Roberto Risaliti - "Propriezza" e Morte dell'"Esserci" in Essere e Tempo di Heidegger

download Roberto Risaliti - "Propriezza" e Morte dell'"Esserci" in Essere e Tempo di Heidegger

of 17

Transcript of Roberto Risaliti - "Propriezza" e Morte dell'"Esserci" in Essere e Tempo di Heidegger

  • 8/13/2019 Roberto Risaliti - "Propriezza" e Morte dell'"Esserci" in Essere e Tempo di Heidegger

    1/17

  • 8/13/2019 Roberto Risaliti - "Propriezza" e Morte dell'"Esserci" in Essere e Tempo di Heidegger

    2/17

    ~ ~ ~

    PROPRIEZZA E MORTE DELL 'ESSERCIIN SS R T MPO I HEI EGGER

    Roberto Risaliti

    Com' noto, Essere e tempo si presenta come un tentativo di tema-tizzazione e problematizzazione dell essere e del suo senso, ma con la posi-zione stessa del problema dell'essere, la ricerca si sposta su un tipo parti-colare di ente: la posizione di tale problema richiede infatti una compren-sione preliminare di chi pone l problema, e di quali mezzi concettuali sonorichiesti al fine di risolverld; Heidegger dichiara immediatamente che ta-le ente noi Io siamo 3 La successiva denominazione di tale ente che noistessi sempre siamo col termine di Esserci non aggiunge nulla alla ge-nericit di questa determinazione 4

    La prima, generalissima, determinazione di Esserci si trova alprincipio del primo capitolo della prima sezione:

    L'ente che ci siamo proposti i esaminare l medesimo che noi stessi sempre[corsivo mio] siamo. L'essere di questo ente sempre mio. Nell'essere che pro-prio i esso, questo ente si rapporta al proprio [corsivo mio] essere 5

    Questa definizione contiene in realt non una ma due determinazio-ni essenziali dell'Esserci: l'Esserci noi e l'Esserci sempre mio . l l

    noi cui fa riferimento Heidegger sembra essere l noi esseri umanz: noiuomini, in un senso pre/iloso/ico per cui, nel modo di vivere quotidiano,siamo ovviamente presenti gli uni agli altri. Ma l vivere quotidiano e l lin-guaggio tramite cui, in esso, ci si esprime, sono naturalmente ambigui 6, e

    M. HEIDECGER Sein un Zeit, Tiibingen, Max Niemeyer, 1979 , ristampa sostanzialmente iden-tica della prima edizione, uscita nell'ottavo volume dello ~ a h r b u c hfiir Philosophie und phiinome-

    nologische Forschung>> dei 1927 (trad. it. Essere e tempo, a cura di Pietro Chiodi, Milano, Longanesi& C., 1976'; le citazioni, talora modificate tacitamente, sono tutte tratte d quest'opera).

    2 M. HEIDEGGER Essere e tempo, cit., 2, p. 22.3 Ibidem.4 lvi, 2, p. 23.5 lvi, 9, p. 64.6 Heidegger non pare rendersi conto dell'ambiguit posseduta dall'espressione noi . Anche nel-

    l'introduzione, nel contesto della riproposizione del problema dell'essere, Heidegger assume pacifi-camente, quasi come un'ovviet, la sinonimia di ente che nel modo di essere dell'Esserci e uo-mo (ivi, 4, p. 28).

    AQVINAS Anno XLII ; 1999, Fascicolo l

  • 8/13/2019 Roberto Risaliti - "Propriezza" e Morte dell'"Esserci" in Essere e Tempo di Heidegger

    3/17

    126 Roberto Risaliti

    la determinazione ontologica degli enti non qualcosa che gi c': anzi ilcompito che Heidegger si propone di realizzare col complesso della suaindagine. er queste ragioni, il noi usato al principio del 9, e poi nelcorso di tutta l'opera, non pu che denotare ci che quotidianamente, nelvivere di tutti i giorni pre-filosofico e pre-scientifico, gli esseri umani chiamano uomini , esseri umani , per l'appunto. n concetto di tali entit per essenzialmente indeterminato: la determinazione che si ha di chi siamo noi .cambia inevitabilmente con il cambiare di chi siano coloro che dicono noi e che si intendono al riguardo. Questa necessaria indeterminatezza del noi esplicitamente teorizzata,'proprio nel contesto del chiarimento preliminare dei caratteri pi generali e pi fondamentali dell'enteindagato col nome Esserci n concetto di mediet Durchschnittlichkeit), o quotidianit Alltliglichkeit) dell'Esserci, lo svelamento dellaquale uno dei compiti dell'analisi esistenziale, non contiene soltanto l'usuale rapporto dell'Esserci col proprio essere (ordinariamente inautentico ), ma determina anche l'estensione del concetto di Esserci, ossia i chisi parla quando si usa sensatamente e appropriatamente l'espressione heideggeriana Esserci , come viene in luce laddove Heidegger differ:enziala quotidianit dalla primitivit 8 Heidegger ben consapevole che laquotidianit, o mediet, sempre quella di una determinata cultura; nonsolo: che possono esserci pi culture diverse fra loro, che queste, a lorovolta, non sono qualcosa di statico, ma si differenziano nel tempo e posso-no evolversi, progredire. La sua scelta teorica per quella di ignorare deliberatamente tali differenziazioni, in quanto la conoscenza di diverse culture e, eventualmente, della loro storia, non pu che provenire da una ricerca scientifica determinata, e tutte le ricerche scientifiche sono, nella lo-ro essenza, fondate dall'ontologia, e non possono esserne i presupposti 9

    i pu concludere che, nonostante ci non venga mai esplicitamente teorizzato da Heidegger, il noi di cui parla denota, se non altro in via preliminare, gli esseri umani appartenenti alla cultura o comunit accessibilepi direttamente al filosofo. Cos, nonostante Heidegger usi sempre il ter

    mine Esserci al singolare in tut to Essere e tempo, io, nel seguito dellamia analisi, parler anche degli Esserci, al plurale. Ci mi pare giustificatoa sufficienza da vari fatti: in primo luogo dall'uso del noi appena visto;secondariamente dal concetto heideggeriano di con-essere; infine dal suorichiamo alla comunit , al popolo . n uno dei paragrafi finali dell'opera, dopo che ha determinato il senso dell'essere dell'Esserci come temporalit e ha specificato quest'ultima come storicit in senso originario, -

    lvi, 9, p. 66.8 lvi, 11, pp. 73-74.9 Ibidem

  • 8/13/2019 Roberto Risaliti - "Propriezza" e Morte dell'"Esserci" in Essere e Tempo di Heidegger

    4/17

    ) \J

    l

    Propriezza e morte dell 'Esserci in Essere e tempo di Heidegger 127

    Heidegger scrive che l'Esserci si concretizza sempre e necessariamentenel popolo (Volk), nella comunit (Gemeinschaft), pi specificamente, nella storia di questa 10 n concetto cos raggiunto, per, ancora vago: riman indeciso infatti se il "noi" vada riferito alla civilt occidentale in generale, a quella europea, a quella soltanto di lingua tedesca, in modo ancorapi specifico, oppure pi ampio. n "noi"' la prima determinazione cheHeidegger d dell'Esserci, con cui si apre '"analitica esistenziale", denotala comunit umana a cui l'autore di Essere e tempo riconosce implicita

    mente di appartenere.Heidegger non si limita ad asserire che l'Esserci siamo "noi": quellache viene data subito dopo una determinazione completamente diversa.Viene detto che l'essere dell'Esserci sempre mio (je meines), e consiste inun rapportarsi dell'Esserci al proprio essere. Heidegger, p r rendereesplicito il proprio pensiero in merito all'essere dell'Esserci, non usa lpronome alla terza persona, come pure sarebbe lecito aspettarsi: non diceche l'Esserci in modo tale che il suo essere sempre suo; dice invece cheesso "mio". Si tratta di una forzatura fatta al linguaggio che pu ragionevolmente avere un solo scopo: sottolineare il carattere di propriezza dell' essere dell'Esserci, l'assoluta unicit e insostituibilit dell'essere di ogniEsserci; ma l'essere dell'ente in generale fenomeno in senso proprio, mostrare s nel senso teorizzato nel 7 dell'operali: dunque la strutturaformale di quel tipo di ente che si chiama "Esserci" consiste in un mostrarsi che s rapporta a se stesso in modo tale che esso appartiene necessariamente sempre a s Si tratta allora di vedere come si configura questorapporto.

    Nel 11, in cui viene rimarcata la differenza essenziale tra la ricercaantologica e le scienze positive, "ontiche", il filosofo, per la prima volta,accenna a quello che per lui il punto sostanziale che impedisce a scienzae filosofia di concepire in modo adeguato ed originario l'essere dell'uomo,l'Esserci: il disconoscimento del fenomeno del mondo 12 Heidegger avverte immediatamente che il concetto di mondo non pu essere ricavatocomparativamente attraverso il confronto d i quante pi possibile civilt ocomunit umane, e nemmeno tramite il raffronto di Weltanschauungen.Queste ricerche, secondo Heidegger, presuppongono il mondo e non nechiariscono l'essenza; compito della filosofia esplicitare il concetto autentico del mondo, ma ci possibile soltanto attraverso un'analisi appro-

    10 Ma poich l'Esserci, carico di destino p r l fatto di essere-nel-mondo, esiste sempre e p r es-senza come con-essere con gli altri, l suo storicizzarsi un con-storicizzarsi ed determinato comedestino. Con questo termine intendiamo lo storicizzarsi della comunit, del popolo [corsivo mio](ivi, 74, pp. 460-461).

    11 lvi, 7, specialmente l punto C, pp. 54-60.2 lvi, 11, p. 74.

  • 8/13/2019 Roberto Risaliti - "Propriezza" e Morte dell'"Esserci" in Essere e Tempo di Heidegger

    5/17

    128 oberto Risaliti

    fon dita della costituzione dell'Esserci 3 Al principio del secondo capitolo, Heidegger passa sommariamente in rassegna alcuni concetti fondamentali per la comprensione dell'Esserci, come essere-sempre-mio, autenticit e inautenticit, e cos via. L'oscurit della terminologia adoperatalascia aspettare un immediato chiarimento di tutte queste importanti propriet, ma Heidegger lo rimanda ad un momento successivo dell'indagine 4; l'esistenza dell'Esserci, e quelle propriet che in essa si fondano o comunque ad essa si riconnettono, sono tutte possibili, e comprensibili, soltanto sul fondamento (Grund) di questa costituzione d'essere: l essere-nelmondo. A sua volta, il mondo considerato da Heidegger un costituentedell'Esserci: Esserci e mondo, allora, rimandano l'uno all'altro in modoessenziale, in modo, cio, per ui non pensabile Esserci senza mondo come non pu darsi mondo senza Esserci che in esso vive . L'Esserci necessariamente nel-mondo , nel senso che la nozione di Esserci effettivamente esplicabile solo sulla base di una comprensione di qualcosa comeil mondo. er quanto riguarda questo stesso mondo, tuttavia, le cose stanno in modo ben diverso: esso non semplicemente spiegabile, ma anche

    n assoluto possibile, solo sul fondamento ontologico dell'Esserci. Heidegger giudica insensato chiedersi se sia possibile un mondo a prescindere totalmente dall'Esserci 16. Comunque il mondo sia fatto, il suo essere dipende dall'Esserci in quanto quest'ultimo come (als) essere-nel-mondo. Mase l'essere-nel-mondo un costitutivo dell'essere dell'Esserci, ci comporta che, qualsiasi senso concepibile l'espressione mondo possa assumere, tale senso comunque in riferimento essenziale all'Esserci. D mondo tale solo in quanto mondo per l'Esserci, quindi, in definitiva, il mondo non pu che essere un mondo che mostra s all'Esserci: comunque ilmondo si conformi, l'essere del mondo sar in linea di principio un mostrarsi interno a ci che Heidegger denomina Esserci 7 Se mondo ,qualunque cosa questa parola possa denotare, un carattere (Charakter)dell'Esserci, 1 ente che ontologicamente possibile solo sul fondamentodel mondo, e ilmondo stesso, risultano in definitiva essere possibili soltanto in virt dell'Esserci. Mondo va inteso nel senso di mondo vissuto,colto direttamente dall Esserci come il mondo n cui l'Esserci stesso si trova ad essere. Quest'ultima proposizione pu sembrare l'espressione diuna contraddizione, ma a mio parere non si tratta propriamente di unacontraddizione, piuttosto di una nascosta duplicit di senso del termineEsserci . Heidegger sembra soltanto usare Esserci in modo determi-

    3 lvi, 11, p. 75.14 lvi, 12, p. 76.5 lvi, 11, p. 75.

    16 lvi, 43a, p. 252.7 lvi, 14, p. 89.

  • 8/13/2019 Roberto Risaliti - "Propriezza" e Morte dell'"Esserci" in Essere e Tempo di Heidegger

    6/17

    l1

    ll ..ij

    Propriezza e morte dell' Esserci in Essere e tempo di Heidegger 129

    nato; in realt, nel corso di tutto il libro, l'espressione Esserci viene usata per denotare, di volta in volta, due enti categorialmente distinti: quell' ente a cui il mondo si mostra, e quel tipo di ente che comunemente noto con i nomi uomo , essere umano .

    l i mondo, in assoluto, considerato da Heidegger parte dell'Esserci un suo costitutivo , perci tutti gli enti intramondani sono anch'essiinterni, in un certo senso, all'essere dell'Esserci. Dunque, rapportarsi alproprio essere non indica necessariamente il raccogliersi nella propriainteriorit, non un'introversione di tipo psicologico dell'essere umano.Lo , anzi, tanto poco che ordinariamente l'Esserci si rapporta al proprioessere nel modo inautentico dell'immedesimazione con gli enti intramondani. L'Esserci entra in relazione con questi enti, agisce su di essi o subisce qualcosa da essi, prendendo gli altri enti, e non se stesso, come puntodi riferimento del proprio agire, pensare, valutare, etc. Si tratta pur sempre di un rapportarsi dell'Esserci al proprio essere perch comunque, inogni circostanza, l'Esserci stesso che si comporta, pensa, valuta in questo o quel modo, etc. Sceglie, dunque, di essere in un certo modo, esiste. caratteristico dell'esistenza inautentica che tale rapportarsi al proprio es-sere sia di tipo mediato: per Heidegger, infatti, non ha importanza diffe-

    renziare questo amplissimo genere di rapporto. Secondo lui, ogni modalit di esistenza in cui l'Esserci non si rapporta direttamente e consapevolmente al propr io essere inautentica. L'esistenza inautentica si caratterizza in questo modo: l'Esserci sceglie, consapevolmente o meno, di realizzarsi attraverso possibilit che non sono il suo stesso essere e che sono dalui trovate come esterne a s, cio, come pare di capire, contingenti, ac-cidentali, non comprese a priori, rispetto a quanto c' di fondamentale nelproprio essere. er quanto riguarda, invece, l'esistere autentico, la possibilit su cui esso si fonda non pu provenire da enti intramondani; deveallora risultare dallo scegliere, da parte dell'Esserci, quella possibilit chescaturisce solo da s e in cui egli gi sempre si mantiene, sia pure ignorandola o misconoscendola. Tale possibilit identificata da Heidegger conquella della morte 8 Ma morire , all'interno della prospettiva antologico-fenomenologica di Essere e tempo un termine il cui senso tutt' altroche chiaro: appena il caso di ricordare come l'antologia fondamentale diHeidegger abbia carattere di precedenza e di fondativit per ogni scienza,quindi anche per quelle scienze che in qualche modo scoprono e indaganoil morire dell'essere umano o anche semplicemente il morire in generale.

    er cogliere il concetto antologicamente adeguato della morte, occorre,secondo Heidegger, prendere le mosse dal contesto della vita quotidianain cui l'Esserci abitualmente si muove, essendo per principio impossibile

    18 lvi 48, p. 300.

  • 8/13/2019 Roberto Risaliti - "Propriezza" e Morte dell'"Esserci" in Essere e Tempo di Heidegger

    7/17

    _

    130 Roberto Risaliti

    esperire realmente la propria morte e successivamente poteme avere unconcetto ed esprimerlo 19 Secondo Heidegger, uno dei risultati dell'analitica esistenziale consiste nel mostrare che solo uno pseudo-problemaquello di una presunta soggettivit chiusa in se stessa, tale per cui sarebbeproblematico i l passaggio da essa ad altri soggetti. Perch si mostri l'inconsistenza del problema, occorre esplicitare il senso che ha, all'internodel mondo scoperto dall'Esserci, il riferirsi ad altri 2 l l rapporto sussistente fra ogni singolo Esserci e la molteplicit degli altri Esserci caratte

    rizzata come originaria compresenza di pi Esserci in un unico mondo atutti comune; questa fondamentale propriet dell'Esserci in quanto essere-nel-mondo chiamata da Heidegger con-Esserci (Mitdasein): gli al-tri si rivelano come altri Esserci e vengono compresi come tali, propriocome l'Esserci comprende se stesso come ente che in quella modalit diessere, quindi non come utilizzabile n come semplice-presenza, ma, appunto, come Esserci. Questo mostrarsi in modo immediato degli altri Esserci avviene, come gi per il mondo in generale e per 1 ente che ha il modo di essere dell'utilizzabile, in un ambito preconoscitivo, preteoretico,cos da escludere la mediazione di vissuti, esperienze in senso fenomenologico husserliano, sia per cogliere l'Esserci degli altri, sia per o g l i ~ r esestessi come Esserci. Heidegger, peraltro, non sostiene che tali vissuti non

    ci siano, ovvero che siano una chimera filosofica; teorizza, piuttosto, che lapresenza di tali vissuti va, nel corso dell'analisi, sistematicamente saltata,per fare s che si mostri d che invece colto come entit, come essente:gli enti nella loro variet di utilizzabili, di Esserci, etc. 21 Heidegger non rifiuta in assoluto che ci siano cose come i vissuti, ma nega che la conoscenza di questi possa avere una funzione esplicativa per la comprensione delle strutture in cui l'essere dell'Esserci si articola, in questo caso la struttura del con-Esserci.

    n un primo momento della sua analisi del fenomeno della morte,Heidegger pare riconnettersi in modo diretto e con coerenza con quantoaveva sostenuto nel paragrafo dedicato al con-Esserci, e manifesta l'intenzione di arrivare a comprendere in cosa consista ontologicamente la morte dell'Esserci, attraverso l esperienza (Er/ahrung) che si ha del morire degli altri Esserci 22 L'apertura (Erschlossenheit) per cui gli altri Esserci sonopresenti ed accessibili immediatamente nel contesto esistenziale di ogni

    9 lvi, 47 p. 291.20 lvi, 26, p. 153.2 il modo pr imario ed elementare in cui si incontr a l'Esserci nel mondo , cos originario che an

    che il proprio Esserci innanzi tutto scopribile per l'Esserci nel volgere gli occhi altrove da, cio inassoluto ancora non vedere , esperienze vissute e centro di atti (ivi, 33, p. 154).

    22 L'Esserci pu, tanto pi che esso essenzialmente con-Esserci con li altri, acquisire un'esperienza della morte ivi, 47, p. 291).

  • 8/13/2019 Roberto Risaliti - "Propriezza" e Morte dell'"Esserci" in Essere e Tempo di Heidegger

    8/17

    Propriezza e morte dell' Esserci in Essere e tempo di Heidegger 3

    singolo Esserci, , infatti, quella stessa apertura attraverso cui l'Esserci sicomprende, presente a se stesso, come Esserci. Poich dell'essere dell'Esserci fanno essenzialmente parte situazione emotiva (Be/indlichkeit) ecomprensione (Verstehen), ne risulta che questi due fondamentali caratteri sono a loro volta, in qualche modo, accessibili negli altri Esserci, oltreche in se stessi. Ora, gli altri di cui si parla all'inizio del 47, quello sull'esperibilit della morte degli altri, non si capisce che altri possano essere se non altri Esserci. Risultando impossibile arrivare ad avere concettifenomenologicamente .adeguati del morire e della morte in base alla propria esperienza diretta, Heidegger sposta l'analisi fenomenologica in direzione di ci che colto da un Esserci quando esperisce che altri Essercimuoiono. La chiarificazione fenomenologica della morte in base all' esperienza che l'Esserci ha del morire degli altri Esserci ha, per, contrariamente alle aspettative che il lettore di Essere e tempo potrebbe avere, esitofallimentare. In linea generale: per principio escluso che, dato un certoEsserci, avere una qualsivoglia esperienza del morire degli altri Esserci,possa essere in grado di fornirgli il concetto fenomenologicamente rilevante della morte. L'argomentazione di Heidegger si articola in quattropunti: in un primo momento il morire dell'altro Esserci viene identificatocon il suo passare dallo stato di Esserci a quello di una semplice-presenza;in un secondo momento, Heidegger corregge questa interpretazione delmorire, notando che il cadavere, il corpo dell'Esserci defunto, non pu,p r certe ragioni, in ogni caso essere considerato una semplice-presenza;in terzo luogo, il rapportarsi con l'Esserci morto viene identificato comeuna particolarissima modificazione del con-essere; infine, l'ultima determinazione raggiunta viene dichiarata categorialmente inadatta a fornire ilconcetto a cui Heidegger tentava di arrivare, e viene spiegata la ragionefondamentale di questa impossibilit. Quest'ultima conclusione fa s chel'analisi di Heidegger si porti su un altro campo, del tutto estraneo a quello del con-Esserci e comunque dell'avere a che fare con altri in generale, quello dell'Esserci, al singolare, inteso come assoluto, cio non pi co

    me un Esserci rapportabile ad altri Esserci, ma come l'Esserci , inun senso dell'espressione affatto peculiare.

    T primo passo dell' argomenta,zione di Heidegger consiste nel notare che quando un altro Esserci muore, questi non pi nel mondo nelsenso in cui l'essere-nel-mondo propri solo di quel particolare tipo diente che l'Esserci; ci che prima era Esserci , una volta sopravvenuta lamorte, pare diventare una mera porzione di materia, una cosa fisica; nellinguaggio di Heidegger: una semplice-presenza 23 Ma al concetto raggiunto viene fatta immediatamente una correzione essenziale: la .semplice-

    23 lvi, 47, p. 292.

  • 8/13/2019 Roberto Risaliti - "Propriezza" e Morte dell'"Esserci" in Essere e Tempo di Heidegger

    9/17

    132 Roberto Risaliti

    p r e l e n z ~in cuis e m b r ~c o n ~ i s t e r el'essere di coltiiche defunto, il corpomorto, non ~ ~ e m p l i c epresepza.nel sensoincl.lilo una.r n e r ~osa,

    a ct estranea per principio ridea che possa essere,o possa esseres t a . t ~viva. L'idea dellavita, ciodi u a l c o s ~che,senon sipuidentificare sen.z altro conl'Esserci, pur sempreantologicamente fondato per sottrazio.nesull'Esserci, rimaneomefiloconduttore per la comprensione dell'es.seredelFEsserd morto, e dunque delmorire e dellamorte ingenerale.La,secondad e t e r m i n a z i o m ~dellamorte, a cuiHeidegger cosgiunge,si pu

    sintetizzareconqueste parole:morire consistenellac e s s a ~ i o n e

    delleatti.vtvitali,dallepi semplici,comequellechepu avereunapianta, aqt1elleproprie solodi quel vivente che l ' E s s e r d ~4 Dato cheil viverepossibilesolo sulfondmnentodell'Esserci, la domMda che vertesucosasia il ''cessare dellavita,rimandanec;essariamenteall'analitica dell'Esserd. Conseguentemente, Heidegger tenta di concettualizzare il modo iessereddl'Esserci morto in base ll fenomenodelcon,Esserd. Vieneallora inluceche,dopo cheun Esserci morto, il con,essere imieme a lui dicoloroche, invece,sonovivi,permane anc;ora,maessenzialmentemodificato.n on,essere conu efunto prende, infatti, l'aspetto dellareverenzaversoqualcosa cheera ~ ~ E s s e r c i ,e chequindi era anche''vivo'\ machenon lo pi. Gli altri possonorkordare, compiangereil defunto, pensarlo,rammentarne azionie convinzioni,maegli,comeEsserd, non ~ p i n lmondo; il suocorpo semplicementeun indice a cuid sipu riferir{)perpresentificare unente che,a rigore,non c pi Talecorpo, inoltre, proprio per il suointrinseco rimandoad unente che stato nelmodod'esseredelFesistenza,nonpu essereconsiderato unutilizzabile25 n carattere pirilevantechemipare emergereda questa applicazionedeirisultati fenomenologid conseguitid a l l \ : ~ s p l i c ~ i o n edelon,Esserd alproblema dico.sasia lamorte, chejn q u e ~ t omodoranalisifenomenologicapu scoprire, in sostanza,soltanto questo:conil morire,l'Esserd non pi. Cisi.gnificachenon sipu c:;ogliere,in quanto Esserci,colui che morto, nelmondo cheappartiene a ciascunonlsuoon,essere congli altri26:~ ' m o r i

    re , dunque, verrebbe a significare, a voler dire, passare,daparte dell'entedel tipo ''Esserci , dall'Esserci comeessert>nel.mondo,al non-Essercipi, e quindi al lasciaredi snelmondo soloil corpo privo divitae il ficordo (eventuale) neglialtriEsserci,Maquestorisultato nonsoddisfaas.solutamente Heidegger,ilquale,anzi,affermal'inadeguatezza nonsoloeci a cuil'analisi pervenuta, madelmetodo stesso adoperato per inten.

    24 Ibidem.25 Ibidem.26 Ibidem.

  • 8/13/2019 Roberto Risaliti - "Propriezza" e Morte dell'"Esserci" in Essere e Tempo di Heidegger

    10/17

    ;

    Prapriezza e morte dell 'Esserci in Essere e tempo di Heidegger : -3.3

    dere l'essere della morte e dd morire, Vale la pena citare per intero il pas,so. in cui ddegger compie questa sorta di autocritica:

    Qua nto pi adegua,tamente si considera il fenomeno del non-esserci-pi del defunto, tanto pi si fa chiaro che l'essere-con i morti non e s p e ~ i s c eaffatto l'a utentico e ser-pervenuti-alla-fl.ne da pa rte dei defunti. La morte si rivela cer tamente come l,lfla perdita, ma qualcosa di pi di quanto coloro che rimangono possonoesperire. Nei parimenti per la perdita del defunto non si accede alla perdita dell'essere qnale "patita" da chi muore. Noi non abbiamo esperienz,4, nel senso ge-

    nuino, del morire degli altri [corsivo mio]; piuttosto, siamo, tutt'al pi, sexnpresoltanto ' 1vicino" (agli altri) 27

    L'esperienza che l'Esserci ha del morire degli "alu:i" (le virgoktte,d'ora in poi, sono d'obbligo, per motivi che spiegher) si rivela per princi-pio incap;lce di fornire quelle c:onoscenze che, sulla base del con-Esserci,Heidegger tentava i acquisire; quell'esperienza non un'esperienza "ge,nuina'2 8 , Poich la ricerca era stata impostata nei termini dell'esperibilitdella morte degli ''altri" Esserci, si pu affermare che l 'Esserci non esperi-sce mai in senso proprio U morire degli "altri": al massimo esperisce il riflesso, l'effetto, le conseguenze della morte altrui, nel mondo che continuaa mostrarglisi. Premesso che "esperire" ed ''esperienza" non ricevono

    mai, in tutto Essere e tempo, una esplicita chiarificazione ontologic:a, considerato come Heidegger si esprime nel paragrafo sulla esperibilit dellamorte degli altri, e ci che da lui inteso con il termine ''comprensione",risulta che l'esperire fa parte di quell'ampia serie di attivit che si riconducono alla comprensione esistenziale. Se, come esplicitamente asseritodal filosofo, ''intuizione" e 'pensiero" sono derivati della comprensioneoriginaria, in quanto questa veduta immediata, pre-rifl.essiva e pre-di,scorsiva degli enti nel loro essere49, a maggior ragione "esperire", poichdi questa espressione non viene specificato alcun uso tecnico che ne mut iil signific:f tO ordinario, india )enz'altro una certa modalit di entrare inrapporto con enti che fa parte di quel modo di essere dell'Esserci denominato da Heidegger "comprensione". Comprendere qualcosa, allo stessomodo dell'essere in una situazione emotiva, stato descritto da Heideggercome intrinsecamente pubblico, coglibile da un Esserci nel suo proprioessere cos come nell'essere degli "altri", perch tutti sullo stesso pianodel conessere. Ma, nel caso del morire, le cose non stanno affatto in questo modo. L'Esserci che esperisce il morire degli "altri", non coglie, diquesto fenomeno, che propriet del tutto estrinseche: gli effetti che la

    27 lvi 47, pp. 292-293.28 Ibidem.29 lvi 31, p. 187.

  • 8/13/2019 Roberto Risaliti - "Propriezza" e Morte dell'"Esserci" in Essere e Tempo di Heidegger

    11/17

    _

    134 Roberto Risaliti

    morte ausa nel mondo e in chi, in questo mondo, continuad esistere.npunto che l'Essercinon comprende affatto il morire degli altri ; nel senso chepu bene constatareil fatto che muoiono, o che sno morti, manonpu esperire il loro morire, nonPll cogliere la morte altrui in prima persona, diversamente,si direbbe, da come succedein ogni altro comprendere . Ancorand 47, dopo avere constatato l'impossibilit d\ sostituireun Esserci adun altrq - com' fattibile, invece, nel vivere quotidiano -quando in giocod sia la morte dell'Esserci stesso, Heidegge:r spiega difatto, pur non presentando esplicitamente la sua spiegazione come spiegazione, la ragione per cui le categorie esistenzialiddl comprensione edel con-Esserd, da lui stesso messe in luce, non sonoin grado di forniregli strlijllenti per rendere conto conettualmente del fenomeno della morte in modo fenomenologicamente adeguato: l'esperienza che FEsserdhdella morte degli altri non genuina, non esperienza nel senso autentico e p regnante del termine,perch non esperis(e l'esperire del sopravvenire della morte. La transitivitcl.ell esperienza possibile,per l'Esserd,solo in se stesso, solo nel proprio essere. Le esperienze di... in cqj. qu kosviene colto e dunque si mostra, sono esse stesse direttamente coglibill dall'Esserci solo se sono lesue e s p e r i ~ : : n z equelle da lui compiute (o patite) inprima persona30 Nel caso degli altri , l'Esserci ha s esperienzad loro: li

    vede, li sente, d lavorainsiemt:: parla con loro, li ama,li odia, o gli sono indifferenti, e cos via; non esperisce, per,l loro vedere, sentire,a m a r ~ : :etc. Se le cose non stessero in questo modo,non avrebbe senso, allora,l'insistere di Heidegger sul fatto che l'esperienza del morire degli ''altri, in qtw.nto tale, categorialmente preclusa, inaccessibile all'Esserci. cosche la ricerca diEssere e tempo si sposta sul piano di una sortadi presentificazione della propria morted parte dell;Esserci; essa,non ogllbile econcettualizzabile come realt, viene afferrata come una peculiarissimapossibilit,

    L'enfasi con cui Heidegger fa risaltare l'impossibiliti principio divivere il morire altrui(' Nessuno pu assumersi il morire di un altro )

    pu offuscare U fatto che cos messo in gioco l'intero campo esperienziale di un individuo. L'unico argomento portatod Heidegger a sostegnodella tesi dell'impossibilit di ottenere concetto omologico autentico

    e l l ~morte sulla base del con-Esserci , infatti, quello he il motire un e-sperienza propria dell'Esser, inerise alla sua esistenza, enon a quella dichiunque altro. Ma questo lo sipu dire diqualsiasi esperienza, di qualsiasi modo in cuiun certo Esserci avverte s come esistente, Heidegger stesso lo riconosce implicitamentene1 passo in cui spiega perchnon si possafar ricorso alla sostituibiliti un Esserci conun altroper comprendere

    30 lvi, 47,p. 294.

  • 8/13/2019 Roberto Risaliti - "Propriezza" e Morte dell'"Esserci" in Essere e Tempo di Heidegger

    12/17

    ,

    / .-:

    Propriezza e morte dell 'Esserci in Essere e tempo di Heidegger 135

    cosa sia la morte. Viene dichiarata l'impossibilit di assimilare il morire atutte le attivit pubbliche in cui gli Esserci sono sullo stesso piano del conessere, sulla base del fatto che un Esserci scambiabile, sostituibile conun altro, solo nel prendersi cura di qualcosa mondano, in cui l'Esserci simantiene sempre3l. Quello che pubblico nel con-essere, e che quindiammette la sostituibilit degli Esserci, sono gli eventi del mondo, non l avvertire, il cogliere gli eventi, da parte dell'Esserci. Per esempio: supponendo che due Esserci debbano piantare un chiodo in una parete, nell'evento che consta dell'Esserci che pianta il chiodo, un Esserci senza dubbio sostituibile all'altro, senza che la sostituzione cambi la sostanza dellostato di cose mondano dal punto di vista del con-essere, ma l'esperienzadell'Esserci che pianta il chiodo non sostituibile, qualcosa di soltantosuo per principio, non coglibile direttamente da nessun altro. Nel casodell'esperire proprio, non pensabile che gli Esserci possano prendere ilposto l'uno dell'altro. Se cos stanno le cose, la comprensione e la situazione emotiva acquistano un senso completamente diverso da quello pretesoda Heidegger. Prendiamo un caso di comprensione dalla forma, si direbbe, semplicissima: l'immediata cognizione del dolore. n che senso l'Esserci comprende il proprio dolore, e in che senso comprende che un a l ~tro Esserci prova dolore? Heidegger direbbe che in entrambi i casi l'Esserci comprende in modo del tutto adeguato il fenomeno del dolore. Sitratta, tuttavia, della comprensione di due fenomeni completamente diversi: nel primo caso ci che compreso la sensazione di dolore, il dolore stesso provato; nel secondo caso viene compreso in primo luogo che uncerto ente, che per qualche ragione l'Esserci ritiene di poter giudicare sufficientemente simile a se stesso, grida, si contorce, etc. n generale: si comporta in un c ~ r t omodo. Questo comportamento, unito alla credenzaspontanea, e cio al pregiudizio, per cui esso sarebbe indice che anche

    nell'altro avvengono quei fenomeni che l'Esserci conosce come sentire dolore , costituisce ci che inteso dalla comprensione dell'Esserci nelsuo con-essere con gli altri. appena il caso di dire che ci mette in una

    nuova luce l'immediatezza e la genuinit per cui, nel con-essere, l'esseredegli altri Esserci sarebbe coglibile direttamente, allo stesso modo, cio,in cui l'Esserci trasparente a se stesso. n mostrarsi degli altri Esserci,pur essendo il mostrare s di qualcosa che ha il nome Esserci , non ci

    _ che si pretende che sia, perch la stessa espressione viene usata per riferirsi ad enti di specie diversa; ora all'Esserci che ha, in prima persona, sensazioni, umori, pensieri, volizioni, etc.; ora ad enti a cui l'Esserci crede dipoter riferire, a ragione o meno, il provare sensazioni, l'avere pensieri, etc.n fatto che l'Esserci creda in modo spontaneo, irriflesso, che gli enti che lui

    31 lvi 47 pp. 293-294.

  • 8/13/2019 Roberto Risaliti - "Propriezza" e Morte dell'"Esserci" in Essere e Tempo di Heidegger

    13/17

    136 Roberto Risaliti

    considera altri Esserci abbiano certe esperienze (intendendo questotermine nel senso pi ampio possibile), non lo sipu confondere col fatto,del tutto diverso, di avere, di provare su di s, certe esperienze. A mio parere questa ambiguit semantica che caratterizza il cosiddetto con-Esserci : in esso,gli altri Esserci non sono chesserci creduti le cui propriet e caratteristiche sono, conseguentemente, propriet e caratteristiche solo credute, dunque presunte.a questo punto di vista la distanzatra l'Esserci e gli altri , abissale: in senso proprio questi altri nonhanno lo stessostatus ontologico dell'Esserci, o almeno non sipu giudicare se ce l'abbiano in base a quanto Heidegger dice di loro. per questomotivo che il termine altri stato da me virgolettato: non si tratta,perquanto se ne sa, di enti antologicamente equiparabili a quell'Esserci la cuianalisi svolta in ssere e tempo.

    La propriezza dell'Esserci, il suo costitutivo carattere di sempremio per cui il suo esseregli appartiene , verso cui l'analisi heideggeriana si necessariamente sospinta, determinabile, in base ai miei risultati,comeaccessibilit immediata dell'Esserci alle proprie esperienzeed a ciche in esse si mostra come ente. Di contro, eventuali altri Esserci sono,perl'Esserci, scopribili, a rigore, solo come enti che si mostrano, ma non nelloro proprio accedere agli enti e all'essere. Heidegger, coerentemente,prosegue la sua analisi della morte prendendo a tema la propriezzadel-l'Esserci, dove l'uso del singolare non indica una semplice esemplarit(come sarebbe se si parlasse diun Esserci), ma indice di una scelta teorica considerare l'Esserci, se non altro metodologicamente, come un assoluto, qualcosa di unico e completo in se stesso. Cos l'accessibilit immediata ha come conseguenza necessaria laprivatezza dell'essere dell'Esserci, ovvero, anche ammessa l'esistenza di altri Esserci, l'essere di quell'Esserci di cui parla Heidegger rimane immediatamente accessibile solo adesso.

    importante precisare che la morte si mostra come una possibilitdi essere assolutamente peculiare, ma ci non perch essa sia la sola possibilit d'essere che propria in via esclusiva dell'Esserci, non perch, inl ~tre parole, sia l'unica esperienzaprivata dell'Esserci, mentre tutte le altresarebbero pubbliche, in quanto possibilit sue proprie, accessibili da questo o da quell'Esserci. La peculiarit di questa possibilit consiste piuttosto, in primo luogo, nel rivelare all'Esserci la propriezza che lo lega alproprio essere, e dunque nello scoprire l'autentica natura della modalitd'essere esistenza :

    n questa possibilitne va per l'Esserci puramente e semplicemente del suo esser-nel-mondo. La morte per l'Esserci la possibilitdi non-poter-pi-esserci.Poichin questa possibilit l'Esserci sovrasta a se stesso, esso vienecompletamen-

  • 8/13/2019 Roberto Risaliti - "Propriezza" e Morte dell'"Esserci" in Essere e Tempo di Heidegger

    14/17

    Propriezza e morte dell 'Esserci in Essere e tempo di Heidegger 137

    te rimandato al propr o poter-essere p proprio. n questo sovrastare dell'Essercia se stesso, dileguano tutti i rapporti con lialtri Esserci 32

    In merito a quanto sostiene Heidegger in queste proposizioni, faccio tre considerazioni. La prima un rilievo di come, nella proposizionefinale, Heidegger si trovi di fatto a sostenere che, quando si consideri l'Esserci nella sua propriezza, ossia in ci che , li altri Esserci non si possono pi, in senso autentico, considerare in rapporto (Bezug) con l'Es

    serci. sottointeso che per essere in rapporto con qualcuno, l'Esserci debba trovarsi sullo stesso terreno d'essere, debba condividere con questoqualcuno una sorta di affinit ontologica; ma tale affinit, quando l'at

    tenzione del filosofo si sposta sull'essere proprio, quindi, in definitiva,sull'essere stesso dell'Esserci (su cosa lui, e non su cosa appare a lui), nonsi d pii ., come invece Heidegger aveva sostenuto teorizzando il con-Esserci . l l secondo punto questo: nella spiegazione di cosa sia in gioco inquesta particolare possibilit che quella di morire, di cosa sia con essa inquestione e a cosa essa s riferisca, Heidegger menziona per due volte unrapporto di riferimento, all'interno dell'Esserci, dell'Esserci a qualcosa.Nel primo caso si tratta dell'Esserci in relazione al suo essere-nel-mondo, nel secondo, l'Esserci viene detto rapportarsi a questo Esserci stesso

    (a se stesso, dice Heidegger) nella maniera dell'incombere (Bevorstehen)su di s. L'Esserci, perci, scisso, o almeno idealmente scindibile, indue: da una parte costituito dal mostrarsi dell'essere-nel-mondo, contutto ci che a questo si collega (il mondo come tale, gli enti che si mostrano, la pi o meno chiara ed autentica cognizione di se stesso ); dall 'altrada un s , dunque una specie di io , a cui tutto si mostra. questa unapolarit immanente all'essere dell'Esserci che Heidegger tende a velare ilpi possibile, ed anzi a pretendere di negare come essente, ma che qui, amio avviso, si mostra in modo inequivocabile come necessaria proprio al-l'interno del suo impianto teorico. Non possibile determinare maggiormente questo polo , in quanto Heidegger teorizza, come ho gi avutomodo di notare trattando del 26 (quello sul con-Esserci), che tale centrod'atti va deliberatamente ignorato, se si vuole che gli enti si mostrino nella loro immediatezza. Nel periodo citato, infine, Heidegger d una determinazione esplicita e precisa della morte: essa consiste nella possibilitche l Esserci non esista. Ma ci equivale all'annientamento di tutto l'essente, al puro e assoluto nulla; si tenga presente, infatti, che Heidegger sostiene l'inconcepibilit, l'insensatezza, dell'essere in generale, qualora nonesista Esserci 33 La morte dell'Esserci si identifica, sia per quanto lo ri-

    32 lvi, 50, pp. 305-306.33 lvi, 43c, p. 262.

  • 8/13/2019 Roberto Risaliti - "Propriezza" e Morte dell'"Esserci" in Essere e Tempo di Heidegger

    15/17

    _

    38 Roberto Risaliti

    guarda, sia p r quanto se ne sa, con il non essere di se stesso e quindi delmondo, data la correlazione del secondo con il primo. Comprendere dicosa sia possibilit, la possibilit della morte, rende manifesto all'Esserciche tutto ci che mostra s, mostra s a lui. Inoltre, poich tra i caratteriche contraddistinguono la possibilit della morte c' quello p r cui talepossibilit assolutamente certa 34 , l'Esserci costretto a riconoscere nelproprio non essere l'unico evento della propria vita che non pu, volente

    o nolente, non scegliere. La possibilit della morte cos l'unica che inerisce necessariamente all'essere dell'Esserci, mentre qualsiasi altra possibilit in linea di principio non attuabile. per questo che Heidegger laconsidera la pi propria possibilit dell'Esserci; non che qualsiasi altrapossibilit non sia propria dell'Esserci. Piuttosto, ciascuna possibilitd'essere (di comprendere, di sentirsi, di progettarsi, etc.) propria dell'Esserci, esperibile direttamente solo n lui e da lui; ma tale carattere di

    propriezza pu essere posto chiaramente in luce solo quando l'esseredell'Esserci si svela come intrinsecamente finito, limitato dalla morte. Tmodo di progettarsi, ossia di rapportarsi al proprio essere, conseguentealla consapevolezza della propria morte, Heidegger lo chiama Vorlaujen : alla lettera correre avanti , dunque, metaforicamente, ''precorrere , o anticipare ; di fatto una modificazione di quella modalit d'esistenza che quotidianamente chiamata attesa o aspettativa (Erwarten 35. Quando a quest'ultimo fenomeno si tolga il carattere p r cui l'aspettativa sempre aspettativa di qualcosa di reale, di effettivo, e si sostituisca alla determinatezza di una cosa o di uno stato di cose concreti, lapura possibilit del non-essere radicale, lo Erwarten diventa un Vorlau/en. Se l'Esserci pensa, vuole, agisce, n generale vive (cio ), nella consapevole attesa del proprio ineluttabile non-essere, allora la sua esistenza,in quanto costituita dalla scelta della sua possibilit pi propria, autentica36.

    L'essere-per- costitutivo dell'essere-per-la-morte una forma parti

    colare dell'aspettare, e l'aspettare si riconduce a quel carattere dell'Esserci che Heidegger ha chiamato comprensione . Ma comprensione ilnome usato p r indicare i modi tramite cui l'Esserci intende, in senso ge-nerale, l'ente: il nome di un'ampia, anche se non chiaramente determinata, classe di atti.

    Ora, fuori discussione che gli atti di comprensione facciano capo aun qualcuno o qualcosa di unico e stabile, altrimenti chi progetterebbel'Esserci nel modo dell'essere-per-la-morte? Ma non vedo come questo

    34 lvi, 53, p. 321.35 lvi, 53, pp. 318-319.36 lvi, 53, p. 319.

    ;

  • 8/13/2019 Roberto Risaliti - "Propriezza" e Morte dell'"Esserci" in Essere e Tempo di Heidegger

    16/17

    \ ~ .:- ....f:i

    1 > _-.

    ~ .

    ~ - - g r \ . .

    Propriezza e morte dell 'Esserci in Essere e tempo di Heidegger 139

    chi progettante possa identificarsi con l'Esserci nel senso di quella complessa struttura di cui fanno parte, tra le altre cose, il mondo, gli altri , gliutilizzabili, etc. T antomeno uno qualsiasi di tali enti pu essere questoqualcosa a cui, tra gli altri, gli atti di progettarsi ed anticipare fanno ca

    po. Di nuovo si costretti a far ricorso, nonostante che Heidegger non nefaccia esplicitamente menzione, all'idea di un polo, di un centro di attivitin grazia solo del quale ponibile come problema se l'Esserci sia se stesso o meno.

    L'Esserci che si venuto cos delineando qualcosa di ben lontanodall'Esserci come uomo, essere umano, con cui Heidegger pretende, invece, di identificarlo.

    L'Esserci che si progetta per la morte, che vive in vista del proprioannullamento, determinabile a mio avviso come un ego fenomenologico:una sfera in s conchiusa di vissuti. A questa sfera fa capo un centro identico di tali vissuti, o esperienze, i quali, da parte loro, rivelano bens enti diogni tipo, ma come enti per lui, per l egon. Per questo ego l esternit unanozione assai problematica, se non addirittura insensata. Naturalmente,quello denotato da esternit diventa un concetto banale, se con questotermine intendiamo ci che sta fuori dall'ente psicofisico che l'Esserci as

    sume aproblematicamente come il proprio corpo, o addirittura come sestesso. Heidegger, anche dopo aver determinato di fatto l'Esserci comeun ego nel senso che ho tentato di chiarire, usa per Esserci anche come nome per indicare l'essere umano.

    Sono, quindi, rintracciabili nell' ontologia fenomenologica di Esseree tempo due istanze teoriche contrapposte. Da un lato, l'ente che compiela ricerca ontologica, fra l'altro, identifica gli enti che si presentano comeapparentemente della sua stessa specie, come ontologicamente simili a s,cio altri Esserci. In questo modo comprensibile che Heidegger dica chel'Esserci siamo noi , dato che estende immediatamente ci che trova come costituente del proprio essere a quegli enti che sono da lui esperiti inmodo aproblematico come Esserci. D'altro canto, l'analisi dell'esistenzaporta in luce la propriezza dell'Esserci, dunque la privatezza del suo essere, la quale comporta, in ultima analisi, la sua assolutezza ontologica. Consapevole di ci, Heidegger qualifica l'essere dell'Esserci come sempremio , ed anzi enfatizza la propriezza dicendo che l'Esserci o lo sono. Nelsottolineare che l'Esserci sono io , o che l'essere di questo ente sem-

    37 L'idea di usare il termine ego per indicare la regione dei puri vissuti in connessione con l polo soggettivo che, pur vivendo in essi, non si identifica o risolve nei vissuti stessi, una suggestionedelle Meditazioni cartesiane di Husserl. Cfr. specialmente i 30-33 della Quatta meditazione, pp.99-103 di E. HUSSERL Cartesianische Meditationen und Pariser Vortriige, herausgegeben von StefanStrasser, Den Haag, Matt inus Nijhoff, ~ 9 5 (trad. it. Meditazioni cartesiane, a cura di Filippo Costa,Milano, Bompiani, I ed. riveduta, 1988, pp. 91-94).

    '

    - ~ i i l ~ ; ; . ; ~ : i ~

  • 8/13/2019 Roberto Risaliti - "Propriezza" e Morte dell'"Esserci" in Essere e Tempo di Heidegger

    17/17

    140 Roberto Risaliti

    premio , emerge, a mio avviso, una visione della fenomenologia inconci-liabile con quella che Heidegger p retende i far valere come genuina, ori-ginaria, quando teorizza che fenomeno il mostrare se stesso dell ente. nquesta seconda concezione ci che mostra se stesso il mio esperire, il miocogliere, i miei vedere e sentire, qualcosa: i me, cio, come ego soggetto

    fenomenologico.