Salone del libro 2012. Discorso del presidente Picchioni

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Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura Via Santa Teresa, 15 – 10121 Torino – Tel. 011 518 4268 – Fax 011 561 2109 – www.salonelibro.it – e-mail: [email protected] 1 Torino, 15 dicembre 2011 Intervento del presidente Rolando Picchioni Presentazione Salone Internazionale del Libro 2012 Mentre sui 150 anni dell’Unità d’Italia stanno scorrendo i titoli di coda, il Salone Internazionale del Libro di Torino si appresta a celebrare il quarto di secolo, con un’edizione che purtroppo, per la prima volta dal 1988, non si annuncia carica di certezze e promesse ma di variabili, dubbi ed incognite. Tutti conosciamo e seguiamo con apprensione le difficoltà dell’attuale momento. La Fondazione per il Libro non sfugge alla preoccupante situazione economica e finanziaria generale, e si trova per questo nella necessità di compiere scelte che, in molti casi, rimettono profondamente in discussione i propri indirizzi consolidati, i diversi fronti d’impegno e l’assetto complessivo della propria attività. In questo compito ingrato è supportata dal sostegno e dagli indirizzi dell’Alto Comitato di Coordinamento, guidato dal presidente Antonio Saitta, nonché dall’assemblea dei soci e dal consiglio d’amministrazione in cui siedono fra gli altri gli assessori Michele Coppola e Maurizio Braccialarghe, che ringrazio di cuore. Assieme a tutti loro, le scelte nodali e gli atti d’indirizzo oggi più che mai vengono assunti in modo collegiale, monitorando l’evolversi di una situazione che, fra tante aleatorietà, può contare almeno su una certezza: il riconoscimento fuori discussione del valore anche simbolico che il Salone riveste per il sistema economico, sociale e culturale di una città e di un territorio che non vogliono rassegnarsi, ripiegarsi, chiudere le ali.

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Il discorso introduttivo del Salone del libro 2012 del presidente Rolando Picchioni

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Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura Via Santa Teresa, 15 – 10121 Torino – Tel. 011 518 4268 – Fax 011 561 2109 – www.salonelibro.it – e-mail:

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Torino, 15 dicembre 2011

Intervento del presidente Rolando Picchioni Presentazione

Salone Internazionale del Libro 2012

Mentre sui 150 anni dell’Unità d’Italia stanno scorrendo i titoli di coda, il Salone Internazionale del Libro di Torino si appresta a celebrare il quarto di secolo, con un’edizione che purtroppo, per la prima volta dal 1988, non si annuncia carica di certezze e promesse ma di variabili, dubbi ed incognite.

Tutti conosciamo e seguiamo con apprensione le difficoltà dell’attuale momento. La Fondazione per il Libro non sfugge alla preoccupante situazione economica e finanziaria generale, e si trova per questo nella necessità di compiere scelte che, in molti casi, rimettono profondamente in discussione i propri indirizzi consolidati, i diversi fronti d’impegno e l’assetto complessivo della propria attività.

In questo compito ingrato è supportata dal sostegno e dagli indirizzi dell’Alto Comitato di Coordinamento, guidato dal presidente Antonio Saitta, nonché dall’assemblea dei soci e dal consiglio d’amministrazione in cui siedono fra gli altri gli assessori Michele Coppola e Maurizio Braccialarghe, che ringrazio di cuore.

Assieme a tutti loro, le scelte nodali e gli atti d’indirizzo oggi più che mai vengono assunti in modo collegiale, monitorando l’evolversi di una situazione che, fra tante aleatorietà, può contare almeno su una certezza: il riconoscimento fuori discussione del valore anche simbolico che il Salone riveste per il sistema economico, sociale e culturale di una città e di un territorio che non vogliono rassegnarsi, ripiegarsi, chiudere le ali.

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Desidero ringraziare in particolare i soci fondatori per aver voluto riconfermarmi ancora una volta la loro fiducia, affidandomi l’incarico di guidare per il prossimo triennio da presidente la Fondazione e il Salone attraverso una fase difficile ma sicuramente stimolante. In quest’impresa mi affiancano il vice presidente Lorenzo Del Boca, Marco Polillo ed Enrico Grosso.

Assieme a loro abbiamo voluto rinnovare il sodalizio con l’esperienza e la capacità di Ernesto Ferrero, con il quale prosegue il lavoro assiduo sui programmi culturali e i temi conduttori della manifestazione.

Temi che quest’anno saranno due: la ricorrenza del venticinquennale del Salone, intesa non quale sterile autocelebrazione retrospettiva ma come lente d’ingrandimento per leggere in che modo Torino è cambiata in questo quarto di secolo e come sta incubando il proprio futuro; e la rivoluzione digitale che, dai blog ai social media, ha mutato in pochi anni il nostro modo di leggere, di scrivere, di condividere e conservare le informazioni.

Il Salone del venticinquennale è dunque una bella occasione per saper cogliere il carico di opportunità che la crisi – nel significato etimologico di passaggio, separazione, scelta – porta con sé per generare modi nuovi e inopinati di leggere i fatti e di individuare soluzioni a volte inedite.

Questo ci conforta nell’obbligo di trovare vie d’uscita che rimettano in discussione anche il pregresso, il consolidato. Che trasformino la necessità in ingegno, il bisogno in creatività, il cambiamento in innovazione.

La prima conseguenza di queste scelte è la doverosa rinuncia all’Oval, sul quale ci eravamo eccezionalmente allargati lo scorso anno per trovare posto alla mostra 1861-2011. L’Italia dei Libri. Ragioni di costi e condizioni economiche oggi non sostenibili ci hanno convinti a una scelta obbligata.

Saranno confermati il Bookstock Village e la sua programmazione per i giovani lettori. Ripartono iniziative

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consolidate come Nati per Leggere per i più piccoli e Adotta uno scrittore, che vede rinnovato il sostegno dall’Associazione delle Fondazioni delle Casse di Risparmio Piemontesi. Tutte gli altri appuntamenti saranno calibrati e dimensionati sul preciso riscontro delle risorse effettivamente disponibili.

Proprio ieri si sono consumate le ultime battute per il rinnovo del contratto con Lingotto Fiere: contratto che fisserà per il prossimo triennio le linee di sviluppo commerciale e fieristico del Salone, contemplando anche la possibilità di intervenire congiuntamente ove possibili emergenze economico-finanziarie potessero appalesarsi per via della congiuntura attuale.

La contemporanea notizia che il direttore generale di Lingotto Fiere Andrea Varnier lascerà Torino per Rio de Janeiro mi offre l’occasione per salutarlo quale interlocutore intelligente e impegnativo nelle trattative che il Salone ha avuto in questi anni con i manager del quartiere fieristico.

A lui l’augurio più cordiale e sentito: mi auguro che la futura gestione del Lingotto possa continuare ad avvalersi di pari esperienza e di una sensibilità capace di leggere attentamente il territorio e di interpretarlo nel dialogo più aperto e costruttivo con le istituzioni, con la consapevolezza che il Lingotto rappresenta un asset strategico per Torino e il Piemonte e che l’azionista non è mai una variabile indipendente rispetto al luogo in cui opera.

L’assessore Michele Coppola ha annunciato nei giorni scorsi la possibilità che il Salone possa promuovere iniziative in sinergia con il sistema cinema del Piemonte, per far sì che la compravendita dei diritti di trasposizione audiovisiva dei libri possa dare vita a film e fiction magari prodotti e realizzati nella nostra regione.

Questa saldatura rafforzerebbe il rapporto di rete fra due eccellenze del sistema produttivo culturale del Piemonte come il libro e il cinema, e troverebbe il suo incardinamento naturale in una delle anime che più in

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questi anni hanno contribuito a dare al Salone di Torino la sua caratura internazionale: l’International Book Forum. L’area per lo scambio dei diritti editoriali, che nel 2011 ha compiuto dieci anni di vita e con oltre 6.900 incontri in quattro giorni ha saputo far dialogare 700 operatori professionali provenienti da 30 paesi di tutto il mondo.

Il merito di questo risultato va a Maurizio Poma e Biella Intraprendere, che oggi lasciano in eredità un lavoro svolto con grande impegno e professionalità, e i cui traguardi cercheremo di far crescere e potenziare ancora di più.

L’obiettivo della Fondazione è quello di continuare ad assicurare tradizione e innovazione. Soprattutto, in un momento in cui le parole lavoro e occupazione sono tornate a fare paura, per il dovere anche etico di valorizzare le risorse umane e professionali della Fondazione cresciute in questi anni in modo tale da rappresentare una ricchezza che sarebbe irresponsabile dissipare.

Anche per questo non è superfluo ricordare i molti fronti sui quali la Fondazione è impegnata 365 giorni l’anno. Le sue attività la vedono assorbita non solo nel lavoro carsico e complesso - di trincea, vorrei dire - per progettare e organizzare da un anno all’altro la complessa macchina del Salone. Ma sempre più l’hanno vista moltiplicare e disseminare lungo i dodici mesi una rete d’occasioni di presenza, di partecipazione, di presidio territoriale per la promozione del libro, della lettura e della cultura.

Non abbiamo mai avuto il tempo di fermarci e tracciare un vero e proprio bilancio sociale. Mi sembra questa la sede più opportuna per ribadire quelle attività che non sono licheni che vivacchiano all’ombra del grande albero del Salone, ma piante che vivono di vita propria, che si radicano nei terreni più diversi e fioriscono in stagioni anche distanti fra loro.

E senza richiamare il palmarès delle iniziative degli anni passati e già concluse, per citare solo quelle in corso ricordo Portici di Carta, giunto a ottobre con grande successo alla sua quinta edizione. Il Premio Salone Internazionale del

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Libro, che a novembre ha visto lo scrittore spagnolo Javier Cercas incontrare in una decina di appuntamenti a Torino e in Piemonte migliaia di studenti e appassionati. La stagione di Casa Olimpia a Sestriere, che il 9 dicembre ha inaugurato il suo sesto anno di vita. La Festa degli scrittori con cui il prossimo marzo il Salone sbarca nel Lazio. I Parchi Culturali Piemonte Paesaggio Umano e Terre di Vino e di Riso, che dopo l’eclissi del Grinzane hanno ripreso le fila della creatività dei territori e pur nelle ristrettezze contingenti l’hanno saputa rimettere in circolo, collaborando con il Progetto Caravan dell’Unione Europea promosso in Piemonte dalla Fondazione Crt.

Completano il quadro le collaborazioni con istituzioni e iniziative attive a Torino e in Piemonte come la Fondazione Bottari Lattes, il Festival Sottodiciotto, il Festival Teatro Piemonte Europa.

Ma se anche nel pianeta libro l’indicazione condivisa sembra andare nella direzione di rendere ancora più sistematiche le forme di integrazione e di ottimizzazione dei player attivi sul territorio, la Fondazione non si tira certo indietro.

Siamo fieri di poter mettere a disposizione la nostra solidità statutaria e istituzionale per mettere a punto le più virtuose ed efficaci forme di collaborazione con le realtà attive nello stesso campo, ognuna portando in dote la propria storia, linguaggi e sensibilità.

Penso al rapporto con le Circoscrizioni cittadine, al sistema delle Biblioteche Civiche e al Sistema Bibliotecario Regionale con i quali si potranno trovare spazi sempre più grandi di convergenza.

E naturalmente il Circolo dei Lettori. È proprio con esso che il Salone del venticinquennale sta varando un grande progetto: un percorso, un cammino di avvicinamento che vede le due realtà lavorare assieme per un’iniziativa comune cui auspico ne seguano molte altre.

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Mi riferisco al progetto La Città Visibile. Torino 1988-2012. Un ciclo di sette incontri a Palazzo Graneri per scoprire come è cambiata l’identità della città e cosa sta ebollendo e incubando per gli anni futuri. La storia del Salone, la società, l’arte, la musica, il cinema e il teatro, l’architettura e i musei, la scrittura. Non ingessate tavole rotonde ma incontri-happening dalla spiccata cifra registica dove mettere insieme protagonisti del cambiamento e nuovi talenti con tante cose da dire.

È questa la filosofia del Salone: includere e non escludere, allacciare legami e non ergere steccati. Perché se la natura del libro è quella di raccogliere il mondo nelle sue pagine, il nostro mondo deve trovare in esso la possibilità del riscontro di un dialogo e di una comunicazione a tutto campo.

Questa road map culminerà nei giorni del Salone con una mostra dei venticinque oggetti-simbolo, le venticinque icone torinesi di questo quarto di secolo, e con un focus dedicato allo sguardo di chi ci vede da fuori: la Torino che cambia vista con gli occhi degli altri.

Di questo ne parlerà fra poco il presidente del Circolo dei Lettori, Luca Beatrice.

E prima di ascoltare dalle parole del direttore editoriale Ernesto Ferrero come saranno sviluppati i temi del Salone 2012, ho il piacere di annunciarvi che, nella ricorrenza del venticinquennale, per la prima volta nella propria storia il Salone Internazionale del Libro annovera non uno, ma due Paesi ospiti: la Romania e la Spagna.

Due Paesi della cultura latina, entrambi presenti al Lingotto Fiere come Ospite d’onore con pari dignità e un ricchissimo panel di proposte. Entrambi offriranno il diorama della propria tradizione, creatività e vivacità culturale, anche coinvolgendo le rispettive comunità etniche e linguistiche ampiamente presenti sul territorio torinese e nazionale.