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Provincia di Bologna Provincia di Bologna Assessorato alla Istruzione. Formazione. Lavoro. Politiche per la Sicurezza sul Lavoro Servizio Scuola e Formazione Progetto FSE Misura C1 rif. P.A. 2006-3007/Bo - Soggetto gestore Feedback snc Risultanze dell’indagine sulle relazioni scuola-territorio-mondo del lavoro A cura di Sara Elisabetta Masi, Sandra Zaramella Bologna, ottobre 2007

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Provincia di Bologna

Provincia di Bologna Assessorato alla Istruzione. Formazione. Lavoro. Politiche per la Sicurezza sul Lavoro

Servizio Scuola e Formazione

Progetto FSE Misura C1 rif. P.A. 2006-3007/Bo - Soggetto gestore Feedback snc

Risultanze dell’indagine sulle relazioni scuola-territorio-mondo del lavoro

A cura di Sara Elisabetta Masi, Sandra Zaramella

Bologna, ottobre 2007

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Si ringraziano per il prezioso supporto, nell’impostazione metodologica della ricerca, tutti i membri del Gruppo di Lavoro interistituzionale ed in particolare Michele La Rosa (Università di Bologna), Cinzia Buscherini e Isabella Filippi (Ufficio Scolastico Regionale E.R.), Daniela Zaccolo (Ufficio Scolastico Provinciale Bologna), Stefano Lenzi ed Elisabetta Ortolan (Unioncamere Regionale Emilia-Romagna), Patrizia Iacopini e Valeria Masotti (Camera di Commercio Bologna), Barbara Forni (Nuovo Circondario Imolese), Antonio Barresi (Provincia di Bologna – Settore Sviluppo Economico – U.O. Progetti d’Impresa e SUAP), Ettore Piazza (esperto), Mauro Levratti (Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica ex IRRE Emilia-Romagna).

Sentiti ringraziamenti vanno anche a tutti coloro che ci hanno offerto la loro collaborazione nelle diverse fasi della ricerca fornendoci materiali ed informazioni sulle diverse esperienze di relazione tra scuola e lavoro riportate nel rapporto. In particolare ringraziamo gli allievi e gli ex allievi che ci hanno raccontato le loro esperienze e la Prof.ssa Aureli (Istituto Statale di Istruzione Superiore “Caduti della Direttissima”), il Dott. Gaiani (IIPLE), il Sig. Grandi (DI.CO. Service), il Dott. Mannini (Studio F.M.B.), il Prof. Sedioli (Istituti tecnici e professionali Aldini-Valeriani), il Prof. Signoretti (Liceo “Laura Bassi”), la Dott.ssa Trombetti e il Dott. Barresi (Settore Attività Produttive – Provincia di Bologna), il Prof. Bondi (Istituto Tecnico Superiore - Castiglione dei Pepoli), il Dott. Degli Esposti (CEDAC), la Prof.ssa Guazzaloca (Istituti tecnici e professionali Aldini-Valeriani e Sirani), il Prof. Benni (Istituti tecnici e professionali Aldini-Valeriani e Sirani), il Dott. Castrovilli (ditta FAR s.r.l), l’Ing. Pandolfo (ditta FAR s.r.l), il Dott. Aiuola (Ditta Cevolani), la Prof.ssa Mambelli (Istituto Professionale Malpighi di Crevalcore), le prof.sse Orsi, Sassatelli, Tartarini (Istituto Professionale Malpighi di Crevalcore), il Dott. Aere (Consorzio Centergross), la Prof.ssa Montebugnoli (ITC Luxemburg), la Dott.ssa Adelia Provinciali (Agenzia delle Entrate Bologna n. 2), il Dott. Angellotti (Agenzia delle Entrate Bologna n. 2), la Dott.ssa Forni (Nuovo Circondario Imolese), il Prof. Collina (IPSIA Alberghetti), il Prof. Faggella (Istituto Paolini-Cassiano - Imola), la Dott.ssa Salaroli (ditta SACMI), la Dott.ssa Preti (Ente di Formazione Professionale CIOFS).

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INDICE

Capitolo 1 - Scuola ed impresa: approccio teorico ed impostazione della ricerca.. 4

1.1. Trasformazioni del lavoro, dei sistemi educativi e valore aggiunto nella creazione del rapporto scuola – impresa........................................................................................4 1.2. Scuola ed impresa: il quadro normativo e teorico di riferimento. Verso un necessario riavvicinamento.......................................................................................................9 1.3. L’impostazione metodologica della ricerca.........................................................13

Capitolo 2 - L’analisi di sfondo: la mappatura delle relazioni scuola-territorio-mondo del lavoro e le interviste ai testimoni significativi.................................... 19

2.1. Sintesi del rapporto relativo alla mappatura delle relazioni scuola – territorio – mondo del lavoro .............................................................................................. 199 2.2. Le risultanze delle interviste ai testimoni significativi ..........................................32 2.3. Brevi osservazioni ...........................................................................................41

Capitolo 3 – Le analisi di caso.............................................................................. 43

3.1. Premessa.......................................................................................................43

Caso 1: Le Borse Lavoro – Nuovo Circondario Imolese........................................ 45

Caso 2: Il corso serale Moda-Centergross. Scuola stilismo e modellismo........... 51

Caso 3: Lo stage presso le Agenzie delle Entrate................................................. 56

Caso 4: I progetti della Ditta FAR e della Ditta Cevolani all’Istituto Tecnico

Industriale Aldini Valeriani .................................................................................. 60

Caso 5 – L’azienda CEDAC e l’Istituto Statale di Istruzione Superiore “Caduti

della Direttissima” di Castiglione dei Pepoli ........................................................ 66

3.2. Per una prima conclusione: il valore aggiunto del rapporto scuola-territorio-mondo del lavoro .............................................................................................................71

Conclusioni finali.................................................................................................. 72

Bibliografia .......................................................................................................... 77

Allegati................................................................................................................. 79

Allegato n. 1 – La maschera per il data base

Allegato n. 2 – La traccia d’intervista per i testimoni significativi

Allegato n. 3 – Le tracce d’intervista per le analisi di caso

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Capitolo 1 - Scuola ed impresa: approccio teorico ed impostazione della ricerca

1.1. Trasformazioni del lavoro, dei sistemi educativi e valore aggiunto nella creazione del rapporto scuola – impresa

Nelle sue continue trasformazioni, il lavoro continua a rappresentare una fonte importante dell’identità sociale degli individui, costituendosi come legame sociale: un legame che, nell’epoca attuale, appare maggiormente “mediatico”, non solo in relazione allo sviluppo tecnologico e scientifico inerente l’ambito delle comunicazioni, ma anche in rapporto al processo di individualizzazione e di destrutturazione degli istituti regolativi del lavoro, che hanno alimentato forme concrete di organizzazione del lavoro orientate alla flessibilità. Se, di fatto, non è possibile affermare che è avvenuta la “fine del lavoro” (Rifkin, 1995), può essere precisato come esso si modifica pur continuando a definire la posizione sociale degli individui e la loro identità professionale, e, all’interno di tali confini, osservare come le combinazioni di “saper fare” e “saper essere” (Negrelli, 2007) si coniugano ad esso ed ai processi di trasformazione che lo interessano. Tuttavia, i profondi mutamenti ai quali è sottoposto il lavoro nella nostra epoca conferiscono a quest’ultimo connotazioni maggiormente “relazional–simboliche” piuttosto che material-esecutive1. La convergenza di ampia parte della riflessione sul lavoro e sulla formazione in merito alla configurazione attuale della società del sapere e dell’economia della conoscenza, ha posto in rilievo, infatti, che la revisione continua dell’agire sociale e del mondo materiale si fonda sulle capacità di manipolazione e di interpretazione riflessiva di informazioni e conoscenze. Nella “seconda modernità”, avente natura riflessiva (Giddens, 1994), la capacità di accesso alle informazioni (Rifkin, 2000; Castells, 2002) costituisce un fattore discriminante e decisivo nei processi di inclusione e di partecipazione attiva degli individui. La conoscenza, e quindi l’accumulazione dei nuovi saperi strumentali e metodologici, viene prodotta, in tale prospettiva, proprio grazie al carattere riflessivo dell’attività svolta sulle procedure di lavoro, mettendo in luce, tra l’altro, come il lavoro stesso venga valorizzato soprattutto per la sua dimensione “cognitiva”, alla quale vengono ricondotte competenze di tipo “aspecifico”, di natura comunicativa e relazionale, proprio in quanto le connotazioni assunte dal lavoro ne mettono in evidenza la sua funzione di gestione dell’aleatorio2. Nel “capitalismo cognitivo” è la conoscenza a costituire la forza produttiva (Rullani, 2004), e in esso, l’interazione tra le due dimensioni di astrazione e concretezza, perdendo i lenti ritmi del passato, si presenta in termini estremamente rapidi e dinamici: “proprio la crescente interazione (in tempo reale o quasi) tra scienze e conoscenze applicative, tradotta in un flusso ininterrotto di innovazioni di prodotto e di processo, determina il fatto che nel mondo industriale di produzione acquistano importanza decisiva, per la competitività, le conoscenze impiegate” (Ibidem: p.63). L’impresa si strutturerebbe dunque come sistema cognitivo, in grado di produrre valore attraverso l’utilizzo della conoscenza come filtro elettivo, e di superare la concezione dominante del calcolo formale dello schema Taylor – fordista, che ha plasmato per lungo tempo le logiche dominanti dei processi formativi. L’ambito della produzione e riproduzione dei saperi lavorativi viene cioè investito da un processo di estensione dei saperi sia afferenti alle aree 1 Cfr. Accornero A., Questo secolo se ne va, e il lavoro cambia in fretta, in Il Mulino, n.6, 1996

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informali della produzione, che propri delle aree extra – lavorative, attraverso la valorizzazione delle capacità di comunicazione, di decisione e reattività, largamente costruite, infatti, negli ambiti di relazione extra – lavorativa (Rullani, 1991). In particolare, la natura delle trasformazioni che vengono ad investire il lavoro pongono in rilievo, nell’ambito dei processi di produzione ad “alta intensità di capitale”, capacità ancora più aspecifiche, ‘extra funzionali’ di natura sostanzialmente attitudinale, comportamentale e che comprendono caratteristiche individuali quali la diligenza, l’attenzione ai particolari, la capacità di andare a fondo delle questioni, nonché la disponibilità ad assumersi delle responsabilità (Streeck, 1988). Questa crescita di capacità come patrimonio personale “è un fenomeno squisitamente sociale, dato che una parte delle competenze personali si realizza, da un lato, come expertise, frutto cioè di un apprendimento basato sull’esperienza che non può essere quindi realizzato da processi educativi del tutto separati dalle attività pratiche, e dall’altro come competenza a gestire relazioni con gli altri, ad esempio saper lavorare in gruppo” (Garibaldo, 1994: p. xxxiii). Se da un lato, dunque, vengono strutturandosi processi di produzione e di attivazione dei “saperi” precedentemente costituiti in uno spazio informale, dall’altro si dispiega una formale destrutturazione della prescrizione dell’attività lavorativa, incentivando forme di cooperazione in sostituzione dell’ambito tradizionale di coerenza tra normatività tecnico – procedurale e comportamento lavorativo. Se, però, il punto di partenza della più ampia parte delle riflessioni sulla questione della conoscenza applicata al lavoro tende a presentare una certa convergenza, in merito agli effetti determinati e ai risvolti che ne vengono implicati le posizioni interpretative tendono a diversificarsi. E’ soprattutto a livello dei processi di disuguaglianza sociale che vengono messi in luce gli esiti maggiormente incerti ed ambivalenti delle trasformazioni in corso, opponendo alle visioni più ottimistiche della rivalutazione qualitativa e di contenuto specifico del lavoro i rischi legati all’affermazione di nuove fratture sociali, principalmente derivanti dall’interruzione delle condizioni di stabilità e protezione del lavoro, e dall’emersione, a fianco di lavori altamente qualificati, di occupazioni di basso profilo (Dahrendorf, 2003; Beck, 2000; Dore, 2005; Castel, 1995). Per la forza lavoro, il richiamo alla flessibilità può, cioè, tradursi non solo nell’acquisizione di nuove competenze e mansioni (adeguando, di conseguenza, i contenuti delle abilità professionali), ma anche in un adeguamento degli organici, in un aumento delle variazioni inerenti il suo utilizzo temporale e funzionale, nonché nell’emergere di nuove forme contrattuali. Sospinta dalle pressioni di mercato e dai processi di individualizzazione delle prestazioni, la forza lavoro diviene, cioè, imprenditrice di sé stessa, e le organizzazioni aziendali, che dipendendo fortemente dalla messa in campo di autonomia da parte dei lavoratori (Castells, 1999), inglobano pratiche che promuovono l’esposizione dei lavoratori alle logiche del mercato, orientando così la flessibilità sul lavoro sia come variazione sui parametri temporali e contrattuali, sia come maggiore disponibilità di competenze in relazione alle variazioni della produzione causate dalle contingenze di mercato. Con questo affievolimento della distinzione tra impresa e lavoro avanza l’auto-promozione del singolo individuo, che, auto-resposabilizzandosi sulla formazione degli attributi delle proprie competenze, colloca le proprie prestazioni sul mercato del lavoro in qualità di “entreployee” (Hartmann, Honneth, 2006); i tratti assunti dall’impresa all’interno del moto economico post-fordista (saper rischiare in un mercato turbolento ed essere in grado di sostarvi per tempi anche molto brevi, scegliere tra opportunità non ben definite,

2 Cfr. Laville J.L., Partecipation des salariés et travail productif, in Sociologie du Travail, n.1, 1993

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comunicare, costruire strategie auto-dirette, e così via) rappresentano il “registro” su cui collocare i saperi professionali “spendibili” sul mercato del lavoro. Su questi, ancora, la promozione di sé e le abilità con cui accrescere le proprie opportunità di successo nel mercato del lavoro rappresentano le principali risorse con cui esorcizzare la paura dell’inadeguatezza descritta da Bauman in corrispondenza della diffusione della “cultura del rischio”. La revisione del sistema consolidato delle professioni di matrice fordista e dell’ordine delle competenze che da esso discende (Giaccardi, Magatti, 2001) (acquisibili dagli individui attraverso dispositivi orientati all’omogeneità dell’offerta di istruzione e formazione), tende a destabilizzare le prospettive professionali e di carriera degli individui sul mercato del lavoro e a pluralizzarne i percorsi di accesso, decostruendo l’orizzonte di prevedibilità retributiva e di stabilità occupazionale, e amplificando, parallelamente, il rischio di obsolescenza delle competenze. Con l’affermazione delle “carriere individuali”, il piano del riconoscimento delle conoscenze e delle capacità, nonché della remunerazione sul mercato interno dell’impresa, si slega maggiormente dalla mediazione burocratica, e inaugura un sistema di personalizzazione delle relazioni interne di lavoro (Della Rocca, Fortunato, 2007). L’accento è posto sull’apprendimento di crescenti livelli di competenza, quale contratto implicito tra individuo e organizzazione; in questa prospettiva, le possibili configurazioni individuali della carriera possono, ad esempio, spaziare da varianti “proteiformi”, centrate su plurime esperienze, non solo formative e di lavoro, ma anche di vita, “transitorie”, con passaggi in entrata ed uscita attraverso contratti a termine, o anche “a spirale”, attraverso percorsi di mobilità su diversi campi di competenza professionale (Galluzzi, Simeone, 2003). Rispetto al contesto italiano, è stato osservato che il livello di istruzione, rappresentato tipicamente dal titolo di studio, non sortisce un effetto diretto e “proporzionale” sulle sorti occupazionali di chi lo possiede3. Tuttavia, se la qualifica professionale non è in grado, da sola, di garantire una coerenza, sia formale che sostanziale, tra occupazione e percorso di studio intrapreso, reddito e qualità del lavoro, essa rappresenta, tuttavia, una credenziale formativa essenziale cui fare riferimento per l’accesso alle professioni e ridurre il rischio di esclusione dal mondo del lavoro in un contesto di scolarizzazione crescente (Lodigiani, 2006). Osservando le analisi relative ai paesi dell’Oecd (2004) è possibile notare infatti che, in generale, il tasso di attività è strettamente connesso al possesso di un titolo di studio superiore, e che il rischio di disoccupazione, precarizzazione e marginalizzazione tende ad essere fortemente correlato al fatto di detenere deboli credenziali formative. Le trasformazioni del mondo della produzione, i problemi legati allo sviluppo delle persone nell’esercizio delle professioni, l’eguaglianza delle persone nell’accesso della conoscenza, ed il rapporto con il potere dei nuovi media costituiscono, di conseguenza, temi fortemente correlati ai problemi educativi e formativi4. In quest’ottica, l’analisi relativa ai processi di rielaborazione della razionalizzazione del lavoro deve estendersi alla parallela lettura ed interpretazione dei cambiamenti riguardanti la politica e l’organizzazione del lavoro, processi che si esprimono concretamente a livello dell’utilizzo della forza lavoro, delle pratiche di gestione del personale, delle logiche formative e dell’apprendimento delle abilità professionali

3. Cfr. Borghi V., Lilli A., “La condizione occupazionale dei laureati: una comparazione da uno a tre anni dalla lauerea”, in Cammelli, A., La Rosa, M., (a cura di), I laureati in Italia, Sociologia del lavoro, n. 94, FrancoAngeli, Milano, 2004. Cfr. Marchi S. “Titoli di studio e percorsi di inizio carriera”, in Isfol, (a cura di), Le competenze per l’occupabilità, FrancoAngeli, Milano, 2004 4 Alessandrini G., Risorse umane e new economy, Carocci, Roma, 2001

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che vanno ad alimentare i circuiti della produzione. In questa prospettiva, l’analisi del rapporto esistente tra lavoro, impresa e sistemi educativo-formativi dovrà focalizzare l’attenzione, innanzitutto, sulle trasformazioni che hanno interessato gli assetti dei “saperi” lavorativi - e dunque delle competenze e delle pratiche concrete di apprendimento - presenti nei processi produttivi. Nel confronto continuo tra educazione, formazione e lavoro le competenze professionali trovano il terreno privilegiato entro cui svilupparsi, andando a sedimentare l’identità nel lavoro e le risorse soggettive che alimentano il percorso professionale e personale (Dubar, 2004). Questa sottolineatura del rapporto esistente tra lavoro, formazione, soggetti e contesti d’azione collettiva volti alla produzione nasce dall’esigenza di contestualizzare con più precisione il processo mediante il quale il lavoratore apprende conoscenze specialistiche e skills. Tale processo, rappresentato dalla socializzazione al lavoro, si riserva la finalità di formare anche “l’identità psico-sociale con tutti i suoi valori, conoscenze, atteggiamenti fusi in un quadro di riferimento o meglio, in un ‘set di disposizioni’, più o meno chiare e consistenti, che appare in grado di governare il comportamento in un gran numero d’esperienze professionali ed extra-professionali”5. Un primo avvicinamento al tema su cui vuole concentrarsi questa riflessione riguarda, quindi, l’inclusione dei processi formativi nell’alveo dei processi di socializzazione al lavoro, i quali non solo convergono sulla trasmissione di elementi quali le abilità e le competenze, ma si estendono in direzione di contenuti valoriali e relazionali. Lo sviluppo della professionalità “esperta” si estende dunque dal versante tecnico della competenza, inteso, nei termini utilizzati da March e Olsen, come “ciò che qualunque professionista intenderebbe sulla competenza tecnica in un settore” a quanto racchiuso nel contesto in cui essa si esprime. Utilizzando le parole di Silvia Gherardi, con riferimento a Chomsky, “il membro competente di un’organizzazione è colui che, oltre a conoscere le regole organizzative, le sa usare in maniera appropriata e contribuisce al loro cambiamento, così come una comunità di parlanti arricchisce e modifica il linguaggio nel suo uso”. Mediante il processo di socializzazione, quindi, gli individui acquisiscono le conoscenze, le abilità e le disposizioni che li rendono in grado di partecipare come membri più o meno effettivi dei gruppi e della società. Rispetto a tale ordine di questioni, e all’interno delle acquisizioni teoriche ed empiriche sul legame tra sistemi educativo-formativi e lavoro, l’esperienza formativa viene concordemente investita di un ruolo centrale rispetto al processo di apprendimento, sia esso “iniziale”, “continuo” o “permanente”; esso si caratterizza in quanto “finalizzato all’acquisizione di skill, abilità e conoscenze, alla conseguente capacità di utilizzo, di manipolazione, produzione-creazione delle stesse, nonché alla capacità di acquisizione e sviluppo di competenze […]”6. Nell’attuale società, interessata da profonde trasformazioni, viene dunque posto l’accento sulle competenze con cui decodificare la contemporaneità (Castells, 2002), in quanto ritenute in grado di accrescere le capacità di azione dell’attore sociale. L’interpretazione delle funzioni e dei significati dei sistemi educativo-formativi situati nella cornice della società industriale si è concentrata sulla dipendenza e sulla linearità del rapporto tra istruzione e sistema economico, individuando nella maggiore qualificazione del

5 La definizione è di Sarchielli G., La socializzazione al lavoro, Il Mulino, Bologna, 1978 6. Cfr. Montedoro C., “La competenza”, in Isfol, (a cura di), Dalla pratica alla teoria per la formazione: un percorso di ricerca epistemologica, FrancoAngeli, Milano, 2001, p. 46.

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capitale umano disponibile per i sistemi produttivi uno strumento centrale con cui favorire lo sviluppo (Colombo, 2001); con l’industrializzazione, quindi, l’istruzione diventa una delle principali istituzioni mediatrici tra domanda ed offerta di lavoro, ed i suoi legami con la dimensione economica si connotano per una maggiore pregnanza ed estensione (Ribolzi, 2006). Tale prospettiva ricade anche sulla funzione “sociale” e di collante “culturale” delle istituzioni formative, richiamate alla logica della promozione della mobilità sociale legata alle competenze acquisite e alla trasmissione di conoscenze, norme e valori volti alla socializzazione della cultura della collettività (Colombo, 2001). Tuttavia, le attuali dinamiche di mutamento che investono la società, ridefinendone la complessiva architettura a partire da significative discontinuità sul piano sociale, culturale, economico e politico-istituzionale generano tensioni sulle istituzioni formative e sui significati sociali da esse assunti. Le istituzioni sono infatti radicate in una cultura su cui la loro logica è fondata simbolicamente, strutturata dal punto di vista organizzativo, modellata da quello storico e vincolata da quello politico, tecnico e materiale (Powell, Di Maggio, 1991); le pressioni “isomorfiche” sostenute dalle istituzioni formative tendono a far assumere gradualmente le caratteristiche dell’ambiente e delle organizzazioni con cui interagiscono, e, in questo senso, la tensione che verte su alcuni termini della formazione odierna, come, ad esempio, la progressiva centralità del concetto allargato di competenza (mutuato in parte dai contesti produttivi ed operativi di lavoro, pervasi dalla logica dell’efficienza,) di apprendimento continuo (che sposta l’accento del significato della formazione come bene di investimento a medio e lungo termine), di occupabilità (quale oggetto d’attenzione privilegiato dei programmi formativi rivolti alla persona) trova convergenze significative con molti dei tratti caratterizzanti l’attuale fase di sviluppo della società capitalistica, quali la pervasività del paradigma della flessibilità, l’estensione dei processi di differenziazione sociale e di individualizzazione, l’accento posto sulla conoscenza e sulle reti di relazioni quali risorse di valenza strategica ai fini del miglioramento delle performance delle organizzazioni e degli individui. La stessa enfasi sul ruolo dei saperi e dei processi di apprendimento per il successo dei sistemi produttivi costituisce una componente ricorrente entro i processi di rappresentazione della società contemporanea, ed essa contribuisce a ristrutturare la regolazione dei campi organizzativi della formazione e dell’istruzione. Tuttavia, va ricordato che le istituzioni, sebbene siano in costante mutamento, evidenziano dei limiti nell’estensione e nelle direzioni assunte da tale cambiamento: il loro carattere path dependent tende a renderle specifiche in relazione al loro contesto. In quest’ottica, il sistema formativo può intraprendere una ristrutturazione profonda solo se anche le norme e le regole mutano, così come la più ampia parte delle altre istituzioni a cui sono collegate. Da questo punto di vista, è allora possibile rilevare, da un lato, l’ancora incerto esito del mutamento delle istituzioni formative, che appaiono vischiose, consolidate nel tempo, legate a modalità operative storicamente specificatesi, e dall’altro, l’impossibilità di ipotizzare una netta convergenza fra i sistemi formativi delle economie post-fordiste, nei termini di un’omologazione delle scelte organizzative (Regini, 1994). In ogni sistema sociale, infatti, esistono pressioni affinché ci sia coerenza nelle regole e nelle norme tra i diversi settori istituzionali, per cui “è più realistico riconoscere che sono presenti nei sistemi produttivi e sociali post-fordisti potenzialità differenti che possono incidere in maniera contraddittoria sui sistemi formativi. I modelli realizzati saranno il risultato di una serie di scelte in campo economico, sociale, culturale mirate a mettere in atto alcune potenzialità invece che altre, oltre che essere influenzati dalla storia e dalle tradizioni educative degli

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stessi sistemi formativi.” (Moro, 1998, pag. 75). L’evoluzione del rapporto tra scuola ed impresa, dunque, si colloca entro lo spazio sociale, economico, culturale ed istituzionale di riferimento, che, in un certo senso, “plasma” ed orienta le possibili pratiche concrete con cui vengono perseguiti gli obiettivi delle due istituzioni (scolastica e produttiva) La trasformazione dell’economia e le relative implicazioni e ricadute entro la società rappresentano dunque la base delle principali motivazioni che sospingono il sistema scolastico ad avvicinare ed incorporare, entro i curricula formativi, contenuti coerenti con le pressioni provenienti dall’esterno: conoscenze del contesto produttivo, abilità tecniche, comportamenti “in linea” con l’immagine di un contesto lavorativo futuro che, se da un lato presenta contorni incerti (soprattutto dal punto di vista delle traiettorie individuali), dall’altro tende a “trasversalizzare”, entro le dimensioni tecniche della competenza, ambiti connessi alla comunicazione, alla progettualità, alla responsabilità e alla identificazione e risoluzione di problemi. Parallelamente, il progressivo avvicinamento tra l’istituzione scolastica e quella produttiva può costituire un riflesso parziale della destrutturazione del mercato del lavoro – e dunque del suo portato classico di continuità del percorso tra istruzione e lavoro – inducendo la scuola stessa ad ampliare il proprio ruolo di possibile trait d’union con il contesto produttivo locale, ed in quest’ottica, la cultura produttiva e tecnica, così come le caratteristiche organizzative e le “vocazioni produttive” tipiche delle imprese del territorio si configurano come il focus centrale delle funzioni orientanti che il rapporto scuola e impresa attualmente esprime.

1.2. Scuola ed impresa: il quadro normativo e teorico di riferimento. Verso un necessario riavvicinamento

L’impresa ha per lungo tempo delegato in modo tacito alla scuola la formazione dei quadri tecnici e delle figure operaie qualificate, esimendosi da un impegno finanziario e culturale giudicato inessenziale ai fini del buon funzionamento delle imprese. La rigida separazione tra il tempo dell’apprendimento e dell’accumulazione delle conoscenze e il tempo del lavoro, quale scelta ‘politica’ ha caratterizzato quasi tutti i paesi europei fino agli anni ’60. A partire dagli anni ’70 tale sistema ‘lineare’ è stato via via rimesso in discussione evidenziando l’esigenza di prendere in considerazione le motivazioni che spingono i soggetti a determinate scelte, facendo sempre più del soggetto un interlocutore attivo nella determinazione dei propri esiti professionali, ma anche evidenziando come, in seguito delle più recenti trasformazioni dei sistemi produttivi, le carriere di vita siano sempre più ‘discontinue’ e ‘fluide’ (Bauman, 2000) determinando profonde trasformazioni nei modi di concepire l’istruzione, il lavoro e il loro rapporto (Lodigiani, 2003)7.

In questo quadro e sotto la spinta degli organismi internazionali, l’idea di un “necessario riavvicinamento con le imprese” (OCDE, 1993, pag. 132) da parte del sistema scolastico si diffonde e prende forma in tutta una serie di discorsi, dibattiti e pratiche al punto che si viene a delineare l’ipotesi di una “maggiore articolazione della pratica sociale tra educazione

7 Elena Besozzi definisce questo passaggio dall’istruzione come bene strumentale all’istruzione come bene espressivo di consumo “diritto di ciascuno per lo sviluppo della propria personalità, indipendentemente da una precisa professionalizzazione o collocazione lavorativa” (1998, pag. 17).

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e lavoro” (Doray, Maroy, 1995) che sia però capace di fondare tale legame su basi nuove “sganciate da una semplice dipendenza funzionale e lineare dell’istruzione dal mercato del lavoro e dalle esigenze dell’innovazione tecnologica” (Besozzi E., 1998, pag. 17). A livello europeo il Libro Bianco Delors (Crescita, competitività, occupazione. Le sfide e le vie da percorrere per entrare nel XXI secolo, 1993) individua per la lotta contro la disoccupazione, l’esigenza di diffondere una solida formazione di base attraverso formule di apprendistato e tirocini, attraverso lo sviluppo di solide relazioni con il mondo dell’impresa e l’integrazione con la formazione professionale. Nel 1995 tali proposte sono poi riprese nel Libro Bianco su Istruzione e formazione (Commissione delle Comunità europee, Insegnare e apprendere. Verso la società conoscitiva, 1995) dove lo sviluppo dell’attitudine al lavoro “che è fondata sull’acquisizione delle competenze metodologiche per imparare da soli. O meglio per imparare ad imparare” (Moro, 1998, pag. 21) costituisce un nucleo fondamentale del documento. Il Libro Bianco ribadisce dunque la centralità della responsabilità individuale, ma anche la necessità di sostenere il soggetto attraverso il suo inserimento in una rete di agenzie formative e attraverso lo sviluppo di forme di partenariato tra istituti di istruzione e imprese al fine di ‘limitare’ quel senso di insicurezza e di provvisorietà che accompagnano il processo di individualizzazione permettendo al soggetto di ancorarsi a contesti sociali che consentono di sviluppare sentimenti di appartenenza, intesa reciproca, condivisione ossia di inserirlo in “forme reticolari di vita sociale” (Giaccardi, Magatti, 2000) nel quale possa esprimere l’esigenze di assumere un ruolo all’interno del contesto sociale. Tali indicazioni si traducono sul piano delle politiche nella messa a punto di molteplici dispositivi istituzionalizzati di alternanza secondo dei ritmi e delle temporalità variabili nei diversi stati europei8. Più specificatamente per quanto concerne l’Italia ad esempio con la legge del 24 giugno 1997 n. 196 “Norme in materia di promozione dell’occupazione”, al fine di realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro e di agevolare le scelte professionali attraverso la conoscenza diretta del mondo del lavoro, il raccordo tra istruzione e mondo del lavoro, si prevede la possibilità, per coloro che avessero assolto l’obbligo scolastico, di accedere ad iniziative di stage e tirocini formativi. La L. 53/03 assicura agli studenti che hanno compiuto il quindicesimo anno di età la possibilità di realizzare i corsi del secondo ciclo in alternanza scuola-lavoro, come modalità di realizzazione del percorso formativo progettata, attuata e valutata dall’istituzione scolastica e formativa in collaborazione con le imprese, con le rispettive associazioni di rappresentanza e con le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, che assicuri ai giovani, oltre alla conoscenza di base, l’acquisizione di competenze spendibili sul mercato del lavoro. In particolare l’art. 2 indica nella sperimentazione di “altre” metodologie didattiche, basate sia sul sapere che sul saper fare, un’opportunità per avvicinare e fare interagire i due mondi: quello della scuola e quello del lavoro “per assicurare ai giovani, oltre la conoscenza di base, l’acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro” (art. 4). Con il D.lgs 17 ottobre 2005, n 226

8 Una delle espressioni più significative di questa pratica sociale tra scuola ed impresa è costituita dal diffondersi di una formazione alternata tra la scuola e l’impresa: il modello della formazione in alternanza è stato infatti fortemente promosso da diverse istanze politiche o economiche sia a livello europeo sia a livello nazionale. Ma accanto all’alternanza scuola-lavoro si diffondono altre pratiche quali i laboratori di simulazione di impresa, le visite guidate in azienda, le conferenze all’interno della scuola a cura di tecnici di imprese, gli stage aziendali, la realizzazione di progetti in collaborazione con le imprese, ecc.

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nel secondo ciclo sono previste “esercitazioni pratiche, esperienze formative, stage realizzati in Italia o all’estero anche con periodi di inserimento nelle realtà culturali, sociali, produttive, professionali e dei servizi”9.

Di conseguenza si delinea un sistema educativo fondato su criteri di policentrismo (in quanto molteplici risultano essere le agenzie e le occasioni formative a cui il soggetto può attingere), di interdipendenza (le sinergie tra le diverse agenzie formative possono svilupparsi solo attraverso una chiara definizione dei compiti e delle responsabilità di ciascuna agenzia coinvolta) e di integrazione (le relazioni tra le diverse agenzie non possono non tendere a dar vita ad un sistema integrato coerente nel suo insieme) (Besozzi, 1998, pag. 18). In particolare emerge l’esigenza di passare da un sistema scuola-centrico a un sistema reticolare di apprendimento costituito da una rete di poli formativi (alla scuola si affianca il luogo di lavoro, la famiglia, il gruppo dei pari, ecc.), “autonomamente legittimati, ma al tempo stesso interconnessi a vari livelli” (Lodigiani, 2003, pag.111). Tra queste molteplici agenzie formative, si richiama il ruolo e la rilevante responsabilità delle imprese nel produrre conoscenza non solo nei soggetti già formati, ma più in generale per i giovani e gli adulti. Il rapporto con le imprese da parte del sistema scolastico e formativo assume dunque una dimensione maggiormente educativa: la possibilità di entrare in rapporto con il mondo del lavoro costituisce per i giovani una occasione di “esplorazione occupazionale” aiutandolo nel processo di costruzione di un’immagine del sé adulto e nel definire la propria percezione del lavoro (aspetto quest’ultimo particolarmente importante in un momento in cui la cultura del lavoro può risultare, sotto alcuni aspetti, in crisi per cui pare sempre più necessario mettere in relazione la dimensione tecnico-professionale del lavoro con quella etica). La creazione di rapporti tra sistema educativo e sistema produttivo dovrebbe essere infatti finalizzata non tanto a formare ad un posto o ad un tipo di impiego (e quindi non tanto o, forse, non solo, a promuovere l’acquisizione da parte del soggetto alle irrinunciabili caratteristiche di “occupabilità”, per riprendere la terminologia comunitaria) quanto piuttosto come strumento per aprire spazi alle aspirazioni ed alle attitudini del soggetto favorendo il passaggio dal concetto di “occupabilità” a quello di “capacitazione” quale “capacità di acquisire funzionamenti10” per il raggiungimento del proprio benessere sociale, e più in

9 In Emilia Romagna già nel 1997 era iniziato un processo di innovazione normativa e sperimentazione di percorsi formativi integrati tra istruzione, formazione professionale e sistema del lavoro: il primo momento di questo processo è segnato dal Protocollo d’Intesa del 13 giugno 1997 tra il ministero della Pubblica Istruzione, il ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, la Regione Emilia-Romagna, le Province e le Confederazioni delle autonomie locali dell’Emilia Romagna per la sperimentazione di un nuovo sistema integrato di istruzione. Nell’aprile del 1999 viene poi emanata la leggere regionale 21 aprile 1999 n. 3 di riforma del sistema regionale che definisce gli ambiti di integrazione tra soggetti preposti all’attivazione di attività formative. L’articolo 199 precisa che “il sistema formativo integrato sviluppa la propria attività in collaborazione con il sistema delle imprese e con il mondo del lavoro”. La L.R. 10 approvata il mese successivo ribadisce la “promozione e qualificazione di un sistema integrato tra la scuola, la formazione professionale e il lavoro, fondato sull’autonomia delle istituzioni scolastiche e su uno stretto rapporto con il territorio anche tramite accordi o protocolli”. Dopo il 2000, i cambiamenti normativi a livello nazionale hanno creato le condizioni per un adeguamento della normativa regionale a partir dall’Accordo firmato l’8 maggio del 2001 tra la Regione Emilia Romagna e l’Ufficio scolastico regionale, le Province e i Comuni dell’Emilia-Romagna. 10 I funzionamenti sono intesi da Sen (1992) come quegli elementi che sono costitutivi dello star bene umano. In funzionamenti costituiscono lo star bene, la capacità rappresenta quindi la libertà individuale di acquisire lo star bene.

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generale come “la libertà di procedere verso obiettivi ritenuti importanti” (Sen, 1992, pag. 64). Il concetto di “capacitazione” pone al centro il tema della qualità dell’occupazione come principale sfida politica, in contrasto con la logica dell’occupabilità che si sofferma piuttosto sull’esigenza di sviluppare politiche capaci di produrre soluzioni attraenti per incoraggiare l’adattamento degli individui alle richieste del mercato (Bonvin, 2006). In tal senso le molteplici esperienze di alternanza dovrebbero proporsi non solo come strumento di avvicinamento al lavoro, ma più ampiamente come percorso di crescita della persona nella sua globalità, promuovendo il potenziamento di quelle “capacitazioni” necessarie per l’attivazione di processi di scelta autonomi. Fondamentale dunque risulta il superamento di una prospettiva meramente funzionale delle esperienze di alternanza, che per sostanziarsi evitando contemporaneamente il rischio di de-istituzionalizzare il sistema scolastico, deve fondarsi su un rinnovato rapporto tra le istituzioni scolastiche e quelle produttive (Giullari, 2006). L’idea è che il rapporto scuola-impresa può essere considerato come qualificato se si inscrive in un compromesso istituzionale risultante da una transazione inter-organizzativa tra attori economici ed attori del sistema educativo. Per istituzionalizzazione, noi intendiamo certamente il modo con cui i periodi di alternanza tra scuola ed impresa sono stati riconosciuti e formalizzati nei testi officiali. Tuttavia l’istituzionalizzazione fa anche riferimento alla diffusione di un modello di alternanza come principio pedagogico nelle pratiche e nelle rappresentazioni degli attori del sistema educativo e produttivo. Al fine infatti di non concepire questo processo come il solo risultato di una evoluzione strutturale dove l’economia domina le trasformazioni sul sistema educativo (sia nel modo dei teorici del capitale umano sia di quelli della corrispondenza degli anni ’70 o ancora nelle proposte neo liberiste degli anni ‘9011), la pratica sociale di articolazione del rapporto tra scuola ed impresa deve essere intesa come il risultato di un lavoro tra attori che contribuiscono a costruire delle relazioni, che nel passato erano deboli. Tale pratica sociale per essere conseguita richiede poi il coinvolgimento di diversi attori che operano a diversi livelli (il livello politico ed istituzionale – responsabili dei sindacati e dei datori di lavoro, enti locali, ecc.- ma anche quello organizzativo – dirigenti scolastici e imprenditori - e quello operativo – insegnanti, tutor nelle imprese, studenti, ecc.). In tal quadro diventa determinante il modo in cui scuola ed impresa, localmente, si mettono in relazione: il territorio rappresenta la variabile-chiave per la costruzione del rapporto tra scuola ed impresa quale luogo in cui si incontrano esigenze e bisogni del sistema educativo, produttivo e sociale e quale luogo in cui i diversi attori coinvolti definiscono ciò che possono portare allo sviluppo dell’attività formativa, assumendosi reciproche responsabilità e mettendo sul campo quelle condizioni economiche, educative, culturali e sociali che possono integrare le diverse istituzioni su un progetto unitario di sviluppo del sistema educativo, economico e sociale.

11La teoria del capitale umano (Blaug, 1985) parte dal postulato che un livello di educazione elevato del lavoratore garantisce una sua più alta professionalità, mentre quella della corrispondenza (Bowles, Gintis, 1979) sostiene che esiste una rigida corrispondenza fra il tipo di relazioni sociali presenti nella scuola e quelle del mondo economico, per cui il sistema educativo avrebbe la funzione non già di trasmettere le conoscenze da utilizzare nell’attività lavorativa, ma di formare modelli di comportamento adeguati all’organizzazione capitalistica del lavoro. Entrambi gli approcci, così come anche il più recente paradigma neo liberista, partono dallo stesso presupposto ossia che l’istruzione è connessa ai bisogni dell’economia capitalistica, delineando un rapporto tra istruzione e economia fortemente funzionalista.

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Da questa premessa ha dunque preso il via la nostra indagine. L’obiettivo era quello di meglio analizzare da un punto di vista empirico, partendo dal ‘basso’, il vasto ed eterogeneo mondo delle pratiche e dei ‘territori di integrazione’ con cui si esplica il rapporto scuola ed impresa per poi ricostruire il ‘campo organizzativo’ nel quale alcune esperienze hanno preso il via nella Provincia di Bologna al fine di individuare le condizioni sociali, economiche e culturali che permettono a tali relazioni di contribuire allo sviluppo degli individui e, più in generale, della società partendo anche da alcuni nodi che sono emersi in questi ultimi anni e che hanno evidenziato alcuni limiti nel mettere in pratica quanto sopra delineato. La crisi degli anni ’90 ha infatti portato le imprese ed in particolare quelle medie e piccole che caratterizzano il nostro territorio ad una minore disponibilità ed ad un minor ruolo da traino per l’innovazione, il sistema educativo pubblico si è spesso dimostrato caratterizzato da connessioni lasche e refrattarie al cambiamento, la centralità delle risorse umane nella ‘cosiddetta’ economia della conoscenza non si è necessariamente tradotta in una rivalutazione delle risorse umane nella imprese, le trasformazioni del mercato del lavoro e la crescente flessibilità (contrattuale) richiesta da parte delle imprese hanno evidenziato nuovi rischi e molteplici difficoltà per i giovani (e non solo) nei momenti di transizione, le risorse economiche in diminuzione hanno spesso limitato gli interventi degli enti locali a progetti annuali, facendo venir meno quella dimensione di continuità necessaria per mettere in relazione diversi sotto sistemi e farli dialogare tra di loro contaminando nel tempo le diverse culture, ecc. L’ipotesi è che in questi anni abbiamo dunque assistito ad una accresciuta legittimazione ed istituzionalizzazione del rapporto scuola - impresa tuttavia si tratta di una ‘istituzionalizzazione non compiuta’ nella misura in cui questa resta ancora in parte debole nel sistema economico (che fatica a superare un mero rapporto strumentale), in quello educativo (che fatica a contaminare le proprie routine con quelle provenienti da altri contesti) ed anche in quello sociale (in quanto spesso non viene riconosciuta una pari dignità alle esperienze formative che si realizzano al di fuori del sistema scolastico).

1.3. L’impostazione metodologica della ricerca

Il progetto di ricerca, strutturato in due bienni (2005-2006 e 2006-2007), si è inserito nel più ampio piano di lavoro previsto dal Gruppo di Lavoro Programmazione Scolastica, cercando di contribuire ai compiti ed obiettivi delineati nel documento “Riassetto della struttura organizzativa dell’Ente – Allegato A alla Delibera di Giunta n. 221 del 21/06/2005”, in cui si prevede di “Garantire, sulla base dei bisogni e delle scelte, la programmazione nel tempo dell’offerta di edifici scolastici; coordinare e rendere sinergiche tutte le azioni della Provincia rivolte al “cliente Scuola” (programmazione formativa, edilizia scolastica, gestione del patrimonio, fornitura di beni e servizi)”. L’ottica assunta concerne, dunque, l’offerta di informazioni di supporto all’armonizzazione delle diverse competenze programmatorie dell’offerta scolastica e formativa e dell’edilizia scolastica. In termini più specifici, la realizzazione dell’indagine ha voluto concentrarsi sull’approfondimento quanti e qualitativo del rapporto scuola-imprese che caratterizza gli Istituti scolastici della provincia di Bologna e nella individuazione e analisi ed interpretazione

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di esperienze ‘significative’ (intese sia come esperienze ‘eccellenti’, ma anche come casi di ‘insuccesso’) di progetti tra scuola e mondo produttivo, al fine di individuare le molteplici ‘pratiche in uso’ nelle diverse realtà scolastiche e territoriali ed individuare possibili rapporti ‘virtuosi’ (o ‘viziosi’) tra scuola e contesto socio-produttivo di riferimento. L’indagine prende dunque a riferimento una metodologia che combina aspetti quantitativi con alcuni elementi qualitativi, utilizzando un approccio articolato e complesso dal punto di vista delle fasi di lavoro e degli strumenti di analisi. Per tal via, si è voluta offrire una prima chiave di lettura che interpreti la realtà degli Istituti dal punto di vista privilegiato del rapporto scuola – impresa, ma non trascurando il più ampio rapporto tra scuola e territorio. Per la realizzazione delle finalità sopra illustrate sono stati realizzati i seguenti passaggi operativi: - impostazione metodologica della ricerca, - realizzazione di una banca dati finalizzata a mappare i rapporti tra scuola, territorio e mondo del lavoro, - realizzazione di interviste ai testimoni significativi al fine di completare il quadro delle esperienze presenti nel territorio, - individuazione ed analisi di esperienze “significative”. I dati emersi sono stati discussi e rielaborati all’interno dell’Assessorato durante lo svolgimento delle attività, il secondo biennio della ricerca ha inoltre beneficiato del supporto tecnico e metodologico di un Gruppo di Lavoro interistituzionale12 promosso dalla Provincia di Bologna. Di seguito ripercorriamo sinteticamente le fasi, o passaggi operativi, complessivamente seguiti nel corso dell’indagine.

Macrofase 1 - Mappatura delle relazioni scuola-territorio-mondo del lavoro(2005-2006)

L’obiettivo complessivo di questa prima macrofase è stato di natura prevalentemente conoscitiva ed era finalizzato alla ricostruzione dello stato dei rapporti tra scuola-territorio-mondo del lavoro nella provincia di Bologna. Le fasi che lo hanno caratterizzato sono le seguenti: Fase 1. Analisi preliminare ed impostazione metodologica per la mappatura delle scuole della provincia di Bologna.

12 Il Gruppo di Lavoro interistituzionale (formalizzato dal Servizio Scuola e Formazione con Det. Dir. n.6 del 4/4/2007) che ha supportato tutte le fasi della Macro Fase 2 è composto da: Anna Del Mugnaio, Antonella Migliorini e Barbara Giullari (rispettivamente, dirigente del Servizio Scuola e Formazione e referenti della U.O. Programmazione attività formative e della U.O. Programmazione scolastica della Provincia di Bologna), Francesca Baroni e Sabina Urbinati (Sportello per la Valutazione - Feedback snc), Mauro Levratti (consulente Sportello per la Valutazione per l’alternanza scuola-lavoro e tecnico Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica ex IRRE-ER), Prof. Michele La Rosa (Università di Bologna), Ettore Piazza (esperto), Cinzia Buscherini e Isabella Filippi (Ufficio Scolastico Regionale E.R.), Daniela Zaccolo (Ufficio Scolastico Provinciale Bologna), Stefano Lenzi (Unioncamere Regionale Emilia-Romagna), Patrizia Iacopini e Valeria Masotti (Camera di Commercio Bologna), Barbara Forni (Nuovo Circondario Imolese), Antonio Barresi (Provincia di Bologna - Sviluppo Economico – U.O. Progetti d’Impresa e SUAP), Sara Elisabetta Masi e Sandra Zaramella (consulenti Sportello Valutazione sul tema “rapporto scuola-lavoro” e collaboratrici C.I.Do.S.Pe.L. – Dipartimento di Sociologia Università di Bologna).

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La presente fase ha costituito un momento preliminare composto da incontri con il gruppo di lavoro interno all’Assessorato, ricognizione del materiale già disponibile esistente presso l’Amministrazione provinciale, individuazione di eventuali testimoni significativi da coinvolgere. Tali azioni sono state finalizzate a pervenire, partendo dalle indicazioni/bisogni dell’Amministrazione Provinciale stessa, ad una prima proposta metodologica di monitoraggio ad alla definizione di una maschera per il data base necessario per la mappatura delle scuole. Fase 2. Messa a punto della “maschera”, testing su un campione di scuole e revisione definitiva della maschera. In questa seconda fase si è messa a punto la “maschera” per il data base, si è poi proceduto al testing degli strumenti su un campione di scuole che ha permesso di pervenire alla versione definitiva della maschera ed alla precisazione dei contenuti informativi da raccogliere, attraverso le indicazioni offerte dall’Amministrazione provinciale. Lo strumento di indagine ricomprendeva sezioni relative a: - intensità della relazione che la scuola intrattiene con i soggetti istituzionali e le organizzazioni del territorio; - rapporto tra scuola e impresa, con approfondimenti sulle cinque principali imprese di riferimento; - rapporto tra scuola e associazioni di categoria; - rapporto tra scuola e enti di formazione professionale; - inserimento occupazionale degli allievi (es. effettuazione di indagini sugli sbocchi occupazionali, rapporti della scuola con centri per l’impiego o altre agenzie, azioni di intermediazione domanda-offerta, ecc..); - rapporto tra scuola e mondo dell’associazionismo e organizzazioni culturali, sportive, ecc.; - considerazioni in merito ai punti di forza e di criticità dell’istituto, con riferimento sia agli ultimi tre anni sia ai successivi tre, e alle caratteristiche generali di un istituto “di successo” si veda allegato n. 1 – La maschera per il data base). Fase 3. Raccolta dati e informazioni per l’analisi del rapporto scuola – territorio – mondo del lavoro. La presente fase ha avuto come finalità quella di rilevare i dati quantitativi, attraverso la somministrazione, su tutte le scuole del territorio provinciale, di un questionario ai dirigenti scolastici, differenziato per indirizzo di studi e, nel caso di distribuzione territoriale dell’istituto su comuni diversi, per plesso scolastico. Fase 4. Elaborazione e validazione del report relativo all’analisi quantitativa del rapporto scuola – territorio – mondo del lavoro. Si è proceduto all’elaborazione ed all’analisi dei dati raccolti, confluiti nel report finale di ricerca.

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Macrofase 2: Analisi quanti-qualitativa delle relazioni scuola-territorio-mondo del

lavoro (2006-2007)

Come meglio declineremo in seguito, l’analisi dei dati della Macrofase 1 ha fatto emergere un universo di esperienze (e di approcci al tema oggetto dell’indagine) variegato, fortemente differenziato e complessivamente fertile, che mostra come sia le scuole sia le organizzazioni economiche riescano a individuare (anche se non sempre in modo specifico e consapevole) il valore aggiunto derivante da una scelta di “relazione” non solo strettamente collegata ad obiettivi di inserimento occupazionale dei diplomati, ma anche a quelli più generali, funzionali al sostegno e all’arricchimento delle proprie mission, strategia di sviluppo, identità. La seconda Macrofase si è dunque concentrata sull’approfondimento quanti e qualitativo del rapporto scuola – territorio – mondo del lavoro al fine di individuare le molteplici ‘pratiche in uso’ nelle diverse realtà scolastiche e territoriali. Si è in particolare cercato di individuare le modalità con cui i rapporti tra scuola ed organizzazioni produttive si concretizzano, delineando per ogni soggetto in gioco un ruolo adeguato sia alle proprie caratteristiche che alle proprie aspettative, in un’ottica di co-costruzione della realtà a livello di interpretazione dei fenomeni, di forme dell’agire, della qualità delle relazioni, ecc. In particolare la Macro fase 2 ha perseguito le seguenti finalità: - Completare ed integrare la già citata mappatura realizzata nell’a.s. 2005/06 delle esperienze/progetti presenti sul territorio provinciale (e non solo) relativamente al rapporto scuola-territorio-mondo del lavoro sia di tipo curriculare che extracurriculare, al fine di ricostruire una ‘carta di identità’ della scuola dal punto di vista di tali relazioni. - Individuare anche attraverso l’aiuto di testimoni significativi le esperienze da analizzare. - Analizzare le esperienze ‘significative’ attraverso analisi caso capaci di coinvolgere i molteplici attori che partecipano a tali esperienze, raccogliendo valutazioni sulla qualità percepita, sulle criticità e le prospettive di questo rapporto. Le fasi seguite per raggiungere le finalità sopra illustrate possono essere così schematizzate: Fase 1 – Impostazione metodologica della ricerca e costituzione di una équipe di esperti sul tema scuola – territorio - mondo del lavoro. Da una parte, la presente fase ha costituito un momento preliminare composto da incontri con i diversi referenti della Provincia di Bologna che durante le attività 2005/06 si erano dimostrati attenti all’argomento considerato, finalizzati a pervenire alla redazione di una proposta metodologica del progetto, contenente anche una prima definizione dei criteri attraverso i quali analizzare il rapporto scuola-territorio-mondo del lavoro ed individuare le esperienze ‘significative’. Dall’altra parte è stato costituito il Gruppo di Lavoro interistituzionale che ha seguito, in modo trasversale, tutte le diverse fasi del progetto a supporto delle scelte metodologiche da effettuare. Fase 2 – Raccolta e sistematizzazione delle informazioni e dei dati raccolti rispetto al rapporto scuola – territorio - mondo del lavoro.

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Partendo dai dati raccolti nella precedente indagine, si è cercato di completare la raccolta delle informazioni all’interno del data base realizzato coinvolgendo l’intero universo degli istituti scolastici. La sezione della mappatura dedicata alla rilevazione delle cinque principali imprese con cui ogni istituto ha relazioni ha inoltre reso possibile delineare un repertorio piuttosto articolato di esperienze, tra le quali è stato possibile individuare elementi significativi e originali da approfondire. Il data base è poi stato integrato attraverso dati provenienti da altre fonti informative. A tale scopo sono state realizzate interviste a testimoni significativi (soggetti che hanno partecipato in modo attivo ad alcune esperienze, attori che hanno realizzato indagini su tematiche simili, ecc.), finalizzate ad individuare criteri condivisi per circoscrivere la significatività delle esperienze (si veda allegato n. 2 – La traccia d’intervista per i testimoni significativi). Fase 3 – Analisi qualitativa del rapporto scuola – territorio – mondo del lavoro in alcuni istituti della provincia di Bologna. La presente fase ha indagato alcune esperienze significative del rapporto scuola-territorio-lavoro nella provincia di Bologna. A tale scopo è stato innanzitutto necessario delineare nel dettaglio l’impostazione metodologica per l’analisi qualitativa di tale rapporto. Più specificatamente sono stati individuati i criteri/variabili attraverso cui selezionare le esperienze da indagare. Per l’analisi delle esperienze è stato utilizzato lo strumento dell’analisi di caso, attraverso cui focalizzare le concrete “manifestazioni” del rapporto scuola-impresa. La scelta dello strumento dello studio di caso, che si avvale di tecniche di indagine di tipo qualitativo (come, ad esempio, l’intervista semi-strutturata), permette infatti di approfondire la conoscenza di oggetti di indagine ancora in via di definizione, consentendone un utilizzo di natura esplorativa: in particolare, raccogliendo informazioni di approfondimento e di descrizione dell’oggetto, contribuisce a definirlo ulteriormente, ampliando il quadro conoscitivo e teorico di partenza. In particolare, l’analisi di caso si è concentrata sull’analisi di un plesso di variabili afferenti: - alla ricostruzione delle logiche, delle strategie e delle dinamiche relazionali tra i principali attori coinvolti, al fine di individuarne i tratti dominanti e i fattori determinanti; - all’analisi delle risorse (personali, istituzionali, locali, collettive, ecc.) e degli “oggetti”(competenze, ruoli costruiti, regole condivise, ecc.) attorno ai quali le relazioni tra attori “ruotano”; - alle modalità con cui tali aspetti si estrinsecano e si sedimentano nel tempo e concretamente agiscono; - agli elementi critici riscontrati nel tempo e alle strategie attivate per superarli, nonché alle leve (o punti di forza) su cui ci si è fondati per conseguire i risultati attesi; - alla valutazione e interpretazione dell’esperienza da parte dei diversi attori coinvolti; - agli aspetti da rinforzare/riproporre/modificare per la sostenibilità nel tempo delle esperienze (si veda allegato n. 3 – Le griglie d’intervista per le analisi di caso). L’impostazione metodologica è poi stata presentata e discussa con il Gruppo di Lavoro interistituzionale per definire e condividere obiettivi e modalità dell'azione e più specificatamente validare prima le variabili individuate e poi i casi significativi che sono successivamente stati oggetto delle analisi di caso.

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Fase 4 – Elaborazione e validazione del report finale. Seminario di diffusione delle risultanze finali. In quest’ultima fase si è elaborato il report finale riportante le principali risultanze emerse dall’analisi quanti-qualitativa relativamente al rapporto scuola-territorio-mondo del lavoro. Si è inoltre previsto un momento di diffusione delle risultanze nell’ambito del Convegno “Il “valore aggiunto” del rapporto scuola-territorio-mondo del lavoro nella provincia di Bologna: le esperienze realizzate e le prospettive di crescita” (ottobre 2007).

Nel capitolo 2 riportiamo, in una prima parte, una sintesi delle principali risultanze emerse della mappatura delle relazioni scuola-territorio-mondo del lavoro soffermandoci, in particolare, sulle dimensioni maggiormente ricorrenti relativi al rapporto scuola-impresa. Una seconda parte sarà invece dedicata alle risultanze emerse dalle interviste ai testimoni significativi. Nel capitolo 3 descriveremo le esperienze significative analizzate tramite gli studi di caso e le principali risultanze emerse.

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Capitolo 2 - L’analisi di sfondo: la mappatura delle relazioni scuola-territorio-mondo del lavoro e le interviste ai testimoni significativi

2.1. Sintesi del rapporto relativo alla mappatura delle relazioni scuola – territorio – mondo del lavoro13

Al questionario hanno risposto, al 30 marzo 2007, 29 istituti, per complessivi 60 indirizzi. Complessivamente sono dunque stati coinvolti 18 istituti dell’area liceale, 22 dell’area tecnica e 20 di quella professionale. 25 istituti sono ubicati nell’area di Bologna, 35 nella Provincia.

Area liceale Area tecnica Area professionale

Totale

Città 10 6 9 25 Provincia 8 16 11 35 Totale 18 22 20 60

I settori di riferimento delle imprese risultano piuttosto diversificati (dalla ristorazione, turismo, accoglienza, al settore grafico, edile, dell’arredamento, ecc.). Il settore prevalente risulta quello dell’industria metalmeccanica (27,7%), seguito dai servizi (bancari, assicurativi e amministrativi) (14,3%), dal commercio (8,4%), dagli enti locali (7,6%) e dal settore elettrotecnico ed elettronico (rispettivamente con il 6,7% ed il 5%). Le imprese risultano nel 36,5% dei casi piccole imprese (10-50 dipendenti) e nel 35,4% dei casi medie imprese (51-250 dipendenti) collocate nello stesso ambito territoriale di riferimento dell’Istituto scolastico (nel 75% dei casi). Si noti, inoltre, che non sono segnalate relazioni “significative” con imprese situate al di fuori del comune o dell’ambito territoriale, evidenziando un più stretto collegamento, da parte degli Istituti, ed indipendentemente dall’indirizzo di riferimento, con il territorio immediatamente ad essi circostante. Le principali attività che gli istituti realizzano in collaborazione con le imprese risultano essere, in primo luogo, le testimonianze di esperti (11,1%) seguite dagli stage (con una percentuale pari al 10,1%), dalle esperienze di alternanza e lavoro (con il 9,6%), dalle testimonianze di ex-allievi (9,4%), dalle borse di studio/lavoro (con l’8,2%), dal lavoro estivo (7,7%) e dalle visite tecniche (7,5%). Quote inferiori al 7% vengono rilevate in corrispondenza di altre tipologie di attività, come dettagliato nella tabella seguente:

13 Di seguito riportiamo, in forma sintetica, solo i principali elementi relativi al rapporto scuola-territorio-mondo del lavoro al fine di ricostruire le dimensioni del rapporto maggiormente ricorrenti (rinviamo per ulteriori dettagli al rapporto definitivo del 30 marzo 2007: “Indagine sulle relazioni scuola–territorio–mondo del lavoro: mappatura delle relazioni scuola-impresa”. Si veda: http://www.integrazioneonline.it sezione Sportello Valutazione – Esiti delle rilevazioni).

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Attività svolte con le imprese N. % Testimonianze esperti 46 11,1%Stage 42 10,1%Alternanza scuola-lavoro 40 9,6%Testimonianze ex-allievi 39 9,4%Borse studio/lavoro 34 8,2%Lavoro estivo 32 7,7%Tirocini 31 7,5%Visite tecniche 31 7,5%Inserimento lavorativo 23 5,5%Partecipazione a fiere 21 5,0%Intermediazione offerta /domanda lavoro 17 4,1%Stage post diploma 15 3,6%Progetti individuali per soggetti in difficoltà 14 3,4%Finanziamenti/sponsorizzazioni di. progetti 14 3,4%Tirocini post diploma 9 2,2%Didattica impresa 7 1,7%Altro (azioni formative) 1 0,2%

Totale 416 100,0%

Un ulteriore elemento di approfondimento delle relazioni con le imprese concerne l’identificazione dei principali aspetti e contenuti che potrebbero essere oggetto di sviluppo e di miglioramento da parte degli Istituti. Agli intervistati è stato così chiesto di indicare al massimo tre tra le diverse opzioni. Dall’elaborazione dei dati emerge così che, in prima battuta, gli Istituti del territorio provinciale desidererebbero migliorare la quantità e la qualità del contributo offerto dalle imprese alla didattica (22,6%), presumibilmente per rispondere al bisogno di raccordare maggiormente i contenuti dell’offerta scolastica con le esigenze del mondo del lavoro, aspetto che troverebbe ulteriore conferma nelle elevate indicazioni ricevute in corrispondenza del desiderato miglioramento del raccordo con le imprese in fase di orientamento post diploma (17,7%) e con la quantità/qualità degli stage e delle altre esperienze di alternanza scuola-lavoro (12,1%).

2.2.1. Le risultanze in base all’area di indirizzo degli istituti scolastici L’analisi di alcune variabili del questionario (la frequenza delle relazioni, le attività realizzate in collaborazione con le imprese, ecc.) rispetto all’area di indirizzo degli istituiti (area liceale, area tecnica ed area professionale) evidenzia una maggiore frequenza e sistematicità delle relazioni con le imprese locali da parte degli istituti tecnici ed in quelli professionali. In

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particolare tali relazioni sono orientate a favorire l’inserimento nel mondo del lavoro degli alunni attraverso esperienze quali l’alternanza scuola-lavoro, i tirocini e gli stage. Più specificatamente, per quanto concerne le relazioni con le imprese del contesto locale, queste risultano più frequenti negli istituti professionali (con il 46,7%) seguiti da quelli appartenenti all’area tecnica (43,8%). Solo il 5,09% dei licei afferma infatti di avere relazioni molto frequenti con le imprese. Rispetto alle attività realizzate con le imprese, nei licei sono piuttosto diffuse le testimonianze di ex- allievi (realizzate nell’76,9% dei licei) e le visite tecniche in aziende (con il 76,9%): le relazioni sembrano dunque mirate a presentare agli alunni, attraverso testimonianze, il mondo delle organizzazioni. Negli istituti tecnici sono invece maggiormente diffuse esperienze come gli stage (il 90,5%%) seguiti dall’alternanza e lavoro e dalle testimonianze sia da parte di esperti che di ex-allievi. Negli istituti professionali le esperienze di alternanza e lavoro sono realizzate nel 90% dei casi, e nell’85% dei casi sono realizzati stage. Si conferma dunque un ‘prevedibile’ rapporto con le imprese da parte degli istituti tecnici e professionali maggiormente orientato all’inserimento lavorativo degli studenti, attraverso esperienze di stage, di tirocini e di alternanza scuola-lavoro.

Attività realizzate Area liceale Area tecnica Area professionale

Testimonianze di esperti 69,2% 95,2% 85,0% Testimonianze di ex-allievi 76,9% 76,2% 65,0%

Progetti individuali per soggetti in difficoltà 30,8% 28,6% 20,0%

Alternanza scuola-lavoro 46,2% 76,2% 90,0%

Stage 46,2% 90,5% 85,0% Tirocini 53,8% 61,9% 55,0%

Lavoro estivo 53,8% 71,4% 50,0% Visite tecniche 76,9% 57,1% 45,0%

Finanziamento/sponsorizzazioni progetti 30,8% 23,8% 25,0%

Partecipazione a fiere 23,1% 38,1% 50,0% Didattica impresa 7,7% 19,0% 10,0%

Inserimento lavorativo 38,5% 47,6% 40,0% Borse studio/lavoro 53,8% 71,4% 60,0% Stage post diploma 30,8% 33,3% 20,0%

Tirocini post diploma 23,1% 19,0% 10,0% Intermediazione offerta/domanda di lavoro 23,1% 33,3% 35,0%

Altro (Azioni formative) 7,7% 0,0% 0,0%

Le attività da migliorare/potenziare risultano per l’area liceale la qualità e quantità del contributo offerto dalle imprese alla didattica e il raccordo con le imprese per l’orientamento post diploma. Anche per gli istituti dell’area tecnica risulta necessario migliorare il contributo delle imprese alla didattica seguito dall’esigenza di migliorare stage/tirocini/alternanza scuola-lavoro, il raccordo con le imprese per l’inserimento lavorativo e il monitoraggio e la valutazione delle esperienze svolte.

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Nell’area professionale maggiore rilevanza è attribuito al raccordo per l’inserimento lavorativo degli allievi, seguito dalla qualità/quantità degli stage/tirocini/esperienze di alternanza scuola-lavoro. La partecipazione ad Alma Diploma risulta poco diffusa nei licei (solo il 28,6% dei licei partecipa ad Alma Diploma). Leggermente maggiore è la partecipazione per l’area tecnica e quella professionale: partecipano infatti ad Alma Diploma il 38,1% degli istituti tecnici e il 33,3% di quelli professionali. Anche le indagini sugli sbocchi occupazionali sono maggiormente diffuse nell’area tecnica (43,8%) ed in quella professionale (37,5%). I rapporti con i Centri per l’impiego sembrano piuttosto diffusi negli istituti dell’area tecnica (il 50% degli istituti tecnici ha rapporti con i Centri per l’impiego), mentre (a sorpresa) pochi istituti professionali indicano di avere rapporti con i Centri per l’impiego (presenti solo nel 25% degli istituti), così come per gli istituti dell’area liceale (25%). Maggiormente diffusi risultano negli istituti professionali i rapporti con le agenzie interinali, rispetto alle altre aree. Infine alla domanda se sono state realizzate azioni di intermediazione per l’inserimento lavorativo in base alla L. 30 del 2003, il 43,8% degli istituti tecnici e il 56,3% di quelli professionali dichiarano di svolgere tali attività di intermediazione ma solo a livello informale. Nei licei non risultano invece realizzate azioni di intermediazione. Con le associazioni di categoria le principali attività realizzate dagli istituti scolastici riguardano per l’area liceale le sponsorizzazioni e le borse di studio, nell’area tecnica ed in quella professionale le sponsorizzazione di progetti e gli stage. Con gli enti di formazione professionale, i licei realizzano in particolare stage, attività didattica e convenzioni, gli istituti tecnici e quelli professionali la progettazione curriculare congiunta e l’attività didattica con gli allievi.

2.2.2 Le risultanze in base all’ubicazione degli istituti scolastici: tra centro e periferia Abbiamo infine analizzato alcune variabili del questionario (la frequenza delle relazioni, le attività realizzate in collaborazione con le imprese, ecc.) rispetto all’ubicazione degli istituti distinguendoli per istituti dell’area di Bologna e quelli della provincia. Per quanto concerne le attività realizzate con le imprese, gli istituti della ‘provincia’ risultano maggiormente dinamici. Anche la partecipazione ad Alma Diploma è maggiormente diffusa negli istituti della provincia, così come i rapporti con i Centri per l’impiego e le azioni di intermediazione del mercato del lavoro. Per quanto riguarda le relazioni con le Agenzie interinali poi queste risultano presenti solo negli istituti situati fuori da Bologna. Mentre per i licei di Bologna, la maggiore criticità negli ultimi tre anni risulta il raccordo con le imprese e quello con le istituzioni locali, per i licei nella provincia maggiormente critici sono i rapporti con gli alunni e le famiglie.

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La maggiore criticità per gli istituti tecnici e per quelli professionali risulta l’integrazione con gli alunni stranieri, seguita, per gli istituti tecnici bolognesi, dall’esigenze di consolidare la rete scolastica locale e per quelli della provincia, dall’elevato turno over degli insegnanti. Per gli istituti professionali della provincia altra criticità concerne la realizzazione di scambi con gli istituti esteri. Tra le principali criticità nei prossimi tre anni per i licei della città risulta la qualità delle strutture presenti, mentre negli istituti della provincia maggiore è la preoccupazione per l’elevato turno over degli insegnanti. Per l’area tecnica e per quella professionale sia gli istituti bolognesi sia quelli della provincia indicano l’integrazione degli alunni stranieri come criticità, ma forte è anche la rilevanza attribuita all’elevato turn over degli insegnanti negli istituti tecnici della provincia.

2.2.3 Le principali imprese/organizzazioni con cui si hanno relazioni. La valutazione delle relazioni “eccellenti” Parte del questionario ha inteso esplorare in profondità le finalità, i contenuti e le caratteristiche delle relazioni che gli Istituti intrattengono con le 5 imprese considerate “principali” o con cui, comunque, hanno realizzato delle esperienze percepite come “eccellenti”. Dall’elaborazione dei questionari compilati dagli intervistati emerge, innanzitutto, che le imprese/organizzazioni con cui gli Istituti hanno relazioni che hanno dato vita ad esperienze ritenute “eccellenti” risultano complessivamente 88:

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Imprese/organizzazioni/asso- ciazioni

N. di indicazioni

1 Aemil Banca 42 Aepi 33 AFM 24 Age 2002 Srl 15 Agenzia delle Entrate 16 AMI-HERA 17 Anffas 18 Arcigay 19 ASL Imola 1

10 Barilla 111 BBG 112 Bonfiglioli Motoriduttori 113 Bragaglia Giorgio 114 Cablo s.r.l. 115 Camst 416 Carisbo 417 Carpanelli Motori Elettrici 418 Ceam 519 Cedac 120 Cefla 321 CESI 122 Chloride-Silectron 423 Ciba Specialty Chemicals 124 Cima Spa 125 Cipsspia 126 CNA 227 Cogei Costruzioni 528 Comune di Bologna (biblioteca) 1

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Imprese/organizzazioni/asso- ciazioni

N. di indicazioni

29 Comune di Budrio_USL 130 Comune di Casalecchio 131 Comune di Castel Guelfo 132 Comune di Imola 433 Comune di Medicina 134 Comune di Molinella 135 Comune di S. Lazzaro di Savena 136 Comune di Zola Predosa 137 Confartigianato Federimp. 138 Confesercenti 139 Conserve Italia Soc.Coop. Srl 140 Contempora Srl 141 Coop. Italia 142 Coop. Trasporti 543 Coop. Arca di Noè 144 Coop. di Medicina 145 Coop. Edile Appennino 146 Costruzioni Edili Industriali 147 Credibo Banca 348 Crif Spa 249 Culligan Italiana Spa 250 Dall'Olio Costruzioni 151 Delphi Automotive Systems 1

52Dipartimenti Universitari (biologia, fisica) 1

53 Ducati Motori 254 EdilTemi Group Srl 155 EmmeQuattro Arredamenti 156 Enea 157 Fabbri 1905 Spa 158 Forte Village (Cagliari) 159 G.D. Spa 260 Grand Hotel Baglioni 161 Hotel Kennedy 262 IMA 563 Inps 164 Lamborghini 165 Learning Center 166 Limoni Profumerie 467 Manutencoop 168 Mape Spa 169 Mascagni 370 Metro 471 Neri Motori 572 OMG Cavalli 173 Opera Pia Rodriguez 1

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Imprese/organizzazioni/asso- ciazioni

N.di indicazioni

74 PGS 175 Poligrafici Il Borgo 176 Pollution Spa 177 Profilati Emiliani 178 Quartierie Savena 179 RAS 180 RER 181 SACMI 482 Schvili 483 Sele S.r.l. 184 Simulimpresa Carpigiani Spa 185 Sofitel Timi Ama Cagliari 186 T.R. Costruzioni 587 USL 188 Verlicchi Group 3

Totale 159

I settori di riferimento di questo gruppo complessivo di imprese sono rappresentati, in primo luogo ed in larga misura, dall’industria metalmeccanica. In seconda battuta, è possibile individuare una presenza piuttosto sostenuta dei settori: edile, enti locali, servizi bancari, assicurativi e amministrativi, ristorazione, turismo e accoglienza, commercio.

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2.2.4. Le relazioni con il mondo dell’associazionismo e le organizzazioni culturali, sportive, ecc. Le associazioni, organizzazioni culturali e sportive che hanno maggiori rapporti risultano complessivamente 61. Nella maggior parte dei casi, esse sono collocati nello stesso comune dell’istituto.

Associazioni, organizzazioni culturali e sportive N.

di indicazioni1 Advs 12 Aido-Avis 73 Aif 24 Aliante (Ass. di volontariato) 35 Amelyn 36 Anfass 127 Anpi 48 ANPI- CIDRA 49 Ant 910 Arena del Sole 311 Arpa 412 Associazione Astrofili-Cai 413 Associazione Cult. Dedalo 114 Associazione Il ponte di S. Chiara 315 Associazione Pace Adesso 116 Associazione per la Città slow - Castel S.Pietro 117 Associazione sportiva Pallamano Savena 118 Associazione Valle Sillaro 119 Associazione del consorziale 120 Associazione Italo-Francese 321 Associazione Trame di Terra 522 Associazione volontari protezione civile 123 Associazioni sportive varie 424 BAM 125 Biblioteca comunale di Imola 426 Biblioteca Sala Borsa 327 Biblioteca comunale Medicina 128 Bottega dell'Elefante 329 Casa S. Chiara, ANFFS, Padre Marella 130 Cd Lei 331 Centro sociale Scardovi 132 Cgil 133 Cineteca 334 Circolo della Musica 335 CNR (Life learning Center) 136 CO.PR.E.S.C. 537 Comuni (progetto giovani) 138 Coni 139 Cosea 140 FAI 241 Geol@b 3

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42 Lega Ambiente 143 Musei di Bologna (civici, del patrimonio industriale, del

risorgimento, ecc.) 10

44 Musica Insieme 445 Non solo ragionieri 446 Nueter 147 Nuovamente 248 Olimpia Associazione Sportiva 149 Parco dei Gessi 1

50 Parco dei laghi di Suviana e Brasim 451 PGS 152 Polisportiva Masi 153 Polisportiva S. Mamolo 354 Rotare Club 755 Scuola Famiglia 556 Sportello Carovana 157 Teatri (Manzoni, Duse, Comunale, Testoni, dell’Argile,

ecc.) 23

58 Terranostra 459 Università Primo Levi 460 Virtus Scherma 161 WWF 1

Totale 195

Molteplici sono le attività realizzate: dai progetti di sensibilizzazione alla prevenzione e sicurezza e salute, alle visite nelle città, ai progetti di educazione alla cittadinanza. Si noti, inoltre, che nel 46,4% dei casi gli Istituti intervistati intendono proseguire ed ampliare la realizzazione di progetti con tali realtà Associative del territorio.

Attività realizzate con Associazioni, organizzazioni culturali

e sportive

N %

Progetti di sensibilizzazione della prevenzione 47 13,7%

Visite nella città 46 13,4%Progetti di educazione ambientale 43 12,5%Progetti di educazione alla cittadinanza 38 11,0%Esperienze di volontariato 36 10,5%Progetti di educazione interculturale 34 9,9%Progetti relativi a conoscenza del territorio 31 9,0%

Borse di studio/lavoro 24 7,0%Laboratori teatrali, pittura.. 23 6,7%Progetti di animazione del territorio 21 6,1%Attività sportiva 1 0,3%Totale 344 100,0%

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2.2.5. Punti di forza e criticità dell’Istituto rispetto al bacino d’utenza La parte conclusiva del questionario ha inteso esplorare il punto di vista degli intervistati in merito ad alcuni elementi riguardanti le caratteristiche dell’Istituto in relazione al bacino di utenza. In tal senso, un primo oggetto di valutazione su cui gli intervistati hanno concentrato l’attenzione ha riguardato l’individuazione dei tre principali “punti di forza” degli Istituti con riferimento sia agli ultimi tre anni, sia in prospettiva futura (relativamente ai prossimi tre anni). Dall’elaborazione dei questionari, emerge dunque che, rispetto agli ultimi tre anni, i principali aspetti ritenuti come “punti di forza” dell’Istituto rispetto al bacino d’utenza sono, innanzitutto, la qualità delle strutture presenti, la logistica della Scuola (ubicazione dell’istituto e caratteristiche dei trasporti locali) e la qualità dei rapporti umani. Anche nel prossimo futuro, fondamentale risulta la qualità delle strutture presenti, seguita dalla specializzazione delle offerte educative, dal prestigio/immagine dell’Istituto e dalle elevate opportunità di inserimento lavorativo.

Punti di forza degli Istituti in relazione agli ultimi tre anni N %Qualità strutture presenti 23 13,6%

Logistico 22 13,0%Qualità rapporti umani 22 13,0%

Specializzazione offerte educative 19 11,2%Elevate opportunità inserimento lavorati 17 10,1%

Prestigio/immagine istituto 15 8,9%Stage apprezzati da imprese e allievi 15 8,9%Qualità rapporto con alunni e famiglie 10 5,9%

Raccordo con scuole medie 6 3,6%Raccordo con istituzioni locali 5 3,0%

Rete scolastica locale consolidata 5 3,0%Didattica con imprese 4 2,4%

Scambi/studio con istituti esteri 4 2,4%Offerta formativa e tecnica complementare 2 1,2%

Totale 169 100,0%

Punti di forza degli Istituti in relazione ai prossimi tre anni N %Qualità strutture presenti 29 18,6%

Specializzazione offerte educative 20 12,8%Prestigio/immagine istituto 19 12,2%

Elevate opportunità inserimento lavorati 18 11,5%Logistico 16 10,3%

Stage apprezzati da imprese e allievi 13 8,3%Didattica con imprese 10 6,4%Qualità rapporti umani 7 4,5%

Raccordo con istituzioni locali 7 4,5%Scambi/studio con istituti esteri 7 4,5%

Raccordo con scuole medie 5 3,2%Offerta formativa e tecnica complementare 3 1,9%

Rete scolastica locale consolidata 1 0,6%Qualità rapporto con alunni e famiglie 1 0,6%

Totale 156 100,0%

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Tra le principali criticità che gli Istituti intervistati hanno affrontato negli ultimi tre anni viene indicata, innanzitutto, l’integrazione degli alunni stranieri, seguita, con un certo distacco percentuale, dall’elevato turn over degli insegnanti, dai problemi logistici e dalle possibilità di mettere in atto scambi con istituti esteri. Con riferimento alla prospettiva futura, si noti che sia l’integrazione degli alunni stranieri sia l’elevato turn over degli insegnati rimangono la principale criticità che gli Istituti ritengono di dover affrontare. A queste criticità si affianca la qualità del rapporto con alunni e famiglie e il raccordo con le imprese.

Criticità degli Istituti in relazione agli ultimi tre anni N. % Integrazione alunni stranieri 25 17,2%Elevato turn over insegnanti 15 10,3%

Logistico 11 7,6%Scambi/studio con istituti esteri 11 7,6%

Qualità strutture 10 6,9%Raccordo con le imprese 9 6,2%

Consolidamento/sviluppo rete scolastica 9 6,2%Raccordo con scuole medie 9 6,2%

Qualità rapporto con alunni e famiglie 9 6,2%Offerta formativa tecnica e professionale 8 5,5%Eccessiva burocrazia per progetti innova 7 4,8%

Conoscenza evoluzioni mdl 6 4,1%Raccordo con istituzioni locali 5 3,4%Prestigio/immagine istituto 4 2,8%

Specializzazione offerte educative 2 1,4%Incertezza riforma scolastica 2 1,4%

Opportunità inserimento lavorativo 1 0,7%Totale 143 100,0%

Criticità degli Istituti in relazione ai prossimi tre anni N. % Integrazione alunni stranieri 26 19,0%Elevato turn over insegnanti 15 10,9%

Qualità rapporto con alunni e famiglie 12 8,8%Raccordo con le imprese 10 7,3%

Qualità strutture 9 6,6%Raccordo con scuole medie 9 6,6%

Scambi/studio con istituti esteri 8 5,8%Logistico 7 5,1%

Opportunità inserimento lavorativo 6 4,4%Eccessiva burocrazia per progetti innova 6 4,4%

Specializzazione offerte educative 6 4,4%Consolidamento/sviluppo rapporti con Uni 6 4,4%

Raccordo con istituzioni locali 4 2,9%Consolidamento/sviluppo rete scolastica 3 2,2%Offerta formativa tecnica e professionale 3 2,2%

Conoscenza evoluzioni mdl 2 1,5%Incertezza riforma scolastica 2 1,5%Prestigio/immagine istituto 1 0,7%

Totale 120 100,0%

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L’ultima domanda del questionario ha inteso esplorare le percezioni degli intervistati in relazione ai principali aspetti su cui può fondarsi “il successo” di un Istituto scolastico nel proprio territorio di riferimento. Gli intervistati hanno dunque indicato, innanzitutto, aspetti quali le motivazioni e le competenze degli insegnanti e il legame dell’istituto con il tessuto economico e sociale, così come l’innovazione dei profili professionali e tecnici offerti al bacino d’utenza e le strutture e le attrezzature presenti.

Le cinque caratteristiche di un Istituto “di successo” N. % Motivazione e competenza insegnanti 35 16,58

Innovazione profili professionali e tecnici 24 11,37Legame con tessuto economico e sociale 23 10,90

Strutture ed attrezzature scolastiche ad hoc 22 10,42Efficacia azioni di orientamento in entrata 22 10,42

Determinazione e competenza dirigenza scolastica 20 9,476Cura del rapporto con famiglie 16 7,58

Legame consolidato con istituzioni locali 15 7,10Prestigio istituto 9 4,26

Realizzare stage/tirocini con sbocchi occupazionali 6 2,84Capacità di coinvolgere imprese 5 2,36

Fondi per pubblicità istituto 1 0,47Collocazione geografica e logistica istituto 1 0,47

Totale 199 100,0%

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2.2. Le risultanze delle interviste ai testimoni significativi

2.2.1. Premessa La fase d’indagine relativa alla ricostruzione dello sfondo (istituzionale, culturale, relazionale e motivazionale) entro cui concretamente vengono attivate e sviluppate le relazioni tra scuola ed impresa ha coinvolto plurimi attori (istituzionali, imprenditoriali, scolastici) del territorio provinciale bolognese. Complessivamente, sono stati coinvolti oltre 20 testimoni significativi, attraverso interviste semi – strutturate e focus group, che si sono concentrate sulle seguenti aree tematiche, ognuna delle quali articolata in ulteriori sotto-temi di approfondimento specifico (vedi allegato n.2): - fabbisogni, motivazioni e valore aggiunto nella creazione del rapporto scuola – impresa. - condizioni di successo e di insuccesso nella costruzione e nel consolidamento del

rapporto scuola – impresa. - criteri e dimensioni per la successiva individuazione e realizzazione delle analisi di caso.

ELENCO TESTIMONI SIGNIFICATIVI INTERVISTATI INDIVIDUALMENTE

METODOLOGIA UTILIZZATA: Intervista semi-strutturata

Intervista 1 Data intervista: 21 febbraio 2007 Ente/Organizzazione di appartenenza: Istituto Statale di Istruzione Superiore “Caduti della Direttissima” Comune: Castiglione dei Pepoli Ruolo/funzione: Dirigente scolastico

Intervista 2 Data intervista: 8 marzo 2007 Ente/Organizzazione di appartenenza: IIPLE Comune: Bologna Ruolo/funzione: Direttore

Intervista 3 Data intervista: 8 marzo 2007 Ente/Organizzazione di appartenenza: Ditta “DI.CO. Service” Comune: Ozzano dell’Emilia Ruolo/funzione: Imprenditore

Intervista 4 Data intervista: 9 marzo 2007 Ente/Organizzazione di appartenenza: Studio F.M.B. Comune: Rastignano Ruolo/funzione: Imprenditore

Intervista 5 Data intervista: 26 febbraio 2007 Ente/Organizzazione di appartenenza: Istituti Tecnici e professionali “Aldini Valeriani e Sirani” Comune: Bologna Ruolo/funzione: Dirigente scolastico

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Intervista 6 Data intervista: 13 marzo 2007 Ente/Organizzazione di appartenenza: Liceo “Laura Bassi” Comune: Bologna Ruolo/funzione: Dirigente scolastico

Intervista 7 Data intervista: 21 marzo 2007 Ente/Organizzazione di appartenenza: Provincia di Bologna Comune: Bologna Ruolo/funzione: Dirigente Settore Sviluppo Economico – U.O. Progetti d’Impresa e SUAP

ELENCO TESTIMONI SIGNIFICATIVI COINVOLTI ATTRAVERSO FOCUS GROUP ED INVIO DI SPUNTI DI APPROFONDIMENTO

METODOLOGIA UTILIZZATA: Focus group e invio di spunti di approfondimento sul tema oggetto dell’indagine (tramite posta elettronica)

Dirigente tecnico e referente per l’Ufficio Scolastico Regionale E.R.

Referente Ufficio Scolastico Provinciale Bologna

Referente Unioncamere Regionale E.R.

Referente Camera Commercio Bologna

Referente Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica ex IRRE Emilia-Romagna

Referente Nuovo Circondario Imolese

Dirigente Servizio Settore Sviluppo Economico – U.O. Progetti d’Impresa e SUAP

Dirigente Servizio Scuola e Formazione Provincia di Bologna

Esperto in materia di rapporto scuola-territorio-impresa

2.2.2. Le principali risultanze emerse Fabbisogni, motivazioni e valore aggiunto nella creazione del rapporto scuola – impresa

La trasformazione dell’economia, con le relative implicazioni e ricadute entro la società, vengono ampiamente ricondotte dagli intervistati alla base delle principali motivazioni che sospingono il sistema scolastico ad avvicinare ed incorporare, entro i curricula formativi, contenuti coerenti con le pressioni provenienti dall’esterno: conoscenze del contesto produttivo, abilità tecniche, comportamenti “in linea” con l’immagine di un contesto lavorativo futuro che, se da un lato presenta contorni incerti (soprattutto dal punto di vista delle traiettorie individuali), dall’altro tende a “trasversalizzare”, entro le dimensioni tecniche della competenza, ambiti connessi alla comunicazione, alla progettualità, alla responsabilità e alla identificazione e risoluzione di problemi, come esemplificativamente viene dichiarato dai seguenti intervistati:

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Non dobbiamo più fare la distinzione tra saper fare e saper essere, questo dualismo deve essere superato, per me il saper fare ha inglobato concetti e forme nuove. Le tecnologie non solo cambiano, ma cambiano sempre più i linguaggi, sempre più astratti e generalisti. Per cui oggi, la nostra scuola, fa meno cose rispetto al passato, ma molto più complesse…se una volta si doveva fare una vite con il tornio erano necessario certe competenze, se oggi la devo fare con una macchina a controllo numerico le competenze sono molto più elevate…oltre alla meccanica, c’è l’elettronica, i sw cambiano rapidamente, ecc. Per cui io non vedo un cambiamento di mission, ma una sua diversa declinazione. Se la mia scuola deve preparare quelli che io chiamo tecnici di posizione medio-alta: non è la posizione che è cambiata, ma è il risultato. Una volta le imprese cambiavano lentamente, per cui i sistemi di comunicazione tra scuola ed impresa anche se lenti, non davano problemi, oggi tali sistemi devono essere rafforzati, la scuola deve sapere cogliere in tempi stretti le esigenze delle imprese. Per questo noi abbiamo rinunciato a pesanti livelli di specializzazione, per migliorare la flessibilità e aggiornabilità della figura. (Dirigente Scolastico) Intanto bisogna dire che esistono delle specificità, nell’ambito della scuola. Per gli istituti professionali, il valore aggiunto è legato molto strettamente allo sbocco professionale, e di qui, il valore aggiunto consiste nella possibilità di arricchire un curriculum, avvicinandolo molto di più al mercato del lavoro. Nei licei è lo sbocco formativo più generale ad essere interessato, il saper essere, cioè, qualcosa che può servire per l’orientamento futuro dell’allievo, e quindi negli sbocchi e scelte nella formazione successiva, che sia universitaria o post-diploma. Poi bisogna considerare un fatto importante, che si inserisce nella scuola da pochi anni e che stenta ad allargarsi: sapere coniugare il saper essere con il saper fare. Non è più il tempo della scuola autoreferenziale, ma della scuola in cui bisogna far comprendere agli studenti i meccanismi della società nei suoi vari aspetti e aumentarne la comprensibilità. Il grosso vantaggio per l’impresa è speculare a questo: l’impresa ha bisogno di far capire cosa vuol dire una scelta e una struttura operativa alle nuove risorse umane, certe scelte di mercato, di immissione delle conoscenza sul mercato e sul prodotto. Di qui il vantaggio, soprattutto nel futuro. Nell’immediato possiamo trovare un altro vantaggio: il tecnico, l’impiegato, l’operatore si trova a dover incanalare la sua esperienza, il suo sapere in un nuovo contesto: il ragazzo che deve apprendere, e in questo senso la stressa, gli stessi operatori devono riflettere sul sapere posseduto, e quindi revisionare un po’ i propri schemi, le proprie procedure, a riflettere anche sul miglioramento di queste cose e sui processi lavorativi. Questo non è un vantaggio da poco. Poi c’è l’apprendimento, che migliora, e che noi possiamo verificare direttamente. (Dirigente Scolastico)

L’enfasi posta sul ruolo dei saperi di ordine “relazionale” e dei processi di apprendimento costituisce una componente ricorrente entro le rappresentazioni degli intervistati, che parallelamente richiamano i recenti processi di ristrutturazione dei sistemi organizzativi nel campo dell’istruzione volti ad avvicinare il mondo dell’impresa e a “metabolizzarne” alcuni aspetti rilevanti ai fini dell’apprendimento. La tematizzazione riguardante la transizione verso una maggiore integrazione con il mondo del lavoro, nelle argomentazioni offerte dagli intervistati, spesso si accompagna al richiamo della necessità di adeguare le stesse competenze che il sistema scolastico esprime in relazione al mutamento che interessa il contesto sociale e organizzativo di riferimento. Tale “rimodellamento” delle competenze del sistema dell’istruzione viene spesso ritenuto un condizione indispensabile per governare tali cambiamenti ed assumere un ruolo pro-attivo rispetto ad essi:

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Con fatica, dicevo, si fa fatica ad uscire dall’autoreferenzialità. E’ uno spaccato nuovo, quello che avanza, che trascina con sé molte questioni. Il bisogno di offrire risposte formative più adeguate ai bisogni di conoscere le scelte, le diverse opportunità che ci sono davanti ai ragazzi è un bisogno primario. Naturalmente questo richiede revisioni generali a livello organizzativo, superare certe considerazioni, inserire un sistema di relazioni esterne dentro un curriculum, è un discorso che si è cominciato a fare anche a livello legislativo e normativo solo da pochi anni, parliamo delle aperture di Berlinguer nella riforma, e quindi cucire conoscenze del mondo esterno e lavorativo soprattutto. Ciò però non è stato recepito ugualmente da tutte le scuole. Più facile negli istituti tecnici e professionali, che per loro vocazione erano già orientati e organizzati in questo senso. Nei licei è stato più difficile, perché culturalmente si è sempre lavorato su temi e questioni prevalentemente astratte, in cui la questione aziendale era molto lontana. In alcuni insegnanti è ancora presente un atteggiamento restio. Faccio un esempio: gli scambi culturali, in cui, pur essendo iniziato 25 anni fa in Italia, fu un po’ difficile far maturare l’idea che il tempo in cui i ragazzi erano “distratti” dalle lezioni era in realtà un valore aggiunto, appunto, ed è un processo che è avanzato lentamente, ma è avanzato. Il discorso con l’impresa è iniziato da poco tempo, è giovane, e deve maturare. Sicuramente avviene. Non so però quanto le imprese siano consapevoli di questo. Le più consapevoli, da questo punto di vista, e della mia esperienza, direi che sono le imprese dei servizi, ad esempio nel settore editoriale con cui abbiamo avuto lunga esperienza, mentre meno consapevoli sono forse le piccole imprese a livello tecnologico. Le aziende più grandi tendono ad operare in modo più avanzato nella consapevolezza di questi processi e dei valori che si producono. Le aziende pubbliche sono sicuramente quelle che hanno sviluppato una sensibilità maggiore, e ne vedono gli obiettivi con più chiarezza. E’ anche un discorso legato alla cultura manageriale, in cui le grandi imprese realizzano le esperienze migliori, da questo punto di vista. L’Ente Locale è poi quello più chiaro e diretto, su questo punto. (Dirigente Scolastico)

La maturazione di un più stretto raccordo con il mondo produttivo per l’Istituzione scolastica sembra assumere la veste di una risposta specifica all’esigenza di mantenere un ruolo attivo nell’ambito dei cambiamenti sociali, saldando maggiormente i contatti con la realtà esterna. Non di rado, infatti, le ragioni addotte dai testimoni significativi in merito all’emergere di nuove configurazioni riguardanti il rapporto scuola-impresa sono collocate nella più ampia rappresentazione di un sistema scolastico poliforme e complesso, che deve necessariamente confrontarsi con il contesto sociale in cui opera, creando, quando necessario, legami, reti durevoli e sinergie con le altre istituzioni del territorio:

Per la scuola il valore aggiunto consta nel capire il territorio in cui si abita, le sue esigenze e tenerne conto. Noi abbiamo iniziato alcuni anni fa a chiedere al territorio di cosa c’era bisogno, in particolare a Castiglione non ci sono grandi imprese se non due o tre, e queste ci hanno evidenziato che loro dovevano rivolgersi all’Ufficio di collocamento per trovare lavoratori perché quelli che uscivano dalle nostre scuole non avevano le competenze di base richieste. Il valore aggiunto per l’impresa, al momento le imprese sono interessate solo al loro ‘pezzettino’: al fatto che lo studente abbia competenze utili all’impresa e poi sono anche disponibili a fare formazione più concreta. Ora stiamo cercando di ragionare insieme anche sui fondi interprofessionali, ci sono risorse enormi a disposizione delle imprese, devono essere sensibilizzati affinché queste risorse noi siano utilizzate solo per le figure più alte, ma anche per coloro che sono a rischio, per la riqualificazione delle persone, ecc. (Dirigente Scolastico)

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L’impresa ha sempre guardato maggiormente la spendibilità sul mercato del lavoro, ma non è vero che non guarda anche gli interessi di cittadinanza, in particolare oggi con la grande rilevanza attribuita alle risorse umane. Ciò che si deve fare è studiare le modalità con cui ci combina questo rapporto, dunque si deve studiare come l’impresa può portare cultura organizzativa, cultura di mercato e cultura di prodotto (e questo aspetto strettamente connesso con le tecnologie che cambiano e dunque con il tema dell’innovazione che sia di prodotto o di processo). Se si innova il modo di produrre deve cambiare anche la cultura tecnica di riferimento: per cui è necessario creare rapporti attraverso cui questi messaggi arrivano alla scuola e dalla scuola ritornano all’impresa, in modo circolare. (Dirigente Scolastico) La scuola con l’autonomia è molto sensibile alle risorse economiche che arrivano, e poi dopo una fase iniziale in cui le scuole pensavano che gli istituti di formazione fossero dei luoghi pieni di soldi, una volta capito che non era così, ora si può cercare di premiare chi lavora in rete è sicuramente un segnale forte. Se escono bandi sull’alternanza dire che le scuole che lavorano in rete con altre scuole e istituti di formazione (non che collaborano) …con convenzioni scritte, con progetti condivisi, con strutture comuni da anni, prendono un bollino in più…questo può aiutare. Questo nella nostra esperienza ha premiato, ma non in modo dichiarato, …. Dovrebbe diventare invece un modo di lavorare, un prerequisito. La rete come realtà che si mantiene nel tempo, capace di affrontare processi di innovazione nel tempo insieme. Tra gli ostacoli, se non si sa dove va la scuola, e quale è la riforma scolastica finale gli insegnanti non credono a nessuna ipotesi e queste iniziative non possono strutturarsi. Poi se due entità si rapportano (scuola e imprese), entrambe devono venirsi incontro per i tempi (se questi sono diversi), deve fare un passo l’impresa, ma lo deve fare anche la scuola, e questo comporta una revisione di fondo nella scuola, nella cultura della scuola e della sua autoreferenzialità anche quando va a confrontarsi con altre realtà organizzative. Poi una cosa che facevano i cinesi, era mandare gli insegnanti a scuola e nelle fabbriche nel periodo estivo, era molto pesante…..non dico questo, ma sicuramente gli insegnanti tecnici devono vedere le imprese, vedere le diverse fasi la progettazione, la realizzazione, si deve capire la complessità dell’impresa…costruire una galleria, una autostrada ha una sua logica di complessità che è specifica dell’impresa, nella nostra società il fatto che la scuola non conosca l’impresa, ossia quelle che sono le dinamiche di una impresa, è creare una realtà a sé. Su questo il Ministero della Pubblica istruzione deve ragionarci, ma anche l’università per la formazione degli insegnanti… un ingegnere a volte non è mai andato in cantiere … (Referente Ente di Formazione)

Parallelamente, e con riferimento particolare agli Istituti a vocazione tecnica (ma non solo), larga parte degli intervistati ritiene che il progressivo avvicinamento tra l’Istituzione scolastica e quella produttiva costituisca anche un parziale riflesso della destrutturazione del mercato del lavoro – e dunque del suo portato classico di continuità del percorso tra istruzione e lavoro – inducendo la scuola stessa ad ampliare il proprio ruolo di possibile trait d’union con il contesto produttivo locale. Il più ampio interesse dell’impresa viene infatti collocato, in primo luogo e prevalentemente, nella possibilità di “garantirsi” nel tempo un adeguato bacino di risorse professionali disponibili e consapevoli delle concrete opportunità d’inserimento e di sviluppo nel contesto territoriale locale; in quest’ottica, la cultura produttiva e tecnica, così come le caratteristiche organizzative e le “vocazioni produttive” tipiche delle imprese del territorio si configurano come il focus centrale delle funzioni orientanti che il rapporto scuola e impresa attualmente esprime:

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Se vediamo cosa succede a medio termine, è possibile favorire la creazione di valore aggiunto reciproco tra la scuola e l’impresa. Vent’anni fa la rigidità del mercato del lavoro imponeva alle aziende di conoscere bene il ragazzo prima di assumerlo a tempo indeterminato, ora, con la precarietà del mercato del lavoro, questo interesse è minore, perché un tempo l’imprenditore che ospitava i ragazzi in stage vedeva cosa sapevano fare e che testa avevano, se ragionavano (perché la scuola, rispetto a 40 anni fa selezionava maggiormente, ora, invece non è così, è un discorso più omologante, anche se non è vero del tutto), e quindi decideva sul tipo di investimento da fare per il singolo ragazzo, che era più adatto per un certo tipo di ruolo e chi per un altro, senza creare delle situazioni di incertezza che oggi sono diventate incredibili. Oggi, c’è una precarizzazione sfrenata del mercato del lavoro, che permette di avere una persona per anni in bilico, e sempre con poca attenzione da parte dell’impresa sull’investimento da fare in formazione, intendo anche nel lungo periodo. Ora bisogna fare in modo che per l’azienda ci sia di nuovo interesse, e che per la scuola la formazione in azienda sia effettiva e non un vago abbellimento di una esperienza scolastica. Bisogna che non sia ripetitiva sulle mansioni da affidare, come vent’anni fa. (Imprenditore) In generale, sulla relazione Scuola – Impresa, mi aggancerei alla questione che domina molti tavoli e luoghi di incontro, in cui emerge che le imprese hanno grandi difficoltà a reperire giovani che lavorino all’interno di queste imprese. E non parliamo delle cosiddette “imprese simbolo”, come ad esempio la Ducati, dove vogliono andare tutti, ma parlo del tessuto maggiormente diffuso nel nostro territorio, fatto di imprese di dimensioni più contenute, in cui non c’è questa proiezione nell’immaginario dei ragazzi, soprattutto quando si parla di andare a lavorare in produzione. Non direi che il rapporto è strumentale, semmai direi che il movimento da parte delle imprese verso le scuole nasce dal bisogno di farsi conoscere, soprattutto quando hanno certe caratteristiche. (Referente Istituzionale – Amministrazione Provinciale di Bologna) I motivi nel dare vita a rapporti con le imprese risiedono nell’esigenza degli istituti tecnici e professionali di conoscere le esigenze del settore di riferimento. La scuola se decide di creare rapporti con le imprese in modo più serio di quanto sia stato sino ad oggi, lo fa per l’esigenza di collegarsi alla realtà, di non crearsi una realtà virtuale, troppo spesso scollegata dalla realtà reale del lavoro, non solo dall’impresa, ma dalla professione, dalle problematiche del costruire che non sono solo date da formule o da calcoli, ma da difficoltà oggettive quotidiane. L’impresa lo fa invece perché se i ragazzi sanno già come è organizzato il lavoro, le problematiche, prima di entrare in azienda, il tempo dell’inserimento è più breve per cui i costi sono più ridotti. (Referente Ente di Formazione)

La conseguente e da più parti invocata integrazione tra contesti ed opportunità formative - di cui l’impresa sembra costituire, nell’analisi delle interviste realizzate, uno dei principali “territori di conquista” da parte dell’istituzione scolastica - per l’occupabilità futura degli allievi - a sua volta interpretata come crucialmente dipendente dalle concrete capacità dei singoli di seguire traiettorie lifelong di apprendimento – non di rado viene ricondotta all’emergente inasprimento di alcuni aspetti critici, quali la dispersione scolastica, la rigidità del contesto e del metodo di apprendimento scolastico e la conseguente debolezza che quest’ultimo esprimerebbe nella pratica valutativa e di orientamento futuro degli allievi:

La scuola vuole vedere i ragazzi camminare. I professori hanno un’arma molto spuntata oggi, che è il voto. Il Preside ha l’arma della sospensione, ma oggi è spuntata anche quella, qui, i ragazzi trovano un contesto in cui non c’è quel rapporto tipico della scuola.

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Bisogna recuperare il rapporto con le famiglie. Se un tempo un professore chiamava un genitore per avvertirlo di alcuni problemi, i genitori entravano in azione. Oggi spesso i genitori non accettano questi avvertimenti. Faccio un esempio: il telefonino: a scuola non si potrebbe usare, ma i ragazzi spesso lo usano lo stesso, vengono ripresi e avvertiti i genitori, i quali si arrabbiano con il professore. Qui in azienda non ci sono storie: mi dispiace, il telefonino non si usa. Ci sono in dotazione i telefoni fissi, ognuno per ogni dipendente, sulla propria scrivania, da usare per eventuali necessità anche personali. E questi comportamenti la scuola lo sa. Dal punto di vista dell’impresa, il fatto di aderire a questi progetti è volontaristico, e quindi lo fa per poter avere un vantaggio: formare, investire e capire i nuovi che entrano, anche in rapporto al contesto che c’è in azienda. Occorre un piano serio e un rapporto serio tra aziende e mondo della scuola. Prima di tutto il modo con cui valutare le esperienze. Ci vorrebbero delle verifiche. Congiunte. Cioè, non dalla singola scuola, né dalle singole imprese, ma insieme, per capire, ad esempio, in una commissione mista, il progetto, le aspettative e verificare su tutti e due i versanti, su un piano di parità, per verificare e correggere eventuali errori, anche in corso d’opera, di quelle procedure che non hanno funzionato. Se questo è un periodo di formazione, bisogna lavorare per fare in modo che abbia un suo sviluppo, bisogna capire quando il ragazzo è arrivato a volare da solo. Questa è la cosa che ci piace di più, quando uno si prende la responsabilità e prende l’iniziativa, ha acquisito le conoscenze e la sua testa gli dice cosa deve fare per procedere. Quindi la formazione aiuta, ma bisogna cercare di favorire l’emergere della personalità del ragazzo, per vedere cosa può fare uno e cosa può fare l’altro, nel senso dei ruoli da ricoprire, anche nel tempo, delle responsabilità che è in grado di prendersi, nel lavoro che gli piace fare. E’ qui che rende di più, non è detto che tutti debbano fare lo stesso tipo di lavoro, tutti con elevate responsabilità, bisogna stare attenti, perché si possono rovinare i futuri professionali dei ragazzi. (Imprenditore) Il rapporto tra scuola e impresa nasce per favorire l’apprendimento dei giovani. La scuola dovrebbe dare cose che però fatica a raggiungere, come competenze in ambito del contesto lavorativo anche di tipo generale, non solo tecnico, che comunque nell’esperienza concreta si perfezionano. Ma la scuola fatica a dare queste cose, pur essendo previste nel profilo che la scuola deve offrire. Quindi esiste una fondamentale differenza rispetto al percorso classico in cui si fa uno stage generale. Dobbiamo pensarci bene, a questo fatto: l’alternanza non deve essere fatta per forza nel settore di riferimento della scuola, anche perché dove lo fa il liceo classico? Nei musei, o beni culturali, dove poi non c’è occupabilità? Bisogna ragionare in senso serio sul fatto che certe esperienze siano effettivamente orientanti, rispetto al lavoro. Abbiamo bisogno di riferirlo alla rete produttiva concreta del territorio, l’impresa ha l’interesse a farsi conoscere dalla scuole, vuole diventare un’opportunità, per il ragazzo, per costruire il proprio progetto di vita: chi andrà a gestire le imprese sono numericamente molto pochi, i professional ancor più ristretto, mentre gli operatori sono la maggior parte. Tenere un rapporto corretto e bilanciato tra queste cose è molto importante, almeno per quanto riguarda Bologna. Le imprese sono interessate a fare in modo che le persone abbiano le caratteristiche richieste per la produzione, con attese coerenti a questo. D. : Ma allora l’impresa ha una visione strumentale di questo rapporto? No, perché il tipo di esigenze che hanno sono proprio quelle che della cittadinanza attiva. Ha parallelamente una funzione orientante, che le preme in particolare per le figure di alto livello. Ha bisogno che i ragazzi vadano in una certa direzione. (Interv.a – Focus group – Gruppo Interistituzionale)

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L’ottica attraverso cui comporre motivazioni ed interessi provenienti dall’istituzione scolastica, da quella produttiva e lavorativa, e dai concreti soggetti (allievi e loro famiglie) coinvolti, deve tuttavia uscire dal rischio di porre condizionamenti eccessivi e di ordine “strumentale”; scuola ed impresa devono dunque interrogarsi reciprocamente:

Alcuni stereotipi che sento riguardano il fatto che i ragazzi “non sono mai pronti” per essere inseriti nella dimensione lavorativa, e quindi si riversa sulla scuola la responsabilità di non preparali tecnicamente. Parlo naturalmente dei profili tecnici. Ma il tema della formazione e dell’addestramento devono essere presi in considerazione anche con riferimento ad altri luoghi, e bisogna pensare che se prendo un perito neo-diplomato non è possibile pretendere che in due settimane sia perfettamente in grado di gestire in totale autonomia macchine e attrezzature, senza adeguata formazione anche a quel dato contesto produttivo. La scuola presenta una finalità fondamentale, che è prima di tutto dare una cultura, anche generale e complessiva. Chiaramente al primo ingresso il ragazzo deve essere guidato al contesto produttivo. Un tema importante da sviluppare in questo senso è la cultura del lavoro e la gestione dei rapporti all’interno dell’impresa. Si tratta di offrire dimensioni, regole e valori essenziali per entrare in un dato luogo di lavoro, e questo richiede una costruzione e una progettazione di un certo percorso di inserimento. (Referente Istituzionale – Amministrazione Provinciale di Bologna)

Condizioni di successo e di insuccesso nella costruzione e nel consolidamento del rapporto scuola – impresa

Tra gli aspetti maggiormente sottolineati dagli intervistati in merito alle condizioni facilitanti od ostacolanti la costruzione ed il consolidamento del rapporto tra scuola ed impresa, come già accennato, vi è il ruolo svolto dall’ambiente (sociale, economico, culturale ed istituzionale) di riferimento, che in un certo senso, “plasma” ed orienta le possibili pratiche concrete con cui vengono perseguiti gli obiettivi delle due istituzioni (scolastica e produttiva). In quest’ottica, parte delle principali “preoccupazioni” espresse dagli intervistati concernono la costruzione (anche comune, ove possibile) di un “registro” di regole, metodi, pratiche e significati da cui la stessa esperienza di apprendimento dovrebbe trarre origine. Su questo punto, molti attori istituzionali ne ravvisano una certa carenza. Parte di essa deriva dal limitato coordinamento (ma anche verifica e controllo) complessivo di tali esperienze, di cui se ne ravvisa la necessità innanzitutto per promuovere una reale cultura e pratica dell’integrazione (e del lavoro di rete) e scoraggiare possibili comportamenti “opportunistici”, o l’adozione di modalità meramente formali attraverso cui progettare itinerari di apprendimento ed orientamento tra scuola ed impresa. Una delle principali ripercussioni che la “lassità delle regolazione” determina consiste nella “stressatura” delle risorse relazionali e personali che i singoli soggetti (imprenditori, docenti, dirigenti scolastici) possiedono, e da cui traggono origine le migliori esperienze narrate. Parallelamente, l’unitarietà dei principi della progettazione e della regolazione, così come della verifica di contenuto delle esperienze stesse vengono individuate come i pre-requisiti necessari per selezionare, entro la proliferazione di modalità e di opportunità attualmente disponibili, i contorni degli ambiti e delle attività realmente formative, in assenza dei quali la disparità tra scuole diverse (per collocazione, per indirizzo, per “appetibilità sul mercato del lavoro” del profilo professionale di riferimento, ecc.) potrebbe aumentare. Al fine di esplicitare e dettagliare in termini più specifici tali argomentazioni, si riportano di seguito i brani di intervista più significativi al riguardo:

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Noi abbiamo la necessità di consolidare un’effettiva integrazione tra il mondo della scuola e quello dell’impresa, qualunque essa sia. Da una parte la scuola che capisca la necessità dell’apertura verso l’esterno, i progetti integrati con l’impresa e vista sempre più come una risorsa da parte dell’impresa, e dall’altra l’impresa, che deve assumere una visione prospettica, che capisca che se anche i costi/benefici non sono immediati, deve investire in senso prospettico, per avere poi un ritorno nel futuro, avere delle risorse umane nel futuro. Questa cosa però avviene molto limitatamente. La storicità diversa delle due istituzioni si lega anche al fatto che spesso abbiamo delle progettazioni che sono solo apparentemente integrate, ma che in realtà non lo sono. Le difficoltà sono nelle reticenze della scuola e nelle reticenze dell’impresa, che sono talmente complesse che non possiamo analizzare adesso. Noi possiamo come enti locali favorire una reale consapevolezza dell’integrazione. A volte i progetti di alternanza potrebbero svecchiare certe modalità che non riescono ad incidere su certi risultati di apprendimento, ma diventa, anche nelle situazioni apparentemente migliori, quando funzionano, un patrimonio di un dato consiglio di classe, e non dell’istituto. (Interv.b – Focus group – Gruppo Interistituzionale) Indubbiamente ci possono essere difficoltà da parte delle imprese a capire cosa richiede la scuola, da questo punto di vista, posso fare un esempio, sui tirocini formativi: se capita che un ragazzo vada a fare un’esperienza senza che vi sia un progetto preciso, senza una chiarezza degli intenti e quindi un riferimento su quello che deve realizzare, diviene difficile fare delle previsioni positive di attese, ovviamente. Quindi c’è bisogno di costruire insieme una possibilità. L’impresa parla con un linguaggio suo, che non è quello stesso della scuola. Se parliamo di cose legate alle questioni giuridico-amministrativo, come le convenzioni, e formative, è chiaro che parliamo di cose che hanno bisogno di essere ben comprese dalle imprese. C’è necessità di lavorare, su questo punto, sulla condivisone di punti di vista e di linguaggi. Certi accordi che sembrano pacifici, se non condividono questo, rischiano di non esserlo, poi. Ma sono proprio le difficoltà che ti spingono e costringono a revisionare il tuo modo di operare, quindi questa è sicuramente una ricaduta che non è attesa, ma che poi ti ritrovi. Se questa base non si costruisce, le ricadute sono molto scarse. I ragazzi, devono poi sentirsi valorizzati, nella struttura aziendale, altrimenti tendono a chiudersi e a non partecipare attivamente, e questo può essere molto negativo. Il processo formativo su un giovane deve essere fatto in comune, perché anche i ragazzi devono vedere l’aggancio con il contesto scolastico, con le cose apprese a scuola, altrimenti lo scollamento può avere effetti poco positivi, o perlomeno non ben strutturati in un progetto di apprendimento. (Dirigente Scolastico) Dal punto di vista del contesto, credo che si siano aperte molte strade di collaborazione tra le diverse organizzazioni rappresentative e associative, e bisognerebbe andare avanti per questa strada. Cioè, non bisognerebbe che restasse tutto nell’ambito del rapporto tra singola scuola e la singola impresa, ma, come forse si sta cominciando a ragionare a livello di contesto, costruire una sorta di protocollo generale, a livello cittadino, provinciale e regionale. Credo che questo potrebbe creare una cultura sia per la scuola che per l’impresa, superando il coinvolgimento di un singolo specifico indirizzo professionale o tecnico che fa questo sul territorio, ma la scuola intesa interamente e il suo ruolo a livello anche istituzionale. Superando il vecchio concetto di stage, che ad esempio spingeva la singola scuola con il suo specifico indirizzo professionale a cercare un’azienda che fosse tutta in linea con il settore di riferimento, si deve basare il discorso più sul significato dei più generali obiettivi formativi: ogni azienda può avere qualcosa da insegnare, si tratta di dare ai ragazzi gli strumenti di conoscenza dei processi

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aziendali. Ma su questo ci vuole un lavoro preliminare molto importante, ma ci vogliono anche le risorse economiche nella scuola per farlo, avremmo bisogno di gratificazioni economiche anche per i docenti che si impegnano su questo. Anche non avere referenti stabili nella scuola comporta grosse difficoltà, e su questo bisogna recuperare. Inoltre, bisogna lavorare su decisioni prese in comune con le imprese, evitando situazioni in cui la valutazione dello stage è fatta unilateralmente, non è esattamente produttiva, come soluzione. Devono essere cose condotte insieme, senza confondere i ruoli, ovviamente. (Dirigente Scolastico)

Non mancano, tuttavia, posizioni maggiormente critiche rispetto alle precedenti, che puntano il dito contro il presunto raggiungimento di obiettivi reciprocamente integrantesi tra scuola ed impresa:

Io non credo assolutamente che scuola ed impresa si siano messe in relazione, lei ne ha parlato in termini positivi come di un processo avviato, ma per me non è così. Sì ci sono esperienze sporadiche di persone di buona volontà che però lasciate al caso non servono a nulla, se non a quei fortunati che per puro caso sono stati coinvolti. Tutto è lasciato alla buona volontà dei docenti e degli imprenditori, e quando ci sono delle piccole iniziative queste non possono incidere realmente nel sistema scuola o in quello dell’impresa. Le faccio un altro esempio. Anni fa lavoravamo ad un prototipo per una azienda francese, costruivamo una macchina per la distribuzione di pizze calde. La ditta fallisce, il prototipo rimane lì. Abbiamo tutto, il progetto in 3D, metà del prototipo costruito, allora propongo alla scuola di fare un team di studenti per seguire tutte le fasi dalla progettazione al commerciale. Io avrei investito 30-40.000 euro necessari e tutta una classe, si può iniziare a lavorare in terza e proseguire sino alla quinta, si poteva lavorare su questo prototipo dividendosi i compiti, ruotando nelle diverse fasi: alcuni sulla progettazione, altri sul montaggio e il collaudo, altri ancora sul commerciale. Mi hanno detto di no, perché troppo complesso, è un progetto troppo ‘grande’, troppo ‘lungo’… Allora fanno iniziative di questo tipo, una cooperativa sociale ha proposto alla classe di fare una simulazione di impresa, io ero entusiasta, la cooperativa voleva uno studio sull’impatto ambientale …il professore ha selezionato 4 alunni che seguono questo progetto, gli altri non fanno nulla….per me questo non è equo, quale messaggio diamo agli altri ragazzi….dopo se mio figlio fa fughino come posso dirgli che sbaglia. Ho fatto questa domanda al professore, il quale mi ha risposto dicendomi che “non può farci nulla!”, allora io non so più come motivare mio figlio ad andare a scuola, la scuola non può farci nulla,….ed io cosa gli dico? (Imprenditore)

2.2.3. Brevi osservazioni Le risultanze della mappatura del rapporto scuola-territorio-mondo del lavoro e delle interviste rivolte ai testimoni significativi hanno permesso di ricostruire, sia da un punto di vista quantitativo, sia di approfondimento qualitativo, la molteplicità di forme con cui si concretizzano i rapporti tra la scuola, le imprese, il mondo delle associazioni e, più in generale, il territorio circostante. In particolare, per l’istituzione scolastica il “valore aggiunto” emergente da tale rete di relazioni costituisce, in primo luogo, una modalità attraverso cui mantenere un ruolo attivo nell’ambito dei cambiamenti sociali, saldando maggiormente i contatti con la realtà esterna.

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In quest’ottica, il lavoro dedicato alla costruzione di relazioni e sinergie con altri organismi è volto alla crescita non solo dell’occupabilità futura degli allievi, ma anche allo sviluppo delle competenze necessarie per l’esercizio di una cittadinanza “attiva”. L’analisi del complesso degli elementi conoscitivi offerti dall’indagine quantitativa e dall’approfondimento successivo, emergente dall’analisi di sfondo, ha evidenziato alcune possibili piste da esplorare, in particolare, con la metodologia dell’analisi di caso. In quest’ottica, la selezione iniziale di un insieme di “casi significativi” ha inteso fondarsi, i primo luogo, sull’obiettivo di approfondire ulteriormente le forme concrete con cui il possibile “valore aggiunto”, emergente dal rapporto tra scuola e organizzazioni produttive, si esprime sul territorio. Alcuni criteri con cui è stata orientata la scelta delle esperienze sono emersi innanzitutto dai risultati dell’analisi quantitativa: - particolarmente frequenti sono le relazioni tra scuole ed imprese di dimensioni piccole e

medio-piccole; - ampia parte delle imprese suddette appartengono ai settori produttivi metalmeccanico e

dei servizi; - si rilevano relazioni più frequenti ed intense tra gli istituti scolastici collocati al di fuori

della città di Bologna e le imprese, spesso collocate nel territorio circostante; - le forme con cui queste relazioni si esprimono sono molto variegate e non si

stabilizzano, generalmente, in una sola forma di collaborazione. Inoltre, le risultanze emergenti dall’analisi di sfondo hanno consentito di focalizzare alcuni risvolti importanti relativi al “valore aggiunto” del rapporto tra l’istituzione scolastica e l’impresa. Tali aspetti, in collegamento con le risultanze della fase di indagine quantitativa precedentemente illustrata, hanno permesso di individuare le variabili attraverso cui la selezione successiva dei casi è stata fondata: - rapporto scuola-organizzazioni produttive quale contributo allo sviluppo del contesto locale; - rapporto scuola-organizzazioni produttive quale processo di contaminazione di culture; - rapporto scuola-organizzazioni produttive quale focus per la cultura della cittadinanza e l’occupabilità dei giovani ; - rapporto scuola-organizzazioni produttive quale modalità per l’esplorazione del ruolo delle variabili: legame con il territorio (montagna/città) e indirizzi scolastici (scuole “più gettonate”/scuole “meno gettonate” dalle imprese); - rapporto scuola-organizzazioni produttive quale parte di un complesso sistema istituzionalizzato locale.

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Capitolo 3 – Le analisi di caso

3.1. Premessa

L’individuazione dei casi di approfondimento si sostanzia, come precisato in precedenza, sia delle considerazioni complessivamente emergenti dalla mappatura dei rapporti tra scuola e impresa, sia degli elementi conoscitivi, di natura qualitativa, emersi dall’analisi di sfondo realizzata tramite interviste semi-strutturate a testimoni significativi. L’incrocio di tali principali dimensioni descrittive con gli elementi emersi dall’indagine qualitativa ha consentito di pervenire ad una prima ipotesi selettiva di casi, successivamente validata dal Gruppo di lavoro interistituzionale:

Dimensione Caso Rapporto scuola-organizzazioni produttive quale contributo allo sviluppo del contesto locale

Rapporto scuola-organizzazioni produttive quale modalità per l’esplorazione del ruolo della variabile “legame con il territorio” (montagna/città)

SCUOLA: ISI “Caduti della Direttissima” - Castiglione dei Pepoli Impresa: Cedac Software

Rapporto scuola-organizzazioni produttive quale processo di contaminazione di culture

SCUOLA: Istituti Tecnici e Professionali “Aldini Valeriani e Sirani” - Bologna IMPRESA: FAR srl; Cevolani spa

Rapporto scuola-organizzazioni produttive quale contributo allo sviluppo del contesto locale, anche attraverso la “messa a disposizione” del potenziale di istruzione e formazione della scuola Rapporto scuola-organizzazioni produttive quale modalità per l’esplorazione del ruolo della variabile “indirizzi scolastici” (scuole “più gettonate”/scuole “meno gettonate” dalle imprese).

SCUOLA: Istituto Professionale Malpighi di Crevalcore IMPRESA: Consorzio settore moda CENTERGROSS

Rapporto scuola-organizzazioni produttive quale focus per la cultura della cittadinanza e l’occupabilità dei giovani

SCUOLA: ITC Luxemburg (e altri istituti superiori) Ente: Agenzia delle Entrate Bologna

Rapporto scuola-organizzazioni produttive quale parte di un complesso sistema istituzionalizzato locale di incrocio della domanda e dell’offerta di lavoro

Nuovo Circondario Imolese (Provincia di Bologna)

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Per ciascun caso sono stati coinvolti molteplici attori (dirigenza scolastica, insegnanti, tutor, alunni, imprenditori e tutor aziendali), attraverso un campionamento a ‘palla di neve’. Di seguito presentiamo i principali elementi emersi per ciascun caso.

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Caso 1: Le Borse Lavoro – Nuovo Circondario Imolese

Breve descrizione del caso

L’esperienza del Nuovo Circondario Imolese relativa alle borse lavoro estive si colloca nel plesso delle attività di formazione e orientamento, realizzate mediante l’inserimento lavorativo in azienda, con lo scopo di agevolare le scelte professionali degli allievi. Tale finalità viene perseguita attraverso la conoscenza diretta del mondo del lavoro. Una peculiarità di tale esperienza risiede nella possibilità, da parte dell’azienda, di erogare una borsa lavoro a favore del ragazzo che entra nell’organizzazione aziendale per il periodo previsto, ma tale forma di riconoscimento economico non si configura come forma di retribuzione, né l’esperienza svolta può essere intesa nei termini di rapporto di lavoro dipendente. Ulteriore caratteristica distintiva di tale attività è che essa può assumere il valore di credito formativo e può essere riportata nel curriculum dell’allievo. Testimoni coinvolti

- referente Borse lavoro – Nuovo Circondario Imolese - docente referente IPSIA Alberghetti - dirigente scolastico ISI Paolini – Cassiano - ditta SACMI - referente Borse lavoro – Ente di Formazione Professionale CIOFS

Caratteristiche salienti del caso

Nell’ambito imolese, l’esperienza delle borse lavoro, ormai ventennale, si avvale del coordinamento di un’apposita Commissione, e della conseguente partecipazione di molteplici soggetti istituzionali, come il Nuovo Circondario Imolese, la Provincia di Bologna, il Centro Integ. Servizi Scuola Territorio, soggetti sindacali (CGIL-CISL-UIL), oltre che, naturalmente, gli Istituti Scolastici e le aziende del territorio. L’esperienza nasce, infatti, dalla necessità di realizzare un rapporto sempre più continuo tra contesto territoriale, scuola e mondo del lavoro. “L’esperienza delle Borse lavoro nasce 20 anni fa circa sul nostro territorio, coinvolgendo contemporaneamente Enti Pubblici, aziende private e Scuole. Questa esperienza ha un forte carattere territoriale, perché coinvolge, appunto, Istituti Scolastici, Enti Pubblici e allievi che siano residenti. Le Scuole ci tengono moltissimo, sono attività, infatti, su cui le Scuole sono molto attive ed attente. Abbiamo potuto riscontrare nel tempo che, rispetto ad altre attività, che magari coinvolgono lo stesso le imprese, come gli stage, ad esempio, su queste ci sono delle aspettative molto elevate. Tutti gli insegnanti dei singoli istituti vengono alle riunioni, ad esempio, così come sono molto interessate le famiglie degli allievi, e gli allievi stessi. Per chi vive e vuole stare a Imola, questo delle Borse Lavoro rappresenta un’ottima occasione per conoscere la realtà produttiva. Alle famiglie, e naturalmente agli allievi, piace molto l’idea di trascorrere quattro settimane in azienda, settimane che, seppur poco, vengono anche retribuite. Piace l’idea di entrare a contatto con il mondo del lavoro attraverso questa strada” (Referente Nuovo Circondario Imolese)

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Le Borse lavoro, mediamente, ricevono 350 richieste e collocano nel periodo estivo 230 studenti che frequentano preferibilmente il III e IV anno delle scuole secondarie di secondo grado in aziende private, nelle cooperative e negli enti pubblici le cui disponibilità vengono raccolte dal Nuovo Circondario Imolese, per circa quattro settimane. I ragazzi sono impegnati in attività lavorative e affiancati da un tutor aziendale che ha il compito di rispettare un apposito progetto formativo concordato in precedenza con la scuola, attraverso la collaborazione degli insegnanti responsabili delle esperienze estive. Tale aspetto assume un’importanza formativa essenziale, proprio in quanto uno degli obiettivi prioritari consiste nella sperimentazione, da parte dell’allievo, delle abilità e delle conoscenze acquisite a scuola. A fianco delle conoscenze di ordine tecnico-specialistico, il periodo di permanenza nel contesto lavorativo intende offrire l’opportunità di conoscere l’organizzazione, gli orari di lavoro e le dinamiche relazionali che caratterizzano il mondo del lavoro. Un ulteriore aspetto caratterizzante questo tipo di attività consiste nella sua valenza “premiante”, collocata a livello della strutturazione dei criteri con cui l’Istituzione scolastica individua gli allievi che possono fare richiesta di collocazione in azienda per svolgere questo tipo di esperienza: “La parte burocratica della stesura del piano di formazione, la firma della conduzione dell’esperienza, l’assicurazione, viene svolta dalla singola scuola. Noi non entriamo nel contesto vero e proprio degli incroci tra allievo singolo ed impresa, perché questo è un ambito che viene definito dalla Scuola, che stabilisce in autonomia i criteri da seguire per l’individuazione dell’allievo. Il Circondario, invece, individua le disponibilità: ad esempio, individua la richiesta per un profilo di geometra, e di conseguenza viene attivato il contatto con l’Istituto afferente a quest’area tecnica. Ma i criteri di selezione all’interno delle singole classi non sono ambiti di nostra competenza, ma della Scuola e degli insegnanti preposti. Normalmente la logica seguita dalle Scuole assume un’ottica premiante, ad esempio, sui risultati di apprendimento del 2° quadrimestre.” (Referente Nuovo Circondario Imolese)

Il valore aggiunto nel rapporto scuola-impresa Gli Istituti scolastici mantengono dunque un elevato interesse verso tale iniziativa, sia al fine di accrescere le conoscenze degli allievi in merito al contesto socio-economico e alle relative opportunità di lavoro nei diversi ambiti produttivi o dei servizi, sia per offrire agli studenti occasioni concrete di verifica delle competenze acquisite, di relazione con ambienti di lavoro esterni alla scuola, di riflessione sulle scelte post-diploma. Il contesto imolese vanta una lunga tradizione, soprattutto con riferimento agli Istituti dell’area professionale e tecnica, di rapporti immediati e diretti fra istituzioni scolastiche e sistema produttivo territoriale; attraverso tale nuovo strumento viene però rafforzata la componente formativa e di “rimotivazione” alla scelta, e sottolineata la valenza di maturazione degli apprendimenti e di valutazione degli stessi: “Noi come scuola lo facciamo da tantissimi anni, molto prima che, ad esempio, a livello ministeriale si pensasse di avviare l’attività dell’alternanza scuola – lavoro. Possiamo fermare il 1980 come data, come progetto di relazione con il mondo del lavoro, definendo, ad esempio, che i ragazzi andassero un mese in azienda per vivere l’esperienza diretta col mondo del lavoro. Volevamo, già allora, dare l’opportunità di verificare i propri apprendimenti: la scuola offre conoscenze e contenuti, anche attività, naturalmente…. Ma con il contatto diretto con il lavoro il ragazzo si può “affezionare” di più all’attività, perché vede concretamente le cose, non vive più l’attività didattica solo come qualcosa che deve

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essere fatta perché “il professore ci deve dare il voto”, ma vede in prima persona che c’è un’applicazione reale. La speranza è rimotivare i ragazzi, offrire la possibilità di vivere il confronto con chi lo fa già da anni, e così si sente più sicuro e motivato. Nel complesso, quasi sempre questo è successo.” (Insegnante referente Borse Lavoro) Sul piano dell’apprendimento, queste esperienze estive possono infatti rafforzare: - l’orientamento alla scelta, permettendo la conoscenza diretta del settore, dei ruoli e delle funzioni che possono rappresentare un esito lavorativo coerente con il percorso formativo prescelto; - l’autovalutazione, offrendo occasioni di verifica delle risorse e delle caratteristiche personali in rapporto alle esigenze poste dal lavoro; - lo sviluppo di saperi pratici nel contesto di un’organizzazione, legandosi soprattutto a dimensioni anche routinarie del lavoro, a tecniche e procedure e di relazioni specifiche; - lo sviluppo di metacompetenze, offrendo un contesto “protetto” per lo sviluppo di competenze trasversali. La sottolineatura della valenza formativa di questa esperienza si rileva anche in corrispondenza della decisone assunta dalla Commissione di Coordinamento di accompagnare l’ingresso in azienda degli allievi con il supporto degli Enti di Formazione del territorio, con la finalità di realizzare incontri mirati di preparazione, monitoraggio e valutazione dell’esperienza. Attraverso il finanziamento della Provincia di Bologna, dunque, nel corso degli anni sono stati organizzativi moduli formativi specifici: “Con le borse lavoro vengono organizzati moduli specifici, incontri con i ragazzi che li rendono maggiormente in grado di capire e di inserirsi con più consapevolezza…. Banalmente, capire in quale punto dell’organigramma aziendale sono posizionati. Perché se parliamo di un’azienda molto piccola, tutto bene, ma se va in un’azienda molto grande, è molto più difficile capire come si struttura e che tipo di collocazione lo riguarda. Conoscere il mondo del lavoro, e riconoscere le differenze con il mondo della scuola è infatti importantissimo. Nella scuola sei inserito in una classe, e di fronte hai il professore. In azienda è molto diverso, perché se tu che ti relazioni con un superiore, con un collega, e con certi obiettivi produttivi. A volte si tratta di questioni che apparentemente sembrano banali: come spiegare che se si è ammalati bisogna avvisare…. Ci sono dinamiche relazionali ed organizzative fondamentali, e che i ragazzi non sono abituati a gestire in un certo modo. Questa esperienza è quindi anche molto orientativa, sia per capire in quale settore spendersi, sia per capire che magari non si è ancora pronti per il mondo del lavoro e invece è preferibile continuare a studiare e andare all’Università” (Referente CIOFS). Un ulteriore “valore aggiunto” che tali esperienze hanno offerto agli Istituti scolastici viene individuato nella possibilità di far conoscere al territorio l'attività svolta dalla scuola e di ricevere indicazioni sulla revisione dei programmi, sul potenziamento e ammodernamento dei supporti didattici, nonché consentire al Consiglio di classe una più ampia valutazione del processo formativo seguito da ciascun alunno, utilizzando il dispositivo del “credito”: “Noi abbiamo ricavato diverse impressioni nel corso degli anni. Una in particolare è fondamentale per noi, perché quando le aziende ci dicono, ad esempio, che i geometri devono conoscere il CAD, e i programmatori altre cose specifiche, programmi specifici, noi chiediamo alle aziende: “Voi che programmi usate?” e loro ci rispondono i programmi “A”, “B”, “C”, e mi compilano la scheda di ritorno che noi inseriamo nel credito formativo, noi utilizziamo le osservazioni critiche che ci offrono per rivedere le nostre attrezzature, e buttare via i vecchi programmi e prenderne dei nuovi. Per noi è fondamentale. Poi gli allievi ottengono conoscenze e crediti formativi spendibili dall’anno futuro. Poi se anche un

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alunno, scolasticamente, non ha fatto alcune cose, può vederle nel mondo del lavoro, e guai pensare che si esce dalla scuola avendoli già. La scuola può e deve dare degli strumenti, eventualmente anche da riutilizzare nel futuro.” (Dirigente scolastico) Dal punto di vista delle organizzazioni produttive, viene unanimemente rilevato che lo strumento delle Borse Lavoro consente di ottenere sia un maggiore “visibilità” nell’ambito del bacino locale del mercato del lavoro, sia la possibilità di conoscere direttamente potenziali risorse umane da inserire in azienda al termine del percorso scolastico intrapreso, soprattutto a fronte delle difficoltà incontrate dalle aziende di dimensioni piccole e medio-piccole nella ricerca di figure tecniche non solo di livello intermedio, ma anche riferite a mansioni aventi prevalenti contenuti operativi: “Per noi è uno strumento per valutare anche le persone che in prospettiva possono essere utili per ricoprire posizioni aziendali. Quindi sì, ci teniamo ad avere rapporti positivi con gli Istituti scolastici, anche perché siamo inseriti in un contesto territoriale in cui l’azienda, che è importante, ci tiene a mantenere rapporti di un certo tipo, però, con certi Istituti, soprattutto meccanici/elettronici e industriali, tecnici e professionali; dunque, utilizziamo le borse anche come opportunità di farci conoscere e farci scegliere, perché sempre di più anche i ragazzi scelgono, e non è detto che, per il fatto di frequentare un istituto tecnico o meccanico scelgano SACMI, nonostante il nome e le caratteristiche della nostra azienda. Quindi, da un lato, le borse lavoro estive consentono all’azienda di realizzare una valutazione sul campo della potenziale futura risorsa umana, dall’altro, offre la possibilità di fare conoscere la nostra realtà aziendale a queste stesse future risorse umane. Tant’è che ci capita abbastanza frequentemente di richiamare in seguito, per posizioni nell’ambito del disegno meccanico, piuttosto che di posizioni in produzione, persone avute in azienda in precedenza tramite borse lavoro o stage. Anche se, chiaramente, questo dipende dal fatto di essere stato un incontro reciprocamente positivo.” (Referente azienda SACMI – Imola) In quest’ottica, le esperienze delle Borse Lavoro cercano di rispondere direttamente ad un duplice ordine di esigenze: da un lato, supportare le Scuole nel raccordo orientativo con il mondo del lavoro, spesso già consolidato per gli Istituti a vocazione tecnico-produttiva e professionale, ma talvolta bisognoso di ulteriore attenzione per le Scuole di diversa vocazione, soprattutto quando afferenti al plesso dell’educazione liceale, e dall’altro offrire una possibile risposta al contesto produttivo locale nella ricerca di una più vicina conoscenza reciproca con gli Istituti scolastici e gli allievi che li frequentano: “Le aziende cercano di farsi conoscere dai ragazzi, perché il nostro territorio locale è costituito da alcune aziende di grandi dimensioni, ma moltissime piccole aziende, o realtà artigianali, che hanno bisogno di manodopera, soprattutto tecnica, e faticano tantissimo a trovarla. Questa è una delle vie per farsi conoscere e conoscere i ragazzi, anche in una prospettiva futura, di inserimento nel mondo del lavoro. Da una nostra recente indagine, è inoltre emerso che molti ragazzi che seguono alle Superiori un indirizzo tecnico poi frequentano l’Università, e quindi la sensazione che molti hanno è un po’ quella di un ‘fuggi-fuggi’. Un esempio di risposta a questa realtà, le iniziative sono state tante, ne cito una: API e Legacoop hanno realizzato un progetto di diffusione della conoscenza delle caratteristiche e delle potenzialità del nostro territorio dal punto di vista produttivo, del lavoro, e hanno realizzato attività diverse, tra cui ad esempio, un cd – rom in cui venivano illustrate queste specificità. Dal mio punto di vista c’è grande necessità di creare forza lavoro locale, perché molti si spostano su Ravenna, o Bologna. Tutte le aziende ne risentono, ma in particolare le piccole, che ancora utilizzano un certo tipo di manualità, un certo tipo di profilo, e, da quello che i Centri per l’Impiego rilevano, sono soprattutto queste le figure ricercate:

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saldatore, tornitore, ecc., lavori forse ancora un po’ faticosi. Ma chi esce dagli Istituti professionali e tecnici mira ad altro, magari gestire una macchina a controllo numerico, o di tecnologie più tipiche delle grandi aziende” (Referente Nuovo Circondario Imolese)

Criticità e prospettive future Rispetto alle criticità, viene messo in evidenza un certo calo delle adesioni da parte degli allievi negli ultimi anni, con particolare riguardo a coloro che frequentano gli Istituti Professionali e Tecnici, che, talvolta, a fronte di un periodo formativo e coerente al proprio percorso di studi, offerto dall’esperienza delle Borse Lavoro, tendono a prediligere una strategia occupazionale temporanea nel periodo estivo maggiormente strumentale, individualistica, e volta ad ottenere una maggiore gratificazione economica in luogo di una maturazione superiore delle competenze tecnico-organizzative di settore conseguibili con un percorso formativo maggiormente mirato: “Però c’è un problema…. I ragazzi che vengono qui sono generalmente autonomi nell’andarsi a trovare un’attività estiva, e quando la trovano autonomamente, rispetto alle borse estive, guadagnano molto di più: parliamo di circa 900 euro al mese contro un 500 circa…. È molto di più. Per cui non sempre si riescono ad avere sufficienti candidature. Rispetto all’ITIS o ai licei, dove le domande dei ragazzi sono centinaia, ma le disponibilità aziendali molto più ridotte, da noi c’è il problema opposto: abbiamo un esubero di richieste aziendali, rispetto alle candidature dei ragazzi. E questo è sempre stato più o meno così.” (Insegnante referente Borse Lavoro)

A fronte, cioè, di elevate richieste aziendali di allievi frequentanti Istituti professionali e tecnici, che possono restare inevase anche a seguito di strategie alternative messe in atto da parte di questo gruppo di studenti, vi sono candidature offerte da ragazzi frequentanti percorsi liceali che talvolta restano senza il consenso aziendale necessario per offrire loro questa esperienza formativa: “C’è un forte interesse da parte delle imprese, perché un modo per avere un inserimento di un certo tipo, per conoscere bene gli allievi e future risorse. Però capita che i ragazzi, dei licei in particolare, restano un po’ fuori. Ci sono aziende che poi hanno richieste elevate per certi profili, e non sempre le scuole riescono a soddisfare queste loro esigenze. A volte le stesse aziende non conoscono cosa sanno concretamente fare questi ragazzi: è il discorso che è uscito nell’ultima riunione, e che il sindacato ha messo in evidenza. A volte i profili delle scuole non sono conosciuti dalle aziende, e quindi non vengono richiesti, ma in realtà è facile che il tipo di attività che viene richiesta dall’azienda necessiti di competenze che molte scuole sviluppano, come l’inglese, o l’informatica con programmi come excel, ad esempio…. E quindi è emersa questa nuova necessità di pubblicizzare meglio i profili dei ragazzi presso le aziende, che altrimenti esprimono le loro esigenze sui soliti profili, perché sono quelli che conoscono. Negli anni sono stati sviluppati dalle scuole talmente tanti profili nuovi che le aziende forse un po’ faticano a conoscere… e quindi pensano sempre ai soliti IPSIA, ITIS, ecc. A volte le aziende non sanno nemmeno di cosa si tratta, quando si parla di certi profili. Ci sono competenze trasversali che possono essere spese in tanti contesti lavorativi, anche se, naturalmente, più si entra nel tecnico, più è necessaria una competenza di tipo specifico-tecnico. E’ però anche vero che l’esperienza lavorativa ti consente di apprendere molto, anche da un punto di vista tecnico, e quindi può essere

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importante viverla anche per coloro che non frequentano un professionale.” (Referente CIOFS). Le principali aree di sviluppo futuro sembrano dunque auspicate in direzione di un ulteriore sforzo comunicativo e di raccordo tra il sistema scolastico ed il sistema produttivo locale, sia al fine di favorire una maggiore conoscenza delle aree di competenza sviluppate dai percorsi formativi degli Istituti che non afferiscono all’area professionale e tecnico-produttiva, sia per rafforzare ulteriormente la valenza di esperienza “consapevole” e orientativa che tale esperienza intende esprimere: “Rispetto anche solo ad un anno fa, la formazione si è ridotta molto: prima c’erano, da

parte degli Enti di formazione, almeno due momenti formativi, per il periodo della borsa, adesso, si è ridotto ad un solo momento formativo iniziale. Addirittura 7 o 8 anni fa c’erano molti momenti formativi, sia fuori dell’azienda, sia in azienda, con il tutor. Però resta, senza dubbio, molto positivo: la voglia di andarci da parte dei ragazzi c’è, ed è molto legata al fatto di conoscere e farsi conoscere”. (Insegnante referente Borse Lavoro)

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Caso 2: Il corso serale Moda-Centergross. Scuola stilismo e modellismo Breve descrizione del caso Il corso serale Moda - Centergross dell’IPSIA Malpighi di Crevalcore realizzato all’interno del Centergross di Funo di Argelato (Bologna) è nato nell’anno scolastico 2006-2007. Il corso serale permette di pervenire alla qualifica di Operatore della moda e al Diploma di Tecnico dell’Abbigliamento e della moda. Il percorso formativo individuale è suddiviso in due cicli e strutturato per moduli sia nel triennio sia nel biennio post-qualifica. Il corso prevede 25 ore settimanali suddivise in 5 serate. Testimoni coinvolti L’analisi del presente caso ha visto il coinvolgimento dei seguenti attori:

- imprenditore e presidente del Consorzio Centergross - dirigente scolastica - tutor del corso - docente di disegno professionale e storia del costume - docente di modellismo e confezione - n. 2 studenti

Caratteristiche salienti del caso Il corso serale è nato principalmente per rispondere all’esigenza del Centergross di qualificare le risorse umane che in essa operano e creare un bacino di risorse professionali adeguatamente preparate, ma anche, con la più ampia finalità, di valorizzare la cultura della moda nel territorio bolognese cercando di dare una maggiore visibilità locale alla realtà del Centergross. Il progetto è nato dalla necessità di avere dei tecnici, degli operatori professionisti di livello medio-alto (e non medio basso, per poter vincere l’attuale competizione e per poter stare sui mercati internazionali). In questa zona non c’è una offerta di persone con competenze adeguate e il Centergross è un vero e proprio distretto industriale (anche se Bologna non lo conosce), è il più grande centro industriale della regione Emilia-Romagna, qui è nato il pronto Moda che poi si è diffuso in altre regioni che lo hanno maggiormente supportato…e a Bologna non lo conoscono. Ci sono 6000 dipendenti, 5 miliardi di euro di fatturato, c’è un nido aziendale, ci sono tutti i servizi dentro il Centergross, portiamo qui clienti da tutto il mondo. Ho espresso questo mio desiderio al sindaco che si ha messo in contatto con Argelato e ci siamo incontrati. Così è nata l’idea, la nascita di questo corso rappresenta un momento importante per il futuro del Centergross. Come Presidente del Centergross credo che questa esperienza costituisce una tappa dello sviluppo del nostro territorio, per permettere a molti giovani di crescere professionalmente, che potrò aiutarci a superare l’attuale ricambio generazionale. (Presidente Consorzio Centergross) Il problema era che nel nostro territorio c’era una forte domanda, le aziende cercano tecnici della moda, c’è un forte ricambio generazionale e non ci sono nuove risorse, così il Centergross ha evidenziato l’esigenza di creare una scuola pubblica capace di formare dei tecnici della moda…c’è una forte offerta di corsi gestiti da istituti privati, molto costosi, ma di pubblico non c’era nulla, così si è valutata l’opportunità di dare vita all’interno del Centergross ad una scuola serale . (docente 1)

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Partendo dall’esigenza espressa dal Presidente del Consorzio del Centergross, molteplici sono gli attori istituzionali che si sono mobilitati a livello istituzionale (il Sindaco di Argelato, quello di Crevalcore, l’Assessore ai Servizi alla Persona della Provincia di Bologna, i dirigenti del CSA) e che hanno reso possibile l’incontro tra il Consorzio del Centergross e l’IPSIA Malpighi di Crevalcore. E’ importante notare come tale esperienza ha permesso alla scuola di entrare nell’impresa, realizzando un vero e proprio laboratorio all’interno del Centergross nel quale si svolge l’intero corso serale. Tutto ciò è stato possibile grazie agli spazi ed alle risorse economiche messe a disposizione dal Consorzio finalizzate all’acquisto da parte dell’Istituto di attrezzature d’avanguardia, ma anche grazie alla ‘felice combinazione’ di competenze e risorse diverse, che hanno permesso di superare tutte le incombenze amministrative, burocratiche e logistiche in tempi molto stretti: “L’idea è nata dal presidente del Centergross, che mi ha contattato tramite l’Assessore provinciale perché voleva creare un Polo Moda al Centergross…abbiamo iniziato ad incontrarci con il suo staff…io volevo veramente capire cosa voleva un imprenditore da un istituto Statale… Abbiamo fatto delle discussioni molto approfondite…l’idea era quella di adattare la nostra scuola alle esigenze particolari del Centergross ossia del pronto Moda…si sono scelti gli ambienti, le attrezzature e qui il Centergross ha messo in primo piano le esigenze della scuola…ci ha dato carta bianca…io ho deciso il colore delle pareti …con i tecnici abbiamo scelto le migliori attrezzature…abbiamo avuto l’occasione di creare in tre mesi un laboratorio che nel nostro Istituto con i fondi della Scuola abbiamo creato in 20 anni…” (dirigente scolastica) Sono stati fatti tutti i passi burocratici, si è fatta pubblicità in tutti i comuni dell’ambito Terre d’Acqua per sensibilizzare il territorio, si sono fatti molti incontri con tutti i Sindaci dei comuni coinvolti […] insomma si sono unite le competenze burocratiche ed amministrative della scuola e degli enti locali, con quelle organizzative e logistiche del Consorzio del Centergross. Tutto poi è stato possibile grazie alle risorse messe a disposizione da parte del Centergross: una enorme aula, le risorse per l’acquisto delle attrezzature all’avanguardia (software, laser per il taglio, laboratorio….) così che oggi il laboratorio permette di realizzare al proprio interno tutte le fasi: dalla progettazione al capo finito. Tutto è iniziato nell’aprile 2006 e a settembre abbiamo dato vita al primo corso serale con 25 partecipanti…i tempi sono stati molto stretti ed anche qui questo è stato possibile perché c’era il Centergross…le scuole hanno tempi completamente diversi. (docente 2) Anche per quanto concerne le finalità educative perseguite dal corso si può riscontrare un ‘felice incontro’ tra quelle che spesso sono lette come culture diverse quali quella della scuola e quella dell’impresa. Più volte è infatti stato ribadito dagli attori coinvolti l’esigenza di formare tecnici esperti di profilo medio-alto con saperi consolidati: a tale scopo la scuola attribuisce una forte rilevanza a materie come la storia della moda, le lingue, il diritto, l’informatica. Gli attori coinvolti ribadiscono più volte come la cultura tecnica fondi le proprie radici non solo nel fare, ma anche nel sapere ‘pratico’: “ Il presidente del Centergross mi ha sottolineato che lui voleva un percorso di studio di tipo scolastico…un vero e proprio approccio didattico al tema della moda .. non fondato unicamente sull’esperienza”. (dirigente scolastica) “In particolare poi l’esigenza era quella di non formare solo dei bravi tagliatori, ma dei tecnici nel senso più profondo del termine, ossia delle persone che possiedono innanzitutto

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una cultura generale, che parlino le lingue, capaci di utilizzare i software specifici e che conoscono tutto ciò che ruota intorno al mondo della moda, la sua storia, i suoi approcci, le sue dinamiche, ecc.” (docente2) Per quanto concerne i partecipanti al corso serale, gli iscritti al primo anno del corso sono per lo più donne, nella maggior parte italiane, l’età è molto eterogenea: dai 23 ai 50 anni ed anche i titoli di studio (dalla licenza media alla laurea). La maggior parte degli iscritti risiede nella provincia di Bologna. Le motivazioni degli iscritti risultano essenzialmente quelle di poter migliorare la propria occupabilità sia per chi cerca un lavoro sia per chi lavora (per poter accedere a posizioni più elevate). In particolare coloro che già lavorano evidenziano l’esigenza di acquisire maggiori competenze informatiche e linguistiche ritenute sempre più fondamentali per poter crescere professionalmente. Il valore aggiunto nel rapporto scuola-impresa L’esperienza del corso serale ci permette di individuare alcuni possibili valori aggiunti nel rapportarsi della scuola al mondo dell’impresa e viceversa. Dobbiamo però innanzitutto evidenziare un elemento che, a nostro avviso, si è rivelato fondamentale per poter dar vita a questa esperienza: la realizzazione del corso serale è infatti stata possibile grazie all’integrazione di culture differenti, quali quella della scuola, degli enti locali e delle imprese; solo grazie ad una chiara divisione dei compiti e delle responsabilità ed una reciproco rispetto dei diversi ruoli ha permesso (in soli tre mesi) di perseguire tale risultato. Un altro elemento che ci pare importante è rappresentato dalla presenza di ‘attori chiave stabili’: i testimoni coinvolti hanno infatti sottolineato il rilevante ruolo svolto dai singoli attori, da una parte, la dirigenza scolastica e dall’altra il forte convincimento da parte della presidenza del Centergross verso questa iniziativa. La forte valorizzazione della cultura tecnica rappresenta poi a nostro avviso, in questa esperienza, un altro importante elemento d’incontro tra la scuola e l’impresa: “per la prima volta ho incontrato imprenditori con una tale apertura mentale che hanno capito che per contrastare oggi la concorrenza ci vuole prima di tutto della cultura: non può essere solo un corso formativo, ma ci vuole la storia del costume, la storia del tessuto[…] è questo infatti che mi ha fatto decidere di investire in questa avventura, è stata la convinzione degli imprenditori nel formare risorse umane con una vera cultura tecnica”. (dirigente scolastica) Valorizzazione che ha richiesto ai docenti di rivedere anche le proprie modalità di insegnamento al fine di una maggiore integrazione tra le diverse discipline per pervenire al saper fare partendo dal sapere ed ad esso ritornando in modo circolare: “abbiamo infatti realizzato un progetto affinché tutte le materie ruotino intorno al tema moda: ad esempio abbiamo fatto preparare, ossia disegnare e poi tagliare, confezionare ecc. degli abiti storici e lo abbiamo fatto attraverso la ricostruzione del quadro socio-storico ed economico […] in questo modo si sono calate le materie nel mondo della moda e l’abito diventa un qualche cosa di più […] diventa un portatore di cultura.” (tutor) “Noi dovevamo fare delle lezioni separate, ma poi durante l’anno abbiamo deciso di fare lezione affiancandoci, per noi questo è un impegno maggiore, ma ci ha dato personalmente una grande soddisfazione, agli studenti possiamo fare teoria e pratica contemporaneamente evidenziando tutti i punti in comune, poi per venire incontro alle diverse esigenze della classe (essendo piuttosto eterogenea), il fatto di essere in compresenza ci permette di

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seguire quasi individualmente i ragazzi, attraverso lavori a piccoli gruppi in base alle loro esigenze”. (docente 1) Tale esperienza ha permesso alle docenti coinvolte di rimettersi in gioco, di ricevere nuovi stimoli da portare anche alla scuola ‘del mattino’ sperimentando nuove modalità di insegnamento e cercando nuovi rapporti con il mondo delle imprese: “Noi possiamo al momento parlare della nostra esperienza personale, noi insegniamo nell’Istituto professionale al giorno ed ora siamo docenti nel corso serale. Noi siamo entusiaste di questa esperienza: ci ha dato la possibilità di rimetterci in gioco, ci siamo riviste capaci di insegnare. E’ inutile negare che dopo tanti anni che si insegna nella stessa struttura è difficile continuare ad avere gli stimoli per aggiornarsi, per rimettersi in discussione. Questa occasione ci ha permesso ciò: ci siamo dovute confrontare con alunni ‘diversi’ in quanto adulti, con un ambiente diverso, con aziende diverse. Gli alunni del serale a volte ci insegnano a noi, loro vivono nelle aziende (noi no) e questo ci permette di imparare meglio come si lavora nelle aziende e di portare poi questa esperienza a scuola alla mattina. C’è un imparare reciproco che è molto gratificante, poi con gli adulti ci sembra di avere un maggior riscontro dell’avere trasmetto il sapere … i ragazzi a scuola ce lo possono dare solo dopo il diploma quando inseriti in una azienda ci tornano a trovare e ci ringraziano”.(docente 2)

Criticità e prospettive future Alcuni elementi di criticità riguardano la struttura stessa del serale. L’orario del serale, la presenza continua rappresenta un grosso impegno per i partecipanti che devono conciliare il lavoro e le esigenze familiari con l’impegno delle lezioni. Si evidenzia quindi, sia da parte dei docenti che degli alunni, l’esigenza di una maggiore flessibilità degli orari ed una maggiore modularizzazione degli insegnamenti: “Alcune difficoltà riguardano il serale il fatto che i ragazzi hanno una grande volontà, ma spesso alla sera sono stanchi, chi ha famiglia non segue con continuità, chi non ha lavoro non ha i soldi per la benzina […] insomma ci sono alcuni problemi nelle frequenze, ma questo è il primo anno, siamo partiti tardi […] credo che il prossimo anno sarà ancora meglio”.(docente 1) “Alcuni faticano a continuare a venire […] e questa è una forte criticità, l’impegno richiesto di tutte le sere è molto pesante per chi ha un lavoro, per chi ha una famiglia, si dovrebbero trovare modalità più flessibili”. (tutor) Un altro elemento critico riguarda la necessità di diffondere anche tra gli imprenditori una cultura attenta alla qualificazione delle proprio personale. Diversi alunni hanno infatti evidenziato come ancora maggiore risulti il ‘peso’ del serale se non si ha l’appoggio e il sostegno da parte dell’impresa in cui si opera: “La maggiore difficoltà riguarda l’impegno: al giorno lavoro e tutte le sere sono qui, poi si deve studiare, senza il supporto da parte dell’impresa questo è difficile, ma io lo faccio per me e questo mi dà la forza per andare avanti, ma bisogna essere veramente molto motivati perché il corso è molto impegnativo”. (alunna 1)

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“Ho visto i cartelloni pubblicitari che erano stati messi un po’ ovunque al Centergross. La mia impresa non mi ha per nulla supportato, c’è stata e c’è tuttora una forte indifferenza […] è una impresa famigliare, chi fa carriera sono solo i figli e le figlie del titolare […] è una gerarchia molto chiusa […] sarebbe infatti necessario diffondere qui al Centergross prima di tutto una cultura manageriale degli imprenditori, che è completamente assente se non in pochi casi rari (alunna 2) Complessivamente comunque l’esperienza è valutata positivamente da tutti gli attori coinvolti, con la consapevolezza di poter migliorare nel secondo anno di avvio. Diversi infatti sono i progetti previsti quali la creazione di una rete con l’IPS Aldrovandi Rubbiani per l’utilizzo dell’aula anche durante l’arco della giornata, un maggiore coinvolgimento delle imprese nella scuola e l’introduzione di nuove discipline: “quest’anno non siamo riuscite a coinvolgere le imprese direttamente nella scuola, ma il prossimo anno lo vorremmo fare, organizzando momenti con esperti ed imprenditori che lavorano al Centergross […] ciò è una esigenza che sentiamo molto perché oggi i cambiamenti nelle aziende sono molto rapidi e solo creando una sorta di coordinamento siamo in grado di mantenerci aggiornate”. (docente 1) “abbiamo modificato per il prossimo anno il nostro progetto mirandolo maggiormente alle esigenze delle imprese ad esempio faremo diritto commerciale e internazionale, merceologia e scienza delle comunicazioni.” (tutor) La scuola serale rappresenta poi per gli attori coinvolti un primo passo per diffondere nel territorio bolognese la cultura della moda che potrebbe concretizzarsi nel futuro con la creazione di un polo universitario per la moda: “l’obiettivo sarebbe infatti quello di arrivare all’Università della Moda (in Emilia Romagna non c’è: a Rimini si occupano solo degli aspetti relativi al marketing della moda, invece la domanda di figure medio alte è sempre maggiore anche perché le imprese oggi devono affrontare la grande concorrenza dei paesi asiatici e solo con figure capaci di operare in modo complesso ed elevato nel settore possono portare alle aziende quel valore aggiunto oggi indispensabile”. (docente 1)

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Caso 3: Lo stage presso le Agenzie delle Entrate Presentazione del caso L’Agenzia delle Entrate organizza dal 1998 all’interno del più ampio progetto Fisco a Scuola degli stage non retribuiti della durata di una o due settimane. Lo stage ha la finalità di avvicinare gli studenti all’organizzazione e di sviluppare una “Coscienza fiscale” nei giovani cittadini. Il percorso è caratterizzato da un momento formativo finalizzato sia a presentare la struttura organizzativa dell’Agenzia delle Entrate sia ad approfondire alcune discipline (materie tributarie e giuridiche), seguito poi da un periodo in cui gli studenti sono inseriti in un ufficio. Testimoni coinvolti: - docente referente per ITC Luxemburg - direttore generale Agenzia delle Entrate Bologna n. 2 - tutor aziendale - n. 3 stagisti Caratteristiche salienti del caso Gli stage organizzati dall’ Agenzia delle Entrate fanno parte di un più ampio progetto denominato Fisco a Scuola che comprende molteplici attività finalizzate a sviluppare e diffondere la cultura fiscale quale diritto e dovere di cittadinanza. Per i bambini delle elementari sono organizzate visite di una mattina presso la sede dell’Agenzie delle Entrate durante la quale si propone ai bambini un gioco denominato Per un pungo di tasse, gioco riproposta in una versione più complessa anche per gli studenti delle medie. Per le scuole superiori invece è prevista la possibilità di accogliere studenti per 1 o 2 settimane di stage non retribuito. “In particolare ora abbiamo il Progetto Fisco-Scuola che si pone come fine quello di sviluppare un senso civico nei ragazzi rispetto al fisco visto come diritto e dovere dei cittadini. Questo progetto coinvolge i bimbi delle elementari, delle medie e delle superiori con modalità diverse. Per le elementari organizziamo una visita di una mattina presso la nostra struttura nella quale realizziamo con i bimbi un gioco “Per un pugno di tasse”: i bimbi sono molto ricettivi e la soddisfazione è molto elevata, gli diamo anche una tessera per dare un tono di ‘ufficialità’. La stessa cosa la facciamo con i ragazzi delle medie: anche qui proponiamo un gioco più approfondito Per le superiori invece realizziamo sia un percorso formativo di approfondimento giuridico ed amministrativo (organizziamo insieme agli insegnanti alcune lezioni che noi facciamo in aula presso gli istituti, ad esempio sulla compilazione del 730), poi i ragazzi sono accolti nella nostra struttura per 1 o 2 settimane. Qui facciamo una lezione sulle materie tributarie, gli presentiamo l’organizzazione e poi lavorano con noi, all’archivio, all’ufficio per il pubblico, ecc. L'obiettivo non è solo quello di promuovere nei giovani l'acquisizione di una "coscienza fiscale", ma anche di favorire la divulgazione e l'approfondimento della materia fiscale, di mettere in pratica quanto apprendono nei loro percorsi. Attualmente noi inviamo lettere a tutti gli istituti tecnici e professionali del nostro territorio (Belluzzi, Salvemini, Aldrovandi-Rubiani, Luxemburg)”. (direttore).

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Lo stage è strutturato in un primo momento formativo finalizzato ad integrare conoscenze in materie tributarie e di diritto ed un successivo momento in cui lo studente è inserito in un ufficio (archivio, urp, ecc.). Gli studenti sono supportati da un tutor aziendale che li segue durante tutta l’esperienza e sono previsti anche colloqui con il direttore generale. Sono inoltre organizzati alcuni momenti informali per favorire l’inserimento dei ragazzi e la loro conoscenza, inoltre sono stati creati all’interno dell’Agenzia locali nei quali gli stagisti possono ritrovarsi nei momenti di pausa: ’ è un progetto che ci appassiona per cui abbiamo investito in risorse umane, ci siamo organizzati per accogliere i ragazzi e per inserirli nella struttura, gli diamo un ufficio nel quale riposarsi, poi durante lo stage creiamo momenti per incontrarci come ad esempio andare a mangiare insieme la pizza, il direttore stesso li incontra molto spesso per sapere come si trovano.” (tutor aziendale) L’Agenzia delle Entrate attraverso una lettera inviata ogni anno agli istituti superiori del territorio limitrofo a partecipare all’iniziativa. I ragazzi che partecipano agli stage sono per lo più del terzo e quarto anno. “I ragazzi sono di tutti i tipi, per lo più del terzo e quarto anno. In questi ultimi anni sono aumentati i ragazzi stranieri soprattutto per quanto concerne gli istituti professionali.” (tutor aziendale)

Il valore aggiunto nel rapporto scuola-impresa I referenti dell’Agenzia delle Entrate così come la docente coinvolta ritengono questo progetto molto rilevante sotto molteplici punti. Innanzitutto per poter diffondere un senso civico del fisco quale diritto e dovere di cittadinanza, lo stage rappresenta uno strumento con cui l’Agenzia delle Entrate si avvicina ai ragazzi ed alle loro famiglie. Dall’altra parte l’esperienza di stage consente agli studenti di mettere in pratica alcune discipline apprese nel percorso scolastico (materie fiscali e tributarie) così come di vivere una organizzazione con le sue dinamiche, le sue relazioni e gli imprevisti. Non meno rilevante è inoltre la funzione orientativa: lo stage quale momento per meglio comprendere la professione che si andrà a svolgere.

“Sono tutte esperienze alle quali io tengo molto, i ragazzi hanno la possibilità di imparare quanto noi spieghiamo su una lavagna e che spesso faticano a rendere veramente concreto, e poi nelle imprese ci sono gli imprevisti, si deve imparare a reagire davanti all’ignoto ed anche questo permette ai ragazzi di responsabilizzarsi, di apprendere ad utilizzare le proprie conoscenze non in modo settoriale, a combinarle. Poi come le dicevo la valenza orientativa: chi torna e mi dice che ha capito che quella non è la sua vita e viceversa.” (docente)

“Per i ragazzi c’è una duplice valenza: da una parte come dicevo la cultura del fisco, come diritto e dovere del cittadino, ma dall’altra entrano in una organizzazione, ne apprendono le logiche, vedono un organigramma, per cui acquisiscono delle competenze che potranno essergli utili quando dovranno affrontare il mercato del lavoro.” (tutor aziendale)

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“Ci occupiamo di sistemare la documentazioni, di controllare le pratiche e verificare se ci sono dei problemi, poi siamo stati dall’altra parte del bancone e questo ti permette di vedere come ci si rapporta con i cittadini, quali sono i problemi.”(stagista) Criticità e prospettive future L’esperienza dello stage sta però vivendo un momento di crisi. Nonostante la pubblicità realizzata dall’Agenzia delle Entrate, il numero dei partecipanti è negli ultimi anni notevolmente diminuito. Le motivazioni sono da ricercarsi secondo gli attori coinvolti in diversi aspetti. Innanzitutto in una ‘cultura del denaro’ che pare essere sempre più diffusa e che porta i ragazzi, ma ancor più le famiglie a non investire in esperienze extra scolastiche non retribuite: “L’esperienza non è retribuita e questo rappresenta un problema…negli anni abbiamo notato che per i ragazzi delle superiori facciamo sempre più fatica…le scuole ci dicono che i ragazzi non vogliono più fare attività non pagate”. (tutor aziendale) “Il problema sta nel motivare i ragazzi: la scuola sembra essere considerato da molti come il luogo dello svago e del divertimento e poi al lavoro ci si penserà da grandi, e soprattutto si lavora solo per diventare ricchi. Io provo a dire ai miei studenti che insegno da 20 anni e che guadagno 1200 euro al mese e che questo è il mondo del lavoro, che il lavoro serve anche per apprendere, stare con altre persone, crescere, che è un valore…ma le assicuro che questo messaggio è molto difficile da fare passare…soprattutto quando le famiglie sono completamente disinteressate. A volte chiedo alle famiglie che non aderiscono a queste esperienze se devono andare in vacanza, la risposta è no…lì allora mi chiedo ma se i ragazzi devono rimanere a casa per lo più da soli, perché non spingerli a fare queste esperienze”. (docente) “Ora i ragazzi preferiscono stare per strada e le famiglie non dicono nulla”. (docente) Un altro elemento riguarda il non riconoscimento reale di queste esperienze. L’attestato rilasciato non mette in reale valore quanto appreso dai ragazzi durante l’esperienza di stage essendo un modulo standard per tutti uguale. Ciò non valorizza le competenze apprese da ciascuno e non permette alle imprese poi successivamente di comprendere concretamente quanto appreso dai ragazzi: “[…] sarebbe necessario valorizzare il riconoscimento delle competenze: viene fatto un modulo standard per tutti, non viene descritta la vera esperienza fatta, in questo modo l’esperienza perde valore e le imprese non capiscono cosa ha realmente imparato il ragazzo nell’esperienza di stage.” (tutor aziendale) Un’altra criticità evidenziata concerne l’elevato turn over delle figure di riferimento e la scarsa istituzionalizzazione dei rapporti lasciati per lo più alla buona volontà dei singoli docenti. Ciò non permette di creare un valore aggiunto al di fuori dell’esperienza del singolo, non favorisce poi la circolazione delle esperienze se non grazie il passa parola informale tra i ragazzi e non da vita ad un feedback strutturato tra la scuola e l’agenzia delle entrate al fine di poter analizzare insieme le esperienze realizzate e progettare insieme i percorsi per poterli migliorare nel tempo:

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Un’altra criticità riguarda il fatto che i rapporti sono gestiti ad un livello personale, si fatica a trasformare queste esperienze in un valore aggiunto a livello di istituzione, di scuola. Faccio un esempio i ragazzi fanno delle relazioni sulla loro esperienza, ma queste relazioni nelle scuole rimangono in archivio, non sono fatte circolare tra chi non ha partecipato a questa esperienza…la circolazione potrebbe invogliare altri ragazzi e comunque servirebbe a fare circolare l’esperienza. (tutor aziendale) Poi ci manca un feed-back serio da parte delle scuole: noi ci siamo interrogati in questi anni se il calo dei ragazzi era motivato da nostri inefficienze, su come migliorarci, lo abbiamo chiesto agli insegnanti, ma il feed-back non è strutturato, sono commenti sulle singole esperienze. Sarebbe necessario incontrare le scuole, progettare insieme i percorsi e poi rivederci al termine per la progettazione successiva.(tutor aziendale) “..me ne hanno parlato alcuni miei compagni che avevano partecipato lo scorso anno, me ne avevano parlato bene, per cui quest’anno ho deciso di provare anch’io.” (stagista) Forte è dunque l’esigenza di trovare per il prossimo futuro strumenti per sostenere tale esperienza, ricercando nuove forme di pubblicità e di coinvolgimento delle famiglie Noi continueremo a realizzarla, ora cerchiamo delle nuove forme per comunicare questa possibilità al fine di poter continuare ad avere un buon numero di partecipanti.(tutor aziendale) Come dicevamo, noi ora sentiamo l’esigenza di un sostegno più strutturato per poter mantenere in vita questa esperienza soprattutto nelle scuole superiori, per cui è necessario trovare forme di informazione più efficaci di quelle che noi abbiamo utilizzato (ossia delle lettere a tutti gli istituti) e mettere in atto azioni finalizzate a fare comprendere l’importanza di queste esperienze per i ragazzi.(tutor aziendale)

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Caso 4: I progetti della Ditta FAR e della Ditta Cevolani all’Istituto Tecnico Industriale Aldini Valeriani

Presentazione del caso Nell’ambito dell’Area Progetto prevista dall’Istituto Tecnico Industriale Aldini si sono realizzati in collaborazione con la Ditta Cevolani e la Ditta Far due progetti finalizzati a riprodurre disegni di macchine. I progetti hanno coinvolto le quarte e le quinte del biennio di specializzazione in meccanica. Testimoni coinvolti

- Docente referente del progetto - Docente di disegno meccanico e referente del progetto - Responsabile Ufficio Tecnico Ditta FAR srl - Responsabile Qualità ed Interfaccia Clienti - Ditta FAR srl - Responsabile Ufficio Tecnico - Ditta Cevolani

Caratteristiche salienti del caso La realizzazione di disegni di macchine da parte degli studenti nasce grazie ai rapporti, anche di natura informale, presenti tra l’istituto e diverse imprese che operano sul territorio. In particolare negli ultimi due anni sono stati avviati due progetti: Il primo con la Ditta Cevolani nasce dall’esigenza dell’azienda di ridisegnare una macchina automatica della quale si erano persi i disegni. Il responsabile dell’Ufficio Tecnico (ex studente delle Aldini) ha contattato il Docente di disegno meccanico dell’Istituto, da qui hanno preso avvio una serie di visite nell’azienda da parte degli studenti finalizzate a conoscere tutte le fasi del processo produttivo e l’organizzazione più generale dell’azienda. A questo primo momento è poi stato affiancato un secondo momento finalizzato ad analizzare la macchina automatica oggetto del progetto. Successivamente gli studenti, all’interno dell’istituto hanno iniziato a ridisegnare tutte le parti della macchina, poi il suo assemblaggio ed infine attraverso il CAD si è pervenuti al disegno in tre dimensioni. “Per la Cevolani: un ex studente delle Aldini lavora lì ed abbiamo ottimi rapporti. Tramite lui, l’azienda ci ha contattato in quanto avevano perso i disegni di una macchina automatica. Erano rimasti solo delle bozze fatte a mano. Ci hanno chiesto di ridisegnare la macchina, di analizzare il gruppo meccanico e fare l’esame dinamico del suo funzionamento. Abbiamo dunque fatto una visita nell’azienda in cui ci è stato mostrato tutto il processo produttivo, l’organigramma, e poi la macchina, ci siamo fatti dare i disegni che avevano, abbiamo fatto le fotografie alla macchina Dopo a scuola abbiamo iniziato a ridisegnare la macchina: prima tutti i pezzi di cui questa è composta, poi il suo assemblaggio, sia ad una dimensione, sia in tridimensionale. Con il Cad abbiamo poi analizzato il moto della macchina, questo ha comportato uno studio teorico del cinematismo della macchina (attraverso calcoli di matematica e fisica) e poi la successiva simulazione con il CAD. “ (docente di disegno meccanico)

Il secondo progetto realizzato in collaborazione con la Ditta FAR srl ha avuto come obiettivo quello di ridisegnare una rivettatrice manuale. In questo caso l’azienda, in seguito alle visite degli studenti presso l’azienda, ha consegnato l’oggetto all’Istituto che ha realizzato i

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disegni di tutte le componenti della ricettatrice per pervenire anche in questo caso al disegno in tre dimensioni. Grazie poi ad un macchinario a disposizione della Far gli studenti hanno potuto produrre un prototipo della rivettatrice così da poter vedere – anche se in materiale plastico – il risultato finale del disegno realizzato. “Per la FAR, la ditta aveva perso tutta la documentazione di una ricettatrice manuale, c’era solo l’oggetto. Anche in questo caso dopo aver visitato l’azienda, abbiamo iniziato a disegnare tutte le parti dell’oggetto, ne abbiamo fatto delle relazioni e poi l’ abbiamo disegnato in tre dimensioni. La Far poi dispone di una macchina per costruire prototipi in un materiale plastico. Con il disegno abbiamo così prodotto un prototipo presso l’azienda e ciò ci ha permesso di vedere concretamente il nostro lavoro”. (docente di disegno meccanico)

Gli obiettivi di entrambi i progetti sono dunque stati essenzialmente quelli di analizzare, studiare e ridisegnare all’interno dell’istituto macchine di diversa complessità. Ciò ha permesso agli studenti di prendere visione di due realtà organizzative attraverso le visite aziendali, da una parte e dall’altra, di unire trasversalmente diverse discipline quali la meccanica, la matematica, la fisica, il diritto. “Da alcuni anni le imprese ci possono commissionare la progettazione e la realizzazioni di pezzi nel settore metalmeccanico. Non sono progetti di Innovazione e sviluppo, non progettiamo pezzi ‘nuovi’, ma progettiamo e realizziamo pezzi per una impresa e questo costituisce sicuramente un aspetto ‘nuovo’ per quanto concerne la didattica. I motivi sono quelli di fare vivere anche se all’interno della scuola una esperienza concreta che va dalla progettazione alla realizzazione di un pezzo.” (Vice preside) “Abbiamo voluto giocare con gli studenti, al fine di permettergli di toccare con mano i problemi teorici, dargli una forma, una sostanza. Il progetto prevedeva tre step, possiamo dire c’erano degli obiettivi minimi da perseguire, ma senza vincoli di tempi: il primo step minimo consisteva nel disegno dello strumento, il secondo nella riproduzione del suo funzionamento ed il terzo step più elevato nella proposta da parte degli studenti di miglioramenti da apportare […] inaspettatamente li hanno perseguiti tutti e tre. Noi infatti abbiamo prima di tutto studiato con il docente il progetto da poter realizzare con gli studenti, partendo dalle loro conoscenze e considerando che al terzo anno sono ancora piuttosto basse, poi abbiamo portato gli studenti in azienda per presentargli l’azienda, spiegargli cosa è un rivetto, che cosa produciamo, i diversi materiali utilizzati, la struttura organizzativa. Poi li abbiamo rincontrati a metà del progetto ed al termine, questa volta siamo andati noi nella scuola. Questi momenti sono stati molto importanti per noi, perché gli studenti ci hanno rivolto domande, erano sorti dei dubbi e questo secondo noi è molto importante, stimolare la loro curiosità.” (responsabile ufficio tecnico) Il valore aggiunto nel rapporto scuola-impresa Gli attori coinvolti evidenziano come tali esperienze costituiscano un’importante momento per gli studenti ma anche per i docenti, per la scuola e per le imprese. La realizzazione di un progetto che possiamo definire ‘reale’ in un ambiente comunque ‘protetto’ consente agli studenti di avere innanzitutto un contatto con le aziende, di entrare al loro interno e poi permette di riscontrare l’utilità di quanto progettato, aumentando la passione rispetto alla loro futura professione. “Proprio perché c’è stato un contatto con quanto si produce, con il mondo delle imprese e questo ha sviluppato passione verso quanto i ragazzi stavano studiando.” (Vice preside)

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“Per i ragazzi andare in azienda è molto utile. Non sono previste altri contatti con il mondo delle imprese, alcuni fanno se vogliono lo stage estivo, ma non abbiamo esperienze in azienda nel corso dell’anno scolastico. Vedere cosa si fa, come è organizzata una impresa ha portato gli studenti a produrre con una maggiore passione, che hanno potuto vedere sul Cad concretizzarsi. E’ un modo per legare veramente l’Area progetto all’azienda.” (Docente di disegno meccanico) Da un punto di vista didattico, poi, il progetto permette di integrare al fine di perseguire la finalità progettuale diverse discipline, rimettendo in discussione dunque i modelli di insegnamento dei docenti: “Il vero vantaggio per me è per i docenti che possono avere un’occasione di rivedere il loro modello di insegnamento, di integrare alcuni aspetti (la fisica, la matematica, il disegno) su un obiettivo concreto.” (Docente di disegno meccanico) I testimoni evidenziano infatti la necessità di partire da oggetti reali che circondano la vita degli studenti per stimolare la loro curiosità degli studenti, per rendere le formule matematiche e della fisica più vicine al loro mondo: “I rivetti sono presenti ovunque ma non ci si fa caso: gli aeroplani, le funivie, i camion sono costruiti con rivetti, è chiaro che da qui dobbiamo poi considerare i diversi materiali necessari, per i diversi usi. Attraverso semplici esempi noi possiamo avvicinare i ragazzi alla fisica, e non partendo da esercizi completamente staccati dalla realtà” (Responsabile Ufficio Tecnico) La scuola nel suo complesso poi può trarre da questi rapporti maggiori informazioni riguardo alle esigenze delle imprese, alle loro modalità di funzionamento sviluppando nel tempo un linguaggio condiviso: “Per la scuola, i vantaggi sono quelli di potere mantenere un rapporto abbastanza stretto con il mondo produttivo, ci permette di capire le esigenze delle aziende per poter rivedere anche i nostri percorsi, si costruisce un linguaggio condiviso almeno in parte e questo nel tempo permette di mettere in atto dei confronti tra le diverse parti coinvolte”. (Vice preside) Da parte delle imprese, nei due progetti analizzati il ritorno è stato indubbiamente il disegno tecnico delle macchine, ma nello stesso tempo i progetti hanno rappresentato un momento di contatto con i ragazzi, che ha permesso alle imprese di crearsi un potenziale bacino di risorse professionali future, ma anche di clienti e fornitori. “E’ indubbio che rappresenta anche un canale attraverso cui selezionare le risorse umane, ma in senso più generale costituisce un canale attraverso il quale l’azienda si interfaccia con l’esterno. Sono futuri tecnici che potranno lavorare in altre aziende, potranno lavorare da noi […* questa esperienza ci permette di avere un primo approccio con loro e poi noi li seguiamo, li teniamo sott’occhio, anche se vanno all’università […] è un modo per creare una rete, per diffondere cosa fa la FAR e come lavora” (Responsabile Ufficio Tecnico) Nella consapevolezza, inoltre, dell’accelerazione costante dell’evoluzione tecnica e tecnologica vissuta dalle aziende di “eccellenza” nel settore meccanico, le aziende coinvolte interpretano la relazione con le Scuole Tecniche come un’occasione con cui tentare di colmare eventuali gap di competenza tecnica derivanti da un certo “scollamento” tra

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insegnamento della disciplina e applicazione pratica della stessa, aspetto che induce le aziende a ricercare, sul mercato del lavoro locale, figure professionali con più ampia esperienza: “Quando assumiamo un giovane, si fa per dire, può avere anche 35 anni, perché deve avere un bagaglio di esperienze acquisite molto ampio. Per un giovane appena uscito dalla scuola non è all’altezza di questa azienda, non perché la scuola non sia in grado di prepararli, ma per le caratteristiche della produzione di questa specifica azienda. Secondo me la meccanica classica insegnata a scuola rischia di restare un po’ confinata, almeno rispetto alle aziende che lavorano come noi. Non sono sicuro, non ho visto i programmi delle scuole, ma ho un po’ l’impressione che forse la meccanica studiata non sia come la meccanica applicata, o che, rispetto all’evoluzione tecnica, il gap sia un po’ aumentato.” (Responsabile Ufficio Tecnico) In ogni caso, il ruolo di “contesto insegnante” da parte dell’impresa costituisce un’occasione con cui approfondire il proprio “ancoraggio” al contesto socio-istituzionale circostante: “Innanzitutto tenersi vicino ai giovani, che è sempre non solo una bella cosa, ma necessaria: per quanto la meccanica applicata si sia evoluta è sempre basata sul buon senso e sulla capacità di capire e sulla passione. Sono queste caratteristiche che mettono un giovane già al 50% delle condizioni per poter entrare in un’azienda di un certo livello. Noi abbiamo intenzione di proseguire in questo senso. L’entusiasmo dei ragazzi è una cosa bella e pulita, che se a prima vista sembrerebbe poco, non è affatto così…. A noi questo ha dato qualcosa. Ovviamente, rispetto ai risultati che loro hanno potuto produrre con i compiti che gli abbiamo affidato non erano al massimo, ma è ovvio anche questo, perché sono ragazzi che stanno ancora studiando. Può essere che vedere l’entusiasmo reciproco dell’esperienza li possa motivare ancora di più, a metterci della passione, nell’apprendere e andare avanti. L’idea è che se loro vanno avanti, facendogli vedere anche la differenza fra quello che studiano e come questo si concretizza in un’azienda come la nostra, possano, se vogliono, mettere la loro preparazione scolastica, ad esempio nell’officina” (Responsabile Ufficio Tecnico)

“Per le imprese, hanno avuto un ritorno concreto….per quanto concerne i disegni. Per quanto riguarda i rapporti con i ragazzi hanno dimostrato un certo interesse per conoscerli, vedere come lavorano e come si comportano”. (Docente di disegno meccanico) “Le Imprese sono ‘affamate’ di periti meccanici …questa esperienza permette loro di conoscere i ragazzi, di farsi una idea delle competenze che acquisiscono, e quindi costituisce sicuramente un momento importante per il futuro dei ragazzi. Poi l’impresa comprende anche le difficoltà della scuola come ad esempio il fatto che ogni classe ha una storia a sé, un suo livello, che non è possibile replicare i progetti di anno in anno senza partire dai ragazzi di quella specifica classe”. (Vice preside)

Criticità e prospettive future Le maggiori criticità segnalate riguardano, da una parte l’individuazione di progetti adeguati alle conoscenze degli studenti e dall’altra all’esigenza di ri-progettare il lavoro in classe attraverso la costituzione di gruppi di lavoro dedicati a ricostruire le diverse parti delle macchine, che poi dovranno essere successivamente assemblate. Si tratta dunque di

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organizzare la classe in sottogruppi a cui si assegnano obiettivi, sviluppando la cultura del lavoro a progetto. “La maggiore difficoltà concerne la ripartizione del lavoro tra i ragazzi, è necessario lavorare per progetto, e suddividere la classe in gruppi con compiti ben precisi”. (Docente di disegno meccanico) “Il problema è che ci vuole del tempo da dedicare, si dovrebbero valorizzare maggiormente, altrimenti noi insegnanti ci dobbiamo inventare il tempo da incastrare con le altre richieste”. (Docente di disegno meccanico) Ulteriori elementi di criticità vengono individuati, da un lato, nella non coincidenza tra “tempi” scolastici di concretizzazione dei progetti e quelli concreti di produzione vissuti dal contesto aziendale, e dall’altro, nell’individuazione di un referente che, nel periodo di realizzazione del progetto, possa dedicarsi a tempo pieno a tale attività, aspetto, quest’ultimo, che sembra risentire, in particolare, dell’attuale organizzazione ‘per discipline’ della scuola: “Una certa difficoltà è riscontrabile rispetto ai tempi….. noi non siamo un laboratorio di ricerca, ovviamente, ma dobbiamo produrre con determinati tempi. E su questo non c’è molta corrispondenza con i tempi della scuola.” (Responsabile Ufficio Tecnico) “Abbiamo poi cercato di dedicare a queste attività un periodi consecutiva (un po’ più di una settimana), ma qui sarebbe necessario avere la presenza dello stesso insegnante che li segue quotidianamente e ciò è di difficile realizzazione in quanto siamo impegnanti anche in altre classi”. (Docente di disegno meccanico) Un altro elemento di riflessione concerne l’esigenza di strutturare maggiormente tali rapporti che sono per lo più nati grazie a rapporti informali e di natura personale. I testimoni segnalano dunque l’esigenza di sviluppare occasioni con cui l’impresa possa entrare all’interno della scuola per poter sostenere la cultura tecnica ed avvicinarla, rendendola più concreta, alle famiglie: “Le Aldini hanno buone tecnologie, ma oggi le evoluzioni sono talmente forti che sono necessarie buone basi tecniche. E’ necessario coinvolgere maggiormente le imprese, ad esempio anche negli Open Day che organizziamo la presenza delle imprese sarebbe fondamentale, per diffondere la cultura tecnica alle famiglie, per dare una maggiore concretezza a quanto noi spieghiamo.” (Docente di disegno meccanico) Infine alcune criticità segnalate dai referenti aziendali coinvolti riguardano il più ampio rapporto scuola ed impresa: emerge infatti una certa preoccupazione relativa allo stato attuale del sistema scolastico italiano: “La scuola è piena di burocrazia, si muove ad una velocità completamente staccata da quella delle imprese, ma anche della società, mancano risorse economiche, i docenti sono precari, non sono motivati e non sono aggiornati, la scuola a mio parere si sta involvendo su se stessa, perdendo completamente quella autorità necessaria e presente nel passato. Come si fa a stimolare la curiosità a dei ragazzi che sono bombardati da tutto, ma non nella scuola…sono poche le ore negli istituti. Dobbiamo rivalutare l’autorità degli insegnanti, a partire dalle famiglie che devono rispettare le loro scelte, e comunque non minimizzarle davanti ai propri figli, dobbiamo fare in modo che ascoltare un insegnante ritorni ad essere

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un piacere. […] per me fare l’insegnate vuole dire una missione …si ha nelle mani il futuro dei ragazzi. Come facciamo a trasmettere valori e regole ai ragazzi se gli insegnanti non ci sono mai a scuola, se arrivano in ritardo, poi quando i ragazzi arrivano in una azienda sono sconvolti” (Responsabile Ufficio Tecnico) Altri aspetti concernano l’esigenza di migliorare il rapporto tra istituti tecnici ed università: “Oggi dove vanno molti periti? Vanno ad ingegneria e io mi domando, allora, perchè la facoltà di ingegneria non va dai periti, ma va ai licei? Chi esce da ingegneria dopo il liceo è preparato da un punto di vista teorico, ma non pratico, non va bene per le aziende medio e piccole presenti sul nostro territorio, noi abbiamo bisogno di conoscenze legate al saper fare. Il perito che fa ingegneria è oggi ricercatissimo sul mercato del lavoro, è quasi introvabile. Anche se qui ora c’è il problema del nuovo ordinamento: noi – le faccio un esempio - cerchiamo ingegneri laureati con il vecchio ordinamento […] altrimenti preferiamo prendere un perito.. la riforma dell’università non permette agli studenti di acquisire un metodo, anche qui stiamo disperdendo conoscenze. Perché non si creano laboratori tra università ed istituti tecnici – non solo per le grandi imprese innovative presenti sul nostro territorio che hanno già da sole le risorse, ma per le piccole e medie imprese che costituiscono il vero traino della nostra economia e che non hanno le risorse per acquisire tecnologie, per creare laboratori interni […] laboratori a cui le imprese, pagando, possono accedere per commissionare progetti, in cui i ragazzi apprendono la logica del lavoro per risultato, in cui si sviluppano conoscenze che vanno alle imprese e che dalle imprese ritornano alla scuola […] in tutta Europa ci sono esperienze di questo genere, anche a Modena, perché qui da noi no?” (Responsabile Ufficio Tecnico)

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Caso 5 – L’azienda CEDAC e l’Istituto Statale di Istruzione Superiore “Caduti della Direttissima” di Castiglione dei Pepoli Breve descrizione del caso Il caso presentato di seguito illustra come la relazione tra scuola ed impresa si arricchisca del contributo offerto dalle istituzioni presenti nel territorio di riferimento, la cui azione plasma ed orienta le strategie degli attori direttamente coinvolti nella costruzione sia di occasioni formative inedite per gli allievi, sia di opportunità future di occupazione, anche in situazioni in cui la collocazione territoriale periferica può rappresentare un limite allo sviluppo economico dell’area. Le ricadute sul sistema aziendale e su quello scolastico si rilevano su più versanti: maggiore visibilità dei due sistemi sul territorio; comunicazione ed integrazione accresciute e focalizzate su problematiche specifiche; ampliamento delle competenze degli insegnanti. Testimoni coinvolti - Dirigente Scolastico Istituto Tecnico Superiore - Castiglione dei Pepoli - docente Istituto Tecnico Superiore - Castiglione dei Pepoli - imprenditore azienda CEDAC - Castiglione dei Pepoli - 2 ex – studenti Istituto Tecnico Superiore - Castiglione dei Pepoli ora dipendenti

dell’azienda CEDAC Caratteristiche salienti del caso L’esperienza del lavoro di integrazione tra l’Istituto Statale di Istruzione Superiore “Caduti della Direttissima” di Castiglione dei Pepoli e l’azienda CEDAC, collocata nel medesimo Comune, si è progressivamente sviluppata a fronte di due esigenze specifiche: - da parte dell’azienda, impegnata nel settore ICT, di mantenere la propria collocazione

territoriale anche a fronte della limitata disponibilità di risorse umane aventi elevati skill di settore nel bacino locale del mercato del lavoro;

- da parte della Scuola, di ampliare il proprio ruolo di possibile trait d’union con il contesto produttivo locale, offrendo agli allievi un corpo di competenze elevate e spendibili anche nell’ambito di altre realtà produttive.

L’opportunità di comunicare strettamente le reciproche esigenze da parte di queste due Istituzioni ha costituito l’occasione con cui progettare percorsi - sia entro la scuola, sia entro l’azienda - aventi comuni finalità: offrire agli allievi occasioni formative specifiche, legate allo sviluppo di competenze tecnico-professionali di alto livello, e costruire momenti orientativi volti ad accrescere la consapevolezza delle concrete opportunità d’inserimento lavorativo e di sviluppo professionale nel contesto territoriale locale. La reciproca “apertura” tra Scuola ed Impresa ha parallelamente stimolato l’Istituto scolastico alla revisione dei POF, con la conseguente innovazione di contenuti e di strumenti afferenti a quelle discipline tecniche direttamente richiamate dai processi lavorativi aziendali: “Per la scuola il valore aggiunto consta nel capire il territorio in cui si abita, le sue esigenze e tenerne conto. Noi abbiamo iniziato alcuni anni fa a chiedere al territorio di cosa c’era bisogno, in particolare a Castiglione non ci sono grandi imprese se non due o tre, e queste ci hanno evidenziato che loro dovevano rivolgersi all’Ufficio di collocamento per trovare lavoratori perché quelli che uscivano dalle nostre scuole non avevano le competenze di base

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richieste. In particolare un’impresa che produce software stava pensando di trasferirsi, ed ha aperto una succursale a Casalecchio, perché tutte le persone venivano da Bologna e dovevano pagarle la trasferta. Circa sei anni fa così abbiamo fatto un progetto finanziato dalla Provincia per introdurre nei POF di tutti e 4 gli indirizzi (Ragioneria, Elettrico, Turistico, Liceo) tre ore di informatica, per tutti i 5 anni,(nei primi tra anni portavano ad acquisire la Patente informatica, nei successivi due anni si specializzavano le competenze informatiche in base agli indirizzi). Questo percorso è stato concordato con la Ditta che ha partecipato in tutto e per tutto al progetto ed alla sua realizzazione.” (Dirigente Scolastico). “Quando siamo nati eravamo in un’altra città, ma siccome io ero di queste parti, XXXX pure, e XXXX lo stesso, allora abbiamo ragionato fra di noi sulle possibilità di proseguire questo tipo di attività restando a Castiglione, anche alla luce di ciò che si diceva all’epoca, e cioè che le aziende collocate in montagna avevano alcune agevolazioni, ed allora abbiamo provato in tal senso. Dimostrando che si sarebbe riusciti a fare uno dei pochi lavori che si riescono a fare in queste zone qua, se non vendere prodotti caratteristici della zona su cui però forse non si può basare un’economia e un sviluppo della zona. Il problema nostro era poi riuscire a trovare ragazzi che ci aiutassero a fare il lavoro che stiamo facendo, con personale molto qualificato.” (Imprenditore) A partire dalla positiva esperienza vissuta con la più stretta collaborazione tra Scuola ed Impresa, e nell’intento di sviluppare maggiormente le occasioni formative ed occupazionali dei giovani residenti localmente, sono state costruite sinergie allargate ad altre Istituzioni del territorio, come, ad esempio, il Centro per l’impiego e le Associazioni di categoria: “Abbiamo poi costituito a Rioveggio un Centro per l’analisi dei fabbisogni, in cui Comuni, Scuole, Imprese, Centri per l’impiego lavorano insieme per analizzare i fabbisogni del territorio e nel futuro vorremmo anche creare percorsi formativi per soddisfare le esigenze emerse (al momento abbiamo fatto una serie di seminari per la P.A.). Molto attivo, anche grazie alla persona che vi opera, è il Centro per l’impiego che sta facendo una serie di indagini a tappeto nel territorio sia per farsi conoscere e pubblicizzare i servizi che offre, sia per comprendere i fabbisogni delle aziende, e noi come Scuola abbiamo ottimi rapporti con il CPI. Noi comunque con le aziende facciamo un po’ di tutto, dalle testimonianze agli stage, all’alternanza scuola lavoro, ecc. Ad esempio con la CNA abbiamo organizzato corsi per le aziende più piccole che cercavano segretarie d’azienda e così abbiamo fatto prima dei corsi per donne con bassa scolarità ed una metà ha trovato lavoro, poi ora facciamo sempre per donne un corso di marketing anche al fine di creare figure che sappiano supportare ed aiutare le imprese nel loro sviluppo, e abbiamo avuto diverse donne anche laureate che hanno partecipato a questi corsi, perché vogliono lavorare vicino a casa.” (Dirigente Scolastico). Il valore aggiunto nel rapporto scuola-impresa Il “valore aggiunto” rilevato da questo tipo di esperienza si innesta, dal punto di vista dell’Istituzione scolastica, su molteplici livelli:

- Assumere un ruolo attivo sul territorio in merito allo sviluppo economico ed istituzionale dello stesso e delle sue potenzialità;

- Dare una concreta risposta alle esigenze di sviluppo degli apprendimenti dei giovani allievi in merito alle competenze di natura tecnica e trasversale, spendibili non solo nell’ambito aziendale indagato, ma anche in altri contesti produttivi;

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- Ottimizzare l’offerta formativa, ampliandone la portata, i contenuti innovativi e mantenendone uno stretto riferimento in merito all’evoluzione tecnica e tecnologica dei settori produttivi in cui essa intende collocarsi;

- Sviluppare le competenze degli insegnanti stessi, e dunque la formazione ad essi rivolta e l’integrazione con l’evoluzione dei settori produttivi.

“L’obiettivo è quello di creare sviluppo locale, di fare stare bene le persone che qui abitano e di tenerle qui, con tutti i problemi, a diversi livelli, che noi abbiamo oggi (l’immigrazione, i giovani, gli anziani). Le persona qui vengono a scuola per chieder ogni genere di informazione, per parlare, si diventa un punto di riferimento per il paese soprattutto quando si danno delle risposte ai problemi, dopo le persone tornano. Il rapporto con le imprese si situa in questo quadro, quello di contribuire allo sviluppo locale, e poi la politica dovrebbe orientare questo sviluppo nelle direzioni che vuole. Grazie a queste azioni abbiamo imparato cose che non conoscevamo, poi ci ha permesso di riflettere sulla Formazione professionale, negli scorsi anni ci sono stati duplicati di azioni, un centro di formazione professionale, vinceva un bando e veniva a fare un percorso di alfabetizzazione da noi, ma noi lo avevamo già fatto, si devono meglio gestire questi fondi, il problema è che noi non abbiamo nel territorio dei centri di FP, per cui collaboriamo con quelli di Bologna, ma spesso non siamo soddisfatti. Il Centro si pone come obiettivo quello di coordinare, supervisionare tali esperienze. È necessario trovare un modo per strutturare seriamente l’educazione per gli adulti e noi crediamo che l’analisi dei fabbisogni e il coordinamento dei corsi di FP possa aiutarci.” (Dirigente Scolastico). “ Ci sono ricadute importanti a livello di competenze degli insegnanti: il nostro livello di utilizzo informatico è diffuso su molte attività di lavoro degli insegnanti, la stessa programmazione è normalmente fatta utilizzando questi strumenti. Nella seconda metà degli ’90 siamo partiti con questi progetti, sapendo che l’informatica che veniva utilizzata nel settore a livello delle aziende non era quella che circolava a livello di amministrazione e che ci veniva messa a disposizione. Era già l’epoca di internet. Sapevamo che questo era il moto e andava in qualche modo cavalcato, bisognava stare al passo. L’azienda ci ha dato qualche input per capire cosa andava fatto anche a livello di curricoli.” (Insegnante) Dal punto di vista dell’impresa, il valore aggiunto viene rilevato, prioritariamente, nella possibilità di poter fare riferimento ad un bacino di risorse umane aventi abilità di livello adeguato alle esigenze della produzione, che tuttavia non si esauriscono in contenuti tecnico-informatici, ma anche gestionali, commerciali e comunicativo-relazionali: “Noi abbiamo una sezione in cui si scrive il software vero e proprio, su cui bisogna avere delle competenze specifiche sui linguaggi e sui sistemi operativi. Poi però da qui si può crescere e anche qui ci sono difficoltà a trovare delle persone che poi facciano da referente, da capo-progetto, perché ovviamente nel nostro organigramma nella parte dello sviluppo abbiamo persone che devono fare da referenti per i nostri diversi progetti. Quindi abbiamo bisogno di skill manageriali di un certo tipo, almeno un pochettino. E su diversi livelli del lavoro. Un’altra tipologia di skill che per noi sono necessari sono gli skill necessari per fare i prodotti. Poi abbiamo anche una parte dell’azienda che fa consulenza, che vuol dire la parte di organizzazione che si occupa di help desk, che può fare il cliente o che possiamo fare noi direttamente. Facciamo una consulenza che può rivolgersi all’azienda o alla banca. Poi nel tempo si è aggiunta una sezione in cui facciamo hardware, e quindi schede e progettiamo schede per l’industria, e anche qui gli skill che ci servono sono sicuramente differenti da quelli che una formazione di un Istituto tecnico può offrire. Qui andiamo su competenze legate all’elettronica. Quando abbiamo iniziato, sapendo già che il nostro lavoro era quello,

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e avendo già le idee sulle cose che ci sarebbero interessate, abbiamo ovviamente avvicinato la scuola, perché è l’istituzione che da la formazione alle persone. Noi abbiamo in alcuni casi fatto formazione anche all’interno, anche di tipo di base per questo tipo di mestiere, però mi piacerebbe arrivare a fare più formazione, ma di tipo specialistico. Non come in alcuni casi, da dover spiegare tutto da capo a dei ragazzi. E qui abbiamo iniziato alcuni discorsi con la scuola, che così ha iniziato a venirci incontro su queste questioni formative.” (Imprenditore) A fianco della progettazione di contenuti innovativi dei curricoli scolastici, la collaborazione tra Scuola ed Impresa si rileva nella possibilità, da parte degli allievi, di partecipare direttamente alla vita aziendale, ad esempio, attraverso periodi di permanenza in impresa, volti all’orientamento e alla conoscenza del funzionamento di un contesto organizzativo; tali momenti vengono progettati e pianificati con attenzione da parte sia della Scuola, sia dell’Azienda: “I ragazzi che abbiamo in stage non sono mai o quasi mai stati nel mondo del lavoro, e per loro è un po’ la prima esperienza, e devono orientarsi, guardarsi attorno. Da noi, ad esempio, sono stai un po’ in amministrazione, poi da un’altra parte, sono stati in altri uffici. Bisogna dargli l’idea di cos’è un’azienda. Il primo giorno, ad esempio, sono stati al centralino, per capire come funziona. Questa parte per noi non è semplicemente la parte del telefono al quale si risponde, ma è in collegamento con i centralini che abbiamo da altre parti, con i call center e con i server che abbiamo dietro la gestione del centralino. Oggi la telefonia in azienda non è più quella di una volta. Quindi si avvicinano al mondo del lavoro e cominciano ad orientarsi. Ovviamente non si va in dettaglio su una sola cosa.” (Imprenditore) Per gli allievi dell’Istituto, il complessivo quadro di momenti formativi creati e di potenzialità occupazionali future prospettate, viene valutato come una importante occasione sia di apprendimento, sia di orientamento: “Per me questo tipo di esperienza ha rappresentato, diciamo, una conferma di quello che mi sarebbe piaciuto fare di più…. Ovviamente non tutto quello che piace si può ottenere, ma almeno, se fai un lavoro che poi ti gratifica, non è poco. Qui a Castiglione non ci sono moltissime possibilità di lavoro, ma questa è sicuramente il meglio che avrei potuto trovare. Secondo me anche meglio che andando a Bologna, perché ci si conosce tutti, perché c’è un certo tipo di rapporto” (Ex-allievo, dipendente dell’azienda CEDAC) “Gli stage in azienda, almeno per gli studi che noi facciamo, intendo tecnico e informatico, sono molto importanti: primo perché impari delle cose che a scuola non sempre impari, ma poi anche perché vedi con i tuoi occhi un po’ come funziona, come potrebbe essere un giorno quando si lavorerà veramente” (Ex-allievo, dipendente dell’azienda CEDAC) Lo sviluppo e l’ampliamento dei contenuti degli insegnamenti, ha avuto, inoltre, ricadute anche sull’orientamento post-diploma degli allievi: “L’azienda ci ha dato qualche input per capire cosa andava fatto anche a livello di curricoli. Abbiamo inoltre avuto dei ritorni sull’interesse dei ragazzi nelle loro scelte post-diploma: è molto aumentato, negli ultimi anni, il loro interesse ad iscriversi in facoltà come Ingegneria e Informatica.” (Insegnante)

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Criticità e prospettive future Le prospettive future del rapporto tra l’Istituzione Scolastica e le realtà produttive locali si indirizzano sia verso il rafforzamento di quanto già realizzato, sia verso la progettazione di esperienze formative rivolte non solo agli allievi dell’Istituto Tecnico, ma anche ad adulti, sia occupati, sia bisognosi di ulteriore preparazione professionale ai fini di una maggiore occupabilità: “Ora stiamo cercando di ragionare insieme anche sui fondi interprofessionali, ci sono risorse enormi a disposizione delle imprese, devono essere sensibilizzati affinché queste risorse noi siano utilizzate solo per le figure più alte, ma anche per coloro che sono a rischio, per la riqualificazione delle persone, ecc.” (Dirigente Scolastico) Vengono tuttavia rilevati alcuni ostacoli al consolidamento di questa esperienza e allo sviluppo di nuovi progetti: “Ma ci sono anche ostacoli: ad esempio le infrastrutture informatiche, l’Adsl, la fibra ottica. L’idea dell’informatica era quella di avvicinare le periferie al centro, ma se non ci sono le infrastrutture allora la periferia diventa ancora più periferia. Noi ora abbiamo l’Adsl perché abbiamo fatto scrivere ai singoli studenti lettere alla Telecom di richiesta, ma siamo ancora indietro rispetto a Bologna e questo ci penalizza, le imprese non si insediano in un territorio che non ha infrastrutture adeguate. Poi la bassa scolarità soprattutto del passato (ora siamo tornati nella media provinciale) e l’elevato turn over degli insegnanti che per anni sono stati il punto di riferimento per delle iniziative, se vanno via i rapporti cadono.” (Dirigente Scolastico)

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3.2. Per una prima conclusione: il “valore aggiunto” del rapporto scuola-territorio-mondo del lavoro

In considerazione delle risultanze emergenti dal complesso dell’analisi realizzata (analisi di sfondo e analisi di casi significativi), si cercherà di sintetizzare nella tabella seguente le forme di possibile “valore aggiunto” concernenti le pratiche relazionali tra scuola ed organizzazioni produttive: Soggetti/ Istituzioni

Possibile valore aggiunto

Suggerimenti per azioni future

Allievi

- Orientarsi alla scelta, conoscendo direttamente il settore, i ruoli e le funzioni che possono rappresentare un esito lavorativo coerente con il percorso formativo prescelto;

- Autovalutare le risorse e le caratteristiche personali in rapporto alle esigenze poste dal lavoro;

- Sviluppare saperi pratici nel contesto di un’organizzazione;

- Sviluppare metacompetenze, attraverso vissuti formativi, in contesti “protetti”, per lo sviluppo di competenze trasversali

- Verifica da parte delle Istituzioni coinvolte dell’effettiva valenza formativa delle esperienze vissute in azienda;

- Garantire agli allievi in formazione esperienze di “qualità aggiuntiva” rispetto a quanto già proposto dal curriculum scolastico;

- Garantire un riconoscimento, formale e sostanziale (rispetto al mercato del lavoro e alla prosecuzione degli studi), delle esperienze vissute in azienda

Scuola

- Avvicinare e incorporare, entro i curricula formativi, contenuti coerenti con le richieste provenienti dall’ambiente esterno;

- Qualificare l’offerta curricolare e metodologico-didattica;

- Costituire un possibile trait d’union con il contesto produttivo locale;

- Rafforzare la propria presenza e il proprio ruolo sul territorio locale;

- Supportare la diffusione, a livello locale, della cultura tecnica

- Stabilizzazione di risorse (umane ed economico-organizzative) dedicate;

- Progettazione congiunta scuola-impresa sul medio-lungo termine

- Sviluppare la partecipazione delle Imprese ne raggiungimento delle finalità “ultime” della scuola in merito alla crescita professionale e all’apprendimento sociale dei giovani allievi

Organiz-zazione produttiva

- Garantirsi, nel tempo, un adeguato bacino di risorse professionali adeguate all’evoluzione tecnica, tecnologica ed organizzativa;

- Rafforzare la propria presenza e il proprio ruolo sul territorio locale;

- Supportare la diffusione, a livello locale, della cultura tecnica

- Ampliare le relazioni tra istituti tecnici, Università ed imprese finalizzate al potenziamento e alla diffusione della cultura tecnica;

- Mantenere maggiore coerenza nella progettazione delle esperienze rispetto alle caratteristiche della produzione, dell’organizzazione dell’impresa

Docenti

- Arricchire i metodi didattici; - Ampliare le proprie conoscenze tecniche

ed organizzative del settore produttivo di riferimento;

- Rafforzare le pratiche di valutazione degli apprendimenti degli allievi

- Stabilizzazione delle risorse (umane ed economico-organizzative) dedicate;

- Costituire un orizzonte di referenti (entro l’impresa, ed entro la scuola) stabili nel tempo;

- Creare occasioni, metodi e strumenti di valutazione congiunta con le Imprese delle esperienze realizzate e degli apprendimenti degli allievi

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Conclusioni finali

Il rapporto tra scuola ed impresa si concretizza, come si è potuto evincere dalle risultanze complessive dell’indagine, in un’ampia gamma di strumenti: dalle visite aziendali agli stage, dall’alternanza scuola-lavoro alle borse estive, all’educazione degli adulti e così via, configurando un vasto range di esperienze, la cui durata è anch’essa molto variabile, così come la sua architettura di realizzazione, dipendendo, in particolare, dalle finalità didattiche perseguite e dalle concrete opportunità che il tessuto economico ed istituzionale esprime. Una prima riflessione che in sede conclusiva, dunque, si ritiene opportuno proporre, concerne la relazione esistente tra indirizzo scolastico e tipologie di attività congiuntamente realizzate con le imprese. Come si evince dai dati complessivi dell’indagine, infatti, la differenziazione tra gli indirizzi degli Istituti in relazione a tali aspetti è piuttosto accentuata. In particolare, è possibile notare che la maggiore “sistematicità” delle relazioni intrattenute con le imprese (soprattutto se collocate nell’ambito locale di riferimento della scuola) è presente e diffusa negli istituti tecnici e professionali, mentre solo una molto più limitata quota dei licei, pur intrattenendo relazioni anche piuttosto intense con altre istituzioni del territorio, vanta tale “virtuosità” con il mondo della produzione14. Parallelamente, e con riferimento specifico agli Istituti ad indirizzo tecnico e professionale, è possibile notare che gli oggetti su cui tale relazione converge, così come le attività di mutuo interesse che vengono realizzate con le imprese, sono concentrati soprattutto “sull’esperienza concreta degli allievi”: stage, alternanza – lavoro, lavoro estivo risultano, infatti, ampiamente diffusi e consolidati nelle “pratiche relazionali” delle scuole rispetto alle imprese del territorio di riferimento, e non di rado vengono valutate dagli intervistati come “pratiche ed esperienze eccellenti”. Un ulteriore nodo emergente dall’indagine concerne la “variabile città/provincia” in rapporto all’ubicazione degli istituti. In questo caso, le differenziazioni appaiono evidenti, configurando un quadro in cui gli Istituti ubicati in città evidenziano relazioni più sporadiche con le imprese, ritengono che la caratteristica fondamentale “di successo” per la Scuola sia il prestigio e l’immagine della stessa, così come la qualità dei rapporti umani, e sono limitatamente coinvolti in progetti di ampio respiro volti al collegamento con il tessuto economico, caratteristica confermata, fra l’altro, da una limitata partecipazione al progetto di “Alma Diploma”. Diversamente, gli istituti ubicati in provincia sembrano distinguersi in merito ad una più intensa e frequente rete di per relazioni con le imprese; non di rado, inoltre, essi ritengono che la caratteristica fondamentale “di successo” per il proprio Istituto

14 Facendo riferimento specifico agli Istituti liceali, è possibile notare che essi strutturano, in prevalenza, una relazione con il soggetto Impresa volta ad una conoscenza maggiormente “generalizzata” rispetto agli indirizzi tecnici e professionali, aspetto che trova le sue principali espressioni concrete nelle visite tecniche o nelle testimonianze (che tuttavia si manifestano prevalentemente nel coinvolgimento di ex – allievi, piuttosto che di esperti aziendali).

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risieda proprio negli aspetti logistici, così come nella specializzazione dell’offerta formativa, e nella partecipazione più elevata a progetti innovativi, quali, appunto, “Alma Diploma”. Un aspetto di interesse specifico, emergente già dalle risultanze quantitative dell’indagine, e successivamente sottoposto ad ulteriore approfondimento qualitativo, riguarda lo sviluppo di strumenti ancora più efficaci nella sedimentazione dei risultati raggiunti nella relazione che la scuola intrattiene con le proprie imprese di riferimento, auspicando il consolidamento di tali esperienze ed una maggiore attenzione istituzionale alle finalità ed alla qualità delle stesse, in rapporto, soprattutto, agli apprendimenti degli allievi. Particolarmente sentita è l’esigenza di un maggior contributo delle imprese alla didattica per migliorare la qualità delle esperienze e per meglio orientare i giovani in uscita dalle scuole superiori. La progettazione congiunta, così come il monitoraggio e la valutazione ex post di tali esperienze, costituiscono dunque attività fondamentali da sviluppare, a fianco di una più ampia comunicazione alle famiglie del valore e delle caratteristiche che tali esperienze esprimono per i giovani allievi. Le esperienze indagate nell’approfondimento qualitativo della ricerca, certamente non esaustive delle diverse pratiche di rapporto scuola ed impresa, offrono comunque un panorama delle diverse tipologie con cui esso si esplica. Tali pratiche vengono valutate da tutti gli intervistati positivamente, sia per quanto concerne i contenuti veicolati, sia per quanto concerne la possibilità di rinnovare il legame reciproco (anche per eventuali futuri sviluppi). Le analisi di caso effettuate mettono innanzitutto in evidenza la tensione, da parte della scuola, ad avvicinare con maggiore intensità l’impresa rispetto al passato. La principali motivazioni risiedono nella necessità di incorporare, entro i curricoli formativi, contenuti coerenti con i contesti produttivi (non solo abilità tecniche, ma soprattutto comportamenti “in linea” con l’immagine di un contesto lavorativo). Per tal via, l’Istituzione scolastica intende dare, inoltre, una possibile ed ulteriore risposta al problema del calo delle iscrizioni, veicolando, entro le strategie di comunicazione dell’immagine d’Istituto, il forte legame con il mondo del lavoro e sottolineando la propria vocazione culturale tecnica, mentre, parallelamente, l’esperienza vissuta dal beneficiario diretto della relazione con l’impresa (l’allievo), viene spesso interpretata dall’Istituzione scolastica anche come un’opportunità con cui superare (anche se solo parzialmente) la rigidità del contesto e del metodo di apprendimento scolastico e la conseguente debolezza che quest’ultimo esprimerebbe nella pratica valutativa. Più specificatamente, attraverso le esperienze analizzate, i docenti coinvolti sembrano trarne ampi benefici, in quanto tutti valutano positivamente la possibilità di avere rapporti con le imprese al fine di poter ottimizzare l’offerta formativa, ampliandone la portata, i contenuti innovativi e mantenendone uno stretto riferimento in merito all’evoluzione tecnica e tecnologica dei settori produttivi di riferimento. Ciò ha permesso ai docenti di rivedere le proprie modalità d’insegnamento: il confronto con le imprese ha infatti, in alcuni casi, dato vita alla ricerca di una maggiore integrazione tra le diverse discipline ed alla messa in pratica, all’interno della scuola, di nuove modalità attraverso cui

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sviluppare i programmi di insegnamento. Per i docenti, tali esperienze possono costituire un importante strumento con cui trasmettere agli alunni il valore per il lavoro, anche se viene segnalata la necessità di compiere alcuni passi fondamentali: superare il limite rappresentato da una concezione di ‘separatezza’ con la quale le attività si esplicano, effettuare una co-progettazione e una valutazione collettiva e circolare dei progetti, attribuire risorse dedicate (umane ed economiche) stabili agli stessi, coinvolgere tutte le discipline, e, infine, valorizzare l’esperienza svolta con l’impresa entro il curricolo scolastico. Per quanto concerne gli alunni coinvolti, sul piano dell’apprendimento, queste esperienze hanno in particolare rafforzato l’orientamento alla scelta, permettendo la conoscenza diretta del settore, dei ruoli e delle funzioni che possono rappresentare un esito lavorativo coerente con il percorso formativo prescelto. Inoltre le esperienze hanno permesso di sviluppare saperi pratici coerenti con i futuri sbocchi occupazionali e competenze di natura “meta”, offrendo l’occasione con cui autovalutare le proprie risorse e caratteristiche personali in rapporto alle esigenze poste dal lavoro. Tali esperienze possono dunque rappresentare strumenti attraverso i quali la scuola sviluppa curiosità e passione negli alunni verso il lavoro contribuendo ad attribuire un senso alle scelte effettuate, rimotivando ed aggiornando parallelamente i docenti coinvolti e dando vita, dunque, ad un circolo ‘virtuoso’ che può consentire all’istituzione scolastica di riavvicinarsi, da una parte, agli studenti ed alle famiglie e, dall’altra, alle imprese, riproponendosi come luogo che genera conoscenza. L’enfasi posta sull’acquisizione di esperienza di lavoro da parte dei giovani allievi tratteggia un quadro complessivo in cui il contesto aziendale acquisisce il valore di un vero e proprio “contesto insegnante”, anche se a condizione di importanti requisiti di qualità (caratteristiche dell’organizzazione del lavoro, innovazione, disponibilità aziendale, e soprattutto rapporto fiduciario consolidato con gli interlocutori aziendali in merito alle finalità delle esperienze realizzate). L’apertura didattica nei confronti del contesto aziendale rappresenta un aspetto che, in alcuni casi esaminati, gli Istituti desidererebbero dunque valorizzare ulteriormente, attraverso un maggiore coinvolgimento dell’interlocutore privilegiato “impresa”, e strutturando una relazione che potremmo definire fortemente “finalizzata”. In particolare, il tentativo è quello di impostare una conoscenza reciproca dei soggetti, in cui, se da un lato la scuola intende rappresentare un “ponte” qualificato nella transizione degli allievi nel mondo del lavoro (svolgendo un ruolo attivo nell’apprendimento della cultura tecnica, del lavoro e dell’organizzazione produttiva), dall’altro richiede al soggetto Impresa di comprendere a fondo (e di parteciparvi, in una qualche misura) le caratteristiche e le finalità educative “ultime” svolte dalla scuola nella crescita professionale e nell’apprendimento sociale dei giovani allievi. E’ mediante il processo di socializzazione che gli individui acquisiscono le conoscenze, le abilità e le disposizioni che li rendono in grado di partecipare come membri più o meno effettivi dei gruppi e della società, e l’esperienza di lavoro, anche se breve, assume, in questo senso, un ruolo fondamentale. La socializzazione al lavoro, che molte delle esperienze realizzate congiuntamente dalla scuola e dall’impresa esprimono, si riserva dunque la finalità di formare anche l’identità psico-sociale della persona, richiamando valori, conoscenze ed atteggiamenti fusi in un ‘set di disposizioni’ capace di guidare il comportamento dell’allievo

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in un più ampio raggio di esperienze, scolastiche, professionali ed extra-professionali. In quest’ottica, l’inclusione dei processi formativi nell’alveo dei processi di socializzazione al lavoro converge sulla trasmissione di elementi che non si limitano alle abilità e alle competenze tecnico-professionali, ma si estendono in direzione di quei contenuti valoriali e relazionali afferenti ad una data cultura tecnica e di lavoro. Per quanto riguarda il versante impresa, il “valore aggiunto” della relazione con la scuola viene individuato prevalentemente nella possibilità di “garantirsi” nel tempo un adeguato bacino di risorse professionali disponibili, e, soprattutto, capaci di esprimere comportamenti coerenti con l’architettura relazionale ed organizzativa del proprio contesto. Tra le principali “richieste” espresse dal mondo imprenditoriale, rispetto alle potenziali e future risorse umane, vi è la maturazione della consapevolezza delle concrete opportunità d’inserimento lavorativo e di reale conoscenza delle vocazioni tecniche e produttive del contesto territoriale locale. Parallelamente, viene lamentata, da parte di alcune imprese (soprattutto di piccola dimensione), la carenza di interesse e il declino, sempre più evidente, del “potenziale di attrazione” dell’esperienza in azienda da parte degli allievi frequentanti, in particolare, gli Istituti tecnici e professionali: a fronte, cioè, di un’elevata disponibilità (anche numerica) ad accogliere al proprio interno allievi di con questo tipo di preparazione, di frequente tali opportunità restano disattese. Un nodo critico emergente concerne il ruolo svolto dall’ambiente (sociale, economico, culturale ed istituzionale) di riferimento, quale condizione decisiva di consolidamento del rapporto tra scuola ed impresa: la sua strutturazione “plasma” ed orienta le pratiche concrete (modalità di realizzazione, nodi critici da superare, soggetti concretamente coinvolti, ecc.) con cui vengono perseguiti gli obiettivi relazionali delle due Istituzioni (scolastica e produttiva). In certi casi, si è evidenziata una certa “lassità” istituzionale nella regolazione e sostegno del rapporto tra scuola ed impresa, con la principale conseguenza di determinare una “stressatura” delle risorse relazionali e personali che i singoli soggetti (imprenditori, docenti, dirigenti scolastici) possiedono e utilizzano per concretizzare tale legame in esperienze “di valore” per gli allievi, per l’Istituto scolastico e per le imprese. Più voci sottolineano di conseguenza alcune piste di lavoro. Innanzitutto l’esigenza di superare l’idea di progetto che spesso ha accompagnato tali esperienze - anche in conseguenza delle incertezze normative di questi ultimi anni - per pervenire ad una istituzionalizzazione di tali pratiche attraverso il coinvolgimento dei differenti attori che operano a diversi livelli (politico ed istituzionale, organizzativo ed operativo), alla costruzione di un ‘registro’ di regole comuni e grazie all’assunzione di reciproche responsabilità al fine di mettere sul campo quelle condizioni economiche, educative, culturali e sociali che possono integrare le diverse istituzioni su un progetto unitario di sviluppo del sistema educativo, economico e sociale. Sempre più necessario risulta dunque l’individuazione di ambienti e spazi che favoriscano la condivisione delle pratiche, dedicati alla cooperazione tra le parti interessate e le istituzioni al fine di rafforzare i legami tra scuola, università, mondo della formazione, mondo produttivo e della ricerca così come

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il sostegno di azioni mirate per diffondere la cultura dell’alternanza sensibilizzando le parti interessate ad avere un ruolo più consapevole ed attivo.

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impegno civile, Torino, Einaudi, 2002 Besozzi E. (a cura di), Navigare tra formazione e lavoro, Carocci, Roma, 1998 Bonvin J.M., “Riforme della sfera pubblica e approccio della capacitazione. L’esperienza

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Bowles S., Gintis H., L’istruzione nel capitalismo maturo, Zanichelli, Bologna, 1991 Castel R., Les métamorphoses de la question sociale. Une chronique du salariat, Paris, Fayard, 1995 Castells M., La nascita della società in rete, Milano, Bocconi-Egea, 2002 Cobalti A., Globalizzazione e istruzione nella Sociologia dell’Educazione in Italia, Quaderno

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M., Giovannini G., Landri P., Sociologia delle politiche e dei processi formativi, Milano, Guerini Scientifica, 2006

Rifkin J., L’era dell’accesso, Mondadori, Milano, 2000 Rifkin J., La fine del lavoro, Milano, Baldini e Castoldi, 1995 Rullani E., “Sopravviverà il capitalismo all’uso della scienza come forza produttiva?”, in Economia e Politica Industriale, n.71, 1991 Rullani E., La fabbrica dell’immateriale, Roma, Carocci, 2004 Sen A., La disuguaglianza, Il Mulino, Bologna, 1992 Streeck W., “L’impresa come luogo di formazione e di apprendimento”, in Ceri P., Impresa e lavoro in trasformazione. Italia Europa, Bologna, Il Mulino, 1988

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Allegati

Allegato n. 1 – La scheda per la mappatura del rapporto scuola-territorio-mondo del lavoro

PROVINCIA DI BOLOGNA

INDAGINE SULLE RELAZIONI SCUOLA-TERRITORIO-MONDO DEL LAVORO

Progetto Feedback snc P.A. 2006-3001/Bo – Det. Dir. n.6 del 31/03/2006

Sezione A

Istituto scolastico: …………………………………………………… Dirigente scolastico: …………………………………………………. Da quale anno è dirigente scolastico presso questo istituto? ……………………………………… Da quanti anni è dirigente scolastico? ……………………………………………………………….. Nell’ottica di ricostruire il quadro delle relazioni maggiormente significative del Suo Istituto con organizzazioni esterne, Le chiediamo ora di ordinare le relazioni più frequenti che la Sua scuola ha con i seguenti soggetti:

Soggetti Molto frequenti

Frequenti Sporadiche Nessuna relazione

- enti locali (provincia e comune di riferimento) - imprese locali - imprese al di fuori del comune e dell’ambito territoriale di riferimento

- associazioni di categoria - altri istituti superiori - scuole medie inferiori - università - enti di formazione professionale - mondo non profit - famiglia - altre associazioni e istituzioni del contesto locale (musei, teatri, ospedali, ecc.)

- altro (specificare………………………………………….)

Nell’ottica di ricostruire il quadro delle relazioni maggiormente significative del Suo Istituto con organizzazioni esterne, Le chiediamo ora di ordinare le relazioni in ordine di importanza perché la scuola realizzi con successo le proprie attività (da 1=per niente o poco importante a 4=molto importante):

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Soggetti 1 2 3 4 - enti locali (provincia e comune di riferimento) - imprese locali - imprese al di fuori del comune e dell’ambito territoriale di riferimento

- associazioni di categoria - altri istituti superiori - scuole medie inferiori - università - enti di formazione professionale - mondo non profit - famiglia - altre associazioni e istituzioni del contesto locale (musei, teatri, ospedali, ecc.)

- altro (specificare………………………………………….)

Ci sono spazi scolatici (laboratori, palestra, ecc.) che vengono offerti ad altri enti, associazioni, ecc. per svolgere attività?

- Sì �- No �

Se sì, specificare quali spazi.................................................................. Per svolgere quali attività? …………………………………………….. Tali spazi sono dati :

- in affitto �- in concessione �- altro (specificare………………..) �

L’Istituto partecipa attraverso altre forme e modalità alla vita sociale/culturale del territorio di riferimento (possibili più risposte)?

Se sì, attraverso l’iniziativa diretta dei seguenti ruoli

- partecipazione a manifestazioni

Sì �No �

Dirigente scolastico �Insegnante �Segretario scolastico �Altro (specificare)…. �

- sponsorizzazioni di manifestazioni

Sì �No �

Dirigente scolastico �Insegnante �Segretario scolastico �Altro (specificare)…. �

- partecipazione a iniziative attraverso partnership con altri soggetti del territorio

Sì �No �

Dirigente scolastico �Insegnante �Segretario scolastico �Altro (specificare)…. �

- partecipazione ad associazioni e comitati locali, pro loco, consulta territoriale

Sì �No �

Dirigente scolastico �Insegnante �Segretario scolastico �Altro (specificare)…. �

- altro (specificare……………………..)

Sì �No �

Dirigente scolastico �Insegnante �Segretario scolastico �Altro (specificare)…. �

Rapporto Scuola – Mondo produttivo (imprese, associazioni di categoria ed enti di formazione professionale) ……

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Scuola e Imprese

N. di imprese con cui si hanno relazioni: ……………………………………….. Settori produttivi prevalenti delle imprese con cui si hanno relazioni (indicare max 3 settori ) 1. 2. 3..

Tipologia prevalente delle imprese con cui si hanno relazioni (max 2 risposte): - grandi imprese (sopra i 250 dipendenti) �- medie imprese (da 51 a 250 dipendenti) �- piccole imprese (da 10 a 50 dipendenti) �- micro imprese (sotto i 10 dipendenti) �

Le imprese con cui l’istituto ha relazioni sono collocate prevalentemente (una sola risposta): - nello stesso comune della scuola �- nell’ambito territoriale di riferimento �- al di fuori dal comune e dall’ambito territoriale di riferimento �

Le relazioni con le imprese sono prevalentemente (max 2 due risposte in ordine di importanza): - dirette �- mediate dalle associazioni di categoria �- mediate da enti di formazione professionale �- mediate da altre organizzazioni, istituzioni (specificare…………………………) �

Nelle relazioni con le imprese prevalgono (una sola risposta): - l’acquisto di servizi, prestazioni, informazioni, �- lo scambio reciproco di servizi, prestazioni, informazioni �- donazioni �- altro (specificare…………………………….) �

Descrivere sinteticamente il principale punto di forza e la principale criticità delle relazioni con le imprese: Punto di forza Criticità

Attività realizzate con le imprese:

ORIENTAMENTO IN ENTRATA sì no

Con le imprese sono state realizzate:

Testimonianze di esperti del mondo aziendale � �Testimonianze di ex – allievi impiegati in imprese del settore produttivo di

riferimento della scuola � �Altro (specificare) ………………………………………………….. � �

ACCOGLIENZA, ATTIVITÀ DI RECUPERO E DI SOSTEGNO sì no

Con le imprese sono state realizzate:

Progetti finalizzati a sostenere percorsi individuali per soggetti in difficoltà � �Altro (specificare) ………………………………………………….. � �

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ATTIVITÀ CURRICULARI, ATTIVITÀ EXTRA CURRICULARI

Attività curriculari

Attività extra curriculari

sì no sì no

Con le imprese sono state realizzate: Alternanza scuola-lavoro � � � �Stage � � � �Tirocini � � � �Lavoro estivo � � � �Visite tecniche � � � �Incontri con esperti ed imprenditori � � � �Finanziamenti e sponsorizzazioni di progetti specifici � � � �Partecipazione a fiere � � � �Borse di studio � � � �Didattica/impresa (ad esempio: allestimento di mostre, laboratori,

dimostrazioni pratiche entro spazi aziendali) � � � �Altro (specificare) ………………………………………………….. � � � �

ORIENTAMENTO IN USCITA sì no

Con le imprese sono state realizzate: Inserimento lavorativo � �Borse di studio/lavoro � �Stage post-diploma � �Tirocini post-diploma � �Azioni di Intermediazione offerta e domanda di lavoro � �

Altro (specificare) ………………………………………………….. � �

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Utilizzando la griglia sotto riportata, Le chiederemmo ora cortesemente di indicare, in ordine di importanza, le 5 imprese con cui il Suo Istituto ha rapporti di collaborazione per lo svolgimento diattività/iniziative/progetti. Per ognuna di queste imprese, inoltre, le chiederemmo di individuare: la dimensione dell’impresa, il settore produttivo di riferimento, i ruoli coinvolti, le attività e leiniziative svolte in collaborazione, gli esiti raggiunti e se vengono previste, per il futuro, nuovi progetti ed attività.

Nome impresaDimensione

Settoreproduttivo

Ruoli aziendalicoinvolti(con chi si hannorelazioni entro lasingola impresa?)

Ruoli dell’Istitutoscolastico coinvolti(chi dell’Istitutogestisce direttamentele relazioni con lasingola l’impresa?)

Attività ed iniziativeche vengono svolte incollaborazione(per che cosa vienecoinvolta la singolaimpresa?)

Con qualiesiti?(che valutazione dà airisultati ottenuti dallacollaborazione e dalleattività realizzate conla singola impresa?)

Vi sono nuoviprogetti/idee/iniziative che verrannosviluppate in futurocon la singolaimpresa?

1 grande (sopra i 250 dip.) �media (da 51 a 250 dip.) �piccola (da 10 a 50 dip.) �micro (sotto i 10 dip.) �

Dirig. scolastico �Insegnante �Segret. scolastico �Altro (………….)�

2 grande (sopra i 250 dip.) �media (da 51 a 250 dip.) �piccola (da 10 a 50 dip.) �micro (sotto i 10 dip.) �

Dirig. scolastico �Insegnante �Segret. scolastico �Altro (………….)�

3 grande (sopra i 250 dip.) �media (da 51 a 250 dip.) �piccola (da 10 a 50 dip.) �micro (sotto i 10 dip.) �

Dirig. scolastico �Insegnante �Segret. scolastico �Altro (………….)�

4 grande (sopra i 250 dip.) �media (da 51 a 250 dip.) �piccola (da 10 a 50 dip.) �micro (sotto i 10 dip.) �

Dirig. scolastico �Insegnante �Segret. scolastico �Altro (………….)�

5 grande (sopra i 250 dip.) �media (da 51 a 250 dip.) �piccola (da 10 a 50 dip.) �micro (sotto i 10 dip.) �

Dirig. scolastico �Insegnante �Segret. scolastico �Altro (………….)�

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Scuola e Associazioni di categoria

N. di associazioni di categoria con cui si hanno relazioni: …………………………………. Indicare le principali associazioni di categoria con cui si hanno relazioni (max 3 risposte): 1. 2. 3..

Le associazioni di categoria con cui l’istituto ha relazioni sono collocate prevalentemente: - nel comune �- nell’ambito territoriale di riferimento �- al di fuori dal comune e dall’ambito territoriale di riferimento �

Le relazioni con le associazioni di categoria sono (max 2 due risposte in ordine di importanza): - dirette �- mediate da enti di formazione professionale �- mediate da imprese �- mediate da altre organizzazioni, istituzioni (specificare…………………………) �

Nelle relazioni con le associazioni di categoria prevalgono (una sola risposta): - l’acquisto di servizi, prestazioni, informazioni �- lo scambio reciproco di servizi, prestazioni, informazioni �- donazioni �- altro (specificare…………………………….) �

Descrivere sinteticamente il punto di forza e la criticità delle relazioni con le associazioni di categoria: Punto di forza Criticità

Attività realizzate con le Associazioni di categoria

ATTIVITÀ CURRICULARI, ATTIVITÀ EXTRA CURRICULARI

Attività curriculari

Attività extra

curriculari

Con le Associazioni di Categoria locali sono state realizzate: sì no sì no

Sponsorizzazioni/finanziamenti su progetti specifici � � � �Incontri con rappresentanti delle Associazioni � � � �Altro (specificare) ………………………………………………….. � � � �

ORIENTA MENTO IN USCITA

Con le Associazioni di Categoria locali sono state realizzate: sì noIncontri con rappresentanti di Associazioni finalizzati all’orientamento in

uscita � �Borse di studio/lavoro � �Altro (specificare) ………………………………………………….. � �

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Scuola ed Enti di formazione professionale

N. di enti di formazione professionale con cui si hanno relazioni: ………………………….. Indicare i principali enti di formazione professionale con cui si hanno relazioni (max 3 risposte): 1. 2. 3..

Gli enti di formazione professionale con cui l’istituto ha relazioni sono collocate prevalentemente: - nel comune �- nell’ambito territoriale di riferimento �- al di fuori dal comune e dall’ambito territoriale di riferimento �

Le relazioni con gli enti di formazione professionale sono (max 2 due risposte in ordine di importanza): - dirette �- mediate da associazioni di categoria �- mediate da imprese - mediate da altre organizzazioni, istituzioni (specificare…………………………) �

Nelle relazioni con gli enti di formazione professionale prevalgono (una sola risposta): - l’acquisto di servizi, prestazioni, informazioni �- lo scambio reciproco di servizi, prestazioni, informazioni �- donazioni �- altro (specificare) �

Descrivere sinteticamente il punto di forza e la criticità delle relazioni con gli enti di formazione professionale: Punto di forza Criticità

Attività realizzate con gli enti di formazione professionale:

ATTIVITÀ CURRICULARI, ATTIVITÀ EXTRA CURRICULARI

Attività curriculari

Attività extra curriculari

sì no sì no

La Formazione Professionale ha offerto sostegno per attività curriculari, attività extra curriculari per l'Istituto di Sua competenza? � � � �Se sì, attraverso:

Progettazione curriculare congiunta con insegnanti � � � �

Attività didattica con allievi � � � �Tutoraggio/accompagnamento � � � �Formazione insegnanti � � � �Convenzioni con CFP � � � �

Altro (specificare) ………………………………………………….. � � � �

ORIENTAMENTO IN USCITA sì noLa Formazione Professionale ha offerto sostegno per l’orientamento in uscita per l'Istituto di Sua competenza? � �Se sì, attraverso:

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Incontri con esperti della Formazione Professionale post - diploma � �Altro (specificare) ………………………………………………….. � �

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Rapporto Scuola superiore – Mercato del lavoro

Il Suo Istituto scolastico ha partecipato al progetto “Alma Diploma”? - Sì �- No �

Il Suo Istituto scolastico ha svolto indagini relative agli sbocchi occupazionali degli allievi? - Sì �- No �

Se sì, tali indagini avvengono (una sola risposta): - Regolarmente (ogni anno scolastico) �

- Saltuariamente (ogni due/tre anni) �- Altro (specificare………) �

Attraverso quali delle seguenti modalità vengono svolte tali indagini? - Questionario/intervista diretta a un campione di ex-allievi �- Questionario/intervista diretta a tutti gli ex allievi �- Questionario/intervista alla aziende dei principali settori di riferimento �- Raccolta di informazioni presso i Centri per l’Impiego del territorio di riferimento �- Altro (specificare…..) �

I risultati di tali indagini sono (possibili più risposte): - Raccolti su supporti cartacei �- Raccolti su supporti multimediali �- Altro (specificare)……..…. �

I risultati di tali indagini sono diffusi attraverso (possibili più risposte): - Pubblicazione sulle pagine web della scuola �- Divulgati tramite posta �- Diffusi tramite giornate dell’orientamento �- Altro (specificare)…..….. �

Il Suo Istituto ha rapporti con: - Centro per l’impiego �- Centro per l’impiego e l’orientamento �- Agenzie interinali �- Altro (specificare………………….) �

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Rapporto Scuola superiore – Mondo dell’associazionismo e organizzazioni culturali, sportive, ecc (musei, teatri, ospedali, associazioni culturali, sportive, ecc.)

N. di associazioni, organizzazioni culturali e sportive (musei, teatri, ospedali, associazioni culturali, sportive, ecc.) con cui si hanno relazioni: ………………………… Indicare le principali associazioni, organizzazioni culturali e sportive con cui si hanno relazioni:

1. 2. 3. 4. 5.

Le associazioni, organizzazioni culturali e sportive (musei, teatri, ospedali, associazioni culturali, sportive, ecc.) con cui l’istituto ha relazioni sono collocate prevalentemente: - nel comune �- nell’ambito territoriale di riferimento �- al di fuori dal comune e dall’ambito territoriale di riferimento �

Le relazioni con le associazioni, organizzazioni culturali e sportive sono (una sola risposta): - dirette �- mediate da altre organizzazioni, istituzioni (specificare…………………………) �

Nelle relazioni con le associazioni, organizzazioni culturali e sportive (musei, teatri, ospedali, associazioni culturali, sportive, ecc.) prevalgono (una sola risposta): - l’acquisto di servizi, prestazioni, informazioni, - lo scambio reciproco di servizi, prestazioni, informazioni - donazioni - altro (specificare…………………………….)

Descrivere sinteticamente il punto di forza e la criticità delle relazioni con le associazioni, organizzazioni culturali e sportive (musei, teatri, ospedali, associazioni culturali, sportive, ecc.):

Punto di forza Criticità

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Attività realizzate con mondo dell’associazionismo e organizzazioni culturali, sportive, ecc

(musei, teatri, ospedali, associazioni culturali, sportive, ecc.):

Per quanto concerne ATTIVITÀ CURRICULARI, ATTIVITÀ EXTRA CURRICULARI, ecc. con le associazioni, organizzazioni culturali e sportive sono stati realizzati

Attività curriculari Attività extra curriculari

: Mai

Saltuariamente ogni

due/tre anni

Regolarmente ogni anno Mai

Saltuariamente ogni

due/tre anni

Regolarmente ogni

anno Visite nella città (musei, mostre, luoghi, monumenti,

ecc.) � � � � � �Progetti di animazione del territorio � � � � � �Laboratori teatrali, di pittura….con soggetti esterni � � � � � �Progetti di educazione ambientale � � � � � �Progetti di educazione alla cittadinanza � � � � � �Progetti di sensibilizzazione alla prevenzione e

sicurezza e salute � � � � � �Progetti relativi alla conoscenza del territorio e

all’orientamento sul territorio � � � � � �Progetti di educazione interculturale � � � � � �Esperienze di volontariato da parte degli alunni � � � � � �

Altro (specificare) ………………………………………………….. � � � � � �

Per quanto concerne l’ORIENTAMENTO IN USCITA con le associazioni, organizzazioni culturali e sportive sono stati realizzati sì no

Borse di studio/lavoro � �Stage post-diploma � �Tirocini post-diploma � �

Altro (specificare) ………………………………………………….. � �

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Rapporto Scuola superiore – Altre organizzazioni e istituzioni presenti al di fuori del contesto locale e dall’ambito territoriale di riferimento (Regione Emilia-Romagna, Comunità Europea,

Ministero, Istituti di altri Paesi, ecc.)

N. di organizzazioni e istituzioni presenti al di fuori del contesto locale con cui si hanno relazioni: ……………………………….

Indicare le organizzazioni e istituzioni presenti al di fuori del contesto locale con cui si hanno relazioni e le finalità di tali relazioni: Organizzazione/Istituzione Finalità della relazione

Le relazioni con tali organizzazioni sono (una sola risposta): - dirette �- mediate da altre organizzazioni, istituzioni (specificare…………………………) �

Nelle relazioni con le imprese prevalgono: - l’acquisto di servizi, prestazioni, informazioni �- lo scambio reciproco di servizi, prestazioni, informazioni �- donazioni �- altro (specificare…………………………….) �

Descrivere sinteticamente il punto di forza e la criticità delle relazioni con tali organizzazioni: Punto di forza Criticità

Attività realizzate con altre organizzazioni e istituzioni presenti al di fuori del contesto locale e dall’ambito territoriale di riferimento:

Per quanto concerne ATTIVITÀ INTEGRATIVE CURRICULARI, ATTIVITÀ EXTRA CURRICULARI con altre organizzazioni e istituzioni presenti al di fuori del contesto locale sono stati realizzati: Attività curriculari

Attività extra curriculari

sì no sì no

Viaggi e visite guidate in altre province, regioni, nazioni � � � �Scambi con l’estero � � � �Settimane – studio all’estero � � � �Progetti ministeriali � � � �Altro (specificare) ………………………………………………….. � � � �

Per quanto concerne l’ORIENTAMENTO IN USCITA con altre organizzazioni e istituzioni presenti al di fuori del contesto locale sono stati realizzati: sì no

Borse di studio/lavoro � �Altro (specificare) ………………………………………………….. � �

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Sezione B

Esperienze eccellenti degliultimi due anni

(specificare anche laragione per cui sonoritenute eccellenti)

Quali ruoli,all’interno del Suo

Istituto, hannocurato

direttamentequesti

contatti/relazioni?

Per larealizzazione di

queste esperienzedi eccellenza,quanto sono

risultate rilevantile relazioni giàconsolidate conquesti soggetti?

La realizzazionedi queste

esperienze dieccellenza ha

gettato le basi, oha costituito

l’occasione, percreare

successivamentenuove relazioni?

La realizzazionedi queste

esperienze dieccellenza ha

gettato le basi, ocostituito

l’occasione, percreare

successivamentenuovi progetti

condivisi?

Aspetti da migliorare epotenziare in prospettiva

- Scuola –AmministrazioniLocali(AmministrazioneProvinciale)

Dir. scolastico �Insegnante�Segret. Scolast.�Altro (…………)�

Poco �Abbastanza �Molto �

Poco �Abbastanza �Molto �

Poco �Abbastanza �Molto �

Scuola–AmministrazioniLocali (Comune diriferimento)

Dir. scolastico �Insegnante�Segret. Scolast.�Altro (…………)�

Poco �Abbastanza �Molto �

Poco �Abbastanza �Molto �

Poco �Abbastanza �Molto �

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Esperienze eccellenti degliultimi due anni

(specificare anche laragione per cui sonoritenute eccellenti)

Quali ruoli,all’interno del Suo

Istituto, hannocurato

direttamentequesti

contatti/relazioni?

Per larealizzazione di

queste esperienzedi eccellenza,quanto sono

risultate rilevantile relazioni giàconsolidate conquesti soggetti?

La realizzazionedi queste

esperienze dieccellenza ha

gettato le basi, oha costituito

l’occasione, percreare

successivamentenuove relazioni?

La realizzazionedi queste

esperienze dieccellenza ha

gettato le basi, ocostituito

l’occasione, percreare

successivamentenuovi progetti

condivisi?

Aspetti da migliorare epotenziare in prospettiva

-Scuola – Mondoproduttivo(Imprese)

Dir. scolastico �Insegnante�Segret. Scolast.�Altro (…………)�

Poco �Abbastanza �Molto �

Poco �Abbastanza �Molto �

Poco �Abbastanza �Molto �

-Scuola – Mondoproduttivo(Associazioni dicategoria)

Dir. scolastico �Insegnante�Segret. Scolast.�Altro (…………)�

Poco �Abbastanza �Molto �

Poco �Abbastanza �Molto �

Poco �Abbastanza �Molto �

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Esperienze eccellenti degliultimi due anni

(specificare anche laragione per cui sonoritenute eccellenti)

Quali ruoli,all’interno del Suo

Istituto, hannocurato

direttamentequesti

contatti/relazioni?

Per larealizzazione di

queste esperienzedi eccellenza,quanto sono

risultate rilevantile relazioni giàconsolidate conquesti soggetti?

La realizzazionedi queste

esperienze dieccellenza ha

gettato le basi, oha costituito

l’occasione, percreare

successivamentenuove relazioni?

La realizzazionedi queste

esperienze dieccellenza ha

gettato le basi, ocostituito

l’occasione, percreare

successivamentenuovi progetti

condivisi?

Aspetti da migliorare epotenziare in prospettiva

-Scuola – Mondoproduttivo (Enti diformazioneprofessionale)

Dir. scolastico �Insegnante�Segret. Scolast.�Altro (…………)�

Poco �Abbastanza �Molto �

Poco �Abbastanza �Molto �

Poco �Abbastanza �Molto �

- Scuola – Scuolemedie inferiori

Dir. scolastico �Insegnante�Segret. Scolast.�Altro (…………)�

Poco �Abbastanza �Molto �

Poco �Abbastanza �Molto �

Poco �Abbastanza �Molto �

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94

Esperienze eccellenti degliultimi due anni

(specificare anche laragione per cui sonoritenute eccellenti)

Quali ruoli,all’interno del Suo

Istituto, hannocurato

direttamentequesti

contatti/relazioni?

Per larealizzazione di

queste esperienzedi eccellenza,quanto sono

risultate rilevantile relazioni giàconsolidate conquesti soggetti?

La realizzazionedi queste

esperienze dieccellenza ha

gettato le basi, oha costituito

l’occasione, percreare

successivamentenuove relazioni?

La realizzazionedi queste

esperienze dieccellenza ha

gettato le basi, ocostituito

l’occasione, percreare

successivamentenuovi progetti

condivisi?

Aspetti da migliorare epotenziare in prospettiva

- Scuola- Altrescuole superiori

Dir. scolastico �Insegnante�Segret. Scolast.�Altro (…………)�

Poco �Abbastanza �Molto �

Poco �Abbastanza �Molto �

Poco �Abbastanza �Molto �

- Scuola- Famiglie Dir. scolastico �Insegnante�Segret. Scolast.�Altro (…………)�

Poco �Abbastanza �Molto �

Poco �Abbastanza �Molto �

Poco �Abbastanza �Molto �

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Esperienze eccellenti degliultimi due anni

(specificare anche laragione per cui sonoritenute eccellenti)

Quali ruoli,all’interno del Suo

Istituto, hannocurato

direttamentequesti

contatti/relazioni?

Per larealizzazione di

queste esperienzedi eccellenza,quanto sono

risultate rilevantile relazioni giàconsolidate conquesti soggetti?

La realizzazionedi queste

esperienze dieccellenza ha

gettato le basi, oha costituito

l’occasione, percreare

successivamentenuove relazioni?

La realizzazionedi queste

esperienze dieccellenza ha

gettato le basi, ocostituito

l’occasione, percreare

successivamentenuovi progetti

condivisi?

Aspetti da migliorare epotenziare in prospettiva

- Scuola-Università

Dir. scolastico �Insegnante�Segret. Scolast.�Altro (…………)�

Poco �Abbastanza �Molto �

Poco �Abbastanza �Molto �

Poco �Abbastanza �Molto �

Scuola - Mondodell’associazionismo eorganizzazioniculturali, sportive,ecc (musei, teatri,ospedali,associazioniculturali, sportive,ecc.)

Dir. scolastico �Insegnante�Segret. Scolast.�Altro (…………)�

Poco �Abbastanza �Molto �

Poco �Abbastanza �Molto �

Poco �Abbastanza �Molto �

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Esperienze eccellenti degliultimi due anni

Quali ruoli,all’interno del Suo

Istituto, hannocurato

direttamentequesti

contatti/relazioni?

Per larealizzazione di

queste esperienzedi eccellenza,quanto sono

risultate rilevantile relazioni giàconsolidate conquesti soggetti?

La realizzazionedi queste

esperienze dieccellenza ha

gettato le basi, oha costituito

l’occasione, percreare

successivamentenuove relazioni?

La realizzazionedi queste

esperienze dieccellenza ha

gettato le basi, ocostituito

l’occasione, percreare

successivamentenuovi progetti

condivisi?

Aspetti da migliorare epotenziare in prospettiva

- Scuola- Altreorganizzazioni eistituzioni presential di fuori delcontesto locale(ComunitàEuropea,Ministero, Istitutidi altri Paesi, ecc.)

Dir. scolastico �Insegnante�Segret. Scolast.�Altro (…………)�

Poco �Abbastanza �Molto �

Poco �Abbastanza �Molto �

Poco �Abbastanza �Molto �

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Sezione C

Caratteristiche del trend delle

iscrizioni

Punti di forza dell’Istituto rispetto al bacino di utenza (il

“potenziale di attrazione”

dell’Istituto)

Criticità/problemi dell’Istituto

Bisogni critici dell’Istituto

Con riferimento agli ultimi 3 anni

Con riferimento ai prossimi 3 anni

1. 2. 3. 4.

Le 5 principali caratteristiche di un Istituto “di successo”

5.

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Allegato n. 2 – La griglia di intervista per i testimoni significativi

Sportello per la Valutazione Indagine in tema di rapporto scuola-territorio-mondo del lavoro

Griglia di intervista a testimoni significativi

Data intervista: ……………………………………………………………………………… Nome e cognome intervistato: …………………………………………………………. Ente/Organizzazione di appartenenza:……………………Comune: ……………. Ruolo/funzione:…………………………………………………………………………….

Premessa Con la presente griglia di intervista si intendono raccogliere alcuni spunti di approfondimento relativamente ai caratteri, alle opportunità e alle concrete esperienze attraverso cui si manifesta la relazione tra Scuola e Impresa, rilevabili sul territorio provinciale. L’indagine, promossa dallo Sportello Valutazione della Provincia di Bologna – Settore Servizi alla Persona e alla Comunità, intende infatti approfondire e creare un “repertorio” di esperienze significative di tale rapporto, a partire dalle segnalazioni offerte da suddetti testimoni. Alla fase preliminare, che La vede dunque direttamente coinvolto attraverso questa intervista in qualità di testimone significativo, seguiranno specifiche “analisi di caso”, selezionati anche in base alle Sue indicazioni.

1. Il valore aggiunto nel rapporto scuola-impresa 1.1. Quale è, in generale, il valore aggiunto nella costruzione di esperienze comuni

tra scuola e impresa? Quali possono essere i concreti vantaggi che entrambe le parti conseguono attraverso l’attivazione di queste esperienze? Può farmi un esempio di Sua conoscenza?

1.1.1. Più specificatamente, può elencare i tre principali vantaggi (nel senso di valore aggiunto di cui sopra) per la scuola? 1.1.2. Può elencare i tre principali vantaggi (nel senso di valore aggiunto di cui sopra) per le imprese?

1.2. Ritiene che il valore aggiunto di tali esperienze contribuisca a perseguire gli obiettivi prioritari di tali organizzazioni (imprese e scuole)? Attraverso quali modalità?

2. I motivi alla base della costituzione del rapporto scuola-impresa 2.1. Quali principali specifici/concreti motivi, fabbisogni o problemi inducono la scuola

– dato l’attuale contesto – ad avvicinare maggiormente l’impresa? Può indicarmi situazioni/motivi/fabbisogni specifici o che hanno una veste prioritaria nell’attuale contesto?

Quali principali specifici/concreti motivi, fabbisogni o problemi inducono l’impresa – dato l’attuale contesto – ad avvicinare maggiormente la scuola? Può indicarmi situazioni/motivi/fabbisogni specifici o che hanno una veste prioritaria nell’attuale contesto?

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3. Fattori ‘facilitatori’, ostacoli e possibili ricadute attese ed inattese nella costituzione del rapporto scuola-impresa

3.1. Quali possono essere le condizioni generali di contesto (culturale, istituzionale, di sviluppo economico a livello locale) che facilitano o, al contrario, ostacolano la creazione di questi rapporti scuola-impresa?

3.2. Quali possono essere i concreti fattori organizzativi/risorse/condizioni presenti a livello di singole organizzazioni (scuola e impresa) che possono rendere concretamente più critico/fragile il processo di instaurazione di questo rapporto? Quali ritiene che siano prioritari?

3.3. Ritiene che nel tempo siano necessarie variazioni nella combinazione di tali fattori/risorse/condizioni? Perché? Quali ritiene che siano prioritari?

3.4. Quali possono essere le principali ricadute volute ed inaspettate (dal punto di vista organizzativo, delle risorse da utilizzare, rispetto la cultura organizzativa) che possono verificarsi nei contesti di scuola e di impresa nel tempo? Può farmi un esempio concreto?

4. Criteri per individuare esperienze significative e individuazione delle esperienze. In

considerazione degli obiettivi della ricerca e dalla sua prosecuzione, Le chiederemmo dunque: 4.1. Quali criteri è possibile adottare per individuare delle esperienze significative

/esplicative del rapporto scuola-impresa dal punto di vista degli aspetti da Lei evidenziati in precedenza?

4.2. Quali esperienze rilevanti lei conosce al riguardo? 4.3. Quali dimensioni ritiene importante indagare, nelle singole analisi di caso che

svolgeremo, per cogliere ed analizzare più concretamente gli aspetti da Lei evidenziati in precedenza?

4.4. Eventuali osservazioni sulle esperienze rilevanti indicate. NOTE

Intervista condotta da ___________________________________

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100

Allegato n. 3 – Le griglie di intervista per le analisi di caso

Griglia referenti impresa

Data intervista: Nome e cognome intervistato: Azienda/organizzazione: Ruolo ricoperto: Esperienza/progetto indagato: a) Quando e come è nato questo progetto/esperienza? Quali sono i concreti motivi,

fabbisogni o problemi che Vi hanno indotto a intraprendere questo progetto/esperienza? b) Chi (e quanti) sono gli attori coinvolti all’interno della Vostra organizzazione, e con quali

criteri sono stati individuati? Che ruolo hanno concretamente svolto nella realizzazione del progetto/esperienza?

c) Chi sono, invece, gli attori esterni alla Vostra organizzazione che hanno partecipato alla sua realizzazione? Che contributo hanno offerto e che ruolo hanno concretamente svolto?

d) Quali sono state le principali “tappe” dell’ideazione e della realizzazione di questa esperienza/progetto con la Scuola? In che cosa consiste, concretamente? Quali i principali obiettivi specifici?

e) Vi sono state difficoltà o criticità che avete dovuto affrontare? Quali? Come le avete risolte?

f) E’ stato necessario attivare o adeguare condizioni organizzative (risorse umane, tecnologiche, logistiche, economiche, relazionali, culturali, ecc.) specifiche all’interno della Vostra struttura per la realizzazione di questa esperienza/progetto? Se sì, quali?

g) Quali sono le principali caratteristiche (età, sesso, preparazione/indirizzo di studi) e bisogni dei beneficiari diretti (studenti) di questa esperienza/progetto? A partire dalla Vostra esperienza concreta, in che modo e per che cosa questa esperienza/progetto ha rappresentato per loro un possibile valore aggiunto? Quali sono stati i principali apprendimenti conseguiti? Ritiene che questa esperienza consenta di conseguire con più efficacia l’obiettivo dell’occupabilità? Perché? Vi sono state specifiche difficoltà o criticità che avete dovuto affrontare? Come le avete risolte?

h) Quali sono stati i concreti vantaggi (valore aggiunto) che la Vostra organizzazione ha riscontrato attraverso la realizzazione di questa esperienza/progetto? Avete riscontrato evoluzioni o cambiamenti negli stessi, nel tempo? Vi sono state altre ricadute, anche inaspettate, all’interno della Vostra organizzazione? Quali? Ci sono ad esempio processi lavorativi che ne hanno giovato?

i) Quali ritiene siano, invece, i concreti vantaggi (valore aggiunto) che la Scuola ha conseguito attraverso la realizzazione di questa esperienza/progetto? Vi siete direttamente confrontati su questo aspetto? Se sì, con quali risultati?

j) In che cosa il contributo della Scuola si è rivelato prezioso per la realizzazione dell’esperienza? Vi sono state, invece, difficoltà che avete dovuto affrontare? Come le avete superate?

k) Come valuta complessivamente questa esperienza/progetto? La ripeterebbe? Se fosse possibile, cosa cambierebbe rispetto a quanto realizzato? In un’ottica di sviluppo futuro, cosa potrebbe essere migliorato?

l) Vi sono altre attività/progetti/esperienze che avete realizzato sia con questa che con altre Scuole? Gli obiettivi prefissati sono stati perseguiti? Quali? Come le valuta,

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complessivamente? Vi sono, invece, nuovi progetti che vorreste attivare con questa o altre Scuole? Se sì, quali?

m) In generale, per quali aspetti lo sviluppo dei rapporti tra scuola-impresa può concretamente offrire un valore aggiunto in un dato contesto locale? E per gli specifici soggetti coinvolti? Quali sono le condizioni e le risorse necessarie da sviluppare o attivare a livello locale - istituzionale per favorire questo tipo di esperienze/progetti?

n) in particolare per il caso “Aldini-Valeriani”: Ritiene che vi siano elementi specifici di “cultura tecnica” che questa esperienza/progetto è stata in grado di trasmettere ai beneficiari diretti (studenti) e indiretti (Scuola)? Quali?

o) in particolare per il caso “ Cedac-Castiglione dei Pepoli” (forse anche per Circondario Imolese): In che misura, e per che cosa, la collocazione in un luogo montano ha inciso sullo sviluppo di questa esperienza/progetto? Ritiene che una differente collocazione avrebbe determinato un differente sviluppo di questa esperienza/progetto?

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Griglia referenti scuola

Data intervista: Nome e cognome intervistato: Istituto: Ruolo ricoperto: Esperienza/progetto indagato: a) Quando e come è nato questo progetto/esperienza? Quali sono i concreti motivi,

fabbisogni o problemi che Vi hanno indotto a intraprendere questo progetto/esperienza? b) Chi (e quanti) sono gli attori (studenti, docenti, ecc.) coinvolti all’interno della Vostra

Scuola, e con quali criteri sono stati individuati? Che ruolo hanno concretamente svolto nella realizzazione del progetto/esperienza?

c) Chi sono, invece, gli attori esterni alla Vostra Scuola che hanno partecipato alla sua realizzazione? Che contributo hanno offerto e che ruolo hanno concretamente svolto?

d) Quali sono state le principali “tappe” dell’ideazione e della realizzazione di questa esperienza/progetto? In che cosa consiste, concretamente? Quali i principali obiettivi specifici?

e) Vi sono state difficoltà o criticità che avete dovuto affrontare? Quali? Come le avete risolte?

f) E’ stato necessario attivare o adeguare condizioni organizzative (preparazione docenti, amministrazione, risorse logistiche, economiche, relazionali, culturali, ecc.) specifiche all’interno della Vostra Scuola per la realizzazione di questa esperienza/progetto? Se sì, quali?

g) Quali sono le principali caratteristiche (età, sesso, preparazione/indirizzo di studi) e bisogni dei beneficiari diretti (studenti) di questa esperienza/progetto? A partire dalla Vostra esperienza concreta, in che modo e per che cosa questa esperienza/progetto ha rappresentato per loro un possibile valore aggiunto? Quali sono stati i principali apprendimenti conseguiti? Ritiene che questa esperienza consenta di conseguire con più efficacia l’obiettivo dell’occupabilità? Perché? Vi sono state specifiche difficoltà o criticità che avete dovuto affrontare con i beneficiari diretti (studenti)? Come le avete risolte?

h) Quali sono stati i concreti vantaggi (valore aggiunto) che la Vostra Scuola ha riscontrato attraverso la realizzazione di questa esperienza/progetto? Avete riscontrato evoluzioni o cambiamenti negli stessi, nel tempo? Vi sono state altre ricadute, anche inaspettate, all’interno della Vostra Scuola? Quali? Quali possibili ricadute sui ruoli dei docenti e sulla programmazione scolastica?

i) Quali ritiene siano, invece, i concreti vantaggi (valore aggiunto) che l’Impresa ha conseguito attraverso la realizzazione di questa esperienza/progetto? Vi siete direttamente confrontati su questo aspetto? Se sì, con quali risultati?

j) In che cosa il contributo dell’Impresa si è rivelato prezioso per la realizzazione dell’esperienza? Vi sono state, invece, difficoltà che avete dovuto affrontare? Come le avete superate?

k) Come valuta complessivamente questa esperienza/progetto? Gli obiettivi prefissati sono stati perseguiti? La ripeterebbe? Se fosse possibile, cosa cambierebbe rispetto a quanto realizzato? In un’ottica di sviluppo futuro, cosa potrebbe essere migliorato?

l) Vi sono altre attività/progetti/esperienze che avete realizzato sia con questa che con altre Imprese? Quali? Come le valuta, complessivamente? Vi sono, invece, nuovi progetti che vorreste attivare con questa o altre Imprese? Se sì, quali?

m) In generale, per quali aspetti lo sviluppo dei rapporti tra Scuola-Impresa può concretamente offrire un valore aggiunto in un dato contesto locale? E per gli specifici

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soggetti coinvolti? Quali sono le condizioni e le risorse necessarie da sviluppare o attivare a livello locale - istituzionale per favorire questo tipo di esperienze/progetti?

n) in particolare per il caso “Aldini-Valeriani”: Ritiene che vi siano elementi specifici di “cultura tecnica” che questa esperienza/progetto è stata in grado di trasmettere ai beneficiari diretti (studenti) e indiretti (Scuola)? Quali?

o) in particolare per il caso “ Cedac-Castiglione dei Pepoli”(forse anche per Circondario Imolese): In che misura, e per che cosa, la collocazione in un luogo montano ha inciso sullo sviluppo di questa esperienza/progetto? Ritiene che una differente collocazione avrebbe determinato un differente sviluppo di questa esperienza/progetto?

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Griglia per altri attori coinvolti, esterni all’impresa e alla scuola (in particolare per i casi: Nuovo Circondario Imolese e Cedac-Castiglione dei Pepoli)

Data intervista: Nome e cognome intervistato: Organizzazione di appartenenza: Ruolo ricoperto: Esperienza/progetto indagato: a) Quando e come è nato questo progetto/esperienza? Quali sono, secondo Lei, i concreti

motivi, fabbisogni o problemi che hanno indotto la Scuola e l’Impresa a intraprendere questo progetto/esperienza?

b) Che ruolo ha concretamente svolto la Vostra organizzazione nella realizzazione del progetto/esperienza? Quali gli attori al vostro interno maggiormente coinvolti? Per che cosa, in particolare?

c) Quali sono stati i concreti vantaggi (valore aggiunto) che, secondo Lei, la Scuola ha ottenuto attraverso la realizzazione di questa esperienza/progetto? Ritiene che vi siano state altre ricadute, anche inaspettate, all’interno della Scuola? Quali?

d) Quali ritiene siano, invece, i concreti vantaggi (valore aggiunto) che l’Impresa ha conseguito attraverso la realizzazione di questa esperienza/progetto? Ritiene che vi siano state altre ricadute, anche inaspettate, all’interno dell’Impresa? Quali?

e) Vi siete direttamente confrontati con la Scuola e con l’Impresa su questi aspetto? Se sì, con quali risultati?

f) Quali ritiene siano state le principali difficoltà o criticità che la Scuola e l’Impresa hanno dovuto affrontare per la realizzazione di questa esperienza/progetto?

g) Dal suo punto di vista come valuta complessivamente questa esperienza/progetto? Pensa sia auspicabile ripeterla? In un’ottica di sviluppo futuro, cosa potrebbe essere migliorato?

h) Esistono altre esperienze significative del rapporto tra Scuola-Impresa di sua conoscenza? In cosa si distinguono?

i) In generale, per quali aspetti lo sviluppo dei rapporti tra Scuola-Impresa può concretamente offrire un valore aggiunto in un dato contesto locale? E per gli specifici soggetti coinvolti (occupabilità, apprendimenti legati alla cultura tecnica ed organizzativa, ecc.)?

j) Quali sono le condizioni e le risorse necessarie da sviluppare o attivare a livello locale - istituzionale per favorire questo tipo di esperienze/progetti?

k) in particolare per il caso “ Cedac-Castiglione dei Pepoli” (forse anche per Circondario Imolese): In che misura, e per che cosa, la collocazione in un luogo montano ha inciso sullo sviluppo di questa esperienza/progetto? Ritiene che una differente collocazione avrebbe determinato un differente sviluppo di questa esperienza/progetto?

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Griglia allievi ed ex-allievi

Data intervista: Nome e cognome intervistato: Istituto: Esperienza/progetto indagato: a) Quando hai partecipato a questo progetto/esperienza? Quali sono i concreti motivi che

Ti hanno indotto a partecipare a questo progetto/esperienza? Con chi ti sei confrontato per arrivare alla decisione di parteciparvi?

b) Puoi descrivermi in cosa è consistita questa esperienza? c) Chi all’interno della Tua Scuola Ti ha presentato questa opportunità? Come lo ha fatto,

concretamente? Cosa, in particolare, Ti ha motivato a partecipare? d) Che tipo di supporto concreto Ti ha offerto la Scuola nella realizzazione della Tua

esperienza? e) Chi, invece all’interno dell’Impresa, Ti ha presentato questa opportunità? Come lo ha

fatto, concretamente? Quando? f) Ci sono altre persone, esterne alla Scuola e all’Impresa, che Ti hanno dato informazioni

o suggerimenti? Quali? g) Che tipo di supporto concreto Ti ha offerto l’Impresa durante la Tua esperienza? Chi, in

particolare, Ti ha offerto supporto? Come lo ha fatto? h) Hai dovuto affrontare delle difficoltà particolari? Quali? Come sono state risolte? A chi Ti

sei rivolto? i) Complessivamente, cosa ritieni di avere imparato da questa esperienza? j) Ci sono cose che hai imparato che pensi ti siano (o siano stati) utili anche per l’attività

scolastica? Se sì, quali? Perché? k) Cosa, invece, di ciò che avevi imparato a Scuola, ti è stato più utile per affrontare

questa esperienza in Impresa? Perché? l) Ci sono cose che avresti voluto approfondire di più? Quali? m) Cosa, in generale, Ti ha lasciato più soddisfatto? Cosa, invece, di meno? n) Pensando al tuo futuro e al mondo del lavoro, pensi che questa esperienza potrò

tornarti utile? Per cosa? Per quali motivi? o) Potendo tornare indietro, ripeteresti questa esperienza? La consiglieresti a qualche altro

studente della Tua scuola? Cambieresti, potendo, qualche cosa (es. durata, referenti, attività concretamente svolte, ecc.)?