RMA_4_09

32
RIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINO RIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINO Spedizione in abb. postale 45% - art. 2 comma 20B - Legge 662/’96 - D.C./D.C.I. - Torino - Tassa Pagata / Taxe Perçue • ANNO XXX - MENSILE - N° 4 - APRILE 2009 Spedizione in abb. postale 45% - art. 2 comma 20B - Legge 662/’96 - D.C./D.C.I. - Torino - Tassa Pagata / Taxe Perçue • ANNO XXX - MENSILE - N° 4 - APRILE 2009 Spedizione in abb. postale 45% - art. 2 comma 20B - Legge 662/’96 - D.C./D.C.I. - Torino - Tassa Pagata / Taxe Perçue • ANNO XXX - MENSILE - N° 4 - APRILE 2009 Gesù, il Signore della vita Gesù, il Signore della vita Gesù, il Signore della vita

description

Pubblicazione completa.

Transcript of RMA_4_09

Page 1: RMA_4_09

RIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINORIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINO

Spe

dizi

one

in a

bb. p

osta

le 4

5% -

art

. 2 c

omm

a 20

B -

Leg

ge 6

62/’9

6 -

D.C

./D

.C.I.

- T

orin

o -

Tass

a P

agat

a / T

axe

Per

çue

• A

NN

O X

XX -

MEN

SILE

- N

°4 -

APR

ILE

2009

Spe

dizi

one

in a

bb. p

osta

le 4

5% -

art

. 2 c

omm

a 20

B -

Leg

ge 6

62/’9

6 -

D.C

./D

.C.I.

- T

orin

o -

Tass

a P

agat

a / T

axe

Per

çue

• A

NN

O X

XX -

MEN

SILE

- N

°4 -

APR

ILE

2009

Spe

dizi

one

in a

bb. p

osta

le 4

5% -

art

. 2 c

omm

a 20

B -

Leg

ge 6

62/’9

6 -

D.C

./D

.C.I.

- T

orin

o -

Tass

a P

agat

a / T

axe

Per

çue

• A

NN

O X

XX -

MEN

SILE

- N

°4 -

APR

ILE

2009

Gesù, il Signore della vitaGesù, il Signore della vitaGesù, il Signore della vita

Page 2: RMA_4_09

2

“Ora siete tristi, ma vi rive -drò e il vostro cuore gio-irà e nessuno potrà to-

gliervi la vostra gioia” (16,22). Èuna delle promesse che trovanoil loro compimento nel giorno diPasqua. Leggendo questo bellis-simo capitolo ci sembra di rivi-vere la stessa gioiosa esperienzadei primi discepoli e di passarecon loro in modo sensibile dallatristezza alla gioia piena.

L’inizio è cupo: si cerca unmorto che non c’è più. Per noiabituati all’annunzio pasqualepuò sembrare strano il pianto del-la Maddalena e anche la paura deidiscepoli. Eppure questi atteg-giamenti ci fanno toccare conmano la concretezza del loro vi-vere e quale “shock” è stata pertutti loro la passione del Mae-stro. Era necessario per essi nonsolo vedere, ma anche toccarecon mano il Cristo Risorto.

Il racconto della loro espe-rienza ha una struttura armonio-sa: è un continuo progredire nel-la scoperta e nella fede. Nel pri-mo episodio (20,1-10) si intrec-cia l’esperienza della Maddale-na, di Pietro e del discepolo cheGesù amava. Di qui il titolo: “Vi-de e credette” che bene esprimeil culmine di una ricerca. Seguel’incontro di Gesù con la Mad-dalena: è un incontro che si faannunzio (20,11-18). Il terzo epi-sodio presenta l’apparizione diGesù ai discepoli. Qui scoppiafinalmente la gioia pasquale(20,19-23). Segue infine l’in-contro di Gesù con Tommaso chesi conclude con la frase: “Beatiquelli che credono senza aver vi-sto” (20,24-29), seguita da unabreve conclusione (20,30-31).

Vide e credette (20,1-1)

Il primo giorno della settima-na, Maria di Magdala si recò alsepolcro di mattino, quando eraancora buio, e vide che la pietraera stata tolta al sepolcro. Allo-ra di corsa andò da Pietro e dal-l’altro discepolo che Gesù ama-va, e disse loro: “Hanno portatovia il Signore dal sepolcro e nonsappiamo dove l’hanno portato.Pietro allora uscì con l’altro di-scepolo e si recarono al sepolcro.Correvano insieme tutti e due, mal’altro discepolo corse più velo-ce di Pietro e giunse per primo alsepolcro. China-tosi vide i teli an-cora là, ma nonentrò. Giunse in-tanto anche Si-mon Pietro, chelo seguiva ed en-trò nel sepolcro evide i teli ancoralà e il sudario,che era stato sulsuo capo, non làcon i teli, ma indisparte, ripie-gato in un luogo.Allora entrò an-che l’altro disce-polo, che eragiunto per primoal sepolcro, e vi-de e credette. In-fatti non com-prendevano an-cora la Scrittu-ra, che Egli cioèdoveva risorgeredai morti. I di-scepoli perciò sene tornarono dinuovo a casa.

L’interesse è tutto sul sepol-cro. Se ne parla sette volte; ed èun sepolcro vuoto. Nicodemo viaveva deposto Gesù: ora non c’èpiù. La scoperta è descritta gra-dualmente e ci dà la possibilità diriflettere. La Maddalena vi giun-ge di buon mattino quando eraancor buio; sembra una donna av-volta nelle tenebre, nell’incredu-lità. Il modo di parlare dice chequi la fede e la speranza nel Ri-sorto stentano ad affiorare. Noigià conosciamo tutti gli eventi pa-squali, ma quei primi discepolierano sotto lo “shock” della mor-te e sepoltura di Gesù. Tutto quel-

Gesù narra il Padre

È risorto! L’ho visto(Gv 20,1-18)

La prima lettura dei fatti che Maria Maddalena fa, corren-do al Cenacolo per avvisare Pietro è che il Sepolcro è vuo-to e che il corpo di Gesù sarebbe stato portato via.

Page 3: RMA_4_09

lo che è capitato è stato per essiil tracollo della speranza. Peròamano il Maestro, anche se mor-to, e il suo corpo sepolto è segnodi una presenza. Ma non c’è più.

La Maddalena appena videche il sepolcro era vuoto, non èneppure lontanamente sfioratadall’idea della Risurrezione e cor-se a dire a due discepoli che qual-cuno aveva trafugato il corpo diGesù. Per lei come per le altredonne che si erano recate al se-polcro, l’avventura di Gesù è persempre finita.

I due discepoli sono su un’al-tra linea, almeno quello che Ge-sù amava, cioè colui che aderiscenella fede e nella fedeltà a Gesùe che mai lo abbandona. Appenaavvisati dalla Maddalena corro-no al sepolcro. Colui che Gesùamava, essendo più giovane arri-va primo, ma non entra pensiamoper rispetto, a Pietro, il quale in-vece entra senza fermarsi e vedei lini che hanno avvolto Gesù.Capisce subito che non è statotrafugato. Chi ruba un morto nonlo spoglia. Entrò poi l’altro di-scepolo: vide e credette. Capì su-bito che Gesù era vivo: è colui cheha il potere di dare la vita e di ri-prenderla. C’è anche la parola diOsea che lo conferma: “Dopo duegiorni ci ridarà la vita e il terzogiorno ci farà rialzare” (6,2). Loha detto anche Gesù ai Giudei, ri-ferendosi al suo corpo: “Di-struggete questo tempio e io in tregiorni lo rialzerò” (2,19). La fe-de in Gesù risorto ha fatto il pri-mo passo.

L’incontro con Maria(20,11-18)

I due discepoli tornarono a ca-sa, Maria invece rimase fuori epiangeva. Mentre piangeva sichinò verso il sepolcro e vide dueangeli in bianche vesti, sedutiuna dalla parte del capo e l’al-tro dei piedi, dov’era stato postoil corpo di Gesù. Ed essi le dis-

sero: “Donna, perché piangi?”.Rispose loro: “Hanno portatovia il mio Signore e non so dovel’hanno posto”. Detto questo sivoltò indietro e vide Gesù, manon sapeva che fosse Gesù. Ledisse Gesù: “Donna, perchépiangi? Chi cerchi?”. Essa pen-sando che fosse il custode delgiardino gli disse: “Signore, sel’hai portato via tu, dimmi dovel’hai posto e andrò a prender-lo”. Gesù le disse: “Maria”. Es-sa, voltatasi verso di lui, gli dis-se in ebraico: “Rabbuni!”, chesignifica: “Maestro”. Gesù ledisse: “Non mi trattenere per-ché non sono ancora salito alPadre, ma va dai miei fratelli edi’ loro: Io salgo al Padre mio,e Padre vostro, Dio mio e Diovostro”. Maria di Magdala an-dò subito ad annunziare ai di-scepoli: “Ho visto il Signore” eciò che le aveva detto.

Forse i due discepoli prima diandarsene hanno detto qualcosaalla Maddalena, ma lei non fa ca-so alle illusioni dei discepoli. Es-sa continua a cercare Gesù, ma

se ne sta vicino alsepolcro, vero se-gno di morte. Chi-natasi sulla portadel sepolcro vededue angeli, ma nonfa caso a quello chedicono. Eppure es-si sono il segnodella gloria che si èmanifestata nelluogo dove fu po-sto Gesù, sono unsegno che porta al-la fede. Alla Mad-dalena però queidue esseri celestinon le dicono nul-la, tanto è assorbi-ta dal suo dolore.Continua a cercareun morto e anchequando distoglie losguardo per guar-dare altrove e vedeuna persona, quel-

la persona per lei è solo il custo-de del giardino e pensa che siastato lui a portar via il corpo diGesù. Solo quando si sente chia-mare per nome capisce che è Ge-sù. Lo riconosce ma non ha nes-sun segno di fede. Non riesce acapire che le relazioni sono cam-biate. Gesù cerca di farsi capirequando le dice: “Va’ dai miei fra-telli e di’ loro: Io salgo al Padremio e Padre vostro...”. Questo èil messaggio che porta ai disce-poli. Solo nell’espressione: Hovisto il Signore, sembra di scor-gere la sua fede. Ma l’evangeli-sta non si sofferma più su Maria.L’interesse va a quanto Gesù hadetto dei discepoli. Li chiama“fratelli”. Non sono più dei sem-plici amici. Ora dopo che il Fi-glio dell’Uomo è salito dov’eraprima (6,62) è data a chi crede lapossibilità di diventare “Figli”(1,13), di nascere dall’alto (3,3.5.7) di avere come Gesù la pos-sibilità di chiamare Dio “Padremio” come Gesù, che perciò èveramente fratello.

Mario Galizzi

3

Page 4: RMA_4_09

4

Gli Apostoli erano compa-gni di via di Gesù, ami-ci di Gesù e questo loro

cammino con Gesù non era so-lo un cammino esteriore, dallaGalilea a Gerusalemme, ma uncammino interiore nel quale han-no imparato la fede in Gesù Cri-sto, non senza difficoltà perchéerano uomini come noi. Ma pro-prio per ciò perché erano com-pagni di via di Gesù, amici diGesù che in un cammino non fa-cile hanno imparato la fede, so-no anche guide per noi, che ciaiutano a conoscere Gesù Cri-sto, ad amarLo e ad avere fede inLui. Avevo cominciato a parlaredi Giovanni l’evangelista. Vor-rei adesso concentrare l’atten-zione sul contenuto del suo in-segnamento. Gli scritti di cui og-gi, quindi, ci vogliamo occupa-re sono il Vangelo e le Lettere chevanno sotto il suo nome.

Il fondamento dell’amore

Se c’è un argomento caratte-ristico che emerge negli scrittidi Giovanni, questo è l’amore.Non a caso ho voluto iniziare lamia prima Lettera enciclica conle parole di questo Apostolo:“Dio è amore (Deus caritas est);chi sta nell’amore dimora in Dioe Dio dimora in lui” (1Gv 4,16).È molto difficile trovare testi delgenere in altre religioni. E dun-que tali espressioni ci mettono difronte ad un dato davvero pecu-liare del cristianesimo. Certa-mente Giovanni non è l’unicoautore delle origini cristiane aparlare dell’amore. Essendo que-sto un costitutivo essenziale del

cristianesimo, tutti gli scrittoridel Nuovo Testamento ne parla-no, sia pur con accentuazioni di-verse. Se ora ci soffermiamo a ri-flettere su questo tema in Gio-vanni, è perché egli ce ne ha trac-ciato con insistenza e in manie-ra incisiva le linee principali. Al-le sue parole, dunque, ci affi-diamo. Una cosa è certa: eglinon ne fa una trattazione astrat-ta, filosofica, o anche teologica,su che cosa sia l’amore. No, luinon è un teorico. Il vero amoreinfatti, per natura sua, non è maipuramente speculativo, ma diceriferimento diretto, concreto everificabile a persone reali. Eb-

bene, Giovanni come apostolo eamico di Gesù ci fa vedere qua-li siano le componenti o megliole fasi dell’amore cristiano, unmovimento caratterizzato da tremomenti.

L’amore è la natura di Dio

Il primo riguarda la Fontestessa dell’amore, che l’Apo-stolo colloca in Dio, arrivando,come abbiamo sentito, ad affer-mare che “Dio è amore” (1 Gv4,8.16). Giovanni è l’unico autoredel Nuovo Testamento a darciquasi una specie di definizione

di Dio. Egli dice,ad esempio, che“Dio è Spirito”(Gv 4,24) o che“Dio è luce” (1Gv1,5). Qui proclamacon folgorante in-tuizione che “Dioè amore”. Si notibene: non vieneaffermato sempli-cemente che “Dioama” e tanto menoche “l’amore èDio”! In altre pa-role: Giovanni nonsi limita a descri-vere l’agire divi-no, ma procede fi-no alle sue radici.Inoltre, non inten-de attribuire unaqualità divina a unamore generico emagari imperso-nale; non sale dal-l’amore a Dio, masi volge diretta-mente a Dio per

I Dodici

Secondo una tradizione popolare, Giovanni avrebbetestimoniato la sua fedeltà a Cristo superando la pro-va del martirio che sarebbe avvenuto per immersionein una pentola di olio bollente.

Mar

tirio

di S

an G

iova

nni (

1629

), C

harle

s Le

Bru

n, S

aint

-Nic

olas

du

Cha

rdon

net,

Par

is.

La Catechesi di Benedetto XVI

Giovanni, il teolo

Page 5: RMA_4_09

definire la sua natura con la di-mensione infinita dell’amore.Con ciò Giovanni vuol dire cheil costitutivo essenziale di Dio èl’amore e quindi tutta l’attivitàdi Dio nasce dall’amore ed è im-prontata all’amore: tutto ciò cheDio fa, lo fa per amore e conamore, anche se non sempre pos-siamo subito capire che questoè amore, il vero amore.

L’amore è concreto

A questo punto, però, è indi-spensabile fare un passo avantie precisare che Dio ha dimo-strato concretamente il suo amo-re entrando nella storia umanamediante la persona di Gesù Cri-

sto, incarnato, morto e risortoper noi. Questo è il secondo mo-mento costitutivo dell’amore diDio. Egli non si è limitato alledichiarazioni verbali, ma, pos-siamo dire, si è impegnato dav-vero e ha “pagato” in prima per-sona. Come appunto scrive Gio-vanni, “Dio ha tanto amato ilmondo (cioè: tutti noi) da dona-re il suo Figlio unigenito” (Gv3,16). Ormai, l’amore di Dio pergli uomini si concretizza e ma-nifesta nell’amore di Gesù stes-so. Ancora Giovanni scrive: Ge-sù “a ven do amato i suoi che era-no nel mondo, li amò fino alla fi-ne” (Gv 13,1). In virtù di questoamore oblativo e totale noi sia-mo radicalmente riscattati dalpeccato, come ancora scrive San

Giovanni: “Figlioli miei, ... sequalcuno ha peccato, abbiamoun avvocato presso il Padre: Ge-sù Cristo giusto. Egli è propi-ziazione per i nostri peccati, enon soltanto per i nostri, ma an-che per quelli di tutto il mondo”(1Gv 2,1-2; cf 1Gv 1,7). Ecco findove è giunto l’amore di Gesùper noi: fino all’effusione delproprio sangue per la nostra sal-vezza! Il cristiano, sostando incontemplazione dinanzi a questo“eccesso” di amore, non può nondomandarsi quale sia la dovero-sa risposta. E penso che sempree di nuovo ciascuno di noi deb-ba domandarselo.

Amare come Gesù ama

Questa domanda ci introduceal terzo momento della dinami-ca dell’amore: da destinatari re-cettivi di un amore che ci precedee sovrasta, siamo chiamati al-l’impegno di una risposta atti-va, che per essere adeguata nonpuò essere che una rispostad’amore. Giovanni parla di un“comandamento”. Egli riferisceinfatti queste parole di Gesù: “Vido un comandamento nuovo: chevi amiate gli uni gli altri; comeio vi ho amati, così amatevi an-che voi gli uni gli altri” (Gv13,34). Dove sta la novità a cuiGesù si riferisce? Sta nel fattoche egli non si accontenta di ri-petere ciò che era già richiestonell’Antico Testamento e cheleggiamo anche negli altri Van-geli: “Ama il prossimo tuo comete stesso” (Lv 19,18; cf Mt 22,37-39; Mc 12,29-31; Lc 10,27). Nel-l’antico precetto il criterio nor-mativo era desunto dall’uomo(“come te stesso”), mentre nelprecetto riferito da Giovanni Ge-sù presenta come motivo e nor-ma del nostro amore la sua stes-sa persona: “Come io vi ho ama-ti”. È così che l’amore diventadavvero cristiano, portando insé la novità del cristianesimo:

5

Gio

vann

i Eva

ngel

ista

, P

ompe

o B

aton

i (17

08-1

787)

, Ili

ffe C

olle

ctio

n.

Giovanni supera il precetto ebraico dell’amore, inserendo come paradigma nonpiù se stessi, ma l’amore di Gesù per noi.

ogo

Page 6: RMA_4_09

6

“Dio vuole che tutti gli uo-mini siano salvi”, af-ferma la Sacra Scrit-

tura (1 Tm 2,4).Questo non dice necessaria-

mente che tutti si salvino: quan-te volte Dio vuole qualcosa, enoi facciamo il contrario!

Ma questo durerà per sem-pre? “I doni e la chiamata diDio sono irrevocabili” (Rm11,29). E Dio chiama tutti gliuomini quando li crea, ancheprima che possano diventarecristiani: manda a tutti un invi-to a casa sua, anche se molti siorientano a mete diverse...

Allora si salvano tutti? Nonpossiamo saperlo: Ma certa-mente sappiamo che Dio aspet-ta tutti, e quindi aiuta tutti per-ché possano abbracciarlo: E noinon sapremo se e quando que-sto incontro avvenga: a volte,

forse, nell’ultimo istante dellavita terrena...

Troppe cose ci sfuggono:ma non mi sembra inaccetta-bile “escludere a priori” unasalvezza universale. Spesso sipensa che essa non sia possi-bile, di fronte a certe personeche sembrano lontanissime daDio, di fronte all’atteggiamentogenerale dell’umanità, e per-sino di fronte ad alcune paro-le della Bibbia, che tuttaviavengono interpretate in diver-se maniere...

Ma recentemente la Chiesaufficiale ci ha presentato vociche aprono nuove speranze. Pa-pa Giovanni Paolo II ha scrittoin una sua catechesi: “la dan-nazione rimane una reale pos-sibilità, ma non ci è dato di co-noscere, senza una speciale ri-velazione divina, se e quali es-

sia nel senso che esso deve es-sere indirizzato verso tutti sen-za distinzioni, sia soprattutto inquanto deve pervenire fino alleestreme conseguenze, non aven-do altra misura che l’essere sen-za misura. Quelle parole di Ge-sù, “come io vi ho amati”, ci in-vitano e insieme ci inquietano;sono una meta cristologica chepuò apparire irraggiungibile, maal tempo stesso sono uno stimo-lo che non ci permette di ada-giarci su quanto abbiamo potu-to realizzare. Non ci consente diessere contenti di come siamo,ma ci spinge a rimanere in cam-mino verso questa meta.

L’amore ha tutto in ogni cosa

Quell’aureo testo di spiritua-lità che è il piccolo libro del tar-do medioevo intitolato Imita-zione di Cristo scrive in propo-sito: “Il nobile amore di Gesù cispinge a operare cose grandi eci incita a desiderare cose sem-pre più perfette. L’amore vuolestare in alto e non essere tratte-nuto da nessuna bassezza.L’amore vuole essere libero edisgiunto da ogni affetto mon-dano... l’amore infatti è nato daDio, e non può riposare se nonin Dio al di là di tutte le cosecreate. Colui che ama vola, cor-re e gioisce, è libero, e non ètrattenuto da nulla. Dona tuttoper tutti e ha tutto in ogni cosa,poiché trova riposo nel Sologrande che è sopra tutte le co-se, dal quale scaturisce e pro-viene ogni bene” (libro III, cap.5). Quale miglior commento del“comandamento nuovo”, enun-ciato da Giovanni? Preghiamoil Padre di poterlo vivere, anchese sempre in modo imperfetto,così intensamente da contagiar-ne quanti incontriamo sul no-stro cammino.

Benedetto XVIL’Osservatore Romano, 10-08-2006

Meditazione

Uno dei drammi dell’uomo contemporaneo è che non spera più in nessunasalvezza.

Per Dio tutto è possibile

Page 7: RMA_4_09

seri umani vi siano effettiva-mente coinvolti” (L’Osservato-re Romano, 29-7-1999). Questosignifica che non sappiamo seesistano di fatto degli uominidannati.

La Liturgia delle Ore è an-cora più aperta.

Nelle Intercessioni delle Lo-di e dei Vespri, nel Salterio di-stribuito in quattro settimane,si ripete molto spesso una pre-ghiera della Chiesa, che si uni-sce al desiderio del Padre e sup-plica la salvezza finale di tuttigli uomini. Rileggiamo insie-me queste invocazioni: proba-bilmente le abbiamo già reci-tate, ma senza aver coscienza fi-no in fondo che cosa chiedeva-mo... e senza pensare che Ge-sù ci assicura che Egli esaudi-sce la preghiera del suo popo-lo, soprattutto quando chiedeespressamente quello che vuo-le Dio. Ecco le invocazioni li-turgiche che vi ho trovato:– la tua Chiesa sia (...) miste-

ro di salvezza per tutti gliuomini;

– cancella tutte le nostre col-pe;

– fa’ che ogni uomo goda sen-za fine alla tua luce intra-montabile;

– fa’ che tutti gli uomini sianosalvi;

– estendi a tutti gli uomini (...)i benefici della tua salvezza;

– rinnova tutti gli uomini conla tua misericordia;

– con la Risurrezione del Figlio(...) diffondi la sua luce intutti gli uomini;

– ricordati di quanti sono im-

mersi nelle tenebre dell’er-rore: apri i loro occhi;

– fa’ risplendere in tutti la vit-toria della croce;

– il Cristo vuole che tutti gliuomini siano salvi. Preghia-mo perché si compia il dise-gno della sua misericordia:attira ogni essere a te, Si-gnore;

– nessuno perisca di coloro cheil Padre ti ha affidati;

– concedi a tutti il perdono ela pace;

– libera da ogni peccato i no-stri defunti: siano eterna-mente felici;

– da’ (...) a tutti gli uomini lagrazia e la salvezza.

Questo non significa affattoche il Paradiso sia facile (cfr. Lc13,23s). Ma ci fa capire l’estre-mo valore di una continua pre-ghiera unita a Gesù Cristo, asua Madre, ai suoi Santi, allaChiesa intera. Tutti chiedono alPadre ciò che Egli stesso desi-dera: la misericordia verso tut-ti gli uomini. Così, anche la lo-ro salvezza finale “è impossibileper gli uomini, ma per Dio tut-to è possibile”! (Lc 18,27).

Antonio Rudoni

7

Nell’orizzonte dell’amore di Dio la dannazione è una scelta esclusiva del-l’uomo. Sono le scelte e gli atteggiamenti quotidiani che forgiano il nostro vol-to eterno.

Page 8: RMA_4_09

Un uomo da copertina

Uomo dai grandi sentimenti e di forte passionalità, Paolo di Tarso era in-

nanzitutto un uomo di relazione.La sua capacità di dialogare con

culture e religioni diverse dal-l’ebraismo, richiedeva una bril-lante diplomazia ed un’aperta di-sponibilità a vedere la realtà conl’occhio dello straniero. Per lanostra attuale società multietni-ca, multiculturale e multireligio-

sa, le sue doti relazionali avreb-bero fatto di lui un uomo da co-pertina del Times.

Nel corso dei suoi tre viaggimissionari, Paolo diffuse il Van-gelo con grande abilità pastora-le e precisa metodologia di evan-gelizzazione. La sua predicazio-ne partiva dalla sinagoga dellegrandi città, per allargarsi poi al-l’annuncio nella grande piazzacittadina e raggiungere infine laperiferia della città. In questomodo Paolo fondava la comuni-tà dei credenti, metteva alla suaguida una persona fidata, per poipartire per la città successivamantenendo con le precedenti in-tensi rapporti epistolari di orien-tamento e direzione spirituale.

Per la sua instancabile atti-vità, meritò il titolo di “Apo-stolo” per antonomasia, ma so-lo come riconoscimento postu-mo del suo zelo apostolico. Dicontro, nella sua vita terrena co-nobbe l’incomprensione ed ilbracconaggio.

Paolo provò il rifiuto dei giu-dei, suoi connazionali, che loconsideravano un rinnegato, co-nobbe la diffidenza dei primi cri-stiani che continuavano a vede-re in lui lo stesso persecutore cheforse aveva affinato con l’ingan-no la sua opera inquisitoria. Fuincarcerato e condannato dai ro-mani a causa della sua disobbe-dienza alla proibizione di predi-care Gesù Crocifisso e Risorto.Tra i vertici della società in cuivisse fu sostanzialmente unasgradita voce fuori dal coro macon il suo avvento la Chiesa pri-mitiva uscì dal suo integralismoe si aprì all’annuncio universaledel Vangelo di Cristo.

Anno Paolino

Paolo di Tarso e la Chiesa prim

– Nel 10 ca. Paolo nasce a Tarsodi Cilicia, attuale Turchia sud-orien-tale, sotto l’impero di Augusto.– Appartiene ad una famigliaebrea da cui apprende la religio-ne giudaica (cfr. 2 Cor 11,22).– Frequenta la scuola filosofico-stoica della cultura greca.– Il padre, tessitore e commer-ciante, aveva acquistato la citta-dinanza romana.– Nel 30, Paolo è a Gerusalem-me alla scuola di Gamaliele, do-ve apprende la meticolosa osser-vanza della Torah, sullo stile deifarisei. Gamaliele, come ogni rab-bino, non accettava soldi per lascuola ma si manteneva con un al-tro lavoro. Sarà così anche perPaolo, fabbricatore di tende.– Impara bene l’aramaico, l’ebrai-co e il greco.– In At 22,3 parlando ai giudei

di Gerusalemme, Paolo riassumeil suo cammino formativo: Io sonoun Giudeo, nato a Tarso di Cili-cia, ma cresciuto in questa città,formato alla scuola di Gamalielenelle più rigide norme della leggepaterna, pieno di zelo per Dio, co-me oggi siete tutti voi.

– Probabilmente partecipa allalapidazione di Stefano, protomar-tire.

– Nel 34-36, sulla strada di Da-masco avviene la sua conversio-ne come felice epilogo di un cam-mino di fede già intrapreso. Vienebattezzato da Anania.

– Ricercato dalla guardia del tem-pio, fugge da Damasco a Geru-salemme dove incontra Barnabae gli Apostoli.

– Nel 37-39, Paolo è in Arabia, nelregno dei Nabatei, dove cura lasua rieducazione al cristianesimo.

La formazione di Paolo

Page 9: RMA_4_09

Un pensatore eccezionale

Paolo sostenne il valore delsacramento della riconciliazio-ne, contro il tentativo, in auge alsuo tempo, di ridurre la vita cri-stiana al solo sacramento del Bat-tesimo, per l’ottenimento dellariconciliazione e della salvezza.Rivolgendosi ai cristiani di Co-rinto scrive “Vi supplichiamo nelnome di Cristo: lasciatevi ri-conciliare con Dio” (2 Cor 5,20).La riconciliazione è espressa dal-l’Apostolo in due direzioni; insenso verticale come Dio che ri-concilia l’uomo (Cfr. 2 Cor 5,18.22) e in senso orizzontale co-me la vittoria di ogni ostilità, nelnome di Cristo (Cfr. Col 3,11).

Il cuore del suo pensiero re-sta tuttavia la teoria della giusti-ficazione. Nelle lettere ai Galatie ai Romani scrive: “Noi che pernascita siamo Giudei e non pa-gani peccatori, sapendo tuttaviache l’uomo non è giustificato dal-le opere della legge ma soltantoper mezzo della fede in Gesù Cri-sto, abbiamo creduto anche noiin Gesù Cristo per essere giusti-ficati dalla fede in Cristo e nondalle opere della legge; poichédalle opere della legge non ver-rà mai giustificato nessuno” (Gal2,15-16; Rm 3,20). Giustificaresignifica riconoscere che una per-sona è nel “giusto”, nonostantela trasgressione di una norma.Mentre a livello umano questoavviene solo a fronte di motiva-zioni fondate, agli occhi di Dioquesto vale in assoluto per l’uo-mo peccatore, reo di trasgres-sione totale.

L’uomo si giustifica, nono-stante il suo peccato, non a cau-

sa della sua conquista umana maper mezzo della grazia di Dio,ottenibile dall’incontro con Cri-sto, la quale “giustifica” il com-portamento errato del peccato,dovuto alla fragilità della naturaumana. L’uomo si salva, ovverotrova il senso pieno della sua vi-ta, non in seguito alle opere delsuo ingegno ma grazie al donod’amore di Dio che liberamenteintende sollevarlo dal propriopeccato.

All’uomo è tuttavia richiestala risposta di fede al gratuito ap-pello di Dio, il quale “manifestala sua giustizia nel tempo pre-sente, per essere giusto e giusti-ficare chi ha fede in Gesù” (Rm3,26). Solo chi ha fede, ovvero“chi viene dalla fede”, traducen-do alla lettera dal greco origina-le, può essere giustificato da Dioin quanto riconosce il potere diCristo di rimettere il suo peccato.

La sfida teologica

Questo pensiero,forse di non facilecomprensione, può ap-parire ai nostri occhicome privo di senso oaddirittura scontato maai tempi di Paolo fuuna vera rivoluzioneteologica. In quel tem-po si riteneva infattiche la giustificazioneavvenisse in seguito al-l’osservanza meticolo-sa della Torah, la leg-ge ebraica, la qualecontava seicentodi-ciassette precetti da os-servare e rendeva l’uo-mo succube di un im-pianto giuridico, piùche un libero adorato-re di Dio. Paolo rac-coglie questa sfida spo-stando la spiritualitàcristiana dalla logicadel risultato a quelladel cammino. Il cri-stiano si salva non peri risultati che ottiene

con le sue opere ma in seguito al-la perseveranza nel mantenersisempre nel cammino di crescita,giorno per giorno.

La teoria della giustificazio-ne permise il superamento dellebarriere che separavano i cristia -ni dai giudei, non sulla base del-la legge ma della fede, perciòl’Apostolo afferma “Eredi quin-di si diventa per la fede, perchéciò sia per grazia e così la pro-messa sia sicura per tutta la di-scendenza, non soltanto per quel-la che deriva dalla legge, ma an-che per quella che deriva dallafede di Abramo, il quale è padredi tutti noi” (Rm 4,16).

D’altro canto, Paolo non fumai contro il legalismo ma ve-deva in esso la deriva della fra-gilità umana che si limita all’os-servanza esteriore della legge manon arriva a cambiare il cuore.

Fabio Ferrario

9

o imitiva /1

Nel pensiero di San Paolo emerge con forza la mi-sericordia di Dio che ha salvato gli uomini non inforza delle loro opere, ma solo per la potenza del-la Croce di Gesù.

Page 10: RMA_4_09

10

In tempo di grave crisi econo-mica la Chiesa non teme di rilanciare il digiuno per il

bene del corpo e dell’anima, einvita i fedeli a praticare, spe-cie in Quaresima, una sobrietàche avvicina a Dio e al prossi-mo, non una sobrietà metafori-ca ma reale, che significa ridu-zione o astinenza dal cibo e cheva applicata a ogni manifesta-zione umana e sociale. Il di-giuno non serve solo «a confe-rire unità alla persona, corpo eanima», ma ha anche una va-lenza sociale perché, «privan-

doci di qualcosa per aiutare glialtri, mostriamo concretamen-te che il prossimo in difficoltànon ci è estraneo».

Lo scrive Papa Benedetto nelmessaggio per la Quaresima,«cammino di più intenso alle-namento spirituale», nel quale laliturgia ripropone la preghiera,l’elemosina, il digiuno, «tre pra-tiche care alla tradizione bibli-ca e cristiana, per disporci a fa-re esperienza di Dio e a cele-brare la Pasqua». È vero che iltesto è finalizzato alla Quaresi-ma ma, a ben guardare e a benleggere, per il cristiano esso va-le per tutto l’anno, indipenden-temente dal periodo liturgico.

Sottomettersi a Dio

Nel 2006, Ratzinger propo-se il tema della compassioneprendendo spunto da Gesù «che,vedendo le folle, ne ebbe com-passione». L’anno dopo ripresee applicò la prima enciclicaDeus caritas est, appena pub-blicata. Nel 2008 illustrò il te-ma dell’elemosina. Quest’annoriflette sul valore e il senso deldigiuno, visto anzitutto nellaBibbia. La Quaresima richiamai quaranta giorni vissuti da Ge-sù in preghiera e nel digiuno neldeserto, conclusi da un duroscontro con il tentatore. «Ci do-mandiamo quale valore abbiaper noi cristiani il privarci diqualcosa che sarebbe in sé buo-no e utile per il sostentamento.Le Scritture e la tradizione cri-stiana insegnano che il digiunoè di grande aiuto per evitare ilpeccato e tutto ciò che a esso in-

duce. Nella storia della salvez-za ricorre più volte l’invito a di-giunare e a sottomettersi a Dioconfidando nella sua bontà emisericordia. La pratica del di-giuno è molto presente nella pri-ma comunità cristiana dove iPadri della Chiesa dicono che laforza del digiuno è capace ditenere a freno il peccato, di re-primere le bramosie, di aprirenel cuore la strada a Dio».

E oggi? Si digiuna solo persmagrire, per ragioni terapeu-tiche o di bellezza. Osserva ilPapa: «Il digiuno pare aver per-so un po’ della sua valenza spi-rituale e aver acquistato piut-tosto, in una cultura segnatadalla ricerca del benessere ma-teriale, il valore di una misuraterapeutica per la cura del cor-po. Digiunare giova al benes-sere fisico, ma per i credenti èin primo luogo una «terapia»per curare tutto ciò che impe-disce loro di conformarsi allavolontà di Dio», come inse-gnava Paolo VI nella costitu-zione apostolica Pænitemini del1966. La Quaresima – aggiun-ge Ratzinger – è l’occasione

Vita spirituale

Sobrietà e solid a

Il digiuno ci rende più sensibili alle ne-cessità degli altri. Così, spezzare il pa-ne con l’affamato è un gesto che ri-vela la sostanziale fraternità fra gliuomini.

Page 11: RMA_4_09

buona «per valorizzare il si-gnificato autentico e perennedi quest’antica pratica, che ciaiuta a mortificare l’egoismo,ad aprire il cuore all’amore diDio e del prossimo, a conferi-re unità alla persona, corpo eanima, a evitare il peccato, acrescere nell’intimità con il Si-gnore». Insiste su un tema chegli è molto caro: «Con il di-giuno e la preghiera possiamosaziare la fame più profondache sperimentiamo nel nostrointimo: la fame e sete di Dio».

Quindi il digiuno come «pra-tica ascetica importante, comearma spirituale per lottare con-tro l’attaccamento disordinatoa noi stessi, per controllare gliappetiti della natura indebolitadalla colpa d’origine, per aiutareciascuno di noi a fare di sé do-no a Dio, per allontanare ciòche distrae lo spirito, per inten-sificare ciò che nutre l’animaaprendola all’amore di Dio edel prossimo». Nel digiuno c’è

una dimensione di carità: «Ciaiuta a prendere coscienza del-la situazione in cui vivono tan-ti nostri fratelli. Privandoci diqualcosa per aiutare gli altri,mostriamo che il prossimo indifficoltà non ci è estraneo magli riserviamo accoglienza e at-tenzione».

Offrirsi ai fratelli

Quindi, nessuna «idolatriadel corpo» ma profondo signi-ficato teologico del digiuno cri-stiano e nessuna commistionesincretista. Spiega il cardinalePaul Joseph Cordes, presidentedel Pontificio consiglio «Corunum»: il digiuno cristiano «nonpuò essere identificato con il di-giuno degli islamici e dei bud-disti, ai quali va il massimo ri-spetto», ma «non siamo nel su-permercato delle religioni». Ildigiuno per i musulmani e i bud-disti «è una lotta contro il po-

tere della materia sull’uomo»,per i cristiani «è la discesa nel-la profondità della fede dove siincontra Dio».

Il «mercato del wellness» ei moderni «templi della cura delcorpo» nelle società occidenta-li hanno raggiunto dimensionigigantesche. Non è questo ilsenso del digiuno cristiano. InGermania le case farmaceuti-che vendono 19 milioni di pac-chetti di mezzi dimagranti ognianno.

Cifre eloquenti, specie se pa-ragonate a quelle fornite dalla si-gnora Josette Sheeran, diretto-re esecutivo del Programma ali-mentare mondiale delle Nazio-ni Unite: «La fame uccide unbambino ogni sei secondi», col-pa dell’ingiusta distribuzionedelle ricchezze, dell’avidità, del-le guerre, delle speculazioni: «Ildigiuno, combinato con la be-neficenza, può davvero cam-biare la vita di un bambino».

Pier Giuseppe Accornero

11

d arietà

Privandoci di qualcosa per aiutare glialtri, mostriamo concretamente che ilprossimo non ci è estraneo.

Il digiuno cristiano non è attuato solo per combattere il male, ma soprattuttoper incontrare Dio.

Page 12: RMA_4_09

12

Abbiamo visto come la spi-ritualità mariana può es-sere definita, in senso

ampio, come l’esperienza dellapropria esistenza (e la sua tema-tizzazione), vissuta nel nome diGesù, il Cristo, nostro Salvatoree nostro Determinante etico, sot-to l’influsso del suo Spirito, conil riferimento a Maria, la Madredi Gesù, vista come modello dapregare e imitare nella vita quo-tidiana. Parlare quindi di Mariadi Nazaret significa tener sem-pre presente suo Figlio Gesù, cheè il nostro unico Mediatore e lanostra fondamentale Via al Padre,nello Spirito. E non può essere al-trimenti.

Il Papa Paolo VI nel suo do-cumento Marialis Cultus (MC1974), diventato (insieme al c.VIII della Lumen Gentium) ormai

punto di riferimento per la Ma-riologia dopo il Vaticano II, hascritto: “La Vergine Maria è sta-ta sempre proposta dalla Chiesaalla imitazione dei fedeli, nonprecisamente per il tipo di vitache condusse e, tanto meno, perl’ambiente socio-culturale in cuiessa si svolse, oggi quasi dap-pertutto superato; ma perché nel-le sua condizione concreta divita, Ella aderì totalmente e re-sponsabilmente alla volontà diDio (Lc 1,38); perché ne accol-se la parola e la mise in prati-ca; perché la sua azione fu ani-mata dalla carità e dallo spiri-to di servizio; perché, insomma,fu la prima, la più perfetta se-guace di Cristo: il che ha unvalore esemplare, universale epermanente” (n. 35). E più avan-ti, per fugare qualsiasi residuo di

“esagerazione mariana”, conte-stata nel passato, ha precisatoscrivendo: “Infine, qualora ce nefosse bisogno, vorremmo riba-dire che lo scopo ultimo del cul-to alla beata Vergine Maria èdi glorificare Dio e di impe-gnare i cristiani ad una vita deltutto conforme alla sua volon-tà” (n. 39), volontà di Dio che eraper Gesù il suo “vero cibo” du-rante la vita terrena (“Mio ciboè fare la volontà di Colui che miha mandato”, in Gv 4,34) e cioèviveva di questa e per questa, fi-no al Calvario.

Anche Giovanni Paolo II, sul-la lunghezza d’onda del suo pre-decessore, ha scritto: “... Maria,la Madre di Gesù, è in continuocontatto con la verità del suo Fi-glio solo nella fede e mediante lafede! È dunque beata, perché «ha

Spiritualità marianaMaria, donna di fede /1

Chiunque tu sia, che hai l’impressione di essere sballottato nei flutti di que-sto mondo tra burrasche e tempeste invece di camminare per terra, non di-stogliere lo sguardo dallo splendore di questa stella, se non vuoi essere tra-volto dalle tempeste.Se insorgono i venti delle tentazioni, se ti dibatti negli scogli delle tribolazio -ni, guarda la stessa, invoca Maria!Se sei assalito dalle ondate della superbia, dell’ambizione, della calunnia,della gelosia, guarda la stella, chiama Maria!Se l’ira o l’avarizia, o le lusinghe della carne hanno scosso la navicella del-la tua anima, guarda Maria!Se, turbato dall’enormità dei peccati, confuso per le brutture della tua co-scienza, impaurito dal rigore del giudizio, cominci ad essere risucchiato dalbaratro della tristezza e dall’abisso della disperazione, pensa a Maria!Nei pericoli, nelle difficoltà, nei dubbi, pensa a Maria!...Seguendola non uscirai di strada; pregandola non dispererai; pensando alei non sbaglierai. Se lei ti sostiene non cadi; se ti protegge non temi; se tiguida non ti affaticherai...”.(SAN BERNARDO, Omelia in onore della Vergine Madre, 2,17).

Guarda la stella, chiama MariaMaria progredì nella fede, aderendo

perfettamente alla volontà del Padre, fino al momento tragico della Croce.

Page 13: RMA_4_09

creduto» e crede ogni giorno tratutte le prove e contrarietà delperiodo dell’infanzia di Gesù epoi durante gli anni della vita na-scosta a Nazaret, dove egli «sta-va loro sottomesso» (Lc 2,51)”(Redemptoris Mater, n. 17).

Maria è cresciutagradualmente nella fede

È stato il Concilio VaticanoII con il documento Lumen Gen-tium (sulla Chiesa, del 1964) edil suo famoso capitolo VIIII daltitolo “La Beata Maria VergineMadre di Dio nel mistero di Cri-sto e della Chiesa”, che ha postole basi per il rinnovamento del-la mariologia, rispondente anchealle sfide culturali del tempo. Co-me ha scritto Stefano De Fiores,questo documento “è considera-to una mirabile sintesi su Maria,un inno incomparabile di lode inonore di Maria” (Paolo VI), e inun certo senso “la Magna Char-ta” della mariologia della nostraepoca (Giovanni Paolo II), il cuieffetto è stato quello di ristabili-re il consenso dei vari movimentiintra ecclesiali ... (in Maria sin-tesi di valori, p. 336).

Dieci anni dopo (1974) è ar-rivata l’esortazione apostolica diPaolo VI dal titolo Marialis Cul-tus, che ha ripreso e precisatoalcuni aspetti del c. VIII, comequelli della fede di Maria, nonacquisita una volta per sempre.Ha scritto il Concilio: “Così anche la Beata Vergine Mariaavanzò nella peregrinazionedella fede (in peregrinatione fi-dei processit... usque ad crucem)e serbò fedelmente la sua unio-ne col Figlio sino alla croce, do-ve non senza un disegno divi-no, se ne stette (Gv 19,25) sof-frendo profondamente col suoUnigenito e associandosi conanimo materno al sacrificio diLui...” (LG VIII, n. 58).

In sintesi, si può affermareche il c. VIII della Lumen Gen-

tium presenta Maria di Nazaretcome mistero di grazia (i doni diDio) e di fede (insieme dono diDio e risposta dell’uomo).

Si può dire che questa impo-stazione sia più attuale e rispondamaggiormente alle esigenze ditipo culturale e antropologicoproprio del periodo post Vatica-no II e di questo III millennio.L’uomo di oggi è geloso dellapropria libertà e capacità di au-todeterminazione (che ne ha fat-to un idolo a cui sacrificare tut-to), si sente protagonista ed ègeloso della propria capacità de-miurgica (homo faber o megliohomo technologicus) con la con-seguenza esaltazione della tec-nica come nuovo orizzonte alquale riferire la soluzione di tut-ti i problemi. Maria viene indi-cata in questi documenti citati

come “una donna tutt’altro chepassivamente remissiva o diuna religiosità alienante”, mauna “donna forte, che conobbepovertà e sofferenza, fuga edesilio” (Paolo VI nella MC n.37). Una donna che fu forte so-prattutto nella fede e nell’ade-sione totale al progetto di Dio,di essere la Madre terrena delsuo Figlio. Progetto che lei attesee conobbe con pazienza (quindicrescendo nella fede) per tuttala vita, fino al momento piùdrammatico del Calvario, quan-do tutto sembrava naufragare elei ritrovarsi vittima di un in-ganno.

Ancora Paolo VI ha scrittonella sua Marialis Cultus: “Al-l’uomo contemporaneo, non dirado tormentato tra l’angoscia ela speranza, prostrato dal senso

13

All’uomo moderno, la Vergine Maria offre una visione serena e una parola ras-sicurante: la vittoria della speranza sull’angoscia.

Page 14: RMA_4_09

14

dei suoi limiti e assalito da aspi-razioni senza confini, turbato nel-l’animo e diviso nel cuore, conla mente sospesa dall’enigma del-la morte, oppresso dalla solitu-dine mentre tende alla comunio-ne, preda della nausea e della no-ia, la beata Vergine Maria, con-templata nella sua vicenda evan-gelica e nella realtà che ella pos-siede nella città di Dio, offre unavisione serena e una parola ras-sicurante: la vittoria della spe-ranza sull’angoscia, della comu-nione sulla solitudine, della pa-ce sul turbamento, della gioia edella bellezza sul tedio e sullanausea, delle prospettive eternesu quelle temporali, della vitasulla morte” (MC n. 57).

La fede di Maria

Non si vive la propria spiri-tualità mariana in profondità ein sincerità, oltre che in verità,senza la fede. Credo che questodella fede sia il problema nume-ro uno in ogni vita spirituale, equindi anche nel proprio rapportocon Maria di Nazaret. È insom-ma il primo atteggiamento e laprima funzione esemplare nei no-stri riguardi che la Madre di Ge-

sù ci regala: credere come lei, fi-darsi di Dio come lei, affidarsi aDio come lei, crescere gradual-mente nella fede come lei, af-frontare anche la “notte della fe-de” (RM, n. 17) come ha fattolei. Perché è il primo e assoluta-mente più importante atteggia-mento da copiare? Perché vive-re di fede e vivere la propria fe-de è l’impresa più ardua per unuomo. “La fede è un cammino:anzi soprattutto la fede. Il verocammino dell’uomo è il cammi-no della sua fede, perché la fedeè la dimensione ultima dell’uo-mo. Senza la fede non c’è muta-mento” (David M. Turoldo). Echi ha deciso di vivere, giornodopo giorno, la propria vita “al-la presenza di Dio” cioè sce-gliendo e facendo il bene a tuttie non il male, ha sperimentatoquanto sia duro e in salita que-sto cammino verso la montagnadi Dio.

È la Parola di Dio che ci dicequanto questo sia vero e ancheimportante. Nel Vangelo trovia-mo una frase che deve far riflet-tere “Quando il Figlio dell’uo-mo ritornerà, troverà ancorafede sulla terra?” (Lc 18,8). Èun interrogativo lanciato da Ge-sù, come monito per tutti, subi-

to dopo la parabola del giudiceiniquo e della vedova insistente.Parole pesanti, non c’è che dire.Che devono far riflettere e checi danno l’idea di quanto sia dif-ficile il “mestiere” di credere, edi quante difficoltà sia dissemi-nata la strada della fede in Dioda parte dell’uomo, di ogni uo-mo che è aperto e si interrogasul trascendente. Ma d’altra par-te nella Lettera agli Ebrei (11,6)troviamo anche la frase che “sen-za la fede è impossibile piacerea Dio”. Certo che se non si am-mette o non si crede in Dio èmolto difficile vivere secondoDio e la sua legge. E ancora (Gal3,11) “il giusto vivrà per la sua fe-de”. E se applichiamo questi ver-setti alla vita di Maria di Naza-ret vediamo quanto Lei sia vis-suta di una fede totale in Dio enella sua parola. “La fede, ci ri-corda Giovanni Paolo II nella Re-demptoris Mater, n.17, è un con-tatto con il mistero di Dio e Ma-ria è costantemente, quotidiana-mente in contatto con l’ineffabi-le e insondabile, da mente uma-na, del mistero di un Dio che siè fatto uomo”. La fede di Marianon fu acquisita una volta persempre, ma anche lei, si affermapiù avanti, “avanzava nel suo iti-nerario di fede”. Anche lei hacamminato giorno dopo giorno,prova dopo prova, fatica dopofatica in questo cammino di fe-de fino al giorno della Risurre-zione del Figlio.

Ed è proprio questa “fatica delcuore”, questo suo avanzare nelcammino verso Dio (che com-prende la “tappa” lacerante delCalvario del Figlio), questo suovivere come se vedesse l’Invisi-bile, che è di grande insegna-mento per la vita di fede di ognidiscepolo di Cristo. Imitare la fe-de di Maria (che ci viene de-scritta nei Vangeli) nella vita quo-tidiana è dare un solido fonda-mento alla propria spiritualitàmariana.

Mario Scudu

Il cammino nella fede di Maria si conclude nella gloria, quando assunta in Cie-lo in corpo e anima, ha concluso nella sua persona la redenzione attuata daCristo per tutti gli uomini.

Page 15: RMA_4_09

L’onomastico di chi si chiama Maria e gli affreschi della cupolamaggiore della Basilica

Quante sono le signore e le signorine che portano il bellissimo nome di Maria? Moltissime! In

Italia e in tutto il mondo. Sa-ranno liete di sapere che il gior-no del loro onomastico, che ca-de il 12 settembre, è associato adun episodio molto importantedella storia della Chiesa rievo-cato nella Basilica di Maria Au-siliatrice. Infatti, nella parte del-la cupola maggiore che è difronte al trono dell’Ausiliatri-ce, un gruppo di angeli sostie-ne un arazzo rappresentante labattaglia di Lepanto, di cui ab-biamo già parlato in un nume-ro precedente della nostra rivi-

sta. A sinistra si può intravede-re la figura del re polacco Gio-vanni III Sobieski, il condottie-ro delle truppe cristiane che li-berarono la città di Vienna nel1683. A seguito di questa vit-toria, del tutto insperata eppu-re di straordinaria importanzaper la sopravvivenza stessa del-l’Europa cristiana, il Papa del-l’epoca, il Beato Innocenzo XI,decise di estendere alla Chiesauniversale la festa liturgica delNome di Maria, dapprima ce-lebrata solo in alcune regioni. IlPapa era infatti convinto che laliberazione di Vienna, strettadall’assedio dei Turchi, fossestata un evento del tutto prodi-gioso e fosse stata ottenuta perl’intercessione di Maria, pro-prio il 12 settembre di quel lon-tano 1683. Ma che cosa avven-ne esattamente?

L’avanzata irresistibile dei Turchi

Il secolo XVII è funestato dauna serie di guerre apparente-mente interminabili tra gli Statieuropei: divisioni religiose traCattolici e Protestanti e lotte di-nastiche ne sono la causa, calodemografico e crisi economical’effetto. Ne approfittano i Tur-chi dell’Impero Ottomano che,di convinta fede islamica, attra-versano un periodo di grande vi-gore militare e che puntano astringere come una tenaglia ilCristianesimo europeo, da Est eda Ovest. Puntano a conquistareVienna, la capitale dell’ImperoAsburgico, da essi chiamata “lamela d’oro” e poi di là scenderea Roma per trasformare la Basi-lica di San Pietro in una moschea.Da tempo padroni dei Paesi bal-

In Basilica

La battaglia di Vienna

Nel 1683, la salvezza di Vienna impedì alle forze ottomane di invadere il resto d’Europa.Nel 1683, la salvezza di Vienna impedì alle forze ottomane di invadere il resto d’Europa.

Mar

co d

’Avi

ano

guid

a la

Per

egrin

atio

Mar

iae

a V

ienn

a ne

l169

7, G

iuse

ppe

Gat

to.

Avi

ano,

chi

esa

parr

occh

iale

.

Page 16: RMA_4_09

16

canici, conquistatori di Buda, ca-pitale dell’Ungheria, nel maggiodel 1683 i Turchi radunano unenorme esercito, forse trecento-mila soldati, e scatenano l’of-fensiva verso l’Europa centrale,guidati da un generale feroce, ilGran Visir, Karà Mustafà. Dovepassano, come loro costume, de-vastano i villaggi, razziano ognigenere di bene, profanano e di-struggono le chiese, e rapisconocentinaia di donne per popolaregli harem e soddisfare così i lo-ro appetiti sessuali. Dopo duemesi di marce forzate di venti epersino trenta chilometri al gior-no, si piazzano dinanzi alle por-te di Vienna e la cingono d’as-sedio, attendendone la capitola-zione, per fame e per malattie.L’imperatore Leopoldo I fugge esi rifugia nella città di Linz. Vien-na è eroicamente difesa da circadiecimila soldati e da volontaridisposti a perdere la vita pur disalvare l’Europa dall’aggressio-ne turco-islamica. La città rigur-gita di profughi e di malati. Lerisorse idriche sono state inqui-nate, topi infetti, gettati oltre lemura dagli assedianti, fanno di-lagare la peste. Voragini sonoaperte lungo i bastioni. Una cam-pana della cattedrale di SantoStefano continua a convocare glieroici difensori con i suoi rin-tocchi. Viene chiamata “An-gstern”, che significa “angoscia”.La capitolazione è vicina.

Veni, vidi, Deus vicit

Il comandante della guarni-gione viennese, von Starhem-berg, invia un messaggio dispe-rato: “Non perdete più tempo,clementissimo signore, non per-dete più tempo”. Lo sconfortatoappello è rivolto ad un principe,Carlo di Lorena, che, insieme adaltri condottieri cristiani, avevadato vita ad un’alleanza milita-re di truppe cristiane, accampa-te sulle colline a nord di Vienna.

Il generale è il re polacco Gio-vanni Sobieski, ritratto in Basi-lica, ma l’anima che infonde co-raggio e fiducia ai difensori ac-corsi per liberare la capitale è unfrate cappuccino, Marco d’Avia-no, beatificato da Giovanni Pao-lo II nel 2002. Tutti lo conside-rano un santo: i nobili e le regi-ne che lo vogliono come consi-gliere spirituale e confessore, ilpopolo che si affolla per ascol-tarne le prediche e tagliuzza ilsuo mantello per ottenerne reli-quie, e il Papa che gli affida mis-sioni impossibili, come quella,per l’appunto, di mettere d’ac-cordo i re cristiani, sempre divi-si, per impedire il dilagare del-l’Islam. La mattina dell’11 set-tembre, Marco d’Aviano celebrauna Messa sulla montagna diKalhenberg. Il re po-lacco Giovanni gli fada chierichetto. Letruppe cristiane sonopresenti e, alla finedella Messa, Marcod’Aviano grida: “Io-annes vinces”, che inlatino significa “Gio-vanni vincerai”. Edaccade proprio così.Nonostante la spro-porzione numericatutta a vantaggio deiTurchi, mentre Mar-co d’Aviano corre dauna parte all’altra gri-dando “Gesù e Ma-ria”, le campane suo-nano a distesa e don-ne e bambini invoca-no nelle chiese la Ma-dre di Dio, le truppecristiane mettono infuga quello che eraconsiderato il più po-tente esercito del tem-po. Alla sera del 12settembre del 1683 iTurchi fuggono di-sordinatamente.

Dopo molti secolidi supremazia, iniziail loro declino. Negli

anni successivi, anche Buda eBelgrado vengono loro sottrattee ritornano ad essere cristiane.Come questo sia potuto accade-re è stato ben compreso dai con-temporanei. Quando il giornoseguente alla vittoria, GiovanniSobieski entrò trionfalmente incittà, il corteo, per ordine del re,si diresse verso la chiesa dellaMadonna di Loreto: all’inter-vento della Madre di Dio, Aiu-to dei Cristiani, era attribuita lavittoria.

Fu celebrata una Messa, du-rante la quale il re rimase in gi-nocchio. Al Papa egli inviò unmessaggio per annunziargli lavittoria: Veni, vidi, Deus vicit. IlPontefice, Innocenzo XI, che ave-va voluto organizzare la Crocia-ta, istituì la festa in onore del

La vittoria sui Turchi venne subito attribuita alla pre-senza di Maria, aiuto dei cristiani, tanto invocata dalBeato Marco d’Aviano.

Page 17: RMA_4_09

Nome di Maria in ricordo e rin-graziamento della vittoria, per ilcui conseguimento tanto si eraprodigato il Cappuccino Marcod’Aviano che, oltre a benedire letruppe, sarebbe pure all’originedella bevanda, conosciuta in tut-to il mondo: il cappuccino, perl’appunto. Una notizia, priva pe-rò di documentazione storica, ri-porta che egli avrebbe suggeritodi aggiungere del latte al caffè.Esso era gustato a Vienna dopola battaglia in cui i soldati cri-stiani ricupererarono, nel bottino,anche sacchi di caffè. La bevan-da, ottenuta dalla mescolanza,proposta da Marco d’Aviano, dicaffè e latte, piacque tanto che gliavventori dei primi bar viennesivollero chiamarla “cappuccino”.Se quest’ultimo è solo un aned-doto piacevole, ma storicamen-te infondato, una pensosa rifles-sione si impone. Molto proba-bilmente, come ricorda RinoCammilleri, in Europa, le nostredonne oggi porterebbero il “cha-dor”, sarebbe proibito bere vinoe birra, gli adulteri sarebbero la-pidati e ai ladri mozzata la ma-no destra e i cristiani, se ancoraesistenti come esigua minoranza,sarebbero solo dei “dhimmi”,

cioè dei “sottomessi”, se a Vien-na, nel 1683, la Madre di Dionon fosse stata accoratamente in-vocata da un re polacco di Lei de-votissimo, che nella sua cappel-la faceva cantare ogni giorno lelitanie lauretane, e da un frate

cappuccino, inviato da un Papache volle la festa del Nome diMaria.

Roberto Spataro Studium Theologicum Salesianum

Gerusalemme e-mail: [email protected]

17

GIANFRANCO VENTURI - MARINO GOBBIN (A cura di)

365 PAROLE D’AMOREMeditazioni e preghiere per ogni giorno dell’anno per fidanzati e coppie

Editrice Elledici, CPM, pagine 416 € 12,00 (ediz. brossurata);€ 21,00 (ediz. cartonata).

Queste pagine vogliono accompa-gnare giorno dopo giorno la realtàdell’amore, quello di Gesù; un gio-co che conosce infinite vie, e arri-va là dove tutto si dona e tutto sieterna. A coloro che incomincianoa camminare nella via dell’amore olo vanno scoprendo, ai fidanzati eagli sposi, a quanti vivono nel celi-bato, a tutti coloro che ogni giornosono chiamati ad «amarsi nel Signore», a «sposarsi nel Signore», so-no affidate queste 365 umili pagine, spigolate qua e là, «piccole lucid’amore» che molte persone ci hanno lasciato, per testimoniarci cheè bello dire in verità ogni giorno: «Ti amo!».

Giovanni Sobieski incontra l’imperatore Leopoldo I a Schwechat (1859), dopo la battaglia di Vienna, il 12 settembre 1683. Galleria d’Arte di Lviv, opera di Artur Grotter.

Giovanni Sobieski incontra l’imperatore Leopoldo I a Schwechat (1859), dopo la battaglia di Vienna, il 12 settembre 1683. Galleria d’Arte di Lviv, opera di Artur Grotter.

Giovanni Sobieski incontra l’imperatore Leopoldo I a Schwechat (1859), dopo la battaglia di Vienna, il 12 settembre 1683. Galleria d’Arte di Lviv, opera di Artur Grotter.

Page 18: RMA_4_09

IL PURGATORIO

Che cos’è il Purgatorio?

Già ora voglio vivere così come vivrò nell’aldi-là. Un legame strettissimo corre tra questa mia vi-ta e quella. Quella però fortunatamente sarà piùbella e più felice di questa, ma sempre la stessa vi-ta di figli di Dio. Il mio futuro inizia dunque già inquesto mio cammino presente.

Il mio desiderio e, quindi la mia preghiera, èquesta: Gesù mio, perdona le nostre colpe, preser-vaci dal fuoco dell’inferno e porta in cielo tutte leanime, specialmente le più bisognose della tua mi-sericordia.

Giustamente mi pongo una domanda: sono benpreparato per l’incontro con il tre volte Santo? Senon lo sono, siamo tutti peccatori, supplicherò la bon-tà del Signore per essere purificato e quindi rive-stito della veste nuziale.

Proprio quello che afferma il Catechismo dellaChiesa Cattolica, al numero 210 del compendio,parlando della necessità di venire purificati: “Il Pur-gatorio è lo stato di quanti muoiono nell’amiciziadi Dio, ma, benché sicuri della loro salvezza eter-na, hanno ancora bisogno di purificazione, per en-trare nella beatitudine celeste”.

E in realtà il Purgatorio è il proseguimento e ilcompletamento dell’azione purificatrice operata daDio qui in terra, proprio come diceva Davide: “Pie-tà di me, o Dio, secondo la tua misericordia, nellatua grande bontà cancella il mio peccato. Purifica-mi e sarò mondato; lavami e sarò più bianco dellaneve” (Sal 50,1.9). Così possiamo affermare che ilPurgatorio incomincia già qui, quando noi chie-diamo sinceramente perdono delle nostre colpe,con la confessione o, se non è possibile, con l’attodi dolore, e facciamo una adeguata penitenza conl’impegno di non peccare.

Che cosa dice la Bibbia

C’è un passo nella Bibbia dove viene testimo-niata la fede degli Ebrei che pregano per i morti e offrono sacrifici in loro favore (2 Mac 12,42ss):“... Perciò tutti ricorsero alla preghiera, supplican-do che il peccato commesso fosse pienamente per-donato. Poi fatta una colletta, con un tanto a testa,per circa duemila dracme d’argento, le inviò a Ge-rusalemme perché fosse offerto un sacrificio espia-torio, compiendo così un’azione molto buona e no-bile, suggerita dal pensiero della Risurrezione. Per-ché se non avessero avuto ferma fiducia che i ca-duti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo evano pregare per i morti. Ma se egli considerava lamagnifica ricompensa riservata a coloro che si ad-dormentano nella morte con sentimenti di pietà, lasua considerazione era santa e devota”.

Dunque qui si sottolinea in particolare che 1º) Giu-da e i soldati ricorsero alla preghiera supplicandoDio perché il peccato commesso dai loro compa-gni caduti in battaglia fosse pienamente perdona-to: 2º) che fecero una colletta da inviare a Gerusa-lemme perché fosse offerto un sacrifico espiatorio.

Vi è un altro passo che parla di una purificazio-ne dopo la morte. Ecco: “Infatti nessuno può por-re un fondamento diverso da quello che già vi ri-trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fonda-mento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose,

In cammino verso le ultime realtà

Celebrazione

I Novissimi /11

Le anime del Purgatorio sono già orientate verso Dio. Lapreghiera per loro è uno degli atti d’amore più intensi e ve-ri che il cristiano possa fare.

18

Page 19: RMA_4_09

legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben vi-sibile: la farà conoscere quel giorno che si manife-sterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità del-l’opera di ciascuno. Se l’opera che uno costruì sulfondamento resisterà, costui ne riceverà una ri-compensa; ma se l’opera sarà bruciata, sarà puni-to: tuttavia egli si salverà, però come attraverso ilfuoco” (1 Cor 3,11-15).

Da questo brano di Paolo possiamo apprendereche ci saranno anche quelli che si salveranno, madopo esser passati come attraverso il fuoco, cioè at-traverso una sofferenza purificatrice.

In ogni caso si salva colui che, al termine dellasua vita, resta unito all’unico fondamento che èCristo Gesù.

Da questi due testi possiamo ricavare due elementidi grande importanza: l’utilità dei suffragi e l’esi-stenza di una purificazione nell’aldilà.

Preghiamo con il Salmo 84

Rit.: Mostraci, Signore, la tua misericordia.Signore, sei stato buono con la tua terra,

hai ricondotto i deportati di Giacobbe. Hai perdonato l’iniquità del tuo popolo, hai cancellato tutti i suoi peccati. Hai deposto tutto il tuo sdegno e messo fine alla tua grande ira. Rit.

Rialzaci, Dio nostra salvezza, e placa il tuo sdegno verso di noi. Forse per sempre sarai adirato con noi, di età in età estenderai il tuo sdegno? Rit.

Non tornerai tu forse a darci vita, perché in te gioisca il tuo popolo? Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza. Rit.

Dobbiamo credere nel Purgatorio?

La dottrina della Chiesa Cattolica sul Purgato-rio è stata definita, nel II Concilio di Lione (1245),in quello di Firenze (1439) e in quello di Trento(1545). Ciò che venne definito è questo: 1º) l’utili-tà dei suffragi, 2º) l’esistenza di una purificazionenell’aldilà, mentre il Concilio di Trento aggiungela raccomandazione di evitare ogni questione sot-tile e ogni descrizione fantastica.

Il Concilio Vaticano II proponendo nuovamen-te i decreti dei sacri Concili, richiama gli stessi duepunti di cui sopra, impegnando fortemente i fedelia coltivare, con grande pietà, la memoria dei defunti,pregando e offrendo sacrifici per loro. E ricordache la morte non spezza la comunione tra i cre-denti in Cristo, sia che essi si trovino nella gloria

celeste o che stiano purificandosi dopo la mortestessa, mentre esorta “tutti quelli a cui spetta, per-ché se si fossero infiltrati qua e là abusi in eccessoo in difetto, si adoperino per toglierli e corregger-li, e tutto restaurino per una più piena lode di Cri-sto e di Dio” (LG 49-51).

Se la morte ci coglie prima che il lavoro del no-stro completo assestamento venga compiuto, que-sto lavoro di purificazione e di abbellimento devecontinuare anche nell’aldilà, poiché nessuno può en-trare nella Casa del Padre anche con un solo mini-mo disordine nella sua persona.

Qual è la natura di questa purificazione?A volte si è arrivati ad affermare una vera aber-

razione, cioè quella di assimilare in tutto lo statodi purificazione a quello di dannazione, fuorché ladurata.

Purificazione è la privazione della visione bea-tificante: la pena intensa di desiderare di vedere enon esserne appagati.

E il fuoco purificatore? I Concili di Lione, di Fi-renze non parlano del fuoco, e neppure ne parla ilConcilio di Trento, e tanto meno il Vaticano II.

Preghiera

Caro Gesù, mio bell’Amore, il tuo Sangue sgorga ancora e lava il ribrezzo dei miei peccati, Ti prego, chiudimi nelle tue piaghe.

Non hai finito mai di amarci: Ti interessano davvero i peccatori? Non mancano, no, lo siamo tutti: il tuo Spirito ci metta in ginocchio.

Accogli chi muore sperando in te e chi si affida alla tua clemenza: un giorno faremo festa tutti insieme stretti al tuo grande cuore umano.

Don Timoteo Munari

19

Il Purgatorio è la purificazione dalle pene connesse col pec-cato. Una purificazione necessaria per entrare in perfettacomunione con Dio.

Page 20: RMA_4_09

20

5. LE NUOVE FRONTIERE

5.1 - Le principali priorità: i giovani poveri

Don Bosco, andando per le strade di Torino, vi-de le necessità della “pericolante gioventù” e ri-spose prontamente ai loro bisogni, aprendo nuovifronti di impegno e agendo anche con “temerarie-tà” pur di “guadagnare anime a Dio”. Percorrendole strade del mondo anche noi ci imbattiamo nei vol-ti dei giovani immigrati, dei ragazzi sfruttati dal tu-rismo sessuale e dal lavoro minorile, dei tossicodi-pendenti, dei portatori di HIV e dei malati di AIDS,dei disadattati sociali, dei disoccupati, delle vitti-me della violenza, della guerra e dei fanatismi re-ligiosi, dei bambini soldato, dei ragazzi di strada,dei disabili fisici e psichici, dei giovani a rischio.Siamo colpiti da alcuni luoghi di emarginazionenei quali i giovani vivono, come le periferie dellecittà e le baraccopoli, e da alcune situazioni di emar-ginazione come quelle dei rifugiati, degli indigeni,degli zingari e di altre minoranze etniche. Ricono-sciamo pure le attese dei giovani spiritualmente eculturalmente poveri, che sollecitano il nostro im-pegno: giovani che hanno perso il senso della vita,carenti di affetto a causa della instabilità della fa-miglia, delusi e svuotati dalla mentalità consumi-sta, indifferenti religiosamente, demotivati dal per-missivismo, dal relativismo etico, dalla diffusa cul-tura di morte.

Don Bosco si sentì mandato da Dio a rispon-dere al grido dei giovani poveri e intuì che, se eraimportante dare risposte immediate al loro di-sagio, ancor più lo era prevenirne le cause. Sulsuo esempio, vogliamo andare loro incontro, con-vinti che il modo più efficace per rispondere alle lo-ro povertà è proprio l’azione preventiva. Avvertia-mo perciò la necessità di approfondire il suo siste-ma educativo per esplicitarne i compiti in ordine alsuperamento del disagio e dell’emarginazione gio-vanili: educazione etica, promozione della dignità

della persona, impegno sociopolitico, esercizio del-la cittadinanza attiva, difesa dei diritti dei minori,lotta contro l’ingiustizia e costruzione della pace.Riconoscendo che nei giovani poveri si incontranoapertura e disponibilità al Vangelo, a loro annun-ciamo con coraggio Gesù Cristo e proponiamo cam-mini di fede.

Diffusa è l’attenzione alle tante forme di pover-tà presenti oggi nel mondo e in particolare quelleche minacciano il presente e il futuro dei giovani.Forte è l’impegno a favore della crescita umana edella promozione sociale nelle aree dove più evi-dente è la povertà. Si sviluppa il lavoro in rete, incollaborazione con la Famiglia salesiana, con edu-catori e volontari delle comunità educative pasto-rali, con soggetti del mondo ecclesiale, sociale edassociativo, con organizzazioni non governative.

Aspetti positivi che favoriscono l’apertura allenuove frontiere sono l’accresciuta capacità di pen-sare ed operare per progetti, la fiducia e la dispo-nibilità delle istituzioni private e pubbliche, l’im-pegno ad investire sulla formazione per abilitaresalesiani e laici a risposte adeguate. D’altra parteesiste una certa resistenza a rinnovare, riqualifica-re, convertire la nostra mentalità. Risulta ancoradebole la formazione di salesiani e laici per saperleggere i segni dei tempi e scongiurare il pericolodella lontananza dai giovani.

Per operare scelte coraggiose a favore dei giovanipoveri e a rischio ogni gruppo della FS:

– affronti le nuove povertà che vivono i giovani delcontesto e mantenga viva la sensibilità per leforme più gravi;

– esprima la predilezione per i poveri progettan-do iniziative esplicitamente dedicate ai giovanipiù poveri;

– cerchi risposte alle povertà spirituali dei giova-ni, proponendo esperienze e percorsi che risve-

(L’ADMA al XXVI Capitolo Generale dei Salesiani) (8a parte)

Da mihi animas cetera tolle

INSERTOL’ADMA nel mondo

Page 21: RMA_4_09

glino la dimensione religiosa della vita e li aiu-tino a scoprire Gesù come Salvatore.

– studi la possibilità di attivare progetti e di crea-re spazi per offrire ai giovani un’alternativa aforme di divertimento fisicamente e moralmen-te pericolose;

– promuova la difesa dei diritti dei minori e dei gio-vani e denunci la loro violazione con coraggioprofetico e sensibilità educativa.

L’AADDMMAA nel mondo

CORDOBA (Argentina) - La Presidente del-l’ADMA Signora Estela De Recio e l’animatorespirituale Don Aldo Tobares SDB, ci hanno tra-smesso una relazione sulla vita dell’ADMA a li-vello ispettoriale.

Obiettivo annuale: rilevamento delle sezioni ditutta l’Ispettoria, costituzione delle commissioni eloro rinnovamento, aggiornamento dei dati. So-prattutto è stato svolto un lavoro di promozione delsenso di appartenenza e di adesione nei gruppi e nel-le opere dove si svolgono le attività.

Riunione annuale dei Presidenti dei gruppilocali nell’Opera salesiana di San Juan. L’in-contro ha permesso di chiarificare la presenza del-l’ADMA, e la sua importanza nell’Ispettoria: il la-voro nelle opere è costante, spesso supera le pos-sibilità e il numero degli associati. Preoccupa l’as-senza dei giovani nell’Associazione. L’animazionedei consiglieri è varia circa l’impegno e l’accom-pagnamento per la formazione delle sezioni. Comeconclusione si decise di sollecitare, attraverso di-verse iniziative, la partecipazione all’ADMA, sug-gerendo la costituzione di un’ADMA infantile, col-legiale, giovanile. Di tale iniziativa si informò l’Ispet-tore, i Direttori e i Consiglieri.

Visita ai gruppi locali: l’animatore ispettoria-le P. Aldo Tobares ha incontrato l’ADMA di Tu-cuman in vista della rinnovazione del ConsiglioLocale.

Attività con la Famiglia Salesiana: incontri aCordoba e a Cuyo. Significativa la partecipazionedei soci dell’ADMA e affidamento a loro di diver-se responsabilità organizzative. Inoltre si sono svol-te varie iniziative: pellegrinaggi, incontri formati-vi, rinnovazione dell’affidamento a Maria e conse-gna della medaglia, diffusione del calendario diMaria Ausiliatrice e del Bollettino ADMA. I temi

di catechesi e di formazione più sviluppati sonostati intorno alla religiosità popolare, all’affida-mento a Maria. Particolare segno di comunione ladiffusione dell’ADMAonline.

Pellegrinaggio in Terra Santa. Dal 26 dicem-bre al 2 gennaio, in collaborazione con il Santua-rio di Maria Ausiliatrice, è stato organizzato unPellegrinaggio in Terra Santa. Vi hanno partecipa-to 100 pellegrini (75 dalla zona di Nave e 25 da To-rino) di cui diversi membri dell’ADMA di Torinoe di Nave. Tra essi è bello sottolineare la significa-tiva presenza di diverse coppie giovani. Accompa-gnati da Don Roberto Carelli, responsabile del Grup-po Famiglie di Torino e da Don Pier Luigi Came-roni, con la guida di Don Gianni Zappino, salesia-no di Valdocco, e di Mons. Giuseppe Ghiberti, bi-blista e responsabile per l’ostensione della Sindo-ne della diocesi di Torino, abbiamo ripercorso iluoghi che hanno visto lo svolgersi dei misteri del-la nostra salvezza, sperimentando ovunque la veri-tà e la bellezza della nostra fede. Nel susseguirsi delprogramma molto intenso di visita, di preghiera edi meditazione biblica è stato colto come un filo ros-so che dentro tutte le vicende storiche, così intri-cate e segnate da lotte e distruzioni, manifesta la fe-deltà di Dio e la sua presenza salvifica e miseri-cordiosa nella vita dell’umanità.

21

A lato, i partecipanti del gruppo ADMA di Cordoba (Argenti-na). Sotto, la Promessa emessa dai nuovi membri del grup-po di Cordoba. In questa città si è svolto l’incontro annualedei Presidenti dei gruppi Adma in cui si è deciso la costitu-zione di gruppi Adma giovanili.

Page 22: RMA_4_09

22

In qualche modo abbiamo anche sperimentato idrammi della guerra e lo scandalo della divisionedei cristiani: il celebrare la Via Crucis per le vie diGerusalemme, con il quartiere arabo completamentechiuso a causa dei combattimenti nella striscia diGaza, ci ha ricordato il dramma della guerra chesconvolge non solo la terra di Gesù ma tanti popo-li e la necessità di creare una cultura di pace.

Nei diversi luoghi si è percepita la presenza materna di Maria fonte di gioia e di pace e comeElla sempre accompagna il cammino di Cristo edella Chiesa, rivelandosi modello nell’adorazionedi Dio e donna di comunione nelle relazioni con ifratelli.

La giornata sul lago di Gesù, il lago di Gene-zaret, è stata caratterizzata dalla meditazione deltema eucaristico, sia rileggendo e meditando ilgrande discorso di Gesù nella sinagoga di Cafar-nao, che nel ricordo della moltiplicazione dei pa-ni e dei pesci.

GELA (Caltanissetta, Italia). Nuove promes-se di adesione all’ADMA e un nuovo evento par-ticolare quale l’atto di affidamento a Maria daparte di un bel gruppo di genitori per i loro fi-glioletti. Il primo momento, svoltosi il 4-12-2008nel corso della novena per l’Immacolata, è stato

emozionante perché mettersi nelle mani di Mariae chiedere di condurci per mano per gli irti sentie-ri della vita e affrontare i pericoli fiduciosi del suoaiuto, accresce la nostra devozione a questa Madredolcissima. Il secondo momento, in data 11-12-2008,è stato una novità, apportando un esito favorevo-lissimo tant’è che i presenti hanno espresso il de-siderio di riproporlo. Il cuore di tutti scoppiava di

gioia quella sera. Per tutto il giorno non aveva fat-to altro che piovere (meglio dire diluviare con tuo-ni, lampi e allagamenti). Niente ci ha bloccati a ca-sa perché grande è l’amore per Cristo e Maria San-tissima. Alle ore 18,00 eravamo tutti in chiesa, pron-ti per la Celebrazione Eucaristica. Subito dopol’omelia vengono presentati dagli stessi genitori ibimbi a Don Calogero Di Gregorio che benedicela famigliola e porge un’effigie di Maria Ausilia-trice. Bisogna dare merito ai bimbi per essere sta-ti attenti e partecipi. Al termine della celebrazionesi è tenuta l’agape nella hall della chiesa con can-ti e festeggiamenti (Luigina Ciaramella presidenteregionale ADMA Sicilia).

Don Pier Luigi Cameroni

I responsabili del Pellegrinaggio in Terra Santa: (da destra)Don Pier Luigi Cameroni, Don Roberto Carelli, Don Gio-vanni Zapino e Mons. Giuseppe Ghiberti.

La Benedizione dei bambini, presentati dai loro genitori nelcorso della celebrazione tenutasi durante la Novena del-l’Immacolata.

Page 23: RMA_4_09

Pensieri

❶ La nostra gioia è il modo mi-gliore di predicare il Cristiane-simo.

Beata Madre Teresa di Calcutta

❷ È solo la Speranza che ci fapropriamente cristiani.

Sant’Agostino

❸ La preghiera è la manifesta-zione e la proclamazione dellasperanza. San Tommaso

❹ Se non credete in me, nonavrete stabilità. Isaia, 7,9

❺ Nulla, assolutamente, ante-ponete a Cristo. San Benedetto

❻ L’ottimista ha spesso torto,come il pessimista, ma è più fe-lice. Anonimo

❼ Sposato o no solo l’egoistafallisce la sua vita.

Michel Quoist

❽ Ricordatevi che ogni cristia-no è tenuto a mostrarsi propo-sitivo verso il prossimo e chenessuna predica è più vera delbuon esempio.

San Giovanni Bosco

❾ Non rimandate a domani ilbene che potete fare oggi, per-

ché forse domani non avrete piùtempo. San Giovanni Bosco

❿ La gioia è la più bella crea-tura uscita dalle mani di Dio,dopo l’amore.

San Giovanni Bosco

Il viaggio più importante

È bello viaggiare, conoscere ilmondo, venire in contatto

con altre realtà... ma il vero viag-gio è quello interiore.Il viaggio che conta è andare fi-no al fondo di se stessi, fino alcuore del dramma umano, per ri-trovare il vero volto della vita.

Abbé Pierre

Pio XII e il bambino del pallone

Un episodio, verificatosi nei giardini di Castel Gan-

dolfo, durante una passeggiatadel Santo Padre: il bimbo di ungiardiniere stava giocando colpallone, e il Papa, capitataglila sfera tra i piedi, partecipòcon manifesta letizia alla in-fantile competizione, con laconsueta amabilità.

Un maggiordomo, ligio al-l’etichetta, chiamava a sé pocodopo l’incauto giardiniere, fa-cendo notare l’inopportunità diaver fatto trovare il bimbo suipassi del Sommo Pontefice.

Il brav’uomo si giustificò di-cendo che la moglie, che avreb-be dovuto badare al piccolo, eraammalata; comunque, avrebbeprovveduto: infatti il bimbo, neidue giorni successivi, non fuvisto.

Però Pio XII, durante le pas-seggiate lo ricercava e avevaportato delle caramelle, checonsegnò al piccino, quandonuovamente lo incontrò, dopotre giorni di assenza.

23

esempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriA cura di Mario Scudu

Il Padre

Il Padre consegna alla morte

il Figlio divino.Chinato il capo il Figlio, Gli riconsegna lo Spirito.È agàpe.

Energia Cristica

“Tutto è compiuto” è il grido ultimo

di un Dio sulla croce.E un raggio di misericordia inonda i cuori.

Poesie di Maria Caterina Scandàle

Cro

cifis

sion

e, ic

ona

mac

edon

e de

l XIII

sec

.

Page 24: RMA_4_09

24

Si compiono quest’anno 450 anni dalla Apparizione del-la Beata Vergine Potente

del Trompone, avvenuta il 2 apri-le del 1559, Domenica in Albis,vigilia della firma della pace diCastel Cambresi (3 aprile) chepone fine alle interminabili guer-re che hanno devastato le terrepiemontesi.

Ancora una volta la Madon-na viene in aiuto alle sofferen-ze non solo di una povera don-na, ma anche delle popolazionisfiduciate e sfinite dalle guerre,portando un’era di pace e di ri-costruzione per l’intero Pie-monte.

L’Apparizione

Domenica di Miglianotto,da tutti conosciuta e chiamata

Miglianotta, di Cigliano è unapovera donna afflitta da graviinfermità. Gibbosa ed assai ri-curva, da sei anni soggetta ognigiorno al mal caduco, è quasiincapace di parlare. Vive la suavita di dolore e di tristezza,consolandosi unicamente conla preghiera. È solita passare,nei suoi brevi spostamenti, nel-la località chiamata Trompone,da un grosso ceppo di casta-gno scapezzato (in dialettotrumpa).

Un giorno, mentre sta pre-gando, vede comparire propriosu quel tronco, in una luce vi-vissima, la Vergine Santissima,con in braccio il Bambino Ge-sù, che le sorride amabilmente.Nel medesimo tempo sente ri-fluire nel suo povero corpo lavita: la schiena le si drizza, lasua lingua si scioglie e tutti i

mali se ne vanno. Si sente com-pletamente guarita.

La Madonna le avrebbe ancheparlato dicendole che desidera-va che si edificasse al Trompo-ne una Chiesa, perché potessediventare proprio lì distributri-ce di grazie ai sofferenti.

La notizia del miracolo, co-me è naturale, si diffonde subi-to nei paesi vicini. La donna èmolto conosciuta, per cui la gua-rigione è evidente. La gente ac-corre al Trompone per pregarela Madonna e per portare i pro-pri malati sul luogo dell’Appa-rizione.

Si verificano subito nuovi mi-racoli, guarigioni di ciechi, dizoppi e di persone colpite da va-ri mali.

Qualche mese dopo, il 19agosto, Clero e Popolo di Mon-crivello convengono processio-nalmente al Trompone e, su diun altare mobile, il sacerdoteGiovanni Battista Ferraris cele-bra una Messa solenne “in ono-re di Dio e della vergine San-tissima”, terminata la quale vie-ne posta la prima pietra di unapiccola Chiesa.

Il Santuario

Il Marchese di Moncrivello,Cesare Majo, in occasione diun’udienza a Roma, informa ilPapa dei fatti del Trompone. IlPapa Pio IV, che da cardinaleera stato Commendatario del-

Calendario mariano

2 APRILE 1559 - BEATA VERGINE POTENTE DEL TROMPONE - MONCRIVELL O

Nel 450ºdell’App a

La solenne cupola del Santuario di Mon-crivello terminata nel 1568. È alta 22metri e ha un diametro di 10 metri.

Page 25: RMA_4_09

l’ospedale Sant’Andrea di Ver-celli, risponde con una Bolla,datata 31 agosto 1562, nella qua-le riconosce la guarigione delladonna di Cigliano all’apparire“di una grande luce”, prende at-to della devozione suscitata dal-l’avvenimento e delle numero-se grazie ottenute, ed autorizzala costruzione di una Chiesa“senza obbligo di chiedere la li-cenza dell’Ordinario del luo-go”. Concede inoltre l’indul-genza plenaria a tutti i fedeli cheogni anno visitano la Chiesa delTrompone, in occasione dellafesta nella Domenica in Albis.

Dopo alterne vicende, nel1568 è completata la costruzio-ne della Rotonda, alta 22 metricon un diametro di 10 metri che,in seguito sarà collegata con l’at-tuale Santuario, solenne e rac-colto, in tre navate, consacratoil 13 ottobre 1783, dedicato al-la Madonna con il titolo “Bea-ta Vergine degli Angeli”.

La visita di San CarloBorromeo ed il Seminario

Nell’ottobre del 1584, duran-te il suo terzo viaggio a Torino,invitato dal duca Carlo Emanue-le I, per venerare la Sacra Sin-done, San Carlo Borromeo, Ar-

civescovo di Milano e nipote delPapa Pio IV, visita il Tromponee dispone che nelle vicinanze del-la Chiesa venga costruito un pic-colo Seminario, collegato conquello di Vercelli, per attuare ledisposizioni del Concilio di Tren-to appena concluso.

Nel corso della storia, si al-ternano nell’animazione del San-tuario i Francescani, i Camaldo-lesi, ed infine nel 1881 ritorna ilSeminario minore di Vercelli.

In questa nuova fase, il Se-minario vede fiorire la vocazio-ne di Don Secondo Pollo, primaalunno, poi professore di Filo-sofia e Teologia e quindi cap-pellano militare coraggioso du-rante la seconda guerra mondia-le. Il 26 dicembre 1941, colpitoda un proiettile mentre assiste unalpino ferito, Don Pollo muore inMontenegro con sulle labbra leultime parole “Vado con Dio cheè tanto buono!” Giovanni PaoloII lo beatifica a Vercelli il 23maggio 1998.

Il Centro di recupero e rieducazione funzionale

Dopo la chiusura definitivadel Seminario minore, nel 1970,la Madonna fa incontrare il Ser-vo di Dio Mons. Luigi Novare-se, fondatore dei Silenziosi Ope-rai della Croce, con l’arcivesco-vo Mons. Albino Mensa, e nasceal Trompone una struttura sani-taria riabilitativa, denominataCentro di recupero e rieduca-zione funzionale “Mons. LuigiNovarese”.

La Vergine Potente del Trom-pone ha voluto così realizzareil suo primo progetto, manife-stato con il miracolo della gua-rigione di Domenica Miglia-notto: curare, guarire, riabilita-re i malati e valorizzare la sof-ferenza umana.1

Don Mario Morra

1 PIETRO BODO, La Madonna del Trom-pone (Cigliano, Tip. A. Stella 1935).

25

LL O (VC)

p arizione

La facciata del Santuario della Vergine del Trompone.

La statua della Vergine venerata nelSantuario.

Page 26: RMA_4_09

26

Il 3 maggio 1991, a Londra, dove i suoi illustri genito-ri, Andrea e Antonia, si tro-

vavano in quel momento per mo-tivi di lavoro, nasce Carlo Acu-tis. Nel settembre dello stessoanno, rientrano tutti e tre a Mi-lano, la loro città.

Molto presto Carlo si rivelaun bambino di una straordinariaintelligenza, quindi di una ge-niale capacità di utilizzare i com-puter e i programmi informatici.È affettuoso, vuole molto beneai suoi genitori, trascorre del tem-po con i nonni. Frequenta le scuo-le elementari e medie presso leSuore Marcelline di Milano, poipassa al Liceo classicoLeone XIII retto dai Ge-suiti. Ama il mare, i viag-gi, le discussioni, fa ami-cizia con i domestici di ca-sa, è aperto a tutti e a tut-ti rivolge saluto e parola.

Ha un temperamentosolare, senza alcuna dif-ficoltà a parlare con i no-bili o i mendicanti che in-contra per strada. Nessu-no è escluso dal suo cuo-re davvero buono.

Tutto per Gesù

Me che cosa distinguedavvero Carlo da tantisuoi coetanei? Nel corsodella sua rapida esistenza,ha scoperto una Personasingolare: Gesù Cristo edi Lui, crescendo, si in-namora perdutamente. Finda piccolo, l’incontro conGesù, sconvolge la sua vi-ta. Carlo trova in Lui

l’Amico, il Maestro, il Salvato-re, la Ragione stessa della suaesistenza. Senza Gesù nel suovivere quotidiano, non si com-prende nulla di questo ragazzo,in tutto simile ai suoi amici, mache custodisce in sé questo Se-greto invincibile.

Cresce in un ambiente pro-fondamente cristiano, in cui lafede è vissuta e testimoniatacon le opere, ma è lui che sce-glie di seguire Gesù liberamentecon grande entusiasmo. In unmondo basato sull’effimero ela volgarità, testimonia Gesù eil suo Vangelo, che i più hannosmarrito e dimenticato, che

molti combattono. Non ha pau-ra di presentarsi come un’ec-cezione al mondo (ebbene, losia!) e di andare contro-corren-te, contro la mentalità impe-rante di oggi.

Sa che per seguire Gesù, oc-corrono una grande umiltà e ungran sacrificio. I modelli sono ipastorelli di Fatima, Giacinta eFrancesco Marto, San Domeni-co Savio e San Luigi Gonzaga,e poi San Tarcisio, martire perl’Eucarestia, Sant’Agata e San-t’Agnese, martiri per Gesù. Car-lo si inserisce in questo stuolo di“piccoli” che con la loro esistenzanarrano la gloria di Gesù, con

coerenza e non con unfuoco passeggero. Si im-pegna, fino al sacrificioper vivere continuamentenell’amicizia e nella gra-zia con Gesù. Trova assaipresto due colonne fon-damentali: L’Eucaristia ela Madonna, così da sem-brare uscito dalla “scuola”di Don Bosco.

Passione eucaristica

La vita di Carlo Acutisè interamente eucaristica:non solo ama e adora pro-fondamente il Corpo e ilSangue di Gesù, ma ne ac-coglie in sé l’aspetto obla-tivo e sacrificale. Primaancora della sua PrimaComunione, poi sempredi più, alimenta una gran-de devozione al SS.moSacramento dell’altare, incui sa e crede che Gesù èrealmente presente ac-

Santi di ieri e di oggi

L’AUTOSTRADAPER IL CIELO

L’Eucaristia è stata il centro della vita del giovane CarloAcutis. Dalla sua profonda unione con Gesù scaturì il suoautentico apostolato.

Page 27: RMA_4_09

canto alle sue creature. Parteci-pa alla Messa e alla Comunione– incredibile, ma vero, anche perun ragazzo di oggi – tutti i gior-ni. Dedica molto tempo alla pre-ghiera silenziosa davanti al Ta-bernacolo, dove sembra come ra-pito dall’amore. Già, proprio co-sì: dal Mistero eucaristico, imparaa comprendere l’infinito amore diGesù per ogni uomo.

Tutto questo è per lui una con-tinua scuola di amore così chenon gli basta essere onesto e buo-no, ma sente che deve fare assaidi più: deve donarsi a Dio e ser-vire i fratelli. Essere santo! Ten-dere alla santità.

Nasce di lì il suo zelo per lasalvezza delle anime. Non si li-mita a pregare, ciò che è già gran-de cosa, ma parla spesso di Ge-sù, della Madonna, dei Novissi-mi (= le cose ultime: morte, giu-dizio, inferno e paradiso) e del ri-schio di potersi perdere nella dan-nazione eterna, con il peccato.

Carlo cerca di aiutare soprat-tutto coloro che vivono lontani daGesù, immersi nell’indifferenzaper Lui e nel peccato. Spesso sioffre, prega e ripara i peccati e leoffese compiute contro l’amoredivino, contro il Cuore di Gesù,che sente vivo e palpitante nel-l’Ostia consacrata. Si comunicatutti i primi venerdì del mese perriparare i peccati e meritarsi ilParadiso. Tra i suoi scritti, le sue“note di anima”, forse l’affer-mazione più bella è proprio que-sta: “L’Eucarestia? È la mia au-tostrada per il Cielo!”.

Gesù gli fa bruciare le tappenel suo cammino di ascesa. Orane conosciamo il perché: la suaesistenza sarebbe stata breve ela via della perfezione dovevaessere percorsa da lui in pocotempo. Carlo non si sottrae e nonsi tira indietro e, pur sapendo diessere così diverso dalla societàche lo circonda, sa anche che lasantità è in realtà la norma dellavita: si lascia condurre per ma-no, sicuro che Gesù ha scelto per

lui la parte migliore che non gliverrà tolta. Prova dentro di sé lacertezza di essere amato da Dioe tanto gli basta per essere a suavolta apostolo della Verità e del-l’Amore, che è Gesù.

Annunciatore di Gesù

Carlo è apprezzato e stimatodai suoi compagni di scuola, an-che se talvolta, viene canzonatoper la sua fede vivissima. Carlonon è mai un alieno, ma è soloconsapevole di aver incontratoGesù e per essergli fedele è pron-to anche a sfidare la maggioran-za, che ha solo ragione, quandoè nella Verità, mai perché è mag-gioranza. Quindi non teme le cri-tiche e le derisioni, ma sa chesono ineluttabili per conquistarealla causa di Gesù, compagni eamici. Sì, Carlo intende conqui-

stare anime e ci sono dei non-cristiani, di altre religioni, cheper averlo conosciuto e parlatocon lui, hanno chiesto il Battesi-mo nella Chiesa Cattolica.

È un genio del computer, no-nostante i suoi verdissimi anni,e un campione dello spirito, perla sua fede salda e operosa. I suoicompagni lo cercano per farsi in-segnare a usare al meglio il com-puter, e Carlo, mentre spiega pro-grammi e comandi, dirige il di-scorso verso le Verità eterne, ver-so Dio. Mobilitato e posseduto daGesù Eucaristico, non perde oc-casione per evangelizzare e ca-techizzare. Il suo esempio tra-scina; la sua parola spiega i Mi-steri della salvezza. Emana unfascino singolare, un ascenden-te straordinario, diremmo un’au-torevolezza che non è della suaetà anagrafica. I suoi compagnisono ora concordi nel dire che

27

Carlo Acutis1991-2006

Page 28: RMA_4_09

28

Carlo è stato un vero testimonedi Gesù e annunciatore del suoVangelo.

Ha capito che è necessario ungrande sforzo missionario perannunciare il Vangelo a tutti. Ap-prezza lo slancio apostolico delBeato Don Giacomo Alberione(1884-1971), la sua intuizione ausare i mass-media al serviziodel Vangelo. L’obiettivo di Car-lo è quello dei missionari più ve-ri: giungere a quante più perso-ne possibili per far conoscere lo-ro la bellezza e la gioia del-l’amicizia con Gesù. In questavisione della realtà, prende comemodello San Paolo, l’apostolodelle genti, che impegna tutto sestesso, per portare il Vangelo aogni creatura, fino al sacrificiodella vita.

È un vero figlio della Chiesa,Carlo Acutis: per la Chiesa, pre-ga e offre sacrifici. Il suo pensierocontinuo è rivolto al Papa, nelquale, Giovanni Paolo II o Be-nedetto XVI che sia, crede e ve-de il Vicario di Cristo: per il Pa-pa offre penitenze e preghiere. Èinformato sul Magistero del Pa-pa e si appassiona ad ascoltarlo,a seguirlo nelle sue direttive.

Matura così una profonda co-noscenza della Fede, fuori dalcomune, tanto più se si conside-ra la sua età: comprende e spie-ga concetti di Fede con parolesemplici e comprensibili, cheneppure un teologo potrebbe uti-lizzare meglio. Meraviglia e in-canta sia il suo parroco, sia i re-ligiosi e le persone che lo ascol-tano parlare e che incontra. Chilo avvicina, se ne va con una cer-tezza di fondo: che Gesù è dav-vero l’unico Salvatore atteso dal-l’umanità anche oggi e il soloche sa riempire a pieno il cuoredell’uomo.

Consacrato alla Madonna

L’altra colonna fondamenta-le su cui costruisce la sua vita è

la Madonna: a lei consacra piùvolte completamente la sua vita;a lei ricorre nei momenti di buioe di bisogno. È impossibile par-lare di Carlo, senza considerarela sua forte devozione alla Ma-donna. È affascinato dalle sueapparizioni a Lourdes e a Fatimae ne vive il messaggio. Da Fati-ma impara ad amare il Cuore Im-macolato di Maria, a pregare e aoffrire sacrifici per riparare le of-fese che molti le arrecano. Ma-ria SS.ma è la sua Avvocata, lasua Mamma: è fedele, per amorsuo alla recita quotidiana del Ro-sario, diffonde la sua devozionealla Madonna tra i conoscenti,visita i suoi santuari, Lourdes eFatima compresi. È affascinato daSanta Bernadette Soubirous e daiBeati Pastorelli di Fatima e par-la di loro assai volentieri per in-vitare molti a vivere i messaggidi Maria. È impressionato dalracconto della visione dell’In-ferno, come riferito da Lucia diFatima, e pertanto decide di aiu-tare più persone che può a sal-varsi l’anima. Sembra impossi-bile per un ragazzo, ma Carlo ac-costa il celebre Trattato del Pur-gatorio di Santa Caterina Fieschi

di Genova (1447-1510), in cui lasanta descrive le pene delle ani-me in Purgatorio. Carlo offre pre-ghiere, penitenze e comunioni inloro suffragio.

In un mondo chiuso all’As-soluto e alle grandi eterne Veri-tà della Fede, Carlo scuote le co-scienze e invita a guardare al-l’aldilà, oltre l’orizzonte che nontramonta... Diventa in famiglia,nella scuola, in mezzo alla so-cietà, testimone dell’Eternità. Vi-ve puro come un angelo, difen-de la santità della famiglia, con-tro il divorzio, e la sacralità del-la vita contro aborto ed eutana-sia. Non conosce i compromes-si. È umile e ardente. Contagio-so nella fede, come un fuoco chesi appicca e incendia di Verità edi amore.

“Voglio subito il Paradiso”

Non possiamo scrivere di più,tanto è affascinante. Invitiamo aleggere la sua biografia, scrittada Nicola Gori, Eucaristia, lamia autostrada per il Cielo, SanPaolo, Milano, 2007.

Questo angelo in carne, al-l’inizio d’ottobre 2006, è colpi-to da leucemia di tipo 3, gravis-sima, incurabile. È ricoverato inospedale. Carlo dice: “Offro tut-te le sofferenze che dovrò patireal Signore per il Papa e per laChiesa, per non fare il Purgato-rio e andare diritto in Paradiso”.Si confessava molto sovente, Car-lo, ma ora è Gesù che lo accoglienel suo abbraccio. Riceve l’Un-zione degli infermi, Gesù-Ostiacome Viatico per la vita eterna.Sorride a tutti con uno sguardobellissimo, con un coraggio sen-za pari. Alle 6,45 del 12 ottobre2006, Carlo Acutis, di appena 15anni, contempla per sempre Id-dio. Un piccolo, grande, mera-viglioso, intimo, testimone di Ge-sù Cristo.

Paolo RissoP.za Umberto I, 30 - 14055 Costigliole d’Asti

Carlo percorse la sua vita con la ve-locità di un bolide lanciato alla con-quista del Paradiso.

Page 29: RMA_4_09

Santuario Basilica di Maria AusiliatriceCappella Pinardi

Chiesa di San Francesco di SalesCamerette di Don Bosco

(Vita di) San Giovanni BoscoStoria - ADMA online - Notizie - ADMA

(Centro Salesiano di Documentazione Mariana) CSDM(Storia della) Rivista «Maria Ausiliatrice»

– Info Valdocco –

Rivista «Maria Ausiliatrice»Archivio virtuale dal 2000

• Formazione cristiana• Formazione mariana

Liturgia della Domenica

• Letture della domenica• Meditazione sulla Parola di Dio• Omelie di approfondimento spirituale

È stata completata la revisione del sito nelle 7 lingue: sono circa 100 pagine per ogni lin-gua, con 210 immagini di commento. Il capitolo delle Camerette di Don Bosco è stato rifat-to completamente nel testo e nelle immagini.

È finita anche la Rubrica delle immagini del Restauro della Basilica di Maria Ausiliatri-ce: sono state presentate 450 immagini (per 260 MB).

Continua (3º anno) la rubrica Liturgia della Domenica con Letture, Meditazione e Ome-lie di commento. Ha avuto un’accoglienza molto buona.

Continua ADMA on Line in italiano, da marzo anche in spagnolo e francese.L’Archivio Virtuale di “Maria Ausiliatrice” (dal 2000) mette a disposizione più di 2100 ar-

ticoli. È come una “seconda vita” della Rivista (come diceva Don Gianni Sangalli) messo a di-sposizione dei singoli e per la catechesi nei gruppi ecclesiali. MARIO SCUDU

.......... in italiano ............................................................................................................

........................................................................................................................................

........................................................................................................................................

www.donbosco-torino.itSalesiani Don Bosco (SDB) di Torino-Valdocco

Casa Madre SDB - Torino-Valdocco

❯ Italiano❯ English❯ Español❯ Français❯ Portugues❯ Deutsch❯ Polski

• ADMA-ON-LINE e ADMA News • FOTO di gruppi

29

Page 30: RMA_4_09

30

Questo testo è un’opera ponderosa (2 volumi), che guarda in profon-dità i 2000 anni di Cri-

stianesimo. Gli autori sono duespecialisti di “cose” di Chiesa edi Storia.

Sono stato subito colpito dal ti-tolo La Chiesa nella Storia: hopercepito che la prospettiva e lapreoccupazione dei due illustriautori mi sembra sia stata quelladi far risaltare, all’interno dellastoria che chiamiamo civile, l’im-patto globale, il contributo civi-le, la novità etica e la rivoluzio-narietà di molti aspetti della nuo-va religione, il Cristianesimo ap-punto.

La Chiesa è il popolo di Dio

La Chiesa descritta nel volu-me è vista non come entità astrat-ta, ma come una realtà non soloumana ma anche divina; è vistacome Popolo di Dio (cioè laChiesa di peccatori e di santi,cap. XVI) di uomini e donne con-creti, che lungo questi 20 secolihanno saputo, spesso con moltafatica e sofferenze, costruire“ogni giorno il proprio fiat al Si-gnore della vita e della storia”(dalla dedica).

Non abbiamo quindi, in primoluogo, una fredda serie di date edi avvenimenti, di battaglie o digiochi di potere politico (e spes-so anche religioso), di ambizio-ni e di egoismi mascherati.

Ho colto invece la preoccu-pazione di mettere in risalto cheproprio questi cristiani, grandio meno grandi, con potere o sen-za alcun potere appariscente,

avevano nella propria vita qual-cosa o meglio Qualcuno, il Cri-sto Signore, che li muoveva daldi dentro, che li rendeva creati-vi e intrepidi anche in mezzo al-le persecuzioni e difficoltà. Nonavevano, insomma, solo o total-mente motivazioni umane. Nonsarebbero durati. Questo aspet-to è visibile specialmente neigrandi personaggi cioè nei san-ti, che sono come l’avanguardiae la parte migliore di questo Po-polo di Dio nel cammino dellastoria.

È su questi santi e sante, de-bitamente inquadrati nel loro pe-riodo storico, che spesso si sof-fermano i due autori.

Vogliono far riflettere noi, let-

tori del III Millennio, sulla fati-ca della loro vita e sulla loro san-tità, diversa ma sempre a caroprezzo.

E allora comprendiamo chela “Chiesa nella Storia” è tutto ilPopolo di Dio guidato e vivificatodallo Spirito e incoraggiato dal-la presenza dei santi, di questinostri fratelli e sorelle migliori,da Santo Stefano, primo martirea San Francesco, da Caterina daSiena a Madre Teresa di Calcut-ta, dei giorni nostri.

Uomini e donne che hanno la-vorato per rendere “questa aiuo-la che ci fa tanto feroci” un po’meno feroce e un po’ più abita-bile.

Mario Scudu

Presentazione

A. M. ERBA - P. L. GUIDUCCILa Chiesa nella Storia. 2000 anni di Cristianesimo.Elledici - Leumann (TO) 2008, III edizione (in due volumi)

Page 31: RMA_4_09

Carissimi amici,

Fra non molti giorni nell’Esteuropeo si sentirà riecheg-giare un particolare saluto,

ripetuto spesso incontrandosi, ri-vedendosi, risentendosi: “Cristoè risorto!”. Noi, in Occidente,ci faremo gli auguri con un “buo-na Pasqua”, ma forse non tutti enon sempre siamo coscienti diche cosa vuole significare questosaluto. Come ci può essere unaugurio di “Buon Natale” senzaGesù Cristo, così ci può essereanche un “Buona Pasqua” senzadi Lui! La Pasqua è la festa li-turgica più importante per il cri-stianesimo. Sentimentalmente, epurtroppo commercialmente, sop-piantata dal Natale e da alcunetradizioni pagane più allettantiper la società moderna, la Pasquarappresenta e celebra i tre mo-menti fondamentali del cristia-nesimo: la Passione, la Morte ela Resurrezione di Cristo. Essasi pone come nucleo del patri-monio liturgico e teologico delcristianesimo. La Pasqua è il pun-to centrale della nostra fede ePaolo lo afferma categoricamen-te: “se Cristo non è risorto, è va-na la vostra fede” (1 Cor 15,17).La Pasqua ci rivela l’amore di unDio che si è inserito nella vitadell’uomo e, attraverso la “pa-squa” del suo Figlio, ha ridatoall’umanità la fiducia, la speran-

za, la consapevolezza della pro-pria figliolanza e dignità, l’ha li-berata dal peccato, ha squarcia-to il velo oscuro della storia el’ha proiettata verso un “futuropieno di speranza” (Ger 29,11). Èla festa della vita! L’umanità nonè in balìa del caso, del dubbio, delbuio, della sofferenza, della mor-te, ma è guidata da un progettod’amore, talora misterioso, in-comprensibile, che passa ancheattraverso la fatica e il dolore,ma che tuttavia, proprio alla lu-ce della risurrezione di Gesù,spalanca le porte alla vita, allagioia vera, alla felicità piena eduratura. Noi non siamo soli, nonsiamo abbandonati ed ancoraPaolo che ce lo ricorda: “Se Dioè per noi, chi sarà contro di noi?Egli che non ha risparmiato ilproprio Figlio, ma lo ha dato pertutti noi, come non ci donerà ognicosa insieme con lui? ... Chi ciseparerà dunque dall’amore diCristo? Forse la tribolazione,l’angoscia, la persecuzione, lafame, la nudità, il pericolo, laspada?... Ma in tutte queste co-se noi siamo più che vincitoriper virtù di colui che ci ha ama-

ti. Io sono, infatti, persuaso chené morte né vita, né angeli néprincipati, né presente né avve-nire, né potenze, né altezza néprofondità, né alcun’altra crea-tura potrà mai separarci dal-l’amore di Dio, in Cristo Gesù,nostro Signore” (Rom 8,31-39).La Pasqua è il culmine di questoamore.

Entrando nella cappella Pi-nardi, qui a Valdocco ci accor-giamo che tutto parla di Pasqua.Non potrebbe essere diversa-mente: è il luogo dei giovani.Quel luogo ricorda l’arrivo diDon Bosco a Valdocco, dopo lesofferenze delle varie peregri-nazioni del suo oratorio, proprioil giorno di Pasqua, 12 aprile1846 (anche quest’anno Pasquaè il 12 aprile!), ricorda che egliè stato canonizzato il giorno diPasqua, e ricorda che ai giovanibisogna annunciare la Pasqua,la vita, la speranza; bisogna an-nunciare Gesù!

A voi tutti, nella pienezza delsuo significato, “Buona Pasqua”e un ricordo speciale in Basilica.

Don Franco LottoRettore

La pagina del Rettore

Pasqua: culmine dell’amore

Page 32: RMA_4_09

MENSILE - ANNO XXX - N° 4 - APRILE 2009Abbonamento annuo: € 12,00• Amico € 15,00• Sostenitore € 20,00• Europa € 13,00• Extraeuropei € 17,00• Un numero € 1,20Spediz. in abbon. postale - Pubbl. inf. 45%

Direttore: Giuseppe Pelizza – Vice Direttore: Mario Scudu (Archivio e Sito Internet)Diffusione e amministrazione: Teofilo Molaro – Direttore responsabile: Sergio GiordaniRegistrazione al Tribunale di Torino n. 2954 del 21-4-1980Stampa: Scuola Grafica Salesiana - Torino – Grafica e impaginazione: S.G.S.-TO - Giuseppe RicciCorrispondenza: Rivista Maria Ausiliatrice, Via Maria Ausiliatrice 32 - 10152 Torino

Telefoni: centralino 011.52.24.222 - rivista 011.52.24.203 - Fax 011.52.24.677Abbonamento: ccp n. 21059100 intestato a Sant. M. Ausiliatrice, Via M. Ausiliatrice 32 - 10152 TorinoE-mail: [email protected] - Sito Internet: www.donbosco-torino.it

AVVISO PER IL PORTALETTERE In caso di MANCATO RECAPITO inviare a:TORINO CMP NORD per la restituzione al mittente - C.M.S. Via Maria Ausiliatrice, 32 - 10152 Torino

il quale si impegna a pagare la relativa tassa.

I dati forniti dal Cliente saranno inseriti negli archivi elettronici e cartacei della Rivista Maria Ausiliatrice e sono obbligatori per adempiere all’ordine. I datinon verranno diffusi né comunicati a terzi, salvo gli adempimenti di legge, e saranno utilizzati esclusivamente dalla rivista, anche per finalità di promozionedella stessa. Il Cliente può esercitare i diritti di cui all’art. 7 D. Lgs 196/03 “Codice della Privacy” rivolgendosi al titolare del trattamento: Rivista Maria Ausiliatrice, con sede in Torino, Via Maria Ausiliatrice, 32 - 10152. Al medesimo soggetto vanno proposti gli eventuali reclami ai sensi del D. Lgs. 185/99.

Se non siete ancora abbonati a questa rivista e desiderate riceverla in saggio gratuito per tre mesio se siete già abbonati e desiderate farla conoscere a qualche persona di vostra conoscenza, ritagliate questo tagliando e spedite in busta affrancata con € 0,60 al seguente indirizzo: Rivista Maria Ausiliatrice - Via Maria Ausiliatrice, 32 - 10152 Torino❖ Favorite inviare in saggio gratuito per tre mesi

la Rivista “Maria Ausiliatrice”, al seguente indirizzo:COGNOME E NOME __________________________________________________________________________________

VIA ___________________________________________________________________________ N. _____________

CAP ______________ CITTÀ ______________________________________________________ PROV. __________

Ringrazio. FIRMA _________________________________________________________________________

SOMMARIOFOTO DI COPERTINA:

Calpesta la morte, Colui che dai morti risorge!

La Risurrezione di Gesù. Disegno di G. Schnoor / Elledici ©.

2 È risorto, l’ho visto! - Gesù rac-conta il Padre - MARIO GALIZZI

4 Giovanni il teologoI Dodici - BENEDETTO XVI

6 Per Dio tutto è possibileMeditazione - ANTONIO RUDONI

8 Paolo e la Chiesa primitiva/1Anno paolino - FABIO FERRARIO

10 Sobrietà e solidarietà - Vita spiri-tuale - PIER GIUSEPPE ACCORNERO

12 Maria, donna di fede/1 - Spiritua-lità mariana - MARIO SCUDU

15 La battaglia di ViennaIn Basilica - ROBERTO SPATARO

18 I novissimi/11Celebrazione - TIMOTEO MUNARI

20 Da mihi animas - L’Adma nel mon-do - DON PIER LUIGI CAMERONI

23 Esempi e pensieriMARIO SCUDU

24 Santuario della B.V. di Moncrivel-lo - Cal. mariano - MARIO MORRA

26 L’autostrada per il cielo - Santi diieri e di oggi - PAOLO RISSO

30 La Chiesa nella storiaPresentazione - MARIO SCUDU

31 Pasqua: culmine dell’amore - Lapagina del Rettore - FRANCO LOTTO

Altre foto:Teofilo Molaro - Archivio Rivista - Archivio «Dimensioni Nuove» - Centro Documentazione Mariana - Re-dazione ADMA - Guerrino Pera - Andreas Lothar - Gabriele Viviani - Mario Notario - ICP - Ed. Elledici.