S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n...

22
S 294 l a b i r i n t i collana di nar r a t i v a p e r l a scuola media Una ragazza nella Roma antica Antonio Atella ® Una ragazza nella Roma antica Excerpt of the full publication

Transcript of S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n...

Page 1: S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n ella R oma a nt i c a l a b i r i n t i c o l l a n a d i n a r r a t i v a p e

S 294

®

labir

inti

collanadi

narrativa

perlascuola

media

Una ragazza nella Roma antica

Antonio Atella

®

Una ragazza nella Rom

a antica

labir

in

ti

collanadi

narrativa

perla

scuolamedia

Leggere per conoscerenuovi mondi e per riflet-tere su cose già conosciu-te. Leggere per perdersinei labirinti dell’immagi-nazione e, attraverso lafinzione letteraria, capirei problemi del mondo checi circonda. Leggere per

“sentirsi convinti che ognilibro degno di questo no-me rappresenta una con-centrazione, un compen-dio e una forte semplifica-zione di cose complicate”.

(H. Hesse)

Una ragazza nella Roma antica

Nella Roma del III secolodopo Cristo una ragazza diorigini sannite vive con i ge-nitori e i fratelli nella casadi un ricco patrizio. Lucilla ei figli di Cornelio, Fulvio eGaia, nonostante le differenzedi classe, crescono insieme edividono le esperienze dell’in-fanzia e dell’adolescenza. Macon l’avvicinarsi dell’età adul-ta, eventi molto significativiintervengono a cambiare le

loro vite: amore, matrimonio,ma soprattutto la scopertadel cristianesimo, la nuovafede che di lì a poco cambieràil mondo.Al di là della vicenda, che èla storia di una crescita sen-timentale e morale, per glialunni delle prime classi dellascuola media il racconto hauna finalità propedeutica allostudio della storia romana edei primi elementi di latino.

®

In ciascun capitolo una sche-da di approfondimento apreuna finestra sulla storia, lacultura e le tradizioni degliantichi Romani e sui luoghidella vita quotidiana.Nel testo ricorrono, opportu-namente introdotti e spiegati,numerosi termini latini, men-tre, negli apparati didattici,alcuni semplici esercizi richia-mano l’attenzione sull’originelatina della lingua italiana.

Antonio Atella, di origini molisane, insegna lettere nelle scuole medie statali. Laureato in Storia e Filosofiaall’Università “Federico II” di Napoli, è giornalista pubblicista, collabora con varie testate ed è direttore responsabiledi periodici. Ha pubblicato Gente del Sud (Simone per la Scuola), Padre Pio ed Eligio Atella, giovani amici delnovecento” e Il Bandito (Poligrafica Terenzi).

Excerpt of the full publication

Page 2: S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n ella R oma a nt i c a l a b i r i n t i c o l l a n a d i n a r r a t i v a p e

Excerpt of the full publication

Page 3: S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n ella R oma a nt i c a l a b i r i n t i c o l l a n a d i n a r r a t i v a p e

Copyright © 2008 Esselibri S.p.A.Via F. Russo 33/D80123 Napoli

Tutti i diritti riservatiÈ vietata la riproduzione anche parzialee con qualsiasi mezzo senza l’autorizzazionescritta dell’editore.

Per citazioni e illustrazioni di competenza altrui, riprodotte in questo libro,l’editore è a disposizione degli aventi diritto. L’editore provvederà, altresì, alleopportune correzioni nel caso di errori e/o omissioni a seguito della segnalazionedegli interessati.

Prima edizione: marzo 2008S294 - Una ragazza nella Roma anticaISBN 978-88-244-7026-1

Ristampe8 7 6 5 4 3 2 1 2008 2009 2010 2011

Questo volume è stato stampato presso«Officina Grafica Iride»Via Prov.le Arzano-Casandrino, VII traversa, 24 - 80022 Arzano (NA)

®

Revisione del testo e integrazioni: Magda De Notariis

Scheda di approfondimento: Emanuela De Luca di Roseto

Grafica e copertina:

Excerpt of the full publication

Page 4: S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n ella R oma a nt i c a l a b i r i n t i c o l l a n a d i n a r r a t i v a p e

3

Premessa■

Nella Roma del III secolo dopo Cristo Lucilla, una ragazza di originisannite, vive con i genitori e i fratelli nella casa del patrizio Cornelio,esattore e magistrato. Nonostante le differenze di classe, Lucilla e ifigli di Cornelio, Fulvio e Gaia, crescono insieme in un clima di amici-zia e di serenità. Ma con l’avvicinarsi dell’età adulta, eventi molto si-gnificativi intervengono a cambiare le loro vite: il matrimonio per Gaia,l’innamoramento reciproco di Fulvio e Lucilla, ma soprattutto la sco-perta di una nuova fede, destinata a cambiare il mondo.Al di là della vicenda, che è la storia di una crescita sentimentale emorale, per gli alunni delle prime classi della scuola media il raccontoha una finalità propedeutica allo studio della storia romana e dei pri-mi elementi di latino. In ciascun capitolo una scheda di approfondi-mento apre una finestra sulla storia, la cultura e le tradizioni degliantichi Romani e sui luoghi della vita quotidiana: dalla domus alleterme, al Circo Massimo e poi ancora la scuola, l’abbigliamento, i cibi,gli spettacoli dei gladiatori e tanti altri momenti della vita dei Romani.Nel testo ricorrono, opportunamente introdotti e spiegati, numerositermini latini, mentre negli apparati didattici, oltre alle verifiche dicomprensione del testo e di competenza grammaticale e lessicale, al-cuni semplici esercizi richiamano l’attenzione sull’origine latina del-la lingua italiana.

Excerpt of the full publication

Page 5: S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n ella R oma a nt i c a l a b i r i n t i c o l l a n a d i n a r r a t i v a p e
Page 6: S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n ella R oma a nt i c a l a b i r i n t i c o l l a n a d i n a r r a t i v a p e

5

Capitolo 1■

UNA FAMIGLIA DI ORIGINE SANNITA

Molti secoli fa la regione geografica compresa tra Campania e Moliseera abitata da una fiera popolazione di pastori guerrieri: i Sanniti.Parlavano la lingua osca1, come i più antichi abitanti della penisolaitalica.Tra le tante guerre sostenute dai Sanniti, quelle contro i Romani se-gnarono la loro fine come entità tribale. Le guerre sannitiche furonotre. Nella terza, conclusa nel 292 a.C., i Sanniti furono definitivamentesconfitti e tutto il loro territorio restò sotto il saldo dominio dei Ro-mani, i quali lo divisero in distretti. I Sanniti furono integrati forzata-mente nel sistema di Roma, ma ciò avvenne molto lentamente, poichéessi conservarono sempre una certa ostilità nei confronti del dominioromano e non persero occasione di dimostrare il loro spirito di rivol-ta verso gli oppressori. Soltanto a distanza di qualche secolo si otten-ne una relativa pacificazione poiché i Romani, per garantire la stabili-tà dei territori assoggettati e prevenire eventuali ribellioni, concesse-ro la cittadinanza a tutte le popolazioni italiche.Intanto la potenza romana si espandeva: la repubblica si trasformò inun impero che conquistò altre terre e altri popoli. Roma divenne unacittà cosmopolita2, dove affluivano persone di provenienza diversa,spesso portatrici di nuove culture e di nuovi culti3, che talvolta si fon-devano e talvolta si scontravano con le tradizioni romane.

1 Lingua osca: gli Osci erano un gruppo di popolazioni che abitavano anticamentel’Italia. Parlavano la lingua osca gli Umbri, i Sanniti, i Lucani, i Marsi, gli Equi e i Sabini.2 Cosmopolita: aperta alle usanze di tutti i popoli, tollerante, internazionale.3 Culto: religione.

Page 7: S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n ella R oma a nt i c a l a b i r i n t i c o l l a n a d i n a r r a t i v a p e

Capitolo 1 /Una famiglia di origine sannita

6

Nel III secolo d.C. erano ancora molti i Sanniti che vivevano a Roma e,dopo varie generazioni, era difficile distinguerli dai romani perchéormai parlavano latino e seguivano le usanze romane nella religionee nella vita sociale: tuttavia, tranne qualche eccezione, la società ro-mana non lasciava molto spazio a quanti non appartenevano alla stir-pe4 di Romolo5. Pur non essendo schiavi, spesso queste persone svol-gevano i lavori più umili, più o meno come accade oggi nei paesi eu-ropei agli immigrati dai continenti più poveri.

I SannitiI Sanniti, una delle più antiche popolazioni italiche dell’Ita-lia centro-meridionale, di lingua osca, vivevano nella regio-ne montuosa chiamata Sannio. Erano organizzati in tribù eciascun gruppo di tribù faceva capo a una città dove risiede-va un magistrato chiamato meddix. Le principali città nelMolise erano: Isernia, Trivento, Sepino, Larino (capoluogo deiFrentani), Boiano (capoluogo dei Pentri). Il centro del culto(Santuario) era Pietrabbondante.Nel corso del V e IV secolo a.C., i Sanniti si spinsero con leloro conquiste fino alla fascia costiera campana, fondendosicon le popolazioni locali e organizzando una Lega Campanache aveva come centro Capua.Il loro primo contatto con il popolo romano si fa risalire al354 a.C., anno in cui i Sanniti stipularono con essi un tratta-to d’alleanza che fu di brevissima durata. Infatti, nel 343 a.C.,la città etrusca di Capua, sentendosi minacciata dai Sanniti,chiese l’appoggio di Roma, provocando così l’inizio della Iguerra Sannitica (343-341 a.C.). Roma riportò due impor-tanti vittorie e la guerra si concluse in favore dei Romani,che conquistarono il diritto di includere le città campanenella federazione romano-latina.

4 Stirpe: discendenza5 Romolo: leggendario fondatore della città e primo re di Roma.

Excerpt of the full publication

Page 8: S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n ella R oma a nt i c a l a b i r i n t i c o l l a n a d i n a r r a t i v a p e

Capitolo 1 /Una famiglia di origine sannita

7

La più lunga e impegnativa delle guerre tra i due popoli fu laseconda guerra sannitica (326-304 a.C.). Nel 321 i Romani,costretti ad affrontare gli avversari nella valle di Caudio, fu-rono duramente sconfitti con l’umiliante resa delle ForcheCaudine, in cui furono obbligati a passare seminudi sotto il gio-go costruito dalle lance dei Sanniti, oltraggiati dai loro insulti.La guerra si concluse soltanto con la battaglia di Bovianonel 304 a.C. Roma riconobbe l’indipendenza dei Sanniti, checomunque si trovarono ad essere completamente circondatidai popoli alleati dei Romani.Nella terza guerra sannitica (298-290 a.C.) i Sanniti siavvalsero dell’appoggio di altri popoli italici ancora liberi,Etruschi, Umbri e Galli, ma la compattezza della forza mili-tare romana ebbe il sopravvento nella battaglia decisiva diSentino (295 a.C.). I Sanniti, dopo altri cinque anni di resi-stenza, furono costretti a dichiararsi “alleati” dei Romani edentrarono a far parte della confederazione romano-italica.I Sanniti restarono dunque fedeli a Roma fino alla guerrasociale degli alleati italici (soci) contro Roma (91-88 a.C.)nella quale rappresentarono i più indomabili ribelli. Furonosottomessi definitivamente da Silla e, da quel momento, fu-rono completamente “romanizzati”, perdendo la loro auto-nomia etnica, ma acquistando la cittadinanza romana e partedei diritti civili.

A questa categoria apparteneva Artico, un uomo di origine sannitache conservava nei tratti la fierezza della sua stirpe. Assieme alla mo-glie Arumna, alla anziana madre Bia e ai figli Tarto, Pelvio e Lucillaviveva in casa del patrizio Gaio Publio Cornelio, occupandosi dellaproprietà del padrone. Era un uomo onesto e laborioso e godeva dellapiena fiducia di Cornelio che gli aveva affidato la gestione di moltisuoi affari.Tarto, primogenito di Artico, era un ragazzo sui diciotto anni, con unbel viso incorniciato da riccioli castani, sotto i quali spiccavano gran-di occhi scuri dallo sguardo profondo e intelligente. Era un ragazzo

Excerpt of the full publication

Page 9: S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n ella R oma a nt i c a l a b i r i n t i c o l l a n a d i n a r r a t i v a p e

Capitolo 1 /Una famiglia di origine sannita

8

maturo e responsabile, sempre disponibile verso tutti, dotato di unanimo altruista e generoso, godeva della stima e della fiducia di Cor-nelio, il quale lasciava che trascorresse gran parte del suo tempo conFulvio e Gaia.Lucilla era un’adolescente dal sorriso dolce e i lineamenti delicati. Perlei Gaia, la figlia di Cornelio e Domitilla, era come una sorella. Le dueragazze avevano condiviso gli anni dell’infanzia e ora si confidavanole esperienze dell’adolescenza, le prime emozioni dell’amore, i sogni ei progetti per il futuro.Il più piccolo dei figli di Artico, Pelvio, di soli cinque anni, trascorrevale sue giornate giocando. Con le spade di legno che suo padre e suofratello Tarto costruivano per lui, il piccolo, rivelando le origini dellasua stirpe, si trasformava di volta in volta in guerriero o in gladiatore;lottava contro inesistenti nemici o belve o immaginava di cavalcareun superbo destriero; oppure, con le funi che gli adulti intrecciavanoper lui, si arrampicava sul grande albero del giardino che diventava lasua fortezza.Gli esercizi fisici, la ginnastica, la corsa erano le attività preferite dellagioventù di quel tempo e i due fratelli vi si dedicavano con grandepassione ed energia. Tarto amava la corsa, era agile e veloce e riuscivaa coprire in tempi brevi distanze anche notevoli. Quando sua madreArumna gli affidava qualche faccenda da sbrigare, il compito diven-tava per lui un’occasione per allenarsi nella corsa, ed era capace discattare con le sue gambe allenate tra la folla o gli ambulanti dei mer-cati raggiungendo luoghi distanti della città.Era molto bravo anche nel mettere alla prova la sua forza fisica e, perfar questo, si rifugiava nella cantina della grande casa dove, lontanoda occhi “indiscreti”, sollevava pesanti sacchi di grano o recipienticolmi di vino. In questo modo esercitava mente e corpo e cresceva inmodo sano e armonioso.Pelvio, pur con le differenze dovute all’età, non gli era da meno. Erabravissimo negli esercizi di equilibrio, camminava con disinvoltura sulleassi di legno che sistemava in giardino e riusciva a mantenersi fermo inperfetta verticale con le mani a terra e gli arti inferiori sollevati.Ma il gioco che più lo divertiva era quello che chiamavano “la statua

Excerpt of the full publication

Page 10: S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n ella R oma a nt i c a l a b i r i n t i c o l l a n a d i n a r r a t i v a p e

Capitolo 1 /Una famiglia di origine sannita

9

dell’Imperatore”: Pelvio era imbattibile, restava perfettamente immo-bile nella stessa posizione e a niente valevano gli sforzi e gli scherzi diGaia e Lucilla per cercare di farlo ridere o indurlo a muoversi. Il bam-bino ne usciva sempre vittorioso. Tutto si concludeva con festosi inse-guimenti, e i cortili e il giardino risuonavano delle risate dei ragazzi.Cornelio, esattore e magistrato, era una persona molto stimatanell’Urbe6. Aveva una moglie, Domitilla, e due figli, molto vicini peretà a Lucilla e Tarto.Il maggiore dei figli di Cornelio, Fulvio, era un ragazzo sui diciottoanni, dal fisico forte e atletico, appassionato di sport come molti gio-vani della sua età; praticava con successo, infatti, il lancio del giavel-lotto, la lotta, le corse a cavallo. Da buon romano aveva molta cura perla forma fisica che manteneva non solo con lo sport, ma anche fre-quentando le terme. Ma si dedicava seriamente anche agli studi e giàil padre prospettava per lui una carriera nell’ambito della politica chela sua appartenenza alla classe patrizia avrebbe senz’altro agevolato.Fulvio univa alla sua dolcezza d’animo un carattere saggio e generosoe, soprattutto, una naturale dote di modestia che lo rendeva ben ac-cetto a tutti.Gaia era una ragazza alta, dai lunghi capelli scuri e dalla carnagionechiara, con tutte le caratteristiche della futura matrona di buona fa-miglia che sarebbe diventata. Aveva, infatti, un carattere riservato, unportamento elegante e dei modi che rispecchiavano la buona educa-zione che aveva ricevuto.

La famiglia romanaLa famiglia nell’antica Roma costituiva l’asse portante dellasocietà, era formata da un nucleo principale composto dalmarito, dalla moglie e da due o tre figli, intorno alla fami-glia, poi, ruotava un numero imprecisato di schiavi domesti-ci e di vecchi schiavi affrancati.

6 Urbe: la città di Roma (dal latino urbs, città), Roma, capitale dell’impero era “lacittà” per eccellenza.

Excerpt of the full publication

Page 11: S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n ella R oma a nt i c a l a b i r i n t i c o l l a n a d i n a r r a t i v a p e

Capitolo 1 /Una famiglia di origine sannita

10

Il pater familias dirigeva la casa, organizzava il lavoro deglischiavi, possedeva e gestiva il patrimonio e stabiliva qualicompiti potevano essere affidati alla moglie.Nei tempi più antichi la donna era totalmente sottomessa almarito, seguiva le sue direttive e viveva in sua completa de-dizione, impiegando il proprio tempo nelle pratiche religioseo seduta al telaio a tessere e filare, secondo la tradizioneimportata a Roma dalle donne sabine a seguito del loro leg-gendario rapimento.Negli anni dell’Impero la donna acquisì sempre maggioredignità e, con il matrimonio, una certa libertà di movimento.Nelle famiglie più agiate le donne si occupavano della curadella casa, dell’educazione dei bambini piccoli, sorvegliavanoil lavoro degli schiavi e custodivano le chiavi della cassaforteper controllare l’economia domestica. Il marito concedeva allamoglie fiducia ed ascolto, partecipava con lei alle feste e aibanchetti e la portava con sé anche nella vita pubblica.Solo alcune donne, più ricche o nobili, svolgevano un ruolopolitico, avendo ereditato dal padre, oltre al patrimonio, laclientela della casata.Le persone che componevano la famiglia non erano mai sole,ma venivano assistite nelle loro occupazioni dagli schiavi odalle ancelle, pronti a prevenire ogni piccolo gesto, eranoaiutati nel vestirsi, lavarsi, pettinarsi e calzare i loro sandali;una schiava dormiva nella stanza della padrona ai piedi delletto e la accompagnava sempre quando usciva per fare spese,andare alle terme o assistere a spettacoli pubblici.I bambini, all’atto della nascita, dovevano essere scelti dalpadre per poter realmente entrare a far parte della famiglia.La levatrice adagiava il neonato sul suolo di casa e, se que-sto era maschio, sano e figlio della legittima sposa, il padrelo sollevava tra le braccia in segno di accettazione; se invecesi trattava di una femmina, egli poteva ordinare soltanto dinutrirla. I bambini nati malformati, le femmine non accetta-

Page 12: S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n ella R oma a nt i c a l a b i r i n t i c o l l a n a d i n a r r a t i v a p e

Capitolo 1 /Una famiglia di origine sannita

11

te o i figli di famiglie povere, venivano esposti sulla pubblicavia e spesso raccolti dai mercanti di schiavi.Il neonato era completamente fasciato fino ai due mesi, poigli veniva liberato solo il braccio destro perché crescessedestrimane; fino all’età di tre anni era considerato lattante, ecosì svezzato solo in seguito. La mortalità infantile era altis-sima, pochi bambini superavano le malattie dell’infanzia.Dopo aver imparato a parlare e camminare, il neonato di-ventava bambino (puer) e cominciava la sua istruzione, im-parava a leggere e scrivere e preparare il fisico per il suofuturo di soldato.Fino ai sedici anni, con una cerimonia privata alla presenzadel padre, dei parenti e degli amici più stretti, il ragazzo in-dossava la toga praetexta dai diciassette anni, invece, la togavirilis e, da quel momento, era considerato adulto. Comin-ciava così la sua vita pubblica, poteva sposarsi, diventaresoldato, intraprendere la carriera di oratore.Il cittadino romano continuava la sua carriera pubblica finoalla vecchiaia, in quanto per gli incarichi più prestigiosi e de-licati, come nella magistratura, era richiesta un’età avanzata.Alla fine della carriera l’anziano poteva decidere di ritirarsiin campagna e godere della vita campestre in compagniadelle donne e dei nipoti.

Excerpt of the full publication

Page 13: S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n ella R oma a nt i c a l a b i r i n t i c o l l a n a d i n a r r a t i v a p e
Page 14: S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n ella R oma a nt i c a l a b i r i n t i c o l l a n a d i n a r r a t i v a p e

13

Capitolo 2■

NELLA DOMUS DI CORNELIO

La casa di Cornelio era la tipica domus patrizia, costruita su un solopiano. L’esterno aveva un aspetto rigoroso, lineare, con poche strettefinestre sulla strada e un portone. L’ingresso consisteva in un vestibo-lo, in fondo al quale una porta si apriva su uno spazioso atrio, ornatodi statue e di mosaici. A centro dell’atrio una grande vasca quadrata,l’impluvium, raccoglieva l’acqua piovana che scendeva da un’apertu-ra del soffitto che si trovava in corrispondenza della vasca e la im-metteva in una cisterna sotterranea. L’atrio a sua volta immetteva nelperistilium, un giardino circondato da un porticato a colonne. Nellaparte centrale del giardino le aiuole e i viali, delimitati da cespugli dierbe aromatiche e da siepi, creavano un disegno geometrico che ave-va al centro una fontana. Tutt’intorno sorgevano cipressi, allori, mirti,melograni che davano nella stagione estiva una piacevole frescura.C’erano nel giardino anche delle piante esotiche che il padrone di casaaveva portato con sé dai suoi viaggi nelle province d’Oriente.Dal porticato si accedeva ai vari ambienti, la stanza da pranzo, iltriclinium, e le camere da letto, i cubicola, che si trovavano sul latoposteriore, lontano dall’entrata per assicurare una maggiore riserva-tezza agli abitanti della casa. Infatti, come in tutte le case dei nobiliromani, anche quella di Cornelio ogni mattina si affollava di clientes,che sostavano nell’atrio in attesa di essere ricevuti dal dominus. Iclientes erano in parte una seccatura per i nobili romani perché avan-zavano continue richieste, ma erano anche un segnale del prestigiodel dominus: più clientes c’erano davanti alla porta, più il dominusaveva una posizione importante nell’ambito della città e dell’impero.Cornelio li riceveva nel tablinium, seduto dietro un grande tavolo di

Excerpt of the full publication

Page 15: S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n ella R oma a nt i c a l a b i r i n t i c o l l a n a d i n a r r a t i v a p e

Capitolo 2 /Nella domus di Cornelio

14

legno intagliato, con le gambe sagomate a forma di zampa di felino, eli faceva accomodare sugli sgabelli posti di fronte. Erano di solito per-sone che venivano a chiedere favori o alleanze politiche, ma che con-veniva ascoltare e se possibile accontentare, perché, in cambio del-l’aiuto ricevuto, avrebbero garantito al patrizio romano il loro appog-gio nella questioni della vita pubblica. Alcuni invece erano semplice-mente dei poveri che venivano a chiedere l’elemosina. Allora era Arti-co che se ne occupava, dando loro qualche moneta o facendo arrivaredel cibo dalle cucine.Nella parte posteriore della costruzione si trovavano i magazzini e lestanze della servitù. Accanto alle cucine un lungo corridoio conduce-va a un alloggio indipendente che si affacciava su uno spazio retrostan-te la casa, dominato da una grande quercia. Qui viveva la famiglia diArtico.Domitilla aveva piena fiducia in Arumna e nel marito Artico, sul cuiaiuto poteva contare in qualsiasi momento. E quando i padroni siassentavano da Roma affidavano ad Artico e a sua moglie la gestionedella casa e della servitù, certi che tutto sarebbe andato per il meglio.

La casa romanaCome confermano gli studi effettuati sui resti delle case diPompei ed Ercolano, le case romane avevano una strutturaaperta maggiormente verso l’interno e chiusa all’esterno, cherispecchiava l’importanza attribuita dai Romani alla fami-glia e alla vita domestica.Attraverso il vestibulum si entrava nell’atrium, che rappre-sentava il cuore della casa privata, dove si svolgeva la vitafamiliare, si accoglievano gli ospiti e si offrivano i sacrificiagli dei sull’altare domestico. Nelle case più ricche nell’atrioera presente anche una cassaforte per conservare gli oggettidi valore.L’atrium così come il peristilium, derivati entrambi dalle casegreche, erano strutture semicoperte e servivano da accessoai locali più interni.

Page 16: S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n ella R oma a nt i c a l a b i r i n t i c o l l a n a d i n a r r a t i v a p e

Capitolo 2 /Nella domus di Cornelio

15

In fondo all’atrio era situata una stanza chiamata tablinium,nella quale si trovano gli armadi con le maschere di ceradegli antenati. Il tablinium era una stanza di rappresentan-za, utilizzata dal padrone di casa come ufficio per svolgere isuoi affari, ricevere gli ospiti e dove, nelle giornate più calde,si poteva consumare il pasto.Spesso il peristilio principale era integrato da altri spazi piùpiccoli che svolgevano le stesse funzioni, come semplici cor-tili secondari ornati da fontane, o piccoli giardini.Al centro del peristilio si trovava una vasca chiamata implu-vium, nella quale, dal tetto inclinato, defluiva l’acqua piovanautilizzata sia per le necessità domestiche che per il sistemadi riscaldamento che correva sotto i pavimenti. Quando lecase più prestigiose furono collegate all’acquedotto pubbli-co, l’impluvium fu trasformato in vasca ornamentale in cuisi ponevano fiori, fontane e statue.Sul peristilio si affacciavano sia i saloni per le feste sia lesale da pranzo, chiamate triclinia. Queste ultime erano arre-date da letti in muratura sui quali i Romani avevano conser-vato l’abitudine greca di mangiare sdraiati, i letti erano di-sposti lungo le tre pareti della sala, da cui il nome di triclinium.In qualche caso tra le varie stanze correvano dei corridoi checonsentivano l’indipendenza di una o più camere situate lon-tano dai cortili.La cucina era una piccola stanza situata in fondo alla casadove si trovava il focolare, dotato di una canna fumariaverso l’esterno, che riscaldava l’acqua anche per il bagnoattiguo.La casa rifletteva la posizione sociale del cittadino romano,per cui le abitazioni dei patrizi erano particolarmente ricchenelle decorazioni interne: i pavimenti, le pareti e i soffittierano impreziositi da mosaici colorati, da inserti lignei, af-freschi, e stucchi d’ogni genere.Erano anche frequenti nicchie scavate nei muri o alcove che

Excerpt of the full publication

Page 17: S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n ella R oma a nt i c a l a b i r i n t i c o l l a n a d i n a r r a t i v a p e

Capitolo 2 /Nella domus di Cornelio

16

contenevano i mobili più voluminosi o importanti come iletti o gli armadi.L’arredamento era chiamato suppellex, e comprendeva sia imobili veri e propri che gli oggetti puramente ornamentali.Gli elementi fondamentali dell’arredo erano rappresentati dalletto, i tavoli e i sedili.Nelle case romane esistevano tre tipi di letti, quello per dor-mire, detto cubicularis, i letti da studio, detti lucubratori, e itriclinia.I tavoli erano dotati di tre o quattro gambe, avevano il pianoquadrato, rettangolare o rotondo: quelli bassi, chiamati men-sa, si accostavano ai triclini per il pranzo, mentre gli altri, chia-mati abaci, servivano per esporre le stoviglie e il vasellame.Il pater familias sedeva sul solium, una grande sedia similead un trono, mentre gli altri familiari o ospiti erano seduti susgabelli molto semplici, costituiti da una tavoletta con quattrogambe, e la donna sedeva sulla cathedra, su tutti questi se-dili erano sempre poggiati dei cuscini. Le case erano illumi-nate da candele o da lucerne a olio; esistevano anche le fiac-cole, che si accendevano soltanto in occasioni particolari,come feste o funerali.

Page 18: S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n ella R oma a nt i c a l a b i r i n t i c o l l a n a d i n a r r a t i v a p e

17

Capitolo 3■

A SCUOLA CON IL MAGISTER

Fino ai dodici anni Fulvio e Gaia avevano ricevuto in casa l’istruzionedi base. Cornelio aveva scelto per i suoi figli un magister1 tra i miglioridell’Urbe, un greco di nome Polibio, incaricato d’impartire lezioni discrittura, calcolo e le prime nozioni di eloquenza.Polibio aveva poco più di trent’anni, ma possedeva una cultura va-stissima: aveva viaggiato a lungo, conosceva il greco, il latino, l’ebrai-co, l’aramaico ed era appassionato di filosofia. Era un uomo dal carat-tere riservato che amava più di ogni altra cosa i suoi studi ed era unassiduo frequentatore delle biblioteche.Cornelio aveva concesso anche ai due figli maggiori di Artico di se-guire le lezioni. Era stato un atto molto generoso da parte sua, perchégeneralmente i ragazzi appartenenti alle classi meno agiate frequen-tavano le scuole pubbliche.Tarto, a sua volta, cercava di trasmettere tutto ciò che imparava allelezioni del maestro al piccolo Pelvio, iniziandolo alle prime nozioni diaritmetica e alla conoscenza delle regole elementari dell’oratoria. Tartoamava il suo compito di “educatore” e trovava nel fratello minore undiscepolo attento e interessato, che lo ripagava dei suoi sforzi con unapprendimento veloce.Le lezioni del magister si svolgevano al riparo del porticato adiacenteil giardino, la zona più accogliente e silenziosa della casa che permet-teva una buona concentrazione. Si iniziava di buon mattino, e il silen-zio di quelle ore era interrotto soltanto dalla voce severa del maestroche spiegava o che rimproverava i ragazzi. Polibio, infatti, non am-

1 Magister: precettore, maestro.

Excerpt of the full publication

Page 19: S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n ella R oma a nt i c a l a b i r i n t i c o l l a n a d i n a r r a t i v a p e

Capitolo 3 /A scuola con il magister

18

metteva che si distraessero sostenendo che la scuola era un impegnoper i ragazzi come lo era il lavoro per gli adulti e andava affrontatocon serietà e diligenza.Gaia e Fulvio erano accompagnati fino al porticato da uno schiavoche portava per loro le capsae, le cartelle per i libri. Per scrivere si ser-vivano di una tavoletta di legno ricoperta di cera sulla quale incideva-no le lettere con lo stilus, un’asticella di metallo o di legno che avevaun’estremità appuntita e l’altra piatta per poter cancellare stendendodi nuovo la cera.Per contare ed eseguire semplici operazioni matematiche usavano deisassolini di diverso formato, i calculi. Polibio si sedeva in cattedra e ibambini lo ascoltavano attenti dai loro sgabellini.Nei giorni in cui il magister non era disponibile, Gaia e Fulvio, bencontenti di saltare la lezione, ritornavano ai loro giochi con Lucilla,Tarto e Pelvio.Negli anni della prima infanzia, il tempo libero dallo studio era dedi-cato ai giochi: sia i maschi che le femmine giocavano con campanellee piccoli sonagli di metallo, i tintinnabula o i crepundia che facevanorisuonare e tintinnare gioiosamente.Nelle belle giornate giocavano in giardino con la palla e con la trotto-la, che facevano girare velocemente con la frusta e con il cerchio, spin-gendolo in avanti con un bastone ricurvo.Un vero e proprio gioco di abilità era quello delle noci: consisteva nelsovrapporle verticalmente come a formare un castello, bisognava poicolpirle da lontano con un’altra noce facendo crollare tutta la costruzione.Ma il gioco più movimentato cui partecipavano tutti i ragazzi era quel-lo della musca aenea, la mosca di rame: uno di loro veniva bendato edoveva cercare di catturare gli altri che gli giravano intorno e lo con-fondevano colpendolo con una bacchetta. Una volta afferrato uno deicompagni, si doveva pronunciare la frase “caccerò la mosca di rame” eil gioco riprendeva passando la benda al nuovo protagonista.Esistevano anche giochi sedentari e di maggiore concentrazione per iquali si usava la tabula lusoria, erano il gioco dei dadi, della dama odegli scacchi, giochi di antica origine per i quali si usavano sassolini opiccoli ossicini.

Excerpt of the full publication

Page 20: S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n ella R oma a nt i c a l a b i r i n t i c o l l a n a d i n a r r a t i v a p e

Capitolo 3 /A scuola con il magister

19

Naturalmente il gioco preferito da Gaia e Lucilla, come da quasi tuttele bambine in ogni epoca, era quello delle bambole. Gaia possedevauna bellissima bambola di avorio, un materiale preziosissimo e deli-cato che veniva da lontano. Aveva convinto la madre a confezionareper quella bambola dei vestiti simili a quelli che indossavano le don-ne adulte e le ragazze si divertivano a cambiare gli abiti alla bambolaimmaginando di accompagnarla a feste e ricevimenti. PuntualmenteDomitilla interveniva esortandole a stare attente perché avrebberopotuto romperla. Allora Gaia e Lucilla continuavano il gioco con lebambole di stoffa riempite di sabbia, terra o crusca che Arumna con-fezionava per la figlia. Le due amiche giocavano per ore insieme, in-curanti delle differenze tra i loro giocattoli, accudendo le loro bambo-le con cura, quasi preparandosi al futuro compito di madri.Intanto Fulvio e Tarto e in seguito anche il piccolo Pelvio, giocavano afare ora i mercanti ora i gladiatori; talvolta immaginavano di arruo-larsi come soldati e di partire per una campagna contro i popoli bar-bari che si trovavano ai confini settentrionali dell’impero e di cui siparlava spesso come di un pericolo per Roma.Così tra studi e giochi i cinque ragazzi trascorrevano serenamente glianni della fanciullezza, sapendo che le loro strade si sarebbero prestodivise: mentre l’istruzione di Lucilla e dei suoi fratelli si sarebbe fer-mata al “ludus litterarius”, per Fulvio, maschio primogenito di un’im-portante famiglia, si prospettava il proseguimento degli studi per in-traprendere la carriera di avvocato. Una professione che molto spessocostituiva un avviamento all’ascesa politica. In un futuro non moltolontano per Fulvio era in programma anche un soggiorno ad Atene,culla della cultura ellenistica, per perfezionare i suoi studi di gram-matica e di retorica.

La scuolaDopo i primi anni dell’infanzia, in cui i bambini erano esclu-sivamente affidati alle cure della madre, cominciava per loroil periodo della scuola.Fino ai dodici anni venivano affidati ad un Ludi Magister per

Excerpt of the full publication

Page 21: S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n ella R oma a nt i c a l a b i r i n t i c o l l a n a d i n a r r a t i v a p e

Excerpt of the full publication

Page 22: S 2 a n n t i n id a Una ragazza nella Roma anticaRoma antica Antonio Atella ® Un a r a g a z za n ella R oma a nt i c a l a b i r i n t i c o l l a n a d i n a r r a t i v a p e

S 294

®

labir

in

ti

collanadi

narrativa

perlascuola

media

Una ragazza nella Roma antica

Antonio Atella

®

Una ragazza nella Rom

a antica

labir

in

ti

collanadi

narrativa

perla

scuolamedia

Leggere per conoscerenuovi mondi e per riflet-tere su cose già conosciu-te. Leggere per perdersinei labirinti dell’immagi-nazione e, attraverso lafinzione letteraria, capirei problemi del mondo checi circonda. Leggere per

“sentirsi convinti che ognilibro degno di questo no-me rappresenta una con-centrazione, un compen-dio e una forte semplifica-zione di cose complicate”.

(H. Hesse)

Una ragazza nella Roma antica

Nella Roma del III secolodopo Cristo una ragazza diorigini sannite vive con i ge-nitori e i fratelli nella casadi un ricco patrizio. Lucilla ei figli di Cornelio, Fulvio eGaia, nonostante le differenzedi classe, crescono insieme edividono le esperienze dell’in-fanzia e dell’adolescenza. Macon l’avvicinarsi dell’età adul-ta, eventi molto significativiintervengono a cambiare le

loro vite: amore, matrimonio,ma soprattutto la scopertadel cristianesimo, la nuovafede che di lì a poco cambieràil mondo.Al di là della vicenda, che èla storia di una crescita sen-timentale e morale, per glialunni delle prime classi dellascuola media il racconto hauna finalità propedeutica allostudio della storia romana edei primi elementi di latino.

®

In ciascun capitolo una sche-da di approfondimento apreuna finestra sulla storia, lacultura e le tradizioni degliantichi Romani e sui luoghidella vita quotidiana.Nel testo ricorrono, opportu-namente introdotti e spiegati,numerosi termini latini, men-tre, negli apparati didattici,alcuni semplici esercizi richia-mano l’attenzione sull’originelatina della lingua italiana.

Antonio Atella, di origini molisane, insegna lettere nelle scuole medie statali. Laureato in Storia e Filosofiaall’Università “Federico II” di Napoli, è giornalista pubblicista, collabora con varie testate ed è direttore responsabiledi periodici. Ha pubblicato Gente del Sud (Simone per la Scuola), Padre Pio ed Eligio Atella, giovani amici delnovecento” e Il Bandito (Poligrafica Terenzi).

Excerpt of the full publication

Teresa
Timbro