rivista di natale 2012 2

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3Come ogni anno la ricorrenza natalizia ripropone antiche tradizioni;

riempie di gioia i piccoli, stima sentimenti di fratellanza tra gli adulti e accresce la voglia di af-fetti che ognuno vuole esprimere con regali.

Ed i negozi si preparano per esaudire i desideri di tutti. Questa “Rivista di Natale“, che viene proposta alla cittadinanza,

ha lo scopo di accompagnarla nella scelta dei regali e di far conoscere ed apprezzare le attività commerciali operanti nel territorio.

Un ringraziamento quindi a tutti coloro che sfoglieranno la rivista che ci auguriamo l’apprezzino e tengano in buona considerazione i nostri consigli ed

un sentito grazie a tutti gli operatori commerciali che hanno apprezzato e quindi supportato la pubblicazione e a tutti gli enti che hanno dato il patrocinio.

Opuscolo pubblicitario a DISTRIBUZIONE GRATUITA. Tutti i diritti sono riservati.

Si ringraziano per il Patrocinio: l’assessorato Marketing territoriale e identità culturale della provincia di Varese, l’as-

VRFLD]LRQH�&RPPHUFLDQWL�GL�/XLQR�H�Oâ$VVRFLD]LRQH�SDQLðFDWRUL�GHOOD�SURYLQFLD�GL�9DUHVH��,QROWUH�VL�ULQJUD]LDQR�WXWWL�JOL�inserzionisti e tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione di questa rivista. La rivista verrà distribuita gratuita-

mente in tutti gli enti pubblici ed attività commerciali della Provincia di Varese.

Tutti i diritti di copyright sono riservati. Ogni violazione sarà perseguita a termini di legge.

(55<(3,�.9(;<0;6 Numero 12 - Novembre 2012

Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Varese al n. 5812 del 21/10/2004

*UDðFD�H�3XEEOLFLW¿��3XEOLHUUH�&RPPXQLFDWLRQ�$UW�GL�5RPDQRVia XXV Aprile, 25/b - Luino(Va) Tel. (+39) 0332 51 08 80 - Fax (+39) 0332 50 13 58 - E-mail:[email protected]

Direttore Responsabile: Angelo Romano

Finito di stampare: Novembre 2012

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Dice l’Angelo: Gloria in excelsis

Deo, e pace in terra agli uomini di

buona volontà. Pace a te persona

cara, pace a voi che mi amate, pace a tutti

voi nel nome di Gesù che scese in terra a

portare la salvezza. Pace a te mamma che

mi hai dato la gioia di aprire gli occhi alla

luce del giorno, di guardare il sole nascente,

le stelle del !rmamento. Pace a me, pace

a lui. Mentre Maria adagiava Gesù sulla

paglia, il mistero compiuto era già.

La cometa appariva

all’istante, annunciando al mondo l’evento

divino: è nato Gesù! Gloria in excelsis Deo!

Cantano in coro gli Angeli in cielo, mentre in

terra suonano le cornamuse. È nato Gesù!

Venite o re dall’Oriente la stella vi dice:

è nato Gesù!

Ines Binda

Natale

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In principio fu una necessità pubblicitaria. Poi, con il passare del tempo e l’arrivo dell’abitudine, è diven-tata tradizione. Una tradizione con la barba bianca,

il vestito rosso e le guance rubizze, accompagnata da un simbolo che, dalle nostre parti, almeno per quanto riguarda il Natale, in fondo non aveva mai avuto segui-to. Sino agli anni Sessanta, in Italia, Babbo Natale era un personaggio pressoché sconosciuto. Arrivò in quel pe-riodo, importato direttamente dagli Stati Uniti, dove era stato “rivisitato” nel 1931 quale testimonial della Coca Cola. I creativi della celeberrima Company americana si erano ispirati a San Nicola ( St. Nicholas, cioè Santa Claus) che in Olanda sbarca ad Amsterdam portan-

do doni ai bimbi (ma non nel giorno di Natale). Non a caso la nuova !gura simbolica, giunse da noi sulle ali del “boom” economico e della forzata trasformazione del nostro Paese da contadino a industrializzato. Babbo Natale venne così messo al servizio della produzione e della vendita di prodotti di consumo. Babbo Natale è diventato un mito del nostro tempo. Un amico che ac-compagna per tutta la vita nei ricordi dell’infanzia, è una favola per bambini recitata dagli adulti. Una dimen-sione fantastica in cui ognuno gioca un ruolo preciso: i piccoli che ingenuamente attendono il suo arrivo e i grandi che fanno !nta di crederci.

Babbo Natale…Un Simpatico vecchietto.

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L’ Abete

La Stelladi Natale

Una leggenda narra che, un giorno un bambino poverissimo, non avendo altro da offrire, raccolse un mazzetto di ramoscelli per portarli in chiesa il

giorno di Natale. Quando si avvicinò all’altare, i ramo-scelli si trasformarono, per miracolo, in bellissimi !ori rossi. Così nacque la stella di Natale. Un racconto commo-vente. Ma la realtà è decisamente meno suggestiva.

Infatti, il simbolo del “bianco” Natale proviene in realtà dalle distese messicane. Il suo vero nome è “poinsettia”, da Joel Robert Poinsett, l’ambasciatore americano in Messico che nell’Ottocento portò la pianta in America. Era un grosso arbusto e solo negli anni Sessanta, quan-do venne miniaturizzata, la poinsettia si conquistò la fama di !ore natalizio.

Ogni anno lo addobbiamo con festoni e palli-ne colorate. Perché? Dif!cile dirlo: le sue origini sono piuttosto misteriose. Nei miti antichi non

manca mai un albero sacro, simbolo di nascita e rige-nerazione. L’abete ricoperto di nastri e !occhi ha però la sua patria ideale in Alsazia, a Strasburgo, da dove si

diffuse in Germania. Il suo primo, grande ammiratore fu, nell’Ottocento, il principe Alberto, marito della regina Vittoria che lo fece conoscere agli inglesi. Alla !ne del secolo l’albero di Natale approdò anche in Italia.

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10 Corsa ai RegaliIl Natale con la sua slitta dorata di doni e di spese è

ormai alle porte. Puntuale, come sempre, la caccia al regalo è dunque uf!cialmente scattata e in città

c’è chi comincia a curiosare, cercare, confrontare, e anche chi, per evitare le corse dell’ultimo minuto, de-cide di acquistare in anticipo, scegliendo tra le varie e vaste proposte offerte. La domanda sorge ora sponta-nea: quale sarà il regalo più gettonato che troveremo sotto l’albero? In pole position primeggiano telefonini di ultima generazione, palmari e novità high-tech per chi vuole stare al passo con i tempi, libri e musica, dvd,

intramontabili per intenditori e intellettuali, capi d’abbi-gliamento e accessori trendy per i fashion victim, profu-mi e berretti di ogni genere per i più vanitosi, ma anche gioielli e preziosi per i portafogli più generosi, viaggi e vacanze per i più alternativi, vini d’annata per palati !ni e poi, immancabili, tanti giochi, giocattoli e peluche per i più piccini. Insomma non rimane che l’imbarazzo della scelta tra proposte per tutti i gusti e per tutte le tasche.

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12 Il PresepioAlmeno su questo non ci sono dubbi: a “inven-

tarlo” fu San Francesco, che la vigilia di Natale del 1223 decise di ricreare la scena della Nati-

vità in una grotta sulle colline di Greccio, villaggio non lontano da Rieti. Si trattava di un presepe vivente: solo molto più tardi le persone in carne e ossa furono so-stituite da statue. L’esemplare più antico? Quello rea-lizzato dallo scultore Arnolfo di Cambio nel XIII secolo e conservato a Roma, nella chiesa di S. Maria Mag-giore. Con il passare dei secoli, alla Sacra Famiglia si aggiunse una folla di !gure di contorno, pastorelli,

artigiani e lavandaie che si affollano intorno a Gesù Bambino. Il presepio sarà protagonista incontrastato del Natale. Presepi verranno allestiti nelle chiese, ne-gli oratori, in aree pubbliche, nelle case, dai più tradi-zionali ai più eccentrici. Al di là delle valutazioni sulle opere, vale la pena di ricordare che il tema della Nati-vità trova negli autori, degli interpreti capaci di attua-lizzare il grande avvenimento storico e di inserirlo nel contesto della realtà attuale.

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La parola presepe signi!ca letteralmente mangiato-ia: la “culla” improvvisata che, secondo il Vangelo di Luca, ospitò il bambino Gesù alla sua nascita.

Accanto al Bambino, soltanto un bue e un asino, che con il loro alito riscaldano l’umile giaciglio. Ma perché proprio loro? Quali simboli si celano in questi animali? Qualcuno li mette in relazione con la profezia di Isaia, che accusando il popolo di Israele di essere sordo alla parola di Dio, lo contrappone alla mansuetudine e alla docilità del bue e dell’asino.

Il bue è simbolo di carattere forte ma paziente, sotto-messo, ubbidiente e docile. È l’asino? È un altro prota-gonista delle narrazioni bibliche. Nei Vangeli si narra di lui più volte: nella capanna di Betlemme a riscaldare il Bambin Gesù, in fuga da Erode con la Sacra Famiglia, e nella trionfale entrata di Cristo in Gerusalemme, sul dorso di un’asina bianca, simbolo d’intelligente umiltà. Forse per questo l’asino venne ricompensato con il privi-legio di essere l’unico animale a non poter essere colpi-to dal fulmine. Segno della protezione è la caratteristica croce scura che porta disegnata sul mantello.

Il Bue e l’ Asino

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16 Panettone e Pandoro sulla tavola

L’ottantacinque per cento degli abitanti del no-

stro Paese ama il Natale che è piacere, felicità,

festa: è il momento di ritrovarsi con la famiglia.

Pochi rinuncerebbero al piacere del cenone o del

pranzo con spumante, panettoni e pandori. A pro-

posito di questi ultimi due, sono diverse le storie e

le leggende che parlano della loro nascita. Per i

milanesi quella più accreditata risale a casa Sforza

dove, giunti al termine di un sontuoso pranzo nata-

lizio, venne presentato in tavola un dolce preparato

con gli avanzi della pasta lievitata. Fu un successo e

il dolce fu consacrato alla gloria gastronomica pur

rimanendo per secoli legato ad una modesta vita

cittadina. Nel 1929, però, grazie ad un “maestro” pa-

sticciere, Angelo Motta, il panettone, lanciato con

migliaia di manifesti murali, conquistò il mercato e

il negozio di Angelo, in galleria Unione, dovette es-

sere presidiato per la grande folla che richiedeva

il dolce. Altrettanto nobili le origini del pandoro. La

tradizione fa la sua nascita ai tempi della Repubbli-

ca Veneta, in pieno Rinascimento. Grazie alle grandi

ricchezze accumulate con il commercio marittimo

verso l’Oriente, nelle case dei mercanti si usava im-

bandire le tavole con cibi ricoperti da sottili foglie di

oro zecchino, tra i quali un dessert, a forma di cono,

chiamato appunto Pan de Oro.

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18 La BefanaPovera vecchietta, così buona e generosa porta i

doni ai bambini buoni e il carbone ai birichini è la protagonista di una delle notti magiche dei nostri

nipoti. Ma da dove viene la tradizione della Befana? Era una !gura pagana dell’antica Roma l’antenata della nostra Befana: una sorta di “ Dea della notte”, che una volta all’anno lasciava l’Olimpo per portare regali ai bambini. Si chiamava Strenia, e dal suo nome derivò la parola “strenna”, sinonimo di regalo. Era indicato come strenia, nella Roma imperiale, il dono offerto dai potenti nei giorni di festa, specialmente nelle calende di genna-io che corrispondevano al nostro capodanno. E nell’ul-tima notte dell’anno si muoveva la Dea, per occuparsi dei !gli di potenti e poveracci. Disponeva di un cocchio celeste trainato da bianchi cavalli per i suoi spostamen-ti ed era giovane e bellissima. Come si sia passati nei secoli da tanta bellezza alla bruttissima “vecia” dei no-stri giorni è un mistero mai chiarito. In comune le due befane del prima e del dopo Cristo hanno soltanto una cosa: la generosa disponibilità ad elargire i doni. Non è cambiato molto, in più di due millenni. La distribuzione dei doni è stata spostata di sei giorni e ai fuochi tra-dizionali di !ne anno si sono aggiunti quelli dell’Epifa-nia. “Abrusa la vecia” gridano nelle piazze dell’Emilia Romagna. Perché tanto accanimento, tanta crudeltà nei confronti della vecia. Nessuna crudeltà, spiegano gli studiosi, con quel falò si rinnovano riti arcaici, legati al mondo agricolo-contadino e la befana ne è soltanto il simbolo, l’immagine della pagana madre natura che,

giunta alla !ne del ciclo annuale ha bisogno di rinno-varsi e rinascere a nuova vita. Il fuoco è l’elemento pu-ri!catore. Madre natura rinascerà da quelle ceneri con il nuovo anno, rinascerà anche la vecchietta che vola cavalcando una scopa. Gli elementi poveri e familiari cui è collegata la !gura della Befana ( la calza, i piccoli giocattoli, i dolci fatti in casa) rispetto a Babbo Nata-le (giocattoli più sfarzosi) sono certamente un freno al consumismo esasperato ed è anche importante sotto l’aspetto educativo e psicologico ( carbone ai cattivi e dolci ai buoni). Ma al di là di storie e leggende e di ri"essioni più o meno serie, la Befana è una !gura che appartiene alla nostra cultura, alle nostre tradizioni, ve-diamola così: è la nostra nonnina, fa felici i nipotini e un po’…anche noi.

Da “solidarietà”

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Per la purea di zucca:300 gr di zucca50 gr di cipolla di tropeaun rametto di rosmarino20 gr di olio extravergine d’oliva

Per il risotto:320 gr di riso vialone nano1,5 litri di brodo vegetale40 gr di Amaretto di Saronno40 gr di burro40 gr di Parmigiano Reggiano

Per la crema di Gorgonzola:200 gr di gorgonzola100 gr di latte fresco intero

Procedimento:In una casseruola sciogliere il Gorgonzola con il latte, in un altra casseruola soffriggere la cipolla e il rosmarino in olio extravergine e poi aggiungere la zucca, stufa-re e poi frullare con un frullatore a immersione. Una volta pronta la purea di zucca in una terza casseruola

tostare il riso a secco, senza niente, !nchè diventa tra-slucido (2/3 minuti circa) poi sfumare con l’Amaretto di Saronno. aggiungere man mano brodo vegetale caldo !nche si raggiunge una cottura al dente ed aggiunge-re la purea di zucca, mantecare con burro e Parmigia-no, nel mentre riscaldare la crema di Gorgonzola.

Presentazione:

Impiattare il risotto al centro del piatto, aggiungere la crema di Gorgonzola e decorare con dei bastoncini di zucca, un rametto di rosmarino e degli amaretti sbricio-lati, aggiungere a piacere del pepe nero macinato.

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Via N. Sauro, 9A - Luino (VA) www.atelier-sogno.itIl Passo del Vescovo

Un’antica leggenda racconta che, ai tempi dell’in-vasione dei longobardi, un santo vescovo pro-veniente dall’Oltralpe e diretto a Roma passasse

dalla Valganna con lo stuolo dei suoi accompagnatori. Poco oltre il laghetto di Ganna i briganti di Castelseprio gli tesero un’imboscata, minacciandolo con le armi e fa-cendosi consegnare tutte le cose preziose, dopodiché la compagnia fu lasciata proseguire. A quei tempi non esi-steva l’attuale strada della Valganna e il gruppo continuò verso la sella erbosa che fungeva da transito obbligato tra la Valganna e la Valceresio, e che da allora si chiamò Passo del Vescovo. Gemolo, il giovane nipote del prelato, attendeva lo zio al passo per scortarlo alla pieve di Arci-sate. Quando seppe dell’accaduto, saltò sul cavallo e in-seguì i briganti per obbligarli a restituire il maltolto. Questi, accampati sulle sponde del lago, presero a tradimento Gemolo e lo decapitarono. Ma quando la sua testa cad-de, da terra zampillò una sorgente e Gemolo, invece di cadere, sollevò con le mani la propria testa e la rimise sul collo. I banditi fuggirono terrorizzati e il giovane poté recu-perare gli arredi Sacri. Tenendo in mano la propria testa, Gemolo salì dunque a cavallo e raggiunse lo zio al passo, morendo in!ne ai suoi piedi. Il martire diede origine a un culto popolare, che nel 1095 portò alla costruzione della badia di Ganna. Nel luogo dell’assassinio c’è la sorgente che prende il nome del santo e la leggenda vuole che abbia proprietà taumaturgiche.

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MORMORIO

Sussurra il ventoNon concede riposo.Le folate in crescendo Scuotono gli alberi,fanno garrire le serramenta.Il vento gioca tra le foglie,la notte schiarisce,l’alba pennella un’altra giornata.( Angela Frigerio)

GIOIA E’…

Gioia è…(LIETO EVENTO)iniziare un giorno.Gioia di un ritorno.Gioia alleviare un(DOLORE)trovare un amicoincontrare l’AMORE.Gioia immensa è…(VIVERE)!Per donare e amare!( Enza Venturini)

NELLA BREZZA

Nella brezza della sera l’ombraindecisa freme, confusa percorresentieri non tracciati, perfezionamelodie e l’aria è profumata.Nascosta da un velo di nubi bianche,la luna danza con suprema bellezza, manda gemme di mille colori, accompagna sospiri e pensieri nella profonda immensità dell’universo, al di là deicon!ni della vita, dove l’Eternitàè senza !ne.( Maria Cerutti Capato)

OGGI E’ COSI’

Ricorda il giorno infamePoiché il tempo non cancella il male!Strale è la vita immonda, goderla sidovrebbe!Ahi, come caro paghi il calice amaro del fato!Cos’è la felicità? Un nome, un’illusionedella marea umana.Vana è l’attesa di tempo migliore,le ore vanno verso l’eternità.( Ester Testori)

Voci al Femminile

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26 Luino“ Il sole non si era ancora alzato, ma un bagliore rossiccio annunciava, dietro Luino, una lucida mattina di vento, di quelle che sembrano chiudere l’estate, dopo il Ferragosto, quando il lago, come una donna che cambia abito, perde i suoi colori tenui e leggeri per vestirsi di azzurro intenso e qualche volta di scuro turchino, se al mattino lo spazza la tramontana e lo ripettina al pomeriggio l’inverna”.

( da La stanza del Vescovo di P. Chiara)

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In un locale presso la chiesa di S. Maria Annunciata di Bosco Valtravaglia è allestito un Presepio artistico e originale, unico nel suo genere: autore Fermo For-

mentini. La particolarità di quest’opera è dovuta al fatto che tutte le !gure del Presepe sono costituite da radici estirpate dal suolo, nei boschi che circondano l’abitato. Nel suo laboratorio, con un delicato e paziente lavoro, ha fatto nascere nel giro di sedici anni ben centoqua-ranta elementi che formano il suo presepe. Radici linea-ri, radici curve, radici attorcigliate e anche con tonalità di colore diverso danno vita alle !gure, volti sofferenti, sereni, distesi, affaticati. Formentini ogni anno sostituisce

alcune !gure con delle nuove, per variare le caratteristi-che della sua opera d’arte e per la gioia di che torna ogni anno a Bosco, proprio per ammirare il suo straor-dinario presepe. La visione del presepe, con l’illumina-zione curata dallo stesso Formentini, è estremamente suggestiva; è piacevole anche ascoltare il simpatico personaggio raccontare come ha cominciato a racco-gliere le !gure, i metodi che usa per dare espressività alle radici contorte. Il libro degli ospiti, del quale Fermo è orgoglioso, vanta alcune !rme eccellenti, tra le quali quella del cardinale Martini, arcivescovo di Milano, che visitò nel Natale del 1996 il presepe di radici.

Il Presepe di Radici di Formentini

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30 Poesie di Vittorio SereniINVERNO A LUINO

Ti distendi e respiri nei colori.Nel golfo irrequieto,

nei cumuli di carbone irti al solesfavilla e s’abbandonal’estremità del borgo.Colgo il tuo cuorese nell’alto silenzio mi commuoveun bisbiglio di gente per le strade.Morto in tramonti nebbiosi d’altri cielisopravvivo alle tue sere celesti,ai radi battelli del tardidi luminarie !oriti.Quando pieghi al sonnoe dài suoni di zoccoli e canzonie m’attardo smarrito ai tuoi bivim’accendi nel buio d’una piazzauna luce di calma, una vetrina.Fuggirò quando il ventoinvestirà le tue rive;sa la gente del porto quant’è vanala difesa dei limpidi giorni.Di notte il paese è frugato dai fari,lo borda un’insonnia di fuochivaganti nella campagna,un !oco tumulto di lontanelocomotive verso la frontiera.

SETTEMBREGià l’òlea fragrante nei giardinid’amarezza ci punge: il lago un poco

si ritira da noi, scopre una spiaggiad’aride cose,di remi infranti, di reti strappate.E il vento che illumina le vignegià volge ai giorni fermi queste plagheda una dubbiosa brulicante estate.Nella morte già certa cammineremo con più coraggio,andremo a lento guado coi caninell’onda che rotola minuta.

UN’ALTRA ESTATELunga furente estate.La solca ora un brivido sottile

alle foci del Tresasì che alcuno ne tremadei volti già ridenti,ora presaghi.Ma tutto quanto non soggiacque all’afas’appunta al volodegli uccelli lentissimi del largoavventurati negli oscuri gol!di un’Italia in!nita.

Pausa pranzo Aperitivi Dopocena Coctail American bar

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A Luino, affacciato sulla riva del Lago Maggiore, troviamo il locale storico per eccellenza: Caffè Le Volte. Questo incantevole edi!cio ha dato i natali al grande Piero Chiara. L’ambiente interno è semplice e caratteristico. Vi troviamo un antico acquedotto a cunicolo e oltre ai muri in sasso originali, uno storico sof!tto a volte che ha dato origine al nome del locale stesso. Incantevole la vista invernale dalla parte esterna del locale con le montagne innevate a

specchio sul lago “disegnano” una fantastica cartolina. Dal 2005 Le Volte è guidato dalla famiglia Rana che, con i suoi 25 anni di esperienza, offre una gestione professionale, simpatica e cortese. Gli ampi saloni interni durante il giorno funzionano come un classico bar, mentre la sera si trasformano e Le Volte diventa un locale pieno di vita, ideale per trascorrere una piacevole serata. Il locale è rinomato per gli aperitivi

accompagnati da s!ziosi stuzzichini e da una vasta scelta di cocktail alcolici e analcolici, svariati panini, piatti freddi ed ancora insalatone e taglieri di salumi. L’atmosfera è informale, l’ideale per bere e sgranocchiare qualcosa facendo quattro chiacchiere con amici e gestori, entrando in contatto con la storia luinese. I gestori e tutto lo staff augurando buone festività sono pronti ad accogliervi tutti i giorni !no all’una di notte.

CaffèLe Volte P.zza Libertà

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32 Il Villaggio Artistico:perchè nasce?

Nel 1968 a Boarezzo scompare l’ultima mucca. Da questo momento !no al 1980 il paese sembra subire un periodo di degrado. In dodici anni scompaiono la mag-gior parte dei prati esistenti ed il paese subisce numerosi cambiamenti. In quegli

anni il pittore Mario Alioli comincia a pensare alla nascita del “Villaggio Artistico” che av-verrà nel 1985. Questa iniziativa viene creata in primo luogo per ricordare i contadini del-la vallata ed inoltre per riportare Boarezzo al suo antico splendore. Il Villaggio è dedicato a “Giuseppe Grandi e ad Orlando Tabacchi”, due tra le !gure più prestigiose dell’intero panorama scultoreo italiano dell’800 che in Valganna ebbero i natali. I pannelli murali dipinti e affrescati sono stati itinerati e collocati sulle mura delle vecchie case rivitalizzando tutto il borgo montano.

Sono opere che ci raccontano vecchie tradizioni ed antichi mestieri e ci riconducono alle nostre radici storiche e che in Boarezzo non sono divenuti solo un veicolo di promozio-ne turistica, ma si sono rivelati una preziosa testimonianza culturale al servizio dell’intera comunità.

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Il “Florida” è il luogo ideale dove gustare il meglio della tradizione culina-ria italiana. L’attenzione rivolta ai minimi dettagli della preparazione di ogni piatto è ciò che rende uniche e speciali le diverse portate del ristorante, che pro-pone piatti genuini e creativi, per pranzi e cene all’insegna della buona cucina.

Il menù propone, oltre alla vasta scelta di ottima carne alla griglia di primis-sima qualità, un’ o!erta di specialità

di antipasti, primi e secondi a base di pesce e carne, accompagnati da una carta dei vini nazionali e digestivi.Da non perdere, inoltre, l’assortimento di dolci tradizionali e moderni fatti in casa, varie proposte di ottime pizza e focacce con forno a legna a vista sulla sala ristorante. Il modo migliore per chiudere una cena o un pranzo di la-voro anche sul nostro terrazzo, in ma-niera indimenticabile.

Florida

VI AUGURA BUONE FESTE

RisTorante - Pizzeria - Bar - Aperitivi

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3431 Dicembre 2012

Se brusa ul vèccSi rinnova l’appuntamento del 31 dicembre, in loca-lità Cantun, nella caratteristica cornice del torrente S.Giovanni, per l’ormai tradizionale rito dell’addio all’an-no vecchio, simboleggiato dal rogo di un gigantesco pupazzo realizzato quest’anno dalla Pro Loco. La mani-festazione è accompagnata dalle note del Corpo Mu-sicale di Germignaga, da fuochi pirotecnici e distribu-zione di vin brulèe e cioccolata calda.

31 DicembreDicembre con il tuo ultimo giorno, se n’è andato anco-ra un anno, della nostra esistenza. Il tempo fugge: per tutti! Il momento della vita non ha preferiti! Domani ri-cominceremo un nuovo anno, non importa come sarà! Ogni cosa mandata dal Creatore, sarà ben accettata, ma nell’interno di noi stessi vivremo con la speranza di ritrovarti ancora trentun dicembre!( Enza Venturini)

Germignaga

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All’ AngeloNon sempre pensiamo a Te.

Tu che vegli i nostri passi

Tu che vegli il nostro sonno

Tu ci guidi verso il domani

af!nché il domani

sia migliore di oggi.

di Claudia Salvetti

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36La tradizione del presepe vivente…

Il ritorno alle radici antiche è uno dei fattori più inte-ressanti nella vita delle comunità varesine. Tra questi, uno spazio particolare viene oggi dedicato alle sa-

cre rappresentazioni in genere, ma più largamente a quelle legate al mistero del Natale. Il Presepe Vivente di Brezzo di Bedero viene considerato tra le più interessan-ti e organizzate, in questo campo, proponendosi come continuatore del presepio italiano sia nell’apparato architettonico del paesaggio, che nel misticismo af!o-rante dai movimenti delle masse. Del resto, la liturgia della notte santa conferma ed esalta questa scelta di fondo. Dal lato della spettacolarità, il Presepe di Bede-ro nulla trascura per godimento anche estetico della rappresentazione. La scena è frazionata in decine di quadretti isolati nei quali le comparse si muovono au-tonomamente, come tesserine luminose di grande mo-saico. Le macine, le ruote, l’incudine e cento altri oggetti non sono di cartapesta: ogni cosa è frutto di elaborata

ricerca.Gli abiti degli interpreti dei vari personaggi sono confe-zionati con estrema accuratezza. I modelli si rinnovano di anno in anno per dare maggiore colore e signi!cato all’insieme. L’illuminazione è studiata per dare risalto ai vari quadri sacri e profani. Elemento quali!cante rima-ne, comunque, la scelta del luogo, che ha per sfondo la mole superba della Canonica, monumento che ri-sale nella sua attuale forma al sec. XII e sembra- nella circostanza- richiami il lungo tragitto della fede e l’ope-rosità di maestranze unite, come nel caso del Presepio, da comuni !nalità ed intenti. Il Presepe bederese non si conclude la notte di Natale, ma riprende il discorso del-la venuta dei Magi. Il giorno dell’Epifania assieme ai “tre Re venuti dall’Oriente”, arriva la Befana che distribuirà la tradizionale calza con leccornie a tutti i bambini pre-senti. L’iniziativa è della Pro Loco e la Sacra rappresen-tazione si terrà il 24 dicembre con inizio alle ore 22.15.

Brezzo di Bedero

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38 La Valle VeddascaÈ la montagna varesotta per eccellenza: infatti non

è facile trovare una valle, dove scorre impetuoso il torrente Giona, completamente e strettamente

coronata da monti. Vi si accede dal paese di Maccagno Superiore, per una strada carrozzabile a volte intersecata dalla vecchia mulattiera, e si giunge !no al valico di Indemini, al con!ne con la Confederazione Elvetica. Gli abitati che si attraversano sono, subito dopo Veddo che la tradizione vuole quale toponimo della Valle, Garabiolo, Cadero, Graglio, Armio, Lozzo, Biegno. Mentre Garabiolo, già comune a sé, appartiene ora al comune di Maccagno, gli altri paesi costituiscono un unico comune denominato Veddasca. Ogni villaggio, l’ultimo dei quali, Biegno, si trova a 827 metri sul livello del mare, sembra abbarbicato alle pendici dei monti, molte sono ancora le case rustiche con le caratteristiche “lobie” di legno, i portici, le viuzze acciottolate, i lavatoi e le fontane, le numerose cappellette votive e gli affreschi sulle facciate delle case, i piccoli cimiteri e le chiese, a volte imponenti con pregevoli opere d’arte. Ricordiamo gli affreschi del pittore Poncini di Ascona nella chiesa

di Garabiolo nonché il suo campanile triangolare; in quella di Cadero le decorazioni sono dovute al pennello di Italo Cenni. Sempre a Cadero si trova un organo pregevole attribuito a Francesco Carnisi, grande maestro luinese. A Graglio si trova il grazioso santuario di Penadegra, lazzaretto al tempo della peste, mutato poi in santuario nel 1600 per l’avvenuta miracolosa guarigione di una sordomuta. Ad Armio la Chiesa parrocchiale è datata 1600. Ovunque si trovano testimonianze delle doti artistiche degli abitanti, che in epoche passate emigravano anche in paesi stranieri ad esercitare l’arte muraria, della pittura e degli stucchi. Questa valle è uno scrigno prezioso che conserva intatte le testimonianze di coloro che l’hanno abitata, in tempi certamente più duri, ma non per questo meno affascinanti. Così la Prof.ssa Camilla Valsecchi ( che vive ancora nei cuori delle persone che l’hanno conosciuta e stimata) ci ha descritto questa valle che più di ogni altra racchiude il nostro passato.

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I Luoghi, le “corti”, i mestieri, la gente, i soprannomi: un borgo!

Un ponte sul !ume che fece litigare per secoli (pe-daggio imposto ad ogni passaggio,1900: cinque centesimi per persona, dieci per animali) sino a

dispute nei tribunali milanesi, protagonisti i paesi delle vallate, Montegrino, Cugliate, Ponte Tresa che non vole-vano pagare; il Mulino con la Roggia Molinara, la Rese-ga al servizio di agricoltori e boscaioli: sono i ricordi più lontani del rione inferiore. Le “corti” e i !enili della frazio-ne superiore, contrassegnati dai casati indicati dai “so-prannomi”: i bustoc, i bagitt, i ternàa, i pop, i cut, i scai,

i nibi, i bof, i pinan, i tredes, i girit, i sepit, i picet, i peder, i carlisep, i luisinitt, i remitt, i pocc… e molti altri. Mille abi-tanti all’inizio del ‘900: contadini, carrettieri, boscaioli gli uomini, operaie agli stabilimenti di Creva, Germignaga e Luino le donne. Contrabbandieri di caffè e tabacco gran parte delle braccia valide. Poi le trasformazioni più recenti: negli anni di guerra ‘40/ ’45 l’arrivo di bergama-schi e bresciani, negli anni ’50 la !umana di veneti dal Polesine alluvionato, dal 1960 i siciliani, i calabresi, sardi e pugliesi !no a raddoppiare la popolazione. L’antica fortezza longobarda, comune autonomo sino al 1927, è ora rione della città di Luino.( Aldo Mongudi- da “Mangia come parli”)

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Sogno che la Luino di Piero Chiara non esista più. Forse è vero. Non fosse che il grandioso mercato popolare del mercoledì che registra talvolta sino

a trentamila visitatori, si sarebbe indotti a pensare che quell’atmosfera di “paese”- nell’accettazione più posi-tiva del termine- con i suoi protagonisti attori e insieme vittime di trame contorte, limpide e nebulose, oneste e malandrine che Chiara ha saputo descrivere tanto bene, è !nita per sempre. Luino, al pari dei molti centri riviereschi del Verbano, è tutta protesa verso nuovi tra-guardi turistici e commerciali; verso l’obiettivo di una grande area urbana che, partendo da Milano, coin-volge (o tenta di coinvolgere) i molti centri un tempo piccoli ma ben caratterizzati, in un grande abbraccio di case e di movimento d’auto tale da determinare, di fat-to, la tanto orrenda “città totale”. Chiara, anche se si era trasferito a Varese, non ha mai lasciato intendere nelle sue opere che tale possibilità geogra!co-sociale sareb-be risultata alla !ne positiva ed accettabile per chi sul lago viveva… non a caso i suoi romanzi più noti ( Il piat-to piange, La spartizione, Il balordo, L’uovo al cianuro e altre storie, La stanza del Vescovo ecc.), descrivono un ambiente di provincia estremamente mutevole nei suoi “umori”, ma nel contempo tipico dei luoghi che tali umori hanno generato. Luino deve essere grata a Piero Chiara; per mezzo dei suoi scritti- e aggiungiamo pure per tramite di molti !lms che da essi sono stati realizzati- la “sponda magra” ha !nito per godere di una popolari-tà che prima le era stata negata. Le foto che riproducia-mo di alcuni anni fa, ci danno l’idea di come potesse

essere raccolta e schiva la Luino del tempo. Una citta-dina che contava si e no cinquemila anime, e che di lì a poco avrebbe conosciuto l’esplosione demogra!ca dovuta ai traf!ci con la vicina Svizzera. La storia di que-sta cittadina di lago è ricca e interessante come quella della maggior parte dei centri lombardo-piemontesi.

( Federico Formignani)

La Luino di Chiara

di Cancellara Roberto

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C’è solo un ricordo che mi distrugge ripensando all’ospedale: Matteo.Giocavo sempre con lui, era il mio compagno

di camera. Una volta le nostre mamme, dopo intere giornate trascorse a vegliarci, si presero su suggerimen-to del medico un paio di ore di libertà, af!dandoci alle infermiere. Quando tornarono, ci trovarono in bagno a vomitare. Senza essere visti, avevamo rubato caramel-le, patatine e cioccolato dal nostro ar-madietto, insomma avevamo fatto una vera e propria indigestione.Le nostre povere mamme, che tornan-do ci avevano anche portato dei regali – ricordo il mio, un pappagallo di pe-luche blu e giallo in una gabbietta di plastica bianca – non ci persero più di vista nemmeno per un secondo. Matteo e io stavamo sempre insieme, lui era più piccolo di me di un anno.Una mattina, però, tornando dalle tera-pie lo trovai nel suo letto con tanti me-dici intorno. Stava male. Mi portarono nella sala dei giochi dell’ospedale.Quando tornai, Matteo non c’era più.Erano stati gli angeli a portarmelo via. Volevano giocar-ci anche loro, proprio come lui aveva sempre fatto con me. Se penso a lui piango, anche ora mentre scrivo, è un ri"esso condizionato. In lui sono racchiusi tutti quei bam-

bini che non ce l’hanno fatta. Tanti, troppi.Leucemie, cancro, malformazioni. Ho visto tutto questo e anche da cristiana praticante, vi assicuro, è dif!cile da accettare. Non ho mai voluto parlare della mia malattia. «Sono sana», mi ripeto. Ho sempre voluto dimostrare che non avrei mai e poi mai vissuto solo al cinquanta per cento. Io sarei stata la più forte, la più brava, avrei avuto un

comportamento ineccepibile, perché io questa vita ho dovuto meritarmela e voglio esserne all’altezza. Sempre. Anche per tutti quegli angeli che, men-tre giocano, mi stanno guardando dal cielo.

Sarah Maestri

Gli Angeli e i loro giochi

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Formaggi,salumi e violini di capra. Nelle Valli del Lui-nese operano diverse aziende che allevano capre di razza nera Verzasca (in purezza o incrociata con

altre razze), trasformano il latte, commercializzano for-maggi e salumi caprini e, a Pasqua, mettono sul merca-to il tradizionale capretto. Le condizioni climatiche, am-bientali e l’alimentazione a base di essenze particolari, che crescono su questi pascoli montani, arricchiscono il latte di profumi ed aromi unici. Il latte è l’elemento de-terminante per ottenere formaggi caprini di qualità.Ciò li rende particolarmente graditi al consumatore che sceglie la tradizione e il sapore di diverse varietà di formaggi a pasta fresca e stagionata. Il latte, i formag-gi e le carni sono adatte a un’alimentazione sana ed equilibrata, orientata verso la riscoperta di antichi e tra-dizionali sapori. In particolare il latte caprino, per le sue caratteristiche organolettiche, è facilmente digeribile e consigliato per i bambini e gli anziani.Il rilancio dell’allevamento caprino,tradizionalmente presente nelle Valli del Luinese, la valorizzazione e la promozione dei prodotti tipici locali, sono alcuni degli obiettivi che la Comunità Montana intende perseguire,

nell’ottica dello sviluppo socio-economico del territorio.Gli allevamenti sono basati sullo sfruttamento del pa-scolo per otto-nove mesi all’anno e gli animali restano in stalla per l’ultimo mese di gestazione e per il periodo dell’allattamento naturale del capretto.Nella stagione non adatta al pascolo, l’alimentazione delle capre verzaschesi si basa prevalentemente su !e-no e per gli animali in fase di allattamento la razione viene integrata. Dal mese di aprile le capre vengono avviate al pascolo e nei mesi successivi sono condotte agli alpeggi.Nel mese di ottobre, gli allevatori procedono alla “mes-sa in asciutta” dei capi.

Formaggi e Salumi di Capra

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48 Pastiera NapoletanaINGREDIENTI:(per 6 persone)500 g di pasta frolla, 350 g di ricotta (di pe-cora), 200 g di grano cotto, 300 g di zucchero, mezzo limone, 25 g di ce-dro candito, 25 g di arancia candita, 25 g di zucca candita, 50 ml di latte, 15 g di burro o strutto, 3 uova, 1 tuorlo, 1 bustina di vaniglia, 1 cucchiaio d’ac-qua di !ori d’arancio, 1 pizzico di cannel-la, 150 g di zucchero a velo

PREPARAZIONE:1) - 5 giorni prima del pranzoMettete il grano in ammollo; dovrà restarci per 48 ore.

2) - 4 giorni prima del pranzoPreparate la pasta frolla (mescolate la farina con 2 cucchiai di zucchero, il burro, e i tuorli d’uovo, lavorando l’impasto solo il tempo necessario per amalgamare gli ingredienti eliminando tutti i grumi; appallottolate il tutto); lasciatela a riposare in frigo-rifero !no al momento dell’utilizzo.

3) - 3 giorni prima del pranzoFate cuocere il grano 20 minuti in acqua abbondante, in una pentola con il coperchio. Grattuggiate la buccia di limone. Mettete, mentre il grano cuoce, a bollire il latte in una casse-ruola.Passati i 20 minuti, scolate completamente il grano. Aggiun-gete al latte il grano, la buccia di limone grattugiata (2/3 del totale), un pizzico di sale e di cannella, e un cucchiaio raso di zucchero semolato.

A fuoco basso, lasciate cuocere; ci vorran-no circa 2 ore perché il grano assorba

completamente il latte, assumendo un aspetto cremoso. Versate il com-

posto su un piatto largo. Lasciatelo raffreddare dopo averlo sgranato con una forchetta.

Passiamo al ripieno: in un contenitore largo lavorate la ricotta con tutto lo zucchero rimasto, cre-ando una crema. Aggiungete un pizzico di cannella, i canditi

tritati abbastanza !ni, l’acqua di !ori d’arancio e un po’ di scorza

grattugiata di limone (il terzo rimasto). Mescolate bene, unite i tuorli d’uovo, amalgamando completamente, e aggiungete la pasta di grano. Rimuovete dal frigorifero la palla di pasta frolla.Dividetene una metà, stendetela con il mattarello !no a ottene-re una sfoglia di circa tre/quattro millimetri.Imburrate e infarinate leggermente uno stampo da crostata a bordo alto.Cominciate a riscaldare il forno a 180 gradiFoderate con la pasta lo stampo. Stendete la metà rimamente della pasta. Tagliatela a striscie. Montate a neve ben ferma 4 albumi, e uniteli al ripieno. Riempite con il ripieno la base, ver-sandolo nello stampo. Ricoprite con le strisce di pasta frolla, di-sposte a losanga. Abbiate cura di schiacciare delicatamente ai bordi le strisce, per ancorarle meglio.Mettete in forno a 180 gradi per 70 minuti. Spegnete il forno, apritelo e lasciate raffreddare la pastiera nel forno aperto. Spol-veratela intanto di zucchero a velo.Lasciatela riposare !no al giorno del pranzo senza toccarla.

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Prima di iniziare, prepara la besciamella.

INGREDIENTI:500 ml - latte, 40 g - burro, 40 g - farina, 2 - tuorli, q.b. - noce moscata, q.b. - sale e pepePREPARAZIONE:Scaldate a temperatura tiepida il latte. In un’altra casseruola, fondete a fuoco bassissimo il burro. Aggiungete la farina e me-scolate con una frusta per tre minuti, !no a ottenere una con-sistenza ben omogenea. Unite il latte tiepido, senza smettere di mescolare. Quando il composto raggiungerà l’ebollizione, regolate di sale & pepe, e noce moscata, senza smettere di mescolare per almeno un minuto dall’ebollizione. Spegnete il fuoco e unite i tuorli, sempre mescolando con un certo vigore e evitando con la massima cura che si formi il minimo grumo. Lasciate raffreddare a temperatura ambiente. Quindi comin-ciamo e prepariamo le crêpe:

INGREDIENTI:2 – uova, 2 cucchiai – farina 00, 1 bicchiere latte, q.b. – sale

PREPARAZIONE:Unisci farina e uova, mescolando bene in modo da ottenere una crema uniforme e senza grumi. Quindi aggiungi un pizzico di sale e versa a poco a poco il latte, a !lo, conti-nuando sempre a mescolare. Il segreto per una buona riuscita è che l’impasto sia assolutamente uniforme. Fai sciogliere, a !amma molto bassa in un padellino, un !occhetto di burro. Appena si scioglie, unisci immediatamente una cucchiaiata di pastella. Gira subito la crêpe quando si è indurita sul fon-do. Quando si rassoda anche sull’altro lato, toglila dal fuoco e lasciala riposare, bene aperta, mentre ripeti il procedimento !no a esaurire l’intera pastella. Non dimenticare di ripartire del burro ogni volta, che sarà sempre molto poco ma sempre ne-cessario per ogni crêpe.

INGREDIENTI: (per 4 porzioni)400 g – prosciutto cotto, 2 – uova, 2 cucchiai – farina 00, 1 tazza – besciamella, 1 bicchiere – latte, q.b. – Parmigiano Reggiano, sale, burroPREPARAZIONE:Trita il prosciutto cotto !nemente, quindi mescolalo insieme al Parmigiano Reggiano, in quantità a tuo piacimento. Regola di sale e aggiungi al ripieno due cucchiai di besciamella. Comincia a far scaldare il forno a 180 gradi.Deposita una cucchiaiata del ripieno sopra ognuna delle tue crêpe, quindi racchiudilo proprio come fossero dei cannelloni, avvolgendole a una a una.

Imburra una piro!la, e sistemaci i tuoi cannelloni-crêpe ripieni. Quindi ricoprili con la restante besciamella, facci piovere so-pra qualche !occo di burro e una grattuggiata di Parmigiano Reggiano, e passa in forno a gratinare per mezz’ora. Servili caldissimi!

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PREPARAZIONE:Scolate tonno e acciughe completamente.Sbucciate e tagliate la cipolla a fette molto sottili.Regolate di sale & pepe la fesa di tacchino.Preparate un letto con la cipolla sul fondo di una casseruola, e posateci sopra la fesa.Adagiate tonno e acciughe sopra la fesa.Unite un paio di foglie di alloro, il bicchiere di vino, e metà dell’olio extravergine.Accendete il fuoco a !amma media, e lasciate cuocere per mezz’ora, rigirando ogni tre o quattro minuti.Al termine della cottura, se il sugo non si è ristretto, alzate la !amma !nché non si addensa.Spegnete il fuoco e lasciate raffreddare.Tagliate a fette molto sottili, a mano, la carne.Passate il tutto, carne a parte ovviamente, nel mixer.Frullate una prima volta. Unite allora il succo di limone, metà dei capperi, tutto l’olio extravergine rimasto.Frullate !nché non ottenete una crema uniforme e molto lucida. Sul vassoio da portata, adagiate un letto di questa crema. Sovrapponeteci le fette di carne.Decorate con i capperi rimasti.(Se credete, sbizzarritevi pure con ulteriori decorazioni!)Mettete in frigorifero !no al momento del pranzo.Servite!

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La corona dell’Avvento fu ideata dal pastore pro-testante Johann Hinrich Wichern (1808-1881). La versione originale prevedeva la presenza di un

maggior numero di candele. Il suo scopo era rendere possibile una formazione a ragazzi e giovani bisognosi e senza casa. Verso la metà del XIX secolo illuminava per la prima volta una corona d’avvento con 24 luci la sala oratoria del Rauhen Haus. Le luci per le domeniche erano grandi e quelle per i giorni feriali piccole. All’inizio solamente i muri attorno erano addobbati con dei rami d’abete, in seguito la corona.Il Pastore Johan Hinrich Wichern indusse verso il 1860 la corona d’Avvento anche nell’orfanotro!o di Berlino. La corona fu qui sostituita da un candeliere a forma d’albe-ro probabilmente per mancanza di posto: è più facile disporre 24 candele su un al-berello che su una corona. Ma questa realizzazione non si è imposta. All’inizio si diffuse la corona principalmente nelle città protestanti della Germania del Nord.

Questa usanza si diffuse soprattutto nei ritrovi ecclesiali, nei orfanotro!, nelle scuole. Sempre più si diffuse la coro-na d’Avvento e conquistò anche un posto in quasi tutte le case private. La corona rimpicciolita fu addobbata nelle e dalle famiglie con 4 candele, una per ogni do-menica d’Avvento. Benché la conoscenza della corona d’Avvento aumentasse parecchio verso il 1900, si divul-gò appena nel 1920. C’è voluto ancora un po’ di tempo !nché la corona d’Avvento ha conquistato anche il sud che era in gran parte cattolico. L’usanza di una corona d’Avvento si diffuse dopo la seconda guerra mondiale. I vari elementi della corona d’Avvento hanno carattere

simbolico. Candele, corone e rami verdi era-no già prima conosciuti come simboli invernali. La corona rappresenta l’e-

ternità o è simbolo per il sole, la terra o Dio. Le candele rappresentano

la luce che è donata a natale a tutti gli

uomini.

La corona d’ Avvento

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56 Iniziative NatalizieGermignaga “Se brusa ul Vécc”Come da tradizione ormai consolidata da diversi

anni, il 31 dicembre Germignaga festeggia in anticipo l’arrivo del nuovo anno e naturalmen-

te lo fa in modo spettacolare ma anche molto genuino con una manifestazione denominata: “Se brusa ul Vécc” che si svolge in una delle zone più vecchie del paese, il “Cantun” l’antico rione che si affaccia sul torrente San Giovanni, subito dietro la chiesa parrocchiale. L’evento che si svolge direttamente nel greto del torrente, secon-do Paolo Cottini, autore del libro “Di festa in festa” pub-blicato nel 1991, potrebbe avere origini antichissime, legato a riti pagani che intendevano esorcizzare con un “rogo puri!catorio” tutte le problematiche dell’anno appena trascorso e nel contempo di favorire la rigene-razione e l’abbondanza dei raccolti per il nuovo anno. Di certo sappiamo che l’evento si svolgeva a Germigna-ga già nel primo ventennio del secolo scorso e fu poi vietato e sospeso dopo l’avvento del fascismo in Italia. Allora l’evento prevedeva anche un simbolico funerale per le vie del paese con la presenza del “Carlin del Me-neghina” che rappresentava un inconsolabile vedova disperata che accompagnava il suo vecchio nell’ulti-

mo viaggio. La tradizione riprese parecchi anni dopo, inizialmente in piazza XX settembre, per poi trasferirsi in località “Cantun”, grazie alla buona volontà del Grup-po Pescatori di Germignaga che curò l’organizzazione della manifestazione !no 31 dicembre dell’anno 2000. A partire dall’anno successivo, il compito di continuare la tradizione è stato preso in carico dalla Pro Loco Germi-gnaga unitamente ad alcuni volontari che si occupano della realizzazione del fantoccio di dimensioni conside-revoli (circa quattro metri di altezza), realizzato in legno, stoffa e cartapesta e dello spettacolo pirotecnico che avviene immediatamente dopo l’accensione del falò. Le note del Corpo Musicale “Santa Cecilia” di Germi-gnaga accompagneranno l’intera manifestazione che avrà inizio alle ore 17:30 per concludersi circa un’ora dopo. La cioccolata calda distribuita gratuitamente dalla Pro Loco, oltre a deliziare i palati dei più piccini servirà come riscaldamento delle mani per i più grandi mentre il Gruppo di Protezione Civile “Valtravaglia” vigi-lerà sulla sicurezza. Appuntamento da non perdere quindi sabato 31 di-cembre al “Cantun” a Germignaga.

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2 DICEMBRE Mercatino della Solidarietà

8 DICEMBRE Pedala con i campioni – Giro cicloturistico dell’alto varesotto con i campioni del ciclismo provinciale0332 747782 - www.pedalaconicampioni.com

15 DICEMBRE Concerto di NataleConcerto Natalizio nella ParrocchialeInizio ore 20:45 - 347 7507664

24 DICEMBRE Auguri di NataleScambio degli auguri dopo la S.Messa di mezzanotte con panettone e vin brulè 0332 435359 347 7507664

25 DICEMBRE Apertura Presepi artistici nella Parrocchialeed in alcuni angoli del paese

5 GENNAIO Befana del fondista.Fiaccolata sulla neve, distribuzionedoni ai bambini. 347 0331560 347 7507664

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60 Iniziative NatalizieBrezzo di Bedero

22 DICEMBRE Inaugurazione del Presepe Vivente con Concerto di Na-tale

24 DICEMBRE e 6 GENNAIO 2012 XXXII Rappresentazione del Presepe Vivente a curadella Pro Loco

DICEMBRE Gita ai mercatini di Natale a cura della Pro Loco di Brezzo di Bedero

Per info: 340 0570666

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Per info: 340 0570666

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62 Iniziative NataliziePorto Valtravaglia

SABATO 3 – DOMENICA 4 DICEMBRE   Mercatini di Natale 5° edizione, manifestazione allestita lungo la  Via Roma

SABATO 31 DICEMBREVEGLIONE DI CAPODANNOChiusura delle manifestazioni dell’anno 2011 con il clas-sico  “Veglione di Capodanno”. La serata si terrà presso il Salone Colombo, dalle ore 21.00.Musiche e cottillons in allegria.

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64 Iniziative NatalizieMaccagno

7 - 8 - 9 DICEMBRE Mercatini di Natale – Oratorio

8 DICEMBRE “ Atmosfera ...Natalizia” Concerto di cori presso la chiesa di San Materno a Maccagno Superiore

15 DICEMBRE Concerto ENEL - Auditorium

20 DICEMBRE tradizionale festa degli 85enni di Maccagno in colla-borazione con Comune, Ass.ne di volontariato “onlus” Centro diurno di Maccagno

22 DICEMBRE tradizionale concerto natalizio Auditorium inizio ore 21.00 entrata libera

24 DICEMBRE/6 GENNAIO 2013 concorso presepi 2011 con premiazioni in occasione della festa dell’epifania il 6/1/2012

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La Vecchia PesaRistorante - Pizzeria

Menù Natale 2012

Aragosta in bella vistaCheescake al Castel magno

Prosciutto di Parma e capocollo di cinta senese con pan di spezie

Risotto con porri e speck dell’Alto Adige IGP

Gnocchetti di patate alla zucca e salsiccia

Filetto di salmone selvaggio gratinato con patate violette

Carote glassate

Sorbetto al limone

Filetto di scottona piemontese all’aceto balsamico

Patate novelle al rosmarino

Panettone con salsa allo zabaione

Menù Natale 2012

Carpaccio di pesce spada su radicchio tardivo e salsa limoncella

Battuta al coltello di salmone, rucola selvatica e pinoli tostati

Involtino di carne salada con mousse di formaggi aromatizzati

Fiocco nostrano di prosciutto con bruschetta e bocconcini di mozzarella

Tagliata di tonno e mazzancolle al sesamo, salsa tatakiPatate al cartoccio

Sorbetto al limone

Spiedo di carni e verdure miste alla brace

Pomodori gratinati

Panettone farcito salsa vaniglia

Euro 42,00 bevande escluse

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