RIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE … · 4 «Vi annuncio una grande gioia, che...

48
La Vita in mezzo a noi La Vita in mezzo a noi MARIA MARIA MARIA MARIA MARIA MARIA MARIA MARIA MARIA MARIA MARIA MARIA MARIA MARIA MARIA MARIA MARIA MARIA MARIA MARIA A A U U S S I I L L I I A A T T R R I I C C E E RIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINO RIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINO Spedizione in abb. postale 45% - art. 2 comma 20B - Legge 662/’96 - D.C./ D.C.I. - Torino - Tassa Pagata / Taxe Perçue • ANNO XXVIII - MENSILE - N° 11 - DICEMBRE 2007

Transcript of RIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE … · 4 «Vi annuncio una grande gioia, che...

La Vita in mezzo a noiLa Vita in mezzo a noi

MARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAAA UU SS II LL II AA TT RR II CC EE

RIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINORIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINO

Spe

dizi

one

in a

bb.

post

ale

45%

- a

rt.

2 co

mm

a 20

B -

Leg

ge 6

62/’9

6 -

D.C

./D

.C.I.

- T

orin

o -

Tas

sa P

agat

a /

Tax

e P

erçu

e•

AN

NO

XXV

III -

MEN

SILE

- N

°11

- DI

CEM

BRE

2007

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:19 Pagina 1

2

Carissimi fedeli lettori e lettrici,

Mi è caro in questo tempo di Natale allargare i nostri orizzonti e proiettarci dal

nostro Santuario verso l’Africa ovemolti missionari e fedeli si sentonouniti fraternamente al cuore dellaCongregazione salesiana e si sento-no parte della realizzazione di un so-gno. Infatti un giorno Don Bosco inun sogno missionario dell’aprile 1886è invitato a spingere lo sguardo mol-to lontano dalla sua guida – una “pa-storella”, che gli chiede espressa-mente di ricordarsi il sogno dei Bec-chi a nove anni –: “Tira una sola li-nea da una estremità all’altra, da Pe-chino a Santiago, fanne un centro nelmezzo dell’Africa e avrai un’idea e-satta di quanto devono fare i Sale-siani...

– Ma come fare tutto questo? Ledistanze sono immense, i luoghi dif-ficili e i Salesiani sono pochi.

– Tira una linea da Santiago alcentro dell’Africa. Che cosa vedi?

– Vedo dieci centri di stazioni.– Ebbene questi centri che tu ve-

di formeranno studio e noviziato e da-ranno moltitudine di missionari. Eora volgiti da quest’altra parte. Quivedi dieci altri centri dal mezzo del-l’Africa fino a Pechino, e anche que-sti centri somministreranno missio-nari...”.

Senza fare calcoli trigonometriciper cercare di entrare a tutti i costinella topografia dei sogni del nostrosanto è senz’altro incoraggiante ve-dere che la realtà dà ragione al sognoe che le case di formazione per nuo-

Il saluto del Rettore

Il pellegrinaggio vdi Maria in Afric

ve generazioni di “Don Bosco madein Africa” fioriscono e si moltiplica-no dall’est all’ovest sotto il Sahara.

Il 30 dicembre 2005 la Vice Pro-vince Blessed Artemide Zatti, che u-nisce le presenze salesiane nelle quat-tro nazioni di lingua inglese del We-st Africa (Sierra Leone, Liberia, Gha-na, Nigeria) ha dato alla luce un nuo-vo noviziato in Sunyani, Ghana.

C’era già una comunità salesianaall’opera fin dal 1993, con parroc-chia, Oratorio e Centro giovanile,cura pastorale di nove villaggi; scuo-la tecnica con vari indirizzi – mura-tura, falegnameria, disegno su stof-fa, computer, agricoltura e alleva-mento –; casa famiglia per ragazzicon gravi difficoltà familiari. Il No-viziato ha occupato una parte anco-ra incolta del terreno in dotazionedel settore agricolo della scuola.

Anche il noviziato era già in fun-zione come un settore della comunitàdi Ondo in Nigeria.

Con il trasferimento in Ghana èora diventato una comunità autono-ma, sotto il patrocino del venerabi-le salesiano coadiutore Simone Sru-gi, un brother dal cuore sconfinato,un vero operatore di pace in un pe-riodo di forti tensioni etnico religio-se in Palestina, tra le due guerre mon-diali e negli anni difficili dopo il con-flitto.

Simone Srugi è nato a Nazareth,poche centinaia di metri dalla basi-lica dell’Annunciazione. Il 30 di-cembre 2005, giorno in cui si è con-cluso l’esodo dei novizi dalla Nige-ria al Ghana con approdo nella nuo-va “terra promessa” era la festa del-la Sacra Famiglia.

Da quel giorno in poi la vita del-la casa ha avuto un costante riferi-mento a Nazareth, lasciando che Ma-ria fosse la principale ispiratrice e

guida del cammino di questi giova-ni che son pronti a donare la loro vi-ta per i ragazzi di questa terra, la piùpopolosa dell’Africa, continente piùgiovane del mondo (es: in Nigeria –130 milioni di abitanti – il 44% del-la popolazione ha meno di 14 anni!).

Maria è una guida vocazionalefatta tutta di Vangelo e può esseredavvero la “stella del mare”, model-lo e sostegno non soltanto per i gran-di “sì” da dire nella vita, ma ancheper i passi da fare giorno dopo gior-no, le trasformazioni, i cambi di sta-gione che sono il tessuto di crescitadi ogni discepolato sulle orme delMaestro, di suo figlio (chi meglio dilei le conosce?).

È così che i 12 mesi di noviziatoqui a Sunyani sono scanditi dalla“Peregrinatio Mariae”, dal pelle-grinaggio di vita di cui Maria ha la-sciato una traccia luminosa nei Van-geli, in modo così discreto e pur co-sì profondo. Il dipanarsi della sua ri-sposta vocazionale dalla prima al-l’ultima pagina del Nuovo Testa-mento è un formidabile paradigmadel mistero nascosto in ogni voca-zione.

Le “stazioni” regalate dai quat-tro Vangeli seguendo in ordine cro-nologico gli eventi in cui Maria èpresente, segnano di mese in mese ilcammino dei novizi. Il 7 settembreil Noviziato ha preso il via. Al settedi ogni mese un nuovo “mistero ma-riano” illumina i 30 giorni che se-guono.

Si parte con L’Immacolata, so-gno realizzato di quanto il Signorevuole da ciascuna delle nostre vite eper noi salesiani “Ave Maria” cheha dato l’inizio a tutto quello che hafatto di Don Bosco il santo dei gio-vani e il nostro fondatore.

Secondo: Annunciazione, miste-

La paginadel Rettore

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:19 Pagina 2

3

ro di chiamata e risposta, dove il no-stro nome diventa Parola di Dio.

Terzo: Visita di Maria a Elisabet-ta, unico movimento d’amore versoDio e verso chi ha bisogno di aiuto;fede e carità in perfetta armonia, so-stanza di ogni risposta vocazionale.

Quarto: Betlemme. Verbo che sifa carne. Gesù è quanto siamo chia-mati a diventare, Parola-chiamata datrasformare nella carne della nostravita giorno dopo giorno.

Quinto: Presentazione al tempio...icona preferenziale della chiamataalla vita religiosa e anche invito avedere la realtà nel profondo, comeSimeone e Anna san fare.

Sesto: Fuga in Egitto. L’Africaaccoglie la Vita.

Settimo: l’obbedienza e la vita difamiglia a Nazareth: tempo fecondodi formazione.

Ottavo: Gesù nel Tempio. “Nonsapevate che devo occuparmi dellecose del Padre mio?”... Risponderea Dio e rispondere alla propria fa-

o vocazionale ica

miglia: un tema molto importante edelicato per la cultura africana.

Nono: Cana... Fate quello che Luivi dirà. Sostanza di ogni discepo-lato.

Decimo: Beato chi ascolta e met-te in pratica... la più alta beatitudinemariana, strada maestra di autenticacrescita vocazionale.

Undicesimo: Stabat Mater. Par-tecipare nella Croce: compimentodella chiamata.

Dodicesimo: Pentecoste. Mariacasa dello Spirito, madre della Chie-sa, modello di ogni vocazione, aiu-to dei cristiani.

C’è un sogno nel cassetto. Riu-scire a rappresentare questo pel-legrinaggio anche fisicamente at-traverso dodici stazioni che con-ducano alla grotta mariana. Il pae-saggio tropicale attorno al noviziatoè già in se stesso un invito alla pre-ghiera. Se tra gli alberi si riesce atracciare un percorso che aiuti a ri-percorrere il pellegrinaggio di Maria

di tappa in tappa, quanto i novizi sa-lesiani vivono può essere condivisocon altri giovani del Don Bosco Cen-tre (400 soltanto gli allievi della scuo-la tecnica) e con una cinquantina dialtri novizi di varie congregazioniche vengono qui da Simon Srugi perincontri, seminari, corsi, mediamen-te una volta al mese.

Può essere un modo nuovo disperimentare la presenza di Marianel cammino cristiano per giova-ni che saranno il futuro della vitareligiosa in Ghana e in West Afri-ca, a loro volta educatori e evan-gelizzatori di migliaia di altri chil-dren of Mary in questo continente,dove Maria è già di casa: MotherMary infatti non ha avuto bisognodi grandi sforzi di inculturazioneper trovare accoglienza qui. Il be-ne che le si vuole e la filiale devo-zione che lega la gente d’Africacon la madre di Gesù è già radi-catissima e va ben oltre i confinidella Chiesa Cattolica. Lei, aiutodei cristiani, aiuto di tutti, è madredella Chiesa: guida non soltanto peril cammino individuale ma anche delpellegrinaggio di tutto il popolo diDio.

Maria, madre dell’Africa: com-pagna di viaggio di questo popoloche nel giro di vent’anni raddoppieràin numero la popolazione presentein Europa, un popolo in costante e-sodo e così bisognoso delle premu-re e della tenerezza della madre di tut-ti i viventi.

Cosa ne dite se entriamo anchenoi in questo sogno con un nostropiccolo contributo aiutando a rea-lizzare queste dodici stazioni? Nonsolo vi sentirete aiutati dalla pre-ghiera di chi passando davanti a quel-le formelle pregherà per i benefatto-ri ma potrete sempre dire: “Anch’ioci sono e cammino con Maria e coni miei fratelli Africani”. Coraggio,allora, amici dell’ADMA e tutti voilettori e sostenitori delle Opere sa-lesiane: mettiamoci in cammino. Saràsicuramente un Natale ed un annopiù felice! Auguri a tutti.

Don Sergio Pellini RettoreDon Silvio Roggia Maestro dei Novizi

Novizi salesiani con fr Jorge, Vicario ispettoriale.

Per un piccolo contributo alla realizzazione

delle dodici stazioni usare il ccp n. 11490109,

intestato a: Santuario Maria Ausiliatrice

Via Maria Ausiliatrice, 32 - 10152 Torino

Specificando nella causale: «Pro Progetto Africa».

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:19 Pagina 3

4

«Vi annuncio una grande gioia, che sarà per tutto il popolo, perchéoggi è nato a voi il Salvatore, che è Cristo, il Signore, nella città di Da-vide. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, chegiace in una mangiatoia» (Lc 2,11-12). Questo l’annuncio che l’angelorivolse ai pastori per annunciare la nascita di Gesù.

Lasciamoci meravigliare da queste parole. Esse sono conosciute e ri-schiano, come tutto ciò che è noto, di non suscitare in noi più alcun stu-pore. Eppure l’annuncio dell’angelo ha qualcosa non solo di sorprendente;possiede la forza capace di ribaltare un’intera esistenza e la storia tuttadegli uomini. All’improvviso, senza attesa, desiderio o previsione, l’an-gelo irrompe nella notte e con le sue parole squarcia la veglia dei pa-stori. Attendevano l’alba del giorno, non l’aurora dell’eternità. Altroveerano i loro pensieri, per mete diverse divagavano le loro menti. Chi al-la famiglia lontana, chi alla fatica imminente, chi alla durezza del vive-re. Ispirazioni e desideri di altra natura li trascinavano nell’incederedella notte. Quando vengono travolti dalla luminosa gloria di Dio. Perun solo istante Dio si manifesta e la sua luce frantuma ogni notte. Simo-ne Weil (1909-1943), ebrea convertita, aveva detto che all’uomo Dio pa-re assente perché se si rivelasse, la Sua gloria schiaccerebbe l’uomo. Anoi mortali, la gloria divina è insopportabile; non possiamo reggerne ilpeso. Per questo, quando l’uomo è trafitto anche da un solo frammentodella luce di Dio, tutta la sua vita ne rimane sconvolta. Per questo i pa-stori provano una paura terribile. Enorme, ci dice Luca. Sproporziona-ta alla loro sopportazione. Per questo l’angelo li deve rassicurare: «Nontemete». Non temete perché alla paura grande deve subentrare la gioiagrande. La gioia dell’annuncio che Dio è in mezzo al suo popolo. I pa-stori tremano anche a nome di tutto il popolo a cui è rivolto il gioiosoannuncio dell’angelo. Essi tremano anche per noi. Perché a loro primae a noi poi è rivolto l’evangelo della gioia. Anzi, l’annuncio smisurato diuna gioia incontenibile: la notte si fa luce, il tempo diventa eterno e lacreazione si riveste di grazia. Essi tremano perché l’inaspettato si è com-piuto e dell’inaudito si sente la voce poiché la Parola si è fatta carne.Tremano i pastori, perché se Dio si rivela, chi può sopportare la sua ab-bagliante luce? Cosa rimane di noi davanti alla gloria di Dio? Ma eccoche l’indicibile e possente gloria di Dio, è riconoscibile, non perché es-sa annienta l’uomo, ma perché si è fatta essa stessa uomo, si è fatta bam-bino. Così questo bambino nella sua povertà, debolezza e bisogno diventasegno della imponente gloria divina: un bambino avvolto in fasce che gia-ce in una mangiatoia. Nella povertà di quella grotta vi è la ricchezza, nel-la semplicità di quelle fasce, la gioia.

A Natale celebriamo la gloria di Dio che si èfatta bambino. A questo bambino che èla Vita in mezzo a noi, offriamo riconoscenti il dono della nostra vita.

Un Natale d’amoreEditorialeUn Natale d’amore

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:19 Pagina 4

Il grande predicatore Jac-ques-Bénigne Bossuet (1627-1704) diceva che «Se le gran-dezze che amiamo, se i piaceriche ricerchiamo, fossero veri,chi altri ne meriterebbe il godi-mento ed il possesso se non Dio?Chi li avrebbe potuti avere conpiù facilità e con più magnifi-cenza? Quale guardia impo-nente lo circonderebbe! Quan-to sarebbe magnifica la sua cor-te! Quale porpora sulle sue spal-le! Quale oro sfavillante sullasua testa! Quante delizie la na-

tura gli offrirebbe, essa che prontamente obbedisce ai suoi ordini!».Già un cristiano dei primi tempi, Quinto Settimio Tertulliano (160-

220) affermava che Gesù: «Ha stimato che questi beni, questi godimentie questa gloria fossero indegni di Lui e dei suoi. Ci ha mostrato che que-ste grandezze, essendo passeggere ed illusorie, farebbero torto alla suavera grandezza».

Gesù non soltanto rifiuta la gloria umana, ma per mostrarci quantopoco la consideri, va a stabilirsi all’estremità opposta. Il suo ingresso nelmondo avviene in una stalla e i primi ad essere convocati nel suo palaz-zo non sono i potenti del mondo ma i pastori, rifiutati persino dal loropopolo. Gesù si carica di tutto ciò che gli uomini evitano, di tutto ciò cheessi temono, di tutto ciò che ripugna ai loro sensi, per farci vedere quan-to le ricchezze della vita presente sono da lui considerate vane ed illu-sorie: così dobbiamo figurarci la sua mangiatoia, non già come una cul-la indegna di Dio, ma come un carro trionfale mediante il quale trasci-na vittorioso il mondo sconfitto. E mi sembra che a motivo di questa vit-toria ci dica con autorevole certezza: «Coraggio, io ho vinto il mondo».

Se il nostro vero bene non è nelle ricchezze, dove lo dobbiamo dun-que cercare? Se Gesù ha voluto essere così povero, mediante cosa ci sal-va? Qual è la sua vera ricchezza, qual è la sua vera gloria? Là dove èla vera gloria e la vera ricchezza di Gesù, lì è anche il nostro vero be-ne. Ma Gesù non ha voluto avere altra ricchezza ed altra gloria in mez-zo a noi, se non quella della carità. La carità è la vita stessa della Tri-nità, la sua bellezza, il suo splendore. L’apostolo Giovanni, che ha pe-netrato a fondo i misteri di Dio, così ci insegna: «Chiunque ama è na-to da Dio e conosce Dio, chi non ama non ha conosciuto Dio, perchéDio è amore» (1 Gv 4,7-8).

Se il nostro maggior male è la nostra incapacità di amare, allora èproprio di Gesù che abbiamo bisogno. Così, lasciarsi attirare ed anima-re dalla carità sarà anche il nostro vero bene e la nostra salvezza. È que-sto Natale di amore che auguro a tutti voi.

Don Giuseppe Pelizza

5

A Natale, è Dio che viene a curare la nostra incapacità d’amare. Facendosi Lui stesso uomo come noi ci insegna ad amare come solo Dio sa amare.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:19 Pagina 5

6

Dopo tanti segni operati da Gesù, ora parleremo del segno più spettacolare:

Gesù ridona la vita a uno che ènel sepolcro da quattro giorni. Ilrisultato sarà che il Sommo Sa-cerdote deciderà che è megliofar morire Gesù, uno per tutti(11,49). Questa è in poche paro-le la sostanza del capitolo 11 cheè la chiusura della grande sezio-ne iniziata nel capitolo 5. Lo di-mostra il fatto che nel capitolo 5si annota che i dirigenti giudeicercavano di ucciderlo (5,18),mentre alla fine del c. 11 si parladi una vera sentenza di morte:“Da quel giorno decisero di uc-

ciderlo” (11,53). Il tutto si strut-tura in tre tempi, separati da trelocalità. Nel primo siamo oltre ilGiordano (11,1-16), nel secondopresso Betania (11,17-44), nel ter-zo nel Sinedrio (11,45- 53) a cuisegue una nota su Gesù. Il di-scorso è oltremodo facile e com-prensibile, anche se qualche no-ta non fa mai male.

Oltre il Giordano (11,1-16)

“Un certo Lazzaro era mala-to”: così inizia il racconto, ma laparola “malato” nel Vangelo giàdice che la situazione sarà capo-

volta. E come! Lazzaro è un per-sonaggio nuovo, ma subito si an-nuncia la sua provenienza: Era o-riginario di Betania, il paese diMaria e di Marta sue sorelle. Ledue saranno protagoniste del rac-conto di 12,1-8. Si dice questoper anticipare quello che farà Ma-ria che qui viene definita come“quella che cosparse di profu-mo il Signore e gli asciugò i pie-di con i suoi capelli”; poi si ri-pete che “il malato era suo fra-tello Lazzaro”. Ora viene il nuo-vo: “Le sorelle mandarono a di-re al Signore: Signore, ecco, iltuo amico è malato”. Come Ma-ria a Cana non chiedono nulla,solo informano Gesù sulla si-tuazione di Lazzaro. Ma Gesùnon agisce mai per pura amici-zia, egli agisce per amore. Co-munque c’è una pausa prima delsuo intervento. In unione, comesempre, con il Padre dice: “Que-sta malattia non porterà allamorte, ma è per la gloria di Dio,affinché per mezzo di essa il Fi-glio di Dio venga glorificato”.

A questo punto si dice che“Gesù amava Maria e sua so-rella e Lazzaro”. È l’amore cheunisce Gesù ai suoi discepoli e,sottinteso, al Padre. Gesù perònon si muove; rimane altri duegiorni dov’era. Solo dopo dice aisuoi discepoli: “Andiamo di nuo-vo in Giudea”. I discepoli gli ri-sposero: “Rabbì, poco fa i Giu-dei cercavano di lapidarti e tu civai di nuovo?”. E Gesù, riassu-miamo, (vv. 9-13) dice loro chia-ramente: “Lazzaro è morto e iosono contento per voi di non es-sere stato là, affinché voi cre-diate. Andiamo da lui!”. AlloraTommaso, chiamato Didimo,

La tomba di Lazzaro ai tempi di Gesù poteva essere simile a questa che oggiè offerta alla visione dei pellegrini che si recano in Terra Santa.

© E

lledi

ci /

Mau

rilio

Sac

chi

Gesù racconta il Padre

Io sono la risurreziGv cap. 11

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:19 Pagina 6

disse ai condiscepoli: “Andia-mo anche noi a morire con lui”.Il discepolo è colui che si lasciacoinvolgere totalmente nel de-stino di Gesù.

Presso Betania (11,19-44)

Tre scene strutturano il bra-no: l’incontro Gesù-Marta (11,17-27); l’incontro con Maria e i giu-dei (11,28-36); e poi al sepolcrodove Gesù agisce di fronte a u-na moltitudine di giudei.

Gesù e Marta. Marta appenaseppe che Gesù era in arrivo, gliandò incontro, mentre Maria ri-mase là a farsi consolare dai giu-dei, tutta ripiegata sul suo dolo-re. Quello che Marta dice a Ge-sù non è un rimprovero, caso maiesprime un po’ di fede nel suopotere di vita. Infatti, dopo averdetto a Gesù: “Signore, se tu fos-si stato qui mio fratello non sa-rebbe morto”, subito aggiunge:“ma anche ora so che qualunquecosa tu chiederai a Dio, Dio te laconcederà”. Il Figlio infatti agi-sce sempre insieme al Padre. Ge-sù le dice: “Tuo fratello risor-gerà”. E Marta ribatte, secondola fede del giudaismo ortodosso:“So che risorgerà nella risurre-zione dell’ultimo giorno”, madentro di sé deve aver detto: “Peròmio fratello ora non c’è più”. Eallora Gesù le dice: “Io sono larisurrezione e la vita” e subitocompleta con due sentenze: “Chicrede in me anche se muore vi-vrà; Chiunque vive e crede in menon morrà in eterno”. Il “vivrà”ha il senso forte di vita eterna, diquella vita che la morte non puòannullare. È questo che intende

Gesù; e aggiunge: “Credi que-sto?”. Rispose: “Sì, o Signore, iocredo che tu sei il Cristo, il Fi-glio di Dio, colui che deve veni-re in questo mondo”. È un per-fetto atto di fede, ma dà l’im-pressione che sia una risposta e-vasiva alla domanda.

Gesù e Maria. Maria è sem-pre là in casa a farsi consolare daigiudei. Tutto porta il segno dellutto. Quando Marta le dice cheGesù la chiama subito le va in-contro e i giudei la seguironopensando che andasse al sepol-cro, ma appena arriva da Gesù si

7

Il paese di Betania come si presenta ai giorni nostri.

La rianimazione di Lazzaro, nel Vangelo di San Giovanni, è l’ultimo dei segnioperati da Gesù per dimostrare la sua divinità e la sua intimità con il Padre.

© E

lledi

ci /

G.

Sch

noor

© E

lledi

ci /

G.

Per

a

zione e la vita

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:19 Pagina 7

8

getta ai suoi piedi piangendo, ri-piegata sul suo dolore e gli dice:“Se tu fossi stato qui mio fratel-lo non sarebbe morto”. Come sideve comportare Gesù di frontea gente che piange? Si turbò, capìche la parola non serviva e cheera meglio allungare il lutto eportarla al sepolcro. Le dice:“Dove l’avete posto?”. Gli dis-sero: “Signore vieni a vedere”.E Gesù incominciò a piangere, aunirsi alle sofferenze di Maria. Ei giudei dissero: “Guarda comelo amava”. Ma alcuni di loro

dissero: “Lui che ha aperto gliocchi al cieco, non poteva an-che far sì che costui non moris-se?”. Gesù fu scosso da un fre-mito, forse di indignazione nonvedendo nessun segno di spe-ranza o di fede.

Al sepolcro (11,38-44). Erauna grotta su cui era stata postasopra una pietra. Dice Gesù: “To-gliete la pietra!”. Gli risposeMarta: “Signore, manda già cat-tivo odore, è lì da quattro gior-ni”. Questa sua reazione è in con-trasto con quello che ha detto

prima: “So che qualunque cosachiederai a Dio, Dio te la con-cederà” (11,22). Gesù appare co-sì ancor più solo di fronte al po-tere della morte. Ora in senso dirimprovero risponde a Marta:“Non ti ho detto che se crederaivedrai la gloria di Dio?”. L’ul-tima espressione rimanda i lettorialla parola rivolta all’inizio ai di-scepoli (11,4). Alla fine tolserola pietra.

Ora l’immagine di Gesù si fasolenne. Gesù alzò gli occhi edisse: “Padre, ti rendo grazieperché mi hai ascoltato. Io sa-pevo che mi dai sempre ascol-to, ma l’ho detto per la genteche mi sta intorno, perché cre-dano che tu mi hai mandato”.Poi urlò a gran voce: “Lazzaro,vieni fuori”. Il morto uscì con ipiedi e le mani legate dalle ben-de e il viso avvolto in un suda-rio. Ed è una specie di miraco-lo che possa uscire legato in quelmodo. In ciò vi è un’allusione insenso contrario alla risurrezio-ne di Gesù che se ne va dal se-polcro lasciando le bende e ilsudario (20,2). Il racconto sichiude dicendo che Gesù disseloro: “Liberatelo e lasciateloandare”. Gesù lascia che il mi-racolato se ne vada per la suastrada. Dopo ciò, nonostante lagrandiosità del miracolo, Gesùsi mette da parte. Scompare dal-la scena e l’evangelista passa araccontare la reazione al mira-colo.

La riunione del Sinedrio(11,47-53)

Quanto ora si dirà è l’esempiopiù chiaro delle parole con cuiGesù chiude la parabola del Ric-co Epulone: “Anche se uno ri-sorgesse dai morti non crede-ranno”. Nel contesto di Giovanniquesto racconto sembra un as-surdo: vogliono mettere a tace-re quello che è avvenuto davan-ti a molti testimoni.

Mar

ta e

Mar

ia in

cont

ro a

Ges

ù, G

iotto

(12

67-1

337)

, C

appe

lla d

egli

Scr

oveg

ni,

Pad

ova.

Le sorelle di Lazzaro, Marta e Maria, esprimono la fede ortodossa degli Israe-liti nella risurrezione finale e al contempo Marta rinnova la sua fede in Gesùvero Figlio di Dio.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:19 Pagina 8

Quelli che videro la rianima-zione di Lazzaro con i loro oc-chi non erano tutti dalla parte diGesù; alcuni di loro andaronosubito dai farisei e riferironoquanto Gesù aveva fatto. Ci fu u-na riunione del Sinedrio in cui sidicevano: “Che cosa facciamo?”.Sono troppi i segni miracolosiche egli compie e il suo movi-mento è in crescendo. Questopuò provocare urti con il giu-daismo fedele e potrebbero in-tervenire i Romani e giungere adannullare tutte le nostre istitu-zioni. Per loro si tratta di un pe-ricolo politico più che religiosoNon sapevano cosa fare.

Allora ecco intervenire Cai-fa, sommo sacerdote che dice:“Voi non capite nulla; non virendete conto che è convenienteper voi che uno solo muoia peril popolo e non vada in rovina lanazione intera?”. L’evangelistainterpreta le parole di Caifa co-me una profezia di Dio la cui pa-

rola va sempre oltre la sempliceparola umana. Il senso vero è che“Gesù doveva morire non sol-

tanto per la nazione ma ancheper riunire insieme i figli di Diodispersi”. L’insegnamento è cheGesù, donando la sua vita, di-venta vita e salvezza non soloper la nazione, ma per tutti co-loro che accolgono la sua paro-la. Infatti riunisce in uno tutti ifigli di Dio dispersi in modo checi sia un solo gregge e un solo pa-store. Tutti uniti in piena comu-nione con il Padre e il Figlio nel-lo Spirito Santo.

Il racconto si chiude con duenotizie: la prima è che da quelgiorno decisero di ucciderlo. Laseconda è che Gesù si rifugiò inuna città chiamata Efraim con isuoi discepoli. Così finisce la vi-ta pubblica di Gesù. Quanto se-gue è l’ora di Gesù. Il capitolo 12infatti avrà come titolo: “È giun-ta l’ora”.

Mario Galizzi

9

CLAUDIO RUSSO

FRANCESCO BESUCCOIl pastorello di Don Bosco

Editrice Elledici, pagine 56, € 1,40

«Vidi un ragazzo vestito da montanaro, di mediocre corporatura, di a-spetto rozzo e con il volto pieno di lentiggini. Stava con gli occhi spa-lancati ad osservare i suoi compagni a divertirsi». Così Don Bosco de-scrive Francesco Besucco appena entrato nell’Oratorio di Valdocco.Questo libretto racconta la storia di Francesco, nato nel 1850 in mon-tagna, ad Argentera, da una famiglia povera ma molto cristiana. Ungiorno gli vengono regalate le biografie di Domenico Savio e di MicheleMagone. Francesco le legge e ne rimane entusiasta. Va a Torino daDon Bosco: «Vorrei farmi buono come Domenico e Michele. Mi aiuti».E Don Bosco lo accoglie e lo educa secondo la formula della santità:«Allegria, Studio, Pietà».Il testo ripropone con linguaggio moderno ma fedele all’originale la bio-grafia di Besucco scritta da San Giovanni Bosco.

Il miracolo di Betania attira su Gesù la condanna del Sinedrio, nonostante lagrande quantità di testimoni.

Inte

rno

della

cos

idde

tta t

omba

di L

azza

ro.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:19 Pagina 9

10

La Lettera agli Efesini ci pre-senta la Chiesa come una costruzione edificata «sul

fondamento degli apostoli e deiprofeti, avendo come pietra an-golare lo stesso Cristo Gesù»(2,29). Nell’Apocalisse il ruo-lo degli Apostoli, e più specifi-camente dei Dodici, è chiaritonella prospettiva escatologicadella Gerusalemme celeste, pre-sentata come una città le cuimura «poggiano su dodici ba-samenti, sopra i quali sono i do-dici nomi dei dodici apostolidell’Agnello» (21,14). I Vange-li concordano nel riferire che lachiamata degli Apostoli segnòi primi passi del ministero diGesù, dopo il Battesimo rice-vuto dal Battista nelle acque delGiordano.

Gesù chiama i Dodici

Stando al racconto di Marco(1,16-20) e di Matteo (4,18-22),lo scenario della chiamata deiprimi Apostoli è il lago di Gali-lea. Gesù ha da poco comincia-to la predicazione del Regno diDio, quando il suo sguardo si po-sa su due coppie di fratelli: Si-mone e Andrea, Giacomo e Gio-vanni. Sono pescatori, impegna-ti nel loro lavoro quotidiano. Get-tano le reti, le riassettano. Maun’altra pesca li attende. Gesù lichiama con decisione ed essi conprontezza lo seguono: ormai sa-ranno «pescatori di uomini» (cfMc 1,17; Mt 4,19). Luca, pur se-guendo la medesima tradizione,ha un racconto più elaborato (5,1-11). Esso mostra il cammino di fe-

de dei primi discepoli, precisan-do che l’invito alla sequela giun-ge loro dopo aver ascoltato la pri-ma predicazione di Gesù e spe-rimentato i primi segni prodigiosida lui compiuti. In particolare, lapesca miracolosa costituisce ilcontesto immediato e offre il sim-bolo della missione di pescatoridi uomini, ad essi affidata. Il de-stino di questi «chiamati», d’orain poi, sarà intimamente legato aquello di Gesù. L’apostolo è uninviato, ma, prima ancora, un «e-sperto» di Gesù.

Coloro che hanno visto

Proprio questo aspetto è mes-so in evidenza dall’evangelistaGiovanni fin dal primo incontrodi Gesù con i futuri Apostoli.Qui lo scenario è diverso. L’in-contro si svolge sulle rive delGiordano. La presenza dei futu-ri discepoli, venuti anch’essi, co-me Gesù, dalla Galilea per viverel’esperienza del battesimo am-ministrato da Giovanni, fa lucesul loro mondo spirituale. Era-no uomini in attesa del Regnodi Dio, desiderosi di conoscereil Messia, la cui venuta era an-nunciata come imminente. Bastaad essi l’indicazione di Giovan-ni Battista che addita in Gesùl’Agnello di Dio (cf Gv 1,36),perché sorga in loro il desideriodi un incontro personale con ilMaestro. Le battute del dialogodi Gesù con i primi due futuri A-postoli sono molto espressive.Alla domanda: «Che cercate?»,essi rispondono con un’altra do-manda: «Rabbì (che significaMaestro), dove abiti?». La ri-

I Dodici

La Catechesi di Benedetto XVI

Gli Apostoli testimoni e inviatidi Cristo

Gesù chiama i Dodici affinché siano nel mondo gli esperti,

non solo del suo messaggio, ma di Lui stesso, quale Salvatore del mondo.

La c

hiam

ata

di P

ietr

o e

And

rea,

Duc

cio

di B

uoni

nseg

na (

1308

), N

atio

nal G

alle

ry o

f A

rt,

Was

hing

ton.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:19 Pagina 10

sposta di Gesù è un invito: «Ve-nite e vedrete» (cf Gv 1,38-39).L’avventura degli Apostoli co-mincia così, come un incontrodi persone che si aprono reci-procamente. Comincia per i di-scepoli una conoscenza direttadel Maestro. Essi infatti non do-vranno essere annunciatori di

un’idea, ma testimoni di una per-sona. Prima di essere mandatiad evangelizzare, dovranno «sta-re» con Gesù (cf Mc 3,14), sta-bilendo con lui un rapporto per-sonale. Su questa base, l’evan-gelizzazione altro non sarà cheun annuncio di ciò che si è spe-rimentato e un invito ad entrarenel mistero della comunione conCristo (cf 1 Gv 13).

Inviati a tutti

A chi saranno inviati gli A-postoli? Nel Vangelo Gesù sem-bra restringere al solo Israele lasua missione: “Non sono statoinviato che alle pecore perdutedella casa d’Israele” (Mt 15,24).In maniera analoga egli sembracircoscrivere la missione affida-ta ai Dodici: “Questi Dodici, Ge-

sù li inviò dopo averli così i-struiti: «Non andate fra i paganie non entrate nelle città dei Sa-maritani; rivolgetevi piuttosto al-le pecore perdute della casa d’I-sraele»” (Mt 10,5s.). Una certacritica moderna di ispirazione ra-zionalistica aveva visto in questeespressioni la mancanza di unacoscienza universalistica del Na-zareno. In realtà, esse vannocomprese alla luce del suo rap-porto con Israele, comunità del-l’alleanza. Secondo l’attesa mes-sianica le promesse divine sa-rebbero giunte a compimentoquando Dio stesso, attraverso ilsuo Eletto, avrebbe raccolto ilsuo popolo come fa un pastorecon il gregge: “Io salverò le miepecore e non saranno più ogget-to di preda... Susciterò per loroun pastore che le pascerà, Davi-de mio servo. Egli le condurràal pascolo, sarà il loro pastore; io,il Signore, sarò il loro Dio e Da-vide mio servo sarà principe inmezzo a loro” (Ez 34,22-24). Ge-sù è il pastore escatologico, cheraduna le pecore perdute dellacasa d’Israele e va in cerca di es-se, perché le conosce e le ama (cfLc 15,4-7 e Mt 18,12-14; cf anchela figura del buon pastore in Gv

10,11ss.). Attraverso questa “rac-colta” il Regno di Dio si annun-cia a tutte le genti: “Fra le gentimanifesterò la mia gloria e tuttele genti vedranno la giustizia cheavrò fatta e la mano che avrò po-sta su di voi” (Ez 39,21).

Così, i Dodici, assunti a par-tecipare alla stessa missione diGesù, cooperano col Pastore de-gli ultimi tempi, andando anzi-tutto anche loro dalle pecore per-dute della casa d’Israele, rivol-gendosi cioè al popolo della pro-messa, il cui raduno è il segno disalvezza per tutti i popoli. Lun-gi dal contraddire l’apertura u-niversalistica dell’azione mes-sianica del Nazareno, l’inizialerestringimento ad Israele dellamissione sua e dei Dodici ne di-venta così il segno profetico piùefficace. Dopo la passione e laRisurrezione di Cristo tale segnosarà chiarito: il carattere univer-sale della missione degli Apo-stoli diventerà esplicito. Cristoinvierà gli Apostoli “in tutto ilmondo” (Mc 16,15), a “tutte lenazioni” (Mt 28,19; Lc 24,47, “fi-no agli estremi confini della ter-ra” (At 1,8).

Benedetto XVIL’Osservatore Romano, 23-03-2006

11

Dopo la Risurrezione di Gesù, i Dodici sono chiamati a partecipare alla stes-sa missione di Gesù, Pastore universale, che vuole radunare attorno a Sé tut-ti i popoli.

© E

lledi

ci /

G.

Con

ti

Gesù chiama i Dodici non per i loromeriti, ma in base al Suo amore.Particolare della chiamata di Matteo, Caravaggio (1599), SanLuigi dei Francesi, Roma.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:19 Pagina 11

12

Nel cuore della nostra fede c’è un’attesa. Questa non è data da un’assen-

za, ma da una venuta. Gesù Ri-sorto non è mai assente dalla suaChiesa. È vero che i segni dellasua presenza non sono sempreimmediatamente riconoscibili,poiché dopo la sua Pasqua, co-me dice Sant’Ambrogio: «noncon gli occhi della carne, ma conquelli dello Spirito si vede Gesù».Tuttavia Gesù è sempre presen-te, però la Sua è la presenza diun Veniente, che rimane altro ri-spetto ai nostri tentativi di cat-turarlo e di ricondurlo dentro iconfini delle nostre attese e deinostri bisogni. Il suo venire ciconverte sempre a un andare ver-so di Lui, in un esodo da noi stes-si che ci consegna alla novità eallo stupore. Uno stupore a cui èchiamata tutta l’umanità, perchél’invito di Dio è rivolto a tutti ipopoli. Infatti, proprio all’iniziodell’Avvento la liturgia ci ricor-da il nostro dovere di annuncia-re a tutti i popoli la venuta del Si-gnore: «Date l’annunzio ai po-poli: Ecco, Dio, il nostro Salva-tore, viene» (Vespri, Antifona 1ª).

Come sentinella nella notte

La Chiesa è travolta da que-sto compito immane: annuncia-re a tutti che Dio viene, anzi cheLui è il perenne veniente. Que-sto è il rivelarsi della sua azionedinamica verso di noi, ma anchedice qualcosa di Suo, di intimoa Dio stesso. Dio è colui che è nelsuo incessante avvicinarsi. Il so-praggiungere improvviso, comeun lampo, non è solo una carat-teristica di Dio ma è il suo stes-

so esserci nella storia dell’uomo.Dio è l’improvviso ma è anchel’inatteso, per questo sorprendecome un ladro o come uno spo-so. È sposo per chi l’attende co-me l’amico dello sposo che gioi-sce alla sua venuta, per chi desi-dera il suo giorno, per chi bramache i giorni del nostro trascorre-re terreno siano tutti suoi, ripie-ni della gioia nuziale, dei flautidella festa, del fervore del ban-chetto. Ma è ladro per chi vuoletrattenere qualcosa per sé, per chiha timore di perdere la sua vita,per chi costruisce sulla sabbia delmondo e non sulla roccia di Luiche è la Parola che non muta.

Inizi sempre nuovi

Giustamente il libro dell’A-pocalisse si conclude con l’in-vocazione dello Spirito e dellasposa che dicono insieme «Vie-ni» e ascoltano la promessa delSignore che dice: «Sì, verrò pre-

sto!» (Ap 22,17-21). Perché Co-lui che era e che è rimane sem-pre colui che viene.

Sempre l’Apocalisse ricorda,in sintonia con altri testi neo te-stamentari, che il Signore vienecome un ladro (cf 3,3; 16,15).Questa metafora inconsueta, ol-tre ad evocare l’imprevedibiledella venuta del Signore, ci invitaa lasciarci «rubare» qualcosa dacolui che viene. Egli deve strap-parci a noi stessi, alla certezzadei nostri possessi, perché la re-lazione con il Signore divieneautentica soltanto se, come diceSan Gregorio di Nissa ci fa pas-sare attraverso «inizi sempre nuo-vi, che non hanno fine».

Il volto orientale

Benedetto XVI ci ha ricorda-to che l’Avvento richiama i cre-denti a prendere coscienza diquesta verità e ad agire in con-seguenza. Questo «vieni!» ri-suona come un appello salutarenel ripetersi dei giorni, delle set-timane, dei mesi: Svegliati! Ri-cordati che Dio viene! Non ieri,non domani, ma oggi, adesso!L’unico vero Dio, «il Dio di A-bramo, di Isacco e di Giacobbe»,non è un Dio che se ne sta in cie-lo, disinteressato a noi e alla no-stra storia, ma è il-Dio-che-viene. È un Padre che mai smet-te di pensare a noi e, nel rispet-to estremo della nostra libertà,desidera incontrarci e visitarci;vuole venire, dimorare in mezzoa noi, restare con noi. Il suo «ve-nire» è spinto dalla volontà di li-berarci dal male e dalla morte, datutto ciò che impedisce la nostravera felicità.

I pastori sono i primi invitati alla gioiadel Regno di Dio che con la nascitadi Gesù irrompe nella storia umana.

Nat

ività

, M

aest

ro d

i Flé

mal

le (

1420

) M

usée

des

Bea

ux-A

rts,

Dijo

n.

Vita liturgica

Viene il nostro Dio

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:19 Pagina 12

Dio ci offre la sua stessa gioiaeterna, poiché Lui è la novità as-soluta sottratta alla corruzionedel tempo. Così, Dio viene por-tando con Sé il giorno nuovo, ra-pito alla dissoluzione del sepol-cro della storia, perché Dio è l’e-terno inizio, è la perenne alba nelsuo giorno senza tramonto. Congrande intuito, un teologo con-temporaneo, J. B. Metz ha dettoche il nostro Dio ha sempre un«volto albeggiante». Il suo sguar-do ha il colore e la profonditàdell’aurora. È come un sole chesorge sulla nostra vita. Vir O-riens nomen eius, canta un’an-tifona del Tempo di Avvento, ri-prendendo un’espressione delprofeta Zaccaria (cf Zc 6,12). O-riente è il nome di Dio. L’Av-vento è un tempo privilegiato nelquale tornare a orientare la no-stra vita, nel senso originario del-l’espressione che esorta a vol-gerci verso oriente, che è il luo-go di Dio. L’uomo che perde lasua relazione con l’oriente si

smarrisce. Nelle prime paginedella Genesi viene ricordato ilpeccato di Babele (11,19), che na-sce anche da questo disorienta-mento radicale, «Emigrarono daoriente», dice il testo e la con-clusione è la costruzione di unatorre, simbolo di un uomo cheprogetta la propria città, il pro-prio futuro, senza attendere e ac-cogliere quella promessa di Dioche sorge sempre in modo nuo-vo sulla vita. All’uomo di Babe-le Dio risponde con la chiamatadi Abramo, che è colui che si fi-da della promessa di Dio e, an-ziché progettare una città, lasciala propria terra per andare versoquella terra non ancora cono-sciuta che Dio promette di indi-cargli (Gen 12,1-4). L’uomo èoggi malato di questa pretesa diessere l’unico artefice della pro-pria vita, e, volgendosi verso oc-cidente, guarda soltanto a ciò chele sue mani possono inventare eprodurre, fino alla manipolazio-ne genetica della vita.

Le tre venute di Cristo

I Padri della Chiesa osservanoche il «venire» di Dio – continuoe, per così dire, connaturale alsuo stesso essere – si concentranelle due principali venute di Cri-sto, quella della sua Incarnazio-ne e quella del suo ritorno glo-rioso alla fine della storia (cf Ci-rillo di Gerusalemme, Catechesi15,1). Il tempo di Avvento vive di

questa polarità. Nei primi giornil’accento cade sull’attesa del-l’ultima venuta del Signore, co-me dimostrano i testi delle pri-me celebrazioni dell’Avvento.Avvicinandosi poi il Natale, pre-varrà invece la memoria dell’av-venimento di Betlemme, per ri-conoscere in esso la «pienezzadel tempo». Tra queste due venute«manifeste» se ne può individuareuna terza, che San Bernardo chia-ma «intermedia» e «occulta», laquale avviene nell’anima dei cre-denti e getta come un «ponte» trala prima e l’ultima.

In questo Avvento di mezzo(medius Adventus), o «tempo del-la visitazione», noi celebriamo lamemoria dell’Incarnazione e at-tendendo la venuta nel compi-mento, facciamo del tempo del-la nostra attesa anche l’occasio-ne in cui scopriamo con meravi-glia che il nostro Dio desidera es-sere atteso. Non solo esige la no-stra vigilanza, ma fa della nostraattesa l’oggetto del suo deside-rio. Ogni uomo gioisce nel sa-persi atteso da qualcuno. Questoè vero anche per il Signore Gesù(...) Dio cerca e desidera qualcu-no che lo accolga a lo lasci di-morare nella sua vita. La sua ve-nuta suscita la nostra vigilanza, ela nostra attesa manifesta la gioiadi Dio nell’incontrarci.

Egli ci invita alla vigilanza,perché chi ama cerca semprequalcuno che lo attenda.

Lorenzo Villar

13

Dio ci invita alla vigilanza perché chi ama cerca sempre qualcuno che lo at -tenda. Natività, Gentile da Fabriano (1423), Galleria degli Uffizi, Firenze.

Nat

ività

, M

aest

ro d

i Flé

mal

le (

1420

) M

usée

des

Bea

ux-A

rts,

Dijo

n.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:19 Pagina 13

14

Trentotto milioni: tanti sonoi giovani, divisi tra 250 as-sociazioni in 216 Paesi (tra

cui, ultimi in ordine di tempo,Albania, Guinea e Malawi), chehanno festeggiato nell’estate del2007 i 100 anni del movimentoscout. Il suo successo si deve al-la capacità di essere apprezzatotanto dai ragazzi quanto dai lo-ro genitori. Ma se i grandi necondividono gli insegnamentimorali (cioè il rispetto verso chiricopre ruoli superiori, il sensodel dovere, l’altruismo), è sui piùgiovani però che si misura la ve-ra forza di attrazione del movi-mento, basato sul rivoluzionarioprincipio messo in atto, per laprima volta, da Robert Baden-Powell, il fondatore degli scout:trattare i ragazzi come “picco-li adulti”.

L’idea di Baden-Powell (1857-1941), sesto figlio di un reveren-do inglese, e brillante ufficialedell’esercito britannico, fu unaconseguenza di circostanze for-tuite e intuizioni notevoli. Du-rante il periodo di stanza in In-dia, Baden-Powell aveva pensa-to di movimentare la noiosa vi-ta di guarnigione insegnando agruppi di soldati le tecniche di ri-cognizione: seguire le tracce, os-servare e interpretare gli indizi sulterreno, vedere senza essere vi-sti, sopravvivere in ambienti sel-vaggi. A quegli uomini, diventaticosì “esploratori” (in inglese:scouts), era concesso un apposi-to distintivo: un giglio, che sul-le antiche carte segnava il nord(e che, come distintivo dei boy-scout, indica tuttora la “giustavia da seguire”).

Quell’esperienza mostrò la sua

importanza durante la guerra su-dafricana del 1899-1902 fra in-glesi e boeri (i discendenti degliantichi coloni olandesi), quandoBaden-Powell si trovò assediatonella cittadina di Mafeking. Co-stretto a poter contare su un nu-mero limitato di uomini, l’allo-ra colonnello ebbe l’idea di im-piegare alcuni ragazzini del luo-go come vedette, piantoni, staf-fette e in qualunque altro compitoservisse a liberare dalle corvé imilitari validi per il combatti-mento. L’entusiasmo, l’impegnoe il coraggio con cui attesero ailoro compiti fecero riflettere Ba-den-Powell sulle capacità chehanno i ragazzi quando li si sap-pia motivare.

Un sorriso per camminare di più

Una volta rientrato in patria,il militare pensò allora di pro-porre ai giovani inglesi le atti-vità dello scouting, trasforman-do quella che fino ad allora era

stata “un’arte utilizzata per sco-pi di guerra” in uno strumentodi pace e di fraternità. Il 29 lu-glio del 1907, sull’isola di Brown-sea, una ventina di ragazzi co-minciarono a sperimentare unavita a contatto con la natura, af-fascinati tanto dall’avventuraquanto dalla personalità dell’eroedi Mafeking, un personaggio ver-satile e pieno di humour (“Unsorriso fa fare il doppio di stra-da di un brontolìo” amava dire),provetto musicista e amante delpolo e della pesca. Quell’espe-rienza confluì nel libro Scoutingfor boys (1908), che conteneva a-neddoti e indicazioni su come ri-conoscere le impronte degli ani-mali, o su come mimetizzarsi neiboschi, ma soprattutto stabilivai rituali-base dell’identità scout,e le regole morali tuttora vinco-lanti: coltivare il senso dell’o-nore, aiutare i poveri e i deboli,essere cortesi verso chiunque (noquindi alle discriminazioni), eaffrontare con coraggio le diffi-coltà. Nel volume, Baden-Powell

Studio

La maggioranza degli scout italiani è raggruppata nell’Agesci: Associazione gui-de e scout cattolici italiani. Così la fede è parte integrante del progetto educa-tivo del gruppo.

“Passa la gioventù .I 100 anni degli Scout

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:19 Pagina 14

aggiunse anche una serie di nor-me supplementari, riassumibilinel motto “ogni giorno una buo-na azione”, decisivo per conqui-stare all’idea scout i genitori del-l’epoca. Fu proprio la simpatiadegli adulti la “marcia in più”degli scout rispetto alle altre or-ganizzazioni giovanili allora e-sistenti, quali la Wandervogel,associazione tedesca sorta nel1896 con l’intento di liberare i ra-gazzi dai condizionamenti citta-dini e farli godere del contattocon la natura; gli Woodcraft in-dians, diffusi in USA con ana-logo desiderio di crescita nellaconoscenza, la Church lads’bri-gade britannica, che univa alla di-sciplina militare lo studio dellaBibbia, e le Boys’brigades, chesviluppavano lo spirito di osser-vazione studiando le avventure diSherlock Holmes.

Per la verità anche Baden-

Powell trovò inun romanzo lostrumento adat-to per trasmette-re il suo metodoeducativo, fon-dato sull’“impa-rare facendo”: Illibro della giun-gla di RudyardKipling. Affasci -nato dalla vicen-da di un bambi-no che diventauomo lontanodalla civiltà, ilmilitare ingleselo utilizzò cometesto di riferi-mento per i lu-petti (i bambinidagli 8 agli 11anni), i cui capi,per esempio, as-sumono il nomedi Akela, Ba-gheera e degli al -tri animali pro-tagonisti del li-bro, a secondadella funzione e

del ruolo educativo svolto.Per rafforzare poi l’impres-

sione di ordine e decoro, favori-re lo spirito di gruppo, e ridurrele differenze sociali, Baden-Powell dotò i suoi scout di un’u-niforme consona, facendo teso-ro della sua esperienza militarein Sud-Africa. Un paio di calzo-ni corti (secondo la tradizionecoloniale inglese), una camiciacomoda da portare con le mani-che rimboccate (in ossequio almotto scout “Sii preparato”), unfazzolettone variopinto al collo(utile anche come bendaggio d’e-mergenza), e un cappello a tesalarga – tipo quello dei Rangerscanadesi – per proteggersi tantodal sole quanto dalla pioggia. Nel1910, al primo raduno dei boy-scout inglesi, tra gli 11mila con-venuti sfilano anche alcune ra-gazze, che si definirono “girl-scout”. Per loro venne creata

un’apposita sezione che Baden-Powell (che aveva lasciato l’e-sercito per dedicarsi a tempo pie-no ai suoi ragazzi) affidò primaalla sorella Agnes, e in seguito al-la moglie Olave Soames.

Gli scout in Italia

Per il carattere laico lo scau-tismo non fu subito valorizzatodalle comunità ecclesiali. Presto,però, queste decisero di aderirvicon un’associazione confessio-nale. Il 16 gennaio del 1916 se-gna la nascita dell’Associazionescout cattolici italiani, ASCI (chiscrive ne fu membro) che oggi,con il nome di AGESCI (Asso-ciazione guide e scouts cattoliciitaliani) è la prima organizza-zione scout del nostro Paese. Nel1939 Baden-Powell (divenutolord nel 1929) e il movimentoscout furono proposti per il No-bel per la pace, ma il premio nonvenne assegnato per lo scoppiodella 2ª guerra mondiale. Il fon-datore dello scautismo muore nel1941. Per lui si era decisa la tu-mulazione addirittura nell’abba-zia di Westminster, ma ciò nonavvenne. Egli infatti sarà sepol-to – come da sua volontà scritta– nel piccolo cimitero di Nyeri,in Kenya (dove si era ritirato avivere nel 1938), sotto una spo-glia pietra tombale, che riportasolo il suo nome e il segnalescout di “Fine pista”.

Davanti a questa storia incammino la Chiesa non può cheesprimere gratitudine. Il movi-mento degli scout è stato e ri-mane segno di una grande spe-ranza: per la capacità di accom-pagnare ogni persona in cresci-ta, per la vitalità dell’esperienzacomunitaria in direzione della tu-tela di un bene comune, per quelgenerale disegno educativo cherichiama a realtà ove il trascen-dente è continuamente riscoper-to in un clima di festa e di ser-vizio ai fratelli più deboli.

Pier Luigi Guiducci

15

Lord Robert Baden Powell (1857-1941)il fondatore degli scout, seppe unire disciplina, pedagogiae avventura in un movimento che diventerà presto uno deipiù grandi fenomeni educativi del mondo.

ù ...”

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:19 Pagina 15

16

Tutti ricordiamo la storicavisita di Giovanni Paolo IIalla Sinagoga ebraica di

Roma nel 1986. Nell’anno delgrande Giubileo del 2000, lo stes-so Papa si recò a Gerusalemmee pregò dinanzi al simbolo dellaspiritualità giudaica, il Muro delTempio. Questi due gesti hannocontribuito a rendere gli Ebreimeno severi nei confronti deiCattolici.

Nei primi secoli della vita del-la Chiesa, invece, la situazioneera ben diversa e gli Ebrei si mo-stravano molto ostili nei confrontidei Cristiani. Per questo motivo,un filosofo palestinese, educatoalla cultura greca, una volta di-ventato cristiano, scrisse un’ope-retta per mostrare agli Ebrei cheil rifiuto che essi opponevano alCristianesimo era immotivato.Questo filosofo è anche uno deiPadri della Chiesa, Giustino, chemorì poi martire nel 165.

Il titolo dell’opera è Dialogocon Trifone. Questo è il nomedel rabbino giudeo a cui si ri-volge. Trifone conosceva moltobene l’Antico Testamento, comeGiustino aveva potuto appurarenelle conversazioni che ebbe conquesto maestro dell’ebraismo an-tico ad Efeso, la grande città, og-gi in territorio turco e dove, aitempi di Giustino, erano presen-ti una fiorente comunità cristia-na e un folto gruppo di Ebrei.Ricordando quelle discussioni,Giustino, qualche anno dopo,scrisse il suo Dialogo, citandomolti passi dei Libri Sacri, ve-nerati dagli Ebrei, che noi cri-stiani chiamiamo Antico Testa-mento. Voleva così dimostrarecome essi annunciavano con nu-

merose profezie ciòche si sarebbe poirealizzato in Cristo.

Seguendo questoprocedimento, intro-dusse un paragone trala Vergine Maria conun personaggio im-portante del libro del-la Genesi, Eva. Loscopo di Giustino èquello di dimostrarenon solo l’eccellen-za della Madonna maanche il suo ruolofondamentale nellastoria della salvezza,che proprio in Cristo,il Figlio di Maria, hatrovato il suo compi-mento. Scrive Giu-stino: “Il Figlio diDio si è fatto uomoper mezzo della Ver-gine, affinché la di-sobbedienza provo-cata dal serpente fos-se annullata attraver-so la stessa vita per laquale prese inizio. Come infattiEva, che era vergine e incorrot-ta, dopo aver accolto la paroladel serpente, partorì disobbe-dienza e morte, allo stesso mo-do Maria, la Vergine, avendo ri-cevuto dall’Angelo Gabriele ilbuon annuncio che lo SpiritoSanto sarebbe disceso su di lei eche la potenza dell’Altissimo l’a-vrebbe adombrata, concepì fedee gioia, per cui il nato da lei sa-rebbe stato il Figlio di Dio”.

Sono solo poche righe eppu-re la loro importanza, nella sto-ria della teologia mariana, è no-tevolissima. Giustino contrap-pone due scene: il peccato di o-

rigine e l’Annunciazione, Eva eMaria. Questa contrapposizioneserve a far risaltare il contributodi Maria all’opera redentrice disuo Figlio. Tale contributo è con-sistito soprattutto in un atteggia-mento spirituale, la sua obbe-dienza alla Parola di Dio.

Questa obbedienza, impre-ziosita dal fatto che nasceva daun cuore verginale, ha reso pos-sibile l’Incarnazione per operadello Spirito Santo.

Giustino lascia intendere cheil “sì” di Maria all’annuncio del-l’Angelo ha veramente cambia-to la direzione della storia: nonpiù morte per l’anima e per il

Maria e i Padri

L’insegnamento di Giustino e Ireneo

Maria la nuova Eva

La disobbedienza provocò la caduta e l’allontana-mento dell’uomo da Dio. L’obbedienza di Maria ini-ziò i tempi del ritorno dell’uomo al suo Creatore.

L’es

puls

ione

di A

dam

o ed

Eva

, M

ilani

Aur

elia

no (

1675

-174

9).

Col

lezi

one

priv

ata.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:19 Pagina 16

corpo, la triste sorte degli uomi-ni senza l’Incarnazione, ma vita,fede e gioia! Con questo raffrontotra Eva e Maria, Giustino fa ca-pire che nella storia della sal-vezza, raccontata nella Bibbia,esiste una legge. Questa legge èl’analogia. Che cosa significa?Significa che i vari eventi concui Dio chiama l’uomo alla sal-vezza si richiamano e si integra-no a vicenda. Tutti però conver-gono verso Cristo, il centro e ilperfetto compimento della sal-vezza. In questo intreccio di e-venti e parole, la Madonna è pre-sente con un suo ruolo insosti-tuibile e indispensabile.

La Tradizione cristiana, a par-tire da Giustino, ha incessante-mente scrutato le Scritture pertrovare adombrata la figura del-la Madonna in tanti episodi del-la Bibbia, proprio come l’autoredel Dialogo a Trifone era riu-scito a scoprire nel parallelismotra Eva e Maria.

Il contributo di Ireneo

Questo paragone piacque tan-to ai successivi Padri della Chie-sa che uno di loro, Ireneo di Lio-ne, non molti anni dopo Giusti-no, lo riprese e lo approfondì. I-reneo scrisse un’opera volumi-nosa in cinque libri, intitolata“Contro le eresie”.

Negli anni in cui egli visse,nella seconda parte del secondosecolo, gli gnostici stavano con -fondendo le menti di molti cri-stiani, facendo una specie di “mi-nestrone religioso”. Essi, infat-ti, mescolavano elementi della Rivelazione cristiana con i mitipagani e con dottrine della filo-sofia greca. Una delle conse-guenze del loro insegnamento e-ra questo: per ottenere la salvez-za, Cristo non era necessario, sipoteva comprendere Dio e le suemolteplici manifestazioni e sal-varsi facendo ricorso alle proprieforze, in particolar modo alla

propria capacità di “conoscere”.Lo gnosticismo era una spe-

cie di new age ante litteram. Pe-ricoloso quello, pericoloso que-sto. Ireneo, che era dotato di u-na grande capacità di contraddi-re i suoi avversari, riesce a mo-strare come tutta la storia dell’u-manità si ricapitola, si riassumein Cristo e nella sua opera di re-denzione. Ed ecco che, a questopunto, anche Ireneo paragonaMaria ad Eva e, a differenza diGiustino, aggiunge anche un se-condo parallelismo che spiegameglio il primo, Cristo ed Ada-mo. “Era conveniente e giustoche Adamo fosse ricapitolato inCristo, affinché la morte fosseassorbita nell’immortalità e cheEva fosse ricapitolata in Maria,affinché la Vergine, divenuta av-vocata di un’altra vergine, po-tesse annullare e distruggere, conla sua verginale obbedienza, ladisobbedienza verginale”.

Questo passo di Ireneo, ed al-tri ancora simili a questo, illu-strano un principio basilare del-la fede: Cristo ci ha procurato lasalvezza e, per disegno del Padre,ha voluto la Madonna accanto asé, come sua cooperatrice.

Nei secoli successivi, la teo-logia cattolica ha adoperato un’e-spressione molto forte per spie-gare questa cooperazione di Ma-ria: corredenzione.

Per i Padri del-la Chiesa, questocontributo dellaVergine Maria al-l’opera del NuovoAdamo, cioè suoFiglio il Cristo,

“appariva giusto e conveniente”,come si esprime Ireneo nel pas-so che abbiamo citato. Non cisfugga che in questo brano sant’I-reneo attribuisce alla Madonnaun titolo che sarebbe poi diven-tato molto comune tra i cristia-ni. Chiama la Madonna “avvo-cata”. Non ci spiega ancora inche cosa consista questa sua pre-rogativa. È un compito che saràillustrato successivamente: laMadonna intercede per i pecca-tori, che come Eva non obbedi-scono alla Parola di Dio.

Uno studioso contemporaneo,commentando l’insegnamento diIreneo sulla Madonna, osserva:“La dottrina attuale circa la col-laborazione di Maria alla reden-zione degli uomini e alla media-zione della grazia divina ha lesue lontane ma visibili radici nel-l’insegnamento del grande ve-scovo di Lione”. E a questo giu-dizio volentieri ci associamo: u-na meravigliosa sinfonia cantale lodi di Maria, essa è iniziatanei primi anni della storia dellaChiesa con i Padri della Chiesa,e viene, lungo i secoli e senzasosta, proseguita da tutti i gran-di devoti della Madonna.

Roberto SpataroStudium Theologicum Salesianum

Gerusalemme e-mail: [email protected]

17

La tentazione di fare a meno di Dio

nella costruzione del mondo

è una tentazioneprofonda che

attraversa tutte le generazioni umane.

Adamo ed Eva, Holbein il giovane(1517), Kunstmuseum, Öffentliche

Kunstsammlung, Basilea.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:19 Pagina 17

18

Il 16 febbraio 1907 moriva a Bologna Giosuè Carducci, nome che tutti ricordiamo

come legato alle esperienze let-terarie delle scuole medie. Riu-scire a non conoscere la nebbiaagli irti colli o i bei cipressetti diSan Guido è davvero un’impre-sa. Almeno per riconoscenza ver-so le sue belle poesie, che tantaparte hanno avuto nella forma-zione scolastica di generazionidi studenti, è bene ricordare ilfiero, sdegnoso, retorico, ro-boante, libero pensatore, masso-ne e a suo modo credente pro-fessore.

La sua inventiva è molte vol-te raffinata ed elegante, tante al-tre terribilmente ordinaria e per-fin volgare: sempre, in ogni ca-so, torrenziale. I pesanti lutti fa-miliari che gli sconvolsero l’esi-stenza segnarono anche il carat-tere, di natura già riservato e om-broso. Soffrì molto, studiò con

passione, insegnò con estremadedizione e competenza, non sep-pe opporsi e tanto meno liberar-si dal giogo del bere.

Nacque a Valdicastello, fra-zione di Pietrasanta, in Versilia,il 27 luglio 1835; per curiosità, unmese e mezzo prima, il 2 giu-gno, nasceva a Riese (Treviso)Giuseppe Sarto, tutt’altro gene-re di personaggio, che sarebbepoi diventato San Pio X.

Il padre di Giosuè (così sichiamò al battesimo), Michele, e-ra medico condotto e la madre,Ildegonda Celli, donna generosae credente, seguiva il marito neisuoi trasferimenti da una con-dotta all’altra. Giosuè studiò aFirenze dai Padri Scolopi, e poia Pisa, dove nel 1856 si laureò inlettere. Nel 1857 era morto dimorte violenta l’amato fratelloDante, in circostanze oscure, nelcorso di una lite con il padre; el’anno dopo moriva anche il pa-

dre, qualcuno dice suicida, in di-sperata solitudine, per cui su Gio-suè ricadde il sostentamento del-la madre e del fratello minoreValfredo. Nel 1859 si sposò conElvira Menicucci, dalla quale eb-be quattro figli: Dante (morto atre anni nel 1870, il famosissi-mo bambino dell’albero a cuitendevi/la pargoletta mano), Bea-trice, Laura e Libertà (la notaTittì di Davanti a San Guido).

Nel 1860 ebbe la cattedra diletteratura italiana a Bologna, do-ve insegnerà per ben 42 anni. Lasua vita di professore, oltre chedall’insegnamento e dalla poe-sia, fu animata da alcuni amori,ad esempio con Annie Vivanti,ma, soprattutto, con Carolina Pi-va, moglie di un ufficiale. Nel1906 gli fu assegnato il premioNobel per la letteratura.

Prima massone

Tra le sue scelte politiche esociali (tutto sommato abba-stanza limitate) campeggia quel-la della massoneria. Quando vientrò, mutò il nome di Giosuè inquello di Giosue. Tra le sue ca-ratteristiche umane, quella di es-sere un buon padre, un buon non-no, un mediocre marito e un a-mante senza condizioni del vi-no. Per lui il vino fu qualcosa disimbolico, quasi di sacro, lega-to anche all’antichità classica, dalui tanto amata. In quei tempi re-moti il vino si libava per cele-brare gli dèi, per onorare i mor-ti, per consacrare i patti e i giu-ramenti. In tante poesie egli esaltail vino simbolo del soprannatu-rale, ovviamente pagano. Nono-stante questo non è da pensare ad

Anniversari

Giosuè Carducci, ateo ma non troppo

La chiesa di San Donato in Polenta che ispirò il Carducci nel comporre la suaode alla Vergine.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:19 Pagina 18

un Carducci ateo, cinico e nep-pure anticlericale. Il sottoscrittoha raccolto notizie dalla gentileprof.ssa Giuseppina Marchesel-li, bolognese, oggi avanti neglianni, le cui ricerche letterarie so-no molto preziose. Da perfettomassone, Carducci celebrava conenfasi il 20 settembre. I Mar-

cheselli, nonni della professo-ressa, che abitavano poco distantedalla casa del Carducci, aveva-no in casa un domestico, tal Do-menico, che una sera vide il Poe-ta barcollare, sopraffatto da unaabbondante bevuta: professore,vuole che lo accompagni? Az-zardò Domenico in bolognese.E lo sorresse fino a casa sua. Rac-contava poi emozionato che ilprofessore lo aveva guardato conuna luce speciale negli occhi:“grazie, brav’uomo!”. A 50 an-ni ebbe un primo lieve ictus, a 55si innamorò della Vivanti e a 63un altro ictus lo rese più invali-do. È del 1891 l’episodio dellasua benevolenza verso un grup-po di studenti monarchici. Glistudenti repubblicani lo fischia-rono e ingiuriarono e gli fracas-sarono la cattedra.

Poi scopre la fede

In seguito si recò a Genova,ove rese omaggio a GiuseppeVerdi e, guardando il mare, dis-se io credo in Dio. Nel 1897scrisse La chiesa di Polenta, inoccasione di una visita alla chie-sa di San Donato in Polenta, poidichiarata monumento naziona-

le. Fu una certa contessa Paso-lini che lo condusse in quellachiesa, e lui accettò, contro ilparere negativo del Gran Mae-stro della massoneria bolognese.Per di più la poesia termina conuna commossa preghiera allaMadonna, della quale il Poetafu sempre devoto.

Ave Maria! Quando su l’aure corre l’umil saluto, i piccioli mortali scovrono il capo, curvano la fronte Dante ed Aroldo. Una di flauti lenta melodia passa invisibil fra la terra e il cielo: spiriti forse che furon, che sono e che saranno? Un oblio lene de la faticosa vita, un pensoso sospirar quïete, una soave volontà di pianto l’anime invade. Taccion le fiere e gli uomini e le cose, roseo ’l tramonto ne l’azzurro sfuma, mormoran gli alti vertici ondeggianti Ave Maria.

Nella poesia Ideale, la primadelle Odi Barbare, comincia collodare la dea Ebe (la giovinezza)e finisce con le lodi alla Madon-na, la dolce fanciulla di Iesse / co-ronata di faville d’oro. E quan-do accompagnava le bambine ascuola dalle suore, al ritorno sifermava dinnanzi alla chiesa delconvento e sostava davanti al-l’effigie della Madonna sotto lacroce di Cristo. Qualcuno sarca-sticamente gli chiese: prega, pro-fessore? Rispetto il dolore di u-na madre che ha visto morire ilfiglio, fu la risposta. Numerosesono le altre poesie nelle quali si

avverte il desiderio di Dio. In u-na lettera scovata dalla prof. Mar-cheselli il Poeta afferma: a Diovoglio credere sempre più. Il cri-stianesimo cerco d’intenderlo sto-ricamente. Al cattolicesimo sen-to impossibile ravvicinarmi conintelletto d’amore, ma rispetto icattolici buoni (bontà sua!).

Basta ricordare la poesia de-dicata alla Basilica di Sant’An-tonio in Padova e quella, ancorpiù densa di spiritualità, dedica-ta a San Francesco, prendendocome spunto la Basilica di San-ta Maria degli Angeli in Assisi.Quando, cento anni fa, fu coltoda apoplessia, il nipote Manlio,fervente massone, probabile fi-glio del fratello minore Valfredo,faceva la guardia all’ingresso del-la casa perché non entrasse il pre-te; ma la moglie Elvira riuscì afarlo entrare attraverso un pas-saggio segreto, cosicché il Poe-ta morì con i sacramenti.

L’ultima figlia, Libertà, notacome la Tittì, morì alla fine de-gli anni ’60.

Merita questo nostro poeta diessere ricordato. Fu un ingenuo?La famosa ode Inno a satana fa-rebbe rispondere affermativa-mente. Fu un autentico maestrodei valori veri della vita? Senzadubbio. Lo dimostra, negli erro-ri e nei successi, il suo inesaustoamore alla vita e la sua costantericerca della verità.

Franco Careglio

19

Giosuè Carducci aderì al-la Massoneria senza peròesprimere quei toni anti-clericali e atei che caratte-rizzano tanti massoni ita-liani. Il poeta, interessatoal vino e ai piaceri, non ri-fiutò la fede, vedeva piut-tosto nei tempi pagani, ilcompimento delle idee dilibertà e di bellezza che isuoi tempi non gli davano.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:19 Pagina 19

20

Non è la prima volta che ci troviamo davanti a qualche santo che può

vantare un culto popolare va-stissimo (con milioni di personenel mondo che ne portano il no-me) che furono oggetto di unarilevante produzione iconografi-ca, ma che purtroppo non godedi una altrettanta vasta e sicuraproduzione storiografica. Tantiimmagini artistiche ma poche o

pochissime informazioni stori-che. Santi come Giorgio, Cate-rina di Alessandria, Barbara edaltri (specialmente dei primi se-coli) sono promossi a pieni votiin arte ma purtroppo, ahimè, boc-ciati in storia. È proprio il casodi santi appena ricordati (ma an-che altri): tutti popolarissimi efamosissimi per quanto riguardail culto popolare (sia in Orientesia in Occidente) e la presenza

nell’arte (sono delle vere “superstar” tutti e tre); ma, ahimè, po-verissimi di fondamenti e ri-scontri storici, dei quali noi mo-derni (o post moderni) siamo af-famati. Altro elemento, peraltroancora comune a tutti e tre, so-no le narrazioni (o Passiones) delloro martirio. Siamo in presenzadi racconti (molto spesso) leg-gendari, pieni di elementi inve-rosimili, e di esagerazioni oltre

Un mese un santo

4 dicembre: Santa Barbara, martire (III-IV secolo)

SANTA BARBARApatrona dei Vigili del Fuoco

Le tante feste di Santa BarbaraIl culto di Santa Barbara è presente equamente sia in Oriente sia in Occi-dente, nell’Europa meridionale come in quella settentrionale. Nell’Europa centrale, particolarmente in Germania, il culto di Santa Barba-ra (insieme a Caterina, Margherita, Cristoforo, Biagio, Egidio ecc.) è asso-ciato ad un gruppo di ben 14 santi (i cosiddetti Santi Ausiliatori) invocati con-giuntamente in occasione di grandi calamità. È ricordata inoltre in Lettonia, in Finlandia, a Cipro come in Grecia, in Ar-menia come nei Paesi Balcani, in Belgio, in Olanda, in Francia, in Inghil-terra, in Svizzera ed in Austria. E naturalmente anche in Italia. Chiese e cap-pelle a lei dedicate si trovano un po’ dovunque. Ricordiamo in special mo-do quelle a Rieti (la Cattedrale), a Mantova (Basilica di Santa Barbara), aRoma come a Torino e in altre città e paesi.È una santa presente in tutta Italia, ma soprattutto nell’Italia centrale e me-ridionale. E anche in Sardegna. Qui la festa di Santa Barbara viene cele-brata in molte cittadine e paesi, con processioni, canti, balli e ovviamenterobusti pranzi. Viene celebrata a Domusnovas, presso Cagliari, a Silius, aOlzai, vicino a Nuoro, a Iglesias, a Villacidro.E, “last but not least ” anche a Villagrande, in Ogliastra. Qui la Santa vienecelebrata ben due volte: d’inverno (il 4 dicembre) e specialmente nel me-se di luglio, con una solenne processione che ne porta la statua fino ad u-na chiesetta fuori dal paese a lei doverosamente dedicata. Questa è im-mersa nel verde dell’omonimo Bosco di Santa Barbara, dove si può bere,“gratis et amore Dei ”, ottima acqua dalle proprietà terapeutiche, dalla Fon-tana di Santa Barbara. L’ambiente è molto rilassante e riposante, adatto perritrovare un po’ di pace e tranquillità, contro la fretta che ci divora e controil quotidiano logorio della vita moderna. Ma è fortemente consigliato ancheper un po’ di riflessione spirituale ed esistenziale (se qualcuno ne ha il co-raggio!). Normalmente però è usato per consumare pranzi solenni, soste-nuti e sostenenti, in famiglia o con gli amici, in primavera ma specialmen-te d’estate. Il tutto in memoria di “Santa Barbara gloriosa, incoronata in cie-lo, come stella luminosa”. Amen.

Facciata della chiesa di Santa Bar-bara a Roma. Sembra che un tem-po vi fosse custodito il cranio dellamartire.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:19 Pagina 20

ogni limite del buon senso, chetalvolta possono dare anche fa-stidio quando si ha una certamentalità (o non si ha presente il concetto di “genere letterario”ivi usato).

Barbara di Antiochia o di Nicomedia?

Su Santa Barbara martire e-sistono molte tradizioni, sia gre-che sia latine, e redazioni diver-se della sua biografia. Si trattaper lo più di racconti leggenda-ri, quindi con scarso valore sto-rico, anche perché non sono po-che e piccole le divergenze ivicontenute. Infatti per alcune “Pas-siones” (o racconti del martirio)Barbara è stata martirizzata sot-to l’imperatore Massimino il Tra-ce (235-238) o di Massimiano(286-305), per altre invece lo fusotto Massimino Daia (308-313).Riguardo poi al luogo di originedella santa vengono fuori i nomidi Antiochia, di Nicomedia edinfine di Eliopoli.

C’è anche una tradizionelatina che pone Barbara in To-scana. Infatti nel Martirologiodi Adone, si legge, per esempio:“In Tuscia natale sanctae Bar-barae virginis et maryris subMaximiano imperatore”. Secon-do quindi questa tradizione Bar-bara fu martirizzata in Toscana,e il corpo traslato nella cattedra-le di Rieti, di cui è patrona. Al-

tra confusione. Ma non basta. Se-condo la versione o tradizioneveneziana, l’imperatore Giusti-

no trasferì il corpo della martirea Costantinopoli, e da qui i Ve-neziani lo avrebbero portato nel1009 nella Chiesa di San Gio-vanni Evangelista a Venezia. Nondimentichiamo però che anche ilCairo, Costantinopoli e Piacen-za rivendicano le sue reliquie.Comunque al di là di queste no-tizie poco storiche e molto con-tradditorie, secondo qualcuno “sipuò ragionevolmente affermareche la martire doveva essere o-rientale, forse egiziana, e che ilsuo culto fu portato in Italia ver-

so il secolo VI, durante la do-minazione bizantina. Altro dicerto non sappiamo.

Ma la sua leggenda, moltopopolare nel Medioevo, ha ispi-rato patronati e un’iconografiacosì imponente che l’hanno ra-dicata nell’immaginario occi-dentale” (Alfredo Cattabiani).

Secondo questi racconti Bar-bara era la figlia di Dioscuro, direligione pagana. Poiché la ra-gazza era bellissima, per proteg-gerla dai troppi pretendenti, que-sti costruì una torre dove la fecerinchiudere. Intanto la fanciullasi era consacrata a Cristo e nonaveva quindi nessuna intenzio-ne di sposarsi. Anzi prima di en-trare nella torre, desiderando ri-cevere il battesimo... e non po-tendo per vie normali, ricorse al-l’auto battesimo. Passando vici-no ad una piscina si immerse trevolte nell’acqua con le parole:“Si battezza Barbara nel nomedel Padre, del Figlio e dello Spi-rito Santo”.

Barbara, devota della Santa Trinità

Approfittando poi dell’assen-za del padre fece costruire, ac-canto alle due già esistenti, unaterza finestra, non per avere piùluce ed aria, ma per manifestarecosì la propria fede nella SantaTrinità. Questo elemento dellatorre (che figura nella iconogra-

21

Particolare tratto da un dipinto delmilanese Giovanni Antonio Boltraffioche raffigura Santa Barbara.

La torre della basilica mantovana intitolata a Santa Barbara svetta tra i palaz-zi ducali della città lombarda.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:19 Pagina 21

22

Il nome Barbara deriva dal gre-co barbaròs, in latino Barbaruse significa barbaro o straniero.È un nome presente in tutte lelatitudini... portato, integrale onei diminutivi, da milioni di don-ne nel mondo, particolarmen-te nei paesi di influsso anglo-sassone, ma non solo... Ecco alcuni suoi diminutivi:Latino: Barbara.Inglese: Babs, Barb, Barbie,Barby, Babete, Babetta, Bar-bary, Barbra.Francese: Babette, Barb, Bar-be, Barbot.

Spagnolo: Barbara, Barbabrita.Ceco: Bára, Barbora, Bora, Barcinka, Barka, Barunka,

Baruna, Baruska.Ungherese: Borbála, Bora, Borhala, Bo-

riska, Borka, Borsala, Brosca, Broska.Irlandese: Baibre, Bairbre, Baibín.Tedesco: Barbara, Bärbel, Bärbele.Russo: Varvara, Varia, Varenka.Scozzese: Barabal.Haway: Palapi, Palapala.Polacco: Basia.Svedese: Barbro.Italiano: Barbi, Barbarina, Barbarella, Bar-

baretta.

Santa Barbara è una santa invocata da u-na grande quantità di categorie profes-sionali che ne richiedono la protezione.Questa è una ulteriore prova non solo del-la estensione geografica del suo culto maanche della molteplicità e diversità deisuoi devoti, anche se i motivi di questagrande fama per lo più si devono trovarein molti particolari del racconto della suaPassio (secolo VII). Questa influenzeràanche la sterminata iconografia che l’haillustrata e immortalata. Santa Barbara innanzitutto è invocatacontro la morte improvvisa (il fulmine checolpì il padre, insensato giustiziere). Ec-co la preghiera: “Signore, per interces-sione di Santa Barbara concedici di rice-vere il sacramento prima di morire”. Esi-stono anche delle Confraternite della Buo-na Morte che onorano Barbara come lo-

ro santa patrona. La Santa è anche invocata da ar-maioli, artiglieri, architetti, minatori, muratori, fonditoridi campane, costruttori di torri e di fortificazioni. Dopola scoperta della polvere da sparo è diventata protet-trice di tutti quelli che hanno a che fare con gli esplo-sivi. Venne eletta patrona anche dai lanzichenecchi (diassai infelice storica memoria) perché essi usavano gliarchibugi, che quando sparavano facevano una gran-de scintilla. Non dimentichiamo poi che il deposito del-le munizioni nelle navi militari (ma non solo) si chiama,ovviamente, la santabarbara. Infine ricordiamo ancheche è la patrona di una categoria sociale che è sem-pre stata al servizio della collettività: i Vigili del Fuoco.Nonostante la loro santa sia stata “bruciata” dalle fiam-me della Riforma Liturgica, ovvero fu depennata dalCalendario Liturgico del 1970 (salvo ripensamenti co-me nel caso di Caterina di Alessandria, “riabilitata” eriammessa come Memoria facoltativa nel 2003), per iVigili è rimasta ancora e comunque in servizio come pa-trona e come tale invocata.

Barbara, Barbi, Barbarella, Barbarina...

Particolare di Barbara con alle spalle la torre della sua tradizione.

Particolare di un alta-re ligneo scolpito inGermania (XVI sec.).

Par

ticol

are

di u

n qu

adro

del

pitt

ore

fiam

min

go J

an V

an E

yck.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:19 Pagina 22

fia di Santa Barbara) è comune adaltre sante (esempio Cristina diBolsena) ed era sempre stata nel-la tradizione come simbolo del-la “la porta del cielo” oltre che diascensione verso il cielo, di difesae di vigilanza spirituale.

Ritornato, il padre si infuriòper il fatto che Barbara si era fat-ta cristiana e per la costruzionedella terza finestra non autoriz-zata e dimostrativa della sua nuo-va fede. Una costruzione abusi-va insomma. E così decise subi-to di ucciderla. Ma la figlia riu-scì miracolosamente a sfuggir-gli, passando attraverso le pare-

ti della torre. Una volta ritrova-ta, il padre, ancora furioso per iltradimento, la fece consegnareal governatore Marciano, per co-stringerla ad abiurare prima conle buone, poi con le cattive e cioècon la tortura e le crudeltà più raf-finate. Coperta di ruvidi pannidovette subire numerosi ed atro-ci supplizi finché fu rinchiusanella torre. A meditare e rinsa-vire, così speravano. Ma anchequesta volta fu miracolosamen-te guarita da un angelo che le ap-parve durante la notte. All’indo-mani naturalmente fu sottopostaa nuovi tormenti, questa volta in-

sieme ad una certa Giuliana, chenel frattempo, assistendo ai sup-plizi di Barbara, si era dichiara-ta anche lei cristiana. Sottopostaalla flagellazione e alle fiamme,accese ai fianchi, Barbara superòanche questa crudele prova. Al-lora il governatore un po’ spa-zientito da tanta resistenza, pri-vatala dei vestiti, la fece trasci-nare per le vie della città tra lepercosse e flagellazioni feroci.Ancora un prodigio. Ascoltandole preghiere della martire, il cie-lo si coperse di nuvole nere ed ar-rivò anche una fitta nebbia, sot-traendola così agli sguardi deicuriosi malintenzionati.

Ed ecco infine la condanna al-la decapitazione. Esecutore fina-le lo stesso padre di Barbara, tan-to crudele quanto incauto. Cre-deva di aver vinto la battagliacontro quella figlia ostinata e cri-stiana. Ma non era così. Mentreinfatti tornava a casa fu colpitoda un fulmine a ciel sereno chelo ridusse ad un mucchietto dicenere. Morte improvvisa da nonaugurare a nessuno. Fine dellastoria (e della leggenda).

Il racconto, come si vede, èricco di elementi (quali la torre,la spada, la corona, la palma e lapisside con un’ostia, che signifi-ca il Viatico nell’ora della mor-te...) che servirono di ispirazioneagli artisti dei vari secoli che vol-lero celebrare Santa Barbara. Traquelli più famosi ricordiamo ilsommo Raffaello Sanzio ne LaMadonna Sistina, Jan van Eyck(1437), Robert Campin (1418),un autore della cerchia del Bot-ticelli, Cosimo Rosselli (1468),Luca Cranach il Vecchio, Lo-renzo Lotto (Cappella Suardi, vi-cino a Bergamo), Giovanni An-tonio Boltraffio e tanti altri, pit-tori, scultori e architetti, noti omeno noti, bravi o molto bravi,tutti impegnati a celebrare con le loro opere d’arte una santa emartire, anche se così poco do-cumentata storicamente.

Mario Scudu

23

La Madonna Sistina di Raffaello Sanzio. Ai piedi della Vergine sono inginoc-chiati Santa Barbara e San Sisto.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 23

24

NON UCCIDERE!

Non uccidere è il comandamento di Dio, ed è precisamente il quinto, come si legge nel libro dell’Esodo (20,13). Questo vale per

coloro che credono nel Dio di Abramo, di Isacco edi Giacobbe, quindi per noi cristiani.

Lo stesso comando però è stato profonda-mente inciso dal Creatore nella mente e nel cuo-re di ogni creatura umana di tutti i tempi e di tut-ti i luoghi.

Il titolo di questo articolo, “omicidio volonta-rio”, vuole fermare la nostra attenzione non tan-to sull’omicidio in generale, quanto sulla sua vo-lontarietà, come espressione di un vero atto libe-ro, un atto di piena avvertenza e di deliberatoconsenso.

La vita umana non è opera del caso, come delresto non è opera del caso tutto ciò che ci circon-da. Tutto è stato da Dio messo nelle mani dell’uo-mo ma non la vita del nostro simile. La vita del-l’uomo appartiene a Dio, dal suo concepimento fi-no alla morte naturale.

È Dio che ha creato l’uomo! A sua immagine esomiglianza Egli lo ha creato!

Per questo la vita umana è sacra e appartiene aDio in assoluto, dall’alba della vita al suo tramon-to. Nessuno e in nessun caso uno può rivendicarea se stesso la proprietà di una vita umana. Nessu-no al mondo ha il diritto di distruggere una vita u-mana. Tanto è vero che nostro Signore Gesù Cri-sto, parlando di questo comandamento, lo ha con-fermato senza fronzoli: non uccidere e chi avrà uc-ciso sarà sottoposto a giudizio. Poi ha incluso d’au-torità, in questo comandamento, anche le offese, co-me: stupido, pazzo.

Commettono “omicidio volontario” anche colo-ro che procurano volontariamente l’aborto, l’euta-nasia e quanti fanno esperimenti di ricerca scienti-fica sugli embrioni. Si tratta sempre di interruzio-ne violenta della vita umana, sacra a Dio. Su tuttociò il Papa e i Vescovi non finiscono di parlarne ein tutti i toni.

Il perdono di Dio

All’alba della storia umana ecco il primo terri-bile avvenimento: Caino uccide suo fratello Abe-le. Spuntano i primi fiori e un’improvvisa tempe-sta recide il più bello. Il peccato originale ha giàaffondato le sue radici nefaste, quali la cupidigia,l’invidia, la gelosia, la collera, in uno dei primi duenati: una catena che non finirà mai, e che arrecheràun dolore acutissimo al cuore di Dio nostro Padre.Il fratello nemico del fratello, è la negazione asso-luta dell’amore, la negazione di Dio, la pretesa dinon dipendere da lui e anzi di prendere il suo po-sto, e per questo il sangue ingiustamente sparsocontinua a gridare vendetta al suo cospetto.

“Che hai fatto?”, dice Dio a Caino, “la voce delsangue di tuo fratello grida a me dal suolo. Ora siimaledetto, lungi da quel suolo che per opera dellatua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello”. Ri-prese Caino: “Chiunque mi incontrerà mi potrà uc-cidere”. Il Signore gli disse: “Chiunque ucciderà Cai-no subirà la vendetta sette volte” (Gn 4).

Questa è dunque la volontà di Dio: Non uccideteCaino!

E allora questi peccatori potranno salvarsi? Cer-tamente sì, perché nulla è impossibile a Dio. Gesù,

I quattro peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio

2/Omicidio volontario/2

Celebrazione

La Bibbia ci insegna che l’inizio della convivenza umanaè già segnata dal peccato e dall’odio. Una frattura che siannida all’interno della stessa famiglia e che dilagherà fratutti i popoli.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 24

incarnandosi, ha proclamato: “Io sono venuto peri peccatori, sono venuto per salvarli”. Come si pos-sono salvare?

Dio è amore, misericordia, compassione e per-dono. Per salvarsi bisogna entrare nella sfera del-l’amore, è necessario riconoscere di avere sbaglia-to, è bello soprattutto rivolgersi a Dio e dire di cuo-re: Padre, abbi pietà di me peccatore. Non temeredi convertirti, né per il tuo orgoglio, né per quelloche dirà la gente. È Gesù che bussa al tuo cuore eti viene incontro e ti butta le braccia al collo. Tustringiti, in pianto, al suo petto squarciato, e digli:Signore Gesù, abbi pietà di me. Se è possibile ri-conciliati con la Chiesa per testimoniare a tutti latua adesione a Cristo.

Preghiamo con il Salmo 112

Rit.: Lo sguardo del Signore è sopra il povero.Lodate, servi del Signore,

lodate il nome del Signore. Sia benedetto il nome del Signore, ora a sempre. Rit.

Su tutti i popoli eccelso è il Signore, più alta dei cieli è la sua gloria. Chi è pari al Signore nostro Dio che siede nell’alto e si china a guardare nei cieli e sulla terra? Rit.

Solleva l’indigente dalla polvere, dall’immondizia rialza il povero, per farlo sedere tra i principi, tra i principi del suo popolo. Rit.

Il martirio di Monsignor Romero

Mons. Romero, arcivescovo e pastore, fu assas-sinato, il 24 marzo di venticinque anni fa, sull’alta-re, mentre celebrava l’Eucaristia, diventando vitti-ma offerta assieme al Signore. Proprio il giorno pri-ma, aveva lanciato un appello per fermare la re-pressione: «Fratelli siete, come potete uccidere i vo-stri fratelli? Ogni ordine umano per uccidere deveessere subordinato alla legge di Dio che dice: nonuccidere. Nessun soldato è obbligato a ubbidire a unordine contrario alla legge di Dio. Nessuno deveubbidire a una legge immorale. È ormai tempo diubbidire alle vostre proprie coscienze piuttosto chea ordini di peccato. La Chiesa non può rimanere insilenzio davanti a tale abominio... Nel nome di Dio,nel nome del popolo che soffre e di cui il grido, o-gni giorno, si alza alto verso il cielo, vi imploro, viprego, vi comando: fermate la repressione». L’in-domani fu assassinato, dando ai suoi fedeli con lasua morte più forza per «ubbidire alla loro coscienza

che a ordini di peccato». Ed è stato assassinato il 24marzo, vigilia della festa dell’Annunciazione, gior-no in cui la Chiesa celebra la memoria della rivela-zione dell’amore di Dio, nel mistero dell’Incarna-zione del Verbo Eterno, fatto uomo, per «annunziareai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai pri-gionieri la liberazione, ai ciechi la vista e per ri-mettere la libertà agli oppressi» (Lc 4,18).

Preghiamo

O Padre buono, nostro Dio e nostro Creatore, cirivolgiamo a te per ottenere misericordia in favoredi coloro che deliberatamente uccidono una tuacreatura umana. Abbi pietà di loro.

Purtroppo la superba pretesa di mettersi al tuoposto, negando il tuo amore, li ha spinti a soffoca-re ogni compassione verso il proprio simile. Ti pre-ghiamo, perdonali.Grazie, Padre, perché vuoi salvare tutti i pecca tori.

Caro Gesù, Figlio di Dio, tu, liberamente e congrande amore, hai inchiodato sulla croce il tuo bel-lissimo corpo ricoperto dell’obbrobrio dei nostripeccati. Abbi pietà di quelli che uccidono i lorofratelli.

Mostra a loro, o Figlio della dolcissima Vergi-ne Maria, le tue piaghe, tocca il loro cuore e strin-gili a te, perché non abbiano timore di pentirsi.O buon Gesù, il tuo sangue prezioso ottenga dal Pa-dre la salvezza di tutti i peccatori.

O Spirito Santo, Amore del Padre e del Figlio,noi ti preghiamo, con suppliche e lacrime, per tut-ti quelli che organizzano ed eseguono stragi di per-sone umane. Ti chiediamo misericordia.

Entra nella mente e nel cuore di coloro che ru-bano o stuprano e poi sono pronti a uccidere.

Allontana da noi il nemico antico, donaci la pa-ce e, per la gloria del Padre nostro e converti tuttii peccatori.

Don Timoteo Munari

25

La vita appartiene a Dio e Lui solo ha il potere di to-glierla. Per questo l’uomo deve essere sempre rispetto-so verso la vita impegnandosi a proteggerla e a soste-nerla sempre.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 25

26

Come accogliere un docu-mento magisteriale e co-me trasformarlo in op-

portunità catechetico-pastorale ein formazione permanente del fe-dele? Propongo qui alcune consi-derazioni riservate alla stampacattolica, nazionale, diocesana,parrocchiale e alle migliaia di pub-blicazioni religiose di congrega-zioni o di associazioni di fedeli.Anzitutto la stampa cattolica nondeve appiattirsi sull’agenda laica,seguendo la corrente degli even-ti religiosi «creati ad arte» dall’e-sterno. Mi riferisco, ad esempio,al lancio esasperato del Codiceda Vinci, al Vangelo apocrifo diGiuda, alle mille interviste su im-portanti questioni bioetiche. Néla stampa cattolica deve essereautolesionista, demolendo dal-l’interno le indicazioni magiste-riali, ad esempio, sul sacerdoziodelle donne, sull’aborto, sulla di-fesa dell’embrione, sul celibatosacerdotale. Se ospita, ad esempio,opinioni contrarie al celibato sa-cerdotale nella Chiesa latina, do-vrebbe sullo stesso numero darele ragioni convincenti che moti-vano il significato di questa tra-dizione. Non lasciare la difficoltàsenza una dovuta risposta, altri-menti sembra che l’indicazionemagisteriale sia una opinione chesi può condividere o meno. Inol-tre, la stampa cattolica dovrebbeavere una duplice attenzione: quel-la rivolta alle novità e quella ri-volta alla formazione continua.

Informare criticamente

Occorre cioè che la comuni-cazione religiosa cattolica tengaconto dell’attualità delle notizie,

ma con una precisa peculiarità. Senella stampa laica il fatto vienepresentato in modo polemico o inmodo cosiddetto «dialogico» (u-no dà un’interpretazione e l’altrone dà una diametralmente oppo-sta) ma in realtà «altamente pro-blematico», nella stampa catto-lica lo stesso fatto dovrebbe es-sere analizzato in base a un at-teggiamento di ricerca e di co-municazione della verità. A pro-posito, ad esempio, della scoper-ta e della recente pubblicazionedel Vangelo di Giuda, la stampacattolica non può limitarsi a da-re la notizia, come se si trattassedi una nuova e radicale reinter-pretazione del cristianesimo. Conla competenza di studiosi esper-ti di antichità cristiana deve, in-vece, offrire ai lettori quegli ele-menti per comprendere che si trat-ta di un vangelo apocrifo, cono-sciuto dai Padri ma non accolto,insieme a tanti altri, dalla Chie-sa primitiva, perché dava un re-soconto falso della figura di Giu-da, non corrispondente alla realtàdei fatti. In tal modosi offrono ai fedelicattolici le risposte al-le loro domande, ailoro dubbi e soprat-tutto alle contestazio-ni altrui.

Mostrare la cultura cattolica

La seconda atten-zione è quella dellaformazione, che im-plica un’agenda crea-tiva, di alta qualitàculturale e soprattut-to di profonda educa-

zione alla fede. La tradizione cri-stiana ha duemila anni di civiltàcon una biblioteca amplissima davisitare e riproporre: i Padri del-la Chiesa, i grandi teologi di o-gni tempo, i santi, le scuole dispiritualità con i loro capolavo-ri, le tradizioni liturgiche, le con-quiste dell’arte. Tutto ciò non èun museo da visitare e da ammi-rare, ma una realtà viva che i-spira e sostiene e che ha tutti i nu-meri per essere valorizzata.

Assimilare gli insegnamenti

Per quanto riguarda poi la re-cezione non effimera del Magi-stero, ma la sua accoglienza do-cile, la sua assimilazione e lasua efficacia nella vita persona-le e comunitaria, mi limito a duedocumenti importanti del SantoPadre Benedetto XVI: il Com-pendio e l’enciclica Deus cari-tas est.

Con rammarico, purtroppo, sideve constatare che non manca-no cosiddetti esperti che hanno e-

Chiesa e comunicazione

L’uomo cerca sempre una verità superiore che lo gui-di nella sua vita. Purtroppo oggi sono tante le voci checercano di coprire questo suo naturale desiderio.

Accogliere gli insegna mdella Chiesa

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 26

spresso non docilità e gioia, ma«tristezza» e «critiche» nei con-fronti di questo dono pontificio.La stampa cattolica dovrebbe da-re anzitutto le motivazioni perconfutare questi giudizi negativie infondati – quando ci sono –,ma poi dovrebbe avere un pro-getto di formazione permanentedei fedeli per l’assimilazioneprofonda del documento magi-steriale. In questo, ad esempio, èlodevole l’iniziativa di Famigliacristiana che a partire dal nume-ro del 25 dicembre 2005 avevaavviato una rubrica di commen-to al Compendio. Utili iniziativesono state prese anche dal quoti-diano l’Avvenire, che in più pun-tate ha presentato oltre al conte-nuto anche il significato del ge-nere letterario dialogico e del si-gnificato teologico e catecheticodelle immagini. Lo stesso Avve-nire poi nel suo inserto periodi-co intitolato «È vita» continua lasua informazione accurata su tut-ti i temi bioetici più discussi og-gi. In questi esempi, si nota l’i-niziativa propria della stampa cat-tolica, che non solo insegue lenovità, ma anche si sofferma suuna sua agenda formatrice e il-luminatrice. Anche per l’encicli-ca Deus caritas est è stato lo stes-so Santo Padre a presentarla inanteprima, parlandone per ben

tre volte prima della sua illustra-zione in Sala Stampa. Questo perdare subito a tutti i fedeli la ret-ta interpretazione e per non darealla stampa laica il vantaggio didistorcerne il significato e di di-struggerne il valore. Per la stam-pa cattolica l’enciclica dovrebbecostituire un progetto di educa-zione alla fede per i giovani e pergli adulti. In questo i cattolici do-vrebbero essere creativi e inno-vativi, dando visibilità e concre-tezza alle ricchezze contenute nel-l’enciclica con una programma-zione a lungo termine. Questi duedocumenti magisteriali formanodue colonne di autentica cate-chesi cristiana, la quale trova nelCompendio la risposta alle mil-le domande di conoscenza reli-giosa, e nell’enciclica il nucleo es-senziale dell’esistenza cristiana.

Una formazione straordinaria

I documenti allora diventanoportatori di luce all’intelligenzae ispiratori di retti comportamenticristiani nel pellegrinaggio di fe-de di tutti i fedeli. Si tratta di pa-gine significative e quanto maiattuali di catechesi ecclesiale, davalorizzare al meglio in un tem-po di globalizzazione. La rece-zione dei documenti ecclesialipiù che un peso insopportabile e

noioso può diventare una sor-prendente e straordinaria forma-zione permanente dei pastori edei fedeli, nella continua risco-perta e accoglienza della veritàdella rivelazione di Gesù. Per fa-re ciò ci vogliono professionisti,soprattutto laici – ai quali è de-mandato proprio questo campodi testimonianza cristiana nel se-colo –, che conoscano le due lin-gue: quella della comunicazionema anche quella della teologia.Spesso però la mancanza di pro-fessionalità, la fretta, la carenzadi aggiornamento teologico, lasuperficialità, l’attenzione esclu-siva all’attualità immediata im-poveriscono la risposta dei mediacattolici, privando i fedeli delledovute risposte alle loro esigen-ze, e privando anche la societàdi un contributo indispensabilealla comprensione e alla valuta-zione più adeguata della realtàdei fatti e delle persone.

A riguardo delle comunica-zioni sociali, Benedetto XVI hariaffermato il duplice protagoni-smo dei media nella comunica-zione della verità e nella promo-zione della vera pace: «Illumi-nare le coscienze degli individuie aiutarli a sviluppare il propriopensiero non è mai un impegnoneutrale. La comunicazione au-tentica esige coraggio e risolu-tezza. Esige la determinazione diquanti operano nei media per nonindebolirsi sotto il peso di tantainformazione e per non adeguar-si a verità parziali o provvisorie.Esige piuttosto la ricerca e la dif-fusione di quello che è il senso eil fondamento ultimo dell’esi-stenza umana, personale e socia-le (cf Fides et Ratio, 5). In que-sto modo i media possono con-tribuire costruttivamente alla dif-fusione di tutto quanto è buonoe vero». L’appello del Papa ai re-sponsabili soprattutto cattolici, èaccogliere la sfida a essere pro-tagonisti della verità e della pa-ce che da essa deriva.

Mons. Angelo Amato

27

La Chiesa si propone all’uomo come via che conduce alla verità di Cristo. Ve-rità che vuole condurre l’uomo alla pienezza della vita e della gioia.

a menti

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 27

28

Lo Spirito Santo, anzitutto, è l’Amore che intercorre tra il Padre e il Figlio, nel-

la Famiglia della Santissima tri-nità: il Padre ama così il Figlioche lo rende perfettamente u-guale a Sé; quindi anche il Figlioama il Padre con identico amo-re. Questo amore è talmentegrande che è una Persona divina,uguale e distinta dal Padre e dalFiglio. Non è che possiamo ca-pir bene questa immensa mera-viglia: per noi, troppo piccoli, èun profondo mistero. Ma ne sap-piamo qualcosa in base alla Pa-rola di Gesù, il Figlio fatto uo-mo che la vive personalmente: èLui che riceve dal Padre tale A-more infinito, è Lui che glielo ri-cambia con il medesimo Amore!

Dalla Trinità verso di noi

Orbene, il Figlio ha voluto di-ventare anche uomo, perché pos-siamo far parte anche noi della vi-ta divina: lo dicevano già i pri-mi cristiani, con le famose pa-role latine: ut homines deos fa-ceret, factus homo: Dio si è fat-to uomo, perché gli uomini di-ventassero dèi... come figli nelFiglio.

Per renderci tali, il Figlio diDio invia anche a noi lo SpiritoSanto, quello stesso Amore chericeve dal Padre e che Gli ri-cambia. Così succede che lo Spi-rito Santo è l’Amore che il Pa-dre offre al Figlio e a tutti i figliuniti a Lui. A loro volta, noi fi-gli diventiamo, a poco a poco,capaci di corrispondere questoaltissimo Amore, donando lostesso Spirito con cui possiamo

amare il padre, il Figlio e persi-no il nostro prossimo, con cuiGesù si è voluto identificare. Perquesto i Cristiani possono esse-re amati dai fratelli e possonoriamarli ricevendo ed offrendolo Spirito Santo!

Spirito di Luce e di Forza

Ma quando lo Spirito è di-sceso sugli Apostoli e su Marianel Cenacolo, duemila anni fa, equando scende anche adesso sumolte persone, non si manifestasoltanto come Amore, ma anchecome Forza e come Luce.

Quale Forza? In ultima anali-si, la forza dell’amore, la pie-nezza di un amore così grande,da far impallidire qualsiasi amorepuramente umano.

È una forza che vince le dif-ficoltà, le paure e persino le im-possibilità della nostra natura: sipensi ai Martiri, a San Massimi-liano Kolbe, a Madre Teresa diCalcutta.

Si può capire, dunque, chequando un amore è tanto poten-te da somigliare all’amore di Ge-sù, è già in azione lo Spirito San-to, anche in persone disperse nelmondo che magari, ufficialmen-te, fanno parte di altre fedi. LoSpirito Santo non ha confini ditempo, di luogo, e neppure diculture e di religioni.

Per quanto riguarda la Luce,Gesù, promettendo il Consola-tore, cioè Spirito Santo, ci ave-va promesso: «Egli v’insegneràogni cosa e vi ricorderà tutto ciòche vi ho detto» (Gv 14,26).

Ma cosa c’entra la Luce conl’Amore? Sovente si afferma che

l’amore è cieco: ma è propriovero? Può essere cieca una pas-sione, non ancora trasformata inautentico amore. Le mamme, in-vece, che amano molto i lorobambini, li conoscono molto be-ne, ne riconoscono anche i limi-ti, così da poterli aiutare meglio.

In latino si diceva: ubi amor,ibi oculos, dove c’è amore, c’èocchio. L’amore vero ci fa vederemeglio e ci fa scoprire tutte le e-sigenze della persona amata!

Ecco l’azione dello SpiritoSanto. Egli ci fa comprenderesempre più i desideri di Dio, cifa conoscere la strada per poter-lo raggiungere.

Egli così ci dona Amore, For-za, Luce di saggezza attraversoi Sacramenti e anche attraverso“folate di vento”, a volte inatte-se e più spesso vicine a coloroche lo chiamano, e con tutto que-sto ci dona una ricchezza e un’in-tima consolazione che ci rinno-va la vita!

Antonio Rudoni

Meditazione

Lo Spirito Santo

Lo Spirito Santo è il dono dell’amo-re del Padre al Figlio e del Figlio a-gli uomini.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 28

Essere devoti all’Ausiliatrice comporta un im-pegno particolarmente definito dalla concretezzastorica e situazionale della vita cattolica. Questaopzione realista, che può portare anche al martirio,s’avvicina necessariamente a posizioni di lotta chepotrebbero assumere, in determinate situazioni, an-che l’aspetto di una scelta politica; è ciò che accaddeun po’, proprio negli anni ’60, nell’Italia delle ap-parizioni di Spoleto e della caduta di Roma. Ebbe-ne, Don Bosco eccelle nel fare della devozione al-l’Ausiliatrice un impegno reale per la Chiesa Cat-tolica, evitando sempre di trasformarla in una ban-diera temporale a favore della rivoluzione o del-l’antirivoluzione di turno.

Per saper tenere un tale atteggiamento si ispiraal criterio pratico caratteristico dell’«attività ma-terna», che non è mossa da ideologie astratte ma daesigenze vitali, che fa tutto il bene che può anchese non può arrivare all’ottimo, e che cura più il tes-suto delicato della vita che l’elaborazione dei gran-di programmi.

Può essere sintomatico constatare che non c’è po-sto per una simile attività vitale (e quindi non si tro-va nessun elemento di parallelismo con Maria) nel-le più famose ideologie sociali, per esempio nelmarxismo, che pur mostrano varie coincidenze pa-rallele con la strutturazione ecclesiastica.

Il realismo pedagogico di Don Bosco ha e-spresso attraverso la sua devozione mariana un’au-tentica «mistica dell’azione», nel senso profondodi San Francesco di Sales, unita permanentemen-te a una forte, anche se più volte nascosta, «asce-si dell’azione».

Per questo io mi permettevo di far osservare aiCapitolari che la devozione all’Ausiliatrice «è le-gata agli avvenimenti concreti dell’esistenza, si im-merge nel corso vivo della storia, nei suoi labirin-ti e nelle sue passioni, ma rimane chiaramente e-scatologica (Don Bosco direbbe “religiosa”); nonsi trasforma in una “crociata di cristianità”; sente epartecipa alle vicissitudini socioculturali e ai con-tinui nuovi assetti dei popoli nell’ininterrotto loro

processo di un nuovo grado di liberazione, ma nondiviene mai “politica” (nel senso ristretto e speci-fico del termine); è realista ma trascendente, in pie-na sintonia con la specifica missione della Chiesa».

L’AADDMMAA nel mondo

Sabato 22 settembre 2007 alcuni dei membri delConsiglio di presidenza dell’ADMA Primaria diTorino hanno partecipato alla Consulta Regiona-le della Famiglia Salesiana del Piemonte e Val-le d’Aosta, a cui hanno preso parte sia l’IspettoreDon Pietro Migliasso che l’Ispettrice Sr. CelestinaCorna con la presenza dei Visitatori straordinariDon Pier Fausto Frisoli e Sr. Carla Castellino.

Don Mariano Girardi, Delegato per la FamigliaSalesiana, ha coordinato l’incontro vissuto nello spi-rito di crescere nella conoscenza reciproca e nellacondivisone comune del carisma salesiano sul ter-ritorio del Piemonte e Valle d’Aosta. Negli inter-venti di Don Pier Fausto e di Sr. Carla Castellino,come pure nel dialogo e negli interventi dei par-tecipanti sono emersi la volontà e l’impegno dirinnovare la presenza salesiana di fronte alle gran-

29

Maria rinnova la Famiglia Salesiana(Lettera del Rettor Maggiore Don Egidio Viganò del 25 marzo 1978)

INSERTOL’ADMA nel mondo

ASSOCIAZIONE DI MARIA AUSILIATRICE

(8a parte)

Il nuovo Consiglio della Primaria con Don Pier Luigi Ca-meroni, nuovo Animatore spirituale dell’Associazione.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 29

30

di sfide poste dall’educazione dei ragazzi e dei gio-vani nel nostro tempo.

Lunedì 24 settembre 2007, commemorazio-ne mensile di Maria Ausiliatrice; si è svolta la riunione mensile dell’ADMA Primaria con lapresenza per la prima volta del nuovo animatore spirituale don Pier Luigi Cameroni, introdot-to e salutato dal predecessore Don Sebastiano

Viotti.Don Pier Luigi ha pre-

sentato l’intervento del Ret-tor Maggiore Don PascualChávez al recente Con-gresso di Maria Ausiliatri-ce svoltosi in Messico nelmese di agosto, sottoli-neando la forte ispirazionemariana del carisma sale-siano e riproponendo la ri-lettura fatta dal Rettor Mag-giore della pala di MariaAusiliatrice del Lorenzo-ne. Segue poi la recita delSanto Rosario e la cele-brazione eucaristica nellaBasilica.

Domenica 7 ottobre 2007, festa della Madon-na del Rosario; si è svolta a Valdocco la XVIIgiornata mariana a cui hanno partecipato oltre 150associati dei vari gruppi del Piemonte: oltre il con-sistente gruppo della Primaria con ben 80 parteci-panti, To-Stura con la Presidente Lorenzina Caz-zoli e l’animatrice Sr. Silvana Gardin; Torino-A-gnelli con Sr. Maddalena Scarrone; Mappano conil Presidente Germano Crivellaro e con Sr. Gina,

Torino Sassi con Sr. Pia, To-Crocetta con MariaBorelli; Casale Monferrato con una bella rappre-sentanza guidata dalla presidente Anna Aceto; Ac-qui con Margherita De Giorni; Giaveno con Sr. A-gnese Caratto e Sr. Rina Coffele; Mornese con Sr.Concetta Strada; Tortona con Sr. Marina; NizzaMonferrato con Sr. Caterina Monge. Nel momen-to dell’accoglienza ha portato il suo saluto DonSebastiano Viotti, che è stato a sua volta ringraziatoper il prezioso lavoro svolto a favore dell’Asso-ciazione per oltre 20 anni. Nel saluto è stato o-maggiato a Don Viotti un’artistica riproduzionedella Madonna di Guadalupe. Hanno salutato i par-tecipanti la Presidente della Primaria Sig.ra Giu-seppina Chiosso, la Vicaria delle FMA del Pie-monte Sr. Giuseppina Franco e Don Sergio Pelli-ni, Vicario ispettoriale e Rettore della Basilica.

Nella prima parte della mattinata il nuovo Ani-matore spirituale Don Pier Luigi Cameroni ha pre-sentato la strenna del Rettor Maggiore per il2008: Educhiamo con il cuore di Don Bosco perlo sviluppo integrale della vita dei giovani, so-prattutto i più poveri e svantaggiati, promuoven-do i loro diritti. Ricollegando la presente strennacon le precedenti dedicate al tema della vita e del-la famiglia, ne sono stati sviluppati i contenuti fon-damentali anche con l’aiuto di un power point: E-ducare con il cuore di Don Bosco è vivere il Si-stema Preventivo, è carità che sa farsi amare, ri-svegliando la passione apostolica ed educativa diDon Bosco per la salvezza della gioventù. Dopol’intervallo, rallegrato dalla tradizionale foto digruppo, è stato presentato, attraverso alcune im-magini e fotografie, il V Congresso internazionaledi Maria Ausiliatrice svoltosi a Città del Messi-co dal 17 al 20 agosto scorso, non limitandosi so-lo alla cronaca dell’evento, ma anche sottolinean-do i messaggi che da esso sono scaturiti. È statomolto bello vedere la grande devozione a Maria Au-

Un momento dell’incontro della XVII Giornata Mariana incui è stata presentata la strenna del Rettor Maggiore peril 2008.

La Sala Don Bosco con i partecipanti alla XVII GiornataMariana.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 30

siliatrice diffusa in tutto il mondo, raccogliere latestimonianza di tante persone che nella loro sem-plicità vivono l’amore a Maria con il cuore apo-stolico di Don Bosco.

Con il passare delle ore è andato crescendo trai partecipanti un clima di gioia e di contentezza peri messaggi ascoltati, per le provocazioni ricevute,per il clima di famiglia condiviso. Questo clima siè espresso anche nella fraternità vissuta durante ilmomento del selfservice allietato dai dolci e dalletorte preparate da alcune associate.

Nel pomeriggio ci si è ritrovati nella Basilica diMaria Ausiliatrice per il santo Rosario e la cele-brazione dell’Eucaristia presieduta da Don PierLuigi. Il Rosario è stato commentato con alcuni te-sti tratti dall’esortazione apostolica di Paolo VI Ma-rialis cultus, mentre nell’omelia della messa DonPier Luigi ha messo in evidenza il senso evangeli-co del servizio che nasce dalla gioia di sentrirsi deisalvati e di impegnarsi con zelo nell’annuncio delRegno di Dio, sull’esempio e con l’aiuto di Mariache magnifica il Signore e insieme si professa suaumile ancella. Come ricordo di questa giornata è sta-to omaggiato ad ogni partecipante un pieghevole conil testo della strenna e le proposte fatte dal RettorMaggiore durante il Congresso di Città del Messi-co, oltre un’immagine della pala dell’Ausiliatricerestaurata con la preghiera composta dallo stessoRettor Maggiore.

È importante richiamare le consegne del RettorMaggiore al V Congresso:1. L’ADMA è chiamata a diffondere nella Fami-

glia Salesiana la devozione all’Ausiliatrice co-me elemento costitutivo del carisma e dell’i-dentità salesiana.

2. Coinvolgere i giovani in questo cammino spiri-tuale dell’ADMA, al fine di far loro sperimen-tare la maternità della Chiesa e di Maria.

3. Curare il cammino formativo dei membri del-l’Associazione, riprendendo l’esortazione apo-stolica di Paolo VI Marialis Cultus e curando-ne in particolare una traduzione operativa.

Al termine della giornata molti associati hannoespresso la gioia e la soddisfazione per questa gior-nata mariana che ha aiutato a crescere nell’identitàdi appartenenza all’ADMA e nella volontà di im-pegnarsi a testimoniare il Vangelo nell’impegnodella carità.

Un particolare ringraziamento a tutti coloroche in modo diverso hanno aiutato alla prepara-zione e allo svolgimento della buona riuscita del-la giornata.

Nel desiderio di rinnovare l’impegno e l’ani-mazione dell’ADMA Primaria, ilConsiglio di Presidenza ha stabili-to la redazione di un foglio mensi-le di collegamento e di animazio-ne on line a cura dell’ADMA Pri-maria di Torino, a servizio innan-zitutto dei membri associati e co-me strumento di comunione per tut-ti i gruppi aggregati sparsi nel mon-do. Tale notiziario è consultabileal sito http://www.donbosco-tori-no.it/ita/page16.html.

Inoltre con il 24 ottobre, oltrel’incontro pomeridiano è stabilito unmomento serale alle ore 21,00 pres-so la Cappella Pinardi ogni 24del mese destinato in particolarealle coppie e alle famiglie giovanie a coloro che per motivi di lavoronon possono essere presenti nel po-meriggio.

31

Don Pier Luigi Ca-meroni offre a DonSebastiano Viottiun’artistica ripro-duzione della Ma-donna di Guadalu-pe quale piccoloringraziamento peril grandioso lavorosvolto a favore del-l’Adma in tutti que-sti anni.

I partecipanti alla XVII Giornata Mariana posano davanti al monumento di DonBosco nei cortili di Valdocco.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 31

32

LEÓN (Spagna). Ispettoria di LEÓN-SDB, anord-ovest della Spagna e comprende le regionidella Galizia, Asturie con Castiglia e León a orientedella Galizia e a sud delle Asturie.

Sabato 26 maggio 2007 in 700 della Galizia sisono riuniti per l’Omaggio annuale a Maria Ausi-liatrice ad Allariz al mattino e al pomeriggio a Celanova (Ourense). Il resto dell’Ispettoria ha scel-to La Robla (León).

Il tempo non prometteva bene, ma non si sonoscoraggiati!

Don Eleuterio Lobato, Animatore SpiritualeNazionale ADMA, ha presieduto la Celebrazio-ne Eucaristica con una dozzina di Concelebrantiad Allariz: si sono recati all’altare processional-mente tra i partecipanti, che gremivano il cortile

con stendardi e fiori; le offerte raccolte erano de-stinate alle Opere sociali dell’Ispettoria e per lemissioni.

Il pranzo è stato consumato in ristorante.Al pomeriggio si sono trasferiti a Celanova,

ove è viva una sezione dell’ADMA eretta negli anni in cui erano presenti e operanti i Salesiani(1959-1967).

I 700 pellegrini si sono recati nell’antico Mo-nastero di San Rosendo nel quale durante il 2007si “celebra un anno di Giubileo” durante il quale,oltre le preghiere previste per tutti i giubilei per ot-tenere l’indulgenza giubilare, i pellegrini dell’O-maggio annuale a Maria Ausiliatrice con entusia-smo hanno fatto echeggiare le note del popolarecanto all’Ausiliatrice “Rendidos a Tus plantas...”(Prostrati davanti a Te) cui fece seguito la benedi-zione invocando Maria Ausiliatrice, composta daDon Bosco, seguita da un fragoroso e interminabi-le applauso!

Don Pier Luigi Cameroni

GAETANO BRAMBILLA

MARIA MADRE DEL SIGNOREImmagine della Chiesa

Editrice Elledici, pagine 152, € 14,00

Parlare di Maria, raccontando e approfondendo ilmistero attraverso l’arte liturgica. Attraverso i mo-saici di Santa Maria Maggiore, questo testo cele-bra la vita, l’intercessione e la lode di Maria. Unlibro che esalta la Basilica romana per la sua bel-lezza e antichità e ne fa uno strumento di catechesicapace di interessare e appassionare, un modu-lo di preghiera e di contemplazione per giungereal mistero attraverso l’arte.

ALLARIS (Spagna). Processione dei sacerdoti verso l’al-tare per la Concelebrazione Eucaristica nel giorno del-l’Omaggio annuale a Maria Ausiliatrice.

ALLARIS (Spagna). Messaggio conclusivo della conce-lebrazione letto da Don Lobato Eleuterio, Animatore eCoordinatore Nazionale ADMA.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 32

Non occorrono azioni straordinarie

I santi non sono “una esiguacasta di eletti, ma una folla sen-za numero (...) non vi sono sol-tanto i santi ufficialmente rico-nosciuti, ma i battezzati di ogniepoca e nazione, che hanno cer-cato di compiere con amore e fe-deltà la volontà divina (...). Peressere santi non occorre com-piere azioni e opere straordina-rie, né possedere carismi ecce-zionali (...). L’esempio dei san-ti è per noi un incoraggiamentoa seguire le stesse orme, a spe-rimentare la gioia di chi si fidadi Dio, perché l’unica vera cau-sa di tristezza e di infelicità perl’uomo è vivere lontano da Lui(...). La santità esige uno sforzocostante, ma è possibile a tuttiperché, più che opera dell’uomo,è anzitutto dono di Dio, tre vol-te Santo (...). Con Lui l’impos-sibile diventa possibile e persinoun cammello passa per la crunadell’ago; con il suo aiuto, solocon il suo aiuto ci è dato di di-ventare perfetti come è perfettoil Padre celeste (...). L’esperien-za della Chiesa dimostra che o-gni forma di santità, pur se-guendo tracciati differenti, pas-sa sempre per la via della croce.

Ma la storia mostra che non e-siste ostacolo e difficoltà che pos-sa arrestare il cammino del cri-stiano impegnato sulle orme diCristo. Le biografie dei santi de-scrivono uomini e donne che, do-cili ai disegni divini, hanno af-frontato talvolta prove e soffe-renze indescrivibili, persecuzio-ni e martirio”.

Benedetto XVI, 1º novembre 2006

Dio Padre di tutti...

Ecco alcuni passi tratti daun’intervista a Padre GiancarloBossi, Missionario nel Pime, per39 giorni prigioniero di un grup-po di terroristi islamici, nelle Fi-lippine.Durante quel giorni bui, le è maicapitato, dentro di sé, di grida-re, come Cristo, “Padre, perchémi hai abbandonato?”.

No, perché non mi sono maisentito abbandonato. Ho solochiesto tante volte a Dio il mo-tivo per cui mi avessero rapito,ma devo ancora capirlo. E l’al-tra cosa che gli dicevo sempreera questa: ora che mi hanno pre-so, manda a Payao un altro pre-te che sappia amare la gente diqui. Ero lì, da soli due mesi, im-provvisamente mi tro-vavo prigioniero e nonsapevo perché...La preghiera le davareale sostegno?

Molto. Ma le assicu-ro che quando si è inquelle condizioni anchepregare è dura. Anni faero stato cappellano inospedale a Lecco e ungiorno chiesi a un mala-to di pregare per me. Luimi rispose che quello e-ra il luogo meno indica-to per la preghiera.

Una frase che alloranon capii ma che in pri-gionia mi è sembratalampante: avevo tutto iltempo che volevo perpregare, ma la concen-trazione spesso sparivae mille pensieri distrae-vano il mio rosario,

affollavano la mente. Però an-davo avanti lo stesso.Una vicenda così terribile le halasciato qualcosa di positivo?

Solo una cosa, ho scopertoquanto davvero Dio sia padre ditutti, almeno nella preghiera: hopregato con i miei fratelli mu-sulmani.Intende i rapitori?

Loro. Se tutti pregavamo Dio,non potevamo non essere fratel-li. Io lo facevo in silenzio, maquando vedevano la mia posi-zione e le mani giunte non mivenivano mai a disturbare.

Spesso dialogavo, chiedevose secondo loro ci stavamo ri-volgendo allo stesso Dio, e lororimanevano un po’ lì, stupiti. Fa-cevo notare però che loro pre-gavano con il fucile in mano eche questo non era servire unDio di pace, finché un giorno mihanno risposto che “Allah è nelnostro cuore ma non nel nostrolavoro”. Una forte contraddi-zione, ma quanti cristiani nellaloro vita fanno scelte incoeren-ti con il Vangelo?

Da Avvenire, 1º settembre 2007

33

esempi e pensieri����esempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieri

A cura di Mario Scudu

Un momento del commovente incontro tra Be-nedetto XVI e il missionario del Pime padre Gian-carlo Bossi.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 33

34

FINALE LIGURE (SV) Santuario della Vergine PiaMonaci benedettini Sublacensi

Indirizzo: Via Santuario 59.Tel. 019.60.17.00Diocesi: Savona-Noli.Calendario: si celebrano la festa di SanBenedetto (21 marzo e 11 luglio); l’As-sunta, patrona del monastero (15 ago-sto); la Natività di Maria Vergine (8settembre).Note: si tengono esercizi spirituali econferenze su temi liturgici. Intensa lavita monastica della comunità, i cui mo-menti di preghiera possono essere con-divisi anche dai laici. Sono accolti sa-cerdoti, seminaristi e laici (uomini) cheaccolgano le regole monastiche. Negliappartamenti vicini al secondo chiostroe nella Villa Enrichetta sono ospitatisingoli e famiglie. Il negozio all’ingressodel monastero vende prodotti del fa-moso apiario attivo dal 1920: miele, pap-pa reale, propoli e creme al miele. Nel-l’erboristeria del Convento, in Piazzadella Chiesa, oltre ai prodotti apiari, so-no in vendita anche erbe officinali e me-dicine naturali.

Antichi documenti fanno ri-salire al 1170 la presenza di unacappella legata al culto della Ma-donna di Finale Pia, primo nu-cleo religioso di cui si ritrovanotracce nell’attuale chiesa abba-ziale barocca. Nel 1477 il mar-

chese Disagio Galeotto del Car-retto consentì ai monaci bene-dettini olivetani di sovrintendereal Santuario e di avviare i lavoridi costruzione del monastero. Do-po la chiusura del monastero cin-quecentesco, imposta dalle legginapoleoniche (1799), re Carlo Al-berto nel 1845 chiamò i benedet-tini sublacensi che vi rimasero fi-no al 1855, quando Vittorio E-manuele II ne decretò nuova-mente la chiusura. Nel 1905 ven-ne definitivamente riaperto.La chiesa abbaziale di SantaMaria di Pia venne ricostruita to-talmente da Girolamo Venezianonel XVIII secolo. La facciata èin stile rococò. Del periodo me-dievale rimane il campanile ro-manico-gotico (XII-XIV sec.)con quattro ordini di bifore e cus-pide ottagonale.

L’interno barocco ha una so-la navata. Sull’altare maggiorevi è il quadro attribuito a Nic-colò da Voltri (Madonna con ilBambino e gli angeli). Dietro sitrova l’organo con cornice ed in-tagli lignei di Fra’ Antonio daVenezia (1551). Nella sacrestiaci sono armadi del Cinquecentocon intarsi di Fra’ Antonio daVenezia ed un gruppo di cera-mica dei Della Robbia. Un’altraceramica robbiesca si trova nel-l’atrio dell’Abbazia. I due chio-stri, iniziati nel XVI secolo, ven-nero terminati nel 1921.

Inoltre è presente una splen-dida Sala capitolare con stallicinquecenteschi, nonché arredisacri e documenti, dove è allestitoil Museo. Da segnalare il refet-torio con crocifisso ligneo di-pinto nel XIV secolo. L’orato-rio presenta invece affreschi diLeandro Montini (1940-1943).

Santuari mariani78

Santuari della Liguria/4

Interno della chiesa a navata unica di Finale Ligure. Il Monastero sublacenseè ricco di opere artistiche, come il crocifisso del refettorio e la sala capitolare.

La Madonna Pia, tavola di Niccolòda Voltri (XVI secolo).

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 34

SAN FRUTTUOSO (GE)Santuario Nostra Signora del Monte Frati Minori francescani

Indirizzo: Salita Nuova Nostra Signoradel Monte, 15 - Tel. 010.50.58.54Diocesi: Genova.Calendario: La festa più importante si ce-lebra la prima domenica di settembreed è la festa della Madonna del Monte,con processione pomeridiana nel boscodi lecci, adiacente, detto «bosco dei fra-ti». Festa grande e caratteristica per ibambini è il 13 giugno, giorno nel qua-le si ricorda Sant’Antonio da Padova.Note: Intensa è l’attività di catechesi eliturgia. Inoltre, a fianco del Santuarioe dentro il bosco si trova la Casa SanFrancesco, che può ospitare fino a 54persone ed è dotata di tre sale per in-contri.

Il Santuario del Monte, di cuifu celebrato il millenario nel1958, è il più antico della città diGenova, per tale ragione è con-siderato il Santuario principe.Dall’inizio del XII secolo c’è sta-ta la presenza dei Monaci di San-ta Croce di Mortasa; dal 1444l’insediamento dei Frati France-scani, salvo brevi interruzioni,perdura tuttora. Il complesso ècostituito da una chiesa e da unconvento francescano, costruitonel 1444 su un precedente edifi-

cio sacro (1183), eretto sul luogodove, secondo la tradizione po-polare, erano apparsi voli di an-geli e bagliori di luce in onoredella Vergine. I Frati Minori por-tarono la statua lignea della Ma-donna con Bambino, di scuolasenese del XV secolo, che si con-serva nella cripta, che è la partepiù preziosa del Santuario ed èforse tra le più belle dell’archi-tettura genovese, opera dell’An-saldo (1630).

Su di un impianto del 1400 la

Basilica fu profondamente rima-neggiata nel 1654-1658: è a cro-ce latina con abside retta e tre na-vate. Nella volta vi sono affre-schi di Andrea Ansaldo e nellecappelle dipinti di Fiasella, delSemino e del Carlone (XVII sec.).Nella galleria attigua sono rac-colti numerosi ex voto donati inprevalenza da marinai. Il conventoconserva la struttura quattrocen-tesca. Nel chiostro si ammira unpregevole trittico marmoreo delCinquecento. Nel refettorio vi èl’Ultima Cena di Orazio De Fer-rari (1641) ed un piccolo pulpitoin ardesia del XVII secolo.

Cristina Siccardi

35

Il Santuario di Nostra Signora del Monte è il più antico Santuario mariano diGenova.

La statua lignea della Madonna conBambino di San Fruttuoso, un’operasenese del XV secolo. La Vergine con i santi Antonio e Ber-

nardino, un’opera di Bernardino Fa-solo (1463-1518).

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 35

36

Il 23 dicembre del 1820, il cappellano ed i responsa-bili del Santuario, ottengono

dal Capitolo della Basilica Vati-cana l’autorizzazione per l’inco-ronazione della statua di “SantaMaria della Rovere”, venerata datempi remotissimi. Viene dele-gato il vescovo di Albenga, mon-signor Carmine Cordiviola, checompie la solenne incoronazionel’8 settembre 1821 sul sagrato del-la Chiesa, affollato dalle popola-zioni provenienti da Porto Mau-rizio, Oneglia, Diano, Cervo, An-dora e da altri paesi vicini.

Il “Santuario di Nostra Si-gnora della Rovere”, è tra i piùantichi e rinomati Santuari dellaLiguria, sia per le guarigioni mi-racolose ivi avvenute, sia per ilflusso di pellegrini e di turisti cheogni anno vi si recano in pre-ghiera. È adagiato nella vastaconca compresa tra Capo Cervoe Capo Berta della Riviera deiFiori, nel comune di San Barto-lomeo al Mare, poco lontano dal-la Via Aurelia. È una perla inca-stonata in un borgo medioevale,tra alberi di rovere e di ulivi, di

pini, palme, oleandri e gerani, trasiepi di buganville e viali odorosid’aranci e di limoni.

Un bosco antico

Cinque piante enormi di ro-vere che ancora oggi attornianoil “Santuario della Rovere”, so-no gli ultimi esemplari di un an-tico bosco pagano di età romana.La Soprintendenza Archeologi-ca della Liguria ha riportato allaluce, a nord della chiesa, i rude-ri di una “statio romana”, di unsito cioè di sei vani, destinato al-la sosta di truppe e al cambio dicavalli. Inoltre, durante i lavori diconsolidamento della parte de-stra della facciata della chiesa,sono state scoperte tre tombe delIII-IV secolo dopo Cristo, e restidi un piccolo villaggio. Ciò au-torizza a pensare che esistesse,in quel luogo, un edificio sacro,di epoca paleocristiana o almenobizantina. Di questa antica origi-ne restano pochi indizi storici,cioè parte di abside della primi-tiva chiesa, e una statua di Ma-ria col Bambino, trovata su una

quercia, o forse realizzata con illegno della quercia sulla quale sidice sia apparsa la Madonna.1

La Statua è formata da untronco massiccio di legno diquercia e raffigura la Madonna,maestosamente seduta su scanno,che tiene in grembo il BambinoGesù benedicente. Un ampiomantello, color del mare, le av-volge tutta la persona conferen-dole un aspetto solenne e ierati-co; il volto leggermente sorri-dente ispira filiale fiducia.

Le apparizioni della Madonna

Diverse sono le apparizionidocumentate della Madonna che

Calendario mariano

23 DICEMBRE - NOSTRA SIGNORA DELLA ROVERE - SAN BARTOLOMEO A L

Avanti nei lav

Rappresentazione dell’immagine del-la Vergine del Santuario di San Bar-tolomeo.

Il Santuario sorge sul luogo di un antico bosco venerato in tempi pagani.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 36

rendono celebre il Santuario del-la Rovere. Nel luglio 1608 laVergine appare da una finestradel Campanile, eretto pochi an-ni prima. Il vescovo Luca Fie-schi incarica subito il prevostodi Diano di raccogliere tutte leinformazioni necessarie per do-cumentare l’autenticità dell’ac-caduto.

Il 18 aprile 1671 la Madonnaappare a Giacinto Perato, un con-tadino cinquantenne di Rollo pa-ralizzato ad un braccio. Mentresta pascolando un suo giumento,gli appare una donna, dimessanel vestito, che lo interroga sulmale che lo affligge. Egli consemplicità risponde che ha in-tenzione di recarsi la settimanaseguente al Santuario della Ro-vere a chiedere la guarigione al-

la Madonna. La donna gli fa no-tare che, quando si ha una buo-na intenzione che riguarda un af-fare importante, non la si tra-manda, ma si attua quanto prima.Fatti poi pochi passi, la donnascompare.

Il giorno dopo, Giacinto conla moglie, si reca pellegrino alSantuario della Rovere, dove, do-

po la celebrazionedella Messa, si senteguarito. Comprendeallora che la donnache gli ha parlato ilgiorno innanzi era laMadonna.

Con l’aiuto deicompaesani di Rolloinizia subito la co-struzione di una cap-pella sul luogo del-l’apparizione, a ri-cordo del prodigio;sorgono in seguitodifficoltà per cui lacostruzione viene so-spesa, e la Madonnaapparendogli nuova-mente gli domanda ilperché della sospen-sione e lo esorta aproseguire.

Nell’archivio del-la Curia vescovile di

Alberga si conservano le testi-monianze raccolte su queste ap-parizioni e su altre nove guari-gioni avvenute nel 1671.

Il Crocifisso catalano

In fondo alla navata destra delSantuario, in una stupenda cor-nice di marmi policromi, spiccail Crocifisso catalano, di epocaquattrocentesca. La storia di que-sto Crocifisso è legata al pas-saggio di un gruppo di pellegri-ni francesi, probabilmente unacompagnia di “flagellanti” chesi fermano per trascorrere la not-te presso la chiesa della Rovere.Il mattino seguente entrati inchiesa per riprendere il crocifis-so, lo trovano così saldamenteconficcato nel pavimento, in ter-ra, che non possono muoverlo.Mentre pregano sforzandosi dialzarlo, sentono la voce del Cri-sto che dice: “Dov’è la Madrepuò stare il Figlio...”. Così ilCrocifisso in legno d’ulivo restònella chiesa.

Don Mario Morra1 LUCIANO CALZAMIGLIA, Le strade diMaria. Santuari mariani nella Liguriaoccidentale (Imperia, Dominaci edito-re 1988).

37

A L MARE (IM)

avori!

Crocifisso catalano di epoca quattrocentesca.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 37

38

Anche quest’anno, per le Fe-stività Natalizie, il Centro Salesiano di Documenta-

zione Storica e Popolare Maria-na allestisce, nella Cripta dellaBasilica di Maria Ausiliatrice, laIX Mostra di Presepi.

Dal 15 dicembre 2007 al 31gennaio 2008 si può ammirareuna grande varietà di Presepi pro-venienti da ogni parte del mon-do. Attirano in modo particola-re l’attenzione dei più piccoli iPresepi di movimento che ripro-pongono con arte gli antichi me-stieri in azione che creano, at-torno alla Capanna di Betlem-me, l’atmosfera delle attività deitempi antichi; rivivono i mestie-ri artigiani ormai tramontati chei bambini di oggi non hanno maiavuto la fortuna di vedere e di co-noscere.

Vi sono poi numerosi Prese-pi che provengono da ogni par-te del mondo e che testimonianol’arte, la fantasia e l’abilità crea-tiva di tante persone che dimo-strano nei modi più svariati, nel-

Centro di Documentazione

le diverse culture, l’affetto perGesù Bambino.

Quest’anno sono particolar-mente numerosi i piccoli Prese-pi che danno alla Mostra una co-loritura tutta caratteristica, riccae varia: confluiscono nella me-desima esposizione elementi pro-venienti da diverse collezioni rea-lizzate nel tempo, con tanto a-more e passione per il Presepio,da persone competenti.

Attorno ai Presepi, completala Mostra, l’esposizione deno-minata «Maria ed il Natale nel-l’arte» che presenta riproduzio-ni artistiche riguardanti la Ma-donna e la Natività. In particolareè esposta una Raccolta di Fran-cobolli mariani di svariati Statidel mondo, artisticamente deco-rati con fine arte dattilografica.Due Confratelli Salesiani di Bo-logna, il sig. Giuseppe Marcati ed

IX Mostra di Presepi

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 38

il sig. Angelo Gabusi, in annipassati, hanno adornato i valoridi una consistente raccolta Fila-telica riguardante la Madonna edil Natale, con fine gusto artisti-co, attraverso l’abile uso dellamacchina da scrivere; un lavorodi altri tempi, impensabile ai gior-ni nostri! La preziosa Raccolta èstata donata a Don Pietro Cere-sa, del Centro Mariano, ed oraviene esposta all’ammirazionedei visitatori.

Don Mario Morra

39

La IX Mostra di Presepi è allestita nella Cripta della Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino, Via Maria Ausiliatrice, 32.

«Maria e il Natale nell’arte»:– Opere d’Autore– Francobolli disposti con fine arte dattilografica.

Dal 15 dicembre 2007 al 31 gennaio 2008.

Dal 15 dicembre 2007 al 6 gennaio 2008:

Feriali: ore 15-18Festivi: ore 10-12; 15-18

Dal 7 al 31 gennaio 2008: (solo Sabato e Domenica)

Sabato: ore 15-18Domenica: ore 10-12; 15-18

Ingresso libero facilitato ai disabili.

Per informazioni e per Comitive/Scolaresche:

Centro Salesiano di Documentazione Storica e Popolare Maria-na - Via Maria Ausiliatrice, 32 - 10152 Torino - Tel. 011.5224.254- 011.5224.222 - Cell. 331.6338289

E-mail: [email protected]: www.donbosco-torino.it

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 39

40

Amezza costa della collina di San Michele di Costi-gliole (Asti), passa strada

Ville il cui nome deriva dalle vil-le dei signori del paese, costrui-te nell’Ottocento, quasi una die-tro l’altra. Oggi, se ne sono ag-giunte altre di nuovi signori.

A fianco della strada, sorgeancora oggi una torre inglobatain un vasto casolare di campagna:comunemente è detta casa Ca-merana, proprietà un tempo del-la nobile famiglia di questo no-me, i cui avi riposano nel cimi-tero di Costigliole.

La vera nobiltà

Questo è quanto sapevamo,ma alla morte del nostro indi-menticabile parroco, Don Rena-to Cellino (1910-1982), trovam-mo tra le sue carte un opuscoloche si rivelò al lettore subito disingolare interesse. Raccontavache da questa famiglia, il 27 lu-glio 1885, era nato Carlo Came-rana, la cui foto alquanto sbiadi-ta era ancora visibile sulla co-pertina.

Carlo, intelligente e buono,compì gli studi umanistici pres-so le migliori scuole di Torino –ci è stato riferito – presso gli Sco-lopi. Nella famiglia e nella scuo-la, incontrò Gesù, come l’Ami-co incomparabile e fece di Lui laVita della sua vita.

Aveva 15 anni, quando all’i-nizio del secolo XX, Papa Leo-ne XIII consacrò la Chiesa e ilmondo al Sacratissimo Cuore diGesù e lo indicò nell’enciclicaTametsi futura, come via, veritàe vita, per il secolo ineunte. Sol-

tanto lì, nel Cuore di Gesù c’è lasorgente della vita e dell’Amo-re che salva e a Lui devono ri-volgersi gli uomini bisognosi disalvezza.

Davanti al Cuore di Gesù,Carlo quindicenne comprese chel’unica nobiltà, la nobiltà veranon era quella del sangue o del-la ricchezza, ma soltanto la san-tità, come piena configurazioneal divino Redentore. Imparò chele imprese eroiche sono soltan-to quelle a servizio di Dio, deipiccoli e dei poveri suoi predi-letti, che l’unica “storia d’amo-re” degna di essere vissuta – benal di là dei balli e del luccicoredella “belle époque” – è quellache lega l’anima a Gesù, suo Dio.

Nell’ambiente dei nobili diTorino, Carlo apparve presto co-me un anticonformista: distinto,elegantissimo, il tratto gentile,

nel suo sguardo brillava una lu-ce che non era di questo mondo.Tutti i giorni, la lettura spiritua-le e la preghiera, cuore a cuorecon Gesù, molto spesso la Co-munione eucaristica. Sempre lavita intesa come “dono d’amore”,come offerta di adorazione a Dio,con Gesù, nella certezza che “achi più ha più ricevuto, più saràrichiesto”.

Giovane in carriera

Carlo fu avviato alla carrieradiplomatica. Laureatosi in leg-ge, diventò segretario di Lega-zione a Istanbul. Da allora la suavita si svolse tutta tra Torino,Roma, Istanbul e... Costiglioled’Asti. Al primo posto, sempreGesù: da amare e da servire.

Del “lavoro” interiore com-

Santi di ieri e di oggi

Un diplomatico incont ril conte Carlo Camerana

Costigliole d’Asti con il suo castello. Nonostante la sua nobile origine, Carlo diCamerana seppe mantenere anche in mezzo alle mondanità la fede e l’amo-re a Gesù.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 40

piuto nella sua anima, Carlo la-sciò traccia nelle lettere e negliappunti personali ritrovati dopola sua morte: nella sua vita, ap-pare lo stile dei principi santi delMedioevo – i cavalieri senzamacchia e senza paura, i militesChristi – dei quali egli sembròfarsi emulo, per rassomigliare aGesù stesso.

Mentre l’indifferenza religio-sa e la ricerca del piacere eranodiventati sistema di vita per mol-ti, sotto l’influsso di positivismo,decadentismo e, diciamolo sper-tis verbis, del paganesimo, neisalotti, Carlo, rispecchiando lasua giovinezza pura, scriveva:“Gesù, io ti voglio tanto bene.Piuttosto morire che commette-re un solo peccato. Tutto per Te,o Gesù, vivere per Te, morirecon Te, Gesù”.

Gesù, dunque come piaceresommo, come gioia della vita:Gesù crocifisso ed eucaristicoche è potenza e sapienza di Dio.

La grande nostalgia

In questo cammino di confi-gurazione a Lui, la Madonna e-ra la sua maestra: “A Gesù, perMaria, diritto e puro per sempre.Prega per noi, Vergine santa eimmacolata, difendici dal demo-nio, affinché superiori semprenella battaglia, veniamo in cieloa ricevere il premio”.

Ricco, brillante, giovane uo-mo del bel mondo dell’aristo-crazia, era così libero dalle cosedi questo mondo da avere no-stalgia del Paradiso, già nella suagiovanissima età. Per questo, in-credibile ma vero, teneva fissoil pensiero alla morte, non perintristirsi, o per fare della lette-ratura, come i romantici, ma perprepararsi al grande passo: “Nel-la mia vita, fin da fanciullo, misono preparato ogni anno a mo-rire. Il Paradiso è così bello permeritarcelo che, se non fosse deldistacco dai miei cari, io sonocosì felice di andarvi. Questopensiero calma, consola... Gesù

è così buono che per-dona sino all’ultimo,ma occorre essergli fe-deli, fedeli anche nellepiccole cose”.

Con uno stile così,non poteva essere pri-vo della croce, almenodi quella di sentirsi unesule sulla terra, perchétroppo diverso dalla ter-ra: “Siamo rassegnati asoffrire – scriveva Car-lo – e ringraziamo Diodi questa croce, perchégodremo di più lassù.Anch’io gli chiedo di

soffrire maggiormente: sono nel-le sue mani per tutto quello cheEgli vuole da me”.

Giovane e lieto, accettava lasofferenza per partecipare allaredenzione operata da Gesù Cro-cifisso: “Il Signore lascia spes-so soffrire delle anime per sal-varne delle altre che lo offen-dono molto”. Guardando ognigiorno alla morte, o meglio, al-l’incontro definitivo con Dio,Carlo si affinava: “Siano i mieigiorni vivificati dalla Grazia, nel-la pace e nella serenità di spiri-to, nel supremo proposito di pu-rezza. Quando l’anima è in gra-zia di Dio e si lavora nel suo in-timo, si gusta in anticipo le gioiedel Paradiso”.

Una vita per la pace

A casa e nel suo prestigioso la-voro, egli era l’uomo della ca-rità, dell’impegno civile secon-do Gesù Cristo, del dono totaledi se stesso. A Costigliole ab-biamo conosciuto delle persone

41

t ro a Cristo: Carlo di Camerana (1885-1914)

Il busto che lo raffiguraè presente presso la tomba della famiglia a Costigliole.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 41

42

anziane, coetanei o più giovanidi lui, che lo ricordavano anco-ra nella sua bella divisa da di-plomatico, accostarsi a ricevereGesù Eucaristico alla Messa so-lenne della domenica, alle oreundici, digiuno dalla mezzanot-

te, come allora era richiesto, dal-le mani del parroco di allora, DonPietro Cadario.

Il 6 ottobre 1914, mentre l’Eu-ropa era già in fiamme per la 1ªguerra mondiale, divampata il 28luglio, il conte Carlo Camerana,

colpito da malattia allora incu-rabile, a soli 29 anni andava in-contro a Dio.

Aveva offerto la sua vita perla pace nel mondo, sull’esempiodel santo Pontefice Pio X, da po-co scomparso? Aveva affrettato,con il suo amore struggente, ilsuo incontro a Gesù, teneramen-te amato? Non sappiamo, ma èpossibile.

Sul suo ricordino funebre, c’èun’immagine di Gesù che rac-coglie un giglio, sotto cui stascritto: “Gesù ha colto questo gi-glio nella sua freschezza per or-nare le dimore del Cielo”.

Siamo contenti di averlo sco-perto e di farlo conoscere, perchéil giovane Carlo Camerana – ildiplomatico incontro a Cristo –si iscrive nella serie dei Servi diDio illustri d’inizio secolo XX,come Charles de Foucauld, Er-nest Psichari, Giosuè Borsi, Gui-do Negri, Adolfo Ferrero... cheilluminarono i decenni a venirefino a oggi. Testimone e semi-natore della Verità, dell’amore edella sublime bellezza del Cat-tolicesimo.

Paolo RissoStr. Lazzaretto, 5 - 14055 Costigliole d’Asti

Cerchio Mariano8 dicembre 1841 � Nella chiesa di San Francesco d’Assisi in To-rino, Don Bosco recita con il giovane Bartolomeo Garelli un’AveMaria che segna l’inizio della sua missione in mezzo ai giovani eche «fu feconda di grandi cose», come dirà poi Don Bosco stesso.

8 dicembre 2003 � Nella Basilica di Maria Ausiliatrice, nelle Ca-merette di Don Bosco, nella chiesa di San Francesco d’Assisi e inogni Casa della Famiglia Salesiana, alle ore 12,00, idealmente uni-ti in Cerchio Mariano, recitiamo un’Ave Maria, in ringraziamen-to della materna protezione della Vergine Santa e per impetrarneancora il potente aiuto.

Cerchio Mariano8 dicembre 1841 � Nella chiesa di San Francesco d’Assisi in To-rino, Don Bosco recita con il giovane Bartolomeo Garelli un’AveMaria che segna l’inizio della sua missione in mezzo ai giovani eche «fu feconda di grandi cose», come dirà poi Don Bosco stesso.

8 dicembre 2007 � Nella Basilica di Maria Ausiliatrice, nelle Ca-merette di Don Bosco, nella chiesa di San Francesco d’Assisi e inogni Casa della Famiglia Salesiana, alle ore 12,00, idealmente uni-ti in Cerchio Mariano, recitiamo un’Ave Maria, in ringraziamen-to della materna protezione della Vergine Santa e per impetrarneancora il potente aiuto.

A Istanbul, Carlo di Camerana rappre-senterà l’Italia presso la Sublime Portadell’Impero Ottomano.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 42

43

Salesiani Don Bosco (SDB) Casa Madre di Torino-Valdocco

www.donbosco-torino.it

solo in ITALIANO

FORMAZIONE CRISTIANA

FORMAZIONEMARIANA

ITALIANO

ENGLISH

ESPAÑOL

FRANÇAIS

DEUTSCH

PORTUGUES

POLSKI

• Santuario Basilica di Maria Ausiliatrice• Foto galleria restauro Basilica di Maria Ausiliatrice• Cappella Pinardi• Chiesa di San Francesco di Sales• Camerette di Don Bosco• San Giovanni Bosco (Vita di) / Foto galleria• ADMA: ADMA-on-line, Storia e Notizie dal mondo• CSDM - Centro Salesiano di Documentazione Mariana• Rivista “Maria Ausiliatrice” (Storia della)• Informazioni su Valdocco

• Liturgia della Domenica• Rivista “Maria Ausiliatrice”

• Temi di attualità religiosa• Celebrazioni liturgiche• Un mese un Santo• Meditazioni cristiane• Appunti per la vita spirituale• Esempi e pensieri• Santi di ieri e di oggi• Centro Salesiano di Documentazione Mariana

• Catechesi mariana• Calendario mariano• Devozione popolare• Feste mariane• Forum mariano• Meditazioni mariane• Santuari mariani• Spiritualità mariana• Studi mariani• Vita del Santuario di Maria Ausiliatrice

“Maria Ausiliatrice”

Nel 2007 l’edizione on line di «Maria Ausiliatrice» in lingua italiana è stata rin-novata e ampliata, con molte immagini nuove. Le due sezioni Formazione Cristiana e Formazione Mariana con-tengono più di 1700 articoli, che vengono usati come sussidio nei gruppi di catechesi parrocchiale, oppure dasingoli per l’aggiornamento e la lettura spirituale personale. Continua anche la nuova rubrica Liturgia della Do-menica (2° anno) che ha avuto una buona accoglienza. Buona navigazione a tutti! MARIO SCUDU

MARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAMARIAAA UU SS II LL II AA TT RR II CC EE

RIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINORIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINO

virtuale

(virtuale dal 2000)

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 43

44

La violenza dei “ragazzi bene”

Li chiamavamo fino a ieri “ragazzi dellasocietà bene”. Ci lasciamo spesso colpiredai ruoli professionali e sociali dei genitori perdecidere che etichette dare ai rispettivi figli.È giunta l’ora di smontare i luoghi comuni. Iragazzi non sono piantine da serra che unavolta abbeverate e collocate nel salottosbocciano belle, sane, educate. Crescere unfiglio è come montare un puledro. Lui farà ditutto per buttarti giù, per distruggere qualsiasistaccionata.

Non bastano nemmeno l’esperienza, i titoliuniversitari, il peso sociale. Da qualchetempo è esplosa la violenza anche tra iragazzi che sembravano protetti. I ragazzi ingiacca e cravatta che combinano guaisono sempre di più. Negli ultimi giorni lescazzottate si sono svolte davanti a duediscoteche milanesi, altre volte lungo le vieprincipali, altre ancora nelle aule dellescuole.

I motivi dei disagi dei ragazzi di buonafamiglia sono quasi più profondi esconcertanti di quelli delle famiglie povere edissestate. Abitare in una bella casa,frequentare i licei più chic pensavamo chepreservasse i nostri figli. I quasi 50.000 docenti

che anticipano il pensionamento, il 50 percento delle famiglie con problemi di coppiaci segnalano grossi temporali in vista.Giustifichiamo un po’ di meno le baggianatedei nostri ragazzi e offriamo un po’ più ditempo per parlare, ragionare, testimoniare.

Don Antonio Mazzi, da Famiglia Cristiana, 2007

Supernove misura dell’Universo

Ogni tanto una stella massiccia esplode eper qualche giorno brilla miliardi di volte piùdel Sole. Questi astri effimeri sono lesupernove. Ce ne sono di vari tipi e sonointeressanti anche perché un tipo particolareci offre un metro per misurare l’Universo.Science ha appena pubblicato uno studiosu 23 supernove osservate in remote galassienegli ultimi vent’anni. Si è scoperto chequelle del tipo «1a» hanno la stessaluminosità per via del meccanismo cheinnesca la loro esplosione: una nana biancache risucchia materia da un’altra stella, finoa deflagrare. Nota la luminosità, è facilecalcolare la distanza della galassia in cui la

notizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentiA cura di Mario Scudu

Un gruppo di giovani fuori da un locale.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 44

supernova è apparsa e confrontarla con lavelocità di allontanamento della galassiastessa. Firmano il lavoro su Science anchedue astrofisici italiani: Paolo Mazzali eStefano Benetti. Grazie a questa scopertaabbiamo ora la certezza che l’espansionedell’Universo continua ad accelerare. È il piùgrande enigma attuale della cosmologia, unindizio dell’esistenza della misteriosa “energiaoscura”.

La supernova più famosa dei tempirecenti è la 1987A, apparsa vent’anni fanella Grande Nube di Magellano, a 160 milaanni luce dalla nostra Via Lattea: rimane lasupernova più vicina a noi dal 1600 a oggi ela prima che gli astronomi abbiano potutostudiare con tutti gli strumenti più raffinati alsuolo e nello spazio. Alcuni risultati sonoancora oggi controversi. Qualche neutrinoprodotto nell’esplosione fu captato inGiappone, negli Stati Uniti e in un Laboratoriodel CNR sotto il Monte Bianco, ma gli istantidi arrivo non coincidono. Come mai? Efurono davvero osservate ondegravitazionali? A Torino hanno provato arispondere alcuni protagonisti di quelleosservazioni: tra questi Piero Galeotti e OscarSaavedra per i neutrini e Guido Pizzella per leonde gravitazionali. Il risultato? Le Supernovecreano grattacapi, ma sono un formidabilestrumento per sondare l’universo.

Piero Bianucci, da Specchio, marzo 2007

Lavoro: diamo un po’ di numeri tragici2,2 mln

Ogni anno, nel mondo, più di due milionidi persone perdono la vita a seguito diincidenti sul lavoro.

I costi di questa strage ammontano a1.261 miliardi di dollari, pari al 4% del PILmondiale.

270 mlnOgni anno, nel mondo, 270 milioni di

infortuni causano un’assenza-malattia dioltre tre giorni: “Manca una cultura dellapercezione del lavoro come rischio per lasalute”, dicono all’International LabourOrganization.

41 mldNel 2003 in Italia il costo sociale degli

incidenti sul lavoro è arrivato a 41 miliardi di

Euro (il 3% del nostro PIL). Il rischio èmaggiore nelle aziende più piccole e abassa tecnologia.

3.600Gli esperti confermano che il trend è in

diminuzione. Come sottolineano all’ufficiostatistiche dell’Inail, nel 1964 – negli annidell’Italia del boom – si registrarono 3.600morti sul lavoro. Oggi siamo a circa un terzo.

126,3 mlnNel mondo, su 217,7 milioni di

lavoratori-bambini nella fascia di età 5-17 anni,126 milioni sono impegnati in hazardouswork, impieghi che possono mettere arepentaglio la loro integrità fisica e la lorovita. 74 milioni di bambini occupati inlavorazioni ad alto rischio. 41 miliardi di euro:il costo sociale in Italia.

4 morti al giorno in ItaliaUna strage avvolta da troppo silenzio. Si

muore sul lavoro qualche volta per imprevistie fatalità. Talvolta per mancanza colpevoledelle misure di sicurezza dovute. Purtroppo,però, può capitare che le misure di sicurezzaci siano, ma non vengono applicate. Mancaun po’ la cultura della sicurezza sul lavoro, amolti livelli. Ne vediamo le tragicheconseguenze.

45

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 45

46

Ad Assisi

Il Pontefice ha compiuto domenica 17 giugno 2007, una visita ad Assisi. Durante il pelle-

grinaggio delPontefice haricordato gliottocento an-ni della con-versione delfondatore deiFrancescani.

Tra le que-stioni di at-tualità, ha citato “la ricerca della pace, la salva-guardia della natura, la promozione del dialogo tratutti gli uomini. Francesco è un vero maestro in que-ste cose”.

Il Circolo Numismatico Filatelico di Assisi hapromosso un bell’annullo filatelico e realizzatoquattro cartoline commemorative.

A Loreto

“Non dovete aver paura di sognare”. È questo il messaggio che Benedetto XVI ha lasciato

nella veglia di preghiera che ha vissuto sabato se-ra insieme a400.000 gio-vani italiani aLoreto.

Benedet-to XVI ha in-vitato mez-zo milione digiovani, do-menica, 2 set-tembre 2007 ad andare contro la corrente di unmondo che seduce con modelli di violenza, prepo-tenza o “successo ad ogni costo”.

“Non abbiate paura, cari amici, di preferire levie ‘alternative’ indicate dall’amore vero: unostile di vita sobrio e solidale; relazioni affettivesincere e pure; un impegno onesto nello studio enel lavoro; l’interesse profondo per il bene co-mune”.

Sui sentieri di Piergiorgio Frassati

Dal 9 al 27 luglio 2007, a Lorenzago di Cadore il Santo Padre ha trascorso il suo tempo tra

lo studio, la preghiera, il pianoforte e brevi pas-seggiate tra i boschi con il suo segretario o il par-roco locale.

In particolare il Santo Padre gradiva percorrere,recitando il rosario, un tratto del sentiero dedicatoal beato Piergiorgio Frassati, benedetto nel 2002 dalVescovo Vincenzo Savio, recentemente scompar-so. Il percorso fa parte del “Sentiero del Sinodo”voluto dalla Diocesi Belluno-Feltre.

Il Comune di Lorenzago di Cadore ha promos-so due annulli filatelici: il 9 luglio per ricordare an-che il ventesimo anniversario del “1º soggiorno e-stivo S. S. Giovanni Paolo II - luglio 1987 e il 27luglio “S. S. Benedetto XVI saluta Lorenzago”.

La visita del Papa in Austria

Venerdì 7 settembre, durante il volo da Roma aVienna, Benedetto XVI ha spiegato che con il

suo settimo viaggio apostolico internazionale inAustria, in occasione dell’850º anniversario dellafondazione del Santuario di Mariazell.

Mariazell rappresenta “il cuore materno dell’Austria e possiede da sempre una partico-lare importanza per gli ungheresi e per tutti i po-poli slavi”.

Nella cerimonia di commiato il Santo Padre hadetto: “Vienna, nello spirito della sua esperienza sto-rica e della sua posizione nel centro vivo dell’Eu-ropa, può recare il suo contributo, favorendo con-seguentemente la penetrazione dei valori tradizio-nali del Continente, permeati di fede cristiana, nel-

le istituzioni eu-ropee e nell’am-bito della pro-mozione dellerelazioni inter-nazionali, inter-culturali ed in-terreligiose”.

Angelo Siro

A cura del Gruppo di Filatelia Religiosa “Don Pietro Ceresa”

Filatelia religiosa

I Viaggi di Papa Benedetto XVI

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 46

47

Foto galleria del restauro, sul sito www.donbosco-torino.it

Per le tue offerte a favore del Santuario di Maria Ausiliatrice di Torino:1) Con Bonifico bancario: Direzione Generale Opere Don Bosco - Basilica Maria Ausiliatrice

Banca Popolare di Sondrio - Agenzia 2 - Roma - c/c n. 000008000/27 - ABI 05696 - CAB 032022) Con Conto Corrente Postale: Ccp n. 214106

Direzione Opere Don Bosco - Via Maria Ausiliatrice 32 - 10152 Torino Specificando nella causale: “Restauro Basilica”

Si sta completando l’ultimo lotto dilavori per il restauro della nostraBasilica.Le foto testimoniano l’avanza-mento dei lavori e la loro urgentenecessità.

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:20 Pagina 47

MENSILE - ANNO XXVIII - N°11 - DICEMBRE 2007Abbonamento annuo: € 12,00• Amico € 15,00• Sostenitore € 20,00• Europa € 13,00• Extraeuropei € 17,00• Un numero € 1,20Spediz. in abbon. postale - Pubbl. inf. 45%

Direttore: Giuseppe Pelizza – Vice Direttore e Archivio Rivista: Mario ScuduDiffusione e amministrazione: Teofilo Molaro – Direttore responsabile: Sergio GiordaniRegistrazione al Tribunale di Torino n. 2954 del 21-4-1980Stampa: Scuola Grafica Salesiana - Torino – Grafica e impaginazione: S.G.S.-TO - Giuseppe RicciCorrispondenza: Rivista Maria Ausiliatrice, Via Maria Ausiliatrice 32 - 10152 Torino

Telefoni: centralino 011.52.24.222 - rivista 011.52.24.203 - Fax 011.52.24.677Abbonamento: ccp n. 21059100 intestato a Sant. M. Ausiliatrice, Via M. Ausiliatrice 32 - 10152 TorinoE-mail: [email protected] - Sito Internet: www.donbosco-torino.it

AVVISO PER IL PORTALETTERE In caso di MANCATO RECAPITO inviare a:TORINO CMP NORD per la restituzione al mittente - C.M.S. Via Maria Ausiliatrice, 32 - 10152 Torino

il quale si impegna a pagare la relativa tassa.

I dati forniti dal Cliente saranno inseriti negli archivi elettronici e cartacei della Rivista Maria Ausiliatrice e sono obbligatori per adempiere all’ordine. I datinon verranno diffusi né comunicati a terzi, salvo gli adempimenti di legge, e saranno utilizzati esclusivamente dalla rivista, anche per finalità di promozio-ne della stessa. Il Cliente può esercitare i diritti di cui all’art. 7 D. Lgs 196/03 “Codice della Privacy” rivolgendosi al titolare del trattamento: Rivista Maria Ausiliatrice, con sede in Torino, Via Maria Ausiliatrice, 32 - 10152. Al medesimo soggetto vanno proposti gli eventuali reclami ai sensi del D. Lgs. 185/99.

SOMMARIO ➡➲

FOTO DI COPERTINA:

«Venite a Betlemme e vedete Colui la cui nascita cantano gli angeli; venite e piegando le ginocchia, adorate Cristo, il Signore, il re appena nato.Guardate: giace in una mangiatoia è Lui che gli angeli cantano nell’alto dei cieli; Maria e Giuseppe, sosteneteci, mentre eleviamo i nostricuori all’amore».

Angels We Have Heard on High

Altre foto:Archivio Rivista - Archivio Dimensioni Nuove- Centro di Documentazione Mariana - Re-dazione ADMA - ICP - Editrice Elledici - Teo-filo Molaro - Guerrino Pera - Gabriele Vivia-ni - Umberto Gamba - Andreas Lothar - Ma-rio Notario - Maurilio Sacchi.

2 Il pellegrinaggio vocazionale... - Lapagina del Rettore - SERGIO PELLINI

4 Un Natale d’amoreEditoriale - GIUSEPPE PELIZZA

6 Io sono la Risurrezione e la vitaGe sù raccon. il Padre - M. GALIZZI

10 Gli Apostoli, testimoni e inviatiI Dodici - BENEDETTO XVI

12 Viene il nostro DioVita liturgica - LORENZO VILLAR

14 Passa la gioventùStudio - PIER LUIGI GUIDUCCI

16 Giustino e IreneoMaria e i Padri - ROBERTO SPATARO

18 Giosuè Carducci, ateo ma nontroppo - Anniversari - F. CAREGLIO

20 San Leone MagnoUn mese un santo - MARIO SCUDU

24 I peccati che gridano vendettaCelebrazione - TIMOTEO MUNARI

26 Accogliere gli insegn. della Chie-sa - Chiesa e comunic. - A. AMATO

29 La XVII Giornata Mariana - L’Admanel mondo - PIER LUIGI CAMERONI

33 Esempi e pensieriMARIO SCUDU

34 Santuari della Liguria/4 - Santua-ri mariani/78 - CRISTINA SICCARDI

36 Nostra Signora della Rovere - Ca-lendario mariano - MARIO MORRA

38 IX Mostra di Presepi - Centro diDocum. Mariana - MARIO MORRA

40 Un diplomatico incontro a CristoSanti di ieri e di oggi - P. RISSO

44 Notizie e avvenimentiMARIO SCUDU

46 I viaggi del PapaFilatelia religiosa - ANGELO SIRO

47 Aiuta la Basilica di Don BoscoImmagini del restauro

Restate con Maria AusiliatriceAvete rinnovato

l’abbonamento alla Rivista?Ecco le quote di abbonamento per l’anno 2008Abbonamento annuo: € 12,00

• Amico € 15,00• Sostenitore € 20,00• Paesi extraeuropei € 17,00

Prezzi bloccati per tutto l’anno!

11 MA-dic-2007-impag.(7):Layout 1 19-11-2007 15:21 Pagina 48