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N N .24 .24 N.24 N.24 estate 2008 NOTIZIE E CURIOSIT À DALL’AZIENDA P.S.P. “SAN VALENTINO” CITTÀ DI LEVICO TERME

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NN.24.24N.24N.24

estate 2008NOTIZIE E CURIOSITÀ DALL’AZIENDA P.S.P. “SAN VALENTINO”

CITTÀ DI LEVICO TERME

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Estate 2008

Per non perdersi

Riconferma del Consiglio di AmministrazioneProgramma e Obiettivi 2008-2013. . . . . . 1

I servizi del centro polifunzionale (centro diurno e casa di soggiorno) . . . . . 2

Fiocco azzurro… . . . . . . . . . . . . . . 5

L’orto de ‘sti ani l’era ‘n altra roba – Ortinparco 2008 . . . . 8

El Somenzaro . . . . . . . . . . . . . . . 10

Ritornar bambini . . . . . . . . . . . . . 10

Una figura particolare… . . . . . . . . . . 11

…tornerà a camminare? . . . . . . . . . . 12

“memorie de morosi e storie de sposi” . . 14

Violette . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21

La pigrizia . . . . . . . . . . . . . . . . . 21

Mi piacerebbe – Il Nucleo Assistenziale Riabilitativo Complesso . . . . . . . . . . 22

Acqua salada . . . . . . . . . . . . . . . 24

Il nostro lavoro è stato premiato … . . . . 25

Un pensiero al Santo Padre . . . . . . . . 26

Visita pastorale al Decanato di Levico . . 27

Aprile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28

Estate 2008 N. 24

IL COMITATO DI REDAZIONE

Testi a cura diServizio sociale e di animazione

Impaginazione e grafica

Remigio Decarli

FotoServizio Animazione

Fonti varie

Un particolare ringraziamento a

tutti coloro i quali hanno contribuito

con racconti, articoli ed altre forme di intervento a

dare vita a questa ventiquattresima

edizione de “La Luna”

Pubblicazione gratuita ad uso

interno

StampaTipografia

Arti Grafiche Publistampa

Pergine Valsugana

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Estate 2008

1

Dal 2 aprile si è insediato il Consiglio di Amministrazione che rimarrà in carica fino agli inizi del 2013. Si tratta di una conferma di tutti i membri del Consiglio di Amministrazio-ne scaduto al 31.12.2007 con l’istituzione della nuova Azienda Pubblica di Servizi alla Persona “San Valentino” Città di Levico Terme, al posto della ex IPAB “Pierina Negriolli”.

I membri riconfermati che compongono il Consiglio di Amministrazione sono:SANDRA POOHLGIACOMO COLLENZGIULIANO AVANCINIMARCO FRANCESCATTIADOLFO PASQUALEFABIO RECCHIAROBERTO VETTORAZZI

Sono stati altresì riconfermati il Presidente Adolfo Pasquale, il Vicepresidente Marco Fran-cescatti ed il Collegio dei Revisori di conti nelle persone del Dott. Alberto Andreatta (presiden-te), della Dott.ssa Lucia Avi e del Dott. Fiorenzo Malpaga. Riconfermato anche il Direttore Ge-nerale Fabrizio Uez che in base al nuovo statuto dell’Azienda assume il ruolo di responsabile della gestione amministrativa, economica, finanziaria e socio assistenziale dell’Azienda. Suo vice sarà il Funzionario dell’Area economico finanziaria Giovanna Moschen.

Completato così il quadro istituzionale/diri-

genziale e di controllo dell’Azienda è stato mes-so a punto il piano obiettivi per la consigliatura 2008-2013, piano che fra l’altro è già stato fatto presente ai Rappresentanti degli ospiti.

Per l’immediato è prevista la messa a regime della gestione dell’A.P.S.P., verrà steso un regola-mento interno per la R.S.A., il Centro Soggior-no, l’assistenza privata; sarà rinnovata la Carta dei servizi, entrerà a regime l’attività del Centro Diurno e della Casa Soggiorno; verrà comple-tato il 3° piano dell’Isola della Luna; il progetto NARC e la pet-therapy verranno consolidati; si dovrà confermare la certificazione di qualità; si dovrà dar corso ai concorsi per l’assunzione di personale.

Per il programma pluriennale ci si dovrà im-pegnare per l’adeguamento delle strutture della R.S.A. con l’incarico progettuale e l’esecuzio-ne dei lavori per la realizzazione di un garage interrato, la definizione del lascito Sordeau, l’estensione di servizi, l’utilizzo futuro di parte degli stabili, ora scuole (in previsione dell’avvia-to nuovo Centro Scolastico). Sarà importante trovare sinergia con l’imprenditoria pubblica/privata locale ed un proficuo interscambio con le altre Aziende di Valle e della Provincia. Do-vremo continuare un confronto costruttivo per confermare e valorizzare un clima aziendale positivo, valorizzando le risorse umane inter-ne, coinvolgendo i familiari attraverso i propri rappresentanti, incoraggiando e apprezzando il lavoro dei volontari. La riconferma di tutti i membri alla guida politico-amministrativa della nuova Azienda Pubblica di Servizi alla Persona “San Valentino” – Città di Levico Terme, da parte dell’Amministrazione comunale e provin-ciale deve essere uno stimolo per completare e realizzare un programma di indubbio impegno che con la partecipazione di tutti i collaboratori sapremo sicuramente raggiungere.

di Adolfo Pasquale – Presidente

Riconferma del Consiglio di Amministrazione

Programma e Obiettivi 2008-2013

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L’inaugurazione del nuovo Cen-tro polifunzionale “Isola della luna” , avvenuta nello scorso mese di feb-braio, ha segnato un traguardo im-portante per la nostra Azienda, ma anche per tutta la comunità, che ha visto con soddisfazione la realizza-zione di nuovi e più qualificati ser-vizi in favore delle persone anziane. Il taglio del nastro è avvenuto alla presenza di numerose autorità pro-vinciali e comunali, valorizzato ul-teriormente dalla presenza dell’Arci-vescovo Mons. Luigi Bressan che ha benedetto il nuovo Centro.

La nuova struttura, com’è noto, accoglie un Centro diurno destina-to ad ospitare, per l’intero arco della giornata, persone anziane parzial-mente autosufficienti, non autosuf-ficienti o con gravi disabilità per le

quali è previsto il rientro serale in famiglia. Nel Centro diurno, la cui attività ha preso avvio il 1° marzo 2008, vengono erogati i servizi di cura e igiene personale, attività te-rapeutiche- riabilitative, attività di socializzazione e di animazione, ri-storazione e trasporto. Il Servizio è gestito dalla nostra Azienda P.S.P. in regime di convenzione con il Com-prensorio Alta Valsugana. Per acce-dere al Centro diurno è necessario rivolgersi al Servizio Socio-Assisten-ziale del Comprensorio, al quale compete la valutazione della do-manda e la tenuta dei rapporti con i famigliari degli utenti. Il Centro è aperto per 5 giorni la settimana (dal lunedì al venerdì), dalle ore 9.00 alle 19.00 ed in grado di accogliere fino a 12 utenti; per il primo anno sono disponibili solamente 6 posti, attualmente tutti occupati.

Un altro Servizio collocato all’in-terno del Centro polifunzionale, e precisamente al 2° piano dell’edifi-cio, è la Casa di soggiorno. Ma che cos’è e come funziona la “Casa di soggiorno”?

E’ una struttura residenziale vol-

I servizi del centro polifunzionale

(centro diurno e casa di soggiorno)di Fabrizio Uez – direttore

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ta ad assicurare condizioni abitative in un contesto protetto e comuni-tario, rivolta a persone anziane au-tosufficienti e comunque in grado di svolgere le normali attività della vita quotidiana e di gestire ed assu-mere in maniera autonoma eventua-li farmaci in uso. Tra le sue finalità vi sono quelle di promuovere il re-cupero dell’autonomia dell’anziano, favorire la socializzazione e la vita di relazione sia all’interno che all’ester-no, coinvolgendo i familiari e il vo-lontariato. E’ quindi destinata a per-sone sole o che vivono in un alloggio

precario (anche solo per il periodo dell’eventuale ristrutturazione) o per persone che preferiscono vivere in un contesto protetto e comunita-rio, anche per periodi limitati.

Essa dispone di due stanze singole e di due stanze a due letti con servizi igienici autonomi. Dispone inoltre di una zona soggiorno (sala da pran-zo e relax) e di una cucina ad uso comune.

Ogni persona residente nella casa di soggiorno può fruire dei servizi: alberghiero (ristorazione, lavande-ria, pulizie ambientali, rifacimento

Isola della luna

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letto), assistenza diurna, assistenza notturna (a chiamata), attività ricre-ativo-culturali, attività di mobilizza-zione.

L’Azienda persegue l’obiettivo di sviluppare al massimo le capacità re-sidue della persona residente, stimo-lando la conservazione il più a lungo possibile della propria indipendenza e autonomia; per questo all’interno della casa di soggiorno è adottato il principio del minimo di assistenza possibile lasciando eventualmente alla persona la possibilità di orga-nizzarsi da sola per far fronte ad al-cune necessità della vita quotidiana (riordino della stanza, della cucina, rifacimento del letto, ecc.), se ne-cessario con l’aiuto di un operatore, famigliare, volontario. E’ anche data la possibilità ai residenti di utilizzare la cucina della Casa di soggiorno per l’eventuale preparazione di piatti di-versi da quelli forniti dall’Azienda, secondo i propri gusti e necessità.

I residenti hanno completa libertà di azione e di movimento, con al-cune limitazioni indicate nel rego-lamento interno. Per tanto essi di-spongono delle chiavi della Casa e della propria stanza e possono quin-di uscire e rientrare dalla struttura a loro piacimento.

Per quanto riguarda le tariffe re-sidenziali, esse sono conteggiate su base mensile e vengono determina-te di anno in anno dal Consiglio di Amministrazione dell’Azienda, sulla base dei costi di gestione effettiva-mente sostenuti. Per il 2008 la tariffa è stata determinata in Euro 1.000,00 mensili onnicomprensiva. L’ingresso nella Casa di soggiorno viene dispo-sto dall’Azienda dietro presentazio-ne di apposita domanda su modello prestampato fornito direttamente dagli Uffici amministrativi.

Per qualsiasi altra informazione ci si può comunque rivolgere in ogni momento agli Uffici dell’Azienda o al Coordinatore del Centro Polifun-zionale (tel 0461/706464).

Auguri a tutti di una buona estate.Il Direttore con Agnese

Interno della Casa Soggiorno

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Maria Elena al lavoro

Fiocco azzurro all’Azienda dei Servizi alla Persona san Valentino. Il tre marzo ha visto la luce e mosso i suoi primi passi il centro diurno per anziani presso il centro polifunzio-nale “Isola della luna”.

Se ne parlava da molto ed assieme alla curiosità cresceva sempre più l’attesa per l’avvio di questo nuo-vo tipo di servizio. Ora finalmente il centro è aperto e attivo ormai da quasi tre mesi. E’ si, sono già passati tre mesi.

Ma cos’è questo centro, cosa si fa e chi vi può accedere, queste sono le domande che più frequentemente ci vengono rivolte, ecco allora che co-gliamo l’occasione dataci da il gior-nalino “La luna” per presentarci e per mostrarvi alcune delle iniziative che abbiamo realizzato ad oggi.

Partiamo allora dal cosa è il cen-tro per anziani. Viene definito una struttura semiresidenziale a caratte-re diurno, il che non vuol dire altro che le persone che lo frequentano trascorrono la loro giornata o parte di essa presso il centro per fare poi ritorno alla propria abitazione. Uno degli scopi principali è infatti quello di consentire alle persone di rima-nere il più a lungo possibile nel loro ambiente di vita e la frequenza è personalizzata nei confronti dei sin-goli utenti per cercare di rispondere al meglio ai bisogni che il territorio esprime.

Il centro diurno è rivolto a perso-ne adulte ed anziane autosufficienti, parzialmente autosufficienti e non autosufficienti che siano residenti nei comuni di Levico Terme, Cal-donazzo, Calceranica, Vattaro, Vi-golo Vattaro e Centa San Nicolo’.

Fiocco azzurro…di Franco Traversi Montani

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Uscita al lago di Levico in compagnia degli amici di Trento

Per poter accedere al centro diurno si deve presentare domanda all’assi-stente sociale della propria zona di residenza.

Il centro diurno è aperto dal lune-dì al venerdi con orario 9,00 – 19,00 festivi infrasettimanali compresi, la frequenza degli utenti può essere a tempo pieno, dalla mattina alla sera, o part time, mezza giornata mattina o pomeriggio.

Ed ora l’ultima domanda. Ma presso il centro che tipo di servizio viene offerto? Per rispondere, oltre a presentarvi le attività fino ad ora svolte, Vi invitiamo a venire a farci visita, un tazza di caffè ed un piace-vole momento in compagnia non vi verrà negato ma anzi noi operatori ed utenti del centro saremo ben lieti

di farVi visitare i nostri spazi e aver-Vi con noi.

Nel cercare di attuare le finalità istituzionali del centro la filosofia che caratterizza le nostre giornate è quello di ricreare un clima il più famigliare e sereno possibile; ogni giorno ci si ritrova insieme per or-ganizzare le attività ed i vari mo-menti della giornata, si valutano le proposte che arrivano dal territorio ed ognuno è libero di proporre e di mettersi in gioco in prima persona;

In questi mesi abbiamo avviato al-cuni laboratori quali bricolage, gin-nastica dolce, giardinaggio, maglia, lettura del giornale e appena il tem-po ce lo permette ne approfittiamo per uscire a piedi o con i mezzi del-la casa; due giornate, inoltre, sono

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Ester nel giardino del Centro

state particolari quando sono venuti a trovarci gli amici del centro diur-no Girasole e quando sono venuti a pranzo da noi gli amici della Civi-ca Casa di riposo di Trento. È stato molto piacevole avere questi ospiti tra noi perché ci hanno portato una ventata di allegria e ci hanno per-messo di allacciare nuovi rapporti e amicizie.

Altra cosa molto apprezzata al centro diurno sono le visite. Quan-do capita che vengano persone a trovarci, amici, conoscenti, colleghi volontari qui siamo sempre contenti e non manca mai un segno d’acco-glienza, perciò se qualcuno di Voi volesse venire a trovarci sappia che è il BENVENUTO!!!

VI ASPETTIAMO!

Angolorealizzatodai Volontaridella Casa

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L’orto de ‘sti anil’era ‘n altra roba

Ortinparco 2008Partecipare alla manifestazione

“Ortinparco” allestendo un nostro orto è diventato ormai un appun-tamento fisso. Per noi il lavoro è iniziato alcune settimane prima, in-contrandoci con ospiti e volontari. Abbiamo deciso insieme il tema a cui fare riferimento: “L’orto de ‘sti ani l’era ‘n altra roba”. Negli incon-tri che sono seguiti abbiamo raccol-to le idee e i ricordi di chi ha voluto raccontare un po’ delle proprie co-noscenze per realizzare lo scritto che riportiamo sotto e che ci ha permes-so di caratterizzare il nostro orto.

Un ringraziamento particolare va ai volontari che ci hanno aiuta-to in questa iniziativa!

A differenza del giorno d’oggi, dove l’orto è spesso visto come uno dei tanti hobbies, la civiltà contadi-na “de ‘sti ani” vedeva l’orto come fonte importantissima per il sosten-tamento alimentare delle famiglie. Generalmente erano le donne che si occupavano della cura dell’orto. Per loro era occasione di orgoglio e di competizione, gareggiavano per ot-tenere l’orto più bello, ma anche più produttivo.

All’avvicinarsi della primavera si

iniziava la preparazione dell’orto. Innanzitutto veniva ripulito dai

residui delle coltivazioni dell’anno precedente, in seguito veniva conci-mato preferibilmente con il letame di mucca. Era importante che il le-tame fosse “maturo”, cioè dell’anno precedente, perché se il letame era troppo fresco poteva bruciare semi e germogli.

In mancanza d’altro, si usava an-che letame di coniglio spargendolo però in modo molto rado. Meglio evitare il letame delle galline. Si spargeva nell’orto anche la cenere di legna, utile per il suo alto contenu-to in potassio.

‘Sti ani procurarsi il concime non era un problema perché, general-mente, tutti avevano la concimaia, nella quale veniva depositato il leta-me degli animali ma anche tutti gli scarti di cucina che non venivano dati in pasto alle bestie (l’odierno umido).

Contemporaneamente alla conci-mazione l’orto veniva vangato.

Alcuni utilizzavano la vanga altri preferivano l’utilizzo del forcone, ma bisognava che la terra sia già sta-ta ripulita dei sassi più grossi (trata a ramada).

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La terra veniva poi livellata e l’or-to veniva suddiviso in “vianezi”, per definire le diverse coltivazioni, per facilitare l’estirpazione delle erbacce e per tutte le altre operazioni di col-tura (trapianti, raccolto, ecc).

Si procedeva poi alla semina o al trapianto riparando i vianezi semi-nati con dei rami, per impedire a gatti e galline di entrare e rovinar-li “zaspando”. Spesso si coprivano i “vianezi con teli, stracci: i cosiddetti “ninzoi de saco” (gli stessi che servi-vano a trasportare il fieno).

Questo aveva due scopi: ripara-re dalle improvvise gelate mattutine

primaverili e mantenere poi durante il giorno l’umidità che si era creata.

Qualcuno, al posto dei teli usava rami di nocciolo con le foglie!

L’orto si doveva “autosostene-

re”, infatti non si usava comprare le piantine da trapiantare ma ognuno si procurava le sementi. Infatti per ogni tipo di ortaggio si faceva “nar en somenza” una o due piante. Quan-do queste piante erano ben mature si raccoglieva “el fiorume” dal quale venivano scelti i semi migliori.

Per rinforzare le “razze” ci si scam-biavano le “somenze”.

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Molti di noi ricordano “el somen-zaro” che da Pinè veniva a vendere “somenza bona”. Proveniva da una famiglia di Tressilla che per alcune generazioni si è tramandata questa attività.

L’arrivo del “somenzaro” annun-ciava la primavera; portava con sé

una cassa/baule dove, in bell’ordine, teneva i suoi preziosi semi.

In alternativa, secondo i casi e le situazioni portava la sua merce nel “prosaco” (uno zaino) dove le se-menti erano riposte in pacchettini di tela grezza. Come unità di misura usava il “deale” (un vecchio ditale).

EL SOMENZARO

Le cose che il bambino ama

rimangono nel regno del cuore

fino alla vecchiaia.

La cosa più bella della vita

è che la nostra anima

rimanga ad aleggiare

nei luoghi dove una volta

giocavamo.

Ritornar bambini

Orto presentato alla manifestazione 2008.

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Una figura particolare…Si può proprio definire così la si-

gnora Maria Baldessari. E’ ospite della Casa di Riposo di Levico Ter-me da circa 6 anni e si trova bene. E’ una personcina minuta e sempre sor-ridente con chi le si avvicina. Anche se a volte qualche broncio lo fa, ma passato il momento di rabbia torna a cantare le sue canzoni. Racconta spesso della sua casa a Caldonazzo, dei suoi vicini e della famiglia Posch, del maestro Posch in particolare, che per lei è stato un forte sostegno e che ora lo è per lei la moglie la signora Rosy con la figlia Liduina.

Qui nella nostra casa la signora Maria è affezionata all’infermiere cubano Daniel, con il quale scherza spesso ed è sempre orgogliosa di po-ter passeggiare con l’infermiera po-lacca Irena.

La festa del suo compleanno a gennaio con la musica del fisarmo-nicista Mario Conci l’allegria dell’ar-monica a bocca di Ferruccio Galler e una buona fetta di torta l’hanno resa davvero contenta. Ultimamen-te Maria partecipa a molte attività dell’animazione: al gioco della tom-bola, ai film, al gruppo coro ecc.

Quando vado a trovarla andiamo sempre a fare qualche passeggiata e a trovare qualche ospite della casa così salutiamo Maria Pradi, Maria Gia-comelli, Ida Angeli, Lucina Delmar-co e tanti altri ancora.

Questa è Maria Baldessari, una cara persona di 97anni ma che pur-troppo il 03 marzo ci ha lasciato un piccolo grande vuoto.

Paola Decarli Tais

Dicembre 2007 – Cena dei Volontari

con le autorità e il Consiglio

di Amministrazione

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Bella domanda! Spesso ci sentia-mo rivolgere questa domanda e non sempre possiamo dare una risposta precisa. Nel momento in cui ci si vede costretti a prendere in conside-razione l’ingresso di una persona in RSA, inizia un percorso difficile in ciascuno dei familiari. Molto spesso il papà, la mamma, lo zio, ecc., non sono più in grado di camminare au-tonomamente; questo può succedere in seguito all’instaurarsi di una ma-lattia, o all’incapacità di collaborare o entrambe le cose. In questo par-ticolare momento, questa doman-da potrebbe essere l’occasione per iniziare una collaborazione tra noi fisioterapisti e i familiari dell’ospi-te che prendiamo in carico. Per la stesura di questo articolo abbiamo voluto e dovuto affrontare solo il problema che riguarda quegli ospiti che hanno difficoltà a camminare. Il lavoro non è gestito solo da noi, ma sono coinvolti gli infermieri, gli operatori, i medici della struttura, lo specialista e ultimi ma non meno importanti, i familiari. Infatti se nel-le prime fasi della presa in carico il

lavoro è prevalentemente fisioterapi-co, con il passare del tempo e con il progresso o il mantenimento del-le capacità residue, sarebbe preziosa la collaborazione di tutti coloro che ruotano intorno alla quotidianità dell’ospite. Questi momenti, po-trebbero svolgersi in RSA, in giar-dino, in giro per il paese o in quel-le occasioni in cui c’è la possibilità di tornare a casa anche se per poco tempo. Per chiunque legga questo articolo, teniamo a precisare che per rendere un servizio migliore, abbia-mo bisogno della collaborazione di ognuno per permettere il passaggio di informazioni, consulenze e dimo-strazioni pratiche che permettano a tutti di affrontare al meglio le neces-sità di ciascun ospite. Non possiamo certo prevedere che il nostro operato abbia buon esito nel 100% dei casi, ma sicuramente se l’ospite avesse più momenti per praticare ciò che fa durante le sedute di fisioterapia, si potrebbe avere una possibilità in più. In attesa di altre belle doman-de i fisioterapisti sono disponibili a dare informazioni e chiarimenti.

…tornerà a camminare?

di Anna Passarella e Stefano Primavera - fisioterapisti

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NO

La posizione corretta prevede che l’accompagnatore ponga un braccio dietro la schiena dell’ospite per soste-

nerlo, mentre con l’altra mano tenga l’avambraccio indicando la direzione.

La foto indica il modo scorretto e ri-schioso di far deambulare l’ospite.

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Quest’anno l’Upipa ci ha stuzzi-cato con un argomento …proprio piccante!!! Vi assicuriamo che solo nel presentare il titolo il viso delle persone si illumina…ringiovani-sce. Torna l’espressione sognante di quel periodo, di quei momenti. Torna il ricordo dei primi sguardi scambiati di nascosto da occhi in-discreti. Al ricordo del primo ba-cio si vede nei loro occhi un tuffo nel passato e un pudico sorriso e la maggior parte dei nostri anzia-

ni si nasconde dietro la frase :“Ah, non mi ricordo, è passato troppo tempo!”. Ma è facile intuire che ognuno ha custodito intatto nella memoria quel ricordo senza tem-po che emoziona ancora.

AGNESE PEZZINIHo conosciuto mio marito quan-

do avevo il bar con mia sorella a Fon-do, lui invece lavorava in esattoria. Quando eravamo fidanzati non mi ha mai fatto regali o forse non mi ri-cordo, so solo che il regalo più bello è stato quello di sposarmi. Si poteva andare in giro fino ad un certo pun-to e non perché mancasse la voglia di uscire, ma non si aveva la possibilità perché bisognava lavorare. Mio ma-rito era più giovane di me di 8 anni, infatti mia mamma mi diceva che era troppo piccolo per me, ma era l’unico uomo che mi piaceva e que-sto cancellava questo piccolo difetto. Ho lavorato fino al giorno prima di sposarmi (a 33 anni), ero vestita con un tailleur grigio chiaro mentre mio marito era vestito di nero.

La mia dote era composta da alcu-ne lenzuola con le sue federe che ho fatto ricamare perché io non avevo

“Memorie de morosi e storie de sposi”

Maria Rosa Moltrasio il giorno delle nozze

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Il matrimonio di Maria Luigia Viggiano

tempo, e asciugamani di lino e ca-napa.

MARIA OLGA VETTORAZZIA 14 anni ho avuto il mio primo

moroso ma a 15 l’ho piantato per-ché non mi piaceva più. Andavamo in qua e in là a fare dei giri per il paese e mi ricordo che quando mia mamma mi ha vista “l’ho ciapae se-che”.

A 20 anni ho trovato mio mari-to, la mamma brontolava, ma quan-do ha visto che facevo sul serio era contenta. A 22 anni ci siamo sposa-ti, per il fidanzamento mio marito mi ha regalato una vera di brillanti comprata in fiera, non era né d’oro né d’argento ma per me era bellissi-ma. Da fidanzati andavamo in giro

a braccetto perché una volta non si usava tenersi per mano, alle 11 di sera dovevo essere a casa. Andavamo a ballare al Lido di Levico e con noi veniva anche mia cognata. Quando poi, da sposati, ci siamo trasferiti in Svizzera lì abbiamo imparato il rock.

Come dote avevo poco, avevo ap-pena un cambio per il letto, 2-3 ma-glie e anche mio marito aveva poco.

Il matrimonio è stato celebrato alle dieci di mattina e io indossavo un cappotto di panno “de tipo mo-lesino” che aveva anche una bella fodera. Il vestito era “verdesin ciaro ciaro”. Mio suocero è venuto in viag-gio di nozze con noi vicino a Brescia da una parente di mio marito, ma non ci ha dato fastidio perché era proprio una brava persona.

AMABILE FACCHINIIl mio primo moroso è stato mio

marito anche se una volta una signo-ra “l’ha provà a usmarme”, ovvero ha cercato di ingolosirmi offrendo-mi qualche goccio di vino per farmi conoscere un suo nipote, ma io non ho accettato.

Io e mio marito ci conoscevamo da tempo anche perché eravamo un po’ parenti, infatti per poterci sposa-re abbiamo dovuto firmare e pagare alla curia una tassa di 20 lire.

Mio marito, il Gino, quando era ragazzo, a 17 anni, era andato in Ungheria a lavorare da dei suoi zii

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e lì aveva trovato anche una moro-sa. Pensate che aveva alcune foto di questa sua morosa, io ero molto ge-losa e da sposati le ho strappate.

Quando lui era in Ungheria gli scrivevo qualche cartolina per man-dargli i saluti di una mia amica, la Faustina. Ma quando è tornato dall’Ungheria e l’ho visto ho pensa-to: “Però che bel om !”

Il primo bacio ce lo siamo dati “de scondion da me mama”, infat-ti, quando mia mamma chiudeva la piccola e modesta bottega che ave-vamo, cercavamo di darci un bacio, ma la trovavamo sempre dove ci na-scondevamo, era rigorosissima. Da soli siamo stati veramente poche volte, mi ricordo che quando era-vamo fidanzati mi ha regalato due cuscini che ha preso al mercato.

Ci siamo sposati il 22 dicembre, era freddissimo, “ho batù le broche quel dì”; avevo fatto fare a Calcera-nica un vestito di velluto nero e sul

colletto avevo fatto mettere due bec-chetti di pizzo color panna, sopra ho messo il cappotto. Come pettinatura mi ero fatta le trecce e le avevo tirate su con un pettine. La vera nuziale non l’abbiamo comprata ma mi ha regalato l’anello della sua mamma morta di parto, lo porto anche ades-so e ha più di cent’anni ma è bello come fosse nuovo.

Il pranzo di nozze lo abbiamo fatto a casa mia con un po’ di parenti, mi ricordo che mia cognata aveva fat-to due - tre torte di pere. In viaggio di nozze siamo andati a Venezia due giorni, a mio marito sarebbe piaciu-to andare al Lido ma non avevamo i soldi neanche per andare fino a lì.

ADELE ZULIANI

Mi ricordo che quando mia mam-ma ha scoperto la mia prima simpa-tia è venuta a prendermi con la “spa-zaora”. Ci aveva visti seduti davanti a casa che stavamo parlando seduti vicini e lei è uscita con in mano una scopa e ha fatto il gesto di darmele, avevo 20 anni ma in quegli anni le mamme erano molto più dure e se-vere.

Il primo moroso serio è stato mio marito ci siamo sposati quando io avevo 32 anni e prima di sposarci siamo stati insieme pochi mesi.

La mia dote era composta da tante cose perché facevo la rammendatri-ce, mi ero ricamata gli asciugamani e le lenzuola in coordinato.

Il prezioso anello di Amabile.

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Prima di sposarci io e mio marito ci siamo incontrati poche volte per-ché lui era in Svizzera a lavorare.

Le vere siamo andati a comprarle a Bassano.

Quando ci siamo sposati era il 28 dicembre, mi ero fatta fare un paltò grigio e sotto avevo un tailleur ce-leste, nevicava e avevo in mano un mazzettino di garofani che mi aveva regalato mia cugina.

LIVIA GIRARDIIl mio primo “morosoto” l’ho

avuto a 16 anni, veniva in casa ma c’era sempre un adulto con noi (o la mamma o il papà). Ci siamo lasciati perché io ero stufa e poi aveva un carattere tremendo.

Con mio marito invece ci siamo conosciuti quando io avevo 13 anni,

lui aveva 14 anni più di me, ci sia-mo conosciuti quando lui è venuto a casa mia con mio fratello perché era suo compagno di caserma e poi non mi ha più dimenticata.

Di Ettore, mio marito, mi piace-va tutto perché era molto buono e bello. Il primo bacio me lo ricordo come fosse ieri, ero andata alla sta-zione a riceverlo e quando lui è sceso dal treno mi ha baciata.

Il giorno del matrimonio, il 23 aprile del 1941, mio marito era ve-stito in divisa, io invece indossavo un tailleur color blu con il pelo sul collo.

La torta del matrimonio l’aveva fatta la mia mamma.

Sposando un carabiniere o uno statale gli ufficiali venivano a con-trollare se la donna aveva la dote per

Livia Girardie suo marito.

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vedere se era in grado di mantenersi in condizioni dignitose. Una volta i carabinieri dovevano aspettare i 30 anni per sposarsi.

In viaggio di nozze siamo andati a Soresina da una mia zia.

La dichiarazione d’amore me l’ha scritta ed era anche molto bella e ha anche scritto ai miei genitori per chiedere se poteva venire a trovarmi. La mia mamma ha risposto alla let-tera dicendo che erano contenti se veniva a trovarmi perché era un bra-vo ragazzo.

Mi ricordo che una volta, prima di fidanzarci, era venuto al matrimo-nio di mio fratello. Io e un gruppo di amici siamo andati ad accompa-gnarlo alla stazione dei treni, quan-do è stata ora di salutarci ha salutato tutti tranne me. Per chiedermi se mi aveva offesa in quella occasione non salutandomi, ha colto l’occasione per iniziare a scrivermi. Mi ricordo che sentivo il postino arrivare da molto lontano tanta era l’attesa e l’emozio-ne per quelle lettere.

Mi ha regalato un bellissimo anel-lo di fidanzamento, mi ricordo che lui non voleva regalarmi un anello ma avrebbe preferito donarmi un orologio perché stava a significare il tempo che passa.

PIA MINATINel mio paese c’erano ragazze di

tutte le qualità e io ero nel gruppo delle serie. Avevo un moroso conta-

dino ma siccome anche io ero con-tadina mi sarebbe piaciuto avere un moroso che faceva un altro mestiere. Era un bravo ragazzo che aveva an-che una casa ma si vede proprio che il mio destino era un altro, non gli volevo bene. C’era un altro ragazzo che faceva l’elettricista che veniva a ballare nel mio paese, mi interessava però era troppo “invadente”. Avevo dei sospetti sulla sua buona fede al-lora un giorno gli ho teso una trap-pola dicendogli “Chissà cosa pense-rà la tua ragazza che vieni a trovar-mi?”. Credevo che mi avrebbe detto di non avere nessuna ragazza, invece mi ha risposto “Non preoccuparti tanto lei è in Svizzera a lavorare!”… me la sono data a gambe levate!

Mio marito invece era un vedo-vo con una bambina di 4 anni che cercava un’altra donna, faceva il fer-roviere che lavorava sulle rotaie. Ci siamo conosciuti perché la dome-nica pomeriggio io e le mie amiche andavamo a fare un giro in bicicletta sul “stradon”, era bello perché non passavano macchine e si poteva stare tranquilli. Tutti sapevano di queste nostre gite, anche la signora che ge-stiva l’osteria sulla strada dove an-davamo. Così, quando mio marito, che si fermava a mangiare in questa osteria, ha chiesto all’ostessa se co-nosceva qualche ragazza da maritare, la signora ha pensato a me e ha com-binato un incontro. Quindi una do-menica che passeggiavo con le mie amiche lui è passato con la sua vespa

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per sapere chi era la ragazza che le avevano consigliato di sposare. Da qui è iniziato il tutto.

Il giorno che mi ha regalato l’anel-lo di fidanzamento io gli ho dato il primo bacio.

Ci siamo sposati quasi subito, io avevo 35 anni, mi sono preparata la dote comprando il necessario dalle “cromere”1 di Bassano, donne che venivano nelle nostre valli a vendere lenzuola, asciugamani e tutto l’oc-corrente per comporre la dote.

DOMENICO CUNIBERTI Trascorrevo le vacanze estive da

mio nonno che aveva una tenuta di vigne a Monferrato e il mio primo bacio l’ho dato a 12-13 anni a una ragazza del posto, di nome Adelaide. È stato un amore da ragazzi, comple-tamente platonico ma ci siamo poi sempre tenuti in contatto, è morta pochi anni fa.

Per quanto riguarda mia mo-glie, invece, ci conoscevamo sin da bambini, si chiamava Pierina e nel corso degli anni ci prendemmo e ci lasciammo diverse volte a causa dei miei continui spostamenti sia per studio che per lavoro.

Ci siamo frequentati per anni, lei

1 Era un lavoro tipico del passato, i cromer e le cromere si spostavano a piedi o in bicicletta con il loro negozio ambulante, era un arma-dietto di legno nei cui scomparti si trovavano aghi, nastri, pettini, biancheria intima o pic-coli capi di abbigliamento, occhiali, forbici, corone del rosario.

faceva progetti matrimoniali dicen-domi che appena finiva la guerra ci saremmo sposati, io acconsentivo perché mi sembrava che la guerra non potesse mai avere fine. Quindi, quando finì la guerra, la prima cosa che feci fu quella di sposare Pierina, era il dicembre del 1945.

Volli farmi un cappotto nuovo per l’occasione ma, visto l’imminen-te fine della guerra, fu un disastro ri-uscire a trovare la stoffa, per fortuna il marito di mia sorella era sarto e riuscì nell’opera.

Appena sposati andammo a trova-

Rosa Mazzocco il giorno del suo matrimonio

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re mia madre con la macchina che prestò mio zio, purtroppo al ritor-no dovemmo prendere il treno, la cabina era talmente fredda che feci mettere i piedi di mia moglie nella valigia fra le stoffe.

Un ricordo molto bello da rac-contare riguarda l’anello di fidan-zamento: infatti, quando portai la mia fidanzata a conoscere mia ma-dre, avevo già comprato l’anello di fidanzamento, ma non sapevo che ci attendeva una sorpresa! Mia madre, cantante contralto in teatro, aveva preparato un bellissimo anello da regalare a Pierina!

Durante il fidanzamento feci anche un po’ di mattane: una volta mi ar-

rampicai sul palazzo dove abitava per raggiungere la sua stanza senza farmi vedere da nessuno, una volta entrato trovai dei biscotti e con questi scrissi “ti amo” sul suo letto. Inizialmente, prima che le svelassi l’artefice del ge-sto, la mia fidanzata non fu contenta della sorpresa perché pensò fosse uno scherzo dei suoi fratelli!

Quando le regalavo i fiori, sicco-me mi vergognavo di farmi vedere in giro con delle rose, le nascondevo nelle tasche dei pantaloni.

Mia sorella ha sposato un ufficiale e ha dovuto dare in dote 50.000 £, (con 25.000 £ si comprava una vil-letta), per fortuna mio papà stava abbastanza bene e ha potuto.

Maria Garollo con il marito.

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LA PIGRIZIALa pigrizia andò al mercato

Ed un cavolo comprò

Mezzo giorno è suonato

Quando a casa ella tornò

Prese l’acqua e accese il fuoco

E poco a poco anche il sole tramontò

E intanto Lena, se ne va a letto senza cena

Moschen Antonietta

VIOLETTEViolette nei tuoi capelli

Fiorin di siepe

Sogni del mio cuor

Frammenti di vaghe stelle dal ciel caduti

Nella notte d’or con l’ebbrezza in cor

Volgi il tuo profumo ogni or

Tu mio vago fiorellino si la mia felicità

Violette nei tuoi capelli

Fiorin di siepe sogni del mio cuor

Marchi Maria AntoniettaMaria Garollo

e i suoi 18 anni.

Maria Antonietta Marchi

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Il 1° gennaio 2008 è stato aperto, al primo piano della nostra struttu-ra, il Nucleo Assistenziale Riabilita-tivo Complesso, in sigla NARC.

Il nostro obiettivo è quello di ten-tare di offrire agli ospiti, affetti da demenza e da problemi comporta-mentali, un’ assistenza e una cura più qualificate e specifiche rispetto all’assistenza tradizionale, in un am-biente maggiormente protetto.

Belle parole !!

A raccontarlo così, sembra tutto molto bello, ma l’avvio non è sta-to dei più semplici, i problemi non sono mancati e la confusione è stata tanta.

Nonostante questo, dei risultati sono stati raggiunti: ma purtroppo non sono così visibili come si vor-rebbe, e la strada è ancora lunga.

Mettere in luce gli aspetti positivi del Narc o il modo di lavorare, che lì si cerca di adottare, non vuole dire sottovalutare quello che si sta facen-do negli altri reparti.

È solamente il voler provare a spe-rimentare qualcosa di nuovo, per ottenere quel QUALCOSA IN PIÙ

per l’anziano residente qui e di con-seguenza anche per chi ci lavora.

Quel QUALCOSA IN PIÙ do-vrebbe portare a conquistare il mag-gior benessere per chi vive qui, inteso nel suo significato più semplice, ma nello stesso tempo più profondo.

L’intento non è quindi di creare chissà quale tipo di attività, ma ri-spondere a quello che l’ospite prin-cipalmente chiede e che gli procura tranquillità e serenità.

Immedesimandomi in una signo-ra che è qui da qualche mese, vorrei provare a rendere l’idea di cosa si-gnifica questa nuova esperienza.

Anche se il mio punto di vista non è quello di un operatore costan-temente presente, ho comunque il contatto con gli ospiti, e posso in qualche modo cercare di raccontare il loro vissuto, partendo da una do-manda: Cosa vorresti?

“ Mi piacerebbe:

– alzarmi all’ora in cui ci mi sveglio,

– essere aiutato alla mattina da una persona che si PRENDA CURA di me,

MI PIACEREBBEIl Nucleo Assistenziale

Riabilitativo Complesso

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– stare seduto in poltrona piuttosto che in carrozzina,

– camminare libero, senza paura di perdermi o farmi male,

– trovare dei visi conosciuti, di per-sone che ormai mi comprendono e conoscono la mie abitudini,

– se sono ancora in grado, poter dare una mano nelle piccole cose quo-tidiane, anche se non sono precisa precisa o veloce veloce,

– avere degli orari più elastici,

– occupare il tempo libero parlan-do di me stessa con persone che si siedono per ascoltarmi, e che non stanno in piedi di fronte a me guardando l’orologio,

– dare serenità ai miei familiari

quando vengono a trovarmi e non mi trovano agitata o incupita o ar-rabbiata e senza voglia di fare, …

– appendere qualche foto in più, che mi aiuti nel ricordo del passato e quindi di quello che sono ora,

– vivere una vita il più normale pos-sibile, senza portare avanti sola-mente i problemi e le mancanze, che ho mio malgrado,

– far sì che quì sia per me un luogo di vita, perché questa ormai è la mia CASA.

…, posso ancora FARE o DIRE e mi piacerebbe che mi aiutassi.”

Arianna

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“Acqua salada”L’è matina prest e son chi en riva al marvedo vegnir su el sol che el me par na bala de foc.‘N tant che camino m’è vegnù en ment i ani pasadi che g’ho pasà chicon i ospiti dela Casa de Riposo de Levico.‘N trà tant me son ricordà de quela volta che ghè vegnù al mare anca el Mario deto “el nono”.No ‘l aveva mai vist! E g’ho domandà“Nesì che l’è pù grant del Lac dela Seraia?”“Eì, eì…”commento! E l’era proprio content.Dopo, de sera sen nadi en spiaggiae con la carozela mi e la Chesia’l aven tirà propi vezin a l’acquag’aven bagnà la faciae no content el la voluta anca bever!“Cramento, l’ei propi salada!”E ne sen fati na gran risada.Sen tornadi en drio e per el lungo mare‘l m’à dit “ferma che me fago en “fumogeno”e beven qualcos.”L’ha ordinà na bira e entant che el la beveva pian pianel me contava le so storie de na volta.Ala fin el m’ha dit… “sat perché g’ho bevù la bira?”No g’ho rispondù.“l’è stà per parar giò el saorde …l’acqua salada”.

Franco Giacomozzi

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Anche quest’anno abbiamo par-tecipato al concorso indetto da Upipa per l’anno 2007 dal titolo “Amici animali nella memoria e nel quotidiano”e

ABBIAMO VINTO IL PRIMO PREMIO!!!

Il lavoro che abbiamo presentato comprendeva quattro libri:

– il libro degli animali,

– Pulcini a Pasqua,

– L’allevamento del baco da seta “i cavalieri”,

– L’orso.

Nel numero precedente vi abbia-mo proposto un assaggio del nostro lavoro ma chi vuole può richiedere

una copia del lavoro completo al Servizio Animazione.

La premiazione, avvenuta al Pa-lazzo della Regione alla presenza del Presidente Magnani e del Presi-dente dell’Upipa avv. Giacomelli, ci ha riempiti di soddisfazione anche perché la vincita non è da poco: un assegno da 500 euro da spendere per le attività di animazione.

Le rappresentanti dell’Upipa, Mi-caela e Stefania, sono poi venute il 10 marzo per consegnare ai parteci-panti l’attestato di partecipazione e insieme festeggiare. Vogliamo rin-graziare gli ospiti, e gli immancabili volontari che ci hanno aiutato a rea-lizzare questo splendido risultato.

Il nostro lavoro è stato premiato …

Margherita riceve l’attestato da Micaela. Afra premiata da Magnani e Giacomelli.

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DAL VATICANO, 2 aprile 1982

Gent.ma Sig.a,Il Santo Padre ha ricevuto

volentieri le espressioni di

devozione e di stima che Ella, con delicato pensiero

, ha voluto

farGli pervenire con lettera del 24 marzo corrente.

ringraziamento per tale gesto di fede e di ossequi

o, mentre,

favori di serena prosperità cristiana, imparte d

i cuore la

propiziatrice Benedizione Apostolica.

Con senso di distinta stima

dev.mo nel Signore

(Mons. G.B.RE, Assessore)

Un pensiero al Santo Padre

Oh, Grande Figura di bianco vestita che a braccia tese, fronte aperta, sorriso dolce sul labbro, occhio limpido e scrutatore insieme dal quale traspare la purezza, la bontà, l’amore che sgorga dall’intimo tuo, dal cuore, dal profondo dell’animo, dall’Est Tu venisti un giorno non tanto lontano verso occidente, dimostrando così ai popoli l’eguaglianza che ci accomuna.Maestro sulle orme di Pietro, segnando il passo del grande e umile Giovanni prima e Paolo poi Tu continui il cammino per le vie del mondo, sul sentiero talvolta duro e crudo che l’uomo rende tale per bruttezza interiore, per incoscienza e

mondo certamente sconosciuto al bene, un impero a parte, senza

come Cristo in croce ha perdonato a tutti noi.E vai ancora, sulle dune del deserto, sulle vette dei monti, sul piano, sul vicolo sassoso, parlando d’amore, di pace e fraternità abbracciando tutti grandi e piccini, senza distinzione di colore, di comunità cristiana, perché carità e amore nella Fede in Cristo è salvezza uguale per tutti.Un canto si levi di gioia e d’amore, da un popolo

serenità.

Maria Antonietta Marchi

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Nell’ambito della visita pastora-le al nostro decanato, l’Arcivescovo Luigi Bressan ci ha fatto onore della Sua presenza in un’occasione specia-le per la nostra Azienda.

Il giorno 20 febbraio 2008, infatti, c’è stata l’inaugurazione del Centro Polifunzionale Isola della Luna e a seguire la celebrazione comunitaria dell’Unzione degli Infermi. Alla fun-zione religiosa erano presenti ospi-ti e operatori della Casa, ma anche molti famigliari e parrocchiani che hanno voluto essere presenti anche in questa occasione. Un vivo ringra-

ziamento a tutti coloro che hanno contribuito a rendere gioioso questo pomeriggio!

Molto apprezzato è stato il mo-mento nel quale Monsignor Bressan ha voluto recarsi personalmente nel-le camere degli ospiti costretti a letto e scambiare con loro qualche parola riservando una benedizione indivi-duale.

Speriamo di poter vivere presto un nuovo incontro con il nostro Arcivescovo e a Lui auguriamo un sereno proseguimento della Sua pre-ziosa attività pastorale.

Visita pastorale al Decanato di Levico

Mons. Bressan con l’architetto Postal e il sindaco Stefenelli.

Mons. Bressan presiede la Celebrazione Eucaristica.

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AprileTra i rivi rubicondidi nevi sciolte al sole,nell’erba dei sentieriappena nata…t’ho ritrovato aprilegioventù dell’anno…La rondinellavenuta da lontanosolcando monti e mari.stride…

nel ciel sereno cercando il nido che ha lasciato.Il pescoingrossa le gemme e schiude i fìoridomani…sarà di rosa colorato.Nell’orto si rivangano le zollesul monte spicca il faggiogià ammantato.Ed io…ammirodall’alto della valle circondata da crochi aperti al cielola vita… e il suo risveglio.

Annalisa

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N.24BENVENUTA DOLLY