ROUTE 2010 - Libretto delle Preghiere

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LIBRETTO DELLE PREGHIERE FRANCIGENA ROUTE2010 via Nei Mari del Sud, milioni di piccoli animali si mettono a lavorare insieme e a poco a poco costruiscono scogliere di corallo, finché formano un’intera grande isola

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Libretto della Route sulla Via Francigena | Clan la Rocca | Route 2010

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LIBRETTO DELLE PREGHIERE

FRANCIGENA ROUTE2010 via

Nei Mari del Sud, milioni di piccoli animali

si mettono a lavorare insieme e a poco a poco

costruiscono scogliere di corallo,

finché formano un’intera grande isola

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31 luglio 2010 MEGLIO SOLO O ACCOMPAGNATO?

Se un uomo non tiene il passo con i compagni, forse questo accade perché

ode un diverso tamburo. Lasciatelo camminare secondo la musica che sente,

quale che sia il suo ritmo o per quanto sia lontana.

INSEGNAMI LA ROUTE Signore, insegnami la route: l'attenzione alle piccole cose; al passo di chi cammina con me per non fare più lungo il mio; alla parola ascoltata perché non sia dono che cade nel vuoto; agli occhi di chi mi sta vicino per indovinare la gioia e dividerla, per indovinare la tristezza e avvicinarmi in punta di piedi, per cercare insieme la nuova gioia. Signore, insegnami la route: la strada su cui si cammina insieme; insieme nella semplicità di essere quello che si è; insieme nella gioia di aver ricevuto tutto da Te; insieme nel tuo amore. Signore, insegnami la route, Tu che sei la strada e la gioia.

I TRE ELEMENTI DEL PELLEGRINAGGIO

Tre elementi caratterizzano un pellegrinaggio, il primo è che il pellegrino, impa-sto di anima e corpo che sa di dover avanzare, sul piano fisico e morale, lungo una strada che non è quella di tutti i giorni. Questa strada sarà il suo maestro; gli imporrà distacchi e sacrifici, ma amplierà il suo sguardo al di là dell’orizzonte familiare… uno sguardo sempre più lucido su se stesso, sugli eventi e sulle cose, man mano che la distanza si allunga; poi vi è la strada, con tutto ciò che compor-ta compresi imprevisti, occasioni e rischi. Infine la meta, il luogo verso cui ci si dirige. Essa è lo scopo primario che mette in moto il desiderio e la volontà del pellegrinaggio, è il motivo per cui si lascia la propria casa. Essa contiene un potenziale religioso e una ricchezza spirituale che difficilmente si trovano altro-ve.

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Sera

Nessun uomo è un'isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l'Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell'uma-nità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: essa suona per te. John Donne

Dalla lettera ai tessalonicesi

Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affin-ché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio – e così già vi comportate –, possiate progredire ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Ge-sù. Questa infatti è volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi astenia-te dall’impurità, che ciascuno di voi sappiatrattare il proprio corpo con santità e rispetto, senza lasciarsi dominare dalla passione, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno in questo campo offenda o inganni il proprio fratello, perché il Signore punisce tutte queste cose, come vi abbiamo già detto e ribadito. Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste cose non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo santo Spirito. Riguardo all’amore frater-no, non avete bisogno che ve ne scriva; voi stessi infatti avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri, 10e questo lo fate verso tutti i fratelli dell’intera Macedonia. Ma vi esortiamo, fratelli, a progredire ancora di più e a fare tutto il possibile per vivere in pace, occuparvi delle vostre cose e lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato, e così condurre una vita decorosa di fronte agli estranei e non avere bisogno di nessuno.

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Preghiera

Ti amo fratello/sorella per le piccole attenzioni d'ogni giorno e ti amo per quello che sei e in ricchezza e in povertà mi doni. Ti amo fratello/sorella anche se sei distante perché non amo di te la tua presenza fisica, amo invece il camminarti a fianco come amo di te il fatto che tu mi cammini a fianco. Ti amo fratello/sorella perché sei dono di Dio al mio piccolo cuore che ti riscalda e ti ripara dal freddo in nome Suo anche quando, a volte, Lo senti meno vicino o senti vacillare la tua forza oppure ti ritrovi tu più debole e stan-co. Ti amo fratello/sorella per le cose minuscole che sollevano la mia e la tua solitudi-ne e ti amo perché ti fai bagnare gli occhi di lacrime quando vedi i miei, offuscati e socchiusi, annebbiare la fiducia costruita a fatica.

Ti amo fratello/sorella per il sorriso pacato e forte delle tue labbra, come ti amo per il tuo viso preoc-cupato e affaticato che mi permetti di vedere. Ti amo fratello/sorella per il sole e la luna che in te fai baciare, per il cielo e la terra che fai incontrare, per il dolore e la gioia che non allontani e stringi forte con le tue mani ed il tuo corpo: respiro ristretto della tua anima. Ma sopra le maree ed ogni cielo che all'orizzonte si perde ad occhio umano, io ti amo perché sei mio fratello/sorella e, come tale, l'altra parte di me che mi abita, ti amo come tu ami me e con i nostri corpi protesi in alto noi siamo l'eredità più bella lasciata da nostro Padre in terra.

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1 agosto 2010 IO... La forza dei numeri è la delizia del pauroso. Lo spirito valoroso si gloria di

combattere da solo

Mattina Quando ero giovane e libero e la mia immaginazione non aveva limiti,sognavo di cambiare il mondo. Come divenni più grande e più saggio, scoprii che il mon-do non avrebbe potuto essere cambiato, così ridussi la mia visione e decisi di cambiare solo il mio paese, ma anche questo sembrava essere inamovibile. Come crebbi, al crepuscolo della mia vita, in un ultimo disperato tentativo, decisi di cambiare solo la mia famiglia, quelli più vicino a me. Ma anche questi non volevano niente di tutto ciò. E ora, che sono legato al mio letto di morte, capisco che se solo avessi cambiato per primo me stesso, forse, con l'esempio, avrei potuto cambiare la mia famiglia. Dalla loro ispirazione e con il loro incorag-giamento avrei quindi potuto cambiare in meglio il mio paese. E chi lo sa, avrei potuto forse cambiare il mondo.

dalla tomba di un Vescovo dell'Abbazia di Westminster

Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevu-to un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla mia gioia. Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho semina-to e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai ban-chieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fan-nullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.

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Se riesci a conservare il controllo quando tutti Intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa; Se riesci ad aver fiducia in te quando tutti Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio; Se riesci ad aspettare e non stancarti di aspettare, O se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne, O se ti odiano, a non lasciarti prendere dall'odio, E tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio;

Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone; Se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo; Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina E trattare allo stesso modo quei due impostori; Se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi O a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante, E piegarti a ricostruirle con strumenti logori;

Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite E rischiarle in un colpo solo a testa e croce, E perdere e ricominciare di nuovo dal principio E non dire una parola sulla perdita; Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti, E a tener duro quando in te non resta altro Tranne la Volontà che dice loro: "Tieni duro!".

Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù, E a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente, Se non riesce a ferirti il nemico né l'amico più caro, Se tutti contano per te, ma nessuno troppo; Se riesci a occupare il minuto inesorabile Dando valore a ogni minuto che passa, Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa, E - quel che più conta - sarai un Uomo, figlio mio!

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Sera spazio per la pattuglia

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2 agosto 2010 ...CON VOI

..se un uomo sogna da solo, il sogno resta un sogno; ma se più uomini sognano

insieme la stessa cosa, il sogno diventa realtà…

Mattina

I nostri antenati – ci ricorda Tocqueville – conoscevano (e condannavano) l’egoismo ma non l’individualismo che invece noi non possiamo, in fondo, fare a meno di considerare legittimo. Come spiegava Smith, contemporaneo e concitta-dino di Hume: «non è quindi dalla benevolenza del macellaio, del fornaio e del birraio che noi possiamo attenderci il soddisfacimento dei nostri bisogni, ma dalla considerazio-ne che essi hanno per il loro interesse». La gente non svolge più una certa attività o una certa funzione – combattere, pregare, lavorare la terra etc.- perché questo è il loro dovere, ma semplicemente perché, appunto, è nel loro interesse. « Il tuo grano è maturo, oggi, il mio lo sarà domani. Sarebbe utile per entrambi se oggi io lavorassi per te e tu domani dessi una mano a me. Ma io non provo nes-sun particolare sentimento di benevolenza nei tuoi confronti e so che neppure tu lo provi per me. Perciò io oggi non lavorerò per te perché non ho alcuna garanzia che domani tu mostrerai gratitudine nei miei confronti. Così ti lascio lavorare da solo oggi e tu ti comporterai allo stesso modo domani. Ma il maltempo soprav-viene e così entrambi finiamo per perdere i nostri raccolti per mancanza di fiducia reciproca e di una garanzia.» Hume, Trattato sulla natura umana, 1740, libro III

Ho molta fiducia nei piccoli, nei deboli che si uniscono in movimenti nonviolenti, senza aver bisogno di prestigio, sia nei nostri che nei vostri paesi, piccoli gruppi senza potere che si mettono d’accordo per affermare senza odio, senza violenza alcuna, ma anche senza codardia, per affermare che bisogna arrivare a condizioni giuste e umane nelle relazioni tra pesi ricchi e paesi poveri, tra le grandi compa-gnie ed i nostri paesi… E Dio che ama gli umili, i deboli, i piccoli; non abbandonerà questo mondo. E’ lui la forza della nostra debolezza!”. “Partire è anzitutto uscire da sé. Rompere quella crosta di egoismo che tenta di imprigionarci nel nostro “io”. Partire è smetterla di girare in tondo intorno a noi, come se fossimo al centro del mondo e della vita. Partire è non lasciarsi chiudere negli angusti problemi del piccolo mondo cui apparteniamo: qualunque sia l’importanza di questo nostro mondo l’umanità è più grande ed è essa che dobbiamo servire.

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Partire non è divorare chilometri, attraversare i mari, volare a velocità supersoni-che. Partire è anzitutto aprirci agli altri, scoprirli, farci loro incontro. Aprirci alle idee, comprese quelle contrarie alle nostre, significa avere il fiato di un buon camminatore. E’ possibile viaggiare da soli. Ma un buon camminatore sa che il grande viaggio è quello della vita ed esso esige dei compagni. Beato chi si sente eternamente in viaggio e in ogni prossimo vede un compagno desiderato. Un buon camminatore si preoccupa dei compagni scoraggiati e stanchi. Intuisce il momento in cui cominciano a disperare. Li prende dove li trova. Li ascolta, con intelligenza e delicatezza, soprattutto con amore, ridà coraggio e gusto per il cammino. Camminare è andare verso qualche cosa; è prevedere l’arrivo, lo sbarco. Ma c’è cammino e cammino: partire è mettersi in marcia e aiutare gli altri a co-minciare la stessa marcia per costruire un mondo più giusto ed umano”.

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conce-da. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri. Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più gran-de del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato. Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato. Chi odia me, odia anche il Padre mio. Se non avessi fatto in mezzo a loro opere che nessun altro mai ha fatto, non avreb-bero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio. Questo perché si adempisse la parola scritta nella loro Legge: Mi hanno odiato senza ragione. Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spiri-to di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; se anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.

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Sera spazio per la pattuglia

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3 agosto 2010 ...DIVENTO NOI

Opera grandemente colui che agisce con rettitudine; opera lodevolmente colui che

si pone al servizio della comunità, più che del suo capriccio

Mattina

Ecco la vera gioia della vita: venir usato per uno scopo di cui voi stessi riconoscete il valore. Essere una forza della natura, invece di un piccolo agglomerato di fibre, eccitato ed egoista, pieno di disagi e lamentele, che brontola per il fatto che il mondo non si dedica abbastanza alla causa della sua felicità. Io sono dell’opinione Che la mia vita Appartiene a tutta la comunità e, fin quando vivo, è un mio privilegio fare per la comunità tutto quello che posso. Voglio essere utilizzato totalmente Fin quando morirò, anche perché più duramente lavoro più a lungo vivo. Io gioisco per la vita In sé e per sé. La vita non è una “candela corta”, per me. E’ una specie Di splendida torcia Della quale io sono padrone Per il momento, e che voglio far ardere il più brillantemente possibile prima di consegnarla alle generazioni future.

George Bernard Shaw

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Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. E' venuto infatti il Figlio dell'uomo a salvare ciò che era perduto). Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta? Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarri-te. Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di que-sti piccoli. Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre

testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano. In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo. In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qua-lunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro».

Matteo 18, 10-20

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4 agosto 2010 ...E INSIEME SIAMO COMUNITA’

Non c’è inizio né fine, al girare della ruota del tempo. Ci son tante esperienze che

uniscono persone. Persone diverse con intenti comuni, intenti scritti sulla pietra e

nel sangue.

Mattina

Ci siamo impegnati noi e non gli altri unicamente noi e non gli altri. Ne’ chi sta in alto, ne’ chi sta in basso; ne’ chi crede,ne’ chi non crede. Ci siamo impegnati. Senza pretendere che altri si impegni con noi o per suo conto,come noi o in altro modo. Ci siamo impegnati senza giudicare chi non si impegna senza accusare chi non si impegna senza condannare chi non si impegna Senza cercare perchè non si impegna. Sappiamo di non poter nulla su alcuno ne’ vogliamo forzare la mano su alcuno, devoti come siamo e come intendiamo essere al libero movimento di ogni spirito piu’ che al successo di noi stessi o dei nostri convincimenti. Noi non possiamo nulla sul nostro mondo, su questa realta’ che e’ il nostro mon-do di fuori, poveri come siamo e come intendiamo rimanere. Se qualcosa sentiamo di potere, e lo vogliamo fermamente e’ su di noi, soltanto su di noi. Il mondo si muove se noi non ci muoviamo si muta se noi non ci mutiamo si fa nuovo se alcuno si fa una creatura imbarbarisce se scateniamo la belva che e’ in ognuno di noi. L’ordine nuovo incomincia se alcuno si sforza di divenire uomo nuovo. Ci siamo impegnati per trovare un senso alla vita a questa vita,alla nostra vita; una ragione che non sia una delle tante ragioni che ben conosciamo e che non prendono il cuore; un utile che non sia una delle solite trappole generosamente offerte da chi la sa lunga. Si vive una sola volta e non vogliamo essere giocati, in nome di qualche piccolo interesse. Non ci interessa la carriera, non ci interessa il denaro, non ci interessa il successo ne’ di noi stessi,ne’ delle nostre idee. Non ci interessa di passare alla storia ci interessa di perderci per qualcosa e per qualcuno che rimarra’ anche dopo che noi saremo passati e che costituisce la ragione del nostro ritrovarci. Ci siamo impegnati non per riordinare il mondo, non per rifarlo su misura, ma per amarlo. Perche’ noi crediamo all’amore, la sola certezza che non teme confronti, la sola che basta per impegnarci perdutamente. Don Primo Mazzolari

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Da una carta di clan

La comunità è alla base del nostro Clan, è il primo obiettivo da raggiungere per comprendere le gioie della strada, per sentirsi sempre pronti al servizio, per crescere nello stile scout e nel nostro percorso di fede. La comunità è condivi-sione di valori comuni e la conseguente volontà di realizzarsi. Sognando e pun-tando in alto, ci poniamo obiettivi comuni da realizzare concretamente e verifi-care assiduamente. La comunità trova la sua forza nel singolo, e il singolo trova la sua forza nella comunità. Ognuno di noi è d’accordo nel definire la comunità di Clan uno strumento di crescita personale,che si conclude con una scelta circa i proprio progetti futuri: scelta che si snoda lungo il percorso nella vita di Clan,che comincia con la scoperta,per divenire poi responsabilità,attraverso l’impegno della firma della carta di Clan. Pensiamo che la comunità sia luogo per vivere e trovare uno spirito di accoglienza che faciliti la conoscenza e l’inserimento nel Clan; per partecipare dinamicamente ad attività che comporta-no esperienze uniche tali da dare nuova luce a valori e stili di vita,spesso ignorati nel quotidiano; per confrontare le diverse opinioni,per discutere ed ascoltarsi l’un l‘altro,non per giudicare o criticare,ma per avere un confronto leale e diret-to,in un clima di correzione fraterna. Pertanto è necessario che ogni fratello e sorella della comunità viva la vita di Clan attraverso un proprio percorso che confluisce nella strada più grande,condivisa con gli altri,condivisione che si esprime,particolarmente,attraverso la verifica-punto della strada-che questa comunità tenderà,preferibilmente, a fare durante bivacchi e route. La strada della vita di Clan chiede ai nuovi entrati di portare a termine,alla fine del primo anno, la scelta di impegnarsi a firmare la carta di Clan. Firmare comporta l’impegno di incamminarsi lungo la strada che conduce alla partenza,un percor-so fatto di scelte,obiettivi e impegni concreti e verificabili. Durante la vita di Clan,che ha una durata minima di tre anni, la comunità mira alla formazione del carattere e della personalità,cercando di trasmettere ad ognuno la maturità di fare delle scelte,scoprire ciò che si può e si vuol essere,assumersi responsabili-tà,porsi gli obiettivi necessari a superare i proprio limiti,scoprire la proprio voca-zione al fine di realizzare al meglio la proprio vita. La comunità di Clan,ispirata e tendente sempre al meglio dello stile e dello spirito di essenzialità,crede che si possono utilizzare le quotidiane comunità nel pieno rispetto dei luoghi,persone ed attività. Crediamo,inoltre,che si debba insieme crescere e tendere a miglio-rarsi nell’affrancarsi da cià che in un primo luogo non è rispetto di noi stessi.

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Sera Se esiste una cosa impossibile a sopportare, questa è la solitudine! Certo non voglio confondere “solitudine” con “deserto” : infatti il deserto è uno spazio di silenzio e di calma per ricercare quella certa distanza necessaria all’incontro con Dio e con se stesso. Il deserto appare allora come un momento unico per crescere e dunque per migliorare la relazione con il prossimo. La solitudine è disastrosa! Lo sanno bene coloro che nella vita sono troppo soli, privi di rapporti con gli altri e chiusi in se stessi, impossibilitati di arricchirsi nella gioia del confronto e trovare sostegno nelle difficoltà… Allora tutto diventa incubo!

Padre Stefano dell’Abbazia di Sant’Antimo La Bibbia lo afferma con chiarezza: “Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile” (Genesi 2, 18) e poi nel libro di Qoelet: “Meglio essere due che uno solo perché due hanno un miglior compenso nella fatica. Guai a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi” (Qoelet 4, 9-10) I tuoi chilometri ci hanno riaperto gli occhi sugli splendori di Madre Natura, specchio di Dio. Con te abbiamo compreso il bisogno e l’urgenza di osservare, ammirare, tacere, adorare... Per gli altri, saremo ormai profeti della Bellezza. Qui abbiamo imparato il modo di vivere in comunità. Quando siamo arrivati sulla soglia di questa PISTA di liber-tà non parlavamo lo stesso linguaggio. Eravamo stranieri. Ci siamo incamminati. Per tutti gli uomini, la STRADA è un linguaggio simile. Sei tu che costruisci il Clan e stabilisci i veri rapporti: quando lui era assetato, io ho accostato la mia borrac-cia alla sua bocca, quando lui era stanco, io ho portato il suo zaino, quando lui dava segni di stanchezza, ho frenato il mio passo per mettermi alla pari del suo. I chilometri ci rendono fratelli. Qui abbiamo capito il senso della perseveranza e della fedeltà per superare i chilometri, le salite sotto il sole, i sentieri fangosi. Per noi sei stata il trampolino che ci ha fatto sbilanciare su un’altra STRADA, verso quella di Gesù Cristo che porta la nostra avventura verso la Verità traboccante di Vita... E i nostri passi non si fermeranno mai, finché non arriveremo al Bivacco del Riposo e della Gioia, dove Gesù ha piantato la sua Tenda con le nostre nei secoli dei secoli. Amen!

Padre Stefano dell’Abbazia di Sant’Antimo

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Preghiera del Rover e della Scolta

O Signore…

fa di me uno strumento della tua pace.

Dov'è odio, fa ch'io porti l'amore.

Dov'è offesa, ch'io porti il perdono.

Dov'è discordia, ch'io porti l'unione.

Dov'è dubbio, ch'io porti la fede.

Dov'è errore, ch'io porti la verità.

Dov'è la disperazione, ch'io porti la speranza.

Dov'è tristezza, ch'io porti la gioia.

Dove sono le tenebre, ch'io porti la luce.

O Maestro, fa ch'io non cerchi tanto

di essere consolato, quanto di consolare;

di essere compreso, quanto di comprendere;

di essere amato, quanto di amare.

Poiché è dando, che si riceve;

perdonando, che si è perdonati;

morendo, che si risuscita a vita eterna.

Preghiera Semplice di San France-

sco

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non dubitare mai del fatto

che un piccolo gruppo di persone in gamba

possa cambiare il mondo:

in effetti è la sola cosa che è sempre avvenuta