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Anche quest’anno abbiamo il dono di
celebrare la santissima notte di Natale. Notte
di sentimenti profondi, di emozioni, di grandi
pensieri; notte di preghiera, di
contemplazione e di adorazione.
Tutti noi, anche quelli che forse vanno poco
in chiesa o vi entrano per la prima volta,
vanno a questa Messa con qualche attesa, con
qualche speranza, pur se forse non sappiamo
esprimerla. È la speranza di essere riportati al
nostro essere più vero, di ritrovare la nostra
semplicità e schiettezza originaria, semplicità
e schiettezza che abbiamo magari vissuto da
bambini davanti al presepio.
Eppure le letture della Messa di Natale non
sono affatto semplici; non ci parlano di per sé
né di Betlemme, né del presepio e nemmeno
di Gesù Bambino, cioè di realtà che
istintivamente ci aspettiamo.
Sono invece testi di alta teologia, dedicati al
mistero dell'Incarnazione, e richiederebbero
da parte nostra una meditazione seria.
Vorrei provare ad andare al di là, oltre il
muro delle frasi difficili, e chiedermi con voi
che cosa può voler dire alla nostra fantasia e
al nostro cuore l'espressione: «il Verbo si fece
carne e venne ad abitare in mezzo a noi».
È l'affermazione che sta al centro della pagina
evangelica e che riassume, nella sua brevità
tutto il mistero di questa notte. Pensiamo
allora a qualche brano più concreto del
Vangelo, che probabilmente ricordiamo anche
se vagamente: Gesù che piange davanti alla
tomba del suo amico Lazzaro; Gesù che
accarezza i bambini che vengono portati a lui;
Gesù che guarda con tenerezza il giovane
ricco che gli domanda che cosa fare per essere
perfetto; Gesù che si indigna di fronte alla
durezza degli ipocriti; Gesù che è invaso dalla
tristezza nel giardino della sua agonia; Gesù
che si lascia inchiodare alla croce e muore
nella solitudine.
Sono tutti episodi che ci fanno comprendere
come il mistero di Dio si è fatto lacrime e
pianto, si è fatto carezza e tenerezza; il Santo
ha preso la misura e la figura
dell'indignazione e della collera;
l'Inaccessibile ha assunto la veste della
tristezza e del dolore; il Trascendente ha preso
la forma della debolezza; l'Onnipotente ha
assunto la figura della morte in solitudine.
E questo tra noi, per noi, in mezzo a noi.
Quando dunque avremo richiamato tante
pagine concrete del Vangelo, che raccontano
il pianto, le carezze, la tenerezza e la gioia di
Gesù, la sua indignazione e la sua tristezza, e
le avremo applicate al mistero trascendente e
altissimo di Dio, forse capiremo meglio il
significato dell'annuncio proclamato in questa
notte: «II Verbo si è fatto carne». Capiremo
qualcosa del senso del Natale, cioè di una
presenza del divino nella storia concreta di un
uomo, di una presenza del mistero di Dio tra
noi; di un Dio che prende su di sé le nostre
debolezze quotidiane, che condivide la nostra
esistenza, spesso affaticata e stanca, che entra
nel mistero della nostra sofferenza e della
nostra morte.
La presenza e la condivisione di Dio della
nostra vita non è solo di 2017 anni fa, ma
continua e si manifesta oggi, nel nostro
tempo, adesso, in questa santa notte. Perché
ANNO XXIII – NUMERO 3
S. NATALE 2017
FOGLIO DI INFORMAZIONE DELLA PARROCCHIA SS. PIETRO E PAOLO DI AZZANO MELLA
BUON NATALE
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Gesù Figlio di Dio e Verbo del Padre, si fa
ora perdono attraverso le parole del perdono
della Chiesa nel sacramento della penitenza;
Gesù ci parla attraverso le parole della Messa;
Gesù si fa cibo tra le mie mani che
consacreranno il pane eucaristico; Gesù viene
nel nostro cuore come nutrimento e come
amico. Dio vuole entrare fino in fondo nella
nostra umanità sempre un po' stanca e opaca,
per renderla partecipe della sua energia
divina, la quale attraversa tutti i tempi,
penetra nell'oggi e ci fa vivere, fin da ora,
l'inizio della pienezza eterna.
Il Verbo si è fatto Bambino, è diventato
membro della razza umana, si è fatto uomo, è
morto, è risorto, si fa presenza viva a ciascuno
di noi.
A noi è chiesto semplicemente di
riconoscerlo, di aprire le braccia alla sua
venuta; allora ogni Natale è un Natale nuovo,
è una nuova offerta di amicizia e di
condivisione che Dio rivolge ad ogni persona
umana.
E da parte nostra, ogni atto di accoglienza, di
giustizia, di perdono, di comprensione, di
solidarietà è il coronamento naturale della
celebrazione del Natale.
Così gli auguri che ci scambiamo avranno il
sapore della consolazione.
Gli auguri di «buona festa» sgorgheranno
davvero dall'esperienza che la nascita del
Figlio di Dio in noi, in ciascuno di noi, è fonte
di pace, di serenità, di apertura di cuore, di
libertà, di cambiamento di vita.
Preghiamo questa notte insieme, gli uni per
gli altri.
Preghiamo affinché la luce del Verbo
incarnato illumini, rischiari tante situazioni
confuse, tanti luoghi di dolore: penso ai
malati, alle persone sole, a chi passerà le feste
negli ospedali, nelle case di cura, penso ai
terremotati, agli stranieri soli: penso a quanti
sono nella sofferenza e nella disperazione.
Affidiamo le nostre preghiere e i nostri
desideri all'intercessione di Maria Madre di
Gesù.
Ella, che nel silenzio adorante contempla il
volto del Verbo che in lei ha preso carne e in
lui, contempla il volto di tutti gli uomini e le
donne della terra, specialmente dei più
sofferenti nel corpo e nello spirito.
Con questi sentimenti, ci diciamo: Buon
Natale!
Don Domenico,
Don Renato,
Don Battista
La storia della matita
Il bambino guardava la nonna che stava scrivendo una lettera. Ad un certo punto, le domandò: "Stai scrivendo
una storia che è capitata a noi? E che magari parla di me?".
La nonna interruppe la scrittura, sorrise e disse al nipote: "E' vero, sto scrivendo qualcosa di te. Tuttavia, più
importante delle parole è la matita con la quale scrivo. Vorrei che la usassi tu, quando sarai cresciuto".
Incuriosito il bimbo guardò la matita senza trovarvi alcunché di speciale.
"Ma è uguale a tutte le altre matite che ho visto nella mia vita!".
"Dipende tutto dal modo in cui guardi le cose. Questa matita possiede cinque qualità: se riuscirai a trasporle
nell'esistenza, sarai sempre una persona in pace con il mondo.
Prima qualità: puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una mano che guida i tuoi
passi."Dio": ecco come chiamiamo questa mano! Egli deve condurti sempre verso la sua volontà.
Seconda qualità: di tanto in tanto, devo interrompere la scrittura e usare il temperino. E' un'azione che provoca
una certa sofferenza alla matita ma, alla fine, essa risulta più appuntita. Ecco perché devi imparare a sopportare
alcuni dolori: ti faranno diventare un uomo migliore.
Terza qualità: il tratto della matita ci permette di usare una gomma per cancellare ciò che è sbagliato.
Correggere è un'azione o un comportamento non è necessariamente qualcosa di negativo: anzi, è importante per
riuscire a mantenere la retta via della giustizia.
Quarta qualità: ciò che è realmente importante nella matita non è il legno o la sua forma esteriore, bensì la
grafite della mina racchiusa in essa. Dunque, presta sempre attenzione a quello che accade dentro di te.
Ecco la quinta qualità della matita: essa lascia sempre un segno. Allo stesso modo, tutto ciò che farai nella
vita lascerà una traccia: di conseguenza, impegnati per avere piena coscienza di ogni tua azione".
Don Domenico
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“Tra moglie e marito”
Il regalo di Natale
«Ogni volta succede immancabilmente la stessa cosa!» commenta Edward, ridendo di gusto. «Io mi presento e dico: "Mi chiamo Edward, e vengo da Pretoria". E più di una volta, anziché Pretoria capiscono Pistoia!». Edward parla perfettamente l'italiano. Al suo italiano perfetto, però, aggiunge una lieve inflessione straniera, che porta gli interlocutori, incuriositi, a domandargli da dove venga. «Mi scusi...» puntualizza Edward cortesemente «non sono di Pistoia, ma di Pretoria, Sudafrica!». Ma qui le cose vanno ancora peggio: l'interlocutore spesso rimane sbalordito: «Sud... Africa?!». Già: perché per molti «Africa» significa solo pelle nera, occhi neri e capelli neri, come l'ebano o come la pece... E invece Edward è bianco che pare albino, ha gli occhi azzurri e chiari, ed è biondo come un campo di grano. Ma non c'è in realtà nulla di strano: i nonni di Edward, come molti sudafricani, erano di origine olandese.
Certo non lo sapevano i genitori di Silvia, brianzoli, mobilieri da tre generazioni, quando la figlia, una domenica sera del mese di novembre del 1994, annunciò in casa che era fidanzata con un sudafricano. A Silvia piacevano i colpi di scena, aveva un grande senso dell'umorismo e sapeva che i suoi erano un pochino razzisti: e si divertì un mondo nel vedere la madre farsi aria con il fazzoletto, come se fosse venuto a mancarle l'ossigeno, e il padre sbiancare al punto da diventare più bianco di Edward e di tutta la sua genealogia olandese.
Edward e Silvia si erano sposati l'anno
successivo, nel 1995.
Benché il livello economico della famiglia di lei fosse piuttosto elevato, i due giovani sposi non avevano voluto troppi aiuti economici e si erano arrangiati da soli anche per cercare e affittare una casa. Edward si era licenziato dalla società petrolifera presso cui lavorava facendo la spola fra l'Europa e il Sudafrica, e aveva trovato lavoro presso una società di import-export, anche se, in questo modo, aveva dovuto accettare un livello di impiego notevolmente inferiore a quello precedente. Il
suo stipendio e la sua posizione sociale erano cambiati... un po' in peggio. Agli inizi, però, era così bello per Edward e Silvia poter vivere finalmente insieme, che non ci facevano caso. Con il passare del tempo, però, la situazione si fece pesante per l'orgoglio di Edward, che cominciò a intristirsi, consapevole del fatto di non essere riuscito a dare a Silvia ciò che sin dall'inizio avrebbe voluto: una bella casa, qualche cena al ristorante, magari una vacanza a Parigi. E la situazione peggiorò quando Edward si vide recapitare a casa una richiesta di pagamento per alcuni debiti che un suo fratello aveva contratto in Sudafrica anche a nome suo. Non si trattava di una grossa cifra, ma... proprio non ci voleva! Edward sentì in cuor suo di avere fallito. Silvia non gli faceva pesare quanto stava accadendo e capiva il rifiuto di Edward all'invito pressante dei suoceri, mobilieri, di accettare un posto di lavoro presso l'azienda familiare. Però l'amarezza e la delusione, pian piano, finirono per investire anche il loro rapporto di sposi, che divenne teso, senza slanci, fatto di piccole recriminazioni e di lunghi silenzi.
Edward decise di partire per Pretoria nel mese di dicembre del 2000 per capire meglio e intervenire di persona sulla questione dei debiti del fratello. In realtà non c'era molto da capire e neppure da fare. Forse, e soprattutto, Edward voleva «staccare» un po', respirare un po' di aria del proprio paese e riflettere. Giunto in Sudafrica, però, subito, ma proprio subito, capì quanto Silvia fosse importante per lui; ricordò i tempi del fidanzamento, quando doveva farsi quattordici ore di volo e a volte anche di più, facendo scalo a Francoforte o ad Amsterdam, per poter stare insieme a Silvia magari per mezza giornata; si accorse di quanto gli mancasse il suono dolce e familiare dell’italiano, che era la lingua di sua moglie… Alla vigilia di Natale tornò in Italia. Aveva con sé un diamante, piccolo e lucente: un dono per Silvia; un simbolo che racchiudeva alla perfezione ciò che Silvia rappresentava per lui.
I suoceri un po' si inquietarono. «È un incosciente! » esclamò il padre. «Con i debiti da pagare, una casa che sembra una catapecchia... un diamante?! Manca di senso pratico!». Ma poi, l'anziano padre, brianzolo, mobiliere da tre generazioni, incrociò lo sguardo della moglie e i due si commossero. E così fu per Silvia.
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Un regalo non «serve» a niente. Un regalo manca di senso pratico. A volte però racchiude in se stesso ciò che molte parole non riuscirebbero a dire. Per questo un regalo è bello: soprattutto per ciò che riesce.
Non sempre le cose che allietano la vita di una
persona o di una famiglia sono cose «pratiche».
In un certo senso non “servono” proprio a nulla;
eppure possono «significare» molto. Se non
significano nulla sono soldi buttati e uno scandalo per
chi vive in povertà.
Un mazzo di fiori, una festa, una serata al ristorante:
non sono cose «pratiche».
Ma se sono il segno di un amore «esagerato», allora...
qualche volta è bello e importante che la persona
che amiamo riceva un regalo «esagerato».
SALUTI DAL PERÙ!
Polloc 09/08/2017
Caro Don Domenico,
come stai? Qua è davvero bello… vorrei prestarti i miei occhi perché possa vedere quello che vedo io
tutti i giorni. La vita è molto diversa, il tempo scorre lentamente, il silenzio è una delle cose che mi sta
colpendo molto…
Ora, fino alla fine di settembre, vivo nella scuola d’arte femminile con altre due ragazze italiane, un
ragazzo peruviano e una ventina di ragazzine. Ci sono numerose regole che, però, le ragazze non
rispettano e quindi sono perennemente in castigo…
I poveri bussano in continuazione per chiederti viveri e ogni volta mentre li consegno penso: “COME
POSSO DIRGLI DI NO?!”. Ti guardano con quel volto sporco e sorridente, con vestiti rotti e
sporchi. Il sabato e la domenica faccio oratorio… le ragazze della foto sono le mie ragazze
dell’oratorio… mi sembra di vivere in un’opera d’arte il cui artista è il Signore.
La cosa che mi ha colpito è l’aiuto al povero… un sabato con le ragazze siamo andate a portare i
viveri ad una coppia (marito e moglie) conosciuti come “los muditos”: non sentono, non parlano e
non vedono… per arrivare da loro il cammino è stato lungo e faticoso, avevo lo zaino pieno di viveri,
mi domandavo perché lo stavo facendo, ma quando sono arrivata da loro è stata una sensazione
strana, come se il mio cuore di pietra si stesse rompendo dando spazio a un cuore caldo…
Penso spesso ai ragazzi di Azzano Mella… la Denise, Alessandro Barbieri, Emanuele, la Giada; la
Giorgia, Liam, Kayl, Andrea, i gemelli Marco e Andrea, Loca Zola, Lorenzo… e anche a tutte le
persone della parrocchia che ho incontrato e a cui voglio molto bene…
Qui c’è bisogno d’aiuto e ne serve molto ma io sola senza l’aiuto di qualcun altro non posso fare
nulla… ti chiedo aiuto… Con la parrocchia sarebbe bello se raccoglieste qualcosa : soldi, viveri…
vedete voi…
Quanto vorrei fossi qui con me…
Questo, secondo me, è un grande regalo… non c’è sera che non penso a quanto sono grata al Signore
che i miei genitori abbiano incontrato questa realtà e che i miei che mi abbiano sempre appoggiata
anche se per loro era sacrificio ( anche tutt’ora).
Aspetto tue notizie…
Come va lì ad Azzano?
Ti porto nel cuore…
Con affetto, SORELLA VALE
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RINATI NELLO SPIRITO
Barbaglio Daniele
Moiana Bianca
Maresca Gianluca
Maresca Matilde
Anni Carlo Alberto
Raineri Erika
Zecchini Francesco
Montanavelli Cristian
Lodrini Matilde
MATRIMONI
Agnelli Gianbattista – Adreoletti Stefania
Birbes Oscar – Delpero Valentina
Zuccarello Luca – Armano Natalia
Ponzoni Alberto – Rivetti Veronica
Pedrana Norman – Metelli Chiara
S. Battesimo Moiana Bianca (3/09/2017)
S. Battesimo Moiana Bianca (3/09/2017)
TORNATI ALLA CASA DEL PADRE
Mensi Maurizio
Carnesecca Angelo
Cavagnoli Rosalia
Scalvenzi Pier Enrico
Albini Ottorino
Lanzanova Enrico
Serventi Paola
Boldini Caterina
Baronchelli Alessandro
Varisco Savina
S. Battesimo Lodrini Matilde (5/11/2017)
ANAGRAFE PARROCCHIALE
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Matrimonio Ponzoni Alberto e Rivetti Veronica
16/09/2017
Matrimonio Zuccarello Luca e Armanu Natalia
22/09/2017
INAUGURAZIONE DEI LOCALI
RISTRUTTURATI DEL BAR DELL’ORATORIO
DOMENICA 24 DICEMBRE
dopo la S. Messa delle ore 10.00
CONTRIBUISCI ANCHE TU CON UN AIUTO PER IL NOSTRO ORATORIO!
IBAN IT 05 W 08575 58100 000000130763
CODICE FISCALE 80012770170 PARROCCHIA SANTI PIETRO E PAOLO
p.za Sagrato ss. Pietro e Paolo, 2
25020 – Azzano Mella
Per le persone giuridiche c’è la possibilità della deduzione fiscale.
Per info chiedere direttamente a don Domenico
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DICEMBRE
18-22 dicembre 18.00 Chiesa parrocchiale Novena di Natale
24 dicembre 24.00 Chiesa parrocchiale S. Messa di mezzanotte
25 dicembre 7.30-10.00-18.00 Chiesa parrocchiale S. Messa
25 dicembre 17.40 Chiesa parrocchiale S. Vespri
31 dicembre 18.00 Chiesa parrocchiale S. Messa con canto Te Deum
GENNAIO
1 gennaio 8.00-10.00-16.00 Chiesa parrocchiale S. Messa
1 gennaio 17.00 Marcia della pace (UP)
6 gennaio 15.00 Chiesa parrocchiale Benedizione Infanzia e
premiazione presepi
27 gennaio 19.00 Oratorio Tempo per la coppia
28 gennaio Pomeriggio
18.00
Oratorio
Chiesa
Festa dell’oratorio di
“DON BOSCO”
S. Messa animata dai ragazzi
delle medie e adolescenti. A seguire
cena al bar dell’oratorio
31 gennaio 18.30 Oratorio S. Messa di S. Giovanni
Bosco
FEBBRAIO
2 febbraio 18.30 Partenza oratorio
Celebrazione in chiesa S. Messa Candelora
3 febbraio 18.00 Chiesa parrocchiale s. Messa con benedizione di S.
Biagio
11 febbraio Pomeriggio Festa di Carnevale
14 febbraio 8.30-16.30-20.00 Chiesa parrocchiale S. Ceneri
Quaresima 15.00
20.30
Chiesa parrocchiale
Chiesa parrocchiale
Via Crucis
Quaresimali
18 febbraio 15.00 Chiesa - esterno S. Messa con processione con la
Madonna di Lourdes
24 febbraio 19.00 Oratorio Tempo per la coppia
25 febbraio Dalle 10.00 Chiesa - oratorio Giornata con la comunità
Shalom (s. Messa ore 10.00, a
seguire testimonianza per ragazzi
medie e superiori con genitori in
oratorio.
Pranzo aperto ai ragazzi,
adolescenti, giovani al bar con
iscrizione.
Pomeriggio: canti e bans in
teatro…)
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MARZO
2-4 marzo Roma Pellegrinaggio per
ragazzi delle medie e
giovani
8 marzo 20.00 Campetto Rogo della vecchia
11 marzo 15.00 Cimitero S. Messa
17 marzo Bar - oratorio Pizzata della festa del
papà
18 marzo 10.00 Chiesa parrocchiale S. Messa con
benedizione dei padri
24 marzo 19.30 Bar - oratorio Cena formativa per genitori
delle medie e adolescenti sulle
sfide educative odierne con la
presenza di un esperto.
Necessaria iscrizione
25 marzo 18.00 Chiesa S. Messa animata dai ragazzi
delle medie e adolescenti. A
seguire cena al bar dell’oratorio
29 – 31 marzo 20.30 Chiesa parrocchiale S. Triduo pasquale
APRILE
1 aprile 7.30-10.00-18.00 Chiesa parrocchiale S. Messa di Pasqua
9 aprile 18.30 Santuario
Madonna della
Formica
S. Messa
Annunciazione
“E’ Natale ogni volta che sorridi a
un fratello e gli tendi la mano. … E’
Natale ogni volta che riconosci con
umiltà i tuoi limiti e la tua
debolezza. E’ Natale ogni volta che
permetti al Signore di rinascere per
donarlo agli altri”.
(Madre Teresa di Calcutta)