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ROTARY INTERNATIONAL Club di Fabriano Servire al di sopra di ogni interesse personale 1° semestre 2005/2006

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ROTARY INTERNATIONALClub di FabrianoServire al di sopra di ogni interesse personale 1° semestre 2005/2006

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Il nuovobollettino

Care amiche, cari amici,

con l’ingresso nella nostrasottocommissione, Paolo Montanari hadato una nuova, bellissima veste graficaal bollettino semestrale e non potevaessere diversamente data la suaprofessionalità. Senza tema di esseresmentiti possiamo senz’altro affermareche questa nuova edizione può essereconsiderata, nella impostazione e neldesign, fra le migliori del nostro Distretto.

Ora ci auguriamo, però, che anche icontenuti siamo all’altezza della forma eper questo abbiamo bisogno delcontributo di tutti voi.

Spetta al Presidente e al ConsiglioDirettivo dare ai soci l’informativacorrente sulla vita del Club e del Distretto,sullo stato di avanzamento deiprogrammi dell’anno e su quanto altrosia ritenuto necessario per mettere tutti isoci in condizione di essere a conoscenzadi ogni tipo di iniziativa rotariana anchea livello internazionale.

Al bollettino viene assegnato, invece, ilcompito di ricordare l’attività svolta dalClub e, insieme, la trattazione specificadi alcuni argomenti di interesse dei soci.Deve essere, in poche parole, la memoriastorica della vita del Club riferita ad ognianno rotariano.

Un anno fa si è inteso allargare a tutti isoci la possibilità di intervenire nelbollettino inserendo la rubrica “Forum”.Grazie a tutti coloro che finora hannocollaborato e ci auguriamo un sempremaggiore contributo di tutti, se, comepensiamo, l’iniziativa è da consideraretuttora valida.

Siamo comunque a disposizione di tuttigli amici per osservazioni, suggerimenti equanto altro: il bollettino è di tutti, nondi soli noi quattro che con vero piacere ciimpegniamo a portarlo avanti riunendociqualche sera dopo cena nello studio diEdgardo.

Buona lettura.

Piero, Bernardino, Edgardo e Paolo

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Saluto del PresidenteRomualdo Latini

Cari amici,fare il Presidente di un club come il nostro dàmolti onori ma anche altrettanti oneri chefinora sono riuscito a superare con l’aiutogeneroso e professionale di alcuni di voi;sarebbe bene però che l’aiuto venisse da partedi tutti e non solo per questa annata rotarianama anche per le successive.Non desidero mettere in evidenza ilprotagonismo personale perchè il protagonistadovrebbe essere il Rotary. Per questo stiamolavorando su progetti che dureranno ben piùdi un’annata rotariana.Il programma di questo anno è stato moltoincentrato sull’accoglienza turistica, sia perchèattraverso una commissione specificaavevamo già iniziato il progetto divalorizzazione dell’Appennino UmbroMarchigiano “una catena che non divide maunisce” con i club vicini, sia perchè dal 21aprile al 23 luglio avremo la Mostra delGentile, un qualcosa di irripetibile per lanostra città; in tale occasione avremo anche ilprezioso ausilio dell’Inner Wheel, contoquindi su una partecipazione attiva a tutte lemanifestazioni che ci possa far presentareall’esterno veramente come una città gentile.Nella nostra zona negli ultimi 40 anni nonabbiamo dovuto inventarci nuove attivitàeconomiche perchè lo sviluppo del settoremetalmeccanico assorbiva gran parte dellerisorse disponibili; ora si profila un futurodiverso, quindi potrebbe assumere una certarilevanza anche il settore dell’accoglienzaturistica.Sul turismo organizzeremo insieme ai clubvicini un Interclub domenica 12 marzo sulmarketing territoriale e lo sviluppo economicoconseguente; la relazione sarà tenuta dal

prof. Gianluca Gregori Ordinario di marketingterritoriale alla facoltà di economia G. Fuà diAncona e rotariano del club di Ascoli Piceno.Speriamo che tale Interclub ci dia altri stimoliper migliorare la nostra accoglienza.Stiamo operando nel campo del sociale convarie iniziative quali la Banca del tempo,voluta e seguita dal socio Riccioni, cheall’esterno dovrebbe dimostrare con i fatticosa è il Rotary.Anche quest’anno parteciperemo al Campusdei disabili, organizzato dai clubs marchigiani,sia con un contributo che con lapartecipazione di due giovani della nostrazona.Abbiamo organizzato il Seminario sullemultietnie; considerati poi gli incidenti che sisono verificati prima a Parigi e in questi giorniin conseguenza delle vignette satiriche suMaometto, dobbiamo dire che siamo statimolto tempestivi. Probabilmente ci saràancora da approfondire questo tema peressere ancora più incisivi. In tale ambitostiamo perfezionando un gemellaggio con ilclub tunisino di Mahdia - Medina invitando isoci di tale club a farci visita nei prossimi mesimagari in occasione della Mostra del Gentile; irotariani tunisini saranno ospitati pressofamiglie di nostri soci e saranno da noiaccompagnati nelle visite turistiche dellanostra zona. Su loro richiesta organizzeremoanche delle visite alle strutture economichedel fabrianese.Lo stemma sull’ombrello è più evidente emeno discreto di quanto avevamo previsto manon pensate che dobbiamo vergognarci diessere rotariani.Un affettuoso saluto a tutti ed un invito difattiva collaborazione.

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SommarioMarzo 2006

L’organigramma del Rotary, 7

Messaggio del Presidente Internazionale Carl-Willhelm Stenhammar, 8

Lettera del Governatore Antonio Guarino, 10

Attestato di lode presidenziale 2005 - 2006, 11

Gentile da Fabriano e l’altro Rinascimento di Lorenza Mochi Onori, 12

Blue Line - Workshop architettonico sul centro storico di Fabriano, 14

Marche.com di Pippo Ciorra, 15

Vincenzo Montalbano Caracci Presidente dell’Istituto Culturale Rotariano, 16

Congresso Internazionale 2006 Malmö - Copenhagen, 17

Conviviale per la Cerimonia delle Consegne, 18

Assemblea dei Soci del 12 settembre 2005, 20

Notizie dal distretto, 20

Seminario interdisciplinare sull’immigrazione in Italia, 22

Conviviale. L’arte come motore propulsore del turismo culturale, 23

Conviviale. La situazione economica fabrianese: crisi o cambiamento, 24

Visita del Governatore Antonio Guarino, 26

Assemblea dei Soci del 28 novembre 2005, 30

Fabriano fra maturità e sviluppo di Maurizio Verdenelli, 31

Festa degli Auguri, 33

La mostra dei presepi, 35

I giovani e il Rotary di Piero Chiorri, 36

Forum - Lettera di Stefania Grazia, ex-componente del Rotaract di Bologna, 38

Forum - Parliamo di Rotary di Roberto Barbieri, 40

Forum - Il Rotary domani di Bernardino Giacalone, 43

Forum - Il sole e la pelle di Bernardino Giacalone, 45

Ricordo di Roberto Ninno, 51

Appendice

Seminario interdisciplinare sull’immigrazione in Italia, 52

Rassegna stampa - La città straniera di Angelo Antonini, 65

Rassegna stampa - Il dialogo con l’Islàm? “Una necessità vitale” di Adele Gioia Pellicciari, 66

Fabriano, un’indagine e alcune riflessioni, 68

Il Rotary promuove lapace e la tolleranzanel mondo medianteiniziative locali einternazionali.

Fabriano, il Palazzo del Podestà visto daPiazza Papa Giovanni Paolo II

Incisione di Petrus

Rotary Club di Fabriano2090° Distretto

Bollettino 1° semestre 2005/2006

Pubblicazione riservata ai socidel Rotary Club

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L’organigramma del RotaryAnno rotariano 2005/2006

Presidente del Rotary International

Carl-Wilhelm Stenhammar

Governatore del Distretto 2090

Antonio Guarino

Club di Fabriano

Presidente: Romualdo LatiniPast President: Fabio BiondiPresidente Incoming: Fausto BurattiniSegretario: Roberto GasparriniTesoriere: Paolo Magini MassinissaConsigliere: Roberto BallariniConsigliere: Piero ChiorriConsigliere: Mario CiappelloniConsigliere: Alvaro RossiConsigliere: Franco TobaldiConsigliere: Siro TordiPrefetto: Doris Schorn

Il Presidente Romualdo Latini (a sinistra) conil Past President Fabio Biondi.

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Amici e colleghi rotariani,vi auguro un buon anno rotariano e unbuon inizio del secondo secolo distoria della nostra associazione.Stiamo per scrivere il primo capitolodel nuovo libro del Rotary e, come datradizione, lo faremo attraverso ilservire al di sopra di ogni interessepersonale. Nel 2005-2006concentreremo il nostro impegno sudue temi di grande importanza:l’alfabetizzazione, affiancata dallequestioni concernenti l’acqua, la salutee la lotta alla fame, e l’immaginepubblica del Rotary. Per il Rotaryluglio è il mese ufficialedell’alfabetizzazione.Nel 1985 Eve Malmquist, socia delRotary Club di Bastad (Svezia) eautorità internazionale nel campo dellaricerca e della metodologiadell’insegnamento della lettura abambini ed adulti ha scritto:“Saper leggere è un elementoindispensabile per vivere.Chi non ha avuto la possibilità diimparare a leggere e scrivere non puòcondurre una vita piena sotto il profiloumano, individuale e sociale. Per qualemotivo? Perché la lingua è unostrumento del pensiero. Si usano leparole per pensare, e più si imparasulle parole e sul modo di combinarleper esprimere concetti astratti, più siriesce ad affinare il proprio pensiero.La comprensione e la padronanza diuna lingua sono fondamentali per laformazione dell’individuo e, diconseguenza, per la sua vita”.Quanta verità c’è in queste parole ecome siamo fortunati a poter affrontarequesto problema attraverso il servire aldi sopra di ogni interesse personale!L’alfabetizzazione è una questioneimmensa, che si presenta con unavarietà di esigenze.Al fine di estendere quanto piùpossibile l’impatto di ogni centesimospeso, vorrei raccomandare la massimacollaborazione con le altre

organizzazioni impegnate sullo stessofronte.Solo per fare un esempio, vorrei citareil movimento internazionale “Save theChildren” che coinvolge circa 30 Paesie che sta progettando la costruzione di300 scuole nelle aree in via di sviluppo.Le sovvenzioni della FondazioneRotary non possono essere utilizzateper erigere edifici ma possiamosenz’altro usarle per attrezzare lescuole. A questo proposito ci siamo giàincontrati qui a Evanston con Save theChildren per discutere di una possibilecollaborazione a progetti di interessecomune incentrati sull’istruzione. Sonocerto che da questo impegnonasceranno non solo 300 ma 600 eforse addirittura 750 nuove scuole. Seciascuna di esse accoglierà 100bambini, ben 75.000 bambini potrannoimparare a leggere, scrivere e fare di

Messaggio del Presidente InternazionaleCarl-Willhelm StenhammarPubblicato sulla Rivista Rotary n. 7-8 di luglio/agosto 2005

Carl-Willhelm e Monica, sposati da 43 anni, foto-grafati sul ponte nei pressi del Palazzo Reale diStoccolma.

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conto, le tre competenze essenziali peril condurre una vita accettabile.Le Nazioni Unite hanno indicato ilperiodo 2003-2012 come il “Decenniodell’Alfabetizzazione”. Impegniamocitutti insieme per il successo di questainiziativa servendo al di sopra di ogniinteresse personale e ribadendo agliocchi del mondo il ruolo di leadershipdel Rotary International.Agosto è il mese dell’espansione,un tema di grande importanza per lanostra organizzazione.Gli Stati Uniti con 388.170 soci sono alprimo posto tra i Paesi che contano ilmaggior numero di rotariani, seguiti dalGiappone (103.700 soci) e dall’India(90.000 soci).Vorrei sottolineare un fatto piuttostointeressante: questi tre Paesi, cheinsieme contribuiscono al 50% dellacompagine sociale rotariana, sonogeograficamente situati in una zona incui vive il 60% della popolazionemondiale.Se si tiene conto degli andamentidemografici dei vari Paesi, invece,l’Islanda si trova al primo posto seguitada Svezia, Norvegia, Nuova Zelanda,Finlandia, Danimarca e Australia: ècurioso notare che questi sette Paesi sitrovano tutti o nel Nord Europa onell’Oceania.Ancora più interessante è l’andamentodella compagine rotariana nel mondo:in rialzo nei Paesi dell’Asia orientale elievemente in crescita in Africa e inEuropa. In altre aree, purtroppo, lacompagine rotariana è in diminuzione.Le questioni dell’effettivo sono stateaffrontare diverse volte in passato, coniniziative che si sono rivelate

inizialmente di grande successo ma chesono state implementate in modoincostante; di conseguenza i guadagniottenuti in un dato anno sono statiseguiti da un declino l’anno successivo.Ritengo sia saggio stabilire degliobiettivi, purchè ben definiti econseguibili. Per il 2005-2006 hoproposto un obiettivo di crescitanetta pari a un nuovo socio perclub, proprio perché mi sembravachiaro e fattibile. Sfortunatamente, ognianno la compagine rotariana subisceuna flessione del 10 per cento. Perquesto motivo le iniziative volte allaconservazione sono necessarie: seriusciamo a fermare le perdite,l’obiettivo di un nuovo socio per clubnon sarà impossibile da raggiungere.Dobbiamo quindi:a) rendere più interessanti i nostriclub con la creazione di progetti divolontariato sempre più validi edinamici;b) occuparci dell’inserimento deisoci nella vita del club in modo chetutti si sentano indispensabili;c) sottolineare l’importanzadell’amicizia e dell’affiatamento,due delle pietre angolari su cui èstato fondato il Rotary.Abbiamo bisogno di una compaginesociale forte e coesa se vogliamocontinuare a proporre nel mondo laleadership del Rotary con il suo idealedel servire al di sopra di ogni interessepersonale.

Carl-Willhelm Stenhammar

Messaggio del Presidente Internazionale Carl-Willhelm Stenhammar

La prova dellequattro verità

1Ciò che pensiamo, diciamo o facciamo:

Rispondealla VERITA’?

Stenhammar durante il 2002 European Institutea Salisburgo.

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Cari Amici,consapevole della granderesponsabilità che comporta ilcoordinamento del Distretto 2090, miaccingo ad intraprendere il mio anno diservizio rotariano come Governatore.E’ con piacere che rivolgo, con questamia prima lettera, un caloroso saluto atutti voi, unitamente ai miei sensi distima e di amicizia maturati in anni diappartenenza al Rotary.Mi auguro che in questo annoparticolare, che dà l’inizio del nuovosecolo di vita del Rotary, l’impegno ditutti noi sia massimo, per lasciare unatestimonianza con iniziative a favoredella solidarietà umana.Il lavoro di un club è tutto nellemani dei suoi soci ed è attraverso ilservizio personale e lapartecipazione attiva di ognirotariano che il nostro lavorodiventa significativo e raggiunge isuoi obiettivi.Il motto scelto dal Presidenteinternazionale Carl-WillhelmStenhammar è “servire al di sopra diogni interesse personale”.Prendendo spunto da tale motto cherappresenta la continuità con il passatoed indica il cammino futuro, chiedo atutti i club di impegnarsi in attivitàsignificative e in nuovi progetti diservizio che rafforzino i soci e la loroetica personale e professionale, nonchéla nostra comunità e il mondo in cuiviviamo.Di seguito sono riportate le condizioniaffinché i club possano riceverel’attestato di lode presidenziale 2005-2006. Mi auguro che la maggior partedei club possa meritarlo: si tratta solodi lavorare bene.Il mese di luglio è il mese dedicatoall’alfabetizzazione, che rappresentauna delle priorità indicate per il nuovoanno.Alfabetizzare vuol dire, secondo ilpensiero rotariano, contribuire a dare atutti gli strumenti basilari di conoscenza

per renderli pronti ad operarenell’ambito in cui vivono.Il Past President InternazionaleMajiagbe, ebbe a dire: “Nessuno è ingrado di liberarsi dall’incessante ciclodella povertà senza competenza dibase nella lettura, nella scrittura e nellamatematica.”I club rotariani hanno dato prova disaper pianificare, organizzare econdurre una varietà impressionante diiniziative di lotta all’analfabetismo.Tuttavia ci sono ancora centinaia dimilioni di adulti che non sanno leggeree scrivere, o sono analfabeti funzionali,che non sanno cioè servirsi dellacapacità di leggere, scrivere e fare dicalcolo nella vita quotidiana.L’auspicio è che, attraverso l’impegnodel Rotary, si prenda coscienza delproblema e con l’aiuto della task Forceappositamente costituita, i clubpossano mettere in atto progetti validiper aiutare queste popolazioni.Ricordiamoci che non può esserciriscatto della povertà senza cultura.

Antonio Guarino

Lettera del Governatore Antonio GuarinoPubblicata sulla Rivista Rotary n. 7-8 di luglio/agosto 2005

Un momento della visita delGovernatore al nostro Club.

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Cari Presidenti di club,per ricevere l’attestato di lodepresidenziale 2005-2006 bisogna che ilvostro club, tra il 1° luglio 2005 e il 1°aprile 2006, raggiunga l’obiettivoprestabilito riguardo al numero dei socie scelga quattro delle cinque categorieelencate di seguito, realizzando quindiun’attività o un progetto per ciascunadi esse. Secondo quanto ci insegnal’ideale del “Servire al di sopra di ogniinteresse personale”, la qualità delleattività intraprese deve essereproporzionale al numero di soci ed alleloro capacità, ai loro interessi e alleloro conoscenze. Una volta che ilvostro club avrà portato a termine consuccesso questa sfida, compilate ilmodulo di partecipazione econsegnatelo alla SegreteriaDistrettuale entro il 5 aprile 2006.

Incremento dei soci (obbligatorio)

Studiare e mettere in atto un piano perl’ampliamento della compagine socialedel club, con l’obiettivo di realizzare unincremento netto di uno o più socientro il 1° aprile 2006.

Miglioramento dell’immagine del Rotary

- Partecipare ad una delle attivitàraccomandate dalla Task Force 2005-2006 per l’immagine pubblica, che sipossono trovare sul sito web del RI.- Convocare un’assemblea o unariunione di club per preparare unpiano che aiuti la vostra comunità aconoscere meglio il Rotary.- Fare in modo che i media locali dianosufficiente risalto alle attività del club inalmeno due occasioni.- Mettere delle inserzioni promozionalisu giornali, radio e televisioni per fareconoscere meglio il Rotary e le sueattività.- Presentare al Governatore uncandidato al Premio del RI per lepubbliche relazioni.

Azione Interna

- Invitare tutti i soci del vostro club asostenere attivamente le iniziative incorso, sia che si tratti di prendere parteai lavori di commissione, sia che sitratti di occuparsi degli affari interni delclub.- Assegnare l’Attestato delle Quattro vied’Azione per i singoli rotariani a unsocio del vostro club che abbiapartecipato attivamente ai progetti e aiprogrammi della nostra organizzazione.- Convocare una riunione dei dirigentidi club, compresi quelli entranti, perdiscutere degli obiettivi strategici deiprossimi tre anni.- Studiare e mettere in atto un nuovoprogetto riguardante l’Azione interna.

Azione Professionale

- Chiedere a tutti i soci di parlare delleattività del club e del RI sul luogo dilavoro e con le loro associazioniprofessionali.- Dedicare almeno due riunioni di cluball’utilizzo delle potenzialità offertedall’Azione professionale permigliorare la qualità della vita epromuovere i valori etici e morali tra irotariani.- Realizzare un progetto nel campodell’istruzione o dell’alfabetizzazione alivello locale o internazionale. Studiaree mettere in atto un nuovo progettoriguardante l’Azione professionale.

Azione di Interesse Pubblico

- Allearsi con altra organizzazionelocale per realizzare un progettocongiunto nel quale i soci del vostroclub partecipino sia alla pianificazionesia alla fase esecutiva vera e propria.- Realizzare un progetto riguardante lagestione ed il controllo delle acque afavore della vostra comunità.- Contattare i media locali perpubblicizzare il ruolo del Rotary nella

campagna internazionale perl’eradicazione della polio.- Studiare e mettere in atto un nuovoprogetto riguardante l’Azione diInteresse Pubblico, al quale partecipialmeno la metà dei soci del vostroclub.

Azione Internazionale

- Aumentare le donazioni a favore delFondo programmi della FondazioneRotary con l’obiettivo di raggiungere osuperare i 100 USD annui per socio.- Aiutare i soci del vostro club a acapire ed apprezzare l’universalità delRotary partecipando a un programmadi scambi internazionali come gliScambi di gruppi di studio (SGE), gliScambi di amicizia rotariana o gliScambi di giovani.- Realizzare un progetto di serviziointernazionale riguardante la gestione eil controllo delle acque o le retifognarie.- Studiare e mettere in atto un nuovoprogetto riguardante l’AzioneInternazionale, al quale partecipialmeno la metà dei soci del vostro club.

Spero che molti club possano meritarequesto riconoscimento da parte delPresidente Internazionale Carl-Willhelm Stenhammar.

Antonio Guarino

Attestato di lode presidenziale2005 - 2006

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Gentile da Fabrianoe l’altro RinascimentoAllo Spedale del Buon Gesù dal 21 aprile al 23 luglio

Abbiamo il piacere di trascrivereintegralmente una recente nota dellaDott.ssa Lorenza Mochi Onori,Soprintendente per il PatrimonioStorico, Artistico ed Etnoantropologicodelle Marche, membro del Comitatoscientifico della mostra.

Nell’ambito della storia dell’arte aFabriano si associa ovviamente il nomedi Gentile, ma questa apparenteovvietà spesso non ha determinato,soprattutto nella storiografia dalSettecento al primo Novecento, unaassociazione del pittore con la sua terranatale. La sua pittura era inserita volta avolta nella scuola umbra, veneziana ofiorentina, seguendo le tappe della suaproduzione. Questo legame con leMarche era andato perduto nei rivolidella complessa carriera artistica delgrande pittore ma soprattutto a seguitodella dispersione delle sue opere giàpresenti in patria, che ebbe il suoepisodio più eclatante nelle spoliazioninapoleoniche che trasferirono a Brerail polittico di Valleromita, già meta dipellegrinaggio di artisti attirati dallafama dell’abilità di Gentile.L’idea, direi quasi il miraggio, diriportare in patria parte dellaproduzione del grande fabrianesecomportava la possibilità di ricucirequesto legame, anche fisico, delle sueopere con il territorio, di cui spessoriflettono straordinari echi figurativi.Una mostra di questo tipo comporta,già dalla sua concezione, uno sforzoeconomico ed un rigore scientifico dialtissimo livello. Quando, per lostraordinario mecenatismo diFrancesco Merloni, nel 2003 è partito ilprogetto, alla base della possibilità direalizzare una mostra così complessaera indispensabile l’istituzione di uncomitato scientifico formato dai piùimportanti studiosi, la disponibilità diuna sede adeguata dal punto di vistadella climatizzazione e della sicurezza,un progetto scientificamente valido e

soprattutto il tempo per eseguire lericerche, approntare la sede e stabilire icontatti internazionali necessariall’ottenimento dei prestiti. Tuttoquesto è stato possibile per ladisponibilità, la generosità,l’entusiasmo e l’amore per la sua terradi Francesco Merloni; l’entusiasmoperaltro è stato la caratteristica comunedi tutti quelli che hanno partecipato aquesto importante progetto, cheabbiamo visto crescere e concretizzarsiin questi anni nel migliore dei modi,superando problematiche cheparevano insormontabili e ottenendo lostesso entusiasmo anche da parte dei

musei prestatori, coinvolti nell’impresa.Bisogna ricordare che la produzioneancora esistente di Gentile ammonta apoco più di quaranta opere certe etutte, a parte qualche raro affresco e unpaio di disegni, sono state eseguite sutavola. La fragilità del supporto ligneorende difficilissimo il prestito delleopere d’arte, se non in presenza distraordinarie garanzie nei trasporti enella climatizzazione; queste garanziesono state offerte dall’organizzazionedella mostra, ma a far decidere moltimusei a concedere il prestito è stata

Francesco Merloni mentreillustra il progetto nellaConviviale del 17 giugno 2005

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soprattutto la qualità del progettoscientifico.La prima preoccupazione dei curatoridella mostra è stata infatti quella diformare un comitato scientificoall’altezza di un progetto cosìambizioso, in particolare sono statichiamati a far parte i due piùimportanti studiosi autori delle piùcomplete monografie su Gentile, KeitChristiansen e Andrea De Marchi. Sonostati anche finanziati studi archivisticicon ricerche mirate nelle sedi piùimportanti dell’attività di Gentile(questo aspetto della ricerca apparivainfatti fondamentale per la scientificitàdel progetto) e restauri delle singoleopere, con la fortuna inoltre dellacoincidenza della mostra con larealizzazione dell’importante restauro,da parte dell’Opificio delle Pietre Duredi Firenze, del politticodell’Intercessione di S.Nicolòd’Oltrarno (attualmente presentato aFirenze ma che sarà in mostra). Lericerche sulle tecniche del Gentileeseguite in questa occasione sono allabase del rapporto istituito dal ComitatoOrganizzatore della mostra con questoimportante Istituto, che presta la suacollaborazione per il controllodell’ottimale conservazione delle operepresenti in mostra.La mostra ha ottenuto in prestito 117opere, 71 dall’Italia, 32 dall’estero, diqueste ben 34 sono opere del Gentile.Il percorso dell’esposizione vuoleriflettere l’evoluzione della carrieraartistica del pittore nel suo peregrinareper l’Italia, nel suo assorbire cultura masoprattutto nei riflessi e nelle tracce chelascia nella produzione artistica deiluoghi in cui opera.L’approfondimento degli studi che èstato prodotto dalla realizzazione dellamostra è straordinario, il catalogo e ilvolume di studi, che lo accompagna,resteranno a testimoniare il più ampioe completo resoconto sull’opera delgrande pittore fabrianese; a questo

seguirà anche un importante convegnodi studi, che si terrà dal 30 maggio al 2giugno a Fabriano, a Foligno e aFirenze, in collegamento con la mostrasu Lorenzo Monaco, organizzata dallaGalleria dell’Accademia.La mostra ha un titolo suggestivo“Gentile da Fabriano e l’altroRinascimento”, un titolo che esprimeuna concezione dell’arte di Gentile cheè oggetto di discussione anchenell’ambito del comitato scientifico:Gentile è essenzialmente un pittore cheesprime la cultura gotica delle corti o lasua pittura mostra più che unaadesione, una partecipazione allacultura rinascimentale? La domanda ètroppo schematica, le sfumature disignificato sono molteplici, tuttavia sitratta di due posizioni che riflettono ladiversità di pensiero di KeitChristriansen, che propende per ladimensione rinascimentale di Gentile, eAndrea De Marchi che fa prevalerel’importanza della sua formazione sullacultura delle corti del nord. Tuttavia èpossibile individuare una terza via,considerando la modernità di Gentilepiuttosto nella relazione fra spazio ecolore, nella soluzione nonmatematica, ma squisitamente pittorica,nel risolvere il problema dellaprofondità spaziale, non con l’illusioneprospettica fiorentina (che pure Gentilemostra di conoscere, nell’affresco diOrvieto e probabilmente ancor più, daquello che si sa, negli affreschi perdutidel Laterano) ma con la qualità delcolore nella sua capacità diassorbimento della luce, in un lontanopreludio degli esiti della pitturaveneziana.

Gentile da Fabriano e l’altro Rinascimento

La sovrintendenteLorenza Mochi Onori

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Blue Line - Workshop architettonicosul centro storico di FabrianoProgetto del Centenario, anno rotariano 2004/2005

Sabato 17 dicembre 2005 all’Oratoriodella Carità, in occasione delConvegno: “Paesaggio intelligente -Impresa, Comunità, Design. Valoridel Territorio e Sviluppo” è statopresentato al pubblico il n.17 diPROGETTI, la Rivista di Architettura,Restauro e Design della Provincia diAncona, promossa e finanziata dalGruppo Gagliardini di Monteroberto.L’incontro è stato organizzato insiemeal Comune di Fabriano, alla Facoltà diArchitettura di Ascoli Piceno, AdiMarche ed Elica Group e con ilpatrocinio dell’Ordine degli Architettidi Ancona. Il volume, di grande pregioeditoriale, presenta esempi di restauro,nuova architettura, riqualificazioneurbana, attività accademica con le tesidegli studenti.In questo numero figurano fra gli altri ilrestauro dell’Antico cimitero ebraicodel Cardeto ad Ancona, nuoviparcheggi ad Ancona, il designdell’elettronica e dell’ospitalità, ilcampus residenziale universitario diCamerino, nuovi spazi industriali,luoghi dello shopping, residenze neicentri storici e nel paesaggio,workshop progettuali.Fra questi ultimi è stato riportato, congrande evidenza e con una stupendaillustrazione dei luoghi e dei lavori, ilnostro progetto del Centenario sotto lavoce: Workshop progettuale aFabriano per la ricerca di soluzioniarchitettoniche e urbaneinnovative.Tutto questo deve riempirci di orgoglioe in questo Bollettino, che ha ilcompito principale di raccogliere ericordare gli eventi organizzati e leattività realizzate dal Club, non potevanon essere riportato il commento delProf. Arch. Pippo Ciorra della Facoltàdi Architettura di Ascoli Piceno, che loscorso anno ha partecipato al nostroservice nell’ambito dellaorganizzazione scientifica e dellasupervisione dei progetti (vedi articolo

successivo Marche.com). La bellezzadelle immagini contenute nel volume,riguardanti le tre propostearchitettoniche dei giovani studenti, ciha poi convinto a riprodurne alcune..Da queste righe ci rivolgiamo ora allaAmministrazione civica perché, dopo igrandi apprezzamenti del Sindaco Sorcida noi puntualmente ripresi nelBollettino del Secondo semestre2004/2005, forse è giunto il momentodi dare il giusto seguito ad una delle treidee per la riqualificazione del nostrocentro storico (idee che ricordiamocontraddistinte rispettivamente con ititoli to Flow - fluire, to Link -collegare e to Plug - innestare).Il 13 giugno 2005, in occasione dellacerimonia della presentazione dei treprogetti e della premiazione deigiovani studenti, il Sindaco Sorci ebbea dire: “Credo sia significativo cheoltre venti giovani professionisti sianoentrati in città a punta di piedi noncon la critica ma studiando quanto èstato fatto fino ad oggi ed

implementando il tutto con proprieidee. Unico rammarico: le idee sonomolto belle ma per realizzarle civogliono molti soldi”.Nell’ambito delle disponibilitàfinanziarie a favore del CorridoioEsino, ci risulta che a Fabriano spetti laredazione del Piano Strategico in basealla legge regionale di nuovaemanazione.Nell’affrontare le tematiche dacomprendere in tale Piano si potrebbeipotizzare l’approfondimento di unadelle tre idee, per avere disponibile, inprima approssimazione, il costo equindi la fattibilità di un’opera chepotrebbe segnare definitivamente ilrecupero della parte più abbandonatadel nostro centro storico (ossia daPiazza Garibaldi, e lungo il fiumeGiano, fino all’Ospedale Civile)?Sarebbe l’unico modo perconcretizzare l’apprezzamento delPrimo cittadino nei confronti di questonostro service.

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Marche.comWorkshop progettuale a Fabriano per la ricerca di soluzioni architettoniche e urbane innovative.

di Pippo Ciorra (da Progetti Ancona n. 17)

Lo stereotipo da “marche.com. tuttal’Italia in una regione” prevedel’esistenza di una divisione netta. Icentri storici marchigiani sono tuttibellissimi, integri e omogenei, benprotetti da mura ben restaurate, pienidi architettura, di arte e di paesaggio.Le zone suburbane, quando ci sono,sono brutte ma lontane dai borghiromiti, servono a creare quellaricchezza industriale che tanto hasostenuto la regione negli ultimidecenni, ma sanno starseneappartate, alterando magari la visionedi qualche valle fluviale ma lasciandointatto il patrimonio storico-artistico,contrappunto perfetto alla vocazioneturistico-balneare della costa.Fabriano, per sua fortuna, non rientrain questo stereotipo. Il centro storicoè grande e complicato, ancora pienodi problematiche “periferie interne”,fatte di piccole aree dismesse, dirovine edilizie senza qualità, di spazipubblici non risolti. Il passaggio tracentro storico e città moderna è inpiù punti molto meno netto emanicheo di quello che appunto sivede negli esempi che campeggianonelle fotografie stampate sul fiancodell’eurostar: dal tessuto storico siscivola nel contesto contemporaneoin modo ambiguo, l’architetturastorica si estende ovviamente fuoridalla cinta ma anche quella moderna siavventura spesso al di qua delle mura,a volte con dignità, altre creandoproblemi di “contesto”. Viceversa le“aree industriali” di Fabriano, ricche distoria gloriosa e perdurante, nonsempre sono aliene alla ricerca diqualità e bellezza del progettocontemporaneo, inteso come riflesso“civico” della qualità delle imprese.Proprio questa complessità, insiemeall’evidente necessità di continuare a“progettare la propria storia” (e quindiil proprio centro storico) ha fatto sì chedalla “società civile” di Fabrianovenisse la proposta di una

collaborazione tra l’università el’amministrazione comunale per laricerca di soluzioni architettoniche eurbane innovative per una serie di areestrategiche della città.La forma scelta per la collaborazione èstata quella del workshop progettuale,cioè della presenza stanziale di studentie neolaureati in città per il periodo incui si è lavorato ai progetti (ovviamente“progetti di studio”, destinati adarricchire e illustrare la discussione).Le aree scelte sono particolarmentesignificative: tutte “periferie interne”,dove la natura storica del frammentourbano non basta da sola a garantirnela qualità e la valorizzazione, tutte

disposte lungo il torrente Giano, anticainfrastruttura già nel medioevo capacedi sconvolgere e riorganizzarecontinuamente gli equilibri urbani dellacittà e dei suoi cittadini. I progettihanno assolto in pieno le aspettative,fornendo risposte eroiche e allo stessotempo concrete, ora a disposizionedella ulteriore elaborazione degliorgani dell’amministrazione.La mostra ha avvicinato con successo lacittà a quest’esperienza, facendo sì chela discussione su ciò che s’ha da fareparta dall’inizio (e non a giochi fatti)con la partecipazione virtuosa deicittadini interessati.

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Il 14 novembre scorso, in occasionedella visita al nostro Club, ilGovernatore Antonio Guarino harivolto parole di stima e diapprezzamento nei confronti del PDGVincenzo Montalbano Caracci, che,dopo aver diretto con saggezza,competenza e tanto entusiasmorotariano il Distretto 2090 nell’annata2003-2004, da pochi mesi ha assuntol’oneroso incarico, seppure prestigioso,della Presidenza dell’Istituto CulturaleItaliano.

La redazione del la Rivista distrettualeRotary 2090 al n.78 così si è espressanei suoi confronti:“Il Past Governor del Distretto 2090Vincenzo Montalbano Caracci è statonominato Presidente dell’ICR.Una nomina importante che giunge inun momento in cui l’Istituto CulturaleItaliano ha bisogno di un costruttivoriassetto per tornare a svolgere, conconcretezza,il ruolo istituzionale.La nomina premia non solo ilrotariano ma anche l’uomo d’aziendavisto che per rilanciare l’Istituto sarànecessaria tutta la capacitàimprenditoriale e manageriale delPDG Vincenzo.E’ la prima volta che il Distretto 2090esprime il Presidente dell’ICR: unpremio all’azione di amicizia ecollaborazione avviata, negli ultimianni, dai Governatori che si sonosucceduti e definitivamente affermatada Tullio Tonelli.Buon lavoro Presidente VincenzoMontalbano Caracci”.

Vincenzo Montalbano CaracciPresidente dell’Istituto Culturale Rotariano

Il Presidente Romualdo Latini, ilConsiglio Direttivo e tutti i soci delClub esprimono le più vive felicitazionia Vincenzo per l’alto incaricoassegnatogli.Vincenzo da più di un anno è tornatoad essere uno di noi con la suaresidenza lavorativa a Fabriano.Per noi fabrianesi è diventato fonteinesauribile di suggerimenti, diconsigli, si sono consolidate vecchieamicizie e ne sono nate delle nuovecon vero spirito rotariano.Pensiamo che gli faccia piacere sapereche anche questa volta ci sentiamoorgogliosi di lui.Tanti auguri, caro Vincenzo!

La prova dellequattro verità

2Ciò che pensiamo, diciamo o facciamo:

E’ GIUSTO pertutti gli interessati?

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Sabato 2 luglio 2005, presso ilristorante “La Scaletta” di San VittoreTerme, abbiamo festeggiato lacerimonia delle consegne.Alla presenza di circa ottantapartecipanti tra soci, familiari ed ospiti,il Presidente uscente, Fabio Biondi, hainvestito della carica di Presidente delClub per l’anno rotariano 2005/2006Romualdo Latini.Fabio ha dapprima ringraziato tutti isoci, i componenti del ConsiglioDirettivo e delle Commissioni che conlui hanno collaborato per la buonariuscita delle numerose ed interessantiiniziative intraprese nell’anno della suapresidenza, tra le quali ricordiamo ilWorkshop architettonico su una partedella Città di Fabriano realizzato daglistudenti e professori dell’Università diCamerino, Facoltà di Architettura, sededistaccata di Ascoli Piceno, realizzatodal nostro Club per festeggiare ilcentenario della fondazione del RotaryClub International; il convegno con ilquale sono state affrontate leattualissime problematiche sull’eco -sistema tenuto da relatori di primopiano ed indiscusso prestigio;l’iniziativa della istituzione della cosìdetta “Banca del tempo”, che proprioin questi giorni é in procinto didivenire totalmente esecutiva; lapartecipazione al Campus per disabili el’Accordo stabile stipulato con i Club diAltavallesina Grotte Frasassi, CagliTerra Catria Nerone, Gualdo Tadino eGubbio volto alla promozione delnostro territorio.Ha, quindi, “passato il testimone” aRomualdo, al quale ha affettuosamenteaugurato buon lavoro ed il migliorsuccesso per la sua presidenza.Romualdo, dopo aver ringraziato per leparole di augurio e stima rivoltegli, hainformato i presenti che la sua attivitàsi svilupperà nell’ottica della continuitàcon i predecessori nella carica,ponendo particolare cura alle iniziativevolte alla valorizzazione e promozione

Conviviale per la Cerimonia delle ConsegneSabato 2 luglio 2005, San Vittore Terme

turistica ed enogastronomica del nostroterritorio, alla istanze di rinnovamentoeconomico del distretto, tutto,ovviamente nell’ottica delperseguimento della funzione e delloscopo fondamentale del Rotary.Tra gli ambiziosi ed interessantiprogetti, uno, in particolare, ha destatogrande interesse: quello di favorirepresso gli organi competenti lacostruzione di un museo-piazza nelterritorio di San Vittore Terme, inComune di Genga, consistente nellarealizzazione di un plastico di grandi

dimensioni nel quale sarannorappresentate le bellezze storico-artistiche e naturali della nostra zona.Tale opera, che costituirà un granderichiamo a visitare quanto ivirappresentato, andrà allocata in unluogo che ha indiscussa vocazioneturistica, quindi particolarmentefrequentata, quale é quella delle grottedi Frasassi.Gli ospiti presenti, tra i quali il Sindacodi Genga ed il Presidente dellaComunità Montana, hanno mostrato diapprezzare molto le iniziative che il

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neo presidente ha intenzione diintraprendere ed il sempre rinnovatoimpegno del Club verso la missione diservizio.Romualdo ha esortato i soci a prestarela massima collaborazione allosviluppo dei progetti, rinviando almese di settembre l’assemblea durantela quale, come di consuetudine,saranno presentati i programmidell’anno.La serata, poi, é proseguita con lacerimonia di ingresso del nuovo socioPaolo Montanari, già socio del Rotaractdella nostra Città, di cui abbiamo giàpubblicato nel bollettino del IIsemestre 2005 i dati essenziali del suocurriculum.Quindi Fabio ha insignito del titolo diPaul Harris Fellow gli amici Carlo LolliBenigni, uno dei soci fondatori delClub di Fabriano, e Franco Ottoni.I presenti hanno condiviso, con i duesoci insigniti della massimaonoreficenza rotariana, la gioia delgiusto riconoscimento alla loro lunga epropizia attività svolta nel nostro club,applaudendo calorosamente ladecisione assunta dal ConsiglioDirettivo dell’attribuzione dei titoli.La bella serata è terminata con loscambio degli auguri di buone vacanzee con l’arrivederci al mese di settembreper il primo importante appuntamentoper l’anno 2005 - 2006.

Conviviale per la Cerimonia delle Consegne

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Lunedi 12 settembre i soci si sonoriuniti in assemblea presso il ristorante“Il Fortino“ di Fabriano per discutere edeliberare sul seguente ordine delgiorno:

1) Approvazione del consuntivofinanziario dell’anno 2004/2005;2) Attività di massima per l’anno2005/2006;3) Previsione finanziaria per l’anno2005/2006;4) Composizione delle Commissioni.

In merito al punto nr. 1 il TesorierePaolo Massinissa, dopo averconsegnato a tutti i presenti ladocumentazione di rito, haampiamente illustrato tutte le vocicomponenti il resoconto finanziario2004/2005. Dopo che il Tesoriere harisposto ad una serie di chiarimentiposti dall’assemblea, tale consuntivo,che riporta una disponibilità residua diEuro 1.038,60, è stato approvatoall’unanimità.

Riguardo al punto nr. 2 dell’ordine delgiorno il Presidente Romualdo Latini haillustrato il programma di massima per

Assemblea dei Socidel 12 settembre 2005

le attività dell’anno concordato con ilConsiglio Direttivo su proposta deiPresidenti delle quattro vie di azione.Tale programma enfatizza soprattutto:- per l’Azione Interna, l’affiatamento, lafamiglia rotariana ed i rapporti conl’Inner Wheel;- per l’Azione Professionale, laformazione dei giovani, il progetto“Banca del tempo”, l’etica professionaledei soci e il progetto R.Y.L.A.;- per l’Azione di Interesse Pubblico, ilSociale, il Turismo e la Mostra delGentile, il Raduno nazione delCavalieri Rotariani, la partecipazione alprogetto del Circuito Turistico Integratodell’Appennino Umbro Marchigianoinsieme con i Club di Gubbio , GualdoTadino, Cagli Terra Catria-Nerone eAltavallesina Grottefrasassi.- per l’Azione Internazionale, loScambio Giovani, il Gemellaggio, e laFondazione Rotary.Anche il programma di massima, dopol’esauriente esposizione del Presidente,è stato approvato all’unanimità daipresenti.

Con riferimento al punto nr. 3Romualdo Latini ha sottoposto

all’approvazione dell’assemblea ilpreventivo finanziario di massima perle attività precedentemente illustrate,con l’impegno di affinarlosuccessivamente una volta che iprogrammi saranno statidefinitivamente impostati. Taleproposta è stata votata favorevolmenteda tutti i soci.

Per quanto concerne l’ultimo puntodell’ordine del giorno il Presidente hacomunicato la composizione dellequattro Commissioni, stabilita dalConsiglio Direttivo, su proposta deisingoli Presidenti:

Commissione Azione InternaPresidente: Carlo Grimaccia

Sottocommissione ammissione soci:Enzo Carnevali (Responsabile),Annibale Casadio, Franco Ottoni ,Paolo Massinissa, Graziella Pacelli,Alessandro Teodori, Carlo Grimaccia.

Sottocommissione affiatamento e assiduità:Paolo Mignani (Responsabile), VeraPerini, Marisa Bianchini, Mario Biondi,Mario Ciappelloni, Rosa Rita Silva,

DAL DISTRETTODomenica 15 gennaio 2005 a Larino (CB) siè riunita la Commissione Elettorale delDistretto 2090 per la nomina delGovernatore per l’anno 2008/2009.

Come è noto la Commissione è compostadai Past Governor e dai delegati designatidai Presidenti dei Club di Marche, Umbria,Abruzzo, Molise e Albania.

In base alla consuetudine ormai consolidata,la scelta dei candidati in tale occasionesarebbe dovuta cadere su rotariani abruzzesie così regolarmente è stato.

Dalla votazione è risultato eletto il Prof.Giorgio Splendiani del Club de L’Aquila.

Splendiani è ben conosciuto da alcuni amicidel nostro Club: con Giorgio Saitta è statoAssistente del Governatore Vincenzo

Montalbano Caracci nell’anno 2003/2004 econ Fausto Burattini e Piero Chiorri ha fattoparte di un Gruppo di lavoro per un progettodistrettuale sull’ambiente nell’anno2004/2005.

Risiede a L’Aquila con la sua famiglia masvolge la sua attività professionale a Romain una Clinica privata.Professore di Nefrologia all’Università deL’Aquila dal 1977 al 1986 e dal 1986 adoggi presso l’Università di Tor Vergata diRoma.E’ autore di oltre trecento pubblicazioniscientifiche su riviste nazionali einternazionali e di otto volumi.

A Giorgio Splendiani gli auguri più sinceri dalClub di Fabriano: la sua cordialità e il suomodo di essere rotariano sicuramentesaranno i punti di forza per la guida del

Distretto e siamo certi che assolveràl’incarico con grande capacità.

Il governo del Distretto 2090 quindi, dopoAntonio Guarino (Molise), è stato definitoper il prossimo triennio nel modo seguente:

anno 2006/2007Luciano Pierini - Fano (Marche)

anno 2007/2008Massimo Massi Benedetti - Foligno(Umbria)

anno 2008/2009Giorgio Splendiani - L’Aquila (Abruzzo)

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Roberto Ninno, Giorgio Saitta.

Sottocommissione Regolamento/ Statuto:Luigi Morelli (Responsabile),Alessandro Teodori.

Sottocommissione Bollettino e Comunicazione:Piero Chiorri (Responsabile), EdgardoVerna, Bernardino Giacalone, PaoloMontanari.

Commissione Azione Internazionale:Presidente Stefano Meloni.

Sottocommissione Scambio Giovani:Carlo Perini (Responsabile),Bernardino Giacalone, GiuseppeRenna.

Sottocommissione Gemellaggio: BernardinoGiacalone (Responsabile), DomenicoCiappelloni, Alvaro Galassi, GiorgioGiorgetti, Franco Ottoni, Pio Riccioni,Roberto Ballarini.

Sottocommissione Fondazione Rotary:Graziella Pacelli (Responsabile), RosaRita Silva, Alberto Carloni.

Commissione Azione Interesse Pubblico:Presidente: Domenico GiraldiComponenti: Fausto Burattini, MaurizioCecchi, Piero Chiorri, Alberto Balducci,Elio Cola, Mario Discenza, VitoGiuseppucci, Graziella Pacelli, AlvaroRossi, Giorgio Saitta, Franco Tobaldi,Siro Tordi.

Commissione Azione Professionale:Presidente: Pio RiccioniComponenti: Piero Chiorri, AlbertoCarloni, Paolo Montanari, LuigiMinutiello, Franco Mariani, EnzoMecella, Graziella Pacelli, MassimoPagliarecci, Sergio Perini, Vera Perini,Alessandro Stazi.

Sottocommissione per la gestione della Bancadel Tempo:Presidente: Bernardino GiacaloneSegretario: Annibale CasadioComponenti: Mario Ciappelloni,Stefano Meloni, Roberto Gasparrini.

Romualdo Latini ha poi richiesto aiPresidenti delle quattro commissioni di

provvedere quanto prima ad indireriunioni apposite per la definizione deivari progetti illustrati in modo dainiziare a lavorare sugli stessi a partire,al più tardi, entro il prossimo mese diottobre.

Essendo così esaurita la discussionedegli argomenti posti all’ordine delgiorno, il Presidente Latini hadichiarato chiusa l’assembleaaugurando a tutti buon lavoro.

Assemblea dei Soci

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Prof. Angelo Antonini e due immigrati.Dopo il seminario si è tenuta una cenaconviviale presso l’Hotel Janus.Data l’importanza dei temi trattatiabbiamo ritenuto di riportare in buonaparte i testi di tutti gli interventinell’appendice, in coda del presentebollettino. E, al termine di questoresoconto dettagliato, riportiamo anchel’articolo del Prof. Angelo Antoninipubblicato su L’Azione del 29 ottobre2005 e quello della Prof.ssa Adele GioiaPellicciari apparso su L’Azione del 19novembre 2005.

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Nel pomeriggio di venerdì 30settembre 2005, presso l’Oratorio dellaCarità di Fabriano, si è tenuto l’attesoSeminario interdisciplinaresull’immigrazione in Italia, fenomenosociale questo, tendenzialmente increscita, che ha raggiunto in questiultimi anni un’importanza imponente.Questo confronto, nato da un’idea delnostro Club, è stato sponsorizzato dallaCassa di Risparmio di Fabriano eCupramontana ed organizzato grazie alpatrocinio dell’amministrazionecomunale e della Fondazione Aristide

Merloni.La manifestazione si è articolata in duefasi. Nella prima, nel corso della qualehanno preso la parola, dopo i saluti delnostro Presidente Romualdo Latini edell’Ing. Roberto Sorci, Sindaco diFabriano, il Vescovo della Diocesi diFabriano - Matelica, Mons. GiancarloVecerrica, l’Ing. Mario Bartocci,Segretario generale della FondazioneAristide Merloni, la Professoressa SoniaRuggeri, assessore ai servizi sociali delComune di Fabriano, è stata tracciataun’accurata disamina ed è stataverificata, attraverso gli interventi deipartecipanti, la situazione del nostrocomprensorio.

Seminario interdisciplinaresull’immigrazione in ItaliaVenerdì 30 settembre 2005, Oratorio della Carità, Fabriano

Nella seconda fase l’argomento indiscussione è stato trattato in modo piùaccademico. Hanno preso la parola,per primo, il Prof. Giacomo DiGennaro, docente di Sociologia ePolitica Sociale presso la Facoltà diLettere e Filosofia dell’UniversitàFederico II di Napoli che ha parlatodella “Immigrazione in Italia, unfenomeno strutturale tendenzialmentein crescita che apre alla multietnicità lasocietà italiana”. Ha poi parlato laProfessoressa Ornella Marra, docentedi Letteratura araba moderna presso

l’Università di Napoli, che ha espostouna dotta relazione riguardante“l’Introduzione all’Islam”. L’ultimointervento previsto dal programma eraquello del Prof. Andrea Milano,ordinario di Storia del Cristianesimo edelle Chiese presso l’Università degliStudi di Napoli che ha concluso laserata trattando della “Accoglienza edintegrazione degli immigrati” secondoil punto di vista della Chiesa cattolica.Al termine degli interventi ilDott. Luciano Gambucci, moderatoredel seminario, ha aperto un dibattitonel corso del quale hanno preso laparola Giancarlo Sagramola, VicePresidente della Provincia di Ancona, il

Il tavolo dei relatori

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Nella Conviviale del 10 ottobre 2005presso l’Hotel Janus, Marta Paraventi,funzionario dell’Assessorato Culturadella Regione Marche, storica dell’artee giornalista, invitata dal nostro Club,ha descritto e sottolineato nel corsodella sua brillante esposizione lepossibilità che l’arte possiede comereale motore propulsore del turismoculturale. Marta Paraventi ha posto inchiara luce le diverse sfaccettaturedell’arte come spettacolo dal vivo,come momento riproducibile e comepatrimonio culturale per guardare alfuturo. Così come è stato e lo è tuttoraper alcuni modelli già sperimentati inEuropa, come i casi delle città diGlasgow, Bilbao e Firenze, capaci diinvestire in programmi di sviluppo chetengono conto delle emergenzeartistiche di richiamo. La necessità difar convivere una politica culturale conuna adeguata politica turistica è untema molto sentito dal Rotary, inparticolare dal Distretto 2090 cuiappartiene il nostro Club tanto che, già

L’arte come motore propulsoredel turismo culturaleConviviale con Marta Paraventi di Lunedì 10 ottobre 2005

nel 2004, lo stesso Distretto si eramosso con un Seminario sul turismo alfine di stimolare il territorio a porsicome terzo asse dell’Appennino, dopoFirenze e Roma, e far gravitare massedi turisti intorno a un progettosinergico che valorizzi l’ambiente el’enogastronomia. Gli stessi Entiistituzionali ed aziende si sonodimostrati sensibili a questo tipo diapproccio, puntando le attenzioni sulleopportunità della zona, a cominciaredalla prossima Mostra del Gentile, cheil nostro Presidente Romualdo Latini hadefinito occasione da non perdere perrilanciare le nostre priorità artistiche edambientali. Gradito, al termine dellaserata, è stato l’arrivo non previstodell’Assessore regionale alla Cultura,Giampiero Solari, che entrato a farparte della discussione finale non hamancato di sottolineare l’importanza direalizzare sistemi di gestione pervalorizzare e mettere in rete tutto unpatrimonio culturale utile per le stessenuove generazioni.

Da sinistra: il PresidenteRomualdo Latini, Marta

Paraventi, il Sindaco RobertoSorci e l’Assessore alla Cultura

Paolo Paladini.

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Nel corso di un consiglio direttivo difine settembre, é nata l’idea diorganizzare una serata per soli sociaffinchè, nel più puro spirito rotariano,si discutesse liberamente su uno degliargomenti che più d’ogni altroattualmente interessa la gran partedegli operatori economici del nostroterritorio: l’attuale situazioneeconomica non rosea è lamanifestazione locale di quella crisiglobale che oramai da anni coinvolgele economie dei Paesi tradizionalmentecon economie di mercato, oppure é ilsintomo di un cambiamento in atto?La proposta di una tale “tavolarotonda”, volta, ovviamente a farnascere idee per attuare lo spirito diservizio istituzionale del Club, é stataaccolta con particolare entusiasmo,com’é naturale che accada all’interno diun sodalizio di personequotidianamente in contatto con leproblematiche economico-finanziarielocali (e non solo locali).A ben vedere, l’argomento dellasituazione economica del nostroterritorio é uno dei temi prescelti dallaPresidenza di questo anno rotariano,tant’é vero che una buona partedell'attività del Club è stata ed èdedicata al tema ed alla ricerca dipossibili alternative all’economiatradizionale del distretto da proporrealla comunità. L’invito a parteciparealla serata e ad intervenire attivamentealla discussione é stato caldamenterivolto ai soci, che hanno premiatol’impegno con una buonapartecipazione e con numerosi edinteressanti interventi di grande pregio.Il luogo scelto per la conviviale (il“Collegio Gentile”) ha permesso didisporre di un ambiente tranquillo edaccogliente, certamente intonato allospirito “tecnico” della serata.Terminata la cena, il PresidenteRomualdo Latini ha brevementeintrodotto l’argomento osservando, tral’altro, che il nostro territorio non ha

La situazione economica fabrianese:crisi o cambiamento?Conviviale di Lunedì 24 ottobre 2005, Collegio Gentile, Fabriano

mai conosciuto dal dopo-guerra eprima d’oggi, alcuna retrocessioneeconomica e dunque l’attuale,sfavorevole congiuntura non può cheallarmare l’intera cittadinanza.Ha aggiunto che la situazione non ècertamente legata a “scarsa serietà”degli imprenditori locali, come si éverificato in altre e più ampie realtà.Il primo intervento é venuto dall’amicoMario Ciappelloni che harappresentato ai presenti quantoaccaduto nel mese di settembre nelcorso del Consiglio comunale al quale imaggiori imprenditori fabrianesi sonostati invitati a partecipare perchéinformassero l’organo consultivo e lacittadinanza della situazione dellesingole imprese.In quella sede é emerso che a pareredei numerosi imprenditori intervenutinon fosse corretto parlare di crisieconomica, quanto piuttosto dicambiamento nel modo di fare impresaed economia. Il cambiamento peròporterà con sè senz’altro sacrifici enovità nella dislocazione del personale.A parere di Mario Ciappelloni, però,l’economia locale non può più esserelegata esclusivamente all’industria,com’è sostanzialmente avvenuto finoggi. É necessario riscoprire e farconoscere le risorse economico-pastorali locali, che sono di particolarepregio, in breve, le tipicità del nostroterritorio. Ha portato, quindi, l’esempiodella “mela del Papa”, una varietà delfrutto tipica della nostra zona, quasiestinta (vi sono appena tre piante) edella pecora fabrianese, un ovino digenerose dimensioni.Ha quindi concluso il suo primointervento citando un’affermazioneascoltata nel Consiglio comunalesuddetto: “dobbiamo trasformare ledifficoltà in opportunità”, espressioneimmediatamente “adottata” quale mottodella serata e che, in fondo,rappresenta al meglio il pensierodell’imprenditoria locale che dalle

difficoltà, ha sempre trattoinsegnamento e stimolo per migliorareed essere sempre più competitiva.É seguito il contributo di PieroChiorri, come sempre puntualenell’analisi del tema.Rifacendosi ad un’indagine dellaFondazione Aristide Merloni di alcunianni or sono, ne ha letto taluni passisalienti, integrati con alcuneconsiderazioni dell’Ing. Bartocci dellaFondazione stessa.Questo documento che ha per titolo“Fabriano: un’indagine e alcuneriflessioni” è di interesse tale cheabbiamo ritenuto utile pubblicareinteramente la parte letta in conviviale,a mò di appendice, in coda al presentebollettino. In poche parole, l’interventodi Piero Chiorri si è fondatoessenzialmente sui seguenti punti: losviluppo economico e sociale diFabriano, avvenuto in questi ultimicinquanta anni, è senza ombra didubbio da assegnare alla industria. Maoggi a questa “monoculturalitàeconomica” diventa necessarioassociare una “diversificazione” chepotrebbe identificarsi nel turismo,nell’artigianato di qualità,nell’agricoltura specializzata, nontrascurando peraltro l’esigenza disviluppare anche il cosiddetto “terziariointelligente”. Nel 2002 veniva detto, nellavoro della Fondazione, chenonostante questi problemi, Fabrianosembrava mantenere ancora l’equilibriofra sviluppo economico e qualità dellavita anche se cominciavano ademergere alcune difficoltà: pressionedei pendolari, traffico urbano, elevatocosto della vita e degli affitti,indisponibilità di abitazioni, mancanzadi iniziative culturali.Altro punto di fondamentale interesseera indicato quello della necessità diuna gestione responsabile edequilibrata della immigrazione.Si concludeva dicendo che arteficiprincipali di un siffatto rilancio della

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città sarebbero dovute essere, senzaombra di dubbio, le “classi dirigenti”, imanager di azienda, i professionisti, icommercianti, dai quali sarebbe lecitoattendere iniziative concrete e nonsottili studi o ipotesi programmatiche.A distanza di più di tre anni lasituazione fabrianese ha avuto unaevoluzione accelerata in alcunetematiche di vitale importanza ed èdiventato indispensabile mettere in attotutto ciò che era stato suggerito, vista lavalidità dell’analisi svolta.Sono seguiti, nell’ordine, gli interventidi Ernesto Mazzolini che ha fattonotare che a suo parere sono in moltiche, pur coscienti dell’attualesituazione di difficoltà, non mostranovolontà di fare qualcosa per modificarelo status quo, di Giorgio Saitta che haaffermato che il territorio vanta unconsistente patrimonio di conoscenze ecapacità che può consentire la ripresaeconomica ma che, ovviamente, sononecessari tempi lenti e graduali persviluppare e mettere a frutto taliricchezze, Roberto Ballarini per ilquale sono auspicabili adattamenti delsistema economico locale alle esigenzedel mercato e tali adattamenti possonoprovenire dall’alto, cioè dalla grandiaziende locali, e dal basso, cioè dapersone che possono riconvertire lapropria attività in interessanti iniziativeper lo sviluppo.É forse da ritenere che la ricca etranquilla situazione economica localeavutasi fin oggi ha, per certi aspetti,addormentato gli animi, ma ora sonochiari i segnali che é necessario unrisveglio per superare una situazione diregressione innegabile.É dunque intervenuto Luigi Morelliche ha osservato come Fabriano nonabbia tradizioni mercantili, maprincipalmente manufatturiere. La cittàé unidirezionale e questa é, in unmomento di crisi del settoremanufatturiero, la principale causadella regressione locale.

Tale visione non é stata integralmentecondivisa da Vincenzo Tagliaferroche ritiene che parte dellaresponsabilità dell’attuale situazioneeconomica sia da attribuire alla crisidella “vocazione” dell’imprenditorialitànel senso che molti giovani, piuttostoche tentare l’avventura imprenditoriale,preferiscono mettere a frutto i propristudi, intraprendendo attività libero-professionali.La banca locale può, invece, tentare diinvertire questa rotta aiutando i giovaniche abbiano interessanti iniziativeimprenditoriali da proporre, opera chela Cassa di Risparmio di Fabriano eCupramontana ha da tempo intrapresoe sulla quale fermamente crede.Queste iniziative di giovaniimprenditori possono avere, qualescopo, quello di far conoscereall’esterno la Città, i suoi prodotti, lesue tipicità per sviluppare, tra gli altri, ilsettore turistico.Ha poi accennato ad una interessanteiniziativa strettamente legata allatradizione cartaria locale per cui sivorrebbe fare di Fabriano, patria dellafiligrana, un centro mondiale contro lacontraffazione di titoli e monete.Domenico Giraldi ha poi domandatose vi sia un’idea del numero di personeche potrebbero essere riconvertite adattività nuove e non tradizionali.É intervenuto Alvaro Rossi che haespresso i suoi dubbi circa la possibilitàdi impiegare un notevole numero dipersone nel settore turistico e delletipicità locali. Si tratta, certamente, diiniziative importanti ed interessanti chepossono aiutare molti giovani adintraprendere attività lavorative disostegno all’economia locale e checonducono alla diversificazionedell’imprenditorialità, ma é ben difficileche si possa competere con le grandirealtà turistiche italiane.Giorgio Giorgetti ha portatol’esempio di quanto é avvenuto e stàavvenendo nel distretto calzaturiero

maceratese dove molto personaleuscito da quel settore che oramai datempo vive una grave crisi, si ériconvertito al turismo e ciò anchegrazie all’intervento della Camera diCommercio di Macerata.Altra proposta é venuta da PaoloMignani che ha consigliato diprendere esempio anche da realtàeconomiche straniere che, mediante ilsistema della detassazione, hannofavorito le iniziative industriali ed ingenere imprenditoriali esterne alterritorio.L’amico Pio Riccioni, nel considerarela proposta di creare un eventoimportante e ricorrente a Fabriano cheattiri pubblico nella Città, ha posto inrilievo la bellezza e la notorietà delTeatro Gentile che potrebbe ospitareeventi di grande richiamo.Domenico Giraldi ha osservato comela prima ragione della crescitaeconomica della Città nel corso deisecoli sia da attribuire alla volontà difare dei residenti, alla loro iniziativaimprenditoriale, non certo allafavorevole posizione geografica, alleinfrastrutture realizzate o alla ricchezzadel territorio.Tali capacità locali non sono sopite edanzi le attuali contingenze sono sìsintomo di una crisi in atto, ma devonocontestualmente diventare uno stimoloal cambiamento ed alla ricerca dinuove iniziative, che possanoconsentire una ripresa dell’economialocale. É venuta, poi, dal presidenteRomualdo Latini la proposta diorganizzare un interclub perapprofondire il tema della serata e daVincenzo Tagliaferro l’idea di aprireun forum sulle problematiche trattate.La serata si é conclusa con laconsapevolezza che il tema trattato é diprimaria rilevanza e che é missione delclub proporre idee, sviluppare progetti,ricercare nuove strade per contribuire amigliorare la situazione economicalocale.

La situazione economica fabrianese: crisi o cambiamento?

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Questo, in breve, il resoconto dellagiornata.Nel pomeriggio, come di consueto, c’èstato l’incontro con la dirigenza delClub.Dopo i saluti, il Presidente RomualdoLatini ha presentato al Governatore isuoi Consiglieri ed i Presidenti dellecommissioni delle quattro vie d’azione.Su richiesta del Governatore,Romualdo ha poi riassunto i concettibase che hanno ispirato il programmadel Club per l’anno rotariano 2005-2006, programma in cui il maggiorimpegno della associazione è statorivolto ai problemi del territorio ingenere e alla Mostra del Gentile.Ha invitato quindi i singoli Presidenti dicommissione a fare il loro interventoper illustrare i progetti impostatinell’ambito del proprio settore dicompetenza.A fine riunione il Governatore si ècongratulato con Romualdo Latini perla qualità dei service previsti dal Club,con l’augurio che quelli con valenzaannuale siano portati a termine entro ilmese di giugno.Dopo alcune considerazioni su alcunitemi oggetto di discussione durante lariunione, Guarino ha tenuto asottolineare:- la necessità di sostenere nel miglioredei modi l’attività della RotaryFoundation ed ha riaffermatol’impegno del Distretto per ilreperimento dei fondi così comecaldeggiato dal Presidenteinternazionale;- l’esigenza di affrontare il problemadell’alfabetizzazione, da alcuni anniconsiderato prioritario come impegnorotariano a livello locale e a livellointernazionale. Ha quindi invitato ladirigenza del Club, che non ha previstoun progetto ad hoc, di iniziare a darecontributo e sostegno a tutte quelleiniziative che le istituzioni locali edaltre associazioni hanno adottato inquesto delicatissimo settore, tenuto

Visita del Governatore Antonio Guarinodel 14 novembre 2005

conto anche della elevata percentualedi extracomunitari residenti nel nostrocomune;- l’impegno di aumentare l’effettivo delClub a condizione però che le sceltesiano oculate e arricchiscano l’organicocon elementi di sicuro valore;- l’impegno dei soci di lavorare noncome singoli ma come componenti diuna famiglia rotariana, soprattutto conil coinvolgimento dei giovani.

Alle ore 20,30 all’Hotel Janus è poiseguita la Conviviale.Per onorare la presenza fra noi delGovernatore hanno presenziato circanovanta persone fra soci, coniugi edospiti.Fra quest’ultimi ricordiamo: il Sindacodi Fabriano Roberto Sorci e signora, ilP.D.G Giorgio Rossi e Marisa, il P.D.G ePresidente dell’I.C.R. VincenzoMontalbano Caracci,il GovernatoreIncoming Luciano Pierini eGraziella,l’Assistente Stefano Vannini eMarilena, i Presidenti di Club quasi tuttiaccompagnati dalle loro consorti:Alessandro Pavlidi (Ancona), MarioBalestra (Gualdo Tadino), StefanoBonifazi (Camerino), Mario Menichetti(Gubbio), Piero Agostini (AltavallesinaGrottefrasassi), Lodovico Valentini(Civitanova Marche) Giulio Fibbi inrappresentanza del Presidente diAncona Riviera del Conero e SergioMustica, Presidente del Lions Club diFabriano.In apertura, dopo gli inni e la preghierarotariana, Romualdo Latini haringraziato i soci per essere accorsi cosìnumerosi all’appuntamento piùimportante dell’anno ed ha procedutoalla presentazione di Antonio Guarino.Ha poi reso noto al Clubl’apprezzamento espresso dalGovernatore per i programmipresentati dal Consiglio direttivo nellariunione del pomeriggio.E’ stato quindi dato inizio alla cena, dibuon gusto e consumata in una sala

allestita come nelle migliori occasioni,con impeccabile regia di Doris Schorn.

Si è entrati poi nel vivo della serata conl’intervento di Antonio Guarino.

Un intervento come ci si aspettava,avendo già conosciuto il modo dipensare, i comportamenti e la “ federotariana” del nostro Governatore.Ha colpito soprattutto l’alto contenutodei concetti espressi, in special modoquelli riguardanti l’etica professionaledel rotariano e il problema dei giovaninella società di oggi.A proposito dei giovani, ricordiamocidel suo caloroso invito a rivolgere lanostra attenzione su di loro e a pensaredi ricostituire a Fabriano il Rotaract. Igiovani sono il futuro della società edabbiamo il dovere di prepararli ededucarli secondo i principi rotariani permetterli domani in condizione diaffrontare i problemi quotidiani conserietà ed onestà.

Un caloroso battimani ha suggellato ilpieno gradimento e l’ approvazione daparte di tutti i presenti del messaggiovoluto trasmettere da Guarino.

La serata si è poi chiusa con iltradizionale scambio di doni, foto digruppo e tanti attestati di stima deinostri soci al loro Governatore.

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Su nostra richiesta Antonio Guarino, a fineconviviale, ci ha consegnato le cartelle delsuo intervento e per questo lo ringraziamoancora.Abbiamo deciso di pubblicarlo su questobollettino, sicuri di farvi cosa gradita.

“Care amiche, cari amici,e’ con piacere che rivolgo un caloroso saluto atutti voi. Ringrazio il Presidente Romualdo Latinie Donatella e tutti gli amici del direttivo perl’accoglienza riservata.

...omissis…Al SIPE e all’Assemblea distrettuale ho cercatodi trasmettere agli attuali dirigentiquell’entusiasmo, quell’affiatamento e quellavoglia di operare che a me è stata trasmessadai miei illustri maestri e sembra che questiincentivi stiano dando i propri frutti.Infatti, nel corso delle mie quarantacinque visitefinora effettuate, in ogni Club mi sono stateproposte numerosissime azioni di servizio.L'anno del centenario è stato un anno fervidodi progetti e realizzazioni a dimostrazione che ilRotary si fa nei club e il successo di un annorotariano dipende esclusivamente dal lavoro,dall'impegno e dall'entusiasmo dei Presidentistessi e di tutti gli amici rotariani che, in strettacollaborazione col Presidente, progettano erealizzano tanti "service" di successo.Dopo cento anni di vita anche per il Rotary, perprogrammare il futuro, per affrontare nuovesfide, per una crescita di maggiori civiltà, siimpone un esame attento della storia passatae, se necessario, anche un'autocritica sinceraed appassionata.Seguendo questa linea si può ipotizzare e,sicuramente realizzare, un grande avvenire peril Rotary in generale e per il nostro Distretto inparticolare.Il suo successo sarà anche motivo di attrazione

per giovani, meno giovani e donne, che hannoun ruolo rilevante nella società e che sono allaricerca di una privilegiata appartenenza chesolo il Rotary, per lo meno quello italiano, è ingrado di offrire.Non sta a loro bussare alle nostre porte madobbiamo essere noi ad individuare le miglioripersonalità di specchiata professionalità emoralità ed invitarle ai nostri club per fareconoscere loro il nostro essere rotariani e ilnostro modo di operare.Ricordo anche che la nostra associazione èbasata sul volontariato. A chiunque offra partedel suo tempo prezioso e della sua generosadisponibilità, prestando attività e impegno, deveandare il nostro ringraziamento.

Altra considerazione è il problema dei giovani.Fermo sui principi, consapevole del presente elungimirante del futuro, il Rotary Internationalha valorizzato nei decenni il proprio approccioalle nuove generazioni e lo dovrà fare ancor piùnel presente con maggior vigore, per affrontareun nuovo secolo di successi.L'intento del Rotary e del nostro Distretto,anche per i prossimi anni, sarà quello dicontribuire al progresso mondiale,particolarmente attraverso la formazione digiovani consapevoli del ruolo che occupanonella società, ruolo che li vuole protagonisti delloro tempo , capaci di gestire eticamente leposizioni di leadership, preparati alla continuaevoluzione che la storia prospetta loro semprepiù forte.I programmi per le nuove generazioni sono ilmezzo per il raggiungimento del fine, daattivare perciò , in ogni club, con tuttol'impegno possibile.Si compongono di numerose iniziative, sia acarattere locale che a carattere internazionale,patrocinate e sovvenzionate anche dalla Rotary

Foundation.Rotaract, Ryla, Scambio giovani, borse distudio, stage, etc. sono alcuni programmi per lenuove generazioni.

Per il nuovo anno il Presidente InternazionaleStenhammar ha scelto il motto "Servire al disopra di ogni interesse personale", perché contale motto egli intende indicare il camminofuturo con la continuità del passato.Un giorno Giovanni Paolo II disse: "Il nobileideale del servire che i rotariani recano comeemblema e distintivo invita quelli che contanodi più a sentirsi responsabili dei più deboli".Poiché questo spirito è veramente quello cheguida i nostri pensieri e le nostre azioni, alloradobbiamo avvertire anche la necessità dicostruire e migliorare l'immagine positiva delnostro sodalizio.Attraverso la Commissione di “immaginepubblica”, è opportuno mettere in risaltol'attività di “Service” che il Rotary Internationalha fatto a livello mondiale e a livello locale.Noi abbiamo raggiunto dei risultati eclatanti chenon possiamo ignorare e non fare conoscere.

Paul Harris aveva cominciato senza mezzi,come in un sogno....ma con un profondoconvincimento, un convincimento morale:creare un movimento dove degli uomini dibuona volontà potessero mettere le lorocompetenze professionali e i loro valori etici alservizio degli altri e dove l’etica fosse uncriterio essenziale della selezione dei suoiappartenenti.È nelle nostre professioni che batte il cuore delservizio rotariano e l'Azione professionale èl'essenza stessa del Rotary.Azione professionale che invita il Rotarianoa servire la società nel suo insieme,promuovendo l'integrità nelle relazioni

La prova dellequattro verità

3Ciò che pensiamo, diciamo o facciamo:

Darà vita a BUONA VOLONTA’ e a

MIGLIORI RAPPORTI D’AMICIZIA?

Visita del Governatore Antonio Guarino

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professionali, ad essere d’esempio nellacondotta professionale e a far conoscerequesto ideale di servizio ai colleghi nonrotariani.

Cento anni fa, a Chicago, Paul Harris e i suoiamici, iniziarono ad agire da Rotariani in unambiente ulcerato dai soprusi e dall'egoismo, ametà strada fra il Far West e Al Capone, dovela corruzione, la cupidigia e la violenza non solofisica, condizionavano tutti i commerci leciti. Inloro stava già maturando il principio dellequattro domande e dall'impostazione data allaloro iniziativa si arguisce che essi cercarono direagire alla degenerazione della società,creandosi tutt'attorno uno spazio etico, uncerchio protetto, nel quale la violenza materialee psicologica non erano più ammesse al tavolodelle contrattazioni. Paul Harris e i suoi amicicontribuirono cosi, in modo concreto edefficace, ad instaurare una nuova società dellafiducia e della responsabilità individuale, dentroe fuori degli Stati Uniti.Ciò che allora, agli occhi di molti, non era altroche un'utopia, divenne in breve tempo realtà.Oggi, cento anni dopo, sono ben noti a tutti gliscandali scoppiati, purtroppo, un pò ovunque eprovocati da una nuova figura di criminale indoppio petto che non si fa scrupolo di truffareazionisti, dipendenti, fornitori e clienti.Ambizioni arroganti, manipolazioni finanziariesbalorditive e gestioni contabili disinvolte hannocondotto ai più rumorosi fallimenti della storiadel mondo economico-finanziariointernazionale.Ai casi più spettacolari, bisogna poi aggiungeregli altri moltissimi scandali, venuti alla luce neisettori più disparati, nella politica, nello sport,nella scuola, nella magistratura e perfino neglienti benefici.

Fino a poco tempo fa, il Rotary avevamantenuto un silenzio assordante.Probabilmente perché il Rotary, nel corso deglianni, ha un pò perso di vista la specificità percui nacque: l’etica negli affari e nell’esercizioprofessionale.Inconsapevolmente, essa veniva ormai data perscontata, per ovvia e acquisita, ovunque, nellanostra società.

Nei nostri convegni quando vengono ripresiquesti concetti e si ribadiscono i principi eticirotariani affiora, spesso, un palpabile fastidio,come se si trattasse di argomenti barbosi,banali e puerili, comunque fuori luogo in unambiente rotariano dove questi principivengono dati per ovvii ed acquisiti!Eppure la scottante attualità di questofenomeno sta a dimostrare che l'applicazionedei principi etici nella vita privata eprofessionale non può più esser data perscontata.Da alcuni anni, il Rotary International hariacceso i riflettori sull'Azione professionale e,soprattutto, sul secondo punto degli scopi delRotary.Gli ultimi Presidenti Internazionali hannorichiamato insistentemente l'attenzionesull’etica della responsabilità e da tre anniall’Assemblea Internazionale di Anaheim, ilSeminario di formazione dei nuovi Governatori ,dedica un'intera sessione al tema Etica e Rotary.Si è deciso di farlo, soprattutto, per due motiviassolutamente importanti:per i giovani;per i Paesi emergenti.

Per i giovani ..... perchè non perdano la fiducianelle istituzioni.Si deve riuscire a far passare il messaggio chefortunatamente, ci sono ancora dei leaderintegri, e che la stragrande maggioranza deidirigenti e dei quadri, sia nell'impresa, sia nellapubblica amministrazione, sia in politica, nonsolo sono onesti, ma sono anche leali,impegnati e generosi e che è proprio grazie allaloro abnegazione che sono riusciti ad accederealle posizioni più invidiate.Bisogna anche riuscire a far capire che unavanzamento professionale senza "scorciatoieambigue" è un investimento necessario perpoter fare una carriera soddisfacente, ridandoai giovani la voglia di mostrare il loro talento ed'impegnarsi seriamente.

Per i Paesi emergenti.Il Rotary è ormai presente in ben 166 Paesi, inIndia, in Africa, e anche nell’ Europa Orientale.Nessuno ignora i danni imputabili allacorruzione, soprattutto, in questi Paesi.

La corruzione è una delle principali armi delleorganizzazioni criminali. E' anche una delle piùpericolose, poiché agisce nell'ombra senza farevittime apparenti. Pertanto, chi ne pagainteramente le spese è la società nel suocomplesso.In certi paesi, soprattutto in quelli emergenti, lacorruzione è assurta a modo di vivere. Bisognatrovare i mezzi per combattere questofenomeno, non solo sul piano giuridico eistituzionale, ma soprattutto, su quello culturale.Quindi oggi più che mai il Rotary ha il dovere diparlare di valori e di rettitudine senza falseremore e senza un ingiustificato disagio.La rettitudine nel comportamento professionalee civile è la radice più profonda del Rotary ed èuno dei criteri essenziali della selezione deisuoi appartenenti.II Rotary da sempre ci invita a metterci indiscussione prima di pensare o di fare,ponendoci le famose quattro domande, chepossono essere così sintetizzate:E’ vero? E’ leale? E’ rassicurante? E’ equo?È importante porsi questi quattro interrogativi,perché di fronte alle situazioni complesse odecisive con le quali sono confrontati tutti ileader, nessun sapere, nessun modello ostandard, possono sostituire la riflessioneintima, l’esame di coscienza. E il criterio dellequattro domande è un valido strumento diquesta riflessione intima.Il Rotary ha il dovere di incoraggiare il sensomorale nella pratica negli affari, nella vitaprofessionale e in quella polìtica.Il Rotary indica dei principi da seguire, ma laloro interpretazione e applicazione spettanosolo alla coscienza di ognuno.Tutti i soci di un club possono coltivare epromuovere l’etica professionale e il criteriodelle quattro domande in modo semplice:1. Imponendosi di accogliere fra le nostre filasolo soci di cui si è realmente edassolutamente certi che nella loro praticaprofessionale osservano delle regole d’altaprobità.Accogliendo indiscriminatamente chiunque, sicondanna l’azione professionale al declino e lanostra reputazione nel mondo ne soffrirà.Come sintetizzò perfettamente il PPRI CarloRavizza, noi dobbiamo soprattutto mirare alla

Visita del Governatore Antonio Guarino

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quantità della qualità.2. Applicando con rigore il principio delleclassifiche. La diversità delle professioni e delleclassifiche consente di guardare a qualsiasiproblema da diverse angolature.3. Avendo il coraggio di procedere, senzaesitazioni (pur con garbo, tatto e diplomazia,ma con altrettanta fermezza), a quelle potatureche talvolta nei club, possono, purtroppo,rivelarsi ineluttabili.4. Applicando scrupolosamente gli obiettivi, gliideali e i principi del Rotary nel propriopersonale comportamento sociale, civico eprofessionale.5. Trasmettendo questi valori fondamentali,soprattutto, ai giovani, che saranno i leader delfuturo. L’attenzione verso i giovani èfondamentale. Bisogna riuscire a convincerliche il comportamento etico ispira rispetto egenera fiducia. E, il modo più efficace e piùsicuro per convincere i giovani è sempre lostesso: l’esempio.Ce lo ricorda Paul Harris: “ogni rotariano siad’esempio per i giovani ”

Ringrazio, il Presidente Romualdo Latini e tuttoil Consiglio Direttivo sia per i programmi

proposti che sono numerosi e pienamenteconfacenti con i principi fondamentali delRotary che per l'impegno assunto verso laFondazione Rotary per la campagna" OgniRotariano, Ogni anno".E' opportuno ricordarci sempre che: il nostro èun sodalizio che ha senso solo se riesce adincidere nella realtà in cui opera e si muove.Alla base dell'azione rotariana c'è il servire,cioè il fare, per gli altri, al di sopra dei singoliinteressi.

E servire vuol dire molte cose: servizio allasocietà; servizio alle persone che hannobisogno; servizio alla cultura, che comprendeogni tipo di scienza e d'arte; servizio alla pace,di cui il mondo ha tanto bisogno; servizio allaPatria, che è il grande contenitore delle nostreindividualità di cittadini; servizio al Rotary, che èla scelta ideale che un giorno della nostra vitaabbiamo deciso di compiere.L'augurio che io desidero rivolgere a tutti irotariani di questo club è di saper manteneresempre alto il livello del Rotary perché noi tuttiabbiamo una tradizione da onorare e da serviree servire una lunga tradizione non è semprefacile.

Visita del Governatore Antonio Guarino

Il Governatore Antonio Guarino, ilPresidente Romualdo Latini e lerispettive signore.

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Lunedi 28 Novembre i soci si sonoriuniti in assemblea presso il ristorante“Villò” di Fabriano per discutere edeliberare sul seguente ordine delgiorno:1) Elezione del Presidente per l’annorotariano 2007/2008;2) Elezione del Consiglio Direttivo perl’anno rotariano 2006/2007.

Alla riunione erano presenti nr. 34 socisu 59 iscritti.Ha aperto l’assemblea il PresidenteRomualdo Latini e, dopo averladichiarata valida per deliberare, hainvitato i soci a votare sul primo punto.Al riguardo Latini ha fatto presenteche il socio Alberto Carloni ha datola propria disponibilità peradempiere il servizio di Presidentedel Club e pertanto ha proposto aipresenti di votarlo. Ha altresì affermatoche ci sono altre candidature giàpronte per gli anni successivi al 2008 equesto fa ben sperare per il futuro delnostro Club.La proposta del Presidente Latini haavuto unanimi consensi econseguentemente dallo spoglio delleschede Alberto Carloni è risultato elettoall’unanimità.Si è poi passato al secondo puntodell’ordine del giorno. Il Presidenteincoming Fausto Burattini hapresentato ai soci una lista da luipreparata e composta da queinominativi che desidera che faccianoparte del Consiglio Direttivo dell’annorotariano 2006/2007.

Assemblea dei Socidel 28 novembre 2005

L’esito della votazione ha recepito intoto i desiderata di Burattini e pertantoil Consiglio Direttivo 2006/2007risulterà così composto:

Fausto Burattini - PresidenteRomualdo Latini - Past PresidentAlberto Carloni - Presidente incomingRoberto Ballarini - ConsiglierePiero Chiorri - ConsigliereRoberto Gasparrini - ConsigliereBernardino Giacalone - ConsigliereDomenico Giraldi - ConsiglierePaolo Montanari - ConsigliereSiro Tordi - ConsigliereEdgardo Verna - Consigliere

Doris Schorn è stata confermataPrefetto del Club.

Fausto Burattini ha poi aggiunto chenella riunione del suo primo ConsiglioDirettivo, indicherà la nomina diRoberto Gasparrini a Segretario e diEdgardo Verna a Tesoriere, avendo giàacquisite le loro disponibilità.

Ad Alberto Carloni e ai componenti ilConsiglio Direttivo 2006/2007 tutti isoci presenti all’assemblea hannoformulato i migliori auguri di buonlavoro.Non essendo altro da deliberare,l’assemblea è stata dichiarata chiusadopo la verbalizzazione delle delibereassunte.

Il Rotary ti permette direstituire qualcosa nellaconsapevolezza cheappartieni alla più gran-de famiglia di donatori.

Deanna Ann Duguid,Indonesia

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Fabriano fra maturità e sviluppoForum 7 dicembre 2005

Giornata di confronto al TeatroGentile sul futuro del territorio.Convegno organizzato da Carifac Spa,Accendiamo Fabriano, Rotary, Lions,Comune di Fabriano, FondazioneCarifac e Mondo Lavoro.

Articolo appositamente redatto peril nostro Bollettino dal giornalistaMaurizio Verdenelli.

“C’era un poveretto che a Napolichiedeva a San Gennaro il miracolo diun terno al Lotto e ripeteva questarichiesta al Patrono ogni settimana. Eracosì ossessivo che un giorno il Santo,spazientito, gli disse: Guagliò, io ilterno te lo posso far pure vincere, matu il biglietto lo vuoi acquistare?!”.Così Vincenzo Tagliaferro, DirettoreGenerale di Carifac Spa, ha volutoriassumere il significato della volontàche ci deve essere per far uscire unacomunità dalla propria maturità perproiettarsi verso lo sviluppo.

Ed era questo il tema del Convegno“Fabriano fra maturità e sviluppo”tenuto il 7 dicembre scorso all’internodi un Teatro Gentile gremitissimo (fattostraordinario per un talk show!). Unainiziativa davvero coronata da successoquella voluta da Rotary, AccendiamoFabriano, Lions, Fondazione Carifac,Carifac spa, Comune di Fabriano edalla Rivista Mondo del Lavoro.E’ stata una riflessione approfonditaintorno al momento attuale, nonfacilissimo, della città, dal dopoguerraad oggi, capitale del miracoloeconomico marchigiano.Al talk show, coordinato da PaoloNotari, dai giornalisti Luca Guazzati eMaurizio Verdenelli, hanno preso parteil Presidente del Rotary Club RomualdoLatini, il Presidente della FondazioneCarifac Abramo Galassi, VincenzoTagliaferro per la Carifac spa,Francesco Casoli, Presidente diAssindustria Ancona e di AccendiamoFabriano, il Vescovo Giancarlo

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Fabriano fra maturità e sviluppo

Vecerrica, il Sindaco Roberto Sorci, ilVice Presidente della Provincia diAncona Giancarlo Sagramola, ilProf. Filippo Gabrielli dell’UniversitàPolitecnica delle Marche, ilProf. Alberto Cresci dell’Università diCamerino, Rolando Amici dellaRegione Marche e il Presidente delLions Club Sergio Mustica.Numerosissimi gli interventi da partedelle Associazioni di categoria,sindacali, uomini della Cultura e dellaScuola, della Politica e dello Sport (ArioCosta, glorioso azzurro del basket egeneral manager della Fabrianobasket).“Il Rotary – ha dichiarato il PredenteLatini nel suo intervento – è l’animadella società civile: del professionista,del bancario, del commerciante,dell’industriale, dell’uomo di cultura. Ilnostro motto, non a caso, è Servire aldi sopra di ogni interesse personale.Il Censis alcuni anni fa avevaraccomandato il superamento dimodelli economici monoculturali emolto è stato fatto per dare concretezzaa tale progetto. Inoltre, per valorizzareil territorio appenninico, è statoraggiunto un accordo fra cinque Clubviciniori (Fabriano, Altavallesina, Cagli,Gualdo Tadino e Gubbio) al fine disostenere la specificità e favorire lacreazione di un sistema turisticointegrato. Il nostro impegno comeRotary si è profuso in precedenza per ilraggiungimento di un accordo fra 17Comuni per promuovere la zona diEsino - Frasassi, basata sull’offertaculturale.Tuttavia Fabriano, come Città d’Arte,dovrebbe far nascere un Distrettoculturale su area vasta. Per di più, ilnome di Fabriano va associato ad unevento, un’opera importante, in mododa mettere in moto il meccanismosecondo cui si va a visitare la città perun motivo preciso.Abbiamo avuto Fabriano in eredità dainostri genitori ma in prestito dai nostri

figli. Dobbiamo provvedere al suosviluppo, attirare investimenti,avvicinare l’iniziativa privata a quellapubblica, dare un contributo validoall’afflusso turistico.”Bellissime e suggestive le immagini chescorrevano “sotto” le parole delPresidente Latini, alle sue spalle, lungoil palcoscenico del “Gentile” per laregia, splendida, del Direttore delTeatro stabile delle Marche, TommasoPaolucci. Di grande incisivitàl’interpretazione da parte dell’attricePaola Giorgi di alcune fra le più celebriliriche del ‘300 – ‘400 a sottolineare lapassione civile che volevarappresentare – ed è stato così!- ilminimo comune denominatore deldibattito sulla “svolta” di Fabriano. Unasvolta cui il Rotary, l’AssociazioneAccendiamo Fabriano e la stessa Cassadi Risparmio vogliono dare contenuti.In questa direzione, ad esempio, siinserisce il Concorso di idee lanciatodalla banca fabrianese di premiare itrenta migliori progetti (con 1.500 eurociascuno) al fine di valorizzare il centrostorico cittadino e finanziarli (con oltre10 milioni di euro).La strada del “secondo miracolomarchigiano” è naturalmente lunga,dati i tempi, ma certamente lariflessione – come è stato il talk showdi dicembre – e la buona volontà ditanti stanno ad indicare il punto diarrivo.

Alcuni partecipanti al Forum, dadestra: Rolando Amici, RobertoSorci, Romualdo Latini, AbramoGalassi ed il conduttore PaoloNotari.

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Sabato 17 dicembre c’è freddo, lapioggia e il nevischio caduti per tutta laserata hanno fatto da contornoall’appuntamento del Club più intimoed esclusivo dell’anno, secondotradizione: la Festa degli Auguri.Ottantacinque presenze fra soci e lorobambini: è stato bello vedere anchetanti, tanti giovani dai sei fino aidiciotto/venti anni.Il tutto in una sala resa per l’occasionecalda e accogliente, con tavoliaddobbati con gusto e raffinatezza daDonatella Latini e dalle amichedell’Inner Wheel che, come lo scorsoanno, hanno organizzato la festainsieme con noi. Ciò ha contribuitoancora una volta a rinsaldare i giàstretti legami fra i due Club e aconfermare la volontà di entrambe leassociazioni di voler proseguire suquesta strada in nome dell’amicizia edella comune famiglia.Carissime ospiti Anna Filippella eMarisa Carruba.

La serata ha avuto inizio conl’intervento del Presidente RomualdoLatini che ha dichiarato tutta la suasoddisfazione per una così numerosapartecipazione.Romualdo Latini ha quindi ricordato igrandi valori della famiglia rotariana edha rivolto un affettuoso saluto a tutti gliamici ed ai loro cari che, per motividiversi, non hanno potuto esserepresenti alla Conviviale.Il Presidente ha infine comunicato aisoci la decisione del ConsiglioDirettivo, in occasione delle festività, didonare un lettore di DVD al Centroludico ricreativo per bambini“Edimar”, allestito con il contributodelle Istituzioni e di privati nel RioneBorgo, uno dei più popolosi della città.Il Centro,di grande importanza dalpunto di vista educativo, è unastruttura di sufficiente recettività, benorganizzata ed accogliente. E’ situatonei locali dell’ex Dopolavoro

Festa degli auguriConviviale del 17 dicembre 2005 presso il Ristorante Marchese del Grillo - Fabriano

Ferroviario in viale Serafini 84. ed inesso tutti i giorni dal lunedì al venerdìdalle 15,00 alle 18,00 i ragazzi hanno lapossibilità di svolgere i loro compitiscolastici sotto la guida di educatoriesperti e di socializzare tra loroattraverso giochi e laboratori.

Ha preso successivamente la parolaCinzia Biondi, Presidente dell’InnerWheel, che, nel dare il suo saluto, haplaudito alla felice e ormai bencollaudata collaborazione esistente fra idue Club.Con parole cariche di significato haricordato la ricorrenza dal Natale e hariaffermato come scopi propri delledue associazioni lo spirito del servire,della disponibilità e della solidarietàcon interventi di vario genere nellacomunità fabrianese.Ha poi illustrato l’iniziativa solidale cheil suo Club ha promosso in occasionedelle festività natalizie.L’Inner Wheel ha allestito una Mostradi presepi di straordinario rilievoartistico, con esposizione nel Chiostrosuperiore di San Venanzio ed ha colto

l’occasione per ringraziare tutti coloroche hanno permesso la realizzazionedella manifestazione. Cinzia Biondi hainfine aggiunto che la visita prevedeofferta libera ed il ricavato saràinteramente devoluto al Centro Sociale“Un Mondo a colori” e al ”CentroSollievo” di Fabriano.Tutti i presenti hanno plauditoall’iniziativa ed hanno auspicato che laCittà, di solito sensibile a progetti disolidarietà, accorra a visitare la Mostradei Presepi per far conseguire alprogetto dell’Inner Wheel il migliorrisultato possibile.

Romualdo Latini ha poi parlato delSeminario distrettuale R.Y.L.A, ormai dadecenni organizzato nel nostroDistretto con la regia del PDG RobertoBarbieri. Come è noto l’obiettivoprincipale del R.Y.L.A (Rotary YouthLeadership Awards) è la formazionedella leadership nei giovani ed è unmezzo per realizzare una delle tantefinalità dei programmi Interact eRotaract.Il seminario si è tenuto come solito ad

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Ancona lo scorso mese di novembre equest’anno è stato contrassegnato dalloslogan “Comunicare per ottenere”. Ilnostro Club è riuscito a far parteciparedue giovani e precisamente la figlia diRomualdo, Letizia e la figlia del PastPresident Fabio Biondi, Maria Luisa.Letizia e Maria Luisa, invitate al tavolodella presidenza, hanno raccontato laloro esperienza e ed hanno espresso ilpiù vivo apprezzamento per il corso siaper il programma realizzato, di grandeattualità e altamente formativo, sia perl’occasione avuta di cementare nuoveamicizie con coetanei provenienti daogni parte del Distretto 2090.Chiusa così la parte ufficiale, è iniziatala cena, molto apprezzata, che si èprotratta fino alle ore 23,30 circa.

L’amico Maurizio Cecchi ha voluto“immortalare” l’incontro con unafotografia per ogni tavolo.Lo ringraziamo di cuore perché ha datoa tutti i presenti la possibilità diricordare una così bella serata.

Come ormai è tradizione, è seguita poila tombola con mattatore il solito CarloGrimaccia, coadiuvato da due giovanivallette e dal giudice unico RomualdoLatini. Molti e graditissimi i premi messia disposizione, offerti soprattutto dallaDitta Latini Moda e dalle CantineMecella.

Infine Donatella Latini con le due figlieha provveduto alla distribuzione deltradizionale omaggio del Club allesignore, che quest’anno è consistito inun ombrello con i colori e il marchiodel Rotary. La serata si è chiusa con unbrindisi di auguri fra tutti i presenti edun arrivederci al nuovo anno.

Festa degli auguri

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Nell’intento di operare sulle tematiche efinalità di questo anno sociale, l’InternationalInner Wheel di Fabriano ha organizzato epromosso una mostra di presepi, a scopo dibeneficenza, dal 18 dicembre 2005 al 6gennaio 2006.Per la realizzazione di questa iniziatival’Associazione si è avvalsa dellacollaborazione di scuole dell’infanzia edelementari, di privati appassionati (tra questiDonatella Latini, gentile consorte del nostroPresidente), di diversamente abili, di anziani.

La mostra dei PresepiOrganizzata dall’International Inner Wheel di Fabriano

Al fine di offrire un momento culturale e ditradizione, l’allestimento è stato curato dallesocie stesse, all’interno del bellissimochiostro superiore di San Venanzo.La rassegna ha raccolto numerosi consensisia da parte della cittadinanza sia da partedei turisti di passaggio che, con le loroofferte, hanno reso possibile ilraggiungimento del principale obbiettivo:donare il ricavato al Centro Sociale “Unmondo a colori” e al Centro Sollievo diFabriano.

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I giovani e il Rotarydi Piero Chiorri

Il Presidente internazionaleStenhammar, nel suo messaggiomensile, a settembre del 2005 così si èespresso nei confronti dei giovani:“Settembre è il mese delle nuovegenerazioni. Potremmo anche definirloil “mese del nostro futuro” perchéinvestire nei giovani equivale ainvestire nel nostro futuro.Possiamo essere orgogliosi del fatto diavere programmi per i giovani di tuttele età, sponsorizzati da rotariani attivi egenerosi.

Uno dei primi contatti con i giovaniavviene mediante il programmaInteract, rivolto ai ragazzi fra i 14 e i 18anni.I club Interact possono essereorganizzati presso una scuola o nellacomunità; nel primo caso la scuola nonassume un ruolo direttivo ma affianca ilRotary club nell’organizzare riunioni eprogetti di servizio. I Club Interactsostengono spesso le stesse causepromosse dai Rotary club: i giovaniinteractiani hanno raccolto fondi afavore delle vittime del maremoto,hanno organizzato gite scolastiche per ibambini dei quartieri più poveri ehanno aiutato a ristrutturare delleabitazioni in Paesi in via di sviluppo.

L’Interact funge spesso da introduzioneal programma Rotaract, unaassociazione di servizio per i giovani –molti dei quali studenti – fra i 18 e i 30anni. Analogamente agli Interact, i clubRotaract si riuniscono presso unauniversità o altra sede, ma i loro socisono in grado di partecipare a iniziativepiù indipendenti e di maggiore portata.I club si interessano anche dellosviluppo delle capacità direttive deisoci, con attività che comprendonorelazioni, dibattiti e informazioni suglisbocchi professionali. Una dellemaggiori problematiche del Rotaract èil calo di interesse che si verificaquando i soci raggiungono l’età

massima, un problema peraltrorisolvibile con il reclutamento di nuovigiovani che portino una sferzata dienergia alla associazione. Il programmaRotaract consente ai partecipanti digettare le basi di un legame profondo eduraturo con il Rotary del qualecondividono i valori e l’ideale delservire.

La formazione della leadership neigiovani, che rappresenta una delletante finalità dei programmi Interact eRotaract, è invece l’obiettivo principaledel RYLA (Rotary Youth LeadershipAwards).Sponsorizzato da più Distretti, consentea un gruppo di giovani selezionati perla loro attitudine alla leadership diriunirsi, scambiare idee con i lorocoetanei e partecipare ad attivitàculturali e ricreative.

Gli scambi dei giovani – il programmarotariano più conosciuto – danno amigliaia di ragazzi e ragazze di etàcompresa fra i 15 e i 19 anni lapossibilità di trascorrere un anno distudi all’estero ospitati presso unafamiglia locale. Grazie al programma igiovani possono immergersi in unanuova lingua, a contatto con una realtàculturale, religiosa e politica spessomolto diversa dalla propria; cosaancora più importante, possonoinstaurare un rapporto d’amicizia chedurerà tutta la vita. I giovani che vipartecipano imparano che i problemi sirisolvono con la pace, non con laguerra: proprio perché non c’è luogomigliore in cui imparare i valorifondamentali di pace e tolleranza chela casa di un amico.

L’Interact, il Rotaract, gli Scambi e ilRyla si basano su obiettivi di crescitapersonale e leadership rivolti ai giovanie realizzati tramite i giovani, giovaniche potranno un giorno diventareRotariani

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Il vecchio slogan “Ogni Rotariano deveessere di esempio ai giovani” è validooggi come mezzo secolo fa. I Rotarianipossono aiutare le nuove generazioni araggiungere il loro potenziale,installando anche nei più giovanil’ideale del servire al di sopra di ogniinteresse personale e lasciando che siaquesto ideale a guidare il Rotary nelsuo nuovo secolo di vita”.

Non considero pedante aver riportatoper intero il messaggio di Stenhammarperché ritengo importante mettere alcentro del programma annuale di ogniclub il problema dei giovani, in questomondo sempre più difficile e con unfuturo sempre più incerto e pieno diconflittualità latenti.

Nel riflettere sulla situazione di “casanostra” dovrebbe riempirci d’orgoglio ilfatto che quasi ogni anno siamo riuscitiad iscrivere due giovani al Ryla,organizzato nel nostro Distretto adAncona con impareggiabile bravura daparte del PDG Roberto Barbieri, e chequasi costantemente, tranne cioè unabreve pausa, siamo riusciti ad attivareannualmente gli Scambi dei giovani.Questo non è poca cosa e dobbiamoessere riconoscenti ad alcuni amici,come per esempio Stefano Meloni eCarlo Grimaccia, che con vero spiritorotariano si sono dedicati e si stannodedicando a questo specifico servizionon solo nel nostro Club ma, inpassato, anche a livello distrettuale.

La nostra nota dolente è e rimane - perora - l’assenza nel nostro territorio diassociazioni giovanili come l’Interact eil Rotaract.

Limitandoci a parlare del Rotaract, aFabriano alcuni decenni fa abbiamoavuto una associazione valida e attivache, fra l’altro, è riuscita ad esprimereanche un Governatore nella persona diMassimo Moscatelli.

I giovani e il Rotary

Dopo alcuni anni dalla fine di questo“glorioso periodo” si è ripartiti con unnuovo gruppo agli inizi degli anninovanta ma qualcosa non hafunzionato, forse anche per colpanostra, e dopo pochi anni il discorso siè chiuso.

Ritengo sia giunto il momento diattivarci per ricostituire il Rotaract, senecessario partendo dall’Interact.Dobbiamo rivolgerci ai giovani in unmodo nuovo perché nell’attualemomento storico, non può esserevalido l’approccio vincente di venti-trenta anni fa.Dobbiamo pensare cioè ad unapproccio diverso che tiene conto dellacultura e del vivere civile degli inizi delXXI secolo.Dobbiamo riconoscere i giovani comeprotagonisti e costruttori di idee, capacidi dare un proprio contributo al servirerotariano nel mondo di oggi perchéessi sono il mondo di oggi.

Il nostro approccio va fatto con umiltàe vedo nei soci più giovani del club, inparte già a suo tempo rotaractiani, gli

amici più adatti a portare avanti questaimportante iniziativa.

Alcuni Club Rotary con noi confinanti,marchigiani e umbri, si trovano nellanostra stessa situazione.E’ impensabile riunirci con loro estudiare un progetto comune, forse conmaggiore probabilità di successoavendo a disposizione un bacino moltopiù ampio rispetto a quello delterritorio di un singolo club?Può anche essere un’idea sbagliata maallora cosa si potrebbe fare, inalternativa, pur di raggiungere loscopo? Pensiamoci. E’ però certo,scusate la franchezza, che al problemadebba essere comunque trovata unasoluzione. Non possiamo rinunciaresenza neanche averci provato.

Abbiamo una eccellente motivazioneper non arrenderci: stiamo parlandodel migliore investimento per il nostrofuturo. I giovani di oggi infatti, seaddestrati e formati fin da ora all’idealedel servire, potranno avere domanitutte le carte in regola per diventareveri rotariani.

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Lettera da una ex-componente del Rotaractdi Bologna.

di Stefania Grazia

Mi capita sovente di incontrare e conoscerecolleghi che sono soci del Rotary, o che sonostati soci del Rotaract.Con piacere, scambiamo idee e discutiamodegli argomenti trattati dai club diappartenenza, promettendoci di restare incontatto e, magari, organizzare qualcheiniziativa di interesse comune.Alcuni mesi or sono, in occasione di unincontro di lavoro nei corridoi del Tribunale diBologna, una collega del luogo, l’avvocatoStefania Grazia, avuta conoscenza che sonorotariano, mi ha iniziato a parlare della suaesperienza nel Rotaract.Dalle parole, traspariva chiaramentel’entusiasmo di raccontare indimenticabiliesperienze, di quelle che restano nel cuore perla loro semplicità e positività.Cosciente di quanto si discuta nel nostro clubsulla ricostituzione di un Rotaract club aFabriano, ho colto l’occasione per pregare lacollega di trasformare in forma scritta i suoiracconti, sperando che tanto entusiasmopotesse “toccare il cuore” di qualche giovanevolenteroso.L’opera di convincimento non é stata semplice,ho inviato una copia del nostro bollettino aBologna e poco dopo ho ricevuto la “lettera”che qui di seguito riporto.

Edgardo

Non so se chiedermi di raccontare l’esperienzaRotaract vissuta in gioventù sia stata unabuona idea! Potrei far sussultare qualcuno èvero, ma qualcun altro forse potrebbesorriderne. Ciò che è sicuramente vero è che lospirito che animava noi soci era la spirito diragazzi poco più che ventenni dove gaiezza espensieratezza avvolgevano la serietà di fondodi ognuno di noi facendo emergere quellaregola al “servire al di sopra di ogni interessepersonale” in modo gioioso, in una mescolanza,apprezzata e stimata, fra il serio ed il faceto,tanto che ancor oggi, fra i portici bolognesi,rischi ancora di sentirti dire, “già, ma è vero! Tueri del Rotarct, che cose meravigliose avetefatto.”Sicuramente nel corso degli anni mi sonotornati alla mente episodi, fatti ed eventi, ma il

FORUM

tutto in modo discontinuo, ora invece, ildovermi rituffare coattivamente in quegli annifa sì che questi tumultuosamente affollino lamia mente tanto da non riuscire a discernernel’importanza.Ricordo quando conobbi i volti Rotaract, ciòavvenne nel corso di un passaggio di consegne(1979-80) volti nuovi , gioiosi che mi piacquerosubito. Volti che parevano seri, ma che pocoalla volta, come in una mano di poker,spillarono tutta la loro splendida follia. Dopopochi mesi venivo felicemente sospinta a farparte di questa grande famiglia, conosciutasolo per sentito dire, ma non nella sua veracepregnanza. Solo l’anno successivo venivo elettasegretaria, confermata anche l’anno seguentee, come se non bastasse questo secondo anno,accettai anche l’incarico di responsabile deldistretto per “Rotary notizie”. Un delirio!!!Il club di Bologna, allora unico, nei periodi piùfulgidi vantava una settantina di iscritti e circa200-250 simpatizzanti, tutti rigorosamenteinformati sui nostri programmi; quanti indirizzida scrivere (l’era del p.c. era ancora lontana),quanti bolli da attaccare. Ma in fondo poi tuttoquesto non pesava poiché nei corridoi dellanostra mente serpeggiava una complicità bella,sana, che sapeva di buono, che faceva sì chegli eventi Rotaract in città echeggiasseroovunque. Forse anche per quelle nostre sedi,sempre distaccate dai nostri “tutori” rotariani,che ci permettevano libertà di movimento e digestione, ma dalle quali, dopo qualche anno,venivamo regolarmente “sfrattati” per lecontinue lamentele dei condomini sulla nostra,non proprio silenziosa, attività. Eprepotentemente mi tornano alla mente isucculenti sughi che bollivano, in una stanzaattrezzata a cucina, ben attenti a non farnetrapelare gli odori all’ignaro relatore di turno,ma si sa, come “tutti i salmi finiscono in gloria”così anche le nostre serate finivanoregolarmente in spaghettate e succulenterisate. In proposito ricordo gli innumerevoli chilidi pasta cotti nel corso dei mondiali dell’82nella sede di Via Carati, dove i ragazzi siriunivano per godersi le partite e noifemminucce “spentolavamo” fra gloriosi goals ecalci di rigore.Ed è in quel carosello di persone e d’idee che

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prendevano corpo eventi che ancora ricordocon piacere. Diverse sono state le serateorganizzate per il Presidente della Camera deiDeputati On.le Pier Ferdinando Casini, alloraConsigliere comunale presso il Comune diBologna; così come bellissima ed interessantela serata dedicata ai “cortili sconosciuti diBologna” con proiezione di diapositive scattatedall’alto. Assolutamente singolare invece laserata dedicata alla “gemmologia”, ancoraricordo il fascino di quelle pietre che, nella loroapparente freddezza, prepotentemente urlavanoil loro intenso calore.Indimenticabili poi le diverse partite di calciodove, un ancor giovane Pier Luigi Collina (notoarbitro di calcio) sosteneva, nel ruolo dicentrocampista, la nostra comunque nondebole, squadra Rotaract. Così comeapprezzatissime erano le molte sfilate di modaorganizzate nella mitica sede di Viale Aldini e leinnumerevoli feste, ne ricordo una in particolareper carnevale nella nota discoteca bolognese“La Capannina”, dove uno scontato ballo inmaschera cedette il passo ad un singolare“ballo en tete”...Ma quando le tante serate organizzate avevanooramai esaurito ogni più fervida fantasia, alpresidente di turno venne il lume di organizzarele serate a tema “autogestito” iniziando il ciclocon discussioni sui trattati dell’antropologoBranislaw Malinowski inerenti le abitudinisessuali degli indigeni delle isole del SudPacifico; fu un successo, anche di risate!Risate che echeggiarono anche la sera in cuiun socio raccontò la sua “prima visita” alRotaract nell’antica sede di Strada Maggiore;racconta l’amico: quando entrai pensai diessere arrivato nell’antro delle streghe equando uscii giurai a me stesso “non ci andròmai più”; bene quel ragazzo è poi diventatoPresidente del Rotaract, oggigiorno è rotarianononché tesoriere nella segreteria distrettuale:E sempre per rimanere più nel faceto che nelserio non posso non ricordare quando i ragazzisi giocavano a dadi le trasferte al Rotary, chiperdeva... doveva andare...!!! (per noi all’epocatroppo seri!).Innumerevoli gli inter clubs, ora con il Leo club,ora con i Rotarct di altre città, conosciuti meglioal congresso nazionale organizzato al “Ciocco”

(Toscana) dove ospite d’onore fu Liv Ullmann.Molto interessante fu anche la serataorganizzata da uno dei Rotary, dove l’alloragiornalista del TG1 Alberto Michelini (ora euro-parlamentare) intervenne per raccontare ecommentare i viaggi del Sommo PonteficeGiovanni Paolo II.Sottolineo però che i molti eventi festaioli egoliardici erano comunque finalizzati araccogliere fondi per beneficenza per le varieassociazioni. Non mancarono neppure solertiaiuti di carattere che definirei fisico-personale apersone bisognose (anziani e disabili), di certomeno appariscenti, ma più significativi; chemeraviglia i loro sorrisi, le espressioni grate diquegli occhi che mostravano riconoscenza. Nonso se la felicità fosse stata più loro nel ricevere,o nostra nel dare.Gesti fatti con allegria e soavità, quella in fondodei nostri cuori e delle nostre menti, gesti cheper noi erano poca cosa per loro... immensità!E sempre per rimanere nell’ambito dellasolidarietà, un presidente, antecedente al mioingresso, stilò una lista di ragazzi, regolarmentedepositata in Prefettura, disponibili a partire persoccorrere le popolazioni dell’Irpinia colpite dalterremoto.

Poi giunse l’età di lasciare il club e molti di noisi persero di vista. Galeotta fu però una seratanell’anno 2004 organizzata dal “RotarctBologna” volta alla premiazione dei passatipresidenti dalla nascita del club bolognese. E fuin quel meraviglioso contesto fra passato epresente che ebbi il guizzo di proporre unapartita di calcio fra nuovi e vecchi Rotaract;ricordo ancora che un ex presidente verbalizzò“Stefania è impazzita”. Con l’assolutabenevolenza e collaborazione dell’alloraPresidente Cristina Mezzetti (ora rotariana) ioed un past-president riuscimmo, con nonpoche difficoltà, nell’intento e, come nota dicolore decisi quale giudice severo di gara unarbitro... rigorosamente donna! Fu unsuccesso, non solo per l’evento, ma anche peril sorprendente risultato: i cosiddetti “vecchietti”vinsero 3-1.Da quella volta non ci siamo più persi e con lospirito goliardico di un tempo li ho coinvolti incene, corsi di ballo, gite fuori porta, comequella sul Delta del Po o la prossima sui laghidel mantovano. In pratica, bastò quell’incontro,affinchè noi riprendessimo in mano quel filo,per continuare a tessere, per gli anni a venire,la trama di allora.

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Parliamo di Rotary

Intervento di Roberto Barbieri Governatore1987/1988 del 209° Distretto in occasionedel Forum di Campobasso del 17 aprile1988.

Dopo circa un anno, al Seminario distrettuale diAncona del 29 gennaio, ho avuto il piacere distare nuovamente assieme a Michele Praitano,il Governatore del Distretto 209° (ora 2090)nell’anno 1990-1991, l’anno cioè in cui hoavuto l’onore di presiedere il nostro Club.I nostri incontri ci portano sempre a ricordare lanostra annata.Parlare di Rotary con una persona comeMichele fa sempre piacere e, direi di più, servea capire perché continuare ad essererotariani.

Ma cos’è il ROTARY oggi?

Di questo abbiamo parlato ad Ancona e,rientrando nella sua Campobasso, Michele miha fatto avere gli Atti di un Forum distrettualetenutosi nel capoluogo molisano il 17 aprile1988 dal titolo:“Etica nelle professioni - Incontro con i nuovisoci.”Dalla lettura dei vari interventi, seppure sianopassati quasi vent’anni, appare evidente che iprincipi che animano la vita della nostraAssociazione sono discussi ed interpretati inmodo più che attuale.La modernità del messaggio è più cheevidente: lo spirito che pervade la nostraassociazione è una continua rincorsa a vivere epartecipare i fenomeni e gli accadimentisempre più globalizzanti, agendo con l’eticarotariana del servire al di sopra di ogniinteresse personale.Fra i vari interventi del Forum mi è sembratoimportante portare a conoscenza di tutti voiquello dell’allora Governatore Roberto Barbieri,indirizzato sopratutto ai nuovi soci, perché vi hotrovato un contributo decisivo per dare unarisposta alla domanda che io e Michele cieravamo posti.

E voi che ne pensate?

Piero

FORUM

Intervento di Roberto Barbieri.

Cari amici,mi domando spesso cosa significhi essere unnuovo socio e cerco di collocarmi nell’ottica dichi vede il Rotary dal di fuori, ne immagini leattività, il mondo attorno al quale ruoti, ne valutii benefici della appartenenza.Spesso, quando ci domandano cosa sia ilRotary, ci nascondiamo dietro l’uso e l’abuso dialcune parole che anche se collegate dallanaturale consequenzialità del discorso, neriducono in genere o ne travisano la portata:amicizia, servizio, servire, azione, spirito, unitàinternazionale e via dicendo.Non vi nascondo che spesso anch’io, che perquest’anno almeno dovrei essere il depositariodella scienza rotariana, mi trovo in imbarazzo; èobiettivamente difficile parlare di una realtàcosì complessa; è difficile poi spiegarla intermini concreti, cercando di dire a chi non sacon la stessa efficacia con cui si può parlare achi sa.Allora io vi do la cartina di tornasole del mioRotary, di quello che credo sia non il Rotary mala sua atmosfera, lo spirito del perché, unavolta entrato non ne sono uscito ma ne sonorimasto attratto o se vogliamo, impigliato, inuna dolce trappola, in un meccanismopiacevole e particolarmente appagante.Una premessa di fondo è assolutamentenecessaria: non è in genere la motivazione perla quale si entra al Rotary quella che ci farestare poi soci.Visto dal di fuori, il Rotary è per molti unostatus symbol, un punto di arrivo, lalegittimazione, sul piano sociale, di unaraggiunta collocazione in una certa scala divalori. Ciò può essere anche vero, in un tipo divalutazione che chiamerei profana, fatta da chiil Rotary non lo conosce. Mi sembra poi chealcune cose debbano essere tenute presenti,come punti cardine fondamentali cui bisognasempre riferirsi:a) - l’impegno è l’elemento caratterizzantedella appartenenza. Senza l’impegno non c’èRotary. Ma quale impegno? Quello della buonavolontà, innanzi tutto.

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Siamo nel mondo 1.050.000, rappresentiamoin ognuno dei 161 paesi in cui il Rotary opera(*), una delle parti migliori delle singole società.Il principio collegato alla appartenenza è quellodella rappresentanza pluridisciplinare.Ognuno dei membri esprime, in via teorica, ilmeglio della propria categoria di appartenenzanel territorio attribuito al club. Questo permettedi essere presente in ogni attività professionale,intesa in senso lato, e per conseguenzapermette al Rotary di fruire di una amplissimabase potenziale di servizio.L’impegno, la cambiale in bianco che sisottoscrive entrando al Rotary, è quello dicercare di essere utili agli altri, cioè il “servire”.Attenti a questo concetto: quel “gli altri”rappresenta tutto ciò che non è “io” o “noi” equindi le singole altre persone, la società in cuiil club opera, il resto del mondo.E vi è una modalità sul come prestare questapropria opera, che prima di tutto è opera dellospirito, con il massimo disinteresse, senzaricerca di tornaconto personale, in un ottica per

cui il prestare servizio permette una maggioreutilità morale, permette, sempre in terminimorali, di arricchirsi, di guadagnare di più manmano che aumenta la propensione ad essereutili agli altri.E questo impegno diventa un’ansia interiore ditrovare:b) - occasioni di servizi. E’ il corollario. IlRotary è una forza sociale, agisce nella società,deve sempre inquadrarsi in essa. Attenti acoloro che dicono che il Rotary oggi non è piùquello di ieri. Significa che non sono più ingrado di comprenderne i necessari mutamenti.Se la società si apre, il Rotary non può certochiudersi, se non cammina di pari passo restatalmente indietro che anche la suarappresentazione categoriale non ha più sensoin quanto si viene privando del contenutopotenziale di servizio.Nel Rotary non abbiamo bisogno di laudatorestemporis acti: essi rientrano nella sua faseripiegata storica, vi è invece bisogno di unaintensa induzione verso il futuro, perché da ciòderivano i programmi e il loro essere adeguatiad una nuova, mutevole, rappresentazionesociale.Essere rotariani diviene allora una sfida primadi tutto con se stessi: essere attenti, esserepronti, saper cogliere il senso e l’importanza diinterventi tempestivi, dedicarsi, proporsi nellavoro e al di fuori di esso, verso gli altri.E quando si entra in questa dimensione, cheprecede la fase operativa, perché è innanzitutto spirituale, ci si rende conto che lamotivazione, in genere malintesa, per cui moltientrano nel Rotary, o meglio vi si sentonoattratti (Rotary status symbol, Rotary mezzo dilegittimazione sociale) se ragioni di essere ha,è solo quella di lasciare desto un interesseverso la associazione, attraverso false qualità,perché quelle vere, l’impegno disinteressato,l’azione efficace, si conquisteranno sul campo.E queste cose le debbono sapere ecomprendere proprio i nuovi soci: è logico enaturale che passerete dei momenti di verifica,direi anche di sconforto. Vi anticipo alcune dellemotivazioni e dei pensieri più ricorrenti:- nel club vi sono forze diverse, che cispaccano e non ci uniscono;- sembra di stare fermi, non si fa altro che

(*) Oggi nel mondo ci sono 1.224.297rotariani, 529 Distretti, 32.507 Club. Sono168 Paesi in cui il Rotary è presente.

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incontrarsi a tavola;- perché mi si fa l’onta di non ammettere lapersona che ho presentato;- perché il Distretto chiede il nostro territorio?Faccia un nuovo club in un’altra parte, anzi là,che è tanto che lo devono fare.Ma è anche molto facile che si vivano momentidi grande e sincera, intima soddisfazione:- abbiamo fatto;- ci siamo sentiti e siamo più uniti;- è stato bello lavorare insieme;e allora ci spieghiamo l’impegno civile,l’intervento nella comunità, il grande respirodelle sfide internazionali, sentiamo quello che ifrancesi, con un linguaggio tutto loro, perchésanno esprimere bene i trionfalismi, chiamano:“La fierté d’être Rotarien”, la fierezza, l’orgogliodi una appartenenza.

Cari nuovi e vecchi amici,mi accorgo di essere sulla china di finire unanno di governatorato, che, credetemi, è l’annopiù bello, pieno ed entusiasmante della mia vitae mi fa diventare retorico.Mi auguro che questa non sia l’impressione.Mi auguro invece che possiate ricordare alcunecose dette da un amico sincero.La prima: nel Rotary non ci sono i gradi, nonc’è, più di tanto, una divisione di compiti:quando si può fare una cosa la si deve fare,indipendentemente dal fatto che spetti ad unaltro. Ben vero, con coordinazione e conprecisa temporizzazione degli interventi.La seconda: il contatto con gli altri soci sempreimprontato a grande amicizia e apertura, senzamai voler sopraffare: parlate pacatamente delleproposte, ponetele sul tavolo, difendetele manon imponetele mai, anche se fossero le piùgiuste del mondo: nascerebbero male.La terza: siate sempre disponibili come modo difare, come disposizione interiore e semprecredibili nei vostri comportamenti. Esserecredibili significa realizzare le cose che si sonoproposte, essere credibili significa, sempre,rinforzare il Rotary.La quarta: considerate tutte le cose sempre inpositivo, dimenticate, non considerate la partemezza vuota di una bottiglia: l’ottimismo è già ilprimo stato di avanzamento di un progetto.La quinta: tenetevi sempre informati sul Rotary;

è fondamentale per organizzare i propriinterventi.La sesta: tenete presente che l’amicizia, qualitàche deve improntare i nostri rapporti, è, infondo un sentimento dello spirito, ma la lealtà èun obbligo morale. La prima non ci può essereimposta, la dobbiamo sentire, la secondaattiene invece alla sfera dell’obbligo morale, cela dobbiamo sempre imporre.La settima: vivere il Rotary nei giorni dellavostra vita, nella famiglia, nella società.E’ una religione a misura d’uomo, non habisogno di atti di fede ma di tanta e sola buonavolontà: l’unico atto di fede è credere sempreche l’impegno porta comunque a realizzare losperato.

Questo è il senso del mio Rotary: che cosaesso sia, come si articoli, quali ne siano leazioni, i contenuti, lo avete appreso o loapprenderete dai manuali. Il Rotary è moltoassiduo nelle sue pubblicazioni e nelleinformazioni; i rotariani leggermente meno.Ma non sarei completo se un’ultima cosa nonmettessi al primo posto: ed è quel grandesenso di affetto, di dolcezza che permea inostri rapporti, che ci fa sentire più vicini, cirende sempre più sicuri di aver fatto, quelgiorno, una buona scelta, la mia, la vostra,quella di dare un senso, un sapere, un profumonuovo ad ognuno dei nostri giorni.E allora l’unico vero augurio che vi faccio è chepossiate realizzarvi nel Rotary, giorno dopogiorno, nella piena coscienza che ciòsignificherà, anche in termini infinitesimali, unmiglioramento di tutti.E’ in fondo il concetto del motto “Servire permigliorare” che ha indirizzato l’azione diquest’anno ma che è anche il motivo dellasopravvivenza del nostro spirito.

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Il Rotary, domani.

di Bernardino Giacalone

Fra le tante ricorrenze del nostro calendarioquella del Capo d'Anno non è certamente lamia preferita perchè la preoccupazione perquello che potrà essere domani genera in me,ansioso fin dalla nascita, una angosciasicuramente più grande di quanto non lo sianole pene che il presente, con le sue difficoltà,riesce a procurarmi. Fortunatamente sonocapace di valutare il pericolo che comporta unaattesa passiva e reagisco.

Un’angoscia molto simile l’ho provata quandomi a stato chiesto di tentare di individuare ilcontributo che, in un prossimo domani,potrebbe dover fornire la nostra Associazione afronte delle difficoltà del mondo di oggi e distabilire la responsabilità rotariana agli alboridel millennio appena nato.

La mia ricerca, per fortuna, è stata favorita edagevolata fin dall'inizio dal contributo che inproposito ha dato il P.D.G. Prof. Antonio Pieretti,Ordinario di filosofia del Linguaggio presso laUniversità di Perugia il quale, nel corso di unincontro con il nostro Club, ebbe a dire che "sele regole che oggi valgono nei rapporti umani,nelle relazioni fra i Paesi, sono quelle dellaeconomia di mercato e della concorrenza,oppure quelle della conflittualità senza fine, senon addirittura della guerra di tutti contro tutti,allora il Rotary non solo ha concluso la suavicenda storica ma non ha più nemmenoragione di esistere. Se invece siamo disposti aguardare al mondo dal punto di vista dell'uomoe in relazione alla dignità che lo caratterizza,allora il discorso cambia rapidamente di segno".

Il reale pericolo, dunque, al di la di tutte ledifficoltà che sicuramente possono generare lacrisi energetica, il riarmo atomico, gliintegralismi religiosi, gli intralci dellaburocrazia, è da ravvisare nella accanitaconcorrenza conflittuale che, con il passare deltempo, si è instaurata fra i vari Paesi delmondo. Da essa poi, inevitabilmente, sonoscaturiti i gravi sovvertimenti fra gli equilibrieconomici, sociali e demografici ravvisabili inparticolar modo quando si pongono a paragonele economie dei Paesi dell'occidente con quelledei Paesi asiatici.

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Nel paese più abitato del mondo, la Cina -tanto per fare un esempio - il Pil negli ultimiventi anni è cresciuto di circa il 10%. Del3,15% ne è stata la crescita negli Stati Uniti.Dell'1,8% appena nei Paesi più industrializzatidella vecchia Europa.

In un siffatto sistema di economia globalizzata(si è anche parlato di "globalizzazione asiatica")dove ognuno continua a fare quello che sa faremeglio, la Cina continuerà a produrre, a bassoprezzo, tutto ciò che la sua tecnologia, semprepiù avanzata, le consentirà di produrre.Problema questo fra l'altro già perfettamentevalutato da Giovanni Paolo II quando,angosciato per la sorte dei più deboli,preannunciò che l'Asia sarebbe stata l'oggettodelle nostre più serie preoccupazioni future.

Al cospetto di un tale sovvertimento la cosa piùimportante che possiamo fare è dunque quelladi schierarci dalla parte dell'uomo, di quello piùdebole in modo particolare.

In questo campo, con la sua potenzialitàassociativa ma anche sulla base delle suepassate esperienze, il Rotary può fare molto.

Sono però convinto che, prima di prendereiniziative del genere, sarebbe quanto maiopportuno fornire a tutti i soci preciseinformazioni sui programmi e potenziare - ocreare, quando manchi - una reale culturarotariana. Al posto di qualche soverchiariunione conviviale organizzerei sedute piùspartane dedicate ai compiti da svolgere o dapromuovere organizzando magari, tutti insieme,discussioni corali. Si potrebbe ottenere in talmodo la responsabilizzazione di ogni singolosocio e, nel contempo, il rispetto dei programmiprecedentemente assegnati.

Schierarci dalla parte dell'uomo, di quello piùdebole in modo particolare. Così si era dettopoc'anzi.

Parole molto belle mentre invece si vive giornoper giorno, dominati dal nostro egocentrismo,immersi nei nostri problemi e nei nostriinteressi, nella più totale indifferenza verso il

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prossimo, tanto per non dire degli immigrati.E' quindi assolutamente necessario ritrovare"l'amicizia".

Questo è il punto, il valore primordiale dapotenziare subito nello spirito di ogni rotariano.Amicizia che deve essere il vero fattore diraccordo, di coesione all'interno della nostraAssociazione ma che deve potersi ancheesprimere con gesti concreti.Come possono essere la comprensione, latolleranza e la pace verso i popoli mediante larete internazionale di professionisti e diimprenditori, di ogni età e sesso, uniti peròdall'ideale del "servire" la società.

Gesti concreti che possono ravvisarsi ancoranelle varie iniziative che il Rotary sasplendidamente organizzare, mantenere epotenziare come quelle messe in opera, di voltain volta, in favore delle famiglie, della salute,delle risorse idriche, della alfabetizzazione e,più recentemente, della "Banca del Tempo",vera espressione di un volontariatoprofessionale di grandissima utilità.

Questo programma che ho cercatomaldestramente di delineare può sembrareforse molto modesto ma, attuandolo, può dareun reale contributo a chi ha bisogno. Ancheperchè è da stolti pensare che il Rotary possa,da solo, sfidare domani, usando le loro stessearmi, le superpotenze economiche e industrialidei Paesi emergenti. Anche se poi sonoconvinto che qualcosa di concreto si potrebbeottenere anche in questo campo stimolando,per esempio, i soci rotariani attivi nel campoindustriale a potenziare, nella loro produzione,innovazione e qualità e far sì che, ove possibile,il "made in Italy" possa rimanere un "copyright"e non più qualcosa facile da imitare.Ignoro l'utilità di queste mie povere righe macredo nondimeno che non sia stato del tuttoerrato ribadire, nell'ambito della nostraAssociazione, l'importanza sempre più attualedel "service above yourself' e, nell'ambito dellasocietà odierna, proiettata com'è versol'avvenire, la necessità di accogliere conrispetto i richiami alla centralità dell'amore e allaidentificazione fra amore e "caritas" espressinella prima, recente Enciclica di Papa Ratzinger.

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La prova dellequattro verità

4Ciò che pensiamo, diciamo o facciamo:

Sarà VANTAGGIOSOper tutti gli interessati?

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Il sole e la pelle.

di Bernardino Giacalone

Il ritorno dell’estate significa, per molti di noi, ilmomento di togliere da dosso tutti gliindumenti possibili per esporre il corpo al solelungo le coste della nostra Penisola o diqualche altro Paese forse ancora più assolatodel nostro.Il più delle volte senza particolari cautele senon addirittura nella ignoranza più completa deidanni che può provocare una errataesposizione alle radiazioni solari.Evidentemente a noi tutti è noto quel deliziososenso di pace e di benessere che si provaquando, sdraiati al sole e con gli occhisocchiusi, ci si lascia avvolgere dai caldi raggidel sole. E poi chi non conosce quellaespressione di salute e di vigore che esprimeun corpo abbronzato?Per tutte queste ragioni la tintarella ad ognicosto, da almeno sessanta anni a questa parte,è stata un imperativo categorico.Oggi, forse, si sta cominciando a prendere unminimo di coscienza in proposito; i richiami allaprudenza cominciano ad essere ascoltati eforse, da qualche parte, si torna timidamente arilanciare il fascino di una pelle color raggio diluna. Come ai tempi delle nostre nonne o dellenostre bisnonne.Ho pensato dunque che poteva forse risultareutile tentare di fare il punto sulla questione.

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Che possiamo dire sul sole?Innanzi tutto che è una stella di mediagrandezza intorno alla quale ruotano i pianeti diquel sistema cui appartiene la Terra.La distanza fra Terra e Sole è di 149,6 milionidi chilometri. La superficie esterna dell’astro hauna temperatura di 5.600°C. Al centro latemperatura raggiunge i dieci milioni di gradicentigradi.Il sole è fondamentalmente una straordinariamacchina termonucleare in cui l’idrogeno,bruciando, viene trasformato in elio. In questoprocesso il Sole trasforma parte della suamateria in energia che irradia al ritmo costantedi circa 80.000 cavalli vapore (CV) per ognimetro quadrato della sua vasta e ribollentesuperficie. Per rifornire questa fornace nucleareil Sole distrugge, da ormai 5 miliardi di anni, 4milioni di tonnellate della propria massa ogniminuto secondo; la possibilità di mantenerequesto ritmo infernale è stata valutata in altri30 miliardi di anni. Trascorso questo tempo aqualcuno toccherà forse di dovere assistereall’ultimo tramonto.Gran parte dell’energia solare viene emessasotto forma di radiazioni elettromagnetiche.Queste radiazioni possono venire valutate ocome oscillazioni che, dotate di una benprecisa lunghezza d’onda, si propagano nello

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spazio oppure come entità fisiche, cariche dienergia ma prive di massa, cui è stato attribuitoil nome di fotoni.La quantità di energia di un fotone èdirettamente proporzionale alla frequenza dellaradiazione e inversamente proporzionale allalunghezza della sua onda. Un fotone di 200 nmpossiede dunque tre volte più energia di unfotone di 600 nm.Le radiazioni con una lunghezza d’ondainferiore a 10 nm possiedono una energia cosìgrande che possono alterare la struttura degliatomi, modificarne il numero degli elettroni etrasformarli in joni positivi o negativi. Perquesta ragione si è dato loro il nome diradiazioni jonizzanti.Sulla superficie della Terra giungono soltantoradiazioni non jonizzanti – le sole delle quali cioccuperemo – con una lunghezza d’ondasuperiore a 290 nm capaci, comunque, diinteragire, sia pure in altro modo, con lematerie che incontrano.Questa interazione fra radiazioni e materiacostituisce l’oggetto di studio dellaFotobiologia, disciplina forse ancorarelativamente giovane ma che tratta difenomeni molto, molto antichi. Com’è, peresempio, l’origine stessa della vita. Roba dicinque miliardi di anni fa, tanto per intenderci.Tanto infatti sembra sia stato il tempo chel’energia solare ha dovuto impiegare perottenere la comparsa della materia vivente apartire dalle sostanze organiche disciolte nelmare. In un tempo successivo il Sole ha poiinnescato la Fotosintesi; questa ha permessoda una parte l’automantenimento dellasostanza vivente e, dall’altra, la liberazionedell’ossigeno. Nasceva così il metabolismoaerobico. Un ennesimo processo fotochimicorealizzava infine, in corrispondenza degli stratipiù alti dell’atmosfera (precisamente fra i 15 e i35 Km di quota, con punta massima intorno al25° chilometro), la dissociazione di una partedell’ossigeno molecolare (O2). Dalla successivaricombinazione dell’ossigeno atomico (O) cosìottenuto con la quota restante dell’ossigenomolecolare traeva origine la molecolatriatomica dell’ozono (O3)O + O2 = O3contraddistinta dalla caratteristica formula di

struttura triangolare:O

O OL’ozono, si proprio l’ozono: quello della famosa“banda”, quello che assorbe completamente (o,per lo meno, così dovrebbe essere) gli UV-C,quello che contribuisce a proteggerci da altreradiazioni pericolose, quello del cosiddetto efamigerato “buco”, quello che infine insidianomille e mille meccanismi della polluzioneatmosferica che già, più di cinquant’anni orsono fecero piangere Jacques Prèvert, il poetadelle “Foglie morte”:J’ai trop de larmes pour pleurerIls ont fait la guerre à la natureMoi qui tutoyais le soleilJe n’ose plus le regarder en face.In conclusione l’astro del giorno ci ha dato lavita e ce la mantiene offrendoci ogni giornoluce e calore, organizzando puntualmente iritmi stagionali e circadiani, stimolando il nostrosistema enzimatico, neuroendocrino eimmunitario, favorendo la sintesi cutanea dellavitamina D e regolando la fotoriattivazione delDNA quando se ne avverte la necessità.E così dovrebbe essere per gli altri 30 miliardidi anni previsti, salvo complicazioni.E’ chiaro che una ben precisa serie diinterazioni fra luce e materia deve esistere persottendere questa immensa messe difenomeni. Per necessità di spazio e di tempoaccenneremo soltanto, in questa sede, leinterazioni fra il Sole e la pelle.Un’altra precisazione è necessaria. In questasede verranno descritte soltanto le reazioninormali di una cute sana esposta al sole. Lereazioni abnormi su base genetica,dismetabolica, chimica o farmacologica sonooggetto di studio sui trattati di Dermatologia.In condizioni normali, prima di colpire lasuperficie cutanea, i raggi solari vengono filtratinei vari strati dell’atmosfera dove perdonobuona parte della loro potenzialità. Almeno unterzo dell’energia emessa viene assorbita inparte dall’ozono, in parte dalle nuvole,l’umidità, le varie turbolenze atmosferiche edalla stessa massa dell’aria che può variare aseconda dell’altitudine, della latitudine, dellestagioni e delle varie ore del giorno.L’irradiazione, per contro, può essere potenziata

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dalle superfici riflettenti. Bisogna sempre tenerpresente che la neve fresca è capace diriflettere l’80% degli UV-A incidenti; così purela superficie del mare. La sabbia riflette il 60%;appena un pò meno riflettono i muri delle casee l’asfalto delle strade.Quando i raggi del sole colpiscono la superficiecutanea i soli raggi ultravioletti con lunghezzad’onda superiore a 320 nm vengono assorbiti epossono raggiungere i vari strati deltegumento.Radiazioni luminose e raggi infrarossi vengonodispersi, per riflessione, nell’ambientecircostante.Le cellule cutanee, molto sensibili alleradiazioni, una volta raggiunte da esse,mettono in opera i principali meccanismi didifesa che sono essenzialmente la dilatazionedei capillari, l’esaltata melanogenesi el’ispessimento dello strato corneo.Modesto ausilio a questi meccanismifondamentali forniscono i carotenoidi,precursori della vitamina A, presenti nella cute,non sintetizzabili, quindi forniti esclusivamentedall’apporto alimentare. Si può pertantoaffermare che l’usanza di mangiare pomodori,fichi e carote quando si prende il sole non èaffatto cosa errata e che, comunque, non meritaquei sorrisi di sufficienza da parte di alcuni.La prima espressione clinica dei suddettimeccanismi di difesa è rappresentatainnegabilmente dalla comparsa più o menoprecoce dell’eritema che è un arrossamentopiù o meno intenso in rapporto con il tipo e conla durata della esposizione. L’eritema siaccompagna spesso con una sensazione diprurito, di bruciore o di dolore.Coesiste un edema nelle forme più accese. Inaltri casi compaiono delle bolle a contenutosieroso e con tetto relativamente resistente.Segni, tutti questi, perfettamente sovrapponibilia quelli di una ustione di primo e/o di secondogrado.La pigmentazione non compare mai prima di24 - 36 ore. E’ la bene amata tintarella che,pertanto, altro non è che una espressione didifesa di una cute che soffre.L’abbronzatura esprime una esaltatamelanogenesi. Stimolati dalle radiazioni imelanociti producono un grande numero di

melanosomi (o granuli di melanina che dir sivoglia). La melanina, di colore quasi nero,costituisce un vero e proprio schermo dellacute contro l’eccessivo apporto di radiazioniultraviolette. Dai prolungamenti dentritici deimelanociti la melanina viene ceduta aicheratinociti dello strato basale dell’epidermide.Poi, seguendo il normale turnover maturativodelle cellule epidermiche, essa raggiungerà,dopo almeno un mese, le cellule dello statocorneo.Alla fine essa sarà ceduta all’ambiente con lafisiologica, quotidiana desquamazione deicorneociti. Si spiega così il perchè della più omeno lunga durata della tintarella ed eccoanche perchè, qualche mese dopo il ritorno dalmare, ci accorgiamo una mattina che l’acquadella nostra vasca da bagno è diventata quasinera dopo le nostre consuete abluzioni.L’ispessimento dello strato corneo che siverifica più tardi ancora e soltanto dopoesposizioni ripetute nel tempo è uno dei primiaspetti che caratterizzano la precocesenescenza cutanea che consegue, a sua volta,alle esposizioni reiterate ed ancora piùprotratte. Esattamente come accade sulla cutedel volto, del collo e del dorso delle mani dicontadini e di marinai.Gli altri aspetti della atrofia preseniledegenerativa della cute sono la sua colorazionegiallastra, l’alterata elasticità (elastosi cutanea),la cosiddetta “cutis rhomboidalis nuchae” e, neicasi più avanzati, la comparsa di chiazzesquammo – crostose senza tendenza allarisoluzione spontanea: sono queste le temibilicheratosi attiniche. Definite nella nostraletteratura come lesioni precancerose; nellaletteratura anglosassone come veri e propritumori cutanei sia pure di grado mezzo.Nella dinamica dei fenomeni della difesacutanea abbiamo raggiunto, in altri termini, unvero e proprio punto di rottura: le difesefisiologiche non sono più capaci di proteggerci;inizia così il capitolo della fotocarcinogesi.Numerosissimi criteri epidemiologicisottolineano i rapporti che esistono fraeccessive o errate esposizioni al sole e lacomparsa dei tumori cutanei.I basaliomi e gli epiteliomi spinocellulariinsorgono soprattutto sulle aree cutanee

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scoperte di quelle persone che si espongonoeccessivamente o scriteriatamente al sole.Spesso per il loro piacere ma altre volte peresigenze di lavoro. I soggetti colpiti hanno ingenere una cute chiara, occhi azzurri, talvoltadelle efelidi sul volto, capelli biondo – rossiccio;sono persone che, al sole, si arrossano semprema che molto difficilmente riescono adabbronzarsi.Sembra ormai dimostrato che il rapportopatogenetico fra raggi ultravioletti e tumoricutanei, sia da ravvisare in un errore nelprocesso della riattivazione del DNAprecedentemente alterato dalle radiazioniultraviolette.Per quanto concerne il melanoma il discorsonon cambia. Va però sottolineato come, perquesta temibilissima affezione, la maggioranzadegli Autori sia concorde nel segnalare l’azionesicuramente determinante delle ustioni solaririportate in età infantile.Questi sono, in breve, i rapporti fra il Sole e lapelle. Il bilancio è sicuramente positivo. Acondizione di non commettere errori. Peraltrofacilmente individuabili; quindi evitabili.Tenteremo ora di analizzare la questione, puntoper punto e in termini pratici, nel tentativo distabilire cosa si può fare e cosa è meglioevitare.

La polluzione atmosfericaSi è già accennato come la polluzioneatmosferica rischi di assottigliare la banda diozono, vero e proprio filtro invalicabile per gliUV-C e, più limitatamente, per gli UV-B. Ed èbene ricordare che la riduzione di ozono e laconseguente abnorme incidenza dei raggiultravioletti sulla superficie terrestre costituisceun pericolo non soltanto per la nostra salutema anche per l'agricoltura: problema questoparticolarmente sentito dagli ecologi statunitensi.I principali inquinanti sono le esplosioninucleari, la dispersione atmosferica del freondegli apparati di refrigerazione, i propellentidelle bombolette spray e, soprattutto, gli ossididi azoto emessi dagli aviogetti di alta quota. Il"Concorde", espressione tangibile e quanto mairumorosa della "grandeur" transalpina, fu unaviogetto d'alta quota, lussuosissimo,velocissimo. Ma grande inquinatorestratosferico. La sua fine, repentina eterrificante, ha commosso tutti. Anche oltreoceano dove però questa sua fine è riuscitaanche a placare le angosce degli ecologi. Il nonamore degli americani per il "Concorde" nonera soltanto antagonismo commerciale.

Il fototipoL'insolazione varia a seconda della latitudine. Inteoria dunque ai biondi andrebbero benesoltanto i climi nordici; alle pelli scure i tropici el'equatore. Visto che non può essere semprecosi si è pensato di individuare i cosiddettifototipi al fine di potere suggerireadeguatamente ad ognuno i provvedimentinecessari da adottare prima di esporre la pelleal sole.Esistono sei fototipi. Ecco cosa succede con ilsole ad ogn'uno di essi.Il fototipo 1 si brucia sempre e non si abbronzamai. Il fototipo 2 si brucia sempre e si abbronzaappena un po'. Il fototipo 3 alcune volte sibrucia ma il più delle volte si abbronza. Ilfototipo 4 non si brucia mai e si abbronzasempre. Il fototipo 5 ha una pelle decisamentebruna, come quella degli indiani. Il fototipo 6 hala pelle nera e con il sole non ha nessunproblema; nemmeno all'equatore.I soggetti dei fototipi 1 e 2 sono quelli con lapelle sottile, gli occhi azzurri, i capelli biondo

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rossicci; hanno spesso delle efelidi. Farebberobene ad esporsi soltanto, se proprio non nepossono fare a meno, nelle prime ore delgiorno o al tramonto. E sempre con protezioni aschermo totale. Per loro forse sarebbe piùindicata la tintarella di luna di canora memoria.Ai fototipi 3 e 4 corrispondono le popolazionidei climi temperati fino quasi a raggiungere learee subtropicali. La protezione, specie per ipiù chiari, è sempre opportuna. Le ore centralidel giorno - diciamo dalle ore 13 alle ore 16 -andrebbero evitate. Una attenzione particolareper i bambini. L'ustione solare in tenera età èun vero e proprio delitto. Per i fototipi 5 e 6 nonoccorrono particolari attenzioni.

La protezioneViene eseguita con l'ausilio delle cremeschermanti, dette anche creme barriera, cheattuano una reale protezione perché assorbonoo, altre volte, riflettono i raggi ultravioletti.La loro scelta e quella del loro fattore diprotezione dovrebbe essere fatta incollaborazione con il dermatologo perchéesistono molte differenze fra un fototipo el'altro ma anche nell'ambito di uno stessofototipo. Le necessità di ogni soggetto possono,inoltre variare a seconda della lunghezzad'onda cui si accinge ad esporsi: UV-B per unvacanziere; UV-A per alcuni pazienti affetti daparticolari affezioni cutanee; UV-C per operaiche lavorano, per esempio, a contatto conlampade germicide.Le creme schermanti possono essere quelle abase di PABA (acido para-aminobenzoico) ederivati o quelle non PABA (benzofenoni ecinnamati). In altri casi si possono impiegare glischermi fisici come il diossido di titanio,l'ossido di zinco, il caolino, il talco o l'ossido diferro.Il fattore di protezione è la misura di unpreparato assorbente. Si ottiene dividendo ladose minima eritematogena di una cutenormale schermata con la dose minimaeritematogena della stessa cute nonschermata. Cosi, in un soggetto cuinormalmente occorrono 30 minuti diesposizione solare per ottenere, 24 ore piùtardi, un modesto eritema si dirà che ha unadose minima eritematogena pari, a 30. Se

questo soggetto applicherà uno schermo conun fattore di protezione pari a 8 egli avràbisogno di 4 ore di esposizione per ottenere lostesso eritema.Due precisazioni.Le creme barriera sono tutte valide e quelloche si può leggere sul foglietto illustrativocorrisponde a verità. Però i dati riportati sonostati conseguiti in laboratorio; all'atto pratico lecose possono essere un po' diverse.Le creme barriera non vanno applicate quandosi è già sulla spiaggia; l'operazione dovrebbeessere eseguita almeno mezz'ora primadell'inizio della esposizione. E infine, anche sevediamo scritto "water resistent", una secondaapplicazione dopo il bagno non farebbe male.Così come dopo una copiosa sudata.

Dopo il soleAl termine della esposizione è necessarioprocedere al più presto a una accuratadetersione della cute con acqua e sapone.Dopo la doccia poi è indispensabile farecopioso uso di preparati idratanti.Questi consigli possono sembrare banali osuperflui? Porse è vero ma la loro importanza ètale che menzionarli era assolutamenteindispensabile.

Qualche altro suggerimento, per finireL'ombrellone non protegge quasi per niente.Prevale la riflessione della superficie del mare edella sabbia. Un cielo nuvoloso non garantisceun gran che. Non esiste un preciso rapporto frala temperatura ambiente e l'irradiazioneultravioletta anche se è probabile chel'incidenza possa essere maggiore quando famolto caldo. Un venticello fresco o la frescuradell'acqua del mare ci possono tradire:crediamo di non esporci mentre invece cistiamo bruciando. I tessuti leggeri degli abitinon proteggono affatto dai raggi ultravioletticon elevata lunghezza d'onda.Le alte quote in montagna o i viaggi nei pressidell'equatore possono creare seri problemi senon ci proteggiamo opportunamente.Il sole filtrato attraverso i vetri della finestra odel finestrino della macchina non ustionaperché i raggi ultravioletti con lunghezzad'onda inferiore a 320 nm vengono bloccati.

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Possono passare invece le radiazioni conlunghezza d'onda più alta e scatenareparticolari fotodermatosi.Gli archi elettrici usati per le saldature o per iproiettori cinematografici sono pericolosissimiperché sono potenti sorgenti di raggiultravioletti.Le sorgenti luminose diverse dalla luce solarepossono creare problemi talvolta anche digrosso impegno e questo introduce il discorsodella abbronzatura artificiale e della sua grandediffusione nei Paesi a più alto tenore di vita.

Appendice; l'abbronzatura artificialeLa moda della abbronzatura artificiale è statafavorita anche dalla immissione in commerciodi numerosi prodotti che hanno la capacità dicolorare direttamente la pelle oppure di favorireuna abbronzatura rapida mediante i raggi solario mediante apposite lampade a raggi.Gli Organismi sanitari di molti Paesi hanno direcente richiamato l'attenzione dei Medici e delpersonale sanitario in genere nei riguardi degliabbronzanti artificiali, dette sostanzefotosensibilizzanti, cioè capaci di aumentare lasensibilità della pelle ai raggi ultravioletti e allaluce artificiale in genere. Queste sostanzepossono infatti provocare facili e frequentireazioni fototossiche e fotoallergiche tali darichiedere l'intervento del Medico e, non dirado, l'ospedalizzazione; alcune di questesostanze sono di uso comune nella popolazionecome, ad esempio, molte tinture e coloranti,alcuni cosmetici e numerosi prodotti medicinaliquali tranquillanti, antibiotici, antistaminici edaltri.Un'altra statistica negativa riguarda l'uso dellelampade a raggi ultravioletti, molto diffuse inquesti ultimi anni, impiegate il più delle volte adimitazione, spesso empirica, delle tecniche ultraspecialistiche della foto e dellafotochemioterapia.Una esposizione prolungata a tale tipo diradiazioni può portare, senza le opportuneprecauzioni, ad ustioni di primo e di secondogrado, a danni della vista e, a lungo termine,all'invecchiamento precoce della pelle.Gli organismi sanitari hanno dunque emanatoun elenco di caratteristiche tecniche standardche le lampade abbronzanti devono possedere,

nell'intento di ridurre il pericolo di gravi ustioniin chi le usa. Nonostante tali norme disicurezza siano state chiaramente emanate epubblicizzate, la loro inosservanza associataalla mancanza di alcuni requisiti standardprovoca ogni anno migliaia di incidentirappresentati per lo più da ustioni cutanee o dagravi infiammazioni della cornea.Non scevre da pericoli sono poi risultate lecabine per abbronzatura in cui le normepreviste per le lampade abbronzanti nongarantiscono sufficientemente la sicurezza achi le usa.Negli Stati uniti infatti numerose sono state ledenunce per i danni subiti dagli utenti ed èstato quindi necessario stabilire delle norme disicurezza supplementari indicate in undocumento realizzato dal Bureau ofRadiological Health, sulla base delle indaginisvolte dalla F.D.A., la quale raccomanda a tutti iSanitari operanti in questo settore di segnalarealtri possibili effetti dannosi non controllabilidalle attuali norme di sicurezza.Questo breve riassunto sui rapporti fra la pellee il sole - quello vero e quello artificiale - nonvoleva rovinare le vacanze al mare né lesettimane bianche agli amanti della montagna.Voleva soltanto segnalare gli errori che è tantofacile commettere e ricordare le norme diprevenzione che si devono assolutamenterispettare soprattutto quando si è di pellechiara o quando con noi ci sono anche bambiniin tenera età.

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RICORDO DIROBERTO NINNO

Il Club ricorda, a pochi mesi dallascomparsa, il socio Roberto Ninno.Roberto se ne è andato improvvisamente eprematuramente, lasciando un vuoto nelnostro Club, di cui per tanti anni è statosocio presente e discreto.Nel ricordarlo non possiamo dimenticare lasua umanità e la gioviale allegria con cui hasempre intrattenuto i rapporti con tutti noi.Roberto, in tanti anni di attivitàprofessionale, ha sempre saputo coniugarela modestia e la semplicità nei momenti disuccesso, con la dignità e l’onestà neimomenti difficili che ha dovuto affrontare, dacui ha saputo risollevarsi con le sue forze econ lo spirito che lo distinguevano, senzamai smarrire lo spirito di servizio e ladisponibilità che hanno fatto di lui un verosocio rotariano, di cui noi tutti sentiamo lamancanza.

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Nell’invito il seminario è stato cosìpresentato:

“Anche in Italia l’immigrazione èoramai un fenomeno imponente,consolidato, tendenzialmente increscita. Ci stiamo configurandosempre più come società multietnicacon tutto il gigantesco carico diproblemi e di conflitti che questocomporta. Il processo di integrazione,al quale siamo obbligati, resta ancoralungo e non privo di rischi.Tra le maggiori e più drammaticheurgenze, almeno dall’11 settembre2001 e con l’esplodere del terrorismo,si è imposto, in particolare, ilproblema della immigrazioneislamica. Il confronto, lo scontro,loscambio più che millenario fra l’Islame l’Occidente, oggi, in un quadro diglobalizzazione mondiale, nonpossono non cedere il passoall’impegno per una reciprocaconoscenza, per un dialogo necessarioe urgente, leale e costruttivo.Per parte sua la Chiesa Cattolica conil Concilio Vaticano II, in modosolenne e irreversibile, ha imboccato lastrada dell’affermazione universaledei diritti dell’uomo, invitando tutte lereligioni a costruire insieme unmondo pacifico e libero. Tra lemolteplici sfide del mondocontemporaneo, con un crescendo diinterventi dottrinali e di iniziativeconcrete, i Papi hanno spronato adaffrontare anche l’imponentefenomeno della immigrazione. Inquesta scia, con prontezza e realismo,si è posta la Chiesa italiana non solonell’ottica del dialogo interreligioso,ma anche in quella dell’accoglienza edell’integrazione nei suoi molteplici,delicati aspetti e difficoltà, all’internodi una positiva laicità dello statointeso come complesso di istituzioni,strutture e servizi per la promozione diqualsiasi essere umano da consideraree quindi da trattare come persona.”

Nel programma è stato previsto losvolgimento della manifestazione indue fasi.Nella prima, attraverso gli interventi deipartecipanti nel nostro territorio, è stataverificata la situazione del nostrocomprensorio. Nella seconda parte si èpassati a trattare l’argomento indiscussione in modo più accademicocon l’intervento di tre importantirelatori.Ha diretto e coordinato l’incontro dapar suo il Dott. Luciano Gambucci.

Al momento in cui andiamo in stampacon questo bollettino, a distanza di seimesi dal Convegno, si sono verificati apiù riprese atti di terrorismo in ogniparte del mondo che mettono semprepiù a rischio la prospettiva diraggiungere entro un temporagionevole una reciprocacomprensione e il raggiungimento diuna unità d’intenti per un vivere civiledegno del terzo millennio.Inoltre è preoccupante, spaventosa e aldi là di ogni previsione la reazione delmondo islamico alle ahimè famosevignette danesi, reazione durata circaun mese.Purtroppo tutto quello che viene dettonel Convegno e in due articoli diseguito riportati sembra datato, fuoridal tempo.Guai a perdere la fiducia, però, eguardiamo avanti con un minimo diottimismo o, se questa è una parolagrossa, guardiamo avanti con lavolontà di voler comunque contribuireda parte nostra a realizzare un futuromigliore, nonostante tutto.

Prima degli interventi dei relatori, sisono susseguiti i saluti del nostroPresidente Romualdo Latini e dell'Ing.Roberto Sorci, Sindaco di Fabriano.

Romualdo Latini ha detto che: “ilnostro Club, che ha promossol’iniziativa, sponsorizzata dalla Cassa di

Seminario interdisciplinaresull’immigrazione in Italia

30 settembre 2005, Oratorio dellaCarità, Fabriano

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Risparmio di Fabriano e Cupramontanae patrocinata dal Comune di Fabriano,non intende fermarsi a questo primoappuntamento.La problematica trattata sicuramentemerita di essere studiata sotto altresfaccettature, sotto altri aspetti.Lo spirito di servizio che anima lenostre iniziative - ha aggiunto - porteràa fare un approfondimento ulteriore inuna fase successiva. Questo Convegnoha lo scopo di evidenziare sempre piùil problema delle multietnie e dicominciare a discutere e fare proposteper una possibile convivenza, al fine diraggiungere una integrazione nelrispetto delle leggi italiane e con ilreciproco riconoscimento dei valoriculturali e religiosi di cui ogni etnia èportatore”.

Il primo cittadino Roberto Sorci haaffermato che: “il fenomeno deveessere governato. Fra l’altro ha dettoche “Il problema è che noi dobbiamoessere una nazione accogliente edobbiamo essere una nazione cheintegra e non che si fa integrare.Questo è il concetto fondamentale. Lavita diventa una vita comune se chivive vive in pace rispettando l'uno el'altro. Il fondamento del discorso:rispettare le culture esistenti perchèsolo così si crea una società multietnicae non la sovrapposizione di una versol'altra. E’ su questo che tutti dobbiamolavorare. A Fabriano il fenomeno non ècosì abnorme. E' una società espostaall'internalizzazione. E' obbligo dellaclasse politica governare questifenomeni e non farli trasformare insituazioni che escludono il dialogo. Neva dell'incolumità di tutti, del benesseredi tutti. E' un dovere da Cristiano, far inmodo che tutti possano vivere in pacein tranquillità nella propria collettività”.

Di seguito è intervenuto il Vescovodella Diocesi di Fabriano-Matelica,Mons. Giancarlo Vecerrica.

Ha esordito dicendo che per quantoriguarda l'immigrazione è necessarioandare alle radici del problema.Ha poi soggiunto:“Un tema così, quasi “sacro”,dell'immigrare di popoli va affrontatopiù come testimonianza che comedialettica. Un tema così importante vaaffrontato avendo sempre ben presentetutte le situazioni e i dati anchenumerici che li caratterizzano nelrispetto della dignità della persona.Non intendo rimanere nella teoria maintendo ripercorrere per cenni la storiadella Chiesa che si è intersecata con lastoria del mondo. La Chiesa hatestimoniato un modo nuovo diaccoglienza e di valorizzazione purrispettando le realtà locali presenti.Solo alcuni cenni. Il monachesimo hasuscitato nuovi valori e la comunionetra le persone intorno al monastero haeducato alla fraternità edall'accoglienza. Figure alte in questocampo come San Gregorio Magno, SanBenedetto, San Silvestro hanno salvatola civiltà europea accogliendo ededucando coloro che la invadevano.Don Bosco a Torino e Madre Teresa diCalcutta sono esempi più recenti chevanno ricordati per le opere disolidarietà in tutto il mondo. Hanno

testimoniato che è possibile accogliereeducando al rispetto di tutte le realtà.E' possibile vivere tenendo presentetutti e quattro i pilastri della dottrinasociale della chiesa: Verità - Libertà -Giustizia - Pace.Importante testimoniare le possibilitànuove, crearle e viverle pagando dipersona. Testimoniare è più cheschierarsi a disquisire. Desiderosostenere il coraggio dellatestimonianza, il coraggio di proporreuna cultura di fraternità e solidarietà, ilcoraggio di vivere l'unità delle identità,il coraggio di privilegiare l'incontrosullo scontro, la pazienza attiva sullaviolenza, il coraggio dell'importanzadel dialogo sulla dialettica. Tutto oggitende a diventare litigiosità; dallafamiglia alla vita sociale-politica e avolte anche ecclesiale. Io ho credutosempre alla pazienza e al dialogo. Sivince il male della litigiosità con lachiarezza e la magnanimità. Noncontrapporre il male al male ma ,comedice la Bibbia, vincere il male con ilbene”.Inoltre:“In primo luogo, si deve salvare lapropria identità sia cristiana che civilecon i mezzi buoni, non si deveescludere niente ma si deve dialogare.

Roberto Sorci, sindaco diFabriano

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Monsignor Giancarlo Vecerrica

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Secondo, imparare dagli altri eimparare è accogliere ogni vero valoreincontrato per incrementare la propriaidentità, perchè tutti siamo immagine esomiglianza di Dio. Terzo, testimoniare,credendo che sia possibile, in modoumanamente nuovo e cristianamentevero,realizzare il principio diaccoglienza e di educazionericonoscendo il Cristianesimo come lanovità di Dio nel renderci più umani,più fratelli, più figli di uno stessopadre.”

E’ seguito quindi l’intervento dell’ing.Mario Bartocci della FondazioneAristide Merloni.L’ing. Bartocci ha parlato della recentericerca sugli immigrati nelle Marche equesto, in estrema sintesi, è il succo delsuo intervento.Le Marche contano tra i 65.000 e gli80.000 immigrati.C'è una quota che è la più alta in Italiae c'è un ritmo di crescita molto elevato.Nella ricerca sono stati interessati circa3.300 immigrati. Risultati: gli immigratinelle Marche sono raccolti in nucleifamiliari per il 50% e passa e vi è unaforte propensione al ricongiungimento,l'immigrato vuole restare.Alla domanda ”quanto vuoi restare” sirisponde per sempre e solo un 10-12%fino alla pensione. La secondaconstatazione che è un 66-67% è genteche lavora, ha cioè un lavoro ufficiale.Una buona percentuale ha un contrattoa tempo pieno ed indeterminato.I redditi sono più bassi della media.Le badanti non sono state considerateperchè non sono sempre regolari. Laterza constatazione è che non sembraesistere particolari conflitti; solo il 2-3%degli immigrati si trova male. Oltre il70% ha dichiarato di non vivere in unambiente razzista e che non esistonoapparenti fenomeni di ghettizzazione.Ultima constatazione: sono più accettatinei piccoli centri.La presenza di immigrati ha tenuto

aperte ad es. delle scuole che altrimentisarebbero state chiuse. Il 15% èproprietario di una casa.I problemi ci sono tra culture ereligioni diverse. Il 50% sonomussulmani.Il problema sostanzioso è la casa. E’vero che un 15% ha la casa ma gli altripagano l’affitto che grava sul lororeddito e la casa non è sempreadeguata. La seconda cosa: il problemadelle scuole. Ci sono delle difficoltà dasuperare: la prima è la lingua. Laseconda è l’accompagnamento perchèla presenza di immigrati nelle scuolecrea degli squilibri.Il problema della scuola è anche unproblema di formazione. E’ statorilevato a campione che la media dellaformazione scolastica degli immigrati èpiù alta della media degli altri.Il problema di fondo non è tantoquello di accoglienza o di integrazione,il problema è quello di costruire, direalizzare le infrastrutture, di prepararele infrastrutture in senso ampio per unasocietà che diventa sempre piùmultietnica in via definitiva.Dalla relazione dell’Ing. Bartocci èsembrato emergere un quadro ancoranon molto preoccupante per quel cheattiene la Regione Marche.

Ha preso poi la parola la prof.ssaSonia Ruggeri, Assessore ai ServiziSociali del Comune di Fabriano.Il suo intervento è stato moltoarticolato e vale la pena di riportarloper quanto ci è stato dato modo diregistrarlo.“Uno degli elementi caratterizzanti lanostra società post-moderna è lacomplessità della nostra realtà, lacomplessità della realtà economica,strutturale, sociale e religiosa.La complessità può avere un rischio: ilrischio è di cadere nellaframmentazione, nella frantumazione.Non saper raccogliere questa sfida hacome conseguenza la conflittualità.

La sfida è quella di lavorare perincontrarsi su valori comuni, creareunità su una base di valori comuni; c’èun valore tra i tanti che può aiutarci acostruire una società ispirata al dialogoed al valore della persona, la personacome centralità.La persona è un valore di matricecristiana, ma in questo valore possonoincontrarsi varie culture, cristiane elaiche.Se noi trasferiamo questo concetto neldiscorso che stiamo affrontando,centralità della persona significarispetto della diversità, significatolleranza: tolleranza non èindifferenza, tolleranza non è neppureabbandonare le proprie convinzioni, leproprie radici, la propria cultura, matolleranza è dialogo e il dialogorichiede da parte di entrambe le partiforti convinzioni.Questa è la sfida che tutti insieme,amministratori e società civile,dovremmo accogliere in una realtàquale è la realtà di Fabriano e deiComuni dell’area dell’entroterra.La situazione reale è il fenomeno chenoi abbiamo vissuto in questi ultimianni. Ci sono diversi dati elaborati daalcune ricerche. Una delle primericerche a Fabriano e dintorni è statafatta nel 1996 da associazioni per contodella Regione. A Fabriano su 29.417abitanti vi erano 593 stranieri; l’areadominante era quella nord-africana ebalcanica, persone che vi risiedevanoda oltre 10 anni. Negli altri comunilimitrofi iniziava un ingresso distranieri.Nel corso degli anni il fenomeno èaumentato: nel 2001 a Fabriano c’erano1128 stranieri, ed era un numerosuperiore alla media dell’ambitoprovinciale.Infine il dato di pochi giorni fa: aFabriano su 30.778 abitanti, 2306 sonostranieri. Siamo passati dal 3,81% del2001 al 7,49% del 2005. Questapopolazione è caratterizzata da un’alta

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presenza di nuclei familiari; questodimostra, insieme alla durata, lastabilità con cui si sono inseritiall’interno del nostro territorio e chefino ad ora si sono trovati bene.Noi abbiamo una presenza massiccia diminori nelle nostre scuole: zona Borgoil 20% degli studenti sono stranieri, alcentro sono il 10%. Nella scuolasuperiore la percentuale diminuisce,ma aumenta in quella Professionale.Ancora: le aree dominanti sono due esono quelle già indicate, anche seabbiamo 77 nazionalità.L’aumento della presenza di stranieri èdato dalla possibilità di lavoro,soprattutto manodopera.Il 30% sono Cattolici, il 15% CristianiOrtodossi e li resto Mussulmani.

Età molto giovane, presenza minori,natura tipicamente familiare,provenienza aree balcaniche e nord-africane, scolarità media, medio-superiore. L’internamento dei territoridi diversi comuni: Cerreto e Gengahanno una percentuale più alta diquella di Fabriano.L’Amministrazione comunale, leassociazioni di volontariato e le varierappresentanze delle categorieeconomiche hanno deciso di attuareuna specifica politica per le famiglie diimmigrati. Le risposte sono state dipura necessità: l’informazione(sportello per gli immigrati), il sostegnonello studio, o meglio la mediazionelinguistica, il giusto rapporto con ledonne per quanto riguarda i bisognisanitari.Il problema più grande è l’alloggio,magli stranieri si sono finora trovati benegrazie a questa rete di protezionesociale costruita da tutti.Quali sono le emergenze. Siamo in unperiodo di svolta e tre sono i fenomenida prendere in considerazione.Il primo fenomeno è il problema dellavoro, stanno emergendo leproblematiche del lavoro interinale; noi

dobbiamo ora riorganizzare il lavoroperché stiamo passando dallamanodopera ai cervelli.Nella riorganizzazione globale questofenomeno della immigrazione vaposto.

Un altro fenomeno è quello della casae noi dobbiamo riorganizzare lapolitica abitativa per evitare la guerratra abitanti.Il terzo è la mediazione culturale:significa che noi dobbiamo ancheconoscere le culture degli altri, significalavorare per la cultura all’accoglienzama non venir meno alla nostra culturae alle nostre convinzioni. Questo è ildialogo. Per una culturadell’accoglienza dobbiamo costruireuna società multiculturale senzaabbandonare le nostre culture”.

A questo punto il moderatore Dott.Luciano Gambucci è passato allaseconda parte del seminario e, dopoaverlo presentato, ha dato la parola alProf. Giacomo Di Gennaro, docentedi Sociologia e olitica sociale presso lafacoltà di Lettere e Filosofiadell’Università Federico II di Napoli.

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Il tema che gli è stato riservato datrattare è: “L’immigrazione in Italia,un fenomeno strutturaletendenzialmente in crescita cheapre alla multietnicità la societàitaliana”.Il Prof. Di Gennaro ha detto che ilfenomeno dell’immigrazione è statoampiamente tratteggiato rispetto a dueaspetti fondamentali, cioè ladelicatezza e la complessità, duetermini che sono emersi più volte e chedanno l’idea di come da un lato citroviamo di fronte, quando parliamo diimmigrati, a persone che hannomaturato delle aspettative, che sehanno lasciato i luoghi di nascita lohanno fatto perché spinti da unprogetto, o dal desiderio, o da unanecessità. Dall’altro ci troviamo difronte alle popolazioni che accolgono,che vivono questi processi e sonoimpreparati a gestirli.“L’immigrazione è un fenomeno cheinevitabilmente interesserà sia il nostropaese che i paesi europei.Il processo di mobilità territoriale saràsempre più accelerato e sempre piùnecessario. Dobbiamo attrezzarciall’idea della multiculturalità-etnicità,La ricerca della Fondazione Merlonimette in risalto aspetti positivi. Ilcontributo dell’immigrazione sulladinamica demografica. La convenienzaeconomica, cioè il fatto che la carrieradella maggior parte degli immigratiavviene attraverso una sorta di taglio.Vi sono ingressi fatti con visto turistico,ingressi clandestini, nella maggior parteper vie legali, segue un periodo disoggiorno irregolare, segue un periododi lavoro nero, la invisibilità e poi ingenere segue il passaggio allaregolarità. Dal punto di vista dell’analisicomparativa, rispetto ad altre localitàitaliane, colpisce il fatto che nel vostroterritorio vi è una percentuale elevatadi immigrati che tendono astabilizzarsi.Qui c’è una immigrazione che si lega

subito al ricongiungimento e allaricomposizione familiare.Si pensi ad esempio all’ideadell’immigrazione, della stabilizzazionedelle famiglie immigrate, e perchél’Italia sta operando queste scelte. Lecoppie nostrane per una serie di fattorivivono il problema dell’incertezza delfuturo e quindi la difficoltà a progettarela genorialità. In alcuni casi vi è ancheuna scelta di vita. Poi noi facciamo laconsiderazione che siccome ilcontributo viene solo dagli immigratinoi rischiamo l’estinzione. Bisognastare attento ad isolare quelli che sonogli effetti diretti dell’immigrazione daquelli che sono gli effetti indiretti,distinguere cioè quelli che sono iprocessi che l’organizzazione societariaal suo interno produce (che ha poiconnessione con altri fenomeni) daquelli che sono gli effetti direttiprodotti dal fenomeno singolo, inquesto caso l’immigrazione.C’è un segno di evoluzione, tra irapporti inter-etnici, che interessal’Italia ed è la presenza delle secondegenerazioni.Da un rapporto dell’ISMO (il decimorapporto sull’immigrazione) emergeche l’Italia è chiamata ad affrontare unaserie di sfide, che non sono più le sfidedei grandi barconi che arrivano pressole nostre coste, ma ben altro, ovvero lesfide legate alle generazioni che sononate nel nostro paese.Alla fine del 1995 in Italia si contavano832.500 permessi di soggiorno. Nel2002 nel nostro paese vi erano 2-2,5milioni di immigrati stranieri. Ora vi èuna percentuale sull’intera popolazioneitaliana di quasi il 5%. Aumentanoanche le irregolarità.Diversamente di quanto avviene neglialtri paesi europei, in Italial’immigrazione mantiene un caratterefortemente eterogeneo dovutoall’ampia varietà delle presenzestraniere (200 razze diverse circa).Sono aumentate le presenze dei minori

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da 76.000 del 1992 a 327.000 del 2002 eanche la presenza dei nuclei familiari èin crescita.Il fenomeno delle badanti tra il 2002 eil 2003 è più che raddoppiato.Il fenomeno dell’immigrazione ci portada un lato a domandarci perché, peresempio, in alcuni casi le politiche direstrizione non sono vantaggiose, anzi,accrescono l’irregolarità.Vi è un aspetto molto importante dasottolineare: anche in Italia cimisuriamo con il problema dellamigrazione. In Italia, dalla metà deglianni ’90, è ripreso significativamentel’esodo dal sud verso nord a seguitodell’impoverimento delle areemeridionali.Il primo dato oggettivo è che ancheuno dei paradossi non solo Italiani,l’integrazione, è cambiata non solo pergli immigrati, ma anche per lapopolazione italiana soprattutto per igiovani.Integrazione significa che mentre legenerazioni precedenti hanno costruitola propria biografia, il proprio progettoattraverso la linearità di una serie ditappe di formazione lavoro, laresponsabilità familiare, la genoralità,questa linearità nelle giovanigenerazioni non c’è più.Quindi il problema dell’immigrazioneoggi si presenta come problema, per laseconda generazione, di confronto tragiovani immigrati che fannoriferimento ad aspetti della propriacultura di appartenenza e giovani localiche hanno e vedono ridefinito etrasformato proprio la possibilità direalizzare un progetto di vita.Ecco perché occorre che sull’ambitoterritoriale ci siano iniziative comequello di direzione, di sinergiaistituzionale, come indicatonell’intervento dell’Assessore dellepolitiche sociali del Comune diFabriano e che specialmente rispettoall’organizzazioni locali, secondo me,dovrebbe mirare molto al

coinvolgimento del terzo settore emolto nel tentativo di dinamicizzare ilruolo dell’associazionismo tra gliimmigrati.D’altra parte il problema del mondoislamico non può essere soloconcentrato nell’ottica di concepire ilsistema islamico come un sistemaunicomprensivo di tutte le fasi dellavita per una ragione molto semplice.Il cristianesimo e il processo disecolarizzazione hanno reso autonomodalla sfera della plausibilità religiosamolte dimensioni della vita quotidiana.Non esiste l’islamismo solo radicale,esiste l’islamismo anche laico perquanto l’islamismo fonda la suaesistenza su una serie di vincolireligiosi e morali.Da questo punto di vista lasecolarizzazione del mondo islamico ciaiuterà e aiuterà anche il processo diintegrazione, ma ci devono esserepreoccupazioni nel produrre politicheselettive. Lo vedo bene se associazioniregionali, provinciali e anche localifanno un monitoraggio costante delfenomeno per capire la modifica che siverifica e a trasformare le emergenzein qualcosa di positivo. Su questobisogna lavorare in termini politici eistituzionali.”

E’ stata quindi la volta della Prof.ssaOrnella Marra.La professoressa è laureata in Lingue eCiviltà orientali presso l’IstitutoUniversitario Orientale di Napoli. E’docente presso l’istituto UniversitarioOrientale della città partenopea inLetteratura araba moderna econtemporanea; presso l’Universitàdegli studi della Calabria e quella diMacerata in Lingua araba; presso laPonteficia Facoltà Teologica dell’ItaliaMeridionale.La sua relazione riguarda“l’Introduzione all’Islàm”.La professoressa non è mussulmanama è affascinata dalla cultura islamica

studiata per anni, e cerca dicoinvolgere e trasmettere questo amorea rispetto per questa cultura.In sintesi questa è stata la suapresentazione dell’Islàm.“L’Islam è religione, ma anche sistemaculturale, con una lunga e antica storia,tuttora in fase evolutiva. Esso riguardainteri popoli, che ancora oggiravvisano in esso la propria identitànon solo religiosa ma anche etnica,culturale e politica.Approssimativamente, i Mussulmaninel mondo sono circa 1 miliardo e 34milioni; l’Islam arabo, maggiormentelegato alle origini, si incontra nei Paesidel vicino Medio Oriente e in quellidell’Africa del Nord, dagli Emirati alMarocco; ma il numero dei Mussulmaniè considerevole anche nell’Africa sub-sahariana, in India, nell’EstremoOriente e in Europa.1. Il termine arabo Islàm indica ladedizione a Dio e letteralmentesignifica “sottomissione” alla suavolontà. Ma questa sottomissione nonsi riduce a cieca obbedienza: essa siesplica come “timore reverenziale”accompagnato da consapevole sensodi responsabilità. Tale atteggiamento

La professoressa Ornella Marra

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comprende tutte le sfere della vita, inquanto, quale sistema totalitario eonnicomprensivo, l’Islàm non conoscedistinzione fra sacro e profano eabbraccia contemporaneamentepensiero e prassi, pratica religiosa ecivile, vita pubblica e privata.

2. L’ ”uno e unico” Dio, (Allàh) restaassolutamente trascendente,nonostante il reale teocentrismodell’Islàm, al punto da essere ritenutoun “mistero” (ghayb) imperscrutabileper l’intelligenza umana. Il credoislamico, nelle sue articolazioni, siimpernia, oltre che sull’attestazione delmonoteismo assoluto, sull’affermazionedel carisma profetico di Maometto(570-632) in arabo Muhammad. Profetama anche ”Inviato” di Dio, ebbe unapersonalità complessa (capo di stato,guerriero, legislatore, diplomatico) edensa di qualità contrastanti: unprofondo senso religioso e un forteattaccamento ai piaceri della vita: eglistesso confessava di avere duedebolezze, le donne e i profumi; unagrande sobrietà di vita e la riserva persé e la sua famiglia della quinta partedel bottino di guerra; una grandeattenzione per i poveri e gli orfani euna sete di vendetta, unita ad unagrande durezza contro i nemici.La “Parola di Allàh”, da lui trasmessa, ècontenuta nel Corano, l’ultimarivelazione che Dio ha fattoall’umanità. Il “Libro Celeste”, cosìcome viene definito, o semplicementeil “Libro”, si presenta come un corpusdi più di 6.000 versetti, raggruppati incapitoli, o sure, di contenuto morale,giuridico o sociale. Esso accompagna ilfedele nella vita quotidiana, con la suaguida, i suoi insegnamenti, le suedirettive pratiche: i Mussulmanidispongono di un versetto per ognisituazione concreta; da questa stessafonte, in ogni luogo e in qualsiasimomento, ciascuno trae consolazione,aiuto nella comprensione spirituale

della realtà, incoraggiamento allariflessione e alla pace interiore.3. Il Musulmano (muslim), purrimanendo per sempre “servitore diDio”, è chiamato a rendergli ognionore e gloria, percorrendo la ”stradamaestra” (sharìa) indicata da Allàhquale” legge positiva” da attuare nellavita terrena, e curando l’adempimentodi una pratica rituale basata su cinque“pilastri” (arkan): la professione difede, la preghiera, l’elemosina legale,ildigiuno del mese di ramadàn, ilpellegrinaggio annuale alla Mecca, cuiva congiunta una adesione interiore e,quindi, una interiorizzazione delleopere rituali.4. A tutti e a ciascuno spetta il doveredi diffondere il proprio credo in tutto ilmondo, sforzandosi “sulla via di Dio”.Tale sforzo corrisponde appunto algihàd, termine che erroneamente vienespesso tradotto come “guerra santa” mache equivale, nell’anima del credente,al “combattimento spirituale” controtutte le passioni e le debolezze umanee, in campo politico-religioso allo“sforzo missionario” che si realizzasoprattutto con l’“appello” o invito aconvertirsi e che può diventare bellicosolo nel caso che la comunità e, quindila fede, si considerino minacciate.5. Il popolo dei credenti (umma), unitodalla e nella stessa fede, ha conservatofin dal VII secolo, dal tempo dell’Islàmmedinese, una vocazione di unità,attraverso le divergenze dei vari Paesi,delle razze e delle culture, delle lingueveicolari: l’Islàm, come religione ecome comunità, è internazionale etende ad assorbire le differenze etnico-sociali fino a dar loro una stessacolorazione. L’appartenenza alla umana“comunità islamica”, che fa capodirettamente a Dio, è all’origine diquella tipica fierezza musulmana, distampo più collettivo che personale.Qualunque sia la gerarchia el’estrazione sociale del Paese diappartenenza,“tutti i credenti sono

fratelli nella fede”, senza barriere dirazza e di cultura. La umma simanifesta sotto forma di aspirazionecostante degli individui e dei popoli,nel tempo e nello spazio, soprattuttonei confronti dell’Occidente, al quale iMusulmani amano presentarsi inmaniera unitaria, sforzandosi disuperare i dissidi e le profondedivergenze interne.”Seguono alcuni passi della suarelazione presi dalla registrazione delconvegno: “Come abbiamo visto,l’Islàm nasce come sistema culturalecomprensivo non solo di religione maanche di aspetti giuridici, sociali,culturali complessi per cui esseremussulmano non significa avere soloun credo mussulmano, ma esseremussulmano in ogni aspetto dellapropria vita. La secolarizzazionesperiamo possa venire però nell’Islàm èinsito questo concetto un pòtotalizzante che nella vita quotidianadel credente islamico praticante siriscontra sempre. Il mussulmano èquello che si sottomette a Dio. Islàmsignifica sottomettersi a Dio che perònon è una sottomissione passiva comemolti hanno voluto interpretare, ma èuna sottomissione volontaria, unriconoscimento dell’assolutasupremazia di un Dio unico,lontanissimo dall’uomo, trascendente,indefinibile, che ha tutti gli attributipossibili del massimo, mentre l’uomoè, in contrapposizione a Dio, pieno diimperfezioni. E’ un Dio lontano, apensare bene, perché non ci sonointermediari. E’ una cosa difficile dacomprendere per noi cristiani.E’ difficile dire che cosa è l’Islàmperchè nel tempo e nei luoghi un Islàmche è nato con le sue caratteristiche, siè evoluto, si è trasformato, ha assorbitodegli influssi, ha islamizzato glielementi culturali che provenivanodall’esterno. Ci si rifà tutti a questoislàm originario, però le prospettivesono diverse, a volte anche

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contrastanti, per cui non si parla più diIslàm ma di tanti Islàm.Un punto su cui voglio porre l’accentoè quello della comunità. Per far capirel’Islàm a tutti gli italiani, non si insisteràmai abbastanza di dire che la comunitàdei mussulmani, tra di loro fratellisenza differenza di razza, di cetosociale e di sesso, è sempre compatta.Voi vedete l’Islàm tanto frammentato,però quando l’Islàm si deve presentareall’Occidente, all’esterno, o quando sisente minacciato, ridiventa l’Islàm: nonsi sa come, ma questo concetto dellaUmma è nella mente di ognimussulmano al di là di ogni frontiera edi ogni confine. Questo può portare adelle opposizioni anche forti tra l’ lslàmed il non Islàm.E’ su questo che bisogna lavorare.Ovviamente i mussulmani che arrivanonei nostri paesi, che dicono di accettareil nostro modo di vivere, di accettare lenostre leggi per vivere insieme a noi,dovrebbero accantonare questo loroparticolare sentimento di comunità difronte a problemi che si verificanonella società ospitante.Cioè il mussulmano italiano è quelloche dovrebbe sentirsi italiano oltre chemussulmano.Ma quando il mussulmano si sente inqualche modo privato dei suoi dirittiumani, ha qualche difficoltà adadattarsi alla società - ad es.: non hal’alloggio, non riesce ad inserirsi, sisente umiliato - subito si ricollega allacomunità di appartenenza.Lavorare su questi mussulmani chesono da noi, significa considerarli partedella nostra società, quindi integrarli inquesto senso e farli sentire a loro agiodisponibili a riconoscere i nostri valori.Si insiste ultimamente sul valore dellademocrazia nell’Islàm. Far conoscere ivalori della democrazia occidentale ècompito arduo perchè la democraziainsiste sull’individuo, invece il valorecomunitario nell’Islàm è superiore aquello dell’individuo, per quanto sia

importante l’individuo.Anche se hanno la loro importanza, idiritti dell’uomo nell’Islàm sono sempreun gradino più basso rispetto a quellodella comunità.Quindi esportare i valori dellademocrazia nel modo islamico non èfacile, però per i mussulmani che sonoin Italia e che devono vivere conquesta nostra realtà, anche se conmolte difficoltà, è comunque un lavoroda fare.E i mussulmani europei potrebberoessere dei gruppi di tramite con imussulmani che sono nel mondoislamico. Questa è una tesi su cuistanno insistendo molti mussulmanimoderati e soprattutto la secondagenerazione di mussulmani nati inItalia, quindi italiani come modo dipensare e di agire.Essi cominciano in qualche modo adinserirsi, a dialogare in manieraeffettiva nello Stato italiano, comecittadini italiani, e sono incontrapposizione con le famiglie diorigine che si considerano ancoraappartenenti alla loro realtà diprovenienza.Su queste giovani generazioniconviene lavorare perchè sono anchele generazioni più deboli. Quelle chehanno questa doppia identità sonoitaliani al 90% ma quando tornanonelle loro case sono in qualche modoattirati dalla loro cultura di origine equesta loro debolezza può essere unterreno fertile dove le ideologiefondamentaliste fanno presa.Fondamentalismo non significaterrorismo ma una riscoperta dei valorioriginali dell’Islàm. E sulfondamentalismo interviene a volte ilterrorismo. Questo più o meno è ilproblema. Lavorare su queste giovanigenerazioni, voi fabrianesi, è qualcosache potete fare,dato che siete al 2° - 3°anno di forte immigrazione e il terrenodella scuola è proprio il luogo dovelavorare meglio per l’integrazione.

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Attenzione, però, non formare solo imussulmani o i figli dei mussulmaninati in Italia ma formare anche gliitaliani perchè sono gli italiani perprimi che non riescono a rapportarsicon i mussulmani.Quindi lavorare insieme, mettere lefamiglie a confronto, mettere sultappeto tanti, tanti problemi chepossono essere risolti insieme e fareesperienze di convivenza comune.C’è un documento del settembre 2004firmato da 26 mussulmani liberali suiquali attualmente ci si sta orientandoper un dialogo più consono alleesigenze dell’Occidente, dove si dice:“Noi mussulmani d’Italia lanciamo unappello al popolo, alle istituzioni, alGoverno italiano affinchè sostenganola nostra opera tesa a favorire la nostrapiena e costruttiva integrazione. Siamoper l’assoluto rispetto delle leggi delloStato e per la più sincera condivisionedei valori fondanti della Costituzione edella società italiana...Alla luce di ciò che siamo, schieratidalla parte dello Stato Italiano contro iterroristi e gli estremisti di matriceislamica e non solo che attentano allasicurezza e alla stabilità dellacollettività… colonizzando taluniluoghi di culto per l’arruolamento dicombattenti e aspiranti terroristi suicidi.Sosteniamo ogni iniziativa dello Statovolta ad assicurare che tutti i luoghi dipreghiera siano delle case di vetroaperte e in simbiosi con l’insieme dellasocietà italiana rispettosi delle leggi edei valori italiani trasparenti sui pianidella gestione e dei bilanci. Diciamo inmodo esplicito che le moschee in Italianon devono in alcun modo trasformarsiin un cavallo di Troia per ideologieintegraliste e strategie internazionalivolte ad imporre un potere islamico…”

Per ultimo vi è stato l’intervento delProf. Andrea Milano, Ordinario diStoria del Cristianesimo e delle Chiesepresso l’Università degli Studi di

Napoli.Il Prof. Milano è laureato in Teologia,Lettere moderne e Filosofia.Il suocurriculum è ricchissimo e non è facileracchiuderlo in poche righe. Si citanosolo alcuni suoi incarichi a titolo diesempio.E’ fondatore e Direttore responsabiledella rivista “Filosofia e Teologia”. E’cofondatore e membro del Comitatoscientifico della Società Italiana per laRicerca Teologica (S.I.R.T.), è membrodel Comitato di redazione della Rivista“Ricerche Teologiche” e dell’AccademiaPontaniana di Napoli.La sua produzione scientifica, che èparticolarmente vasta, si caratterizzaper un precisa scelta metodologica,quella di “storia delle dottrine”. Inparticolare, il cristianesimo, prima che“chiesa” ed “istituzione”, viene vistoindagato come una ”fede” che,dispiegandosi nella storia, viene adesigere una peculiare autocoscienza edorganizzazione dottrinale e pertanto lacostituzione della ”teologia”. La ricercasi concentra così intorno a figure emomenti decisivi della storia delCristianesimo con una peculiareattenzione al “simbolo” della fede edunque alla problematica trinitaria,cristologica e pneumatologica.La relazione del Prof. Milano ha questotitolo:“L’accoglienza e l’integrazione degliimmigrati. Il punto di vista dellachiesa cattolica”.Il suo intervento è stato costruito sullabase di questo riferimento.1. Il fenomeno dell’emigrazione edell’immigrazione, da un punto di vistareligioso, potrebbe essere lettoall’interno della storia umana coltacome “storia della salvezza”. Gli eventifondatori dell’ebraismo e delcristianesimo, infatti, accadono tuttisotto il segno di un muoversi lungo uncammino di speranza. Si pensi allachiamata di Abramo ad andare verso laterra promessa, all’esodo del popolo di

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Israele liberato dalla schiavitù in Egitto,a Gesù nato nel corso di un viaggio aBetlemme, al quale segue la fuga inEgitto, il ritorno a Nazaret e quindi lasua missione itinerante in Palestinaculminata nella morte sulla croce aGerusalemme, per concludersi dopo laresurrezione con l’invio degli apostoli edei discepoli ad andare adammaestrare tutte le nazioni della terra.2. E’ dentro un orizzonte così delineatoche il cristianesimo congiungestrettamente il primato dell’amore versoDio con quello verso il prossimo, chesi riassume nella “regola d’oro” di unagire che considera e tratta l’altro come“persona” e cioè sempre come fine,mai come oggetto o mezzo. La stessaproblematica moderna dei “dirittidell’uomo” appare così unaapplicazione universale e normativa ditale principio, ribadito a sua volta edanzi radicalizzato in quella attestazionedi Gesù Cristo, che, ergendosi auniversale giudice “escatologico”,proclama che tutto ciò che si fa ad unessere umano affamato, assetato,forestiero, ignudo, malato, carcerato, losi fa a lui stesso.3. In base a questi presuppostiperennemente validi si dovrebbeorientare anche l’agire del cristiano,che dovrebbe realizzarsi, condiscernimento e responsabilità,nell’“oggi” in cui esplode in tutta la suadrammaticità e complessità laquestione planetaria della migrazione edella immigrazione. Fra i moltepliciaspetti economici, sociali, politici diquesti imponenti fenomeni del nostrotempo è coinvolta pure unadimensione specificamente religiosa.Non a caso con questa sfida si èmisurata la Chiesa cattolica sia a livellodi autorità centrale sia nei diversi paesia partire già dalla” Pacem in terris” diGiovanni XXIII (1963) e poi dallaIstruzione ”De pastorali migratorumcura” (1969) e alla “Octagesimaadveniens” di Paolo VI (1971) sino

all’enorme mole di documenti suquesta stessa problematica prodotti daGiovanni Paolo II. Con un crescendoimpressionante di consapevolezza e diiniziative concrete si giunge al 2004,quando sono stati pubblicati, ad operadel Pontificio Consiglio della Giustiziae della Pace, il “Compendio dellaDottrina sociale della Chiesa” e, adopera del Pontificio Consiglio dellaPastorale per i Migranti e gli Itineranti,l’Istruzione “La carità di Cristo verso imigranti.”4. Mentre da subito si è impegnata sulpiano dell’accoglienza e dell’assistenzacaritativa, la Chiesa italiana ha avviatouna propria riflessione sin dal 1982 conil documento “I nuovi poveri tra noi”,mettendo via via sempre più a fuoco laquestione della immigrazionenell’ottica dell’incalzante pluralismoreligioso. Una peculiare attenzione èstata posta alla crescente presenzadell’Islàm in Italia. Significativa, aquesto proposito, è stata la letterapastorale dell’allora Arcivescovo diMilano Cardinal Martini “Noi e l’Islàm”del 1990, che già identificava alcunelinee di fondo per gestire i rapporti con

gli immigrati musulmani sia sul pianoecclesiale che su quello civile,prospettandone l’integrazione nei suoimolteplici aspetti e con le sue diversedifficoltà.Altri documenti sono seguiti dallaprima metà degli anni ’90 in poi: uno,“Cristiani e Musulmani in dialogo” del1992, è stato curato dalla CommissioneTriveneta per l’ecumenismo e il dialogointerreligioso; un altro su “I matrimonifra cattolici e musulmani” del 1994nasce come Istruzione pastorale per laDiocesi di Brescia.Nel 2000 si ha il documento “Islàm eCristianesimo” della ConferenzaEpiscopale Emiliana. Con l’11settembre 2001 la questione islamicaassume i tratti di una urgenza ancorapiù drammatica, evidenziando, se nonradicalizzando, la sua complessità eproblematicità.Ne prende coraggiosamente atto nel2004 il documento della ConferenzaEpiscopale Siciliana intitolato a noncaso “Per un discernimento cristianodell’Islàm”.5. La Conferenza Episcopale Italiananon si è ancora pronunciata in modo

Il professor Andrea Milano

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collegiale sulla presenza musulmana inItalia. Manca da noi come nei paesieuropei, in generale, una consolidataesperienza di rapporti interreligiosi,che non si possono affrontare conimprovvisazioni o iniziative unilateralidi tipo semplicemente politico, socialeo culturale.Di per sé questi rapporti interreligiosiimplicano, infatti, delle posizionilucide, serene e salde a partire dallapropria fede e identità religiosa, in virtùdelle quali soltanto si può entrare inrelazione e in dialogo con gli altri, etutto questo all’interno di unariconosciuta e positiva laicità delloStato inteso come complesso diistituzioni, strutture e persone alservizio di una libera e pacificaconvivenza.6. “Non abbiamo quaggiù una stabilecittà, ma cerchiamo quella futura”: cosìdichiara il Nuovo Testamento (Ebr13,14). Il cammino o, se si vuole, ilpellegrinare appartiene alla condizionedi tutti noi su questa terra, come dicevaDante, piccola “aiuola che ci fa tantoferoci”. Tanto vale che i popoli e lenazioni, gli uomini di buona volontàcosì come le religioni e le chiese siadoperino con impegno e tenacia acostruire un mondo libero e pacificatoanziché dominato da oppressioni epreda di violenze, tra le quali, in fin deiconti, chi ci guadagna sono pochi onessuno. A ben pensarci, converrebbea tutti praticare la “regola d’oro”cristiana, secondo cui qualsiasi essereumano va considerato e quindi trattatocome “persona”. Ne deriva che, sequalcuno è bisognoso, va sfamato,dissetato, vestito, curato e, se è unimmigrato, va accolto e aiutato adintegrarsi nei luoghi nei quali siinsedia.D’altra parte, questa è pure l’unica viarazionale capace di governare e nonsubire i processi di una“globalizzazione” sempre più rapida econflittuale, senza ingenue illusioni, ma

senza terrori smodati, impedendole ditrasformarsi in una catastrofe, bensìorientandola a diventare unaopportunità preziosa per la stessaumanizzazione dell’uomo.”

Di seguito, in estrema sintesi, le sueconclusioni in Convegno:“Ora in questo contesto il Cristianesimonon può non aver a che fare con gliimmigrati e gli immigranti e delfenomeno ha preso sempre piùcoscienza attraverso quella svolta chepotremo chiamare rivoluzione dalpunto di vista del Vaticano fin daGiovanni XXIII. Si è preso atto, insiemeall’ autocoscienza cristiana, di essere inun cammino di speranza insieme contutti gli altri uomini ma come comunità,con Giovanni XXIII con la “Pacem interris”e con altri documenti, con PaoloVI e con il pellegrinaggio continuo diGiovanni Paolo II.Viene anche citato, insieme aidocumenti consiliari, il compendiodella Dottrina Sociale della chiesa,dove ci sono dei documenti cheparlano con precisione della questionedell’immigrazione e degli immigrati.Gli immigrati devono essere accolti inquanto persone, devono essere aiutatiinsieme alle loro famiglie ad integrarsialla vita sociale e in tale prospettiva varispettato e promosso il diritto alricongiungimento familiare e nellostesso tempo, per quanto possibile,vanno favorite quelle condizioni checonsentono accresciute possibilità dilavoro nelle proprie zone di origine.La crescita di autocoscienza dellachiesa italiana è iniziata da tempo. Nonè che nel 2005 ci siamo svegliati e cisiamo accorti di questo problema. Tra ipiù famosi interventi vanno ricordatiquello del Cardinale Martini, insiemead altre risoluzioni in varie materiedelle Conferenze episcopali, comesopra detto.Le conclusioni di queste analisi sipossono riassumere in tre punti.

Primo: all’insegna dell’azione che sichiama caritativa, una persona simuove verso l’altra. Si è se stessifacendosi per l’altro, tanto io sono mestesso, mi realizzo, quanto più sonocapace non solo di realizzarmi ma didonarmi all’altro.Quella del cristiano è una vita donata.Secondo: è indispensabile il dialogointerreligioso nella nostra società disecolarizzazione spinta. Non possiamoessere inconsapevoli della dimensioneculturale della religione. Non esiste unacultura come tutto umanoantropologicamente considerato; senzareligione si ha voglia di essere laici olaicisti. Meglio è una presenzaineliminabile per ora dalla storia ma ilmito della religione che si sarebbeesaurito sta alle nostre spalle e giàsarebbe dovuto morire quanto menovivacchiare soltanto in alcune sediaccademiche dell’Europa occidentale.Non c’è società senza dimensionereligiosa quale essa sia e, quindi, ildialogo interreligioso è fondamentale.Terzo punto: si parla l’un l’altro ma ionon so chi sia lui che parla. Se io nonsono nessuno, non ho una identità,una memoria, un linguaggio di valori edi prospettive, io che cosa dicoall’altro?Ecco quello che in generale è stato unprodotto della riflessione della chiesaitaliana. Vi è una frase sorprendente diPaolo: “Abbiamo creduto all’agape, chesi traduce amore, ma non è il termineproprio e preciso. Non vi è bisogno dicredere se uno sperimenta l’amore.Paolo dice “abbiamo creduto” perchèla carità cristiana di cui i cristiani nonsempre sono consapevoli è quellaappunto che si fa a persona cara. Gesùdi Nazareth ha detto: “Amatevi come ioho amato voi” dunque c’è un come cheè anche la traccia del comandamentonuovo.Questi affreschi dell’Oratorio dellaCarità, che stanno intorno a noi, sonola traduzione iconografica di quella

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condizione di cristianesimo che tuttosommato dovrebbe avere anche lacomunità cristiana come quellamarchigiana e senza dubbio comequella di Fabriano.Chiuderei proprio con un rimando aquesti affreschi formulando anche cosìquel messaggio cristiano che viene daun passato che bisogna che diventifuturo.La fede fiorirà quando cadrà il velo delvedere, la fede è una condizione divista nella vita e uno specchio nelregno di Dio. Finirà il velo e vedremoDio faccia a faccia, finirà la speranzaperchè vi sarà la prova.Dopo il dolore, dopo la morte, rimarràper il cristiano ciò che si è vissuto”.

Conclusi così gli interventi dei trerelatori, il moderatore Dott. Gambucciha aperto il dibattito.Hanno preso quindi la parolaGiancarlo Sagramola, Vice Presidentedella Provincia di Ancona, il Prof.Angelo Antonini e due immigrati.Della posizione del Prof. Antoniniviene dato ampio spazio riportando inquesto bollettino un suo articoloapparso sul settimanale L’Azione subitodopo il Convegno.

Per quanto concerne l’intervento diSagramola viene data, di seguito, unasintesi presa dalla registrazione dellaserata:“La Provincia ha deciso di finanziareuna ricerca finalizzata a definire lasituazione degli immigrati che lavoranonelle aziende.Ora è stata decisa anche una ricerca dirimando che è quella: “cosa pensanogli imprenditori di questaimmigrazione”.Abbiamo voluto vedere le due faccedella stessa medaglia per capire benela questione.Abbiamo poi impegnato alcune risorseper interventi a favoredell’associazionismo degli immigrati;

ma con 70 etnie presenti, non vi puòessere una associazione che puòrappresentarle tutte.Su una ricerca nelle famiglie è stataindividuata una condizione particolare.Questa sala in cui è stata fatta questariunione è la “Sala delle Opere diMisericordia Corporali e Spirituali”.Noi parliamo di una questione dipersone che si mettono in viaggio,arrivano in un altro paese, in unmondo sconosciuto, e hanno bisognodi un’attenzione. E mi chiedo se questastoria che è dipinta qui fa ancora partedella nostra storia di post-moderni. Dicristiani in una società secolarizzata,perché questa poi è l’analisi che volevofare su di noi, credo che sia

un’interrogazione personale e poi sulleistituzioni, come le istituzioni hannoricevuto queste persone.Quando facevo le elementari gliimmigrati erano per noi quelli chevenivano da Castelletta, oppure icontadini. All’università gli immigratierano: ”Catanzaire” Gli immigrati eranoquelli che venivano dal sud.Oggi abbiamo gli immigrati che

Giancarlo Sagramola,vicepresidente della Provincia diAncona

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vengono da altri Paesi con altra lingua,con altra cultura, fenomeno moltocomplesso. Non dobbiamo scaricarealcuni problemi su di loro. Noiabbiamo un problema “casa”, unproblema “reddito”, un problema“famiglia”, che è un problema dellasocietà italiana, di tutti noi ed è unproblema che non dobbiamo scaricaresugli altri. Alcune volte si è fatto. Nelperiodo “terremoto” si è vissuta unasplendida esperienza di solidarietà tratutti i cittadini. Quando è finita lasolidarietà, nei container sono rimastisolo alcuni e questi sono stati collocatinelle case popolari. Abbiamo toccato ilproblema “casa” e abbiamo innescatoun meccanismo a cascata, una guerratra poveri.Non dobbiamo avere una visioneindividuale, perché è sempre parziale.Si devono promuovere studi, ricerchemolto approfondite. I dati forniti dallaprof.ssa Ruggeri ci mostrano cheFabriano ha una popolazione

immigrata più alta della medianazionale e questo perché c’è lavoro,c’è stato lavoro. Ma c’è un 20% dinegatività che va analizzata e studiata,che ha seri problemi di integrazione,oltre al problema della casa, dei servizi.Questo va analizzato e approfondito.

Dopo le repliche del Prof. De Gennaroe della Prof.ssa Marra, non essendocipiù spazio per altri interventi vista l’oratarda, il Dott. Luciano Gambucci hasottolineato l’importanza dell’iniziativadel Rotary Club e ha ricordatol’interesse della Associazione adulteriori approfondimenti su questoargomento, come preannunciato inapertura dal Presidente Latini.Ha quindi ringraziato i relatori per laqualità e lo spessore dei loro interventie il numeroso pubblico presente, moltoattento fino alla fine dei lavori.Il Convegno, iniziatosi con un po’ diritardo rispetto al previsto, si èconcluso alle ore 20,30.

I programmi di letturadel Rotary stannocombattendol’analfabetismo intutto il mondo

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Si è tenuto nell’Oratorio della Carità, suiniziativa del club fabrianese del “RotaryInternational”, un seminario interdisciplinareavente per oggetto “l’immigrazione in Italia”.I relatori – tre docenti dell’Università diNapoli – hanno trattato il fenomeno sottol’aspetto statico più che nella sua dinamica(con i relativi risvolti problematici), dedicandomaggiore attenzione all’esigenza del “doveressere” piuttosto che “alla verità effettualedella cosa”, per dirla con Machiavelli. Nellapremessa, che compariva nel pieghevoledell’invito, si accennava- forse con eccessivaindulgenza al “politicamente corretto”- allo“scontro più che millenario fra l’Islam el’Occidente”, ma non veniva precisato che lacausa del conflitto fu originatadall’espansionismo musulmano, chepredicava la guerra santa (la “jihad”) controla Cristianità, mossa, in oriente e inoccidente, dagli Arabi prima e dai Turchi poi,fino all’epico scontro di Lepanto. Perscendere al concreto, va affermato, in viapreliminare, che gli Italiani, nei confrontidegli immigrati, anche di quelli credenti inAllah, sono disponibili al dialogo leale ecostruttivo e all’integrazione nei suoimolteplici aspetti sia su scala nazionale chein ambito locale: primo, perché sono, perindole, tolleranti, aperti, comprensivi (nelsignificato del latino “comprehendere”=“accettare, abbracciare”) e perciònaturalmente propensi al gradimento eall’accoglienza dell’altro e del diverso. Poi,perché i loro ascendenti, specie negli ultimidue secoli, sono stati emigranti in Europa enelle Americhe, spesso in condizioni diestremo bisogno. In terzo luogo, perchéhanno fatto propri- come ha rilevato Mons.Vescovo nel suo intervento – i dettami dellaReligione cattolica, che comportanol’accettazione di coloro con i quali si viene acontatto e che sono da ritenersi “prossimo”e quindi “persone”, titolari di diritti,indipendentemente dalle differenze religioseed etniche. In particolare, poi, i marchigiani,

e segnatamente i fabrianesi, hanno sempreguardato con simpatia al “forestiero” e lohanno trattato con grande rispetto. Nelnostro Paese gli immigrati “regolari” godonogiustamente di tutte le garanzie riconosciuteal cittadini italiani: il diritto alla tutela dellavoro, alla casa, all’assistenza sanitaria,all’istruzione e ai servizi atti a favorire lapromozione umana. Quanto all’abitazione, aFabriano, recentemente - per effetto diun’apposita legge regionale - assegnatari ditutti gli alloggi popolari sono risultati propriogli immigrati. La circostanza, che sembrafavorire gli stranieri, in realtà vanifica ognitentativo di integrazione. Questa, infatti, sirealizza attraverso la vicinanza, il contatto e irapporti con i nativi (non solo nellamedesima città, ma soprattutto nella stessavia e nello stesso palazzo) e non mediante laseparazione, l’isolamento e la sostanzialeghettizzazione. Dell’anomalia si è accorto ilSindaco, che ha auspicato la modifica dellalegge, richiesta a gran voce da tutto ilcentrodestra nell’ultima seduta del Consiglioregionale. In materia religiosa, i musulmanifruiscono di tutti i vantaggi assicurati dallostato di diritto. Possono professareliberamente le loro fede, praticarne il culto,edificare moschee: quella di Roma è la piùgrande d’Europa, mentre a Riad e in altrecittà arabe non può sorgere neanche la piùminuscola chiesa cristiana. Le loro donnepossono indossare in pubblico il velo (nonpermesso in Francia) e ai loro figli, nellemense scolastiche, vengono serviti pasti convivande conformi alle prescrizioni rituali delCorano. Ad essi è stato perfino concesso,con buona pace degli animalisti, dimacellare i capi di bestiame, provocandoneil dissanguamento totale, senza previostordimento, come impongono le nostreleggi. Le difficoltà sorgono da parte deiseguaci di Maometto, quando cercano diimporci, con forte carica aggressiva, il lorointegralismo pervasivo ed estremizzante. Ipiù fanatici fra di loro si sono presi la libertà

di gestire privatamente delle scuolecoraniche - come quella di via Quaranta aMilano - in spreto alle norme statali nelcampo dell’istruzione e con totale chiusuraverso una politica di sana integrazione. Edalcuni Imam, imperversanti in certe città delNord, hanno osato tuonare control’Occidente, rivelando una preoccupantecontiguità ideologica, se non operativa, con ilterrorismo fondamentalista. Non paghi diquesti eccessi, si sono spinti a pretendere,con prese di posizioni private e ufficiali, larimozione del Crocifisso dalle scuole e dagliuffici pubblici. Pretesa che, purtroppo, hatrovato compiacente sponda in qualchemagistrato e dirigente scolastico in cerca divisibilità, fortunatamente smentito dapronunce superiori o costretto a recederedalla rivolta dei genitori degli alunni. Ma èbene che gli islamici più impetuosi e i loropedissequi nostrani si mettano bene in testache il Crocifisso, per noi Italiani, non è soloun simbolo di fede, ma è sentito soprattuttocome segno di identità e di appartenenza,intimamente legato alla storia, alla cultura,alla civiltà e alla tradizione “laica”dell’Europa e della nostra Patria. In unaparola, fa parte integrante del nostro codicegenetico. E chi ne contesta l’ostensione -oltre a violare i doveri connessi allacondizione di “inquilinus” e a volersisovrapporre alla Stato ospitante con il suoradicalismo prevaricatore - si autoesclude,perciò stesso, dal nostro contesto sociale epreclude la via verso una vera integrazione.

Angelo Antonini

RASSEGNA STAMPA

La città è straniera. Immigrazione: la lezione del convegno del Rotary.Quando la vera integrazione diventa una problematica.Articolo pubblicato su “L’Azione” del 29 ottobre 2005.

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“Non possiamo cedere né alla paura né alpessimismo. Dobbiamo piuttosto coltivare lasperanza. Il dialogo tra cristiani e musulmaninon può ridursi ad una scelta stagionale.Esso è una necessità vitale da cui dipendein gran parte il nostro futuro” (Benedetto XVIa Colonia).Come potremo rendere grazie a Dio in modoadeguato, per averci dato un padre:Benedetto XVI, che unisce profonda dottrina,semplicità limpida, evangelica, alla fermezzadel vero maestro nell’indicare la via daseguire?Oggi abbiamo seri motivi per avere paura.Sgomento ci assale per le deliranti earroganti affermazioni di un capo di governo,in Iran. Orrore profondo ci attanaglia per ilmartirio di tre giovani studentesse, inIndonesia. Due fatti - ispirati daun’interpretazione estremistica edabominevole dei dettami del Corano - cheinsieme a tanti altri eventi di cui abbiamonotizia, ci fanno intravedere giorni difficili, distravolgimento nella storia che viviamo. Manon possiamo cedere né alla paura cheparalizza, né al pessimismo che dissuade daogni impegno, perché chi crede nella buonanovella non deve mai cessare di alimentarein sé la virtù teologica della Speranza. Dio èfedele e sa adempiere alle sue promesseanche attraverso vie estremamente difficili ebuie. Vie da percorrere animati dalla carità inosservanza del comandamento che ci chiededi amare anche il nostro nemico. E’tremendamente difficile tradurre incomportamenti concreti e coerenti questocomandamento di Gesù, ma si tratta di unanecessità vitale da cui dipende gran partedel nostro futuro.Come dobbiamo agire? Benedetto XVI ciindica la via del dialogo. Come percorrerla?Prima di intraprendere il cammino èindispensabile conoscere nonsuperficialmente la storia passata e suquesta progettare un percorso, prefiggersiuna meta definita, attrezzarci per poter

superare le asprezze che sicuramenteincontreremo. Il Medio Oriente, la ragionedel mondo che per millenni ha visto sorgeree tramontare grandi imperi, fiorire culture dicui, sia pure indirettamente siamo eredi, èsoprattutto la terra in cui le tre grandireligioni monoteiste sono nate, coesistendoper secoli, “mostrando relativa e nongarantita tolleranza l’una nei confronti dellealtre”, alternando la quiete a massacri ferociai quali nessuna di esse fu estranea.Sarebbe interessante ripercorrere la storiadell’espansione dell’Islàm ad opera diMaometto e dei suoi successori, espansionea lungo dilagante e spesso feroce, ma pernon allontanarci dal discorso iniziato, èessenziale conoscere il significato di dueparole: Islam e Jihad.L’Islàm, espressione che vuol direabbandono, sottomissione, fede in Dio,propone e impone uno stile di vita totale chetutto abbraccia e che guida ogni persona, lasua comunità e la vita politica. Il Jihad èinteso come lotta per vivere una vita retta,combattere il male dentro di sé allo scopo diessere virtuosi, sforzandosi di compiereopere buone e di aiutare a migliorare lasocietà.“Ma Jahad significa anche contrastarel’ingiustizia e l’oppressione diffondendo edifendendo l’Islàm e creando una societàgiusta attraverso la preghiera, la dottrina ese necessario la lotta armata, ovvero laguerra santa” (John L. Esposito).In tempi recenti il Jihad islamico control’occupazione sovietica segnò un punto cheoggi appare di non facile ritorno, dalmomento che i musulmani si mossero inAfghanistan contro l’oppressione perpetratasui musulmani e con il loro intervento furonoi battistrada di altri Jihad volti a conquistareil mondo degli infedeli nel quale vengonoinclusi anche i regimi musulmani che nonapplicano integralmente i dettami delCorano: la Sharia. E’ questa l’autenticainterpretazione dei dettami del Corano o si

tratta piuttosto di una strumentalizzazionedella religione per giustificare mire diespansione? Certo è che in ogni parte delmondo, questo progetto di sterminio degli“infedeli” è stato capace, con grandedeterminazione e impiego di grandi capitali,di creare gruppi estremistici che,conducendo una vita del tutto normale, sonopronti a passare dalla condizione di celluledormienti a massacratori di innocenti, innome dell’Islàm. Hanno ragione coloro checome Oriana Fallaci vedono nell’Islàm ilnemico della nostra civiltà? Ma allora, comeintervenire?Credo che nessuno possa pensare che ilproblema si risolva ignorandolo, come pertroppo tempo si è fatto in passato, peringenuità o per amore del quieto vivere. Nonsi può sulla base di dati statistici: oggi sonoquasi tre milioni gli immigrati in Italia - moltidi questi musulmani – e diventeranno seimilioni tra non molto., secondo un’indaginepromossa dalla Caritas. Gradatamentediventeremo, noi cristiani, una minoranza eanche ignorando ogni precetto evangelico, èimpensabile non preoccuparsi di stabilirecondizioni di tolleranza, di rispetto reciprocoe di solidarietà. E’ necessario ristabilirequella convivenza pacifica e reciprocamenterispettosa che è stata possibile in tempi eluoghi diversi. Per farlo è indispensabiledialogare con l’Islàm moderato che esiste eche attende sostegno per procedere sullavia di una giusta laicità. Utopia? Oggi apparetale, ma è indispensabile cogliere i segniche giustifichino l’attesa di cambiamentisignificativi. Una ricerca condotta in America(per iniziativa della Pew, organizzazionesenza scopo di lucro presieduta daMadalaine Albright) intervistando 17.000persone rappresentanti di 16 paesi, haverificato che tra la gente del mondoislamico, cala il sostegno agli estremisti.Padre Scattolin, missionario comboniano,afferma che Al Qaeda è un prodottodegenerato da vincere con la conoscenza

Il dialogo con l'Islàm? “Una necessità vitale”.Articolo apparso su “L’Azione” del 19 novembre 2005.

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reciproca. Afferma altresì che in questi annisi sono verificati nei paesi arabi, vari tentatividi riforma, proposti da intellettuali che hannoavuto il coraggio di pubblicare le primeriletture critiche del Corano, sia puresubendo le conseguenze della loro“blasfemia” da parte dei fondamentalisti. Lasocietà islamica, nelle terre di Ahmadinejad,ha visto i giochi “olimpici” femminili e ora laprotesta silenziosa viaggia con gli sms e icellulari: protesta silenziosa e scontento chevari commentatori politici leggono comemotivazioni reali della tracotanza, per orasolo verbale del capo del governo iraniano.Su “Avvenire” abbiamo letto il pensierodell’islamico Amir Zaheri che afferma: “labattaglia contro questo nemico dell’umanità(gli attentatori suicidi) comincerà quando lamaggioranza silenziosa del mondo islamicofarà sentire la propria voce”. Al Meeting di Cla Rimini si sono ascoltate le voci di KhaliddChaouki e dell’islamologo Masr HamidAbuzaid che esprimono speranza e attesaper un mondo in cui ci si conosca e ci sirispetti, mantenendo la propria identità.Arricchirsi della reciproca conoscenza,rispettarsi, collaborare per realizzare unaconvivenza pacifica attraverso un lealedialogo: questa è la via, certo non facile, dapercorrere. Attenzione, però. Questa via è dapercorrere senza candida ingenuità, senzaun facile buonismo che chiuda gli occhiconsentendo per anni la presenza di scuoleislamiche non in regola con la legge italiana,la predicazione della violenza nelle moschee,l’arroganza di voler cancellare i segni dellanostra fede. Il vice direttore del Corsera, ilmusulmano Magdj Allam ci dà severiammonimenti a questo riguardo pagando lesue idee di laicità con la dichiaratapersecuzione da parte dei fondamentalisti.Nel Vangelo leggiamo che è necessariocontemperare il candore innocente dellacolomba con l’accortezza del serpente.E’ l’unica condizione che consente l’amorevero, aperto e generoso, ma fermo nel

rispetto profondo dei valori autentici dellapersona umana. La Sacra Scrittura, ilmagistero della Chiesa, l’approfondimentodelle ragioni della nostra fede e della nostrasperanza - per viverle con coerenza - lapreghiera: sono gli “attrezzi” indispensabiliper vincere questa grande sfida dei nostritempi.

Adele Gioia Pellicciari

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É opinione ampiamente condivisa cheFabriano debba all’industria lo sviluppoeconomico e sociale avvenuto in questiultimi cinquanta anni.E, tuttavia, non poche sono le voci checriticano, più o meno apertamente, la“monoculturalità economica” di questacittà ed esprimono l’esigenza di unanon meglio specificata“diversificazione”.Se si fa astrazione da alcune posizioniestremistiche che arrivano ad accusarel'industria di avere snaturato l’identitàdi Fabriano (dimenticando unatradizione manifatturiera che data daquasi un millennio...), tra i possibilisettori da potenziare, in alternativaall’industria, vengono indicati ilturismo, l’artigianato di qualità,l’agricoltura specializzata.Con più insistenza, e, a nostro avviso,in maggiore coerenza con la vocazioneindustriale della città, si pone l’accentosull’esigenza di sviluppare un “terziariointelligente”, che dia spazio alle risorseprofessionali che non trovano oggicollocazione sul mercato del lavoro, eche contribuisca ad arricchire la qualitàdel sistema produttivo.In questo campo, un settoreparticolarmente “scoperto” a frontedella potenziale domanda appareessere quello dei servizi alle imprese,quali, ad esempio, il marketing, lapubblicità, il disegno industriale, laconsulenza finanziaria, le tecnologieinformatiche e della comunicazione: leiniziative assunte in queste aree damolti giovani sono degne del massimoapprezzamento, ma vanno,probabilmente, collocate in una piùgenerale politica d'incoraggiamento edi sostegno.Nonostante i problemi, Fabrianosembra ancora mantenerequell’equilibrio tra sviluppo economicoe qualità della vita che ha caratterizzatoil suo percorso di sviluppo negli ultimicinquanta anni.L’industrializzazione, sempre più

La situazione ecomonicafabrianese: crisi o cambiamento?

Tratto da “Fabriano: un’indagine ealcune riflessioni”.A cura della Fondazione AristideMerloni.Fabriano, marzo 2002

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intensa, non sembra aver provocatoalterazioni apprezzabili sull’ambientenaturale, che resta sostanzialmenteintegro, nè sull’ambiente sociale, cheresta fondamentalmente sano.E, tuttavia, emergono alcuni segnaliche indicano, a nostro avviso, come ilmodello di sviluppo sia giunto ad unmomento di discontinuità (sarebbeimproprio ed esagerato parlare di unmomento di svolta...).La pressione dei pendolari, i problemidi traffico urbano, il costo della vita,l’elevato livello degli affitti,l’indisponibilità di abitazioniconcorrono a definire il profilo di unacittà che va avviandosi verso lacongestione che è caratteristicanegativa di molte città industriali.Il sostanziale esaurimento delle areeindustriali, le difficoltà lamentate dagliimprenditori nel reperimento dimanodopera produttiva e, in un certosenso, lo stesso mismatch fra domandae offerta di lavoro, stanno ad indicareun processo di scollamento fra lerisorse offerte dal territorio e dallastruttura sociale e quelle richiestedall’economia per il suo ulterioresviluppo.Le lamentele circa la mancanzad’iniziative culturali e di luoghi disvago sono un sintomo di esigenzenuove che emergono da una cittàdivenuta “ricca” e orientata alsoddisfacimento di bisogni evoluti,meno sentiti nella prima fase del suosviluppo.Non riteniamo di poter condividerel’opinione di chi considera lasituazione attuale come la conclusionedi un ciclo storico che vede esaurito ilruolo di Fabriano come città industrialeed è alla ricerca di una possibile, edimprobabile, vocazione “post -industriale”, che significherebbe -questa si - snaturare la sua cultura e lasua identità.Certo, esistono problemi nuovi e graviche richiedono risposte il più possibile

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pronte e soddisfacenti.Tali sono, ad esempio, quelli delpotenziamento del patrimonioabitativo, del riassetto della viabilitàurbana, del rilancio delle iniziativeculturali, del sostegno alle “altre”economie, quali il turismo e ilcommercio.Tale è il problema di una gestioneresponsabile ed equilibrata delproblema dell’immigrazione, anche intermini d’integrazione sociale eculturale.E, tuttavia, le ansie e le preoccupazioniemergenti da questa indagine cisuggeriscono alcuni spunti diriflessione su possibili rivisitazioni delsentiero di crescita che Fabriano hapercorso, così brillantemente, fino almomento presente.In primo luogo, appare difficileimmaginare che la città possacontinuare ancora per molto tempo asvilupparsi entro i limiti angusti deiconfini comunali, senza andareincontro a disfunzioni gravi chepotrebbero alterare gli equilibri - finorasalvaguardati - tra economia eambiente sociale.E, d’altra parte, appare anche difficileimmaginare che il modello di sviluppopossa continuare a fondarsi, per unaparte non secondaria, su attivitàproduttive semplici, in un momento incui sempre più vivo è il problema delreperimento di manodopera adeguata ein cui queste attività tendono ad esseredelocalizzate, in misura sempre piùconsistente, verso Paesi emergenti, abasso costo del lavoro e con rilevantipotenzialità di mercato.Occorre, per contro, considerare, inprimo luogo che Fabriano, nel corsodel suo sviluppo, ha accumulato unpatrimonio di esperienze e diprofessionalità diffuse che possono - edovrebbero - essere proficuamentemesse a frutto nella prospettiva di unaquantificazione del sistema economicoverso i gradi più alti della catena del

valore.La seconda considerazione è che esisteancora, a Fabriano, un patrimonio divalori di convivenza civile che losviluppo industriale non ha intaccato euna coesione sociale, staremmo perdire un “attaccamento alla piccolapatria fabrianese”, sulla quale si puòfondare il risveglio di una cittàgiudicata - e non del tutto a torto -“troppo tranquilla”.Ci sembra, allora, di poter individuaredue direzioni di marcia per il futuro diquesta città.La prima è quella di orientare il sistema

economico verso attività più qualificateche rendano possibile dare alla città ilruolo di centro direzionale e di serviziavanzati, che faccia da polo centrale aduna struttura produttiva diffusa edarticolata in insediamenti produttividecentrati, in Italia e all’Estero.La seconda è quella di accentuare laconfigurazione di Fabriano comecentro di un vasto comprensorioterritoriale sul quale siano “spalmate”in modo equilibrato ed efficiente, leattività produttive, i servizi, i luoghi diresidenza; un comprensorio territorialeche può prescindere dalle divisioni

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strutture per il tempo libero, e così via,quando, dopo essersene lamentati, ci siaccontenta di andarle a cercare altroveper conto proprio...In secondo luogo, ferma restando suala vocazione di città industriale - nonc’inventiamo alternative: di serie, nonce ne sono - credo che si potrebbeprovare a sviluppare iniziative in campicollaterali, ad esempio in quello dellaformazione specialistica.Abbiamo una Sezione Universitaria edun Management Master, che sonovalidissime. Penso, però, adun’iniziativa più esclusiva; peresempio, parliamo tanto diinternazionalizzazione: perché non farea Fabriano una scuola per manager,funzionari, operatori con specificavocazione all’internazionalizzazione?Quante scuole ci sono in Italia suquesto tema?In terzo luogo, sarebbe da valutarel’opportunità di legare il nome diFabriano ad un evento - culturale,scientifico, politico - importante e

amministrative ed anche dagli ostacoligeografici: pensiamo ad un’area checomprenda i comuni circostanti fino aincludere l’entroterra pesarese emaceratese e il versante umbrodell’Appennino, un’area che già oggi,per molti aspetti, gravita su Fabriano.Appare ovvio che questa ipotesipresume, a maggior ragione, un’enfasiparticolarmente intensa sullo sviluppodi una rete di comunicazioni affidabileed efficiente.E’, in conclusione, nel gradualepassaggio dalla città “nucleare” allacittà “polare” che ci sembra cheFabriano possa continuare a realizzare,in termini nuovi e adeguati ai tempi, ilmodello originale di sviluppo che hacaratterizzato, negli ultimi cinquantaanni, la sua identità e la sua crescitaeconomica e civile.

Mario Bartocci, intervistato prima dellaconviviale sull’attualità dell’indaginedella Fondazione effettuata nel 2002,così si è espresso:“Trovo che le conclusioni diquell’indagine, di cui al cap. 9,conservino tuttora, interamente,l’attualità che avevano allora; varrebbela pena di rileggerle e di rimeditarle.Aggiungerei poche cose su “che cosaservirebbe a Fabriano”, naturalmentesecondo me. In primo luogo, che la“classe dirigente” - i managerd’azienda, i professionisti, icommercianti, la media borghesia,insomma - uscisse un pò dalle agevolinicchie in cui sta chiusa e si mettesseinsieme a progettare soluzioni concreteper il rilancio della città: vale piùun’iniziativa di valore che cento studi.So bene che è una cosa difficile,perchè attiene una disponibilità e unatteggiamento culturale che - come ilcoraggio di Don Abbondio - se unonon ce l’ha non se lo può dare.Però, allora, è un pò di manieralamentarsi che a Fabriano non ci sonooccasioni culturali, che non ci sono

ricorrente; é un’esperienza che hasempre funzionato in tutti i centri in cuié stata realizzata.Siamo alla vigilia di un avvenimentostraodinario, come la mostra sulGentile, che avrà un impatto notevolesull’opinione pubblica e sull’immaginedi Fabriano. Ma un evento del generenon si fa tutti gli anni.Penso, invece, che bisognerebbemettere in moto un meccanismo percui “si va“ ogni anno a Fabriano per...,come si va a Genova per il SaloneNautico, a Bologna per il Saie, maanche a Cernobbio per il seminarioAmbrosetti e così via.Ovviamente, occorre un pò di fantasia,un pò di coraggio, buoni testimonial e,soprattutto, soluzioni nonabborracciate e di basso profilo, comene ho viste, e non solo a Fabriano.Naturalmente, tutto ciò presumestrutture essenziali come alberghi,ristoranti, sale da convegno, ecc... ma,allo stato, se Fabriano non si muove,chi, francamente, investirebbe a

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