Salute ªFiocchi in ospedaleº · 2017-05-30 · Altri benefici, oltre all'effet-to...

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Lunedì, 29 Maggio 2017 www.corrieredelmezzogiorno.it È ora di riabilitare il vino Preso in piccole dosi aiuta a prevenire molte patologie alle pagine 2 e 3 Nespoli, Nesti Il libro Mangiare bene S’impara presto fin da piccoli a pagina 5 Dambruoso La novità Nove nuovi farmaci contro l’ipertensione arteriosa polmonare a pagina 7 Fernandes Il progetto “Fiocchi in ospedale” Sportello benessere mamma-bambino a pagina 4 Coppola La solidarietà «Walk of Life» la maratona di tutti in cui vince la ricerca On line L’inserto speciale Salute e prevenzione può essere consultato anche su www.corrieredelmezzogiorno.it L’iniziativa Fondata l’onlus degli ammalati reumatici rari a pagina 13 di Napoli Pignatelli a pagina 15 Caligiuri E PREVENZIONE Salute

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Lunedì, 29 Maggio 2017 www.corrieredelmezzogiorno.it

È ora di riabilitare il vinoPreso in piccole dosi aiuta a prevenire molte patologie

alle pagine 2 e 3 Nespoli, Nesti

Il libroMangiare bene S’impara prestofin da piccoli

a pagina 5 Dambruoso

La novitàNove nuovi farmacicontro l’ipertensionearteriosa polmonare

a pagina 7 Fernandes

Il progetto“Fiocchi in ospedale”Sportello benesseremamma-bambino

a pagina 4 Coppola

La solidarietà«Walk of Life»la maratona di tuttiin cui vince la ricerca

On lineL’inserto speciale Salute e prevenzione può essere consultato anche suwww.corrieredelmezzogiorno.it

L’iniziativaFondata l’onlusdegli ammalatireumatici rari

a pagina 13 di Napoli Pignatelli

a pagina 15 Caligiuri

E PREVENZIONESalute

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NA2 Lunedì 29 Maggio 2017 Corriere del Mezzogiorno

Un buon rosso aiuta a prevenire le malattie cardiovascolarie contiene lo stesso apporto calorico di un piatto di pastaL’importante, come in tutte le cose, è non esagerareConsumo vietato a bambini, donne incinte e malati di fegato

Due bicchieri al giornotolgono il medico di tornoQuando l’alcol fa bene

I n molti, da bambini, si so-no sentiti dire almeno unavolta che «una mela al gior-no…». È interessante, con

buona pace della frutta e soloper gli adulti, scoprire che an-che il vino ha grandi proprietàbenefiche. Ma questa non siauna scusa per lasciarsi andaread un consumo smodato. Per-ché, tanto per continuare con imodi di dire, «il troppo strop-pia». Chiarisce il concetto ilprofessor Giuseppe Paolisso,rettore dell’Università dellaCampania Luigi Vanvitelli edesperto in malattie del meta-bolismo.

«Se è per il piacere del pala-to – dice – bene il bianco o ilrosso. Se però si guarda allasalute, meglio che sia rosso».Il perché è in una sostanza chesi chiama «resveratrolo» che,spiega Paolisso, «è un potenteantiossidante. Una vera e pro-pria fonte di giovinezza. Pao-lisso chiarisce che questa so-stanza è probabilmente allabase di quello che viene defi-nito il «paradosso francese».Ci sarebbe il vino rosso, in-somma, a spiegare il fenome-no per il quale in Francia, no-nostante l’alto consumo di ali-menti ricchi di acidi grassi sa-turi, l’incidenza di mortalitàper malattie cardiovascolari(ossia le malattie del cuore edei vasi sanguigni) è relativa-mente bassa.

«Questo antiossidante – ag-giunge – Paolisso - riduce ilcolesterolo “cattivo” e aiuta aprevenire le malattie cardia-che e cardiovascolari». E, se-condo alcuni studi, aiuta an-che a prevenire il cancro.

Altri benefici, oltre all’effet-to antinvecchiamento, sareb-bero nell’azione benefica con-tro l’infiammazione organica enel controllo del metaboli-smo.Il rettore Paolisso peròavverte: «Trattandosi di vino, equindi di alcol che è tossicoper il fegato, tutto dipendedalle dosi. La quantità massi-ma è di due bicchieri al gior-no, non più di tanto. Non sideve mai dimenticare che l’al-col ha di per se la capacità didistruggere le cellule, e in par-ticolare interrompe il mecca-nismo che serve alla produzio-ne di energia».

Se è vero che il vino bianconon ha una funzione “anti-age”, in comune – bianco erosso - hanno un buon potere

10 e gli 11 gradi, ma dipendeanche dalla “taglia” della per-sona. Io dico che la quantitànon può essere mai del tutto“standard”. Esiste invece la re-gola del buon senso».

Questo significa, niente vi-no ai bambini, mai alle donne

in gravidanza o ai malati di fe-gato e a chi ha avuto patologiecardiovascolari.

Ma quanto incide qualchebicchiere di vino sulla nostralinea? A spiegarlo è la profes-soressa Angela Albarosa Rivel-lese, presidente del Corso di

di Raffaele Nespoli

Il focus

laurea magistrale in Scienzedella nutrizione umana della Federico II. «Ovviamente sitratta di una semplificazione,ma in linea di massima possia-mo considerare che due bic-chieri di vino danno un appor-to di circa 200 calorie. In prati-ca lo stesso apporto calorico diun piatto di pasta (70 grammi)o di 80 grammi di pane.

Anche la professoressa Ri-vellese sottolinea come i poli-fenoli e altre sostanze conte-nute nel vino possano avere uneffetto benefico sulla salute,ma mette in guardia dai possi-bili effetti dannosi dell’alcol.«Che sia contenuto nel vino omeno, l’alcol, se assunto inquantità elevate, può essereun problema. Tuttavia – ag-giunge - diversi studi dimo-strano come tra assunzione dialcol e rischio di malattie car-dio-vascolari esista una “rela-zione a U”. Vale a dire che chi èastemio non ha potenzialmen-te il minor rischio per la salu-te, ma il minor rischio si notainvece nei gruppi di individuiche ne hanno un consumomoderato».

Questo significa non più di

AngelaA. RivellesePresidente del Corso di laurea magistrale in Scienze della nutrizione umana della Federico II.

nutrizionale e la funzione divasodilatazione. «Per questo –prosegue Paolisso - bere vinofa sudare e ci fa percepire unatemporanea sensazione di ca-lore. Certamente piacevole in inverno».

La gradazione giusta? «Tra i

GiuseppePaolissoRettoredell’Universitàdegli studidella Campania«Luigi Vanvitelli»gIà Sun

Pianeta wineUn mondo che crea curiosità e schiude nuovi percorsilavorativi

I benefici del vino

Il vino rosso è per moltiesperti alla basedel paradosso francese.

Il fenomeno per il quale in Francia,nonostante il consumo di alimentiricchi in acidi grassi saturi,l’incidenza di mortalità per malattiecardiovascolari (ossia le malattiedel cuore e dei vasi sanguigni)è relativamente bassa

La gradazione giustaper un vinoda accompagnare ai pasti,

sempre nella dose massimadi due bicchieri al giorno,è di 10 o 11 gradi al massimo

Il resveratrolo è presentenel vino rosso,mai nel bianco.

È un fenolo non flavonoideprodotto naturalmente da diversepiante in difesa da agenti patogeniquali batteri o funghi.Ha un’azione antitumorale,antinfiammatoria e di fluidificazionedel sangue, che può limitarel’insorgenza di placche trombotiche.Come antiossidante è consideratoun potente agente “anti-age”

L’LLetà giusta per bere?La maggiore età e semprein modo consapevole.

È importante essere ben coscientidei benefici “fisici o sociali”che possono essere legatiad un buon bicchiere di vino,anche in compagnia.Ma è anche fondamentale nondimenticare mai che da un eccessopossono derivare grandi problemi

Due bicchieri al giorno,di vino rosso, permettonoal nostro organismo

di combattere l’invecchiamentoAntoniaCavaSociologa e docente di Industria culturale e Media Studies all’Università di Messina

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 29 Maggio 2017 NA3

S ono sempre più i giova-ni e i giovanissimi chefanno uso di alcol. Inalcuni casi si tratta di

ubriacature sporadiche, ma inmolti altri la «sbornia del sa-bato sera» diventa una vera e propria piaga sociale.

«Un problema che ha radiciprofonde», spiega la professo-ressa Rossella Aurilio, che daanni presta assistenza nell’am-bulatorio di psicoterapia del-l’università della CampaniaLuigi Vanvitelli. «Per quanto oggi si tenda ad incolpare lecomunità social, ritengo chegrandi responsabilità sianoancora radicate nelle comuni-tà reali, non virtuali. Mi riferi-sco in primo luogo alla fami-glia e alla scuola, istituzioniche possono fare la differenzasia in senso positivo che nega-tivo».

La docente, già presidentes-

gersi di una possibile dipen-denza».Insomma, basta un po’di attenzione e la capacità difar cadere i tabù tipici del dia-logo intergenerazionale. Tut-tavia, in presenza di un pro-blema, esistono tante possibiliancore di salvataggio. Una diqueste è l’Associazione Alcoli-sti Anonimi.

Una bella testimonianza èquella di Enzo (63 anni) che daormai 9 anni si è liberato delladipendenza dalla bottiglia.«Tutto è iniziato – racconta -da una bottiglia di birra, poil’alcol è diventato una sostitu-zione per tutto. La panacea deimiei stati emotivi». Il raccontoè quello di un uomo che hatoccato il fondo, ma che poi èriuscito a rimettersi in piedi.«Grazie all’associazione – con-clude – mi sono ripreso la miavita. Se non fosse stato per ilsupporto che ho ricevuto, perla possibilità di conoscere al-tre storie simili alla mia, oranon so dove sarei».

Purtroppo non sempre chi èvittima di una dipendenza daalcol riesce a trovare il canalegiusto, una via di uscita. L’im-portante però è non arrender-si, e non aver paura di chiede-re aiuto.

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20 o 30 grammi di alcol (nondi vino) al giorno che corri-spondono a 2-3 bicchieri di vi-no.

Ma attenzione, i risultati diquesti studi non vogliono inalcun modo significare che chiè astemio debba iniziare a beree, comunque, quantità più ele-vate dei 2 o 3 bicchieri di vinoal giorno sono sempre da evi-tare per i possibili effetti nega-tivi sulle malattie cardiovasco-lari e , in generale, sulla salu-te.Ci sono casi nei quali il vinopuò essere molto dannoso.«Ad esempio per le personecon aumento dei trigliceridi oper i diabetici, che spesso so-no anche in sovrappeso», con-clude la professoressa.

Al di là dell’aspetto “medi-co-clinico” del bere vino, esi-ste poi una prospettiva socio-logica molto interessante. An-tonia Cava, sociologa e docen-te di Industria culturale eMedia Studies all’Università diMessina parla del calice di vi-no come di un «appuntamen-to enogastronomico che co-struisce interazioni significati-ve e diventa una chance di so-cialità».

La sbornia del sabato sera, piaga socialeSono sempre di più i giovani e giovanissimi che cercano nel bere un sostegno

Del resto (astemi a parte) achi non è capitato di trascorre-re qualche buon momento incompagnia di amici e di un ot-timo bicchiere di vino?

«Il calice – aggiunge la so-ciologa - si traduce in un’inte-razione che può offrire legge-rezza e serenità».

Ma attenzione, il vino è unargomento molto serio.«Di-verse figure professionali cheruotano attorno al mondo delvino sono ormai riferimenticulturali veri e propri. Si crea-no nuove comunità del gustoche ruotano attorno alla degu-stazione.

C’è anche una maggiore cu-riosità rispetto alla conoscen-za, nascono così piccoli egrandi percorsi di costruzioneidentitaria».

I sommelier sono come cu-stodi della conoscenza, vere e proprie élite chiamate a pre-servare la purezza e il gusto.Tuttavia, spiega Antonia Cava«è in atto anche un processo di democratizzazione, di ac-cesso ala cultura del vino, chediventa in alcuni casi un vola-no per l’occupazione. Attornoal calice di vino si possono co-

struire reti sociali, ma anchelavorative. Nell’antichità il vinoera fondamentale in molte sfe-re sociali. Il Simposio ne è unesempio, anche se in quel ca-so, nell’immaginario comune,vi era una costruzione più dis-soluta. Nell’antica Roma i ban-chetti erano importanti mo-menti di discussione politi-ca».

Dunque opportunità e dilet-to, ma anche in alcuni casi unproblema dal punto di vistasociale. «Lo è – conclude la Ca-va - quando nasce una dipen-denza. Se accade si crea unaderiva e il vino diviene una de-codifica aberrante rispetto alconsumo». Il problema puòdiventare anche molto serio, ilconsiglio è quello di esseremolto onesti con se stessi, maisottovalutarlo e rivolgersi su-bito a chi può offrire un aiutoconcreto.Insomma, rosso obianco, l’importante e bere inmodo consapevole e modera-to. In compagnia, per trascor-rere qualche momento spen-sierato, e possibilmente sce-gliendo sempre un vino diqualità. “Cin”.

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sa del la S ippr , presentaun’analisi pragmatica del pro-blema: «Il nostro maggiore li-mite – spiega – è quello di nonpoter riconoscere i propri li-miti. La società ci vuole invin-cibili e senza punti deboli. Ladebolezza è vista come un ma-le che non può essere tollera-to».

Di qui un carico emotivo cheper molti ragazzini diventa in-sostenibile, e il desiderio dicercare nell’alcol un sostegno.«Soprattutto nei primi ap-procci adolescenziali – ag-giunge – molti giovani si rifu-giano negli effetti disinibitoridell’alcol. Emulano il compor-tamento dei ragazzi più gran-di, visti come modelli, e non sirendono conto del rischio difinire in una dipendenza e deidanni che si procurano».

Non è retorico dire che mol-to spesso in situazioni di di-pendenza si riscontra un disa-gio che nasce dalla famiglia e,«da relazioni disfunzionali

molto tempo che il problemasi è venuto a creare. Non sitratta di “controllo”, bensì didialogo.

Difficilmente una mamma oun papà attenti, che hanno unbuon dialogo con i figli e co-noscono il giro di amicizie chefrequentano, possono trovarsinella condizione di non accor-

ConvivialitàIl vino, a piccole dosi, aggrega, fa socializzare, e fa bene al nostro metabolismo

che spesso non sostengono lacrescita, lo svincolo degli ado-lescenti nella direzione di unabuona autonomia. Genitori at-tenti alla realtà sociale dei figlied empatici con la loro condi-zione emotiva dovrebbero es-sere in grado di cogliere pro-blematiche della dipendenzaal loro nascere e non dopo

RossellaAurilioPsicologa clinica e psicoterapeuta

di Raimondo Nesti

La disperazioneUn’immagine significativa dell’alcolista solo col suo vizio

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NA4 Lunedì 29 Maggio 2017 Corriere del Mezzogiorno

La prima infanzia

A quasi quattro anni dall’inizio dell’attività di sostegno per neo-genitori il bilancio è positivoAl Cardarelli coinvolte 580 persone tra mamme e papà e presi in carico ventuno bambini

Fiocchi in ospedale Sportello benessere

FlaminiaTrapaniResponsabile scientifica dei progetti dell’associazione Pianoterra onlus

S ostenere le famiglie in dif-ficoltà. Lavorando con lamadre e tutelando il bam-bino, evitando così che il

disagio sociale e familiare ne pre-giudichino il sano sviluppo. È lamission del progetto «Fiocchi inospedale», promosso a livello na-zionale dall’associazione Save theChildren Italia onlus e realizzato aNapoli dall’associazione Pianoter-ra onlus presso l’Azienda ospeda-liera di rilievo nazionale “AntonioCardarelli”, nato con l’obiettivo difavorire non solo il benessere del-la mamma e del neonato, ma an-che e soprattutto di garantire il ri-spetto dei diritti dell’infanzia el’integrazione socio-sanitaria.

A quasi quattro anni dall’iniziodell’attività, il bilancio appare si-gnificativo. I numeri sono elo-quenti. Dal 2016 e ai primi mesidel 2017, il progetto al Cardarelliha offerto i seguenti servizi: segui-te 905 persone tra futuri genitori,neo-genitori e parenti del nucleofamiliare; coinvolte 580 tra mam-me e papà nei servizi offerti e nel-le attività proposte; presi in carico21 bambini e relativi nuclei fami-liari con percorsi di sostegno psi-co-educativo tramite orientamen-to ai servizi sul territorio e moni-toraggio telefonico al rientro a ca-sa.

Nei primi tre mesi del 2017 so-

no state raggiunte 241 persone trafuturi genitori, neo-genitori e pa-renti; sono state coinvolte 101 tramamme e papà e 56 bambini neiservizi offerti e nelle attività pro-poste e sono stai presi in carico 6bambini e relativi nuclei familiari.

Ma non finisce qui. Da due annicirca le operatrici dello sportellopresente nel nosocomio più gran-de del Meridione stanno condu-cendo, in collaborazione con il primario del reparto di Terapia In-

tensiva Neonatale (di cui è re-sponsabile Aniello Pugliese) unlavoro di raccolta dati sull’allatta-mento al seno dei neonati ricove-rati per periodi più o meno lunghiin ospedale, e poi dimessi .L’obiettivo è quello di valutarel’andamento dell’allattamento alseno di neonati dimessi dalla te-rapia intensiva neonatale e di ta-rare, in base ai risultati raggiunti,l’intervento del servizio offertodallo “Sportello di Fiocchi in

ospedale” in questo ambito (conincontri e consulenze sull’allatta-mento, disponibilità di tiralatte,eccetera).

Ma vediamo nello specifico chitroviamo nello sportello. È gestitoda un’assistente sociale, una psi-cologa e un’educatrice perinataleche svolgono numerose attività,tra cui: accoglienza di gestanti eneo-genitori; individuazione del-le situazioni di disagio e fragilitàeconomica e sociale; accompa-gnamento dei nuclei familiari conattività di puericultura, corsi pre-parto last minute, consulenzespecialistiche su allattamento ealtri aspetti relativi all’accudimen-to del neonato; consulenze etno-psicologiche con le famiglie stra-niere, orientamento e accompa-gnamento ai servizi sociali, edu-cativi e sanitari del territorio diappartenenza del nucleo familia-re, e molto altro ancora.

«Avere un figlio è bellissimo edè un momento unico e irripetibileall’interno della vita di ciascunadonna – spiega Flaminia Trapani,responsabile scientifica dei pro-getti di Pianoterra onlus –. Può es-sere però anche un momento dif-ficile, soprattutto per donne e nu-clei familiari che presentano fra-gilità diverse. Oltretutto puòessere molto arduo orientarsi nelsistema socio-sanitario italiano:le leggi cambiano, i servizi sonotanti e non sempre ben segnalati,le informazioni spesso risultano

essere incomplete e poco chiare.A Napoli dal 2016 il pastificio

Garofalo (Ad, Alessandro Men-na), compartecipa al finanzia-mento di Save the Children Italiarealizzando quel che viene defini-to “welfare misto” un sistema in-tegrato di intervento dove il mon-do profit si unisce al no-profitcondividendo la responsabilitàsociale del benessere della pro-pria comunità».

«Il progetto Fiocchi in Ospeda-le è uno strumento di spinta per larealizzazione di cose che sono giàtutte programmate dalle leggi edai regolamenti, ma spesso nonsono messe in pratica». Fa eco lacoordinatrice nazionale France-sca R. Marta di Save the ChildrenItalia.

Un progetto al quale tiene mol-to il direttore generale del Carda-relli Ciro Verdoliva: «Siamo con-vinti – dice - che essere al fiancodei pazienti, e in questo caso dellefamiglie, sia un compito al qualeun ospedale come il nostro nonpuò e non deve sottrarsi. Solo cosìsi può realizzare una sanità vera-mente d’eccellenza, una sanitàche vede al centro le esigenze delcittadino. Queste, del resto, sonole direttive assegnate dal presi-dente della Regione CampaniaVincenzo De Luca a tutti noi diret-tori generali per fare in modo cheanche sulla salute la Campanianon sia mai più ultima».

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Arrivano le webcam sulle culle della terapia intensiva neonatale dell’azienda ospedaliero-universitaria ‘San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona’ di Salerno. Saranno posizionate sulle incubatrici collegate, a loro volta, al tablet o telefono dei genitori che potranno in orari prestabiliti ‘coccolare’ il neonato facendogli sentire la loro presenza virtuale. Si tratta del progetto denominato “600 grammi di umanità”, destinato alla Tin, approvato un anno fa dalla

Regione e finalizzato al miglioramento professionale e umano. La direzione medica di presidio, coordinata da Angelo Gerbasio, e il capo dipartimento “età evolutiva”, Ennio Clemente, grazie ad un team altamente specializzato, presenteranno a breve l’intero progetto che prevede, tra l’altro, l’apertura pomeridiana del reparto e la pubblicazione di un libro che raccoglie tutte le impressioni lasciate dai genitori su un diario consegnato dallo stesso ospedale.

SalernoAl Ruggi arrivanole telecameresulle incubatrici

MatildaCuomoAmericana, con origini siciliane, è da 30 annil’anima del progetto Mentoring controla dispersione scolasticaÈ la madre di Andrew Cuomo, governatore dello stato di New York

Giovani a rischio, un mentore per amico Compie trent’anni il progetto di recupero e reinserimento voluto da Matilda CuomoIncontro a Salerno con il sindaco: «Qui stiamo creando un futuro per 1500 ragazzi»

D a trent’anni Matilda Cuo-mo, anima del progettoMentoring, si spende perrecuperare i ragazzi che

lasciano la scuola o sono vittimedi dipendenze, bullismo e cyber-bullismo. A lei, madre del gover-natore dello stato di New York evedova di Mario (che a suo tempofu anch’egli alla guida dello statodi New York), il sindaco di Saler-no Vincenzo Napoli ha consegna-to una targa come segno tangibiledi riconoscimento e ringrazia-mento per l’opera meritoria sinqui svolta in favore delle fasce so-ciali disagiate.

Del resto, con il suo impegnoquotidiano, il progetto Mentoringha portato al reinserimento socia-le di oltre diecimila ragazzi.

Matilda Cuomo, americana conorigini siciliane, è ora in Italia peruna serie di incontri con istituzio-ni pubbliche e private per trovaresponde sul modello «one to one».Un modello che prevede un men-tore per ogni ragazzo che abban-dona la scuola, oppure cede a vio-lenze e dipendenze. Questa l’atti-vità ideata oltre trenta anni fa eche ispira da quasi venti l’attivitàdi Mentoring USA-Italia, diretta da Sergio Cuomo.

«Sono felice di essere a Salerno– ha detto lady Cuomo - Mento-ring in Italia è partito proprio or-mai da due decenni e ha ottenutoottimi risultati. Il concetto di base

è e deve essere sempre la famiglia,come dice il Santo Padre “se esistela famiglia si va sempre avanti”.Mentoring vuole provare a creareun futuro per i ragazzi disagiatiche non hanno potuto contare suuna madre, un padre. A Salernosono 1.500 grazie all’opera di mionipote Sergio e questo lavoro do-po essere stato portato avanti damio marito ora è nelle mani diAndrew, che vuole fare meglio delpadre».

Per Vincenzo Napoli, MatildaCuomo è riuscita a trasferire nelprogetto Mentoring tutta la suaforza e il suo dinamismo, «un’an-cora di salvezza per ragazzi che siperdono, lasciano la scuola e vivo-no l’esperienza terribile del bulli-smo o del cyber-bullismo».

Un problema, quello della di-spersione scolastica, ancora oggitroppo diffuso. I dati parlano anzidi un fenomeno in crescita negli anni, a volte anche in ambienti so-

ciali insospettabili e, un fenome-no che in alcune aree del paese haproporzioni drammatiche. Al di làdel riconoscimento per il suo im-pegno, Matilda Cuomo ha avutomodo di partecipare anche all’ In-ternational Mario Cuomo Award,onorificenza istituita in memoriadell’ex Governatore dello Stato diNew York, Mario, quest’anno as-segnata al presidente di Confin-dustria, Vincenzo Boccia. Non vadimenticato che proprio il padre

del leader degli industriali, OrazioBoccia, ha vissuto un’infanzia dif-ficile in orfanotrofio, il cosiddetto«serraglio», dove però ha impara-to il mestiere che poi gli ha datoda vivere e l’ha portato al successoimprenditoriale.

Particolarmente emozionantela terza edizione di «The personwho changed my life», appunta-mento che ha visto protagonisti uomini di politica, cultura, im-presa pronti a raccontare l’incon-tro con la persona che ha cambia-to la loro vita, contribuendo al proprio successo umano e profes-sionale. La kermesse è ispirata al-l’omonimo libro scritto dalla stes-sa Matilda Cuomo, con prefazionedell’ex segretario di Stato statuni-tense e candidato alla Casa Biancaper i democratici, Hillary Clinton.

Insomma, una serie di appun-tamenti all’insegna dell’impegnosociale, tutti promossi e organiz-zati da Mentoring USA-Italia, incollaborazione con il comitato eu-ropeo pro Andrew Cuomo.

Nel programma di MatildaCuomo anche una visita a Napoliper incontrare il cardinale Cre-scenzio Sepe. Nel 2012 MentoringUsa-Italia ha infatti siglato un pro-tocollo d’intesa con la Curia persviluppare insieme le miglioriforme di strategia di contrasto aldisagio giovanile.

Raimondo Nesti© RIPRODUZIONE RISERVATABullismo e cyberbullismo Un fenomeno in preoccupante crescita monitorato costantemente da Mentoring Italia

CiroVerdolivaDirettoregeneraleazienda ospedaliera «AntonioCardarelli»

di Rosa Coppola

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 29 Maggio 2017 NA5

Amangiar bene si imparada piccoli. Sin dallo svez-zamento è opportuno se-guire i principi della Die-

ta Mediterranea, per educare il gusto ma anche per prevenire ecombattere tante malattie chepossono sopravvenire in età adul-ta. La scienza dimostra semprepiù che non solo l’obesità, matanti problemi di salute si com-battono a tavola, attraverso un’ali-mentazione sana e corretta, e ipediatri avvertono che la dietagiusta va insegnata ai bambini sinda piccolissimi.

«Negli ultimi anni si è assistitoad un aumento di malattie in-fiammatorie croniche quali dia-bete, arteriosclerosi, asma, epato-patie croniche, malattie autoim-muni, malattie degenerative ecroniche intestinali. Diversi studihanno associato l’aumento di di-sordini infiammatori cronici conla diffusione della “dieta occiden-tale” caratterizzata da consumo dicarne rossa, zuccheri, grassi, ce-

conviviale piacevole. Così come è importante evitare

di usare il cibo come ricompen-sa, per non trasformare gli ali-menti in un oggetto di gratifica-zione e non rafforzare troppo ilgusto per il dolce. La figura delpediatra, e del pediatra di fami-glia in particolare, è fondamenta-le in questo percorso educativo. Ilgruppo di pediatri napoletaniper la diffusione della Dieta Me-diterranea tra i bambini e tra lefamiglie sta ottenendo risultatiinteressanti.

Nei primi anni di vita si com-piono i giochi per la salute di unindividuo e per le sue future abi-tudini, e il momento dello svez-zamento dei bambini sta diven-tando l’occasione per l’educazio-ne alimentare anche degli adulti.

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reali raffinati e da scarsa assun-zione di cereali, frutta e pesce»spiega Raffaella de Franchis, pe-diatra, autrice del manuale “LaDieta Mediterranea nel primo an-no di vita”. Purtroppo l’Italia, e laCampania in particolare, culladella Dieta Mediterranea, si stan-no allontanando sempre più datale stile alimentare, con il dilaga-re di abitudini alimentari scorret-te sin dai primi anni di vita. Talicomportamenti alimentari errati hanno fatto sì che il nostro Paeseabbia la più alta incidenza di obe-sità infantile in Europa e, in Italia,la Campania fa registrare il più al-to tasso di obesi in età pediatrica.

Tra i bambini italiani i principidella Dieta Mediterranea sonoancora poco diffusi, solo il 5% tragli 8 e i 9 anni. Per imparare amangiare bene è fondamentale lafase dello svezzamento, periodoin cui le mamme prestano la mas-sima attenzione alla nutrizionedei figli. I pediatri di famiglia del-la Federazione Italiana Medici Pe-diatri (FIMP) della provincia diNapoli hanno costituito un grup-po di lavoro denominato “Dieta

che uno scarso consumo di fruttasecca, che invece fa parte dellaDieta Mediterranea».

Un’ importante novità è che du-rante lo svezzamento i cibi propo-sti ai bambini non solo devono essere sani, ma anche buoni e gu-stosi. Il brodo vegetale, ad esem-pio, va proposto subito con tuttele verdure, compresa la cipolla ele spezie. Il pesce azzurro deve es-sere gustoso, cotto sempre in mo-do leggero adeguato all’età, macondito con aglio e pomodorini.Stesso discorso per i legumi.

È importante che i bambini im-parino ad apprezzare gli alimentisani, che vanno proposti con piat-ti leggeri ma buoni. A tale scopo èpreferibile che i bambini possanomangiare a tavola con tutta la fa-miglia, affinché anche per loroquello del pasto sia un momento

L’alimentazione

Mediterranea in Pediatria” che sipropone di promuovere la DietaMediterranea come corretto stilealimentare a cominciare dalleabitudini alimentari della madredurante l’allattamento e prose-guendo con il bambino sin dallosvezzamento. Questo è un mo-mento che diventa cruciale ancheper rieducare l’intera famiglia, in-troducendo uno stile alimentaresano e corretto, basato su cibi na-turali, freschi, di stagione, con unadeguato apporto di legumi e pe-sce oltre che di spezie ed erbearomatiche, che consentiranno di ridurre l’uso del sale.

Per i bambini è molto impor-tante l’esempio dato dall’interafamiglia, sottolinea de Franchis,che spiega quali sono gli errori alimentari più frequenti. «Abbia-mo intervistato le mamme – spie-ga – e ne è emerso in generaleuno scarso consumo di pesce,frutta e verdure. Risulta buono l’apporto di olio extravergine dioliva e legumi. Troppo alto inveceil consumo di bevande zucchera-te e snack e merendine fuori pa-sto. Nelle famiglie si riscontra an-

Raffaellade FranchisPediatradi famiglia,è autricedel libro «La Dieta Mediterranea nel primo anno di vita» edito da Cuzzolin in cui suggerisce

VincenzoMironeDocente ordinario di Urologia dell’Università “Federico II di Napoli, è segretario generale della Società Italiana di Urologia e presidente della fondazione Pro per la ricerca

Disturbi al maschile, l’importanza dell’urologoPatologie prostatiche, la campagna di prevenzione #Controllati per le visite periodicheE a giugno partirà un’app con una serie di consigli utili e un test di autovalutazione

T utti pronti a parlare di pre-venzione, eppure quando sitratta di farsi controllare la

musica cambia. È così, per la mag-gior parte degli uomini quelladell’urologo resta una figura qua-si mitologica. Molti ne hanno sen-tito solo parlare, la maggior partenon ci è mai stato. Eppure i datiemersi da uno studio della Socie-tà italiana di urologia (Siu) sonotutt’altro che rassicuranti. Sotto lalente, grazie alla campagna di pre-venzione «#Controllati 2016» cisono finiti quasi 10 mila pazientivisitati in 81 centri urologici.

Dati alla mano, il 53% di questepersone hanno mostrato iperpla-sia prostatica benigna, prostatiteo tumore della prostata, i disturbisessuali il 30%. Quanto alle pato-logie testicolari, sono un proble-ma che globalmente colpisce il53% degli campani, cui si possonoaggiungere anche disturbi renali(6%) quali calcoli o malattie onco-logiche, o urinari (5.4%). Senzacontare problemi di nicturia, valea dire il ripetuto bisogno di urina-re durante il riposo notturno(24,7%), disuria (15,7%), senso di svuotamento incompleto (18%),urgenza minzionale (quasi 15%) eaumentata frequenza (17%).

Complessivamente questi ‘pro-blemi’ interessano, da soli o me-

no, oltre il 51% della popolazionemaschile nella fascia di età tra i 25e i 75 anni, con un sensibile im-patto sulla vita personale e di cop-pia, indipendentemente dall’età.

Tempo fa, con la visita obbliga-toria per la leva militare, molti diquesti problemi venivano inter-cettati precocemente. Oggi che ilservizio militare non è più obbli-gatorio, l’universo delle patologieal maschile resta spesso sommer-so e sconosciuto. E per questo

motivo che la Siu ha deciso di lan-ciare la campagna di prevenzionee informazione «#Controllati2017», per insegnare agli uominiil valore e l’importanza di visiteperiodiche, specie in tema di di-sturbi prostatici e sessuali.

«I risultati emersi dalla campa-gna 2016 – spiega Vincenzo Miro-ne, segretario generale della Siu –hanno rivelato una situazione ses-suale critica. Siamo tornati agli anni ‘50, quando il rapporto pa-

dre-figlio non prevedeva si affron-tassero questi temi e con il medi-co non si parlava quasi. Dopoqualche anno di apparente mi-glioramento, sono tornati pocosensibili nei riguardi della propriasalute, specie sessuale, e pocopropensi a fare counselling, met-tendo così a rischio la vita intimae di coppia con problematiche in-vece evitabili o risolvibili se ade-guatamente affrontate e trattate».

Evidentemente è il momento diinvestire di più e meglio sulla pre-venzione al maschile, facendonon solo opera di sensibilizzazio-ne, ma soprattutto promuovendoun’educazione culturale alla salu-te sessuale.

«Si deve agire soprattutto suiragazzi – continua Mirone – an-che con la complicità della donnache, in qualità di fidanzata o dimadre per i più giovani, può svol-gere un ruolo fondamentale diconvincimento verso visite e con-trolli».

Sulla stessa linea Roberto Caro-ne, presidente Siu: «Anche la falsainformazione – dice - causata dafonti assolutamente non attendi-bili, reperite casualmente sulweb, o attraverso il tam-tam diamici, è un problema serio».Tuttele notizie che riguardano la cam-pagna sono reperibili sul sito con-trollati.it, dove sarà possibile an-che prenotare on line la visita (co-sa possibile anche grazie al nume-

ro verde 800.822822). Inoltre, conl’App #Controllati, disponibiledal 1 giugno sugli store digitali diApple e Google, sarà possibile ot-tenere tutte le informazioni sullasalute urologica dell’uomo (sinto-mi, problematiche), sulla disfun-zione erettile, sulla prevenzione,sui centri urologici, e fare anche un test di autovalutazione.

Una buona occasione, insom-ma, per superare ogni indugio escegliere di fare qualcosa di moltoimportante per la propria salute. Piccola curiosità, a maggio sonotornate anche le visite gratuite delCamper Pro. L’iniziativa che si ri-pete ciclicamente è legata sempreal nome del professor Mirone. Ildocente è infatti il presidente del-la Fondazione per la Prevenzionee Ricerca in Oncologia (PRO), natanel gennaio 2011. Una scelta di im-pegno che nasce dalla consapevo-lezza che gli uomini dedicano po-ca attenzione alla propria salute eche esiste, ancora oggi, una scarsacultura della prevenzione. È perquesto motivo che si registra unamaggiore incidenza di queste ma-lattie tumorali e anche per questola Fondazione ha attivato nelmaggio 2013 l’Unità urologicamobile (il Camper Pro, appunto),che tocca le principali piazze dellecittà visitando gratis il pubblicomaschile per sensibilizzarlo alcontrollo.

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Fin dallo svezzamento bisogna preferire frutta e verduraTroppo alto il consumo di bevande zuccherate e snack

Dieta MediterraneaS’impara a mangiar benegià nei primi anni di vita

di Raffaele Nespoli

come comportarsi e quali cibi preferire, con l’obbiettivo di orientare il gusto del bambino verso gli alimenti che caratterizzano il migliore regime alimentare

di Carmen Dambruoso

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NA6 Lunedì 29 Maggio 2017 Corriere del Mezzogiorno

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 29 Maggio 2017 NA7

La ricerca

C olpisce soprattutto ledonne, ha un esordiosubdolo e poco specifi-co: incapacità di com-

piere piccoli sforzi, stanchez-za, facile affaticabilità, condi-zioni comuni a tante malattie.Ecco perché è cosi difficile dadiagnosticare. Questo è l’iden-tikit dell’ipertensione arterio-sa polmonare, una malattiagrave in cui si restringono lepiccole arterie del circolo pol-monare, la parte destra delcuore si dilata e non ce la fapiù a pompare determinandouno scompenso cardiaco.

È una patologia abbastanzarara e per certi versi poco co-nosciuta: colpisce circa 50 per-sone su un milione, quindi inItalia si stima ci siano circa3.000 pazienti. Purtroppo nonè possibile prevenirla,ma solodiagnosticarla precocemente.

ricano sull’ipertensione pol-monare, ha sottolineato: «Icolleghi italiani sono sulla strada giusta: quella della cre-azione di un registro naziona-le sull’ipertensione polmona-re. I dati di una malattia raravanno condivisi e la creazionedi un registro è ormai impre-scindibile. L’unico modo per migliorare la sopravvivenza èassicurare un alto standard dicura e ciò avviene solo crean-do una rete di collaborazione,condividendo i dati e facendocultura».

«Questo incontro – diceD’Alto – realizza il progetto diun’ampia rete sull’ipertensio-ne polmonare e consolida irapporti di collaborazione cli-nica e di ricerca tra il polo na-poletano e gli altri centri. Nel-l’ambito dell’ipertensione pol-monare abbiamo creato unarete regionale e macro-regio-nale con un modello hub-and-spokes che coinvolge ancherealtà più periferiche. Questomodello consente ai pazientidi essere indirizzati rapida-mente ad una struttura di rife-rimento ed ai colleghi interes-sati di fare un training pressoil nostro centro. L’obiettivoprincipale è evitare diagnosiincomplete e prescrizioni inappropriate di farmaci co-stosi e dall’altro assicurare cu-re specialistiche tempestive».

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Ipertensionepolmonare,nove nuovi farmaciLuminari da tutto il mondo a Capriper fare il punto su tecniche e terapie

tanto i centri esperti riesconoa farlo con completezza e aprendersi cura del pazientenel modo migliore. Le stesselinee guida europee suggeri-scono di riferire immediata-mente il paziente ai centriesperti: è un dovere medico edirei… morale». La rete inter-nazionale creata dal gruppomonaldiano di D’Alto ha por-tato a Capri anche RaymondBenza, professore dell’Univer-sità di Philadelphia e direttoredel programma Trapianti del-l’Università di Pittsburgh. Ben-za, il creatore del registro ame-

Oggi, dopo circa due decenni di ricerca, abbiamo a disposi-zione nove farmaci per com-batterla e centri di riferimentoche lavorano per scoprirne al-tri. La scienza non si ferma:nuove medicine all’orizzonte,tecniche diagnostiche semprepiù sofisticate per la diagnosiprecoce. La ricerca sulla gene-tica progredisce, e vengonoscoperti nuovi geni: al mo-mento se ne conoscono sette.

Per fare il punto della situa-zione, a Capri, dall’11 al 13 mag-gio, si è tenuta la quarta edi-zione del Focus on PulmonaryHypertension, un appunta-mento internazionale ormaiconosciutissimo dagli addettiai lavori: medici da tutto ilmondo si sono confrontati suquesta malattia rara e poco co-nosciuta, dal decorso dram-matico: tra certezze, novità,speranze. L’organizzazione diquesto evento internazionale èfrutto della passione di Miche-

le D’Alto, responsabile delCentro per la diagnosi e la curadell’ipertensione polmonaredella Cardiologia Sun del Mo-naldi di Napoli.

Mark Humbert, direttoredel Centro per l’ipertensione polmonare dell’Hospital Bice-tre di Parigi ha fatto il punto sucome le raccomandazioni del-le linee guida vengano calatenella realtà quotidiana: «La va-lutazione del profilo di rischiodel paziente con ipertensionearteriosa polmonare – ha det-to Humbert nel suo intervento– è un momento chiave. Sol-

ConventionAlcuni degli illustriospiti intervenuti da tutto il mondo al Focus internazionale svoltosi a Capri

MicheleD’AltoResponsabiledel centro di eccellenza per la diagnosi e la cura dell’ipertensio-ne polmonareal Monaldidi Napoli

di Olga Fernandes

L’Ordine dei medici di Napoli a Futuro Remoto? Un vero e proprio successo. L’iniziativa dei camici bianchi partenopei è stata premiata da centinaia di presenze. Il loro obiettivo era di svelare i segreti della comunicazione con i pazienti, tema importante che ha convinto i medici ad essere in Piazza del Plebiscito nell’isola tematica di “Scienze della vita” nella giornata di venerdì 26 maggio. In questo stand sono stati affrontati i temi della digitalizzazione

in ambito sanitario e i cambiamenti intervenuti nel tempo nelle dinamiche di comunicazione. Per i visitatori esempi con video di telemedicina, con la divulgazione delle linee guida della FNOMCeO sul tema dell’Information and Communications Technology, e una survey sulla relazione tra medicina e salute nell’era del web. L’iniziativa è servita anche a contrastare le insidie del web nella comunicazione in fatto di salute.

Lo standA «Futuro Remoto»l’Ordine dei medicitra reale e virtuale

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NA8 Lunedì 29 Maggio 2017 Corriere del Mezzogiorno

La nuova medicina Arriveranno a gruppi di quaranta medici alla volta, 450 in tutto, divisi in tre anni, 160 per ogni anno. Oncologi medici, chirurghi, ricercatori, radiologi, radioterapisti, provenienti da ogni parte della Cina. L’accordo, che sigla la collaborazione tra l’istituto Pascale di Napoli e la Terra dei ciliegi, è stato firmato il primo maggio scorso, a margine di una missione a Pechino e Shangai effettuata dal direttore generale dell’Istituto dei tumori di Napoli, Attilio Bianchi, che ha guidato la delegazione

italiana composta dal direttore sanitario Rosa Martino, da Paolo Muto, direttore della Radioterapia dell’Istituto e da Franco Naccarella, professore di Cardiologia dell’Università degli studi di Bologna e rappresentante legale della Società EuroChina per la Salute Srl. Per la parte cinese al tavolo sedeva Chen Ran, direttrice del TEMC (acronimo di International Emergency Management Society Emergency Medical Committee).

In tre anni Intesa con il PascaleDalla Cina a Napoliarrivano 450 dottori

C onsapevoli, informati epreparati. Sono i pa-zienti di oggi e di do-mani nella visione di

un progetto rivoluzionario chemira ad un cambio di prospet-tiva nel rapporto tra chi vienecurato e chi invece ha il compi-to di curare.

Nato nel 2012, grazie aun’iniziativa di Innovative Me-dicines Initiative, il progettoEuropean Patients’ Academyon Therapeutic Innovation(Eupati) si riassume bene nelmotto degli anni ‘80: «Nulla sudi noi, senza di noi».

L’obiettivo è quello di coin-volgere in maniera attiva i pa-zienti nel processo di ricerca esviluppo dei farmaci. Il pro-getto coinvolge un consorziodi 33 organizzazioni, tra cuiassociazioni di pazienti, orga-nizzazioni non profit, univer-sità e aziende farmaceutiche,ed è guidato dai pazienti stes-si. Per la precisione dal ForumEuropeo dei Pazienti EPF.

«Nella pratica – spiega Do-

97 pazienti esperti provenientida 31 diversi paesi europei, dicui 5 sono italiani.

È prevista una terza edizio-ne del corso, che sarà avviatain autunno, rivolto ad altri 50pazienti europei. Per quel cheriguarda l’Italia, nel 2013 si ècostituita la task force del Na-tional liaison team italiano(IT-NLT) e poi, nel 2014, è statafondata l’Accademia dei Pa-zienti che mira a diffondere ilprogetto Eupati a livello nazio-nale e ampliare le attività for-mative. È stato anche costitui-to un board scientifico dell’ac-cademia che comprende 17membri, tra i quali l’Agenziaitaliana del farmaco, il mini-stero della Salute, il Centro na-zionale delle Malattie rare del-l’Istituto superiore di sanità,Farmindustria, Ispor Italy Ro-me Chapter e il Clinical TrialCenter dell’Università Cattoli-ca Sacro Cuore.

Sono altri dodici i Paesi eu-ropei che hanno costituito unapiattaforma nazionale: GranBretagna, Irlanda, Germania,Austria, Belgio, Polonia, Fran-cia, Spagna, Svizzera, Norve-gia, Lussemburgo e Malta. E abreve si aggiungeranno ancheSvezia, Turchia e Cipro.

In questo panorama euro-peo l’Italia si è contraddistintaper il suo impegno e ha rag-giunto molto velocemente unposto di primo piano per poterdiscutere con successo delcoinvolgimento dei pazientinell’ambito della ricerca e svi-luppo dei farmaci con tutti glistakeholder.

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minique Van Doorne, vicepre-sidente dell’Accademia dei pa-zienti onlus-Eupati Italia - esi-ste un percorso formativo per ipazienti e i loro familiari foca-lizzato sull’acquisizione di co-noscenze e competenze in am-bito scientifico e regolatorioper la ricerca e lo sviluppo difarmaci. Questo tipo di forma-zione permetterà ai pazienti diavere gli strumenti attraverso iquali dare voce alle proprieistanze sulle linee di ricercaper lo sviluppo di terapie in-novative, e di dare il propriocontributo, interagendo inmaniera appropriata con leistituzioni, per la tutela dell’ac-cesso alle cure».

Tre i livelli del percorso for-mativo. «Il livello esperto –prosegue la vicepresidente - èil più complesso ed è stato ide-ato per un piccolo numero dipazienti o familiari in tutta Eu-ropa, Una volta formati diven-tano “pazienti esperti certifi-cati”. Il secondo livello è quel-lo di “educazione”, rivolto a unnumero più ampio, che si ag-gira sui 12mila pazienti e rap-presentanti dei pazienti che

di Raffaele Nespoli

Rivoluzione nel corso di formazioneCosì i pazienti diventano “esperti” Il progetto coinvolge i destinatari delle cure nella ricerca e sviluppo dei farmaciTre i livelli del percorso attraverso una piattaforma didattica on line e incontri

glese, è principalmente svoltomediante una piattaforma di-dattica online (costituita da te-sti, video, articoli scientifici e documenti ufficiali), che si se-gue dal proprio computer. Alladidattica online si aggiungonopoi due incontri (di 5 giorniciascuno) che riuniscono tuttii partecipanti per lezioni di-dattiche di tipo classico edesercitazioni pratiche.

Gli argomenti affrontati so-no vastissimi e coprono tutto ilciclo di vita dei farmaci: dalla fase di scoperta delle moleco-le, agli studi pre-clinici e clini-ci, fino alle questioni regolato-rie di immissione in commer-cio e di farmacovigilanza.

I “pazienti esperti” avrannocosì una preparazione di altis-simo livello con un attestato che ufficializza la loro capacitàdi diventare validi collaborato-ri e consulenti nei percorsidelle sperimentazioni clini-che, sviluppo e monitoraggiodei farmaci, nei comitati eticie nelle autorità regolatorie.

Dal 2014 al 2016 ci sono statedue edizioni del corso di livel-lo esperto che hanno formato

vogliano avere una buona for-mazione sul tema R&D dei far-maci e che possano fare daportavoce.

Infine, il terzo livello “infor-mazione” pensato per il gran-de pubblico che va dai pazientiai cittadini con una bassa pre-parazione in materia di salute.Il livello “esperto” si basa su uncorso formativo molto impe-gnativo, con una struttura amoduli di tipo accademica,della durata di 14 mesi. Il cor-so, tutto rigorosamente in in-

DominiqueVan DoorneMedicoendocrinologo,è vice presidente dell’Accademia dei pazienti Eupati-Italia

Nuovo rapportoÈ quello che nasce, più consapevole tra medico e paziente

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 29 Maggio 2017 NA9

Verso la professione

T roppo spesso sono costretti alasciare Napoli per cercare for-tuna altrove, giovani brillantiche il camice se lo sentono cu-

cito addosso sin dai tempi della scuo-la. Giovani – come rivelano i dati del progetto «Formazione in Medicina:dall’accademia alla corsia» - che risul-tano al di sopra della media nazionaleper ammissioni. E in questo, va detto,il progetto promosso e realizzato dallaFederico II con il sostegno incondizio-nato di Fondazione Pfizer, ha cambia-to di molto le cose. Agli studenti che vihanno preso parte l’ateneo ha sommi-nistrato un questionario autoconosci-tivo, servito poi all’analisi dei dati ma-turati nei due anni di esperienza.

I risultati del campione raccontanoche gli aspiranti medici che hanno se-guito questo percorso tra formazione eorientamento sono arrivati ben prepa-rati al test di ingresso, sono più moti-vati e affrontano gli studi con impegnoe dedizione, grazie all’iniziativa che liha accompagnati passo dopo passoverso la soddisfazione di un bisogno che molti di loro hanno definito«pressante».I dati sono molto inco-raggianti, e fanno di questo progettoun vero e proprio modello da esporta-re. Ben 9 ragazzi su 10 hanno dichiara-to di essere assolutamente favorevoli aricevere un orientamento anche speci-

Aspiranti medici, modello da esportareIl percorso formativo di orientamento per gli studenti delle superiori dà ottimi risultatiIl 37% ha superato i test di accesso alla facoltà, la media nazionale si ferma al 17,7%

fico che possa guidarli nella sceltaconsapevole del percorso di studi e ol-tre il 50% ha reputato importante chela facoltà offra, oltre a spazi e infra-strutture adeguate, anche la possibili-tà di affiancare alla formazione d’aulaquella clinica, in corsia.

Degli studenti aspiranti medici pro-venienti da 7 istituti di Napoli e pro-vincia coinvolti nel progetto, il 72% hapoi sostenuto i test di accesso e ben il37% li ha superati riuscendo ad acce-dere alla facoltà di Medicina e chirur-gia contro la media nazionale, nel bi-ennio 2015/2016, del 17,7%. A rendereancora più significativi questi dati, altermine del primo anno, il 73% del campione di riferimento era in regolacon gli esami con una media del 27,2mentre il 22% era indietro di uno o dueesami, e appena il 5% di più di due esa-mi.Ecco perché, per Luigi Califano,presidente della Scuola di medicina echirurgia della Federico II si tratta diun lavoro unico in Italia. «Abbiamofatto – dice - da apripista ad un percor-so formativo all’avanguardia a livello nazionale, consentendo agli studentidelle scuole superiori di entrare nel vi-vo della professione medica, potendoprendere visione dei luoghi, deglistrumenti e delle opportunità didatti-che e di ricerca offerti dal nostro corsodi studi, in modo da favorire una sceltauniversitaria consapevole e motivata».

Il percorso formativo di orienta-mento è rivolto agli studenti del 4° e 5°

anno di scuola secondaria superiore diNapoli e provincia che aspirano a di-ventare medici. «Formazione in medi-cina: dall’Accademia alla corsia» pre-vede una prima fase che fornisce le in-formazioni fondamentali sulle moda-lità di accesso alla facoltà di Medicina,sulle caratteristiche del piano di studi,sugli sbocchi professionali che il corsouniversitario può offrire ai giovani; laseconda fase prevede l’opportunità ditrascorrere alcune giornate nelle strut-ture topiche della Facoltà: laboratori diricerca, reparti di diagnostica, repartidi clinica medica e aree didattiche, percominciare a capire dove potrebbecondurli quella scelta. Il progetto è riu-scito a superare il confine tra teoria epratica. L’Università Federico II hapuntato alla sinergia tra attività acca-demica e clinica sul campo per accom-pagnare gli studenti in questo cammi-no di crescita formativa, etica e profes-sionale.«Siamo stati lieti di supportaresin dal suo inizio un programma diorientamento che si è dimostrato cosìapprezzato ed efficace per gli studentie che potrà diventare una best practicenel favorire l’accesso alla facoltà di Me-dicina», il commento di Barbara Ca-paccetti, presidente della FondazionePfizer. «Non può esserci crescita dellacultura e della divulgazione scientificanel nostro paese – conclude - senza in-vestire sul futuro, che è rappresentatodai più giovani».

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LuigiCalifanoPresidentedella Scuoladi medicinae chirurgiadell’UniversitàFederico IIdi Napoli

Arriva a Napoli la campagna nazionale di sensibilizzazione «Voltati. Guarda. Ascolta», promossa da Pfizer in collaborazione con Fondazione AIOM – Associazione Italiana di Oncologia Medica e Europa Donna Italia, per sconfiggere paure e tabù attraverso la forza del racconto diretto della malattia. In questo caso il cancro metastatico al seno. Storie di donne pubblicate on line e poi diffuse con la voce narrante di tre attrici professioniste. Questo tipo di

tumore sebbene senza cura che porti alla guarigione, può beneficiare di terapie di ultima generazione in grado di bloccare o rallentare la progressione della malattia. E’ essenziale che ogni donna con tumore al seno metastatico possa avere accesso al trattamento più appropriato, con integrazione di terapie sistemiche antitumorali, radioterapiche e chirurgia, in base alle caratteristiche specifiche del tumore, alle sedi metastatiche, ai sintomi clinici.

La campagnaCancro al seno,le donnesi raccontano

di Raffaele Nespoli

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NA10 Lunedì 29 Maggio 2017 Corriere del Mezzogiorno

La qualità della vita

S i stima che nel 2016 sia-no stati diagnosticatipiù di 365mila casi ditumore maligno. Que-

sta la situazione fotografatadall’Associazione Italiana Re-gistri Tumori. Ma come si for-ma il cancro? Secondo la lette-ratura internazionale tre lecause ci sono due fattori fon-damentali: l’ipossia (carenzadi ossigeno) e l’infiammazio-ne che creano un ambienteacido, habitat ideale per lo svi-luppo e la crescita del tumore,come descritto già dal premioNobel Warburg nel 1931. Unpotente antinfiammatorio èl’ozono. L’ozonoterapia, conattrezzature medicali, si prati-ca attraverso la somministra-zione di una miscela formatadal 97% di ossigeno e dal 3% diozono. Esso ha attività analge-sica, ed è un potente antimi-crobico, antivirale ed antimi-cotico, infatti viene utilizzatodal Ministero della Salute perla conservazione degli alimen-

ti, e in molti acquedotti comu-nali per la potabilizzazionedelle acque. Varie sono le viedi somministrazioni dell’ozo-no: dalla autoemotrasfusioneozonizzata, via topica, insuf-flazione vaginale, infiltrazionesottocutanea, intramuscolare,intra-articolare, intradiscale.L’unica via vietata è quella ina-latoria che può provocare gra-ve insufficienza respiratoriamentre la più semplice, imme-diata e priva di traumi è la viarettale.

Lo scienziato Gregg studiò ilruolo del fattore HIF che indu-ce l’ipossia nella formazionedel tumore e nel suo manteni-mento, esso è una sostanza si-lente presente nel nostro orga-nismo quando l’ossigenazioneè normale, in caso contrario siinnesca, blocca le difese im-munitarie e forma metastasi adistanza. Carlo Luongo e Lud-ovico Coppola, già docentidella Seconda Università diNapoli, hanno dimostrato chel’ozono sciolto nei liquidi bio-logici, tipo il sangue, aumentala percentuale di ossigeno nei

di Gianluca Vecchio

Terapia con l’ozonoe sistema immunitarioLo studio nato a NapoliDue ricercatori: se sciolto nei liquidi biologici aumenta percentuali di ossigeno nei tessuti

Sopravvivenza e riabilitazione dopo il cancroL’importanza del supporto psicosocialeI ricercatori dell’Irccs “Giovanni Paolo II”di Bari coinvolti nel progetto europeo «CanCon»

di Sofia Gorgoni

U na diagnosi di tumoree all’improvviso sem-bra che il ritmo dellavita normale sia sospe-

so e che non cisia spazio per altro che per lamalattia. E sebbene ognunoabbia emozioni e reazioni di-verse, tutti i pazienti hanno bi-sogno di supporto psicosocia-le. Oggi, oltre 3 milioni di ita-liani vivono con una diagnosidi cancro. Se il senso di confu-sione dopo un responso di tu-more è stato paragonato ai se-condi successivi a una scossadi terremoto, il periodo dellacura può essere paragonato al-la ricostruzione. La stanchezzapsicologica si somma anche aun’oggettiva debolezza fisica.

Eppure, in questo spazio-tempo, raccontano molti pa-zienti, ci si può rendere contodi essere molto più forti diquello che si credeva, si posso-no rivedere le priorità dellapropria vita, e si inizia a sco-prire il valore di cose spessodate per scontate. Dell’impor-tanza di un adeguato supportopsicosociale ne è convinto il team di ricercatori dell’Irccs“Giovanni Paolo II” che a livel-

lo europeo hanno rappresen-tato l’Italia nel gruppo di lavo-ro dedicato alla sopravvivenzae riabilitazione. Hanno elabo-rato la loro raccomandazionedi supporto al paziente nel-l’ambito del progetto europeo“CanCon” (Cancer Control),una joint action triennale cofi-nanziata dalla Commissioneeuropea e dagli Associated Partners. L’obiettivo è quellodi uniformare tra gli Statimembri, i piani nazionali dicura del cancro, dalla preven-zione alla riabilitazione.

La raccomandazione stilatadalla squadra barese è conte-nuta nella European Guide onQuality Improvement in Can-cer Control, un volume che haraccolto anche le linee guidadegli altri gruppi di lavoro. Leconclusioni del team barese,nate dalla valutazione di mi-gliaia di lavori clinico-scienti-fici e dal confronto con espertiinternazionali, sono state resepubbliche a livello territoriale proprio a Bari nel recente Na-tional Meeting for Dissemina-tion of Recommendations &Policy Papers.

«Non è possibile trarre con-clusioni definitive su quale ti-po di intervento o tecnica siapiù adatta per trattare ogni

problema specifico presentesia nelle fasi acute della malat-tia, sia nella sopravvivenza -spiega Vittorio Mattioli, re-sponsabile scientifico del pro-getto, esperto di sopravviven-za al cancro, coinvolto nella re-dazione del capitolo della gui-da dedicato allo PsychologicalSupport insieme con i colleghiAngelo Paradiso, FrancescaRomito, Claudia Cormio, Ca-roline Oakley, Francesco Giot-ta, Andrea Lisi, DomenicoZonnoz.

Nonostante esistano oggi

numerose tecniche efficaci, adogni fase della malattia posso-no corrispondere livelli diversidi psicopatologia che richie-dono trattamenti differenti.Ad ogni modo, per una psico-patologia lieve, gli interventipsicosociali, da soli, possonoessere efficaci, ma una psico-patologia moderata o grave ri-chiede una combinazione diinterventi psicosociali e far-macologici.

La depressione e lo stresssono alcune delle sensazioniche “invadono” chi riceve una

L’aiuto morale È importanteper contenere lo stato di depressione e stress soprattutto quando si riceveuna diagnosi negativa

Margherita Luongo Anestesista rianimatore, esperta in ozonoterapia e docente al master di 2° livello all’Università degli studi della Campania «Luigi Vanvitelli»

diagnosi, ecco perché nellacura del tumore si cerca l’ap-proccio più umanizzato, intutte le fasi della malattia. Ilpaziente viene travolto da unamole di informazioni che ri-guardano la sua salute eun’assistenza oncologica deveintegrare le cure psicosocialial trattamento contro il tu-more. Il supporto psicosocia-le serve a migliorare la qualitàdi vita del malato e limitare ilrischio di conseguenze psico-patologiche.

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Maria Guarino Amor Onluscostituita da medici volontariprovenienti da tutt’Italia, cheha l’obiettivo di continuare glistudi e gestire le ricerche sulleenormi potenzialità di questogas medicale.

La Fondazione (www.amo-ronlus.com) che sarà inaugu-rata il 24 giugno a Pozzuoli, siprefigge di assicurare questacura in maniera gratuita in at-tesa che anche l’ozonoterapiapossa diventare prestazione acarico del sistema sanitario re-gionale e nazionale.

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affetti da varie patologie, chepraticano l’ozono hanno mi-glioramenti dello stato di be-nessere.

«Le nostre esperienze conozonoterapia – spiega Mar-gherita Luongo- stanno dimo-strando l’aumento del sistemaimmunitario. La terapia conozono ha risultato potenziarel’azione dei chemioterapici, ri-ducendone al contempo gli ef-fetti collaterali». Dalle espe-rienze di diversi professionisti,coordinati da MargheritaLuongo in qualità di vicepresi-dente, è nata la Fondazione

tessuti, migliora la perfusionee le cellule consumano megliol’ossigeno. Secondo alcune os-servazioni della scuola parte-nopea l’ozono aumentandol’ossigenazione bloccherebbeHIF potenziando così il siste-ma immunitario attraverso so-stanze che provocano e difen-dono dall’infiammazione,quest’ultima causa primariadel tumore. I due ricercatorinapoletani hanno, inoltre, ve-rificato che l’ozono sommini-strato per via rettale aumentail fattore responsabile del-l’umore, infatti tutti i pazienti,

Gli autoriSono Carlo Luongo e LudovicoCoppola ex docenti della Sun

VittorioMattioliOncologo, esperto di sopravvivenza al cancro, è responsabile scientifico del progetto«CanCon» (Cancer Control)finanziato dall’Ue

Si svolge anche in Campania dal 5 al 9 giugno la prima edizione di CONTROL’ASMA week, l’evento che consente, attraverso consulenze specialistiche gratuite, una valutazione di controllo dell’asma per tutti coloro che ne sono affetti. I centri in Campania che hanno aderito all’iniziativa, promossa da FederASMAeALLERGIE Onlus - Federazione Italiana Pazienti, con il patrocinio della Società Italiana di Allergologia, Asma ed Immunologia Clinica e della Società Italiana di Pneumologia e

con il supporto non condizionato di AstraZeneca, sono: l’ospedale di Battipaglia, l’azienda ospedaliera e universitaria Federico II, l’ospedale Monaldi e il centro polispecialistico “Spes” di Napoli, l’azienda ospedaliera “Moscati” di Avellino e l’Asl Na 2 Nord di Bacoli. Per prenotare una consulenza specialistica gratuita basta chiamare il numero verde 800628989, dal lunedì al venerdì (ore 9-13 e ore 14-18). L’asma colpisce solo in Italia circa tre milioni di persone.

Dal 5 al 9 giugnoControl’asma,consulenze gratuitea Napoli e Avellino

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 29 Maggio 2017 NA11

La prevenzione Aver cura di se stesse e della propria bellezza: perché per combattere il tumore ovarico, il più insidioso e meno conosciuto dei tumori femminili, c’è bisogno di tutta l’energia. Perché recuperare un rapporto positivo con l’immagine di sé aiuta ad affrontare meglio le terapie. È questo l’invito rivolto a tutte le donne con tumore ovarico da ACTO onlus - Alleanza Contro il Tumore Ovarico, che in partnership con ZAO Organic Make-up, e il supporto di

Roche promuove Sguardi d’energia che torna a Napoli per l’edizione 2017, una campagna rivolta alle pazienti alle quali, a partire da settembre, saranno offerti programmi personalizzati di make-up ospitati nei principali Centri italiani specializzati nel trattamento del tumore ovarico. Oggi, dopo 20 anni di assenza di novità importanti, le donne colpite da questa malattia possono avvalersi di terapie innovative che migliorano la loro qualità di vita.

L’iniziativaSguardi d’energia,trattamenti e aiutinel cancro ovarico

«P er quel riguarda i tumoridella tiroide, due anni fasono state presentate lenuove linee guida basate

sull’evidenza clinica dall’Americanthyroid association. L’obiettivo è statoquello di uniformare la gestione deipazienti». A parlare è Giovanni Doci-mo, responsabile dell’Unità diparti-mentale di chirurgia tiroidea dell’uni-versità Vanvitelli di Napoli. Docimo, as-sieme a Maurizio De Palma (direttoredel dipartimento di Chirurgia del Car-darelli) ha presieduto nelle scorse set-timane uno degli eventi più attesi del-l’anno: il VI corso di aggiornamentomonotematico dal titolo «Update nellaterapia dei tumori differenziati della ti-roide: cosa è cambiato?».Tra gli espertichirurghi che si sono trovati a confron-to, Rocco Bellantone e Celestino Lom-bardi del Policlinico Gemelli di Roma,Paolo Del Rio dell’Università di Parma,Nicola Avenia dell’Università di Peru-gia. Tra gli endocrinologi Furio Pacinidell’Università di Siena, Antonio e Giu-seppe Bellastella, Annamaria Colao,

Katerine Esposito, Bernadette Biondi eDario Giugliano di Napoli.

«Le nuove linee guida – proseguel’esperto - hanno portato a grandi cam-biamenti sia per la diagnosi che per laterapia. Ma anche sulla gestione deipazienti affetti da tumore della tiroide.Queste linee guida sono state fatte pro-prie anche dall’Associazione mediciendocrinologici italiani. Oggi abbiamola possibilità di personalizzare la cura di ogni singolo paziente eseguendoquella che si definisce tailored surgery,ossia di ritagliare, proprio come unsarto fa per ogni vestito, il trattamentochirurgico o medico che possa offrire aogni paziente il migliore risultato».Questo è molto importante, soprattut-to se si guarda ai dati emersi nel corsodell’evento partenopeo, per i quali unapercentuale tra il 7 e il 15% dei nodulidella tiroide è un cancro. Secondo gliesperti si manifestano tra i 7 e i 9 casiper gli uomini e tra i 20 e i 30 nuovi casiper le donne ogni 100 mila abitanti. Tu-mori che sono tendenzialmente piùaggressivi negli uomini. Anche se esi-stono zone geografiche a maggiore eminore diffusione, l’incidenza è stima-ta in aumento. La sopravvivenza a 5 an-

ni per le forme differenziate, cioè me-no aggressive, supera il 90%. Questapercentuale scende in maniera signifi-cativa nelle forme più aggressive, for-tunatamente meno frequenti, come itumori indifferenziati.Fortunatamen-te, come spiega ancora Docimo: «Oggiè possibile al momento dell’esecuzionedell’ago aspirato del nodulo tiroideosospetto avere delle informazioni ag-giuntive sulla potenziale aggressività del tumore. Eseguendo dei test mole-colari associati all’esecuzione dell’agoaspirato, in particolare ricercando lamutazione di alcuni geni, oltre a cono-scere il tipo di tumore di cui il pazienteè affetto, possiamo sapere se questorappresenti una forma più o meno ag-gressiva e su questo dato ritagliare il ti-po di chirurgia più indicato asportan-do parzialmente la tiroide oppureasportandola tutta, eseguendo o meno

l’asportazione dei linfonodi del collo.Anche l’ecografia ha fatto ulteriori

passi avanti grazie alla elastosonogra-fia, una recente metodica che, analiz-zando alcune caratteristiche dei nodulitra cui la durezza, consente un’ulterio-re diagnosi di sospetto. In sostanza og-gi è possibile avere molte informazioniprima e non dopo l’intervento chirur-gico come avveniva prima». In un con-testo del genere è importante averechiaro anche quali siano i luoghi di cu-ra più adatti. Da circa due anni il Clubdelle unità di endocrinochirurgia ita-liane, una delle più importanti societàscientifiche italiane composta dai principali esperti chirurghi italiani, si èproposta di certificare i centri italiani che offrissero i migliori risultati in ter-mini di tecniche chirurgiche, risultati,volumi di attività annua svolta, analisidelle complicanze. In pratica un bolli-no di qualità del centro, garantito dallaSocietà, fruibile e consultabile anchevia internet da chiunque lo voglia. E’una nota positiva che il Club abbia espresso un giudizio molto positivo sulla nostra regione ed oltre a premiarei centri del Policlinico e del Cardarelliha riconosciuto l’attività svolta da altri4 centri regionali di cui 3 a Napoli percomplessivi 6 centri campani. «La Re-gione Toscana – commenta il professorDe Palma - che ha sempre attratto mol-ti cittadini del sud ne ha solo 4. Siamodavvero fieri di questo risultato. Negli ultimi anni stiamo arginando la migra-zione sanitaria, Napoli finalmente stadivenendo centro di riferimento oltreche per i cittadini campani anche pertutto il Mezzogiorno d’Italia».

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di Renato Nappi

Nuove linee guida al sesto corso di aggiornamento

Tumori della tiroide,cure personalizzatee aggressività più rara

Giovanni DocimoResponsabile chirurgia tiroideaUniversità Vanvitelli

Il datoIn alcune forme supera il 90% la sopravvi-venza a 5 anni

MaurizioDe PalmaDirettore dipartimento chirurgia Cardarelli

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NA12 Lunedì 29 Maggio 2017 Corriere del Mezzogiorno

Le terapie

Mieloma multiplo autotrapianto per vivereÈ una di quelle neoplasie per le quali oggi è necessario avere una maggiore informazioneIl programma di cura viene definito sulla base di età, comorbidità e altri fattori clinici specifici

Cancro ai polmoni, ora c’è il farmacoPasso avanti nella lotta alle cellule malate I risultati della sperimentazione, durata 2 anni, presentati a Roma

L a medicina di precisioneaggredisce solo le cellu-le tumorali, producendopiù effetti della chemio-

terapia. La nuova frontiera peril trattamento del tumore pol-monare, 110 nuove diagnosiquotidiane, prima causa dimorte correlata al cancro, conil fumo primo fattore di ri-schio. In particolare, il tumoreal polmone non a piccole cel-lule (Nsclc), terza neoplasia per incidenza in Italia con piùdi 41 mila nuovi ammalati sti-mati nel 2017 (dati Airtum) enel 60-65% dei casi diagnosti-cati a pazienti già in stadioavanzato.

Danilo Rocco, oncologopolmonare dell’Azienda ospe-daliera dei Colli di Napoli, è trai medici che hanno lavorato al-la sperimentazione durata cir-ca due anni di un nuovo far-maco molecolare che consen-te di trattare – in una fetta dicasi di tumore al polmone nona piccole cellule (il 15-20%) -anche i pazienti con tumoreche ha subito una mutazionegenetica (chiamata Egfr, recet-tore per il fattore di crescitaepidermoidale) ma che dopola target therapy dei farmacimolecolari ha poi prodotto unmeccanismo di resistenza.

Si tratta di un farmaco che siassume per via orale, con un

alto grado di tollerabilità e so-stanziale assenza di effetti col-laterali. In precedenza, in casodi attivazione di questo mec-canismo di resistenza dopo iltrattamento con farmaci mo-lecolari, si procedeva con lachemioterapia, ma con un li-mitato beneficio in termini diprogressione libera da malat-tia (circa cinque mesi).

Con questo nuovo farmaco,i cui effetti della sperimenta-zione sono stati presentati alpubblico nei giorni scorsi inun convegno di studi che si èsvolto a Roma, la progressionelibera della malattia è raddop-piata, con innalzamento dellaqualità della vita dell’ammala-to.

«Questo farmaco, come glialtri prodotti dalla ricerca mo-lecolare, rappresenta un ulte-riore grande passo avanti nellalotta al tumore al polmone econsente una lunga sopravvi-venza e alta qualità di vita –spiega Danilo Rocco - , è que-sta la strada perché permette-rà di caratterizzare la patologianei pazienti, profilata dal pun-to di vista molecolare, rita-gliandone la terapia, garan-tendo tollerabilità ed effica-cia».

Dunque, la chemioterapiaresta un trattamento efficace, ma questo farmaco rappresen-ta un cambio di passo e un’op-zione di trattamento innovati-va per i pazienti con tumore

polmonare non a piccole cel-lule.

Ma l’attività di Rocco sultrattamento di alcune forme ditumore polmonare non si fer-ma soltanto alla medicina mo-lecolare. Passi avanti nei pro-tocolli di cura sono avvenutiinfatti attraverso l’immunote-rapia, anch’essa consente unminor ricorso alla chemiotera-pia.

Un cambio di marcia è avve-nuto nel momento in cui sonostate scoperte molecole in gra-do di bloccare gli immuno-check point, «ovvero dei mec-canismi di controllo messi inatto dal tumore per eludere larisposta immunitaria – spiegal’oncologo polmonare -, alcunitumori infatti riescono a sot-trarsi alle risposte immunita-rie dell’organismo. E i nuovifarmaci immuno-oncologiciagiscono andando a bloccare icheck-point immunitari e ren-dendo le cellule tumorali rico-noscibili e attaccabili da partedelle difese immunitarie del-l’organismo». In poche parole,bloccano il blocco.

«In questo momento l’im-munoterapia si affianca alla te-rapia molecolare rappresen-tando un’evoluzione le tratta-mento di questa patologiacomplessa, portando la so-pravvivenza a livelli impensa-bili fino a qualche tempo fa»,conclude Rocco.

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Giuseppe Galano è stato confermato a stragrande maggioranza alla guida del direttivo regionale dell’Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani Emergenza Area Critica (Aaroi Emac). Galano, al suo terzo mandato, ha nel suo curriculum una lunga militanza in questo importante sindacato nazionale della dirigenza medica, realizzando negli anni lusinghieri successi nella difesa dei diritti

della categoria. Attualmente è direttore della Centrale operativa territoriale del 118 Napoli, con sede al Cardarelli ed è consigliere dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri della provincia di Napoli. Nell’assemblea si sono discusse le difficoltà in cui si dibatte il Sistema Sanitario Regionale, soprattutto per mancanza di risorse e carenza negli organici delle strutture ospedaliere

AnestesistiGalano riconfermatopresidente

DaniloRoccoOncologo polmonare Ospedale dei Colli

GiorginaSpecchiaDirettore dell’unità operativa di Ematologia con Trapianto al Policlinico-Università di Bari

.NeoplasiaÈ localizzata soprattutto a livello di colonna vertebrale

Supplemento della testata

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di Gianluca Vecchio

I l mieloma multiplo è una diquelle neoplasie per le qualiè necessaria una maggioreinformazione. Per questo

motivo ne parliamo con Gior-gina Specchia, direttore del-l’unità operativa di Ematologiacon Trapianto al Policlinico-Università di Bari. È lei a spie-gare che «questa neoplasia ècaratterizzata dalla prolifera-zione incontrollata di “plasma-cellule” capaci di produrre unaproteina monoclonale e di de-terminare danni in organi qua-li il rene o l’osso, causandoosteolisi». L’incidenza è di cir-ca tre casi annui ogni 100milaabitanti e colpisce più di fre-quente gli adulti di sesso ma-schile (età media 65 anni).

«Il mieloma multiplo – ag-giunge - rappresenta l’1% di tut-te le neoplasie e circa il 10% del-le neoplasie ematologiche».Ma come va affrontato? «L’in-dicazione al trattamento di-pende in prima istanza dalladiagnosi di mieloma multiplodefinito sintomatico sulla basedella presenza dei criteri CRAB(ipercalcemia, insufficienza re-nale, anemia, lesioni ossee),dalla plasmocitosi midollare ecosì via. Il programma terapeu-

uno step importante, si basa surigorosi criteri clinici, anagrafi-ci e anche sulla biologia dellamalattia. Per i pazienti candi-dati all’autotrapianto è previstauna fase di induzione ed unasuccessiva in cui si utilizzanoalte dosi di chemioterapici an-tineoplastici e la reinfusione dicellule staminali emopoieti-che. «Oggi – dice Specchia -numerose evidenze di trials e

dura può essere usata nel trat-tamento del linfoma. Inoltre,anche per alcuni linfomi, oggic’è l’indicazione all’autotra-pianto, in questo caso in se-conda linea e non in prima co-me il mieloma.

«I linfomi sono un gruppomolto eterogeneo di neoplasie– dice l’ematologo - caratteriz-zate dalla proliferazione clona-le di cellule linfoidi a livello de-gli organi emolinfopoietici eanche in altre sedi definite ex-tranodali. Di grande utilità cli-nica è la classificazione WHOche definisce rigorosi criteriistopatologici per la diagnosi equindi utili per la scelta deltrattamento. Quello che preoc-cupa è che l’incidenza dei linfo-mi nei paesi occidentali a svi-luppo industriale aumenta ingenere con l’età anche se alcunitipi di linfomi sono più fre-quenti nei giovani. Basti pensa-re che i linfomi rappresentanocirca il 3-5% di tutte le neopla-sie. Un problema con il qualenegli anni a venire saremochiamati sempre più a fare iconti. Sicuramente però sia inuovi farmaci che le proceduretrapiantologiche hanno unruolo importante nel migliora-re la sopravvivenza di questipazienti.

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tico viene poi definito sulla ba-se dell’età, delle comorbidità edi altri fattori clinici specifici. Ènecessario definire all’inizio ilprofilo clinico-biologico delpaziente candidato o no all’au-totrapianto per la scelta delprotocollo iniziale; infatti le te-rapie sono diverse per i pazien-ti eleggibili o meno all’autotra-pianto». La selezione del pa-ziente candidato al trapianto è

di real life documentano il ruo-lo dell’autotrapianto, anchedoppio, sulla migliore soprav-vivenza libera da malattia». Do-po la prima fase (terapia di in-duzione 3-4 cicli), viene effet-tuata la valutazione dello statodella malattia e delle condizio-ni cliniche del paziente e siprocede alla fase della mobiliz-zazione che prevede comune-mente la somministrazione diun antiblastico e del fattore dicrescita granulocitario (G-CSF)per poco meno di una settima-na allo scopo di mobilizzare lecellule staminali emopoietichedal midollo osseo al sangue ve-noso periferico dove vengonogiornalmente contate in cito-fluorimetria grazie all’espres-sione sulla loro superficie di unmarcatore specifico.

È necessario considerare checirca il 10% dei pazienti sonodefiniti «cattivi mobilizzatori»poiché non mobilizzano unnumero sufficiente di cellulestaminali e che per questohanno bisogno di una «proce-dura di salvataggio» attraversoun altro fattore più potente,che per il suo meccanismo diazione su uno specifico antige-ne di membrana, consente dimobilizzare dal midollo osseoun più alto numero di cellulestaminali. Questa stessa proce-

di Raffaele Nespoli

E PREVENZIONE

Lunedì 27 Ottobre 2014 www.corrieredelmezzogiorno.it

Salute

Povero Sud, si risparmia

SaluteAncmzxzxzxzxzzxzxzxzxzx

Sanità, i dati Istat 2013

perfino sulle cure mediche

prevenzione

A PAGINA XX

ein collaborazione con

di EMANUELE IMPERIALI

Lunedì 24 marzo 2014

Coordinatore tecnico-scientificoMarco Trabucco Aurilio

In questo numero hanno scritto: Alessandra Caligiuri, Rosa Coppola, Carmen Dambruoso, Emanuela di Napoli Pignatelli, Sofia Gorgoni, Renato Nappi, Raffaele Nespoli, Raimondo Nesti, Olga Fernandes, Gianluca Vecchio

Sono stati intervistati: Rossella Aurilio, Luigi Califano, Antonia Cava, Antonella Celano, Matilda Cuomo, Michele D’Alto, Maurizio De Palma, Giovanni Docimo, Raffaella de Franchis, Giovanni Lapadula, Francesco Lettieri, Margherita Luongo, Vittorio Mattioli, Vincenzo Mirone, Giuseppe Paolisso, Angela Albarosa Rivellese, Danilo Rocco, Raffaele Scarpa, Giorgina Specchia, Flaminia Trapani, Dominique Van Doorne, Ciro Verdoliva.

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 29 Maggio 2017 NA13

La solidarietà

I l 14 maggio si è tenuta a Na-poli l’edizione 2017 della«Walk of Life», la maratonaa sostegno della ricerca

scientifica sulle malattie gene-tiche rare.

Due le iniziative partite daPiazza Municipio: una garapodistica (la maratone vera epropria) e una passeggiatanon competitiva aperta a tutti,per fare in modo che chiunquepotesse partecipare a questabella iniziativa. La vera parti-colarità è stata che la partenzadelle due manifestazioni è av-venuta in maniera congiunta,perché la «Walk of Life» non èuna gara nella quale conta vin-cere a tutti i costi, stabilire ilmiglior tempo, è una gara disolidarietà in cui la vittoria siraggiunge solo prendendosiper mano: disabili, medici,persone affette da malattie tal-mente rare da non avere nean-che un nome che le caratteriz-zi, familiari e maratoneti pro-fessionisti.

Napoli con grandissima diffi-coltà, in quanto devono porta-re bambini con gravi disabili-tà, ma vengono ripagati dallagioia di partecipare».

«I momenti di emozione ecommozione - prosegue Ca-puto - sono tanti, ma dai millepartecipanti della prima edi-zione siamo arrivati a seimilaperché chi viene una volta, tor-na la successiva portando consé sempre più amici. In realtàil piccolo grande miracolo di“Walk of Life» è proprio que-sto».

Il messaggio da lanciare in-somma è di grande ottimismoe fiducia, si è corso anche nelricordo di quelli che purtrop-po, pur avendo combattutocon tutte le forze, non ce l’han-no fatta... ed è proprio per loroche bisogna andare avanti conla ricerca, sostenendola e in-coraggiandola. Per fare in mo-do che siano sempre meno quelli che debbano arrendersialla malattia e sempre più in-vece quelli che possano grida-re: «Ho vinto».

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«Walk of Life», la maratonain cui vince sempre la ricercaA Napoli l’evento Telethon con migliaia di partecipantiDevoluti 50 mila euro per lo studio delle malattie rare

Caputo che, visibilmente emo-zionato, ha raccontato comequest’anno la maratona si siasvolta nel ricordo dell’amico Antimo, scomparso nei mesiscorsi, e che lui stesso è papà di un bambino volato in cielo.Le sue parole sono state fortis-sime – aggiunge Lettieri – per-ché ci ha spiegato che questetragedie non li trasformano intestimoni di morte, ma rinfor-zano ancora di più la loro vo-glia di dare una mano alla ri-cerca e di aiutare chi ora stacombattendo».

Per Antonio Caputo «l’at-mosfera che si respira in piaz-za è quella che poi anima ilrapporto che si crea nelle no-stre famiglie, ci aiutiamo e cisosteniamo non solo virtual-mente ma nella realtà, nei pic-coli gesti di ogni giorno, ilgrandissimo affetto che lega lenostre famiglie è assoluta-mente percepibile, in unapiazza gremita da gente prove-niente da tutte le città d’Italia,abbiamo eliminato tutte lebarriere geografiche, alcunefamiglie riescono ad arrivare a

La corsa giunta alla sua se-sta edizione, grazie alla parte-cipazione di tanti sponsor e alpiccolo contributo richiestoper l’iscrizione è riuscita a rag-giungere un traguardo di cin-quantamila euro da devolverealla ricerca scientifica.

Importantissimo e moltoforte il messaggio che Te-lethon desidera lanciare attra-verso questa manifestazione,che è anche una grande festadello sport e della solidarietà.Nel Villaggio Maratona, si so-no alternati momenti ludici edi spettacolo. Le malattie raree le disabilità si possono scon-figgere solo prendendosi permano e correndo tutti insie-me, non importa se il mezzoutilizzato siano le propriegambe o quelle di chi spinge lacarrozzina della persona disa-bile.

Non importa vincere o pas-seggiare con il proprio anima-le da compagnia, l’importantequi è veramente soltanto par-tecipare e farlo credendo for-temente nella possibilità chela ricerca offre.

La ricerca deve correre versoil traguardo della cura, semprepiù velocemente.

Francesco Lettieri, portavo-ce di Telethon, spiega che «bi-sogna ascoltare e dare voce achi non si arrende a una ma-lattia genetica rara. In questianni - prosegue Lettieri - ab-biamo ascoltato il grido di spe-ranza di migliaia di malati. Lanostra risposta sta nella ricer-ca e nel lavoro che svolgonoogni giorno i nostri ricercatoricon grande impegno e profes-sionalità. Proprio grazie al lorocontributo abbiamo potutodare un nome a malattie cheprima non erano conosciute.In alcuni casi stiamo iniziandoa scoprire i meccanismi di ba-se. Per tutti, il nostro impegnonon finirà fino a quanto nonsarà messa la parola “cura” suogni malattia genetica. Ma co-me ogni grande manifestazio-ne anche questa non si sareb-be potuta organizzare senza ilsupporto di volontari e tra itanti che hanno aiutato in que-sta occasione ho avuto mododi incontrare il dottor Antonio

di Emanuela di Napoli PignatelliL’eventoIn piazzaMunicipiola gara podisticae la passeggiata per tutti

I podistiTra mara-toneti di professio-ne anchepersonedisabili efamiliari

FrancescoLettieriResponsabilearea manager per la Campaniadella Fondazione Telethone referentedella tappadi Napolidi «Walk of life»

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NA14 Lunedì 29 Maggio 2017 Corriere del Mezzogiorno

Dolori e articolazioni intorpidite? La paura dell’artrite reumatoideUna malattia infiammatoria cronica complessa da riconoscere e da trattare

R idurre il dolore, bloc-care il processo di di-struzione delle artico-lazioni, tenere sotto

controllo le patologie collega-te e recuperare le funzioni mo-torie. Sono i quattro obiettiviche deve avere una terapia perla cura dell’artrite reumatoide,una malattia reumatica in-fiammatoria cronica che portaall’erosione delle articolazioni.Questa patologia in Italia haun’incidenza dello 0,4% e ilquadro della sua diffusione èuniforme. Le più colpite sonole donne. La fascia di popola-zione in cui si riscontrano piùcasi va dai 35 ai 60 anni.

«Per alleviare il dolore, bi-sogna controllare il processoinfiammatorio e per questo siusano gli anti-dolorifici, cheperò hanno una potenzialetossicità e vanno monitoratisoprattutto negli anziani. Conquesto genere di farmaci siriesce a ridurre la sensazionedelle articolazioni intorpidite con cui ci si sveglia al mattino -spiega Raffaele Scarpa, diret-

infatti, come sottolinea Scar-pa: «Questi pazienti sono piùsoggetti ad avere l’osteoporosisecondaria e patologie cardio-vascolari, per questo bisognamonitorare il metabolismo os-seo. Poi si deve dare spazio allaterapia fisica, anche preventi-vamente, in modo da poter ri-prendere la funzione delle ar-ticolazioni».

Importante nella cura del-l’artrite reumatoide è anche

arrivare per tempo perché, co-me chiarisce Giovanni Lapa-dula, professore ordinario direumatologia all’università diBari: «Complessivamente lapatologia non è adeguatamen-te trattata, perché manca un ri-conoscimento precoce dellamalattia. In questo, esiste undifetto organizzativo nel siste-ma sanitario nazionale chenon è uniforme in tutte le re-gioni. Al Sud vediamo personecon danni articolari già avan-zati e questo inficia fortemen-te le possibilità terapeutiche,perché un paziente con artritepuò neutralizzare la malattiase inizia a curarsi nei primi 3-6mesi di malattia».

L’artrite reumatoide non ècomplessa solo da riconosce-re, ma anche da trattare, infat-ti, nel corso della vita i pazientidevono cambiare le terapiepiù volte, perché il loro organi-smo smette di rispondere.Questo discorso riguarda an-che i farmaci biotecnologici,che si usano dal 1999.

«Con i biotecnologici siiniettano nell’organismo delmalato degli anticorpi, spessodei recettori, che sono in gra-

RaffaeleScarpaDirettore dell’unità operativa di reumatologia della Federico II di Napoli

do di arrestare l’effetto di alcu-ne sostanze che inducono l’in-fiammazione. Questi colpisco-no esattamente il bersaglio, a differenza dei farmaci di sinte-si che, invece, agiscono sumolti punti e possono deter-minare più effetti collaterali. Ilproblema è che si tratta di ma-teriale proteico e ci possono essere reazioni allergiche e losviluppo di anticorpi contro ilfarmaco. Così si inibisce la suaattività. Questo significa chequesti farmaci in un paio d’an-ni perdono efficacia», spiegaLapadula.

In questi casi c’è quindi ne-cessità di integrare la terapiacon degli immuno soppresso-ri, che però non sono moltotollerati dai pazienti, perché –aggiunge Lapadula - «spessocreano dei disturbi come lasoppressione addominale.

Sorge allora il problemadell’aderenza alla terapia: i pa-zienti tendono ad autogestir-si». Come fare in questi casi?Risponde Lapadula: «Da un la-to, ci sono farmaci che posso-no essere somministrati inmonoterapia, cioè da soli, ed hanno un’alta efficacia nellefasi iniziali. Inoltre riescono aridurre il problema dell’ane-mia post-infiammatoria. An-che in questo caso possonoavere effetti collaterali sul fe-gato e sui globuli bianchi, manon creano gravi problemi disalute. Dall’altra parte, però,anche il medico deve motivareil paziente e creare una rela-zione di fiducia, in questo puòessere sicuramente aiutato dainfermieri e psicologi».

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La patologia

tore dell’unità operativa direumatologia della Federico IIdi Napoli - terapie del generesono indicate per le forme lie-vi, mentre quelle moderata-mente aggressive hanno biso-gno di combinazioni di farma-ci sintetici e biotecnologici,che riducono la portata del-l’infiammazione e le distruzio-ni articolari».

Ma all’artrite reumatoide siaccompagnano altri problemi,

Tra i 35 e i 60 anni la fascia di donnepiù colpite dall’artrite reumatoide

Sono stati inaugurati giovedì 25 maggio i nuovi laboratori del Centro interdipartimentale di ricerca in scienze immunologiche di base e cliniche del Policlinico Federico II di Napoli. Il CISI è l’unico centro in Italia, ed uno dei cinque in Europa, accreditato come centro di eccellenza dalla World Allergy Organization (WAO), l’organizzazione mondiale che raggruppa tutte le società di immunologia clinica ed allergologia nel mondo e accredita, sulla base di criteri clinici, didattici e di

ricerca, dei centri di eccellenza. Fondato nel 2010 dai professori Gianni Marone, Serafino Zappacosta e Guido Rossi, il CISI è stato istituito con la finalità di stimolare la ricerca clinica e di base delle malattie immunologiche. L’obiettivo è creare una piattaforma comune tra immunologi di base, immunologi clinici ed allergologi, pediatri, dermatologi e pneumologi per potenziare la ricerca di base e clinica nelle malattie a patogenesi immunologica.

ImmunologiaTaglio del nastroper i nuovi laboratoridella Federico II

di Alessandra Caligiuri

Giovanni LapadulaProfessore ordinario di reumatologia all’università degli studi di Bari

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 29 Maggio 2017 NA15

L’Apmar organizza corsi per formare i pazienti sulla loro condizione

La patologia

Assistenza e conoscenzaÈ nata l’associazionedei malati reumatici rari

«S e l’artrite reuma-toide si manife-sta in giovaneetà, tra i 35 e i 40

anni, si perdono le sicurezze.Si sente che non si riesce a farepiù quello che si faceva prima,come ad esempio cambiare ilpannolino al proprio figlio».

Antonella Celano, presiden-te dell’associazione nazionalepersone con malattie reuma-tologiche rare (Apmar), iniziaa spiegare le difficoltà cheogni giorno vivono i pazientiaffetti da artrite reumatoide apartire proprio dal cambio ra-dicale di abitudini di vita chequesta patologia comporta,soprattutto quando colpiscepersone nel pieno dell’età la-vorativa. In questo caso, acambiare non sono solo i ritmidi vita, ma anche le relazioni sociali e la collocazione all’in-terno del mondo del lavoro.Ma a rendere complicata la vi-ta delle persone affette da que-sto genere di artrite è anche ilsuo difficile riconoscimento,

guire gli eventi organizzati ingiro per l’Italia. Un altro aspet-to fondamentale è il sostegnopsicologico: supportare il pa-ziente nella gestione delle dif-ficoltà sviluppatesi dopo l’in-sorgenza malattia, con inter-venti che contribuiscano almiglioramento del senso diautoefficacia ed autostima.

Tra le numerose iniziative incampo ci sono anche percorsiesperienziali, in particolaredurante la giornata mondiale dell’artrite reumatoide il 12 ot-tobre. In queste occasioni, in-dossando dei dispositivi sipuò sperimentare su se stessi cosa significa vivere con l’artri-te. Oltre l’artrite reumatoide,l’Apmar si occupa di tutte lepatologie reumatiche, anchedi quelle infantili.Proprio perspiegare ai genitori e ai ragazzii sintomi e le terapie, ha creatoun fumetto che, con un lin-guaggio semplice, illustra icampanelli d’allarme.

Al. Ca.© RIPRODUZIONE RISERVATA

formare i pazienti sulla lorocondizione». La motivazione –aggiunge - «è che se si ha con-sapevolezza dei propri sinto-mi, si riesce a spiegarli meglioal medico di famiglia».

L’informazione ha anche loscopo di coinvolgere maggior-mente le persone nel percorsodi cura, infatti, «quando, an-che insieme ai familiari, si ca-pisce cosa si sta vivendo, siaderisce meglio alla terapia esi rispettano di più le prescri-zioni. Inoltre, conoscere è im-portante per valutare bene lescelte terapeutiche e di vitache si fanno, in quanto si trattadi patologie croniche con cuisi deve convivere per un tempomolto lungo». Per raggiungerequesto scopo, l’Apmar cura larivista trimestrale “Morfolo-gie”. Ma ai canali tradizionali,l’associazione affianca i piùmoderni metodi di comunica-zione, come i social network eun canale you tube. Seguendola pagina Facebook, aggiorna-ta con costanza, si possono se-

qualità dell’assistenza per inci-dere positivamente sulla qua-lità della vita, ma anche tutela-re il diritto alla salute».

Al primo posto tra le priori-tà della onlus l’informazione.«Tentiamo - spiega la presi-dente - di essere di supporto,soprattutto facendo conoscerela malattia, perché solo rico-noscendo la patologia in tem-po ci si può curare bene. Nellapratica organizziamo corsi per

come chiarisce la presidente:«A volte le famiglie dei pazien-ti non riescono a comprende-re subito che cosa hanno difronte, perché i loro cari la-mentano dolori forti e sintomiimprovvisi, come il fatto chenon riescono più a vestirsi dasoli». Problematico è, però,anche il lato più strettamentesanitario: «Le diagnosi di ar-trite reumatoide sono compli-cate, e ci sono ancora molte re-gioni in cui non si arriva intempo da uno specialista. Ladifferenza di organizzazione edi spesa sanitaria nei vari terri-tori si ripercuote anche suquesta patologia. È diverso seci troviamo in una regione sot-toposta a piano di rientro op-pure no, le cose cambiano»,sottolinea. L’associazione pre-sieduta da Antonella Celanoparte dalla considerazione delle difficoltà che le personeaffette da malattie reumatichedevono affrontare, per aiutarlenel loro percorso di cura.L’obiettivo è «migliorare la

Campanello d’allarmeLe dita della mano o dei piedi che si deformanosono un segnale della malattia reumatica

L’informazioneL’onlus cura una rivista trimestrale, è presente sui social e gestisceun canale you tube

L’autostimaIAspetto fondamentaleil sostegno psicologico nella difficile gestioneche richiede la malattia

AntonellaCelanoPresidente dell’associazio-ne nazionale persone con malattie reumatologi-che rare

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NA16 Lunedì 29 Maggio 2017 Corriere del Mezzogiorno