Risoluzione Della Disapprovazione Parentale e Delle Dinamiche Di Relazione

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Risoluzione della disapprovazione parentale e delle dinamiche di relazione Tesina di : Roberto Giuliani Centro Orion s.r.l. Corso : Formazione professionale in operatore del Rebirthing Anno : 2007 1

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Tesina del corso di Rebirthing Breathwork

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Risoluzione della disapprovazione parentale e delle

dinamiche di relazione

Tesina di : Roberto Giuliani

Centro Orion s.r.l.

Corso : Formazione professionale in operatore del Rebirthing

Anno : 2007

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A mia figlia Elena

Sofia: respira nel

flusso della vita e

vivi la tua

ispirazione

A mia moglie

Benedetta: scopri il

tuo obiettivo e brilla

come una stella

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Introduzione

Solo poche cose sono realmente indispensabili all'uomo per sopravvivere e sono : il respiro, senza

il quale si muore dopo pochi minuti; l'acqua, senza la quale si può resistere solo qualche giorno; Il

cibo senza il quale si può resistere quattro o cinque settimane al massimo.

E le relazioni? Non molti sanno che senza relazioni, cioè privato di qualsiasi contatto, affettivo e

non, un bambino, pur fornito di aria, acqua e cibo, dopo qualche tempo morirebbe. Il bambino

appena nato svolge le sue funzioni primarie che sono respirare, nutrirsi ed instaurare relazioni.

Perciò le relazioni entrano di diritto nell'elenco sopra citato e senza di esse non possiamo vivere.

E' curioso come le persone si interessino del loro cibo, della loro acqua ed anche dell'aria che

respirano, al fine di rimanere in salute e vivere più a lungo e poi trascurino le relazioni che hanno

con il prossimo e con se stessi come se esse non fossero indispensabili. In effetti che senso avrebbe

una vita pur lunghissima vissuta in completa solitudine?

Spesso nella nostra formazione apprendiamo nozioni ed abilità che vengono ritenute indispensabili

allo svolgimento della nostra vita. Strutturiamo scuole ed insegnamenti, qualifichiamo insegnanti

con la speranza che ciò che i nostri figli apprendono sia utile al loro successo. Tuttavia

tralasciamo un insegnamento basilare che nessuna scuola oggi fornisce: noi conosciamo poco o

nulla delle relazioni e dei sistemi di relazione e comunicazione.

Da cosa dipende la nostra felicità? Dalla nostra compagna, dal nostro compagno, dal denaro,

dalla posizione sociale,...ecc.? Che cosa hanno in comune tutte queste cose, persone, situazioni?

Nulla se non altro che sono relazioni. Abbiamo una relazione col nostro partner, con il nostro

lavoro, con i nostri colleghi ma anche con il nostro capo, o viceversa con i nostri sottoposti o

entrambi. Abbiamo una relazione anche con gli oggetti, il denaro, la nostra automobile, la nostra

casa...ecc. Per entrare in contatto con una persona, un oggetto, una situazione dobbiamo

necessariamente strutturare con esso una relazione.

Ciò che ci crea benessere o malessere nella nostra vita non sono le persone, gli oggetti o le

situazioni, ma la qualità delle relazioni che abbiamo con essi. Vivere senza denaro non è senz'altro

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facile tuttavia non è la mancanza o la presenza di denaro a dare la felicità, ma l'atteggiamento che

si ha verso di esso. La relazione con il denaro. Se penso al denaro cosa sento? Se c'è cosa sento? E

se non c'è? E la relazione con se stessi, com'è? Cosa ci si dice? Anche con se stessi si ha una

relazione, anzi è la prima relazione. Da essa dipendono tutte le altre relazioni della nostra vita e

di conseguenza la nostra felicità.

Alla luce di questo possiamo dire che le relazioni ci servono per conoscere noi stessi, per esperire

quelle parti di noi che non possiamo vedere e sentire, o non vogliamo vedere e sentire, o non

sappiamo di possedere, perciò lo facciamo attraverso gli altri.

Essere in relazione significa riconoscere se stessi in rapporto con gli altri.

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Il rebirthingChe cos'è il rebirthingIl rebirthing agisce sul corpo. Praticare il rebirthing consente di ossigenare meglio l'organismo,

aumenta l'ossigenazione cellulare, i muscoli ed il diaframma si rilassano, migliora la circolazione

sanguigna. Forse non tutti sanno che il 70% delle tossine viene espulso dall'organismo mediante il

respiro, perciò respirare libera dalle tossine e rende più energetici e vitali.

Il rebirthing agisce sulla mente. Dopo una seduta di rebirthing molti schemi mentali inconsci

vengono integrati, ciò significa che vecchie vie neurologiche ormai obsolete (vecchi pensieri)

vengono lasciate andare e se ne formano di nuove (nuovi pensieri, nuove idee). Ci si sente più

tranquilli, i pensieri ossessivi lasciano il posto alla calma ed alla tranquillità. Aumenta la chiarezza

mentale.

Il rebirthing agisce sulle emozioni. Sbloccando gli schemi mentali irrisolti si sciolgono anche le

cariche emozionali ad essi associate. L'energia emotiva fin lì bloccata o congestionata si scioglie e

fluisce in maniera armoniosa. Le emozioni si chiariscono, diventano più profonde ma anche più

pacate, più vere.

Il rebirthing agisce sullo spirito. Da sempre l'uomo avverte la presenza di qualcosa più grande da

cui tutto origina e che lo guida, che sia un Dio (o molti Dei) senziente, un'energia vitale (chi, ki,

prana), un principio filosofico (l'Atman, Wakan Tanka, Caos). La pratica del rebirthing, ripulendo il

fisico la mente e le emozioni, consente l'accesso a stati “altri” di coscienza, permettendo di aprire

nuove vie di percezione e la sperimentazione della spiritualità insita in ogni uomo.

Per questo il rebirthing viene definito tecnica olistica, perché investe ogni piano umano riportando

equilibrio ed energia e l'unica cosa indispensabile da fare è respirare.

Osservando la respirazione di un bambino appena nato possiamo notare che attua una respirazione

piena e corposa, l'inspirazione è molto ampia e l'espirazione non è forzata, il bambino lascia andare

l'aria con naturalezza senza trattenerla, inoltre non ci sono pause fra l'inspirazione e l'espirazione, è

una respirazione circolare, connessa...il rebirthing.

Respirazione consapevole significa divenire coscienti di un atto che svolgiamo in automatico per

tutta la nostra vita.

Respirazione consapevole significa divenire coscienti attraverso un atto puramente fisiologico, il

respiro appunto, dei nostri schemi mentali inconsci e dei nostri pensieri negativi. Essi possono

influenzare negativamente tutta la nostra esistenza, il nostro progetto di vita, le nostre relazioni.

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Respirazione consapevole significa fornire al nostro organismo una quantità adeguata di ossigeno e

ripulirlo dalle tossine (la maggior parte delle tossine viene espulsa attraverso l'espirazione), ma

anche acquisire e far circolare l'energia vitale che sottende la vita nell'universo. Quell'energia che in

Cina chiamano “chi” ed in India “prana”.

Come è nato il rebirthing?Negli anni settanta Leonard Orr stava conducendo ricerche sulle tecniche di respirazione orientali,

volte all'auto-guarigione. In particolare egli, insieme ai suoi collaboratori, stava lavorando con il

respiro connesso, cioè un respiro senza pause fra l'atto inspiratorio e quello espiratorio. Mentre

sperimentava questa tecnica in acqua calda, ebbe il ricordo del suo trauma di nascita liberandosi del

relativo dolore emozionale. Anche i suoi collaboratori ebbero la stessa esperienza, e quindi

chiamarono questa tecnica di respiro rebirthing.

In oltre dieci anni di sperimentazione (dal 1967 al 1977) e di ricerca, Leonard Orr e gli altri

insegnanti di rebirthing si resero conto che, nonostante l'applicazione della respirazione circolare,

non sempre le persone che praticavano il rebirthing riuscivano ad accedere ai ricordi o alle

sensazioni legate al ricordo della nascita. In realtà la possibilità di accedervi esiste sempre, ma è un

potenziale che non sempre si verificava, tali ricordi non sempre vengono riportati alla coscienza. Il

rebirthing arriva quindi ad una svolta, si rinnova, da esso nascono altre scuole che sviluppano

aspetti particolari della filosofia originaria, tra queste l' "L.R.T. - Loving Relationship Training" di

Sondra Ray (Usa) e il "Rebirthing Integrativo", divenuto poi "Vivation" di Jim Leonard (Usa).

Perché è nato il rebirthing

Il rebirthing nasce con lo scopo di guarire l'umanità dai mali che la affliggono. Per fare questo

Leonard Orr ha identificato i cinque momenti principali che originano tutto il malessere che grava

sulla vita di ogni persona. Sono le cinque tappe, le cinque esperienze principali attraverso cui ogni

persona deve passare. Esse possono incidere più o meno negativamente, più o meno in profondità

nella nostra vita, ma sono quasi passaggi obbligati per chiunque.

1)Il trauma della nascita.

Secondo diversi studi effettuati nel campo della psicologia perinatale il modo in cui veniamo alla

luce influenza la nostra vita e le relazioni che instauriamo con gli altri.

Molti autori sono infatti concordi nel ritenere che il periodo della gestazione ed il momento della

nascita possono avere conseguenze determinanti su diversi aspetti della persona, compresa la sua

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salute fisica, il suo successo nella professione e nelle relazioni, fino ad influenzare i fenomeni di

delinquenza minorile e la dipendenza da sostanze.

Le impressioni negative sul mondo che si formano al momento della nascita ci accompagnano per

tutto il resto della vita, esercitando dall'inconscio un controllo sui nostri pensieri, sulle nostre azioni

e sulle nostre relazioni con il mondo.

2)La disapprovazione dei genitori.

La sindrome da disapprovazione viene innescata dalla tendenza, presente nella maggior parte dei

genitori, di dare ai propri figli gli stessi limiti che essi hanno subito nell'infanzia. Queste continue

limitazioni tendono a piegare lo spirito del bambino ed a fargli perdere l'autostima ed il potere che

essa dona. Tutti noi diventiamo talmente abituati alla disapprovazione che da adulti tendiamo a

crearci inconsciamente relazioni che continuino a produrre disapprovazione nei nostri confronti.

Tale sindrome è sufficiente da sola a distruggere la vita di una persona.

3)Le negatività specifiche.

Sono delle convinzioni negative sulla vita e su noi stessi alle quali siamo particolarmente attaccati.

Per esempio l'idea di non essere sufficientemente belli, o magri o intelligenti o ricchi.

4)La pulsione inconscia di morte.

Alcune persone sentono dentro di loro una spinta alla morte, o una tendenza ad autodistruggersi.

Ciò può portare a creare situazioni estremamente drammatiche come incidenti ed abitudini dannose,

come l'uso di droghe pesanti. Questa spinta inconscia a morire è collegata principalmente al trauma

della nascita quando il bambino, pur venendo alla luce può credere di essere sul punto di morire.

Questa grande sofferenza può instillare dentro di lui la convinzione che la vita sia ostile e dolorosa

al punto di rinunciare a viverla. La morte può essere percepita come l'unico modo di ritornare in

quel mondo sicuro e protetto che era il grembo materno.

5)L'influenza delle vite passate.

Ovviamente questo aspetto risulta vero solo per quelle persone che accettano le idee di

reincarnazione e karma. Secondo quest'ottica alcuni schemi e pensieri negativi potrebbero essere

stati ereditati ed immagazzinati nel nostro inconscio nel corso di vite precedenti.

Per completare lo spettro dell'origine di tutti i mali sono stati aggiunti in seguito ai primi cinque,

altri tre momenti topici nella vita.

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6)Il trauma della scuola.

L'impatto con la scuola avviene in un momento in cui i bambini, benché le loro capacità di

raziocinio si stanno sviluppando, non sono ancora in grado di gestire totalmente la molteplicità di

rapporti che la scuola impone. Così mentre per qualcuno i ricordi della scuola sono belli e

l'esperienza è stata altamente formativa, per altri la scuola ha rappresentato una grossa fonte di

stress, di incubi (pensiamo alle vittime del bullismo), di paure (ad es. l'insegnante severo), che

sedimentano nell'inconscio e che contribuiscono a creare o ad aumentare il malessere nella vita.

7)Il trauma della religione.

Benché tutte le istituzioni religiose, principalmente quelle monoteiste, insistano a porsi come

associazioni di persone libere che sperimentano la propria spiritualità e la comune fede in un Dio,

troppe volte in passato ma anche nel presente vediamo i segni di dottrine dogmatiche e castranti a

cui i bambini (ma non solo) sono educati sin da piccoli a credere. Molte persone portano con se,

nella vita adulta, le ferite interiori che ciecamente vengono procurate dai ministri del culto. Un

esempio per tutti è il concetto di peccato originale della fede cristiano-cattolica, per cui ogni uno,

solo per il fatto di essere nato, è già un peccatore prima di poter fare qualunque azione nel mondo.

Oppure la misoginia delle maggioranza delle istituzioni religiose, velata ma non tanto, che pone le

donne in una condizione di sudditanza rispetto agli uomini.

8)Il processo di senilità.

La senilità è il frutto della mentalità mortalista. Se io sono convinto di dover morire ad un certo

punto della mia vita creerò le condizioni perché ciò avvenga. Ho cioè bisogno di una scusa, come

una malattia terminale, accompagnata magari da uno stato di confusione mentale che mi impedisca

di fare qualcosa per contrastare la malattia. Ciò che Leonard Orr ci dice a proposito della morte è

che essa non è indispensabile, si può essere immortali iniziando a pensare da immortali. Lo stato

senile, se lo analizziamo bene, assomiglia molto allo stato del bambino appena nato, in cui non si ha

controllo sugli orifizi, sulle emozioni, si deve essere imboccati per il nutrimento, si ha

completamente bisogno degli altri. Una sorta di ritorno alla prima infanzia. Con la differenza che

durante la senilità tutto ciò che non va nella nostra vita, nei nostri pensieri, nelle nostre abitudini ci

viene riproposta per essere guarita, e se non la guariamo, moriamo. “Tutti i nodi vengono al pettine”

si dice. La malattia non ha un vero significato se non quello di mostrarci cosa non va nei nostri

pensieri, nelle nostre abitudini, nel nostro comportamento, compreso il messaggio e attuando la

modificazione necessaria, la malattia scompare. Ciò richiede autoanalisi e volontà di vivere, ma

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credere di dover morire è il modo più sicuro per farlo.

Il rebirthing-breathwork

In diversi stati europei, agli inizi degli anni '90, nasce la tendenza a chiamare diversamente il

metodo rebirthing, poiché i paradigmi iniziali si sono modificati, così come le tendenze e gli

approcci. Ad esempio non si parla più di trauma di nascita ma di scenario di nascita, questo perché

il termine trauma sottintende un evento comunque negativo. Ciò era vero per Leonard Orr, ma non è

vero in assoluto per chiunque, le nascite possono non essere traumatiche e di fatto molte non lo

sono. Si usa il respiro, la tecnica scoperta (o riscoperta) da Leonard Orr, per fare un “lavoro” su se

stessi, di crescita personale, volto a risolvere o integrare di volta in volta i vari blocchi emotivi, i

traumi che ammalano la nostra vita, per permetterci di vivere meglio, cercare o creare i nostri

obiettivi e, soprattutto, raggiungerli.

Nasce quindi il breathwork. Nel breathwork le tecniche respiratorie del rebirthing, il respiro

consapevole e circolare, diversificate e sistematizzate, rimangono il pilastro portante metodologico.

Il metodo è finalizzato allo sviluppo della consapevolezza e percezione psico-corporea; lo spirito

filosofico è impostato all'unione e alla sintesi delle diverse tendenze metodologiche esistenti, per

creare, di volta in volta, una metodologia di azione mirata alla persona, in modo da ottenere il

massimo risultato nel minor tempo possibile. La ricerca scientifica diventa parte integrante del

lavoro degli operatori del settore, che praticano la tecnica sulle persone ed allo stesso tempo la

arricchiscono con l'esperienza sul campo.

La cornice filosofica in cui si è sviluppato il rebirthing-breathwork è quella del “pensiero

creativo”. Il pensiero crea la realtà. Non si tratta di “pensiero positivo”, cioè il pensare che va tutto

bene anche quando va male. Pensiero creativo significa prendere coscienza che i nostri pensieri

influenzano la nostra realtà, confermano mediante le tre leggi della mente la mappa della realtà che

abbiamo. Se noi non distinguiamo fra la realtà e la mappa mentale che ne abbiamo e se questa

mappa è limitante fortemente in alcuni tratti o è fortemente negativa vivremo la nostra vita con quei

limiti e quelle negatività non potendo vedere oltre.

La pratica del rebirthing

Il rebirthing viene praticato in sedute settimanali o quindicinali, ogni seduta dura circa un'ora,

tuttavia è raro che l'orario venga rispettato, la seduta dura quanto deve durare. Se la persona che

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respira deve ancora integrare delle cose non può alzarsi ed andarsene, inoltre se anche ha finito il

lavoro ma ha toccato punti delicati del suo essere succede a volte che non è in grado di prendere

l'auto e guidare da sola, l'operatore è responsabile per lei. Questi sono esempi di ciò che può

verificarsi e a cui un operatore deve essere attento. Le sedute vengono raggruppate in numero di

dieci per diverse ragioni: innanzitutto perché in dieci sedute quasi tutti toccano la maggior parte

degli schemi irrisolti; in secondo luogo dieci è un numero simbolico che sta ad indicare i nove mesi

di gestazione più il decimo che è la nascita, in questo modo si ripercorrono le tappe

dell'incarnazione dell'uomo. Nella prima seduta si dedica uno spazio all'indagine della vita della

persona, che tipo di gestazione ha avuto, che tipo di nascita, che tipo di famiglia ha avuto....ecc. Ciò

serve all'operatore per capire orientativamente le problematiche che potrebbe trovare, i punti di

forza e gli ostacoli. Prima di ogni seduta inoltre si stabilisce un obiettivo, una sorta di direzione

della seduta, la persona dovrà dire: “Stasera questa respirazione la faccio per...” oppure “Il mio

obiettivo per questa seduta è...”. Quindi si passa al cuore del rebirthing: il respiro. È difficile per me

spiegare a parole un atto tanto semplice da fare in pratica, ciò che l'operatore fa è spiegare

brevemente la respirazione circolare, quindi la persona inizia a respirare e l'operatore la segue e se

si accorge che occasionalmente abbassa il ritmo respiratorio o diminuisce l'aria inspirata oppure va

in apnea, riporta dolcemente l'attenzione della persona all'atto respiratorio facendole sentire il ritmo

e l'intensità di qualche respiro fatto da lui vicino all'orecchio (solitamente il destro). Questo è ciò

che avviene tecnicamente, ora però devo dire alcune cose riguardo agli effetti che questo modo di

respirare provoca nelle persone. Innanzitutto bisogna sfatare il mito che respirando in modo

circolare si vada in iperventilazione, ciò non è vero, la sensazione che alcuni hanno di giramento di

testa è comune a molti nelle prime sedute, ma è causata dal fatto che normalmente non immettiamo

una quantità di ossigeno adeguata nei polmoni, facendolo all'improvviso si possono avere questi

sintomi da cui però non bisogna farsi spaventare. L'uomo è fatto per respirare una grande quantità di

aria, la nostra respirazione “normale” invece è di molto sotto la normalità. Oltre i giramenti di testa

c'è anche il fenomeno della cosiddetta “tetania”. Quando si inizia il rebirthing e si è alle prime armi

il rapporto fra aria che entra ed aria che esce tende a non essere equilibrato, in particolare le persone

tendono a spingere fuori l'aria con forza invece di lasciarla semplicemente andare e a non immettere

abbastanza aria in inspirazione. Questo squilibrio si traduce in uno squilibrio energetico fra “prana”,

l'energia che assimiliamo dall'aria, ed “apana” il residuo che scarichiamo fuori. Ciò provoca un

fenomeno di rattrappimento degli arti (le mani soprattutto) ed una forte resistenza dovuta

principalmente alla paura. La persona, e qui l'operatore deve essere una brava guida, deve rimanere

calma e continuare a respirare cercando di correggere gli errori. Questi problemi di norma

spariscono presto ma a volte ce li trasciniamo dietro per più di qualche seduta. Chiariti alcuni degli

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aspetti tecnici....che cosa accade respirando? Quando si crea uno schema bloccato cioè quando si

crea un trauma, uno shock, noi blocchiamo in realtà un flusso di energia che ci pervade...avete

presente il nodo in gola o la sensazione dello stomaco chiuso o il caldo quando arrossiamo? Sono

tutti flussi di energia nel corpo, le sensazioni che ci danno vengono tradotte come emozioni e se

queste emozioni non ci piacciono o ci sembrano sconvenienti le blocchiamo. Non le vogliamo

sentire, dobbiamo anestetizzarle, come facciamo? Non ci respiriamo più, se osserviamo la gente

respirare notiamo che alcuni non respirano con il torace, altri non respirano con l'addome, alcuni

bloccano un lato ecc. Ogniuno blocca un po' del proprio respiro per non sentire una o più di una

emozione, cioè per non far fluire uno o più di uno flusso di energia. Una persona senza blocchi ha

un respiro armonioso che si può percepire in ogni parte del corpo (perfino braccia e gambe).

Respirare con la tecnica del rebirthing riporta in movimento quell'energia bloccata, a questo punto

la persona può di nuovo smettere di respirare e ribloccare quell'energia oppure integrare quello

schema energetico (schema energetico lo uso come sinonimo di schema emotivo e di blocco

energetico) continuando a respirare fino ad esaurimento del flusso. L'energia liberata va dove deve

andare e la persona non deve più perdere altra energia per bloccare quel flusso, inoltre può

aumentare la portata della sua respirazione normale perché non deve più tenere a bada quel flusso

indesiderato. Da dove vengono questi schemi e come si creano? A questo cercherò di rispondere nel

prossimo capitolo.

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La MenteConscio e inconscioIl significato più antico e ottimale del termine “inconscio” è quello descrittivo; diciamo inconscio

un processo psichico di cui dobbiamo presumere l’esistenza perché la possiamo dedurre, per

esempio, dai suoi effetti, ma del quale non sappiamo niente... Per essere più esatti modificheremo

la proposizione dicendo inconscio un processo qualora dobbiamo presumere che un tempo sia

stato attivo, nonostante che a quel tempo non ne fossimo a conoscenza.Sigmund Freud, Introduzione alla Psicoanalisi (nuova serie di lezioni), 1933 cap. 3

Esiste in ogni persona una serie di processi che avvengono in maniera automatica, senza che ci si

debba pensare in maniera cosciente ed attiva. Questa serie di processi viene chiamata “inconscio”.

Questo sistema esiste nell'uomo per automatizzare risposte a stimoli, a situazioni, ad eventi che già

si conoscono e per i quali sarebbe troppo lungo e poco efficace coinvolgere la parte cosciente della

mente. Se pensiamo a come guidiamo la macchina, il processo avviene quasi del tutto

automaticamente tanto che, a volte, non ci accorgiamo nemmeno del tratto di strada che abbiamo

fatto risvegliandoci solo all'arrivo. E' un procedimento naturale poiché sarebbe assolutamente

inutile e dispersivo mentalmente (oltre che lento e laborioso), ad esempio, guidare come la prima

volta che lo abbiamo fatto. Con il 100% dell'attenzione, la tensione per tenere la destra, la paura

delle altre macchine e per i pedoni ecc. Imparato a guidare questa conoscenza scivola nell'inconscio

e non dobbiamo più pensare ad abbassare il pedale della frizione, l'acceleratore, controllare lo

specchietto retrovisore.... il nostro inconscio ce lo fa fare in automatico. Il processo si ottimizza e

velocizza e la mente cosciente viene risvegliata solo se c'è qualche cosa che non va, ad esempio

l'auto che sbuca all'improvviso, un rumore non consueto dell'auto... insomma imprevisti.

Come si impara

Per comprender meglio questi processi dobbiamo prendere in considerazione il modo in cui

impariamo. Le fasi dell'apprendimento sono quattro:

1. Incompetenza inconscia. L'incompetenza inconscia è quella situazione in cui non si conosce

una cosa e non si sa' di non conoscerla, per esempio un uomo che vive in una tribù

sconosciuta nella foresta amazzonica e non è mai stato a contatto con la civiltà delle città

non sa' guidare l'auto, ma non sa' nemmeno di non saper guidare l'auto.

2. Incompetenza conscia. L'incompetenza conscia è quella situazione in cui si prende

coscienza che c'è qualche cosa che non sappiamo. Ad esempio il nostro aborigeno va in una

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città e vede le auto, vede che esse possono essere guidate ma lui non sa farlo. Ora sa di non

saper guidare.

3. Competenza conscia. L'aborigeno decide di andare a scuola guida e prende lezioni per

prendere la patente. Presa la patente può guidare l'auto, ma come guida? È un neopatentato

con pochissima esperienza, guida con tutta l'attenzione possibile, tiene stretto il volante e

guarda in continuazione in tutte le direzioni, spesso gratta la marcia ecc.

4. Competenza inconscia. Dopo dieci anni prendiamo un taxi in questa città e troviamo che alla

guida c'è il nostro aborigeno che si è trovato un lavoro come tassista. Oramai è un esperto

guidatore, e mentre ci accompagna per le vie chiacchiera con noi amichevolmente, schiva

macchine e pedoni con abilità e getta sempre una occhiata distratta alla strada, mentre ci

informa sulle bellezze architettoniche e i punti di interesse. La sua è una competenza che si

esercita senza l'ausilio della mente conscia e mentre guida si può concentrare su altre cose.

Chi domina?

Ciò che impariamo scivola nell'inconscio e da li agisce in automatico, e questo va bene per cose

come guidare l'auto o la bicicletta, va ancora bene per alcune azioni ripetitive e noiose al lavoro, va

già molto meno bene per ciò che riguarda le relazioni della nostra vita. Se ad una domanda del tipo:

“...cara dove sono i calzini?”; la moglie rispondesse “...ecco incolpi sempre me se non trovi le cose,

mi metti sempre a confronto con tua madre...non ti sopporto più!”, è ovvio che c'è qualche cosa che

non va. La moglie in esame non sta rispondendo al marito, ma sta attuando un programma

inconscio. Dalla nostra nascita iniziamo ad accumulare questi blocchi in vari modi, gli otto big

riassumono le modalità principali, ciò di cui parliamo qui in particolare è la disapprovazione

parentale. I nostri genitori hanno il compito di educarci, il loro modo di educarci però dipende da

come loro sono stati educati. Sovente le persone violente sono state vittime di violenza da parte dei

genitori nell'infanzia e perpretano quel modo di educare poiché lo considerano giusto. Per fare un

esempio concreto ad un mio amico è successo che ha litigato con la sua ragazza, la storia è andata

più o meno così: Un giorno P dice alla sua ragazza che non si sente alla sua altezza, si sente

inferiore a F perché lei è molto sicura di se, sa quello che vuole ecc. F gli risponde che non può

essere, lui è un ragazzo intelligente, di incredibili capacità, ha ottenuto già grandi risultati è

impossibile che provi questi sentimenti, come può essere? P allora cerca cosa ha scatenato in lui

questo senso di inferiorità e si ricorda che F ha detto una volta che lei non si fida di nessuno e che le

cose sono fatte bene solo se le fa lei personalmente. F ribatte che ha detto quella frase con

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leggerezza e non aveva nessuno scopo di far sentire P inadeguato. Questa è una situazione che a

volte puo esserci capitata o abbiamo visto succedere a nostri amici. Che cos'è successo? P ha fatto

un serio lavoro di autoanalisi ed ha scoperto un suo schema (lui lo ha fatto senza usare il rebirthing,

ma va bene lo stesso no?). Il padre di P è rimasto orfano di padre quando era un ragazzo, aveva la

madre, un fratello e ha dovuto caricarsi tutto sulle sue spalle, il padre di P sa fare tutto, è un

lavoratore instancabile, anzi fa sempre tutto lui, ai figli dice sempre lascia stare che tu non sei

capace. P che è il figlio maggiore è diventato un lavoratore instancabile, ma quando è con il padre si

sente sempre dire “lascia stare che tu non lo sai fare” e altre frasi simili. P è molto capace e impara

le cose in fretta, quando incontra persone non molto forti caratterialmente prende il controllo della

situazione e gestisce tutto. Tuttavia quando trova persone altamente dirigenziali che lo svalutano lui

si blocca e va in paranoia. È ciò che gli è successo con F che è una tipa con un piglio molto deciso.

Il padre di P non aveva nessuna intenzione conscia di dare a P quel tipo di blocco, tuttavia le

contingenze, la sua educazione e condizione non gli hanno permesso di analizzare le conseguenze

delle sue parole e azioni. Il programma è passato inconsciamente a P che è come il padre ma soffre

se qualcuno gli dice che non è capace e non sa nemmeno perché soffre se non fa un serio lavoro di

autoanalisi, è preda di un programma inconscio. Da dove viene questo genere di programmi? La

maggior parte di questi schemi viene appreso per trasmissione familiare come disapprovazione

parentale dalla nascita ai primi tre anni di vita (più o meno). In un periodo cioè in cui non c'è una

coscienza matura a fare da filtro. Il bambino dipende alla nascita completamente dai genitori per la

sua sopravvivenza, quindi ogni cosa che gli viene da essi è assimilata come buona, efficiente (essi

sono grandi perciò per diventare grande devo fare come loro), e non attua nessuna critica alle parole

ed alle frasi che sono prese alla lettera. Il bambino non è in grado di distinguere il contenuto delle

frasi in termini di buono per me o non buono ma percepisce invece l'intensità e la qualità emotiva

anche quando questa non viene veicolata dalle parole. Il bambino è una spugna che assimila tutto

ciò che viene detto in senso letterale e tutto ciò che viene taciuto. Utilizza queste frasi, mezze frasi

ed emozioni per creare una serie di programmi che ricreano la situazione che apprende. Se in una

famiglia il padre veicola le emozioni con la violenza sulla madre il figlio o la figlia apprende che è

questo il modo in cui le emozioni si devono trasmettere, da adulto/a tenderà a riprodurre le stesse

condizioni o trovando un partner violento (a casa o al lavoro) oppure divenendo violento egli

stesso/a. Gli schemi dell'inconscio sono potenti e sono loro che determinano in realtà la nostra vita,

tuttavia non dobbiamo pensare che le pulsioni inconsce siano incontrollabili, poiché se è vero che

l'inconscio è molto forte la mente conscia è in grado di reprimere, se si pone in maniera reattiva,

repentinamente tutti quegli impulsi che ritiene sconvenienti. Gli schemi inconsci sono potenti fino a

che non vengono portati a livello conscio, dove abbiamo la possibilità di scegliere. Scegliere è

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l'unica vera libertà che abbiamo. Noi siamo liberi quando scegliamo.

L'insieme di schemi appresi si chiama “Copione o Piano Inconscio di Vita”, e per scoprire come

essere liberi di vivere le proprie relazioni in maniera positiva dobbiamo analizzarlo in maniera

approfondita...nel prossimo capitolo.

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Il concetto di copione

Cos'è e come si struttura

Il concetto di copione viene mutuato dall'Analisi Transazionale, che è una teoria della personalità ed

anche una teoria dello sviluppo e delle comunicazioni relazionali . Sviluppata da Eric Berne negli

anni '50 negli Stati Uniti, essa ha dato un significativo contributo allo sviluppo della terapia di

gruppo. In essa Berne enuncia il concetto di copione per spiegare la ripetitività di strategie messa in

atto dalle persone nonostante queste risultino spesso dolorose e/o autolesioniste. Pur non dando

Berne, nei suoi scritti, una definizione univoca di copione, ci dice che esso trae origine dalle

esperienze (positive e negative) dell'infanzia e, in un certo senso, costituisce una sorta di

programmazione che costringe la persona a riproporre nella propria vita sempre lo stesso tipo di

esperienze con i medesimi risultati. I bambini assorbono dai genitori e dall'ambiente ogni

esperienza ed elaborano questo piano inconscio di vita, i successi che si otterranno, i fallimenti, gli

incontri. Il piano inconscio di vita è, secondo Berne, il tentativo della persona di ricreare situazioni,

cioè un complesso di transazioni, come adattamento di reazioni ed esperienze infantili. Il piano

inconscio di vita è strutturato per ripetere l'intera esperienza dall'inizio alla fine e non solo il

risultato, la persona segue questo copione per l'intera vita ripetendo le medesime esperienze con il

medesimo tipo di persone con i medesimi risultati.

Non guarire questi meccanismi interni equivale ad essere sempre presi nel guazzabuglio dei propri

pensieri, delle proprie programmazioni, del copione di quello che Jung ha chiamato “inconscio

collettivo”. Jung diceva che non essere coscienti e responsabili dei propri stati interni, delle nostre

proprie rappresentazioni interiori significa andare a realizzare quelle degli altri, poiché l'inconscio

collettivo è molto forte. Si ereditano dalla propria famiglia le malattie, non per trasmissione

genetica ma per attaccamento psicologico. Si imitano le persone vicine. Si ripercorrono le tappe

della nostra famiglia. Si deve confermare il proprio copione (a sua volta copiato da quello dei propri

genitori...nonni...ecc.), altrimenti si impazzisce.

Come si modifica

Un copione negativo non è assolutamente una condanna, è una condizione, le condizioni sono

relative al punto di partenza non a quello di arrivo. Anche se non possiamo modificare il passato e

le esperienze che abbiamo vissuto possiamo però scegliere di non vivere più gli schemi che esse ci

hanno lasciato, la relazione dei nostri genitori andava bene per loro...servivano a loro, la relazione

che avevamo con essi ci ha consentito di rapportarci in maniera funzionale ad essi, in un momento

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in cui non avevamo scelta, oggi possiamo scegliere altre relazioni, altri partner, altri lavori che siano

nutrienti e potenzianti per la nostra vita. Se nostro padre ci diceva che eravamo degli incapaci, o

solo ci faceva sentire come tali, allora gli abbiamo creduto ed abbiamo introiettato la sua voce che

ci dice oggi “...sei un incapace...sei un incapace”. La psiconeuroimmunologia ha dimostrato come il

proprio dialogo interiore, ciò che si immette nella propria neurologia come pensieri, è alla base

dell'ammontare del proprio benessere/malessere. Oggi possiamo fare scelte diverse. Non è difficile

cambiare, è una scelta. Per fare questa scelta dobbiamo prima di tutto portare alla coscienza il Piano

Inconscio di Vita, se non sappiamo quali sono gli schemi ripetitivi non è possibile nemmeno

scegliere altre risposte. Bisogna giocare il proprio gioco in maniera cosciente, scoprire qual'è la

storia che ci si racconta. In questa favola, chi sono io , che tipo di protagonista/eroe, tragico o

comico, quali sono gli scopi, che mi prefiggo? Come finisce la favola? Un altro passo in questa

direzione è ascoltare il proprio dialogo interno, in modo da evincere la propria menzogna personale

cioè quella frase inibente che è la causa prima del dialogo interno negativo. Essa è la radice a cui si

attaccano come rami tutti i pensieri negativi che immettiamo in neurologia e tagliata questa anche le

altre si dissolvono, permettendoci di scoprire la nostra “legge eterna”, cioè quel pensiero che ci

potenzia e ci rappresenta veramente.

Esistono numerose tecniche che ci permettono di riprogrammare l'inconscio inserendo frasi

potenzianti, ad esempio si scrive la frase che si vuole immettere in neurologia venti volte al giorno

su un foglio e ad ogni frase si scrive la risposta a quella frase che ci viene di dare. Il processo dura

alcuni giorni (ventuno giorni è l'ottimale), oppure scrivere le frasi, la relativa risposta che viene e

ristrutturare quest'ultima, sempre per venti volte. Ci sono alcune varianti a questi esercizi ad

esempio l'inserimento delle frasi in prima, in seconda ed in terza persona singolare. Le frasi che si

vogliono utilizzare devono essere ben strutturate, al presente e non devono contenere negazioni.

Queste tecniche, insieme alla ricerca della legge eterna e smascherare il copione sono molto potenti,

possono essere usate da sole o insieme in un lavoro di breathwork in cui il respiro ci aiuta a far

emergere le emozioni legate alle istanze primarie, è altresì vero che se troviamo le radici prime da

tagliare il lavoro diventa molto più veloce ed efficace. Ovviamente lavorare con una frase positiva

ci farà stare un po' meglio, lavorare con la legge eterna velocizza di molto il lavoro, respirare sulla

legge eterna ci risolve la vita. Nel copione non ci sono solo ostacoli alla nostra vita, una volta

smascherato, portato alla luce della coscienza, guarito in esso troviamo quegli aspetti di spinta

creativa che ci guidano alla vera realizzazione di noi stessi. Modificare il copione significa

assumersi la responsabilità al 100% di tutto ciò che c'è stato nella nostra vita, che c'è e che ci sarà,

di questo parleremo nel capitolo seguente.

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Il concetto di responsabilità al 100%

Quando si vuole risolvere la disapprovazione parentale e le dinamiche di relazione ci si scontra con

un concetto alquanto ostico da metabolizzare. Il concetto di responsabilità al 100%. La

disapprovazione parentale è, se vogliamo, il primo tradimento perpetrato dai nostri genitori nei

nostri confronti. Il bambino che nasce è perfetto in se ed ha potenziale infinito, lo dimostrano le

capacità di imparare qualsiasi cosa, dal linguaggio al disegno, ai gesti fino agli atteggiamenti dei

genitori. Ad un certo punto però, nei genitori nasce l'esigenza di porre sotto il loro controllo questa

forza della natura, di ristabilire l'ordine gerarchico fra loro ed il piccolo terremoto, si va dalle frasi

del tipo “...se non fai il bravo chiamo l'uomo nero” che instillano la paura pur di farlo stare buono, a

“...zitto tu che non capisci niente” quando il piccolo sapientino entra in discorsi che non gli

competono. E questo è relativo solo alle parti migliori, ci sono frasi, minacce e gesti molto gravi che

sono usate per sottomettere i bambini al volere dei genitori. Questo non significa che i genitori

siano dei mostri che vogliono male ai loro figli, essi stessi sono stati vittime dei loro genitori e così

via a ritroso di generazione in generazione. Come ci insegnano le “costellazioni familiari di

Hellinger” ci sono dinamiche all'interno delle famiglie, “irretimenti”, relazioni privilegiate che

sfuggono al controllo razionale. Tuttavia non dobbiamo mai dimenticare una cosa importante: “noi

abbiamo la responsabilità al 100%”. Anche se sembra assurdo non dobbiamo dimenticare che ogni

uno di noi vive la realtà non per quello che è ma per come se la rappresenta, cioè per come è la sua

mappa del mondo (questo è un concetto base della PNL di cui parleremo in seguito), per cui ogni

realtà è per forza una realtà soggettiva nella quale siamo sempre noi a scegliere se il bicchiere è

mezzo vuoto o mezzo pieno. “Respons-abile” significa abile a rispondere, responsabilità non

significa “colpa”, dire che si è responsabile significa dire che si può cambiare una cosa perché ha

attinenza con noi, ha origine da noi. Viceversa la colpa implica un'impotenza di fondo, se è colpa

mia io sono colpevole e devo essere punito, ma la cosa resta così com'è, non ci posso fare nulla; se

non è colpa mia allora ho bisogno di un capro espiatorio che sarà punito, io sono innocente e ancora

la cosa resta così com'è. Accettare la responsabilità della propria vita significa assumersi l'onere e

l'onore di cambiare ciò che non va bene. Siccome siamo stati vittime dei nostri genitori ed abbiamo

vissuto il trauma della disapprovazione parentale allora possiamo crogiolarci nella nostra vita che

non va? Siamo scusati se siamo dei falliti? Se le nostre relazioni sono un disastro? Perché quando

ero piccolo la mamma mi ha picchiato allora posso essere una nullità per il resto dei miei giorni? La

vita non funziona così, nessuno vuole cancellare ciò che è stato, nemmeno scordarsi il male che è

stato subito. Ciò che implica la responsabilità è che io mi prendo il potere di creare la mia vita da

ora in avanti al meglio per non trasmettere ai miei figli il male subito. La responsabilità parla al

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presente , la colpa parla al passato. Se siamo legati ancora alla colpa siamo vincolati a ciò che è

stato e siamo costretti a riprodurre per irretimento la disapprovazione subita, o tirandoci addosso

persone e situazioni che ci disapprovano o disapprovando a nostra volta. Rientriamo cioè nel nostro

copione ancora una volta. Solo assumerci la responsabilità che ciò che è stato è accaduto perché

abbiamo demandato il nostro potere ad altri ci può salvare, ci mette nella possibilità di riprenderci la

nostra forza e con essa il nostro destino. Forse la mamma ci ha picchiati, noi non sapevamo allora

come difenderci ed abbiamo subìto (oppure ci siamo ribellati con violenza), oggi siamo adulti,

abbiamo imparato, ci sono centinaia di alternative, oggi possiamo e dobbiamo essere liberi,

dobbiamo essere responsabili.

Forse può ancora sembrare un concetto lontano ma ci sono seri motivi per cui noi siamo sempre

responsabili della nostra vita al 100%, questi motivi li spieghiamo nel prossimo capitolo, dove

parliamo della PNL.

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Il concetto evolutivo di cambiamento (PNL)

Mappa e territorio

Per territorio si intende lo spazio oggettivo che ci circonda, ciò che c'è, può essere la propria casa,

per estensione il quartiere, la città, un posto dove ci piace andare o dove non ci piace andare,

insomma il mondo attorno a noi. La mappa è invece la rappresentazione più o meno accurata del

territorio, per mappa non si intende solo una piantina di un posto, anche le indicazioni e la

segnaletica stradale sono una mappa per vivere correttamente le strade, se una persona è esperta di

un posto in montagna dove non ci sono indicazioni, pure la sua capacità di orientarsi è una mappa

che ha dei punti di riferimento, ad esempio un masso grande, un albero particolare ecc. Quindi ogni

volta che ci muoviamo lo facciamo in base ad una mappa, cioè una rappresentazione del territorio.

La domanda che ora ci porremo è : si può vivere un territorio senza una mappa? Cioè ci possiamo

muovere in un posto se non costruiamo una mappa di quel posto? La risposta è no, non si può

vivere nessun territorio senza una mappa. Anche se può sembrare assurdo è così. Infatti possiamo

andare in una città che non conosciamo senza una piantina, ma per trovare un qualsiasi posto

dovremo procedere per tentativi ed in quei tentativi costruiremo una nostra mappa. Oppure potremo

chiamare un taxi e farci portare al luogo desiderato, utilizzeremo cioè la mappa di un altra persona.

In ogni caso per vivere un territorio serve avere una mappa. Ciò non vale solo per i luoghi fisici,

vale anche per le relazioni. Entrare in relazione dipende sempre dalla mappa che abbiamo su come

ci si relaziona. Se per esempio nella nostra mente abbiamo l'idea che gli altri sono pericolosi per

noi, non vorremo averci niente a che fare e limiteremo le nostre relazioni, al contrario se coltiviamo

l'idea che scambiare informazioni con gli altri è gratificante e produttivo avremo facilità e piacere

ad incontrare gente. Ciò detto sorge un problema, noi viviamo la realtà per ciò che è o in base a

come ce la rappresentiamo, in base cioè alla nostra mappa? La risposta a questa domanda è che noi

non viviamo la realtà oggettiva ma solo una realtà soggettiva in base alla mappa mentale che

abbiamo costruito. Anche se sembra assurdo ci sono delle ragioni per cui ciò accade, in particolare

ci sono tre leggi, le tre leggi della mente che permettono che questo accada.

Le tre leggi della mente

La PNL è lo studio sistematico della realtà soggettiva. Abbiamo detto che noi viviamo la realtà non

per quello che è ma per come ce la rappresentiamo, è indubbio che per ogni uno di noi la realtà è

fedele a come ce la rappresentiamo altrimenti impazziremmo. Come è possibile che la realtà sia

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sempre fedele a questa rappresentazione interna? Per via delle tre leggi della mente.

1) La legge dell'attrazione. Noi attraiamo nella nostra vita ciò che siamo noi stessi, ciò che

abbiamo dentro, riproponiamo nella nostra vita ciò che conosciamo. Se abbiamo vissuto

esperienze di violenza attrarremo violenza, non è detto che saremo violenti (anzi spesso è il

contrario), potremmo attrarre situazioni e persone che ci fanno o ci ripropongono atti di

violenza, oppure di rabbia. Si attrae ciò che ci appartiene, ciò che ci è simile, ciò che fa parte

del nostro background, del nostro vissuto.

2) La legge della manifestazione. La vita è un processo dinamico, per quanto ci sforziamo di

racchiuderlo in schemi che siano semplici le cose cambiano e si modificano sempre. Non è

detto che nella nostra vita accadano esattamente le stesse cose o arrivi lo stesso tipo di

persone. A volte ci si trova con una persona che va al di fuori del proprio schema. Tuttavia

il copione è talmente attivo nell'inconscio che i pensieri, la neurologia, la postura, la

fisiologia sono ancora gli stessi. Dopo un po' di tempo ci accorgiamo che quelle persone che

non erano le solite...sono diventate le solite. Non è colpa loro, è responsabilità nostra che le

abbiamo coinvolte nei nostri schemi, gli abbiamo creato un percorso obbligato davanti che

poteva condurre da una sola parte.

3) La legge della proiezione. Noi proiettiamo noi stessi nell'altro. Se nei nostri schemi inconsci

c'è quello di essere abbandonati per la prima legge possiamo attrarre persone che ci usano e

ci abbandonano, per la seconda legge alcune persone che normalmente sarebbero fedeli alla

fine entrano nel nostro schema e sono obbligate ad abbandonarci, tuttavia a volte la persona

che attraiamo oltre a non rientrare nello schema, non si lascia ammaliare dal nostro modo di

essere, allora?....Allora lo schema deve essere comunque rispettato cominceremo a temere

che questa persona ci abbandoni, diverremo con lui/lei soffocanti per un'insicurezza

crescente, fino a rendergli la vita difficilissima. Se questo santo/santa ancora si ostina a non

rispettare il copione ci spingeremo fino all'illazione che lui/lei sia traditore. Potremmo infine

lasciarlo per il timore sia lui/lei a lasciarci per primo.

Quindi ora sapendo questo possiamo capire che la maggior parte dei problemi dipende da un fatto

molto semplice, noi confondiamo la mappa con il territorio, crediamo cioè che la nostra

rappresentazione della realtà sia la realtà oggettiva. In realtà noi non esperiamo una realtà oggettiva

ma la manipoliamo perché sia concorde con la nostra rappresentazione interna . Il piano inconscio

di vita, il nostro copione, altro non è che la nostra mappa. Come è la nostra vita? È difficile? È

facile? E le nostre relazioni? Come sono le idee che abbiamo rispetto a queste cose? Le idee sono

venute dopo le esperienze che abbiamo avuto o le esperienze si sono conformate alle idee che

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avevamo? Abbiamo un'idea che non siamo capaci a far niente? Perché? Non siamo realmente mai

stati capaci di fare qualche cosa oppure una sola volta abbiamo fatto un errore e lo abbiamo

generalizzato?

La mappa si struttura grazie alle tre leggi, ma non è ferma e immutabile. Se correttamente utilizzate

esse sono una chiave di accesso agli schemi inconsci e ci permettono di modificarli. Infatti queste

leggi non smettono mai di funzionare, anche in età avanzata noi creiamo costantemente la nostra

mappa e, dove troviamo uno schema limitante, possiamo modificarlo ed anche generalizzarlo ad

altri schemi. Noi siamo in costante evoluzione e, se ne siamo coscienti, la direzione di questa

evoluzione la scegliamo sempre noi.

PNL evolutiva

Ogni uno di noi quindi non sperimenta il mondo ma la mappa mentale che ha costruito del mondo

stesso. Noi filtriamo le informazioni che ci arrivano in modo che esse siano il più possibile coerenti

con la realtà virtuale che abbiamo costruito. I filtri che mediano un evento esterno sono: la

cancellazione, che cancella parte dell'informazione; la distorsione che distorce l'informazione per

renderla accettabile; la generalizzazione, che ci permette di trarre conclusioni globali a partire da

una o più esperienze; i metaprogrammi che sono dei filtri privi di un proprio contenuto, sono i modi

che usiamo per acquisire informazioni e rimanere noi stessi, ci permettono di distruggere o creare

generalizzazioni, operano cancellazioni e distorsioni e sono ad un livello inconscio molto profondo;

i valori che sono filtri con un proprio contenuto, in base ad essi decidiamo se l'evento o le nostre

azioni sono buone, cattive, giuste o sbagliate ecc; le credenze, esse sono convinzioni o accettazioni

che certe cose sono vere o reali (o false o illusorie); gli atteggiamenti sono valori e sistemi di

credenze su determinati argomenti, ciò che ci fa dire “io la penso così” senza una reale motivazione;

i ricordi, anche i ricordi influenzano la percezione del presente; le decisioni già prese, su

determinati argomenti o situazioni hanno influenza le decisioni che in passato sono state prese. Lo

studio sistematico di questi filtri ci insegna come e perché agiamo in un determinato modo invece

che in un altro, ma la cosa più interessante è che la PNL ci fornisce anche i modi per modificare,

oltre che riconoscere, i propri filtri, in modo da aumentare il ventaglio delle scelte possibili in ogni

contesto. Se noi abbiamo una mappa del mondo, cioè una rappresentazione della realtà limitata

significa che abbiamo nella nostra vita poche opzioni di scelta, ampliando queste opzioni ampliamo

la rappresentazione interna e quindi ci troviamo in un mondo più ricco di possibilità ed abbiamo

anche gli strumenti per gestire queste possibilità.

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Il gioco

La formula del gioco

La realizzazione del nostro copione è permessa dalle tre leggi della mente che manipolano la realtà

oggettiva affinché essa gli si conformi. Ma qual'è lo scopo del copione? Lo scopo del copione è

quello di riproporre continuamente una serie di schemi di comportamento inconsci: i giochi. Come

possiamo sapere se siamo presi in uno di questi schemi o se siamo nella creatività del nostro proprio

progetto di vita? Poiché al di la dei giochi inconsci che mettiamo in atto ogni persona ha un proprio

progetto di vita che è la missione per cui è qui su questa terra.

Il gioco ha delle caratteristiche precise:

1. Un Gancio, cioè un'esca che si lancia, può essere qualsiasi cosa, uno sguardo ammiccante,

un modo di comportarsi particolare, qualche cosa che dica all'altro “...ehi io ci sono e sono

disposto a giocare”. Il gancio è il motivo per cui le persone che si ripresentano nella nostra

vita di volta in volta sembrano essere sempre le stesse, noi gettiamo sempre la stessa esca e

peschiamo sempre lo stesso tipo di pesce.

2. Un Anello, l'anello è la controparte del gancio, l'altra persona ha un anello, cioè qualche

cosa a cui il nostro gancio si potrà attaccare. Se il nostro gancio è fare il bullo, esso avrà

potere su persone che cercano nell'altro quel tipo di comportamento. Ovviamente se una

ragazza ha la sindrome della crocerossina il bullo avrà poco effetto su di lei, piuttosto un

malato qualcuno in difficoltà sarà più considerato. Insomma ad un tipo di gancio risponde

sempre un tipo di anello.

3. La Risposta, quando il gancio trova l'anello giusto si ha una risposta, l'altro da un segnale

che è disposto a giocare con noi.

4. Lo Scambio, a questo punto inizia lo scambio, cioè l'interazione, le transazioni, una vera e

propria danza fra i due. Una cena romantica...un pomeriggio al mare...un week-end da

sogno...una vacanza memorabile...

5. Il Momento Cruciale, ad un certo punto delle interazioni avviene qualche cosa, c'è un

momento particolare che segna una svolta. È un colpo di scena che stravolge tutto, una

sorpresa o uno shock che ci manda in confusione. Lui/lei non chiama e non si è fatto/a

sentire per una settimana...esce con un'altra/o...è sposata/o.

6. L'Emozione Parassita, in questa situazione si attiva un'emozione parassita cioè un'emozione

che ci tiene in quella situazione e ci toglie energia, può essere frustrazione, rabbia,

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depressione ecc. Essa è sempre la stessa ogni volta che ripetiamo il gioco, sempre alla fine

del gioco abbiamo quell'emozione che in realtà volevamo avere.

7. Il Tornaconto, alla fine di tutto si ha il proprio tornaconto, ogni uno ha il suo e serve a

confermare il proprio copione, a giustificare il motivo per cui si è lì. Me lo merito io sono

un incapace...sono una stupida mi faccio sempre ingannare...non valgo niente ecc.

possiamo quindi scrivere G+A=R→S→T→I.

Essere nella creatività del proprio progetto di vita non permette emozioni parassite, non dà un

tornaconto che conferma il proprio copione ed ogni transazione, cioè scambi di relazioni è sempre

nuovo e non è racchiuso in un rigido schema scontato. Al contrario finché si è presi nel proprio

gioco non si è nella creatività. Sapere come funzionano è già un buon punto di partenza per

riconoscere i giochi, tuttavia possiamo prendere in esame i più comuni per avere un'ottica migliore.

I tre giochi principali

Nella creazione dei nostri giochi spesso troviamo un che di infantile, infatti essi sono giocati senza

la consapevolezza dell'adulto, nei giochi si passa dal comportamento infantile del bambino al

comportamento normativo del genitore senza la parte che può mediare e vedere con distacco la

situazione. Ciò avviene perché di norma questi giochi rientrano in tre categorie principali che hanno

appunto a che fare con la nostra infanzia.

1. Si imitano i propri genitori. Cioè acquisiamo il comportamento recepito di uno dei due

genitori e lo riproponiamo pari pari nelle nostre relazioni scoprendoci dopo un po' a

comportarci come nostro padre o nostra madre.

2. Si imita la relazione avuta con uno o l'altro dei nostri genitori. A volte cerchiamo partner o

colleghi con cui instaurare una relazione del tipo di quella avuta con nostra madre o nostro

padre, per riproporre quel tipo di transazione.

3. Si imita la relazione dei propri genitori. L'ultimo dei tre giochi riguarda la messa in atto

della relazione che i nostri genitori avevano fra di loro. Scelto il genitore a cui voler

assomigliare si cerca il partner (ma può essere anche un collega, un capo o un sottoposto)

che svolga il ruolo dell'altro genitore in modo da avere lo stesso tipo di relazione,

conflittuale se c'era conflitto fra i genitori, oppure subordinazione oppure di comando ecc.

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Conclusioni

Mi sono avvicinato al rebirthing grazie ad un mio carissimo amico, Gabriele, che aveva fatto il

corso di primo livello ed iniziava a dare sedute alle persone. Non avevo ancora idea di quale mondo

mi si sarebbe dispiegato davanti, in effetti avvertivo solo un'urgenza, avevo smesso quasi tutte le

mie attività di meditazione poiché mancava una sorta di metodo a ciò che conoscevo. Avevo letto

libri di Osho, di taoismo, buddismo, tecniche kundalini e Yoga, avevo praticato meditazioni,

shiatsu, arti marziali, ma non riuscivo a dare una visione organica a ciò che sapevo, mi mancava una

sistematizzazione. Nel rebirthing ho trovato i miei stimoli nuove energie per la mia ricerca ma

anche qualche cosa in più. Da allora la mia vita si è trasformata, anche per la parte che non riguarda

lo studio e la crescita personale...perché?

La risposta che mi sono dato è contenuta nella tesi che ho scritto. Ciò che il rebirthing ha fatto per

me è stato liberare le energie che erano sprecate a trattenere vecchi schemi di comportamento, tutta

quell'energia liberata ha trasformato la mia vita.

Ciò che si impara studiando e praticando il rebirthing è che respirando il respiro porta a galla vecchi

schemi irrisolti e permette di integrarli. Ma cosa significa in realtà “schema irrisolto” e cosa

significa “integrare”. Uno schema irrisolto è semplicemente un evento che nella nostra mente è

stato talmente forte che non siamo stati in grado di fronteggiarlo, uno shock, una situazione (non

necessariamente un evento eclatante), oppure il ripetersi di certe situazioni. Quando si crea questo

schema in esso rimangono imprigionate le emozioni della prima volta, si crea cioè un percorso

neurale nel nostro cervello che viene chiamato solco neurologico. Ogni volta che la situazione si

ripete (anche non esattamente la stessa) il cervello attiva in sequenza quelle cellule cerebrali

stabilite dal solco neurologico, con lo scopo di attivare una risposta già conosciuta con esito già

conosciuto. In altre parole allo stimolo segue una risposta (sempre la stessa), con una carica emotiva

che è sempre quella della prima volta a cui segue il finale che è sempre lo stesso. Ciò perché

abbiamo imparato quella risposta. In realtà noi imprigioniamo la carica emotiva che non siamo in

grado di gestire in un ricordo, che non è più solo un insieme di dati ma diventa uno schema dal

quale è impossibile sfuggire. In effetti è come se ci togliessimo un pezzetto di energia per tenerla

bloccata in una situazione che non vogliamo più vivere e per questo la riviviamo nitidamente ogni

volta che scatta lo stimolo. Ognuno di noi ha milioni di ricordi che non ci vengono mai in mente,

quante volte sedendoci con un vecchio amico e rivangando il passato ci tornano aneddoti a cui non

pensavamo più da anni o persone o situazioni? Perché quei ricordi non ci restano fissi in mente

come quell'incidente, quella sgridata di mamma o di papà o quella volta che...? Perché la loro carica

emotiva è stata assorbita ed essi sono diventati ciò che dovrebbero essere tutti gli eventi che ci sono

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accaduti...dei ricordi. L'evento shoccante invece conserva la sua valenza sempre e comunque e se ci

ripensiamo dopo dieci o venti anni è come se stesse succedendo ora. Ma non è così! È falso, è solo

un solco neurologico che il nostro cervello applica a prescindere. Questo è uno schema irrisolto.

Integrare uno schema irrisolto significa dare al cervello una nuova via neurologica, allora le cose

sono andate così, ma oggi possiamo dare nuove risposte...diverse ed avere per queste nuove

conclusioni. Integrare significa cioè liberare l'energia prigioniera di una vecchia via neurologica ed

usarla per vivere e trasformare la nostra vita. Osho diceva “la radice di ogni problema è la mente”,

infatti la mente non è fatta per pensare, è fatta per agire. Ogni pensiero ha un effetto sulla fisiologia

del corpo ed ogni postura riflette un atteggiamento mentale, dei pensieri. Provate a pensare di

mangiare una fetta di limone, la vostra bocca comincerà a salivare (la mia ora che lo scrivo lo sta

facendo) ma in realtà non stiamo mangiando un limone. Al nostro corpo non interessa, il cervello ha

dato uno stimolo ed il corpo ha risposto. Questo accade sempre come per la fetta di limone anche

per il bullo che ci minacciava, per il professore che ci metteva soggezione, per chi ci ha abbandonati

o traditi ecc. Quanti sono i nostri pensieri ogni giorno? Parecchie centinaia di migliaia e la maggior

parte sono inconsci, a questo punto è facile capire che non sappiamo mai in realtà come stiamo,

basta una parola per farci uscire dai gangheri, uno sguardo per farci sentire male e potremmo anche

non esserne coscienti perché la maggior parte dei comportamenti una volta automatizzati scivolano

nell'inconscio. Le discipline orientali sono tutte basate su questi concetti infatti ogni meditazione ha

sempre lo scopo di acquietare la mente, ridurre al minimo i pensieri, smettere di pensare ha un

duplice effetto, innanzitutto meno pensieri uguale meno problemi, poi quando per la mente passano

solo pochi pensieri diventa facile gestirli. Se ho solo tre pensieri al giorno contro centinaia di

migliaia diventa facile controllare che tipo di pensieri sono e come lavorano. Con il rebirthing-

breathwork noi cerchiamo di fare questo, chiarire i nostri pensieri guarendo i nostri schemi irrisolti

creati anche dalla disapprovazione che i nostri genitori hanno istillato in noi, aprire nuove vie

neurologiche con nuove prospettive in modo che ogni relazione possa essere una relazione nuova,

proficua per noi e per gli altri, per vivere meglio noi e per dare un futuro libero da condizionamenti

ai nostri figli.

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Indice

Introduzione Pag 3 Il rebirthing Pag 5 Che cos'è il rebirthing Pag 5 Come è nato il rebirthing? Pag 6 Perché è nato il rebirthing Pag 6 Il rebirthing-breathwork Pag 9 La pratica del rebirthing Pag 9 La Mente Pag 12 Conscio e inconscio Pag 12 Come si impara Pag 12 Chi domina? Pag 13 Il concetto di copione Pag 16 Cos'è e come si struttura Pag 16 Come si modifica Pag 16 Il concetto di responsabilità al 100% Pag 18 Il concetto evolutivo di cambiamento (PNL) Pag 20 Mappa e territorio Pag 20 Le tre leggi della mente Pag 20 PNL evolutiva Pag 22 Il gioco Pag 23 La formula del gioco Pag 23 I tre giochi principali Pag 24 Conclusioni Pag 25

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