Sanità, lavoro, economia, digitale: presente e futuro dopo il ......milioni, con un recupero di 80...

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Proviamo a ripartire Sanità, lavoro, economia, digitale: presente e futuro dopo il coronavirus consumatori e responsabilità. Il mensile dei soci con ASSEMBLEE DALL'11 AL 17 GIUGNO, SOCI NEI NEGOZI PER APPROVARE UN BILANCIO CHE MIGLIORA A PAGINA 6 FONDO DI EMERGENZA INIZIATIVE DI SOSTEGNO ALLE PERSONE PIÙ FRAGILI: RACCOLTI PIÙ DI DUE MILIONI DI EURO A PAGINA 10 Coop ALLEANZA 3.o | EdiZioNE EmiLiA-romAgNA - LomBArdiA | n°4 maggio 2020

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  • Proviamo a ripartire

    Sanità, lavoro, economia, digitale: presente e futurodopo il coronavirus

    consumatori e responsabilità. Il mensile dei soci

    con

    ASSEMBLEEDALL'11 AL 17 GIUGNO, SOCI NEI NEGOZI PER APPROVARE UN BILANCIO CHE MIGLIORAA PAGINA 6

    FONDO DI EMERGENZAINIZIATIVE DI SOSTEGNO ALLE PERSONE PIÙ FRAGILI: RACCOLTI PIÙ DI DUE MILIONI DI EUROA PAGINA 10

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  • 8 Un patto per uscire dalla crisi

    14 Il destino della sanità pubblicaDARIO GUIDI

    20 Il risveglio sarà digitaleCLAUDIO STRANO

    28 Per dimagrire usiamo la testaSILVIA FABBRI

    34 Riscoprire la pulizia della casa

    36 Con le manimi metto a...CLAUDIO STRANO

    38 Coop, misure per igiene e sicurezzaCHIARA FAENZA

    39 Le nostre vite onlineALESSANDRA FARABEGOLI

    40 Primavera, tempo di frittate

    44 Sos vacanze, aiutiamo il turismoPAOLA MINOLITI

    46 Musei virtuali

    47 I libri del mese

    49 Intervista a Marina Rei

    PIERFRANCESCOPACODA

    19 Reale e virtuale SIMONA VINCI

    25 Un'economia al servizio dell'uomo

    LUCA MERCALLI

    33 Lievito, tempi di vita e coronavirus

    MICHELE SCULATI

    41 Il cibo esige sempre rispetto

    MASSIMO MONTANARI

    46 Storia di una mascheraMASSIMO CIRRI

    4 Un Bilancio che coglie tutti gli obiettivi del primo anno di Piano

    LINA SINI

    12 "L'Unione fa la spesa" per 10milaVIVIANA MONTI

    26 Sfi da tra musica e pitturaELISABETTA PAGLIA

    Coop Alleanza 3.0Numero verde

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    sommario consumatori 4 | maggio 2020

    Mensile della Cooperazione di Consumatori

    Viale Aldo Moro 16,40127 Bologna Tel. 051.6316911Fax [email protected]

    Reg.Trib. Bologna 3/8/82 n. 5005Iscrizione Roc 29/8/01 n. 1040Copia singola euro 0,34Abbonamento annuo euro 3,10

    Direttore responsabileDario Guidi

    RedazioneMonica Di Martino, Silvia Fabbri, Alice Munerato, Andrea Pertegato, Silvia Pizzorno, Lina Sini, Claudio Strano

    Progetto grafi coKitchen

    Impaginazione e grafi caIlde Ianigro

    Responsabile della pubblicitàPaolo Ortolani

    StampaRotopress International srl (Loreto- Bologna)

    Coop Editrice Consumatori

    40127 Bologna, Viale Aldo Moro, 16Tel. 051.6316911 | Telefax 051.6316908C. F., P. IVA e Iscrizione al Registro delle Imprese di Bologna n. 03722150376 Iscrizione all’albo delle Cooperative a mutualità prevalente n. A108296

    Consiglio di amministrazionePresidente Andrea MascheriniVice Presidente Silvio AmbrogioTiziana Cattani, Alessandro Medici, Marisa Pecere, Andrea Pertegato, Enrico Quarello

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    Associato USPI, Unione stampa periodica italianaQuesta rivista è stata stampata su carta 100% ecologica che ha ottenuto il marchio Ecolabel dell’Unione Europea riservato ai prodotti a minor impatto ambientale

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  • 4 Consumatori maggio 2020

    approvazione del Bilancio è forse il momento più importante della partecipazione dei soci alla vita della loro Cooperativa. Un momen-

    to che quest’anno coincide con una fase molto delicata per il nostro paese, ancora immerso nei problemi causati dall’epidemia di Covid-19.

    Il Bilancio 2019 è già in parte influenzato dalle conseguenze della pandemia. Le assemblee non si potranno svolgere in presenza e la partecipa-zione dei soci avverrà con modalità inedite (si veda il dettaglio nell’articolo qui a destra).

    «Come Cooperativa, mentre stiamo ancora mettendo in atto le soluzioni ai problemi che ci pongono soci, clienti, dipendenti e comuni-tà – afferma il presidente Adriano Turrini – è diventato necessario capire come sarà l’impatto economico sociale nei prossimi mesi, e contem-poraneamente pensare alle persone: al biso-gno di maggior sicurezza sociale, alle povertà emergenti, alla reale necessità di salvaguardare l’ambiente e la coesione sociale. Oggi più che mai siamo convinti che il nostro impegno come Coop sia determinante per realizzare questo cambiamento: Una buona spesa può cambiare il mondo».

    Il Piano di rilancio Ma vediamo insieme i temi salienti del Bilancio 2019 all’approvazione dei soci. Per farlo dob-

    biamo ripartire da dove eravamo rimasti, cioè dal Bilancio 2018, approvato con le assemblee del maggio 2019. Allora, insieme al Bilancio con una perdita rilevante, Coop Alleanza 3.0 aveva presentato anche il Piano di rilancio che, avviato proprio nel 2018, aveva l’obiettivo di riportare la Cooperativa in utile in quattro anni.

    Oggi, a un anno di distanza, come dice il presi-dente Adriano Turrini, «possiamo dire con sod-disfazione che siamo riusciti a fare tutto quello che avevamo pianificato e che i risultati generati nel corso del 2019 superano e migliorano le previ-sioni del Piano che avevamo formulato e di cui iniziamo a raccogliere i frutti».

    Gestione caratteristica e venditeNel 2019, le vendite della sola Coop Alleanza 3.0 sono state quasi 4,1 miliardi con una riduzione del 2,4% sul 2018: una riduzione del fatturato dovuta in buona parte alla cessione di alcuni negozi, prevista dal Piano stesso. Per meglio interpretare questi dati, dobbiamo vederli a rete omogenea (cioè considerando un numero uguale di punti vendita) e dividendo l’anno in due parti.

    Nel primo semestre, quello in cui sono stati rivisti gli assortimenti, è stato messo al centro dell’offerta il prodotto Coop e si è investito in convenienza, non si vedono ancora i benefici sulle vendite; mentre nella seconda parte dell’anno, grazie alle politiche messe in atto, è

    Un Bilancio che coglie tutti gli obiettivi del primo anno di Piano

    — Lina Sini

    primo piano coop alleanza 3.0

    A un anno di distanza dall’avvio del Piano di rilancio, Coop Alleanza 3.0 presenta un Bilancio con la perdita dimezzata, vendite in ripresa e risultati migliori delle previsioni per buona parte degli obiettivi del Piano

    L’

  • evidente il recupero progressivo, trime-stre su trimestre.

    Supera inoltre ogni più rosea aspet-tativa l’andamento delle vendite del prodotto a marchio Coop, la cui quota si attesta a quasi il 24% nei prodotti confezionati. Guardando poi il fattura-to a insegna Coop, che rappresenta la somma della rete diretta e del fran-chising, si arriva a sfiorare i 5 miliardi di vendite, con una crescita del 2,4% sul 2018. La tendenza ha continuato a essere positiva anche nei primi mesi del 2020 e anche prima dell’effetto corona-virus. «Dopo diversi anni – commenta Turrini – Coop Alleanza 3.0 registra un andamento migliore rispetto al mercato complessivo delle imprese della grande distribuzione».

    Riduzione dei costi e risultatiNel 2019, la Cooperativa ha lavorato an-che sulla riduzione dei costi che, con un lavoro di ottimizzazione e diminuzione degli sprechi, ha permesso di raggiun-gere un recupero imponente pari a 77 milioni. La capacità di generare cassa prima di operazioni straordinarie (ebitda adjusted) di Gruppo, che era negativa lo scorso anno, diventa positiva per 33

    milioni, con un recupero di 80 milioni sul 2018.

    Il Bilancio del 2019 si chiude quindi con il sostanziale dimezzamento del-la perdita registrata nel 2018, che si riduce a 163,9 milioni, con un risultato della gestione ordinaria che supera le previsioni. Migliorare gli obiettivi defi-niti dal Piano di rilancio il primo anno ha inoltre consentito a Coop Alleanza 3.0 di operare svalutazioni o accanto-namenti per circa 80 milioni, contro i 29 previsti. Alcuni accantonamenti sono stati effettuati anche in vista della giusta prudenza per le incertezze che lo scenario di emergenza ci mette di fronte.

    Il prestito sociale La solidità della Cooperativa è a ga-ranzia di un Prestito al sicuro e sempre disponibile per i soci. Rimane conside-revole il patrimonio netto pari a 1,92 miliardi.

    Il Prestito sociale, anche nel 2019 ha rispettato con ampio margine i parame-tri di sicurezza fissati nel regolamento del Prestito, grazie a un grande volume di liquidità detenuto e un congruo gra-do di immobilizzo.

    Siamo sulla strada giustaGrazie a tutti i risultati raggiunti nel 2019 la Cooperativa ha aggiornato il Piano di rilancio, anticipando di un anno (al 2021, rispetto alla previsione iniziale del 2022) il ritorno dell’utile di esercizio, con un trend più sostenuto delle vendite e aumentando gli investimenti nel periodo del Piano, per supportare innovazione e sviluppo soprattutto su due ambiti di im-portanza cruciale come logistica e sistemi informatici.

    Abbiamo ancora tanto lavoro da fare, dobbiamo anche affrontare il nuovo scenario di incertezza che la pandemia in corso ci mette di fronte. Le tappe succes-sive del percorso di Piano procedono e si concentrano su un costante recupero dei costi, sulla riorganizzazione della rete di vendita con alcune dismissioni e alcune nuove aperture, e sul miglioramento del risultato. «Solo così potremo pienamente adempiere la nostra missione e svolgere sempre meglio il nostro mestiere – conclu-de il presidente Turrini –. Vogliamo continuare a essere cooperatori per offrire ai soci un prodotto conveniente, buono e sicuro, in una filiera etica che rifiuta ogni tipo di sfruttamento e supporta l’econo-mia nazionale e locale».

    Consumatori maggio 2020 5

    primo piano coop alleanza 3.0

    Il 2919 si chiude con una gestione

    ordinaria che supera di quasi 24

    milioni le previsioni. Anticipato di un anno (al 2021)

    il ritorno dell’utile di esercizio

    Sfogliando tra i numeri del consuntivo

    TOTALE SOCI

    2.347.238al 31/12/2019

    TOTALE LAVORATORI

    20.062al 31/12/2019

    VANTAGGI ESCLUSIVI PER I SOCI

    138milioni di euro nel 2019

    TOTALE PUNTI VENDITA

    378al 31/12/2019

    LIBRETTI DI PRESTITO SOCIALE

    438.776al 31/12/2019

    5 RISTRUTTURAZIONI2 NUOVE APERTUREeffettuate nel 2019

  • 6 Consumatori maggio 2020

    primo piano coop alleanza 3.0

    Maggio, come sanno bene i soci Coop, è da sempre il periodo di svolgimen-to delle assemblee per l’approvazio-ne del Bilancio. Ma quest’anno anche le assemblee, come tutti gli

    eventi che dovrebbero svolgersi con la presenza di tante persone in un unico spazio, non potranno tenersi nella modalità consueta, a causa delle misure di distanziamento necessarie per evitare il diff ondersi del coronavirus.

    Le “modalità eccezionali” per lo svolgimento delle assemblee per l’approvazione dei bilanci – che riguardano anche le cooperative - sono state

    previste nel decreto Cura Italia. A questo riferimento normativo si è attenu-

    ta anche Coop Alleanza 3.0 per progettare la migliore modalità alternativa per lo svolgimento di questo momento di partecipazione democra-tica fondamentale per la vita della Cooperativa. L’approvazione del Bilancio d’esercizio della Cooperativa avverrà quindi con modalità inedite e speciali. Vediamo quali.

    Il Rappresentante designatoSi terranno 61 assemblee, alle quali parteciperan-no esclusivamente il rappresentante designato,

    Le modalità eccezionali sono

    previste dal decreto Cura Italia

    e riguardano anche le cooperative

    LE ASSEMBLEE 2020

    Un modo nuovo di partecipareA causa delle restrizioni per il contenimento della pandemia, le assemblee per l’approvazione del Bilancio si svolgeranno in modo diverso. I soci potranno votare nei negozi dall’11 al 17 giugno, dopo essersi fatti un’opinione consultando i materiali esplicativi messi a disposizione dalla Cooperativa

    Tutte le informazioni aggiornate e i materiali sono disponibili su all.coop/assemblee

    COME INFORMARSI

    Nel sito della Cooperativa,

    digitando il link diretto all.coop/as-

    semblee e poi accedendo con

    nome utente e password all’area dedicata, dal 25 maggio sono disponibili un breve video, l’opuscolo informativo sinte-tico, il progetto di Bilancio civili-stico, e l’Ordine del giorno delle assemblee.

    DELEGA E DOCUMENTI NECESSARI

    L’approvazio-ne dei punti

    all’ordine del giorno av-viene su una

    delega con istruzioni di

    voto personaliz-zata. È possibile scaricare la delega direttamente dal sito e compilarla oppure in alternativa, si può far stampare in negozio. Una volta stampata e compilata, la delega sarà da consegnare in uno dei 338 negozi coinvolti, presentando la fotocopia di un documento di identità e la Carta socio.

    COME APPROVARE IL BILANCIO

    Dall’11 al 17 giugno basterà

    consegnare la delega compilata in uno dei negozi

    di Coop Alle-anza 3.0 coinvolti

    (la lista sarà nell’area dedicata del sito) a un addetto che effettuerà il riconoscimento (tramite un docu-mento d’identità e la Carta socio) e poi inserire la delega nell’apposita urna. È possibile consegnare deleghe di altri soci (fino a 5), portando con sè il documento d’identità e la Carta socio Coop dei soci deleganti.

    Come approvare il Bilancio in pochi passi

  • Consumatori maggio 2020 7

    primo piano coop alleanza 3.0

    I punti in discussioneL’ordine del giorno delle assemblee è articolato in sei punti, seguiti da varie ed eventuali, sull'anda-mento economico e sociale di Coop Alleanza 3.0.

    1. Approvazione del Rapporto Etico

    2. Presentazione della Relazione annuale del Comitato Controllo e Rischi

    3. Approvazione del Bilancio d’esercizio chiuso al 31/12/2019 e della Relazione sulla Ge-stione, di Coop Alleanza 3.0, previa lettura della Relazione del Collegio Sindacale, della Relazione della Società di Revisione; delibe-razioni conseguenti

    4. Proroga durata mandato Commissione Elet-torale

    5. Conferma Consiglieri nominati per cooptazione

    6. Nomina del delegato all’Assemblea Generale

    I soci potranno anche, come di consueto, porre alla Cooperativa delle domande per avere chiarimenti sui punti all’ordine del giorno. Potranno farlo attraverso la posta ordinaria, inviando la propria domanda all’indi-rizzo Coop Alleanza 3.0 soc.coop, alla c.a. Ufficio Affari societari di Cooperativa - via Villanova 29/7 - 40055 Villanova di Castenaso (Bo) – o per e-mail, all’indirizzo [email protected]. Le domande po-tranno essere inviate dal 19 maggio al 20 giugno. Ogni socio riceverà risposta individuale con lo stesso mezzo utilizzato per inviare la domanda. Inoltre, le domande e relative risposte saranno pubblicate nell’area dedicata del sito, in due tranche: entro il 10 giugno tutte quelle pervenute entro il 3 giugno – per dare ai soci maggiori informazioni già dal periodo precedente la consegna delle deleghe – ed entro il 27 giugno tutte quelle invia-te dal 4 al 20 giugno.

    La Cooperativa risponde Una mail dedicata per porre domande suipunti all’ordine del giorno

    il presidente e il segretario di ogni assemblea. Il ruolo di Rappresen-tante designato, svolto dalla società internazionale di servizi Computer-share, è quello di rappresentare i soci e certificare l’espressione della loro volontà per ognuno dei punti all’ordine del giorno.

    Come approvare il BilancioI soci potranno approvare, prima dello svolgimento delle assemblee, i punti all’ordine del giorno attra-verso una delega con le istruzioni di voto, che potranno scaricare, stampare e poi compilare, dalla apposita sezione dedicata al bilancio accessibile previo login da all.coop\assemblee.

    In alternativa potranno stampare la delega con istruzioni di voto pres-so 338 punti vendita. Le deleghe, nominative e personalizzate, saran-no a disposizione dai primi di giugno al 17 dello stesso mese.

    Dall’11 al 17 giugno, presso il Pun-to soci, ci sarà un’urna sigillata nella quale consegnare la delega con le

    istruzioni di voto; nei negozi non coinvolti, i soci potranno trovare le indicazioni sul negozio più vicino in cui poter votare.

    Per informarsi, i soci dal 25 mag-gio potranno consultare il progetto di Bilancio, nella stessa area del sito da dove sì potrà scaricare la delega (accessibile dal link all.coop/assem-blee), e nei negozi. Un opuscolo informativo che sintetizza i punti principali e fornisce informazioni utili a farsi un’opinione anche sugli altri punti all’ordine del giorno (vedi pagina qui a destra) sarà a disposi-zione nei negozi e nel sito.

    Lo scrutinio del votoI risultati della votazione saranno portati dal Rappresentante Desi-gnato alle assemblee separate, mentre saranno i delegati dei soci a confermarli all’assemblea gene-rale in programma il 25 luglio, con la partecipazione del Rappresen-tanti designato, oltre che dei 61 delegati e del Presidente di Coop Alleanza 3.0.

    Attività sociali, flash sulle principali iniziative

    BUON FINE

    13.000pasti al giorno

    DONA LA SPESA

    500 TONNELLATEraccolte di prodotti alimentari

    EDUCAZIONE AL CONSUMO CONSAPEVOLE NELLE SCUOLE

    60.000studenti coinvolti

    GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

    85.000 EUROa 37 centri antiviolenza

  • 8 Consumatori maggio 2020

    Il bollettino quotidiano della battaglia contro il coronavirus è ancora pesante. Se sul versante sanitario qualche segno di inver-sione di tendenza comincia a

    manifestarsi, sul piano economico invece, le conseguenze più pesanti del blocco iniziano solo ora a farsi sentire e si riverbereranno ancora su un periodo di diversi mesi. Meno 9% nel Pil 2020, meno 30% nei consumi: le previsioni di Fondo monetario e di altri soggetti vengono aggiornate a getto continuo, col rischio di venir riviste in peggio al bollettino successivo. Anche se con questo mese di maggio si sta avviando la graduale ripartenza delle attività economiche sin qui bloccate, sarà da vedere se tutti saranno

    in grado di riaprire e quanti posti di lavoro si salveranno. Il rischio è che il paese si ritrovi più povero e che, soprattutto, chi già se la passava meno bene prima di questa crisi, veda peggiorare drasticamente la sua situazione.

    «Il problema – spiega il presidente di Coop Italia, Marco Pedroni – è limitare la recessione economica e che questa non sia molto polariz-zata e colpisca i gruppi più fragili, aumentando le diseguaglianze. Contrastare questo scenario deve essere la prima preoccupazione non solo del governo, ma anche della società nel suo insieme e del mondo delle imprese. Occorre ga-rantire continuità al lavoro e stabilità dei prezzi, anche rinunciando ad alcuni tratti caratteristici del business e del profi tto. La mobilitazione del mondo Coop, con le tante misure che abbiamo messo in campo per essere vicini alle famiglie, a cominciare dal blocco dei prezzi per due mesi, ha questo obiettivo di fondo».

    Per Mauro Lusetti, presidente nazionale di Legacoop e dell’Alleanza delle cooperati-ve italiane «la sfi da che il paese ha davanti è estremamente diffi cile e richiederebbe prima di tutto uno spirito di confronto più costrutti-vo e maggiore serietà. Troppo spesso si assiste a forzature e contrapposizioni laceranti che non aiutano a trovare soluzioni e mettono a rischio la tenuta della coesione sociale. Si è chiesto agli italiani di fare sacrifi ci importanti per tutelare un bene primario come la salute: per questo dobbiamo sforzarci tutti, politica, imprese,

    MAURO LUSETTI

    PRESIDENTE NAZIONALE DI LEGACOOP E

    DELL’ALLEANZA COOPERATIVE ITALIANE

    LE PROPOSTE DELLA COOPERAZIONE

    Un patto per uscire insieme dalla crisiLusetti: «No a contrapposizioni e forzature, non possiamo restare isolati in Europa. Misure del governo ok, ma i soldi devono arrivare subito a chi ha bisogno». Pedroni: «A mondo agricolo e imprese proponiamo un lavoro comune contro le speculazioni e per garantire prezzi e forniture»

    primo piano emergenza coronavirus

  • Consumatori maggio 2020 9

    sindacati, mondo scientifico, di essere all’altezza di una sfida drammatica, con la consapevolezza che da solo nessuno risolve nulla».

    Guardando alle misure messe in campo, Lusetti conferma che il punto chiave in questa fase è quello di fare arrivare soldi e liquidità alle imprese e garantire reddito alle famiglie. «La dimensione e il tipo di misure messe in campo dal governo, nel giudizio che tutte le associazioni economiche hanno condiviso, è stato apprezzato e ritenuto adeguato. Il timore è però che i passaggi autorizzativi previsti, tra banche e un organismo come la Sace, compor-tino tempi troppo lunghi nell’erogazione dei fondi. Nessuno può permettersi mesi di attesa, i soldi devono arrivare rapidamente a chi ne ha bisogno».

    Quanto poi alla definizione dei percorsi di uscita dalla fase di lockdown, il mondo della co-operazione, assieme alle altre forze economiche e sociali, «chiede di essere ascoltato e coinvolto e non di dover imparare la sera cosa succederà la mattina dopo», auspicando anche che ci sia sin-tonia tra il lavoro degli esperti della commissione Colao, il governo e le singole Regioni.

    Quanto al tema del reperimento delle risorse fi-nanziarie e dei rapporti con l’Europa, su cui così dura è la polemica nel nostro paese, Lusetti parte da un invito a guardare alla realtà dei fatti con atteggiamento pragmatico e senza atteggiamenti precostituiti: «Se è vero che la solidarietà tra i partner europei deve essere piena e senza condizioni, va anche riconosciuto che di impegni e fatti concreti l’Europa ne ha già messi in campo tanti e non di poco conto. Ci sono gli inter-venti della Bce per 1.100 miliardi, è stato sospeso il patto di stabilità e le regole anti-deficit, ci sono i 100 miliardi del programma Sure a sostegno dei lavoratori in cassa integrazione, è passata la pro-posta di un Recovery fund per altre centinaia di miliardi, su cui si sta cercando una faticosa intesa. Invece da noi si discute solo di una cosa, se usare o meno il Mes, cioè il meccanismo salva stati, da cui comunque potrebbero arrivare all’Italia, senza condizioni, almeno 35 miliardi, che non sono poco, da destinare alla lotta contro il virus. Il punto è che l’Europa è determinante: da soli, pensando anche

    alle sfide future che ci aspettano, non andremo da nessuna parte. Dobbiamo evitare assolutamente di finire isolati. Oggi, come ha spiegato Draghi bisogna agire senza preoccuparsi del nuovo debito che si produce, perché c’è la tenuta sociale dei pae-si da difendere».

    Al piano generale e delle decisioni politiche si affianca poi la vita di tutti i giorni delle persone e delle famiglie. Come ricordato all’inizio, la coope-razione di consumatori si è mobilitata da subito per garantire la “normalità” del fare la spesa in condizioni di sicurezza e per arginare da subito speculazioni sui prezzi.

    «Sin qui gli italiani hanno trovato sui nostri scaffali tutti i prodotti di cui avevano bisogno, grazie anche all’impegno di tutti i nostri dipendenti. Stiamo facendo ogni sforzo perché così continui ad essere anche nei prossimi mesi – spiega Marco Pedroni – Ma occorre che tutti i soggetti che operano nelle diverse filiere facciano la loro parte. Per questo, agli operatori del mondo agricolo e all’industria agroalimentare proponia-mo un lavoro comune che garantisca forni-ture, prezzi e ordini. Sappiamo che ci sono problematiche delicate, come ad esempio la difficoltà a trovare manodopera sufficiente (solitamente si trattava di migliaia di lavoratori stranieri) per garantire il raccolto di tanti prodotti che vanno a maturazione in questa stagione. Ci sono problemi nella logistica perché i camion girano in parte vuoti e c’è una ricaduta sui costi. Ci sono settori, come quello del latte o delle piante ornamentali, che hanno avuto un forte calo di domanda. Per gestire queste cose noi diciamo che ci vuole un impegno responsabile di tutti. Noi ci siamo già mossi con fatti concre-ti: il blocco dei prezzi è una garanzia verso i consumatori, ma anche verso i produttori, perché come già avvenuto altre volte, noi così garantia-mo un prezzo certo ai produttori senza inseguire speculazioni e quotazioni al ribasso che pure ci sono. Noi privilegiamo i produttori italiani e vogliamo costruire un percorso perché da questa situazione si possa uscire tutti insie-me: famiglie, produttori, imprese. Dobbiamo fare ogni sforzo per tener unito il paese, questo per noi vuol dire essere cooperazione».

    primo piano emergenza coronavirus

    Avvertenza su questo numero di ConsumatoriQuesta rivista è stata realizzata quando la “fase 2” non era ancora cominciata e le disposizioni e i divieti per contrastare l’epidemia di coronavirus erano più stringenti. Dunque ci scusiamo se qualche notizia o riferimento ad eventi potrà risultare errato o superato dall’evolversi della situazione.

    RapportoOxfam sui diritti,Coopin testaCoop si conferma in testa alla classifica nel rapporto Oxfam (un delle più importanti associazioni mondiali che combatte la povertà) che misura le mo-dalità con cui le maggiori catene italiane (Coop, Conad, Esselunga, Gruppo Selex, Eurospin) affronta-no il tema dei diritti umani nelle proprie filiere di pro-duzione agroalimentare, per eliminare sfruttamen-to e abusi. Già nel 2018, Coop aveva ottenuto il punteggio più alto su tutti i parametri. Nella nuova edizione, in tutti gli ambiti Coop migliora il suo posi-zionamento, ottenendo un 40% complessivo (tutti i competitor si posizionano sotto al 30%). Nel seg-mento trasparenza Coop sale al 46% (+13%), per i diritti dei lavoratori arriva al 54% (+12%), per i diritti dei produttori di piccola scala sale al 42% (+15%) e sul tema delle donne raggiunge il 14% (+14%). Il raporto Oxfam si trova qui: www.oxfamitalia.org/al-giusto-prezzo-rappor-to-2020/.

  • 10 Consumatori maggio 2020

    L’emergenza sanitaria e la quarante-na che ci ha costretto (quasi) tutti a casa sono state un grave problema per molte famiglie, che hanno visto azzerarsi il proprio reddito da

    lavoro, e rischiano di avere difficoltà nel ripren-dersi. Coop Alleanza 3.0 ha attivato immediata-mente diverse “risposte cooperative”.

    In primo luogo il blocco dei prezzi dei prodotti confezionati fino al 31 maggio, per avere una funzione calmieratrice sul mercato. Ma insieme a questo, non si è risparmiata la solidarietà: 1 per tutti 4 per te, ricominciata a marzo, è stata destinata tutta fino al 31 maggio all’emergen-za coronavirus, con la costituzione di un fondo dedicato al sostegno di iniziative nell’ambito sanitario, economico e sociale, in cui è confluito per intero l’1% dei ricavi delle vendite dei prodotti

    Coop dell’intero periodo. I soci Coop possono con-tribuire a questo fondo direttamente, scegliendo di donare il proprio sconto del 4 per te accumula-to con l’acquisto di prodotti Coop. Alcune azioni sono tuttora in corso come il contributo della Cooperativa alle associazioni di “L’unione fa la spesa” (vedi pag. 8 ) oppure lo sconto ulteriore del 10% sui buoni emessi dai Comuni.

    Ecco com’è stato utilizzato il fondo in aprile. Medici Senza Frontiere in prima lineaMedici Senza Frontiere sta operando in coordina-mento con le autorità sanitarie in Lombardia, nel-le Marche e in Sicilia per aiutare i malati di Covid -19. La Cooperativa, che da anni sostiene l’ong, ha contribuito con una donazione di 130mila euro. I team composti da medici, infermieri, esperti di igiene e logisti con esperienza svilup-

    CORONAVIRUS

    Fondo di emergenza, raccolti più di due milioni di euro

    Abitudinidi spesaEcco come sonocambiate Otto settimane di quaran-tena da fine febbraiohanno cambiato leabitudini di spesa degliitaliani: dopo una prima fase di vere e proprie scorte da assedio (dal 24 febbraio al 15 marzo) che ha fatto registrare un +14,6%, poi col passare del tempo e la consapevo-lezza che gli approvvigio-namentisarebbero rimasti costanti, la spesa si è fatta moderata e la cre-scita degli acquisti si è at-testata nel totale delle 8 settimane (dal 24 febbra-io al 19 aprile) al +5,6%. I clienti hanno privilegiato il cibo confezionato (che ha registrato +10,3%)mentre la richiesta di freschi e freschissimi si è contenuta nella seconda fase. Uova, burro e farina sono rimasti sempre in testa, mentre nelle ultime settimane sono cresciuti gli acquisti di aperitivi(+17%) e birra (15,5%).Scopri di più su all.coop/abitudini_lockdown

    primo piano coop alleanza 3.0

  • Consumatori maggio 2020 11

    pata negli anni in risposta alle grandi epidemie mondiali, lavorano fianco a fianco con i colleghi nelle strutture ospedaliere sul territorio. In par-ticolare, in collaborazione con la Regione Marche e l’Asur, i team di Medici Senza Frontiere sono impegnati nelle città marchigiane di Fabria-no, Jesi e Senigallia per proteggere le comunità fragili, come le strutture per anziani e supportare i medici di base. All’ospedale di Jesi si occupano della formazione di medici di base che assistono pazienti positivi a domicilio e negli hotel Covid, mentre nelle strutture per anziani supportano il personale sanitario. In Sicilia con un team di 10 persone si occupa di supportare i medici di base nell’assistenza a distanza e follow up dei pazien-ti, in provincia di Messina, e nella prevenzione e controllo dell’epidemia nelle provincie di Enna, Messina, Catania e Palermo.

    Caritas, per rafforzare le reti sociali Le Caritas diocesane, grazie all’impegno di opera-tori e volontari, non cessano di garantire i propri servizi, sebbene operino in condizioni difficili. Coop Alleanza 3.0 è intervenuta a sostegno di Ca-ritas con oltre 660mila euro sotto forma di buoni spesa distribuiti dall’organismo pastorale della Cei alle famiglie più bisognose e alle fasce più deboli della popolazione tramite le Caritas locali.

    In aiuto alle donne vittime di violenza Le restrizioni imposte per limitare la diffusione del contagio da coronavirus sono state un terreno fertile per abusi e maltrattamenti tra le mura domestiche. Per questo Coop Alleanza 3.0 ha deciso di rafforzare il sostegno alla rete di associazioni con cui negli anni ha stretto una collaborazione, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. La Cooperativa ha donato 50mila euro complessivi che ogni singola associazione sceglie come investire, tra il potenziamento dei servizi di supporto telefonico e altri acquisti necessari, anche per i bambini, nelle case rifugio.

    primo piano coop alleanza 3.0

    Niente coda per chi prenota la spesaCon Cod@casa si sceglie giorno e oraPer ridurre il tempo d’attesa e di accesso ai punti vendita c’è Cod@casa, il servizio di prenotazione che consente di scegliere quando fare la spesa. Dal 20 aprile è diven-tato più veloce perché si può scegliere il giorno e l’ora per andare al supermercato. Basta prenotare un appuntamento, tramite il sito web dedicato all.coop/codacasa oppure chiamare il numero verde della Cooperativa 800 000003; in ogni caso è ne-cessario scegliere la provincia, il punto vendita, la data di accesso e l’orario nel quale si andrà a fare la spesa.

    COME FARE LA PRENOTAZIONE. Collegandosi al sito all.coop/codacasa, è possibilescegliere tra due opzioni: “Prenota il primo spazio disponibile”, oppure “Selezionala fascia oraria”. A questo punto basta seguire le istruzioni, cioè nel primo caso inse-rire solo un indirizzo di posta elettronica, nel secondo scegliere anche una password e registrarsi; poi, selezionare il punto vendita e l’orario preferito tra quelli dispo-nibili. Il sito genererà un numero di prenotazione subito visibile, ma nello stesso tempo invierà all’indirizzo mail indicato un riepilogo dell’appuntamento e il codice di prenotazione. Inoltre, un quarto d’ora prima dell’orario scelto verrà inviata una mail di promemoria.

    TELEFONICAMENTE. Chi preferisce prenotare telefonicamente, deve contattare il numero verde della Cooperativa all’800000003 dal lunedì al sabato, dalle 9 alle ore 18 e un operatore fornirà tutte le indicazioni necessarie per la prenotazione.

    NEL PUNTO VENDITA. A negozio è previsto un ingresso dedicato per chi ha effettuato una prenotazione ed è in possesso del codice: quest’ultimo va mostrato o dichiarato all’ingresso al personale addetto alla gestione dell’accesso con Cod@casa. Si può consegnare la mail stampata con il codice oppure esibire il telefono o ancora il numero fornito dall’operatore telefonico. Per ogni fascia oraria è previsto solo il numero di po-sti idoneo a garantire il pieno rispetto delle distanze di sicurezza. Chi non ha prenotato potrà comunque mettersi nella fila “normale”.

    DISDETTA DELLA PRENOTAZIONE. Nella mail di riepilogo c’è la possibilità di annullare la prenotazione in modo da lasciare il posto libero ad altri che ne avessero bisogno.

  • 12 Consumatori maggio 2020

    L’emergenza coronavirus ha tenuto con il fiato sospeso il paese e costretto tutti forzatamente a casa. Un problema soprattutto per le fasce più fragili della popolazione,

    anziani soli e persone con problemi di salute, che all’improvviso si sono trovate impossibilitate a fare la spesa.

    Le istituzioni e le associazioni di volontariato si sono organizzate in tutta Italia per affrontare anche questo problema. Da fine marzo, Coop Alle-anza 3.0 ha lanciato l’iniziativa solidale “L’unione fa la spesa” per garantire la consegna gratuita della spesa alle persone impossibilitate a uscire. In aprile questo protocollo d’intesa è stato attiva-to in 208 punti vendita di 192 comuni italiani, attraverso il coinvolgimento di 124 associazioni di volontari ed enti. Dall’avvio del progetto al momento di andare instampa, le spese effettuate sono state oltre 13mila. E queste consegne per tante persone sono state anche l’unico contatto con il mondo esterno, il solo legame con la comu-nità. Abbiamo chiesto a cinque volontari di aree diverse di raccontarci la loro esperienza.

    VenetoMatteo Soppelsa,

    Associazione Noi con Voi di FeltreFino a tre mesi fa gestivamo la mensa solidale a Feltre, poi, abbiamo dovuto modificare i nostri

    servizi alle persone bisognose, distribuendo pa-sti da asporto presso la mensa e consegnandogeneri di prima necessità a persone fragili e anziani, segnalati dai servizi sociali e dalla comunità parrocchiale. Gli utenti sono cambiati, la platea è aumentata, distribuita su tutto il comune. Bisogna prendere tutte le precauzioni, ma anche capire che qualcuno ha paura e limita i contatti, mentre altri hanno bisogno di parla-re, di ritrovare un po’ di normalità. Tutti però ci ringraziano, per quel poco che riusciamo a fare ma che per loro è tantissimo.

    Emilia RomagnaNicola Vitali,

    Pro Loco di Podenzano APS - PiacenzaLa nostra associazione si occupava delle clas-siche feste di paese, ma quando è iniziata la pandemia, da noi già a fine febbraio, abbiamo deciso di collaborare al servizio di consegna della spesa nel nostro comune. Hanno aderito anche tanti cittadini che normalmente il volontariato non lo vivono. È venuto fuori un po’ di cuore, un po’ di coraggio e tanta brava gente. Abbiamo organizzato un servizio di giovani, under 50 per scelta, perché a causa di questa malattia abbiamo perso volontari storici, persone di fa-miglia. Stavolta toccava a noi e abbiamo cercato di lasciarli a casa, di proteggerli. Alla Coop sono stati fantastici! Ci hanno dato una mano in molti

    CORONAVIRUS

    “L’unione fa la spesa” per 10mila

    — Viviana Monti

    Da fine marzo, i volontari di 124 associazioni di 192 diversi comuni consegnano gratuitamente gli acquisti alle persone fragili. Ecco i loro racconti. “L’Unione fa la spesa” è un’iniziativa solidale promossa da Coop Alleanza 3.0

    primo piano coop alleanza 3.0

  • Consumatori maggio 2020 13

    modi: attivando un accesso senza code, aiutan-doci a cercare i prodotti e fatturando a 30 giorni. Per entrare in contatto con la gente, siamo stati formati dai servizi sociali e accompagnati dai volontari della Croce Rossa: ci hanno spiegato come cercare segnali di disagio, facendo qualche domanda, perché oltre al cibo serve altro, un vero contatto umano.

    Emilia Romagna Antonella Lazzari,

    Auser Bologna Quando siamo partiti con il progetto “L’unione fa la spesa” di Coop Alleanza 3.0 abbiamo trovato il sostegno di una cordata di associazioni cittadine e il supporto dei volontari Coop di Ausilio per la spesa; e la collaborazione ha contribuito a rafforzarci. Ci siamo trovati ad affrontare qualcosa di comple-tamente nuovo, ma la presenza capillare di Auser nei quartieri ci ha consentito di essere un punto di riferimento e fare rete. Abbiamo toccato 450 beneficiari su Bologna, raggiungendo a fine aprile 1.300 spese consegnate. La nostra esperienza con anziani e persone fragili ci ha portato a favori-re il contatto umano fra beneficiari e volontari, oltre 200. Grazie a “L’unione fa la spesa” è venuta fuori una rete potente di istituzioni, associazioni e cittadinanza. Insieme a Coop Alleanza 3.0, inoltre, abbiamo consegnato 15 tablet a bambini e ragazzi che non avevano dispositivi per seguire le lezioni.

    MarcheStefano Palma,

    Croce Rossa Italiana - Comitato di Pesaro Pesaro è tra le province più colpite e ciò ha avuto un grande impatto sulla struttura ospedaliera e sul servizio di Croce Rossa. Ma non abbiamo dimen-ticato chi si trova in isolamento a casa per motivi di salute, perché solo o immunodepresso. Ci siamo attivati con una consegna di spesa e farmaci a do-micilio. L’accordo con Coop Alleanza 3.0 ci ha dato la possibilità di facilitare questo servizio. Quasi mille le consegne in totale, tra spese e farmaci, fatte solo da volontari. La risposta da parte loro è stata molto positiva, nonostante la paura che tutti abbiamo; c’è stata si può dire più disponibilità in questo periodo che prima dell’emergenza.

    SiciliaVeronica Farinella,

    Misericordia Gravina di CataniaLa nostra associazione si occupa di trasporti sanitari sul territorio di Catania. Quando il servizio è stato sospeso abbiamo scelto di rimanere attivi organizzandoci per consegnare spesa e farmaci a casa, con 25 volontari, a orario continuato. Fino ai primi di maggio abbiamo consegnato una media di 15 spese al giorno. Da questa esperienza abbiamo capito la forza della nostra associazione, il coraggio di ognuno di mettersi in prima linea. Oltre al cuore ci abbiamo messo il coraggio, anche se va detto che la nostra preparazione nel mondo della sanità, su proto-colli di sanificazione e dispositivi di protezione ci ha aiutato ad essere più sicuri. Insieme a Coop ci siamo occupati inoltre degli operatori sanitari, distribuendo colombe pasquali in sei ospedali della provincia di Catania.

    Le foto dei volontari impegnati nell’iniziativa di solidarietà “L’unione fa la spesa”

    primo piano coop alleanza 3.0

  • 14 Consumatori maggio 2020

    primo piano salute

    Il virus e i destinidella sanità pubblica — Dario Guidi

    Veniamo da anni in cui sono calati i dipendenti e i posti letto. Ora molti invocano una svolta, ma prima di tutto occorre aumentare le risorse. Il ruolo delle Regioni e il tema dei rapporti con i privati

    Non che prima fosse un argomento ignorato o secondario, ma certo la drammatica epidemia causata dal coronavirus ha più che mai acceso i riflettori sul sistema sanitario

    italiano. Sulla sua qualità, sui suoi pregi, sui difetti, ma soprattutto ha evidenziato il suo insostituibi-le ruolo a difesa della salute di tutti. Tutto perché il nostro è un sistema universalistico, cioè garantisce (o meglio dovrebbe garantire) a ogni cittadino lo stesso accesso a cure e assistenza.

    Ovviamente le vicende di queste settimane hanno evidenziato anche problematicità, limiti ed errori, differenze tra le Regioni (che hanno competenza esclusiva nella regolamentazione e organizzazione di questa materia), ma a prevalere è stata sicuramente, grazie anche alla straordinaria generosità, dedizione e competenza di medici, in-fermieri e di migliaia di altri operatori, l’idea che gli

    ospedali, i laboratori, i reparti di terapia intensiva siano la diga contro il male e rappresentino la prin-cipale speranza di arginare e sconfiggere questo nemico invisibile che ha cambiato la vita di tutti. E nel fiume di parole spese per raccontare queste giornate, a tutti sarà capitato di sentire inviti e ap-pelli, da parte di politici ed esperti di varia natura, a considerare prioritario investire sul Servizio sanitario nazionale (che è e resta uno dei migliori al mondo in un paese che ha un’aspettativa di vita anch’essa tra le più alte al mondo, vedi la scheda sulla destra) e a invertire decisamente la tendenza dopo una stagione di tagli. Ma secondo quali linee agire? È solo questione di aumentare le risorse? O serve tornare a centralizzare le decisioni? E il ruolo del privato se e quale deve essere?

    Lasciando da parte un’analisi dettagliata sulle problematiche più specifiche della gestione dell’emergenza di queste settimane, quel che qui vorremmo meglio inquadrare è lo stato del nostro sistema sanitario, le risorse di cui dispone e la logica che ha animato le scelte della politica negli ultimi anni.

    Partiamo da qualche cifra: nel 2018 la spesa sanitaria complessiva in Italia è stata di 154,8 miliardi (è l'ultimo dato completo disponibile), di cui 114,9 (cioè il 74,2%) a carico dello Stato e 39,9 miliardi a carico dei cittadini, cioè il 25,8%. Per il 2020, con una scelta politica rivendicata con forza, il governo in carica ha annunciato un obiettivo di portare il budget a 120 miliardi. E in più ci sono le spese emergenziali di queste ultime set-timane (assunzioni di medici e infermieri, acquisto di macchinari e dispositivi) legate all’epidemia di coronavirus.

    «Il trend della spesa è in aumento. E riteniamo l’aumento sia senz’altro continuato nel 2019 e

    Foto: Caselli Nirmal Marco.Archivio fotografico Regione Emilia-Romagna

  • Consumatori maggio 2020 15

    primo piano salute

    In Italia un sistema sanitario tra i migliori al mondoI dati europei certificano la qualità delle prestazioniNella giusta discussione che si sta aprendo sul nostro Servizio sanitario nazionale è bene, in premessa, aver presente che (a prescindere dalle vicende recenti legate al coronavirus) comunque parliamo di uno dei migliori sistemi sanitari al mondo. Lo certificano diverse indagini e classifiche nell’arco degli anni, ma soprattutto lo dicono i dati. Prendendo il report della Commissione europea sul profilo della sanità in Italia (aggiornato al luglio 2019), la prima cosa che emerge è che siamo il paese con la più alta aspettativa di vita del continente, con 83,1 anni contro gli 80,9 della media Ue. Certo l’aspettativa di vita dipende anche da altri fattori (stili di vita, alimentazio-ne, ecc.), ma un ruolo positivo delle politiche di prevenzione e del sistema sanitario è innegabile.Nel merito delle prestazioni, il rapporto

    evidenzia come l’Italia sia al secondo posto in Europa come cause di mortalità preveni-bile (cioè legate a politiche di prevenzione e di limitazione dei fattori di rischio) con 110 decessi su 100 mila abitanti, contro i 133 della Francia, i 158 della Germania, i 161 della media Ue; per le cause di mortalità trattabile, cioè evitabili con il ricorso a interventi sanitari (tra le patologie più comuni ci sono le cardiopatie, gli ictus, i tumori al seno e al colon), l’Italia ha 67 decessi ogni 100 mila abitanti contro i 69 dell’Olanda, i 76 della Danimarca, gli 87 della Germania, i 90 della Gran Bretagna e i 93 della media Ue.Anche i ricoveri ospedalieri evitabili per ma-lattie croniche sono tra i più bassi in Europa, mentre la qualità ospedaliera per patologie potenzialmente letali come l’infarto mio-cardico acuto è migliorata ed è oggi migliore

    rispetto alla media UE.Se invece si guardano i tassi di sopravvivenza per alcune tra le più diffuse forme tumorali, si scopre che in Italia, a cinque anni dalla diagno-si, questi tassi sono tutti superiori alla media Ue: per il tumore alla prostata 90% contro 87%, per il tumore al polmone 16% contro 15%, per il tumore al seno 86% contro 83% e per il tumore al colon 64% contro 60%.Dunque, pur con tanti problemi, se lo si guarda in un ottica comparata con gli altri paesi europei, il nostro sistema sanitario è più che mai competitivo. Certo il rapporto della Com-missione europea evidenzia anche problemi. La quota di pagamenti a carico dei pazienti è passata dal 21% del 2009 al 23,5% del 2017 ed è nettamente superiore alla media Ue che è del 16%: la differenza dipende soprattutto dalla spesa ambulatoriale e da quella per farmaci.

    CoNTINuA A pAgINA 16

    ancor più nel 2020 – spiega il professor Alberto Ricci, coordinatore dell’Osservatorio Oasi sul si-stema sanitario italiano curato del Cergas-Bocconi - Guardando alla sola voce di spesa pubblica, dopo alcuni anni di tagli, dal 2013 il trend si è invertito. Gli aumenti che ci sono stati, intorno all’1% annuo, sono bastati però a compensare a malapena l’au-mento dell’inflazione e niente più. Per cui in realtà non c’è stato nessun aumento della capacità di spesa e di rispondere a una domanda di sanità che è cresciuta, anche solo per l’invecchiamento della popolazione che in Italia raggiunge livelli tra i più alti al mondo». Ricordiamo che già oggi il nostro paese ha 2,9 milioni di persone non autosufficienti, una cifra destinata ad aumentare.

    In più ci sono capitoli di spesa che sono cresciu-ti in modo importante come alcune tipologie di farmaci o gli acquisti di apparecchiature sempre più sofisticate che si sono via via rese disponibili.

    La spesa pubblica italiana per la sanità si attesta così intorno al 7% del Pil, un dato al di sotto rispetto a paesi come Francia e Germania che sono vicine all’8%: «Secondo le nostre stime – spiega il professor Ricci – per essere al livello di questi paesi servirebbero 12 miliardi in più». Ma è bene an-che ricordare i dati di un paese come gli Usa, dove la stato copre appena il 49% della spesa sanitaria e dove invece dominano le assicurazioni private che, ovviamente, avvantaggiano chi ha redditi più alti e

    anno 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018

    Spesa della pubblica amministrazione(SSN)

    Miliardi € 110 109,3 110,6 110,8 112 112,8 114,9

    % 76,1 76,1 75,6 74,6 74,5 74 74,2

    Spesa privatadiretta delle famigliee intermediaria

    Miliardi € 34,5 34,4 35,6 37,7 38,1 39,9 39,9

    % 23,9 23,9 24,4 25,4 25,5 26 25,8

    Spesa totale Miliardi € 144,5 143,6 146,2 148,5 150,2 152,8 154,8

    La spesa per l’assistenza sanitaria in Italia

    23MILA

    il calo dei posti lettodel Servizio sanitario nazionale

    negli ultimi 10 anni

    41.799

    la riduzione di personale dipendente

    del Servizio sanitario nazionaledal 2010 al 2017

  • 16 Consumatori maggio 2020

    primo piano salute

    tagliano fuori i poveri. Tornando in Italia, se poi si guarda alla composi-

    zione della spesa sanitaria pubblica, il vero cambia-mento che c’è stato deriva dalla scelta, risalente a una decina d’anni fa, di bloccare le assunzioni e di non sostituire la gran parte del personale in uscita. «Questo contenimento della spesa- conti-nua il professor Ricci - ha ridotto in cifra assoluta il numero di dipendenti, tra il 2010 e il 2017, di circa 40 mila unità. E in più ha determinato un invecchiamento dell’età media che non è certo posi-tivo in proiezione futura, specie tra i medici. C’è poi da dire che spesso le spese di personale, uscite dal-la porta, sono rientrate dalla finestra, sotto forma di beni e servizi acquistati da soggetti esterni cui si appaltano componenti di gestione (mense, pulizie), ma anche di attività socio-assistenziale».

    Negli ultimi 10 anni in Italia hanno chiuso o sono state riconvertite 77 strutture ospeda-liere pubbliche, con una riduzione di oltre 23 mila posti letto. Certo ci sono state razionalizzazioni, si sono concentrate funzioni in strutture più grandi e qualificate, garantendo prestazioni di maggior qualità a tutela dei pazienti, ma leggere queste cifre negative fa comunque un certo effetto.

    E qui si aggancia anche il tema del rapporto con i soggetti privati che operano nel campo della sanità. In questi anni difficili, la spesa destinata al cosid-detto privato accreditato (cioè che opera in sosti-tuzione del pubblico e dal pubblico viene pagato), si è allargata, crescendo di 2-3 punti percentuali. «Diciamo che il pubblico – aggiunge il professor Ricci – su alcuni fronti ha scelto di non investire. Così, penso alla parte ambulatoriale e delle visite specialistiche, l’offerta privata è cresciuta notevolmente. Altro esempio possono essere le case di riposo: anziché costruirne una nuova, avendo poche risorse a disposizione ma dovendo rispondere a una domanda crescente, Regioni e Comuni hanno dovuto far costruire a privati che poi si incaricavano anche della gestione».

    Certo tra le diverse Regioni italiane le quote ge-stite dal privato (e finanziate dal pubblico) non sono tutte uguali, in particolare in Lombardia il ruolo privato è più significativo. «Un maggior ruolo del pubblico – continua Ricci – vuol dire maggior coordi-namento del sistema, meno frammentarietà nell’of-ferta. Allo stesso tempo la presenza del privato accreditato nella sanità pubblica significa maggiore disponibilità di investimenti e in definitiva di offerta di servizi per l’intero sistema pubblico. In sistemi con una regia regionale efficace, i privati mettono a disposizione del Ssn alcune competenze altamente specialistiche: si pensi al ruolo di molti grandi ospe-dali privati accreditati nella ricerca, ma anche nel corso dell’emergenza Covid-19. Poi è indiscutibile

    che il privato, dovendo coprire in autonomia i propri costi, presta maggiore attenzione a servizi che offrono un margine economico maggiore e questo, se non governato, può generare proble-mi. Però vorrei sottolineare una cosa: al netto di differenze che ci sono, anche se non così rilevanti come qualcuno pensa e delle scelte compiute in un contesto emergenziale come quello del Covid-19, che si presterebbero a specifiche riflessioni, resta il fatto che nelle regioni del nord, tanto in Emilia-Ro-magna come in Veneto e Lombardia, siamo di fronte a sistemi sanitari di qualità e che funzionano bene. La vera frattura, il vero gap da colmare è tra nord e sud del paese. A parità di risorse eroga-te, al sud ci sono meno posti letto, c’è una rete più frammentata e meno capace di offrire una gamma di prestazioni adeguate. Non mancano singoli ospe-dali con ottimi livelli, ma è il quadro complessivo a essere decisamente problematico».

    Se questa è la foto, cioè quella di un sistema che, specie negli ospedali, offre una buona qualità e nel quale il 97% dei ricoverati non paga nulla, l’attenzione ora si pone su quello che sarà il futuro. Davvero, sulle macerie che l’epidemia di coronavirus lascerà, con un’economica in ginocchio, ci saranno più risorse per la sanità pubblica? Le promesse e gli impegni in questi giorni non sono certo mancati. E l’attenzione di noi cittadini è sicuramente cresciuta in maniera esponenziale.

    «L’auspicio che le risorse pubbliche possano es-sere aumentate è ovviamente più che condivisibile, ma ciò andrà misurato alla prova dei fatti e conside-rando che tutta l’economia avrà bisogno di soste-gni – conclude Ricci – Di sicuro l’obiettivo minimo deve essere quello di ridurre la forbice rispetto all’aumento dei bisogni sanitari. Io credo che sarebbe utile integrare la filosofia di governo segui-ta negli ultimi anni, con una visione e un impegno più olistico, in cui la parte pubblica presidia l’intera offerta ma dedica maggiore attenzione alle politiche

    LegacoopUn ruoloper impresesociali eterzo settore«La drammatica esperien-za di queste settimane ha confermato il ruolo centrale e l’importanza che i servizi pubblici han-no e devono mantenere. Pur con problemi il nostro sistema sanitario nazio-nale ha retto di fronte a una prova difficilissima» spiega Mauro Lusetti, presidente nazionale di Legacoop e portavo-ce dell’Alleanza delle cooperative italiane. «Se ora salvare vite è la cosa più importante - prosegue Lusetti - è giusto aprire un confronto su quello che deve e dovrà essere il ruolo dello stato, sulla sua capacità di governare il sistema e di garantire ai cittadini risposte ade-guate ai loro bisogni. Per questo mi preme sotto-lineare che, nella giusta attenzione che ci dovrà essere a definire il rappor-to con il mondo privato nella sanità, esiste anche un privato fatto di imprese sociali e del terzo settore, fatto di cooperative sociali e altre realtà, che sono pronte a contribuire a un disegno di rafforzamento e qualificazione dell’offerta sanitaria» .

    CoNTINuA A pAgINA 19

    CoNTINuA DA pAgINA 15

  • Consumatori maggio 2020 17

    primo piano salute

    Alla luce dell'emergenza vissu-ta in queste settimane cosa deve cambiare nell'approccio complessivo al tema del governo del Servizio sanitario

    nazionale? Ho sentito da più parti chiedere il ritorno della sanità in capo allo Stato. Viceversa, se in Emilia-Ro-magna abbiamo retto in questi due mesi, soprattut-to nel momento di picco dell’emergenza sanitaria da coronavirus, lo dobbiamo proprio alla sanità che qui abbiamo creato in 40 anni, a forte valenza pubblica, e a chi ci lavora, che non ringrazieremo mai abbastanza. Per questo ho difeso l’autonomia delle Regioni e non intendo arretrare di un passo. E qui i primi a protestare per un ritorno alla gestione nazionale della sanità regionale sarebbero i citta-dini. Più che di rapporti istituzionali, è un problema di come si ricopre il ruolo al quale siamo chiamati. Dopodiché se ne esce insieme, come sistema Paese, con misure di respiro nazionale, collaborando al di là dei confi ni geografi ci e dei colori politici.

    C'è un tema centrale che è quello delle risorse da destinare alla sanità pubblica: sono da aumentare e dove prenderle?Questa è una delle principali lezioni che questa crisi ci consegna: bisogna investire tantissimo sul sistema sanitario pubblico, che cura tutti senza chiedere da dove vieni o quanti soldi hai in tasca. In Emilia-Romagna continueremo a farlo. Ora la priorità è sconfi ggere il virus: non basta rallentar-lo, va fermato. Tutti i nostri sforzi vanno concen-trati in questa lotta. Nell’attesa di un vaccino, dovremo rivedere gran parte del nostro modello sociale ed economico e serviranno risorse straor-dinarie. Come ha detto Mario Draghi, andrà speso tutto ciò che sarà necessario, senza limiti conta-bili o di bilancio, e l’Europa su questo deve battere un segnale forte. Per questo ci penserei molto bene prima di rinunciare a 36 miliardi di euro messi a disposizione col meccanismo europeo Mes, senza alcuna condizione sulla restituzione, col solo vincolo di usarli per potenziare il nostro sistema sanitario pubblico nazionale. Apprezzo in ogni caso che quest’anno nell’accordo fatto dalle Regioni con il governo si sia aumentato di ben 4 miliardi il fondo per la sanità pubblica, che non

    succedeva da parecchi anni. Bisogna proseguire su questa strada.

    Nel rapporto Regioni-governo centrale va bene l'impianto attuale o serve un maggio-re coordinamento delle politiche e degli interventi?Fin dal primo momento ho cercato di lavorare per favorire la massima coesione tra il governo e le Regioni, anche in virtù del mio ruolo di presidente della Conferenza Stato-Regioni. Non è solo una questione di forma: viviamo un’emergenza senza precedenti e chi ne approfi tta per polemiche da teatrino della politica mi fa solo pena. Col governo c’è stato un confronto a volte franco, ma sempre all’insegna dell’ascolto e se ci sono stati degli errori, non dimentichiamoci che nessuno era preparato per vivere questa crisi. C’è un aspetto che credo sia sotto gli occhi di tutti: l’esperienza di chi conosce e opera sul territorio è un valore aggiunto. Cito un esempio emiliano, ma altri se ne potrebbero fare per altre regioni: chi avrebbe dovuto pren-dere tempestivamente ordinanze come quella di chiudere Medicina o quelle con misure ancora più restrittive per le province di Piacenza e Rimini se non il presidente della Regione, d’intesa coi sindaci e i prefetti? Cioè chi meglio conosceva la situazione nelle realtà locali.

    Cosa deve cambiare nell'evoluzione del rap-porto con la sanità privata rispetto all'anda-mento degli ultimi anni?Solo qualche mese fa, in campagna elettorale, c’era chi proponeva un modello diverso di sanità, soste-nendone la privatizzazione in dosi massicce. Ero convinto dell’opposto allora e lo sono ancora di più oggi. Senza per questo mettere in discussione una collaborazione che anche stavolta si è dimostrata effi cace. I privati convenzionati, che ringrazio per la grande disponibilità, hanno accettato di rinviare ogni attività non urgente dedicandosi alla gestione dell’emergenza, come avveniva nel pubblico, mettendo a disposizione posti letto per i reparti Covid, le terapie intensive e la quarantena in sicurezza. Li abbiamo incontrati, hanno capito la situazione e hanno fatto ciò che serviva. Un tipo di rapporto, a forte valenza pubblica, che contribuisce a rendere ancor più un’eccellenza la nostra sanità.

    L'INTERVISTA

    «Questa crisi ci insegna che occorreinvestire sulla sanità pubblica»

    STEFANO BONACCINI

    PRESIDENTE DELLA REGIONE

    EMILIA-ROMAGNA E DELLA CONFERENZA

    STATO REGIONI

  • primo piano salute

    Abbiamo chiesto ad Antonio Gaudioso, segretario gene-rale di Cittadinanzattiva, realtà che si occupa da anni dei temi della sanità pubblica, soprattutto dal punto di vista degli utenti, di commentare i temi e le problematiche aff rontate in queste pagine. Ecco il suo intervento: «Quanto sta accadendo in queste settimane di emergenza legata al coronavirus sta facendo emergere alcuni elementi, per alcuni scomode verità, su cui tutti siamo chiamati a rifl ettere per gestire al meglio la si-tuazione, ma soprattutto per ripartire quando la stessa sarà, almeno in parte, superata.Scopriamo tutti o riscopriamo che il Servizio sanitario nazionale è un elemento fondamentale per la coesio-ne sociale, lo sviluppo, la sicurezza del nostro Paese e di noi cittadini. Ma ci sono elementi che non possiamo dimenticare: negli ultimi venti anni si è investito mol-to poco sul territorio, in molte regioni i medici di fami-glia sono andati in pensione e non sostituiti, idem per i pediatri; l’assistenza domiciliare non ha standard e spesso è inesistente; i servizi di prevenzione territoriali si sono ridotti per mancanza di risorse economiche e umane disponibili, a causa del blocco del turn over. Chi soff re di più sono le persone che abitano nelle cosid-dette “aree interne”, nei “borghi” tanto decantati come meta per i weekend quanto dimenticati nelle politiche pubbliche nel resto della settimana.Siamo condannati al disastro? No, dipende da noi, dalle scelte che faremo, dalle priorità che ci daremo. Prendersi cura, personalizzare le cure, vuol dire adat-

    tare i modelli ai bisogni delle persone e non viceversa. Occorre fare un serio piano di investimenti sia tec-nologici ed infrastrutturali, che umani. Soprattutto facendo in modo che le disuguaglianze, fra territori e cittadini residenti, siano ridotte. La riforma del titolo V della Costituzione, con l’art. 117, ha affi dato alle Regioni una serie di competenze molto importanti, tra queste la tutela della salute e la protezione civile, senza creare un sistema trasparente di “contrappesi” che permettesse sia in “tempi ordinari” di garantire uguali diritti ai cittadini in tutto il paese, sia in condi-zioni “non ordinarie”, come quelle attuali, di inter-venire con una linea di comando semplice, diretta ed effi cace in tempo reale. C’è una proposta promossa da Cittadinanzattiva - e da oltre cinquanta associazioni del mondo civico, delle professioni sanitarie, delle imprese - di modifi ca dell’art. 117 della Costituzione, fi rmata da molti parlamentari di diversi gruppi, che punta proprio a superare questa stortura e a creare un sistema di equilibri che parta dall’esigibilità dei diritti dei cittadini qualunque sia il codice di avviamento postale di residenza. Una proposta che ci auguriamo venga presto discussa in Parlamento, per contribu-ire al superamento del gap, in termini di diritti e di servizi, che si è creato nel nostro paese per quanto riguarda la salute.Magari scopriremmo che #iorestoacasa e #primale-persone non sono solo hashtag ma un'occasione per ripensare le priorità del nostro stato sociale».

    Cittadinanzattiva«Un’occasione per ripensare le priorità dello Stato sociale»

    ANTONIO GAUDIOSO

    SEGRETARIO GENERALE DI CITTADINANZATTIVA

    18 Consumatori maggio 2020

    I PROVVEDIMENTI URGENTI DI RISPOSTA ALL'EPIDEMIA

    20 mila assunti con l'emergenza

    Nell'indagine sviluppata di queste pagine cerchiamo di tracciare una fotografi a del Servizio sanitario nazionale nell’arco degli ultimi anni, con i trend storici, i tagli e le diffi coltà che si conoscono, tra le quali spicca il calo di quasi 42 mila unità di perso-

    nale, tra medici, infermieri e altro, dal 2010 a oggi. C’è però da dire che l’emergenza cornonavirus ha prodotto, nell’arco di poche settimane, novità davvero signifi cative che modifi cano non di poco il quadro d’insieme.

    Secondo i dati raccolti dal ministero della Salute da “Il Sole 24 ore” , grazie ai provvedimenti d’urgenza varati dal governo e poi dalle varie Regioni, sono state infatti reclutate più di 20 mila unità che raff orzano così la sanità pubblica del no-stro paese. Ci sono 4.331 medici, 9.666 infermieri e 5.700

    tra operatori socio sanitari, farmacisti, tecnici di laboratorio. Altro particolare rilevante è che 4.448 assunzioni sono a tempo indeterminato (quindi rappresentano un rinforzo strutturale permanente), altre 6.802 sono con incarichi di un anno rinnovabili e che varranno come titoli preferenziali nei futuri concorsi. Dunque sarà da vedere quanto di questa mas-siccia iniezione di personale resterà nel lungo periodo.

    Le Regioni ad avere assunto il numero più alto di personale sono la Lombardia, con 3.295 persone (di cui 946 medici), l’Emilia-Romgana 2.669 ( 489 medici), la Toscana 2.485 (310 medici), il Piemonte 2.015 (355 medici) e il Lazio 1.687 (533 medici). Seguono poi la Sicilia con 1.411 assunzioni (22 medici), la Campania con 1.172 (276 medici), la Puglia con 1.126 (112 medici) e il Veneto con 912 (257 medici).

  • Consumatori maggio 2020 19

    primo piano salute

    di prevenzione, agli stili di vita e a ridurre i fattori di rischio».

    Certo la vicenda coronavirus si porterà dietro que-stioni specifi che, legate al numero di posti letto nelle terapie intensive, al mantenimento di ospedali o strutture dedicate al Covid-19 anche per consentire al resto della rete di recuperare le liste di attesache si stanno registrando per le altre patologie.

    Ma il punto è il disegno complessivo. Ritor-nare a un sistema centralizzato a livello nazionale contrasta con spinte verso l’autonomia sin qui molto presenti. L’autonomia delle Regioni è stata esercita-ta andando al di là dei rigidi schemi politici (ammi-nistrazioni di centro destra o di centro sinistra): ad esempio Veneto e Lombardia sul Covid-19 hanno fatto scelte assai diverse.

    Certamente il tema risorse è ineludibile (se non aumentano si fa poca strada), ma quel che però molti si aspettano è un cambio di passo e una diversa considerazione. Se una cosa l’esperienza coronavirus ha insegnato e reso evidente su scala planetaria, è che la salute viene prima di tutto. E se viene prima di tutto, le logiche basate sulla ricerca del profi tto non possono avere la precedenza e la progressiva ritirata del pubblico non può essere un approdo scontato. Come ha sottolineato l’eco-nomista Mariana Mazzucato (che è nella task force istituita dal governo per impostare l’uscita dall’emergenza), riferendosi allo scenario non solo italiano, «è il momento di ripensare le partnership tra pubblico e privato. Troppo spesso queste forme di collaborazione sono più parassitarie che simbio-tiche».

    Ancor più radicale la voce di un altro economista, il sacerdote gesuita Gäel Giroud che, sulla rivista “La Civilità cattolica” ha scritto che, considerando «in particolare alcuni paesi europei e gli Stati Uniti, lo smantellamento del sistema sanitario pubblico ha trasformato questo virus in una catastrofe senza precedenti».

    Un banco di prova sarà anche quello della ricerca del vaccino contro il Covid-19, che spiega sempre Mazzucato «potrebbe trasformarsi nell’en-nesimo rapporto a senso unico, in cui le multina-zionali ricavano enormi profi tti, rivendendo al pubblico un prodotto nato dalla ricerca fi nanziata con i soldi dei contribuenti». Certo la sanità non deve sprecare, deve essere effi ciente, ma deve rispondere ai bisogni delle persone, a prescindere dal loro portafoglio. Di tutte le persone, perché come la storia insegna, i sistemi sanitari pubblici e universalisti come sono stati realizzati in Europa a partire dagli anni ’50 sono beni comuni essenziali per nutrire lo sviluppo sociale ed economico delle società. E di questo abbiamo e avremo un grande bisogno.

    Le parole per dirlo

    Simona VinciscrIttrIce

    Reale e virtuale“Le ali senza Icaro volerebbero?” (Gunther Anders, “L’uomo è antiquato”, 1956)

    Si fa di necessità virtù, questo è un principio di saggezza popolare che possiamo applicare alle più svariate situazioni e mai come in queste settimane ci siamo resi conto della sua perenne attualità. In moltissimi casi, se siamo riusciti in qualche modo a continuare a vedere in faccia amici e parenti e soprattutto a lavorare e a studiare dobbiamo ringraziare la tecnologia. Abbiamo usato WhatsApp, Skype, le dirette FB e tutte le nuove piattaforme digitali capaci di consentire a decine di persone di assistere a uno speech, a una lezione e a interagire con maestri e professori, ma il tempo è passato, il tempo passa e le domande su questo utilizzo pervasivo non sono eludibili, soprattutto quando si pensa a bambini e ragazzi.

    La DaD, Didattica a distanza, non è stata applicata ovunque allo stesso modo ed è diventata obbligatoria solo dopo le vacanze pasquali. È stato necessario dotare di devices le famiglie che non li possedevano e occorrerà farsi domande anche sulle connessioni wifi . Di certo si sa che seguire ore di lezione utlizzando uno smartphone è impensabile e dannoso. Di necessità virtù, dicevamo, questa è un’emergenza, ma ben sappiamo anche che l’insegnamento è dialogo, relazione e non è fatto solo di programmi da seguire e di nozioni da passare, così come i rapporti umani non sono mero scambio di informazioni verbali. La faccia che vedo dentro lo schermo e che magari parla fuori sincrono per via di connessioni scadenti, non è esattamente quella della persona che mi guidava nell’apprendimento e della quale potevo cogliere umori e reazioni. Convivono dentro di me due persone che hanno lo stesso nome e lo stesso ruolo, ma una forma emozionale diversa. Per i piccoli, questa distanza solleva domande enormi, sia di tipo cognitivo che emotivo relazionale.

    C’è poi anche la questione dello spazio/luogo di appredimento: la scuola è fatta anche della strada che si fa la mattina per ragggiungerla (come scriveva De Amicis nell’immenso libro Cuore), sono i suoi muri e le relazioni che i ragazzini intrattengono tra loro, in quegli spazi. Che tutto questo sia impossibile in questo momento è eviden-te, ma spaventa non poco, nella prospettiva di modalità nuove da inventarsi per far convivere produttività e quotidianità con un virus che non si autodistruggerà domani.

    E spaventa l’idea che questo “distanziamento sociale” possa durare molti mesi. È vero, come scriveva il fi losofo austriaco Gunther Anders, che noi umani siamo gli unici animali capaci di spostarsi “in ciò che è estraneo come tale”: gli altri vivono solo nel loro ambiente, noi siamo capaci di vivere anche in un ambiente immateriale come quello della rete. Ma a lungo termine, se le uniche relazioni signifi cative che intret-tieni oltre a quelle familiari sono mediate da uno schermo, cosa succede? Soprattutto per i più piccoli, l’esperienza diretta delle cose e delle relazioni è insostituibile. In un documentario sul Borneo ho visto cacciatori indigeni che si lasciano messaggi nel bo-sco con foglie, bastoncini, piume, attraverso un linguaggio simbolico molto elaborato e utile concretamente per darsi informazioni a distanza ma anche salvarsi la vita l’un l’altro in caso di bisogno. Conoscenza profonda dell’ambiente e capacità di astrazione. Ho come idea che alla fi ne di un’esperienza come quella che stiamo vivendo, possa anche darsi che i nativi digitali gettino in un angolo buio qualsiasi device elettronicoe si slancino con gioia nella prima foresta disponibile con una cerbottana in una mano e dei sassolini nell’altra, per segnare la strada come Hansel e Gretel. Un po’ ci spero.

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  • 20 Consumatori maggio 2020

    primo piano tecnologia

    E dopo la pandemia il risveglio sarà digitale

    La necessità non solo acuisce l’ingegno, ma accelera cambiamenti profondi. È sotto gli occhi di tutti quanto è successo in questi mesi di coronavirus. Limitandoci al solo digitale, un'impennata senza precedenti, con punte del 300% di aumento del traffico sulla fibra ottica in fase di caricamento (dati Open Fiber), per video-

    conferenze, giochi, ecc., e stesse percentuali per lo scaricamento, in ore serali, di film e videogame. Sulla rete Tim il traffico è raddoppiato rispetto al periodo pre-crisi. Tempo di organizzarsi e il «contagio del cambiamento» – come lo chiama lo scrittore e fisico Paolo Giordano – almeno per quanto riguarda l'uso della tecnologia, ha fatto registrare curve inarrestabili, dando il via a una grande e imprevedibile, quanto forzata digitalizzazione di massa.

    Il sottile equilibrio tra realtà fisica e online (chiamarla "virtuale" ormai non ha più senso, vedi box) è saltato di colpo come un tappo di spumante. La strada maestra, a volte a senso unico, è diventata – tra difficoltà e fatiche, linee che ca-devano e dispositivi inadeguati – quella lastricata di videolezioni (nella scuola), smart working (nel lavoro), e-commerce e delivery food (nei consumi) e una serie di altri inglesismi duri da digerire: e-book e book delivery (nel campo della lettura e dell'informazione), gaming e streaming da casa (intrattenimento), call (chiamate), conference call (riunioni) fino alle videochat che sono risultate più efficaci e dirette dei social network per consentire, dalla clausura, un minimo di socialità ancora basata sul faccia a faccia.

    Lo stesso linguaggio, infarcito di parole composte, rispecchia questo balzo, ostico e insieme affascinante, nell'ecosistema digitale, per fronteggiare, da casa, la drammatica emergenza sanitaria: dall’uomo analogico, che faticava a trovare un equilibrio tra classicità e modernità, siamo passati di colpo alle prove genera-

    — Claudio Strano

    Le prove generali di una grande digitalizzazione di massa. È quanto abbiamo vissuto in questi mesi di quarantena, tra difficoltà di connessione ed entusiasmi per le "finestre di umanità" che si aprivano su smartphone e pc. Vediamo i pro e i contro di questo shock tecnologico da cui tutti usciremo cambiati

  • Consumatori maggio 2020 21

    primo piano tecnologia

    E dopo la pandemia il risveglio sarà digitale

    CoNTINuA A pAgINA 22

    RADDOPPIATOil traffico sulla rete con

    punte soprattutto al Nord e nelle ore serali

    li dell’uomo digitale che prova a fare le stesse cose (almeno per ora) ma a distanza, in remoto, con un dispositivo sempre acceso davanti agli occhi.

    «Quando però usiamo tanti termini inglesi – mette in guardia Riccardo Staglianò, giornalista di Repubblica che al mondo digitale ha dedicato di-versi libri, anche lui costretto a lavorare via Skype da casa – c'è sempre qualche pillola da indorare». Accanto ai nuovi orizzonti, ecco allora i rischi di questo grosso cambiamento in atto di cui siamo soltanto agli inizi. Perché il dopo coronavirus, come tutti dicono, non sarà lo stesso del prima. Quali vantaggi e quali svantaggi ci lascerà in eredità il Covid-19? Quanto rimarrà di questa un po' folle accelerazione tecnologica, che sembra essere il frutto di un gigantesco esperimento di massa, e chi ne uscirà rafforzato o escluso?

    Prendiamo in considerazione tre aspetti: l'econo-mia, il lavoro e la scuola.

    Shock coronavirusNella storia le trasformazioni epocali sono sem-pre state precedute da disastrose epidemie. È il parere dell'economista Jeremny Rifkin, che dà per morta e sepolta la globalizzazione e scomm-

    mette piuttosto sulle realtà locali e sulle bioregioni per un futuro più sostenibile anche sotto il profilo ambientale.

    Siamo di fronte alla cosiddetta "pandemia della globalizzazione", nella quale «i flussi del virus se-guono il denaro», come osserva un altro economi-sta, Andrea Gandini, che fornisce così una chiave interpretativa in più per inquadrare le differenze regionali nella diffusione del Covid-19 e guardare in prospettiva.

    Ma l'uso del digitale che peso avrà in un auspica-bile nuovo modello di sviluppo?

    La domanda resta in sospeso e intanto si ca-pisce una volta di più, grazie alla crisi, quanto la finanza sia totalmente sganciata dall'economia reale, invece di rispecchiarla. «In queste setti-mane di tregenda – sottolinea Staglianò – con contrazioni del Pil stimate, negli Usa, in un 10% ma forse di più, e crescite spaventose della disoc-cupazione, nonostante tutte le previsioni siano catastrofiche vanno benissimo in Borsa in parti-colare le società ad alto quoziente tecnologico. Mi viene in mente Zoom o anche Skype, posseduta da Microsoft, il cui utilizzo è cresciuto del 70% in poche settimane».

    Attento acome parliIl virtuale è realeNon è un gioco di parole, ma uno degli effetti del Covid-19 sulla vita di ciascuno di noi: "Il virtuale è reale", cioè la nostra vita digitale è altrettanto vera e reale (se non di più, come si è potuto vedere durante l'emergenza) di quella fisi-ca, tradizionale. È anche il primo punto, "Il virtuale è reale", del Manifesto della comunicazione non ostile, una carta che elenca dieci princìpi utili a migliorare lo stile e il comportamento di chi sta in rete. «Quello che succederà ora in seguito all'isolamento forzato – ritiene il sociologo Davide Bennato, dell'Università di Catania – è che l'online non verrà più percepito come un momento accessorio, ma sostanziale della nostra vita in quanto per-sone, cittadini, consuma-tori, lavoratori». Nessuno dice che ciò sia facile o bello, né è possibile pen-sare di vivere soltanto in remoto. Ma non chiamate più "virtuale" un pezzo consistente della nostra vita quotidiana, che è diventata piuttosto – come dice il filosofo Luciano Floridi – "onlife", cioè una fusione tra quello che siamo online e offline. E in fondo non si tratta di una novità, quanto di una presa di coscienza. «I sociologi – ricorda Bennato – da anni vanno dicendo che virtuale esiste come aggettivo, ma non come condizione esperienziale».

    MOLTIPLICATOil ruolo del digitale in molti settori

    di vitale importanza come l'economia, il lavoro, la scuola

  • 22 Consumatori maggio 2020

    primo piano tecnologia

    L'incubo di una recessione economica come quella de 1929 nel frattempo avanza. «Il punto di partenza per ogni ragionamento – sottolinea un altro giornalista economico, anche lui esperto del digitale, Luca De Biase – è chiaro: ci sarà una forte recessione, un calo del Pil generalizzato». In Europa il tracollo stimato per quest'anno è del 4,7% (McKinsey). E intanto il potere d'acquisto si riduce. Ritornando all'Italia, il reddito disponibile delle famiglie è diminuito dello 0,2% rispetto al trime-stre precedente e dello 0,4% in termini reali per effetto dell'inflazione. Lo attesta l’Istat, eviden-ziando che il calo del reddito disponibile interrom-pe «la crescita dei primi nove mesi dell’anno».

    Riccardo Staglianò,giornalista e scrittore

    Gli acquisti onlineBoom di ordini per alimentari e "fai da te"

    Anche mettendola sul piano dei diritti e delle diseguaglianze, il digitale, che dovrebbe e potreb-be rilanciare l'econ0mia, se da una parte velocizza e snellisce i processi, dall'altra tende ad escludere chi non resta al passo e approfondire il solco delle disuguaglianze. «Purtroppo non penso che una volta usciti dalla pandemia saremo più uguali di prima, se è questa la domanda", dice Staglianò. «E nemmeno possiamo affermare che il virus sia veramente democratico. Per fare un esempio, pub-blicato anche sul mio blog, nell'area di Roma 2, che è più povera, c'è stata una quantità di contagi de-cisamente maggiore che a Roma 1, l'area più ricca. Chi è più suscettibile al ricatto del lavoro, pensiamo

    CoNTINuA DA pAgINA 21

    Il settore dei consumi è stato travolto dall'emergenza coronavirus, che ha cam-biato fortemente le modalità di acquisto in questi mesi. All'uscita dalla crisi nulla sarà come prima, ma su quanto resterà, ad esempio, dell'attuale boom degli acquisti online dettato dall'emergenza sanitaria, al momento non è dato sapere. Negli Usa si è passati dal 16% rispetto ai negozi fisici di inizio marzo al 20% in poche settimane. Da noi si registra un +162% nella terza setti-mana di lockdown (dati Nielsen) e portali per la spesa online in tilt sommersi dalle richieste. Dopo un primo rallentamento dovuto all'introduzione delle misure di sicurezza, i grandi player hanno dovuto far fronte a un improvviso boom di ordini da casa, soprattutto nei prodotti di prima necessità, alimentari e sanitari su tutti. Nel comparto del food, EasyCoop, che è il servizio di consegne online della Coop – at-tivo in Emilia-Romagna (80 comuni serviti nelle province di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia), Veneto (210 comuni servi-ti nelle province di Padova, Rovigo, Treviso, Vicenza, Venezia Mestre) e Roma (area metropolitana, 16 comuni serviti) – ha avuto crescite medie superiori al 70% nelle settimane centrali di marzo, con picchi in particolare nel Veneto dove si è superato il 130% di aumento. Ciò ha inevitabilmente portato a tempi lunghi e superiori al nor-male per le consegne. Stefano Sandrelli, responsabile della comunicazione, annun-ciando un potenziamento del servizio fa il punto su quanto è successo: «Eravamo

    in forte crescita e stavamo già ampliando organico e flotta: l’emergenza ha molti-plicato gli sforzi e abbiamo notevolmente incrementato le consegne giornaliere. La spesa online, tuttavia, ha una struttura complessa e coinvolge addetti specializ-zati, software personalizzati, magazzini chiusi al pubblico e strumenti ottimizzati per il servizio a domicilio: per questo non basta semplicemente aumentare il numero di furgoni refrigerati o addestrare nuovo personale. Vanno infine considerate anche le restrizioni giustamente imposte dal governo per la tutela della salute dei lavoratori».Nel comparto no food c'è da registrare lo spostamento di molti consumatori sul portale www.cooponline.it, l'altro servizio di Coop esteso pressoché a tutto il sistema delle cooperative e non sottopo-sto alle restrizioni delle vendite decise dal governo per alcune merceologie nei negozi fisici. Cooponline ha garantito tutte le consegne a domicilio, mentre è stato accusato qualche contraccolpo per i ritiri nei punti vendita in alcune regioni, per via di disposizioni più stringenti. Sfogliando i dati di vendita, si possono leggere le nuove abitudini di acquisto degli italiani costretti in quarantena e con i figli a casa. Si sono buttati sull'informatica (computer, stampanti e consumabili), sulla cancelleria, sui videogiochi e, soprattutto, sulle atti-vità del fai da te (vedi altro servizio nelle pagine seguenti), che sono i settori con il segno positivo più marcato.

    81%la crescita del settore

    food and grocery online in Italia per l'effetto coronavirus, rilanciata dall'Ansa: era del 39% prima dell'emergenza sanitaria

    65%l'aumento della domanda

    di food delivery (consegna a domicilio di prodotti alimentari)

    nel mondo entro il 2030, secondo lo studio della società F&B Saviva Chair

    15%l'incremento dell'e-commerce

    nel suo complesso nel periodo pre-crisi

  • Consumatori maggio 2020 23

    primo piano tecnologia

    CoNTINuA A pAgINA 25

    a corrieri e rider, o chi vive in case con tre persone per stanza è più esposto ai rischi, non c'è dubbio».

    Inoltre è risaputo che l'economia digitale non farà crescere i posti di lavoro: servono meno addet-ti. Prendiamo l'e-commerce. «C'è un bellissimo studio fatto negli Usa ma valido in tutto il mondo, che dimostra che per generare un milione di dollari servono 15 addetti nel commercio online contro i 47 di un negozio della grande distribuzione, cioè due terzi di meno. E se pensiamo ad Amazon, il ri-schio di una contrazione dei diritti dei lavoratori c'è, anche se al mondo c'è molto di peggio di Amazon, che ha un'immagine da difendere e assume rispet-tando contratti nazionali e, almeno qui in Italia, consente la sindacalizzazione dei suoi lavoratori».

    Fin qui più ombre che luci. Tuttavia rispetto ad altre volte, in cui è stato più netto sui rischi delle nuove tecnologie, Staglianò vede prevalere le opportunità. Crede, cioè, che potremo portare a casa del buono da questa situazione e «aggiornare il sistema operativo sociale». Per farlo dovre-mo, però, essere bravi a evitare le trappole della "shock economy", per citare l'omonimo saggio della giornalista e attivista canadese Naomi Klein.

    La dottrina dello shock è la strategia politica dell’usare crisi su larga scala per far passare poli-tiche che sistematicamente aumentano le disu-guaglianze, arricchiscono le élite e tagliano fuori chiunque altro. Nei momenti di crisi, le persone tendono a concentrarsi sull’emergenza quotidiana, riponendo eccessiva fiducia nel gruppo al potere.

    Un pericolo da cui l'Italia saprà difendersi?

    Il lavoro agileLo smart working, cioè il lavoro fatto da casa – che è la forma più evoluta del televoro – è stato introdotto in Italia dalla legge 81 del 2017. Da fenomeno di nicchia qual era, è esploso in questi giorni difficili diventando, almeno per ora, di mas-

    I rischiHackere furto datiSe è vero che si è ridotto il malcostume degli "hate speech" (i messaggi di incitamento all'odio) in quest'epoca di coromavi-rus, a favore di una voglia più forte di solidarietà, è altrettanto vero che in rete abbiano assistito all'esplosione del feno-meno delle "fake news" (bufale), o anche solo dei messaggi fuorvianti o deformati che ci hanno fatto capire quanto sia importante l'attendibilità delle fonti, soprattutto di natura scientifica. Il boom del digitale, inol-tre, ha avuto come effetti l'aumento a dismisura dei rischi di cyber attacchi da parte degli hacker. «Nulla di paragonabile rispetto a quando l'emergenza Covid-19 non era iniziata», ha detto Nunzia Ciardi, direttore del Servizio Polizia postale e delle comunicazioni. In crescita i furti di dati e i rischi per i tanti che ora si affideran-no alla rete per lavorare o fare acquisti.

    sa. È chiamato anche lavoro agile e il suo rapido sviluppo apre le porte a una rivoluzione. Rispetto al telelavoro, oltre a non avere vincoli di orario o di luogo è anche "senza una postazione fissa". Né serve un accordo sindacale per attuarlo: è suf-ficiente un accordo individuale in cui devono essere indicati i riposi e i tempi di disconnessione, con un sistema di valutazione che non è più basa-to sul tempo ma sui risultati della prestazione.

    I benefici attribuiti allo smart working sono di ordine economico e ambientale: una grande sforbiciata ad esempio sugli spostamenti, con qualche riserva sul tema della produttività e della dispersività del lavoro, per sorvolare sul valore ag-giunto delle relazioni umane che inevitabilmente si allentano. Cresceranno però, secondo altri, spazi di co-working e nuove aggregazioni tra persone.

    In Italia il 58% delle grandi aziende aveva già avviato i