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Cap.5 Il rimando dell’esperienza sociale al fondamento teologico 1. L’esperienza sociale come dimora di un senso trascendente 2. Fondazione cristologica dell’agire sociale 3. Il rilievo politico della carità

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Cap.5 Il rimando dell’esperienza sociale al

fondamento teologico1. L’esperienza sociale come dimora di

un senso trascendente2. Fondazione cristologica dell’agire

sociale3. Il rilievo politico della carità

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• Introduzione• -la teologia sociale mette in luce modi

intrinseci di rimando dell’esperienza sociale all’esperienza della fede.

• -comprende i rapporti sociali nella loro consistenza antropologica

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• -interpreta i fatti sociali integrando la molteplicità dei vissuti sociali nella direzione della giustizia escatologica anche sul versante positivo OA 37, non attraverso il metodo della contrapposizione ma della mediazione

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L’esperienza sociale come dimora di un senso trascendente

• -il problema sociale di fondo: la separazione dell’esperienza morale dalle istituzioni

• -predominio della razionalità funzionale

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• -sufficienza del diritto, inteso come norma che non è debitrice nei confronti delle forme concrete dell’esperienza storica

• -crisi del soggetto, il ritorno alla religione riempie il vuoto di senso della cultura

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• -religione esoterica che promette un altrove sconnesso dai luoghi effettivi della vita quotidiana, immaginaria senza chiesa e senza pretesa di valere come criterio di giudizio della vita quotidiana, proiettiva in quanto elaborazione immaginaria dei simboli trasmessi e non discernimento dell’effettivo,

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• invisibile quale ideologia di supporto all’identità immaginaria del soggetto non all’identità socialmente ascritta (identità personale come fenomeno privato è conseguenza della società moderna)

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• -compito della teologia sociale è denunciare questa immagine di religione e analizzare criticamente le trasformazioni civili

• -esigenza di fondo: restituire la dimensione di senso alle istituzioni, correlando la fede evangelica alle condizioni oggettive dell’esperienza sociale

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• Le istituzioni nel passaggio alla modernità

• -in che senso le istituzioni hanno una intrinseca qualità etica?

• -carattere riduttivo di ogni spiegazione strumentale, come prodotto umano

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• -con la modernità, emerge la loro storicità e la percezione individualistica del bene, privatizzato

• -mancanza di senso delle istituzioni, Bauman: adiaforizzazione

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• -Habermas: demoralizzazione dei sistemi sociali, differenziazione tra diritto e morale, eliminazione dei valori dalle istituzioni

• -la morale cessa di essere codice di integrazione della società, solo una funzione specializzata e non pervasiva

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• -emerge il problema nella forma di strutture mitiche, di inconscio

• L’istituzione come mediazione della libertà

• -istituzione come fatto sociale e oggettivazione di un rapporto interumano, in connessione con un bisogno

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• -ha origine dalla libertà ed è connessa a bisogni, è un appello alla libertà ed è coercizione

• -pone di fronte all’altro anonimo, il terzo, il socio, la persona senza volto, esprime l’universalità dell’agire stesso, ha consistenza di sistema razionale

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• l’istituzione è mediazione della libertà, permette la sopravvivenza (Gehlen) e realizza simultaneamente l’evidenza dei valori, rapporto intrinseco alla libertà

• -fenomenologia non naturalistica della libertà: il sociale come zona media tra la necessità e la libertà, una fondamentale situazione etica (Ricoeur)

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• Mounier: personalismo drammatico per l’intreccio tra persona, ruoli sociali e processi sociali

• -è istituita dalla libertà ed è istituente in quanto condizione trascendentale del porsi della libertà, circolarità e irriducibilità dell’istituzione all’altro: continuità e novità,

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• Il dialogo interpersonale non è misura di ogni relazione umana. Il compito del cristiano come continua interpretazione e correzione delle istituzioni come capacità di storia, rendendo le istituzioni giuste.

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• -l’azione deve passare attraverso la mediazione delle istituzioni che hanno per fine di dominare la discontinuità del tempo

• -criteri diversi da quelli delle relazioni corte

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-l’istituzione è moralizzata se mobilitata verso le sue finalità e non centrata solo sulla sua sopravvivenza

• -non solo contrapposizione dialettica, ma interpretazione, correzione delle istituzioni

• - che provocano la libertà comune, l’istituzione giusta sintetizza il bene e l’efficienza storica, la libertà nella sua dimensione storicopolitica

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Fondazione cristologica dell’agire sociale

Un’incompiuta discontinuità

-la parziale apparizione del Regno di Dio in una società con cui è storicamente discontinuo

-le istituzioni corrispondono al comandamento di Dio ma sono sotto il segno del peccato

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• -il concetto di strutture di peccato esprime il giudizio teologico sulla dinamica di senso che in esse può trasparire, sulla pretesa a soggiogare l’uomo

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• -il senso appartiene alla storia a partire da ciò che la trascende, diversi livelli dell’elaborazione del senso comune: le norme, i valori, i principi ultimi a cui appartiene lo spazio del religioso

• -la libertà si compie in una situazione già qualificata, la cultura è la forma storica in cui si oggettivizza il senso dell’umano

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• L’unità nella differenza

• tra giustizia del Regno e giustizia sociale c’è un rapporto positivo pur nella non identità.

• -rapporto di unità ordinata: prima il dono di Dio e poi l’impegno dell’uomo

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• -rapporto di unità nella differenza: la giustizia sociale è parte essenziale del Vangelo che non si riduce alla giustizia sociale

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• -unità nella differenza vissuta in Cristo, dove le differenze (gradualità, lotta, tentazione) non spezzano l’unità (amore a Dio e al prossimo) ma sono in essa contenute. È la logica cristocentrica che presuppone una antropologia non riduttiva

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• -una dinamica che pone la libertà cristiana come principio critico delle liberazioni umane che non sono aggiuntive rispetto alla salvezza

• -il Vangelo non si pone come conclusione della storia né anticipazione del futuro, ma come determinazione del presente da parte di Gesù

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• -l’identificazione del rapporto va cercata nella linea del tutto e della parte, dove la grazia non sostituisce la libertà ma la postula e la rende possibile, salvezza escat non condizionata dal progresso

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• Un rapporto in termini dinamici e critici

• la differenza escatologica tra la giustizia di Dio e la giustizia sociale non è né indipendenza né indifferenza

• -la teoria dei due ordini nella teologia manualistica

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• -la distinzione va pensata non in termini statici (teoria dei due ordini) ma storici-dinamici a partire dalle condizioni concrete

• (merito della Teologia della liberazione)

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• -in termini di differenza critica: la giustizia del Regno come principio di giudizio di ogni figura di giustizia sociale in base al criterio costitutivo della prassi sociale cristiana: Gesù quale criterio ermeneutico della giustizia sociale, non emancipa il cristiano dal riferimento alle mediazioni simboliche dei rapporti sociali

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• non correlazione univoca tra i due livelli: non legittimazione teologica di una forma di società o subordinazione della fede agli obiettivi sociali

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• La giustizia del Regno come contesto ultimo

• -a partire dal senso che trascende la storia non si legittima l’immobilismo sociale, ma si evita la disperazione e si esclude ogni equilibrio definitivo. Il riferente trascendente è la base per la trasformazione e per il giudizio di legittimità

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• -le realtà sociali considerate nella prospettiva di Dio

• Contestazione sempre nuova non solo in termini polemici, ma coniugata con le possibiiità concrete

• -l’azione verso la società è compresa nell’orizzonte più largo dell’attività redentiva di Dio

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• sullo sfondo di questo rapporto si pone l’impegno sociale del cristiano inteso a dilatare praticamente lo spazio delle esigenze etiche

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• né conclusione luterana della non perfettibilità delle istituzioni, né contrapposizione negativa, ma determinare le modalità specifiche della responsabilità del credente nella società specificando il bene possibile nelle condizioni concrete

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• -fondare teologicamente l’etica sociale signifca mostrare che ciò che è altro (Regno di Dio e regni terreni) o differente è alleato o unito. Tutto deve dire Gesù ma nella differenza, e in questa c’è la consistenza dell’umano storico.

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Il rilievo politico della carità

• La circolarità tra carità e giustizia• -la formulazione del rapporto tra

giustizia cristiana e giustizia sociale in termini critici e dinamici permette di superare un rapporto di sovrapposizione tra carità e giustizia

• -nell’amore l’origine stessa della giustizia sociale, la carità non può essere ridotta alla cura del povero (Caritas in veritate)

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• -nella visione tradizionale la giustizia come opera della ragione, opera esteriore

• L’amore come forma utopica dei rapporti civili riferita alla scelta personale

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• -schema dottrinale cattolico: la giustizia è riferita alla città terrena, la carità alla città escatologica ( Agostino), ordine naturale e ordine soprannaturale (Tommaso)

• Il di più della carità riguarda il momento interiore dell’esperienza morale

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• -schema protestante: due forme diverse e contradditorie del Regno di Dio, regno della mano destra e regno della mano sinistra

• -influenza di Agostino su Lutero e concezione radicale del peccato originale

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• Opposizione tra logica dell’equivalenza e logica della sovrabbondanza?

• -come rendere feconda questa sproporzione?

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• -Clavero: ruolo centrale della condanna del profitto o usura nel cattolicesimo e nel suo rapporto con il capitalismo, priorità della relazione caritatevole rispetto a quella contrattuale o di giustizia, l’operazione economica mantenuta nel registro della relazione personale e tradotta in doni reciproci

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• -la carità mantiene il legame sociale, la giustizia è finalizzata all’equilibrio formale delle relazioni

• -l’economia razionale non può funzionare senza convenzioni precise

• -la teologia cattolica induce una socialità più personale e attiva, quella protestante una socialità più efficiente e moderna

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• -la differenza delle due tradizioni si fonda su differenze antropologiche: in Lutero solo Dio dona, la grazia è assoluta, le opere sono delegittimate, fossato invalicabile tra giustizia divina e giustizia umana, fede solo spirituale e affari con regole autonome, non c’è comunicazione

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• -tradizione protestante: interiorizzazione della carità e giustizia secolare, influsso sulla nascita della separazione coscienza e società

• -composizione o compromesso non integrazione tra carità e giustizia, schizzofrenia latente

• -l’amore non appartiene alla natura umana? Dono senza reciprocità?

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• La buona reciprocità della giustizia • -nella tradizione cattolica l’amore è

conforme alla natura profonda dell’uomo, la giustizia non si riduce all’equivalenza (do ut des)

• -la logica della carità sta nel gesto fondatore di Dio che rende possibile la fratellanza non distruggibile dal peccato

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• -”Tutto quanto volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”= dona tu per primo ciò che vorresti ricevere, tutti vogliono ricevere un dono gratuito

• -”Tutto quanto volete…”: il desiderio infinito di riconoscimento

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• -la giustizia comanda la reciprocità del dono a partire da un originario già essere riconosciuti

• -”Se amate quelli che vi amano…”condanna la falsa reciprocità utilitarista non ogni reciprocità

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• -la giustizia come canale della carità, reciprocità buona che fa riferimento al dono di Dio che ha dato inizio al riconoscimento (CV),

• -la giustizia comanda non la stretta simmetria ma ha per oggetto il desiderio di essere riconosciuti (tutto quanto volete), senza misura, realizzato dalla carità

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• -la carità rende accessibile la divina misericordia, carattere sacramentale della giustizia,

• -la giustizia viene trasformata: giustizia come applicazione dell’amore ai rapporti sociali: la persona riconosciuta non solo come autonoma ma come un bene nella sua prossimità, in cui compare l’originario appello dell’Altro, priorità di chi ha donato, non ricambiabile in modo completo

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• Il dono come debito e la giustizia come mutuo indebitamento

• -ciascuno è debitore di ciascuno e di tutti • -un riconoscimento originario dei soggetti

come un debito reciproco è il significato dell’agape

• -l’esistenza di ognuno è debitrice alla società in una rete di reciprocità (es. la famiglia) in cui ognuno è donatore e donatario

• -il dono come debito interrompe il progetto immunitario dell’individualismo moderno

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• -l’amore presuppone il riconoscimento del debito, l’esperienza di un dono gratuito rende possibile la difesa di ciò che è senza prezzo come critica alla cultura del mercato e come testimonianza dell’offerta unilaterale di Dio

• -compito della teologia sociale: articolare l’intreccio di giustizia e carità e illustrarne le profondità teologica

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• La responsabilità politica della carità cristiana

• -la carità come componente ineliminabile di ogni struttura sociale (CV)

• -oggi la carità occupa le forme interstiziali

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• Occorre riflettere sulle forme originarie di prossimità e il loro rapporto con la carità di Cristo, la carità investe le forme della cultura e quindi le istituzioni

• -Levinas e Girard: alla cultura dominata dal mercato l’alternativa dell’amore indicibile, la cultura è inganno

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• Si allarga la divaricazione tra dono e scambio, puro dono astratto dallo scambio e senza rilievo etico, si emargina ancora la carità dai rapporti sociali

• -magari relegandola nel terzo settore

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• -il terzo settore viene delegato dalle istituzioni a gestire le loro inadempienze, emarginando ancora la carità, si consente al sistema di sviluppare logiche esterne all’etica, carità appiattita sulla beneficienza

• -la carità soc come esigenza obiettiva dei rapporti sociali e non a latere e marginale

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• soluzione: considerare il nesso tra carità e rapporti originari di prossimità codificati nella cultura, la carità non si riduce alla cura del povero ma dell’altro simile a me e vicino

• -nei rapporti originari c’è un rimando ad una speranza trascendente che la cultura non sa definire

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• Se ridotta alla cura del bisognoso la carità diventa impolitica e incapace di alimentare la critica al costume

• -la politica come il profilo per il quale in ogni rapporto umano è in gioco il rapporto con tutti

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• La critica politica della carità

• -la critica della carità come atto occasionale, puro dono, come debolezza della giustizia,

• riscoperta del valore economico della solidarietà, connotazione ideologica, marxista, della critica alla benevolenza paternalistica che crea dipendenza, primato della giustizia, giustizia come dignitosa reciprocità, la carità non può sostituire la giustizia

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• Una giustizia riorientata dalla carità

• -influenza dell’amore sulla giustizia: attenzione alla persona concreta, ed enfasi sulla mutualità sociale e interdipendenza, es perdono e giustizia connessi, commercio e interventi sulle disuguaglianze

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• -la carità introduce dinamiche squilibranti nel sistema ma non irrazionali

• -la tensione verso l’equivalenza tra carità e giustizia mira alla relazione fraterna di reale riconoscimento

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• -chiarisce il rapporto tra dono che esprime il desiderio infinito e il ricevere che esprime la finitezza umana

• -lo scambio consente di sperimentare la propria finitudine senza rinunciare alla propria infinità

• -costretti a vivere soprattutto di scambi