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da “L’imitazione di Cristo” Grandezza del ministero sacerdotale T i siano rese grazie, o Signore Gesù, che brilli di eterna luce, per la mensa della santa dottrina, che ci hai preparato per mezzo dei tuoi servi, i pro- feti, gli apostoli e gli altri dottori. Ti siano rese gra- zie, Creatore e Redentore degli uomini, che, per dimostrare al mondo intero il tuo amore, hai pre- parato la grande cena, in cui disponesti come cibo, non già il simbolico agnello, ma il tuo corpo san- tissimo e il tuo sangue, inebriando tutti i tuoi fedeli al calice della salvezza e colmandoli di letizia al tuo convito: il convito che compendia tutte le delizie del paradiso e nel quale banchettano con noi, e con più dolce soavità, gli angeli santi. Q uale grandezza, quale onore, nell’ufficio dei sacerdoti, ai quali è dato di consacrare, con le sacre parole, il Signore altissimo; di benedirlo con le proprie labbra; di tenerlo con le proprie mani; di nutrirsene con la propria bocca e di distribuirlo agli altri. Q uanto devono essere pure quelle mani quanto deve essere pura la bocca, e santo il corpo e immacolato il cuore del sacerdote, nel quale entra tante volte l’autore della purezza. Non una parola, che non sia santa, degna e buona, deve venire dalle labbra del sacerdote, che riceve così spesso il Sacramento; semplici e pudichi devo- no essere gli occhi di lui, che abitualmente sono fissi alla visione del corpo di Cristo, pure ed eleva- te al cielo devono essere le mani di lui, che sovente toccano il Creatore del cielo e della terra. È proprio per i sacerdoti che è detto nella Legge: “Siate santi, perché io, il Signore Dio vostro, sono santo” (Lv. 19, 2). O nnipotente Iddio, venga in nostro soccorso la tua gra- zia, affinché noi, che abbiamo assunto l’ufficio sacer- dotale, sappiamo stare intimamente vicini a te, in modo degno, con devozione, in grande purezza di cuore e con coscienza irreprensibile. Che se non possiamo mantenerci in così piena innocenza di vita, come dovremmo, almeno concedi a noi di piangere sinceramente il male che abbia- mo compiuto, concedi a noi di servirti, per l’avvenire, più fervorosamente, in spirito di umiltà e con proposito di buona volontà. 1 Inserto Speciale SALUTO E BENVENUTO

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da “L’imitazione di Cristo”

Grandezza del ministero sacerdotale

Ti siano rese grazie, o Signore Gesù, che brilli dieterna luce, per la mensa della santa dottrina,

che ci hai preparato per mezzo dei tuoi servi, i pro-feti, gli apostoli e gli altri dottori. Ti siano rese gra-zie, Creatore e Redentore degli uomini, che, perdimostrare al mondo intero il tuo amore, hai pre-parato la grande cena, in cui disponesti come cibo,non già il simbolico agnello, ma il tuo corpo san-tissimo e il tuo sangue, inebriando tutti i tuoifedeli al calice della salvezza e colmandoli di letiziaal tuo convito: il convito che compendia tutte ledelizie del paradiso e nel quale banchettano connoi, e con più dolce soavità, gli angeli santi.

Quale grandezza, quale onore, nell’ufficio deisacerdoti, ai quali è dato di consacrare, con le

sacre parole, il Signore altissimo; di benedirlo conle proprie labbra; di tenerlo con le proprie mani; dinutrirsene con la propria bocca e di distribuirloagli altri.

Quanto devono essere pure quelle mani quantodeve essere pura la bocca, e santo il corpo e

immacolato il cuore del sacerdote, nel quale entratante volte l’autore della purezza. Non una parola, che non sia santa, degna e buona,deve venire dalle labbra del sacerdote, che ricevecosì spesso il Sacramento; semplici e pudichi devo-no essere gli occhi di lui, che abitualmente sonofissi alla visione del corpo di Cristo, pure ed eleva-te al cielo devono essere le mani di lui, che soventetoccano il Creatore del cielo e della terra. È proprioper i sacerdoti che è detto nella Legge: “Siate santi,perché io, il Signore Dio vostro, sono santo” (Lv.19, 2).

Onnipotente Iddio, venga in nostro soccorso la tua gra-zia, affinché noi, che abbiamo assunto l’ufficio sacer-

dotale, sappiamo stare intimamente vicini a te, in mododegno, con devozione, in grande purezza di cuore e concoscienza irreprensibile. Che se non possiamo mantenerciin così piena innocenza di vita, come dovremmo, almenoconcedi a noi di piangere sinceramente il male che abbia-mo compiuto, concedi a noi di servirti, per l’avvenire, piùfervorosamente, in spirito di umiltà e con proposito dibuona volontà.

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Inserto Speciale

SALUTO E BENVENUTO

mio malgrado, per la terza volta - edev’essere l’ultima - mi trovo a comporre un inserto oallegato speciale al nostro bollettino parrocchiale peril saluto al direttore dell’Oratorio che parte e il benve-nuto a colui che arriva a prenderne il posto. Ho rimar-cato il fatto che si tratta della terza volta per eviden-ziare il rischio di trovarmi a ripetere cose già scrittenelle due precedenti occasioni; per evitarlo il più pos-sibile ho pensato, anziché comporre due distinte pagi-ne, indirizzate rispettivamente a ciascuno di voi, diunire le mie parole in un unico scritto rivolto adambedue; anziché le parole di circostanza che i nostrilettori potrebbero aspettarsi - finirebbero, anche invo-lontariamente, col rassomigliare a quelle già scritte seie quattro anni or sono - mi pare più bello e utilecogliere l’occasione dell’Anno Sacerdotale in corso peresprimere alcuni pensieri sulla realtà che, oltre ilBattesimo e la fede nel medesimo Signore, ci accomu-na e ci rende oltre che fratelli, confratelli: l’Ordinesacro nel grado del diaconato e del presbiterato.

S. Giovanni Maria Vianney, il santo Curato d’Ars,fin da una delle prime encicliche di Giovanni

XXIII è proposto quale modello ai sacerdoti - uso l’e-spressione classica - “in cura d’anime”. Il Papa Buonoscriveva la Sacerdotii nostri primordia nel 1959 - 50 annifa, quindi - in occasione del centenario della mortedel Santo. I Papi successivi hanno continuato lungoquesto solco, fino all’attuale che, nell’occasione del150° anniversario della morte di s. Giovanni Maria,ha indetto l’anno sacerdotale. Non si tratta di ricopia-re la vita del santo Curato, ma di fare nostro il suoatteggiamento di dedizione totale, ovunque e comun-que i superiori, le situazioni e gli eventi - segni attra-verso i quali discernere la volontà del “Buon Dio”,come si usava dire ai suoi tempi - ci chiamino ad eser-citarla.

Cari don Roberto e don Fabrizio, siete - siamo -preti! Pensiamo ai significati espressi da questa

parola: anzitutto, il Signore ci ha voluto suoi, a dop-pio titolo: - chiamati all’amore indiviso per Lui, gli appartenia-mo con il nostro essere, attraverso la promessa di celi-bato;

- questa è in funzione del fatto che siamo suoi mini-stri come diaconi (è dimensione che non è venutameno con l’ordinazione sacerdotale, e continua a con-ferire al nostro ministero la dimensione del servizio -ministerium significa appunto servizio -) e presbiteri. L’atto di fiducia che il Signore ha compiuto verso dinoi è stato stupefacente: si tratta di due privilegi,almeno per quanto mi riguarda, certamente non meri-tati: con quali parole, piene di stupore, s. GiovanniMaria parlava della grandezza di questa chiamata e, aconfronto, della propria povertà e inadeguatezza:

“Che cosa spaventosa essere sacerdote… Da quale spaventodev’essere preso un sacerdote nell’esercitare un ministero cosìtemibile… Oh, quando si pensa che il nostro grande Dio si èdegnato di dare quest’incarico a dei miserabili come noi!”. Eancora: “Se il sacerdote fosse compenetrato dalla grandezzadel suo ministero, potrebbe appena vivere”.

Lo Spirito Santo doni a noi e a tutti coloro che Egli hachiamato la capacità di portare in noi questa grandeconsapevolezza, percepita con la medesima intensitàcon cui la sentiva il santo Curato, anche se, magari,non in modo così sofferto.

Destinatari dei due privilegi singolari che ho ricor-dato, oltre che della grazia, ancor più fondamen-

tale, di essere rispettivamente figli, fratelli e abitazio-ne dei Tre-che-sono-Uno; ricolmati del dono dellavita; arricchiti con la grazia dell’Eucaristia e degli altriSacramenti, segni e realtà dell’amore di Dio nellanostra esistenza - non solo li riceviamo, ma di essisiamo stati resi ministri dispensatori - noi siamototalmente, interamente sotto il segno della grazia: ilSignore ci ha amati e ci ama in modo davvero specia-le. Siamo suoi ed Egli è per noi Padre, Fratello e Sposo,Vita della nostra vita: ciò che è vero per ogni battezza-to, dev’essere con particolare intensità percepito danoi, chiamati ad aiutare gli altri cristiani a divenirneconsapevoli.

Pensiamo solo al fatto di tenere tra le manil’Eucaristia! Diceva il nostro Santo:

“Quanto è grande il sacerdote! Se egli si comprendesse, mori-rebbe… Dio gli ubbidisce: dice due parole e Nostro Signorescende dal cielo”.

SALUTO E BENVENUTO - inserto Speciale

CARI DON ROBERTO E DON FABRIZIO,

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“Solo in cielo si comprenderà la felicità di celebrare la messa”.

Perciò, colmati di grazia similmente a Maria, la “pienadi grazia”, amati in forma privilegiata e riempiti deidoni dell’amore di Dio, siamo chiamati a vivere lanostra esistenza sacerdotale come donazione di noistessi senza riserve, per essere segno del Pastore buonoche dà la vita, che è venuto non per essere servito, maper servire (Mt. 20, 28; Mc. 10,45): è l’avventura esal-tante della vita sacerdotale.

Siamo chiamati adessere persone che

si donano, realizzan-do nella propria carnequanto ogni giornodiciamo celebrandol’Eucaristia: “Prendetee mangiate: è il miocorpo offerto per voi”. Scrive il nostroVescovo in uno deitanti stupendi passag-gi della sua Letterapastorale per il 2009-2010, al par. 12:“L’Eucaristia è il dram-ma dell’amore di Dio pernoi nel quale siamo chia-mati a entrare libera-mente con tutta la nostravita. Fare la comunionesignifica assimilare ildono di Dio e permetterea questo dono di plasma-re la nostra esistenza umana trasmettendole la sua forma, laforma dell’amore che si mette in gioco per la vita degli altri”.Il Signore ci chiama a fare come Lui: “Come io dono lamia vita… anche voi fate della vostra vita un dono d’amore,perché anche la vostra vita, come la mia, diventi realmentepane spezzati e sangue versato per la vita del mondo”. IlVescovo l’ha scritto per tutti coloro che partecipanoall’Eucaristia: quanto più dev’essere vero per chi conessa ha il contatto più “diretto”.

Non possiamo che essere così, il nostro stile non può

corrispondere ad altro che a questo: troppo grande è ildono che abbiamo ricevuto! Vivere a nostra voltacome persone donate è ciò che il Signore ha diritto diaspettarsi da noi; un’esistenza spesa nella dedizione èla testimonianza di cui siamo debitori alla nostragente.

Nell’Eucaristia siamo chiamati a confrontarci sem-pre di nuovo con il nostro dover essere: ogni

volta che viviamo attaccati alla nostra comodità,quando facciamo le cosesenza autentica passione eslancio apostolico, quan-do non siamo capaci diattenzione alle persone dicui siamo a servizio, nelleoccasioni in cui con ilnostro stile di vita nondiciamo che la ricchezzapiù vera è Lui e ci attac-chiamo troppo alle cose eci diciamo dei “sì” con iquali nei fatti smentiamoche Egli sia il Benesommo, tradiamo lanostra identità. Preghiamo costantementeper essere preservati daquesta sventura.

Per intercessione diMaria, Madre del vero

unico sacerdote, “il Diodel Signore nostro GesùCristo, il Padre della glo-

ria” ci “conceda di essere potentemente rafforzati dalsuo Spirito nell’uomo interiore, affinché, radicati efondati nella carità, siamo in grado di comprenderequale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e laprofondità” del nostro ministero, “e conoscere l’amo-re di Cristo” (cfr. Ef. 3, 16-18) e, di conseguenza, vive-re la nostra esistenza sacerdotale come slancio gioiosodi donazione, in cui non si gioca al risparmio se nonquando occorre ritemprarsi per meglio spendersi;innamorati di Gesù Cristo, docili allo Spirito, dediti

SALUTO E BENVENUTO - inserto Speciale

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SALUTO E BENVENUTO - inserto Speciale

alla gloria di Dio e al bene delle persone (le “anime”);riconoscenti per il dono inestimabile di grazia ricevu-to con la vocazione all’amore indiviso per Cristo e conl’ordinazione al Ministero sacro; alimentandosi allaSorgente della Grazia attraverso la preghiera assidua efedele e avendo davanti agli occhi il modello di Maria,nella cui intercessione confidare; nell’ambito di unavita condotta in stile di sobrietà, poiché, giova ripeter-lo, la nostra vera ricchezza sono Gesù Cristo, il suoamore per noi e la sua grazia incommensurabile.

Quest’insieme di gioiose consapevolezze e lo stile divita sacerdotale che ne consegue auguro ad entrambidi portare come bagaglio: a te, caro don Roberto, nellaComunità del tuo nuovo servizio, Bedizzole, e a te,don Fabrizio nel tuo ministero tra noi.

Anome degli altri confratelli nell’Ordine e dei con-sacrati, dei fanciulli, dei ragazzi, degli adolescenti,

dei giovani e delle loro famiglie, di coloro che parteci-pano attivamente alla vita dell’Oratorio, degli amma-lati e di tutta la Comunità parrocchiale, esprimorispettivamente il saluto e il benvenuto:

- a te, don Roberto, il saluto che è il grazie per il mini-stero che hai svolto tra noi, soprattutto nell’ambitodell’Oratorio, ma non solo, e un grazie mio personaleper la tua disponibilità, spesso propositiva, nei con-fronti miei e in occasione degli incontri di program-mazione con i confratelli: il Signore ti dia pace;

- e a te il benvenuto tra noi, caro don Fabrizio, soprat-tutto pensando a coloro che saranno tuoi preziosi col-laboratori (catechisti, educatori, animatori, responsa-bili dei vari settori o delle associazioni, volontari avario titolo: coloro che, messi insieme, formano laComunità Educativa dell’Oratorio e come taleandranno aiutati a percepirsi) e/o che beneficerannodel tuo apostolato.

don Giovanni

Con tutta l’ansia del mio cuore di pastore della Chiesa universale vi dico: amate i vostri sacerdoti!

Stimateli, ascoltateli, seguiteli! Pregate ogni giorno per loro. Non lasciateli soli né all’altare né nella vita quotidiana!

Non cessate mai di pregare per le vocazioni sacerdotali e per la perseveranza

nell’impegno della consacrazione al Signore e alle anime.

Ma soprattutto create nella vostra famiglia una atmosfera adatta allo sbocciare delle vocazioni.

E voi, genitori, siate generosi nel corrispondere ai disegni sui vostri figli.

(Giovanni Paolo II)

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SALUTO E BENVENUTO - inserto Speciale

In un breve lasso di tempo, la nostra ComunitàParrocchiale si trova nuovamente a congedarsi da

un curato dell’oratorio.

Dare il saluto ad un sacerdote che parte non è soloquestione di buona educazione, né la gratitudineespressa proviene da un senso di riconoscenza umanaper ciò che un uomo ha fatto in mezzo ad unaComunità.Il sacerdote non “lavora” in unufficio, pronto per essere trasfe-rito ad altro incarico. Il sacerdo-te è un ministro di Dio, segno estrumento della Sua Grazia edella Sua Parola e, seppur con leproprie debolezze di uomo,parla e agisce nel nome di Gesù,distribuisce i Suoi doni, comu-nica la Sua Parola, Lo rende pre-sente nel pane e nel vino, perdona e conforta nel Suoamore. Pur indegno e inadeguato, vive in funzione diquesta missione, ben superiore alle sue capacità: sirende strumento della Sua presenza, non per scelta nétanto meno per merito, ma per vocazione e per chia-mata.

Dire grazie adun sacerdo-

te è dire grazie aDio per essersipreso cura delsuo gregge attra-verso una perso-na, un volto, unavoce, un cuoreben precisi.

GRAZIE! Unaparola strana: avolte poco usata,

a volte abusata. Ai bambini la si insegna come paroli-na da usare ad ogni favore ricevuto, da grandi ladimentichiamo perché pensiamo che tutto ci è dovu-to. “Grazie” ha una sorella gemella: “gratis”, cioè senzarestituzione o richieste, senza meriti o premi, senzariscontri e verifiche.Grazie, don Roberto, per aver portato tra noi la Paroladi Dio, per aver celebrato con noi in questi anni

l’Eucaristia.

Quattro anni sono pochi perimparare a conoscerci, a capir-ci, per poter lavorare insiemenelle tante attività dellaParrocchia e dell’Oratorio.Preghiamo lo Spirito Santo e laVergine Santissima, che ricor-diamo nella sua divinaNatività, affinché guidino don

Roberto nel suo nuovo ministero.Grazie, don Roberto

VVogliamo porgere un benvenuto a don Fabrizio, ilnuovo curato dell’oratorio, che accogliamo come

dono della benevo-lenza del Signore adessere guida sicuraper i nostri giovanie per la crescitanella fede dellanostra Comunità.

diacono Francesco e Pierino

Servi della Chiesa

A DON ROBERTO E A DON FABRIZIO

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SALUTO E BENVENUTO - inserto Speciale

Don Roberto Soncinadalla parrocchia “S. Giovanni Battista” di Rezzato- nato a Brescia il 12 agosto 1972- entra in seminario dopo aver conseguito la maturità- ordinato Brescia il 12 giugno 1999, da S.E. mons. Giulio Sanguineti- vicario parrocchiale a Marone dal 1999 al 18 settembre 2005- vicario parrocchiale a Coccaglio dal 23 settembre 2005 al 6 settem-bre 2009- vicario parrocchiale a Bedizzole dal 27 settembre 2009

“Eletto, amato, come nel giorno il sorgere del sole, da dodici anninella città di Orfalese, attendeva la nave per ritornare nell’isola nati-va. E durante il dodicesimo anno, al settimo giorno, nel mese dei rac-colti, salì sul colle, si rivolse al mare e vide avanzare nella caligine esti-va la sua nave. Una profonda malinconia sopravvenne in lui quandoprese a discendere dal colle e così meditò in cuor suo: “Come possopartire in pace e senza tristezza? No, non potrò lasciare questa cittàsenza avvertire ferite nella mia anima”.

In queste parole si rispecchiano i sentimenti che da qualchetempo a questa parte accompagnano il mio distacco da voi.

Sono emozioni, ricordi, ringraziamenti, che si accavallanonella memoria, soprattutto in questi ultimi giorni, che, vidico già subito, ho fatto fatica a “sistemare” nero su bianco,e ancor più farò fatica ad esprimere senza lasciar trasparire inme un profondo senso di malinconia e commozione. Delresto arrivano presto o tardi momenti come questo, nei qualicredo ci si possa spogliare del rispetto umano e dei timori chetroppo spesso ci portiamo dentro ed esprimere ad alta voce inostri sentimenti. Lo ha fatto Gesù, perché non dovremmofarlo noi? Anche lui si è commosso, ha pianto, ha gioito, havissuto momenti di solitudine e di incomprensione, ma hasaputo e voluto condividerli con i suoi amici. Proprio perquesto abbiamo la consolazione che tutto ciò che è di Cristoappartiene anche alla nostra umanità e non dobbiamo teme-re di portare alla luce ciò che portiamo nel cuore. E’ ciò che

ho fatto, nei giorni luminosi e oscuri con alcuni di voi chehanno condiviso con me il prezioso dono dell’amicizia, e cheora desidero fare con tutti voi.

“Ti benedico o Padre, Signore del cielo e della terra…”

Desidero che l’esultanza di Gesù possa essere anche lamia, in questo rendimento di grazie. Sì, ringraziare il

Padre, perché la gratitudine è la consapevolezza di essereamati e la certezza di ricevere giorno dopo giorno un donosempre nuovo della sua bontà. In questo stupore voglio guar-dare questi miei anni fra voi: il Signore ha chiamato propriome, non un altro, a condividere la bellezza e la fatica di esse-re cristiani in quella famiglia particolare che chiamiamoChiesa, in quella porzione particolare che è Coccaglio. Sento il dovere di ringraziare il Signore per i volti, le storiepersonali, le esperienze, le gioie, le fatiche, le speranze, anchele delusioni e i fallimenti che in questi anni abbiamo condi-viso. Essi hanno rappresentato un tratto per certi versi breve,ma so che “tutto concorre al bene, per coloro che amano Dioe sono chiamati dalla sua grazia”: di ogni cosa dobbiamo faretesoro e proprio per questo ora mi sento più ricco. E’ il cen-tuplo in ricchezza che Gesù offre per coloro che si affidano alui. Nella fede, nell’amicizia, nella fraternità, nei consigli, nelsostegno, nella compagnia, nella spensieratezza, nel perdono,nella comprensione e in molto, molto altro – credetemi -risiede il centuplo che qui ho ricevuto. In questi giorni e in

1- IL CERCHIO SI CHIUDE- PER ORA...

Da Rezzato a Marone, da là a Coccaglio e da qui a Bedizzole, accanto a Rezzato:quasi un ritorno a casa, press’a poco al punto di partenza: come un cerchio che si chiu-de e attende di riaprirsi

Alla comunità di Coccaglio

Ciao don Oscar,

sei stato promosso ad arciprete…una promozioneche certo tu non desideravi, visto il tuo spirito umilee semplice!Con questociao, che haun sensofraterno enon vuoldire un salu-

to definitivo, voglio instaurare un rapporto conti-nuo di amicizia e fiducia, come l’ho avuto da quan-do sei arrivato fra noi.

Certo, la tua permanenza è stataassai breve, quasi 2 anni, però ho

constatato che è stato un tempo digrazia, di grande amicizia e cordialitàe ricco di sincerità. Come non ricor-dare, ora, i nostri incontri ogni dome-nica mattina, dopo messa prima, perla recita delle lodi con i sacerdoti, ireligiosi ed i laici? E dopo in canonicaper la colazione insieme? Sono statimomenti belli e fortificanti ricchi difraternità.

Perché questo? Be’ perché tu haisempre avuto battute allegre e

semplici, che arrivavano al cuore. Sempre con le tueparole sei riuscito ad infondere gioia, serenità edallegria a chi ti incontrava. Perché sei riuscito a farequesto? Perché sei umile e soprattutto disponibile

verso tutti.Questa èuna grandedote in uns a c e r d ot e .Peccato chetutto questoè duratopoco, trop-po poco.

Non socome rin-graziarti del

bell’esempio che ci hai dato: sempre presente esempre disponibile. Il Signore ti accompagni inquesto tuo nuovo ministero di Pastore in queldi Vezza d’Oglio, prego perché lo spirito sacer-dotale che vive in te porti frutto anche nella tuanuova Comunità. Sappila guidare con questo

stile che ti ha caratterizzato in mezzo a noi.

Anche a nome dei ministranti,che con te hanno instaurato un

rapporto allegro e gioioso, ti ringra-zio. Grazie delle belle cerimonie dicui ci hai resi partecipi. Grazie per iltuo impegno con i ragazzi. Anche anome della Charitas parrocchialedesidero farmi portavoce dei lororingraziamenti per la preziosa colla-borazione che hai mostrato versotutti i loro progetti di aiuto verso ipoveri. Quanti viaggi hai fatto connoi quando andavamo a prendere,in giro per la Diocesi, ogni qual cosaci veniva donata. Ti chiamavamomagari all’ultimo minuto e tu, pron-to come sempre, rispondevi: “Vengo

Inserto Speciale

Arrivederci, Don !

modo particolare oggi, tocco con mano la gratitudine e ilbene, che, nonostante ciò che sono mi avete dimostrato:tutti ringrazio, senza distinzioni.

In questi anni, lo sappiamo, non tutto è stato facile,. Hotoccato con mano però il sostegno e la stima sincera, l’in-

coraggiamento a non mollare, a non lasciarmi andaresoprattutto quando, pur essendo guida per gli altri, ho spe-rimentato l’incertezza nel sentiero, la debolezza, la stanchez-za e anche la solitudine. Anche nel cuore fragile di un pretepuò farsi largo prima o dopo la tentazione di pensare che la

presenza di Dio si faccia lontana e che il suo silenzio pesi…ma poi accade il miracolo sempre nuovo della sua voce chesi fa sentire e mi dice “non temere, io sono con te per proteggerti”:sì per proteggerti, per custodire il tuo cammino, per rinvigo-rire le ginocchia vacillanti, per ridarti la fiducia in te stesso,negli altri, in me: Alzati e và e rendi sicuri i tuoi passi nelcammino che ho tracciato per te”.In questa confessione di lode, sento anche il dovere sincero

di chiedervi perdono. Mi rendo conto dei miei limiti perso-nali e di carattere. Più volte, ripensando a qualche errorecommesso (e l’elenco tenderebbe all’infinito!) ho chiesto alSignore la grazia di non ricadervi e di non commetterne dipiù grandi. Ciò non toglie il dovere, da parte mia, di chieder-vi sinceramente scusa se spesso avete intravisto in me solol’immagine un po’ offuscata del buon pastore Spesso, fis-sando nel mio studio proprio l’immagine di Gesù pastoreho riscontrato la grande differenza (e non potrebbe che esse-re così) tra il mio sacerdozio e il suo: lui disponibile, affabi-le, comprensivo, capace di perdonare, di cercare, di ascoltare,di dare nuove possibilità ed io? Tuttavia, pur nei miei limitipersonali, nei miei errori, nelle mie deficienze ho trovato

una comunità e delle persone che mi hanno accolto e tantevolte perdonato con comprensione ed affetto, vi prego fate-lo anche in questo momento. Grazie, per essere andati al dilà delle mie lacune, grazie per avermi dato una nuova possi-bilità, grazie per avermi dato fiducia anche quando nonsono stato affidabile.

Sono tanti i fotogrammi, stampati nel cuore e nellamemoria: tutti hanno un volto e rappresentano un epi-

sodio, un’esperienza, un incontro.Mi avete scritto in questi giorni: “Dove tu andrai, noi andremo,

dove ti fermerai, ci fermeremo” (Rut .

Il mio grazie va anche ai miei confratelli: donGiovanni, don Titta, don Lino, Francesco e anche

Pierino. So che tante volte vi ho fatto perdere la pazien-za, spesso non sono stato preciso e puntuale, tantevolte superficiale, spero che rimanga nel nostro cuorel’affetto e la fraternità che và al di là dei nostri limitipersonali.Sono debitore di gratitudine anche nei confronti dellacomunità educativa dell’oratorio e di tutta la parroc-chia: non tento nemmeno l’impresa di ricordare tutti,perché certamente rischierei di dimenticarne qualcuno:a tutti e a ciascuno va il mio grazie sincero.Con voi, anche nei momenti difficili ho avuto la grazia

di toccare con mano che è bello essere cristiani e condivide-re l’ideale di amore e di servizio di Gesù per la Chiesa. Hoconosciuto persone generose, capaci di spendersi e di dona-re il proprio tempo, persone che nella semplicità della vitasono state richiamo costante alla mia vita cristiana; personedalle quali ho ricevuto consiglio, stima, sostegno.Grazie per la fiducia, la pazienza, la collaborazione, la gene-rosità e la disponibilità che hanno reso più efficace l’operaeducativa nei confronti dei ragazzi, degli adolescenti e giova-ni e delle famiglie. Riconosco che non sempre ho rispostoalle vostre aspettative e desideri, forse vi ho anche deluso,forse qualcuno ha anche abbandonato per la mia neghitto-sità o per i miei comportamenti. In coscienza però, nono-stante tutto, posso dire di essere sempre stato sincero convoi e allo stesso tempo ho la certezza morale di non avererancori nei confronti di nessuno e se in certi frangenti forsesono stato un po’ duro, credetemi, lo sempre fatto a fin dibene.

L’oratorio che mi è stato affidato in questi quattro anni èun dono prezioso per tutta la comunità cristiana di

SALUTO E BENVENUTO - inserto Speciale

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SALUTO E BENVENUTO - inserto Speciale

Coccaglio: sapevo di raccogliere un’eredità allo stesso temoricca e pesante. Quando sono arrivato c’era (e c’è ancora) laferita nel cuore per la tragica morte dell’amato don Bruno.Ho iniziato il mio ministero qui quindi tra alcune difficoltà,con alcune tensioni, con la fatica di mettere insieme personediverse. Riconosco che non sempre sono stato capace dimediare, ma devo anche dire con sincerità che spesso e

volentieri è più comodo rimanere attaccati alle proprie visio-ni delle cose, senza venirsi incontro con la Carità. Per questovi prego con tutto il cuore di lasciare da parte e di superarele critiche sterili, le animosità, le gelosie, i protagonismi per-sonali, guardando invece al bene dell’oratorio: tutti quantiavete tante qualità quante sono le persone che in questi anniho avuto la grazia di conoscere: non tiratevi indietro e met-tetele dunque a disposizione. Fate in modo che il nuovodirettore abbia gli strumenti per iniziare nella serenità il suoservizio.

Anche a voi genitori chiedo in modo particolare di viverel’oratorio con una presenza significativa, impegnata,

che possa coinvolgervi: l’occasione delcammino di Iniziazione Cristiana rappre-senta per questo una opportunità moltogrande. In questi primi anni, anche se coni primi passi incerti abbiamo potuto vede-re che nella comunità, accanto ai vostrifigli il vostro ruolo è fondamentale.

Un saluto particolare va anche a voi,cari ragazzi, adolescenti e giovani.

Nelle tante esperienze che abbiamo vissu-to insieme sono stato arricchito in moltimodi, dalla semplicità dei piccoli, all’esu-beranza dei più grandi e dall’amicizia sin-cera dei giovani. Mancherei se in questomomento non fossi riconoscente alSignore per l’amicizia di molti che mi è

stata donata, amicizia che permane, me lo auguro, e cheattraversa il tempo e lo spazio che ci separa.

Allora, “Come potrò partire in pace e senza tristezza?” diffi-cile rispondere, almeno secondo un puro criterio

umano. Quando si lasciano persone care, si avverte sempreuna lacerazione nel cuore, la stessa peraltro che hanno per-

cepito i discepoli nell’ora della separazione da Gesù (se èlecito il paragone fra grandi cose a cose piccole!). Eppureabbiamo bisogno di uno sguardo più puro, più in altoper percepire questa nuova partenza nella pace delcuore: sia fatta la tua volontà, con gioia, pur nella fatica,ma sia fatta la tua volontà, perché lì è il segreto dellagioia e della pace: “Nella tua volontà, Signore è la miapace” Lo è stato per Gesù, e sostenetemi nel ricordoaffinchè lo sia anche per me.Gesù disse a Pietro: “Getta le reti dall’altra parte dellabarca”

Come a Pietro anche a me viene chiesto di cambiare,di fidarmi, proprio là dove lui mi vuole portare a

pescare: nuovi fratelli, nuovi legami, nuova Grazia attra-verso povere mani.Se del resto – come ci ricordava il padre spirituale mons. Tosi(praticamente ad ogni ritiro in seminario, dimenticandosiche lo diceva ogni volta) – “se Davide ha sconfitto Golia con unamascella d’asino, immaginatevi quello che cosa potrà fare Dio conun asino intero”!!!!

Concludo, anche se avrei mille altre cose da dirvi, con unpensiero che mi avete donato proprio oggi pomeriggio:

“Un guerriero della luce conosce i propri difetti. Ma conosce anche leproprie qualità. Alcuni dei compagni si lamentano continuamente“gli altri hanno più opportunità di noi”. Forse hanno ragione, ma un

guerriero della luce non si lascia para-lizzare da questo e cerca di valorizzareal massimo le proprie virtù. Un guer-riero cerca di scoprire su cosa può con-tare. Verifica sempre l’equipaggiamen-to, composto da tre cose: fede, speranza,amore. Se sono tutte e tre presenti, eglinon esita ad andare avanti.”

Pregherò per voi nei luoghi in cuiGesù è nato, vissuto, morto erisorto per tutti noi, e voi pregateper me. Grazie di cuore!

don Roberto

Caro don Roberto, ------------------------------------------------------------------- sono alcuni giorni che rigiro tra le mani

questo foglio, lo scrivo e lo correggo e ormai non rimanespazio nemmeno per unciao. Non è facile trovare leparole per salutare e ringra-ziare chi ha percorso untratto di strada con noi. L’inizio non è stato deimigliori: il nostro oratoriosi stava rifacendo il look e altuo arrivo ti sei ritrovato inun cantiere a cielo aperto:niente appartamento,muratori ovunque, alloggiopresso il gran capo (donGiovanni). Da poco poi ave-vamo perso don Bruno equesto dolore ci ha accom-pagnato (e ancora lo farà) a lungo. Inoltre i repentini cam-biamenti in pochi anni di curati e parroco ha fatto sì cheognuno di noi, all’interno dell’oratorio, si facesse aspettati-ve e progetti ancora prima del tuo arrivo. Una volta giunto aCoccaglio, ti sei trovato al centro di mille richieste, proposte,ecc…ecc…

Caro don Roberto, siamo consapevoli chesono stati quattro anni ricchi d’attività

ma anche con momenti di difficoltà; ora chete ne vai non possiamo dimenticare cheabbiamo operato insieme per il bene dell’ora-

torio. Abbiamo pregato, organizzato, discusso per far cresce-re un luogo d’incontro e formazione per i nostri ragazzi eper le loro famiglie. Ognuno a modo suo ha contribuito a

rendere questo percorso riccod’occasioni che non sempresono state colte. Al termine diquesto tratto di strada percor-so, vogliamo abbracciarti eaugurarti di incontrare nel tuoprossimo incarico delle perso-ne che sappiano far tesorodella tua esperienza, con lequali tu possa realizzare pro-getti arricchenti per i ragazziche ti saranno accanto. Ti auguriamo di poter conti-nuare il tuo ministero conamore e dono totale di te, certiche “solo donando si riceve,

amando si è amati”. Il Padre ti accompagni sempre.

Con affetto

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SALUTO E BENVENUTO - inserto Speciale

immagini dallagiornata disaluto a don Roberto

Il saluto della CEO - Comunità Educariva dell’Oratorio

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SALUTO E BENVENUTO - inserto Speciale

dagli Scout Buona caccia…..Caro don Roberto,dopo alcuni anni di attività svolte all’oratorio, volevamo ringraziarti per la tua partecipazione ad alcune delle nostre atti-

vità. Siamo ben consapevoli che le cerimonie scout sisvolgono in ambienti non sempre agevoli e sono ric-che di simboli e usanze del gruppo che a volte anchenoi facciamo fatica a ricordare; ti ringraziamo peraver sempre accettato ogni nostro invito. Con noi haiassistito alla promessa di molti lupetti, hai salutato ipassaggi nelle nuove branche e ascoltato il brontoliodei capi.Ci auguriamo che questa piccola esperienza possaessere un buon ricordo; da parte nostra pregheremoper te e per il tuo prossimo incarico. Buona strada

Gruppo Scout Montorfano1

Il cuore del Sacerdote Signore, da’ a questi tuoi ministri un cuore che riassuma tutta la loro educazione e la loro preparazione e che sia cosciente della grande novità che si è prodotta nella loro vita, che si è stampata nella loro anima.

Signore, da’ loro UN CUORE PURO, capace di amare te solo con la pienezza, con la gioia, con la profondità che tu solo sai dare quando sei l’esclusivo,il totale oggetto dell’amore di un cuore umano. Un cuore puro, che non conosca il male se non per definirlo, combatterlo e fuggirlo. Un cuore puro, come quello di un fanciullo, capace di entusiasmarsi e di trepidare.

Signore, da’ a questi tuoi ministri UN CUORE GRANDE, aperto ai tuoi pensieri e chiuso ad ogni meschina ambizione, ad ogni miserabile competizione umana. Un cuore grande, capace di uguagliarsi al tuo

e di contenere dentro di sé le proporzioni della Chiesa, le proporzioni del mondo, capace di tutti amare, di tutti servire, di tutti essere interprete.

E poi, Signore, UN CUORE FORTE, pronto e disposto a sostenere ogni difficoltà, ogni tentazione, ogni debolezza, ogni noia, ogni stanchezza, e che sappia con costanza, con assiduità, con eroismo servire il ministero che tu affidi a questi tuoi figli fatti identici a te.

UN CUORE, Signore, CAPACE VERAMENTE DI AMARE

cioè di comprendere, di accogliere, di servire, di sacrificarsi, di essere beato nel e dei tuoi pensieri, palpitare dei tuoi sentimenti.

(Card. Giambattista Montini, poi papa Paolo VI,Milano, Sacre ordinazioni, 28 giugno 1957 )

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SALUTO E BENVENUTO - inserto Speciale

Don Fabrizio Maffettidalla parrocchia “S. Lorenzo” in Montirone- nato a Brescia il 26 giugno 1971- entra in seminario all’età di 23 anni- ordinato Brescia il 14 giugno 2004, da S.E. mons. Giulio Sanguineti- vicario parrocchiale a Gavardo dal 2003 al 20 settembre 2009- vicario parrocchiale a Coccaglio dal 20 settembre 2009

2- DAL TORNIO ALL’ALTAREUna caratteristica che può costituire una ricchezza in più è l’esperienza lavorativa didon Fabrizio, dopo la Scuola media fino all’ingresso in Seminario, presso l’officina difamiglia

E’ con gioia, ma anche con trepidazione, che rivolgo avoi il primo saluto:

gioia, perché il Signore, dopo l’esperienzadell’Oratorio di Gavardo, mi invia a voi per essere inmezzo a voi segno del Suo amore;

trepidazione, perché è una nuova esperienza inun luogo che non conosco, tra persone che non ho maiincontrato prima d’ora. Eppure il Buon Dio ha pensatoche, per continuare ad essere fedeli a Lui e crescere nella

Sua amicizia, i nostri passi, per un po’ di tempo, cammi-nino sulla Sua strada insieme.

Ringrazio allora il Signore per questa opportunità cheLui ci dona.

Vi ricordo già nelle mie preghiere, come spero che anchevoi facciate nei miei confronti. Nell’attesa di cominciarequesto percorso insieme, invio un saluto caloroso a tutti.

don Fabrizio

Alla comunità di Coccaglio

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SALUTO E BENVENUTO - inserto Speciale

Mancano pochigiorni al suo arri-

vo e tutti sono curiosi disapere che faccia abbia:stiamo parlando delnuovo “Don”. Il suoarrivo è previsto per il20 settembre e noi quelgiorno saremo tuttipronti per accoglierloalla grande, non è vero?Sono molto orgogliosadi poter fare le veci dellamia Parrocchia nel dire che siamo tutti elettrizzati diincontrare colui che ci guiderà nel nostro percorsocome Comunità Educati-va, che è una delle coseche ci sta maggiormentea cuore.

Ciò che auguro a donFabrizio è che possa

trovare un oratorio chelo sappia accogliere conaffetto e tanta voglia difare e di ripartire acostruire insieme uncammino all’insegna deivalori educativi di cuisiamo portatori. Certo, ricominciare, avolte, pare un’operazioneestremamente difficolto-sa, ma con al nostro fian-co un curato “nuovo dizecca” pronto a impe-gnarsi in modo completoper il nostro oratoriotutto sarà possibile! Da Gavardo con furore,ecco che arriva Don

Fabrizio, che si tuf-ferà immediatamen-te nella comunità diCoccaglio.

Preghiamo quinditutti per il nostro

nuovo “Don”, e fac-ciamoci trovare tuttilì, nella nostra splen-dida chiesa parroc-chiale, il 20 settem-bre a ricevere il dono

che Dio ci ha fatto: don Fabrizio, il quale viene perdedicarsi e a lavorare per la nostra comunità. Siamomolto fortunati e per questo ringraziamo il Signore

per averci regalato unanuova persona che dopodon Roberto, venga adaiutarci a cementare lanostra comunità cristia-na.Invito tutti, quindi, araccogliere fin da ora leenergie per dedicarletutte quante all’arrivodel sacerdote che stiamotutti aspettando:Doooooon Fabrizio!

Non dimenticate diinfilare nelle vostre

preghiere anche una peril nostro nuovo curato,perché abbia un impat-to sereno, perché possaintegrarsi con facilità, eperché trovi la massimacollaborazione e dispo-nibilità da parte di tutti.

Giulia

BENVENUTO, DON FABRIZIO!