario dei Cappellanidell’Aviazione

La messa delle 18.30 trasmessain diretta dalla basilica di Loreto

Il sito Internet «Santa Famiglia TV», ideato e direttodal cappuccino p. Giovanni Leonardi, penitenziere

del santuario di Loreto, oltre a trasmettere in diretta lamessa delle ore 7.30 dalla Santa Casa, ora trasmette indiretta dalla basilica anche la messa feriale delle ore18.30 (ore 18.00 da ottobre ad aprile). I devoti della Ma-donna di Loreto possono mettersi in comunicazionecon la sua Santa Casa collegandosi a questo indirizzo:

www.santafamigliatv.it

Sottoscrizioni per i restauridegli affreschi dellaSala del PomarancioNuove sottoscrizioni, an-che consistenti, si aggiun-gono all’elenco dei contri-buti degli offerenti, desti-nati ai restauri degli af-freschi, degli stucchi e de-gli armadi nella Sala delPomarancio o del Tesoro.

Marchi De Anna ............................€ 10,00G. M. di Gravina di Puglia......€ 500,00Garibaldi A. Maria ......................€ 50,00Offerenti anonimi........................€ 60,00Offerente anonimo ....................€ 20,00Ramello Michele............................€ 600,00Offerente anonimo ....................€ 20,00Prof. D’Angelo Italo e fam. ..€ 650,00Leonardi A. M ..................................€ 30,00Offerente anonimo ....................€ 20,00Becci Franco......................................€ 50,00Sarolli Franca Guarneri ..........€ 50,00Mussi Maria ......................................€ 50,00

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Michele e Claudia....................€ 30,00Offerente anonimo ....................€ 20,00Banzola Aurelio ............................€ 600,00Montegazza Edoardo ..............€ 50,00Marulli Renata e Ugo................€ 50,00Scuppa Raffaele ............................€ 30,00Conti Giuseppina..........................€ 20,00Balistrieri Anna..............................€ 20,00De Angelis Laura ..........................€ 50,00Zuccarini Elda..................................€ 20,00Rosati Giuseppe ............................€ 100,00Offidani Oriana ............................€ 100,00Offerente anonimo ....................€ 50,00Offerente anonimo ....................€ 20,00Offerente che resta

in anonimato ..........................€ 2000,00Offerente anonimo ....................€ 20,00Zumaglino Cesare ......................€ 450,00Peci Antonio......................................€ 5,00Rosso Mario e Remo ..................€ 50,00Longhitano Carmela ................€ 100,00

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011

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IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011

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Edizioni Santa Casa - serie di studi e testi

N. MONELLI - G. SANTARELLI, Le Fortifica-zioni di Loreto, pp. 150, ill. 50, € 15,00.

G. SANTARELLI, Tradizio-ni e Leggende Lauretane,Loreto 1990, pp. 190, ill. 45,€ 6,00.

AA.VV., I pellegrini alla Santa Casa diLoreto - Indagine socio-religiosa, 1992 pp.

268, € 9,30.

G. SANTARELLI, La Santa Casa di Loreto,4ª ediz., Loreto 2006, pp. 505, illustrazio-ni 111, € 12,00.

N. MONELLI, La S. Casa a Loreto - LaS. Casa a Nazareth, 2ª ediz., Loreto1997, pp. 205, € 10,35.

LUCA DA MONTERADO, Mons. TommasoGallucci, Loreto 1997, pp. 238, € 12,00.

G. SANTARELLI, I graffiti nella Santa Ca-sa di Loreto, Loreto 1998, pp. 121, fotoco-lors 66, € 12,20.

Ludovico Seitz e laCappella Tedesca a

Loreto, Loreto2008, pp. 470, illu-strazioni a colori331, € 50,00.

G. SANTARELLI,Personaggi d’au-torità a Loreto,Loreto 2010, pp. 240, € 35,00.

GUIDE E TESTI SPIRITUALI

G. SANTARELLI, Loreto - Guida storica eartistica, Ancona 1996, edizioni italiana,spagnola, inglese, francese, tedesca e por-toghese; € 5,00.

G. SANTARELLI, Guida illustrata in po-lacco, 1992, € 10,00.

G. SANTARELLI, Loretonella storia e nell’arte (formato grande),

Ancona 1997, edi-zioni italiana, spa-gnola, inglese, fran-cese, tedesca e por-toghese; € 10,00.

G. SANTARELLI,L’arte a Loreto, edizioni Aniballi, An-cona, 2ª edizione 2005, pp. 406, ill. a

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IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Settembre/Ottobre 2011

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N. MONELLI, Architettore e architettu-re per la S. Casa di Loreto, Loreto 2001,pp. 160, illustrazioni 47, € 9,00.

N. MONELLI, Prime architetture pice-ne per la Camera di Maria a Loreto, pp. 125, illustrazioni44, € 15,00.

M. RANUCCI - M. TENENTI, Sei riprodu-zioni della S. Casa inItalia, Loreto 2003,pp. 232, illustrazioni212, € 15,00.

M. MONTANARI - A. SCHIAROLI, Santie Beati a Loreto, Loreto 2005, pp. 492,con numerose illustra-zioni, € 9,00.

N. MONELLI - G. SANTARELLI, L’altare de-gli apostoli nella SantaCasa di Loreto, Loreto2006, pp. 77, illustrazio-ni 35, € 6,50.

G. SANTARELLI, Le origini del Cristiane-simo nelle Marche, Loreto 2009, 2a ediz.,pp. 430, illustrazioni 39, € 20,00.

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STAMPE DEVOZIONALI

Novena alla Madonna di Loreto - € 1,00,edizioni italiano, tedesco, inglese, porto-ghese e polacco.

G. SANTARELLI, Loreto Santuario della San-ta Casa - Guida spirituale - € 1,00, edizioni italiano, ingle-se, tedesco, francese, spagno-lo, portoghese, polacco,olandese, ceko, croato, un-gherese, rumeno, slovacco,russo, giapponese, cinese,coreano, bulgaro, sloveno,esperanto, arabo.

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Ai sensi del d.lgs 196 del 30/06/2003 la informiamo che i dati personali che verrannoforniti saranno oggetto di trattamento a mezzo di sistemi informatici. La Redazione,nella persona del responsabile del trattamento dei dati, garantisce che le informazionisaranno trattate unicamente allo scopo di inviare agli associati e/o benefattori le pub-blicazioni nel pieno rispetto delle norme del D.L. 30/06/2003. Rispetto a tali dati po-tranno essere esercitati i diritti a cui all'art. 7 del d.lgs 196/2003; in particolare il sog-getto interessato potrà richiederne la cancellazione e/o rettifica scrivendo alla redazione.

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CONGREGAZIONE UNIVERSALE DELLA SANTA CASA

Fondata nel 1883, ha le seguenti finalità:

• Diffondere la conoscenza e la devozione verso la Madonna e la sua SantaCasa, dove ha avuto inizio la storia della nostra salvezza con l’Annunciazionee l’Incarnazione;

• Curare la promozione e il decoro del santuario con offerte e lasciti vari;

• Accogliere i pellegrini orientandoli a vivere i messaggi del santuario, la vitadella S. Famiglia, le feste della Madonna.

L’ISCRIZIONE alla Congregazione è aperta a quanti desiderano collaborare alle suefinalità.Con l’iscrizione si partecipa in perpetuo ai benefici spirituali delle preghie-re e di una Messa che si celebra ogni giorno alle ore 8 nel santuario (MessePerpetue); agli iscritti è concessa inoltre l’indulgenza plenaria alle solite condizio-ni nel giorno dell’iscrizione e nella festa della Madonna di Loreto (10 dicembre).

NORME PER L’ISCRIZIONE

• Farne richiesta, anche con lettera, alla Direzione. Possono essere iscritti vivi e defunti, persone singole efamiglie. Viene rilasciato un diploma di iscrizione.

• La partecipazione ai beni spirituali, comprese le Messe perpetue, è perpetua, cioè per sempre.

• Gli iscritti non hanno obblighi particolari, tranne l’impegno di vivere cristianamente.

• Si raccomanda la recita dell’Angelus tre volte al giorno e la recita frequente del Rosario e delle LitanieLauretane.

• La quota d’iscrizione è di € 10,00 (per l’iscrizione individuale) o di € 16,00 (per l’iscrizione di più personeo di una famiglia).

La Congregazione Universale pubblica la rivista mensile “IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA”, che informa sulla vitadel santuario e funge da collegamento con gli animatori e gli iscritti. Promuove inoltre gli studi e le pubblicazionisulla storia della S. Casa e del santuario. Chi desidera collaborare più intensamente agli scopi della CongregazioneUniversale può chiedere di far parte del gruppo degli AMICI DELLA SACRA FAMIGLIA che riunisce gli Zelatori e leZelatrici della Santa Casa. Essi riceveranno particolari incarichi insieme ad un nostro tesserino d’iscrizione. Per l’in-vio di corrispondenza e di offerte servirsi del seguente indirizzo:

DELEGAZIONE PONTIFICIA - CONGREGAZIONE UNIVERSALE DELLA SANTA CASA60025 Loreto (AN), Italia - Tel. 071.97.01.04 - Fax 071.97.47.176 - C.C.P. n. 311605

Iscrivi te stesso e i tuoi familiari alla Congregazione Universale della Santa Casa.Potrai usufruire di vari benefici spirituali, in primo luogo delle messe perpetue:cioè, di una messa celebrata ogni giorno nel santuario della Santa Casa alle ore 8.

• Puoi iscrivere te stesso o altra persona singola, viva o defunta (offerta € 10,00)

• Puoi iscrivere la tua famiglia o altre famiglie, per vivi e/o defunti (offerta € 16,00)

Invia la tua offerta tramite C.C.P. n. 311605 intestato a:Delegazione Pontificia - Congregazione Universale Santa Casa - 60025 Loreto (AN)oppure tramite bonifico bancario:Banca delle Marche cod. IBAN: IT70O0605537380000000000941 BIC: BAMAIT3AChi intende inviare l’offerta tramite bonifico bancario è pregato di comunicare il proprio recapito tramite let-tera, fax o e-mail per consentire una risposta.

Per contattarci: tel. 071.970104 - fax 071.9747176 Sito: www.santuarioloreto.it e-mail: [email protected]

MESSE PERPETUE