S. Emma di Gurk Anno XXXVIII N. 94 edizione straordinaria...

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c m y k S. Emma di Gurk www.avvenire.it Joseph Ratzinger eletto Papa: «Mi affido alle vostre preghiere» Martedì, 19 aprile 2005 Anno XXXVIII N. 94 0,90 il profilo Il custode della fede tra fermezza e sorriso Per 24 anni alla guida dell’ex Sant’Uffizio SALVATORE MAZZA A PAGINA 3 la storia Il lungo braccio di ferro con Lefebvre. In una relazione del 1988 il racconto dello scisma GIAN MARIA VIAN A PAGINA 4 l’aneddoto Quand’era professore, per la finezza dell’eloquio, guadagnò il nome di «bocca d’oro» STEFANO TOGNOLI A PAGINA 5 gli studi e i libri Sant’Agostino la sua passione Apprezzato teologo già prima del Concilio GIAN MARIA VIAN A PAGINA 6 edizione straordinaria Il cardinale Joseph Ratzinger, tedesco della Baviera, 78 anni, finora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, è stato eletto Papa al quarto scrutinio, dopo un giorno e mezzo di Conclave. La notizia dell’elezione del successore di Giovanni Paolo II è arrivata alle 17,50 con fumata bianca Poi le campane di san Pietro hanno suonato a festa. Con il passare dei minuti la piazza si è riempita di migliaia di persone. Alle 18,40 si sono aperte le finestre della Loggia delle benedizioni e si è affacciato il protodiacono Medina Estevez, incaricato di annunciare il nome del successore di Pietro. Il nuovo Pontefice ha scelto il nome di Benedetto XVI. Alle 18,50 Ratzinger si è affacciato, sorridente e benedicente. «Cari fratelli e sorelle», ha esordito il Papa, interrotto da un applauso. «Dopo il grande papa Giovanni Paolo II i signori cardinali hanno eletto me, un semplice umile lavoratore nella vigna del Signore» «Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere». Quindi: «Nella gioia del Signore risorto, fiduciosi nel suo aiuto, andiamo avanti, il Signore ci aiuterà e Maria sua santissima madre sarà dalla nostra parte. Grazie». u seguimi». Per ben sette volte nell’omelia esequia- le in suffragio di Giovanni Paolo II, il cardinale Joseph Ratzinger aveva ripetuto l’imperioso invito di Gesù a Pietro, come a garantire che era quella la chiave di lettura più certa per interpretare l’intera esistenza di Karol Wojtyla. Da elemento retori- co a presentimento autobiografi- co? Non lo sappiamo. Di sicuro c’è che quell’invito pasquale di Gesù oggi pomeriggio è risuonato anco- ra una volta nella Cappella Sistina, attraverso il voto dei cardinali elet- tori, ma rivolto stavolta allo stesso Joseph Ratzinger. «Tu seguimi». E lui, abbandonando tutto, l’ha se- guito. Colpisce ancora una volta la rapi- dità dell’elezione. Evidentemente la Chiesa, specie quella dei nostri tempi, non sopporta di essere orfa- na. Quella del sabato santo è un’as- senza perentoria ma grazie a Dio circoscritta, un’assenza che preme sulle pareti per sbocciare prima possibile nella Pasqua. Oggi è Pa- squa. Benedetto XVI è il dono che il Signore ci fa in questo mistico tem- po pasquale dell’anno 2005. Di lui crediamo di sapere molto, e altro ancora ci verrà riversato nei prossimi giorni e anni. Imparere- mo presto peraltro a misurarci con lui, lui nel suo nuovo ruolo. Ricor- dandoci magari di quello che un giorno disse un esperto di queste cose quale il cardinale Siri: «Un Pa- pa nasce nel conclave. Viene al mondo quando nella Sistina riceve i voti della maggioranza dei cardi- nali. In quel preciso momento l’e- letto cessa di essere tutto ciò che è stato prima». Finale di citazione un po’ troppo severa? No, riflette una saggezza antica della Chiesa. Noi a- miamo pensare che nel Papa nuo- vo ritroveremo tutto ciò che in lui abbiamo già imparato ad apprez- zare, e molto di più. Egli ora è in u- na condizione assolutamente ine- dita, non paragonabile ad altre, che gli farà sprigionare le riserve dalla Provvidenza custodite allo scopo. In una conferenza sul primato del Papa che tenne, guarda caso, il 18 a- prile di 14 anni fa, il prefetto della Congregazione per la fede diceva che c’è una confortante e indubita- bile convergenza nei dati biblici cir- ca la verità sul primato. «Non è un’invenzione», obiettò. E insistet- te sull’idea di Pietro-roccia. Roccia che si oppone alla marea di incre- dulità, roccia contro la riduzione della Parola a quanto c’è di facil- mente plausibile. Per questo esiste un collegamento stretto tra la pie- tra d’inciampo e la roccia. E per que- sto il chiamato non deve spaven- tarsi, non può indietreggiare. Pro- prio così, diceva. Non aveva indie- treggiato neppure KarolWojtyla, no- nostante il suo innato pudore. E il pontificato con lui stava toccando un’autorevolezza grande. E con- cludeva: «C’è un grande bisogno del Papa oggi, anche fuori della Chiesa». Ora possiamo dirgli, nel caso non lo sapesse, che c’è un grande bisogno di lui, della sua fede e della sua e- nergia creativa per aiutarci a guar- dare dalla parte dove spunta l’au- rora. La folla stasera l’ha già applaudito scandendo il nome di Benedetto. Così lo chiameranno gli atti apo- stolici e i giornali. Ma il suo nome più vero, ricordiamocelo, è Pietro. T « LA CHIAMATA NELLA SISTINA MA IL SUO VERO NOME È PIETRO DINO BOFFO

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S. Emma di Gurk

www.avvenire.it

Joseph Ratzingereletto Papa: «Mi affidoalle vostre preghiere»

Martedì, 19 aprile 2005 Anno XXXVIII N. 94

€ 0,90

il profiloIl custode della fedetra fermezza e sorrisoPer 24 anni alla guidadell’ex Sant’Uffizio

SALVATORE MAZZA A PAGINA 3

la storiaIl lungo braccio di ferrocon Lefebvre. In unarelazione del 1988 il racconto dello scisma

GIAN MARIA VIAN A PAGINA 4

l’aneddotoQuand’era professore, per la finezzadell’eloquio, guadagnò il nome di «bocca d’oro»

STEFANO TOGNOLI A PAGINA 5

gli studi e i libriSant’Agostinola sua passioneApprezzato teologogià prima del Concilio

GIAN MARIA VIAN A PAGINA 6

edizione straordinaria

● Il cardinale JosephRatzinger, tedesco dellaBaviera, 78 anni, finoraPrefetto dellaCongregazione per laDottrina della Fede, èstato eletto Papa al quartoscrutinio, dopo un giornoe mezzo di Conclave. Lanotizia dell’elezione delsuccessore di GiovanniPaolo II è arrivata alle17,50 con fumata bianca

● Poi le campane di sanPietro hanno suonato afesta. Con il passare deiminuti la piazza si èriempita di migliaia dipersone. Alle 18,40 si sonoaperte le finestre dellaLoggia delle benedizioni esi è affacciato ilprotodiacono MedinaEstevez, incaricato diannunciare il nome delsuccessore di Pietro.

● Il nuovo Pontefice hascelto il nome diBenedetto XVI. Alle 18,50Ratzinger si è affacciato,sorridente e benedicente.«Cari fratelli e sorelle», haesordito il Papa, interrottoda un applauso. «Dopo ilgrande papa GiovanniPaolo II i signori cardinalihanno eletto me, unsemplice umile lavoratorenella vigna del Signore»

● «Mi consola il fatto che ilSignore sa lavorare edagire anche construmenti insufficienti esoprattutto mi affido allevostre preghiere». Quindi:«Nella gioia del Signorerisorto, fiduciosi nel suoaiuto, andiamo avanti, ilSignore ci aiuterà e Mariasua santissima madresarà dalla nostra parte.Grazie».

u seguimi». Per ben settevolte nell’omelia esequia-

le in suffragio di Giovanni Paolo II,il cardinale Joseph Ratzinger avevaripetuto l’imperioso invito di Gesùa Pietro, come a garantire che eraquella la chiave di lettura più certaper interpretare l’intera esistenza diKarol Wojtyla. Da elemento retori-co a presentimento autobiografi-co? Non lo sappiamo. Di sicuro c’èche quell’invito pasquale di Gesùoggi pomeriggio è risuonato anco-ra una volta nella Cappella Sistina,attraverso il voto dei cardinali elet-tori, ma rivolto stavolta allo stessoJoseph Ratzinger. «Tu seguimi». Elui, abbandonando tutto, l’ha se-guito.Colpisce ancora una volta la rapi-dità dell’elezione. Evidentementela Chiesa, specie quella dei nostritempi, non sopporta di essere orfa-na. Quella del sabato santo è un’as-senza perentoria ma grazie a Diocircoscritta, un’assenza che premesulle pareti per sbocciare primapossibile nella Pasqua. Oggi è Pa-squa. Benedetto XVI è il dono che ilSignore ci fa in questo mistico tem-po pasquale dell’anno 2005.Di lui crediamo di sapere molto, ealtro ancora ci verrà riversato neiprossimi giorni e anni. Imparere-mo presto peraltro a misurarci conlui, lui nel suo nuovo ruolo. Ricor-dandoci magari di quello che ungiorno disse un esperto di questecose quale il cardinale Siri: «Un Pa-pa nasce nel conclave. Viene almondo quando nella Sistina ricevei voti della maggioranza dei cardi-nali. In quel preciso momento l’e-letto cessa di essere tutto ciò che èstato prima». Finale di citazione un

po’ troppo severa? No, riflette unasaggezza antica della Chiesa. Noi a-miamo pensare che nel Papa nuo-vo ritroveremo tutto ciò che in luiabbiamo già imparato ad apprez-zare, e molto di più. Egli ora è in u-na condizione assolutamente ine-dita, non paragonabile ad altre, chegli farà sprigionare le riserve dallaProvvidenza custodite allo scopo. In una conferenza sul primato delPapa che tenne, guarda caso, il 18 a-prile di 14 anni fa, il prefetto dellaCongregazione per la fede dicevache c’è una confortante e indubita-bile convergenza nei dati biblici cir-ca la verità sul primato. «Non èun’invenzione», obiettò. E insistet-te sull’idea di Pietro-roccia. Rocciache si oppone alla marea di incre-dulità, roccia contro la riduzionedella Parola a quanto c’è di facil-mente plausibile. Per questo esisteun collegamento stretto tra la pie-tra d’inciampo e la roccia. E per que-sto il chiamato non deve spaven-tarsi, non può indietreggiare. Pro-prio così, diceva. Non aveva indie-treggiato neppure Karol Wojtyla, no-nostante il suo innato pudore. E ilpontificato con lui stava toccandoun’autorevolezza grande. E con-cludeva: «C’è un grande bisogno delPapa oggi, anche fuori della Chiesa». Ora possiamo dirgli, nel caso non losapesse, che c’è un grande bisognodi lui, della sua fede e della sua e-nergia creativa per aiutarci a guar-dare dalla parte dove spunta l’au-rora.La folla stasera l’ha già applauditoscandendo il nome di Benedetto.Così lo chiameranno gli atti apo-stolici e i giornali. Ma il suo nomepiù vero, ricordiamocelo, è Pietro.

LA CHIAMATA NELLA SISTINA

MA IL SUO VERO NOME È PIETRODINO BOFFO

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2martedì 19 aprile 2005

L’elezioneAlle 18,48 l’uscitadi fronte alla folladi decine di migliaia dipersone accorsein San PietroLe prime paroledi Benedetto XVIche è rimasto affacciato abenedire e a salutareper più di 10 minuti

DA ROMASALVATORE MAZZA

e mani unite, levate sopra latesta. Il sorriso gentile, gli oc-chi quasi stupiti. E quelle pa-

role: «Dopo il grande Papa Giovan-ni Paolo II, i signori cardinali han-no eletto me un semplice e umilelavoratore nella vigna del Signore».Alle 18.48 di ieri si è presentato co-sì, alle folla immensa di San PietroJoseph Ratzinger–Benedetto XVI, e-letto ieri dal Collegio cardinaliziocome successore di Papa Wojtylaalla quarta votazione del Conclave,uno dei più veloci della storia mo-derna. «Cari fratelli e sorelle – hadetto il nuovo Pontefice affaccian-dosi secondo la tradizione alla Log-gia centrale della Basilica di SanPietro, cinquantadue minuti dopoche la fumata bianca aveva annun-ciato l’avvenuta elezione – dopo ilgrande Papa Giovani Paolo II, i si-gnori cardinali hanno eletto me unsemplice e umile lavoratore nellavigna del Signore. Mi consola il fat-to che il Signore sa lavorare e agireanche con strumenti insufficienti esopratutto mi affido alle vostre pre-ghiere. Nella gioia del Signore risor-to fiducioso del suo aiuto perma-nente andiamo avanti e Maria suasantissima Madre sta dalla nostraparte. Grazie».«Ed ora – ha aggiunto immediata-mente dopo, dopo aver atteso perun attimo, guardandosi intornocon gli occhi quasi smarriti – la be-nedizione». A quel punto la folladei fedeli in piazza San Pietro e invia della Conciliazione, davveroimponente, ha fatto silenzio per ri-cevere la prima benedizione im-partita da Papa Benedetto XVI, ri-spondendo alle singole invocazionicon dei lunghi amen cantati. Subitodopo sono ripresi gli applausi e icori di acclamazione per il nuovoPontefice, mentre Papa Ratzinger siritirava dalla Loggia.In quel momento era passata pocopiù di un’ora e venti minuti daquando il camino al di sopra dellaSistina aveva iniziato a sbuffare fu-mo. Incerto, all’inizio, grigio, a trattiquasi nero. Poi finalmente, decisa-mente bianco. inquivocabilmente.Ancora pochi minuti, con già la fol-la che appludiva, e come previstoanche le campane di San Pietrohanno iniziato a suonare a festa,subito imitate da tutte le campanedi Roma.Un richiamo che ha attirato inpiazza San Pietro, letteralmente dicorsa, almeno duecentomilapersona in meno di un’ora:moltissimi i giovani, e davveromoltissime le bandiere di tutto ilmondo, italiane e polacche,spagnole e libanesi, tedesce,inglesi, americane.... La piazza e viadella Conciliazione scoppiavano digente quando finalmente, alle settemeno un quarto, le tende dellaLoggia delle Benedizioni venivafinalmente scostata e ilProtodiacono del Collegiocardinalizio, il cardinale cilenoJorge Arturo Medina Estevez,appariva al balcone: il primoannuncio ai "fratelli e alle sorelle" èstato dato, prima volta nella storia,in italiano, spagnolo, francese,tedesco e inglese. Quindi, in latino,il porporato ha pronunciato laformula di rito Annuntio vobisgaudium magnum abemus Papam.Al Joseph tutta la piazza ha capitodi chi si trattava, e subito si sonolevate dalla folla grida "Ratz-in-ger-Ratz-in-ger-Ratz-in-ger". Lui. Ilnuovo Papa. Benedetto XVI.

L

Monaco in festa, campane a Marktl

DA MONACOSTEFANO TOGNOLI

il primo Papa bavareseda quasi un millennio eMonaco di Baviera ha

accolto con stupore e grandegioia la fumata bianca che haportato in modo fulmineo Ol-tralpe la notizia della elezione

È

di Joseph Ratzingercon il nome di Bene-detto XVI al sogliopontificio. In una gior-nata grigia e piovosanon diversa da quellavissuta dai fedeli inPiazza San Pietro in

attesa dell’esito della secondagiornata di Conclave, le cam-pane delle Chiese del capo-luogo bavarese, guidate dallachiesa cattedrale Frauenkir-che hanno suonato a festa persalutare il nuovo Papa cheguidò proprio l’Arcidiocesi diMonaco di Baviera dal 1977 fi-no alla sua chiama a Roma nel1981 da parte di Papa Giovan-

ni Paolo II. E anche nel nomescelto dal nuovo Papa tra-spaiono le origini bavaresi diBenedetto XVI. È proprio in-fatti la tradizione benedettinaa essere fortemente presentenelle radici religiosa di questaregione del Sudest della Ger-mania, tra i centri più impor-tanti del cattolicesimo tede-sco. L’Arcidiocesi di Monaco di Ba-viera non si è fatta attenderenel reagire alla notizia prove-niente da Roma. Già ieri sera,poche ore dopo l’apparizionedi Benedetto XVI, davanti allafolla di fedeli riuniti in PiazzaSan Pietro, anche i monacen-

si si sono riuniti nel Duomodedicato alla "Santa Signora"per una Messa di ringrazia-mento celebrata dal Vescovovicario Wngelbert Siebler, tro-vandosi l’Arcivesco della città,il Cardinale Friedrich Wetter,ancora a Roma data la sua par-tecipazione al Conclave.Grande emozione e gioia hascatenato la notizia della no-mina di Joseph Ratzinger al so-glio pontificio anche tra i suoiconcittadini di Marktl, il pic-colo paese di meno di tremilaanime assiepato nella campa-gna bavarese verso il confinecon l’Austria e Salisburgo. Ilsindaco del paese, nell’ap-

prendere la notizia dal salottodi casa, è saltato dalla poltro-na e con pugno chiuso ha det-to: «È incredibile che il nuovoPapa sia un cittadino di Mark-tl». Poi con grande entusiasmoha rivolto in nome della cittàcongratulazioni "dal profon-do del cuore" al nuovo Papa.Sulla piazza del mercato, pocodistante dal palazzo del Muni-cipio, sorge la casa natale diJoseph Ratzinger. Ora il Sin-daco ha annunciato una se-duta d’emergenza per decide-re il da farsi. Ma è in tutta laGermania che la notizia del-l’elezione di Ratzinger è stataaccolta con entusiasmo.

i festeggiamentiEntusiasmo in tutta laGermania. Dal piccolo centrobavarese che ha dato i Natalial nuovo Pontefice messaggiodel sindaco a nomedell’intera cittadinanza

Ratzinger saluta dalla Loggia. E la piazza esplode«Umile lavoratore della vigna»

LE PRIME PAROLE

Cari fratelli e care sorelle, dopo il grandePapa Giovanni Paolo II, i SignoriCardinali hanno eletto me, un semplicee umile lavoratore nella vigna delSignore. Mi consola il fatto che il Signoresa lavorare e agire anche con strumentiinsufficienti e soprattutto mi affido allevostre preghiere, nella gioia del Signorerisorto, fiduciosi del Suo aiutopermanente. Andiamo avanti, il Signoreci aiuterà, e Maria, Sua SantissimaMadre, sta dalla nostra parte.

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3maretdì 19 aprile 2005

il profiloProbabilmente è il volto più notodella Chiesa cattolicaPer 24 anni è stato il Prefetto della Dottrina della Fede. È nato in Germania, in Baviera, il 16 aprile1927. Era il Sabato Santo e fubattezzato proprio in quel giorno.«L’ho sempre considerato comeun significativo segno dellaProvvidenza». Costrettoad arruolarsi disertò nel 1945 e fu prigioniero per un anno

DI SALVATORE MAZZA

na corona di capelli bian-chissimi e folti. Con unciuffo quasi da scugnizzo a

sovrastare un volto ricco di spigoli,ma mai spigoloso. Lo sguardo com-mosso che si è affacciato poco pri-ma delle 19.00 su piazza San Pietronon è che una conferma. Quella diJoseph Ratzinger, Benedetto XVI, èprobabilmente la "faccia" più cono-sciuta della Chiesa cattolica. In qual-che modo "mitica", associata a unincarico – quello di custode dellaDottrina della Fede – che in 24 annigli sono valsi una serie di aggettiviche vanno da "severo" a "intransi-gente", passando per "conservato-re", "restauratore", "duro". Aggetti-vi quasi sempre associati, nei rac-conti, a un carattere altrettanto a-spro. Leggende.Basterebbe averlo frequentato ap-pena un po’ per rendersi conto di co-me il Ratzinger talora raccontato siadiverso dall’originale. Basterebbe es-sersi trovati magari per un attimo atu per tu con i suoi occhi chiari inperenne movimento, intensi e iro-

U

nici, o essersi imbattuti nel suo sor-riso disarmante al mattino presto,attorno alle 8.30, quando a piedi sireca nel suo ufficio in piazza del San-to Uffizio, e pronto a fermarsi ascambiare qualche battuta. Baste-rebbe poco, insomma, per scoprirecome gentilezza, disponibilità e ca-pacità di ascolto siano i tratti pecu-liari di un carattere certamente so-lido, mai però aspro.Il giorno in cui venne al mondo aMarktl am Inn, in Bavaria, era il 16

aprile del 1927. Sabato Santo, e il pic-colo Joseph fu battezzato in quellostesso giorno. «Ho sempre conside-rato il fatto di essere stata la primapersona battezzata con l’acqua nuo-va – ha detto una volta – come un si-gnificativo segno della Provvidenza.Sono sempre stato pieno di ricono-scenza per aver avuto la mia vita im-mersa in questo modo nel misteropasquale... e più rifletto su questo,più questo sembra essere aderentealla natura della nostra vita umana:

noi non siamo ancora di fronte allapiena luce, ma camminiamo versodi essa pieni di fede». Quella del pic-colo Joseph non è una famiglia be-nestante. Ed è anche costretta a fre-quenti traslochi a causa del lavorodel padre, commissario di gendar-meria, tanto che il nuovo Ponteficeammette che per lui «non è per nul-la facile» dire quale sia la sua cittànatale.Da Marktl am Inn a Tittmoning, cit-tadina sul fiume Salzach al confine

con l’Austria, fino al quasi esilio aAuschau am Inn, ai piedi delle Alpi,dove il padre è costretto a trasferirsinel 1933 per aver pubblicamente cri-ticato il nazismo, la famiglia Ratzin-ger è in movimento perenne. Solonel ’37, quando il padre va in pen-sione, la famiglia si stabilisce a Huf-schlag, appena fuori la città di Traun-stein, dove Joseph trascorre gli annifino all’adolescenza frequentando illiceo classico locale. E intanto, nel’39, entra nel seminario minore.

Ha quindici anni quando, come tut-ti i suoi compagni di seminario, è ar-ruolato a forza nella Flak, il corpo didifesa antiaerea, a servizio di unaGermania che già in quegli anni, do-po la disfatta di Stalingrado, è co-stretta a rastrellare i suoi adolescen-ti. E solo un anno dopo, nel ’44, rag-giunta l’età di leva, viene inquadra-to sotto il controllo della famigerataLegione Austriaca («Ideologi fanati-ci – ricorderà – che ci tirannizzava-no senza tregua»). È la sua salute in-certa, oggetto costante di irrisioneda parte dei suoi istruttori di fante-ria, che lo salva da un’assegnazioneal fronte fino a quando, ai primi dimaggio del ’45, diserta e torna a ca-sa a Traunstein. Prima di rientrare inseminario insieme a suo fratelloGeorg, nel novembre dello stessoanno, un’altra prova attende però Jo-seph: quando le truppe alleate arri-vano infatti nel suo villaggio (stabi-lendo il proprio quartier generaleproprio nella casa dei Ratzinger),viene identificato come soldato te-desco e internato in un campo perprigionieri di guerra dove sarà rin-chiuso per circa un mese dagli Al-leati.Dal ’46 in avanti, fino all’ordinazio-ne sacerdotale del 29 giugno del1951, studia filosofia e teologia nel-la università di Monaco e nella scuo-la superiore di Filosofia e Teologia diFrisinga. Il dottorato in teologia –con una dissertazione su "Popolo ecasa di Dio nella Dottrina della Chie-sa di Sant’Agostino" – arriva nel1953, e già quattro anni dopo è libe-ro docente con un lavoro su "La Teo-logia della Storia di San Bonaventu-ra".Parlare di "intelligenza brillante", nelcaso di Benedetto XVI, è riduttivo. Equanto sia stata sempre apprezzataè qualcosa che il suo curriculum ac-cademico può rendere solo in par-te. Ottiene il suo primo incarico diDogmatica e Teologia fondamenta-le nella scuola superiore di Filosofiae Teologia di Frisinga, insegnamen-to che prosegue a Bonn, dal 1959 al1969, Münster, dal 1963 al 1966, eTubinga, dal 1966 al 1969. In questostesso anno diventa ordinario diDogmatica e di storia dei dogmi nel-l’Università di Ratisbona e vice-pre-sidente della stessa università; ma aquel punto la sua fama aveva già daun pezzo abbondantemente oltre-passato i confini tedeschi, in parti-colare dopo la sua partecipazione alConcilio ecumenico Vaticano II, dal1962, nella veste di consulente teo-logico dell’arcivescovo di ColoniaCardinale Joseph Frings. Nel 1972,insieme ad Hans Urs von Balthasar,Henry De Lubac e ad altri teologi lan-cia la rivista di teologia "Commu-nio". È il 24 marzo del 1977 quandoPaolo VI lo nomina arcivescovo diMünchen und Freising. Due mesidopo, il 28 maggio, riceve la consa-crazione episcopale, e il 27 giugno ècreato e pubblicato cardinale. Allaguida della diocesi tedesca resteràtuttavia solo quattro anni e mezzo:il 25 novembre 1981, infatti, Gio-vanni Paolo II lo nomina Prefettodella Congregazione per la Dottrinadella Fede, presidente della pontifi-cia Commissione Biblica e dellapontificia Commissione TeologicaInternazionale.

Custode della fedetra fermezza e sorriso

LA BIOGRAFIA

Sacerdote dal 1951Papa Benedetto XVI, prima dell’elezione al Soglio, eraPrefetto della Congregazione per la dottrina dellafede, presidente della Pontificia commissione biblica edella Pontificia commissione teologica internazionale,Decano del Collegio cardinalizio.

1927. Il 16 aprile è nato a Marktl am Inn, nella diocesidi Passau (Germania). Il padre, commissario dellagendarmeria, proveniva da una antica famiglia diagricoltori della Bassa Baviera.

1951. Il 29 giugno, veniva ordinato sacerdote einiziava la sua attività di insegnamento dopo gli studi difilosofia e teologia nella università di Monaco e nellascuola superiore di Filosofia e Teologia di Frisinga.

1977. Il 24 marzo Paolo VI lo nominava Arcivescovodi München und Freising. Il 28 maggio successivoriceveva la consacrazione episcopale.

1977. Paolo VI lo creò Cardinale nel Concistoro del27 giugno.

1981. Il 25 novembre è stato nominato da GiovanniPaolo II Prefetto della Congregazione per la Dottrinadella Fede.

Già nel cuore dei fedeli

DA ROMA

el cuore del popolodei fedeli, Papa Be-nedetto XVI , è en-

trato sicuramente l’8 aprilescorso, quando ha presie-duto la messa esequiale diKarol Wojtyla. «Possiamo es-sere sicuri – disse in quel-l’occasione l’allora cardina-

N

le Joseph Ratzinger conclu-dendo la sua omelia – che ilnostro amato Papa sta ades-so alla finestra della casa delPadre», dalla quale «ci vedee ci benedice». Un’omelia,quella del futuro Papa per ilsuo predecessore, tutta cen-trata sull’invito di Cristo:«Seguimi». Un’esortazioneche «può essere considera-ta la chiave per comprende-re il messaggio che vienedalla vita del nostro com-pianto e amato Papa Gio-vanni Paolo II», disse Rat-zinger. «Seguimi», continuòa scandire il decano del Col-legio cardinalizio: l’invito ri-

volto a Pietro dal Signore ri-sorto è stato raccolto dal«giovane studente e ope-raio» che poi «entrò nel se-minario clandestino creatodal cardinale Sapieha». E chedivenne prete «realmenteandato ovunque e instanca-bilmente per portare frutto,un frutto che rimane... in u-na donazione quotidiana alservizio della Chiesa», equindi vescovo, e Papa por-tando «un peso che va oltrele forze puramente umane:essere pastore del gregge diCristo, della sua Chiesa uni-versale». Prima andando «fi-no ai confini del mondo»,

poi «sempre più... nella co-munione delle sofferenze diCristo». «Seguimi». «E pro-prio in questa comunionecol Signore sofferente – os-servò Ratzinger – ha instan-cabilmente e con rinnovataintensità annunciato il Van-gelo, il mistero dell’amoreche va fino alla fine». Segui-mi. Più volte, in quell’occa-sione, Ratzinger ingoiò le la-crime. E in quei momenti gliapplausi scrosciavano conancora maggior forza. Una,due, tre... otto, nove... tredi-ci volte. E ancora di più ne haraccolti ieri sera sulla Log-gia. Da Papa.

l’omeliaTredici applausie la commozionedel mondo interoper la sua predicaalle esequiedi Karol Wojtyla

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4martedì 19 aprile 2005

Accordi tentatiIn una relazione del 1988 l’alloraPrefetto raccontavagli eventi che nel giugnoprecedente portarono al consumarsi dello scisma tra la Chiesa di Roma e il vescovofrancese. Nonostante undocumento già firmato il 5 maggioe disdetto il giorno successivo. Fu proprio Ratzinger a«costringerlo» al riconoscimentodel Concilio Vaticano II

TEOLOGIA

Tanti richiami all’ortodossiaon sempre un idillio. Anzi.Tra Joseph Ratzinger, consi-derato tra i massimi teologi

del Novecento, e i suoi colleghi, i rap-porti sono stati spesso un po’ ruvidi.Con al centro della discussione l’im-postazione data dal Concilio al ruolodel teologo e del fare teologia. Una di-scussione a tratti tesa, che nel lugliodel 1990, con la pubblicazione della I-struzione sulla vocazione ecclesiale delteologo, conobbe il momento forse dimaggior tensione. Ma occorre fare un

passo indietro. L’annoprecedente 163 teologitedeschi avevano pub-blicato il "Manifesto diColonia", seguiti da 130colleghi francesi, 63 ita-liani e altri spagnoli;tutti avevano scritto alprefetto della Congre-gazione per la Dottrinadella Fede esprimendola loro "inquietudine"per «la linea seguita dalVaticano nelle nominevescovili – come riferi-rono le agenzie di stam-pa dell’epoca – e il re-stringersi di un effettivopluralismo in campoteologico». In questoclima, l’Istruzione arri-vata un anno più tardivenne letta quasi come

una pubblica reprimenda o «un ten-tativo – sempre nelle cronache diquell’estate del 1990 – di normalizza-zione della teologia», caratterizzata daun «atteggiamento pessimista e re-presssivo» nei confronti del teologo,visto «non più come intercomunica-tore tra magistero e fedeli, ma con unruolo meramente funzionale di solosupporto al vescovo nell’edificazionedella fede della comunità». Ratzingerprese atto delle osservazioni. Riba-dendo, come già aveva fatto nell’89,che «per fare teologia non è necessa-rio andare contro il magistero». E lacrisi, a poco a poco, rientrò.

S.M.

N

DI SALVATORE MAZZA

egli ultimi mesiabbiamo investitouna buona mole di

lavoro nel problema diLefebvre...». C’è tuttol’understatement ratzingerianonell’incipit di una relazione nellaquale, nel luglio del 1988, ilprefetto della Congregazione perla Dottrina della Fede raccontavail succedersi degli eventi cheavevano portato, alla fine delgiugno precedente, al consumarsidello scisma. E questo nonostantele «concessioni davvero ampie»che erano state fatte allaFraternità ribelle, nonostante tuttigli sforzi,nonostante unaccordo giàfirmato – il 5maggio – edisdetto il giornodopo dal vescovofrancese. Una faseconcitata, di cuiBenedetto XVI èstato ilprotagonista; e lui,consideratoall’epoca quasi un"persecutorespietato" deiteologi "progressisti", davveroinflessibile si dimostrò con ifautori di una restaurazione che,in sostanza, puntava a svuotare disignificato il Concilio. «Il mitodella durezza vaticana di frontealle deviazioni progressiste –osservava nella stessa relazione ilcardinale Ratzinger – si è palesatocome una vacua elucubrazione.Fino a oggi si sono emessefondamentalmente soltantoammonizioni e in nessun casopene canoniche in senso proprio.Il fatto che Lefebvre abbiadenunciato alla resa dei conti unaccordo già firmato, mostra che laSanta Sede... non gli abbiaaccordato quella licenza globaleche desiderava». Fu proprioRatzinger, in un drammaticofaccia a faccia con il leader delmovimento tradizionalista, asbarrare di fatto la strada allepretese di Marcel Lefebvre. Era il 4maggio, e il prefetto dellaCongregazione per la Dottrinadella Fede si incontrò col presulein una casa di suore sulla viaAurelia, a Roma, presenti anche iteologi delle due parti cheavevano messo a punto l’accordo .Sul tavolo le carte, pronte per lafirma: in esse «Lefebvre avevariconosciuto di dover accettare ilVaticano II – raccontava ancoraRatzinger – e le affermazioni delmagistero post-conciliare,secondo l’autorità propria diciascun documento». Ildocumento, insomma, è lì.Lefebvre chiede: «Ora cheabbiamo deciso che posso avereun vescovo, per quando fissiamola data di consacrazione?».Ratzinger fa presente che ladomanda, così posta, èprematura, è il Papa che deve farela nomina. Lefebvre insiste: il 30giugno? Troppo presto. Il 15agosto? Difficile. Il 1° novembre?Forse. Natale? Chissà. Il presulefrancese, il giorno successivo,avrebbe firmato l’accordo perché«non volevo si dicesse – scrive in

N«un’intervista – che non stavo aipatti». Ma il 6, in una nuovalettera, annunciava che il 30giugno avrebbe «comunque»proceduto a una consacrazioneepiscopale «anche senza ilconsenso di Roma». In sostanza,una lettera che disdiceval’accordo firmato 24 ore prima.Gesto spiegato dallo stessoLefebvre proprio a partire dalfaccia a faccia con l’alloracardinale tedesco: «(Davanti aquell’incertezza sullaconsacrazione espiscopalendr) Misono detto: è finita. E hocompreso che tutte quelletrattative servivano a ingabbiare laFraternità per farci accettare il

Vaticano II». «Nonera ammissibile –commentò tempodopo, in privato,Ratzinger – che sipotesse imporre alPapa che cosa faree quando farlo».Con tutte leconseguenze delcaso. Per dirla inparole moltosemplici, il presulefrancese avevatentato di risolverela lunghissima

controversia teologico-pastoraleinnescata vent’anni prima conun’ultima, estrema furbata, unasorta di braccio di ferro finale che,in seguito, gli avrebbe consentitodi poter vantare un cedimento diRoma alle sue condizioni.Ratzinger, in questo, gli tagliò lastrada. E lo costrinse a mettere sulpiatto le sue carte quando,qualche giorno dopo la lettera del6 maggio, gli rispose che laconsacrazione si sarebbe potutafare il 15 agosto, guarda caso laseconda delle date indicate damonsignor Lefebvre. Che però, aquel punto, s’era già spinto troppoavanti. La Chiesa, insomma, nonaveva accordato quella «licenzaglobale» che il presule ribellepretendeva. E che fino all’ultimo,con una forzatura di troppo, avevacercato di prendersi. Salvo chedall’altra parte del tavolo, agiocare, non s’era trovato di certouno sprovveduto.

La riconciliazionesaltòper l’insistenzadel presulefrancese ribellea voler consacrareun vescovosenza il consensodel Pontefice

DA ROMA

a «vera questione,oggi più che mai, èdi integrare la

scienza all’interno di unacultura autenticamenteumanista. E così si

Lcapisce che i "no" a certesperimentazioni e a certetecniche riproduttivesono in realtà un "sì"detto all’uomo, unatestimonianza per ladignità e la salvezzadell’uomo». 10 marzo

1987, Sala Stampavaticana: con quelleparole il cardinaleRatzinger presentava, auna platea di oltre 200giornalisti di tutto ilmondo, l’Istruzione dellaCongregazione per laDottrina della Fede sul Rispetto della vita umananascente e la dignità dellaprocreazione. Per laprima volta, la Chiesainterveniva di fronte aquello che si accingeva adiventare il cosiddetto farwest della procreazione,con mamme-nonne,sorelle-incubatrici, uteri

in affitto che spuntavanoqua e là per il mondocome funghi, sollevandosconcerto, disorientandola gente, spiazzando leleggi. Istruzionefondamentale, cheandrebbe riletta da cimaa fondo per rendersiconto della suastraordinaria attualità.Frutto di una vastissimaconsultazione tra espertie teologici di tutto ilmondo, non solocattolici, l’istruzioneparte dal principio chenon tutto ciò che ètecnicamente possibile

sia per ciò stesso anchemoralmente ammissibile.Ci sono infatti due criterirazionali che possonoessere consideratidecisivi per il giudiziomorale: il primo èl’inviolabilità del dirittoalla vita dell’essereumano innocente dalmomento delconcepimento alla morte,il secondo è l’originalitàdella trasmissione dellavita umana affidata dallanatura a un attopersonale dei coniugi. Aquesti due principirazionali, prosegue

l’Istruzione, il magisterodella Chiesa, sulla basedella rivelazione,aggiunge che fin dalconcepimento «la vita diogni essere umano varispettata in modoassoluto, perché l’uomosulla terra è l’unicacreatura che Dio havoluto per se stesso eperché l’anima spiritualedi ciscun uomo èimmediatamente creatada Dio»; e, inoltre, «che laprocreazione umanarichiede unacollaborazioneresponsabile degli sposiall’amore fecondo di Dioe deve realizzarsi nelmatrimonio, mediante gliatti specifici degli sposi».

Salvatore Mazza

Rispetto di vita nascente e procreazione:l’Istruzione del 1987 anticipa i tempi

Quel bracciodi ferro

con Lefebvre

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5martedì 19 aprile 2005

l’aneddotoAmici e familiari raccontanoche quando era ancorabambino Papa Benedetto XVI,dopo una visita dell’alloracardinale di Monaco di Baviera Michael Faulhabernell’asilo di Tittmonig,avrebbe esclamato: «Un giorno diventerò cardinale»

Lo chiamaronopresto

«bocca d’oro»DA MONACO STEFANO TOGNOLI

ella cerchia dei suoi familiari e ami-ci in Germania un aneddoto, forseuna storia vera, racconta che Joseph

Ratzinger, ancora bambino, dopo una visi-ta dell’allora cardinale di Monaco di Bavie-ra, Michael Faulhaber, nell’asilo di Tittmo-nig, cittadina dove il nuovo Papa viveva inquegli anni con la famiglia, avrebbe im-provvisamente esclamato: «Un giorno di-venterò cardinale».Pochi anni più tardi quel piccolo bambinosarebbe diventato un enfant prodige dellaChiesa e della teologia tedesca. Prima comegiovane e dotato studente di filosofia e teo-logia. Poi, a soli ventiquattro anni, come pro-fessore di dogmatica all’Università di Mo-naco e nella vicina Freising, seconda sededell’Arcidiocesi bavarese in cui Papa Bene-detto XVI trascorse anni importanti della suavita di sacerdote e studioso.Quel sogno precoce di "diventare cardina-le", espresso con la spontaneità tipica di unbambino, non era il frutto di una volontà dicarrierismo per forza estranea al troppo pic-colo Joseph allora e anche all’uomo di stu-

di Ratzinger più tardi. E, naturalmente, alPapa di oggi, che sulla Loggia ha fatto pro-fessione di umiltà, parlando di Dio che siserve «di strumenti insufficienti».Quella frase d’infanzia potrebbe essere sta-ta invece il primo segno di una vocazioneche maturò presto in Papa Benedetto XVI esi concretizzò nell’ordinazione sacerdotalegià nel 1951, di nuovo solo a 24 anni, nellostesso giorno in cui pronuncerà i voti ancheil suo fratello maggiore Georg.Padre Georg resterà fedele alla sua passioneper la musica e a Ratisbona sarà per anni ildirettore del più celebre coro tedesco di vo-ci bianche, i "Domspatzen" (Fringuelli delDuomo), come sono chiamati affettuosa-mente in Germania i giovani prodigi nel-l’antica città, sede un tempo della Dieta im-periale.Per Joseph la cosa più importante di queiprimi anni di sacerdozio resteranno invecegli studi e l’attività d’insegnamento, prestoestesa da Monaco alle Università di Bonn,Magonza, Tubinga, per approdare infine an-che a quella città di Ratisbona, dove anchedopo la sua chiamata in Vaticano da partedi Giovanni Paolo II tornerà sempre di nuo-vo a fare visita al fratello, che ancora vi ri-siede.«Un’intera generazione di sacerdoti è stata

N

intellettualmente forgiata qui in Germaniadalle lezioni dell’allora Professore Ratzinger– ricorda oggi Röhmel Winfried, che fu suc-cessivamente suo portavoce negli anni incui guidò l’Arcidiocesi di Monaco di Bavie-ra –. Venivano da tutte le parti, anche dall’e-stero, per ascoltarlo. Il rigore delle sue argo-mentazioni e la chiarezza dei suoi ragiona-menti avevano una forza d’attrazione fuoridal comune».Non a caso il brillante e giovane sacerdote,nato nel 1927 a Marktl, piccolo paesino del-

la Baviera orientale quasi al confine con l’Au-stria, si conquisterà presto tra i suoi studen-ti il soprannome "Goldmund", bocca d’oro.Lontano da personalismi e superbia intel-lettuale, sarà lo stesso Ratzinger a fornire lachiave d’interpretazione di quella sua pas-sione precoce per i libri e le dispute accade-miche, quando in occasione della proprianomina vescovile sceglierà per sé il motto"Cooperatores veritatis".Arriva il 25 marzo 1977. Quel giorno PaoloVI chiama Ratzinger alla guida dell’Arcidio-

cesi di Monaco di Baviera e Freising. Nep-pure un mese dopo diventerà effettivamen-te cardinale. Il mandato messogli sulle spal-le dal Papa è pesante. Ratzinger succede do-po otto mesi di sede vacante al cardinale Ju-lius Döpfner, uno dei quattro moderatori delConcilio Vaticano II, già vescovo di Berlinonegli anni della guerra fredda e della capi-tale tedesca divisa tra i due blocchi. In so-stanza, Ratzinger eredita una diocesi guida-ta per sedici anni da un cardinale che avevasempre mostrato grande capacità di comu-

nicare la fede e per molti aspetti pro-seguirà con determinazione il lavo-ro del predecessore.I fedeli sono ancora un po’ scossi dal-l’improvvisa morte di Döpfner, maRatzinger viene accolto fin dall’ini-zio con stima e affetto. Gli annali del-la storia lo aiutano. Agli orgogliosifedeli dell’Arcidiocesi non sfugge in-fatti che il nuovo pastore è dopo ot-tant’anni il primo conterraneo cuiviene affidata la guida della Chiesalocale. Un bavarese come loro in-somma e il secondo bavarese in as-soluto, eletto arcivescovo di Mona-co da quando la diocesi esiste.«Come Arcivescovo – ricorda oggiRöhmel – Ratzinger pose allora gran-

de attenzione nella propria attività pastora-le al tema dei sacramenti. Si impegnò a ri-mettere al centro della direzione spiritualel’eucaristia, il battesimo come celebrazionedella comunità dei fedeli e non fatto soloprivato dei genitori. Non ebbe paura di toc-care anche argomenti difficili e meno po-polari come la confessione. Ricordo poi u-na sua lettera pastorale sulla famiglia, chedovemmo ristampare sempre di nuovo per-ché ci veniva letteralmente strappata dallemani, ben oltre i confini della diocesi. Rat-zinger affrontava lì le problematiche legatealla sfida di vivere un matrimonio e una fa-miglia ispirati alla fede nelle strutture tal-volta difficili della società moderna».Negli anni trascorsi in Vaticano al fianco diGiovanni Paolo II, Ratzinger ha mantenutosaldi i propri legami con la patria. «Almenouna volta all’anno ci ha fatto sempre visita»racconta Thomas Frauenlob, direttore delSeminario di Studi di Traunstein, dove il nuo-vo Papa si preparò oltre mezzo secolo fa al-la maturità. «Di queste visite mi ha semprecolpito la sua capacità di comunicare con inostri giovani. È il professore che può tene-re la grande lezione davanti a un pubblicodi intellettuali ma anche la persona in gra-do di comunicare con semplicità. Mi ricor-do un episodio. Un anno avevamo stabilitola data delle prime comunioni in coinci-denza con un grande evento ecclesiale a Ber-lino. Ci mancava un vescovo per la cerimo-nia. Lo accennai al cardinale e lui subito midisse di fargli sapere con precisione l’orario,che sarebbe venuto lui».Dalla Bavaria, il land tedesco più radicato ditutti gli altri in Germania nella tradizionecristiana, a Ratzinger è rimasta non solo lacapacità, se vuole, di parlare con una lieveed elegante flessione dialettale, bensì qual-cosa che gli sta sicuramente più a cuore: lagrande devozione alla Madonna. Un parti-colare della sua spiritualità che lo unisce alsuo predecessore.

LE REAZIONI

Campane a festa, la gioia di GerusalemmeTutto il mondo con il fiato sospeso. Poi gli sbuffi di fumobianco. L’elezione avvenuta. E nel mondo è stata subitoun’esplosione di gioia. I rintocchi, che salutavano ilnuovo Pontefice, hanno risuonato ovunque. DaGerusalemme dove le campane delle chiese, dentro laCittà Vecchia, hanno cominciato a suonareimmediatamente a festa all’unisono con quelle di Roma,mentre l’annuncio della avvenuta elezione veniva data indiretta dalla radio e dalla televisione pubblica israeliana.Fino all’Albania, dove il suono delle campane èriecheggiato nelle cattedrali di Tirana e di Scutari, cittàdove si concentra gran parte della comunità cattolicadel Paese. Le principali televisioni di tutto il mondohanno seguito in diretta da Piazza San Pietro l’annunciodell’elezione del nuovo Papa e diffuso le prime paroleche Benedetto XVI ha rivolto alla folla in festa.Particolare emozione in Polonia, dove tutte le tv eranopuntate sull’elezione. Dalla Francia all’Inghilterra leimmagini hanno fatto il giro del mondo. Ma la notizia hafatto irruzione anche su i siti Internet di tutto il mondo.

LE ORIGINI

Un figlio della terra bavaresedove si dice: «Saluta il Signore»

Benedetto XVI non è solo tedesco, è bavarese. Ogni nazione ha ipropri fenomeni di campanilismo, ma essere bavarese inGermania è veramente qualcosa di particolare. Il forteradicamento di questo Land nella tradizione cattolica, iltemperamento quasi un po’ latino della sua gente, il suo spiritotendenzialmente tradizionalista e alcuni simboli nazionali come igrandi calici di birra e i "Lederhose" lasciano talvolta apparirequesto angolo di Germania come un corpo estraneo al restodella nazione. È un mondo che nei lunghi anni del propriosoggiorno a Roma il neoeletto Papa non ha mai abbandonato.Benedetto XVI ne ha sempre apprezzato soprattutto i segni delladevozione religiosa, fatta talvolta anche di gesti semplici, comel’abitudine dei Bavaresi di salutare con l’espressione "Gruß Gott"("Saluta il Signore") anziché "Guten Tag" ("Buon giorno").Ancoracardinale, Ratzinger ormai prossimo allora alla pensione ha peròdetto: «Non vorrei trasferirmi un giorno del tutto di nuovo inBaviera. Per un semplice motivo: non vorrei dover imballare edisimballare di nuovo tutti i miei libri». Il problema ora non sipone più. (S.T.)

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6martedì 19 aprile 2005

l’operaRipensare i fondamenti delcredo cristiano per renderlicomprensibili all’uomomoderno e per annunciareCristo: così si può riassumere ilsenso dell’attività teologicadell’ex Prefetto per la Dottrinadella fede. La sua tesi di laureadedicataal vescovo africano

Per un quarto di secolo ha guidato il dicastero piùimportante della Curia vaticana. Già prima delConcilio, però, era un brillante teologo e non hamai interrotto l’attività intellettuale, scrivendonumerosi libri in materia di fede. Per un periodo èstato professore all’Università di Ratisbona

DI GIAN MARIA VIAN

ipensare i fondamenti dellafede cristiana. Per renderlacomprensibile e plausibile

all’uomo di oggi. E dunque perannunciare Cristo. Così si puòriassumere il senso dell’operateologica di Joseph Ratzinger,brillante teologo già prima delConcilio Vaticano II, divenuto acinquant’anni arcivescovo ecardinale, fino alla sua chiamata aRoma – quattro anni dopo – perguidare il più importante dicasterodella Curia, quello dottrinale. Unaguida naturalmente moltoimpegnativa – e lunga quasi unquarto di secolo (preceduta solo daquella, in tempi molto diversi, diFrancesco Barberini, dal 1633 al1679) – ma che non ha maiinterrotto l’attività intellettuale delporporato. Molto presto BenedettoXVI – che pure sulla loggia ha usatoparole semplici – viene riconosciutocome la mente teologicamente piùacuta e preparata del Collegiocardinalizio, di cui dal 2002 èdecano, anche da quanti non sonoin sintonia con l’antico professoredell’Università di Ratisbona, dalsorriso timido e lievemente ironico,che non di rado si può incontrare lamattina presto, mentre attraversapiazza San Pietro per recarsi al"lavoro", con sottana nera, basco euna cartella di cuoio, come unsemplice curiale d’altri tempi,gentile nel rispondere ai saluti. Laformazione e le prime pubblicazionidi Ratzinger ruotano intorno a duegrandi figure della tradizionecristiana: sant’Agostino e sanBonaventura. Al genio africano ilgiovane studioso dedica la sua tesidi dottorato, pubblicata nel 1954 matradotta in italiano nel 1971 (Popoloe casa di Dio in sant’Agostino, JacaBook), sull’onda del successoriscosso anche in Italia due anniprima dall’Introduzione alcristianesimo (Queriniana), ilcommento al Credo apostolico chenel 1968 aveva venduto in Germaniacinquantamila copie in pochi mesi,meravigliando l’autore. Dallariflessione ecclesiologica basatasugli scritti agostiniani (ma anche suquelli del filodonatista Ticonio),Ratzinger passa all’armoniosateologia della storia sviluppata dalpensatore francescano medievale. Èpoi la volta di temi importanti, inlibri presto tradotti in molte lingue,tra cui ovviamente l’italiano: nel1962 Fraternità cristiana (Paoline),nel 1966, con Karl Rahner, Episcopato e primato (Morcelliana),nel 1971 Il nuovo popolo di Dio (Queriniana). Anche se Agostino eBonaventura rimangonofondamentali, come sottolineaRatzinger nella prefazione al volumedi Aidan Nichols che introduce alsuo pensiero teologico: «Il lavoro diricerca fu fecondo in quanto giàallora potei constatare che unaspiritualizzazione antiistituzionaledel concetto di popolo era aliena daAgostino e dalla tradizioneoccidentale». Mentre lo studio suBonaventura «doveva venire ripresoaltre volte per ricordare a teologiunilateralmente propensi alpresente e al futuro l’ineliminabilelegame al passato, al centro vivo cheè Cristo, del pensiero e della realtàcristiana». Ma anche per equilibrareil rapporto tra Scrittura e tradizione,o tra primato e collegialità.Attraverso i suoi studi Ratzingerdialoga con i più grandi teologi

Rcattolici del Novecento (Henri deLubac, Hans Urs von Balthasar, YvesCongar, Jean Daniélou, RomanoGuardini) e poi con i maggiori autoriprotestanti e ortodossi. Accanto ailibri Ratzinger moltiplica gli articoliin riviste scientifiche, frutto spessodi lezioni o conferenze, e anche deldibattito con gli studenti e altriinterlocutori, che influisce sullastesura finale dei suoi testi. Eappunto la capacità di colloquiare èuna delle radici del larghissimosuccesso degli scritti del teologo,ben al di là della cerchia ristrettadegli specialisti. Preoccupato sindalla fine degli anni Sessanta per lefughe in avanti che travolgono etradiscono le intenzioni delConcilio, Ratzinger lancia più voltel’allarme, esponendosi a criticheaspre che dapprima lo dipingonocome un pessimista e finiscono percostruire l’immagine caricaturale diun nuovo "grande inquisitore".Come teologo e pastore vede invececon lucidità e respinge le tendenzeche rischiano di appiattirel’esperienza cristiana sulladimensione politica, cheinaspriscono le critiche alla Chiesa,che dissipano il patrimonio liturgicoe la sua capacità pedagogica, chearrivano addirittura a relativizzare lasalvezza portata da Cristo. PerRatzinger, che al di là di stereotipi èdavvero ecumenico, ilprotestantesimo è domanda più chepericolo, e lo stesso ateismo è unasfida, perché il cristianesimo non siaproposto come insieme di teorie macome «la forza di una vitaproveniente dalle profondità dellafede, la forza di quell’immensoamore che solo può dire d’averconosciuto il Dio di cui sta scrittoche è Amore». Come sottolinea laconclusione dell’Introduzione alcristianesimo: «Chi davvero crede,sa che si marcia sempre "in avanti",non in un circolo vizioso. Chi crede,sa che la storia non assomigliaaffatto alla tela di Penelope,continuamente ritessuta per poivenir continuamente disfatta».Infatti, il mondo nuovo la cuiimmagine chiude la Bibbia non èun’utopia, ma «la certezza cuiandiamo incontro tenuti per manodalla fede. Esiste ed è già in atto unaredenzione del mondo: ecco laferma fiducia che sostiene ilcristiano, galvanizzandolo con laconvinzione che vale davvero lapena anche oggi esser cristiani».

I LIBRI

È davvero impressionante labibliografia di JosephRatzinger. Soprattuttotenendo conto che l’autorea soli cinquant’anni ènominato arcivescovo diMonaco e Frisinga - ecreato cardinale - da PaoloVI. E da allora trovare iltempo per continuare astudiare e a scrivere nondev’essere stato facile per ilraffinato teologo bavarese,chiamato quattro anni dopoda Giovanni Paolo II aguidare il dicastero romanopreposto alla dottrina dellafede, che regge da quasi unquarto di secolo. Nel 1987la bibliografia di Ratzinger -pubblicata per i suoisessant’anni - occupava unasettantina di pagine, enaturalmente è cresciuta:una scelta bibliografica deisuoi scritti è stata curata daJacques Servais perl’edizione italiana(pubblicata dalle EdizioniSan Paolo nel 1996) delvolume di Aidan Nichols(Joseph Ratzinger),introduttivo al suopensiero. E già nel 1978 unprofilo teologico diRatzinger, scritto daRoberto Tura, era nelfondamentale Lessico deiteologi del XX secolo(Queriniana) di PiersandroVanzan e Hans JürgenSchultz. (G.M.V.)

«Oggi il teologo è un pagliaccio»l teologo oggi è unpagliaccio. CosìJoseph Ratzinger,

all’inizio della sua Introduzione alcristianesimo, pubblicatain Germania nel fatidico1968 e l’anno doposubito tradotta(Queriniana) in Italia.Nulla di irridente, anzi,

I in un apologo narrato daSøren Kierkegaard eripreso da Harvey Cox: inDanimarca un circos’incendiò e a chiamareaiuto nel villaggio vicinofu appunto mandato intutta fretta un clown, «giàabbigliato per la recita».C’era infatti il pericoloche attraverso i campi

s’incendiasse anche ilvillaggio. Ma i paesani«presero le grida delpagliacciounicamente per unastutissimo trucco delmestiere», e loapplaudivano. «Ilpovero clown aveva

più voglia di piangereche di ridere; e tentavainutilmente discongiurare gli uominiad andare, spiegandoloro che non si trattavaaffatto d’una finzione,d’un trucco, bensì d’unaamara realtà, giacché ilcirco stava bruciando perdavvero. Il suo piantonon faceva altro cheintensificare le risate: sitrovava che egli recitavala sua parte in manierastupenda». E quando ilfuoco arrivò al villaggioera troppo tardi,cosicché circo e villaggiofinirono distrutti. È

questa oggi la situazionedel teologo e dellinguaggio teologico.Anche se dismettere ipanni del pagliaccio nonbasta per risolvere ilproblema dellacredibilità della fede, cheresta comunque l’unicasalvezza dall’abisso:come il legno a cuis’aggrappa un naufrago,sottolinea Ratzingercitando Paul Claudel. Unatteggiamento che salval’uomo perché si trattadella fede non in"qualcosa", ma in unapersona: Gesù.

Gian Maria Vian

L’apologo è narrato daKierkegaard e raccoltoin un libro di Ratzingerpubblicato in Germania

Sant’Agostino, la sua passione

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7martedì 19 aprile 2005

I predecessorialla Loggia

Giovanni XXIII fu eletto il 28ottobre 1958. La scelta del

77enne Cardinale Roncalli asuccessore di Pio XII induceva a

pensare a un Pontificato ditransizione. Ma fin dall’inizioGiovanni XXIII rivelò uno stile

che rifletteva la sua personalitàumana e sacerdotale. Moltiplicòi contatti con i fedeli tramite le

visite alle parrocchie, agliospedali e alle carceri. Il più

grande contributo giovanneo èrappresentato senza dubbio dal

Concilio Vaticano II, il cuiannuncio fu dato nella basilica

di San Paolo il 25 aprile 1959. Sitrattava di una decisione presa

dal Papa dopo consultazioniprivate con alcuni intimi e colSegretario di Stato, Cardinale

Tardini

Paolo VI fu eletto il 21 giugno1963. Nel suo primo messaggioal mondo, si impegnò acontinuare il lavoro iniziato daGiovanni XXIII. Il 14 settembre1965 annunciò la creazione delSinodo dei Vescovi, escludendoperò dall’ambito di questo nuovoorganismo la trattazione di queiproblemi riservati al Papa, deiquali apprestò unaridefinizione. Iniziò a viaggiareper visitare diocesilontanissime, come nessuno deisuoi predecessori aveva ancorafatto. Fu il primo Papa a visitaretutti i cinque continenti. In unodi questi viaggi, nelle Filippine,fu fatto segno di un attentato daparte di uno squilibrato, dalquale uscì fortunosamenteindenne.

Giovanni Paolo II è stato il primoPontefice a parlare direttamentedalla Loggia in occasionedell’elezione. Il 16 ottobre 1978, nellaCappella Sistina, al termine delConclave che lo elesse, GiovanniPaolo II disse: «Obbedendo nella fedea Cristo, mio Signore, confidandonella Madre di Cristo e della Chiesa,nonostante le grandi difficoltà, ioaccetto».Il giorno stesso della sua elezione,Wojtyla rese esplicita la propria fedenella Madre di Cristo. E ammisepubblicamente la propriaapprensione per il ruolo che loaspettava: «Io ho avuto paura aricevere questa nomina». E ancora: «Non so se posso spiegarminella vostra... nostra lingua italiana.Se mi sbaglio mi corrigerete!»

Giovanni Paolo I fu eletto il 26agosto 1978, in un Conclavedurato una giornata. Divenne il263° successore di San Pietro,prendendo un doppio nome per laprima volta nella storia dei Papi.Durante la recita dell’Angelus didomenica 27 agosto 1978,Giovanni Paolo II raccontò la suaelezione: «Ieri mattina io sonoandato alla Sistina a votaretranquillamente. Mai avreiimmaginato quello che stava persuccedere. Appena è cominciato ilpericolo per me, i due colleghi chemi erano vicini mi hannosussurrato parole di coraggio».

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