SAND box n. 5

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La (ri)nascita di un’area verde Idee e progetti per riportare un parco a nuova vita

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Siamo alla quinta tappa del nostro viaggio. La fermata, questa volta, è sulla collina di Superga, nel parco botanico di Pian Gambino. Vi racconteremo come un bosco può rinascere a nuova vita, grazie a buone idee e al giusto impegno per realizzarle. Buona passeggiata!

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La (ri)nascita di un’area verde

Idee e progetti per riportare un parco a nuova vita

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Chiunque ami le passeggiate nel verde lo sa bene: un bosco è un universo capace di racchiudere interi mondi. Con un po’ di attenzione e la giusta curiosità, anche in un territorio non troppo esteso si possono scoprire mille aspetti nascosti, sfumature e tipicità capaci di riempire interi libri di botanica. Immaginate allora cosa succede quando un’area verde nasce proprio per guidarvi attraverso tutti i suoi possibili habitat. E’ il caso del parco di Pian Gambino, una preziosa area ver-de sulla collina torinese di Superga. Fino agli anni ’80, questa zona era un parco pubblico con grandi radure mantenute a prato e aree attrezzate per i pic-nic della domenica. Ma la difficoltà di gestire un bosco naturale e i notevoli costi di ma-nutenzione avevano gradualmente fatto scivolare tutta l’area in uno stato di abbandono. Fino a quando, pochi anni fa, l’Ente Parco della Collina Torinese, la Provincia e la Città di Torino hanno riscoperto questo angolo di collina decidendo di avviare un progetto per restituirgli tutto il suo valore. Con

Il parco che racconta il parco

un’idea in più: trasformarlo in un vero e proprio parco bota-nico, capace di mostrare i diversi ecosistemi tipici di un bosco delle nostre latitudini. Così, in un attento lavoro di riscoperta che Sand ha seguito passo dopo passo, sono state riportate alla luce le aree ormai inacces-sibili, distinguendo idealmente le diverse zone boschive del par-co: querceti, castagneti, robinieti, i margini del bosco e le zone umide. All’interno di ogni area è stata allestita un’aiuola botanica in cui sono state messe a dimora le piante tipiche di ciascun ambiente. Ne è nato così un percorso attraverso i differenti eco-sistemi del parco, dai versanti esposti a sud, assolati e caldi, alle zone più fresche verso nord, passando per le aree umide vicino alle piccole sorgenti. Un itinerario che permette a tutti (appas-sionati, ragazzi, studiosi o semplici passeggiatori in cerca di una giornata diversa) di conoscere le principali specie che compon-gono il patrimonio floreale del parco, imparando in che modo si sono adattate per sfruttare al meglio il proprio habitat. E’ quello che scoprono le centinaia di studenti delle scuole me-die e superiori che ogni anno visitano il parco, partecipando alle molte attività che sono pensate apposta per loro: dai percorsi di-dattici ai laboratori di botanica, sino alle lezioni di orientamento nel bosco.Da tutto ciò si intuisce come il parco di Pian Gambino sia un piccolo esempio di grande valore, perché racconta come dal re-cupero di un ambiente naturale, soprattutto se ispirato da un progetto concreto, possano nascere risorse preziose per un’inte-ra comunità. E per la qualità della sua vita.

Laboratori didattici all’aperto con le scolaresche.

numero cinquesettembreottobre20105Illustrazione d’epoca di un esemplare di

Muscari comosum.

Pian Gambino e il recupero di un luogo prezioso

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Cinque aiuole, cinque habitat

Il Parco della Collina di SupergaE’ un’area protetta che racchiude un ter-ritorio prezioso per le sue caratteristiche

ambientali e naturalistiche. Il parco è parte di un sistema di colline di diversa al-tezza e posizione, ed è questa la ragione

principale della sua flora così ricca. Nel parco si possono trovare specie tipiche di un ambiente di montagna (faggi, pini

silvestri) accanto a specie mediterranee come l’orniello o il pungitopo. Le foreste sono in gran parte formate da querce e

castagni, questi ultimi coltivati in passato soprattutto per la legna.

1. Le specie esotiche.La maggior parte delle piante, degli arbusti e delle specie erbacee racchiuse in quest’area proviene da paesi lontani, come gli Stati Uniti o la Cina. Sono specie molto robuste, che si adattano con facilità e per questo si diffondono veloce-mente.

2. Il quadrato permanenteE’ uno strumento di osservazione molto efficace: è una piccola area che viene ripulita dalla vegetazione esistente e lasciata incolta, in modo che sia spontanea-mente colonizzata dalle specie vegetali. Nel corso dei mesi viene monitorata, per studiare l’evoluzione delle specie che vi nascono e crescono.

3. Le radure soleggiateQui sono state seminate specie particolarmente resistenti alla carenza d’acqua, dal momento che nelle zone assolate il terreno è più arido e secco. Molte di que-ste specie, ad esempio, sono le prime a comparire dopo un incendio.

4. Le bulbose primaveriliQui la famiglia di riferimento è quella delle Liliacee, piante tipiche del sottobosco che hanno bisogno di terreni organici e sufficientemente umidi. Fra le bulbose, le specie caratteristiche delle zone di montagna preferiscono i boschi più riparati dal sole.

5. Le forre umideQuando si parla di luoghi molto umidi e vicini ai corsi d’acqua, le regine incon-trastate sono le felci. Qui se ne trovano in grandi quantità, accanto a molti tipi di muschi che formano densi e soffici tappeti tipici di queste zone.

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gata di Sassi. Il 1884 è l’anno della grande Esposizione Generale Italiana in Torino, un avvenimento di capitale importanza per il riconoscimento, a livello nazionale ed europeo, della supremazia tecnologica ed industriale della città.

Dalla Funicolare ...Dopo anni di trattative, progetti e dilazio-ni, se ne parlava infatti sin dal 1870, viene finalmente inaugurata nel 1884 la funico-lare che, in alternativa alla lunga e diffi-coltosa Strada Reale, unisce la Basilica di Superga sulla collina di Torino, con la bor-

stibile. Nel 1935 viene inaugurato il nuovo sistema, tuttora in esercizio, di Tranvia a Dentiera. In concomitanza alle innovazio-ni tecnologiche, vengono effettuati nume-rosi lavori di ammodernamento sulla linea e sulle infrastrutture ad essa collegate.

doppio obiettivodoppio obiettivo

... alla DentieraDopo gli iniziali splendori, con ospiti il-lustri quali i parlamentari, i congressisti, i turisti e i Savoia stessi che si recano re-golarmente in visita alle tombe reali, è la Prima Guerra Mondiale a fermare il loco-motore per assenza di forniture di combu-

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minuti Incontri fugaciNonostante le forme massicce e la mole imponente, il cinghiale è un abitante dei boschi solitamente di carattere pauroso e prudente. E’ molto raro incon-trarlo perché caccia in prevalenza di notte, ma se non avverte pericoli lo si vede pascolare anche di giorno. L’adattabilità ad ogni tipo di ambiente, la mancanza di predatori specifici (cacciatori a parte) e la sua intro-duzione a fini venatori in varie zone ne hanno molto favorito l’espansione numerica. Con il muso dalla forma particolare fruga nel terreno alla ricerca di cibo lasciando caratteristici solchi.

secondi Il volo di una fogliaGli americani ne vanno pazzi e in Europa affascina un numero sempre maggiore di persone: si chiama fall foliage, lo spettacolo che la natura offre ogni autunno trasformando i verdi boschi in distese luminose di gial-lo, arancio e rosso. Come i birdwatchers si nascondono tra gli alberi con il binocolo, attendendo pazientemente cinciallegre, pettirossi o gufi, così gli amanti del fall fo-liage aspettano l’autunno per ammirare lo spettacolo delle chiome degli alberi e per camminare su di un tap-peto di colori che paiono incendiare il bosco.

Tempi che corronomillenni Guerra, fede e architettura

Quando Jean-Jacques Rousseau venne per la prima volta a Super-ga, guardando il panorama sottostante esclamò pieno di entusiasmo: «Io ho dinnanzi il più bello spettacolo che possa colpire l’occhio umano». Il colpo d’occhio, in effetti, è notevole. Così come la grande basilica che sorge sul colle, e che è diventata uno dei simboli della città. Fu edificata a partire dal 1717 in seguito a un voto che Vittorio Amedeo II, salito sul colle per guardare le truppe francesi che assediavano la città, fece davanti alla Madonna delle Grazie: se avesse ottenuto la vittoria, avrebbe fatto costruire una grande chiesa in quel luogo. Come immaginate, i piemontesi vinsero quella battaglia.

secoli Mare, montagna, collinaParlando della collina torinese, un geologo vi dirà che tutta questa grande area che abbraccia la città da occidente si for-mò grazie ai depositi di roccia provenienti dallo smantella-mento delle montagne alpine, sedimentati sotto il livello del mare in un’epoca che si può far risalire a 2 milioni di anni fa. In quel tempo, infatti, tutta l’area piemontese (così come l’intera Pianura Padana) era coperta dalle acque del mare. Ne sono testimonianza i molti fossili marini che ancora si trova-no da queste parti.

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La storia di Pian Gambino inse-gna che un’area verde ha bisogno di cure, attenzione e capacità di pianificazione. Anche quando si parte da un buon progetto, ci vo-gliono interventi di manutenzio-ne costanti per fare in modo che un bosco, un giardino o un parco continuino ad essere accessibili,

notes

Far germogliare una buona ideaSand e il progetto di Pian Gambino

puliti e perfettamente in salute. Sand ha partecipato sin da subito ai lavori di ripristino, occupando-si di tutto ciò che è stato necessa-rio per riprendere il progetto del-le aiuole tematiche, e per fare in modo che rimanessero integre nel tempo. Innanzi tutto, si è an-dati alla ricerca dei semi e delle

piante per popolare ciascuna area, scelti in collaborazione con i consulenti scientifici dell’Ente Parco. In alcuni casi sono state selezionate specie molto comuni negli ambienti della collina, ma non per questo così conosciu-te da chi passeggia nei boschi; in altri casi si sono scelte invece Testi a cura di Gabriele Gambassini

Impostazione grafica

alcune delle piante più rare e belle di questi luoghi, come ad esempio il tulipano selvatico.Per ogni aiuola sono state neces-sarie attenzioni specifiche. Tipi di terriccio, tempi di semina, impianti botanici: ogni habitat ha le sue rego-le, le proprie stagioni, e tutto è stato gestito per rispettarle con scrupolo-sità.Oltre alla creazione dell’itinerario fra le aiuole, è stato poi studiato un attento piano di manutenzione: nel corso di 24 mesi, Sand si occu-perà del decespugliamento periodi-co delle zone vicine alle aiuole, ri-pulendole dalle piante infestanti e curando una corretta irrigazione per fare in modo che ogni specie trovi le condizioni migliori per crescere.

Informazioni puntualiAttorno alle aiuole sono state ricostruite delle robuste recin-zioni in legno di castagno e rete metallica, per difendere le aree dalle incursioni dei cinghiali. Nei pressi di ciascuna staccio-nata, una bacheca informativa racconta la storia delle specie che crescono in quell’area e guida i visitatori nel percorso attraverso il bosco. Un altro punto informativo, nei pressi di un’area attrezzata per la so-sta, riporta tutto il percorso e dà una panoramica generale sul territorio della collina di Superga.

numero cinquesettembreottobre20105

A sinistra la situazione prima dell’inter-vento: la vegetazione spontanea aveva del tutto invaso gli spazi destinati alle aiuole.Sopra l’avvenuto trapianto delle specie appartenenti alle radure soleggiate, come l’Asphodelus albus.

Un lavoro lungo e com-plesso, dunque, che però dimostra una cosa impor-tante: quando si mettono insieme le giuste professio-nalità e una giusta dose di entusiasmo, le buone idee crescono sempre. E fioriscono.

Gli spazi destinati alle aiuole botaniche dopo gli interventi di manutenzione.