Salve, Madre di Dio a suo tempo da Ke-plero: «Di tutte le spiegazioni possibili la più probabile...

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RIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINORIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINO

Salve, Madre di DioSalve, Madre di DioSalve, Madre di Dio

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La visita dei Magi è conosciu-ta come Epifania, che si-gnifica manifestazione del

Signore. In Oriente viene però chia-

mata con una parola più precisa,Teofania, ossia manifestazionedella divinità del Signore. Que-sto perché in quel giorno si ri-cordano le tre grandi manifesta-zioni di Cristo: l’adorazione deiMagi, il battesimo di Gesù (an-che se questa festa oggi è spostataalla domenica seguente) ed il mi-racolo di Cana.

Di queste tre manifestazionil’episodio dell’adorazione deiMagi in Occidente ha finito colprevalere diventando l’unico te-ma della festa, come si deducedalle omelie del Papa San Leo-ne Magno. Per divina ispirazio-ne i Magi hanno visto in quelbambino, presentato a loro daMaria, l’atteso delle Genti ed ilfiglio di Dio.

Con il tempo tale festa ha as-sunto anche una connotazione

missionaria: la manifestazione diCristo al mondo pagano. I Magisono visti dalla tradizione cri-stiana come la primitia gentium,i primi fra i pagani ad aver rico-nosciuto e adorato il Signore. Perquesto il loro culto fu tanto for-tunato, diffuso e radicato tra iconvertiti dal paganesimo.

Il tema dell’Adorazione è di-ventato in seguito uno dei clas-sici nell’arte. Solo due riferimentitra i tanti. Il primo è il già ricor-dato sarcofago di Adelfia, dovela scena dei Magi si riscontra duevolte: sul coperchio e sotto il cli-peo. Qui la Madonna appare se-duta in cattedra e tiene in brac-cio il Bambino, che si protendenell’atto di ricevere la coronad’oro gemmata offerta dal pri-mo dei tre Magi. L’altro è il me-raviglioso mosaico di Sant’A -pollinare Nuovo in Ravenna. An-che in questo caso la data è pro-babilmente presa da una festivi-tà egiziana. Ci narra infatti Epi-fanio di Salamina († 403) che in

Egitto nella notte tra il 5-6 gen-naio si celebrava la nascita del dioSole Aion dalla vergine Kore econtemporaneamente si celebra-va il culto del Nilo.

Mito o realtà

Diverse volte in quel giorno lagente mi domanda: «Padre, i remagi sono veramente esistiti osi tratta di una leggenda?».

Oltre ai Vangeli canonici (ri-conosciuti dalla Chiesa comeispirati), ne parlano anche quel-li apocrifi. Il Protovangelo di Gia-como, probabilmente anterioreal IV secolo, (cap. 21-23); il Li-bro dell’infanzia del Salvatore,circa IX secolo, (cap. 89-91); ilVangelo dello Pseudo Matteo,verso il VI secolo, (cap. 16-17);il Vangelo Arabo dell’infanziadel Salvatore, circa la metà del VIsecolo, (cap. 7-9); il Vangelo Ar-meno dell’Infanzia, fine VI se-colo, (cap. V, 10) che ci riferisceanche i nomi, accettati poi nor-malmente nella tradizione. Ri-porto solo la citazione di que-st’ultimo: «Un angelo del Si-gnore si affrettò di andare al pae-se dei persiani per prevenire i ReMagi ed ordinare loro di andaread adorare il bambino appena na-to. Costoro, dopo aver cammi-nato per nove mesi avendo perguida la stella, giunsero alla me-ta proprio nel momento in cuiMaria era appena diventata ma-dre. È da sapere che in quel mo-mento il regno persiano domi-nava sopra tutti i re dell’Orienteper il suo potere e le sue vitto-rie. I Re Magi erano tre fratelli:Melchiorre, che regnava sui per-siani, poi Baldassare che regna-

Vita liturgica

Il racconto de

I Magi erano i membri di una casta sacerdotale persiana che si interessava diastronomia. Erano degli studiosi dei fenomeni celesti e avevano un ruolo di pri-mo piano anche nella vita sociale e politica del loro Paese.

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va sugli indiani, ed il terzo Ga-spare che dominava sul paesedegli arabi».

È anche interessante che il Li-bro della Caverna dei Tesori,scritto nel V secolo d.C., ma ri-ferentesi ad un testo siriaco piùantico, descrive i Magi comeCaldei, re e figli di re, in nume-ro di tre.

Il significato del termine

La parola “mago” che si usaper indicare questi personagginon va identificata con il signi-ficato che oggi gli diamo. Il vo-cabolo deriva dal greco magoi esta ad indicare in primo luogo imembri di una casta sacerdotalepersiana (in seguito anche babi-lonese) che si interessava di astro-nomia e astrologia. Potremo me-glio nominarli: studiosi dei fe-nomeni celesti.

Nell’antica tradizione persia-na i Magi erano i più fedeli ed in-timi discepoli di Zoroastro e cu-stodi della sua dottrina. Rivesti-vano anche un ruolo di primo pia-no nella religione e vita politica.

L’idea del tempo che ciclica-mente si rinnova conduceva ilmazdeismo (religione della Per-sia preislamica) alla costante at-tesa messianica di un “Soccorri-tore divino”, il ruolo del qualesarebbe stato quello di aprire cia-scuna era di rinnovamento e di ri-generazione dopo la fase di de-cadenza che l’aveva preceduta.In tal senso il mazdeismo si col-lega all’attesa messianica. In que-sta religione si attendevano tresuccessive arcane figure di sal-vatori e rigeneratori del tempofuturo: l’ultimo di essi, il “Soc-

corritore”, sarebbe nato da unavergine discendente da Zarathu-stra e avrebbe condotto con séla resurrezione universale e l’im-mortalità degli esseri umani.Molte leggende accompagnava-no il mito del “Soccorritore”, trale quali: una stella lo avrebbe an-nunciato. Tenendo conto di que-sto contesto culturale, non fa me-raviglia il comportamento deiMagi nella descrizione di Matteo.

Il nome generico di prove-nienza, Oriente, può indicare di-verse regioni.

La Mesopotamia, più preci-samente a Babilonia, dove si stu-diava l’astronomia. Si deve te-

ner conto infatti che in seguito al-la terribile distruzione di Geru-salemme da parte di Nabucodo-nosor nel 586, gli ebrei sopra-vissuti furono deportati in Babi-lonia, dove rimasero fino alla li-berazione da parte di Ciro nel539. L’influsso ebraico si fecesentire in quella regione, dovetra l’altro anche dopo la libera-zione rimasero a vivere diversefamiglie ebraiche, e dove fu com-pilato il Talmud Babilonese. Si-curamente a Babilonia le attesemessianico giudaiche erano co-nosciute.

Sotto questo aspetto potreb-be trattarsi anche della Siria. Se-

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La festa dell’Epifania indica la triplice manifestazione di Cristo al mondo, ma inOccidente si è preferito sottolineare l’adorazione dei Magi venuti da Oriente.

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leuco I tra il 305-280 vi avevafondato la città di Antiochia e viaveva concentrato numerosi giu-dei deportati dalla Palestina.

Una terza possibilità è che iMagi provenivano dalla Media.Questa si basa sullo storico gre-co Erodoto secondo il quale iMagi appartenevano ad una del-le sei tribù della Media ed eser-citavano molta importanza a cor-te. Erano sacerdoti e venivanochiamati astrologi, indovini, fi-losofi.

Niente di strano quindi cheun gruppo di questi studiosi fos-se guidato verso la Giudea dauna singolare posizione dellestelle, da far presagire qualcosadi “strano”.

L’episodio dettagliato di Mat-teo, la domanda di Erode sul“tempo” del sorgere della stellapermettono di interpretare in for-ma storica e non allegorica l’esi-stenza dei Magi e l’episodio del-la stella.

Ancora lo Stramare ci per-mette una meditazione, oltre lacuriosità: «Perché Matteo avreb-be usato il termine ab oriente,evidentemente molto generico?Senza scartare come risposta lapossibilità che Matteo ignorasseeffettivamente la località precisadi provenienza, rimane sempre

da considerare la sua chiara in-tenzione di privilegiare in questoracconto l’universalità, contro ilparticolarismo nel quale era rin-chiusa l’attesa ebraica. L’esat-tezza geografica, infatti, non sa-rebbe servita in questo caso alloscopo: la chiamata alla fede sa-rebbe stata estesa semplicemen-te ad un altro popolo ben deter-minato, ma non a tutti».

La stella

Molto si è scritto su questastella. Diverse sono state le ipo-tesi che possono riassumersi atre: una cometa, una “stella no-va”, una sovrapposizione di sa-telliti.

È difficile accettare l’identifi-cazione della stella con la co-meta di Halley in quanto com-parsa 12 anni prima della nostraera. Precedentemente era stataavvistata nel 240, 164, 88 a.C.;riapparsa anche nel nostro seco-lo, nel 1910 e nel 1985-86. Del re-sto nei cieli della Palestina nonè apparsa nessuna cometa tra il17 a.C. ed il 66 d.C.

Non si può neppure pensaread una stella nova, bagliore pro-lungato emesso da corpi celestiinvisibili al momento della loroesplosione. Infatti nell’area di

Gerusalemme non ne compar-ve nessuna tra il 134 a.C. ed il73 d.C.

La Grande Enciclopedia Illu-strata della Bibbia sembra pro-pendere per la terza ipotesi, giàcondivisa a suo tempo da Ke-plero: «Di tutte le spiegazionipossibili la più probabile rimanequella, in qualche modo accetta-bile sulle fonti, secondo cui si ètrattato di un’insolita posizione diGiove, l’antica costellazione re-gale. L’astronomia antica si è oc-cupata dettagliatamente della suacomparsa in un preciso puntodello zodiaco e l’ha identificata,sul grande sfondo di una reli-giosità mitologico-astrale moltodiffusa, con la divinità più alta.Essa era importante soprattuttoper gli avvenimenti della storiae del mondo, in quanto i movi-menti di Saturno erano facil-mente calcolabili. Saturno, il pia-neta più lontano secondo gli an-

Una tradizione ci dice che i Tre, dopola loro conversione, sono stati consa-crati vescovi dall’apostolo Tommaso emorirono martiri all’età tra i 106 e 118anni. Sarebbero stati sepolti in India(dove l’apostolo Tommaso avrebbe pre-dicato) ma in luoghi separati.Un’altra tradizione invece ci dice chesono morti in Persia e sepolti insiemein una grande tomba. Secondo questatradizione l’imperatrice Elena (madre diCostantino), ne fece trasportare le re-liquie a Costantinopoli. Tuttavia in que-sta città non si riscontra un culto inonore dei Magi.Alcuni storici sostengono che questereliquie nello stesso IV secolo furonotrasportate da Costantinopoli a Milanoda Eustorgio, vescovo di questa città.Altri infine ritengono che le reliquie so-no giunte in Italia con le crociate, da-to che prima di questo periodo a Mi-lano non c’è traccia di questo culto.Una cosa sembra certa: nel 1162 si sache le spoglie dei Magi si trovavano in

La festa dell’Epifania proviene probabilmente da un’antica tradizione egizianache celebrava la nascita del Sole Aion nella notte fra il 5 e il 6 di gennaio.

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Le reliquie dei M

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tichi, era il simbolo del dio deltempo Crono e permetteva im-mediate deduzioni sul corso del-la storia. Una congiunzione diGiove e di Saturno in una preci-sa posizione dello zodiaco ave-va certamente un significato tut-to particolare. La ricerca più re-cente si lascia condurre dalla fon-data convinzione che la triplicecongiunzione con Giove e Sa-turno dell’anno 6-7 a.C. ai con-fini dello zodiaco, al passaggiotra il segno dei Pesci e quellodell’Ariete, deve aver avuto unenorme valore. Essa risulta im-portante come una “grande” con-giunzione e, in vista della immi-nente era del messia (o anche etàdell’oro), mise in allarme l’inte-ro mondo antico».

Il Prof. Baima Bollone pro-pende per questa possibilità. Siappoggia su conclusioni del-l’astronomia che sostiene che lasovrapposizione di Giove con Sa-

turno si verifica ogni 179 anni; nelperiodo in esame avvenne pro-prio nel 7 a.C. e per ben tre vol-te: 29 marzo, 3 ottobre, 4 di-cembre nella costellazione deiPesci, secondo i calcoli di Ke-plero. «Betlemme si trova a po-chi chilometri da Gerusalemme,proprio nella direzione in cui laluce nella costellazione dei Pescipoteva essere percepita da viag-giatori che giungessero da Orien-te. Tradizione, documenti ar-cheologici e calcoli astrofisiciconfermano che fu soltanto, edesattamente nel 7 a.C. che neicieli della sponda meridionaledel Mediterraneo e in Mesopo-tamia si verificò un fenomenoluminoso nettamente percepibi-le con gli stessi caratteri di quel-lo dell’episodio dei Magi».

Quest’ipotesi sembra affasci-nante; tuttavia diversi biblisti pre-feriscono seguire una diversa im-postazione.

Il Ricciotti commenta: «Inquesti tentativi, fuor della buonaintenzione, non c’è altro da ap-prezzare, giacché scelgono unastrada totalmente falsa: basta fer-marsi un istante sulle particola-rità del racconto evangelico percomprendere che quel raccontovuole presentare un fenomenoassolutamente miracoloso, il qua-

le non si può in nessun modo farrientrare nelle leggi stabili di unameteora naturale sebbene rara».

Anche lo studioso Andrés Fer-nández propende per questa li-nea: «Altri, infine, sostengonoche si trattò di una meteora spe-ciale che non si muoveva secon-do le leggi naturali... Dobbiamopreferire la terza ipotesi (questa,dopo quella della congiunzionee di Halley - N.d.A.), l’unica sod-disfacente. La stella vista inOriente si presentava con carat-teristiche eccezionali; la sua ap-parizione non si può spiegare innessun modo come fenomenocomune ed ordinario; resta per-tanto esclusa ogni interpretazio-ne puramente naturalistica... IMagi compresero bene che sitrattava di qualcosa al di sopradell’ordine naturale».

Anche «La Sacra Bibbia», acura del Pontificio Istituto Bi-blico di Roma nella Nota al bra-no di Matteo 2, 2, sostiene lastessa opinione: «La stella, ve-duta dai Magi, secondo l’opi-nione più probabile, dedotta dal-le sue caratteristiche, era una me-teora straordinaria, formata daDio espressamente per dare aipopoli il lieto annunzio della na-scita del Salvatore».

Vitaliano Mattioli

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Lombardia. Infatti in questa data il Bar-barossa teneva molto alla conserva-zione di quelle reliquie come garanziadi una particolare compiacenza e pro-tezione da parte di Dio.La presenza delle reliquie nel capo-luogo lombardo è testimoniata dal cul-to che si diffuse nella regione. Solo al-cuni esempi: nel 1420 nella Certosa diPavia su un trittico d’avorio sono in-serite ben 26 scene della storia deiMagi; nel 1570 in San Michele a Paviasi affresca una cappella dei Magi; po-chi anni prima a Voghera i cistercensiavevano aperto un’abbazia intitolataai Re Magi.Queste reliquie nel 1164 da Milano so-no state trasportate a Colonia in Ger-mania.Di questo viaggio ci è giunta una par-ticolareggiata descrizione fatta dal car-melitano Giovanni di Hildesheim nel1364. Riporta le 42 tappe effettuatedall’arcivescovo Reinaldo di Dassel peril trasporto dell’urna.

La cattedrale di Colonia, in Germania, custodisce le reliquie dei Re Magi daquando vennero trasportate da Milano nel 1164.

i Magi

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Accanto alla figura di Giaco-mo «il Maggiore», figlio di Zebedeo, nei Vange-

li compare un altro Giacomo, cheviene detto «il Minore». An-ch’egli fa parte delle liste dei do-dici Apostoli scelti personal-mente da Gesù, e viene semprespecificato come «figlio di Al-feo» (cf Mt 10,3; Mc 3,18; Lc 5;At 1,13).

La colonna della Chiesa

È stato spesso identificato conun altro Giacomo, detto «il Pic-colo» (cf Mc 15,40), figlio di unaMaria (cf ibid.) che potrebbe es-sere la «Maria di Cleofa» pre-sente, secondo il Quarto Vange-lo, ai piedi della Croce insiemealla Madre di Gesù (cf Gv 19,25).Anche lui era originario di Na-zaret e probabile parente di Ge-sù (cf Mt 13,55; Mc 6,3), del qua-le alla maniera semitica vienedetto «fratello» (cf Mc 6,3; Gal1,19). Di quest’ultimo Giacomo,il libro degli Atti sottolinea ilruolo preminente svolto nellaChiesa di Gerusalemme. NelConcilio apostolico là celebratodopo la morte di Giacomo ilMaggiore, affermò insieme congli altri che i pagani potevanoessere accolti nella Chiesa sen-za doversi prima sottoporre allacirconcisione (cf At 15,13). SanPaolo, che gli attribuisce unaspecifica apparizione del Risor-to (cf 1 Cor 15,7), nell’occasio-ne della sua andata a Gerusa-lemme lo nomina addirittura pri-ma di Cefa-Pietro, qualifican-dolo «colonna» di quella Chie-sa al pari di lui (cf Gal 2,9). In

seguito, i giudeo-cristiani lo con-siderarono loro principale pun-to di riferimento. A lui viene pu-re attribuita la Lettera che por-ta il nome di Giacomo ed è com-presa nel canone neotestamen-tario. Egli non vi si presenta co-me «fratello del Signore», macome «servo di Dio e del Si-gnore Gesù Cristo» (Gc 1,1).

L’uomo della soluzione

Tra gli studiosi si dibatte laquestione dell’identificazione diquesti due personaggi dallo stes-so nome, Giacomo figlio di Al-feo e Giacomo «fratello del Si-gnore». Le tradizioni evangeli-che non ci hanno conservato al-cun racconto né sull’uno né sul-l’altro in riferimento al periododella vita terrena di Gesù. GliAtti degli Apostoli, invece, cimostrano che un «Giacomo» hasvolto un ruolo molto importan-te, come abbiamo già accennato,dopo la risurrezione di Gesù, al-l’interno della Chiesa primitiva(cf At 12,17; 15,13-21; 21,18). L’at-to più rilevante da lui compiutofu l’intervento nella questionedel difficile rapporto tra i cri-stiani di origine ebraica e quellidi origine pagana: in esso eglicontribuì insieme a Pietro a su-perare, o meglio, a integrare l’ori-ginaria dimensione giudaica delcristianesimo con l’esigenza dinon imporre ai pagani converti-ti l’obbligo di sottostare a tuttele norme della legge di Mosè. Illibro degli Atti ci ha conservatola soluzione di compromesso,proposta proprio da Giacomo eaccettata da tutti gli Apostoli pre-

senti, secondo cui ai pagani cheavessero creduto in Gesù Cristosi doveva soltanto chiedere diastenersi dall’usanza idolatricadi mangiare la carne degli animaliofferti in sacrificio agli dèi, edall’«impudicizia», termine cheprobabilmente alludeva alle unio-

I Dodici

La Catechesi di Benedetto XVI

Giacomo il Minore

La lettera di San Giacomo ci esortaad abbandonarci alle mani di Dio intutto ciò che facciamo, pronuncian-do sempre le parole: «Se il Signorevorrà».

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ni matrimoniali non consentite.In pratica, si trattava di aderire so-lo a poche proibizioni, ritenutepiuttosto importanti, della legi-slazione mosaica.

Un metodo attuale

In questo modo, si ottennerodue risultati significativi e com-plementari, entrambi validi tut-tora: da una parte, si riconobbeil rapporto inscindibile che col-lega il cristianesimo alla religio-ne ebraica come a sua matriceperennemente viva e valida; dal-l’altra, si concesse ai cristiani diorigine pagana di conservare lapropria identità sociologica, cheessi avrebbero perduto se fosse-ro stati costretti a osservare i co-siddetti «precetti cerimoniali»

mosaici: questi ormai non dove-vano più considerarsi obbligan-ti per i pagani convertiti. In so-stanza, si dava inizio a una pras-si di reciproca stima e rispetto,che, nonostante incresciose in-comprensioni posteriori, miravaper natura sua a salvaguardarequanto era caratteristico di cia-scuna delle due parti.

La più antica informazionesulla morte di questo Giacomo ciè offerta dallo storico ebreo Fla-vio Giuseppe. Nelle sue Anti-chità Giudaiche (20, 201s), re-datte a Roma verso la fine del Isecolo, egli ci racconta che la fi-ne di Giacomo fu decisa con ini-ziativa illegittima dal Sommo Sa-cerdote Anano, figlio dell’Annasattestato nei Vangeli, il quale ap-profittò dell’intervallo tra la de-posizione di un Procuratore ro-mano (Festo) e l’arrivo del suc-cessore (Albino) per decretare lasua lapidazione nell’anno 62.

Le opere della fede

Al nome di questo Giacomo,oltre all’apocrifo Protovangelodi Giacomo, che esalta la santi-tà e la verginità di Maria Madredi Gesù, è particolarmente lega-ta la Lettera che reca il suo no-me. Nel canone del Nuovo Te-stamento essa occupa il primoposto tra le cosiddette “Letterecattoliche”, destinate cioè non auna sola Chiesa particolare – co-me Roma, Efeso, ecc. –, ma amolte Chiese. Si tratta di unoscritto assai importante, che in-siste molto sulla necessità di nonridurre la propria fede a una pu-ra dichiarazione verbale o astrat-ta, ma di esprimerla concreta-mente in opere di bene. Tra l’al-tro, egli ci invita alla costanzanelle prove gioiosamente accet-tate e alla preghiera fiduciosa perottenere da Dio il dono della sa-pienza, grazie alla quale giun-giamo a comprendere che i verivalori della vita non stanno nel-

le ricchezze transitorie, ma piut-tosto nel saper condividere leproprie sostanze con i poveri e ibisognosi (cf Gc 1,27).

Così la lettera di San Giaco-mo ci mostra un cristianesimomolto concreto e pratico. La fe-de deve realizzarsi nella vita, so-prattutto nell’amore del prossimoe particolarmente nell’impegnoper i poveri. È su questo sfondoche dev’essere letta anche la fra-se famosa: «Come il corpo sen-za lo spirito è morto, così anchela fede senza le opere è morta»(Gc 2,26). A volte questa di-chiarazione di Giacomo è statacontrapposta alle affermazioni diPaolo, secondo cui noi veniamoresi giusti da Dio non in virtùdelle nostre opere, ma grazie al-la nostra fede (cf Gal 2,16; Rm3,28). Tuttavia, le due frasi, ap-parentemente contraddittorie conle loro prospettive diverse, in re-altà, se bene interpretate, si com-pletano. San Paolo si oppone al-l’orgoglio dell’uomo che pensadi non aver bisogno dell’amoredi Dio che ci previene, si oppo-ne all’orgoglio dell’autogiustifi-cazione senza la grazia sempli-cemente donata e non meritata.San Giacomo parla invece delleopere come frutto normale dellafede: «L’albero buono producefrutti buoni», dice il Signore (Mt7,17). E San Giacomo lo ripete elo dice a noi.

Da ultimo, la lettera di Gia-como ci esorta ad abbandonarcialle mani di Dio in tutto ciò chefacciamo, pronunciando semprele parole: «Se il Signore vorrà»(Gc 4,15). Così egli ci insegna anon presumere di pianificare lanostra vita in maniera autono-ma e interessata, ma a fare spa-zio all’imperscrutabile volontàdi Dio, che conosce il vero be-ne per noi. In questo modo, SanGiacomo resta un sempre attua-le maestro di vita per ciascunodi noi.

Benedetto XVIL’Osservatore Romano, 28-06-2006

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Dal Sinodo un vento di freschezza

Un auspicio. «Dal rinnovatoascolto della Parola di Dio, sot-to l’azione dello Spirito Santo,possa sgorgare un autentico rin-novamento nella Chiesa univer-sale e in ogni comunità cristiana».

Il dovere. «Compito dellaChiesa è nutrirsi della Parola diDio per rendere efficace l’impe-gno della nuova evangelizzazio-ne. La Parola sia recata in ognicomunità e si traduca in gesti diamore: solo così è credibile l’an-nuncio del Vangelo».

L’azione. «Tanta gente è allaricerca, talora inconscia, dell’in-contro con Cristo e con il Van-gelo; tanti hanno bisogno di ri-trovare in Lui il senso della vi-ta. Già il Concilio nella Dei Ver-bum dice: «È necessario che i fe-deli abbiano largo accesso allaSacra Scrittura». È un requisito

indispensabile per l’evangeliz-zazione e per una promozionepastorale robusta e credibile del-la Sacra Scrittura, dialogandocon le culture e mettendosi alservizio della verità».

Papa Benedetto tira le fila ditre settimane, dal 5 al 26 ottobre,del XII Sinodo su «La Parola diDio nella vita e nella missionedella Chiesa» con 253 padri si-nodali e 150 tra esperti, uditori,delegati fraterni, invitati specia-li, collaboratori. Le 55 «proposi-zioni» e il «messaggio al popolodi Dio» – con le relazioni, gli in-terventi orali e scritti, le sintesi deigruppi linguistici – sono la «ba-se» dalla quale il Papa attingeràper redigere l’esortazione apo-stolica postsinodale. Ma conten-gono indicazioni pastorali gene-rali che gli episcopati nazionalipossono tradurre in pratica, te-nendo conto che il Sinodo, stru-mento di collegialità episcopale,è un organismo solo consultivo

del Pontefice. Le «proposizioni»si dividono in tre parti: 1) «La Parola di Dio nella fededella Chiesa»: parla della «pre-dilezione di Dio per i poveri, iprimi ad aver diritto all’annunciodel Vangelo perché bisognosi nonsolo di pane ma anche di paroledi vita». Tra le grandi sfide «losviluppo della scienza» e il rap-porto con la legge naturale «scrit-ta nel cuore di ogni persona: fa-re il bene ed evitare il male».2) «La Parola di Dio nella vitadella Chiesa»: chiede «di for-mare lettori e lettrici in grado diproclamare la Parola in modochiaro e comprensibile»; invita«a non sostituire mai nella Mes-sa la lettura della Scrittura conaltri testi di spiritualità e lettera-tura»; sollecita la stesura di un«Direttorio sull’omelia». I ve-scovi «incoraggiano il serviziodei laici nella trasmissione dellafede», «riconoscono che le don-ne hanno un ruolo indispensabi-le nella famiglia e nella cateche-si, sanno suscitare l’ascolto del-la Parola e comunicare il sensodel perdono e della condivisioneevangelica», «auspicano che ilministero del lettorato sia apertoanche alle donne e che nella co-munità sia riconosciuto il lororuolo di annunciatrici della Pa-rola». Molte comunità, senzaMessa domenicale, «trovano nel-la celebrazione della Parola ciboper la fede e la testimonianza».Sono poi da incoraggiare le co-munità di base e i gruppi biblici;la ricerca biblica, la catechesi ela pastorale biblica; il dialogo traesegeti, teologi e pastori.3) «La Parola di Dio nella mis-sione della Chiesa»: l’azione dei

Vita della Chiesa

La Bibbia è lingua materna dell’Europa, aveva detto il grande intellettuale te-desco Goethe. L’ignorare la Scrittura è come ignorare Cristo aveva affermatoSan Girolamo.

La Parola del rinnov aLe linee principali emerse dal Sinodo

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credenti impegnati in politica enel sociale deve ispirarsi «alla ri-cerca del vero bene di tutti e nelrispetto della dignità di ogni per-sona, per quanti soffrono e sonovittime delle ingiustizie». Serveuna «mobilitazione generale» perla traduzione della Bibbia nellevarie lingue e per la sua diffu-sione, rifuggendo dalla «letturafondamentalistica che ne fannole sétte». Il dialogo tra cristiani edebrei «appartiene alla natura del-la Chiesa». Per il dialogo conl’Islam tre condizioni: il rispettodella vita, dei diritti dell’uomo edella donna; «la distinzione tral’ordine socio-politico e l’ordinereligioso»; «il dovere della reci-

procità e della libertà di coscien-za e di religione».

Se da una parte Johann Wol-fgang von Goethe sosteneva che«la Bibbia è la lingua maternadell’Europa», dall’altra il con-corrente di un quiz di Gerry Scot-ti non ha saputo rispondere alladomanda «Chi ha recitato per pri-mo il “Padre Nostro”?». Ciò si-gnifica che sul piano teorico laBibbia «è il grande codice dellacultura occidentale», senza il qua-le non si comprende l’identità, lacultura, l’etica, il pensiero, l’arte,la pittura, la musica, la letteratu-ra; ma sul piano pratico l’igno-ranza della Scrittura è abissale.

Il «messaggio» dice: «Cari

fratelli e sorelle, custodite nellevostre case e nelle vostre fami-glie la Bibbia, leggetela, appro-fondite e comprendete le sue pa-gine, trasformatele in preghierae testimonianza di vita, ascolta-tela con amore e fede nella li-turgia. Cresca e si approfondi-sca la conoscenza per la Paroladi Dio: ci presenta il respiro didolore che sale dalla terra, va in-contro al grido degli oppressi eal lamento degli infelici, vive latragedia della sofferenza più atro-ce e della morte». La Bibbia è de-scritta con quattro immagini: – «La Voce divina» che risuo-na «all’origine della creazionespezzando il silenzio del nulla edando origine alle meraviglie del-l’universo», che penetra «nellastoria ferita dal peccato e scon-volta dal dolore e dalla morte».– «Il Volto» è Gesù Cristo, Fi-glio di Dio e uomo, legato a un’e -poca, un popolo, una storia, chevive l’esistenza faticosa del-l’umanità fino alla morte ma oravive risorto e immortale. Il Cri-stianesimo non è «una religionedel libro» ma ha al centro il Ge-sù storico e il Cristo della fede.– «La Casa» della Parola è laChiesa che si sorregge su quat-tro «colonne»: a) l’insegnamento. Leggere ecomprendere la Bibbia nell’an-nuncio, nella catechesi, nel-l’omelia; b) l’Eucaristia. Fonte e culminedella vita e della missione dellaChiesa; c) la preghiera. Questa ritmagiorni e tempi dei cristiani; d) la comunione fraterna. È nel-la Scrittura che «incontriamo ifratelli e le sorelle delle altreChiese cristiane».– «La Strada»: la Parola devecorrere per le strade del mondo,anche quelle della comunicazio-ne informatica, televisiva, vir-tuale; deve entrare nelle fami-glie, nelle scuole, nella cultura enel mondo del lavoro.

Pier Giuseppe Accornero

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La Parola di Dio deve percorrere le strade del mondo per entrare nella vita de-gli uomini.

v amento

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Il 29 giugno 2008 il Papa Be-nedetto XVI ha indetto l’An-no Paolino (con possibilità di

lucrare un’indulgenza plenaria)che durerà fino al 28 giugno del2009. Lo scopo è quello di com-memorare in tutta la Chiesa il IImillennio della nascita di SanPaolo, avvenuta a Tarso in Cili-cia (attuale Turchia sud-orienta-le), che si tende storicamente acollocare nell’anno 8-9 a.C.

Saulo proveniva da una fami-glia ebraica della diaspora (emi-grati). Il padre era un fabbrican-te di tende. La popolazione su-bìva l’occupazione romana. Perbenemerenze acquisite dalla suafamiglia in ambito commercialeegli, fin dalla nascita, è cittadinoromano. L’ambiente ove cresceè legato alla cultura ellenistica,ma Saulo riceve anche un’edu-cazione ebraica in famiglia checompleterà poi a Gerusalemmecon la guida del maestro Gama-liele. Conosce l’ebraico e il gre-co e impara il lavoro paterno.

Davanti alle vicende che han-no caratterizzato la vita di que-st’uomo emergono sovente unaserie di interrogativi. Qui di se-guito ne vengono annotati alcu-ni, cercando di offrire delle ri-sposte.

Perché proprio Saulo è ferma-to da Dio sulla strada che con-duceva a Damasco? (At 22,6s)

In quel periodo c’erano anchealtre persone che perseguitava-no la Chiesa nascente: es. ucci-sione di Stefano (At 7,59-60) e diGiacomo (At 12,1-2).a. Perché in Saulo l’idea di per-secuzione si traduce in un meto-do sistematico di eliminazione(es. At 8,3 e 9,2).b. Perché l’azione di Saulo vuo-le spezzare ogni espressione cri-stiana che incomincia a esten-dersi fuori Gerusalemme (es. At

9,2 e 9,14). Egli intravede il pe-ricolo del proselitismo.c. Perché, in anticipo su altri,Saulo ha incominciato a intuireche il Cristianesimo non è una fi-losofia (idea astratta), non costi-tuisce una fazione politica (pro-getti di rivendicazioni tempora-li), ma è una realtà concreta (unaPersona) vista come pericolosaper la religione ebraica (ne in-tacca il nucleo del messianismo).Es.: At 7,54-60 (anche Sauloascolta Stefano che fa esplicito ri-ferimento a Gesù).

È possibile delineare l’aspettofisico di Paolo?

a. Il termine Paolo è latino e si-gnifica piccolo. Ma questo nonsignifica che l’apostolo fosse bas-so di statura.b. Diversi pittori lo hanno di-pinto semi-calvo, ma sono rap-presentazioni di fantasia.

Qual era il carattere di Paolo?

a. Volitivo: è lui che di frequen-te decide gli aspetti organizzati-vi dei viaggi missionari (es. At15,36-40). Accetta impegni gra-vosi. Assume responsabilità no-tevoli.b. Tenace: affronta con decisio-ne le continue difficoltà; sostie-ne con convinzione una linea pa-storale (es. At 15s, concilio diGerusalemme); non ha difficol-tà a indicare a San Pietro aspet-ti da modificare sul piano dellaprassi (es. incidente di Antiochia,Gal 2,11); si rapporta con i Giu-dei con affetto ma anche conestrema chiarezza.

Anno Paolino

San Paolo: i tratti dell’ u

San Paolo, cittadino romano fin dal-la nascita, era originario d’una fami-glia di artigiani.

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c. Sensibile alle difficoltà dei fra-telli: organizza una colletta persostenere la Chiesa di Gerusa-lemme provata dalla carestia (es.At 11,27-30; e Rm 15,26 e 16,1-4).d. Si inquieta davanti alle divi-

sioni interne delle prime comu-nità cristiane o nei casi di im-moralità: es. Rm 16,17-18, so-prattutto 1 Cor 1,11-13; e 1 Cor5,1-5.e. Richiama a una linea globaledi carità (quindi è contrario al-l’assistenzialismo). Es. Rm 13,8.1 Cor 13,1-13 (Inno alla carità).f. Lavora per non essere di pe-so ad alcuno (es. Fil 4,11 e 2 Ts3,7-8). Solo dai Filippesi accet-ta aiuti economici (Fil 4, 14-16).

Qual era il suo metodo missio-nario?

a. Ogni sabato parla nelle sina-goghe (es. At 13,5 e 17,2).b. Spiega la dottrina cristiananell’Areopago di Atene (es. At17,16-34).c. Svolge un’azione di evange-lizzazione nelle case (es. At 18,3(Aquila e Priscilla a Corinto).d. Insegna nella scuola di uncerto Tiranno, ad Efeso (es. At19,9-10).

Ottiene risultati? Si registra-no resistenze?

a. Paolo riesce a fondare comu-nità cristiane, di altre ne facilitala fondazione o la crescita.b. Le ostilità verso la sua azio-ne sono durissime. Provengonodai Giudei (es. At 14,19: è presoa sassate); dai venditori di og-getti riconducibili al culto di ido-li (es. At 19,23-40, ad Efeso); dalmago Elimas (At 13,8-12); daquanti non accettano il nucleodella Buona Novella: Gesù, Fi-glio di Dio, si è incarnato, ha vis-suto in Palestina, ha affrontatoPassione, Morte e Risurrezioneper liberare l’umanità dal pec-cato e dalla morte.In ultimo, a seguito delle denuncepresentate dai Giudei all’autori-tà romana, subirà due processi aRoma, e verrà martirizzato (de-capitazione, in quanto cittadinoromano).

Ci sono aspetti particolari chepossono essere evidenziati?

a. Paolo è uomo di preghiera(non solo di azione). Es. At 20,36e 21,5. Ef 6,18. 1 Ts 5,17.b. L’Apostolo sviluppa un’asce-si spirituale segnata anche da unavita mistica (es. Gal 2,20).c. In più di un caso Paolo deci-de una linea operativa, ma il Si-gnore gli manifesta un diversoindirizzo (es. At 16,6-7).d. In alcune parti delle sue letterePaolo chiarisce quando parlaesprimendo proprie idee, e quan-do invece trasmette la volontà

11

’ uomo

Gli Atti degli Apostoli ci presentanovari modelli della predicazione di Pao-lo che è capace di presentare il Van-gelo in diversi contesti culturali e so-ciali.

Fin dall’inizio, Paolo aveva capito cheil cristianesimo era una realtà peri-colosa per questo cercava di fermarlacon ogni mezzo, ma sulla via di Da-masco, il Signore lo aspettava.

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del Signore (es. 1 Cor 7,10 e 12).

Esistono a tutt’oggi situazioninon del tutto approfondite cheriguardano San Paolo?

a. La famiglia dell’Apostolo.Sappiamo che ha una sorella, ma-dre di un giovanetto (At 23,16).A Roma ci sono alcuni suoi pa-renti: Andronico e Giunia, Ero-dione (Rm 16,7 e 11). Ma non co-nosciamo il grado di parentela.b. Gli anni immediatamente suc-cessivi alla sua conversione (At9,23s. e Gal 1,17). Si ritiene chesiano stati utilizzati da Paolo perlo studio, la preghiera, e la testi-monianza.c. Il rapporto tra Paolo e Gio-vanni, detto Marco (futuro evan-gelista). C’è una separazione trai due perché nel primo viaggio

missionario, a un certo punto delpercorso, Marco recede dall’im-pegno (non sono da escludere se-rie difficoltà incontrate). Paolo,a scopo prudenziale, e tenutoconto delle molte incognite le-gate ai viaggi missionari, non locondurrà più con sé in tempi suc-cessivi (At 13,13 e 15,37-40).d. Le prove affrontate. L’Apo-stolo non le descrive in dettaglio.Cf At 9,16. Soprattutto 2 Cor 1,8-11 e 11,23-32. Gal 6,17 (“io por-to le stimmate di Gesù nel miocorpo”).e. Gli ultimi anni di vita di SanPaolo.

Perché a Roma viene abban-donato da tutti?

a. Da una parte, Paolo non puòessere nascosto in qualche casaamica perché è sotto custodia diun soldato romano.b. Dall’altra, l’assenza di figureal suo fianco sembra conferma-re l’ipotesi di un’estesa persecu-zione in atto contro i cristiani.

Come scrive le lettere San Pao-lo? Improvvisa? Segue unoschema? Le detta? Scrive diproprio pugno?

a. Le lettere riflettono le fasi con-crete dell’evangelizzazione in at-to. Per questo motivo la loro ge-nesi può essere legata a situa-zioni contingenti (es. Filemone),o alla decisione di Paolo di af-frontare in modo sistematico piùaspetti nodali (es. Romani).b. In genere siamo in presenza diun’idea centrale che l’Apostolosviluppa con un’esposizione chegira intorno a questo nucleo dimessaggio per poi tornare alleaffermazioni iniziali. Segue poiuna seconda idea, che ripercor-re lo stesso schema espositivo.c. In genere Paolo si avvale diuno scrivano. In alcuni casi scri-ve di persona (es. Filemone). Piùvolte firma con un saluto al ter-

mine del testo (forma di affetto,ma anche una specie di autenti-cazione del testo).d. Non possediamo tutti gli scrit-ti paolini. Però quelli conserva-ti esprimono uno schema dottri-nario molto importante.

Che cos’è “la spina nella car-ne” di cui parla Paolo in 2 Cor12,7-10?

a. È una sofferenza di tipo cro-nico che ostacola, senza bloc-carla, l’azione dell’Apostolo.b. Diverse sono le ipotesi. Loscrivente propende per problemialla vista. Potrebbero essere le-gati a un’offesa agli occhi cau-sata dall’episodio di lapidazioneove Paolo si salvò a stento. InGal 6,11 Paolo annota: “Vedete

Il naufragio a Malta, rappresenta unadelle pagine più toccanti della predi-cazione dell’Apostolo.

Paolo presenta a tutti la novità di Cri-sto e nulla lo ferma in questo suosforzo. Ancora oggi, Paolo è uno deipiù grandi geni dell’umanità.

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con che grossi caratteri vi scri-vo, ora, di mia mano”. In gene-re frasi di questo tipo si ascolta-no anche oggi da persone chehanno disturbi alla vista.

Era problematico il rapporto diPaolo con le donne? La di-mensione sessuale era da luisvalutata?

a. Gli episodi fraterni racconta-ti in Atti e nelle Lettere docu-mentano la familiarità di Paolocon più donne.b. Sul piano dottrinale l’Apo-stolo è più volte in difficoltà per-ché diverse figure maschili in-tervengono nelle assemblee (insinagoga) esponendo dottrine er-ronee.Da qui la preoccupazione di Pao-lo di limitare il diffondersi di ere-sie (in una fase di inizio per laChiesa) con provvedimenti cau-telativi.Tra questi quello di non far par-lare in pubblico persone non pre-parate sul piano dottrinale. Ciòvale per gli uomini e per le don-ne. La non preparazione di que-st’ultime era legata non a man-canza di una loro buona volon-tà, ma – dati i costumi ebraicidel tempo – ad assenza di for-mazione personale e di espe-rienza nel commentare passi bi-blici in sinagoga.c. Ad Efeso esisteva il tempiodi Artemide, dea della fecondi-tà. A Corinto era famoso il tem-pio di Afrodite, dea dell’amore.Intorno a questi luoghi si svi-luppavano forme di “prostitu-zione sacra”. Da qui l’insistenzadi Paolo sul valore del corpoumano, “tempio dello Spirito”.

Esistono aspetti della missionedi Paolo tra i gentili su cui si ri-flette per diversi motivi?

a. Le fondazioni di San Paolo.Oggi non esistono più. Perché?Perché gli eventi successivi, se-gnati dall’occupazione militare

dei territori evangelizzati da Pao-lo, vedono una supremazia di po-poli di religione non cristiana.Da qui il lento soffocamento del-le prime comunità cristiane.b. Nei suoi scritti Paolo non svi-luppa una riflessione mariologi-ca. Solo in Gal 4,4, con riferi-mento a Cristo, si afferma chequesti è “nato da donna”. Per-ché?Perché ci troviamo agli inizi del-la Chiesa. In questa fase l’obiet-tivo paolino è quello di presen-tare “il mistero di Cristo” (Ef3,4). È un traguardo talmente im-pegnativo che costerà a Paolo ilmartirio.Non si deve però dimenticarel’importanza di Gal 4,4: qui Pao-lo insiste sul mistero dell’Incar-nazione (un fatto reale), e – in-direttamente – sulla cooperazio-ne di una donna concreta (Maria)al Disegno salvifico.

c. Sono tutte autentiche le Let-tere di San Paolo?Queste lettere appartengono algenere letterario “epistolare”, masi differenziano per lo stile, perl’impostazione, per la schema-tizzazione nella stesura.La critica riconosce per “sicura-mente paoline” la 1ª lettera aiTessalonicesi, la 1ª e la 2ª lette-ra ai Corinzi, quelle ai Romani,ai Galati, ai Filippesi e a File-mone.Qualche riserva (sostanzialmen-te trascurabile) è stata rivolta neiconfronti della 2ª lettera ai Tes-salonicesi, e quelle agli Efesinie ai Colossesi.Dubbi più seri riguardano la 1ª ela 2ª a Timoteo e la lettera a Ti-to, soprattutto se si esclude la li-berazione di Paolo nel 64 e ilviaggio in Spagna (sarebbero inquesto caso scritte molto proba-bilmente da discepoli).Si esclude con sicurezza la pa-ternità della lettera agli Ebrei.

In conclusione, qual è stato ilruolo storico di Paolo, “apo-stolo per vocazione”?

a. Ha allargato l’orizzonte di dif-fusione della fede in Cristo ai nonGiudei, consentendo la non cir-concisione dei credenti e il su-peramento del ritualismo ebraico.b. Ha permesso anche il supera-mento del concetto di esclusivi-smo tipico del popolo israelitache si sentiva unico depositariodel “patto di salvezza”. In tal mo-do sono state spalancate le por-te a tutte le persone che deside-ravano diventare cristiane.c. Ha soprattutto consegnato al-la Chiesa un solido e preziosoinsegnamento dottrinale che hacercato di evitare eresie, sconfi-namenti nel sincretismo e nelsoggettivismo, inquinamenti diogni tipo con riferimento all’es-senzialità del mistero di Cristo edella Sua Chiesa.

Pier Luigi Guiducci

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Con il suo martirio, Paolo sigilla lasua fedeltà a Cristo.

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Già da alcuni anni (dal 2002) si tiene a Torino un festival convegno dal

titolo “Torino Spiritualità”. È unainiziativa lodevole, attuale, im-pegnativa e anche molto seguita.E così anche nel 2008 (dal 24 al28 settembre dal titolo: Doman-de a Dio. Domande agli uomini)la città, stimata per i suoi varicentri di eccellenza tecnologianel sapere e nella ricerca scien-tifica, ha invitato tutti, credenti enon, ad una piccola pausa e ad unpo’ di riflessione. Il che non gua-sta nella nostra vita frenetica,stressati e divorati quotidiana-mente dalla fretta. Spiritualità:questa è la parola chiave. Comedire che dobbiamo ricordarci chel’uomo non ha solo una compo-nente materiale ma anche spiri-tuale. Si vuole ricordare che l’uo-mo quindi ha un destino che vaoltre quell’orizzonte di tot annida vivere (spesso con molta fa-tica) su questo pianeta.

Padrone mio, che fate?

Si narra che un giorno Fran-cesco d’Assisi vide un muratoree gli chiese: “Padrone mio, chefate?”.

Quegli rispose: “Faccio murida mattina a sera”.

Con la sua abituale mansue-tudine Francesco chiese anco-ra: “E perché fate muri tutto ilgiorno?”.

Rispose il muratore: “Per gua-dagnare quatto soldi”.

“E perché volete guadagnaredei soldi, fratello mio?” conti-nuò a dirgli Francesco.

“Per vivere” fu la risposta.

“E perché vivete voi?” fu lasemplicissima domanda di Fran-cesco.

Ma il povero muratore nonseppe cosa rispondere.

Già, perché viviamo noi? Tutti cercano risposte a que-

sta domanda. Anche l’uomo delnostro tempo, di oggi. Anche noi.

Il secolo appena trascorso nonè stato migliore, da molti puntidi vista, degli altri. È stato il se-colo delle grandi ideologie chevolevano essere esaustive e on-nicomprensive (vedi comunismo,nazismo, fascismo, ed anche uncerto capitalismo) e che invece halasciato dietro di sé tutti i loro so-gni messianici in frantumi, conun corollario spaventoso di mi-lioni di morti e di inenarrabilisofferenze e distruzioni. Eranole ideologie che si erano collocateal posto di Dio. E con quali ri-sultati!

Oggi i sogni e le utopie sem-brano affidate interamente allaTecnologia. Un filosofo nostra-no annuncia anzi che questa sa-rà la nuova religione che sosti-tuirà le altre. Un dio (o un nuo-vo idolo?) costruito dall’uomo,insomma.

Per la verità l’ottimismo, dimatrice illuministica, che sem-brava inarrestabile nel passato,ha perso molto del suo richia-mo. Si è diventati consci che ilprogresso tecnologico oltre aigrandi vantaggi ha anche “rega-lato” all’umanità non pochi “pro-dotti collaterali”, guai seri, veridisastri sociali e ambientali. Sipensi al problema ecologico, al-la povertà crescente in molti po-poli vittime di una certa globa-lizzazione, all’insicurezza che si

respira nelle città, alla crimina-lità sempre più organizzata, al-l’AIDS, alla droga. Molti di que-sti problemi squisitamente uma-ni spesso producono un vero di-sagio esistenziale autodistruttivo(specie di molti giovani ma nonsolo) e finiscono per essere “cu-rati” con l’uso di sostanze tos-siche psico devastanti. Molti diquesti mali non hanno bisognodelle risposte della tecnologiama... della teologia. Parafrasan-do una famosissima frase dettadal Cristo tentato da Satana pos-siamo affermare: “Non di solotecnologia deve vivere l’uomoma anche di teologia” cioè deldiscorso di Dio all’uomo e del-la risposta dell’uomo a Dio e suDio. Si tratta della problemati-ca quanto mai attuale della pre-senza culturale ed esistenzialedel Trascendente nella vita del-l’uomo.

Ha scritto Paul Claudel: “Po-sti tra Dio e la terra, occorreche rispondiamo alla chiama-ta dell’uno e dell’altra, occor-re che apriamo tra l’uno e l’al-tra i canali, le vie tramite lequali la misericordia va in-contro alla giustizia”. L’uomoha bisogno quindi di spirituali-tà, proprio perché è un esserespirituale.

La spiritualità è...

Ma cosa intendiamo per spi-ritualità? È una parola, come sidice, dal valore poli semanticoenorme. Bisogna premettere in-nanzitutto che la parola è natastoricamente in ambito cristia-no. Fu usata (per la prima volta,

Spiritualità

Che cos’è la spiritu aLo spirito è il centro animatore

di ogni persona umana.

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sembra, da Gerolamo) per indi-care che la vita del neo battez-zato o dell’adulto neo conver-tito doveva essere vissuta sot-to l’influsso dello Spirito (la cuipresenza lo faceva diventareun uomo nuovo, cioè spiritua-le) e non più della “carne”(l’uomo vecchio, carnale, delpassato). Oggi però è usata inambiti più vasti e al di fuori del-l’ambito strettamente cristiano.

Per Angelo Amato la parolaspiritualità, prima di essere unacategoria teologica, appartenen-te cioè alla sfera religiosa, è unacategoria antropologica. Riguar-da cioè l’uomo, ogni uomo, tut-to l’uomo. Così ha scritto: “Pri-ma di un suo significato cristia-no, c’è un suo pre significatoumano, che pone in risalto lo‘spirito’ centro animatore di ognipersona umana. Auto compren-dendosi come spirito, l’uomo ri-vela la globalità del suo essere,armonizzando anima e corpo, in-teriorità ed esteriorità, essere eagire”.

Ci può essere quindi (e que-sto spiega l’uso sempre più va-

sto del termine in questione) an-che una spiritualità senza reli-gione o al di là di una struttura-zione religiosa. Afferma EnzoBianchi, un esperto in materia:“C’è posto anche per una spi-ritualità senza religione, senzaDio. Credo ci sia posto per unaspiritualità degli agnostici e deinon credenti, di coloro che sonoin cerca della verità perché sonoinsoddisfatti di risposte prefab-bricate, di verità definite una vol-ta per tutte. È una spiritualità chesi nutre dell’esperienza dell’in-teriorità, della ricerca del sensoe del senso dei sensi, del con-fronto con la realtà della mortecome parola originaria e conl’esperienza del limite; una spi-ritualità che conosce l’impor-tanza della solitudine, del silen-zio, del pensare, del meditare. Èuna spiritualità che si alimentadell’alterità: va incontro agli al-tri e all’altro e resta aperta al-l’Altro se mai si rivelasse”.

Cerchiamo di dare una defi-nizione di spiritualità. Un dizio-nario della lingua italiana la de-finisce come “la sensibilità e

l’adesione intima ai valori del-lo spirito” (E. DE FELICE - A.DURO). Come si vede una defi-nizione molto generica che vabene in molti ambiti della vitadel comportamento umano, an-che non strettamente religiosi.

È indubbio però che la paro-la spiritualità sia usata special-mente in campo religioso e spe-cificatamente nell’ambito dellereligioni (interessate in primis alrapporto con il Trascendente), especialmente del Cristianesimo.Lo studioso Kees Waaijman hascritto: “La spiritualità tocca ilnucleo centrale della nostra esi-stenza umana: la nostra rela-zione con l’Assoluto”. È pro-prio a questo problema dell’esi-stenza o non esistenza di un qual-che Assoluto che sembra nonsfuggire nessun uomo pensante.

Una definizione (ampia) dispiritualità, divenuta ormai clas-sica, ci viene da un grande e ri-nomato teologo, Hans Urs vonBalthasar. Eccola: “Spiritualitàè l’atteggiamento fondamen-tale, pratico ed esistenziale diun uomo, atteggiamento cheviene assunto come conse-guenza ed espressione della suafede religiosa; oppure in ter-mini più generali, come espres-sione della sua interpretazioneeticamente impegnata dell’esi-stenza”. Come si vede ci può es-sere una fede religiosa oppuresemplicemente un riferimentoetico superiore, cioè indirizzatoal bene e a fare il bene anzichéil male al prossimo, che poi, nel-l’ottica cristiana significa un ri-ferimento indiretto a Dio, som-mo Bene che vuole il bene di tut-te le sue creature, a cominciaredall’uomo.

Ma se in questa definizione dispiritualità umana ci mettiamo ilriferimento al Cristo, visto co-me Via, Verità e Vita e come ri-ferimento etico e valoriale dellanostra esistenza, abbiamo la spi-ritualità che chiamiamo cristiana.

Mario Scudu

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u alità?

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LA NOSTRA SPERANZA

Dio ci ha creati per l’immortalità

«La speranza dell’empio è come pula portata dalvento. I giusti, al contrario, vivono sempre, la lororicompensa è presso il Signore e l’Altissimo ha cu-ra di loro» (Sap 5,14-15).

La vita dell’uomo è vita, una vera vita e per que-sto non è destinata a perire. La fede degli Ebrei èmaturata fino alla sicura speranza che la vita, do-po la morte, non sarà loro tolta: i giusti vivrannoper sempre e avranno pure una ricompensa nel Si-gnore. La morte, pertanto, non è creazione di Dio.Dio non si compiace della fine dei viventi.

L’autore del libro della Sapienza conclude così:«L’amore è osservanza delle leggi; il rispetto delleleggi è certezza di incorruttibilità e l’immortalità fastare vicino a Dio» (Sap 6,18-19). La Speranza chenoi abbiamo ricevuto quale dono dello Spirito San-to, ci assicura che il destino dell’uomo oltrepassala sua esistenza terrena e consiste nella eterna feli-cità, cioè nell’essere nelle mani di Dio (Sap 3,1; 5,15).Dio non ci ha creato per la morte ma per la vita.

Un altro libro della Bibbia (il 2º dei Maccabei),fa esplodere la fede ebraica nella sicura speranzadella risurrezione: «È meglio morire per mano de-gli uomini, quando si ha la speranza in Dio di es-sere da lui risuscitati. Per te, dice il piccolo marti-re al tiranno, non ci sarà risurrezione alla vita» (2Mac 7,14). Tu mi uccidi, mi abbatti, e Dio mi rial-za, mi fa risorgere alla vita. E in un altro passo del-lo stesso libro viene riconfermata la credenza nel-l’Aldilà, là dove si parla dell’offerta di sacrifici peri morti (2 Mac 12,38-46).

Preghiamo con il Salmo 26

Rit.: Spero nel Signore, si rinsaldi il mio cuore.Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò ti-

more? Il Signore è difesa della mia vita: di chiavrò paura? Rit.

Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cer-co: abitare nella casa del Signore tutti i giorni

della mia vita, per contemplare la bellezza delSignore. Rit.

Sono certo di contemplare la bontà del Signorenella terra dei viventi e ammirare il suo san-tuario. Rit.

Che cosa ci dice Gesù

Nei Vangeli non troviamo descrizioni, come vor-remmo noi, dell’Aldilà, ma soltanto insegnamentiche servono a regolare la nostra vita per approda-re felicemente nell’altra vita.

«Non temere, piccolo gregge, perché è piaciutoal Padre vostro di darvi il Regno» (Lc 12,32). Que-sto Regno abbraccia la vita presente, una vita fat-ta di fiducia in Dio e di lavoro e quella futura. «Nondatevi pensiero per la vostra vita, di quello chemangerete» (Lc 12,22ss); «Siate pronti, con la cin-tura ai fianchi e le lucerne accese» (Lc 12,35), Ge-sù ci invita a guardare al futuro Regno dei Cieliche egli ci presenta con l’immagine del banchetto,dove chi serve è Dio stesso: «Beati quei servi cheil padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; eglisi cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e pas-serà a servirli» (Lc 12,37).

Praticamente siamo invitati a percorrere la stes-sa strada di Cristo; «se qualcuno vuol venire die-

In cammino verso le ultime realtà

I Novissimi /8

Celebrazione

La vita dell’uomo è una vita vera, non destinata a perire.

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tro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ognigiorno e mi segua» (Lc 9,23), per arrivare là doveegli ha preso possesso del suo Regno di gloria: «Pa-dre, voglio che anche quelli che mi hai dato, sianocon me dove sono io, perché contemplino la mia glo-ria» (Gv 17,24).

Gli insegnamenti di San Paolo

Con maggiore chiarezza e con un profondo so-spiro viene espressa la speranza nell’Aldilà da SanPaolo: «Per quanto mi riguarda, il mio sangue staper essere sparso in libagione ed è giunto il mo-mento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buo-na battaglia, ho terminato la mia corsa, ho con-servato la fede. Ora mi resta solo la corona di giu-stizia che il Signore, giusto giudice, mi consegne-rà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tut-ti coloro che attendono con amore la sua manife-stazione» (2 Tm 4,6-8).

E, scrivendo ai Corinzi, Paolo afferma: «Sap-piamo che quando verrà disfatto questo corpo, no-stra abitazione sulla terra, riceveremo un’abitazio-ne da Dio, una dimora eterna, non costruita da ma-ni di uomo, nei cieli ... Siamo pieni di fiducia epreferiamo andare in esilio dal corpo e abitare pres-so il Signore» (2 Cor 5,1-10).

Che cosa vuol dire sperare?

Dunque il nostro guardare all’Aldilà e il nostrovivere nell’Aldiqua è pieno di speranza. Ora ci do-mandiamo che cosa voglia dire sperare. Qui par-liamo della speranza quale dono che ci viene da Dioe quindi di una vera forza divina detta “virtù teo-logale”. Sperare vuol dire attendere ardentemente;è aspettare con fiducia; è desiderare vivamente; èla sicura certezza di vedere Gesù, di amarlo e digustarlo per sempre. Tutto ciò supera le forze uma-ne, infatti la virtù della speranza è una virtù infu-sa, una potenza donata, è dono gratuito di Dio ri-cevuto nel Battesimo.

Così con la speranza è arrivato per noi, qui eora, l’eterno “OGGI” di Dio in Gesù Cristo. Ciò chepensavamo fosse futuro e tanto lontano, è diventa-to presente. La speranza ci dà la possibilità di en-trare già ora in possesso del suo proprio oggetto:essere figli di Dio, e lo siamo realmente; esseregiustificati, e lo siamo; venire ricostruiti quale san-ta casa di Dio, ecco, lo Spirito Santo abita nei no-stri corpi. Noi siamo salvati, e pertanto la vita eter-na è già ora presente in noi, come scrive Paolo aiRomani al capitolo ottavo.

La nostra speranza è possedere Cristo, qui e ora,

mentre dobbiamo sentirci impegnati a lavorare peril Regno di Dio, che è in mezzo a noi.

Per il futuro ultimo, l’Aldilà, la nostra speranzaci porta all’incontro definitivo non con qualcosa, macon Qualcuno: vedere Dio, sentire il suo abbraccio,venire immersi beatamente nella SS. Trinità, fino aquando finalmente il Padre sarà tutto in tutti.

L’Apocalisse ci offre una stupenda descrizione,un vero incanto, così: «Gli eletti vedranno la fac-cia del Signore e porteranno il suo nome sulla fron-te. Non vi sarà più notte e non avranno più biso-gno di luce di sole, il Signore Dio li illuminerà eregneranno nei secoli dei secoli» (Ap 22,4-5).

Gesù è la Via, la Verità e la Vita

Gesù è la Via che ci porta a Dio, una via di spe-ranza e di amore: che ci porta all’incontro con Luia viso aperto.

Gesù è la Verità, la vittoria contro il mondo e ilDiavolo: chi segue i suoi insegnamenti non sba-glierà mai.

Gesù è la Vita: egli sta costruendo con noi, quiin terra, il suo Regno di amore e di pace.

Preghiera

Santissimo Soffio d’amore, sveglia il nostro cuoree mettici dentro con forza sogni di meravigliosiincontri.

O Spirito, altissimo dono di Dio ravviva i pensierie il cuore perché liberi da ogni timore corriamoincontro al nostro Papà.

O dolcissimo Spirito consolatore ravviva in noi so-spiri e desideri e si compia la beata speranza dicontemplare il volto di Dio.

Don Timoteo Munari

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La speranza del cristiano è giungere a conoscere Dio e vedere il suo volto.

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Sotto i suoni musicali si gonfia il mare del nostro cuore, come il flutto sotto la luna.

J. P. Richter, poeta tedesco, 1763-1825

La Russia, che in questi ultimi mesi è ritornata alla ri-balta non per finzione sce-

nica, possiede una ricchezza cul-turale enorme. Letteratura, mu-sica e ogni altra espressione ar-tistica traducono l’immensa for-za spirituale di un popolo gene-roso, cosciente della propria fe-de religiosa e unito da uno stra-ordinario calore di umanità. Unpopolo che ha molto sofferto eper il quale non sembra infon-data la triste profezia dello yu-rodivij (l’innocente, cioè l’idio-ta, misero e irriso) che concludetristemente il massimo capola-

voro melodico-storico russo (enon solo), il Boris Godunov, pre-dicendo per il popolo una lungae interminabile teoria di soffe-renza: piangi, piangi, popolo rus-so. E non si è che all’inizio delXVII secolo. L’autore stesso diBoris, Musorgskij, aveva pagato,per le sue debolezze personali, ilsuo debito di sofferenza; al con-trario, Aleksandr PorfirievicBorodin, visse intensamente lasua breve vita in un succedersicontinuo di esperienze positive edi costruttivi traguardi.

Scienziato e musicista

Borodin nacque a Pietrobur-go nel 1833. Figlio naturale diun principe georgiano e di unaborghese, fu iscritto nei registricome figlio di un servo del padre.Dimostrò fin dall’infanzia unaspiccatissima predisposizione al-la musica. Resta nota, compostaa tredici anni, una sua partiturasul tema di Roberto il diavolo diMeyerbeer. La madre però lo in-dusse a studiare medicina, e rag-giunse la laurea con il massimodei voti (1856). Ad Heidelbergperfezionò gli studi di chimicacon il celebre scienziato DmitrijMendeleev (1834-1907) e co-nobbe Musorgskij, già minatodall’alcolismo. La frequentazio-ne di quel genio infelice influì inmodo determinante sugli inte-ressi musicali di Borodin, chenel 1864 ottenne la cattedra dichimica organica all’Accademiadi Pietroburgo e intraprese ri-cerche che attirarono su lui l’in-teresse degli ambienti scientifici;nello stesso tempo si dedicava

con grande entusiasmo alla mu-sica. A questo periodo risale lasua prima mirabile sinfonia e lafondazione, con Musorgskij e glialtri, del già ricordato “Gruppodei Cinque”. La sua attività scien-tifica gli valse riconoscimenti diprimo piano in tutta Europa e inpatria, dove egli visse in dedi-zione incessante sul piano scien-tifico, artistico e sociale (fu stre-nuo propugnatore dell’emanci-pazione femminile), sempre il-luminato da eccezionale saggez-za e apertura spirituale che locoinvolsero affettivamente e in-tellettualmente. Fu l’unico dei“Cinque” a mantenere rapporticontinui di cordialità con gli al-tri colleghi, sempre cercando lavia del rispetto personale e del-la comprensione umana. Nellasua delicata umiltà, egli si riten-ne sempre un “dilettante di mu-

Musica e Fede

Borodin, cantore appassionato della

Borodin conobbe il celebre scienzia-to Mendeleev con cui perfezionò isuoi studi scientifici.

Borodin, studiò medicina ma con-servò la sua predilezione per la mu-sica per tutta la vita.

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sica”. I viaggi all’estero (impor-tante quello del 1877 a Weimardove incontrò Liszt) erano in fun-zione del suo ruolo di scienzia-to, che poco spazio concedevaall’ attività di compositore. L’ec-cesso di lavoro, non spinto daavidità ma da amore alla vita, glicostò un infarto che lo colse nelfebbraio 1887, durante una festaalla facoltà di chimica. Nel-l’aprile 1863 si era sposato conun’eccellente pianista, Ekateri-na Protopopova (1833-1887), co-nosciuta ad Heidelberg dove el-la si trovava per curare la tuber-colosi di cui era affetta e che, seimesi dopo Aleksandr, l’avrebbecondotta alla morte.

Il “Principe Igor”, canto di giustizia e di libertà

Dotato di grandi capacità crea-tive, Borodin esprime il suo ta-lento più nella grandiosa opera Ilprincipe Igor (Knjaz’ Igor’) chenelle poche sinfonie composte. A

questo eccelso canto alla giusti-zia, Borodin lavorò per dicias-sette anni, dal 1869 alla morte, la-sciandolo per altro incompiuto.Al completamento provvideroAleksandr Glazunov (1865-1936) per la parte melodica eRimskij-Korsakov per l’orche-strazione. L’opera andò in scenail 4 novembre 1890 al teatro Ma-rinskij di Pietroburgo, con enor-me successo, pur con non pocheriserve critiche circa le scelte deidue musicisti che la completa-rono. A parte l’indiscutibile ca-pacità di Rimskij, sulla cui fe-deltà all’originale nulla si potédire, i critici si accanirono suGlazunov, eccellente e fecondomusicista già vicino a Borodinnegli ultimi anni.

Il Principe Igor discende dauna leggenda anonima russa delXII secolo, che canta la spedi-zione dei principi di Seversk (an-tica città della Siberia, “scono-sciuta” nella Russia sovietica per-ché centro di costruzione di te-state nucleari) contro gli invaso-ri “polovesi” di stirpe mongola.Il valoroso principe lascia la suacorte e il suo popolo per difen-dere la patria in pericolo; duran-te la sua assenza il cognato Vla-dimir trama per impossessarsidel regno, e vuole rinchiudere inconvento la sorella, sposa delprincipe; dopo varie peripezie, ilprincipe, con l’aiuto del figlio,vince i nemici, torna a casa tra ilgiubilo del popolo, generosa-mente perdona ai cospiratori eun grande coro celebra la gloriadi Igor e il felice destino della pa-tria. Un soggetto ideale per Bo-rodin, studioso sia della musicapopolare russa che di quellaorientale. La trama è vaga, per cuiBorodin, che fu anche redattoredel libretto, dovette inserire tan-ti elementi di carattere romanti-co, esotico, orientale per costruirei quattro potenti atti del melo-dramma. Dal punto di vista mu-sicale, l’opera è di originalissimamelodia, con fenomenale impie-

go della vocalità. “Le danze, icori, le arie di quest’opera sonosoprattutto festa, sgargiante ce-lebrazione di una tradizione na-zionale; sono affermazione di vi-talità, valida per ogni tempo eogni paese” (Fedele D’Amico,musicologo, 1912-90). La leg-genda del principe buono e co-raggioso era di grande attualitànel secolo XIX. Essa aveva lafunzione di esortare gli aristo-cratici ad unirsi contro il nemi-co comune, che andava indivi-duato all’interno dell’impero (siera ancora sotto il regime zarista).Nel Principe Igor gli aspetti po-sitivi di attesa prevalgono su quel-li negativi di delusione. È questala ragione per cui l’anima sensi-bile e geniale del musicista-scien-ziato scelse questa leggenda perinfondere speranza nel popolorusso. È questo il messaggio fi-nale dell’opera, che nel giubilodelle campane manifesta tutto ildesiderio di libertà delle folle,da tanti secoli soffocato dallamenzogna e dalla sofferenza. Ela fede nel Dio vero, riempie que-ste magnifiche pagine di suoni edi colori, questa fede è tutela del-l’uomo vero, nella totalità na-scosta delle sue speranze.

Franco Careglio

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a Speranza

Il musicista Glazunov completò conRimskij-Korsakov la grande opera diBorodin.

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2. URGENZA DI EVANGELIZZARE

2.3 - Evangelizzazione ed educazione

L’evangelizzazione richiede di salvaguardareinsieme l’integralità dell’annuncio e la gradua-lità della proposta. Don Bosco assunse questa dop-pia attenzione per poter proporre a tutti i giovani unaprofonda esperienza di Dio, tenendo conto dellaloro situazione concreta.

Nella tradizione salesiana abbiamo espresso ta-le rapporto in modi diversi: ad esempio “onesti cit-tadini e buoni cristiani” oppure “evangelizzare edu-cando ed educare evangelizzando”. Siamo convin-ti che l’evangelizzazione propone all’educazione unmodello di umanità pienamente riuscita e che l’edu-cazione, quando giunge a toccare il cuore dei gio-vani e sviluppa il senso religioso della vita, favori-sce e accompagna il processo di evangelizzazione:“senza educazione, in effetti, non c’è evangelizza-zione duratura e profonda, non c’è crescita e matu-razione, non si dà cambio di mentalità e di cultura”(Benedetto XVI, Messaggio al CG 26, n. 4).

Per questo, fin dal primo momento, l’educazio-ne deve prendere ispirazione dal Vangelo e l’evan-gelizzazione deve adattarsi alla condizione evolu-tiva del giovane. Solo così egli potrà scoprire inCristo la propria vera identità e crescere verso la pie-na maturità; solo così il Vangelo potrà toccare in pro-fondità il suo cuore, sanarlo dal male e aprirlo aduna fede libera e personale.

Consapevoli che siamo chiamati a educare edevangelizzare anche mentalità, linguaggi, co-stumi ed istituzioni, ci impegniamo a promuove-re il dialogo tra fede, cultura e religioni; ciò aiu-terà a illuminare con il Vangelo le grandi sfide po-ste alla persona umana e alla società dai cambia-menti epocali e a trasformare il mondo con il lie-vito del Regno.

Percepiamo che il carisma salesiano è parte vivadelle Chiese locali ed è stimato da esse. Il Sistemapreventivo di Don Bosco è più attuale che mai e go-

de ovunque di una grande forza di attrazione. Mol-ti giovani sono aperti alla ricerca di senso della vi-ta e disponibili ad una proposta educativa e cristia-na seria e coraggiosa. Non mancano giovani pron-ti a impegnarsi in prima persona nell’evangelizza-zione dei coetanei, in particolare nell’ambito del-l’associazionismo. Altri invece, vittime della disat-tenzione educativa della società odierna, necessita-no del nostro aiuto per giungere a consapevolezzadelle domande profonde che pure portano in sé.

Si constata la crescita numerica di laici e di mem-bri della Famiglia salesiana che sono corresponsa-bili non solo in aspetti organizzativi, ma anche nel-l’assunzione di compiti pastorali nelle opere deisalesiani e nel proprio ambiente di vita.

Per realizzare in ogni ambiente una più efficaceintegrazione di evangelizzazione ed educazione,nella logica del Sistema preventivo è necessarioche ogni membro della FS– valorizzi la relazione diretta e cordiale con ogni

giovane come modalità privilegiata per la testi-monianza e l’annuncio;

che ogni gruppo della FS– esamini la propria azione pastorale per verifica-

re se essa salvaguardi insieme l’integralità del-l’annuncio e la gradualità della proposta, se-condo la logica dell’itinerario;

– si interessi al rinnovamento della catechesi e siapra alle nuove forme di accompagnamento diragazzi, giovani e adulti nel cammino dell’ini-ziazione cristiana;

– curi la formazione della coscienza morale ededuchi i giovani all’impegno sociale e politicosecondo l’ispirazione della dottrina sociale del-la Chiesa;

– promuova opportune riflessioni sul rapporto trafede, cultura e religioni per annunciare il Van-gelo dentro le grandi questioni che attraversanola coscienza dell’uomo d’oggi.

(L’ADMA al XXVI Capitolo Generale dei Salesiani) (5a parte)

Da mihi animas cetera tolle

INSERTOL’ADMA nel mondo

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L’AADDMMAA nel mondo

FORTALEZA (Brasile). II Congresso di Ma-ria Ausiliatrice. Dal 17 al 20 luglio, si è celebra-to, presso la Casa Salesiana di Fortaleza-Piedade,il II Congresso di Maria Ausiliatrice della Fami-glia Salesiana del Nord Est del Brasile. Organiz-zato dall’Associazione di Maria Ausiliatrice (AD-MA) con il patrocinio del Consiglio ispettoriale deisalesiani di Recife (PE), il congresso ha visto lapartecipazione di circa 300 persone rappresentantialcuni gruppi della Famiglia Salesiana e di 15 as-sociazioni locali dell’ADMA. Significativa la pre-senza di una rappresentanza dell’ADMA primariadi Torino. Il convegno è stato aperto dalla letturadi un breve messaggio del Rettor Maggiore che,citando la “Marialis Cultus” di Paolo VI, ha esor-tato i partecipanti a vivere la devozione mariana at-torno a quattro atteggiamenti: la conoscenza dellafigura di Maria nei Vangeli e nella tradizione del-la Chiesa; l’amore dato nel Cristo suo figlio e nel-la continua intercessione per l’umanità, la Chiesae la Congregazione; l’imitazione delle virtù evan-geliche che ella seppe infondere in suo figlio – laricerca della volontà del Padre, la sua accettazionee la fiducia in essa, il servizio agli altri – e la dif-fusione della sua devozione.

Il tema del convegno - “Maria ci indica Gesù,fonte della vita” – approfondito da relazioni e la-vori di gruppo è stato sviluppato alla luce delle li-nee pastorali indicate dall’episcopato latino-ameri-cano emanate nell’incontro di Aparecida (SP): raf-forzare il discepolato di Cristo ispirato a Maria conuna propensione sempre più apostolica e missionariadella Famiglia Salesiana. Mons. Edvaldo Gonçal-ves do Amaral SDB, vescovo emerito di Aracaju(AL), responsabile ispettoriale dell’ADMA, e donJoão Carlos Rodrigues, Ispettore dei Salesiani delNord Est del Brasile (BRE), hanno presieduto ilconvegno. Presente anche Don Pier Luigi Camero-

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Mons. Edvaldo Do Amaral riceve le promesse di nuovisoci.

Il carro con la statua dell’Ausiliatrice.

I partecipanti al Congresso.

Uno dei 20 gruppi ADMA partecipanti al Congresso.

Gioia dell’incontro nel nome di Maria.

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ni, animatore mondiale dell’ADMA, che in un suointervento ha approfondito le due frontiere aposto-liche che l’associazione è chiamata a sviluppare: lafamiglia e le vocazioni.

Il convegno, svoltosi nell’opera salesiana di For-taleza-Piedade, con la supervisione del suo direttoredon Orsini Nuvens Linard, ha avuto una buona ri-sonanza sul territorio grazie al contributo dato, nel-la promozione dell’evento, dalla emittente radio-fonica “Dom Bosco FM”. Alle celebrazioni euca-ristiche, che hanno caratterizzato il programma delconvegno, ha partecipato l’intera comunità parroc-chiale. Nel concludere i lavori, i convegnisti han-no assunto impegni precisi da attuare a livello per-sonale, in relazione alla famiglia, ai giovani pove-ri e alle vocazioni e hanno rafforzato il senso diappartenenza alla Famiglia Salesiana, nella socie-tà e nella Chiesa.

PARACHARBON (Ayas - Valle d’Aosta). Eser-cizi spirituali giovani coppie. Dal 3 al 9 agosto donPier Luigi ha animato un corso di esercizi spiri-tuali per giovani coppie presso la casa alpina sale-siana di Paracharbon (Ayas - Valle d’Aosta). Circauna trentina di giovani famiglie hanno condiviso unasingolare esperienza di fede e di preghiera, mentrei loro figli (una sessantina da 2 mesi a 15-16 anni)erano guidati da bravi animatori. Si tratta di cop-pie che già vivono un cammino cristiano sotto la giu-da di Don Roberto Carelli, salesiano, formatore edocente di teologia presso la comunità di Torino-Crocetta.

Il filo conduttore degli incontri è stata la rilettu-ra salesiana della pratica del sistema preventivo diDon Bosco alla luce dell’enciclica Deus Caritasest del Papa Benedetto XVI. Le giornate, ritmateda un grande clima di preghiera, riflessione, dire-zione spirituale e condivisione, si sono caratteriz-zate per un intenso spirito di famiglia e di gioia

evangelica e per un particolare aiuto di Maria Au-siliatrice e di Don Bosco. Vi è stata anche l’op-portunità di presentare lo spirito e il cammino del-l’ADMA, con cui già diverse di queste coppie so-no in contatto attraverso l’incontro mensile che sisvolge ogni 24 del mese presso la cappella Pinar-di a Torino. Il carisma salesiano nell’animazione del-la famiglia ritorna alle sue origini e la famiglia nel-l’incontro con lo spirito di Don Bosco acquista indinamicità e gioia evangelica. Un’iniziativa in lineacon le scelte del CG26 che impegnano ad una par-ticolare attenzione alla situazione attuale della fa-miglia, soggetto originario dell’educazione e pri-mo luogo dell’evangelizzazione. Tutta la Chiesa hapreso coscienza delle gravi difficoltà nelle quali es-sa si trova e avverte la necessità di offrire aiuti stra-ordinari per la sua formazione, il suo sviluppo e

l’esercizio responsabile del suo compito educativo.Per questo anche noi siamo chiamati a fare in mo-do che la pastorale giovanile sia sempre più aper-ta alla pastorale familiare.

MORNESE - CG22 FMA. Domenica 7 set-tembre a Mornese, all’avvio dell’esperienza capi-tolare della FMA, Don Pier Luigi Cameroni, Ani-matore spirituale dell’ADMA (Associazione di Ma-

La Chiesa di Nostra Signora della Pietà dove si è svoltoil Congresso.

Le oltre trenta famiglie partecipanti agli Esercizi Spirituali.

Un momento di condivisione.

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ria Ausiliatrice), ha presentato alle suore capitola-ri, la storia, la spiritualità e la vita di questo grup-po della Famiglia Salesiana, fondato da Don Bo-sco nel 1869. Dopo la presentazione di Sr. Piera Ca-vaglià, Regolatrice del CG22, Don Pier Luigi ha ri-chiamato alcune linee di spiritualità e di impegnoriguardanti l’Associazione in questo ultimo anno:la dimensione laicale ed apostolica dell’Associa-zione, l’attenzione e l’accompagnamento verso le

giovani coppie e le famiglie giovani, la promozio-ne della dimensione mariana in tutta la Famiglia Sa-lesiana. Sulla scia delle consegne date dal RettorMaggiore, Don Pascual Chávez, lo scorso anno du-rante il Congresso Internazionale di Maria Ausi-liatrice, svoltosi a Città del Messico. Nel suo rin-graziamento la superiora generale, Madre AntoniaColombo, ha ribadito il valore mariano del carismasalesiano e la volontà di essere attenti a ricercarevie nuove nell’impegno dell’evangelizzazione e del-l’educazione. Questo incontro è stato un segno con-creto di comunione nella Famiglia Salesiana e del-la volontà di crescere insieme, sotto lo sguardo econ l’aiuto di Maria Ausiliatrice, come Movimen-to apostolico al servizio dei giovani e del ceto po-polare.

Don Pier Luigi Cameroni

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Suor Piera Cavaglià, Regolatrice, presenta Don Pier Lui-gi Cameroni.

L’assemblea capitolare. A sinistra Sr. Antonia Colombo, Ma-dre Generale e Sr.Yvonne Reungoat, Vicaria Generale.

LEONARDO TULLINI

DON BOSCO IN TRINCEAEditrice Elledici, 88 pagine, € 5,00

Opera del salesiano DonLeonardo Tullini, il librosviluppa il tratto della spi-ritualità mariana così co-me emerge nella corri-spondenza dei salesianimilitari con Don PaoloAlbera, secondo suc-cessore di Don Bosco,e altri superiori nel cor-so della prima guerramondiale (1915-1918).L’intento ispiratore è diricostruire il mondo deivalori umani e spiritualiche sorresse i soldati sa-lesiani nel dramma col-lettivo dell’evento bellico, per meglio capire, dall’inter-no e nel vissuto reale, come la devozione a Maria Au-siliatrice sia uno dei capisaldi dell’identità salesiana,in particolare nel tempo della prova e della difficoltà.

CLAUDIO RUSSO

COME EDUCAVA DON BOSCOFatti, parole, testimonianze

Editrice Elledici, pagine 88, € 4,50

Don Bosco educò i ra-gazzi innanzi tutto con ilsuo esempio. I ragazziche lo incontravano ve-devano in lui la realtà diciò che voleva da loro.Questo libretto presen-ta Don Bosco impegna-to ad educare. Le testi-monianze dei ragazzi edei salesiani che gli vis-sero a fianco sono trat-te dai manoscritti delProcesso di Beatifica-zione e Canonizzazione di Don Bosco, nel quale i te-stimoni, prima di testimoniare, dovevano giurare di di-re la verità. Ogni capitolo termina con una riflessio-ne e una proposta per la vita personale.

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BRESCIASantuario Santa Maria dei Miracoli

Indirizzo: Corso Martiri della LibertàTel. 030.37.54.387Diocesi: Brescia.Calendario: la festa solenne si celebra laprima domenica di maggio.

Nel 1488 ebbero inizio i la-vori di edificazione del Santua-rio, che ebbero termine nel 1493e trovarono luogo presso la chie-sa dei Santi Nazario e Celso, difronte alla quale si trovava la ca-sa di un certo Filippo Pelabo-schi, nella quale si trovava l’im-magine di una Madonna conBambino dipinta sul muro e ri-tenuta miracolosa da tutta la po-polazione.

Il Santuario, esaltazione del-la scultura lombarda del Rina-scimento, possiede una facciatamarmorea di stile cinquecente-sco, elegantissima e con finissi-me decorazioni a bassorilievo emarmi nei pilastri, nelle colonne,nei sottarchi, nei cornicioni, neitamburi della cupola.

L’interno è a pianta quadrata,entro cui si delinea una croce la-tina a tre navate con quattro cu-pole e absidiola pentagonale, condue cupole che sovrastano la na-vata centrale e altre due più pic-cole.

L’affresco che riproduce l’ef-figie della Madonna venne toltodalla parete esterna e collocato,in un primo tempo in quella in-terna, dentro una nicchia. Suc-cessivamente, con l’ultimazionedei lavori nel 1581, venne postosull’altare maggiore.

Molti affreschi andarono di-strutti nel bombardamento del 2marzo 1945. Nell’abside trovia-mo opere pittoriche di grande va-lore: ben sedici scultori lavora-rono alle decorazioni interne edesterne, fra cui Gaspare da Cai-rano (i Dodici Apostoli della pri-ma cupola, 1489); Antonio del-la Porta (gli Angeli e tre Dotto-ri della Chiesa della prima cu-pola); Giovanni Battista e Gio-vanni Stefano da Sesto. Ricor-diamo, inoltre, il quattrocente-sco affresco della Vergine con ilBambino, per cui venne edifica-ta la chiesa; l’Assunzione dellaMadonna di Pietro Marone(1595); la Purificazione di MariaVergine di Grazio Cossali (1594);l’Annunciazione di Pier MariaBagnadore (1597); la Natività diMaria di Tommaso Bona (1596).

CAMPIONE D’ITALIA (CO)Santuario Santa Maria o Madonna dei Ghirli

Indirizzo: Viale Marco 10Diocesi: MilanoNote: Il Santuario, da novembre a mar-zo, è aperto soltanto il sabato e la do-menica; in estate tutti i giorni.

Si tratta di una chiesa anti-chissima, risalente al 777, quan-do il nobile Totone donò il terri-torio di Campione all’Arcive-scovo di Milano. L’attuale San-tuario della Madonna dei Ghir-li, cioè delle rondini, risale alXIV secolo e venne rifatto nel

Santuari mariani87

Santuari della Lombardi

Facciata del Santuario di Santa Ma-ria dei Miracoli a Brescia.

Il Santuario della Madonna dei Ghir-li a Campione d’Italia con la statuadella Vergine qui venerata.

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Settecento. Possiede una sola na-vata con vivace fronte barocca,fiancheggiata da porticati con af-freschi del XV e XVI secolo. Re-sti del Trecento possiamo ri-

scontrarli nelle storie della Ver-gine, appartenenti ad un Maestrolombardo. La statua della Ma-donna risale al 1200. Sotto il por-tico è visibile un affresco delGiudizio universale di Franco eFilippolo De Viris del 1400, conintegrazioni di Scuola lombardadel 1514.

CANTÙ (CO)Santuario Madonna deiMiracoli o Madonna Bella

Indirizzo: Viale alla MadonnaTel. 031.71.21.35Diocesi: MilanoCalendario: Si festeggiano l’Assunta il15 agosto e San Rocco il 16 agosto.

Verso la metà del XVI seco-lo, fuori di Campo Rotondo, viera un pilastro su cui era dipin-ta l’immagine di Santa MariaBella, dipinta da un ignoto, maoggetto di grande devozione.Nel 1544 si verificò un prodi-gio che rese sacro il luogo. Erail mese di maggio ed era un an-no di grande carestia, una gio-vane, di nome Angelina, sup-plicò la Vergine di aiutarla e laMadonna le apparve, coperta dauna bianca stola, promettendo-le un raccolto abbondante, e ilmiracolo si avverò. Sul luogovenne eretto il Santuario dedi-cato alla Madonna dei miracolie consacrato nel 1555. La chie-sa, nel 1837, crollò e venne ri-costruita e inaugurata il 15 ago-sto 1863. La facciata terminònel 1900 su disegno dell’archi-tetto Italo Zanolini.

L’interno della chiesa è a trenavate, coperte da tre volte, sor-rette da pilastri. Gli affreschi delcoro sono attribuiti al Montato(1680); sulla parete destra è pre-sente l’Incoronazione della Ver-gine di Camillo Procaccino(1610). Nel 1638 le pareti del-l’altare maggiore, della cappel-la grande, e la cupola, furono di-pinte (1570) in maniera magi-

strale dai fratelli della Rovere,detti i Fiammenghini, su desi-derio espresso di San Carlo Bor-romeo.

Cristina Siccardi

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L’effigie della Madonna Bella di Can-tù dipinta da autore ignoto nel XIVsecolo. In basso l’Incoronazione del-la Vergine, opera di Camillo Procac-cini (1629).

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Il documento più antico, rela-tivo alla prima Cappella in onore della Madonna delle

Grazie in Garessio Valsorda, è iltestamento con il quale un certoCristoforo Rubba, in data 15 gen-naio 1603, dispone «un lascitodi 10 ducatoni» perché la Cap-pella della Beata Vergine sia svi-luppata nella parte superiore, «educatoni 10 per fabbricare laCappella in cima della detta vil-la esistente perché la ingrandi-scano al disopra e non altri-menti...».

In origine la Cappella era unpiccolo oratorio simile ad un tor-rione, aperto sul davanti, costruitoin rozza pietra e con terra argil-losa. Sulla parete di fondo eradipinta ad affresco l’Immaginedella Madonna seduta, tra SanMarco Evangelista ed una San-ta Domenicana.

Dallo stile dell’Immagine edalla sua raffigurazione su un an-tico Ex-voto d’argento, sembra dipoter far risalire le origini del di-pinto all’inizio del 1400. La tra-dizione poi attribuisce la costru-zione della Cappella, in cima al-

la Borgata, alla liberazione dal-la peste orientale che, in queglianni, infieriva nella zona. Nel1914 la bella Immagine della Ma-donna verrà trasferita nel nuovoSantuario.

La bella Immagine

La Madonna è rappresentataseduta su di una cassapanca, nel-l’atteggiamento familiare della

«padrona di ca-sa». Affettuosae soave, reggedolcemente ilBambino bene-dicente e, con latesta leggermen-te inclinata ver-so di Lui, guar-da lontano, conun’e spres sione

soavissima di materna dolcezza.Il visitatore si ferma estatico, ra-pito da tanta bellezza, si com-muove ed è istintivamente portatoa pregare.

Fino al 1914, data del trasfe-rimento nel nuovo Santuario, siè ritenuto che l’Immagine fossedipinta su un pilone isolato, si-mile ai tanti che si incontranonelle nostre campagne. Durantei lavori per il trasporto però sipoté scoprire che invece era di-pinta su un intonaco che a suavolta ricopriva un altro affrescodella stessa Madonna, parte cen-trale di un trittico. Le figure la-terali, di San Marco e forse diSanta Gertrude, erano state co-perte di calce e rivestite di mar-mi dell’altare sottostante.

Solo nel 1930 è stato rinve-nuto un documento del 1792 chespiega quanto scoperto. Esso di-ce «Per promuovere nel Santua-rio di Maria SS. sotto il titolodelle Grazie in Valsorda quelmaggior decoro, che era possi-

Calendario mariano

15 GENNAIO 1603 - NOSTRA SIGNORA DELLE GRAZIE - GARESSIO VALSOR DA

Portami il vestito

La cittadina di Garessio che ospita il Santuario voluto da Cristoforo Rubba chelasciò un’ingente somma per la sua costruzione.

Il Santuario di No-stra Signora delleGrazie a Garessio.

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bile, ed in vista di altri moltissi-mi importanti riflessi, si è deter-minato da questo pubblico radu-nato nella sacrestia di detta chie-sa di addivenire alla demolizio-ne dell’altare maggiore di dettachiesa e di costruirlo in marmo...Per tramandare pertanto, a per-petua memoria, lo stato in cui sitrovava il Santuario in cui si èfabbricato l’altare in marmo, siè determinato di registrarlo quiaccuratamente... Si è pure sco-perto l’immagine di Maria Ver-gine essere stata prima alla go-tica, in sul modello presente incui si trova...».1

Sviluppo della devozione alla Madonna

Tre grazie particolari accom-pagnano lo sviluppo della devo-zione alla Madonna delle Gra-zie, meglio conosciuta come“Madonna di Valsorda”, dal no-me della borgata dove si trova ilSantuario.

Domenica 13 luglio 1653, Ma-

ria, una ragazza sorda e muta,senza genitori, trovata 18 anniprima esposta davanti alla Cap-pella della Madonna ed adottatadalla comunità di Valsorda, de-pone i soliti fiori di bosco oltrela cancellata dell’edicola e si fer-ma per una breve preghiera, fis-sando la bella Immagine. Questasi muove dal fondo verso di lei,l’accarezza, ed ella, per la primavolta sente una voce calda e buo-na: «Va’ dalla tua madrina e por-tami il più bel vestito che tienenella cassapanca!».

La voce del miracolo si dif-fonde veloce, la gente corre a ve-nerare la Madonna nella piccolaCappella posta in cima al colle.Il Rettore, Don Melino, annotasul registro conservato ancora inarchivio: «1653 lì 13 luglio, indomenica, la Madonna Santissi-ma delle Gracie in Valsorda ha li-berato una donna mutta dondeha avuto principio la grande de-vozione».2

Nove anni dopo appena, il lu-nedì di Pentecoste del 1662, l’Im-magine della Madonna viene so-lennemente incoronata. Il mede-simo Don Melino registra l’av-venimento sul primo foglio delLibro dei Conti, ponendo in ri-salto il suo collegamento con laprodigiosa guarigione della ra-gazza sordomuta, causa e mo-vente principale della Incorona-zione.

Il 3 aprile del 1858 avviene unaltro fatto miracoloso: la guari-gione della paralitica MaddalenaGhirardi, che dopo tanto tempo diimmobilità, riesce a portarsi conle sole stampelle in Santuario do-ve si sente guarita, e quindi puòtornare spedita a casa.

Altra grazia della Madonna èconsiderata la liberazione delpaese dalla peste e dal colera nel1630 e nel 1835.

La gratitudine alla Madonnadi Valsorda per le tante grazie ri-cevute negli anni, si è espressa at-traverso la costruzione del nuo-vo solenne Santuario consacrato

il 20 maggio del 1915, vigilia del-la prima Guerra mondiale, e com-pletato con la costruzione dellagrande Cupola ottagonale, pri-ma del genere in Italia, in ce-mento armato, nel 1925, e con ledevote Incoronazioni.

La sacra Immagine è stata in-coronata ben quattro volte; nel1662, e nelle ricorrenze cente-narie del 1762, del 1862. La quar-ta Incoronazione ha avuto luogoil 16 agosto 1962 per mano delCard. Giuseppe Siri, Arcivesco-vo di Genova, che ha così esor-tato i fedeli: «Dare la corona al-la Vergine significa riconoscer-la Regina, Guida e Signora del-la nostra vita... Datemi dunquele vostre mani, perché le mie ma-ni non siano sole a compiere que-sto gesto».

Don Mario Morra

1 I santuari d’Italia illustrati, (genna-io 1931).2 GIOVANNI BATTISTA RANDONE, Se-condo Centenario e Terza Incoronazio-ne della Sacra Immagine di M. V. in Val-sorda, Torino, Tip. Speirani e Figli 1864.Il Santuario di Garessio Valsorda (1ºsemestre 1971).

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R DA (CN)

o più bello!

L’immagine della Vergine Santa, ono-rata nel Santuario di Garessio.

Interno del Santuario di Garessio, in-grandito nel 1915.

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Sant’Aniceto (155-166)

Nasce ad Emesa, in Siria, fi-glio di Giovanni. Si impegna afondo contro l’eresia degli gno-stici Valentino e Marcione, ed ècoinvolto nella discussione sul-la data della celebrazione dellaPasqua che in alcune Chiesed’Oriente è celebrata il GiovedìSanto, giorno in cui Gesù istituìl’Eucaristia, mentre nelle Chie-se dell’Occidente è celebrata laDomenica, giorno della Risurre-zione del Signore. Per risolverela questione, viene a Roma SanPolicarpo, vescovo di Sirme e di-scepolo di San Giovanni aposto-lo. Si accordano su tante que-stioni, ma non sulla questionedella data della Pasqua. Policar-po si rifà alla tradizione ricevu-ta da San Giovanni, mentre Ani-ceto si riferisce alle decisioni pre-se dai suoi predecessori. La que-stione non è risolta, ma i due

si lasciano in buona amicizia.La visita di Policarpo a Papa

Aniceto è molto importante. Es-sa sta a significare il bisogno dicomunione dei Vescovi del mon-do cristiano con il Vescovo diRoma, successore di Pietro, perassicurare l’unità della Chiesa.

Papa Aniceto muore martiredurante la persecuzione dell’Im-peratore Antonino, il 17 aprile.

San Sotero (166-175)

Nativo di Fondi, in provinciadi Latina, è figlio di Concordio.Sant’Eusebio di Cesarea riportaun brano di una lettera di SanDionigi, vescovo di Corinto, cheringrazia Sotero per i doni rice-vuti e loda «la sua carità e lasua benevolenza verso tutti»(Hist. Eccl. IV, 23).

Subisce il martirio sotto l’Im-peratore Marco Aurelio, ed è se-polto in Vaticano. Più tardi le suereliquie sono trasferite nel Ci-mitero di San Callisto e quindinell’antichissima chiesa romanadei Santi Silvestro e Martino.

Sant’Eleuterio (175-189)

Greco di Nicopoli, è figlio diun certo Abbondio o Abbondan-zio. Il suo pontificato, al tempodell’Imperatore Comodo, può dir-si pacifico per la tregua accorda-ta ai cristiani, dopo tante perse-

Centro diDocumentazione

Storia illustrata dei Papi

I Papi della seconda me t

Papa Aniceto dovette affrontare ladelicata questione della data dellaPasqua.

Papa Sotero venne sepolto nelle Catacombe di San Callisto, nella cripta dei Papi.

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cuzioni, da questo imperatore.La pace e la tranquillità ven-

gono però minacciate da un mo-vimento ereticale ad opera diMontano, dal quale prende no-me di Montanismo, che inizia inFrigia, per cui è chiamato ancheEresia dei Frigi. È un movimen-to di riforma spirituale della Chie-sa, di natura piuttosto asceticache dottrinale, che tende a ripor-tare nella Chiesa lo spirito pri-mitivo del cristianesimo. Quan-do però inizia a diffondersi inOccidente, porta rischi di divi-sione sempre più gravi.

Papa Eleuterio, dietro consi-

glio anche di Sant’Ire-neo, allora sempliceprete a Lione, assumea questo riguardo unatteggiamento di vigi-lante prudenza, che loporta a non pronun-ciare alcuna condan-na, prima che sia chia-rito il senso ereticaledi questa dottrina.

Si ignora come siamorto, anche se laChiesa di Roma lo ve-nera, con il titolo diMartire, il 26 maggio.

San Vittore I(189-199)

Nativo dell’Africa, ha unpontificato di circa dieci an-ni, e precisamente di noveanni, due mesi e dieci gior-ni. Egli passa alla storia co-me «il più energico dei pa-pi del II secolo», soprattut-to per la questione della ce-lebrazione della Pasqua ingiorno di Domenica. LaChiesa fin dagli inizi ha eli-minato le feste del calen-dario giudaico, dedicandocome giorno della settima-na consacrato a Dio, non ilSabato, ma la Domenica,proprio perché ricorda lapassione e la Risurrezionedi Cristo.

Papa Vittore convoca di-versi Sinodi, anche in pae-

si lontani come la Mesopotamiae la Gallia, per risolvere la que-stione. La maggior parte delleChiese accetta l’usanza romanadi celebrare la Pasqua nel gior-no di Domenica, mentre altre,soprattutto in Oriente, sostengo-no di voler celebrare la Pasqua

«secondo la tradizione aposto-lica, nel decimoquarto giornodella luna di marzo».

Il Papa vorrebbe scomunica-re le chiese dissidenti, ma San-t’Ireneo (il suo nome significainfatti pacifico!) lo esorta alla pa-cificazione, ricordandogli che lediscordanze, a proposito dellacelebrazione della Pasqua, sonostate tollerate dai pontefici chelo hanno preceduto, e non devo-no determinare l’esclusione dal-la comunità cristiana.

Vittore è venerato come Mar-tire il 28 luglio.1

Don Mario Morra

1 BATTISTA MONDIN, Nuovo DizionarioEnciclopedico dei Papi, storia e inse-gnamenti, Roma, Città Nuova 1995,Nuova Edizione, aprile 2006.

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e tà del secondo secolo

Papa Eleuterio era di origine greca egovernò la Chiesa in un tempo di re-lativa pace.

Papa Vittore affrontò in modo ener-gico soprattutto la que-stione della celebrazionedella Pasqua in giorno didomenica.

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Il 3 febbraio 2008 a Cagliari, il Card. Josè S. Mar-tins, inviato di Papa Benedetto XVI, ha pro-

clamato Beata Suor Giuseppina Nicoli, delle “Fi-glie della Carità”. Nata nel 1863 a Casatisma in pro-vincia di Pavia (quinta di dieci figli), si diplomamaestra a Pavia e volendo dedicarsi all’insegna-mento ai bimbi poveri entra nel noviziato dellesuore torinesi. All’epoca la “Provincia Torinese”comprendeva anche la Sardegna e quindi la giovanesuora venne mandata prima a Cagliari e poi a Sas-sari, considerata terra di missione. Nel 1910 rien-trò a Torino, come Economa provinciale e si de-dicò, nella sede di San Salvario, alla gestione del-la Congregazione che contava centinaia di comu-nità e migliaia di suore. Divenne poi, sempre a To-rino, Direttrice del Seminario e accompagnò al ser-vizio della carità una sessantina di novizie. Gli ul-timi 10 anni della sua vita li dedicò al recupero deiragazzi di strada di Cagliari che chiamò i “maria-nelli - i monelli di Maria”. Morì il 31 dicembre del1924 a Cagliari.

Angelo Siro

A cura del Gruppo di Filatelia Religiosa “Don Pietro Ceresa”

Filatelia religiosa

Suor Giuseppina Nicoli,Beata

Nella Cripta della Basilica di Maria Ausiliatrice(a sinistra guardando la facciata)

10ª Mostra di Presepie

La Devozione mariana attraverso gli Stendardi

dal 13 dicembre 2008 al 6 gennaio 2009

con il seguente orario:– feriali: ore 15-18 – festivi: ore 10-12; 15-18

La Mostra rimane aperta tutto il mese di gennaio 2009solo al Sabato e alla Domenica

– Sabato: ore 15-18 – Domenica: ore 10-12; 15-18

Ingresso libero facilitato ai disabili

Per informazioni, per comitive e scolaresche:

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Carissime lettrici e lettori dellanostra Rivista,

Atutti un felice anno nuovo, ricco di grazia e di sere-nità!

Siamo a gennaio: mese sale-siano!

Alcune date ci fanno sentireparticolarmente caro questo me-se: la memoria del beato DonLuigi Variara (il 15), missionarioin Colombia tra i lebbrosi e fon-datore delle Figlie dei Sacri Cuo-ri, la memoria della beata LauraVicuña, frutto dell’educazio-ne salesiana (il 22), la festa diSan Francesco di Sales, pa-trono della Famiglia salesia-na, da cui la stessa prende ilnome (il 24), e infine la so-lennità di Don Bosco (il 31).Il pensiero a Don Bosco, alsuo essere tutto per i giovani(“Io per voi studio, per voilavoro, per voi vivo, sonodisposto anche a dare la vi -ta”), e al suo carisma edu-cativo non possono non farciriflettere su quella che oggiviene chiamata “l’emergenzae ducativa”.

Non possiamo miscono-scere l’urgenza di una seriariflessione e di una fattivaazione per rispondere in mo-do adeguato all’attuale pro-blematica situazione giova-nile, che è sotto gli occhi di

tutti. Così si esprimeva il Papa,in piazza San Pietro, nel discorsoai giovani e agli educatori il 24febbraio 2008: “Non pochi ge-nitori e insegnanti sono tentatidi rinunciare al proprio compi-to, e non riescono più nemme-no a comprendere quale sia, ve-ramente, l’opera a loro affida-ta... Troppe incertezze e troppidubbi circolano infatti nella no-stra società e nella nostra cul-tura, troppe immagini distortesono veicolate dai mezzi di in-formazione sociale... Diventadifficile proporre alle nuove ge-nerazioni qualcosa di valido e dicerto, delle regole di compor-tamento e degli obiettivi per iquali meriti spendere la propriavita... Siamo qui oggi, però, an-che e soprattutto perché ci sen-tiamo sostenuti da una grande

speranza e da una forte fiducia:dalla certezza cioè che quel sì,chiaro e definitivo, che Dio inGesù Cristo ha detto alla fami-glia umana, vale anche per i no-stri ragazzi e giovani, vale peri bambini che oggi si affaccia-no alla vita”.

Alla luce dell’esempio di DonBosco non possiamo lasciarciprendere dal pessimismo, essererinunciatari; come lui dobbiamoanche noi credere nei giovani enella loro possibilità di crescerecome “onesti cittadini e buonicristiani”, come lui si esprimevasinteticamente per presentare lasua opera educativa. Anche aisuoi tempi la situazione non erafacile; anche allora tanti giovanirischiavano di essere travolti dal-la durezza e dallo smarrimento diuna società e di una cultura in

pieno cambiamento. Don Bo-sco non si è tirato indietro,non si è trincerato dietro afacili considerazioni e a ste-rili lamentele; si è rimbocca-to le maniche e si è buttatonella mischia in mezzo ai gio-vani, rischiando con la fededei santi: “Nelle cose che tor-nano a vantaggio della peri-colante gioventù o servono aguadagnare anime a Dio, iocorro avanti fino alla teme-rità” (MB XIV, 662).

Lasciamoci provocare dalsuo esempio e, ognuno comepuò, si senta partecipe di que-sta difficile, ma importantemissione. Don Bosco bene-dica! Con un ricordo per tut-ti in Basilica.

Don Franco LottoRettore

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La pagina del Rettore

Un mese salesiano

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Ringrazio. FIRMA _________________________________________________________________________

SOMMARIOFOTO DI COPERTINA:

Come non meravigliarci del tuo divino ed umano parto,o venerabilissima?Infatti, o Tuttapura, senza concorso d’uomo tu hai partorito nella carne un Figlio, senza padre, primaancora dei secoli generato da un Padre senza madre, non subendo alcun mutamento,né mescolanza, né divisione.Perciò, o Vergine madre e sovrana, supplicalo affinchésalvi le anime di quanti con retta fede ti esaltano Madre di Dio.(Da una preghiera bizantina)

2 Il racconto dei MagiVita liturgica - VITALIANO MATTIOLI

6 Giacomo, il minoreI Dodici - BENEDETTO XVI

8 La Parola del rinnovamento - Vi-ta della Chiesa - P. G. ACCORNERO

10 San Paolo: i tratti dell’uomoAnno Paolino - PIER LUIGI GUIDUCCI

14 Che cos’è la spiritualità?Spiritualità - MARIO SCUDU

16 I novissimi/8 Celebrazione - TIMOTEO MUNARI

18 Borodin, il cantore della speranzaMusica e Fede - FRANCO CAREGLIO

20 Da mihi animas cetera tolleL’Adma nel mondo DON PIER LUIGI CAMERONI

24 Santuari della Lombardia/4 - San-tuari mariani/87 - CRISTINA SICCARDI

26 Nostra Signora delle Grazie di Ga-ressioCalendario mariano - MARIO MORRA

28 I Papi della seconda metà del IIsecolo - Centro di Documentazio-ne Mariana - MARIO MORRA

30 Suor Giuseppina NicoliFilatelia religiosa - ANGELO SIRO

31 Un mese salesiano - La paginadel Rettore - FRANCO LOTTO

Altre foto:Teofilo Molaro - Archivio Rivista - Archivio «Dimensioni Nuove» - Centro di Documentazione Mariana -Redazione ADMA - Guerrino Pera - Andreas Lothar - Mario Notario - ICP - Editrice Elledici.

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