Saluti dalla Regia Nave Leonardo da Vinci - Marinai d'Italia · Con la chiglia in alto, la “Da...

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Costruita nei Cantieri Odero - Genova Dislocamento p.c. 25.086 t Dimensioni: lunghezza f.t. 176,1 m, larghezza 28 m, immersione p.c. 9,4 m Apparato motore: 20 caldaie a tubi d’acqua tipo Blechynden, 3 gruppi turbine tipo Parsons su 4 eliche Potenza 31.000 HP Velocità 21,5 nodi Autonomia 4.800 miglia a 10 nodi Armamento: 13 – 305/46, 18 – 120/50, 14 – 76/50, 6 – 76/40, 3 tls da 450 Equipaggio: 31 ufficiali – 969 marinai Motto Non si volta chi a stella è fiso (1) La Regia Nave Leonardo da Vinci Caratteristiche principali Q uella della Leonardo Da Vinci fu una vita breve e trava- gliata. Fu breve perché dopo appena 27 mesi ebbe fine la sua esistenza per il triste e drammatico epilogo (affondamento dovuto ad un atto di sabotaggio nemico) che la vide protagonista insieme al suo Equipaggio. Classificata “Nave da Battaglia”, fu progettata, insieme alla Conte di Cavour e alla Giulio Cesare dal Generale del Genio Na- vale Masdea. La Nave fu consegnata alla Marina il 17 maggio 1914 e, dopo aver ricevuto la Bandiera di Combattimento il 7 giugno da par- te della Società “Leonardo Da Vinci” di Firenze, fu dislocata al- la Spezia ed entrò a far parte della 1a Divisione Dante Alighie- ri (Nave Ammiraglia), Giulio Cesare, L. Da Vinci, 1a Squadriglia C.T. tipo Animoso, della 1a Squadra, comandata dal Vice Am- miraglio Amero d’Aste Stella. Nell’imminenza dell’entrata in guerra contro l’Austria, la 1a Squa- dra agli ordini del Vice Amm. Cutinelli Rendina, che manteneva anche il Comando della 1a Divisione, fu trasferita a Taranto. Comandante della Da Vinci era il C.V. Sommi Picenardi. 32 Marinai d’Italia Marinai d’Italia 33 Durante il primo anno del conflitto svolse attività operativa, anche se non intensa, nell’ambito dei compiti assegnati alla Divisione che erano, preminentemente di protezione del traffico marittimo. La notte del 2 agosto 1916, la Da Vinci e le altre Unità gemelle era- no ormeggiate “alla ruota” in Mar Piccoloa Taranto; era un or- meggio sicuro, protetto com’era dal mare da incursioni nemiche che avrebbero dovuto superare prima i campi di mine foranei, poi le vigilate ostruzioni di S. Vito e, infine, quelle retali interne del Ca- nale Navigabile, facilmente sorvegliabile per la sua ristrettezza. Solo un incursione dall’aria poteva violare le difese del Mar Pic- colo, per quanto anche quello specchio d’acqua era protetto da una catena di stazioni d’ascolto, dislocate lungo le rotte di proba- bile provenienza della minaccia aerea. In ogni caso, tutte le Navi, per precauzione, erano completamente oscurate, con il persona- le delle batterie contraerei, pronto a raggiungere i propri pezzi. Lo stesso giorno, al tramonto, la Leonardo Da Vinci aveva com- pletato l’imbarco delle munizioni, necessarie per eseguire, il mattino del 3, esercitazioni di tiro con i cannoni da 305. Alle ore 23 circa, il personale di guardia si accorse che una legge- ra nube di fumo fuoriusciva da una delle condotte d’aerazione del deposito di munizioni poppiero. Pochi minuti dopo si avvertirono dei sordi boati, mentre lingue di fuoco e sinistri bagliori s’impa- dronirono della Nave, che rapidamente si accentuarono, mentre i sistemi d’allarme della S. Barbara segnalavano incessantemen- te, l’incendio. Il primo ad accorrere sul posto fu il Comandante, seguito dai suoi più stretti collaboratori e dalla Squadra di servi- zio al completo. Vista la gravità della situazione, il Comandante ordinò l’apertura delle valvole per l’allagamento dei depositi mu- nizioni e il raffreddamento delle paratie e ponti adiacenti. In breve tempo gli eventi precipitarono, divenendo incontrolla- bili. Tutta la zona ed i depositi poppieri furono invasi da fiamme e intensi fumi tossici. Alle 23,10 il violento e devastante scoppio della S. Barbara divel- se la torre trinata poppiera da 305, proiettandola insieme alle so- vrastrutture e parte del ponte di coperta, ad oltre 150 metri dal- la Nave. Solo in quel momento il Comandante, allontanato l’Equi- paggio dai locali, ordinò di abbandonare la Nave al suo destino. I sopravvissuti furono raccolti dalle imbarcazioni delle Navi pre- senti nella rada. I più gravi furono trasferiti sulle Navi Ospedale e nel nosocomio Principale della Marina, a terra. Alle 23,15 la Nave, ormai condannata, iniziò ad imbarcare ac- qua dalle falle aperte dall’esplosione, provocandone veloce- mente, prima il rapido appoppamento, poi il capovolgimento. L’affascinante storia delle nostre navi attraverso i documenti postali Saluti dalla Regia Nave Leonardo da Vinci C. amm. Aldo Gabellone (Socio del Gruppo di Taranto) Fig. 2 Cartolina Postale con timbro postale e di censura della Regia Nave Leo- nardo Da Vinci Spedita da Brindisi il 26 agosto 1915 Fig. 3 Cartolina illustrata, con timbro postale e di censura della Regia Nave Leo- nardo Da Vinci spedita da Taranto il 24 ottobre 1915 2 3 NOTE (1) Il motto s’ispira ad un pensiero di Leonardo, pervenuto a noi con i Suoi scritti. Dopo il recupero, quando la Nave era ancora in bacino capovolta, i tecnici dell’Arsena- le trovarono un altro pensiero di Leonardo, che diedero alla scafo raddrizzato: “Ogni Torto Si Raddrizza”. Fig 4-5 Fronte e retro della cartolina emessa in occasione della consegna all’Unità della Bandiera di Combattimento Taranto, 17 settembre 1919: operazioni di recupero della nave da battaglia Leonardo Da Vinci, affondata per sabotaggio il 2 agosto 1916 (Coll. E: Bagnasco, via M. Brescia - da: E. Bagnasco, A. Rastelli, Navi e Marinai italiani nella Grande Guerra, Parma, Albertelli, 1997) Fig. 1 La Regia Nave Leonardo Da Vinci - Cartolina spedita da Venezia il 15 lu- glio 1916 - 10 giorni prima del suo affondamento. 1 4 5 Taranto, 5 ottobre 1919: lo scafo della Leonardo Da Vinci, rovesciato, immesso in bacino per prepararne il raddrizzamento (Coll. E: Bagnasco, via M. Brescia - da: E. Bagnasco, A. Rastelli, Navi e Marinai italiani nella Grande Guerra, Parma, Albertelli, 1997)

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Page 1: Saluti dalla Regia Nave Leonardo da Vinci - Marinai d'Italia · Con la chiglia in alto, la “Da Vinci”, una delle più belle e mo-derne Navi della nostra Marina, affondò dopo

• Costruita nei Cantieri Odero - Genova• Dislocamento p.c. 25.086 t• Dimensioni: lunghezza f.t. 176,1 m,

larghezza 28 m, immersione p.c. 9,4 m• Apparato motore: 20 caldaie a tubi

d’acqua tipo Blechynden, 3 gruppiturbine tipo Parsons su 4 eliche

• Potenza 31.000 HP• Velocità 21,5 nodi• Autonomia 4.800 miglia a 10 nodi• Armamento: 13 – 305/46, 18 – 120/50,

14 – 76/50, 6 – 76/40, 3 tls da 450• Equipaggio: 31 ufficiali – 969 marinai

MottoNon si volta chi a stella è fiso (1)

La Regia Nave Leonardo da VinciCaratteristiche principali

Q uella della Leonardo Da Vinci fu una vita breve e trava-gliata. Fu breve perché dopo appena 27 mesi ebbe finela sua esistenza per il triste e drammatico epilogo

(affondamento dovuto ad un atto di sabotaggio nemico) che lavide protagonista insieme al suo Equipaggio.Classificata “Nave da Battaglia”, fu progettata, insieme allaConte di Cavour e alla Giulio Cesare dal Generale del Genio Na-vale Masdea.

La Nave fu consegnata alla Marina il 17 maggio 1914 e, dopoaver ricevuto la Bandiera di Combattimento il 7 giugno da par-te della Società “Leonardo Da Vinci” di Firenze, fu dislocata al-la Spezia ed entrò a far parte della 1a Divisione Dante Alighie-ri (Nave Ammiraglia), Giulio Cesare, L. Da Vinci, 1a SquadrigliaC.T. tipo Animoso, della 1a Squadra, comandata dal Vice Am-miraglio Amero d’Aste Stella.Nell’imminenza dell’entrata in guerra contro l’Austria, la 1a Squa-dra agli ordini del Vice Amm. Cutinelli Rendina, che mantenevaanche il Comando della 1a Divisione, fu trasferita a Taranto.Comandante della Da Vinci era il C.V. Sommi Picenardi.

32 Marinai d’Italia Marinai d’Italia 33

Durante il primo anno del conflitto svolse attività operativa, anchese non intensa, nell’ambito dei compiti assegnati alla Divisioneche erano, preminentemente di protezione del traffico marittimo.La notte del 2 agosto 1916, la Da Vinci e le altre Unità gemelle era-no ormeggiate “alla ruota” in Mar Piccoloa Taranto; era un or-meggio sicuro, protetto com’era dal mare da incursioni nemicheche avrebbero dovuto superare prima i campi di mine foranei, poile vigilate ostruzioni di S. Vito e, infine, quelle retali interne del Ca-nale Navigabile, facilmente sorvegliabile per la sua ristrettezza.Solo un incursione dall’aria poteva violare le difese del Mar Pic-colo, per quanto anche quello specchio d’acqua era protetto dauna catena di stazioni d’ascolto, dislocate lungo le rotte di proba-bile provenienza della minaccia aerea. In ogni caso, tutte le Navi,per precauzione, erano completamente oscurate, con il persona-le delle batterie contraerei, pronto a raggiungere i propri pezzi.Lo stesso giorno, al tramonto, la Leonardo Da Vinci aveva com-pletato l’imbarco delle munizioni, necessarie per eseguire, ilmattino del 3, esercitazioni di tiro con i cannoni da 305.Alle ore 23 circa, il personale di guardia si accorse che una legge-ra nube di fumo fuoriusciva da una delle condotte d’aerazione deldeposito di munizioni poppiero. Pochi minuti dopo si avvertirono

dei sordi boati, mentre lingue di fuoco e sinistri bagliori s’impa-dronirono della Nave, che rapidamente si accentuarono, mentrei sistemi d’allarme della S. Barbara segnalavano incessantemen-te, l’incendio. Il primo ad accorrere sul posto fu il Comandante,seguito dai suoi più stretti collaboratori e dalla Squadra di servi-zio al completo. Vista la gravità della situazione, il Comandanteordinò l’apertura delle valvole per l’allagamento dei depositi mu-nizioni e il raffreddamento delle paratie e ponti adiacenti.In breve tempo gli eventi precipitarono, divenendo incontrolla-bili. Tutta la zona ed i depositi poppieri furono invasi da fiammee intensi fumi tossici.Alle 23,10 il violento e devastante scoppio della S. Barbara divel-se la torre trinata poppiera da 305, proiettandola insieme alle so-vrastrutture e parte del ponte di coperta, ad oltre 150 metri dal-la Nave. Solo in quel momento il Comandante, allontanato l’Equi-paggio dai locali, ordinò di abbandonare la Nave al suo destino.I sopravvissuti furono raccolti dalle imbarcazioni delle Navi pre-senti nella rada. I più gravi furono trasferiti sulle Navi Ospedalee nel nosocomio Principale della Marina, a terra.Alle 23,15 la Nave, ormai condannata, iniziò ad imbarcare ac-qua dalle falle aperte dall’esplosione, provocandone veloce-mente, prima il rapido appoppamento, poi il capovolgimento.

L’affascinante storia delle nostre navi attraverso i documenti postali

Saluti dalla Regia NaveLeonardo da Vinci

C. amm. Aldo Gabellone(Socio del Gruppo di Taranto)

Fig. 2Cartolina Postale con timbro postale e di censura della Regia Nave Leo-nardo Da Vinci Spedita da Brindisi il 26 agosto 1915

Fig. 3Cartolina illustrata, con timbro postale e di censura della Regia Nave Leo-nardo Da Vinci spedita da Taranto il 24 ottobre 1915

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NOTE

(1) Il motto s’ispira ad un pensiero di Leonardo, pervenuto a noi con i Suoi scritti. Dopoil recupero, quando la Nave era ancora in bacino capovolta, i tecnici dell’Arsena-le trovarono un altro pensiero di Leonardo, che diedero alla scafo raddrizzato: “OgniTorto Si Raddrizza”.

Fig 4-5Fronte e retro della cartolina emessa in occasione della consegna all’Unitàdella Bandiera di Combattimento

Taranto, 17 settembre 1919: operazioni di recupero della nave da battagliaLeonardo Da Vinci, affondata per sabotaggio il 2 agosto 1916(Coll. E: Bagnasco, via M. Brescia - da: E. Bagnasco, A. Rastelli,Navi e Marinai italiani nella Grande Guerra, Parma, Albertelli, 1997)

Fig. 1La Regia Nave Leonardo Da Vinci - Cartolina spedita da Venezia il 15 lu-glio 1916 - 10 giorni prima del suo affondamento.

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Taranto, 5 ottobre 1919: lo scafo della Leonardo Da Vinci, rovesciato,immesso in bacino per prepararne il raddrizzamento(Coll. E: Bagnasco, via M. Brescia - da: E. Bagnasco, A. Rastelli,Navi e Marinai italiani nella Grande Guerra, Parma, Albertelli, 1997)

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Con la chiglia in alto, la “Da Vinci”, una delle più belle e mo-derne Navi della nostra Marina, affondò dopo poco più di 45minuti dai primi segnali d’incendio.Con la Nave lasciarono la vita oltre al Comandante, 21 Ufficia-li su 34 e 227 tra Sottufficiali e Marinai su 1.100, in quel momen-to presenti a bordo.

L’inchiesta svolta da una Commissione ministeriale, esclusa l’i-potesi di difetti nella stabilità degli esplosivi, imputò a “negli-genza o dolo”, la causa dell’esplosione della S. Barbara di pop-pa, della “Da Vinci”.Dopo la perdita, in analoghe circostanze, della Corazzata “Be-nedetto Brin”, avvenuta a Brindisi nel settembre 1915 e altrieventi del genere verificatesi in alcuni polverifici, furono avan-zati i sospetti della presenza, sul territorio nazionale, di una re-te d’agenti nemici, fiancheggiati da nuclei estremisti locali.L’inchiesta svolta, esclusa l’ipotesi di difetti nella stabilità degliesplosivi, imputò a “negligenza o dolo”, la causa dell’esplosio-ne della S. Barbara della “Da Vinci”.Conclusione piuttosto vaga e poco soddisfacente, sul frontedella ricerca della verità.L’inconfutabile conferma dell’intervento di agenti traditori, neglieventi delittuosi, che coinvolsero le due Corazzate, avvenne do-po la violazione della cassaforte del Consolato austriaco di Zu-rigo e l’acquisizione d’alcuni documenti in essa custoditi. Anco-ra prima, però, il nostro controspionaggio, accertò che le azio-ni delittuose furono opera di gruppi terroristici. Risulta altresì,che presso il Tribunale Militare Marittimo di Genova, ebbe cor-so un procedimento penale, riguardante la vicenda della “DaVinci” e del quale, però, non sono note le risultanze.Trascorso qualche mese dal tragico evento, la Marina, con l’in-sediamento di un’apposita Commissione, avviò lo studio di fat-tibilità per il recupero della Nave.Le conseguenti operazioni che portarono al galleggiamentodell’Unità furono unanimamente riconosciute, frutto d’azionid’alta ingegneria, messe in atto dai tecnici e dalle maestranzedell’Arsenale Militare di Taranto.La “Leonardo Da Vinci”, prima fu portata in superficie con lachiglia in alto poi, il 23 gennaio 1921, fu raddrizzata per mezzodi complesse tecniche d’allagamento eccentrico.In seguito, una più accorta valutazione costo/efficacia, ne scon-sigliò la sua ricostruzione; pertanto, con Decreto del marzo 1923,ne fu disposta la radiazione dai quadri del Naviglio Militare.Oggi, i resti dei caduti della “Da Vinci”, estratti dai locali dopoil recupero della Nave, riposano nel Famedio della Marinapresso il cimitero di Taranto.Ogni anno, nel giorno della ricorrenza dei Defunti, le più alteautorità militari e civili della Città, con una solenne cerimonia,ne ricordano il sacrificio.

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L’affascinante storia delle nostre navi attraverso i documenti postali

Fig. 6 – Fig. 7Fronte e retro della busta con firma autografadel V. Ammiraglio Cutinelli Rendina, Comandantedella 1a Squadra Navale imbarcato sulla Leonardo Da Vinci

Fig. 8Cartolina spedita da bordo il 18 dicembre 1915

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La Leonardo Da Vinci, riportata in condizioni di galleggiabilità,fotografata a Taranto il 25 gennaio 1921 mentre sono in corsole operazioni per il definitivo ritorno in condizioni di galleggiabilità(Coll. E: Bagnasco, via M. Brescia - da: E. Bagnasco, A. Rastelli,Navi e Marinai italiani nella Grande Guerra, Parma, Albertelli, 1997)