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Saggistica Aracne

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Saggistica Aracne

Matteo SimoneAntonello Vargiu

L’uomo dei podi

Riflessioni psicologiche su un atleta vincente

Prefazioni diMarco GuicciardiCorrado Mazzetti

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via Quarto Negroni,

Ariccia (RM)()

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con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: ottobre

Indice

Prefazionedi Marco Guicciardi

Prefazionedi Corrado Mazzetti

Presentazione

Capitolo IVivere l’esperienza. La corsa dei quattro rioni

Capitolo IICiò che si vive durante le gare. XXIII Meeting Terra Sarda

Capitolo IIITrarre lezioni importanti. Maratonina dei Fenici

Capitolo IVValutare quello che si può fare momento per momento. Campio-nati di Cross

Capitolo VCorsa di Primavera. Mio padre assiste da primo tifoso alla miagara

Capitolo VIUna vera festa dell’atletica. Maratona di Cagliari e Vivicittà

Capitolo VIIAllenamenti, testa e nutrizione. Cronaca di una gara perfetta

Capitolo VIIIPassione e motivazione. La mia gara di cross

Indice

Capitolo IXPotenza e agilità occorre avere nell’affrontare un cross

Capitolo XLa gara è dentro di me. Cross Alà dei Sardi

Capitolo XIOccorre stare molto attenti. Trail Run Sinnai

Capitolo XIIMassima attenzione. Il cross di Selargius

Capitolo XIIIChiodate si o no? Cross Città di Olbia

Capitolo XIVEvoluzione agonistica. “Ormai vincere per me era una consue-tudine”

Bibliografia

Gli autori

Prefazione

di M G∗

Quante volte vi sarà capitato di iniziare una competizione o di affron-tare un compito impegnativo avvertendo un forte senso di stanchezza,tensione muscolare o torpore mentale? Quante le occasioni in cuisiete riusciti ad eseguire prestazioni eccezionali, quasi come fostein uno stato di grazia, tale per cui anche i gesti più difficili risulta-vano semplici e fluidi? Queste sensazioni che precedono, accompa-gnano e seguono alcune prestazioni cruciali della nostra esistenzapossono essere modificate? Ci sono al pari dei condizionamenti fisici,programmi di allenamento psicologico che oltre a consolidare gliapprendimenti, possono rafforzare le nostre tempra e rendere piùefficiente la nostra azione?

La psicologia dello sport studia i meccanismi mentali che rego-lano la prestazione sportiva, curando l’applicazione di queste cono-scenze all’allenamento e alla competizione, al fine di contribuire asviluppare le potenzialità di ogni atleta. Per arrivare a questo, occor-re partire da una attenta analisi delle caratteristiche tipiche di ognidisciplina sportiva. Un conto è prepararsi mentalmente ad eseguireun triplice salto mortale, altro è prevedere la velocità e l’angolazionedi un servizio, prima ancora che l’avversario colpisca la palla conla racchetta o ancora stabilire l’andatura del passo per i successivicinque chilometri. L’impegno mentale richiesto varierà infatti in re-lazione al compito, allo stato di forma dell’atleta, al suo livello diesperienza e alla sua capacità di eseguire un corretto monitoraggiopsicofisiologico.

Il monitoraggio psicofisiologico, che ha luogo nel corso della pre-stazione, segnala all’atleta il livello di attivazione e di funzionamentodel suo organismo. Esso rappresenta una fonte molto utile d’informa-zioni sensoriali sia di tipo interno (es. frequenza e variabilità cardiaca,attività muscolare e del sistema nervoso autonomo, respirazione,sete ecc.) che esterno. Queste ultime informazioni multisensoriali

∗ Professore associato di Psicometria presso l’Università degli Studi di Cagliari.

Prefazione

sono necessarie per monitorare il percorso, il terreno e gli avversari.Non si tratta soltanto di elementi visivi, ma anche l’olfatto, il sensocenestesico e vestibolare e l’udito giocano la loro parte. I principalielementi ambientali da tenere sotto controllo possono essere talvoltacostanti (come nel caso dei tuffi), altre volte variabili (come nel tenniso nella corsa campestre).

Quasi sempre gli atleti in corso d’opera non possono permettersiil lusso di pensare troppo a quello che stanno facendo, pena andareincontro ad un fallimento sicuro. In taluni sport, se ci si sofferma alungo su ciò che sta accadendo si mette a repentaglio la propria inco-lumità fisica. Negli sport di resistenza l’apporto sensoriale è modulatodall’atleta stesso che utilizza consapevolmente strategie associativee dissociative al fine di sopportare meglio il dolore e far fronte allafatica. Oltre a ciò la pianificazione della gara, il dialogo interno ol’uso di immagini mentali concorrono nel modulare la percezionedello sforzo, nell’alleviare il senso di spossatezza ed elevare la sogliadi sopportazione del dolore.

È questa indissolubile unitarietà psicofisica che l’attività sportivastressa con continue sollecitazioni che richiedono incessanti capacitàdi adattamento.

Il fluire dei movimenti, il tono e la forza muscolare sono sempre ilrisultato di intensi allenamenti e il frutto di preparazione tecnica, oltreche il riflesso di capacità fisiche e adattamenti funzionali pre–esistenti.Non dobbiamo tuttavia sottovalutare l’importanza delle funzioni men-tali che l’attività sportiva sollecita: scegliere un corso d’azione, deci-dere quando cambiare passo, dosare lo sforzo per risparmiar energiesono spesso azioni che devono essere eseguite immediatamente e conestrema determinazione. Se consideriamo la fatica, le intemperie, gliavversari capiamo bene perché uno sport di resistenza, come la mara-tona, oltre ad essere un incessante stimolo per l’apparato scheletrico emuscolare è anche un’ottima palestra per la mente.

Proprio nello sforzo enorme e coraggioso di vincere la faticariusciamo a provare, almeno per un istante, la sensazione autenticadi vivere. Raggiungiamo la consapevolezza che la qualità del viverenon si trova in valori misurabili in voti, numeri e gradi, ma è insitanell’azione stessa, vi scorre dentro (Murakami, L’arte di correre, ).

La lettura del testo di Simone e Vargiu ha stimolato in me dueriflessioni. La prima ha a che fare con la vividezza dei ricordi, laricchezza delle sensazioni e il pulsare dei pensieri che accompagnanole salite, i cambi di direzione, i sorpassi e i traguardi del nostro atleta.

Prefazione

Tonara, Orroli, Pula, Bultei, San Gavino, Capoterra, Alà dei Sardinon sono solo luoghi geografici, insediamenti abitativi della nostrastupenda isola, ma sentieri, selciati, dirupi dove si odono il calpestiodei piedi, le urla di incitamento dei tifosi, l’odore acro del sudoree dove si scorge un pennacchio di fumo, frutto della legna appenaaccesa per il successivo ristoro.

La seconda riguarda gli individui che si affacciano in questo sce-nario e in particolar modo gli atleti, che con le loro andature, falcate,passi e movenze diventano per noi familiari. Tra questi ve ne è uno,lo psicologo, che non appare mai nel proscenio, ma dietro le quintesussurra, riflette, anticipa o commenta quanto momento per mo-mento l’atleta elabora, osserva o ricorda con estrema precisione. Lasua è una presenza discreta, mai invadente, che lascia fluire il raccon-to e l’esperienza dell’Altro. Quasi una guida o un accompagnatore,che insieme all’atleta, partecipa dei misteri della corsa, sia essa unacampestre, una maratona o una gara podistica, mostrando la stessacuriosità, stupore e appagamento, quasi che avesse corso al suo fianco.In questo suo incedere l’attenzione è sempre rivolta a cogliere nellepause, nell’affanno o nelle argomentazioni dell’atleta un elemento diriflessione e confronto, una possibilità di espandere l’esperienza inatto sino a farne un esempio per una classe di azioni simili o contra-rie. Così è per la motivazione, la consapevolezza o la preparazionementale.

Diceva G.H. Mead che per fare una mente servono due cervelliin interazione sinergica: ebbene il testo che vi apprestate a leggereriesce a rendere bene questa proprietà emergente, la corsa, che perquanto scaturisca naturalmente dalle contrazioni muscolari, dallescariche neuronali, dagli appoggi dei piedi dell’atleta e si leghi in-dissolubilmente con il suo sudore, dolore e affanno, non trascura ipensieri, le emozioni e i ricordi del nostro spettatore interiore: siaesso psicologo o meno. Questa è la magia della corsa, un viaggionon solo esteriore dentro paesaggi e atmosfere irripetibili. Un’espe-rienza estetica e motoria, partecipata e condivisa ancora prima dellapartenza. Un modo di esserci col corpo e con la mente, in un per-fetto equilibrio, che ne esalta l’unitarietà. Senza trascurare — comesostiene Murakami — che « la fatica è una realtà inevitabile, men-tre la possibilità di farcela o meno è a esclusiva discrezione di ogniindividuo ».

Prefazione

di C M∗

Non conosco Antonello Vargiu di persona, non ci siamo mai in-contrati prima, però so una cosa: due persone che condividono lostesso grande sogno fino a farlo diventare uno stile di vita, primao poi si incontreranno. Anzi, forse non hanno neanche bisogno difarlo perché i grandi sogni funzionano come i “neuroni specchio”,si imitano, si copiano, si attraggono da soli senza bisogno di parlarsi.Appunto o si insegue o si attrae, con una differenza: se insegui nonsei mai certo di chi trovi, ma se attrai, trovi sempre, prima o poi, chiti cerca e così ci siamo attratti come il magnete attrae il pulviscolo diferro, perché i “fratelli di strada”, chi ama la corsa oltre la corsa, creaenergia conoscitiva perché correre è conoscersi e conoscere, espe-rienza e saggezza “in movimento”, ovvero la capacità di incorporareconoscenze nell’azione. Antonello è atleta esperto di alimentazione edi organizzazione della corsa ed anche un bravo narratore: nelle suepagine ci racconta gare disputate, dalla strada alla pista, dal cross altrail dove ognuna è un riassunto di vita, un concentrato in poche oredi gioie e dolori, con la differenza che, mentre la vita è una sola, lacorsa è un compendio di tante vite, ogni volta presenti in una singolagara, uno strumento che può aiutare a superare le tribolazioni ed idolori inevitabili della vita stessa ma un poco alla volta.

Antonello ha un modo molto originale di raccontare la sua gara,ci coinvolge non solo con le sue emozioni ma ha il dono di entrare inempatia fisica e mentale con i suoi “fratelli di strada”, gli avversari, iconcorrenti. Per ognuno di loro raccoglie testimonianze, ci comunicai loro sentimenti, paure, dialoga mentre corre con la testa con la lorotesta, perché, chi non corre forse non lo sa, si corre con la testa e poicon le gambe, se la testa non gira nemmeno le gambe girano.

Ogni racconto è intramezzato da considerazioni riguardanti lapsicologia dell’atleta che corre, ricche di spunti di riflessioni di Mat-teo Simone, psicologo clinico e dello sport e psicoterapeuta Gestalt,

∗ Atleta e life coach per corridori, maratoneti ed ultramaratoneti.

Prefazione

specializzato in “resilienza”, che in parole semplici è la capacità diflettersi, di piegarsi come un elastico, per tornare poi nuovamenteallineato, o meglio, più allineato di prima. La resilienza è sempreaccompagnata dalla perseveranza che non va confusa con la cocciutag-gine. La perseveranza è figlia della resilienza e porta inevitabilmenteal successo (succedere: ottenere quello che avviene dopo una certaazione), il cocciuto è chi crede di sapere abbastanza e per timore diconoscere, andare oltre, fallirà.

Racconti sulla corsa quindi, ma correre non significa soltanto unaserie di prestazioni corporee ma porre anche attenzione agli altri,guardarsi, incitarsi per trovare un’ispirazione reciproca all’internodi un solo gesto, il medesimo gesto, dove la cosa più importante èdiventare consapevoli e sensibili alla propria presenza. La vita di ognigiorno ci “spenge” lentamente se ci fate caso, ma nel momento incui decidi di correre in mezzo agli altri, anche se anonimi corridoricome te, avverti allora la tua presenza all’interno di una dimensioneallargata in cui ti ritrovi fra tante altre individualità. Presenza nonsignifica necessariamente identità. Si può correre da soli con gli altrioppure correre con gli altri anche quando si è soli, ma come inizi acorrere ti accendi perché inizi ad esplorarti, a conoscere meglio quelmiracolo di corpo che possiedi ed esplorarti, finalmente libero dalleconvenzioni, è un’attrazione irrinunciabile. Correre ora ti spinge,ora ti accoglie e poi ti respinge, ma non ne puoi uscire, hai rotto unargine e il fiume in piena cerca un nuovo limite da abbattere dovela corrente diviene allora una pratica del limite, che va oltre la vitaperché diventa un rito di passaggio per aumentare la cultura di tecome corpo/mente, mente/corpo. Vivere finalmente la sensazionedi poter diventare qualcosa di diverso da quello che sei ora anche senon sai ancora bene cosa. Stai tornando bambino, che non sa cosa èl’ignoto ma è pronto a sfidarlo, un bambino che ha tutti gli strumentinecessari e sufficienti per farlo al quale va semplicemente detto chesviluppare fino al suo ultimo istante di vita il più grande giardinodell’universo, il corpo e la mente, non è un diritto ma è un dovereirrinunciabile.

Presentazione∗

Attraverso la pubblicazione degli articoli sul web e partecipando adun gruppo facebook sull’attività fisica dal nome giorni sport, hoavuto modo di conoscere Antonello Vargiu, un atleta che fa dellosport uno stile di vita e che procura benessere a se stesso ma an-che agli altri attraverso la trasmissione del suo metodo di approccioallo sport attraverso gli allenamenti, l’alimentazione, la partecipazio-ne a gruppi di allenamento, la partecipazione alle gare dettaglian-do ciò attraverso suoi resoconti che pubblica su un sito che curapersonalmente.

Antonello Vargiu ha un’esperienza pluridecennale nel campodell’atletica con ottimi risultati e gli aspetti che hanno influito e cheancora incidono sul suo benessere e le sue prestazioni sportive sonodiversi, tra i quali vi è il metodo da seguire, l’affidarsi ad un bravoallenatore, il seguire degli atleti più forti ed allenarsi con generosità.Inoltre trova fondamentale lo spirito di gruppo che si crea.

Inoltre Antonello segue un regime alimentare adatto agli alle-namenti ed alle gare pre e post reintegrando i nutrienti essenziali.Quale alimentazione segui prima, durante e dopo una gara?

Prima delle gare io seguo una nutrizione molto liquida e ricca di micro-nutrienti, proteine e pochi carboidrati. Durante le gare non assumo niente(al limite qualche sorso di acqua) mentre nel dopo gara uso dei prodotti spe-cifici, entro ’, a ripristinare le quantità di proteine e carboidrati necessarial proprio corpo.

Antonello all’età di anni è ancora competitivo e riesce a pri-meggiare non solo sui suoi coetanei ma anche con atleti più giovani,capace di arrivare ° assoluto su un totale di . partecipanti (Chia,––), con la voglia di continuare a fare sport con attenzione eperformance.

Antonello mostra di possedere un’alta autoefficacia, il credere inse stessi, in quello che si fa.∗ Le parti riportate in corsivo sono a cura di Antonello Vargiu. Le parti riportate in tondo

sono a cura di Matteo Simone.

Presentazione

Sa che è importante focalizzarsi sulla gara e quindi ogni cosa a suotempo, mettere da parte il resto e focalizzarsi sulla gara, insommaci sono tanti elementi che fanno di una persona un campione di sestesso sapendosi gestire in allenamento ed in gara.

Mostra anche di essere resiliente, di saper aspettare quando vi èun infortunio senza accelerare i tempi di ripresa.

Antonello è anche Presidente della Cagliari Atletica Leggera, so-cietà di atletica tra le più numerosa della Sardegna con le atlete donnetra le più forti non solo in campo regionale ma anche nazionale.

Capitolo I

Vivere l’esperienza

La corsa dei quattro rioni

La gara oltre ad essere una prestazione sportiva agonistica è un’e-sperienza. Partecipare ad una gara non significa solamente cercaredi vincere, cercare di fare la prestazione della vita, cercare di fare ilrecord personale.

Partecipare ad una gara significa anche fare un’esperienza e, cioè,organizzarsi per partire, per andare in un posto, mettersi d’accordocon gli amici di viaggio, con gli eventuali amici da incontrare nelluogo della gara.

Antonello Vargiu descrive una gara alla quale sta partecipando enel fare ciò riesce a farti immaginare l’ambiente di gara, le sensazionisperimentate, attraverso il suo racconto è come aver partecipato aquella gara, è un po vivere l’esperienza ed allo stesso tempo unpo ti viene voglia di intraprendere a praticare uno sport per potersperimentare parte delle sue sensazioni.

È stata una giornata veramente particolare quella vissuta il agosto a Tonara in occasione della gara svoltasi nei quattro rioni del paese. Lamanifestazione è stata organizzata dall’amministrazione comunale tonare-se in collaborazione con l’AVOS, FIDAL Sardegna e la società MarathonClub di Oristano.

La difficoltà del percorso, ma soprattutto la bellezza paesaggistica dellecostruzioni più antiche del paese, percorse quasi palmo a palmo, tra viuzzee labirinti vari in un giro unico di . metri, ci hanno riportato indietronel tempo facendoci vivere momenti unici davvero difficili da dimenticare.

Antonello racconta della sua gara che non inizia con lo start,ma inizia con il viaggio da casa e comprende il percorso fino alluogo di partenza. Il suo è un metodo descrittivo che permette dicomprendere multisensorialmente quello che davvero accade ed ha

L’uomo dei podi

un duplice vantaggio: per se stesso è una sorta di rivisitazione dellasua esperienza, che lo porta attraverso il raccontare e lo scrivere arielaborare quanto successo. Infatti, rivivere per lui l’accaduto lo aiutanon solo ad assimilare e a memorizzare il suo vissuto, ma anchea chiarirsi ulteriormente come meglio fare. Invece, per chi legge èimportante sia saper cogliere l’entusiasmo, l’interesse per quello chefa, che percepire la passione e l’amore per qualcosa a cui si tiene eaiuta inoltre comprendere come si può far bene.

Antonello è come un Piero Angela della corsa, è un narratoredi esperienze vissute che comprendono la location e le sensazionisperimentate dai vari partecipanti ed in primis da se stesso.

Il nostro viaggio per Tonara inizia intorno alle . e la giornata non ècosì calda come nei giorni passati. In macchina con me ci sono MassimilianoLocci, Stefano Floris e la sua ragazza Federica. La via più corta, da Cagliari,risulta il percorso che da Monastir ci porta sino ad Isili per poi girare versola zona industriale ed indirizzarci verso Santa Sofia (Laconi). Da lì inpoi è un susseguirsi di boschi e panorami stupendi. Dopo la cantonieradi Ortuabis si arriva ad Aritzo e, nel giro di pochi chilometri, si sale sinoa quasi mille metri di altezza dove si trova il paese di Tonara. Tempoimpiegato intorno a :’ per km di ottima strada.

Il paese (. abitanti) è collocato alle pendici del monte Muggianeddu(. mt.), avamposto occidentale del massiccio del Gennargentu, a cavallodelle Regioni storiche della Barbagia di Belvì e del Mandrolisai. È formatoda tre antichi rioni, Arasulè, Toneri e Teliseri, collocati tra gli e i .metri s.l.m., uno ancora più antico e disabitato, Ilalà ed uno di recentecostruzione, Su Pranu, posto al centro di un altopiano calcareo. Cosaimportante da ricordare è che Tonara è la capitale del torrone sardo e deicampanacci, nonché patria del poeta Peppino Mereu.

Antonello si riporta indietro con il tempo per rivivere il suo vissu-to pre-gara, e ciò è importante per rivedere il suo stato d’animo, lesue sensazioni pre-gara, così facendo si conosce di più e nelle succes-sive competizioni è sicuramente più consapevole di quello che gli staaccadendo. In questa maniera, viene in contatto con le sue emozionie non si spaventa, ma allo stesso tempo si monitora, percependo lesue sensazioni corporee, il suo stato d’animo e sa che sarà pronto perla sua gara, propenso a partire per affrontare il percorso e sfidare gliavversari.

. Vivere l’esperienza

È importante trasmettere tutto ciò ai lettori, far comprendereloro che lo sport non è fatto solo di fatica ma anche di sensazionicorporee, di stati d’animo, di conoscenza maggiore di se stessi, èinsomma una ricchezza della persona.

Prima della partenza ho le idee piuttosto chiare di quale sarà lo sforzoda sostenere per tale gara. Già l’amico Luigi Mascia, quando ci vedemmo lasettimana precedente a San Sperate, mi disse che lui non aveva intenzionedi fare nuovamente la capretta, dato che l’esperienza l’aveva già vissutadue anni fa. Durante il riscaldamento, in compagnia di Filippo Tocco (M,Libertas Campidano), decidiamo di tenere un’andatura piuttosto tranquillacercando di affrontare la gara in compagnia. La temperatura è piuttostoalta. Seppure il sole rimane nascosto nella prima fase della gara siamovicini ai gradi ma con un’umidità bassissima.

La gara inizia puntuale alle , e vede partenti poco meno di atletigiunti un po’ da tutte le parti dell’isola. D’altronde Tonara si trova assaivicina al centro geometrico dell’isola.

Tra gli atleti di spicco a parte Stefano Floris (Senior, Amsicora CA),vincitore appena una settimana prima della gara di San Sperate, vi è ilrientrante Massimiliano Locci (Senior, GS Atletica Olbia), considerato trai più forti atleti di corsa in salita della Sardegna. Ci sono anche i giovaniemergenti: Nicola Muntone (Junior, Atl. Legg. Porto Torres), Giuseppe Mu-ra (Promesse, Cus CA), Daniele Fraoni (Senior, Fiamma Macomer), AndreaCuleddu (TM, Runners CA), Fausto Deandrea (TM, Guilcer Team Ghilar-za) ed il meno giovane Giovanni Desotgiu (M, Atl. Amatori Nuoro) diorigine tonarese. Tra gli sconosciuti invece appaiono due atleti provenientidal continente ma di chiare origini isolane: il milanese Stefano Demuro(M, Montestella Milano) ed il “genovese”, ma nativo di Nurallao, Gio-vanni Orrù (Senior, Cus Genova) mentre dall’estero, precisamente dallaFrancia, ci sono i due Lasina, Michel (M) e Tom () rispettivamentepadre e figlio.

Antonello descrive anche i partecipanti alla gara, questo significache lo sport che pratica non è fatto solo di allenamenti fisici, mac’è tutto uno studio dietro, una conoscenza del luogo, del percorso,di se stesso e degli altri partecipanti. Tutto ciò a dimostrazione delfatto che per fare bene qualcosa bisogna, non solo mettere in praticale proprie competenze, ma è importante anche documentarsi, farricerca, informarsi.

L’uomo dei podi

La partenza avviene nella centralissima Viale S.Antonio a mt. dialtitudine e, seppure con leggeri saliscendi, in questa fase iniziale la garanon appare così dura dato che si percorre la zona alta del rione Su Pranusenza importanti dislivelli. Dopo circa km. si ripassa vicino alla zona dipartenza con il gruppo già sgranato e le posizioni di testa piuttosto definite.Il percorso è segnalato con frecce azzurre sul fondo stradale opportuna-mente transennato. La distanza viene indicata con cartelli che vengonoposizionati visibilmente lungo il tracciato. La difficoltà vera e propria delpercorso inizia nel momento in cui viene imboccato un vicolo ripido sulladestra che scende a picco nel cuore del Rione di Toneri. Qui ci troviamoad affrontare un percorso piuttosto nervoso, saliscendi continui con curvedifficili d’affrontare e terreno da tenere sempre sotto controllo. L’andaturaè irregolare sino a quando ci si indirizza con una discesa discreta verso ilRione di Teliseri dove si tocca, poco prima del km. , anche il punto piùbasso del percorso a circa mt. s.l.m. Qui a Teliseri le vie sono sempremolto irregolari, ricche di saliscendi, sino a trovarci ad un certo punto inuno dei due tratti dove la via si restringe sino a circa – cm. per circa mt., dove si riesce a passare tenendo accuratamente vicine al proprio corpole braccia per non toccare le due estremità laterali delle mura.

Raccontando la gara, Antonello descrive anche come è organizza-to il percorso sia dal punto di vista della segnaletica che delle difficoltàche si incontrano, dando anche dei suggerimenti per come affron-tarlo al meglio, soprattutto sui tratti più difficili quali salite, curve,ecc.

L’altra via strettissima (S’Istrintorgiu), molto simile a quella già de-scritta, la troveremo nel Rione di Arasulè qualche chilometro più avanti. Lamassima attenzione riservata al percorso e la fatica fisica per i saliscendinon ci permettono di individuare facilmente le tre fontane che troveremonel circuito su dodici presenti nell’intero paese. Una si riesce a vederla facil-mente in quanto si trova lungo una dura salita dove l’andatura è piuttostofiacca e dove vicino ci sono dei volontari che ci forniscono dei bicchierid’acqua freschissima. Da segnalare su tutto il percorso le figure ben distintedei volontari (circa un’ottantina) sia dell’AVOS (pronto soccorso) che deS’Alasi (protezione civile) per garantire la sicurezza degli atleti.

Mentre tra le viuzze dei due rioni bassi (Toneri e Teliseri) non si avevaben chiara la situazione degli altri atleti, dato che non si riusciva a vederegli “avversari” a oltre o metri di distanza (per il percorso quasida “giochi senza frontiere”), dopo l’uscita da Teliseri le strisce azzurre

. Vivere l’esperienza

ci indirizzano invece sulla larghissima strada statale , che, con unacostante salita di circa km., ci riporta in quota e ci consente di avere piùchiara la situazione di classifica con buona visuale degli atleti per circa o metri. Io e Filippo ci troviamo a far coppia fissa ormai dall’inizio gara,In certi casi lui guadagna una decina di metri ma tutto sommato poi loraggiungo nei tratti di salita. Vicino a noi ci sono anche Giovanni Pili (M,Atl. Serramanna), Michele Licheri (M, Guilcer Team Ghilarza) e AntonioDeroma (M, Dop. Petrolch. Porto Torres) che ci precedono di qualchemetro. Più avanti si vede la figura della grintosa Simona Pili (Senior, CUSSS) mentre ancora più lontana si riesce a captare per pochi attimi l’altraatleta donna momentaneamente in testa e cioè Marinella Curreli (Senior,CUS SS).

Rilevante risulta l’attenzione quando si fa qualcosa di importante.Bisogna focalizzarsi ad osservare il territorio, le persone coinvolte:dai volontari che indicano la strada, agli stessi avversari, ai qualibisogna far attenzione circa la loro condotta di gara. Così comebisogna concentrarsi su se stessi, sulle proprie sensazioni corporee,sul proprio respiro e capire se si sta faticando troppo o se non è ilcaso di conservare un po’ di energie per fine gara, oppure se è piùimportante incrementare di poco la velocità per staccare gli altri atleti,mettendoli eventualmente in difficoltà.

La monotonia della strada larga viene nuovamente interrotta da unadeviazione che ci indirizza verso le alte quote del Rione Arasulè. Qui lependenze di salita diventano toste con tratti che superano anche il %.Non lo nego che in almeno due casi ho dovuto inserire la “ridotta” ed andarea passo veloce, seguito senza alcuna intesa da Filippo. In questo punto delpercorso avviene sicuramente la strategia vincente dei due Pili (padre efiglia) nei confronti degli altri avversari. Giovanni mi racconterà nel dopogara del suo buon stato di forma dopo un periodo di leggeri infortuni e dicome gradualmente in salita si è guadagnato un vantaggio strategico su dinoi. Simona invece, approfittando della sua leggerezza fisica, si è avvicinatasempre di più a Marinella tanto da riuscire a superarla e vincere la garafemminile.

Importante è anche conoscere gli altri concorrenti, gli altri av-versari, sentire le loro opinioni, il loro vissuto, tutto ciò serve acomprendere meglio com’è andata la gara, se un eventuale difficoltàlo era anche per gli atri, capire altri come hanno affrontato la diffi-coltà, insomma la gara non è solo il tempo trascorso dalla partenza

L’uomo dei podi

all’arrivo ma inizia quando si esce di casa e termina quando si tornaa casa comprendendo tutti le fasi prima e dopo la gara.

Il Rione di Arasulè, dove si tocca il massimo dell’altitudine ( mt.),ripresenta le stesse difficoltà e bellezze già vissute nei due precedenti rioniantichi. Rispetto a prima troviamo una maggiore partecipazione ed incita-mento della popolazione locale consci anche che, da questo punto in poi, percirca km. le salite dure sono ormai alle spalle. La difficoltà maggiore, trale viuzze scoscese e ricche di scalette, è data dalla maggiore velocità con laquale viene sostenuto questo tratto di gara. La stanchezza sostenuta nelladura salita ci porta ad economizzare nella spinta e sfruttare le pendenzefavorevoli rischiando nelle curve strettissime di toccare qualche murettoo, come nel caso mio, di tamponare Filippo tarato costantemente sullamia stessa velocità. Michele e Antonio si incoraggiano vicendevolmentee, mentre Antonio lo ha sostenuto nella fase della salita, mi accorgo chein questa fase è Antonio che ha maggiori difficoltà per cui Michele, conun atteggiamento di grande classe, lo vedo rallentare e lo sento bisbigliareche adesso sarebbe toccato a lui dare una mano ad Antonio. Nell’ultimochilometro di leggera discesa riesco finalmente ad allungarmi facilmentecon una leggera progressione finale. Filippo, mettendo in pratica le propriecapacità aerobiche maturate in quest’ultimo periodo per la preparazionedella maratona di Berlino di fine settembre, allunga decisamente il passoguadagnando nei miei confronti un vantaggio finale di oltre mt. Intesta ormai gli arrivi sono stati già festeggiati da circa minuti. Il milaneseStefano Demuro ha fatto quasi gara a sé sfruttando le sue dotti di scalatoreche già in campo nazionale gli danno grosse soddisfazioni. Alla fine darà alsecondo arrivato, il cagliaritano Stefano Floris, oltre mt. di distacco chein termini cronometrici corrispondono a poco meno di ”. Decisamenteavvincente è invece la lotta per il secondo posto fra Stefano ed il giovaneNicola Muntone. Nicola nella fase pianeggiante, a circa mt dall’arrivo,ha un vantaggio di circa mt. su Stefano, ma il percorso, come se c’è nefosse bisogno, riserva un’altra piccola variante.

Antonello riesce a raccontare le sue gare come se fossero romanzi,in maniera poetica e sorprendente.

Le frecce azzurre, come spostate per incanto dal tenace Floris, fannodeviare verso destra il percorso gara, presentando agli occhi degli incolpevoliatleti, un discesone di circa mt. dove, anziché spingere a tutta perchiudere il grosso supplizio quotidiano, occorre frenare per non rischiare

. Vivere l’esperienza

di cadere dalla velocità. Alla fine della discesa gli ultimi mt. sono diintensa salita verso l’arrivo finale. Stefano conosceva accuratamente gliultimi km. di gara in quanto nella fase di riscaldamento, prima della gara,si è concentrato su quella parte del percorso per capire come avrebbe chiusola gara. È proprio in questi ultimi mt. che Stefano si gioca tutte le suecarte recuperando in discesa Nicola e staccandolo di pochi metri nella fasedi salita sino all’arrivo. Dietro Muntone arrivano leggermente staccati ilgenovese Giovanni Orrù ed il cagliaritano Massimiliano Locci, tesserato conl’Atl. Olbia mentre il giovanissimo Giuseppe Mura precede il meno giovaneGiovanni Desotgiu ( anni di differenza). Ottavo è Daniele Fraoni cheprecede di pochissimo Andrea Culeddu e Fausto Deandrea mentre ToninoGonanu (M, Atl. Orosei) anticipa decisamente Giovanni Pili che a suavolta distacca al ° posto Filippo Tocco ed il sottoscritto, Antonello Vargiu(M, Futura CA) arrivato boccheggiante. Tra le donne Simona Pili batteMarinella Curreli (entrambe del Cus SS) mentre terza arriva Erica Chighini(Junior, Atl. Ploaghe).

In particolare ad Antonello interessa la strategia dei primi arrivati,la tattica adottata prima della gara che comprende il riscaldamento,lo studio di parti di gare come ad esempio il tratto finale. Tutto ciòper capire come procedere durante il percorso e quando utilizzarele strategie più appropriate che ti permettano di sorprendere uneventuale avversario.

A fine gara tutti gli atleti si sono trasferiti verso il ristorante “Su Toni”dove, nella piazzetta antistante il presidente della Fidal Sergio Lai ha con-segnato le premiazioni. Ai primi sia uomini che donne sono stati donatidei premi in denaro mentre ai primi di ogni categoria sono stati fatti deisimpatici premi contenenti un torrone unito ad un prodotto dell’artigianatoartistico locale (tovagliette, bisacce o campanacci). Nel ristorante l’atmosfe-ra è di grande festa. Il pasto è semplice ma genuino composto da prodottilocali preparati e serviti con cura dal personale del ristorante. Dopo il primoa base di malloreddus ci è stata servita una gustosissima pietanza locale: la“pecora in cappotto”. Ottimo il vino, i salumi così come il pane (spianata)che accompagnava adeguatamente i vari formaggi locali. A fine pasto gliamici di Macomer hanno tirato fuori da una borsa frigo il dessert: “sucasizolu matzu” (caciocavallo marcio). È un formaggio che in questo caso èstato fatto fermentare con la proliferazione al suo interno di tanti piccolivermi saltellanti. A chiusura di pasto torrone in abbondanza per tutti.