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Riposto Atti del Convegno “Muoversi per mare” Riposto 2000: quale futuro? Attività del Circolo Circolo Ufficiali Marina Mercantile Edito con il contributo dell’Assessorato alla Cultura della Provincia Regionale di Catania Premio Nazionale ARTEMARE Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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Riposto

Atti del Convegno “Muoversi per mare”Riposto 2000: quale futuro?

Attività del Circolo

Circolo Ufficiali Marina Mercantile

Edito con il contributodell’Assessorato alla Cultura

della Provincia Regionale di Catania

Premio Nazionale ARTEMARE

Riposto «Porto dell’Etna»e l’Artemare

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al Sig. ....................................................................................................................................................

Copia n. .....................................................................

Il Presidente

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Questa pubblicazione è stata realizzata grazie al finanziamento dell’Assessorato alla Cultura della Provincia Regionale di Catania.

Il volume viene dato in omaggio dal Circolo Ufficiali Marina Mercantile di Riposto

in occasione della venticinquesima edizione del Premio Nazionale Artemare.

(Gioacchino Copani)

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Il Presidente del CircoloCap.d.m. Gioacchino Copani

Il presente volume è la terza opera di una collana edita dal Circolo Ufficiali Marina Mercantile di Riposto con l’intento di mettere in evidenza il ruolo primario che il “mare” ha nel territorio e, nello stesso tempo, di lasciare ai posteri documenti che illustrino e facciano conoscere il costume, le idee, i propositi, i sogni e le speranze, di una piccola comunità che vuole crescere. Come le due precedenti edizioni, “Riposto e il Mare” e “Il Mare, Riposto e i Ripostesi”, questo libro

è suddiviso in quattro sezioni: Atti del convegno “Muoversi per mare”, Testimonianze di concittadini illustri, Attività del Circolo e Documentazione del Premio Artemare.

Il titolo di questo terzo volume, “Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare”, è indicativo dei due obiettivi che il Circolo persegue dalla sua istituzione, il Porto e l’Artemare.

Il “Premio Nazionale ARTEMARE”, in venticinque ininterrotte edizioni e grazie alla sua originale formula, è riuscito a diventare, nel panorama culturale italiano, la più qualificata fra le manifestazioni sul mare. Ne testimoniano l’importanza le undici sezioni del Premio (Canzone, Fatti di bordo, Fotografia, Gastronomia, Giornalismo, Modellismo navale, Narrativa, Pittura, Protagonisti del mare, Scultura, Video documentario), tutte aventi per soggetto “l’uomo e il mare”, e soprattutto la pubblicazione degli undici volumi di Storie e racconti di mare, che sono raccolte di “fatti di bordo”, di storie vissute, ricche di valori umani e di esperienze spesso drammatiche, scritte da uomini che passano o hanno passato la loro vita sul mare.

Il “Porto dell’Etna”, invece, per gli enormi interessi in gioco, stenta ancora a decollare. C’è il timore, reale e serio, che il “Porto dell’Etna” si converta in “Porto turistico dell’Etna”, in quanto la forte richiesta di posti barca spinge in questa direzione e cioè verso la realizzazione di una struttura attrezzata solo per le imbarcazioni da diporto. Riposto ha un “porto” e tale deve restare, anche se integrato da una sezione riservata alla nautica da diporto e da un’altra riservata ai pescherecci. Un porto che sia utilizzato unicamente per lo stazionamento e il rimessaggio dei natanti conviene solo a coloro che lo realizzano per poi gestire o vendere i posti barca, mentre sono da privilegiare le strutture di supporto al turismo nautico di transito.

La comunità dell’hinterland ionico-etneo può trarre vantaggio principalmente dal diportismo di transito e dall’attracco di navi traghetto, da crociera e di piccolo cabotaggio. Pare assurdo ridurre le potenzialità del porto, specie oggi che potrebbe aver un futuro per i motivi seguenti. Il Ministero dei Trasporti e della Navigazione, in esecuzione della L. 431 del 30/11/1998, sta

finanziando un progetto di ricerca sull’opportunità di spostare significativi volumi di traffico “dalla strada al mare” per alleggerire l’intasamento delle vie di comunicazioni terrestri. Inoltre non va trascurato il fatto che, nei medi e lunghi percorsi, il costo per tonnellata trasportata via mare è più

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conveniente. La recente espansione del turismo nautico richiede sempre più navi da crociera e traghetti in servizio

di linea per il trasporto di passeggeri e mezzi gommati, con la conseguente ricerca di nuove banchine di ormeggio. Riposto si può proporre, per le innumerevoli opportunità turistiche del suo territorio, come ottimo punto di approdo.

Per i suddetti motivi, ci si augura che non sia declassata l’attuale struttura portuale ad ancoraggio per sole barche da diporto e che, anzi, siano effettuati il potenziamento e la razionalizzazione delle strutture ed infrastrutture esistenti, per consentire l’attracco a piccole e medie navi traghetto, da crociera e da carico. Inoltre si chiede che nella realizzazione dei bacini per approdi turistici venga data priorità a tutti quei servizi che favoriscono e richiamano il diportista di passaggio.

Il Circolo, per il rilancio del paese, ha fiducia nelle sue iniziative e spera che il porto possa trovare, in conseguenza della recente volontà politica di decongestionare le reti stradali e sviluppare le vie d’acqua, un suo spazio tra le rotte del cabotaggio in Italia, e che la manifestazione del Premio Nazionale Artemare possa svilupparsi ancora di più per essere un valido veicolo pubblicitario. A tal fine il Circolo gestisce un sito Internet (www.artemare.it) con il quale si viene incontro: agli utenti di Artemare con la pubblicazione dei vari regolamenti dei concorsi, degli elenchi dei

partecipanti e dei vincitori delle diverse sezioni, delle Giurie e dei loro verbali di assegnazione dei premi, delle foto delle opere premiate e dei loro autori, dei racconti di mare selezionati, ecc.;

ai diportisti con la presentazione di una breve scheda turistica di Riposto e il suo hinterland che possa invogliarli a navigare verso il ... profondo sud.

Chi si accinge a sfogliare questa pubblicazione (che volendo può visionare e/o ‘scaricare’ dal suddetto sito internet) sappia che la sua realizzazione è dovuta all’intervento finanziario della Provincia Regionale di Catania. Al suo Presidente on.le Nello Musumeci e all’Assessore alla Cultura avv. Antonio Garozzo, sempre disponibili nel sostenere le iniziative del Circolo, vanno i nostri più cordiali ringraziamenti.

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Il SindacoOn.le Avv. Prof. Carmelo D’Urso

Ancora un interessante volume del Circolo degli Ufficiali della marina mercantile di Riposto. Un volume nel quale sono riprese ed approfondite le complesse problematiche sempre al centro dell’attività del Circolo in oltre trent’anni di vita e oggi felicemente sintetizzate dal prof. Gioacchino Copani nella presentazione

dell’opera.

Nell’aderire all’iniziativa editoriale del Circolo mi è gradito, a nome della cittadinanza, esprimere la più viva gratitudine alla prestigiosa Associazione e al suo instancabile presidente per lo straordinario impegno profuso nel dibattere i temi di fondo di un comune che intende basare sul rapporto con il mare il rilancio della sua economia.

La vita di una comunità locale sarebbe ben poca cosa se non si articolasse in un forte tessuto associativo indispensabile per rendere possibile la più ampia circolazione delle idee, per promuovere una maggiore partecipazione dei singoli al vivere sociale, per dare continuità allo svolgimento dei processi politico-culturali.

Nel vasto panorama associativo espressione della complessità di questa comunità il Circolo degli ufficiali della marina mercantile occupa un posto di primo piano per il rigore delle analisi, per la chiarezza delle idee, per la validità delle proposte con le quali i rappresentanti istituzionali della società civile hanno il dovere di confrontarsi.

In tal senso il mio impegno nel rivolgere al Circolo il fervido augurio di una presenza sempre significativa nella vita della città.

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Il Presidente della Provincia Regionale di Catania

On.le Nello Musumeci

Non si può rimanere indifferenti ed inattivi dinanzi ad una popolazione che aspira coralmente ed unanimemente a vedere legittimata dalle Istituzioni una nobile vocazione e valorizzate delle preziose risorse.

Attraverso le proprie iniziative, infatti, il Circolo Ufficiali della Marina Mercantile di Riposto dà voce ad un anelito ed un’esigenza condivisi da tutta la cittadinanza, che vede nel mare l’elemento strategico del proprio sviluppo e rilancio economico.

Per questa ragione, abbiamo sentito il dovere di sostenere quest’ulteriore iniziativa del Circolo, che infaticabilmente persegue, diffondendone l’eco, l’obiettivo di fare del porto di Riposto il “Porto dell’Etna”, secondo un progetto che è non solo nel cuore della popolazione, ma anche nella naturale vocazione del luogo, la cui evidente posizione strategica non abbisogna di ulteriori commenti né sostenitori.

L’augurio è, dunque, che si affermino le ragioni del progresso e dello sviluppo, nel superamento di ostacoli e pseudovincoli che - è proprio il caso di dirlo! - continuano fatalmente a remare contro nel faticoso tentativo di decollo dell’Isola.

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L’Assessore alla Cultura della Provincia Regionale di CataniaAvv. Antonio Garozzo

“Riposto “Porto dell’Etna” e l’Artemare” è una pubblicazione che traduce tradizioni, sentimenti e aspirazioni della gente di Riposto, che nel mare rivolge speranze di sviluppo economico e di vincoli di consolidata appartenenza e di solidarietà.

I ripostesi, e per essi la tenacia del Circolo Ufficiali della Marina Mercantile, reclamano con forza il potenziamento del porto perché questo, per la sua posizione naturale, rappresenta uno snodo per i collegamenti commerciali e turistici di tutte le realtà che operano nel territorio circostante riappropriandosi così del ruolo svolto nel passato.

Non si può rimanere quindi insensibili a tali legittime aspettative e inoltre non si può trascurare di dare un nuovo volto alla fascia costiera ionica, di bellezza naturale incomparabile, con la creazione di adeguate strutture da diporto per incrementare il turismo.

Questa pubblicazione ha il pregio di rinnovare negli anni sentimenti comuni degli uomini del mare: il loro impegno, la loro faticosa attività, la loro semplicità nei rapporti umani, la loro determinazione per il potenziamento delle necessarie strutture attese da troppo tempo.

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Atti del Convegno

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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Convegno “Muoversi per mare”

Pagina 13Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Introduzione On.le Prof. Avv. Carmelo D’Urso - Sindaco di Riposto

A mio mezzo Riposto porge a Voi tutti un caloroso saluto.

Siamo nella sala delle conferenze della Biblioteca comunale. Una sala a gradoni singolare per la sua struttura.

Ha osservato uno svedese venuto in visita a Riposto che in questa sala è situato nel punto più basso il tavolo dei relatori ovvero dei detentori del potere o del sapere dinanzi ai quali gli altri, tutti gli altri, stanno più in alto sino a raggiungere la seconda elevazione dell’edificio. E gli altri sono il popolo fonte in democrazia della sovranità, il popolo non destinatario di scelte illuminate, ma protagonista reale della vita del paese.

Il Convegno di oggi è stato organizzato dal Comune su sollecitazione del corpo docente dell’istituto tecnico nautico di Riposto con la collaborazione della Provincia regionale di Catania, che con prontezza ha aderito all’iniziativa, e dal Circolo degli ufficiali della marina mercantile, prestigiosa istituzione locale nota in tutta l’Italia per l’attività incessantemente svolta sul tema dei rapporti dell’uomo con il mare.

Non siamo qui per propagandare posizioni politiche in vista di consultazioni elettorali. Siamo qui per affrontare con rigore metodologico temi di grande interesse e per sollecitare su questi temi il confronto con gli intervenuti espressione della società civile.

I lavori si svolgeranno come da programma in due sessioni.

Nella prima sessione prenderanno la parola il prof. Manlio Marchetta, il prof. Giovanni Montemagno, il prof. Giuseppe Amata, l’ing. Vanni Calì e il prof. Gioacchino Copani.

Il prof. Marchetta, docente di urbanistica nell’Università di Firenze e membro del Labora-torio sui sistemi di mobilità urbana e territoriale, affronterà il tema della collocazione attuale del porto di Riposto al fine di delineare lo scenario di un nuovo ruolo territoriale di esso che tenga conto

delle esigenze di mobilità intermodale mare-rotaia-viabilità montana etnea-circuiti turistici.

Alla relazione del prof. Marchetta seguirà quella del prof. Montemagno, docente di economia regionale nell’Università di Catania, dal titolo suggestivo “Terra per i naviganti: attività, eventi, occupazione”.

Il prof. Montemagno ci parlerà di Riposto e del suo territorio come terra di approdo ed affronterà le problematiche della domanda turistica attuale e potenziale e dell’organizzazione dell’offerta turistica.

Il prof. Amata, docente di economia ed estimo ambientale nell’Università di Catania, autore di un interessante saggio sul porto di Riposto, tratterà del potenziamento della navigazione di cabotaggio in un moderno sistema di trasporti che valorizzi al massimo le vie di comunicazione marittima sia per le merci sia per le persone.

Al turismo nautico saranno dedicate le ultime due relazioni della sessione antimeridiana.

L’ing. Cali, esperto del Presidente della Provincia regionale di Catania, parlerà del sistema dei porti e degli approdi turistici destinati al diportismo nautico da Catania a Riposto in un’area costiera ricca di emergenze naturalistiche e paesaggistiche di grande pregio fruibili per buona parte dell’anno.

Concluderà i lavori della prima sessione il prof. Copani, presidente del Circolo degli ufficiali della marina mercantile, che ribadirà il punto di vista da lui tante volte espresso sul carattere polifunzionale del porto di Riposto nella sua attuale consistenza.

Nel pomeriggio, dopo il saluto dei Preside prof. ing. Gabriele Pistorio, parleranno il prof. ing. Roberto Spano, docente nell’Istituto tecnico nautico di Riposto, ed il prof. Pasquale Russo, ispettore del Ministero della pubblica istruzione, il primo sull’istruzione nautica ed il lavoro nella zona ionico-etnea e il secondo sulla formazione del personale navigante.

È di tutta evidenza lo stretto legame dei temi

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 14 Provincia Regionale di Catania

predetti con quelli trattati nella sessione antime-ridiana. Un territorio che vuole costruire il futuro valorizzando il suo rapporto con il mare non può non porsi il problema della formazione del personale navigante per individuare figure di operatori che rispondano alle esigenze di crescita dell’area.

Mi auguro che alle relazioni segua un dibattito che arricchisca le conclusioni dei relatori e fornisca utili elementi per le scelte da effettuare.

Il Convegno sarà da me concluso con una breve relazione di sintesi.

Funzione del porto, intermodalità, valorizzazione del territorio, rapporto mare-montagna, formazione del personale navigante: questi i temi odierni ai quali ci lega un interesse quanto mai attuale nel momento in cui stanno per essere definiti con metodo nuovo - quello della concertazione tra Stato, Regione, enti locali e forze sociali - i programmi di utilizzazione delle risorse interne e comunitarie per i prossimi dieci anni.

Senza conoscenza non c’è possibilità di scelte

ragionate e consapevoli.Questo Comune, a differenza di altri, si è posto

sin dagli anni sessanta e in modo più incisivo e propositivo dalla seconda metà degli anni ottanta i temi dell’odierno Convegno, sicché possiamo oggi con orgoglio dire che le nostre intuizioni sono state felici.

E tuttavia esiste un’esigenza di approfondimento. Con questo Convegno abbiamo la pretesa di dare un contributo ulteriore all’analisi della nostra zona al fine di evitare errori che potrebbero avere un impatto negativo sulla crescita del comprensorio.

A conclusione di questa rapida presentazione del Convegno vorrei rivolgere un vivo ringraziamento al personale del Comune, al Direttore della Biblioteca rag. Rosario Leotta ed in modo particolare ai docenti dell’istituto tecnico nautico di Riposto per l’impegno profuso nella cura degli aspetti organizzativi.

Spero vivamente che all’impegno organizzativo corrisponda, in termini di conoscenza, un risultato ampiamente positivo delle riflessioni odierne.

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Convegno “Muoversi per mare”

Pagina 15Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Manlio Marchetta

Docente di Urbanistica presso il DUPT Dipartimento di Urbanistica e Pianificazione del Territorio dell’Università degli Studi di Firenze

Responsabile della Unità Operativa di Firenze-Catania della ricerca MURST di interesse nazionale “tempi urbani”

Componente del LASlMUT Laboratorio sui sistemi della Mobilità urbana e territoriale del DUPT

Via Pisana, 526 50143 Firenze – Tel. 055/7321082 - Fax. 055/7323204

Email:[email protected]

Università degli Studi di Firenze

Dipartimento di Urbanistica

e Pianificazione del Territorio

50121 FIRENZE - VIA MICHELI, 2

Laboratorio di ricerca sulla mobilità urbana

e territoriale LASIMUT

Unità Operativa di Firenze, nucleo Circumetnea:

Prof. Arch. Manlio Marchetta

Dott. Arch. Luciano Allegra

RELAZIONE CONCLUSIVA

(prima stesura soggetta ad integrazioni, Ottobre 1999)

Verifica degli impatti sul territorio del progetto di ristrutturazione e ampliamento

del Porto di Riposto (CT)

La presente ricerca ha lo scopo di investigare preventivamente gli impatti sul territorio (urbani-stici e trasportistici) del progetto di potenziamento del Porto di Riposto ed è stata promossa dal Comune di Riposto tramite la Deliberazione della Giunta Municipale n. 149 del 25 febbraio 1999.

Tramite la citata deliberazione è stata recepita la proposta di inserire il caso del Porto di Riposto fra i casi studio oggetto di attenzione nell’ambito della Ricerca “Tempi Urbani”, dichiarata di interesse nazionale dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica (MURST 1997-99), relativa-mente alle tematiche della mobilità marittima e terrestre connesse con il ruolo del Porto di Riposto e della Ferrovia Circumetnea.

Sulla base del programma preventivo, la Ricerca è consistita nello studio e nella valutazione dei

diversi elementi di impatto urbanistico - territoriale e trasportistico presenti nelle ipotesi finora formulate sia di ampliamento che di utilizzazione del Porto di Riposto.

In particolare sono stati sottoposti a verifica in relazione al previsto potenziamento del Porto:

a) le condizioni di mutazione della mobilità nell’ambito del comprensorio ionico-etneo e, in specie, della conurbazione Riposto-Giarre-Mascali-Fiumefreddo;

b) le condizioni di mutazione della mobilità urbana di Riposto e di Giarre.

A tale scopo, sulla base del programma preven-tivo inoltrato all’Amministrazione e da questa approvato sono stati sviluppati gli accertamenti preliminari:

a) dello stato dei servizi della mobilità;

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 16 Provincia Regionale di Catania

b) dello stato dei programmi di potenziamento, ed è stato messo a punto il programma della ricerca sotto gli aspetti del metodo e dei contenuti.

È stato quindi sviluppato, tramite la stesura di rapporti di settore, lo studio:

a) delle conseguenze territoriali del previsto potenziamento del Porto;

b) delle conseguenze urbanistiche del previsto potenziamento del Porto;

c) delle esigenze di coordinamento compren-soriale delle infrastrutture e dei servizi del trasporto pubblico di area;

d) delle esigenze di riorganizzazione del lungoPorto urbano.

Sono stati utilizzati nello studio:- la cartografia più aggiornata disponibile dello

stato attuale delle città di Riposto e di Giarre, indispensabile per le verifiche di fattibilità relative ai percorsi viari;

- i dati più recenti relativi ai flussi di automezzi presso i Caselli Autostradali di Fiumefreddo e di Giarre;

- i dati più recenti disponibili sui flussi passeggeri emessi presso la Stazione FS di Giarre-Riposto e presso le Stazioni FCE di Riposto e di Giarre.

Sono infine stati individuati gli elementi conclusivi dello studio, costituiti da:

1) ipotesi e criteri per un assetto equilibrato della fruibilità ed accessibilità del Porto da parte dei servizi della mobilità marittima, terrestre ed aerea;

2) ipotesi e criteri per un assetto equilibrato delle connessioni del Porto con le città di Riposto, Giarre e Mascali, con particolare riferimento alla proposta innovativa di un nuovo viale lungoPorto interes-sante i territori comunali di Riposto e Giarre e di nuovi raccordi, interessanti i territori comunali di Giarre, Riposto, Mascali e Fiumefreddo.

La Ricerca ha evidenziato che non vi possono essere dubbi sul fatto che la collocazione del Porto di Riposto risulti territorialmente ottimale.

Ciò sia sotto l’aspetto delle potenzialità intermodali (mare-rotaia-viabilità montana etnea-circuiti turistici) che sotto l’aspetto costituito dalla concreta possibilità di assunzione di un ruolo del Porto come nodo plurimo e completo di scambi sia diportistici che commerciali.

Ne è conseguita la considerazione di un ruolo trasportistico completo del Porto di Riposto e la considerazione della necessità di rendere organiche le connessioni del Porto con l’Autostrada Messina Catania, con la Strada Statale n. 114, con la viabilità etnea, con la Linea ferroviaria Circumetnea (FCE), con le direttrici pluridirezionali della Linea ferroviaria (FS) Messina - Catania.

Emerge, in particolare, l’esigenza e l’urgenza di connessioni dirette fra le stazioni FS e FCE, specialmente, ma non solo, in corrispondenza della Stazione di Giarre, in modo da assicurare la possibilità di servizi su ferro, anche in appalto, che connettano il Porto, contemporaneamente, sia con le direttrici etnee che con le direttrici costiere.

Più in generale le conclusioni della Ricerca mettono in rilievo gli elementi concreti che possono determinare una consistente domanda trasportistica che può avere al centro il Porto di Riposto e comportare la connessione della intera rete portuale ionica con gli aeroporti, con le linee ferroviarie, con la rete delle strade principali, con i sistemi di viabilità locale e/o turistica, con i fondamentali centri urbani etnei.

Le conclusioni della Ricerca suggeriscono, nel merito, di sviluppare tutte le ipotesi progettuali possibili:

1) di prosecuzione della Linea Ferroviaria Circumetnea (FCE) fino alla banchine merci e passeggeri del rinnovato Porto di Riposto. L’ipotesi di un ulteriore tratto terminale della Ferrovia Circumetnea può tenere presente, per la positività della soluzione in galleria, il progetto già studiato nel 1990 dagli Ingg.ri Giuseppe D’Anna e Lorenzo Trovato per il tratto fra la Stazione di Giarre e la Stazione di Riposto.

2) di realizzazione di un innovativo viale lungoPorto, del tipo esposto in alcune simulazioni di dettaglio che accompagnano una ulteriore fase, non prevista, di ricerca in fase di completamento. Il nuovo viale del Porto di Riposto dovrebbe essere previsto quantomeno fra S. Anna (Mascali) e Viale Amendola e in avanzamento di circa 12 metri verso il mare, con affaccio diretto della passeggiata sullo specchio d’acqua del Porto e sistemazione di arredo urbano particolarmente studiato per un “lungomolo” urbano di alta qualità e, quindi, con

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Convegno “Muoversi per mare”

Pagina 17Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

esclusione di corpi di fabbrica fra la passeggiata e lo specchio d’acqua;

3) di realizzazione di raccordi ferroviari tali da consentire che i servizi provenienti o diretti al Porto di Riposto possano dirigersi o provenire a/da Milazzo-Messina, a/da Aeroporto di Catania e Catania-Siracusa-Ragusa-Agrigento-Palermo e a/da Randazzo-Paternò-Nebrodi per merci e passeggeri e turisti/escursionisti;

4) di realizzazione di una complessa fascia infrastrutturale di connessione fra il Casello Autostradale di Tre Punti e la Piazza Matteotti, con miglioramento/sistemazione del tratto di Viale Amendola e con particolare cura dell’incrocio con Via Mattarella;

5) di riqualificazione ambientale e architettonica dell’importante fronte a mare della città storica comprendente il contesto da recuperare di cui fa parte la Chiesa della Lettera, il Mercato del Pesce, l’Istituto Nautico, la sede della Dogana etc.;

6) di sistemi innovativi per approdi di natanti da diporto di varia stazza realizzati mediante strutture modificabili e/o amovibili alla bisogna e secondo le esigenze, col risultato di rendere inutile, anche perché eccessivamente costosa, la realizzazione dì banchine in calcestruzzo.

Lo scenario di un nuovo ruolo territoriale del Porto trova ulteriori motivazioni nelle esigenze trasportistiche e di mobilità intermodale:

- delle Scuole Superiori di Giarre e di Riposto (Istituto Professionale per il Commercio, Istituto Statale d’Arte, Liceo Ginnasio M. Amari, Liceo Linguistico di Giarre, Liceo Scientifico, Istituto Magistrale Don Bosco, Istituto Magistrale Sacro Cuore, Istituto Alberghiero, Istituto Professionale per l’Agricoltura, Istituto Professionale per l’industria e l’Artigianato, Istituto Professionale Femminile, Istituto Superiore di Servizio Sociale, Istituto Tecnico Industriale, Istituto Tecnico Nautico, Istituto Tecnico Commerciale, Istituto Tecnico per Geometri, Istituto Professionale per l’industria e le Attività Marinare, Liceo Linguistico di Riposto, etc.);

- dei molteplici Uffici pubblici di Giarre e di Riposto aventi utenza comprensoriale;

- dei potenziali interscambi modali costituiti dalle Stazioni FS di Giarre-Riposto, di Mascali/

Fiumefreddo e di Taormina/Giardini;- di molteplici Autolinee di trasporto pubblico

che collegano Riposto e Giarre con i centri costieri e l’entroterra etneo-alcanterano e che possono motivare anche la creazione di una stazione attrezzata dei servizi di trasporto pubblico stradale di linea;

- della rete della circolazione urbana centrale di Riposto e di Giarre, al cui parziale decongestio-namento potrebbe contribuire il trasporto marittimo con scalo nel porto, nonché le ipotesi di viabilità di raccordo diretto del Porto con la Statale e l’Autostrada che la Ricerca ha evidenziato e che saranno esposte graficamente nell’edizione finale della presente relazione conclusiva;

- della Ferrovia Circumetnea, la cui frequenta-zione, oltre che da una decisa innovazione nel materiale rotabile, sarebbe indubbiamente incre-mentata (fino a raggiungere livelli economici congrui) dall’introduzione di un nodo di inter-scambio unificato Porto-Ferrovia Circumetnea-parcheggi scambiatori e viali di connessione con i caselli autostradali.

Perché lo scenario prefigurato dalla Ricerca possa conferire un nuovo ruolo territoriale del Porto di Riposto, occorre però che le strutture portuali comprendano una molteplicità di ruoli, nessuna esclusa, e cioè:

- il ruolo di porto peschereccio, tramite la razionalizzazione e il potenziamento dell’attuale scalo, compresa la funzione di supporto specifico del Mercato ittico;

- il ruolo di scalo di collegamenti commerciali marittimi per merci e passeggeri;

- il ruolo di supporto di una Scuola Nautica di grande prestigio e tradizione e delle sedi decentrate della Capitaneria di Porto, della Dogana e della Guardia di Finanza;

- il ruolo di sede di attività cantieristiche di manutenzione;

- il nuovo e importante ruolo di approdo diportistico e del turismo nautico di transito.

La Ricerca ha evidenziato che non si tratta affatto di uno scenario fantastico. È evidente, infatti, la progressiva globalizzazione sia delle relazioni economiche che dei traffici sia in ambito comuni-tario europeo che in ambito extracomunitario. Ne

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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consegue che non appare più opportuno operare, nel campo della mobilità a lunga e media distanza, tramite autolimitazioni di orizzonte o di scenario.

Nell’ambito del bacino marittimo del Mediter-raneo nuovo scenari, anche di politica estera, consentiranno alle conurbazioni costiere collocate nel comparto centrale del bacino stesso di inquadrare il proprio ruolo strategico a lungo termine in un livello ben caratterizzato rispetto all’inquadramento tradizionale.

Ne consegue che i complessi portuali collocati in tali conurbazioni possono, ove debitamente attrezzati, assumere, anche in modo innovativo, quote di traffico sia mercantile che di passeggeri.

Più in generale tutte le Regioni europee che si affacciano sul bacino del Mediterraneo appaiono, anche per il mutato o mutando scenario interna-zionale, suscettibili di intraprendere una direttrice di sviluppo finora inedita in direzione delle relazioni economiche con il più ampio e composito complesso dei Paesi del Mediterraneo africano e mediorientale.

Le connessioni intermodali diverranno, nell’ ambito di tale scenario, elementi strategici per lo sviluppo e i nodi intermodali (aria)-mare-ferro-gomma non costituiscono solo “strumenti per” ma possono divenire “elementi propri e primari dello” sviluppo compatibile.

Riposto e la conurbazione ionica e lo stesso più vasto bacino comprensoriale di riferimento possono usufruire dei requisiti più generali di collocazione della conurbazione costiera ionica della Sicilia compresa fra Messina e Catania, avente caratteri socio-economici e geografici che ne consentono la collocazione potenziale nella rete delle relazioni inframediterranee.

Tuttavia emergono la presenza dì livelli di soglia critica e di elementi negativi nella tempistica di accessibilità del Porto di Messina da un lato e la necessità, dall’altro, del Porto di Catania, per cui sono stati programmati di recente importanti sviluppi, di essere adeguatamente supportato da un sistema di approdi di supporto, specie nel settore passeggeri e in alcuni settori merci.

La collocazione ottimale del Porto di Riposto, specie sotto l’aspetto delle non comuni (se non uniche) potenzialità intermodali (mare-rotaia-

viabilità montana etnea-circuiti turistici taorminesi e catanesi), non può non indirizzarne gli sviluppi in direzione della assunzione di un ruolo “generale” di nodo completo di scambi.

Nello specifico emergono altresì come obiettivi in prospettiva:

1) la definizione di un ruolo trasportistico effettivo del Porto, in coordinamento con il Porto di Catania e con l’approdo di Giardini-Naxos;

2) la rivalutazione della linea ferroviaria Taormina/Giardini-Randazzo, nell’ambito di eventuali circuiti relazionali Riposto-Taormina (FS ME/CT)-Randazzo (FS Taormina/Randazzo)-Riposto (FCE);

3) la connessione pluridirezionale della stessa linea con la Linea ferroviaria (FS) Messina (Roma)-Catania (Siracusa, Ragusa, Gela-Licata, Agrigento, Palermo-Trapani-Mazara), facilmente realizzabile presso la Stazione FS di Giarre-Riposto;

4) le connessioni pedonali, dirette e confortevoli, fra le stazioni FS e FCE e l’unificazione della bigliettazione.

Il Porto di Riposto potrebbe assumere, insomma, un ruolo di nodo (al momento potenziale) che non può essere oggettivamente assunto da altri siti portuali e che, nello stesso tempo, consente di considerare parziale e controproducente una settorializzazione prevalentemente diportistica che ne minerebbe più importanti prospettive fondate sulla accertata progressiva immissione di sistemi intermodali dotati di tecniche e tecnologie avanzate.

Il ruolo di nodo potenziale trasportistico intermodale del Porto non costituisce però l’unica “risorsa” irripetibile di Riposto.

Prevalgono già o prevarranno tra breve nuovi e variegati modelli di proiezione sul territorio della organizzazione dei cicli produttivi e della suddivisione del lavoro dei principali settori della produzione manifatturiera (agricolo-industriale) e dei servizi.

Unitamente ad elementi della più tradizionale mobilità città/paese-campagna, si afferma, di conseguenza, il modello-non modello della “dispersione” urbana e nell’ambito, per quanto riguarda la Sicilia ionica e il suo “retroterra”, di bacini “comprensoriali” decisamente inter-

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provinciali. Nel caso in esame appare sufficiente-mente matura la possibilità di definire (non “delimitare”!) una dimensione congrua del “comprensorio” di riferimento attuale/potenziale del Porto di Riposto e del nodo intermodale di Riposto/Giarre/Mascali.

Tale “comprensorio” (Etna settentrionale e Valle dell’Alcantara) ha come estremi Acireale, Taormina e il versante meridionale delle Caronie/Nebrodi (Maniace) e racchiude i territori comunali di Bronte, Maniace, Maletto, Randazzo, Santa Domenica Vittoria, Roccella Valdemone, Moio Alcantara, Malvagna, Francavilla di Sicilia, Castiglione di Sicilia, Linguaglossa, Motta Camastra, Gaggi, Graniti, Castelmola, Taormina, Giardini, Calatabiano, Piedimonte Etneo, Fiume-freddo di Sicilia, Mascali, Giarre, Riposto, Sant’Alfio, Santa Venerina, Milo, Zafferana Etnea e Acireale/Catania.

Un rinnovato sistema di mobilità territoriale (strade del comprensorio da potenziare, ferrovie da rivalutare e da estendere, eventuale rete elicotteristica da impiantare, rete di centri storici e di servizi urbani e interurbani da valorizzare, eventuale impianto di funivia da Riposto ai poli turistici dell’Etna da realizzare) potrebbe conferire al comprensorio stesso e, di conseguenza, al suo naturale scalo marittimo costituito dal Porto di Riposto, condizioni del tutto nuove di competizione economico-produttiva e turistico-culturale.

Si potrebbero identificare, mediante opportuni sviluppi operativi della Ricerca, gli elementi fondanti di un sistema “intermodale” di mobilità territoriale del comprensorio ionico-etneo che potrebbero conferire maggiore interesse territoriale e migliore fattibilità economica rispetto alla problematica del potenziamento qualitativo e del rilancio funzionale del Porto di Riposto.

In linea di principio e dal punto di vista della metodologia intermodale:

a) la rete aeroportuale dovrebbe essere dotata di una corrispondente rete di eliporti e connessa direttamente:

- con la rete ferroviaria;- con la rete delle strade principali (veloci o

velocizzabili);- con i porti più vicini, con raccordi “dedicati”

ferro/gomma ovvero tramite l’uso di Eliporti;- con le città più vicine (ambito di 150-200 Km),

tramite “servizi” dedicati veloci stradali, ferroviari, aerei di terzo livello ed elicotteristici;

b) la rete portuale dovrebbe essere dotata di una corrispondente rete di Eliporti e connessa direttamente:

- con gli aeroporti vicini, tramite connessioni e, soprattutto, “servizi” dedicati via elicottero, via ferrovia (navette), via strada (navette),

- con le linee ferroviarie nazionali,- con le linee ferroviarie locali (merci e

passeggeri ordinari) e/o turistiche,- con la rete delle strade principali (veloci o

velocizzabili), ove possibile tramite connessioni “dedicate” e specifiche;

- con i sistemi di viabilità locale e/o turistica;- con i “centri vitali” dei sistemi urbani contigui

(specie se centri storici e di pregio artistico-culturale), tramite la sistemazione e/o la formazione di congrui e confortevoli viali alberati dotati di piste ciclabili distinte dai marciapiedi, di percorsi pedonali nel verde e di attrezzature di conforto, per la ristorazione e ludiche.

Essa potrebbe altresì essere dotata, in particolari condizioni di mercato, di approdi per idrovolanti, aliscafi da trasporto, navi veloci “a getto” e simili.

c) la rete delle strade principali (veloci o da velocizzare) dovrebbe essere connessa direttamente:

- con la rete ferroviaria principale, tramite nodi attrezzati di interscambio modale (parcheggi intermodali);

- con i Porti, tramite raccordi “dedicati” e parcheggi intermodali;

- con i nodi funzionali fondamentali (grandi infrastrutture e “centri vitali”) della rete delle città di diretta o indiretta gravitazione;

- con la rete aeroportuale tramite connessioni e, soprattutto, “servizi” dedicati;

- con la rete degli Eliporti;- con la rete delle linee ferroviarie locali (merci

e passeggeri ordinari) e/o turistiche, tramite nodi di interscambio a valenza urbana polivalente (nuclei di servizi ordinari);

- con i sistemi di viabilità locale e/o turistica, tramite specifiche “aree di servizi plurimi”;

- con i “centri vitali” dei sistemi urbani serviti,

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tramite la sistemazione e/o la formazione di “viali di penetrazione a staffa”, dotati di sistemi di ampi parcheggi, piste ciclabili, percorsi pedonali nel verde e di attrezzature di corredo.

Gli elementi metodologici appena esposti hanno permesso alla Ricerca di identificare i seguenti programmi di connessione infrastrutturale e/o di servizi di trasporto che costituiscono, a parere del Gruppo di Ricerca, condizioni necessarie e qualificanti del rilancio strategicamente e territo-rialmente “mirato” del Porto di Riposto.

A) Servizi di collegamento con la Stazione di Villa San Giovanni e l’Aeroporto di Reggio Calabria, quali, ad esempio, aliscafi molto veloci e trasporti con elicotteri capienti (20-25 passeggeri).

B) Servizi di collegamento con l’Aeroporto dì Catania, quali, ad esempio, navette ferroviarie (tramite breve binario di raccordo con la stazione di Acquicella, da utilizzare per una navetta Catania Centrale-Aeroporto) e stradali esclusivamente “dedicate” e trasporti con elicotteri capienti (20-25 passeggeri).

C) Nuova realizzazione dell’Eliporto del Porto di Riposto ed istituzione di Servizi elicotteristici di collegamento con l’Aeroporto di Lamezia Terme ed, eventualmente, con i Porti di Catania, di Messina, di Lipari e di Milazzo, con Taormina, con la Stazione di Villa San Giovanni, con gli aeroporti di Catania, Palermo, Reggio Calabria, Malta, Lampedusa.

D) Nuova realizzazione di una linea funiviaria Riposto-Etna: Riposto/S. Anna-S. Alfio-Monte Fontane-Rifugio Citelli o Piano Provenzano, con stazione di partenza connessa direttamente con le banchine del porto e la FCE tramite marciapiedi semoventi lungomare.

E) Prosecuzione, prima descritta, della Linea Ferroviaria Circumetnea (FCE) fino alle banchine merci e passeggeri del Porto di Riposto, debita-mente riorganizzato, ma evitando accuratamente o limitando incongrue riduzioni dello specchio d’acqua attuale, che potrebbero avere la conse-guenza di vedere compromesso il ruolo di stazione marittima intermodale.

F) Nuova realizzazione, prima descritta, di brevi raccordi ferroviari tali da consentire che i servizi

provenienti o diretti al Porto di Riposto, riorga-nizzato come stazione marittima (senza esclusione degli approdi pescherecci e da diporto) possano dirigersi o provenire a/da Milazzo-Messina, a/da Aeroporto di Catania e Catania-Siracusa-Ragusa-Agrigento-Palermo e a/da Randazzo-Paternò-Catania per merci e passeggeri ordinari e turisti/escursionisti.

G) Nuova realizzazione, ma anche tramite uso di porzioni esistenti di urbanizzazione, di una fascia infrastrutturale “nel verde” di connessione fra il Casello Autostradale di Tre Punti e la Piazza Matteotti (con miglioramento/sistemazione del successivo tratto di Viale Amendola, con nodo particolarmente curato in corrispondenza dell’ incrocio con Via Mattarella) costituita da:

- due distinte carreggiate viarie ad andamento sinuoso e con velocità massima di 50-55 Km/ora;

- fascia di verde densamente alberata, di larghezza variabile ma sempre consistente, interposta fra le due carreggiate;

- fasce laterali, di larghezza variabile ma di non meno di circa 50-60 metri e con ampliamenti costituenti comparti di giardini con attrezzature per lo svago e il ristoro, trattate a verde elementare con “oasi” di verde piantumato con servizi e comprensive di piste ciclabili e pedonali, aree per giochi, aree per esposizione e manutenzione di naviglio da diporto, servizi di supporto alla mobilità marittima e terreste etc.

H) Nuova realizzazione di un sistema di almeno tre parcheggi scambiatori (serviti da navetta da/per il Porto) all’inizio, a metà ed al termine del canale infrastrutturale di cui al punto precedente.

I) Nuova realizzazione, ma mediante utilizza-zione prevalente di sedi stradali esistenti o in via di completamento (Comune di Mascali), di viali alberati con piste ciclabili:

- fra l’incrocio sulla S.S. 114 sito a nord di Giarre in località Nespole e il lungomare subito a nord del Porto di Riposto (Sant’Anna), corredati da almeno due aree di parcheggio di scambio (servite da navetta da/per il Porto);

- fra S. Anna e Fondachello (nuova viabilità interna di scorrimento da salvaguardare da innesti ed edificazioni sui margini) e fra Fondachello e la S.S. 114 a nord di Mascali (nuova viabilità da

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salvaguardare da innesti ed edificazioni), nonché eventuale completamento del viale interno fino a Marina di Cottone, volto a migliorare accessibilità alternativa al lungomare Fondachello-Riposto dal Casello Autostradale di Fiumefreddo dell’A 18.

L) Nuova realizzazione, come da studio tipolo-gico annesso, di un nuovo viale lungomare del Porto di Riposto, quantomeno fra S. Anna (Mascali) e Viale Amendola e in avanzamento di circa 12 metri verso il mare, con affaccio diretto della passeggiata sullo specchio d’acqua del Porto e sistemazione di arredo urbano particolarmente studiato per un “lungomolo” urbano di alta qualità e, quindi, con esclusione di corpi di fabbrica fra la passeggiata e lo specchio d’acqua.

M) Riqualificazione ambientale e architettonica dell’importante fronte a mare della città storica comprendente:

- il contesto da recuperare di cui fa parte la Chiesa della Lettera;

- il Mercato del Pesce;- l’Istituto Nautico;- la sede della Dogana (da restaurare);- alcuni immobili incongrui, da sottoporre a

riconfigurazione architettonica;- l’ambito dell’antica Piazza Commercio e quello

della Torre/Forte (forse da tentare di ricostruire ma con collocazione presso il rinnovato innesto del molo principale sud est);

- il contesto presso la Capitaneria di Porto da riqualificare sul piano architettonico;

- il complesso delle attuali attrezzature cantieri-stico-nautiche, di cui appare possibile una idonea riconfigurazione sia in sito che in una parte limitata dello specchio d’acqua.

Circa la nuova realizzazione di un ulteriore tratto terminale della Ferrovia Circumetnea, fra l’attuale Stazione di Riposto e la futura Stazione Marittima, da localizzarsi presso il molo nord, è possibile ipotizzare in linea di larghissima massima (e, quindi, salvi i necessari approfondimenti da eseguire in sede di eventuale sviluppo operativo della Ricerca) la prosecuzione in galleria mediante un’ampia curva tornante, che sottopasserebbe solo pochi immobili e lo stesso lungomare attuale fino all’innesto con la zona portuale in corrispondenza dell’inizio del molo principale sud est. L’ulteriore

prosecuzione, in galleria artificiale, verso il molo nord costituirebbe nello stesso tempo il basamento del nuovo lungomare. Appare congrua la previsione di una curva conclusiva in pendenza spinta che consenta di affiancare anche altimetricamente il marciapiede della fermata capolinea di Riposto Porto alla piattaforma di attracco della Stazione Marittima ed ai Servizi (SE) di supporto e di interscambio modale.

Naturalmente, nell’ottica che assumono le conclusioni della Ricerca, appare opportuno, se non necessario, che nei progetti di miglioramento e potenziamento del Porto di Riposto sia prevista in modo credibile un’area specifica e correttamente dimensionata (considerando i periodi presunti di “punta”) destinata a Stazione Marittima passeggeri e quindi all’attracco di navigli passeggeri di linea e da crociera, navi traghetto, aliscafi, catamarani e navi a getto idraulico di nuova concezione e quanto altro. Ciò in una posizione centrale ed eminente rispetto all’assetto del Porto a lavori di miglioria conclusi e, quindi, con probabilità, presso il molo secondario nord di cui è già previsto un idoneo allungamento, cui occorrerebbe aggiungere un idoneo allargamento.

Occorre inoltre provvedere:- alla programmazione e realizzazione della

segnaletica relativa alla connessione del Porto di Riposto con la viabilità locale ordinaria e turistica e con i siti in cui sono collocati gli elementi preminenti del patrimonio dei beni culturali del comprensorio;

- alla programmazione specialistica e realizza-zione di circuiti aperti alla rete delle città d’arte del comprensorio e delle aree vaste circostanti (Piana di Catania e sistemi collinari circostanti, Ennese, Etna, Nebrodi, Peloritani, Iblei, Eolie, Calabria reggina);

- allo studio di fattibilità e di impatto ambientale relativo alla possibilità di ospitare presso il porto un servizio di atterraggio/decollo di idrovolanti da trasporto.

In conclusione le valutazioni della Ricerca, qui solo sintetizzate, consentono di suggerire all’ Amministrazione Comunale di considerare criticamente l’attuale piano regolatore del Porto e di evitare che lo specchio d’acqua sia frazionato

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con moli e banchine in muratura e con sistemi tradizionali.

Sistemi avanzati e innovativi (per cui sono stati richiesti studi specifici a professionisti di Catania) consentono infatti, segnatamente in materia di approdi di natanti da diporto di varia stazza, di realizzare gli approdi con strutture modificabili e/o amovibili alla bisogna e secondo le esigenze.

Le stesse valutazioni consentono di suggerire altresì all’Amministrazione di conferire priorità alla realizzazione nel Porto, anche iniziando da subito mediante l’uso delle banchine esistenti (ma con impegno ad un radicale miglioramento dell’ efficienza e della qualità), di una stazione marittima, passeggeri e merci, dotata di relazioni trasportistiche che possano assolvere alla forte domanda potenziale di mobilità, che trova attualmente ben poche risposte di offerta organiz-zata, derivante dalla importante presenza delle Scuole Superiori di Giarre e di Riposto, dei molteplici Uffici pubblici di Giarre e di Riposto aventi utenza comprensoriale, dei potenziali interscambi modali costituiti dalle Stazioni FS di Giarre-Riposto, di Mascali/Fiumefreddo e di Taormina/Giardini, di molteplici Autolinee di trasporto pubblico che collegano Riposto e Giarre con i centri costieri e l’entroterra etneo-alcanterano e che possono motivare anche la creazione di una stazione attrezzata dei servizi di trasporto pubblico stradale di linea.

La stessa rete della circolazione urbana centrale di Riposto e di Giarre potrebbe essere soggetta a parziale decongestionamento tramite gli interventi prefigurati nella Ricerca e dovrebbe riorganizzare complessivamente l’attuale assetto dei flussi di attraversamento e l’attuale sistema della sosta.

La Ricerca ha confermato perciò che il Porto di Riposto possiede le condizioni territoriali per potere assumere progressivamente molteplici ruoli funzionali e caratteri fra cui principalmente:

- il ruolo di porto peschereccio, tramite la razionalizzazione e il potenziamento dell’attuale scalo, compresa la funzione di supporto specifico del Mercato ittico;

- il ruolo di scalo di collegamenti marittimi internazionali (Malta, Tripoli di Libia), natural-mente in coordinamento con i Porti di Messina e Catania, in quanto scalo di riferimento per i comprensori turistici di Taormina e dell’Etna e per i comprensori economici della direttrice Alcantara/Nebrodi;

- il fondamentale ruolo di porto commerciale, per la cui ripresa (anche in virtù di una tradizione di grande spessore) occorre che sia l’offerta a prevenire ed orientare la domanda;

- il ruolo, altrettanto fondamentale, di supporto di una Scuola Nautica di grande prestigio e tradizione e delle sedi decentrate della Capitaneria di Porto, della Dogana e della Guardia di Finanza;

- il ruolo di sede diretta di attività cantieristiche di manutenzione;

- il nuovo e importante ruolo di attrezzato approdo diportistico da introdurre però tramite strutture di banchinaggio di tipo innovativo e altamente flessibile;

- il ruolo di scalo attrezzato di supporto al turismo nautico di transito;

- il ruolo di partner funzionale nei confronti dell’approdo di Giardini Naxos, di limitate capacità ma di elevata qualità territoriale, anche tramite eventuali relazioni stabili e cadenzate;

- il carattere precipuo di Porto dotato del prestigioso, anche se da restaurare, fondale urbano di pregio costituito dal ricco fronte a mare della città barocca, cui non sarebbe opportuno sovrapporre anonimi edifici e capannoni, ed a comple-tamento del quale sarebbe assai significativa la ricostruzione della Torre Forte malauguratamente fatta demolire intorno al 1920.

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Convegno “Muoversi per mare”

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- Riposto e il suo territorio come terra di approdo: le tipologie; gli uomini di mare e i turisti;

caratteri storici, sociali, culturali; la domanda di “terra”, di servizi, di attività.

- Le nuove tendenze secolari del turismo, nel mondo e nel bacino mediterraneo; nuovi

turisti e nuovo turismo; in particolare, il turismo per mare, crocierismo e diportismo.

- L’organizzazione dell’offerta turistica e gli aspetti territoriali: il sistema Taormina-Etna-

Catania e gli sbocchi a mare.

- Domanda turistica attuale e potenziale; le tipologie, le motivazioni, i contenuti, le aree di

provenienza.

- Multi-point Turism: approdi, sbarchi, visite, soggiorni.

- L’organizzazione dell’offerta turistica: il porto e le infrastrutture; rete viaria, penetrazione,

irradiazione.

- Le strutture turistiche: ricettività, ristorazione, ricreazione.

- Le risorse ambientali e culturali: il catasto, gli accessi, la fruizione, l’animazione; itinerari

e visite.

- Le attività: calendario, accesso ed animazione, qualificazione.

- I soggetti: pubblici (Regione, Provincia, APT, Comune, etc.) e privati (imprese,

associazioni, cooperative, etc.), i ruoli.

- Il prodotto turistico: del Comune e del comprensorio; il piano e i progetti; analisi,

elaborazione, integrazione, monitoraggio.

- Marketing e promozione: mercati, prezzi, collegamenti.

- Offerta turistica ed occupazione: formazione, aggregazione, organizzazione.

- Turismo sostenibile e qualità dell’offerta: le ragioni del mercato ed il rapporto

intergenerazionale.

Terra per i naviganti: attività, eventi, occupazione

Università degli Studi di CataniaFacoltà di Scienze PoliticheIstituto di Scienze Economiche

(Schema della relazione)

Giuseppe Montemagno

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 24 Provincia Regionale di Catania

1. Per il trasporto di piccolo e medio cabotaggio si è calcolato, anni fa, uno standard europeo da 1350 tonn. di stazza, in modo da facilitare il trasporto delle merci non solo per mare, bensì per fiumi e canali navigabili che in Europa sono molto estesi.

2. Basti pensare che l’Olanda ha una rete di fiumi e canali navigabili per più di 7.000 Km (pari a 21 Km per ogni 100 Kmq di territorio), la Francia circa 9.000 (pari a 1,7), la Germania sui 6.000 (pari a 2), il Belgio si avvicina a 2.000 (pari a 6), l’Italia circa 2.500 (meno di 1 Km per Kmq).

3. Certo, il nostro paese deve tener conto della sua morfologia (la dorsale appenninica, le zone montuose, la scarsità delle pianure) e del clima che, addensando le precipitazioni in alcuni periodi dell’anno ed in forma torrentizia, non hanno permesso dal punto di vista geologico la forma-zione di regolari corsi d’acqua, rispetto ad altri paesi europei che, facilitati da condizioni ambien-tali, da diversi decenni a questa parte, hanno creato una rete navigabile fra mare, fiumi e canali, che ha agevolato il traffico delle merci nelle zone interne.

Basti pensare che dal Mar Nero si può navigare fino in Olanda e Francia, attraverso il Danubio, il Reno, il Rodano ed altri fiumi e canali.

4. Ma queste attenuanti non giustificano la scarsa attenzione data dagli organi governativi al trasporto costiero e fluviale.

Perché si è avuto:a) il disboscamento legale e quello con gli incendi

dolosi, lo spopolamento montano incentivato dalla CEE e dall’U.E. con il set-aside, che hanno favorito i fenomeni dell’erosione del suolo, degli smotta-menti e delle frane; tutti elementi che ostacolano un regolare decorso delle acque;

b) ogni forma di incentivo verso la politica delle strade ordinarie e del trasporto su gomma, a scapito dei porti e delle ferrovie.

5. E pensare che la nostra civiltà si è sviluppata sul mare ed anche nei momenti più difficili e di decadenza, il mare ed i porti hanno rappresentato un

Giuseppe Amata

punto di forza nella vita economica garantendo un minimo di scambi e di relazioni con l’esterno, come nel periodo della dominazione araba, normanna e delle repubbliche marinare. Ed anche in epoca più recente con l’esportazione dello zolfo, dei prodotti agricoli, del movimento degli emigranti verso le Americhe e l’Australia.

6. Anche la rete ferroviaria nel nostro paese non ha avuto grande sviluppo, anzi è andata a diminuire negli ultimi anni. Ora si attesta sui 16.000 Km, di cui appena 10.000 Km elettrificati. Con 12.000 carrozze e 84.000 carri merci o bagagliai. Per un movimento di 470 milioni di viaggiatori l’anno e 80 milioni di tonnellate di merci.

In Sicilia la rete ferroviaria è di appena 1.700 Km, meno della metà è elettrificata.

7. Di rimando le strade ordinarie ammontano a circa 305.000 Km, pari a 1.015 Km per 1.000 Kmq di territorio, di cui 6.500 di autostrade, 45.000 SS., 115.000 prov.li e 142.000 comunali extraurbane. Mentre circolano 30 milioni di autovetture e 6 milioni di motori a due e tre ruote, 80.000 autobus, 2.700.000 autocarri e più di 700.000 rimorchi. Le merci trasportate ammontano, invece, ad 1 miliardo di tonnellate.

In Sicilia le strade ordinarie ammontano a circa 22.000 Km, pari a 860 Km per 1000 Kmq di territorio, di cui circa 600 Km di autostrade, 3.500 di SS., 12.500 prov.li e 5.500 comunali extraurbane. Con la presenza di 2,3 milioni di autovetture, 400.000 motori a due e tre ruote, 5.400 autobus, 171.000 autocarri e 28.000 rimorchi. Per un trasporto di 38 milioni di tonnellate di merci.

8. Le merci trasportate per navigazione di cabotaggio ammontano a circa 60.000 milioni di tonnellate, di cui 9 milioni di prodotti agricoli; mentre i passeggeri ammontano a circa 22 milioni. Quindi solo i carichi più pesanti, come materiale ferroso, siderurgico e petrolio viaggiano prevalen-temente con nave e pertanto tale dato si deve ritenere irrisorio non tanto rispetto al trasporto

Il potenziamento della navigazione di cabotaggio

Università degli Studi di CataniaFacoltà di Ingegneria - Istituto diIdraulica, Idrologia e Gestione delle acque

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ferroviario, bensì rispetto a quello su gomma, sul quale viaggiano quasi tutti i prodotti finiti industriali ed agricoli, compresi i carburanti ed i prodotti chimici molto pericolosi.

Il trasporto su gomma ingloba più dell’80% del traffico delle merci.

Le merci che annualmente sono sbarcate nei porti d’Italia e provenienti da ogni parte del mondo ammontano a circa 295 milioni di tonn. E quelle imbarcate a 110; mentre i passeggeri sbarcati ammontano a 24,6 milioni e quelli imbarcati a 24,3.

In Sicilia il trasporto complessivo per mare (cabotaggio ed extra) interessa 42 milioni di tonn. di merci sbarcate e 30 milioni di merci imbarcate; oltre al movimento di viaggiatori di 2,7 milioni sbarcati e 2,8 imbarcati.

9. Si possono svolgere alcune considerazioni economico-energetiche:

a) 1 nave da 1.350 tonn. di stazza è equivalente per capacità di carico a due convogli ferroviari da 35 carri ciascuno ed a 70 autotreni con rimorchio;

b) in termini di costo la spesa d’acquisto e di esercizio della suddetta nave risulta inferiore a quella degli equivalenti carri ferroviari ed autotreni. Inoltre maggiore risulta il periodo di utilizzazione (50 anni contro i 30 dei carri ferroviari ed i 10 degli autotreni), abbassando così la quota di reintegra-zione annua per il rinnovo del capitale. I costi di esercizio sono inferiori del 50%. I dati non sono recenti, ma emblematici;

c) pure il rapporto peso morto-carico utile risulta favorevole al mezzo acqueo di trasporto: si ha per ogni tonnellata di carico circa il 35% di peso morto, a differenza del 65% per i carri ferroviari e dell’85% per gli autocarri;

d) se il calcolo lo facciamo in termini energetici, anziché in termini economici il vantaggio del naviglio diventa ancora maggiore, perché si impiegano meno Chilocalorie per costruire la nave rispetto alla costruzione degli altri mezzi di trasporto. Non soltanto per la costruzione ma anche per l’esercizio dell’attività di trasporto. Infatti, impiegando una unità di HP di forza motrice per via acquea si trasportano 4.000 Kg di merci, per ferrovia 500 Kg e su strada ordinaria 100 Kg.

10. Come mai, pertanto, il trasporto per via acquea è stato ridimensionato, nonostante l’espe-rienza storica della civilizzazione mediterranea, ed i vantaggi economici ed energetici che abbiamo

elencato? Due sono le risposte:a) la prima è insita nel modo capitalistico

di produzione, basato non prioritariamente sulla riduzione dei costi, bensì sulla velocità di circolazione della merce e sulla realizzazione del massimo profitto. Questo risultato si ottiene considerando come unità di produzione l’azienda, la quale, guarda caso, non internalizza il costo dell’inquinamento che pagano sia lo Stato (in termini economici) sia la collettività (in termini economici, perché il costo dell’inquinamento si trasferisce sul prezzo dei prodotti acquistati, in termini di salute per i maggiori incidenti stradali, lo smog e lo stress da rumore);

b) la seconda è prettamente politica, in riferimento cioè al peso di alcuni grandi monopoli italiani nel governo del Paese e quindi nella direzione degli investimenti a favore della politica autostradale e del trasporto su gomma: Fiat, Pirelli, Italcementi.

11. Se si cambia indirizzo nella politica economica del Paese, se si avvia un processo di trasformazione economica e sociale, i porti e la via acquea potranno avere una funzione prioritaria.

È il caso del porto di Riposto, già predisposto, e seppur incompleto, per assolvere ad una funzione commerciale, di pesca e di sviluppo turistico. Ma anche di tanti altri piccoli e medi porti che potranno avere una importante funzione regionale, per alleggerire il traffico mercantile tra la Sicilia e il Continente.

Anziché investire prioritariamente nelle mega-strutture, come gli interporti, che concentrano oltre somme ingenti di capitali anche un enorme traffico in un sito determinato, aggravando e non risolvendo i problemi della congestione del traffico e dell’inquinamento, occorre invece il decentramento tramite il potenziamento e l’ampliamento dei porti, per incrementare la navigazione di cabotaggio per il trasporto delle merci ed anche delle persone.

Se ad esempio, dal porto di Riposto, di Cefalù, di Milazzo, di Scoglitti, di Licata, partissero navi containers verso il continente, come si sta realizzando per il porto di Pozzallo, si attenuerebbe l’ingorgo dei mezzi pesanti e dei carri ferroviari nella Stazione marittima di Messina e di Villa S. Giovanni e si valorizzerebbero le economie di molte zone che, invece, sono sollecitate dalla marginalizzazione e quindi dal declino economico e dalla disoccupazione.

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 26 Provincia Regionale di Catania

Come riportato nella locandina di invito al convegno la parola è adesso all’Istituto Tecnico Nautico “Luigi Rizzo” di Riposto; sono l’Ing. Roberto Spano, docente dell’Istituto, ed, innan-zitutto, porgo un cordiale saluto ai presenti in sala.

Mi è doveroso ringraziare il Sig. Sindaco On. Carmelo D’Urso che con la sua disponibilità all’organizzazione di questa giornata ha ancora una volta dimostrato sensibilità al problema dell’ occupazione ed alla possibilità di aprire vie nuove per lo sviluppo della nostra comunità.

Un saluto particolare al Signor Provveditore agli Studi di Catania Dott. Gaetano Ragunì, sempre pronto a rappresentare gli interessi del mondo della scuola.

Un saluto ed un ringraziamento ai relatori della mattinata che, con i loro interventi, hanno dato spessore a questa giornata di lavoro.

Questa seconda parte dei lavori è dedicata all’importante ruolo dell’istruzione per le pro- spettive occupazionali dei giovani della zona ionico-etnea. È chiaro che a questo appuntamento non poteva mancare il Nostro Istituto che, da sempre, è stato un valido punto di riferimento per gli sbocchi nel mondo del lavoro.

Il nostro intervento non può che prendere le mosse dalla storia dell’Istituto e dall’importanza che tale istituzione ha rappresentato per la nostra comunità.

La comunità ripostese ha avuto nel commercio marittimo non solo una fonte di sostentamento ma anche di agiatezza socio-economica; basta conoscere i trascorsi per sapere che tale attività ed il suo indotto nel 1800 hanno avuto nel tempo una crescita di tipo esponenziale.; il mezzo marino veniva utilizzato per il trasporto delle merci e, soprattutto, del vino prodotto in grandissima quantità nell’entroterra. Una significativa quanto

L’Istruzione nautica e il lavoro nella zona ionico-etnea: passato, presente e futuro

Roberto Spano

viva immagine di questa realtà viene resa nel libro “Storia della Marina di Riposto” del Prof. Mario Giannetto, attualmente insegnante presso il nostro Istituto, che riporta:

«ben presto i bastimenti-magazzini furono insufficienti ed il municipio permise l’ingombro delle vie e delle piazze principali con fusti di vino per non fare diminuire il commercio, mentre spaziose calate e nuovi edifici dove conservare le mercanzie venivano costruiti in tutto il paese. Sorsero ditte, produttori ed esportatori di champagne,... produttori ed esportatori di cognac... rappresentanti di vini... negozi di vino... fabbriche di botti... si svilupparono le tipografie...»

È proprio in questo brulichio e fermento di attività che nasce l’Istituzione nautica a Riposto. L’Istituto nasce non per volontà dello Stato ma, come evidenziato dalle parole del Prof. di astronomia e navigazione Federico Cafiero (preside agli inizi del 1900), riportate nello stesso scritto del Prof. Giannetto

« furono gli armatori ripostesi che nel 1819 chiesero al Governo Borbonico una scuola atta a creare Capitani di Cabotaggio e di Altura, obbligandosi, per il mantenimento di essa, al pagamento di una tassa proporzionata al ton-nellaggio delle rispettive loro navi, per ogni spedizione, sia per l’interno che per l’estero. La desiderata istituzione fu concessa con Sovrano Rescritto del 12 Febbraio 1820 ed affidata al Capitano Ferdinando Coco, ripostese per la parte didattica e ad una Commissione di tre membri per la parte amministrativa…»

Fatto sicuramente significativo è che la nascita dell’Istituto sia avvenuta sulla spinta di una necessità di mercato.

Il potenziamento della flotta marinara, che ha avuto la punta massima fino ai primi del 900, e

Istituto Tecnico Nautico“Luigi Rizzo” di RipostoDocente di Macchine marine

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Convegno “Muoversi per mare”

Pagina 27Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

delle strutture portuali hanno garantito una crescita economica della zona imperniata sul commercio marittimo. Infatti dai documenti storici del 1880, esistenti presso l’Istituto Nautico, si legge che l’economia di Riposto e del circondario era prevalentemente fondata sul commercio del vino; cito testualmente: « in Riposto nessuna industria sussiste all’infuori di questa del vino; quattro quinti della popolazione traggono da essa il loro sostentamento…..»

La via del mare quindi costituiva nel passato l’unica via di sviluppo economico. Il poten-ziamento delle ferrovie e gli investimenti nel trasporto terrestre determinarono negli anni un progressivo impoverimento delle attività commer-ciali basate sulla commercializzazione dei prodotti agricoli via mare fatto reso ancora più grave dalla mancanza di investimenti nel settore nautico.

Tralascio di evidenziare gli aspetti negativi derivanti dai conflitti mondiali, per riprendere l’analisi della situazione economica della zona nell’ immediato dopoguerra. L’autonomia riconosciuta alla Regione Siciliana che garantiva un ampio potere discrezionale e una forte possibilità di investimenti non ha dato, di fatto, i frutti sperati, nel senso che l’auspicata industrializzazione dell’isola non ha trovato il necessario riscontro.

Fallimentari gli interventi nella zona che han-no portato all’istituzione della SIACE, cartiera megalitica che non ha mai raggiunto gli standard produttivi ma , tuttavia, ha garantito negli anni della sua esistenza una certa attività nel campo marittimo attraverso un traffico di navi adibite al trasporto delle materie prime e dei prodotti finiti. Altro aspetto che ha dato respiro all’economia della zona è stato quello della commercializzazione degli agrumi, trasporto garantito dal porto di Riposto, che, seppure di ridotte dimensioni, è certamente idoneo a tali attività. Fallita l’esperienza industriale, che per altro ha causato danni ecologici irreversibili come emerge da uno studio del ’72 dell’Università di Messina, e distrutto il settore agricolo per i noti accordi comunitari, che hanno portato al pro-gres-sivo abbandono dei nostri “meravigliosi” giardini e all’abbandono della coltivazione della vite

Quanto detto ci fa, quindi, comprendere l’importanza ricoperta dall’Istituto nello sviluppo

dell’economia ripostese.Oggi, l’analisi della situazione economica ci

porta a delle amare considerazioni:- nessuno sviluppo industriale è presente nel

territorio;- nessun intervento pubblico è diretto ad una

occupazione stabile e qualificata volta a valorizzare le qualità dei giovani mettendone in risalto le potenzialità e le aspettative;

- nessun potenziamento e nessun intervento è ipotizzabile nel settore agricolo, per i noti vincoli imposti dalla comunità europea e certamente inadeguati ed insufficienti sono gli interventi garantiti dal PIM (Piani di Interventi Mediterraneo).

La mancanza di un tessuto industriale, infatti, impedisce ai giovani in possesso di titoli di studio inerenti il settore industriale di trovare una occupazione sul territorio, che consenta loro di spendere il titolo di studio conseguito. Tale circostanza obbliga i giovani o a scegliere la via della sottoccupazione o a cercare altrove , il più delle volte al Nord, l’occupazione nell’industria, fatto questo che sottrae ricchezza alla zona.

Ebbene, in questo contesto, ancora oggi, l’unico settore che ha garantito occupazione è stato quello marittimo: da un lato, infatti, troviamo i pescatori ed i commercianti del pesce, dall’altro gli Ufficiali della Marina Mercantile, formati all’Istituto Nautico, che trovano immediata occupazione con notevoli retribuzioni; testimonianza continua si riscontra nei discorsi tra noi Insegnanti dell’Istituto ed i neo diplomati che, devo riconoscere, con affetto e quasi doveroso ringraziamento, ci raccontano le loro esperienze di lavoro.

Sentiremo dall’intervento dell’Ispettore Russo quali saranno le prospettive del personale navigante ma siamo convinti che anche, per il futuro, l’Istituto Tecnico Nautico “Luigi Rizzo” avrà il suo ruolo di protagonista e continuerà ad onorare l’Istituzione Nautica. Un Istituto che oggi come e più di ieri garantisce occupazione ai propri diplomati, crescita culturale e progresso per l’intera comunità ripostese e del circondario.

A tal proposito, concludo sottoponendo all’ attenzione di voi presenti le parole scritte dal Prof. Giuseppe Giarrizzo, Preside della Facoltà di Lettere

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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dell’Università degli Studi di Catania, insigne storico, «Non sarà facile, a chi voglia ricostruire la storia recente di Riposto e della sua cultura, dire in modo adeguato del ruolo del suo Istituto Nautico. Ché esso non fu soltanto una struttura di formazione professionale, peraltro – a quanto pare – egregia ed essenziale alla funzione storica di questa comunità mercantile: fu anche il terreno su cui potè realizzarsi un’autentica rivoluzione culturale, con il “salto” compiuto in alcune generazioni di ufficiali dal modesto alfabetismo o piuttosto l’analfabetismo dei padri, ora bottai ora marinai ora portuali, ad un controllo e parte-cipazione attiva alla cultura

politica, tecnica, letteraria del proprio tempo».Passo adesso la parola all’Ispettore Prof. Pasquale

Russo, Ispettore Centrale presso il Dipartimento Istruzione Tecnica del Ministero della P.I., il quale è il padre del progetto Nautilus che in atto è in adozione da tutti i nautici d’Italia (almeno credo), che ha dato una svolta decisamente innovativa all’istruzione nautica allineandola alle tipologie europee e anticipando, in conseguenza, i progetti più arditi di riforma.

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Convegno “Muoversi per mare”

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Nella formazione professionale dell’Ufficiale della Marina Mercantile Italiana, a differenza di quanto avviene in molti paesi stranieri, sono distinte le fasi di preparazione teorica e di addestramento pratico finalizzato al conseguimento dei titoli professionali. Alla scuola compete curare la formazione generale e professionale di base.

I programmi di insegnamento, definiti dal D.M. 1222 del 3/09/61, entrati in rapida obsolescenza già agli inizi degli anni 70, venivano ritoccati, sulla scia del mutato scenario economico, dalle sperimentazioni Orione (1982) e Nautilus (1992).

La sperimentazione, è noto, è un processo che consente di rinnovare i curricoli formativi per adeguarli alle richieste del mondo della produzione e dei servizi, in relazione alle esigenze poste dal mercato del lavoro.

Il progetto Orione ammodernò i programmi ed i quadri orari intervenendo, principalmente, sui contenuti delle discipline professionali con l’obiettivo di garantire i saperi necessari ad intraprendere la carriera di Ufficiale della Marina Mercantile.

Lo stimolo per tale revisione fu dato dall’ emergente normativa internazionale STCWS/78 relativa agli standard di conoscenza del personale navigante. Obiettivo non secondario della speri-mentazione Orione fu la necessità di attivare un confronto su base internazionale.

All’esigenza di maggiore formazione (sempre più tecnologia evoluta a bordo della nave e diversa organizzazione del lavoro) faceva eco l’abolizione del ruolo dell’allievo dalla tabella di armamento (1985), senza che fosse data alcuna risposta su possibili percorsi alternativi per l’accesso al titolo professionale base e, quindi, alla carriera del mare.

Il titolo professionale di “Allievo Ufficiale” non veniva, in ogni modo, abolito e le mansioni, sulla carta, restavano immutate.

In tale contesto l’istruzione nautica costituì il solo riferimento per chi volesse avviarsi alla carriera di Ufficiale di Marina con i limiti di una formazione che si arrestava alla sola fase scolastica.

La formazione professionale marinara

Pasquale Russo

Nel contempo, al di fuori del microcosmo della formazione marinara, per contenere la rapida obsolescenza dei profili professionali del tecnico intermedio prendevano piede nuovi modelli formativi.

Una più solida formazione generale veniva vista come necessità per affrontare le insidie della complessità. Puntare all’acquisizione di abilità trasversali apparve come strategia indispensabile.

Occorreva attivare processi dinamici di forma-zione che, salvando i saperi fondamentali dei vari settori, evitassero la dispersione del ricco patrimonio di esperienze e di professionalità di un’area vitale per l’economia nazionale.

Riferimenti nuovi nella progettazione dei curricoli furono: la professionalità di base e la flessibilità del titolo di studio, con l’obiettivo di ancorare la formazione tecnica a parametri più stabili di quanto non fossero i riferimenti a precisi quanto effimeri modelli organizzativi.

Le conoscenze, le competenze e le abilità richieste ad un profilo professionale non potevano che essere costruite in due fasi: la prima - di formazione generale - la seconda - specialistica - spostata alla fase terminale del percorso formativo.

La logica evoluzione del processo vedeva in attività post-secondarie il momento di specializ-zazione e di adeguamento al contesto lavorativo al momento attivo.

Quindi non più l’ambizione, da parte della scuola, di offrire un prodotto finito al termine degli studi secondari, ma la consapevolezza di innestare armonicamente le competenze relative a forma-zione di base (la più ampia possibile) ed a specializzazione.

Nel settore nautico vedeva la luce il progetto Nautilus.

Le motivazioni di fondo che ne ispirarono la struttura vanno ricercati nell’obiettivo di garantire gli standard di conoscenza richiesti dalla presenza delle tecnologie avanzate a bordo della nave (e dal relativo ruolo dei soggetti imbarcati) nonché dalla mutata organizzazione del traffico marittimo

Ministero della Pubblica IstruzioneIspettorato CentraleDirezione Tecnica

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 30 Provincia Regionale di Catania

(come le problematiche connesse al trasporto intermodale).

Rimaneva sempre da risolvere il problema del collegamento scuola-lavoro in una visione di sforzo integrato tra gli Enti preposti alla formazione: Ministero della P.I., Ministero dei Trasporti e della Navigazione (responsabile dei titoli professionali marittimi e della loro gestione anche in riferimento agli standard internazionali). Il tutto in una visione che desse una risposta ai modelli organizzativi proposti dall’Utenza (Armamento).

Il Nautilus ipotizzava, come bozza per successivi confronti ed approfondimenti sull’argomento (è esplicitamente chiarito nel progetto), un biennio integrativo della formazione scolastica, speso in alternanza di formazione teorica e di imbarchi (assistiti da tutor).

Al termine del biennio (integrato dalla sommi-nistrazione dei corsi obbligatori previsti dalla STCWS) l’allievo avrebbe dovuto possedere competenze ed abilità per sostenere, presso il Ministero dei Trasporti, l’esame che lo avrebbe abilitato ad assumere responsabilità di guardia a bordo, il “patentino”, appunto.

Il progetto Nautilus, per il suo respiro formativo più ampio e la sua impostazione, offre maggiori opportunità di inserirsi in attività collaterali al traffico marittimo (dopo adeguati corsi di specializzazione, s’intende). Queste opportunità sono date dalle competenze acquisite nella direzione richiesta dal moderno profilo profes-sionale disegnato e non impoveriscono affatto la formazione di base per chi intende intraprendere la vita del mare.

Sul piano della formazione post-diploma il modello collaudato con pieno successo è stato il Nautisud (per i nautici del sud e delle isole). Seguono i vari Nauti - (-Liguria, -Centro, -Toscana, ecc.) di ispirazione Nautisud.

Il progetto e la realizzazione del Nautisud hanno visto impegnati: Ministero della P.I., Ministero dei Trasporti, Armamento (CONFITARMA E FINMARE).

Il corso di 700 ore (900 per l’edizione ‘96), finalizzato alla familiarizzazione con il mezzo nave ed ispirato alla sicurezza della navigazione, prevede: 480 ore di navigazione con l’assistenza di ufficiale tutor, i corsi di “Sopravvivenza e salvataggio” e “Antincendio di base ed avanzato”, attività formativa in aula con docenti della scuola

ed esperti esterni. Gli oneri sono stati sopportati con i fondi CEE.Per l’imbarco, con la qualifica di “Allievo corsista

in viaggio di addestramento”, l’onere è stato integralmente assunto dall’Armamento.

Sono stati, in media, certificati circa 200 corsisti l’anno.

Per una formazione professionale marinara in grado di competere con la concorrenza interna-zionale sul piano della qualità, occorrono sforzi congiunti (Ministero della Pubblica Istruzione, dei Trasporti, Università, Formazione regionale, Armamento, Forze Sociali, ecc.).

La scuola secondaria superiore tecnica deve puntare ad offrire competenze di base relative a grosse aree di professionalità, prevedendo integrazioni di competenze e specializzazioni in fase post-secondaria, caratterizzati da ampio ricorso a tirocini formativi sul contesto lavorativo. Non è più possibile lasciare all’autonoma gestione dell’aspirante il periodo di tirocinio (la fase di allievo ufficiale).

I riferimenti per un possibile moderno percorso formativo potrebbero essere riassunti in:

- Ampia formazione di base nel settore (possesso di diploma nautico);

- Formazione post-diploma, progettata e gestita dai partners interessati alla formazione (M.P.I., Min. Trasporti, Armamento, ecc.) con il meccani-smo dell’alternanza teoria-pratica;

- Imbarco da Allievo Ufficiale seguendo un progetto di formazione-tirocinio assistito;

- Possibili moduli di assestamento in aula (progettati e gestiti dai partners di cui sopra);

- Esami per il titolo professionale base (patentino);

- Possibili rientri di formazione in servizio in periodi successivi anche per l’erogazione di corsi previsti dalla STCWS.

L’attuale nuovo canale di formazione tecnico-superiore integrata (FIS) ben si presta come modello valido allo scopo. Esso prevede: il rispetto delle competenze di base per l’accesso al corso, il collegamento con la formazione professionale regionale, con l’Università, con le realtà produttive, ecc. Non si tratta di un percorso accademico, per sua natura aperto a tutti i diplomati, riuscendo quindi a recuperare la specificità di un percorso scolastico, indispensabile ad una formazione dalle caratteristiche così particolari.

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Convegno “Muoversi per mare”

Pagina 31Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Premetto che ho accettato d’intervenire a questo Convegno sia perché mi è stato chiesto da una persona a cui non potevo dire di no, sia perché sono affezionato all’Istituto Nautico - dove ho trascorso 40 anni della mia vita, dei quali 4 da studente - e sia perché l’argomento del porto turistico interessa tutti i soci del Circolo che rappresento.

«Il turismo nautico va assumendo un ruolo sempre più rilevante nell’ambito dell’industria turistica, costituendo anche un fenomeno sociale in grande espansione».

Inizia così la relazione allegata al Disegno di legge n. 58 della 13ª legislatura, avente come argomento “Norme in materia di nautica da diporto”.

E continua tra l’altro: «… In Italia, oggi, si

registra una barca ogni settanta italiani contro una ogni cinquemila negli anni ‘60…»

«… Nel nostro Paese al graduale aumento di unità da diporto in esercizio non ha corrisposto uguale o proporzionale aumento delle strutture per assicurare ormeggi e servizi dedicati...».

Ed ancora: «… Sono opportune quindi misure che valorizzino gli ottomila chilometri di coste per far fronte alla concorrenza dei Paesi vicini, come la Francia, la Spagna, la Grecia e il Nord-Africa, che hanno individuato e sostenuto il turismo nautico come uno dei più promettenti…»

Finalmente, grazie anche all’aumento della velocità dei traghetti, stanno prendendo sviluppo le cosiddette “autostrade del mare”, vie di comunicazioni marittime che alleggeriscono le nostre autostrade dal traffico intenso e danno impulso all’economia delle Regioni Meridionali.

In questa tendenza d’incremento dei trasporti marittimi, da e per la Sicilia, il porto di Riposto, opportunamente attrezzato e con le giuste infrastrutture, potrebbe diventare un “casello” di queste “Autostrade via mare”.

Gioacchino Copani

Turismo nautico: industria del 2000ComunediRiposto

ProvinciaRegionaleCatania

Circolo UfficialiMarina Mercantile

Riposto

IstitutoNauticoRiposto

Muoversi per mareTurismo nautico: industria del 2000

Italia sul mare

Autostrade del mare

Presidente del Circolo Ufficiali Marina Mercantile di Riposto

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 32 Provincia Regionale di Catania

Di già c’è una forte tendenza a mettere in mare sempre più traghetti veloci, piccoli o grandi che siano.

L’aereo aveva completamente, tra virgolette, “affondato” le cosiddette navi passeggeri di linea. Oggi queste navi ritornano prepotentemente alla ribalta come navi da crociera e se ne costruiscono sempre più mastodontiche, con stazza che supera le 100.000 tonnellate e con capacità di trasportare oltre 5.000 persone tra passeggeri e uomini di equipaggio.

Non è raro oggi vedere nel porto di Genova molte navi passeggeri contemporaneamente. Qui ne contiamo sette.

Affermato, quindi, che il turismo nautico avrà sicuramente un futuro, occorre ora verificare se è giustificata la conversione del porto commerciale in turistico e peschereccio, se la posizione geografica di Riposto è idonea per un porto turistico di grosse dimensioni, se l’opera viene realizzata nel migliore dei modi e se ci sono problemi politici che ne ostacolino la realizzazione.

Tratteremo quindi i seguenti 5 punti:1 - Richiesta, Nascita, Attività, Declino del porto

commerciale;2 - Conversione del porto commerciale in

turistico-peschereccio;3 - Idoneità del luogo;4 - Realizzazione ottimale dell’opera;5 - Il problema politico.

Autostrade del mare

Traghetti sempre più veloci per alleggerire il traffico autostradale

Navi da crociera

Il porto di Genova

Turismo Nautico

Richiesta del porto

Realizzaz. ottimale

Il problema politico

Idoneità del luogo

Conversione del porto

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Convegno “Muoversi per mare”

Pagina 33Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

La prima richiesta di un porto da parte dei ripostesi risale al lontano 1836, ed era legittima in quanto Riposto era divenuto il centro più impor-tante del commercio vinicolo della Sicilia orientale, tanto che era sede di ben cinque delegazioni consolari.

Una delle più antiche cartoline ricordo, risalente al 1867, mostra la grandezza dei cantieri navali che diedero prestigio alla marineria velica ripostese.

Il paese aveva un ragguardevole numero di armatori e queste erano solo alcune delle loro navi.

Esistevano diverse Case di commercio che operavano perfino nelle lontane Americhe

Giganteschi porti turistici sono dislocati in tutte le parti del mondo.

Tutto ci dimostra come il turismo nautico, grazie anche alla recente espansione del turismo di massa, possa essere considerato veramente l’industria del 2000.

Il mio intervento, pertanto, non sarà rivolto agli aspetti e ai problemi sociali, economici, strutturali del turismo nautico in generale, ma a verificare l’impatto e la convenienza di un grande porto turistico realizzato nella realtà locale del nostro hinterland.

La posa della prima pietra è avvenuta il 5 agosto 1906, come mostra la cartolina ricordo, e per festeggiare la ricorrenza è stata offerta una gustosa cena il cui menu, scritto in Francese, è sopra riportato.

Questo menu è stato ripetuto in occasione del Premio Nazionale ARTEMARE 1996 - Sezione Gastronomia marinara. La cena sociale è stata offerta dal Presidente della Provincia, On.le Nello Musumeci, al quale vanno i nostri ringraziamenti, non solo per la cena, ma soprattutto per il suo impegno nel cercare di favorire il turismo in Sicilia e per la battaglia intrapresa con l’ALITALIA che non vuole abbassare i costi aerei da e per la Sicilia.

Richiesta del porto

Porti turistici nel mondo

Nascita del porto

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 34 Provincia Regionale di Catania

Come si vede da questa immagine, il porto ha svolto bene la sua funzione, almeno fino agli inizi dell’ultima guerra mondiale.

Ha avuto anche l’onore, per ben due volte, di consegnare la bandiera della Marina Militare alla nave appoggio “Etna” e al sommergile “Turchese”.

Ancora fino a qualche decennio fa il porto svolgeva la sua funzione con esportazione di

Poi il porto ha progressivamente perso, oltre all’esportazione del vino, anche quella degli agrumi ed ora la sua attività commerciale è ridotta al minimo con lo scalo saltuario di qualche piccola nave che scarica legnami.

In atto il suo specchio di mare risulta quasi sempre desolatamente vuoto. Si nota solo la presenza di alcuni piccoli pontili galleggianti.

A questo punto i nostri amministratori comunali, giustamente, si sono posti il problema di un utilizzo alternativo della struttura portuale e ne hanno deliberato la conversione in turistico e peschereccio.

agrumi verso i paesi della Russia e importazione di legnami. Queste sono due navi scuola Russe.

Attività commerciale

Declino attività commerciale

Consegna Bandiera

Consegna della Bandiera della Marina alla nave appoggio “Etna” e al sommergibile “Turchese”

Navi Scuola Russe in attività

Specchio di mare inutilizzato

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Convegno “Muoversi per mare”

Pagina 35Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Questo è il grafico più in dettaglio; comprende tutti i dati progettuali, dai quali scaturisce che il porto turistico (costituito da due bacini) ha una capienza di 1126 posti barca, quello peschereccio di 350 e quello commerciale prevede l’accesso di navi fino a 10.000 tonnellate di dislocamento.

Per quanto riguarda l’idoneità del posto bisogna dire che Riposto vista dal mare è particolarmente bella. Il paesaggio non è stato finora deturpato da brutte e irregolari costruzioni. Il profilo maestoso del vulcano Etna, specie quando innevato, gli conferisce una commista atmosfera di paese di mare e di montagna. Sorge in una zona che non ha nulla da invidiare ai più rinomati centri turistici internazionali. Inoltre, avere il mare e la neve a pochi minuti di macchina è un caso eccezionale.

Ha un entroterra artistico-culturale senza uguali, dove i segni delle diverse civiltà greca, romana, bizantina, araba e normanna si accostano magni-ficamente creando un fantastico mosaico di opere d’arte.

L’incarico di redigere il nuovo piano regolatore del porto fu affidato ad uno studio di Palermo, diretto dal prof. Mallandrino. Il progetto venne presentato nel maggio del 1987. Esso comprende a nord il bacino del porto commerciale, al centro due bacini da diporto e alla radice del porto attuale quello peschereccio.

Idoneità del luogoPiano regolatore del porto

Bacino commerciale

1° Bacino turistico

2° Bacino turistico

Bacino pe-schereccio

Planimetria dell’opera Entroterra artistico-culturale

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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Un porto turistico, oltre ad essere inserito in un contesto geografico accogliente, deve essere gestito con professionalità.

Ebbene a Riposto c’è un Istituto Nautico, uno dei più antichi d’Italia, che “educa per il mare”. Qui si acquisisce la professionalità della gente di mare in riferimento alle strutture portuali, ai trasporti marittimi commerciali o da diporto, tenendo anche conto degli aspetti della sicurezza della navigazione, della protezione del mare e delle coste.

Per sfruttare al meglio la collocazione geografica e la vocazione marinara della cittadina, quindi, l’Amministrazione comunale ha dato incarico ad uno Studio di Catania, diretto dall’ing. Salvatore Grasso, di progettare un porto turistico e pesche-reccio sulla base del nuovo piano regolatore del porto.

Questo è un grafico del progetto esecutivo presentato dallo studio dell’ing. Grasso.

Tengo subito a precisare, a scanso di equivoci, che nel mio intervento non vuole esserci nessuna critica al progetto presentato; non ne avrei la competenza e poi non sarebbe corretto in questa sede. I problemi tecnici, come per esempio le strutture utilizzate, gli studi sulla risacca e l’inquinamento delle acque, ecc., sono e restano sotto la responsabilità del progettista e degli Enti di controllo che devono valutare i requisiti richiesti, a norma del Decreto 14/04/1998, per l’appro-vazione dei progetti allegati alle istanze di concessione.

Le nostre proposte o suggerimenti sono, quindi, scelte che dovrebbero fare i politici ed è a loro che ci rivolgiamo.

Circa quattro anni fa, durante la passata Amministrazione e alla presenza di Sindaco, Presidente del Consiglio e di vari piloti e tecnici portuali, in un convegno svolto nei locali del Circolo, si è convenuto, in attesa del nuovo porto commerciale, di integrare il porto turistico-peschereccio al porto esistente, salvaguardando così la possibilità di approdo alle navi che in atto possono operare. Ciò permetterebbe anche l’approdo di piccole e medie navi da crociera e di traghetti. Il conseguente flusso di turisti in transito darebbe, alla collettività e all’hinterland tutto, più vantaggi economici del porto turistico inteso solo come stazionamento di natanti.

In atto, la nostra struttura, in base alla Legge 28 gennaio 1994, n. 84, risulta classificata come porto di II categoria, classe III, corrispondente a porto commerciale di rilevanza economica regionale e interregionale. So che in Capitaneria c’è un certo

Progetto porto turistico-peschereccio

Allargare lungomareAllarg. imbocca-tura porto

Creare ampio parcheggio

Piccolo scalo per barche pescatori

Collegamneto con autostrada

La presenza dell’Istituto Nautico

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Convegno “Muoversi per mare”

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interessamento per riportarlo alla classe superiore, cioè a porto di rilevanza economica nazionale, e questo non può non farci piacere. A noi interessa che il porto diventi polifunzionale (art. 2 lettera b del DPR n. 509 del 2 dicembre 1997) ed in particolare che acquisti tra le altre funzioni quella di “Servizio passeggeri”.

Si è detto anche che per avere un porto turistico integrato ed efficiente occorrono strutture ed accorgimenti che sono state individuate nelle seguenti opere:

1 - Allargamento del lungomare;2 - Allargamento dell’imboccatura del porto;3 - Ampio parcheggio di fronte alla Capitaneria

di porto; 4 - Scalo per le barche dei pescatori; 5 - Collegamento del porto con l’autostrada.

Lasciare un lungomare con un marciapiede largo circa 40 cm non ha alcun senso. La situazione non migliora di molto dal lato opposto che costeggia il mare, dove i pali della luce rendono ancora più stretta la piccola banchina.

Anni fa, alcuni responsabili della società di Navigazione “Grimaldi” sono venuti a visionare la possibilità di attracco della loro nave passeggeri “Ausonia”. Volevano sostituire Palermo con Riposto nel giro settimanale della nave nel Mediterraneo occidentale. Ma l’imbocco così ristretto e la mancanza di un ampio parcheggio, per la sosta dei numerosissimi autobus che avrebbero dovuto portare i croceristi in giro per i luoghi turistici della zona, li ha fermamente dissuasi.

Da quelle proposte abbiamo redatto questo grafico in cui viene salvaguardata la possibilità di attracco di piccole e medie navi da carico o da crociera o navi traghetto. Si è allargato il lungomare con doppia carreggiata separata da un viale alberato e c’è previsto il parcheggio davanti all’imbocco del porto.

Ultimamente presso la Capitaneria di porto di Cagliari si è tenuta una conferenza sul tema “L’evoluzione del porto con particolare riferimento al porto turistico”.

Dal dibattito è emerso che la maggior parte dei porti della Sardegna non sono gestiti in modo adeguato e professionale, non offrono ai turisti in transito molti servizi e pertanto non producono neppure una minima parte della grande ricchezza, anche in posti di lavoro, che potrebbero dare.

Hanno discusso pure del grave problema dell’inquinamento che comportano i porti turistici, ed hanno convenuto che il problema è vero e serio se non si costruiscono lasciando defluire liberamente le acque.

Ho citato questo Convegno di Cagliari affinché nella realizzazione della nostra opera ci si avvantaggi delle esperienze di altri.

E pertanto diciamo: se sotto l’effigie di porto turistico si volesse solo e soltanto sostituire gli attuali pontili galleggianti con ammassi di cemento, questo ci troverebbe fortemente contrari e che quindi ci opporremmo con tutta la nostra forza.

La nostra proposta

Banchine lungomaree ingresso porto

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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Conclusione:1 - Il turismo nautico, come stazionamento di

natanti e soprattutto come navigazione da diporto, è in forte espansione;

2 - La localizzazione di Riposto ha le caratteri-stiche per diventare un polo primario di turismo nautico nel Mediterraneo;

3 - È giusta la scelta di convertire l’attuale struttura portuale in turistica e peschereccia e prevedere a nord della stessa una nuova struttura come porto commerciale;

4 - In attesa della costruzione della parte commerciale, giusto che tale funzione resti integrata nel costruendo porto turistico;

5 - Si tenga anche conto dell’allargamento del lungomare e della previsione di ampi parcheggi per favorire le operazioni delle navi traghetto e da crociera.

Espongo un’altra mia perplessità. Il porto tu-ristico in realtà è composto di due bacini: uno comprendente la Portineria e i Servizi generali, cioè Club nautico, negozi, bar, sanità, pronto soc-

corso, dogana, ecc.; mentre il secondo comprende il Capannone di lavorazione con annessi uffici tecnico-amministrativi e funzioni di attività cantie-ristica, rimessaggio, Torre di controllo e Centrale tecnologica composta di centrale elettrica, idrica e termica. È chiaro che la gestione del porto esercitata da più Enti, con la suddivisione netta dei servizi tra i due bacini, sarà difficile. Quindi sarebbe più giu-sto che una sola Società si prendesse carico della costruzione del porto nel suo complesso. Se non avesse la capacità finanziaria, potrebbe aumentare i capitali con l’inserimento di altri azionisti, magari con la partecipazione del Comune, e perché no, degli stessi concessionari dei pontili.

Infine, e questa una mia personale convinzione, chiunque costruirà il porto, o lo gestirà in qualche modo, dovrà ricompensare la collettività ripostese, tutta e non solo quella che vi troverà lavoro, per il vantaggio di trovare una struttura realizzata con contributi, anche economici, da parte dei nostri nonni, padri e di noi stessi.

Le sorti di un paese sono legate alle capacità dei suoi uomini politici che, chiamati a misurarsi quotidianamente con i problemi e i bisogni della gente, sappiano vedere e capire più degli altri.

Ebbene, Riposto ha di questi uomini e quindi restiamo in fiduciosa attesa del loro operare.

Non so se avete notato che questa relazione è iniziata con una immagine di mare mosso ed è finita con una di mare calmo.

Che sia di buon auspicio.

ComunediRiposto

ProvinciaRegionaleCatania

Circolo UfficialiMarina Mercantile

Riposto

Muoversi per mareIstitutoNauticoRiposto

Turismo nautico: industria del 2000

Turismo nautico: industria del 2000Lo sarà per Riposto e l’hintarland??

Turismo nautico: industria del 2000Lo sarà per Riposto e l’hintarland!

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Riposto 2000: quale futuro?

Carmelo Auditore Girolamo Barletta Enrico Carbone Francesco Copani Vincenzo Di Maggio Don Stefano Pavone Sebastiano Fresta Giuseppe Giarrizzo Giovanni Granata Orazio Licciardello Filippo Patti Maria Previtera Gaetano Ragunì Salvo Sessa Gaetano Sodano Aurelio Strano

Lio Tomarchio

Interventi di:

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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Le chiediamo cortesemente un piccolo impegno, un breve scritto su uno dei temi sotto indicati,

che ci permetterà di avere la Sua autorevole firma su una nostra prossima pubblicazione.

Questo Circolo, avendo consapevolezza della realtà socioeconomica locale e con la piena

convinzione che le tradizioni marinare sono valori da coltivare ed esaltare ai fini della ricerca di

nuove vie per la rinascita di tutto l’hinterland ionico-etneo, promuove ed organizza dal 1975 il

Premio Nazionale Artemare.

A ricordo dei venticinque anni della manifestazione si vuole pubblicare un volume intitolato

“Riposto, Porto dell’Etna: quale futuro?”.

Il volume sarà articolato in più sezioni. Nella prima saranno pubblicati i lavori relativi agli

argomenti trattati nel corso dell’interessante convegno “Muoversi per mare”, svoltosi il 26 febbraio

u.s. nel salone della Biblioteca comunale. Tale convegno, promosso dal Comune e dalla Provincia

Regionale con la collaborazione dell’Istituto Nautico e del nostro Circolo, ha avuto lo scopo di

sentire i pareri di persone competenti su come sfruttare al meglio le potenzialità del porto nella

previsione che il turismo nautico diventi l’industria del 2000.

In un’altra sezione saranno ripercorse le tappe più significative della storia del Premio Nazio-

nale Artemare, elencando le iniziative realizzate e riportando quanto è stato fatto, detto e scritto

in difesa del mare e della sua gente.

La parte centrale del volume sarà riservata alle testimonianze scritte da nostri insigni concit-

tadini su argomenti che interessino il comprensorio ripostese e che spazino nell’ambito agrario,

ambientale, artigianale, commerciale, culturale, economico, folcloristico, imprenditoriale, indu-

striale, politico, religioso, scolastico, sociale, sportivo, urbanistico, ecc.

Sappiamo che Riposto ha avuto momenti di splendore e se oggi si trova in una fase di reces-

sione è perché, al declino delle attività economiche che ne costituivano la ricchezza, non ha saputo

trovare soluzioni alternative. Oggi Riposto vanta uomini di primo piano in tutti i campi e quindi

dai loro scritti, riferiti, indifferentemente, ad avvenimenti di ieri o di oggi ed anche a previsioni

d’eventi futuri, la nostra Comunità potrà trarre utili e validi elementi per migliorare.

Certi della Sua collaborazione, Le porgiamo i ns. più cordiali saluti.

Riposto, Aprile 1999 Il Presidente

(Gioacchino Copani)

Circolo Ufficiali Marina MercantileRiposto

95018 Riposto (CT)Corso Italia, 70 - Tel. (095) 934.319E-mail: [email protected]: www.artemare.itCodice Fiscale: 83003080872

Illustre concittadino

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Riposto 2000: quale futuro?

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Carmelo Auditore

My Riposto, ... an opinion

...E dopo il 2000 a Riposto!?La Riposto di domani è la Riposto di

coloro che vogliono sapere dell’origine dei sentimenti più dolci e profondi del loro animo.

L’amore per la musica e la poesia sono sentimenti particolari ed inerenti al carattere dei ripostesi, derivano da un miracolo genetico della natura.In loro vive e fiorisce il genio degli ante-nati. Bisognerà solo aiutarli a stabilire e concretizzare le radici del loro passato.

Riposto di ieriUn museo di Riposto per salvaguardare

il glorioso passato con le sue molteplici tradizioni, le sue atti-tudini e vicissitudini, le industrie del mare, l’arte dei pescatori, il mare dei naviganti, l’emigrazione per il mondo di chi, di quando, in quanti e dove.In passato ho avuto occasione di ritornare con tutta la famiglia di New York e New Jersey e con tanti amici americani. Che piacere constatare il loro stupore per il bellissimo paesaggio di Riposto: fronteg-giata dal mare e con l’Etna alle spalle. Le uscite in barca, le interessanti ed infor-mative escursioni in montagna, i pranzi sopraffini a Torre Archirafi e dintorni, le passeggiate a Taormina, le feste della Madonna del Carmine e di San Pietro, le passeggiate al porto, sono stati per loro un gran divertimento.

Hanno vantato la mia Riposto più di ogni altra città visitata in Italia o in Europa. Ancora oggi, dopo tanti anni ri-cordano e mi chiedono di Riposto. Alcuni

di loro sono anche ritornati a rivedere il posto che hanno trovato tanto “Enchanting”.

Per apprezzare il nostro paesaggio bisognerebbe vederlo con gli occhi del forestiero. Dobbiamo capire il biso-gno del turista di ritrovare il passato e dobbiamo essere consapevoli di tutto ciò che offre la natura che ci circonda e senza usurpare l’ambiente naturale.

Valorizzare la cucina, le tradizioni, il mare, la spiaggia, ma soprattutto il calo-re, il calore e l’accoglienza dei ripostesi

Questa è la ricetta!Necessario è il porto turistico ove

ormeggiare le imbarcazioni da diporto. Occorre un ampio ed adeguato par-cheggio. Il miracolo sarebbe l’ambiente pulito, la bianca spiaggia, i depuratori, il verde lussureggiante. Con alberghi a prezzi competitivi, circondati dai profumi della zagara e del gelsomino, l’economia risponderebbe procurando un “Plus” economico per tutti.

Migliaia di turisti visitano Taormina ogni anno. Purtroppo i prezzi di albergo di prima sono alti. Senza dubbio ottimi tour operators potrebbero interessarsi a portare centinaia di viaggiatori a Riposto come la base per varie escursioni nelle zone circostanti... inclusa Taormina.

Un Sogno!?Forse, ma ho scoperto che la realtà

spesso incomincia con un sogno!

PENSO CHE IL PAESE DOVE

SI NASCE, SOPRATTUTTO QUANDO SI È LONTANI, È

SEMPRE IL PIÙ BELLO. COME LA

MAMMA, FA PARTE DI NOI, DELLA

NOSTRA ANIMA

RACCHIUDE IN SÉ L’AMORE COL-

LETTIVO DI TUTTI COLORO, SIA VICI-NI CHE LONTANI, CHE L’AMANO E LA STRINGONO

SEMPRE NEL LORO CUORE

RIPOSTO

La mia Riposto

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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Sì, un passato allucinante, un patrimonio di esperienze. Un popolo avventuroso, forse un po’ spericolato, aggressivo nel voler vivere, conoscere. Esploratori delle Nazioni del mondo.

Occasionalmente in macchina passo vicino l’entrata del porto di New York. La “Belt Parkway” scorre sul lato Est del “Hudson River”, su una litoraneo accanto alla quale grandi navi aspettano per entrare nel porto di New York.

Guardando le navi, mentre l’autostrada corre sotto il maestoso ponte dedicato al nostro esploratore italiano

“Verrazzano”, spesso immagino quanti ripostesi si troveranno in una o più di quelle navi.

Anche su navi da crociera, in posti molto diversi e lontani, spesso si parla il nostro dialetto con membri dell’equipaggio diplomatosi al nostro “Istituto Nautico”.

Quanti Ripostesi per il mondo!E se tutti i figli di Riposto e i loro

discendenti ritornassero in massa?. In quanti saremmo a Riposto? Cento, duecentomila, forse più.

Persone mai viste, vedendo la mia macchina con la targa “Riposto”, mi fermano nel traffico di Manhattan per quel nome, il paese dei loro nonni. E mi dicono che desiderano andare a visitarlo prima o

poi.

Ma come ospitare turisti a Riposto?Come possono scoprire la cultura e

il mondo dei loro antenati, rivedere i posti dove essi in qualche modo hanno acquisito la forza necessaria per affrontare il mondo e la vita?

La Riposto di oggi pare convalescente dalla perdita del suo passato. Ma bisogna pensare alla Riposto di oggi per prepararla al domani.

La Riposto del nuovo millennio appartiene a tutti i Ripostesi, vicini e lontani. A quelli che tornano a trovarla per i ricordi di ieri. Ricordi a loro tramandati da altri a loro cari. A coloro che hanno sentito lodare da fantastici racconti i profumi e gli incanti di una delle più belle parti del mondo.

La Riposto del nuovo millennio appartiene al mondo e a coloro che apprezzano il suo glorioso passato e hanno il profondo desiderio di un suo migliore avvenire.

Il progetto di costruire il porto turistico è un’ottima idea purché venga integrata da una sana e dignitosa gestione amministrativa che operi al di sopra dei favori personali. Così Riposto potrà riacquistare il valore tradizionale e sperare in un futuro migliore.

... La Riposto del nuovo millennioappartiene al mondo...

... Riposto come base

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Riposto 2000: quale futuro?

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I ricordi del tempo vissuto a Riposto, cittadina in cui per un decennio mantenni domicilio e residenza, risalgono agli anni ’60. Ero ancora scapolo e vivevo di scuola e di chiesa. Di scuola perché fui prima docente nella media ripostese e poi preside nell’una e nell’altra

istituzione, la “Pirandello” a quel tempo allogata in un vecchio appartamento attiguo alla Via Colombo (già Via Messina), e la “Galilei” che prima di me ebbe illustri capi d’istituto, come l’integerrimo Alfio Bottino, ora novantenne in quel di Torino, Ciccio Capodanno, che ottimo vegliardo si batte ancora leoninamente per la sua UCIIM, Graziano Calanna, un gentleman vecchio stampo, chiamato al Cielo prematuramente, e, da incaricata, la prof.ssa Maria Di Bella, donna di Cristo, ossia devotissima alla Chie-sa e massimamente caritatevole. Fu mio il peccato gravissimo di averla trascinata in campo politico quando la convinsi, invocan-do il Signore, a candidarsi per il Consiglio comunale ripostese. Non venne eletta e non se ne dolse. Me ne rammaricai io, che del “misfatto” ero coscientemente colpevole.

La Chiesa mi ebbe suddito fedele perché, infervorato da don Gino Denaro, riorganizzai nella Parrocchia S. Pietro l’A.C. di cui fui dirigente locale e poi diocesano nel ramo “Uomini”.

Era arciprete, collaborato da don Gino e da Padre Guarrera, don Sebastiano Grasso, sacerdote assai pio e battagliero. Innamoratissimo della sua Riposto tanto da far politica aperta a favore degli uomini che lui credeva capaci, s’intende nelle file della D.C. Ed io fui tra i prescelti. Perché di me si fidava ciecamente. Mi volle al Consiglio comunale di cui feci parte per due tornate, rifiu-tando la terza, essendo stato contemporaneamente eletto nel mio paese natio, Linguaglossa, nel cui consesso civico avevo conticini politici da regolare col mio acerrimo avversario, il comunista Santo Calì, che poi si rivelò, così come è, grandissimo poeta vernacolo.

I voti di preferenza me li cercava l’Arciprete, ma soprattutto don Gino, che in politica era ferratissimo. Mi sdebitai, a mio modo, coll’amico arciprete quando con gli altri amici preparai i festeggiamenti per lui, nominato “monsignore”. Parlai dei suoi meriti al teatro Puglisi presen-tando l’oratore ufficiale, l’on. Domenico Magrì, che da par suo esaltò bellamente il sacerdozio cattolico.

Che Consigli comunali quelli di allora! Consessi qualificatissimi: per far qualche nome ricordo le sfuriate bollenti di Saro Soraci, magnifico direttore del magistero catanese, gli interventi caloro-

Memorie ripostesi

Girolamo Barletta

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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sissimi di Vittorio Valastro, figlio del socialistissimo direttore didattico, le orazioni sindacaleggianti di Sebastiano Russo recentemente scomparso, le implacabili accuse ai nostri amministratori di Melo D’Urso, ora sindaco, le sforbiciate cattivelle di Carmelo Salice, oppositore intransigente, socialista incallito... E tra i miei correligionari la figura tipica, inimitabile di Armando Patanè, la straordinaria preparazione nel settore finanziario di Roberto Leonardi, l’oratoria brillante di Ercole Donato, aspirante sindaco, mai soddisfatto, le lagne continue a favore della sua Torre di Umberto Vasta, le implacabili requisitorie di Nino Galeano, siciliano doc, gli appelli alla pace dell’ing. Peppino Di Maria tanto accorati ch’egli davanti al tricolore nazionale si commuoveva sino a vere lacrime e baciava genuflesso la “gloriosa” bandiera. Sue erano anche le orazioni funebri davanti alla bara di “notabili” i cui parenti reclamavano il “discorso” dell’ingegnere. E gli alfieri delle frazioni, i compianti Alfio Russo e Saro Calì di Carrubba che toccarono il cielo con le dita quando scegliemmo sindaco nel ’70 il flemmatico, ma acutissimo, Turi Patti, ora “defensor civitatis”.

Ma il padrone della navicella democristiana era l’infaticabile Nino Caragliano che fu sindaco quando io non feci parte del Consiglio, perché nel ’70 fu eletto al Consiglio, ma optò per la carica di Consigliere provinciale, lasciando in eredità politica la sedia sindacale all’amico Patti.

Con Nino ebbi duri scontri in seno al partito, lui draghiano di ferro, ma prima ancora fanfania-no, io centrista scelbiano, targato Pippo Russo. Che maratone al Consiglio! Lì i Democristiani, litigiosi nel Partito, eravamo unitissimi, tanto che Patti resistette sindaco per un quinquennio con un solo voto di maggioranza.

Ma Nino si faceva voler bene, perché al carattere duro del politico di razza aggiungeva un fine tocco di umanità verso amici ed avversari. Bisognava saperlo prendere e colloquiare con lui a viso aperto. Senza ipocrisie.

Fu memorabile lo scontro per varare la candidatura a sindaco di Pippo Denaro che apparteneva al gruppo centrista. Molte le avversità al candidato, alcune oneste, altre dettate solo da spirito di autentica sopraffazione politica. Ma Denaro fu sindaco onestissimo e laborioso. Tanto onesto che pagò di tasca sua con cambiali mensili un debito contratto alle sue spalle da loschi funzionari per una quantità considerevole di disinfettante forse mai arrivato. E con l’amministrazione Denaro che io sostenni a spada tratta di cose belle a Riposto se ne fecero tante! Malgrado gli oppositori interni ed esterni al partito con il sindaco fossero duramente polemici.

E come non ricordare Ciccio Scrofina, ancora nel cuore di molti Ripostesi insieme all’altro Ciccio, il gentiluomo Di Pino più volte chiamato alle responsabilità della massima carica?

Ciccio Scrofina, primo sindaco dell’era democristiana, dai banchi di Consigliere sparava a zero contro quelli che egli riteneva fossero i detrattori di Riposto. Memorabile il suo intervento sulle “res angelorun” (i “strunza d’angelo”)! Si discuteva nel civico consesso del progetto di fognatura che sarebbe dovuta sfociare nel mare di Riposto. Ciccio divorato dalla bile esplose come una Santa Barbara. Che volete - chiese al sindaco del tempo e all’assemblea - che i Ripostesi si debbano mangiare le “res angelorun dei Giarresi”, ossia la cacca dei cugini di Giarre?

Caro Ciccio, indimenticabile soldato democristiano! Perché il cuore del buon maestro era per la D.C. anche quando per far dispetto al rivale Donato, egli militò in una lista civica patrocinata dall’irriducibile Nino Galeano.

Ma a far politica in quel tempo ci si divertiva. Moltissimo. Perché parlare in un consesso tanto qualificato e dibattere a volte sino a notte inoltrata i problemi di Riposto era un piacere impagabile. Certo si faceva notte, ma all’alba del nuovo giorno ci si rimpinzava col pane caldo condito con olio e sale e pagato di tasca nostra. Che tempi, tanto diversi da quelli attuali, ora che la politica è diventata un nome vuoto, senza soggetto.

Di problemi se ne dibattevano a iosa, ma primeggiava sempre tra maggioranza e opposizione

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Riposto 2000: quale futuro?

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il problema Porto, la grande inappagata aspirazione dei veri Ripostesi. Il porto, il porto... Il suo completamento. Andammo tutti in delegazione a Palermo, ma di orecchie pronte ad ascoltarci ne trovammo poche, perché il porto commerciale a Riposto i Catanesi non lo vogliono. Allora come ora. Il porto turistico di cui ora si parla è solo un ripiego. Speriamo che non resti una sogno irrealizzato.

Riposto è città che merita ogni considerazione. Ripenso con grande nostalgia gli anni vissuti tra gli amici del mare. E se torno spesso in pescheria, mi trovo a mio agio tra i pescatori e gli amici. Mi ricordano sempre i comizi, quelli ruggenti quando presentavamo i comunisti come mangiapreti, quelli fittissimi di popolo quando ci battevamo per i problemi della Comunità. Una volta parlammo dal podio tutti: per il porto. Dal sindaco Patti ai consiglieri dell’opposizione. Una grande assemblea popolare come ora non se ne vedono più.

Sul podio salì oratore fremente in una certa occasione anche il sacerdote Denaro. Organizzò un fittissimo corteo e dalla sua parrocchia intestata alla Madonna venne in Piazza San Pietro a gridare il suo sdegno contro i politici che di quel quartiere se ne impipavano. Giurò odio eterno contro i nemici della sua gente ed ebbe applausi scroscianti e forse dalle gerarchie diocesane qualche rimbrotto. Non se ne dolse perché don Gino di quello che faceva non si pentiva mai. Anche quando negò di ricevere il potentissimo ministro Scelba. Fece dire che non era in parroc-chia, ma gridò tanto forte il suo diniego che all’esterno si sentì urlare: “Ditegli che il parroco è assente”. Battagliero don Gino, come tanti galantuomini che mi onoravano della loro amicizia. Come Giovannino Brischetto, Pietro Nicotra, Saro Calì ... tanti vivi, altri nel mondo dei più. Ed è bello con i coetanei rivangare il tempo antico. È la malattia degli anziani. Un ricordo del passato è come una pillola di buona salute.

Il prof. Girolamo Barletta è stato preside di Scuola Media a Castiglione di Sicilia, Lingua-glossa, Acicatena e Riposto. Dal 1974 al 1998 è stato preside del liceo-ginnasio “M: Amari” di Giarre.

Collabora attivamente con il quotidiano “La Sicilia” di Catania e dirige dal 1999 il “Gazzet-tino di Giarre”.

Ha pubblicato:- «Usi e costumi delle genti dell’Etna» - (1ª edizione) - Galatea Editrice, 1975- «Sul filo del ricordo» - Ed. La Rocca, 1984- «Attilio Castrogiovanni: l’uomo della rabbia» - Ed. Bracchi, 1987- «Il nome delle strade» - Ed. Bracchi, 1988- «Usi e costumi delle genti dell’Etna» - (2ª ediz. riveduta ed ampliata) - Ed. Bracchi, 1992- G. Barletta - P. Daniele, «Santo Calì, il professore» - Ed. Bracchi, 1992- «Amarcord (nomenclatura jonico-etnea)» - Ed. Bracchi, 1993- «Memorie (figure, mestieri, costumi del passato)» - Ed. Bracchi, 1993- «Amarcord 2 (nomenclatura jonico-etnea)» - Ed. La Rocca, 1994- «Breve storia del separatismo in Italia» - Ed. Bracchi, 1995- «Angolo Antico» - Ed. Bracchi, 1996- N. Mineo - G. Barletta, «Miscellanea» - Ed. Bracchi, 1996- «Lettere al Direttore» - Ed. La Rocca, 1997- «Pianeta scuola» - Ed. Bracchi, 1998- «ADDIO, CULTURA DEL RISPETTO» - Ed. Armando Siciliano, 2010

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 46 Provincia Regionale di Catania

Ai margini della palude, dove rigogliose crescevano le canne dai pennacchi spocchiosi e i giunchi dalle foglie cilindriche in mezzo ai quali sibilavano le bisce e le rane, la sera, elevavano un coro acido di grida, ma in terra sana, dove gli usignoli incessantemente

modulavano lunghi gorgheggi e tubavano le tortore, sorse uno dei primi nuclei di Riposto che già allora per la posizione felice di un hinterland ricco di bo-schi, era destinato ai commerci su un mare antico, azzurro e subito profondo.

A qualche miglio di distanza, sulla sporgenza della costa a Sud, un altro borgo, anch’esso ricco di canneti, si spec-chiava nel mare lindo, il borgo di Torre Archirafi, destinato a essere delfino, che gli Arabi chiamarono Ayn al Qasab.

Dalle falde altissime dell’Etna scendevano i boschi fin quasi a lambire l’azzurrità equorea della riva. Ampie chiazze di terra che l’uomo aveva disboscato, da vergini e intatte, arate e irrigate dalle acque limpidissime di pozzi e di ruscelli argentei, furono fatte feconde e ubertose di frutti della terra dai mille sapori e dalla fragranza tenera e maliosa.

Si strinsero le case alla chiesa che era allora guida severa nella vita e porto da cui partire per traversate nell’eternità del tempo.

Quelle prime case di pescatori furono costruite sulla battigia, ai limiti incerti della terra e del mare che ora si

ritrae per la marea bassa e per l’assenza assoluta delle onde ed ora avanza per un richiamo di luna che ne attira la massa ad un cielo impossibile ad essere raggiunto se non per le luci delle stelle che cadono da quelle altezze iperboree e silenziose sulla superficie crespa e accendono di guizzi quella distesa mobile, fattasi nera, da azzurra che era, per la notte.

Case simili a vascelli, costruite tra la certezza solida della terra affiorata e la distesa liquida di un elemento senza netti confini, in movimento perenne, ora calmo e solenne ora ululante e invasivo delle estreme altezze dei cieli e degli spazi terrestri. Un mare che, anche quando è quieto, morde con la salsedine gli intonaci che, divenuti friabili, si sgretolano, mostrando il fuoco spento dei mattoni incastonati tra pietre squadrate di basalto e rotonde di mare. O se spinto dai venti d’au-tunno e invernali di Scirocco e Levante, quel mare con onde altissime che rotolano mugghianti sulla spiaggia spianata, entra inarginabile nei vicoli stretti e nelle stanze terranee, sloggiando, fin che dura la furia, quella schiatta testarda di pescatori e di marinai, amorosamente insensati, che le case avevano voluto su quella combattuta striscia di terra come se ogni attimo della vita non volessero o non potessero vivere senza il respiro del mare oppure a guardia, dubbiosi che un qualche dio invidioso quel mare volesse rubare ai loro mestieri. Quella striscia ambigua di terreno

Dalle vestigia del passato speranze per il futuro

Enrico Carbone

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Pagina 47Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

che non appartiene né al mare né alla terraferma dove si combatte la perenne e maestosa guerra dell’elemento liquido instabile, tormentato in superficie dai venti, contro la spiaggia immota eppure fremente, alla quale quella liquida furia, nello stesso tempo, dà e toglie, rotolando sassi levigati cozzanti, mentre che si arrotola e si svolge gonfia di forza contro le case immobili e poi arranca schiumosa fino ad investire i muri perimetrali e gli usci e a penetrare nell’intimità delle stanze, sconvolgendo i ritmi delle veglie e del sonno agli uomini e poi ritorna, tranne quella stagnante nelle case, per un altro assalto, all’ampio mare, trascinando a ritroso parte di quei levigati sassi che, dagli abissi della riva, aveva, qualche attimo prima, spinto e posato su un più alto sito.

Allora quando infuriava la tempesta e le onde si alzavano in cerca del cielo, il mare era deserto di alberi, di scafi, di vele e di remi di bastimenti.

Ma quando il mare era placido, le navi che avevano sostato allo scalo, salpavano, tutti i porti toccando del Mediterraneo: Venezia e Tunisi, Bisanzio e Napoli, Genova e Tiro, Amalfi e Pa-lermo, e poi del mondo.

Per le operazioni di imbarco delle merci si traevano a riva i bastimenti, complici le maree, a forza di braccia, di argani e di funi robustissime. Oppure il carico si faceva con barche che an-davano dalla riva alle navi in un mare calmo e non furioso, ché nessun bastione era stato ancora costruito a rompere con la mole massiccia la furia delle onde e a rendere sicure le navi dai venti e dai naufragi.

Però contro i pirati saraceni erano state costruite le torri di vedetta e di difesa dalle quali venisse dato l’allarme qualora i due soldati e il caporale che vi alloggiavano, vedessero all’orizzonte o, prossime a rive lontane, veleggiare legni di pirati che avessero intenzione di razziare il territorio, di usare violenza alle donne e uomini forti e donne leggiadre imprigionare e vendere ai mercati degli schiavi di Tunisi e Biserta.

E a breve distanza l’una dall’altra due torri svettavano nel territorio del nostro comune, una nelle campagne di Torre Archirafi e un’altra sulla riva sinistra del torrente Mangano, mentre il castello di Torre, per la furia del mare e per i bradisismi, diruto si inabissava fra le liquide onde.

E poi.Era una giornata di sabato del mese di aprile dell’anno 1752 quando dinanzi a mille uomini di

milizia urbana squadronati su tre file, nel luogo oggi chiamato largo Laviefuille, alla presenza di don Giuseppe Salomone, ispettore delle torri del regno, dei giurati, degli ufficiali e dei capi ecclesiastici della contea di Mascali si svolse la cerimonia della posa della «prima pietra» di una nuova e ultima torre contro le scorrerie piratesche nella spiaggia dove convergevano le merci da ripostarsi e da estraersi che davano all’erario reale un reddito di 14.000 scudi l’anno.

«Nel principio del prossimo trascorso aprile, in giorno di sabato» – scrive il marchese di Vil-labianca in un suo manoscritto riportato da S. Mazzarella e da R. Zanca ne: “Il libro delle Torri” edito da Sellerrio nel 1985 - «nel sito dove stati erano discavati i fossi per li fondamenti della torre, ritrovossi alzato dirimpetto all’oriente un tosello di velluto ponzò, trinato d’oro, sotto il quale esposti vi erano li ritratti dell’augusta regnante felice coppia, di sotto a’ quali quello vedeasi del principe governante… Sotto il tosello, sopra di un tavolino coperto di damasco, era posata un’urna di marmo con dentro una lamina di vincisbech. Circa le ore dodici, la mattina, venendo il Salomone in compagnia delli giurati, officiali e capi ecclesiastici della città di Mascali, arrivato che fu al luogo, dove innalzato era il tosello, inchinati li ritratti esposti, prese l’urna di marmo e presentatala al capo ecclesiastico di Mascali, pregollo di benedirla. Il che ritualmente fu fatto; e dopo, serrata l’urna, che legata stava ad un cordone di seta ponzò, il Salomone istesso la lasciò cadere a poco a poco sino al basso fondo del fosso, cavato in centro, dove fabbricarsi dovea la torre. Gridando fra tanto tre volte ad alta voce “Viva il re”, e facendo segno col cappello, seguirono altrettante scariche di fucili di tutta guella schierata milizia…La lamina di vincisbech, che stava

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nell’urna di marmo, conteneva nella parte di sopra in mezzo incisa l’immagine dell’Immacolata Concezione di Maria e la seguente iscrizione:

IMMACULATAE MARIAE VIRGINIS CONCEPTIO TUTATUR ET PROTEGAT.

REGNANTE CAROLO BORBONIO ET AMALIA WALBURGA, SASSONICA, AUSTRIACA,

GUBERNANTE DUCE EUSTACHIO LAVIEFUILLE, PROREGE; FUNDAMENTA JECIT

ANNO MDCCLII.Nella parte di sotto della lamina vi stavano poi li seguenti versi per augurio felice ed attenzione

del Salomone: CARLO ED AMALIA IN SICILIA REGNI,

TANTO CHE L’ACQUA MONGIBELLO SPEGNI; REGGA VIEFUILLE TANTI DI’ GIOCONDI, SINCHÉ IL MARE TUTTA SICILIA INONDI. SERVIRÀ SALOMONE AL RE E AL REGNO MENTRE AVRÀ VITA DAL CIEL, FORZA E SOSTEGNO.»

Una volta giunta la costruzione celermente al primo ordine vi furono murate due lapidi. Una a forma di scudo coronato che conteneva le seguenti parole:

Laviefuille Dedit et nomen et formamMDCCLIIEd un’altra, situata sotto lo scudo, di forma bislunga sulla quale era incisa la seguente

iscrizione:Ne furente Neptuno iterum dirueretur,et publicae utilitati ut melius consuleretur,principe jubente,D. Joseph Salomone, patritius siculus, huc transtulitMDCCLII.«Perfezionata la detta torre» dice ancora il marchese di Villabianca «sarà una delle più belle

del litorale di Sicilia.»Poi venne il tempo del vino.A Riposto le viti erano coltivate in pianura, senza terrazze, fino alla riva del mare. Vitigni bassi,

contorti e nodosi a breve distanza l’uno dall’altro. Già ad agosto i grappoli folti di acini vellutati, trasparenti rossi o anche verdi e biondi come pupille chiare di fanciulle, pendevano tra pampini distesi e tralci incurvati. Di li a poco sarebbero arrivati i vendemmiatori.

E l’uva, durante faticose e gioiose giornate di vendemmia veniva portata coi cesti nella gran vasca dove, schiacciata da piedi nudi, cadenzati schizzava ogni liquido fuori dalla scorza che assieme agli acini si faceva poltiglia mentre l’umore brioso già odorava di spirito.

E allo scalo di Riposto vicino alla antica chiesa della Lettera e in tutta la spiaggia scendevano dai paesi dell’Etna carri lunghi e stretti tirati da muli e da cavalli, sui quali trovavano posto le botti di vendemmie a quote più alte, dai vini corposi color rosso sangue, i vini forti di Solicchiata, di Passopisciaro e di Verzelle, quelli di Randazzo e delle contrade di Linguaglossa, le cui viti, con le radici dai terreni sciarosi, traevano il fuoco del vulcano e lo tramutavano in liquore generoso e dall’altro versante i vini di Sant’Alfio e di Milo anche essi con brividi di magma nel corpo. E

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nell’ombra profonda delle cantine dello scalo venivano rinchiusi i vini giovani, ribollenti, spiritosi in attesa di prendere il largo verso tutte le contrade del mondo.

Nettare inebriante che, racchiuso in botti artigiane, portava ovunque, unanimemente lodato, il nome di Riposto.

E nello stemma che illustra coi simboli la nostra storia vi è il compendio dei tempi: il sole caldo che irradia benefico in un riquadro e, in un altro, il grappolo d’uva corposo, pieno, adornato dalle pampine verdi, e nel riquadro in basso a sinistra la torre a guardia delle nostre terre e, in alto al lato opposto, il bastimento a vela che taglia intrepido le onde.

Intanto oltre le strade e i vicoli stretti che andavano da Pagliara a Scaricello, dove addossate alle case basse dei pescatori si ergevano i palazzi borghesi, alteri e adorni di facciate e di balconature barocche, di lesene e di archi, dal mare correva lo stradone alla montagna, con ai lati i grandi palazzi con gli stemmi che dalla marina a poco a poco durante gli anni risalivano il corso, riempiendo di case la campagna, andando incontro al centro di Giarre e ai suoi tanti quartieri da cui per spirito di libertà Riposto si disgiunse quando tanto più i due centri erano vicini.

E sorgevano la casa della comune e il mercato e la pescheria dalla leggiadra architettura a colonnine e a grandi vetrate con i fregi in alto ad indicare nel medesimo sito luoghi diversi per il commercio dei frutti della terra e del mare: MERCATO, tra due cornucopie ai lati, dalle quali trabocca l’abbondanza dolce dei frutti, e PESCHERIA. E nello spazio ristretto della pescheria ogni giorno, tra gli sguardi sorpresi di una moltitudine errante, si celebra il rito pagano della morte gioiosa e crudele. Nelle cassette o dentro i secchi o sui banchi di vendita ancora vivi varie specie di pesci, di molluschi, di mitili e crostacei si contorcono in sussulti tesi a incamerare un ossigeno che i loro organi di respirazione non sono in grado di utilizzare fuori dall’acqua. A volte qualche pescivendolo strappa il cuore che ancora pulsa da piccoli pescispada o da suri e lo posa sul ban-co di vendita perché tutti comprendano la freschezza del pescato. Intanto le aragoste agitano le lunghissime antenne e gli astici tranciano l’aria con le tenaglie possenti a difendersi inutilmente da una morte ormai certa in una agonia che meraviglia e attira i compratori che poi, a pranzo, magnificheranno agli ospiti la freschezza del pesce, commestibile eroe del loro racconto, e gli ultimi suoi inutili sussulti.

E le rondinelle di mare spiccano voli di fuga ma ripiombano sul pavimento piuttosto che nelle acque del mare e i polpi e le polpesse tentano di scavalcare, a volte riuscendovi, i bordi dei secchi in cui sono tenuti in attesa dei compratori ma immancabilmente ed impietosamente sono ricacciati nell’acqua angusta del secchio o della vasca, dove emettono una nuvola di inchiostro nero come la morte imminente che li attende. Né mancano sui banconi di vendita i colossi del mare: pescispada e tonni che vengono sezionati e posti in vendita come su quel vaso greco al museo Mandralisca di Cefalù. La scena è uguale sebbene dipinta venti e più secoli prima. Il tonno irrigidito nella morte, la testa staccata spettatrice appartata, gli occhi rotondi, imperturbabili, pazienti, rassegnati ai colpi di mannaia che ne squartano il corpo azzurro e argenteo predato negli abissi, inerme con stratagemma e raggiri: gli ami e le reti. E come allora il venditore stende la mano a ricevere il prezzo dell’inganno incolpevole poiché allora ed ora era ed è lecito che il tonno sia pescato e fatto a pezzi e poi condito con aromi sulle braci o rosolato nella padella con cipolle fritte e che se ne lodino le virtù delle carni fresche e la scelta delicata del taglio.

In quel luogo immerso in un tempo privo di secoli, di lustri e di anni, scorre l’eternità del contin-gente e si consuma il rito del perpetuarsi della vita dalla morte secondo una logica concreta.

E la massima chiesa, la Matrice, si prospettava con le colonne e i fregi della vetusta chiesa ro-mana di San Giovanni in Laterano la cui facciata riproduce sebbene a tre navate e non a cinque come quel massimo tempio romano.

Andando dunque da Nord a Sud nei vicoli di Pagliara e di Scaricello, negli orgogliosi palazzi

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di via Messina e di Torre Archirafi, di via Umberto e di Corso Italia è narrata la storia della città, nei magazzini ormai diruti la cronaca dei suoi antichi commerci, nel mare il coraggio dei suoi naviganti, nelle torri oggi nascoste in proprietà private, di cui si perderebbe anche la memoria, se non ricordate dalle opere d’ingegno, le ansie delle nostre genti per gli assalti dei pirati turchi e nella chiesetta della Sacra Lettera, il nostro tempio più illustre, emergono dal tempo la nostra storia e la nostra arte più antica con il tesoro nascosto e sconosciuto, con gli antichi cori intarsiati smanciati dalle tarme, con gli argenti sbalzati da orafi acesi e messinesi, con i tessuti finissimi ricamati a oro, testimonianze non godute di storia e di arte che vanno valorizzate ed esposte, in piccolo ricco museo, e non nascoste e svilite dalla sconoscenza. Così come vanno restituite alla comunità ed al mondo le torri di vedetta, vestigia dei nostri secoli trascorsi, da sempre inaccessibili, nascoste da cancelli privati. È necessario che vengano anche dalle vestigia del passato feconde speranze di sviluppo turistico.

Intanto il mare e il sole sono gli stessi: robusto e caldo, come sempre, il sole, odoroso di alghe, come sempre, il nostro mitico mare.

Il prof. Enrico Carbone, nato a Giarre-Riposto è laureato in materie letterarie, ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento di Italiano, Storia e Geografia negli Istituti di Istruzione Secondaria di 2° grado e di Latino nei Licei e negli Istituti Magistrali.

Direttore didattico dal 1979 nelle sedi di Castiglione di Sicilia, Acireale 3° Circolo, Mascali e Giarre 2° e 3° Circolo didattico.

Ha avuto conferita dal Presidente della Repubblica l’onorificenza di “Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana”.

È iscritto all’albo dei Giornalisti di Sicilia. Oltre che con il “Giornale di Sicilia” collabora con altre testate.

Ha pubblicato.- “Il filo di Arianna”, Siciliana Intur s.n.c. Editrice, Giarre, 1991;- “Un amore chiamato Sicilia”, Edizioni Greco, Catania, 1993;- “Iride”, Edizioni Greco, Catania, 1996;- “Catania - Cronache dal tempo”, Bonanno Editore, Acireale, 1997;- “Franco Battiato - Evoluzione - Intervistato e raccontato da Enrico Carbone”, Bonanno

Editore, Acireale, 1998;- “Eros e Psiche”, A & B Editrice, 1999.Della sua opera si sono interessati ed hanno scritto i chiarissimi professori dell’Università di

Catania Nicolò Mineo e Rosario Contarino.

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Riposto 2000: quale futuro?

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Ne parlano tutti i giornali, ne trattano quotidianamente i media. Pare davvero che la scuola sia al giro di boa. Verso una nuova struttura con il “riordino dei cicli”, verso una nuova didattica con i “saperi essenziali”, verso una gestione localistica dell’istituzione

con il regime autonomistico. Trinciare giudizi sul nuovo corso è perlomeno prematuro. Le rifor-me, piccole o grandi che siano, si valutano a maturazione avvenuta. Quando cioè i prodotti culturali acquisiti risultano ben evidenti e perciò valutabili. La parte certamente più positiva del cammino riformista attiene alla conquistata autonomia, una meta perseguita da tanti anni.

Evidentemente le istituzioni scolastiche più avvedute non hanno aspettato la concessione della “sospirata autonomia” per adeguare la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa alle istanze culturali, sociali, economiche del territorio.

Il locale Circolo didattico ad esempio, nel confermare tutte le attività didattiche che da molti anni riscuotono un rilevante successo formativo, adesso, per il secondo anno, in attesa del Settembre 2000 allorquando entrerà a regime l’autonomia scolastica, sperimenta, in aggiunta, progetti educativi finalizzati al miglioramento della qualità del servizio scolastico, ampliato anche come permanenza temporale degli alunni a scuola al fine di dare attuazione al piano dell’offerta for-mativa elaborato con diligenza dagli operatori scolastici per l’utenza della scuola di base della nostra città e saggiamente condiviso dagli organi collegiali.

Il percorso formativo comprende progettazioni curricolari ed extracurricolari: l’impatto con la scienza tecnologica attraverso le attività multimediali, l’approccio al teatro come canale di me-diazione culturale di grande rilievo, l’educazione musicale nella prospettiva di un’assimilazione del linguaggio dei suoni che parla al mondo e del mondo, la pratica sportiva come educazione allo stare insieme con rispetto delle regole, l’educazione alla lettura perché anche i bambini della Scuola Materna si innamorino del libro, sussidio indispensabile per la crescita umana e culturale. Non è comunque l’autonomia la panacea di tutti i mali che affliggono l’istituzione scolastica, ma sicuramente tramite, perché dalla cultura eternamente ufficiale, paludata ed accademica, si passi, celermente ad una formazione culturale fondata su ciò che è nostro. Non si cercano ovviamente rivoluzioni impossibili che, ad esempio, releghino all’angolo i grandi della letteratura o lo studio delle più note figure del risorgimento italiano.

Ma un posto più consistente alle culture locali bisognerà pur trovarlo. Si immagini per comodità espositiva l’utile che dalla cultura autonomista potrà venire alla scuola ripostese. Per esemplificare si pensi all’Istituto Tecnico Nautico, prestigio e vanto della nostra città, che nel tempo ha formato baldi giovani distintisi per impegno, sacrificio e generosità in Italia ed all’Estero; ciononostante

Riposto, la scuola del 2000

Francesco Copani

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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il patrimonio culturale tipicamente marinaro è rimasto estraneo ai percorsi formativi delle altre scuole ripostesi. Ora è tempo di socializzare le esperienze culturali attraverso la creazione reticolare di collegamenti tra scuole ed agenzie educative presenti nel territorio; è tempo che la scuola, le famiglie e le altre realtà educative cooperino costruttivamente fra loro in un rapporto di continuità; è tempo di ricercare ed apprezzare le nostre risorse culturali e, conseguentemente, appagare le aspirazioni marinare e turistiche del nostro hinterland.

Ché altro è definire il nostro porto strada maestra per il commercio e per il turismo, altro è pas-sare dalle definizioni teoriche ad uno studio attento e documentato delle nostre tradizioni e delle nostre potenzialità. Anche il linguaggio in vernacolo dei nostri pescatori può diventare efficace momento culturale. Di una cultura che dà ai ragazzi di qualunque livello scolastico motivazioni sollecitanti il loro interesse. Non una geografia ed una storia astratte ed ingombranti, ma nuclei fondanti di un sapere piantato sull’interesse specifico degli alunni.

Considerato il secolare desiderio di coniugare l’istituzione al mondo del lavoro, quali novità offre la scuola del 2000 ai nostri concittadini?

L’aspetto più innovativo del sistema è evidente nello sforzo continuo della scuola di dare un’adeguata risposta ai reali bisogni dell’utenza, alla domanda formativa.

Il mondo reclama dalla scuola un “homo universalis”, ossia un uomo che non sia schiavo di culturame astratto e specifico. Si desidera una mobilità intellettiva che consenta il passaggio da un ordine all’altro degli studi con una duttilità professionale che renda i protagonisti del processo scolastico abilitati a coprire più ruoli nel mondo del lavoro.

Chi vuol restare schiavo di un solo mestiere è probabile che si fermi ai margini della società, fortemente tecnologizzata, protesa a fare del mondo mediale il ponte verso i nuovi saperi. È questa la ricaduta delle nuove sperimentazioni scolastiche, questi i frutti che si pretende di cogliere dalle nuove piante. Ci vorrà del tempo perché i frutti maturino. Anche la comunità ripostese aspetta slanci rinnovatori, verso il turismo e verso il commercio.

A scuola con progettazioni a medio e lungo termine si lavora per mete pur lontane. Ma già il poter lavorare per prospettive di rinnovamento è motivo di grande orgoglio e di pesante impegno.

Il prof. Francesco Copani è Dirigente scolastico del Circolo Didattico di Riposto.

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Pagina 53Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Il progresso è stato talora paragonato agli anelli di un’interminabile catena che con il concorso di altre circostanze ha non poco influito sul modello di sviluppo economico e sociale delle varie realtà nazionali, caratterizzandolo a seconda del prevalere di elementi omogenei

od eterogenei (quando non addirittura contraddittori) sui processi produttivi a lungo termine.

Così, se nel 1870 la flotta mercantile italiana occupava il terzo posto nella graduatoria mondiale, ciò è da leggere come un dato sicuramente legato alla presenza nel contesto storico-economico pre e postunitario di iniziative e progetti mirati a potenziare un settore - quello, appunto, dei trasporti marittimi - così da renderlo competitivo ed in grado di fronteggiare situazioni di crisi sempre in agguato.

Rilevante fu il contributo dato dalla Sicilia all’evolversi degli scambi commerciali con i Paesi d’oltreoceano. Il 24 giugno 1818, a tre anni dalla conclusione delle guerre napoleoniche e dopo l’unificazione delle insegne della marineria mercantile napoletana e siciliana (unica bandiera con i fiordalisi in oro dei Borboni), il primo legno a vapore “Ferdinando I” solcava le acque del Mediterraneo. Aveva una lunghezza di m 38 ed una larghezza di m 6, con 255 tonnellate di stazza ed una macchina di 50 cavalli. Era stato costruito nel cantiere di Napoli dal francese Andriel impiegando un motore di fabbricazione inglese. Ma la vera avventura dal sapore epico e leggendario tu quella compiuta nel 1839 dal capitano Vincenzo Di Bartolo di Ustica, già allievo del Collegio Nautico di Palermo, che col brigantino “Elisa” di proprietà dell’armatore e uomo d’affari inglese Beniamino Ingham, dopo quasi tre mesi di tempestosa navigazione, il 22 gennaio di quell’anno arrivò a Boston, con il registro di bordo a segnare l’attraversamento dello stretto di Gibilterra il 10 dicembre 1838. Nel 1843, l’intrepido capitano Di Bartolo con la stessa nave e forte della fiducia accordatagli dalla famiglia Ingham presente nell’isola, ripartiva per Sumatra a caricar pepe nero.

Ma, intanto, nel 1840 a Palermo prendeva corpo sull’onda degli entusiasmi suscitati da queste imprese l’iniziativa, di certo pionieristica, per la costituzione di una

“SOCIETÀ DEI BATTELLI A VAPORE SICILIANI” con un capitale, per allora cospicuo, di 35.000 onze (1 onza = L.12,25 oro del 1861) suddiviso in 350 azioni. Consiglieri e soci sono: Vincenzo Florio, Ettore Aragona Pignatelli, il ripostese Gaetano Fiamingo, esponente autorevole di un facoltoso casato, ed altri. L’amministrazione per l’esercizio della linea di nuova inaugurazione Palermo-Messina-Napoli viene assunta dall’inglese Beniamino Ingham, affiancato come cassiere dal barone Gabriele Chiaramonte Bordonaro. Il comandante della nave a vapore “Palermo” acquistata in Inghilterra è il capitano ripostese Stefano Trefiletti, che il Fiamingo

Sicilia a vele spiegate Tramonto di un’epoca con un riferimento a Riposto

Vincenzo Di Maggio

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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doveva conoscere bene. L’acquisto di altre navi a vapore richiese nel 1841 il rilevamento della Fonderia Oretea (il futuro Cantiere Navale di Palermo), ma all’arrivo di Garibaldi in Sicilia la requisizione sarà inevitabile.

Questa società, che non sortì alcuna privativa in quanto altre compagnie di navigazione a vapore si costituirono nello stesso periodo, rappresentò senz’altro una tappa importante nel lungo cammino della riconversione della marineria velica in quella a vapore, ma l’evento più esaltante fu vissuto dai Siciliani quando il palermitano De Pace, nel 1853, dopo aver acquistato per conto della “SOCIETÀ SICULA TRANSOCEANICA” la nave “Sicilia” di 1.200 tonnellate e 300 cavalli, dopo 28 giorni di navigazione giunse a New York. Era la prima motonave in ferro costruita in Italia e l’avevano tenuta a battesimo i cantieri navali dei F.lli Orlando di Palermo, poi trasferitisi a Livorno per continuare la loro avventura industriale.

Segnano, questo ed altri avvenimenti meritevoli di rievocazione, un momento di grande splendore della marina mercantile siciliana che poi, grazie ai Florio ed al loro incontro con l’armamento ligure (Rubattino) voluto da Crispi nel 1881, convergerà nella “NAVIGAZIONE GENERALE ITALIANA”, assorbita all’inizio degli anni 30 di questo secolo dal colosso statale IRI.

Alla svolta epocale che si ebbe nel panorama dei trasporti marittimi intercontinentali con il predominio della navigazione a vapore, non mancò di dare il suo prezioso apporto di esperienza professionale (con la partecipazione all’inchiesta parlamentare del 1880/81) e di capitale navale la classe armatoriale consolidatasi a Riposto (v. documento), che tra alterne vicende sopravvisse fino alla vigilia della prima guerra mondiale, non rinunciando mai a chiedere la costituzione del porto, che nel caso di Riposto rappresentava una legittima aspirazione.

Entro questa cornice di sviluppo e di impiego equilibrato delle locali risorse, va sottolineato che il gruppo industriale-armatoriale DE SALVO & FIGLIO molto conosciuto ed apprezzato all’estero (esportò vini anche ad Hong Kong, Giava e nelle Indie Inglesi), ebbe il suo trend economico più favorevole dopo il 1880, quando tutte o quasi le strutture industriali, capitalistiche e finanziarie della Sicilia si erano concentrate nel triangolo Milano-Torino-Genova, attrezzatosi saldamente grazie anche alle sovvenzioni pubbliche (1885). La crisi divenne irreversibile dopo la grande depressione economica mondiale del 1929, che con il crollo della Borsa di New York causò il deprezzamento dei prodotti agricoli, tra cui il vino che da L. 100 scese a L. 20 al carico. L’infezione della peronospora produsse ancora una volta danni rilevanti alle colture.

Dal marasma generale si salvò la prestigiosa istituzione scolastica incarnata dall’Istituto Nautico, fucina di valenti capitani della navigazione oceanica. Ma questa è storia recente, che è stata oltretutto trattata in pubblicazioni e convegni.

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Vincenzo Di Maggio, nato a Riposto il 18 febbraio 1938, (da oltre un trentennio risiede con la propria famiglia a Giarre, dove ha prestato servizio (di insegnamento di Materie Letterarie negli Istituti Superiori, esercitando nel contempo la libera professione legale. Collabora attivamente con organi (di stampa locale e riviste ed è autore delle seguenti opere:-“Alla ricerca (di Callipoli”, in “Memorie e Rendiconti”, Acc. degli Zelanti e dei Dafnici, Acireale, 1975;-“Torri della Contea di Mascali”, in “Memorie e Rendiconti”, Acc. degli Zelanti e dei Dafnici, Acireale, 1976;-“Viabilità della Sicilia borbonica e strada maestra di Giarre” in “Memorie e Rendiconti”, Acc. degli Zelanti e dei Dafnici, Acireale, 1980;-“Profilo di un’antica via romana”, ed. Archeoclub d’Italia, sez. Giarre-Riposto, 1983;-“Il Santuario della Madonna della Sacra Lettera nella storia di Riposto”, a cura Arciconfraternita SS. Crocifisso a S.. Andrea Apostolo, 1987, con presentazione del Vescovo di Acireale Mons. G. Malandrino;-“Il Liberty a Giarre e Riposto”, Ed. Banca Pop. Belpasso, 1988;

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-“L’artigianato nella storia di Giarre”, 1990;-“Sant’Alfio, la dura conquista dell’autonomia”, a cura Amministrazione Comunale, 1991;-“Cinquanta Anni della denominazione Ionia, un comune soppresso della Sicilia Orientale”, a cura Associazione Filatelica Ionia, 1992;-“La Chiesa di Maria SS. della Provvidenza di Macchia”, 1993;-“S. Giovanni Montebello, Storia civile ed ecclesiastica”, 150° di fondazione” Diocesi di Acireale, 1995;-“Le Confraternite laiche nella Contea di Mascali”, 1996.-“Le edicole votive nel contesto socio-urbano e rurale di Giarre”, 1996, XX Distretto Scolastico, Patroc. Regione Siciliana).-“Attività tipografica a Giarre e Riposto tra ‘800 e ‘900”, 1999.Sugli stessi temi ha tenuto conferenze per conto di Associazioni Culturali locali, regionali e nazionali, ed è socio fondatore della Società Giarrese di Storia Patria e Cultura.Per la vastità degli interessi coltivati, il nome dell’avv. Vincenzo Di Maggio figura nel corredo bibliografico di pubblicazioni universitarie (Dipartimento di Architettura e Urbanistica dell’Università di Catania) e nel Catalogo dei Libri Siciliani.Riconoscimenti: “Premio 24 Casali” (Città di Bronte, 1992); Premio Internazionale di Filatelia “Francobollo d’Argento” (Giarre, 1993); “Garofano d’Argento” (Giarre, 1995); “Targa Speciale” Club Sicilia Nuova (Giarre, 1996); Benedizione Apostolica “in merito delle opere eseguite” (Santa Sede Roma, 1997).

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Degli uomini che per un motivo o un altro hanno avuto un ruolo nella vita sociale, politica, commerciale, ecclesiale del nostro paese ne è stato scritto da chi con competenza si è cimentato nelle diverse pubblicazioni che in questi ultimi tempi sono state date

alle stampe.Questo è positivo perché chi, in campi

diversi, ha ben meritato, è giusto che trovi ricordo, anche se nella cerchia di una piccola città.

Mi è stato cortesemente chiesto di dare il mio contributo per la pubblicazione che il Circolo Ufficiali della Marina Mercantile sta preparando.

Chi ha ormai un certo numero di anni da contare ed ha avuto il dono e la responsabilità di arrivare ai 2000, potrebbe, se ne fosse capace, scrivere tante cose, ricordare tanti eventi e tante persone.

Mi sono appunto rivolto ai ricordi per richiamare alla memoria personaggi su alcuni dei quali è stato già scritto e su altri di cui forse nessuno mai scriverà.

Bisogna inquadrare questi personaggi nel periodo in cui sono vissuti, periodo che coincide con quello della mia fanciullezza e della mia giovinezza.

Era il tempo in cui a Riposto c’era commercio e lavoro, il tempo in cui le botti rotolavano con maestria nelle nostre strade e si allineavano sulla spiaggia, in Via Messina ed anche in Via Umberto, talvolta fino in Piazza S. Pietro.

Era il tempo dei grandi magazzini di vino, regno incontrastato dei “Capouomo” e dei numerosi “Vastasi”.

Era il tempo dei martellanti colpi di mazza dei bottai nelle diverse e grandi fabbriche di botti.Era perciò il tempo in cui il denaro circolava, il tempo in cui un bottaio, con ironia e sfida,

avvolgeva il pesce in una carta da 1000 lire, che allora era un lenzuolo, ma che valeva tanto, prima di cantare “... Se potessi avere mille lire al mese!” (anche se l’indomani, per una crisi improvvisa, non avendo risparmiato nulla quando avrebbe potuto, fosse stato costretto a chiedere l’elemosina).

Naturalmente Riposto non era solo dei commercianti, dei possidenti benestanti, di quanti ruotavano attorno a quelle botti che ingombravano spiaggia, strade e piazze; esistevano anche zone depresse, come ricordava il 9 gennaio di questo 2000 il Sindaco Carmelo D’Urso nel suo intervento in occasione del ricordo di Mariano Torrebella. Erano le zone della grande povertà, non solo materiale, ma anche e soprattutto morale.

Tutti sappiamo del quartiere “Pagliaia”, campo di apostolato e di soccorso continuo dell’Arciprete Leonardo Patanè, al quale però, in segno di riconoscenza, è stata intitolata una piazza-beffa perché

Don Stefano Pavone

Amarcord di Riposto

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nessuno sa che esiste e tanto meno dove si trova e, se non erro, nessuno vi abita.Ma questa non era l’unica zona depressa; c’erano anche “i caseddi” di Via Concordia e di Via

Zara.Del quartiere Pagliaia, che oggi non esiste più perché il suo covo era là dove oggi c’è la piazza

e la palestra, oltre che le vie Bordonari, Pagani e Duilio, se ne è tanto parlato e scritto.Vorrei ricordare alcuni personaggi che abitavano, almeno nell’ultimo periodo, nei “Caseddi” di

Via Concordia: Jana, che era chiamata “a pazza”, anche se non lo era affatto, e quel bonaccione di suo marito Pasquarello. A quei tempi non era difficile procurarsi al mattino, anziché del caffè, un buon bicchiere di vino. I magazzini erano tanti ed un bicchiere di vino non era cosa dell’altro mondo. Girare diversi magazzini e bere, il risultato è di facile comprensione!

Negli stessi caseddi abitava anche “Trentadusoddi” che era buon amico di Jana, amicizia che Pasquarello non gradiva, onde... le scenate!

Come vivevano? Pasquarello faceva “u pulizza” (il lustrascarpe), mestiere da noi oggi scomparso; aveva l’occorrente per pulire le scarpe a chi si presentava. Erano tanti allora i clienti e Pasquarello non era l’unico che esercitava questo mestiere.

C’era poi anche l’accattonaggio, allora molto diffuso, come è diffuso anche oggi, forse più di allora, sotto forme diverse.

Allora non esistevano le pensioni, tanto meno quelle sociali; chi non poteva più lavorare era costretto, se non aveva del suo o nessuno lo manteneva, a chiedere l’elemosina.

Le forme più in uso per chiedere l’elemosina erano due. La Domenica alla porta della chiesa; infatti alla porta del SS. Sacramento, alla fine delle messe festive c’era una fila di elemosinanti che tendevano la mano. L’altra forma era quella del venerdì; si bussava alla porta delle case e la parola di riconoscimento era: “Santu Venneri”; si capiva che si chiedeva qualche soldo.

A tal proposito ricordo una donna dall’età indefinita, non era di Riposto, che puntualmente il venerdì bussava ed era lo spauracchio delle famiglie perché aveva il brutto vezzo, se trovava una porta aperta entrava e si infilava nel primo che trovava e non voleva più uscire. Il guaio era che purtroppo portava addosso delle compagnie indesiderate per cui si faceva attenzione nel tenere le porte ben chiuse, specie il venerdì. La chiamavano, non so perché, “a fricarisa”; chissà da quanti anni è morta!

Un altro mestiere oggi scomparso era “U porta”. Cosa significava? Premesso che le donne non uscivano mai per fare la spesa, gli uomini che avevano la fretta di andare a lavorare mandavano a casa quanto acquistato con questi uomini compensandoli con pochi soldi. C’era “Minicu u porta”, “Vitu Pataloccu”, “Turi Mirruzzu” ed altri. Ricordo ad esempio Vitu Pataloccu, uomo piuttosto solitario, amante di un bicchiere di buon vino; non mi pare che avesse famiglia, era anche lui ospite “di caseddi” di Via Concordia dove è morto (gli ho amministrato l’Unzione degli infermi). Si ridusse a vivere esclusivamente di elemosina e morì per idropisia.

“Turi Mirruzzu” (citato insieme a Vitu Pataloccu da Santi Correnti in “Riposto nella storia, nell’arte e nella vita del suo popolo”, pag. 380), personaggio originale, alto, credo, almeno un metro e novanta, si dava da fare tutto il giorno nei lavori più vari, sempre scalzo (allora però non era eccezionale); ma lui le scarpe le metteva quando, nelle processioni del Corpus Domini e del Venerdì Santo, portava la lunga bandiera di una Confraternita, sempre tormentato da una tosse soffocante, con relative... conseguenze!

Altro personaggio “Nsuddru”. Il suo nome era Vincenzo e molti lo possono ricordare perché, finché ne ebbe la forza, non cessò di aiutare il suo amico, il poeta Lucio Lupo, a spingere la carrozzella con le povere cose che questi vendeva. “‘Nsuddru” era quasi cieco, persona buona e innocua.

Ho citato Lucio Lupo, figura relativamente recente; ne parlo perché egli era anche poeta, dialettale

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e no, ma è caduto nel dimenticatoio. Di lui conservo una poesia scritta di suo pugno in occasione della festa degli anziani tenuta parecchi anni fa in parrocchia.

Altra figura, allora discussa, era “l’Africano”, così chiamato per il colore della sua pelle e di cui non ho mai saputo nome e cognome. Aveva una lingua scellerata. Credo vivesse di elemosina o di qualche piccolo servizio. Aveva la presunzione di innaffiare i fiori della villetta della chiesa facendo avanti e indietro con una lattina o con un piccolo secchio dalla fontana che c’era all’angolo di Via Archimede con Via Concordia, quindi non finiva mai; ma guai a dirgli qualcosa.

Potrei ricordare “a Murina”, mai vista, ma che faceva paura solo a nominarla, e tanti altri; però a questo punto vorrei voltare pagina per spostare il mio pensiero su un’altra persona dimenticata ma che non ha nulla da vedere con i sopra citati.

Ci sono ancora tanti che possono ricordare “Ciccinu l’orbu” (Francesco Zappalà). Pensando a lui mi viene tanta pena e tanta nostalgia. Pena per lui, per la maniera in cui trovò la morte, nostalgia perché mi ricorda non solo i miei vent’anni, ma tanti amici che ora non sono più e che rispettavano il caro Ciccinu.

Abitava in Via Cialdini, di fronte l’allora caserma dei carabinieri. Figlio unico e totalmente cieco, conosceva Riposto meglio di un vedente e camminava spedito e tranquillo senza sbagliare una strada o un indirizzo. Alla morte dei genitori, ai quali era attaccatissimo, rimase solo e spesso, sempre da solo, andava a pregare nel nostro cimitero sulle loro tombe, situate nelle celle degli archi comunali entrando a destra a ridosso del torrente Babbo. Sono ancora là, ma senza le preghiere e i fiori di Ciccinu.

Teneva in casa un armonium e così suonava e cantava (aveva una bella voce) le canzoni devozionali di tridui e novene.

Allorché, verso la fine degli anni venti o i primissimi anni trenta (non vorrei sbagliare perché non ho a chi chiedere e non ricordo bene) l’organista della Chiesa madre, il bravissimo Gaetano Cristaldi emigrò, se non erro in Argentina, Ciccinu divenne l’organista ufficiale e lo fu fino alla sua morte.

Come morì Francesco Zappalà? In un afoso pomeriggio estivo fece il suo solito pellegrinaggio al cimitero per pregare sulla tomba dei suoi genitori; egli era solito rivolgere la sua preghiera anche per altri defunti le cui tombe andava a cercare senza sbagliare, e in particolare si recava nella cappella della Confraternita di Maria SS. del Carmelo della quale era confratello. E lì si recò quel giorno; ma per sua sventura la botola era stata lasciata scoperta da qualche incosciente e lì cadde. Il custode dei cimitero, Francesco Palmieri, all’ora della chiusura si ricordò di aver visto entrare Ciccinu ma di non averlo rivisto poi uscire e per assicurarsi andò verso le tombe dei suoi genitori dove trovò infatti l’ombrello grigio che si usava a quei tempi per ripararsi dal sole. Cominciò allora a cercarlo fino a quando, vicino a quella cappella dove era precipitato, non percepì i lamenti del povero Ciccinu. Purtroppo per lui non ci fu più nulla da fare. Trasportato all’ospedale di Giarre, vi morì dopo qualche giorno: era il 22 agosto 1945 e ... purtroppo dall’ospedale fu portato direttamente al cimitero senza nemmeno entrare in quella chiesa che per tanti anni aveva servito. Non solo, ma per la sua morte nessuno pagò, e certo le responsabilità c’erano.

Ricordiamolo nella preghiera e, se volete fare una cosa a lui certamente gradita, per i Morti, una preghiera e un fiore sulle tombe dei suoi genitori: vi manca da quando lui è morto.

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“Bello, grazioso, ameno più di quanto possa immaginarsi è il sito della Contea di Mascali, contrada ricca di naturali grazie che, l’arte agricola sempre più infiora di nuovi vezzi, per cui a ragione può stimarsi come la più amena e deliziosa campagna di Sicilia”.

Il territorio che si estende da Nord a Sud dal torrente Mangano a Fiumefreddo e da Est ad Ovest dal mare Ionio alla maestosa Etna viene alla luce della storia con l’arrivo dei Normanni in Sicilia intorno all’anno 1100.

Delle precedenti dominazioni di Greci, Bizantini ed Arabi il territorio conserva pochi segni e qualche modesta documen-tazione. Troviamo testimonianze del periodo Bizantino in una delle chiese del quartiere dell’Annunziata mentre per il passaggio dei Normanni ci sono delle tracce nel pozzo e nel santuario della Madonna della Strada. Il piccolo quartiere delle Giarre, poi, vanta un privilegio sulla vendita del vino del periodo degli Aragonesi.

Ruggero il normanno donò tutte queste terre al vescovo di Catania l’abate Benedettino Ansgerio - già priore del convento di Santa Eufemia di Aspromonte - e che aveva portato con sé a Catania per la fondazione di una abbazia, concedendogli altresì ampia autorità e politica e religiosa su tutto il vasto territorio di 5040 salme legali (una salma legale è uguale a mq 17.472).

Così, dal 1124, i vescovi di Catania divennero anche Conti di Mascali, il casale già conosciuto e ricordato, nei documenti antichi, sin dall’anno 600 dopo Cristo, come si rileva dalle lettere del papa Gregorio Magno al vescovo di Taormina.

Il territorio era prevalentemente boschivo nelle colline, paludoso verso il mare, scarsamente coltivato attorno all’antico casale.

Gli inquilini del vescovo dovevano consegnare la decima parte dei prodotti della terra e pagare determinati censi annuali per la coltivazione delle terre.

Nella seconda metà del 1500 il vescovo conte Nicola Maria Caracciolo studiò e mise in atto un progetto per la valorizzazione della grande piana sia dal punto di vista demografico che agricolo.

Egli infatti, per mezzo del suo valido Rettore, convocò gli abitanti del casale, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli il 5 ottobre 1558 per stabilire un accordo, richiamare sul territorio contadini e concedere, a censi molto bassi, il terreno necessario a quanti volessero costruire case e coltivare terre. La data dell’accordo tra i cittadini mascalesi e il vescovo conte è di notevole importanza in quanto inizia un processo di esplosione demografica nei numerosi quartieri: Giarre, Riposto, Torre, Annunziata, Macchia, Tagliaborsa, San Leonardello, Miscarello, Trepunti, Altarello, Milo,

Sebastiano Fresta

Rivisitando il territorio della Contea di Mascali

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Dagala, Monacella (superficie: 103 Kmq).Ogni quartiere ha uno specifico ruolo all’interno del territorio; i più importanti restano Giarre e

Riposto. Giarre infatti indicava il luogo dove tutti gli inquilini della Contea venivano a depositare le decime dei prodotti nelle “giare” di terracotta; Riposto era il “ripostiglio” della quota dei vini che spettava al conte, vini che venivano depositati nei grandi magazzini del quartiere.

Nell’arco del ‘600 e del ‘700 molte famiglie di Acireale e di Messina si trasferirono in queste zone sia perché ottenevano a bassi censi le terre per impiantare i vigneti sia ancora perché questa grande piana era ricca di acqua e il suo terreno era produttivo e fertile.

Giarre e Riposto sono i centri cardini del commercio, del “traffico marittimo”, dell’artigianato, dato che Mascali - la vecchia Mascali - si trovava, prima della distruzione dalla lava del 1928, in collina ed era la sede delle competenze giuridiche ed amministrative del territorio.

Riposto poi per la sua naturale posizione nel centro di un’ampia insenatura del mare Jonio aveva un modesto scaro per l’approdo delle barche che attivavano un interessante movimento di merci verso Malta, Napoli, Taranto, Gallipoli,

Roma, Civitavecchia, Livorno, Siracusa, Palermo.

Il vino era il prodotto maggiormente esportato oltre alle mandorle, alle nocciole, alle castagne e a tanti altri generi che, dal vasto hinterland, arrivavano, con i mezzi dell’epoca, allo “scaro di Sant’Anna”.

La produzione annua era di 160.000 salme.Giarre incomincia ad emergere dopo che la strada di transito tra Catania e Messina - strada che

prima passava a monte di Giarre, congiungendo San Leonardello con Mascali attraverso Tagliaborsa - venne fatta passare, nella seconda metà del ‘700, per Giarre centro e la vecchia strada consolare divenne una strada secondaria per raggiungere Mascali. Nello stesso periodo venne aperto l’attuale Corso Italia, per congiungere il centro di Giarre con il centro di Riposto.

Questo fiorire di opere e l’incremento demografico dei quartieri sono determinati dal processo di privatizzazione delle terre e dal conseguente sviluppo dei vigneti.

Il vigneto ha bisogno di braccia lavorative e il territorio della contea rappresenta, attraverso la geniale operazione di rilancio del territorio operata dai vescovi conti, una ottima occasione di investimento.

Queste sono le premesse che la borghesia giarrese sfrutta per ottenere l’autonomia amministrativa da Mascali.

La letteratura storica di questo periodo è ricca di documenti da una parte e dall’altra fino a quando il 15 maggio del 1815 Giarre viene definitivamente separata, assieme a Torre e a Riposto, da Mascali con un territorio di 2500 ettari e una popolazione di quasi 13.000 abitanti.

Ma le aspirazioni autonomistiche investono anche il quartiere di Riposto che realizza l’autonomia nel 1841. Nell’arco del 1900, sempre nel contesto del territorio, si formano due altri comuni Sant’Alfio nel 1927, Milo nel 1955.

Il nuovo assetto territoriale coincide certamente con un periodo di crescita economica come è dato rilevare dall’esame dei patrimoni di alcune ricche famiglie borghesi: i Fiamingo, i Calanna, i Grimaldi, i Gravina, i Macherione, i Grassi.

La presenza poi degli Inglesi in Sicilia e in particolar modo a Messina accelerò questo processo di crescita e incrementò l’entità del commercio.

Messina acquista i vini da Riposto e le essenza da Mascali. Giarre sviluppa sempre più il suo ceto emergente e fonda il suo principale reddito sulla proprietà terriera e sulla bravura del suo artigianato.

La testimonianza di tanto benessere traspare ancora oggi dai motivi architettonici di alcuni palazzi, dalle case di villeggiatura, dalle chiese situate nel contesto dei due quartieri.

La chiesa di Santo Isidoro a Giarre, della fine del ‘700 - opera dell’architetto napoletano Valente

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- apre il salotto della piazza Duomo, là dove un tempo stava la chiesuola di Sant’Agata e Santo Isidoro, voluta dal vescovo conte Monsignor Michelangelo Bonadies che, nel 1681, aveva donato il terreno per la costruzione.

A Riposto vicino al mare c’è la chiesa di San Pietro, oggi eretta a Basilica, ricca di motivi architettonici e di tele di pittori dell’epoca. Di notevole interesse artistico sono, all’interno della chiesa, le stampe della via crucis, il pulpito ed il coro.

Non mancano testimonianze della religiosità del ‘700 come la chiesa della Madonna della Lettera a Riposto e quelle dell’Oratorio, dei padri filippini e degli agostiniani scalzi a Giarre.

Esse rappresentano un momento di ascesa e di fioritura dell’artigianato e locale e acese che ha lasciato valide testimonianze della sua presenza.

Ma la storia di questi due centri è anche interessante per il ceto sociale che vi opera sia nel commercio come nelle attività professionali che denotano un’alta qualificazione culturale della gente.

Numerose sono infatti le istituzioni scolastiche tra Giarre e Riposto: dal glorioso istituto tecnico nautico del 1820 alla variegata specializzazione dei settori dell’istruzione tecnica, classica e professionale.

Oggi questo territorio, così come per il passato, è un centro notevole di studi e di formazione culturale.

È indicativo infatti che la prima scuola della contea di studi superiori sia stata aperta a Giarre, dai padri filippini nel 1819. In quella scuola per un cinquantennio, si formarono le intelligenze della borghesia dell’intero territorio.

Giuseppe Macherione, il poeta il giornalista e il politico del periodo Risorgimentale, gloria e vanto dei giarresi in quella scuola passò i suoi anni di formazione culturale e religiosa.

La gente di questo territorio è intraprendente e attiva e in questi ultimi anni si è inserita nei circuiti nazionali ed internazionali con imprenditori ed operatori economici di spiccata qualificazione.

Oggi la scoperta della vivibilità di questo territorio, allietato dalle limpide acque dello Jonio e ornato dalle cime innevate del maestoso Etna ha richiamato un turismo che è premessa ad una rivitalizzazione del vasto hinterland, con in testa Mascali, quella nuova, non più sulla collina, ma nella pianura, affacciata sul mare, ricca della sua storia secolare, che assieme ai suoi vecchi quartieri, divenuti in gran parte comuni autonomi lancia l’operazione turismo proiettandosi verso il 2000.

Così, il vasto hinterland - comprensorio sul quale una tradizione scarsamente documentata colloca la colonia greca Kallipolis - si proietta verso il futuro.

Ben vengano quindi tutte le iniziative che Riposto intende realizzare per dar vita al messaggio che parte da tutti quegli imprenditori, marinai, vecchi capitani, nostromi, uomini tutti di mare, abituati al sacrificio che, per una vita, sognarono l’affermarsi di questa stupenda costa del mar “Ionio” sia per la vecchia marineria del passato, sia per l’avveneristico porto turistico che culminerà l’attesa di tutto il territorio che considera Riposto e la sua marineria il naturale collegamento non solo con la nuova Europa, ma anche con tutti i Paesi che si affacciano sul “Mare Nostrum”, il mare della grande civiltà che fece scrivere pagine gloriose a tutta l’Isola, regina del Mediterraneo, e a Riposto una gemma del diadema di questa storica regina che fu baciata da tutte le civiltà del mondo e dai viaggiatori che ne esaltarono le bellezze considerandola come una stella polare del nostro Mediterraneo.

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SEBASTIANO FRESTA, è laureato in Lettere ed è stato Preside per 30 anni in Istituti Superiori. È andato in pensione nel 1989 dopo 40 anni di servizio, insignito del “Diploma di Medaglia d’oro ai benemeriti della Scuola, della Cultura, dell’Arte” nel 1985 per essere stato fondatore dell’I.T.I. “Enrico Fermi” nel 1959, nonché primo Preside fino al 1972. Dal 1974 al 1989 passò alla direzione del glorioso Istituto Commerciale dopo un anno all’Alberghiero di Giarre. A Riposto ristrutturò l’istituto e portò la popolazione scolastica da 250 alunni a 900. È stato insignito dal papa Pio XII dell’Ordine dei Cavalieri di San Gregorio Magno nel 1968. Ha dedicato le sue ricerche alle fonti di Storia della Contea di Mascali di cui ha dato alle stampe la terza edizione. Ha curato la storia religiosa del territorio ed è “corrispondente” dell’annuario dell’Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti degli Zelanti e dei Dafnici di Aci-reale. Lavora per una storia degli impren-ditori del territorio,

dell’Ottocento e del Novecento a Giarre.

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Viviamo una stagione culturale, in cui l’incerto presente registra, esaspera le discontinuità e non confida nel tradizionale soccorso del passato: il pensiero storico non aiuta, come spesso in passato, nella ricerca d’identità; mentre stentano a prendere carattere confidente

progetti per il futuro, quando sono indefiniti gli attori e vaghi i percorsi. Per converso, è cresciuta negli ultimi anni la consapevolezza di comuni destini delle comunità vicine, ed i patti territoriali costituiscono un terreno positivo di ricerca e di successo

In siffatto contesto, provo a leggere il ‘destino’ di Riposto, che coincide - a mio avviso - con la capacità del comprensorio ionico-etneo da Acireale alla valle dell’ Alcantara di attrezzarsi per una politica diversificata di turismo culturale, tra l’Etna ed il mare. Due almeno, nello specifico, le eredità che sono parte della dote con la quale la comunità ripostese si presenta alla opportunità ‘notarile’: l’essere stazione di testa della Circumetnea, che costituisce il più rapido ed ecologico accesso all’Etna di nord-est; e l’esistenza del suo porto come del miglior approdo di quel tratto di costa. Esiste un inventario delle risorse culturali del territorio nel comprensorio indicato? Direi di no, giacché ognuno dei soggetti amministrativi coinvolti ha cercato nei decenni passati (senza trovarla) un’identità territoriale propria ed una diversa vocazione, separando tuttavia la città dalla campagna, o assoggettando questa all’urgenza espansiva e speculativa di quella. Il che rende oggi più arduo il percorso inverso, che è quello giusto - far valere le priorità del territorio, che è per sé un bene culturale, sulla città che va riordinata entro schemi che muovano dalla campagna (o, nel caso di Riposto, anche dal mare). Non c’è comunque una via d’uscita migliore dalla presente incertezza: insieme ci si salva, e ci si sviluppa, o insieme si deperisce, si è rassegnati al degrado. Il piano urbanistico deve cedere ad un progetto comprensoriale, che dia alle vocazioni di ogni partner il segno della identità, non separata bensì come apporto ad un comune progetto.

Nessuno dei soggetti coinvolti nel piano territoriale è (riconosciamolo) in grado di ‘imporre’ opzioni, che non siano utili soltanto ma altresì necessarie, agli altri partners. Mentre il conferimento delle proprie risorse ad un pool coordinato può assicurare ricavi in grado di sostenere un processo di sviluppo non solo economico dell’intero comprensorio. Mi auguro che questa impostazione prevalga e che attraverso il concorso dei tanti venga assicurata al mio paese la certezza di un futuro migliore del più recente passato.

Giuseppe Giarrizzo

Riposto e l’hinterland ionico - etneoInsieme ci si salva e ci si sviluppa

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Giuseppe GIARRIZZO. Nato nel 1927 a Riposto (Catania), laureato in Lettere (1948) e Filosofia (1950), libero docente in Storia moderna (1954), nello stesso anno ha avuto il premio Viareggio per il libro su Edward Gibbon e la cultura europea del Settecento. Redattore dell’Enciclopedia Treccani (1951-54). Research fellow della fondazione Rockefeller dal ’54 al ’57 a Londra, Oxford, Leida, Parigi, dal 1957 insegna Storia Moderna presso l’Università di Catania, prima come professore incaricato (1957-64) poi come professore ordinario. Dal 1968 è preside della stessa Facoltà: impegnato a dotare la stessa di una sede prestigiosa, l’ex-Monastero dei Benedettini, donato nel 1975 dal Comune all’Università come sede della Facoltà, e che grazie agli interventi dello Stato e della Regione è stato restituito allo splendore originario.

È autore di studi, da tempo riconosciuti fondamentali, sulla storia sociale e intellettuale dell’Europa moderna, dell’Italia e della Sicilia moderna e contemporanea: David Hume politico e storico (1962); Le relazioni diplomatiche tra la Gran Bretagna e il Regno di Sardegna (1962); Un comune rurale della Sicilia etnea. Biancavilla 1810-1860 (1963); Illuministi siciliani (1965-66); il dibattito politico reli-gioso nell’Inghilterra del sec. XVI (1971-72); Luigi Sturzo (1972); Sicilia politica 1943-45 (1975); Il Mezzogiorno di Gramsci (1977); Mezzogiorno e civiltà contadina (1980); Vico. La politica e la storia (1981); L’illuminismo e la società italiana (1985); Gaetano Salvemini (1986); Catania (1986); Sicilia oggi 1950-1986, (1987); Storia della Sicilia, dal Quattrocento al 1860 (1989); Illuministi siciliani (1991); Mezzogiorno senza meridionalismo (1992); La storiografia del Mezzogiorno moderno (1993).

Condirettore della Rivista Storica Italiana, dirige dal 1964 l’Archivio Storico della Sicilia Orientale, e dal ’68 Siculorum Gymnasiurn. È fellow del St. Antony’s College (Oxford), ed è stato (1971-72) visiting fellow dell’All Souls College di Oxford. È vicepresidente dell’Istituto storico Italiano per l’età moderna e contemporanea (Roma).

Dal 1985 al 1987 consigliere comunale a Catania, è stato vicesindaco ed assessore all’Urbanistica della città - Membro dal 1982 del Consiglio Reg. dei Beni Culturali, ha contribuito attivamente alla politica di tutela e restauro del patrimonio culturale dell’isola. Coordina il comitato del Consiglio per i beni artistici.

Dal 1994 è membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei.

In piedi: ing. Salvatore Castorina e prof. Giuseppe Giarrizzo. Seduti: presidente del Circolo Gioacchino Copani e com.te della Capitaneria di Porto Ten. Vasc. Giovanni Gravina

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Giovanni Granata

Ricordi, energia, ambiente

È un onore per me scrivere in un libro dedicato a Riposto ed ai suoi abitanti. Ed è anche normale che, per parlarvi di me, io scelga due momenti tra i più importanti per la

vita d’un essere umano, e cioè l’infanzia e l’attività professionale. La nostra infanzia, mia e di qualche fratello più vicino, che ha gustato la spiaggia ripostese, quale essa ancora esisteva nei primi anni 50, può riassumersi in questa bella poesia scritta da mio fratello Gregorio, e tradotta da me - vi confesso con molto sforzo - in esametri virgiliani. Ve la trascrivo.

Tempo LontanoTempo lontano,giorno afoso di una mattinata d’estate,sassi bianchi e neri levigati dal mare, onde spumose sulla sabbia lavica, ombrelloni multicolori infilati tra pietra e pietra,alla breve ombra circolare di questi varie famiglie e conoscenti in gruppo,sabbia scottante sui piedi giovani, occhi vigili di una madre sempre guardinga,bambini dispersi sulla sabbia porosa giocano, castelli neri innalzati a difesadi immaginari attacchi, guerre misteriosenon meno terribili delle vere,furtivo riso del ragazzo che sfugge dalle mani di chi lo vuol proteggere,strazio del fanciullo che piange e che non vuol bagnarsi,cielo di una nitidezza meravigliosa, sole cocente di un mezzogiorno d’estatee un bambino confuso che tenta di nuotare.Ho rivisto i luoghi della mia fanciullezza.Tempo lontano non mai dimenticato.Sono tornato dopo molti anni, ormai uomo fatto.Non ero solo,mi sono appartato solo per un poco, per ricordarti,tempo passato.Ho raccolto le mie ginocchia e ho appoggiato

Tempus longinquumTempus longinquum et tempestas calida et aestus,matutinum aestivum, nigri albique lapilli,quos mari umbra polivit, spumea placidaque unda,lavica constanter sabula occultans retegensque.Multicoloria saxis alta umbracula fixa,in quorum umbris una sidunt ombriculatisnoti in turmis nonnulli propinqui et amici.Mollis vestit fervida arena pedes iuveniles,et oculis mater quaedam usque cavet vigilatque.Sparguntur tenui atque porosa parvuli arena,ludentes magnis erectis arcibus atris incursus fictos bello arcano prohibentes:non minus est hoc quam bellum verum metuendum.Risus furtivus pueri longe effugientise manibus quae optant illum defendere semper et pueri cruciatum flentis ne madefiat. Sic etiam nitidum caelum est ut mirificum sit.Splendet sol obruens aestate meridiem ubique.Conatur natus turbatus nans mare inire.Aetatis puerilis nunc denuo loca vidi. Quae tam longinqua obliviscar tempora numquam.Huc rursum multos post annos iam redii vir.Non aderam solus. Tempus longinquum,ut recorder de te, tantum paulum solus mansi in arena.Collegi genua et coxim fronti applicitus sum,

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la fronte sulle mani distese. Così raggomitolatomi son sentito solo e ho cercato di risentire quelsuono particolare dell’onda udito da fanciullo.Il risucchio trasporta nella sua corsai levigati sassi posati sulla mobile sabbia.Mi sono rivisto bambino in un limpido ricordocome l’acqua di oggi. Come è duro così il pensare.Sono stato costretto ad abbandonarvi, sassi conosciuti da tempo. Ripenso alle mie maniin cerca di pietruzze colorate. Vi ho lasciati cosìe solo ora vi rivedo.

extensis manibus. Sic mansi conglomeratus. Solum me sensi studuique audire sonoremundae iterum proprium puerilibus auribus haustum.Saxa polita mare in cursu transportat recedens, Vix retenebantur quia posita mobili arena.Me puerum vidi, sic clara mente recordanslimpida ut est hodierna aqua. Sed quam dure id recordor,compulsus vos, nota diu, relinquere saxaquae puerilem aetatem estis comitata. Lapillosornatos memini tunc me quaesisse colore.Vos ita liqui, sic vos solum iterum video nunc.

Gregorio Granata [traduzione di Giovanni Granata]

Ed ora una parentesi: perché presentarvela così questa poesia, nell’originale e nella sua traduzione latina - benché “traduttore” significhi “traditore”? Perché il latino, così come esso - da circa 2753 anni: molto più di due millenni - ci unisce alle generazioni passate, nello stesso modo si può scommettere ci unirà alle generazioni future e perché quindi tra altri due o tre millenni la traduzione di questa poesia sarà ancora più chiara del suo originale ed il ricordo ancora più vivo di oggi stesso! Lingua molto meno variabile delle lingue parlate, il latino si adatta anche alla vita di tutti i giorni ed i finlandesi l’hanno ben capito, loro che trasmettono, su onde corte e via satellite [per esempio Hot Bird] notizie in latino ad ogni fine settimana.

Ma torniamo a noi... La vita è mutevole e, dopo la fanciullezza, ci attende il lavoro, e nelle nostre peregrinazioni, eccomi alla fine della mia carriera precisamente a Cadarache, nel gruppo che lavora attorno a “Tore Supra”, il toro superconduttore, secondo per importanza in tutto il mondo, dopo il to-kamak europeo JET [Joint European Tokamak], sito a Culham, vicino ad Oxford. È forse un “ovni” [= “oggetto volante non identificato”, in inglese “ufo”]? Potrà un giorno la fusione nucleare, dalla quale nasce la luce e l’energia del sole e delle altre stelle, esser da noi controllata a tal punto che se ne possa estrarre energia elettrica?

Il centro di studi di Cadarache, a circa 40 chilometri da Aix en Provence ed a 70 chilometri a nord di Marsiglia, in Provenza, fondato più di trent’anni fa, misura più di 1.600 ettari ed è un sito dove circa 5.000 impiegati lavorano all’energia atomica e alle sue applicazioni. In questo centro, dopo sette anni di lavoro, una nuova macchina fu progettata per studiare i gas portati ad altissima temperatura, o plasmi. Questa macchina, a forma d’anello, intorno a cui evolve un gruppo di circa 300 persone, ha cominciato a funzionare nella primavera del 1988. Il suo nome è “Tore Supra”, a causa della sua forma ed a causa del fatto che in essa si usano superconduttori per far circolare la corrente necessaria alla produzione del suo campo magnetico principale. I superconduttori sono leghe metalliche che, a temperatura molto bassa, vicina allo zero assoluto, non oppongono quasi nessuna resistenza al passaggio della corrente elettrica, con un conseguente notevole risparmio d’energia. Questa loro proprietà è infatti utilissima nelle bobine magnetiche, perché il consumo d’energia elettrica è molto diminuito, il riscaldamento elettrico quasi completamente eliminato, ed il funzionamento della macchina di molto facilitato. Inoltre il ciclo utile degli esperimenti di “Tore Supra” si prolunga molto più nel corso degli anni.

La fusione nucleare differisce molto dalla fissione nucleare. Nella fissione, infatti, nuclei di atomi pe-santi sono spaccati dai neutroni, producendo energia [come nelle bombe atomiche e nei reattori nucleari]. Nella fusione nucleare, invece, due nuclei molto leggeri, come quelli degli isotopi idrogeno - deuterio, trizio - si congiungono tra di loro, emettendo anch’essi energia, molto più alta dell’energia rilasciata nel

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corrispondente processo utilizzato nella fissione. Ad alte temperature la materia non è più composta da atomi, perché tutti gli elettroni si separano dai loro nuclei rispettivi. Il nuovo stato della materia si chiama “plasma”, ed è lo stato della materia, soprattutto stellare, di gran lunga più diffuso nell’universo, molto più degli stati solido, liquido e gassoso. La fusione nucleare è usata in modo incontrollato nelle bombe H (H è anche il simbolo dell’idrogeno). Perché tuttavia venga controllata e produca alla fin fine energia elettrica, il plasma deve essere confinato da campi magnetici. Nelle macchine simili al toro di Cadara-che, il plasma, dato che funge da secondario di un enorme trasformatore, può esser portato facilmente a venti milioni di gradi centigradi. Perché tuttavia il gas possa esser portato a temperature più alte si ha bisogno di aggiungere altri riscaldamenti, utilizzando onde elettromagnetiche e/o particelle accelerate e poi neutralizzate. La macchina più efficace del mondo è il Tokomak Comune Europeo, in inglese JET, al cui funzionamento partecipa tutta l’Unione Europea ed anche altri paesi, tra cui la Svizzera. Purtrop-po però non siamo ancora alla fine di tutto il percorso che ci potrebbe condurre a provare la fattibilità della fusione controllata. Attualmente l’Unione Europea, dopo l’abbandono, nel corso degli anni, degli Stati Uniti, collabora con Canada, Giappone e Russia ad un progetto comune, per una macchina che si chiamerebbe ITER [International Tokamak Experimental Reactor], ed il gruppo principale che coordina questi studi si trova a Monaco di Baviera. Una collaborazione mondiale è necessaria, dati gli alti costi di fabbricazione, manutenzione e funzionamento di una tale macchina, difficilmente sopportabili da singoli paesi. “Tore Supra” è attualmente di nuovo in cantiere, per ottenere scariche molto lunghe, dell’ordine di una decina di minuti. Riceve sempre il supporto preferenziale, del 42%, del bilancio europeo per la ricerca. Il nostro gruppo, in cui ho collaborato dapprima col Dottor Ignazio Fidone e col Dottor Gerardo Giruzzi, e in cui collaboro attualmente col Dottor Bernard Pégourié, si prepara febbrilmente alla nuova sceneggiatura di “Tore Supra”…

Eccoci, Amici, alla fine di questo articolo. Sarò ben lieto di comunicare con voi, per ricordare avveni-menti passati, ma ancor più per riflettere su avvenimenti futuri: per esempio, una mia preoccupazione, forse attualmente tra le più importanti che esistano, è la seguente: sapremo ancora svilupparci, pur sal-vaguardando il nostro ambiente, e soprattutto la fauna e la flora in via d’estinzione? Cerchiamo di dare una risposta a questo dilemma.

Giovanni Granata, “Villa Ann-Marie, 15 rue de Provence, 13090 Aix en Provence, Francia”.

È nato nel 1939 e ha conseguito la maturità classica al Liceo Pennisi di Acireale nel 1957. Nel 1962 ha ottenuto la Laurea in Fisica all’Università di Catania dove nell’anno accademico successivo, 1962/63, è stato professore incaricato di Fisica. Dal 1964 al 1965, con una Borsa di Studio Euratom, ha partecipato al Gruppo teorico dell’Associazione EURATOM-CEA per la fusione controllata al Centro di Studi di Fontenay-Aux-Roses presso Parigi.

Dal 1965 è funzionario scientifico EURATOM, attualmente con grado A4/6.Dal 1985, lavora al Centro di Studi di Cadarache, a 70 Km da Marsiglia, nel quadro della Macchina

“TORE SUPRA”. Ha collaborato, in varie applicazioni, con il dr. Ignazio Fidone (siciliano di Scicli di fama internazio-

nale) nelle migliori riviste mondiali di Fisica del Plasma.Si è interessato principalmente dello studio della propagazione, dell’assorbimento e dell’emissione

delle onde elettromagnetiche di alta frequenza, fino a centinaia di gigahertz, nei plasmi di laboratorio, soprattutto a scopo di diagnostica.

Attualmente studia il controllo della densità e si occupa della macchina TOKAMAK di Cadarache (chiamata TORE SUPRA) ma anche di macchine future relative ad un Progetto Euro-Nipponico chia-mato “ITER”.

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Adagiata sulle rive dello Jonio, ai piedi del più grande vulcano attivo d’Europa, Riposto vive una fase di transizione tra un glorioso passato ed un incerto avvenire.

Affidati ormai alla memoria i fiorenti commerci e le attività cantieristiche, fondati sul rapporto privilegiato con il mare e le cui vestigia si riducono sempre più alla parte monumen-tale

del cimitero locale; chiusa la parentesi delle attività portuali, con la fine dell’ esperienza della cartiera ed il lento ma inesorabile tramonto dell’agricoltura; sempre più ridotte le stesse tradizionali attività connesse alla pesca, per il progres-sivo depauperamento del patrimonio ittico, ed agli “imbarchi”, in seguito alla crisi del settore (ammodernamenti tecnologici e riduzione del personale, concorrenza della forza lavoro proveniente da paesi asiatici ed africani, etc.), risultano inevitabili gli interrogativi su un futuro sempre più prossimo che non appare affatto roseo e che occorre cercare di progettare per non

doverlo subire.Riposto potrebbe, ad es., essere la “porta dell’Etna”, se la porta immettesse in una “casa comune”

tra il mare e “a muntagna”, ma così non è. I pontili, in atto, esistenti nelle acque del porto ospitano un buon numero di imbarcazioni, ma funzionano soprattutto come rimessaggio e non potrebbe essere diversamente: quali servizi vengono offerti ai diportisti che (eventualmente) decidessero di sostare nelle nostre acque per visitare l’entroterra, salire sull’Etna, conoscere le bellezze paesaggistiche di un territorio che nessuno si occupa di magnificare (le tradizioni popolari, i prodotti, la cucina, la natura, il clima incantevole) e che, per di più, appare inaccessibile a chi non sia munito di automobile per girare, spostarsi, trovare un albergo? I nostri agrumeti caratterizzati dal costante profumo di zagara e dalla presenza di uccelli canterini sono considerati una sorta di invidiabile paradiso dai visitatori che hanno la fortuna di “scoprirli”; il nostro clima appare “estivo” e le nostre acque “tiepide” quasi tutto l’anno a chi proviene dalle nebbie e dal freddo del Nord Europa, ma il binomio “mare/montagna” risulta una parola vuota se non si creano i servizi logistici e le strutture ricettive indispensabili per coniugare la possibile e (non comune) esperienza del bagno in mare e dello sci sulla neve (oltre alle escursioni nei boschi e nel “regno dei ciclopi”). Lo stesso turismo delle seconde case comincia a declinarsi al passato, per le condizioni che rendono gran parte delle nostre acque non balneabili (e, spesso, anche il passeggio sul lungomare tutt’altro che gradevole e salutare).

Non v’è dubbio che il presente è frutto di un passato che “viene da lontano” e che molti problemi si sono progressivamente aggravati, poiché sia la loro origine che la possibile soluzione coinvolgono

Orazio Licciardello

Riposto ed il suo domani ...Il mare, l’Etna e l’esigenza di “meta-pensare”

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responsabilità e, insieme, volontà extracomunali. Ma il punto è proprio questo! Occorre, intanto, agire in modo da non lasciare in eredità a coloro che verranno una situazione ulteriormente deteriorata e pensare a soluzioni che, coinvolgendo la realtà sovra-comunale, riguardino l’intero territorio di riferimento, secondo le articolazioni che i problemi specifici comportano. Ma per far questo occorre cominciare a “meta-pensare”, “pensare in grande” ed “al plurale”, con riferimento alle complessità sistemiche di un territorio “oltre” i confini amministrativi, che con gli stessi non coincide e che dagli stessi non appare delimitabile.

Gli interventi necessari (ed in atto solamente ipotetici) per evitare le periodiche inondazioni che Riposto subisce in occasione delle piogge invernali rendono ormai indispensabile il coinvolgimento di quasi tutto il territorio abitato della zona pedemontana; nel nostro mare si scaricano i liquami di una larga fascia della popolazione costiera (e non); nelle zone edificate appare sempre più difficile delimitare il confine del territorio comunale (una parte delle abitazioni civili e di pubblici edifici ripostesi sorgono sul territorio di Mascali!): che senso ha continuare a pensare al singolare laddove, almeno per molti versi, occorre pensare al plurale? Non si tratta di svendere l’autonomia o l’identità ripostese, bensì di prendere atto che risulta indispensabile pensare a molti dei problemi di Riposto come problemi che coinvolgono gran parte del “territorio abitativo” (e non) di Giarre, Mascali e (sempre più) di gran parte dei comuni della zona pedemontana.

Occorre, in tal senso, coinvolgere tutte le Amministrazioni e le forze produttive, sociali e culturali della zona in un grande sforzo progettuale mirato a disegnare le direttrici dello sviluppo futuro del territorio, facendo perno sul possibile ruolo del porto di Riposto (potenziato anche in vista della possibile articolazione della rete di trasporti via mare come alternativa alle strutture autostradali e ferroviarie) ma anche su un entroterra adeguatamente attrezzato di quei servizi indispensabili perché il territorio possa diventare una “risorsa turistica” appetibile, in termini di leisure: efficiente e funzionale rete di trasporti intercomunali; sufficienti e diversificate strutture ricettive, sportive e culturali; esercizi commerciali con orari flessibili; centri per lo studio e la valorizzazione delle risorse culturali, naturali, marine, artigianali etc.; migliorando, con ciò stesso, la qualità della vita dei residenti ed offrendo concrete possibilità di sviluppo economico nell’unica direzione che in atto appare percorribile, ma che occorre necessariamente immaginare nei termini di un pensiero di tipo “meta”: un pensare che consenta di superare i limiti dei tradizionali particolarismi nel quadro di un sovra-comunale interesse generale, nel cui ambito solamente è possibile dare risposte soddisfacenti alle (pur sacrosante) esigenze particolari di sviluppo e di crescita.

********************Orazio Licciardello, nato a Riposto l’1/05/1947, è docente di “Psicologia Sociale” dell’Università

di Catania (Facoltà di Scienze della Formazione e Facoltà di Scienze Politiche), insegna anche nella Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Messina ed ha insegnato nel Corso di Laurea in Psicologia dell’Università di Palermo.

I suoi interessi scientifici riguardano soprattutto i rapporti tra i gruppi sociali, la formazione/gestione delle risorse umane, il fenomeno turistico.

È membro di Associazioni Scientifiche Nazionali (nelle quali ha svolto ruoli dirigenziali) ed Internazionali.

Nel periodo 1980/85 è stato consigliere comunale a Riposto, nonché Assessore alla “Pubblica Istruzione, Servizi e Solidarietà Sociale”.

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È già passato oltre mezzo secolo da quando il popolo siciliano ha conquistato la sua “autonomia”, attraverso una elaborazione durata oltre centocinquanta anni del pensiero autonomistico, espresso con esperienze di lotta e con il contributo determinante di illustri siciliani.

Ma alle felici premesse poste dai padri del pensiero autonomistico non hanno fatto seguito quelle felici realizzazioni che i siciliani avevano diritto di attendersi.

Un’analisi dell’attuale struttura dell’autonomia siciliana, non può fare a meno di guardare al processo di formazione di tale struttura politica per individuarne le linee essenziali su cui si è sviluppata.

Certo è che al di là delle specifiche ragioni politiche che la determinarono, la ricca e intensa storia della Sicilia offre, per specificità naturale, terreno propizio all’impianto del sentimento autonomistico: la particolare posizione geografica, la permanenza dei grandi invasori e la loro

naturalizzazione, lo stratificarsi di civiltà di altissimo livello. Tutto questo ha portato alla formazione di tradizioni profonde, di uno spirito fiero e di una coscienza quasi nazionale.

Ma tutte queste innegabili ragioni di natura sociale non possono certamente nascondere altre ragioni anch’esse protagoniste nell’esperienza autonomista, e che hanno avuto radici diverse, per come si può rilevare dalla storia che ce le ha consegnate: dalla necessità avvertita da parte della aristocrazia agraria, di difendere posizioni privilegiate ed insofferenti al controllo, attuata con una sorta di protezionismo diplomatico (1812), si passa, attraverso un processo di emancipazione delle forze subalterne, alla formazione di una coscienza sociale per la conquista delle libertà civili (1848).

Ma l’esperienza autonomistica più recente trova le sue radici nella necessità di superamento di una società arretrata e di una depressione economica in ordine alle quali era innegabile la responsabilità dello Stato unitario che, sordo ai bisogni dei siciliani, era invece intento ad accordare favori e privilegi alle regioni settentrionali, avvantaggiandole con il protezionismo doganale e con le commesse affidate alle industrie di quelle regioni, nelle quali venivano investiti i capitali raccolti nelle regioni meridionali e nelle isole.

D’altra parte lo Stato unitario, nella gestione della sua politica antisicilianista, poteva trarre spunti ed esempi anche dal governo borbonico. Nel 1822, infatti, al fine di avviare a soluzione gravi problemi che condizionavano lo sviluppo economico e sociale dell’isola (in particolare la necessità di creare una sufficiente rete stradale), si rese indispensabile disporre di mezzi finanziari adeguati, per cui si ricorse ad un prestito di 1.000.000 di onze (concesso dalla filiale napoletana dei “Rothschild”).

Non solo il prestito venne però erogato ad un tasso di interesse superiore a quello sperato (10% anziché 7%), ma della somma mutuata solo i 4/10 circa vennero rimessi alla Tesoreria siciliana, stante che il resto venne utilizzato per far fronte alle spese di mezzi di trasporto e viveri destinati alle truppe austriache di stanza in Sicilia, per la Casa Reale, Real Marina, rimborsi alla Tesoreria di Napoli, gestione

Filippo Patti

Sicilia, quale autonomiaRiflessioni e speranze

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Riposto 2000: quale futuro?

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amministrativa del prestito e varie.Il risultato è facilmente rilevabile: la Sicilia rimase indebitata per 18 anni e la costruzione delle strade

dovette essere rimandata assieme ai vantaggi che dette opere avrebbero rappresentato per i trasporti dei prodotti siciliani.

I siciliani, intanto, prendevano coscienza che lo Stato avesse il dovere di riparare alle gravi ingiustizie perpetrate a danno della Sicilia, talché l’autonomia doveva essere richiesta non come fine a se stessa, o come mezzo per il riscatto morale e la ricostruzione economica dell’isola, ma soprattutto per consentire allo Stato unitario di effettuare tutte le dovute riparazioni nei confronti della popolazione siciliana, stremata da un secolo di politica penalizzante.

La questione siciliana diventava sempre più importante e lo Stato centrale si rendeva conto della opportunità di accogliere la spinta autonomista, anche per fronteggiare il pericolo del separatismo che in Sicilia aveva assunto notevole peso.

Nel settembre del 1945 veniva nominata una Commissione, composta di rappresentati di tutti i partiti (con esclusione dei separatisti) per redigere una bozza di statuto che nel dicembre dello stesso anno veniva sottoposto alla Consulta Regionale Siciliana per l’approvazione.

Con decreto legislativo del 15 maggio 1946 n. 455 veniva definitivamente approvato lo “Statuto della Regione Siciliana”, che, ai sensi dell’art.116 della Costituzione, fa parte delle leggi costituzionali della Repubblica; questo significava che, effettuato il necessario coordinamento con il nuovo testo costituzionale in via di elaborazione, qualunque modifica allo Statuto avrebbe dovuto passare attraverso la procedura di revisione costituzionale.

Venne, pertanto, conferita allo Statuto Siciliano la dignità formale di legge costituzionale e, per mezzo di esso, venne riconosciuta alla Regione Siciliana una sorta di personalità giuridica in seno allo Stato italiano, con la specifica finalità di soddisfare tutte le richieste e le esigenze evidenziate dagli autonomisti, e di rafforzare allo stesso tempo l’unità nazionale.

Di grande interesse apparve l’art. 38 dello Statuto regionale siciliano che, istituendo il fondo di solidarietà nazionale, sanciva formalmente tutte le responsabilità storiche dello Stato nei confronti della Sicilia ed assumeva l’essenza di uno strumento riparatorio e di supporto a favore dell’economia siciliana.

Ma le cose sono andate diversamente dalle intenzioni dei padri ideatori dell’autonomia regionale siciliana e di quanti sono stati e rimangono sostenitori dell’autonomismo.

Il sistema autonomistico-regionale andò man mano a modularsi sul sistema unitario-centralizzato; i deputati all’Assemblea Regionale Siciliana, incapaci di realizzare una seria pianificazione regionale e di concepire e portare avanti un grande progetto di riscatto economico e sociale, attuando una serie di riforme nei settori cardini della nostra economia come espressione di autogoverno, hanno saputo solo imitare il modello istituzionale e politico “romano” con tutti i suoi aspetti negativi, e per contestare il quale era sorta l’istanza autonomistica.

Le prerogative garantite dallo Statuto siciliano sono state interpretate in modo sempre più riduttivo dagli organi statali di controllo e spesso eliminate da sentenze della Corte Costituzionale che si è sostituita, di fatto, alla “Alta Corte per la Sicilia”, formalmente e giuridicamente soppressa in modo che potremmo definire quantomeno “anomalo”.

Lo stesso art. 38 dello Statuto non è stato mai visto nella sua giusta ottica ispiratrice, sicché lo Stato dimentica (ed i deputati regionali non fanno alcunché per reclamarlo seriamente) quanto dovuto per il fondo di solidarietà nazionale. Nel 1996 sono stati presentati ed approvati due ordini del giorno con i quali il parlamento riconosceva il credito vantato dalla Regione Sicilia per tale titolo (allora circa 20.000 miliardi), ma a causa di qualche incertezza sull’esatto ammontare del credito, ancora oggi si preferisce non pagare.

E come se non bastasse lo Stato dovrebbe non solo pagare alla Regione Sicilia quanto dovuto in forza di una legge costituzionale, ma anche restituire quanto inspiegabilmente è confluito nelle sue casse, anziché in quelle della Regione (circa 3.000 miliardi per imposte sul patrimonio imprese il cui gettito è di esclusiva titolarità della Regione ai sensi dell’art.37 dello Statuto).

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FILIPPO PATTI, nato a Ionia il 17 marzo 1943, si è laureato, ancora ventiduenne, in giurisprudenza, conseguen-do, subito dopo, l’abilitazione all’insegnamento delle materie giuridiche ed all’esercizio dell’attività forense. Dal 1972 esercita la professione di notaio nella “sua” Riposto e, da alcuni anni, insegna presso la Scuola di Notariato “Jacopo da Lentini” di Catania.

Socio fondatore del Lions Club di Giarre-Riposto, è stato presidente nel 1977, delegato di zona nel 1979, Chairman distrettuale nel 1980. Pittore da giovane, s’interessa da circa vent’anni della pittura italiana dell’800 e moderna. Collezionista ed esperto numismatico nella monetazione borbonica del Regno delle due Sicilie.

Fervente sicilianista, nell’aprile 1997 a Palermo, ha partecipato alla fondazione del partito siciliano d’azione; ha pubblicato numerosi scritti per il riscatto della nostra Isola.

Ha contribuito alla fondazione della Compagnia Teatrale Jonica e ne è stato presidente onorario per circa venti anni.

La classe politica siciliana ha perso combattività, non ha mai fatto valere l’autorità di cui era stata investita ed è divenuta docile strumento del governo centrale: talché le crisi regionali si risolvono a Roma ove i rappresentanti dei partiti siciliani si recano per ricevere le giuste indicazioni ed i giusti consigli “che non si devono rifiutare”.

La breve analisi storica e lo scenario delineato dell’attuale situazione politica lascerebbero ben poco da sperare; ma qualcosa di nuovo si intravede nell’orizzonte della Sicilia all’interno di progetti che si muovono nell’ambito Europeo ed ancor più in un’ottica internazionale.

Franco Modigliani, premio Nobel per l’economia, ha dichiarato che l’economia della nostra isola è legata a quella dell’Europa. Questo non deve certo significare che essendo andato in crisi lo Stato assistenziale si debba sperare in una politica assistenziale dell’Europa, che ci mortificherebbe e non risolverebbe il problema; occorre creare nuove ed adeguate strutture che garantiscano una ripresa endogena, attuando tutta una serie di incentivi di natura normativa, tributaria e previdenziale, stabilendo agevolazioni anche di tipo infrastrutturale e amministrativo-burocratico dirette a provocare e consentire l’insediamento di nuove attività produttive.

Da circa due o tre anni si è verificato un rilancio della portualità turistica in Italia, e sono stati già proposti numerosi progetti per la realizzazione di nuovi porti ed approdi turistici.

Nel 1997 è stato anche costituito l’Istituto Nazionale per la Portualità Turistica (INPuT) con obbiettivi specifici di promozione culturale e di coordinamento dello sviluppo nel settore.

Una recente analisi di mercato ha evidenziato una espansione notevole della domanda di posti barca, a cui non può fare riscontro una adeguata offerta per carenza di strutture portuali; talché gran parte della domanda resta insoddisfatta (con una stima di oltre centomila unità).

La Sicilia, come isola, presenta una vocazione naturale alla realizzazione di tali complesse infrastrutture con le quali non solo si verrebbe a soddisfare una esigenza di mercato ma si innescherebbe un meccanismo validissimo per il rilancio del turismo, che rappresenta il supporto più valido per lo sviluppo ed il rilancio della nostra economia.

Nel mosaico della Sicilia un tassello emergente è rappresentato dal territorio di Riposto, dove il porto dell’Etna non è più un sogno o una speranza ma una realtà che si sta concretizzando sia con iniziative private che con interventi pubblici.

Anche in questa circostanza lo statuto speciale (artt. 14 e 32) e la autonomia potrebbero rappresentare strumenti unici e determinanti per la realizzazione di queste opere, che potrebbero cambiare il volto della nostra Riposto, facendola diventare il più importante polo turistico del mediterraneo.

Ma anche i nostri deputati al parlamento regionale dovrebbero attivarsi per agevolare il concretizzarsi di queste speranze, snellendo le procedure burocratiche, creando scuole e corsi specializzati ad indirizzo internazionale e, soprattutto, diffondendo nell’isola il culto della legalità, non consentendo ai mass media di creare audience attraverso “Piovre” o trasmissioni simili, ed esportando testimonianze veritiere di storia, valori e sentimenti che rappresentano il vero patrimonio della nostra isola.

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Riposto 2000: quale futuro?

Pagina 73Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

La crescente produzione di sostanze tossiche per l’uomo ha reso necessaria in questi ultimi anni la ricerca di strumenti atti al controllo dell’inquinamento, in particolare di quello atmosferico. L’utilizzo di centraline di rilevamento, indispensabile nel caso di zone

soggette ad alti tassi di contaminanti, non è in grado di risolvere il problema del biomonitoraggio ambientale; questa moda-lità di rilevamento è molto onerosa e pertanto insostenibile nei piccoli Comuni per ovvie ragioni economiche.

Negli ultimi decenni per il monitoraggio ambientale è invalso l’impiego di organismi viventi come bioindicatori di polluzione atmosferica; questa tecnica è ritenuta affidabile, valida e peraltro poco dispen-diosa. A tal proposito si prestano molto bene i vegetali e fra questi alcuni vegetali inferiori quali i Licheni e le Briofite (Muschi ed Epatiche), il cui ruolo nello studio degli inquinanti atmosferici è stato sperimentato e documentato da una vasta letteratura specialistica. Questi vegetali, così poco appariscenti che spesso sfuggono allo sguardo disattento dell’osservatore, hanno in realtà un grande significato grazie alle loro capacità predittive sul grado di inquinamento. Un buon indicatore biologico deve possedere alcuni requisiti come un’ampia distribuzione nel territorio, un’elevata capacità di assorbimento e di accumulo di sostanze presenti nell’atmosfera, una specifica sensibilità ai più diffusi contaminanti ad azione fitotossica. Queste caratteristiche sono riscontrabili tutte nei Licheni e nelle Briofite, molto più che nelle piante superiori (le Angiosperme). I Licheni e le Briofite hanno, infatti, un’organizzazione strutturale molto semplice, tutto il loro corpo è in grado di assorbire direttamente dall’atmosfera le sostanze inquinanti e di accumularle al loro interno; hanno un’ampia diffusione, poiché riescono a colonizzare gli ambienti più vari come gli interstizi dei selciati, muretti, pareti, superfici litiche. La Piazza S. Pietro, ad esempio, che sembra priva di vegetazione, presenta nelle “fughe” della pavimentazione diverse specie muscinali. Lo studio dei bioindicatori viene effettuato utilizzando la loro diversa sensibilità alle sostanze inquinanti; considerato il vasto “range” di specifica sensibilità sono attualmente disponibili per i bioindicatori delle “scale di tolleranza” ai diversi contaminanti (anidride solforosa, biossido di azoto, ossido di carbonio). Possono essere distinti a riguardo specie che vivono bene in ambienti inquinati (tossifile), specie che sopportano tassi non elevati di inquinamento (toxitolleranti) e specie sensibili; in base alla composizione floristica di una determinata area cioè alla maggiore presenza di specie tossifile, toxitolleranti o sensibili all’inquinamento, nonché allo “stato di salute”, di vigorosità delle stesse si può quantificare

Maria Privitera

I vegetali come bioindicatori di inquinamento atmosferico

Un’indagine preliminare su Riposto

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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il grado di inquinamento mediante mappatura della flora.Un’indagine preliminare su Riposto ha permesso di evidenziare al momento tre fasce: - una fascia A con inquinamento trascurabile, corrispondente alla zona periferica dell’agglomerato

urbano: in questa area si riscontrano diverse specie toxitolleranti ed un discreto numero di specie sensibili;

- una fascia B con inquinamento medio che comprende Piazza Matteotti, viale Amendola, la Villa E. Pantano, il Cimitero: in questa fascia sono presenti quasi in uguale misura specie toxitolleranti e tossifile;

- una fascia C con inquinamento medio-alto che riguarda il centro storico, in particolare il Corso Italia, il lungomare: in quest’area si trovano poche specie, malridotte e in massima parte tossifile.

La delimitazione esatta delle fasce, o comunque l’individuazione di ulteriori fasce, verrà effettuata non appena prenderà avvio un programma di ricerca finalizzato allo studio della flora di centri urbani siciliani.

Attraverso l’uso di tecniche di biomonitoraggio è possibile individuare nell’ambito di un territorio le zone a rischio: ciò garantisce l’ottimizzazione della collocazione di centraline per il rilevamento diretto, limitando così l’utilizzo delle stesse. Le zone a rischio vanno comunque monitorate perché non vengano superati i livelli soglia di inquinamento cui fa riferimento la legislazione italiana.

Si è parlato di inquinamento, ma inquinamento è sinonimo di benessere, di progresso cui Riposto non deve e non può sottrarsi per allinearsi con le altre splendide cittadine del litorale ionico. Dopo il lungo letargo del dopoguerra, segnato dal rapido declino dell’attività commerciale, è giunto il momento per rilanciare Riposto, perché possa essere riportato all’antico “splendore” di un tempo ormai lontano. Non sarò sicuramente originale se il mio auspicio è vedere Riposto in un prossimo futuro proiettato in una fattiva attività turistica, con un Porto Turistico la cui realizzazione sembra ormai molto prossima. Attività turistica e conservazione del patrimonio ambientale, di cui Riposto si può vantare, non sono affatto due progetti in alternativa ma conciliabili: si può realizzare un’attività turistica senza stravolgere le leggi che regolano la Natura. Riposto, per la sua posizione geografica, per le sue attrattive naturali, per il suo valore paesaggistico, merita di essere valorizzato.

Permettetemi, a conclusione, di riportare una mia banale, sistematica considerazione fatta ogni qual volta ritorno da un viaggio; dopo i dovuti confronti con i posti visitati, finisco sempre per esclamare: «… ma il nostro litorale è sempre il più bello!».

********************Maria Privitera, nata a Riposto il 12/04/1950, ha conseguito la laurea in Scienze Biologiche

nel marzo 1974. È Ricercatore Confermato dal 1980 presso la Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università di Catania e dall’anno accademico 1992/93 tiene l’insegnamento di Morfologia e Fisiologia Vegetale per gli studenti del Corso di Laurea in Scienze Biologiche. Responsabile di progetti di ricerca M.U.R.S.T., fa parte del Comitato dei Revisori della rivista scientifica “Informatore Botanico Italiano”. La sua attività scientifica in campo botanico verte nel settore briologico per il quale ha prodotto oltre 80 pubblicazioni.

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Riposto 2000: quale futuro?

Pagina 75Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

In altri tempi - una cinquantina d’anni fa - non avrei esitato a coniugare il binomio giovani - mare, indicando appunto nell’azzurro delle acque il destino dei nostri ragazzi.

C’era infatti a Riposto un istituto nautico fiorente, glorioso, c’erano vivissime tradizioni familiari di marinai che il mestiere se lo tramandavano da padre in figlio; c’erano anche fondate speranze che il nostro porto divenisse, col tempo, punto commerciale di sicuro riferimento.

Oggi le fonti di tanto benessere e di tante speranze si sono inaridite.

Il completamento del porto è rimasto nel libro dei sogni, l’attrattiva di un mare aperto al lavoro dei nostri ragazzi si è fortemente ridimensionata, le costituzione di un polo turistico economicamente redditizio si è infiacchita per la carenza di strutture ricettive.

Come potrei indicare ai giovani, il mare come approdo delle loro oneste aspirazioni? Si direbbe che il mare è diventato argomento di eterno dibattito politico aperto al vaniloquio elettorale, fatto di insulse promesse.

Fa ancora breccia nel cuore di noi Ripostesi la suggestiva idea di un porto turistico praticabile per la gente d’alto bordo che verrebbe nella nostra città per spendere i suoi quattrini, ma sono prospettive a lungo termine fondate più sulla speranza che su effettive realtà di un prossimo domani.

Ecco perché l’indicazione di vie certe per il lavoro dei nostri figli diventa un difficile esercizio di fastidiosa inventiva.

Eppure le possibilità teoriche per lo sviluppo dell’industria turistica ci sono. È mancata nei nostri governanti la volontà politica, un disegno concreto per dar corpo alle nostre speranze. Così il turismo estivo, progettato come volano della nostra ripresa economica, si è impantanato tra le solite secche: Riposto è solo meta dei nostri emigrati che tornano in estate a ritrovare la gioia del paese natio o delle solite carovane di popolani che per un mese o due vengono a godersi la stagione balneare. Nel cassetto sono rimasti i sogni di un turismo elitario praticato da gente che investe capitali e produce ricchezza. Non fa male parlarne perché il miracolo non realizzato nei cinquant’anni del dopoguerra potrebbe un giorno avverarsi.

Ma di miracolo si tratta, evento straordinario che non rientra nell’ordine delle aspirazioni attendibili.

Che dire allora ai nostri giovani? Messa da parte la prospettiva di un ingannevole ottimismo di maniera (lasciamolo ai politici!), a chi occupa nel mondo scolastico un posto di un certo rilievo e di forte responsabilità non resta che indicare nella scuola (meglio organizzata e riordinata) la fonte di un domani meno penoso. Siamo nell’era della globalizzazione e diventa urgente adeguare

Gaetano Ragunì

Riposto, i Giovani e la Città

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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le nostre speranze alle prospettive di un mondo in febbrile riorganizzazione economica, non più barricato da esclusivismi nazionalisti, ma dimensionato come “casa comune”.

La “casa comune” si apre soprattutto ai giovani di tutte le nazionalità, purché animati dalla volontà di affermarsi attraverso uno studio serio ed impegnato. La società ha bisogno di intelligenze mobili, di operatori preparati, non più specializzati in un solo campo del sapere, ma forti di una cultura di base pluridisciplinare. Non l’uomo per un solo mestiere, ma efficacemente preparato a passare da un canale all’altro di fruttuosa occupazione. Una cultura solida, tecnologicamente valida, venata di razionale umanesimo. È l’ideale concreto dell’«homo studiosus» che attraverso il costante impegno della sua volontà diventa «homo universalis», degno cittadino di una “casa comune” che non si contenta più di ospitare gli specialisti di una materia, ma i padroni di una cultura multidisciplinare pratica e redditizia.

Ai giovani della mia Città rivolgo quindi un messaggio di speranza che si lega concretamente alle prospettive di una società in continua evoluzione. Non c’è posto per i mediocri, che si contentano di una preparazione mediocre e monotematica, c’è invece larga apertura per i giovani impegnati nello studio faticoso, ma denso di generose prospettive per il futuro.

La mia onestà di anziano ripostese mi ha suggerito una riflessione sincera che dà speranze di lavoro a chi vuole capire il cammino della nostra umanità.

Affido il mio modesto discorso alla vivida intelligenza di quanti - e sono molti - preferiscono ai dolci inganni le amare, ma concrete aperture alla verità, la quale nasce soprattutto dalle vie della ragione.

Il dr. Gaetano Ragunì, il sindaco avv. prof. Carmelo D’Urso, l’ing. Salvatore Castorina, il presidente del Circolo e il prof. Giuseppe Giarrizzo

Gaetano Ragunì è Provveditore agli studi. Dopo aver ricoperto tale funzione a Mantova e Forlì, ed aver rifiutato sedi più prestigiose e tranquille, è voluto ritornare, per l’affetto che lo lega al suo ambiente d’infanzia, al Provveditorato agli Studi di Catania, consapevole di scegliere una delle sedi più difficili d’Italia.

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Riposto 2000: quale futuro?

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Il secolo che stiamo per lasciarci alle spalle, innegabilmente, è stato caratterizzato da “passi da gigante” segnati dall’Uomo nei diversi campi della scienza e della tecnica. Un secolo di grandi scoperte scientifiche, tutte coniugate con la ricerca tecnologica; così come sono stati

cento anni caratterizzati da importanti trasfor-mazioni economiche e sociali. Nell’ ambito di quest’ultimo contesto possiamo benissimo affermare che anche la nostra piccola comunità, che da sempre ha doti di grande misura, ricorderà questo XX secolo, soprat-tutto, per un importante e basilare evento per la vita economica e sociale di Riposto: la costruzione del porto commerciale. Un “sogno” che, purtroppo, a quasi novantatré anni da quel 5 agosto del 1906 - giorno della posa della prima pietra - non è stato ancora completato.

Il Novecento ha visto Riposto - “terminale” naturale dei prodotti agricoli dell’Etna, in particolare dei vini - sia nel momento di grande splendore commerciale che in quello, nell’ultimo dopoguerra, del suo tracollo economico. Ma come sarà la Riposto nel terzo millennio? Quali trasformazioni subirà nel prossimo secolo? Come sarà la qualità di vita dei suoi abitanti? Dare una risposta a tutti questi quesiti confesso che mi è stato davvero difficile e arduo, se non attraverso un... sogno. Proprio così, ho sognato la mia città natia proiettata nel futuro. Complice del “sogno” la classica siesta fatta in un caldo pomeriggio d’estate.

Il “viaggio nell’immaginario” iniziava col mio ritorno a Riposto dopo anni di assenza, avendola lasciata a fine secolo, probabilmente nel 1999. Pensavo di trovarla nel terzo millennio così come l’avevo lasciata: con il mancato decollo dei molteplici progetti di insediamenti vacanzieri e turistici; con il verde trascurato; con la viabilità caotica; con le auto posteggiate ovunque; con una disoccupazione crescente sempre più. Insomma, con i soliti non risolti problemi. Mi venne incontro alla stazione un mio vecchio amico, del quale al risveglio ho “cancellato” il volto dalla mia memoria. Subito mi disse che avrei trovato Riposto cambiata. Accennai un sorriso. Pensavo che stava bleffando, non poteva essere vero perché qui è difficile fare mutare anche le cose più piccole. Dovetti però ricredermi. Come d’incanto, invece, la “realtà” che mi si presentava dinnanzi agli occhi era totalmente diversa. Infatti, Riposto era diventata una cittadina tranquilla dove c’erano molti spazi a verde, le strade erano pulite, più civile e ordinata, molto silenziosa, con le ville comunali e parchi-giochi diventati accoglienti ritrovi per bambini e genitori, i balconi delle case tutti infiorati da gerani e pomelie, tantissimi i negozi che erano stati aperti e tutti erano affollati di turisti e di vacanzieri. Piazza San Pietro poi era irriconoscibile: non era più il “cuore” del caotico traffico del Corso Italia, ma come per magia era al centro di un’ampia isola pedonale; arricchita con tanti alberi e con tante panchine, dove gli anziani trascorrevano le loro ore a discutere. Scendendo ancora dal Corso Italia, arrivavo alla “vucca da va ‘nova”. Finalmente, qui era stato realizzato il monumento dedicato ai caduti del mare voluto dal locale Circolo Ufficiali della Marina Mercantile.

La pescheria - anche se eravamo nel nuovo secolo - c’era sempre e “stranamente” sempre con

Salvo Sessa

“Un sogno....”

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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gli stessi “raitteri”. Anche qui tutto era cambiato. Il pesce venduto tra silenzio e ordine. Tutto nel mercato era talmente in ordine da ritenere ormai superflua la presenza della guardia municipale. Sornionamente il mio amico accompagnatore mi guardava come a dire: “vedi come le cose cambiano quando c’è la volontà di fare”.

E cosa dire poi del “Porto dell’Etna” diventato turistico e peschereccio. Un grande fermento animava ogni angolo del porto, pieno di barche a vela, di panfili, di motoscafi grandi e piccoli. Tantissima la gente che vi lavorava. C’era anche il circolo nautico. Le officine e gli imbarcaderi ospitavano decine e decine di natanti.

Ma come era potuto accadere tutto ciò, che cosa aveva provocato quei radicali cambiamenti nella vita della cittadina jonica? “Le generazioni che sono venute dopo - raccontava l’amico senza volto - hanno ritrovato l’entusiasmo imprenditoriale e l’amore verso Riposto di cento anni prima, quello stesso che aveva animato i ripostesi di quel tempo facendoli diventare commercianti ed imprenditori di prestigio”. “Hanno puntato tutto sul turismo - aggiungeva soddisfatto - capendo che la carta da giocare anche nel nuovo secolo era legata al porto per rilanciare la mortificata economia cittadina”. Diceva: “La gente ripostese, nel ritrovare l’orgoglio dei loro avi, si è rimboccata le maniche, riconvertendo la struttura portuale esistente in un moderno e funzionale porto turistico, in grado di tenere il passo con tante altre realtà diportistiche del Mediterraneo”.

No, assolutamente tutto ciò non poteva essere vero, dicevo tra me e me mentre sognavo. Noi siamo pervasi dall’apatia, dal “chi te lo fa fare”. Rifiutavo quelle “immagini”. “Le generazioni che sono venute dopo - annotava - hanno espresso una nuova classe politica molto decisionista, capace di realizzare in poco tempo sia le piccole che le grandi opere. Il sindaco di ora, è un vero e proprio manager, di ampie vedute e già pensa al futuro della città”. “Non ha la mentalità del consulente, non prende tempo, non studia le carte per mesi e mesi prima di arrivare alla soluzione di un problema. Ama fare bene e presto”.

Peccato che non ricordi il nome di quel sindaco del futuro, avrei voluto complimentarmi. Avevo visto, toccato con mano il cambiamento, eppure continuavo ad essere ancora pervaso dallo scetticismo tipico di noi siciliani. “Vieni ti porto a Torre Archirafi, non crederai ai tuoi occhi”. Il vecchio e panoramico lungomare “Edoardo Pantano” era diventata la più bella passeggiata a mare del mondo. Dopo tanti rinvii, era stato messo in atto il piano turistico della strada Torre-Archi. C’erano alberghi; c’erano vacanzieri che trovavano a portata di mano sia il mare che la montagna; soprattutto, non c’era più disoccupazione. Chiunque nella Riposto del nuovo millennio si industriava in attività piccole o grandi legate al turismo. Quelle immagini sublimi di Riposto davano ora una certa pacatezza al “sognatore”. La “realtà” di quel sogno aveva avuto ragione sullo scetticismo dimostrato.

Purtroppo, il “sogno” non durò a lungo, perché nel bel mezzo della siesta, mentre stavo per chiedere a chi mi accompagnava nel “viaggio” quale era stato il destino dei politici ripostesi di fine secolo da me conosciuti, fui svegliato dall’insistente squillo del campanello di casa. Mi svegliai di colpo, tornavo alla realtà. Era il messo municipale che mi recapitava l’ordine del giorno dell’ennesimo consiglio comunale. Mentre leggevo lo scritto nei miei occhi scorreva quanto avevo appena visto nel magnifico “sogno”. Il consiglio doveva discutere del nuovo regolamento della pescheria per ridare ordine e silenzio; doveva affrontare il problema legato al nuovo piano viario, nonostante si fosse in estate inoltrata; parlare del verde pubblico in abbandono; chiarire i motivi del ritardato varo del piano turistico di Torre Archirafi, ecc.

Ancora stordito dal brusco risveglio distrattamente pensai che doveva esserci un errore: perché tutti quei punti erano già stati affrontati e risolti ormai da decenni. Mi ricordai improvvisamente che eravamo ancora nel 1999 e che tutto era “gattopardescamente” ...rimasto come prima. Confesso che avrei voluto rifare quel “sogno”, ma non ci sono più riuscito. Dicono che i sogni aiutano a vivere e che prima o poi si realizzano. Questo ci è di conforto. Con la speranza che le cose viste in sogno in un futuro non lontano possano avverarsi veramente.

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Salvo Sessa, giornalista pubblicista, dal 1982 è corrispondente locale del quotidiano “La Sicilia” di Catania.

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Riposto 2000: quale futuro?

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1. - PremessaSono passati ormai tantissimi anni

dal momento in cui parlammo all’allora Sindaco Nino Caragliano dell’idea di promuovere la realizzazione di un porto turistico a Riposto. Erano esattamente i primi anni Settanta e siamo alle soglie del 2000!

Sembra tuttavia che quanto prima i relativi lavori potranno iniziare, almeno in tal senso circolano voci negli ambienti del diporto nautico.

Ma a questo punto qualche riflessione si rende necessaria, tenuto conto che un “marina” (è questo il termine anglosassone usato a livello internazionale per indicare un porto turistico), situato al centro di una media realtà come Riposto, non può essere considerato soltanto nella sua entità fisica, bensì sulla sua effettiva complessità: un fattore di notevole rilevanza economica; un motore di sviluppo del suo retroterra, da cui, quasi in simbiosi, il porto turistico stesso riceve input vitali di affermazione e di crescita; un elemento di turbativa o di riequilibrio ambientale, a seconda del grado di sostenibilità che avrà l’infrastruttura in sé e in rapporto al territorio circostante.

Proprio muovendo da quest’ultimo assunto vogliamo formulare qualche considerazione di ordine concettuale in tema di turismo e assetto costiero per poi giungere ove possibile a delle conclusioni propositive, per quanto ci interessa in questa sede: l’incremento delle esternalità positive del porto turistico nella cornice dello sviluppo socio-economico e della sostenibilità ambientale dell’area etno-ionica.

2. – L’analisi Dal vocabolario “Devoto e Oli” rileviamo alla voce “Turismo” la seguente definizione: “il

complesso delle manifestazioni e delle organizzazioni relative ai viaggi e soggiorni compiuti a scopo ricreativo o di istruzione”.

È agevole notare che si tratta di una proposizione certamente pertinente al problema di cui ci occupiamo, ma che non coglie in pieno tutti gli aspetti legati al turismo di massa, come esso si svolge ai nostri giorni a seguito dell’imponente sviluppo dei trasporti registratosi soprattutto dopo la fine del secondo conflitto mondiale.

Vogliamo dire che l’insieme di situazioni e operazioni direttamente connesse con il movimento di persone nello spazio antropicamente inteso e determinato (le aree allo stato puramente naturale non danno luogo a “turismo” ma a movimenti di attraversamento o di penetrazione esplorativa o scientifica) viene di norma analizzato ponendo soltanto attenzione al flusso di beni e servizi

Turismo e ambienteRiflessioni e proposte

Gaetano Sodano

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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coinvolti nel comparto, inteso come fatto economico e sociale, tralasciando l’approfondimento di quegli elementi ispiratori e collaterali del fenomeno che invece al momento ci sembrano meritevoli di particolari riflessioni.

Del resto anche il noto concetto di turismo formulato nel 1942 nel compendio di Hunziker-Krapf, come “insieme di rapporti e di fenomeni derivanti dal viaggiare e dal soggiornare dei non residenti, tale da non creare uno stato di fatto duraturo e scevro da una diretta e immediata finalità di lucro” caratterizza il movimento con riguardo alla dinamica dei soggetti, in quanto articolata esperienza umana, senza tuttavia porre in luce il substrato culturale ed emotivo che provoca gli atteggiamenti esterni della “popolazione affluente” e di quella “recipiente”.

Più di recente, per la verità, la matrice del movimento è stata individuata nel “tempo libero”, quasi una metafora per indicare una condizione sociale e psicologica dell’uomo disimpegnato dal lavoro ordinario, tale da favorire una predisposizione a riportare entro i contenuti ideativi ed emotivi della personalità il senso e la ragione dei propri atti, al contrario di ciò che invece avviene in una situazione di “tempo costretto”, ancorata ad un impegno predeterminato dall’esterno.

Se tutto quanto sopra esposto non fornisce ancora esiti soddisfacenti all’analisi volta a stabilire un nesso concreto tra turismo ed ambiente, dal quadro generale sin qui delineato possiamo già trarre delle indicazioni importanti al nostro fine: il turismo è movimento, in spazi già antropizzati, di persone che fruiscono di tempo libero motivate da aspirazioni ricreative e culturali.

Da tale versante l’osservazione del fenomeno si focalizza sulla cultura e sul “modus vivendi” che provoca il movimento turistico e fa venire in luce chiaramente la contraddizione che oggi caratterizza questo importantissimo comportamento umano: nello stesso tempo in cui si rivendica l’aspettativa di un rapporto non soverchiante, anzi assecondante della naturalità si provocano delle concentrazioni abitative nei luoghi di turismo con la saturazione dell’ambiente circostante e il suo asservimento ai modelli di comportamento urbano.

Ecco allora il punto fondamentale da evidenziare: il rapporto tra turismo e ambiente esiste, è strettissimo ed è purtroppo legato all’uso intensivo delle risorse del territorio. Un turismo siffatto concorre all’inquinamento, alterando le proporzioni tra spazio e popolazione nei punti di conver-genza, e ciò in aperto contrasto con i principi che ispirano l’attività del settore e che informano la promozione della domanda, princìpi che costituiscono una potente spinta dell’opinione pubblica rivolta al rispetto dell’ambiente e della sua originaria condizione storica e naturale.

L’inversione della tendenza sarebbe appunto nella composizione armonica delle due esigenze: consentire l’allontanamento dell’uomo dal luogo di lavoro per permettergli di ravvivare la sua carica vitale e nello stesso tempo assicurare la salvaguardia dell’ambiente scelto per la temporanea traslocazione. Il che non può non essere l’obiettivo di una civiltà effettivamente avanzata che non depauperi la realtà vivente.

Negli ultimi due secoli in cui la rivoluzione scientifica e tecnologica, determinando la civiltà industriale, ha completamente sovvertito il modo stesso di porsi della società umana di fronte alla realtà del mondo, l’avanzamento del sistema ha proceduto esclusivamente nella direzione dello sfruttamento indiscriminato della scena naturale considerata semplicemente alternativa e strumentale, quasi un contenente inerte e del tutto estraneo al contenuto.

Si tratta di un fenomeno sociale ed urbanistico fin troppo devastante che costituisce la causa principale dell’alterazione del paesaggio marino, della congestione stagionale del traffico, del-l’accumularsi dei rifiuti solidi e liquidi, convogliati sulle spiagge e verso il mare che è diventato di fatto una sorta di pattumiera della terra. Il tutto inadeguatamente arginato dai pubblici poteri, che in fondo non possono fare altro che assumere atteggiamenti, scelte e provvedimenti derivanti dagli stimoli culturali di quella società di cui sono l’espressione.

Un fatto umano così macroscopico, com’è il turismo nel mondo moderno, esige allora una ri-

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Riposto 2000: quale futuro?

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meditazione: si ritorna pertanto al problema della riorganizzazione del territorio che postula, nella società dei consumi, una transizione da un tipo di civiltà dei rifiuti a quello di una civiltà dei recu-peri, nel pieno convincimento che le risorse hanno un limite assolutamente da non travalicare.

Quindi, considerando tutto il territorio come risorsa e come bene collettivo, le scelte vanno fatte in relazione ai consumi e tenendo conto delle esigenze di gestione. Le cause che hanno de-terminato il progressivo deterioramento della fascia costiera, spesso sono una risultante di un più generale processo di squilibrio territoriale, avvenuto in mancanza di una corretta pianificazione urbanistica, che negli ultimi decenni si è concretizzato nella distribuzione non pianificata degli insediamenti residenziali produttivi. Si è sacrificato alla produzione un ingente patrimonio che non aveva soltanto aspetti culturali e sociali ma anche un grande valore produttivo. Altra necessità è quella dell’informazione e sensibilizzazione della popolazione per la conoscenza del proprio territorio, delle sue potenzialità, dei danni che si provocano con una cattiva gestione, dell’uso alternativo per il tempo libero dei propri diritti di fruire di un bene collettivo in maniera corretta. Deve essere a tutti noto che già oggi, in attesa di migliori strumenti di pianificazione, è possibile operare quantomeno per arginare questo fenomeno di deterioramento che sta assumendo aspetti molto gravi.

Bisogna quindi procedere ad un riequilibrio territoriale e trovare il modo di selezionare le aree per far sì che gli strumenti urbanistici comunali non prevedano, come spesso avviene, localizza-zioni di insediamenti industriali e infrastrutture portuali proprio in quelle zone dove vanno previsti parchi-spiaggia e altri parchi comunque attrezzati all’uso che se ne deve fare.

3. – La situazioneAlla luce dell’analisi appena effettuata, riteniamo che la realizzazione del porto turistico di

Riposto possa essere inquadrata in un’operazione di riequilibrio ambientale capace di incrociare le esigenze di sviluppo turistico ed economico locale con le esigenze di salvaguardia ambientale richiesta da un opinione pubblica sempre più attenta.

La nuova infrastruttura, infatti, non costituisce la cementificazione di una costa intatta ma la so-stanziale riorganizzazione di un sito portuale esistente, conferendo così valore aggiunto, in termini economici ma anche ambientali, agli spazi marini (gli specchi d’acqua) e costieri già antropizzati con la conseguenza positiva di un uso più appropriato del territorio circostante secondo quella vocazione turistica dell’area, spesso solo declamata e mai adeguatamente supportata.

Ma tale risultato non può ritenersi acquisito in via definitiva e completa con la costruzione del porto turistico. Anzi, la fase realizzativa rappresenta soltanto la precondizione allo sviluppo, cui devono seguire le fasi di gestione e di fruizione del “marina” e dell’area circostante, fino all’in-nesco di un processo di riqualificazione complessiva della plaga etno-jonica.

L’obiettivo, pertanto, diventa molto impegnativo e non può essere conseguito senza un’azione corale dei privati e degli organismi pubblici che devono dispiegare politiche di ampio respiro, coerenti con le potenzialità di un territorio di certo pieno di risorse, spesso però dissipate in man-canza di un disegno complessivo che ora il porto turistico potrebbe ricomporre, proprio come “porto dell’Etna”.

La Regione Siciliana, la Provincia di Catania e i Comuni etnei devono quindi essere propositivi, fattivi e vigilanti, capaci di svolgere un’azione coordinata di promozione turistica che abbia nel porto una tessera di eccellenza, ma sempre tessera, di un mosaico più vasto, dove gli interessi dell’uno sono allo stesso tempo gli interessi degli altri.

4. – Le proposteLa Regione, innanzi tutto dovrebbe traguardare il “marina” ripostese attraverso la griglia della

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pianificazione complessiva della portualità turistica dell’isola. Si tratta di un compito difficile che deve tener conto di tutte le altre pianificazioni territoriali inerenti la “coastal zone”, cioè dell’esi-genza di inserire la città di Riposto, con il suo porto, nell’ambito di un sistema turistico: non un punto ma un anello del “range” diportistico mediterraneo e, in particolare, siciliano.

Inoltre, la pianificazione regionale deve valutare gli impatti ambientali che ogni porto inevita-bilmente arreca alla costa e al mare. Per ridurre al minimo tali impatti, come nel caso di Riposto, devono essere studiate a fondo tutte le possibilità di riqualificazione con funzione turistica degli esistenti porti isolani di seconda categoria (mercantili), terza classe (regionali e interregionali), secondo la nuova classificazione indicata dalla legge di riforma dell’ordinamento portuale (Legge 84/94), nell’ottica di un’offerta che abbia come “focus” la definizione della Sicilia quale regione turistica eminente dell’Europa.

Del resto, non è un caso che una proposta di legge in itinere sul turismo (C.D. n.5003 del 18/6/1998), già approvata dal Senato, faccia obbligo alle Regioni di predisporre appunto i piani regionali sulla portualità turistica (art.6).

Per quanto concerne la Provincia, la stessa dovrebbe assumere la regìa delle iniziative locali intese a valorizzare gli aspetti turistici del territorio di competenza, proprio tenendo presente che un porto turistico è prima di tutto un fatto di vita , in grado cioè di modellare lo sviluppo delle sue aree circostanti, in termini socio – economici, e di esserne modellato. Infatti, senza questo scambio di input/output con il proprio territorio, il porto rischierebbe di diventare asfittico, poiché verrebbero a mancargli tutte le opportunità derivanti dalle attività economiche, culturali e sociali che formano il tessuto connettivo di ogni comunità di cui il porto è parte integrante. Non allora uno scalo chiuso in se stesso, magari a servizio soltanto di un gran numero di unità da diporto stanziali, ma un’importante infrastruttura che attraverso una serie di relazioni con il suo avanmare e il suo retroterra sia capace di dispiegare potenzialità inespresse, contribuendo alla definizione di stili di vita, a favorire occupazione, sviluppo e soprattutto prospettive per i giovani, attraverso la creazione di cospicui flussi turistici.

A questo punto la sintesi del discorso ci sembra alquanto agevole. Nel quadro della portualità turistica regionale, i Comuni della plaga etnea, gravitanti nell’area del porto turistico di Riposto, dovrebbero cogliere l’occasione di tale determinante realizzazione per:

- ridefinire ed esaltare la propria “immagine”, in base alle rispettive tradizioni culturali, an-che con appropriate pianificazioni territoriali;

- assicurare al meglio i servizi essenziali di cui necessita ogni comunità civile;- valorizzare al massimo i propri siti di maggior pregio, i beni culturali e ambientali e tutti i luoghi di aggregazione e di svago.Sotto l’egida della Provincia, infine, dovrebbe essere letteralmente inventata una manifestazione

di grande respiro turistico che faccia da rete di sostegno a quanto è stato detto sinora. Una sorta di grande contenitore in cui durante tutta la stagione estiva possano trovare attuazione, in relazione alle esigenze e alle vocazioni dei vari Comuni interessati, spettacoli di prosa, danza, incontri culturali, mostre e fiere, gare sportive a terra e in mare. Tutte iniziative che già oggi vengono proposte, ma in maniera scoordinata e quindi con inevitabili carenze, sovrapposizioni, spreco di denaro pubblico, approssimazioni di ogni genere, quando sono invece necessarie le sinergie deri-vanti da un “fil-rouge” che unisca i diversi eventi attraverso lo spirito di appartenenza ad un unico crogiolo culturale che abbia nel mare e nell’Etna gli elementi qualificanti e unificanti. Un festival, quindi, che potrebbe aver già un nome, “EtnAmare”, saldamente collegato alle attività produttive, sociali, culturali, ambientali di un irripetibile contesto naturale, architettonico, urbanistico, dove le tradizioni, anche gastronomiche, hanno spessore e sapori antichi da diffondere e vivificare, a vantaggio dei turisti, della collettività interessata e delle generazioni future.

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L’Ammiraglio Gaetano Sodano in atto è destinato presso il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto, Area del Comandante Generale. Partendo dal suo primo comando, proprio come Comandante del Porto di Riposto, e assumendo via via incarichi sempre più prestigiosi, sia presso le più importanti Direzioni marittime e sia presso il Comando Generale delle Capitanerie di Roma, è arrivato all’ultimo scalino della carriera. Tra l’altro ha ricoperto gli incarichi di Comandante del Porto di Civitavecchia (Roma) e Direttore Marittimo del Lazio, di Comandante del Porto di Livorno e Direttore Marittimo della Toscana, di Comandante del Porto di Venezia e Direttore Marittimo del Veneto.

Conseguite diverse specializzazioni operative, tra le quali quelle di Comandante d’unità navali, ha frequentato il Corso Normale di Stato Maggiore per Ufficiali Superiori della Marina Militare, l’Istituto Stati Maggiori Interforze e un corso sulla Comunità Europea, mentre a bordo ha cumulato oltre sei anni di navigazione oceanica e mediterranea. Nell’anno accademico 1997/98 ha frequentato l’Istituto Alti Studi per la Difesa, seguendo le lezioni di Master di manager per l’organizzazione e la gestione d’impresa della LUISS di Roma e della Bocconi di Milano.

Durante la sua attività di servizio, ha effettuato, come capo gruppo, una crociera addestrativa in Nord Pacifico per giovani Ufficiali del Corpo delle Capitanerie di Porto; ha svolto sei missioni all’estero per questioni connesse con il verificarsi di gravi sinistri marittimi, per seguire corsi d’aggiornamento in materia di sicurezza della navigazione e per attività umanitarie in Ruanda; in ambito ministeriale ha contribuito alla stesura di numerosi schemi di disegni di legge e Regolamenti anche come membro del Comitato Centrale per la Sicurezza della Navigazione. Nel 1993 ha svolto presso l’Università di Roma “La Sapienza” un ciclo di lezioni su “Organizzazioni e Ordinamenti portuali”. A Venezia, durante l’anno accademico 1996/97, presso l’Università di Ca’ Foscari, Facoltà di Scienze Ambientali, quale “Professore a contratto”, ha organizzato e svolto le lezioni per un corso monografico di “Diritto ambientale marittimo”.

Attualmente svolge altresì un’intensa attività come pubblicista; ha fondato con altri Ufficiali la Rivista Guardia Costiera ed è titolare della rubrica “Ambiente Marino” della prestigiosa “Rivista Marittima” edita dallo Stato Maggiore della Marina.

Infine l’Ammiraglio Gaetano Sodano è insignito del titolo di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica, della Medaglia d’oro Mauriziana, mentre la Santa Sede gli ha conferito l’onorificenza di Cavaliere di San Gregorio Magno.

L’ammiraglio Gaetano Sodano con il Sindaco di Riposto ing. Rosario Mirone

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Lupo era il suo cognome ma l’aggiunta di una u ne fece un soprannome adatto, secondo alcuni cosiddetti amici, a classificare il personaggio, in verità spigoloso e scontroso ma anche buono e generoso specie con quelli che come lui erano o si sentivano emarginati

dagli ambienti qualificati della società. Andava in giro, lo ricordiamo gli anziani, a fare il venditore ambulante, come tanti altri che poi divennero negozianti e commercianti rispettabili. Ma Lucio non aveva il bernoccolo degli affari e per essere informato dei fatti del giorno lasciava che le comari più furbe arraffassero qualche cianfrusaglia. Le notizie tristi o liete che apprendeva stimolavano il suo estro poetico e la sua poesia, nutrita di sentimenti sinceri e di vivido acume, appuntava i fatti e fustigava i misfatti.

Lucio nacque a Giarre il 22/10/1910, da genitori di condizioni economiche assai modeste perché il padre

Giovanni faceva, quando poteva, “u iurnataru” e la madre Sebastiana Musumeci, malferma in salute allevava alla meglio tre figli: Lucio, Giuseppina e Pippineddu, morto in tenera età. Le condizioni della famiglia migliorarono quando, col trasferimento a Riposto, il padre ottenne la fiducia della famiglia Puglisi, che costruito l’omonimo Teatro, gli affidò il compito di custodirlo e tenerlo pulito. Così, avendo libero accesso, per Lucio esso diventò la sua seconda casa nonché la palestra della sua istruzione ed educazione per cui ricordava sempre le rappresentazioni di opere liriche, di operette e le compagnie di varietà ed i nomi degli artisti più importanti come Schipa, Ruggeri, Valenti, Grasso, Musco, Macario, Osiris ed altri personaggi famosi. Ricordava i tempi quando nelle compagnie di varietà le ragazze del balletto “valevano il doppio perché in effetti sei ballerine venivano reclamizzate così: 12 gambe 12”. Poi i gusti delle persone cambiarono, il Teatro Puglisi diventò cinema, i genitori di Lucio morirono e Lucio, che con quel fisico poco prestante non poteva affrontare lavori pesanti né voleva sottomettersi a piatire un posticino per vivere, cominciò ad aguzzare l’ingegno e ad esercitare la sua sensibilità poetica per dire la sua sui fatti di cronaca paesana, gareggiando con altri che poi ebbero migliore fortuna perché disposti a farsi strumentalizzare. Lucio, dopo tanti guai, ebbe la fortuna di sposare una donna che, pur non essendo una venere, fu sempre buona, comprensiva e fedelissima compagna. Concetta Altamore andava in giro con Lucio nelle periferie di Giarre, Riposto e Mascali, dandogli man forte perché più robusta a spingere il carrettino con i casalinghi. Quando arrivavano in certi crocicchi si fermavano e Lucio pubblicizzava la merce gridando: “Vinni piatti, buttigghi e biccheri, Luciu u Lupu cu so muggheri”.

Le donne uscivano dai vicoli accorrendo soprattutto per ascoltare le stornellate di Lucio come anche per la speranza di portarsi a casa di straforo qualche cianfrusaglia, eludendo l’attiva vigilanza della moglie Concetta, la quale in fondo però, come il marito, non se la prendeva molto per quelle piccole rapine ad opera di persone che stavano economicamente peggio, tanto alla vita frugale di

Aurelio Strano

Un poeta estemporaneo dalla personalità introversa: LUCIU U LUPU

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Lucio e Concetta bastava poco e la maggior parte di quello che ricavavano dalle vendite lo mettevano da parte per comprare altra “roba”. Lucio intanto registrava nella sua mente gli avvenimenti lieti o tristi narrati dalle “comari” ed il suo estro su “li consequenzi ca lassau la guerra” appuntava:

“A cu manca lu patri a cu lu frati / quantu donni ci su’senza mariti / quantu figghi di mamma assassinati / ca ‘nta sta terra cchiù non li viditi /”. Anche dopo il matrimonio Lucio si lasciava coinvolgere in “imprese amorose” improntando serenate per la bella di turno, la quale però poteva anche avere un protettore litigioso per cui finiva “a tabaccu”, cioè in malo modo ed allora Lucio tornava mogio mogio confessando: “Dimmi ingrato, dimmi vile / me lo merito, lo so’ / come pecora all’ovile / a te bella tornerò /. Tra parentesi l’italiano per Lucio serviva a dare solennità alle parole...I versi di Lucio erano a volte dolci e delicati come quando si rivolge alla madre chiamandola: “Fata della prima aurora / unico bene della vita mia /. Ma altre volte erano pungenti e fustigatori di malvezzi e di misfatti. Così mentre si struggeva “Pì ‘n’urfanedda scausa, nuda,cu lu passu lentu / morta di fami, china di stanchizza / priva di lu sant’amuri di la sò matruzza / ... Così s’indignava contro i violenti ed i prepotenti e contro fatti assai immorali “ca fanu arrizzari li carni” come il caso d’un vecchio che corteggiava una bambina “per buttarla nel peccato” o quello di una madre che voleva fare mercimonio della figlia ancora bambina, servendosi della sua acerba bellezza per titillare l’erotismo dei clienti... In questi casi Lucio non componeva solo versi ma sfidava il pericolo ospitando la ragazza d’accordo con la moglie e fustigando “cu non senti dolu, non senti rancuri / non sapi chi vol diri lacrimari / pensa sulu di fari lu ‘mbrugghiuni / e stari a spassu a fari u bacchittuni ”.

Come abbiamo accennato l’italiano serviva a Lucio per i momenti solenni e tale era per lui l’ode in morte della sposa in cui tra l’altro dice: “Tu sola confortavi le mie pene / fino alla morte mi volesti bene”... E così l’ode per la sua Riposto i cui figli furono “nobili marinara” che le consacrarono “con palpitante cuore / vita, pace e amore /. Ed ecco come Lucio presenta se stesso: “Sugnu n’omu i sissantanni, ca paru pigghiatu di la luna / cu li donni n’avutu furtuna / sincera n’aia truvatu sulu una”. E questo autoritratto fu una delle ultime note di Lucio, che ricoverato all’Ospedale di Linguaglossa per una banale caduta, morì il 10/06/1984.

I resti di Lucio sono seppelliti, assieme a quelli della fedele moglie Concetta, nella parte vecchia del Cimitero di Riposto, nel sottosuolo della Cappella della Confr. della Madonna del Carmelo.

Lucio Lupo, pur essendo un uomo semplice e senza protezioni, lottò come poté contro la violenza e la malvagità subendo minacce e qualche bastonatura, i suoi versi ora delicati ed ora aspri furono sempre sinceri ed originali ed anche perché in vita non ebbe mai come altri alcun riconoscimento, continuo a pensare che meriterebbe di essere ricordato nella toponomastica ripostese con l’intitolazione di una strada, anche di quelle che ancora risultano contrassegnate da un numero. Penso che in fondo sarebbe un atto di giustizia!

********************Il prof. Aurelio Strano è stato insegnante di Lettere nelle scuole superiori, tra cui il Nautico di

Riposto, ed è stato preside di scuola media per oltre un ventennio. Pubblicista, ha collaborato e collabora con quotidiani, settimanali e mensili di cronaca e cultura.

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Lio Tomarchio

‘O Ripostu ‘i Re ‘Maggi arrivunu d’u mari

Nella chiesetta antica d e l p a e s e , p r o p r i o nella contrada di Torre Archirafi, dove il cuore s’addolcisce guardando le barche con lampare, che sembrano stelle scese in mare per pescare sotto la luna piena che luce un fondale di profumate erbe e colorati pesci, o un pescatore sotto il sole di mezzogiorno con il rotolo di rete caricato nelle spalle; o il remo d’una barca accarezzare quest’azzurro mai muto mentre il sole dell’alba sciacqua il suo viso nel mare; i tre re vengono sopra la barca, non col cammello, a trovare il Bambinello in una vecchia casetta attaccata alla chiesa vicino l’archetto antico del palazzo del Principe, dove è stato allestito il “Presepio del Pescatore”. Un presepio unico fatto con intelligenza e fantasia, che presenta il quartiere e il cuore di questa gente di mare.

La scena vede di fronte un cielo pieno di stelle in miniatura, la borgata con chiesa, piazza e casette con tetti in tegole, il palazzo del Principe con l’archetto, il muretto che s’affaccia nella marina di massi dove vi sono le barche tirate a secco. Ora nel mare che traspare si possono vedere pescetti colorati che nuotano sott’acqua vicino una “bulestrici” (rete) e pescatori con faccia segnata di vento e sale sopra barchette a remi con lampara accesa che con specchio e fiocina pescano sotto la chiara luna.

Il soffitto di questa vecchia stanza che fa da “Grotta” è adornato con rete da pesca stesa a cielo con a centro la “cuvecchia” (cesta bassa e larga per portare pesce azzurro) e di lato vi è la “nassa” per pescare i piccoli polipi. E mentre un gioco di

‘Nta ‘na crisiudda antica d’u paisi, propriu ‘nta cuntrata di Turri Archirafi, unni lu cori addiventa duci vardannu li varchi cu lampara, ca parunu stiddi scinnuti a mari pi piscari sutta la china luna ca luci ‘n funnali d’erbi ciaurusi e pisci culurati, o ‘n

piscaturi ‘nto suli d’u menziornu c’u rotulu di riti ‘nta spadda ‘mpunutu; o lu remu di ‘na varca accarizzari ‘st’azzurru mai mutu mentri lu suli di l’alba si sciacqua la so facci ‘nto mari; ‘i tri re venunu supra ‘a varca, non c’u camiddu, a truvari ‘u Bammineddu ‘nta ‘na vecchia casuzza a la cre-sia attaccata vicinu l’archiceddu anticu d’u palazzu d’u Principi, unni fu allistutu ‘u “Prisepiu d’u Piscaturi”. ‘N prisepiu unicu fattu cu ‘ntilliggenza e fantasia, ca prisenta lu quarteri e lu cori di ‘sta genti di mari.

‘A scena viri di facci ‘n celu chinu di stiddi ‘n miniatura, ‘a cuntrata cu cresia, chiazza e casuzzi cu canali di critacotta, ‘u palazzu d’u Principi cu l’archiceddu, e ‘u murittu ca s’affaccia ‘nta marina di massi unni ci sunu li varchi tirati ‘o sciuttu. Ora ‘nta lu mari ca traspari si virunu pisciteddi di culuri ca natunu sutt’acqua attagghiu ‘na “bulestrici” (riti parata) e piscaturi cu facci ‘ntaccata di ventu e sali supra varcuzzi a rimi cu lampara addumata ca cu specchiu e friscina piscunu sutta la chiara luna.

‘U cummu di ‘sta vecchia stanza ca fa di “‘Rutta” è paratu cu riti di pisca stinnuta a celu cu a centru ‘a “cuvecchia” (gistra vascia e larga pi purtari ‘i masculini) e di latu ‘a “nassa” pi purpiteddi. E mentri ‘na luci cancia l’ura tra notti e ghjornu, pasturi cu agneddi ‘mpunuti supra ‘i spaddi

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scinnunu d’u munti e piscaturi ca portunu pisci venunu d’a marina, a prijari e fari donu a lu Santu Sabbaturi ca nasciu cca: supra li scogghi a cuntattu c’u mari unni ammenzu giummi di cannicciola ‘na vecchia prua di varca ‘ncatastata fa di stadda, e ‘u sceccu e ‘u ‘oi assemi a Sagnuseppi e ‘a Maronna dununu ciatu pi quariari ‘u Bammineddu di nenti vistutu.

Puru li re ‘Maggi, ‘nta scena ca ora a lu tramuntu veni fatta a pirsunaggi d’i stissi piscaturi d’u paisi, stannu vinennu a purtari doni a lu Bamminu ‘nto “Prisepiu d’u Piscaturi”. Sunu a mari, ognunu d’iddi supra ‘n piscareggiu signa cu la so forti fiura e la so vesti di sita ‘ngiujllata sutta ‘u celu ca svampa nuvuleddi di ventu e varda ‘u cori d’a Muntagna ca si japri ‘nta lu mantu di la janca nivi mentri lu so mafiusu pinnacchiu acchiana ‘n celu. Non stannu galuppannu supra ‘u camiddu tra li duni d’a gialla sabbia d’u disertu, ma supra azzurri unni mentri ‘u vinticeddu d’u tramuntu spruzza la so peddi signata di suli di ‘na frisca brizza di mari. ‘N coru di varchiceddi culurati cu famigghi di piscaturi ci sunu appressu. E janchi voli di vajazzi ‘ntrizzunu ‘nta l’aria la scena.

‘Ntantu arrivunu ‘o purticeddu d’a Turri, li stannu aspittannu ‘a banna, ‘u parrucu cu cherichetti vistuti d’anciulu e l’auturità assemi a ‘n mari di fudda fistanti. E mentri ‘i tri piscareggi attraccunu ‘o purticeddu, ‘a banna ‘ntona musica ca s’intrizza cu bummi di festa e ‘a genti abbatti ‘i manu.

Tutti vannu ora versu ‘a crisiudda ca si trova vicinu, passannu d’a straticedda unni ci sunu varcuzzi a rimi tirati ‘o siccu: ‘i piscaturi d’a Turri quannu c’è mari forti tirunu supra ‘a strata ‘a varca e s’a mettunu attagghiu ‘a so porta. ‘Nta li jurnati di malutempu, speci quannu ‘occa varca sta tardannu a turnari, ‘a genti va a prijari ‘nta ‘sta crisudda circannu prutezioni a la Maronna, comu dici ‘a puisia sculpita ‘nta parti d’intra d’a porta di brunzu d’a cresia: “L’antica cresia di lu setticentu / d’i parrucchiani cogghi li suspiri / a la Maronna si ci cerca mantu / quannu lu ventu fa ‘nsarvaggiri ‘u mari”.

Ora, arrivati avanti ‘a cresia, ‘i tri re adduman-nunu: “Un’è ‘u re d’i Giudei nasciutu? Vistumu la “Stidda” e vinnimu pi adurarlu. A iddu ca è Diu vulemu offriri ‘i nostri doni” (assemi a oru, ‘ncen-

luce cambia l’ora segnando il giorno e la notte, pastori con l’agnello sulle spalle scendono dal monte e pescatori che portano il pesce vengono dalla marina, a pregare e fare dono al Salvatore nato qui: sopra gli scogli a contatto col mare dove tra le canne una vecchia prua di barca incatastata fa da “stalla”, e l’asinello e il bue assieme a San Giuseppe e la Madonna danno alito per riscaldare il Bambinello di niente vestito.

Pure i re Magi, nella scena che al tramonto viene interpretata dai pescatori del paese, stanno venendo a portare doni al Bambinello nel “Presepio del Pescatore”. Sono in mare, ognuno di loro sopra un peschereccio segna la sua forte figura e la sua veste di seta ingioiellata sotto il cielo che svampa nuvolette di vento e guarda il cuore della Montagna che si apre nel manto della bianca neve mentre il suo mafioso (bello) pennacchio sale in cielo. Non stanno galoppando sopra un cammello tra dune della gialla sabbia del deserto, ma sopra azzurre onde mentre il venticello del tramonto spruzza la loro pelle segnata di sole di una fresca brezza di mare. Un coro di barche colorate con sopra famiglie di pescatori sono appresso. E bianchi voli di gabbiani intrecciano nell’aria la scena.

Intanto arrivano al porticciolo di Torre, lì stanno ad aspettare la banda, il parroco con chierichetti vestiti da angelo e le autorità assieme ad un mare di folla festante. E mentre i tre pescherecci attraccano nel porticciolo la banda intona musica che s’intreccia ai fuochi della festa, e la gente applaude.

Tutti vanno ora verso la chiesetta che si trova poco distante passando dalla stradetta dove vi sono barche a remi tirate a secco: i pescatori di Torre quando vi è mareggiata tirano fin sopra la strada la loro barca e la mettono accanto alla propria abitazione. Nelle giornate di maltempo, specie quando qualche barca ritarda a ritornare, la gente di questo borgo va a pregare nella chiesetta cercando protezione alla Madonna, come dice la poesia scolpita nella parte interna della bronzea porta della chiesa: “L’antica chiesa del settecento / dei parrocchiani coglie i sospiri / alla Madonna si cerca manto / quando il vento inselvaggia il mare”.

Ora, arrivati davanti alla chiesa, i tre re chiedono: “Dov’è il re dei giudei ch’è nato? Abbiamo visto la “Stella” e siamo venuti per onorarlo. A Lui ch’è

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zu e mira, ‘sti tri particulari re ‘Maggi portunu ‘o Bammineddu puru cesti chini di rizzi, occhi ‘i ‘oi, purpiteddi e mauru).

“Cu’ Vui circati è cca cu Maria so matri; trasiti e ‘nchinativi ‘nginocchiu”, rispunni ‘u parrucu. E ‘i tri ‘Maggi trasunu ‘nta cresia.

Dopu ‘na particulari cirimonia riliggiusa unni sunu ‘i tri re a leggiri ‘i passi d’u Vangelu, ca venunu ‘ntramizzati d’u coru parrucchiali ca ‘ntona inni sagri, ‘a prucissioni si sposta ‘nta casuzza propriu attaccata ‘a cresia e quasi sutta l’archiceddu, unni c’è ‘u “Prisepiu d’u Piscaturi”. Cca, s’intona forti “Tu scinni di li stiddi”. E dopu ca ‘u parrucu fa ‘na particulari binidizioni, ‘u Bammineddu misu ‘nta ‘n cistineddu di vimini cu pagghia veni affidatu, ‘n prisenza di re ‘Maggi, a ‘na famigghia di piscaturi pi custudillu pi tuttu l’annu. - ‘U capufamigghia è ‘u patrozzu d’u “Prisepiu” pi ‘st’annu -.

Ora, ‘u Natali chiudi la so notti ‘nfatata sutta ‘u celu chinu di stiddi, la cinniri d’u “zuccu” avanti ‘a crisiudda antica d’a Turri Archirafi ancora ciauria di rarica d’aranciu e vecchi carcassi di varca c’assemi ‘o lignu squagghiaru lu so sali. Si senti ‘nta l’aria ‘u sonu d’a sampugna ca s’alluntana, e ‘u vinticeddu di la notti porta di lu mari l’anticu cantu d’i sireni, signannu ‘nta l’unna ‘a biddizza e ‘a puisia di ‘stu “Prisepiu d’u Piscaturi”!

Dio vogliamo offrire i nostri doni” (assieme a oro, incenso e mirra, questi particolari re Magi portano al Bambinello pure cesti pieni di frutti di mare).

“Chi voi cercate è qui con Maria sua madre; entrate e prostratevi in ginocchio”, risponde il parroco. E i re Magi entrano in chiesa.

Dopo una particolare cerimonia religiosa dove sono i tre re a leggere i passi del Vangelo, che vengono alternati al coro parrocchiale che intona inni sacri, la processione si sposta nella stanzetta proprio attaccata alla chiesa e quasi sotto il piccolo arco, dove si trova il “Presepio del Pescatore”. Qui viene cantata a gran voce “Tu scendi dalle stelle”. E dopo che il parroco impartisce la benedizione, il Bambinello messo nel piccolo cestino di vimini con paglia viene affidato, in presenza dei re Magi, ad una famiglia di pescatori per custodirlo per tutto l’anno - Il capofamiglia è il padrino del “Presepio” per quest’anno.

Ora il Natale chiude la sua notte fatata sotto il cielo pieno di stelle, la cenere del “ceppo” davanti alla chiesetta antica di Torre Archirafi ancora odora di radica d’arancio e vecchie carcasse di barche che assieme al legno hanno sciolto il loro sale. Si sente nell’aria il suono della zampogna che s’allontana, e il venticello della notte porta dal mare l’antico canto delle sirene, segnando nell’onda la bellezza e la poesia di questo “Presepio del Pescatore”!

Dal volume «’A picciotta di nomu Sicilia» - Editrice L’EPOS, Palermo

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“Comu si fa a no essiri pueta”

Lio Tomarchio, poeta e scrittore dialettale, è nato a Riposto (Catania) il 9 settembre 1939. Ha ricevuto premi letterari e lusinghieri riconoscimenti in Italia e all’estero, ma i tributi più significativi e graditi gli sono giunti dal contatto con le comunità siciliane, in Patria e all’estero, che si riconoscono nella sua appassionata ricerca dell’anima isolana. Tante sono le scuole che utilizzano i suoi scritti durante l’attività didattica per la lettura e la drammatizzazione in lingua siciliana; una sua poesia è stata incisa sul portale di bronzo della settecentesca chiesa di Torre Archirafi; suoi componimenti sono diventati canzoni di musicisti siciliani e non; i detenuti del carcere di Giarre hanno realizzato uno spettacolo tratto da un suo racconto. Tutti esempi di un continuo riconoscimento che singoli e gruppi tributano all’opera poetica del “loro” autore, al poeta della gente di Sicilia.

Personalità poliedrica, Lio Tomarchio è anche espertissimo maestro di Judo che ha contribuito alla formazione di migliaia di giovani, ed ha visto più volte i suoi allievi conquistare il titolo di Campione Nazionale e medaglie in Trofei Internazionali; è l’inventore del Liu-Bo, sport del bastone siciliano, che alla XIX Universiade 1997, è stato scelto per la cerimonia d’apertura della manifestazione.

Ha pubblicato recentemente due corposi volumi dal titolo ”Ricugghituri” che raccolgono tutte le sue opere letterarie precedenti, pubblicate dal 1980 al 1993. Per ultimo ha pubblicato il volume «‘A picciotta di nomu Sicilia» (Editrice L’EPOS-Palermo).

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Stacci ‘nta ‘na jurnata di tramuntu quannu l’autunnu ammanta ‘nta lu giallu‘i paiseddi antichi d’a Muntagna assittatu ‘o purticeddu d’u Ripostu

Vardili li culuri di lu celu mentri ‘nto Munti ci janchia la nivi e d’a vajazza senti lu cantari cogghiri l’ultimu ciatu di lu suli

Centu piscareggi ci sunu a mari ca raccuntunu la storia d’omini duri ‘nta li so vrazza e chiari ‘nta lu cori cu ossa e peddi ‘mpastati di sali

Vardulu ‘u giujri di la luna mentri ‘nto mari canta la lampara e ‘a musica d’u remu la culura facennu arrusbigghiari la sirena

E poi tu dimmillu omu pinzaturi chi c’è scrittu ‘n celu ‘n terra e a mari varda ‘stu gran culuri è l’Amuri ca a tutti duna paci e sciogghi cori

E dimmillu tu ora cu la menti cheta comu si fa a no essiri pueta

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Attività del Circolo

Monumento ai caduti del mareElenco vittime del mare

Elenco Medaglie d’Oro Lunga NavigazioneElenco sociLa Stampa

Per ricordare

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 92 Provincia Regionale di Catania

Monumento ai caduti del mare

Arch. Silvio Amelio di Roma

Prof. Salvatore Russo di Cosenza

Scultore F. Contarino di Acireale

Nel 1988 questo Circolo ebbe a farsi promotore di un’iniziativa che si riteneva rispon-dente al generale sentimento cittadino, volta all’erezione di un monumento ai Caduti del mare, significativamente da porre non lontano dalla riva, all’incrocio tra lo sbocco di Corso Italia e il Lungomare.

Si diede incarico a tre scultori rappresentativi di indirizzi e stili diversi - precisamente all’architetto Silvio Amelio di Roma, al pittore Salvatore Russo di Cosenza e allo scultore Franco Contarino di Acireale - i quali presentarono i tre bozzetti sopra riportati.

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Attività del Circolo

Pagina 93Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Il costo del soggetto statuario scelto, di non trascurabile livello artistico, era inizialmente di circa 40 milioni, costo sicuramente oggetto, ormai, di forte aumento. Tuttavia, noi del Circolo, sicuri di interpretare il pensiero della Comunità cittadina, siamo decisi nel portare a compimento la realizzazione dell’opera in memoria dei nostri morti in mare. A tal proposito si spera che il monumento possa sorgere a seguito della costruzione del porto turistico. Infatti, una vecchia legge prevede che nella costruzione di ogni grossa opera una piccola percentuale dell’importo venga speso in opere d’arte.

Se quest’ultima occasione dovesse fallire, è nostra ferma intenzione di chiudere definitivamente l’ini-ziativa e tradurre in realtà quello che potrà essere realizzato con la cifra raccolta.

Di seguito riportiamo l’elenco completo di coloro che hanno voluto sostenere la nostra iniziativa.

Sezioni e pianta del monumento

Il Consiglio direttivo del Circolo orientò la sua scelta sul bozzetto dell’arch. Amelio riproducente un dramma di mare in cui un naufrago viene avviluppato da grosse onde animate. Si contava di realizzare l’opera mediante libere offerte dei soci e dei cittadini, nonché attraverso contribu-zioni da parte di pubblici enti, quali il Comune, la Provincia, la Regione. L’offerta dei privati raggiungeva la somma di quasi 20 milioni, cifra non disprezzabile, anche se molto inferiore a quella che sarebbe stata necessa-ria, mentre del tutto nullo riusciva il coinvolgimento degli Enti Pubblici. La somma raccolta è stata depositata presso la Cassa di Risparmio V. E. di Riposto, oggi Banco di Sicilia, il cui importo oggi, con gli interessi maturati, è di £. 27.587.382.

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 94 Provincia Regionale di Catania

Soci del CircoloAnastasi Giuseppe 20.000 Arcidiacono Giovanni 100.000 Bafumi Giovanni 50.000 Barbagallo Sebastiano 100.000 Bombara Sebastiano 10.000 Bonaccorsi Giuseppe 100.000 Calabrò Mario 100.000 Caltabiano Vittorio 50.000 Camardi Alberto 50.000 Capilli Rosario 100.000 Castiglione Cesare 50.000 Castiglione Giuseppe 50.000 Cavallaro Angelo 250.000 Contarino Rosario 25.000 Copani Gioacchino 200.000 Cotugno Carmelo 100.000 Cotugno Giuseppe 100.000 De Maria Isidoro 30.000 De Maria Rosario 50.000 Denaro Salvatore 50.000 Denti Leonetto 50.000 Di Bella Giuseppe 50.000 Di Martino Angelo 150.000 Di Pino Mario 100.000 Finistrella Angelo 15.000 Frazzitta Vincenzo 100.000 Frazzitta Vincenzo GE 20.000 Fresta Sebastiano 50.000 Galeano Sebastiano 100.000 Giannetto Mario 100.000 Giuffrida Antonino 50.000 Giurato Concetto 100.000 Guarrera Rosario 100.000 Guarrera Salvatore 100.000 Incigneri Michele 100.000 La Rosa Pietro 20.000 Leonardi Alfio 30.000 Leonardi Angelo 100.000 Leonardi Roberto 50.000 Leotta Antonino(44) 50.000 Lizzio Salvatore 100.000 Mangano Gerardo 50.000 Marano Salvatore 100.000 Marzullo Sebastiano 30.000 Mastroieni Leonardo 50.000 Novellini Cateno 50.000 Patané Franco 30.000 Patané Isidoro 50.000 Petrella Orazio 100.000 Pino Rosario 60.000 Pipino Saverio 60.000 Puglionisi Cosimo 50.000 Russo Antonino 50.000 Salpietro Giacomo 20.000 Santangelo Salvatore 100.000 Scalone Arturo 150.000 Sciacca Giovanni 250.000 Siliato Alfio 50.000 Siliato Francesco 100.000

Spina Angelo 40.000 Spina Giuseppe 100.000 Strano Salvatore 50.000 Tomarchio Salvatore 250.000 Torrebella Mariano 100.000 Valenti Carmelo 100.000 Valenti Carmelino 50.000 Valenti Pietro 50.000 Zappalà Michelangelo 50.000 5.360.000 Privati cittadini: Amendolia Nunzio 10.000 Amelio Francesco 10.000 Anonimo 10.000 Arcidiacono Alfio 50.000 Ardizzone Enzo 10.000 Audino Sergio 100.000 Auditore Pietro 100.000 Bar Averna 100.000 Bar Costanzo 100.000 Bellalba Giuseppe 100.000 Bignante Roberto 10.000 Billé Antonino 10.000 Borzì Augusto 50.000 Cacciola Giovanni 5.000 Calì Salvatore 20.000 Campagna Ferdinando 20.000 Campione Isidoro 15.000 Cangelosi 10.000 Cannistraci Felice 100.000 Caponetto Agatino 40.000 Carchidi Oscar 5.000 Cariola Salvatore 20.000 Caruso Nicola 50.000 Casà Giuseppe 20.000 Cassaniti Carmelo 100.000 Castorina Giuseppe 50.000 Castro Giovanni 200.000 Catalano Salvatore 1.000.000Centro Formaggi 30.000 Chiarenza Antonio 10.000 Cimino Gregorio 20.000 Cipriano Michele 200.000 Colombo Leonardo 50.000 Contarino Giuseppe 20.000 Contarino Pietro 10.000 Contarino Rosario 100.000 Contarino Salvatore 100.000 Conti Sebastiana 10.000 Costanzo Santa 1.000.000Costarelli Salvatore 10.000 Daidone 2.000 Denaro Mario 1.000.000De Salvo Laura 50.000 Di Maggio Vincenzo 100.000 Di Martino Giuseppe 20.000 Ditta La Rosa Rosario 50.000 Ditta Sorbello autor. 100.000 D’Urso Angelino 10.000 D’Urso Sebastiano 20.000

Elenco dei contributi riscossi per il monumento

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Attività del Circolo

Pagina 95Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Farmacia Caprino 20.000 Favetti Antonino 100.000 Finistrella Rosario 5.000 Foti Massimo 100.000 Fragalà Arcangelo 100.000 Fragalà Giuseppe 50.000 Fragalà Salvatore 100.000 Fratelli Amelio 300.000 Fratelli Cutuli 50.000 Fratelli Daidone 20.000 Fratelli Impellizzeri 200.000 Galeano Gianbattista 10.000 Granata Clara 20.000 Granata Michele 20.000 Granata Nino 10.000 Grassi Pietro 100.000 Grasso Roberto 20.000 Grasso Rosario 50.000 Gruppillo Antonietta 100.000 Le Mura Francesca 10.000 Leonardi Filippo 50.000 Leonardi Giuseppe 50.000 Leonardi Mario 50.000 Leonardi Mario Banch. 15.000 Leotta Antonino 50.000 Leotta Antonino(Aci) 50.000 Leotta Francesco 50.000 Leotta Giuseppe 100.000 Leotta Lucio 10.000 Leotta Lucio e Seb. 50.000 Leotta Salvatore 100.000 Ligresti Giovannina 20.000 Lizzio Antonino 50.000 Lo Sciuto Francesco 50.000 Longo Carmelo 50.000 Luciano Leonardi 20.000 Macelleria Martello 5.000 Mandanici Grazia 50.000 Mandanici Santo 50.000 Marano ved. Sciacca 100.000 Marino Leonardo 20.000 Maugeri Giovanni 20.000 Maugeri Rosario 15.000 Mauro Vincenzo 50.000 Melissa Girolamo 10.000 Messina Concetto 50.000 Micalizzi Graziella 50.000 Musumarra Rosario 50.000 Musumeci Giovanni 50.000 Nicotra Stefano 100.000 Pace Salvatore 50.000 Panificio Sgroi 10.000 Patané Alfio 20.000 Patané Isidoro 50.000 Patané Mario 50.000 Patané Paolo 20.000 Patti Alfio 50.000 Pennisi Le Mura Cett. 50.000 Pergolizzi Salvatore 10.000 Pettinato Angelo 20.000 Puglionisi Francesca 10.000 Puglionisi Giovanni 50.000 Puglionisi Leonardo 10.000 Puglionisi Marianna 50.000 Puglisi Domenico 25.000 Puglisi Francesco 100.000

Ragonesi Sebastiano 50.000 Ranno Antonino 50.000 Ricca 10.000 Russo Arcidiacono A. 25.000 Russo Salvatore 100.000 Sciacca Marzullo Seb. 20.000 Sessa Rosario 10.000 Sessa Rosario fu Alf. 50.000 Siliato Leonardo 15.000 Siliato Pietro 50.000 Smacchiatoria Lanza 10.000 Sodano Gaetano 50.000 Spadaro Alfredo 50.000 Spinaci Salvatore 50.000 Spoleti Nicola 100.000 Statello Salvatore 50.000 Tabaccheria TRE 5.000 Tancredi Carmelo 100.000 Taverna Salvatore 10.000 Tomarchio Leonardo 20.000 Tomarchio Lio 50.000 Torrisi Giuseppe 30.000 Trombetta Mario 1.200.000Trovato Giuseppe 100.000 Trovato Isidoro 50.000 Vadalà Angelo 50.000 Vadalà Carmelo 10.000 Valenti Alfio 10.000 Valenti Pietro 50.000 Vasta Salvatore 50.000 Vasta Sebastiano 50.000 Vasta Sebastiano 100.000 Vecchio Vincenzo 50.000 11.197.000 Enti Pubblici e Privati: ALISUD S.p.A. 500.000 Banca Popol.S.Venera 200.000 700.000 Associazioni private: Circolo “Il Faro” 100.000 Kiwanis Club Giarre-Riposto 500.000 Society Riposto Inc. N.Y. 250.000 850.000 Uomini politici: Di Bella Salvatore 100.000 100.000 Forestieri: Alfaro Gaetano di Napoli 100.000 Arnavas Aldo di Livorno 100.000 Cafiero Angelo di Napoli 300.000 Caiazzo Giacomo di Sorrento 100.000 Di Mauro Giovanni di Trani 50.000 Leonardi Anna di Mestre VE 50.000 Leonardi Giuseppe di Milano 50.000 Pappalardo Salv. Australia 300.000 Pignatelli Ant. New York 100.000 Roussel Vigo Renata di Acir. 50.000 Zappalà Carmelo di Roma 200.000 Zappalà Paolo di Roma 100.000 1.500.000

Totale incassato 19.707.000 Interessi maturati al 06/04/2000 7.880.382 Totale disponibile 27.587.382

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 96 Provincia Regionale di Catania

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Attività del Circolo

Pagina 97Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Elenco aggiornato di vittime del mare da inserire sulla lapide del monumento ai

caduti

cognome nome qual./grado nato a il morto il

Arcidiacono Agostino com.te Riposto 24/04/1898 in mare 12/10/1918

Arcidiacono Angelo com.te Riposto 06/09/1910 nave ”Puccini” 23/12/1942

Barbarino Alfio carbonaio Riposto 19/05/1890 nave ”Ogaden” 12/08/1942

Barbarino Orazio … Riposto 13/05/1984 in mare 13/02/1915

Barbarino Salvatore marinaio Riposto 15/02/1922 in mare 04/07/1936

Barrese Vincenzo marinaio Riposto … nave “Monreale” 28/11/1948

Battaglia Carlo uff. macch. Riposto 18/12/1893 in mare 26/05/1937

Caltabiano Sebastiano elettricista Riposto 23/03/1906 nave “Luisa” 05/06/1965

Cardì Ignazio mozzo Riposto 23/09/1924 nave “Gino Allegri” 31/05/1943

Castorina Rosario cap.d.m. Riposto … nave “Moby Prince” 10/04/1991

Castro Placido marinaio Riposto 13/04/1899 nave “S.G.Battista” 31/01/1942

Celci Emilio marinaio Riposto … nave “Rapido” 16/06/1944

Chiappazzo Salvatore marinaio Riposto … nave “Bonzo” 16/12/1940

Conti Matteo nostromo Riposto 18/05/1890 nave “S.G.Battista” 31/01/1942

Costanzo Carmelo marinaio Riposto … nave “Stella del mare” 24/08/1945

Costanzo Giovanni … Riposto 19/07/1879 in mare 11/05/1918

Costanzo Orazio marinaio Riposto 02/04/1877 nave “Tergestea” 16/10/1942

Cotugno Angelo marinaio Riposto 1915 nave “Stella del mare” 24/08/1945

Cotugno Sebastiano marinaio Riposto 1912 nave “Stella del mare” 24/08/1945

Cotugno Tommaso capo barca Riposto 1880 nave “Stella del mare” 24/08/1945

D’Agata Giuseppe uff. macch. Riposto 22/02/1882 nave “Trentino” 04/11/1941

Denaro Costantino … Riposto 1890 in mare …

Di Stefano Paolo fuochista Riposto … nave “Tembien” 11/06/1941

D’Urso Carmelo s.t.vascello Riposto 16/071908 somm. “Corallo” 13/12/1942

Fazio Isidoro subacqueo Riposto … in mare …

Fazio Isidoro subacqueo Riposto 27/12/1950 in mare 03/06/1988

Fichera Salvatore fuochista Riposto 04/01/1907 nave “Deno” 02/12/1945

Fresta Sebastiano fuochista Riposto 12/08/1911 nave “Multedo” 02/12/1941

Gambino Giuseppe uff. macch. Riposto 22/07/1928 nave “Jahra” 22/02/1955

Granata Raimondo uff. macch. Riposto 23/09/1903 nave “Sangro” 06/05/1941

Gruppillo Biagio dir. macch. Riposto 10/08/1903 in mare 13/09/1960

Gruppillo Assunta moglie Riposto 15/08/1913 in mare 13/09/1960

San Francesco da Paola Protettore dei naviganti

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 98 Provincia Regionale di Catania

cognome nome qual./grado nato a il morto il

Incigneri Sebastiano pennese Riposto 22/02/1895 nave “S.G.Battista” 31/01/1942

Leonardi Salvatore … Riposto 06/10/1920 in mare 12/05/1977

Leotta Carmelo … Riposto 08/07/1901 nave ”Alga” 09/10/1942

Leotta Carmelo cap.d.m. Giarre 19/12/1900 nave “Tosca” 24/03/1943

Leotta Giuseppe marinaio Riposto 30/05/1876 in mare 04/07/1936

Leotta Sebastiano uff. macch. Riposto 02/01/1895 in prigionia 23/04/1945

Mandanici Alfio … Mascali 17/02/1931 in mare 14/12/1970

Mandanici Rosario giovanotto Riposto 13/03/1904 nave “Petrarca” 15/02/1943

Merlo Teodoro … Riposto … nave “Risveglio” 17/10/1946

Miano Rosario … Riposto 12/05/1921 in mare 1945

Minutoli Rosario uff. macch. Riposto 26/05/1948 nave “Humilitas” 05/05/1981

Monforte Giambattista marinaio Riposto 21/06/1891 nave “Piemonte” 11/11/1914

Montebello Carmelo uff. macch. Giarre 09/06/1921 in mare ...

Musumeci Ernesto s.t.vascello Riposto 25/06/1905 in mare 24/04/1941

Patané Carmelo marinaio Riposto 16/07/1920 nave “Scirocco” 23/03/1943

Patti Alfio … Riposto 06/01/1942 in mare 04/01/1986

Pavone Francesco … Riposto 10/02/1906 in mare 24/01/1958

Pennisi Leonardo … Riposto … nave “Humilitas” 05/05/1981

Raciti Rosario … Riposto 17/06/1896 nave “Gianicolo” 11/02/1938

Ragonesi Giovanni marinaio Riposto 27/08/1922 nave “Risveglio” 17/10/1946

Rametta Giuseppe … Riposto … nave “Leone” 07/12/1900

Rapisarda Isidoro uff. macch. Riposto … nave “Puccini” 23/12/1943

Rodolico Alessandro … Riposto 26/08/1919 in prigionia …

Santoro Angelo marinaio Riposto 14/02/1914 nave “Angela Fassio” 26/11/1961

Schifilliti Gianni subacqueo Riposto … in mare .../07/1968

Sciacca Giuseppe cap.l.c. Riposto … nave “Moby Prince” 10/04/1991

Spinaci Pietro nostromo Cast.Sic. 19/05/1891 nave “Lido” 27/02/1941

Spoleti Rosario fuochista Riposto 12/02/1900 nave “Providencia” 05/09/1950

Tomarchio Mariano marinaio Riposto … nave “Stella del mare” 24/08/1945

Torrisi Giuseppe uff. macch. Riposto 01/01/1895 nave “Petrarca” 15/02/1943

Toscano Giuseppe com.te Riposto … in mare 1908

Vadalà Pasquale radiotelegr. Riposto 10/10/1919 nave “Tarantini” 15/12/1940

Valenti Rosario fuochista Riposto … nave “Capo Orso” 26/02/1943

Vasta Pietro cap.s.l.c. Riposto 03/04/1899 nave “Veloce” 02/12/1942

Visalli Catino nocchiero Riposto 03/04/1910 in mare 07/04/1943

Viscuso Vincenzo marinaio Riposto 23/10/1892 nave ”Moncenisio 15/02/1923

Zammataro Francesco com.te Riposto 28/11/1891 mare di Tripoli 15/01/1941

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Attività del Circolo

Pagina 99Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

cognome e nome qualifica/grado nato morto

1. AMANTE GIUSEPPE NOSTROMO 27/08/1920

2. AREZZI CLAUDIO 1° MACCHINISTA (F.A.) 19/03/1908 27/7/1984

3. BONACCORSI GIUSEPPE DIRETTORE CAP. SUP. D.M. 19/03/1924

4. BONACCORSI GIUSEPPE NOSTROMO 24/06/1923

5. BUTTA’ GIUSEPPE PADR. MARITTIMO 16/12/1894 19/01/1986

6. CALABRO’ MARIO DIRETTORE CAP. SUP. D.M. 07/09/1924

7. CALTABIANO CARLO DIRETTORE CAP. D.M. 01/02/1901 30/06/1977

8. DI BELLA GIUSEPPE DIRETTORE CAP. D.M. 05/08/1897 13/10/1984

9. FOTI GIAMBATTISTA DIRETTORE CAP. SUP. D.M. 24/09/1905 =10. FRESTA ANGELO OPERAIO MECCANICO 11/10/1931

11. GALEANO FERDINANDO DIRETTORE CAP. SUP. D.M. 25/08/1907 =12. GIARRIZZO CARMELO C. NOSTROMO 07/02/1903 22/06/1979

13. GRASSO CARMELO DIRETTORE CAP. D.M. 06/05/1945

14. GUARRERA SALVATORE CAMBUSIERE 02/01/1919

15. GUARRERA SILVESTRO DIRETTORE CAP. SUP. D. M. 30/04/1908 15/02/1985

16. INDELICATO CARMELO COMANDANTE CAP. SUP. L.C. 12/06/1906 =

17. INDELICATO MARIANO DIRETTORE CAP. SUP. D M. 25/10/1908 24/07/1975

18. LE MURA NUNZIO DIRETTORE CAP. SUP. D.M. 25/03/1903 17/02/1984

19. LEONARDI SEBASTIANO PADR. MARITTIMO 29/10/1908 1998

20. LEOTTA SALVATORE COMANDANTE CAP. SUP. L.C. 26/05/1903 26/07/1985

21. LICCIARDI CARMELO DIRETTORE CAP. D.M. 04/07/1908 01/07/1985

22. MARINO LEONARDO MARINAIO 23/07/1924

23. MARINO SALVATORE MAESTRO DI CASA 09/12/1932

24. MESSINA LEONARDO MAESTRO DI CASA 26/03/1931

25. MONFORTE PIETRO MARINAIO 18/02/1902 =

26. MUSUMECI SALVATORE I° MACCHINISTA (F.A.) 01/08/1911 =

27. PALMIERI PASQUALE COMANDANTE CAP. SUP. L.C. 20/04/1930

28. PATANÉ MARIANO NOSTROMO 15/11/1916

29. PATANÉ MATTEO DIRETTORE CAP. D.M. ... 1992

30. PATANÉ VINCENZO I° MACCHINISTA 24/10/1895 02/04/1978

(iscritti alla Sezione “Mariano Indelicato”)

Elenco di marittimi decorati di “Medaglia d’oro di lunga navigazione”

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 100 Provincia Regionale di Catania

Al calare della seranoi, uomini di marea Te leviamo o Signorela nostra preghierae i nostri cuori:i vivi sulle navii morti in fondo al mare.

Fa che la notte passi serena per chi veglia nel lavoro, per chi stanco si riposa.

Fa che ogni naviganteprima del sonno si segni col Tuo Segno nel Tuo amore e nel Tuo perdono ed in pace coi fratelli.

Fa che ogni nave conservi la sua rotta ed ogni navigante la sua fede.

Comanda ai venti e alle onde di non cimentare la nostra nave, comanda al Malignodi non tentare i nostri cuori.

Conforta la nostra solitudine col ricordo dei nostri cari, la nostra malinconia con la speranza del domani, le nostre inquietudini con la certezza del ritorno.

Benedici la famiglia che lasciammo sulla riva, benedici la nostra Patria e tutte le Patrie dei navigantiche il mare unisce e non divide.

Benedici chi lavora sul mare per meritarsi il pane quotidiano; benedici chi lavora sui libri per meritarsi il mare, benedici chi in fondo al mare attende la Tua luce e il Tuo perdono e così sia.

Preghiera del navigante

Il Fiduciariodott. Michelangelo Zappalà

31. PATTI ALFIO CAMBUSIERE ... 1998

32. PAVONE FRANCESCO COMANDANTE CAP. L.C. 10/02/1906 24/01/1958

33. PRIVITERA MARIO DIRETTORE CAP. D.M. 14/11/1901 17/10/1978

34. PUGLIONISI SALVATORE COMANDANTE CAP. SUP. L.C. 15/08/1879 10/04/1964

35. PUGLISI ORAZIO I° UFFICIALE PADR. MARITT. 25/11/1911 1994

36. RAMETTA PIETRO CAPITANO L.C. 01/07/1904 02/08/1979

37. RUSSO ALFIO DIRETTORE CAP. D.M. 01/06/1897 09/09/1980

38. SALICI ANGELO I° UFFICIALE PADR.MARITT. 24/08/1913 =

39. SCALIA GIUSEPPE DIRETTORE CAP. D.M. 21/09/1895 20/01/1968

40. SCALONE ARTURO DIRETTORE CAP. D.M. 08/10/1933

41. SILIATO FRANCESCO DIRETTORE CAP. D.M. 01/06/1936

42. SILIATO ISIDORO CAPO ALLOGGI 06/06/1919

43. VALENTI PIETRO COMANDANTE CAP. SUP. L.C. 20/11/1923 16/08/1994

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Attività del Circolo

Pagina 101Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

AUDITORE STEFANOBARBAGALLO SEBASTIANOBONACCORSI GIUSEPPECALABRO’ MARIOCAMARDI ALBERTOCASTIGLIONE GIUSEPPECASTORINA ROSARIOCATANESI PIETROCONTARINO ROSARIOCOPANI GIOACCHINOCOSENTINO ANTONIOCOSTA GIUSEPPECOTUGNO CARMELOCOTUGNO GIUSEPPEDE MARIA ROSARIODENARO PASQUALEDENARO SALVATOREDENTI LEONETTODI MARTINO ANGELODI PINO MARIO

M.° Franco Battiato - On. Dott. Nino Caragliano - Ing. Salvatore Castorina - Prof. Rosario Contarino Prof. Santi Correnti - Gr. Uff. Alfio Di Maria - Prof. Vincenzo Di Maria - Cap.d.m. Angelo Di Martino Dott. Francesco Di Pino - On. Avv. Carmelo D’Urso - Prof. Giuseppe Giarrizzo - Prof. Giovanni Grasso Dott. Salvatore Lizzio - Giorn. Sebastiano Messina - Mons. Stefano Pavone - Dott. Prof. Aureliano Puglionisi - Dott. Gaetano Ragunì - Amm. Gaetano Sodano - Prof. Rosario Soraci - Amm. Giuseppe Talmon - C. Amm. Tommaso Vagliasindi.

SOCI EFFETTIVI

DUELLO PIETROFERRARA GIUSEPPEFRAZZITTA VINCENZOGIANNETTO MARIOGIUFFRIDA FRANCESCOGIURATO CONCETTOGRASSO SALVATOREGRASSO PIETROLEONARDI ANGELOLEOTTA ANTONINOLEOTTA ANT. di FRANC.MANGANO VITOMARANO SALVATOREMARZULLO VINCENZOMASSIMINO MARIOMASSIMINO SALVATOREMESSINA STEFANOMUSUMECI SEBASTIANONOVELLINI CATINOPAGANO SEBASTIANO

PAVONE MARCELLOPENNISI ROSARIOPUGLIONISI COSIMOROCCAMENA NUNZIOROMANO ANTONINOSCALONE ARTUROSCIACCA GIOVANNISCORDO CARMELOSILIATO FRANCOSPINA ANGELOSPINA GIUSEPPESTAGNITTI GIOVANNITOMARCHIO SALVATOREVALENTI CARMELINOVALENTI CARMELOVASTA GIUSEPPEVENUTO FRANCESCOVINCIGUERRA ROSARIOZAPPALA’ ALFIO

Elenco nominativo dei soci

SOCI ONORARI

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 102 Provincia Regionale di Catania

PresidenteVicepresidente

SegretarioEconomo

Relazioni pubblicheAttività ricreative

Attività sportiveInformazioni nautiche

Attività culturali

CONSIGLIO DIRETTIVO

COLLEGIO REVISORI DEI CONTIBARBAGALLO SEBASTIANO - BONACCORSI GIUSEPPE - VASTA GIUSEPPE

COLLEGIO DEI PROBIVIRICATANESI PIETRO - MARZULLO VINCENZO - VALENTI CARMELINO

SOCI DECEDUTIALIQUO’ CARMELO - AQUINO SALVATORE - ARCIDIACONO GIOVANNI - AREZZI CLAUDIO AVERNA LUIGI - AVERNA SALVATORE - CALTABIANO CARLO - CALTABIANO VITTORIO CANNAVO’ SANTO - CAPRINO GIUSEPPE - CARAGLIANO ANTONINO - CASTRO GIOVANNI CATANESI DOMENICO - CONTARINO ROSARIO - DE MARIA ISIDORO - DI BELLA GIUSEPPE DI MARIA GIUSEPPE - DI MARIA VINCENZO - DI PINO FRANCESCO - FINISTRELLA ROSARIO FOTI PAOLO - GALEANO FERDINANDO - GILIBERTO FRANCESCO - GIUFFRIDA ANTONINO GUARRERA SILVESTRO -INCIGNERI MICHELE - INDELICATO MARIANO - LE MURA NUNZIO LEOTTA SALVATORE - LICCIARDI CARMELO - LIGRESTI CARMELO - MONACO GIUSEPPE PATANÈ ISIDORO - PATTI IGNAZIO - PRIVITERA MARIO - PUGLIONISI AURELIANO - RUSSO ALFIO - RUSSO ANTONINO - RUSSO SALVATORE - VALENTI PIETRO - VECCHIO GIOVANNI

CAIMI ANTONIO - CASTIGLIONE CESARE - CAVALLARO ANGELO - DE SALVO PLACIDO GALEANO SEBASTIANO - GUARRERA ROSARIO - LE MURA PASQUALE - LEONARDI ROBERTO - LO PRESTI CRISOSTOMO - MAURO VINCENZO - MICALIZZI FILIPPO - PETRALIA ROMANO - SALPIETRO GIACOMO - ZAPPALA’ MICHELANGELO

SOCI SIMPATIZZANTI

ANASTASI SALVATORE - COPANI SEBASTIANO - DENARO PIETRO - FRAZZITTA VINCENZO FRESTA ANGELO - GIURATO SALVATORE - GIURATO STEFANO - GUARRERA SALVATORE LEOTTA GIUSEPPE - MANGANO GERARDO - MARZULLO SEBASTIANO - MESSINA ANGELO MESSINA GIUSEPPE - PINO ROSARIO - RUSSO ORAZIO - SCORDO SEBASTIANO - SCROFINA PIETRO - SILIATO ALFIO - STRANO SALVATORE

SOCI FREQUENTATORI

COPANI GIOACCHINO LEONARDI ANGELOGIURATO CONCETTOBELLALBA GIUSEPPECALABRO’ MARIONOVELLINI CATINOSCORDO CARMELOTOMARCHIO SALVATOREVALENTI CARMELO

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Attività del Circolo

Pagina 103Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Sulla Stampa

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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Attività del Circolo

Pagina 105Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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Attività interna del Circolo

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Pagina 107

Per ricordare

Luigi AvernaNino CaraglianoSaro Contarino

Vincenzo Di MariaSaverio Pipino

Mariano TorrebellaMario Trombetta

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 108 Provincia Regionale di Catania

desideriamo ricordarlo con la motivazione del premio conferitogli in occasione dell’Artemare 1994:

«Il Circolo Ufficiali della Marina Mercantile di Riposto ha inteso premiare l’amico Luigi Averna - sempre giovane nel cuore e nello spirito - conferendogli la speciale targa d’argento per la sua intensa, proficua ed appassionata presenza nel mondo dello sport a Riposto e per i vent’anni di partecipazione attiva e disinteressata al Premio Nazionale Artemare, contribuendo, non poco, alla crescita culturale del Premio stesso e alla buona riuscita di tutte le manifestazioni svolte».

Riposto, 13 Dicembre 1994

Circolo Ufficiali Marina MercantileRiposto

Luigi AvernaNel giorno della scomparsa del socio ed amico

Su Luigi Averna, nel giorno dei suoi funerali, cosi si è espresso l’attuale sindaco del Comune:

«Luigi è stato un uomo straordinario, Schietto, onesto, leale, estroverso, animatore impareggiabile della vita della nostra comunità. Un personaggio eccezionale del quale sentiremo la mancanza.

Colto ufficiale della marina mercantile, Luigi ha lavorato a bordo delle navi dando prova di professionalità e portando nel mondo il nome della Sua città alla quale era profondamente legato.

In politica ha svolto un’intensa attività nei partiti della sinistra, prima nel Partito socialista e poi nel Partito comunista e in quello democratico della sinistra.

Eletto consigliere comunale nel 1990, Luigi ha esercitato con solerzia ed entusiasmo la Sua funzione e per un anno è stato assessore alla cultura e curatore in tale qualità delle manifestazioni estive.

Lo ricorderemo per le Sue battute pungenti, per il modo brillante di conversare, per le vivaci presentazioni del premio Arte - Mare, per la straordinaria passione con la quale ha profuso il Suo impegno nel mondo dello sport.

Luigi è stato presidente della polisportiva Riposto fino al 1990, anno in cui si è dimesso essendo stato eletto consigliere comunale, ma anche dopo tale anno della predetta società è rimasto l’operatore instancabile. I successi della squadra Lo esaltavano e ad essa ha dedicato negli ultimi venti anni la parte prevalente della sua attività, dei suoi pensieri, dei suoi pochi averi fortemente convinto della funzione positiva dello sport per il progresso della società. La Sua presenza al campo sportivo tutte le domeniche era per Lui adempimento di un dovere da anteporre a qualsiasi altra attività.

La Sua vita è stata cristallina. In un’epoca caratterizzata dalla corsa ai facili guadagni, Luigi è stato esempio di assoluto disinteresse alla ricchezza in tutte le sue forme e di fedeltà ai valori dell’amicizia, del bene comune, della solidarietà, della libertà e della giustizia, sicché Egli oggi lascia un’eredità morale per la quale Lo sentiremo sempre vivo nei nostri cuori».

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«Una folla di amici ha tributato l’ultimo saluto a Luigi Averna, presidente del Riposto Calcio d’Eccellenza.

Leale, nobile d’animo e di sentimenti, con un gran cuore profondamente legato ai valori dell’amicizia e dell’onestà, il capitano Luigi Averna (per tanti anni aveva prestato servizio sulle navi come direttore di macchina) ha legato il suo nome per ben 21 anni alle vicende sportive della squadra locale. E proprio questa sua passione per il Riposto Calcio l’ha testimoniata fino agli ultimi minuti della sua vita, fin quando è stato a colloquio con i suoi ragazzi, dopo l’allenamento di martedì, per annunciare la sua voglia di abbandonare la società.

Giunto poco dopo nel bar del fratello, in corso Italia si è accasciato.La passione di Averna «scoppiò» dopo un torneo estivo in cui nacque l’idea di rifondare la società di

calcio Peonia che nel 1973 non si era iscritta per motivi economici.E così, con il campionato di Terza categoria del ‘74-75, inizia l’avventura del cap. Averna e delle sue

squadre nel campo «Corvaia». Nel 1986-87 un duello infuocato si conclude 50 a 49 a favore del Bronte in Prima categoria, ma la formazione di Averna è imbattuta. Dopo due anni, sempre con 49 punti, conquista la Promozione.

Sono gli anni in cui Luigi Averna «lancia» come allenatori uomini quali Mario Marino, José Sorbello e Saro Foti e giocatori di classe. Luigi Averna, comunque, aveva abbinato la sua passione sportiva ad una continua testimonianza politica, iniziata nel Psi, e che lo aveva portato nel 1990 ad essere eletto consigliere per il Pds, ricoprendo anche la carica di assessore alla Cultura.

Legate anche al nome di Averna vi sono tutte le edizioni del Premio Nazionale Artemare, che aveva presentato con tratto signorile, battute sagaci e con piglio professionale.

Sarebbe giusto che ad Averna venisse intitolato il campo di Torre Archirafi».

Riportiamo uno scritto commemorativo pubblicato dal quotidiano “La Sicilia” il 16 dicembre 1994 a firma del giornalista Luciano Cozzubbo

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 110 Provincia Regionale di Catania

Circolo Ufficiali Marina Mercantile

Riposto

Il Circolo Ufficiali della Marina Mercantile, nel 1989, ha voluto

conferirgli il titolo di Socio Onorario annoverandolo tra i cittadini illustri

di Riposto.

Nella sua lunga attività di politico e di medico, svolta sempre con deciso

impegno, è stato costantemente un punto di riferrimento forte e valido

per i suoi concittadini.

Riposto, 20 giugno 1996

Per l’On.le dott. Nino Caragliano

Il 21 giugno 1996 il Presidente del Consiglio comunale di Riposto, attuale sindaco del Comune, ha commemorato l’on. Nino Caragliano tracciando di lui il seguente profilo:

«Signori consiglieri, ieri, con grande concorso di popolo, Riposto ha dato l’estremo saluto all’on. Nino Caragliano prematuramente scomparso.

Tocca a me, oggi, nella veste di presidente del Consiglio, ricordare l’uomo politico che nell’arco di oltre un trentennio ha fatto parte più volte di quest’organo, contribuendo alla formazione della sua volontà sia come componente della maggioranza consiliare, sia come esponente dell’opposizione democristiana.

Singolare compito il mio, dal momento che con Nino Caragliano in quarant’anni di lotte politiche mi sono il più delle volte scontrato in un intenso dibattito politico che ci ha visti sempre in schieramenti contrapposti.

Ho conosciuto Nino Caragliano negli anni cinquanta; Egli, più anziano di me di cinque anni, era allora un esponente di primo piano del mondo cattolico ed in particolare della F.U.C.I., alle cui riunioni spesso, pur su posizioni diverse, prendevo parte anche per ascoltare i dotti interventi di padre Ignazio Cannavò, oggi arcivescovo di Messina ed allora assistente della F.U.C.I. e docente di religione nella Sezione staccata di Giarre del Liceo classico di Acireale.

Nel 1960, Nino Caragliano è stato per la prima volta eletto consigliere comunale; Egli è stato successivamente sempre rieletto tutte le volte in cui è stato candidato nelle consultazione elettorali aimnimstrative.

In questo Consiglio, Nino Caragliano, ha avversato ed è stato avversato nel corso di memorabili sedute, che si concludevano spesso all’alba del giorno successivo a quello in cui avevano avuto inizio.

Nel dicembre 1964, Nino Caragliano è stato eletto sindaco della città ed in tale qualità, in anni non facili per la finanza locale, ha avviato a soluzione non pochi problemi, impostando un programma di lungo periodo.

Nella sua attività di consigliere e di sindaco è stato sempre guidato dal convincimento profondo - in Lui mai venuto meno - che l’avvenire di Riposto fosse legato alle potenzialità di sviluppo turistico delle sue risorse naturali, in un contesto nel quale sono presenti il mare e la montagna, indissolubile binomioche caratterizza la zona ionico-etnea.

A questo Suo convincimento, largamente condiviso, si sono collegate tutte le iniziative ed i dibattiti

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Per ricordare

Pagina 111Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Era nato a Furnari (Messina) il 15 giugno 1932.Dottore in medicina e chirurgia. Specialista in ostetricia e ginecologia. Primario di ostetricia e

ginecologia dell’Ospedale generale provinciale Garibaldi di Catania. Da giovane è stato dirigente della Gioventù italiana di azione cattolica (GIAC) e della Federazione

universitaria cattolica italiana (FUCI).È stato dirigente dell’Intesa universitaria di Catania e del movimento giovanile della Democrazia

Cristiana.Dalla laurea ha militato nell’Associazione medici cattolici.Ha ricoperto numerose cariche politiche e amministrative: è stato Sindaco di Riposto, Consigliere

dell’Ospedale di Giarre, Presidente dell’Istituto tecnico nautico di Riposto, Consigliere e capogruppo presso l’Amministrazione provinciale di Catania.

È stato dirigente provinciale dell’ufficio sanità e degli enti locali, vice Segretario e Segretario provinciale della DC dal febbraio 1971 al gennaio 1975. Componente del Comitato regionale DC dal giugno 1975 fino al marzo 1981. Presidente dell’Ente ospedaliero generale regionale Vittorio Emanuele II di Catania. Segretario provinciale della C.I.M.O. ( Confederazione italiana medici ospedalieri).

Nel 1981 è stato eletto deputato regionale nella lista della DC, collegio di Catania, con 48.912 voti di preferenza su 204.647 di lista (23,90%). È stato rieletto nel 1986. Ha ricoperto gli incarichi di Componente della VII Commissione legislativa permanente dell’Assemblea regionale siciliana, di vice Presidente della Commissione per la verifica dei poteri, di Presidente della Commissione speciale sul sistema creditizio siciliano.

Il suo curriculum

sul tema mare-montagna, del quale è stato infaticabile organizzatore.Eletto nel 1981 deputato regionale, Nino Caragliano ha svolto un’intensa attività per questa nostra

città non mancando di contribuire, anche se allora consigliere di opposizione, alla soluzione dei problemi cittadini con particolare riguardo a quello del completamento del porto.

Per Nino Caragliano la politica, com’Egli amava ripetere, era adempimento di un dovere civico, era attività di servizio alla comunità, che non escludeva, né marginalizzava la professione, ma che a questa doveva accompagnarsi, sicché Egli ha sempre svolto l’attività di medico, che costituiva l’altra faccia, non meno importante della prima, della sua attività complessiva.

Noi Lo ricorderemo per la passione che ha sempre caratterizzato ogni Sua iniziativa e per l’impegno che ha profuso nella soluzione dei problemi della città. Lo ricorderemo come animatore del dibattito politico cittadino che Lo ha visto sempre tra i protagonisti della vita politica locale.

Quando scompare un uomo con la cui vita si è sempre intrecciata, anche nel contrasto più acceso, quella degli altri, viene meno qualcosa in coloro che restano. È come se andasse via una parte di noi stessi».

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 112 Provincia Regionale di Catania

Circolo Ufficiali Marina Mercantile

Riposto

RIPOSTO PERDE UNO DEI SUOI FIGLI MIGLIORI

è stato, per il suo alto contributo di saggista, tra i più qualificati studiosi

di letteratura italiana.

Oltre che per i meriti professionali, il Circolo intende ricordarlo per

la grande disponibilità umana, la sensibilità d’animo, l’agire sempre con

serietà e naturale modestia; dote, quest’ultima, non comune ai grandi.

Riposto, 8 Febbraio 1995

Rosario Contarino

Abbiamo preferito ricordare l’amico Rosario Contarino con una lettera aperta scritta dai suoi studenti calabresi.

Caro professore,era nostro intento, dichiararle un sincero tributo di stima, affetto, ringraziamento, alla conclusione

dei nostri studi universitari, quando ogni interesse personale, sarebbe stato definitivamente scartato e la motivazione delle parole, sarebbe stata intesa nel suo significato più genuino e trasparente.

Purtroppo, questo non si è potuto realizzare, perché la normale comunicazione, tra lei e noi; ha subito uno strappo improvviso.

Lei è andato avanti, un po’ più in là, a saggiare un territorio che per noi è ancora soltanto meta scrutata e studiata a distanza.

Ma forse così, in questa situazione sorprendente, che ci ripropone nella pregnanza di questo momento, la continuità del suo impegno didattico, apprezzerà meglio il nostro messaggio, perché mai sentimenti, emozioni, palpiti potrebbero esprimersi in maniera così intensa, come nello “spirito” nel “legame me-tafisico” che ora si unisce.

I ricordi ci accompagnano.Come non ricordare che lei arrivava sempre in anticipo sull’orario d’inizio delle lezioni; a volte ci

aspettava fuori dall’aula, a volte entrava, si sedeva e, sempre con quel suo sorriso sereno, rispondeva alle domande che immancabilmente, qualcuno di noi, le rivolgeva.

Una volta in aula, era capace di parlare per tre ore consecutive, senza che tutto ciò, comportasse un peso visibile per lei. Anzi, sembrava a noi, che sbigottiti non riuscivamo a starle dietro con i nostri appunti, che alla fine delle lezioni, veramente lei raggiungesse una dimensione spirituale che era intrinsecamente sua, una sorta di “trasfigurazione personale”.

Innumerevoli sono le parole che abbiamo imparato, così come le varie costruzioni delle frasi che di volta in volta lei adoperava per esprimere i differenti concetti.

Lezioni fluviali, torrenziali, assolutamente uniche.L’abbiamo seguita dappertutto: alle relazioni all’Accademia Cosentina, alla recensione di un libro

nei saloni dell’Assindustria, alla conferenza tenuta al liceo Classico Telesio, alle iniziative patrocinate dall’Università.

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Per ricordare

Pagina 113Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Infine, l’ultimo giorno in cui tenne lezione, quando le offrimmo un tributo che ritenevamo doveroso e commosso, ci disse ciò che noi intimamente volevamo sentirci dire: cioè, che il calore, l’attaccamento e lo slancio gratuito che sentiva da parte nostra erano uno stimolo e una carica incancellabili.

Ma veda, professore, tutto ciò che è stato, non avrebbe avuto molto valore, se in più, non vi fosse stata quella sua umanità, quella disponibilità ad ascoltare tutti che, istintivamente, ci faceva sentire uniti a lei.

Ma non è stato, il nostro, un rapporto fideistico, un cieco e acritico vincolo.È stato un “incontro tra coscienze libere”, uno scambio fecondo tra una moralità cristallina e delle

menti in divenire anelanti al “sapere”.Ci consenta, professore, di dichiararle che lei per noi è stato il vero “sapiente”, il vero “dotto”, un faro

etico a cui guardare con rispetto e ammirazione. Lei è stato un uomo completo, realizzato, e la sua immensa modestia, accompagnata ad una cultura inesauribile, rimarranno un esempio per le nostre coscienze.

Diciamo grazie alla vita per averci donato quest’incontro, in un perenne rinnovellamento di inizio e fine, principio e termine.

Noi non la dimenticheremo.Addio Maestro.

Gli studenti calabresi

Il prof. Rosario Contarino con il suo maestro prof. Carlo Muscetta

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 114 Provincia Regionale di Catania

R o s a r i o Contarino ha collaborato a l l ’ i n i z i o d e l l a s u a a t t iv i tà d i ricerca alla Letteratura I t a l i a n a - S tor ia e

Testi (Roma-Bari, Laterza), diretta dal prof. Carlo Muscetta, con il quale aveva discusso in precedenza la sua tesi di laurea. I suoi contributi (Giosuè Carducci e Nazionalismo e fascismo), in accordo con il disegno generale dell’opera, sono improntati ad interessi di tipo storicistico e risultano particolarmente attenti alla ricostruzione del nesso tra ideologia e pratica letteraria.

Contigui e in un certo senso dipendenti da questi lavori sono alcuni saggi successivi dedicati ad Oriani e Corradini, orientati verso lo studio del rapporto tra disegno politico e operazione letteraria.

L’apporto di questo tipo di indagine è rappre-sentato dal volume il primo ‘Marzocco’ (Bologna, Pàtron 1982), in cui vengono ricostruite le vicende iniziali di questa rivista attraverso il profilo dei suoi maggiori protagonisti (Conti, Pascoli, Corradini, Norasso, Segantini, etc.) e l’esame dei loro relativi indirizzi estetici. Si tratta di un ampio studio, che ha consentito una sistematica esplorazione del coagulo di programmi e tensioni di segno contrastante, che la rivista lasciò maturare nel suo apparentemente compatto sforzo di superamento della cultura positivista.

Nello stesso torno dì tempo Contarino si è dedicato allo studio di Carducci critico, rivolgendo la sua attenzione, in una prima fase di indagine, al momento in cui viene formulato il giudizio sull’opera leopardiana, all’interno del più ampio discorso sulla lirica dell’Ottocento; in tempi più recenti, invece, egli si è occupato del valore della prospettiva storiografica del Carducci e del suo tentativo di costruire un disegno del processo letterario nazionale sulla base di un impianto

concettuale e dottrinario.Successivamente Contarino ha collaborato alla

Letteratura Italiana, diretta da Alberto Asor Rosa per l’editore Einaudi, con due contributi apparsi nel terzo volume della Storia e Geografia, dedicati a Napo1i e al Mezzogiorno e la Sicilia dopo l’Unità. In questi due lavori la trattazione dei diversi momenti della produzione letteraria cerca di rintracciare la presenza di certe dominanti tematiche e di indicarne la persistenza e le modificazioni all’interno del processo storico.

Successivamente Contarino ha raccolto in volume (L’umorismo e il comico e altri studi di letteratura siciliana, Marra, Cosenza) numerosi saggi in precedenza composti, dedicati ad autori siciliani (Meli, Verga, Borgese, Cattafi, Calì, etc.), a cui sono stati aggiunti degli studi, per l’occasione realizzati, sul momento teorico-critico di Pirandello e Brancati. L’interesse dello studioso si è rivolto soprattutto verso l’indagine dei caratteri del riso e sulle profonde differenze degli enunciati dei due autori. Questo lavoro ha consentito non solo di individuare il significato teorico delle categorie generali, ma anche di verificare l’efficacia delle due diverse concezioni sul piano valutativo e storiografico.

Un altro momento dell’impegno critico di Rosario Contarino riguarda lo studio dell’opera di Leon Battista Alberti, di cui egli ha curato l’edizione di alcuni testi latini (Apologhi ed Elogi, Costa & Nolan, Genova 1984), corredata di traduzione e note. Più tardi egli ha approfondito questo interesse di ricerca nel volume intitolato Leon Battista Alberti moralista (Sciascia, Calta-nissetta-Roma, 1991), in cui viene vagliata la concezione del letterario elaborata dall’umanista, e valutato l’influsso di una pratica di scrittura, volta al peregrino, sulla trattazione di temi di natura etico-speculativa.

Oltre ad altri interventi minori su autori come Baretti, Tempio, Deledda, ed oltre ad un lavoro, destinato ad ulteriori sviluppi, sulla lirica siciliana dal manierismo al barocco, Contarino ha compilato numerosi “voci” del Dizionario Biografico degli Italiani (in particolare di autori meridionali dei

Curriculum dell’attività scientifica del prof. Rosario Contarino

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Per ricordare

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Gravoso compito è quello di pretendere di argomentare del personaggio Vincenzo Di Maria che tanto ha offerto alla cultura senza risparmio alcuno in termini di valori e di sapere.

Uomo dal profilo di grande spessore che è riuscito a conferire ai ripostesi ed ai siciliani tutti una dignità d’essere, consegnandoli alla storia.

Le sue narrazioni ed il poetare hanno penetrato le barriere dell’ottusità aprendo nuovi sentieri di pensiero.

Coloro che come me lo stimavano ben sapevano della sua innata riluttanza ad ogni forma di sfarzoso compiacimento e ci piace pertanto ricordarlo con i fatti, anche se in maniera molto succinta e strettamente bio – bibliografica, annotando soltanto la parte più significativa della sua intensa attività.

SCHEDA BIO-BIBLIOGRAFICAVincenzo Di Maria è nato a Riposto il 15 giugno 1926.Nei 1944, con lo pseudonimo di Mario Vindicea, esordisce come narratore nella rivista palermitana La

novella settimanale diretta da Pier Luigi Ingrassia. Nel 1950 pubblica per le Edizioni Camene di Catania La terra ha sete, nel 1951 Diana e Scordarsi d’esistere.

Nello stesso anno fonda con Antonio Corsaro la rivista letteraria Cammino e nel 1952 con Virgilio Galassi Tutta Sicilia, la prima rivista illustrata isolana del dopoguerra. Nel 1953 Inizia la collaborazione alla terza pagina del quotidiano L’Ora di Palermo e a quella del quotidiano Ultimissime di Catania. Nello stesso anno fa parte della Commissione del Premio Italia in rappresentanza della critica radiofonica del meridione. Nel 1959 fonda la «Edigraf», un complesso tipografico a carattere esclusivamente editoriale, che in quasi trent’anni di attività ha fortemente contribuito a potenziare le lettere e le arti nella Sicilia Orientale. Collabora Intanto a L’Agitazione del Sud, Volontà, Azione Socialista, Umanità Nova. Nel 1963 realizza con Giuseppe Fava Sud settimanale tipo rotocalco. Nel 1969 redige con Santo Calì un cospicuo Almanacco Siciliano e intraprende a curare l’opera omnia di Domenico Tempio, di cui vengono alla luce nel 1971 i due volumi Il vero piacere e L’altro piacere per i tipi di Giuseppe Di Maria Editore.

Nello stesso anno pubblica con Nicolò Giannotta Editore La nuova poesia siciliana, Sotto le mura di Parigi, Poesie erotiche di Domenico Tempio.

Successivamente con l’Editore Giuseppe Di Maria pubblica Verismo, il Teatro di Pirandello, Rinaldo Furioso, Follia D’Orlando, Amor di Bradamente…, con Ermanno Scuderi Documenti Sicilia e con Santo Calì i due volumi antologici Antigruppo 72, mentre firma saggi su Le ragioni critiche e Sicilia Tempo. Per i tipi dell’Editore Tringale dà alle stampe I poeti burleschi dal 1500 al 1650, Le bestie gli uomini le favole, 1789: Il vino e le donne, Proverbi popolari siciliani, Poesie inedite di Domenico Tempio, I paladini di Francia ed una nuova edizione emendata e annotata della Centona di Martoglio.

Esercita intanto la critica d’arte e collabora alla terza pagina dei quotidiani La Sicilia e il Diario, ed al periodico del Teatro Stabile di Catania diretto da Mario Giusti. Per la Terza Rete TV scrive una

Omaggio aVincenzo Di Maria

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 116 Provincia Regionale di Catania

Enzo Rossitto

Millenni a far da specchio al firmamento,

a te da scena la montagna e il bosco,

alcova posti d’inebrianti aromi, o Jonio.

Millenni di solari solitudini ad ascoltare

sulle ghiaiose spiagge il rotolar dell’onda

dove or l’alga imputridita a morte ti conduce.

Vincenzo Di Maria

Serie di testi per la rappresentazione di spettacoli realizzati con i «pupi» dei fratelli Napoli e la regia di Ugo Saitta. Nel 1975 gestisce il Premio Brancati - Zafferana e collateralmente al premio organizza un convegno-dibattito sul rapporto cultura-territorio, di fondamentale importanza per gli sviluppi successivi di una problematica che attende ancora una valida risposta. Nel 1977, per la sua riconosciuta competenza di studioso di epica cavalleresca, l’Assessorato Regionale della P.I. gli affida l’organizzazione presso Il Teatro Stabile di Catania di un «Convegno Internazionale», su Tradizione e prospettive del teatro dei pupi, cui fa seguito a Trecastagni un altro Convegno e un torneo fra le compagnie di «pupari» operanti in Italia. Dal 1974 al 1983 è stato cosegretario nazionale del Sindacato Scrittori.

La sua ultima, veramente immane, fatica è stata la pubblicazione nel 1985 per i tipi di Giuseppe Di Maria di due monumentali volumi dal titolo Rivoluzioni di Catania, dove emergono le sue molteplici doti di filologo, traduttore, dialettologo e storico di un Settecento/ottocento siciliano sotto molti aspetti inedito, specialmente per quanto concerne la nascita del partito democratico, le prime elezioni e le esperienze parlamentari del 1813-1815, i cui segreti erano rimasti pressoché ignorati dagli specialisti della materia. Per l’editore Tringale di Catania sono usciti nel 1989 i primi due volumi di La Sicilia e la storia ed il primo volume della Catania illustrata di Vito Amico, opera fondamentale per la ricerca storica concernente Catania, di cui si attendeva da oltre un secolo una comprensibile esplicitazione, soprattutto perché resta l’unica fonte documentata degli atti senatoriali di quella città, essendone stati distrutti gli originali durante l’ultima guerra. Il secondo volume di essa ha visto la luce nel 1990, anno in cui è stato anche pubblicato Il romanzo Storia di un Cristo trace. Dal 1990 al 1992 ha collaborato assiduamente al Giornale di Sicilia. Nel 1993 e 1994 sono usciti il terzo, il quarto, il quinto ed il sesto volume di La Sicilia e la storia. Il settimo volume è attualmente in fase di stampa. Tra le ultime fatiche i volumi, per la LIS di Palermo, Proverbi siciliani messi in rima dal 1600 al 1900, con un recente saggio aggiuntivo sull’opera di Serafino Amabile Guastella, e Catania: uomini e cose.

È morto il 6 aprile 1996 a San Giovanni La Punta.In seguito all’abbandono delle attività tipografiche, con la cessione dello stabilimento tipografico, ed

il comparire della malattia che ne ha condizionato gli ultimi anni, Di Maria si era un po’ appartato, pur continuando la sua attività.

Nella succinta ricostruzione fin qui effettuata, la figura di Vincenzo Di Maria rimane, pur nondimeno, una delle più interessanti e proficue per la storia del movimento culturale siciliano.

Sicuramente altri, meglio di me, potranno scrivere di quest’uomo; per quanto ci riguarda, faremo il possibile perché Vincenzo Di Maria venga ricordato e perché il suo grande contributo alla cultura non accademica non vada disperso.

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Per ricordare

Pagina 117Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Non è facile “raccontare” Saverio: non lo è perché significa avventurarsi in un’esistenza, la sua, dagli ampi confini, spesso indistinguibili; non lo è perché significa ripercorrere una strada talmente imprevedibile e piena di curve, cunette, incroci, salite, dossi, da sembrare tracciata da un misterioso quanto bizzarro ingegnere-regista che si sia divertito a disseminarla di ostacoli. Perciò non sarà una scorrevole ma, nella sua lineare banalità, anonima autostrada a condurmi attraverso gli spazi della memoria per cercare di cogliere il senso più originale, singolare e vero del suo vissuto. Tuttavia, malgrado queste premesse, sono certo che l’affetto schiarirà qualche lato oscuro e spianerà qualche dosso, farà salire la nebbia per celare le trincee contrapposte dalle quali spesso ci siamo lanciati l’un l’altro le proprie convinzioni stilistiche e combattuto la nostra personale battaglia culturale. E già il tentativo di tracciare la sua biografia mi è tanto gratificante quanto può esserlo solamente un gesto d’amore verso colui il quale, oltre che fratello maggiore, è stato un importante punto di riferimento per la mia crescita culturale e morale.

Saverio Pipino, dunque. Uomo mediterraneo, solare, lavico, esplosivo, - ma anche tenace fino alla testardaggine, idealista fino

all’utopia, generoso fino all’autolesionismo - era nato il trentuno marzo del millenovecentoventisette a Riposto, in quell’antica casa rossa che un tempo era lambita dalle onde del mare, ma che la costruzione del molo ha via via interrato fino al punto che ora il balconcino s’affaccia sulla piazzetta di Largo Bagni. Il nonno Saverio, fabbricante di botti, veniva da una famiglia di origini piemontesi trasferitasi in Calabria dopo l’unità d’Italia. Suo figlio Carmelo, il penultimo di una numerosa schiera, durante una breve escursione a Riposto si era innamorato a prima vista di Angelina la figlia maggiore di Francesco e Francesca Rodolico. Fu un amore folgorante il loro, con rapimento, fuga e inevitabile, conseguente “riparazione”: matrimonio all’antica secondo le migliori tradizioni e usanze siciliane. (sull’argomento Saverio ha scritto, forse, le sue migliori pagine, poche delle quali, tuttavia, pubblicate).

Gli anni dell’infanzia che Saverio trascorre a Riposto lasceranno segni indelebili nella sua memoria e, soprattutto, nel suo carattere. Sono questi gli anni vissuti sul mare, tra gli agrumeti ai piedi dell’Etna, tra il profumo della zagara frammisto all’acre odore di salsedine che gli penetra le narici, e... l’anima. Sono gli anni della scoperta degli affetti “...Sento con l’avanzare degli anni, l’anima mia volare come rondine ai giorni felici, quando da fanciullo correvo nelle braccia di mia madre...”, gli anni di nonna Francesca, di zia Tina, di zio Alessandro; sono gli anni del padre arruolato in marina e sempre lontano, in Cina, in Giappone, in America. Ma sono anche anni difficili per una famiglia economicamente decaduta che solo l’aiuto del fratello, con conseguente cessione dei diritti sull’eredità, fa superare. Saverio ha appena il tempo di frequentare i primi anni dell’Istituto Nautico che al padre viene proposto un importante lavoro a Modena presso una fabbrica di botti. Per qualche tempo la famiglia rimane a Riposto ma nel ’39 si trasferisce al completo nella città emiliana (nel frattempo erano nati Francesco, Grazia, Maria). Qui comincia per Saverio e la sua famiglia, nonostante un discreto benessere economico, un periodo di non facile “ambientamento” al Nord, reso ancor più problematico dallo scoppio della guerra.

Poi la nascita di Sandro, i nuovi amici, l’amore per la letteratura classica greca e latina e per Dante, Petrarca, Leopardi, la grande passione per la filosofia che gli fa eleggere a propri maestri Platone, Aristotele, Agostino, Tommaso. Su queste onde letterarie comincia a scrivere un romanzo autobiografico in cui cerca di dare forma ai grandi temi filosofici: dal senso della vita all’esistenza di Dio. A questo romanzo, a tutt’oggi inedito, dedicherà per lunghi anni ogni ora libera e lo terminerà pochi anni prima della morte

Saverio Pipino

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titolandolo: “Le acque del Lago in tempesta”. Riprende gli studi e di nuovo li interrompe per impegnarsi nella fabbrica di botti del padre dove apprende i segreti di un artigianato antico. Ma la fabbrica subisce gravi danni dai bombardamenti aerei causando nuove e gravi difficoltà economiche alla famiglia. Il ’43 è anno drammatico per l’Italia e Saverio lo vive con tutte le contraddizioni del sedicenne disorientato a cui sono venute a mancare d’improvviso tutte le certezze che lo avevano sostenuto. Assieme ad altre decine di giovani e meno giovani, è vittima di un rastrellamento tedesco e condotto verso i centri di raccolta per essere inviato in Germania ma riesce a fuggire evitando le pallottole dei mitra. È questo un episodio del quale non vorrà mai parlare. La fine della guerra viene festeggiata in famiglia con la nascita di Antonio, il sesto figlio. Il nuovo clima politico coinvolge anche Saverio che, a Modena, è tra i primi firmatari del Partito Liberale Italiano. La fabbrica di viale Moreali riprende la produzione delle botti e la famiglia pare aver lasciato alle spalle i momenti bui ma altre nubi oscurano l’orizzonte. Il fallimento del padre determina una situazione economica drammatica. Nel tentativo di risollevarsi si trasferisce a Senigallia dove riapre, con l’aiuto di Saverio, una piccola fabbrica di botti e dove, dopo qualche mese, riunisce la famiglia. Ma dura solamente due anni la quiete economica: un nuovo tracollo riporta a Modena la famiglia. Saverio e Francesco vengono assunti alle Fonderie Valdevit, il padre alle Vinacce. Ha termine in questo modo il sogno di un piccolo “industriale” venuto dal Sud.

Gli anni cinquanta sono anni di relativa stabilità. La famiglia è riunita nel nuovo appartamento di Via Fabriani. La madre lavora confezionando a domicilio abiti per gli anziani del ricovero, Saverio è assunto dalla Forestale, Francesco continuerà alle fonderie Valdevit fino a quando, nel ’56, emigrerà in Francia. Grazia e Maria aiutano in casa, mentre Sandro e Antonio frequentano le scuole. Il padre, rincorrendo improbabili rinascite, si interessa di mediazioni e assicurazioni senza grandi successi.

Saverio continua il suo attivismo politico in seno al Partito Liberale e, per una città come Modena dove il Partito Comunista detiene la maggioranza assoluta, è una posizione quanto meno coraggiosa. Durante la campagna elettorale per le Elezioni Politiche del ’53, tiene numerosi comizi rischiando più volte lo scontro fisico con gli avversari politici irritati dalla sua irruenza oratoria. Continua a lavorare sul suo “romanzo”. Costretto all’immobilità per una frattura alla gamba che si era procurata sciando, acquista una scatola di colori ad olio e si dedica per qualche tempo alla pittura dipingendo scenette, anch’esse di carattere autobiografico (divertente una montagna innevata con una coppia di sciatori innamorati) e mazzi di rose. Questo “hobby” all’apparenza del tutto casuale e temporaneo risulterà determinante per le scelte future di Sandro.

Sposa Jolanda Maddalena Terzi (Iole) che gli sarà accanto per tutta la vita e che gli darà due figlie, Fiorella e Angela, oltre al piccolo Francesco Saverio che non vedrà la luce del sole ma che egli ha voluto riposasse tra i fiori del Cimitero di San Cataldo. Una tragedia che ha fortemente segnato il cuore di Saverio, ma dalla quale, tuttavia, egli ha saputo cogliere, accettandola come il disegno di una imperscrutabile volontà divina, la misura della propria anima.

Al fine di ottenere un titolo di studio, frequenta i corsi serali dell’Istituto Tecnico per Geometri dedicandosi contemporaneamente alla progettazione presso uno studio di ingegneria edile. Nell’Appennino modenese progetta e segue i lavori di costruzione di strade e case rurali; a Modena progetta ville e palazzine. Si dimette dalla Forestale per dedicarsi completamente a questa nuova attività che, sicuramente, soddisfa maggiormente il suo temperamento creativo ma che gli assorbe ogni energia; ciò lo obbliga ad abbandonare i corsi serali ad un passo dal diploma di geometra costringendolo a far apporre ai suoi progetti la firma di un titolato. È una situazione che nel tempo si rivelerà insostenibile per l’orgoglio di Saverio. A metà degli anni sessanta termina la sua attività di progettista edile facendosi assumere da una fabbrica di porte basculanti di Vergato, un paese dell’Appennino bolognese. È un periodo stranamente importante per lo scrittore Saverio. Le ore di viaggio in treno da Modena a Vergato gli consentono di dedicarsi alla lettura e, soprattutto, alla scrittura. Lo scorrere veloce del paesaggio è uno stimolo troppo irresistibile per la memoria e Saverio ricomincia a scrivere. Dapprima brevi versi, sensazioni portate dall’emozione, poi inevitabili riflessioni sulla complessità dell’esistenza umana e la fatica della quotidianità. E ancora, sulla tangibile presenza del divino che si manifesta in ogni creatura come “...un alito di vento, dolce brezza/ è il soffio fecondo d’Oriente...”. Comincia a emergere, trasformandosi in parola scritta, la profonda spiritualità di Saverio e la sua fede in Dio. Nel 1966 muore il padre. Un’esperienza forte per ogni figlio; per Saverio è un’ulteriore spinta per le sue riflessioni sul mistero della Morte: “...L’Estate muore per te,/ non tu per essa;/

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il mondo muore per te,/ non tu per noi;/ perché vivrai tu ora / la vera Vita Eterna,/ a noi negata ancora...” scrive in una lirica dedicata al padre. La sua idea della filosofia come ricerca di chiarificazione del pensiero lo spingono, dunque, a cogliere nella trasposizione metafisica della realtà, il senso dell’esistenza e della morale cristiana.

Gli anni che seguono sono soltanto all’apparenza privi di avvenimenti significativi. I quotidiani viaggi in treno diventano occasione insostituibile per “raccontare” il suo mondo e cercare le risposte alle tante domande che la sua mente insaziabile si pone. Scrive i primi racconti sulla sua Sicilia: “Il Carrettiere”, “Il piccolo lustrascarpe”, “Agata: la bisnonna materna”, “Un matrimonio impossibile” che l’Editrice APE di Terni pubblicherà successivamente in un unico libro nel 1983. Sono scritti in cui il poeta e il narratore si alternano, o meglio si integrano, in una rievocazione di vicende legate alla sua esperienza siciliana ma sono anche un pretesto per caustiche osservazioni sulle contraddizioni della società e sulle debolezze dell’uomo. Il tentativo di rilevare l’azienda in crisi di Vergato, nella quale lavorava, non riesce. È costretto a cercare un lavoro e, grazie all’antica amicizia con Giorgio Fini, lo trova presso l’omonimo hotel modenese dove rimarrà alcuni mesi. Riprende l’attività artigianale producendo porte in ferro in un piccolo ma efficiente laboratorio. Alla fine degli anni settanta, quindi ai primordi della televisione privata, viene invitato da una locale emittente a leggere alcune sue poesie tratte dal volume “Momenti”, pubblicato da Artioli Editore di Modena, nella cui introduzione egli stesso scrive: “Ho scritto queste poesie in tanti anni e in certi particolari momenti della mia vita. A tutti coloro che si accingono a leggere queste pagine io rivolgo una calda raccomandazione: poiché avete l’animo sensibile dal momento che accettate questa lettura, cercate nella vita di avvicinarvi ai vostri simili con animo pieno d’amore e di generosità verso coloro che hanno bisogno. L’Invisibile che ci sovrasta ne terrà conto e la vita, pur nelle avversità, vi sembrerà più bella ed armoniosa”. Legge, dunque, per la prima volta al pubblico le sue poesie e lo fa con la sua personalissima irruenza. Ottiene un grande successo e gli viene proposto di tenere una trasmissione settimanale. Comincia per Saverio l’avventura di “uomo pubblico”. I suoi incontri con i telespettatori diventano ben presto incontri quotidiani in diretta. Parla non solo di letteratura, ma anche di attualità, politica, società, turismo, cinema, teatro. Legge e commenta i quotidiani instaurando con i telespettatori un filo diretto estremamente aperto e spontaneo. Qui Saverio da tutto di sé. Sa di avere finalmente lo spazio per manifestare il proprio pensiero e non perde un pollice di schermo: lo occupa con tutta la sua esuberanza. La sua...esplosione lavica va a colpire spesso i bersagli grossi di una società sempre più lontana dai suoi ideali libertari. È coinvolto, e si fa coinvolgere, nella discussione su questioni politiche, sociali e morali. Comincia ad essere considerato uomo scomodo, a volte ingombrante, per la sua intransigenza morale e le sue reazioni di uomo deluso dalla visione di una realtà svuotata di spiritualità. Diventa, inevitabilmente, direttore prima e proprietario poi della stessa emittente televisiva che lo aveva invitato a leggere le sue poesie. Arrigo Levi, Guglielmo Zucconi, Angelo Silvio Ori, componenti della giuria del Premio Giornalistico Biennale di Sestola, gli assegnano il primo premio per aver realizzato il miglior servizio televisivo (tra gli altri concorrenti c’è, con tutta l’attrezzatura disponibile, RAI 3). Un settimanale a tiratura nazionale gli dedica un servizio di quattro pagine intitolandolo: “Anche Modena ha il suo Hajatollah”.

Ma l’imprevedibilità è nelle curve improvvise, le cunette, gli incroci, le salite, i dossi che, come abbiamo visto, costellano l’esistenza di Saverio. La mancanza di sponsors (difficoltà a sbilanciarsi con un personaggio così impegnativo?) costringe Saverio ad accettare condizioni che si riveleranno fatali. E messo in minoranza dai nuovi soci e deve abbandonare il suo “campo di battaglia”. Tenta con un’altra emittente minore ma la delusione patita è troppo grande e il suo pubblico ormai irraggiungibile. Ma “così è stato perché così doveva essere il disegno divino già tracciato sulle pagine della nostra esistenza”.

Siamo ormai agli anni ottanta, gli anni della “Biblioteca Carnevali”, rilevata all’amico Euro, discreto poeta dialettale, che l’aveva aperta nel lontano 1934 e che per raggiunti limiti d’età l’aveva volentieri ceduta ad un amico-collega. Sono gli anni della definitiva dedizione di Saverio alla letteratura; definitiva e totale (a parte qualche ora dedicata agli amati “scacchi”: un modo di misurare l’intelligenza, sua e dell’avversario, diceva). Sicuramente gli anni più fecondi. Frequenta, sempre accompagnato dalla moglie Jole, gli ambienti letterari in Umbria, Toscana, Lazio dove colleziona premi letterari, conferimenti e riconoscimenti per la sua attività. Pur non avendo mai cercato l’approvazione di altri - è noto quanto egli ostentasse se stesso e le certezze del suo pensiero, rasentando i confini della supponenza - questi riconoscimenti pubblici diventano

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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un ulteriore stimolo alla produzione letteraria. La Casa Editrice APE di Terni pubblica il già citato “Il carrettiere” e “Vicino alle Stelle”; una raccolta, quest’ultima, di odi scritte in terzine dantesche che, come afferma Agostino Pensa nella prefazione “...sono canti alla storia ed al paesaggio soprattutto dell’Umbria e della Tuscia legate a San Francesco e a quello della sua ‘Modena, Madre mia seconda’...”

Compone, in uno stile personalissimo (terzine dantesche, martellanti e trainanti), satire pungenti sulle vicende politiche contemporanee e pubbliche, presso l’Editore Mucchi di Modena, “Quando le Pleiadi tramontano” un piccolo poema dal sapore amaro, e nel contempo ironico, di satira politica. Continua freneticamente a battere i tasti della sua vecchia “lettera 22”, a volte senza neppure rileggere il testo. Tuttavia, dietro quella profusione di parole, sempre più simili ad un’eruzione della sua Etna, si legge l’intento di cercare l’armonia (la rima) nel caos della vita. Questo suo procedere, se da un lato gli consente una notevole “produzione”, dall’altro non gli dà il tempo per curare esteticamente i suoi testi. Soltanto negli ultimi mesi della sua vita, costretto all’immobilità, provvederà a rileggere, correggere, limare i suoi tanti “manoscritti”. Collabora occasionalmente con la “Gazzetta di Modena” pubblicando lettere aperte ed editoriali che mai passano inosservate diventando spesso argomento di dibattito cittadino. Sul “Bollettario”, periodico di scrittura e critica letteraria diretto dal poeta d’avanguardia Edoardo Sanguineti, compare nel numero 24/27 un lungo brano tratto da “La strana avventura nella fattoria di zia Italia: avventura in fattoria” una metaforica rappresentazione di quel decadente mondo della politica italiana che da sempre aveva combattuto con le armi della parola.

Ma è un’altra la lotta che lo impegnerà, fino al limite della resistenza fisica, negli ultimi quattro anni della sua esistenza. Il male si rivela in seguito ad un intervento chirurgico, peraltro riuscito, e il responso è drammatico: pochi mesi di vita, forse un anno, un anno e mezzo. La forza fisica di Saverio, la sua strenua volontà e, soprattutto, la sua grande fede in Dio, costringono anche la morte a rinviare il suo compito. Ciò che

avrebbe potuto essere un periodo di disperata rassegnazione diventa, straordinariamente, un quotidiano nutrirsi di impulsi spirituali e morali. La sua serena accettazione dell’evento diventa un esempio indimenticabile per chi ha il privilegio di vivere e condividere questa sua drammatica esperienza umana. Gli ultimi mesi è costretto all’immobilità. Accanto al letto, i numerosi manoscritti e una poltrona sulla quale si alternano i tanti amici che lo cercano non più per dibattere argomenti di politica e attualità ma per scoprire, con quell’uomo straordinariamente sereno, quanto inevitabilmente singolare sia il vissuto di ognuno e quanto sia personale il dialogo con l’Eterno.

“...sia fatta la Sua volontà”. Queste, della Fede cristiana, sono rimaste le sue uniche vere parole fra le tante profuse o tracciate

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Per ricordare

Pagina 121Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Mariano TorrebellaIn ricordo del socio

Conoscevo il rag. Mariano Torrebella fin da quando ero ragazzo. Ma lo conoscevo soltanto di vista. A quel tempo lui lavorava presso un’industria di liquori sita in Via Gramsci, proprio dove attualmente si trova il supermercato della “Standa”. L’incontravo spesso in questa strada mentre andavo o ritornavo da scuola e se ho potuto notarlo, senza che mai gli avessi parlato, è perché mi colpi la sua figura di persona simpatica solo a vederla.

Poi, non lo vidi più per molto tempo: io andai a navigare, lui trovò impiego, fuori Riposto, come funzionario presso un importante Istituto Bancario, dove fece una brillante carriera.

Solo agli inizi degli anni Ottanta ebbi modo di conoscere il suo pensiero ed apprezzare il suo scrivere con stile garbato, elegante, ricercato. È stato quando il Torrebella, da pensionato, riprese a collaborare più assiduamente a giornali locali.

L’amico scomparso era nobile d’animo e di sentimenti, leale, aveva un’incondizionata disponibilità al dialogo ed una vocazione autentica per lo scrivere d’economia e d’argomenti locali.

Per un periodo è stato socio simpatizzante del Circolo Ufficiali. A riprova della grande stima che riscuoteva, posso affermare che mai richiesta d’iscrizione è stata accettata con tanta unanimità da parte di tutti i soci.

Il Circolo ha curato la pubblicazione di due volumi sulla nostra “Riposto”. Sono libri che contengono alcune memorie dei più illustri concittadini su temi specifici e relativi alla realtà locale ripostese. Ebbene, l’amico Torrebella è presente in queste pubblicazioni con tre sue testimonianze: una sul passato di Riposto, una seconda testimonianza sull’eterna vicenda del porto, che ha voluto intitolare, parafrasando Tennessee Williams, “Un porto chiamato desiderio” ed una terza sulla notevole personalità del dott. Francesco Di Pino, indicandolo come il “Sindaco che Riposto non dimentica”. I due volumi, intitolati “Riposto e il Mare” del 1988 e “Il Mare, Riposto e i Ripostesi” del 1993, verranno offerti in omaggio a tuffi coloro che volessero leggere i suddetti articoli del Torrebella.

Nel 1992, nell’ambito della manifestazione del Premio Nazionale ARTEMARE, il Circolo lo ha premiato per l’attività culturale svolta, con la seguente motivazione scritta dal compianto concittadino, lo scrittore Vincenzo Di Maria:

«Il rag. Mariano Torrebella, veterano insigne nel mondo della carta stampata, non ha mai cessato di occuparsi di Riposto e dei suoi problemi, facendolo con esemplarità encomiabile e un amore “patriottico” che travalica la cronaca giornalistica e diviene documento da servire alla memoria dei posteri. Questa targa d’argento vuole essere un tangibile segno d’affetto dei suoi concittadini».

La bella e veritiera motivazione è certamente scaturita dall’affetto e dalla stima che il prof. Di Maria nutriva per il Torrebella, e di cui ne sono testimone. È una motivazione che, in sintesi, traccia le belle figure sia dell’uomo che del giornalista, e da sola potrebbe bastare a giustificare il perché di questa commemorazione.

La lodevole iniziativa della famiglia, di voler ricordare il congiunto con la pubblicazione postuma di un suo manoscritto del 1983, è sostenuta e patrocinata, e per i meriti dell’autore e per il valore

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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dell’opera, dall’Assessorato alla Cultura, dal Circolo ufficiali della Marina mercantile che rappresento e dall’Associazione Culturale Effatà!.

Si tratta, in massima parte, di una testimonianza, di una memoria organica ed importante del tempo del Torrebella e di quello riferitogli da protagonisti più anziani di lui. È certamente una piccola, breve, mini storia, ma sicuramente significativa della vita della nostra giovane Comunità. È una narrazione elaborata, non da uno storico, ma da un uomo di cultura che dimostra, tuttavia, di conoscere i metodi della storiografia. Nello scritto traspare l’amore profondo per la sua Riposto, amore che non ne condiziona il riconoscere gli aspetti negativi e non gli impedisce di analizzare le cause del decadimento economico susseguente alla seconda guerra mondiale e di suggerire le vie della rinascita. Non si può non essere d’accordo con il pensiero espresso dal Torre-bella a conclusione del suo lavoro, che riporto con le sue stesse parole: «Riposto ha tutti i numeri e i requisiti per risalire la china in cui è stata cacciata dagli avversi eventi e può puntare a mete degne del suo passato, di un passato che con il trascorrere del tempo va sempre più acquistando il fascino della leggenda».

La pubblicazione voluta dalla famiglia e intitolata “Riposto: il suo passato, il suo presente, il suo avvenire”, vi sarà presentata dal ripostese più qualificato a farla, lo storico prof. Santi Correnti. Il prof. Correnti non me ne voglia se mi sono permesso di esprimere un giudizio personale sul lavoro pubblicato. Lo consideri unicamente “la lode di un amico”. La mia valutazione non può fare testo, la sua, invece, sì, lo farà.

Prima di concludere desidero dire che ho voluto curare la veste grafica e l’impaginazione del volumetto perché spinto dalla gratitudine e dalla stima per l’amico scomparso e spero che lui, nella “dimensione” in cui si trova, possa approvare e gioirne.

Gioacchino Copani

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Per ricordare

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pubblichiamo la seguente lettera

In memoria del dottorMario Trombetta

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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Per ricordare

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Salvatore Averna,è nato a Ionia il 26/10/1943.Ha conseguito il diploma di macchinista navale nell’anno

scolastico 1963/64. Dopo circa sei anni di navigazione, raggiungendo il grado di primo ufficiale di macchina, acquista insieme al fratello Luigi il Bar Polisano, oggi Bar Averna.

Il 27 febbraio del 1997 muore alla giovane età di 53

Santo Cannavò,nacque a Riposto il 19/10/1935 e si diplomo Macchinista navale

nell’anno scolastico, 1954/55.Navigò per circa 4 anni e mezzo raggiungendo il grado di 2°

ufficiale. In seguito prestò servizio per 18 mesi presso la raffineria ESSO

di Augusta come assistente agli impianti per lo stoccaggio e le distribuzioni del G.P.L. e poi, per ben 23 anni e mezzo, presso la cartiera SIACE di Fiumefreddo con la qualifica di impiegato tecnico di livello A1 in quanto responsabile della programmazione e la conduzione del servizio energia dell’intero stabilimento.

Dal 1/10/86, data di liquidazione della SIACE, fino al 1995 prestò servizio presso il Comune di Riposto con inquadramento funzionale di 8° livello e con mansione di responsabile per la metanizzazione dell’intero territorio comunale. Mori il 31/10/1995.

Isidoro De Maria,nato a Riposto il 30/08/1938, conseguì il diploma di Macchinista

navale nell’anno 1959. Prestò sevizio di leva su navi militari col grado di sergente meccanico negli anni 60 e 61 e poi passò nella Marina mercantile navigando per 15 anni come Ufficiale di macchina.

Dal 1977 al 1997 lavorò con la qualifica di impiegato presso l’industria cartiera “Keyes Italiana S.p.A.”.

In pensione dal 1 gennaio 1998 muore dopo pochi mesi, il 3 maggio 1998, lasciando moglie e figli nel dolore.

Soci deceduti nell’ultimo quinquennio

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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Pietro Valenti

Nato a Riposto il 20-11-1923 ed ivi deceduto il 16 agosto 1994.

Diplomatosi Cap. l. c. al Regio Istituto Nautico di Catania, ha intrapreso una brillante carriera che lo ha portato, ancora giovane, al comando di navi mercantili e passeggeri.

Ha solcato i mari per lunghi anni, mettendosi in luce con pericolose operazioni di salvataggio, ricevendo encomi, tra i quali quello di S.E. Dott. Cataldi, prefetto di Livorno, per il salvataggio del panfilo “Chely N”.

In pensione. è stato insignito, per mano dell’ ammiraglio Martinetti, della medaglia d’oro di lunga navigazione.

Isidoro Patané

Nato a Riposto il 24-09-1921; deceduto a Catania il 29 settembre 1996.

Laureatosi in giurisprudenza all’Università di Catania, è entrato per concorso, a far parte dell’Amministrazione Finanziaria.

Sempre apprezzato per competenza, capacità e dirittura morale, ha percorso brillantemente le tappe della sua carriera raggiun-gendo l’alto grado di “Ispettore Compartimentale delle Tasse e Imposte Indirette sugli Affari”.

In pensione, è stato nominato membro della Commissione Tributaria di 2° grado di Catania Sez. V con funzione di Giudice Tributario.

Michele Incigneri,è nato a Riposto il 26/04/1926 ed è qui morto

in data 18/10/1997.Ha navigato per molti anni da nostromo ed

ha concluso la sua attività di navigante come

capo pontone nel porto di Genova.

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Premio Nazionale Artemare

Venticinque anni di ArtemareBandi - DepliantPremio «Cultura»

Premio «Città di Riposto»Premio «Sicilianità»Elenco dei premiati

La Stampa dal 1994 al 1999

Festa del

maredal 1975

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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Il Premio Nazionale Artemare è nato nel 1975 e nel 1999 ha raggiunto la venticinquesima edizione senza soluzione di continuità. Questa lunga continuità non sarà un record da Guinness dei primati, ma di certo è un merito, perché in Italia le manifestazioni importanti che possano far valere una tale perseveranza penso che non siano molte. Le venticinque edizioni, tutte di intensa attività culturale, risultano abbondantemente documentate in tre pubblicazioni del Circolo. Nel volume “Riposto e il mare”, edito nel 1989, vengono riportati precisi riferimenti relativi alle prime quattordici edizioni del Premio. Nella pubblicazione “Il mare, Riposto e i Ripostesi”, avvenuta nel dicembre 1993, è stata acclusa un’ampia documentazione delle cinque edizioni che vanno dal 1989 al 1993. Infine, in questo terzo libro, sono stati inseriti documenti e materiale informativo che si riferiscono alle ultime sei edizioni, dal 1994 al 1999.

Uno dei motivi del successo del Premio è da attribuire alla caparbietà della maggior parte dei soci del Circolo e al loro impegno manifestato nella iniziativa, in cui hanno creduto e continuano a credere.

Altri motivi sono da ricercare: nell’originalità della formula adottata, che abbraccia tutti i campi artistico-letterari relativamente

al grande tema del ‘mare’; nella serietà con cui vengono assegnati i riconoscimenti: niente raccomandazioni e nessuna attività

commerciale e/o speculativa alle spalle; nell’aver saputo coinvolgere tutta la cittadina, soprattutto i politici e le persone più autorevoli di

Riposto; nell’avvantaggiarsi di un proprio sito internet (www.artemare.it) che permette facili e rapide co-

municazioni e dà ampia visibilità agli atti del concorso.Il Premio è vissuto grazie ai contributi del Comune, della Provincia Regionale, dell’Azienda Provinciale

del Turismo e della Regione Siciliana. Mai il Comune ha fatto mancare il suo contributo, nemmeno per un anno, anche se qualche volta, a causa di dissesto finanziario, il suo aiuto è stato alquanto modesto. E mai il Sindaco pro tempore ha disertato la cerimonia di consegna dei premi. Cerimonie che hanno visto seduti al tavolo presidenziale, di volta in volta, prestigiosi personaggi politici, religiosi, militari, scrittori, storici, pittori, filosofi, musicisti, ecc. Non vengono citati nominalmente perché troppo numerosi e potremmo, per dimenticanza, fare un torto a qualcuno.

L’affermazione del Premio è anche venuta dalla collaborazione, dall’aiuto e dai consigli di illustri

Venticinque edizioni di Artemare senza interruzioni

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Premio Nazionale Artemare

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concittadini. Dal musicista Franco Battiato al preside della Facoltà di Lettere dell’Università di Catania Giuseppe Giarrizzo, al preside della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Catania Rosario Soraci, ai proff. universitari Santi Correnti, Rosario Contarino, Salvatore Grasso, Orazio Licciardello, Pietro Pavone, Maria Privitera, allo scrittore-saggista Vincenzo Di Maria, all’ammiraglio Gaetano Sodano, al notaio Filippo Patti.

Fattiva è stata anche la collaborazione della dott.ssa Betty Denaro per il premio letterario, della prof.ssa Carmela Cappa per la sezione pittura e della prof.ssa Leda Leotta per quella musicale. Infine non possiamo non menzionare, per il prezioso aiuto offerto, il cap.d.m. Giovanni Calì, Cerimoniere ufficiale del Comune.

Le manifestazioni, negli anni, sono state presentate soltanto da ripostesi: l’indimenticabile ed estroverso Luigi Averna, Emma Cardillo, Massimiliano Filosto, Michele Maccarrone, Anna Pavone. A loro merito va detto che mai alcuno di loro ha preteso un che minimo compenso o gettone di presenza. E bisogna riconoscere che il consenso del pubblico è anche dovuto alla loro bravura.

Il premio di narrativa “Fatti di bordo” con la relativa collana “Storie e racconti di mare” (che raccoglie gli scritti di vita vissuta presentati dai naviganti) e il “Festival della canzone marinara” sono rimasti legati rispettivamente al preside Giuseppe Giarrizzo e al maestro Franco Battiato, che sono stati presidenti di giuria di molte edizioni. I partecipanti alla sezione Canzone, provenienti da ogni luogo d’Italia ed anche dall’estero, sanno di venire nel paese di Franco Battiato e spesso ci chiedono di lui. Noi non li invitiamo tutti gli anni perché sappiamo dei loro esorbitanti impegni professionali, ma quando li chiamiamo, e non si trovano fuori casa, non ci negano mai la loro presenza. Per questo i soci del Circolo, riconoscenti, li ringraziano di cuore.

Infine desidero porgere un grazie anche a quelle persone che, pur non risultando comprese tra quelle citate sopra, hanno contribuito alla buona riuscita e allo sviluppo progressivo della manifestazione, che mi auguro possa raggiungere traguardi sempre più prestigiosi.

Il Presidente del CircoloGioacchino Copani

Il Gruppo dei canterini etnei “Kallipolis” si esibisce in P.zza San Pietro come intermezzo del Festival della Canzone marinara

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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Anche quest’anno, nel solco della tradizione, il Sindaco conclude con il suo intervento le manifestazioni del Premio Artemare, una grande festa della cultura marinara, come si legge nella scheda di presentazione di questa edizione. Una festa che è certamente espressione della vitalità del Circolo degli ufficiali della marina mercantile di Riposto radicati nel tessuto cittadino e fortemente interessati alle problematiche della crescita della nostra comunità.

Per il sindaco che interviene, il Premio Artemare costituisce l’occasione per riferire rapidamente sulle iniziative assunte e per svolgere qualche considerazione sull’attività svolta.

Riprendendo un’affermazione dello scorso anno, ritengo questa una sede quanto mai qualificata per ribadire, sul piano del metodo, la necessità del più ampio confronto contro ogni spinta demagogica o emotiva nella consapevolezza che, quando sono in gioco gli interessi della città, occorre una diligenza particolare al fine di evitare che eventuali errori con effetti irreversibili possano condizionare in senso negativo l’avvenire.

Il Circolo ha richiamato nel tempo l’attenzione della città su importanti questioni viste nella prospettiva del rapporto dell’uomo con il mare che costituisce per esso l’angolo visuale privilegiato dal quale osservare i problemi di una comunità che nel mare vuole trovare le condizioni del suo sviluppo futuro.

Il Convegno sul tema “Muoversi per mare”, tenutosi nel mese di febbraio del corrente anno, organiz-zato dal Comune, dalla Provincia regionale di Catania, dall’Istituto tecnico nautico di Riposto, che l’ha proposto, e dal Circolo, che curerà la pubblicazione degli atti, ha voluto riprendere una problematica sempre presente nelle edizioni del Premio Artemare.

Nel Convegno professori dell’Università di Firenze e di Catania, docenti dell’istituto tecnico nautico, un ispettore ministeriale dell’istruzione tecnica, un esperto della Provincia regionale di Catania e il Presidente del Circolo hanno discusso con rigore scientifico sulla funzione del nostro porto, sull’intermodalità nei

Discorso del Sindaco in occasione della XXV edizione del Premio Artemare

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Premio Nazionale Artemare

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trasporti, sulla valorizzazione del territorio, sul rapporto mare-montagna, sulla formazione del personale navigante. Temi, questi, di grande rilievo ai quali oggi sono interessati lo Stato, la Regione, gli enti locali e le forze sociali chiamati a definire con metodo nuovo i programmi di utilizzazione delle risorse interne e comunitarie per i prossimi dieci anni.

Non è questo il luogo per entrare in un esame analitico delle questioni affrontate nel Convegno. È certo comunque che dal Convegno sono venute importanti indicazioni che l’Amministrazione comunale intende porre a base di precise scelte in corso di elaborazione.

E dal Convegno è uscita rafforzata l’idea della polifunzionalità del porto di Riposto, già unanimemente affermata dal Coniglio comunale in sede di approvazione del Piano regolatore generale, idea che oggi può attuarsi utilizzando in modo adeguato le banchine esistenti nel molo foraneo e garantendo la mano-vrabilità nell’attuale specchio d’acqua delle navi da crociera

Sull’importanza del nostro porto per la crescita dell’intero comprensorio ionico - etneo c’è oggi un generale consenso.

La consapevolezza in tutti del carattere sovracomunale della struttura portuale ripostese può essere ritenuta un dato acquisito. La qualcosa ci induce a sperare che le opere da realizzare possano essere in-cluse nel POP 2000-2006, essendo esecutivo il livello di progettazione del porto turistico e peschereccio di Riposto.

Pur essendo lontano da me ogni intento polemico, non posso non rilevare la stranezza della mancata inclusione nel POP 94-99 del porto turistico di Riposto del quale esisteva il progetto esecutivo. Per contro, in tale POP è stato incluso il porto turistico di Catania del quale non esisteva al momento dell’inserimento neppure lo studio di fattibilità. Vicende incredibili della Regione siciliana.

Quanto ai lavori del primo stralcio del primo bacino già finanziati, essi non sono stati iniziati essendo in corso di svolgimento l’attività di una commissione da me nominata su richiesta del Presidente della gara per valutare le giustificazioni date da due imprese che hanno offerto ribassi maggiori del 30%.

O è assurdo il prezziario regionale o sono irresponsabili le imprese che partecipano alle gare. In ogni caso non è giustificabile una legge che non prevede dispositivi automatici per l’eliminazione delle offerte di un certo tipo.

Giova a questo punto accennare alla previsione di spesa contenuta nel bilancio del 1999 per la costitu-zione di una società mista che dovrebbe avere tra i suoi fini anche la realizzazione e la gestione del porto turistico. Mi riferisco essenzialmente al primo bacino.

Il ruolo del Comune non può essere quello dello spettatore, deve essere un ruolo attivo nel rapporto con il capitale privato indispensabile soprattutto nella fase della gestione delle strutture portuali.

Nei mesi scorsi il Comune ha partecipato ad alcuni incontri per porre le basi dell’istituzione a Riposto di un corso di studi per il conseguimento di un diploma universitario nel settore biologico marino nella Facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università di Catania. Un obiettivo ambizioso da precisare nei suoi contenuti sulla base di un’attenta analisi del territorio che ci darà l’occasione di di-scutere e confrontarci sui temi della tutela dell’ambiente marino, della pesca, della gestione della fascia costiera, dei parchi tematici marini.

Per tale obiettivo è necessario il contributo dei comuni della costa ed in modo particolare della provin-cia regionale di Catania. C’è in Italia sui temi indicati un vasto interesse, ed il nostro Comune intende inserirsi a pieno titolo nel dibattito in atto.

Recentemente l’Amministrazione comunale ha proposto di inserire nel programma di qualificazione e di sviluppo sostenibile del territorio relativo ad una parte della Sicilia orientale, meglio noto come PRUSST Valdemone, la valorizzazione del Lungomare Pantano, l’acquisizione ed il riuso del complesso Vigo ed il completamento del Porto di Torre. Tre momenti di un’idea progettuale per la riqualificazione urbana della zona interessata e per la promozione delle potenzialità imprenditoriali in essa esistenti.

Nell’ambito del Premio, pure quest’anno, sono state conferite targhe d’argento al merito. Il settore

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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scelto è stato quello dell’artigianato del quale appare opportuno sottolineare le notevoli potenzialità.Mi compiaccio vivamente con i premiati, i fratelli Muscolino ed il sig. Salvatore Amato. Per quest’ul-

timo si può ben parlare di riconoscimento alla carriera, un’intera vita dedicata alla lavorazione del legno. Amato è l’esponente prestigioso di una vera e propria scuola dell’ebanisteria che ha avuto i suoi maestri in Vincenzo Di Maria, Rosario Fiamingo, Giuseppe Aveni e Antonino Puglisi.

Mi compiaccio, altresì, con Alfio Di Maria, infaticabile organizzatore della Giara d’argento, al quale quest’anno è andato il Premio Città di Riposto.

Meritevole di apprezzamento l’inserimento nella manifestazione della sezione Protagonisti del mare che si collega al Premio capitani coraggiosi istituito nel 1967 ed organizzato con talune pause fino ai primi anni novanta.

Sig. Presidente,venticinque anni non sono pochi. Nella vita della nostra comunità nessuna manifestazione ha avuto

continuità per un periodo così lungo. È questo un primato, al quale si aggiunge un altro primato: Lei è stato l’organizzatore entusiasta di tutte le edizioni.

Il Comune, nei limiti delle proprie possibilità, ha sempre sostenuto il Premio Artemare, al quale auguro almeno un altro fortunato venticinquennio. Va da sé che auguro agli intervenuti, a Lei e a me di essere sempre presenti. A Lei e a me ovviamente anche in vesti diverse da quelle rispettivamente di Presidente del Circolo e di amministratore comunale. È questo l’augurio più bello; il Premio deve sopravvivere alle persone che lo hanno ideato, animato e sorretto.

Da sinistra: L’on.le avv. prof. Carmelo D’Urso Sindaco di Riposto, il prof. Rosario Soraci Preside della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Catania , il prof. Rosario Contarino e lo scrittore Vincenzo Consolo

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Premio Nazionale Artemare

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La Sezione Pittura di ARTEMARE di Carmela Cappa

Ci siamo mai chiesti perché si sceglie di competere per un premio? Per alcuni è un’occasione di confronto, per altri l’occasione per farsi conoscere dal pubblico, per tutti una sfida con se stessi.

Ci siamo invece mai chiesti perché si decida di proporre una competizione? Ogni organizzatore deve sentirsi sostenuto da concrete e valide motivazioni per accettare di fronteggiare per anni difficoltà di ogni tipo. Forse dietro tutto c’è la voglia di conoscere nuove persone con le quali condividere esperienze sempre nuove. Motivazioni molto forti devono sostenere chi, per 25 edizioni, ha accettato di rinnovare la sfida: organizzare il premio “Artemare”, anche come sezione arte. La pittura, la letteratura e la musica esprimono stati d’animo, dietro ogni dipinto c’è spesso un’impressione istantanea, anche quella che ciascuno di noi vorrebbe vedere stampata nella propria memoria e invece così in fretta scopriamo, con nostalgia, avviluppata dietro una cortina di nebbia; ma… ecco... come per miracolo la ritroviamo nitida in un’immagine. Le opere della sezione arte per la maggior parte sono momenti vissuti da noi e bloccati da un pittore in un quadro. Quel tratto di mare tra Acicastello e Riposto ed altri litorali della nostra isola diventano luoghi della memoria grazie a quegli artisti che nelle loro opere hanno dato forma ad uno stato d’animo.

Cogliere il mare nel mutevole e continuo divenire del giorno, catturare la poderosa violenza del mare in burrasca, la tranquilla opulenza di un alba o di un tramonto di Sicilia, l’atavica saggezza che traspare dai gesti e dai volti dei pescatori, l’espressività sintetista dei colori delle barche e dei pescherecci, l’insensata violenza dell’uomo sulla natura sono i temi più ricorrenti nelle opere sia figurative che astratte. E quale evidente diversità tra le opere dipinte da donne rispetto a quelle dipinte da uomini! Frutto di sensazione diverse: la voluttuosa e avvolgente luminosità espressa dalle donne contrasta con la nitida brillantezza delle opere di artisti uomini. Le opere si diversificano anche per l’età degli esecutori: il mare dei giovani è violento, spesso visto nei profondi abissi, gli adulti assaporano invece la serenità di una spiaggia silenziosa popolata dalle barche e da vecchi pescatori. Non siamo di fronte a capolavori d’arte, ma ad opere d’arte, quando con il termine arte intendiamo la capacità di comunicare mediante segni e colori le emozioni.

La storia di 23 edizioni di questa particolare Sezione del Premio è una storia di emozioni di uomini e

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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Da alcuni anni la cerimonia della premiazione si conclude in “Casa Costanzo”

di donne. Forse la vera e segreta motivazione dell’organizzatore a continuare è la voglia di rivivere e far rivivere stati d’animo, emozioni visive provate per il tempo fugace di un istante che altri hanno fermato per noi.

Come membri della Giuria del Premio nel nostro intimo ogni anno svolgiamo il nostro impegno con gioia perché sappiamo che dietro la motivazione ad incontrarsi c’è l’ansia trepidante di chi vuole ritrovare un attimo della propria esistenza in un volto, in una luce, in un intenso azzurro.

Ricevimento in Casa Costanzo: il preside Aurelio Strano, il filosofo Manlio Sgalambro, il dott. Luigi Turinese, il radio telegrafista Luigi Fornaca, il padrone di casa Pippo Costanzo, il musicista Franco Battiato

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Premio Nazionale Artemare

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Scrivere del Premio Artemare, anche se per un breve intervento, per me che del Premio in casa ho sentito parlare sin da piccola, e da anni ne seguo le vicen-de, senza immaginare che, da semplice spettatrice (e lettrice), sarei poi giunta a svolgervi un sia pur minimo ruolo attivo; scrivere del Premio Artemare, dicevo, è motivo ad un tempo di riflessione e di gioia. Di riflessione - perché lo scriverne mi porta a guardare indietro, al cammino fatto, alla storia stessa del Circolo e del Premio, alla funzione che questo ha avuto; di gioia - perché è un piacere scoprire che, grazie all’impegno dei soci, e del Presidente del Circolo in particolare, il Premio Artemare è giunto, senza soluzione di continuità, alla XXV edizione, ed è ormai una manifestazione di grande interesse artistico e culturale, tanto da essere conosciuta a livello nazionale.

Si potrebbe dire che siamo quasi coetanei, il Circolo Ufficiali della Marina Mercantile ed io; già da piccola sentivo mio padre, divenutone presto socio, parlare delle iniziative e degli incontri, delle tematiche e delle difficoltà che esso ha dovuto affrontare nel perseguire il ruolo che si era prefisso: fare di Riposto un punto di riferimento in campo nazionale per quanto concerne la salvaguardia della cultura e della tra-dizione marinara in Italia. Già pochi anni dopo la costituzione nasce l’idea del Premio Artemare (1974). Ad un primo nucleo, formato soltanto dalla sezione letteraria “Fatti di bordo”, riservata inizialmente ai naviganti, si sono aggiunte via via le sezioni di modellismo, fotografia, pittura, canzone marinara.

Attraverso immagini, suoni, scritti, si vogliono identificare e valorizzare tutte le esperienze legate al rapporto Uomo-Mare. Le opere che concorrono ad un premio di tal genere sono uno strumento potente per esprimere i sentimenti, le gioie e le paure più ricorrenti per la gente di mare: il senso di libertà, ma anche l’ansia, la tensione. E la solitudine, soprattutto: quel senso lancinante di vuoto e di silenzio, che come una sorta di mostro sembra nutrirsi di se stesso e ingigantire a dismisura nelle giornate immote e nelle notti insonni.

Mi viene quasi da pensare che, in un certo qual modo, il vero protagonista del Premio è il Mare. Questo Mare che è ad un tempo ansito di vita e angoscia di morte; che è richiamo ancestrale e pericolo in ag-guato; che lusinga, attrae, corrompe, minaccia, sempre infido ma sempre fedele a se stesso. Esso sembra conciliare in sé gli opposti, annullare le antitesi. È stato identificato spesso con la forza primordiale e oscura che tutti temiamo, ma da cui irrimediabilmente ci sentiamo attratti. Eppure, al contempo, la sua immensità e il suo mistero sanno darci un’immagine forte e tangibile della divinità.

Questo legame tra uomo e mare non si tronca mai, non si interrompe; esso tocca l’uomo in un modo che non si è mai del tutto chiarito, e ne pervade l’essere.

L’ARTEMARE di Betty Denaro(Segretaria della Giuria del Premio di Narrativa)

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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Il Premio Artemare, dunque, è nato e si è evoluto come momento di sintesi e di confronto, di comuni-cazione e di alta espressività: la voce che uomini di mare vogliono dare ad altri uomini di mare. Non è stato, e non credo sarà mai, un tentativo di “commercializzazione” delle opere; non ha la pretesa di voler risolvere problemi strutturali o ambientali, pur offrendo l’opportunità di porre al centro dell’attenzione e del dibattito tali questioni (il Circolo non è, d’altra parte, una lega ambientalista); ancora meno, esso appare indirizzato verso sbocchi politici o caratterizzazioni ideologiche.

Negli anni, prima da semplice spettatrice, poi da membro della giuria della sezione di narrativa (più, sospetto per simpatia e stima del Presidente del Circolo, prof. Copani, nei miei confronti, che per una precisa qualifica), ho visto il Premio Artemare crescere e affinarsi. Ho ammirato quadri che sembravano palpitare, vibrare di colore; ho osservato modelli accuratissimi, per i quali l’amore verista per il particolare aveva sostenuto lunghe ore di lavoro e di concentrazione; ho ascoltato nenie e ballate, parole d’amore e sussulti di speranza.

Ma soprattutto, e ovviamente, la sezione che più ho seguito e curato è stata quella di narrativa, che tra l’altro ha dato luogo alla stampa di ben undici volumi di “Storie e racconti di mare”.

Ricordo la mia prima esperienza come componente della giuria, allora presieduta dal prof. Rosario Contarino, poi prematuramente scomparso. Ricordo le discussioni sui racconti, le sottigliezze e la finezza del prof. Contarino nel commentare uno scritto, gli scambi d’opinione tra i componenti, le argomentazioni, gli approfondimenti. Rivedo il prof. Copani, grande artefice del Premio fin dalla sua nascita, riprendere con diplomazia le fila di discorsi che minacciavano di diventare dispersivi. Ascoltavo, osservavo, impa-ravo; notavo come ognuno desse interpretazioni diverse di uno stesso testo; capivo, una volta di più, che la pagina scritta, di cui sempre ho subito il fascino - quello sviscerare i fatti e i sentimenti, quel rendere palese, e “vero”, ciò che altrimenti non avrebbe mai voce... - vive in definitiva una vita propria, anche oltre le intenzioni di chi l’ha scritta.

La scrittura salva dall’oblio; fissa e conferisce ordine al vissuto, che per sua natura è labile e disordi-nato; soprattutto, dà voce a sentimenti e sogni. In fondo, l’appuntamento annuale col Premio Artemare ci ricorda che la vita è anche sogno. E del sogno la gente di mare, che pure è gente pratica e avvezza alla fatica, riesce ad afferrare immagini, colori, suoni.

Nell’esaminare via via i lavori pervenuti, ho scoperto cinquant’anni di storia della nostra Marina. Ci sono stati documenti di un tempo lontanissimo, quando si navigava su navi a vapore; ci sono state memorie di viaggi interminabili, contrassegnati da piccole commedie o, al contrario, da drammi della vita di bordo.

Ci sono stati racconti di fantasia, ambientati in luoghi fantastici, incantati, come l’ombra del sorriso che s’imprime sul volto di chi legge; ci sono state testimonianze di grandi tragedie, sempre vive nella memoria, e storie di altruismo e di coraggio.

Nel motivare l’assegnazione dei premi, il mio sforzo è stato quello di cercare di penetrare, per quanto possibile, nella mente dell’autore, per afferrarne intenzioni e sentimenti. La magia del Premio Artemare, credo, è quella di creare una sorta di caleidoscopio di varia umanità, legata da quel motivo di comune aggregazione che è l’essere gente di mare e del mare, e quel consentire, in questa sorta di microcosmo, contatti infinitesimali e preziosi tra noi ed altri che parlano la stessa lingua.

Un rammarico: che ci siano ancora poche voci al femminile nella sezione di narrativa del Premio Artemare. Vorrei leggere, è vero, più racconti scritti da donne.

E ancora: che sono relativamente pochi i lettori dei libri curati dal Circolo, libri che meriterebbero certo un più ampio pubblico.

Il mio augurio, e prima ancora il mio desiderio, è che il Circolo, della cui attività il Premio è una delle massime espressioni, continui ad operare proficuamente, a raccogliere consensi e adesioni, a ricevere, da parte delle Amministrazioni innanzi tutto, il sostegno economico indispensabile alla sua opera. Non dimentichiamo che esso ha operato in quelli che potremmo definire “anni bui’’ per Riposto; il Premio

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Premio Nazionale Artemare

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Artemare ha rappresentato una delle poche manifestazioni di spicco, in questa sorta di tardivo medioevo, che sembra bloccare il nostro paese in una sorta di decadenza senza ritorno.

Riposto ha nostalgia di se stessa, del suo passato, che, nelle brume di una memoria forse bugiarda (e comunque ricostruttiva), assume l’aspetto di una mitica età dell’oro. Ma il suo futuro non può provenire dal rifiuto del nuovo, dall’asserragliarsi in una statica ed improduttiva pietrificazione del passato. Anzi: occorre ormai superare il localismo particolaristico, sapersi inserire in più organici disegni di ampio re-spiro, e far tesoro al contempo del proprio bagaglio culturale e della propria memoria storica, sviluppando quella che il prof. Orazio Licciardello, che da diversi anni presiede la giuria della sezione di narrativa, ha definito come “la nuova cultura dell’appartenenza”.

In questo processo, io credo, il Circolo può svolgere un ruolo di primaria importanza, quasi una sorta di anello di congiunzione fra tradizione e innovazione, tra memoria e progettazione.

In fondo, il Premio Artemare è anche questo: un riappropriarci di noi stessi, e del nostro passato, per andare incontro al futuro.

Premio Giornalismo 1998

Com.te Augusto Meriggioli«Per aver vissuto una vita sul mare e per il mare: da navigante prima, fino a raggiungere il massimo

grado di comandante, da scrittore dopo - raccontando con vera maestria le sue esperienze vissute sul mare e vincendo più volte il nostro premio “Fatti di bordo” - ed infine da giornalista, scrivendo per diverse testate di riviste marittime ed in atto Editore e Direttore responsabile della rivista “Uomini e Navi.»

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 138 Provincia Regionale di Catania

Era una serata di torpore, di attesa forse, o solo di piatta monotonia, quando una voce silenziosa, appesa al filo del telefono, mi chiese:

“Mi fai da spalla?”.Conoscevo Artemare, più per la risonanza che aveva, più per la vita che attirava a sé, che per reale

esperienza.Da quella sera mi sento intimamente coinvolta in questa celebrazione del Mare, così spesso malin-

conica, da parte di chi lo sente fin dentro le vene, da parte di chi lo vive come un amore di cui fare un vanto, e da parte di chi lo avverte come una minaccia, una paura di cui è necessario liberarsi, pagandogli il tributo della celebrazione.

Quasi come una catarsi.Chi, prima di me, ha intuito cosa infondeva vita e respiro a tanti quadri, a tante poesie, sempre così

piene di pathos, alle partiture delle canzoni, ha deciso di dare voce e spazio al turbine di emozioni che si celava dietro e di fame una grande manifestazione culturale.

Parlarne potrebbe apparire semplice, per me che respiro Artemare da sei anni; eppure, niente è così difficile come raccontare tutte le sensazioni che si affollano dietro ad un manifesto che indica la data d’inizio della manifestazione, e narrare con parole piene il susseguirsi di stati d’animo che si nascondono, sapienti, dietro un’esibizione plateale.

Del resto, credo sia assolutamente inutile raccontare di Artemare a un pubblico di esperti conoscito-ri.

Non sta a me narrarne le origini, gli ospiti illustri, i vincitori, le opere protagoniste e quelle messe da parte.

Artemare e l’Anam di Anna Pavone

«La grazia, la bravura e la disinvoltura mostrate nel presentare il Festival della Canzone sul mare evi-denziano qualità riscontrabili in professionisti veterani e lasciano intravedere un futuro di palcoscenici molto piu prestigiosi del nostro.» (Premio Speciale ARTEMARE 1996)

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Premio Nazionale Artemare

Pagina 139Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Non è mio compito illustrare e rievocare le date più importanti, quelle in cui Artemare è diventato Premio Europeo (1992 e 1999).

Non sarebbe difficile fare una cronistoria della manifestazione, partendo dalle varie sezioni per giungere, dulcis in fundo, a quella della canzone, in cui mi identifico; parlare di Artemare in Diaporama, con le immagini splendide che scorrono su una tela, o della pittura, del modellismo, della narrativa, ogni anno fluente segnale della vitalità non solo della manifestazione (non sarebbe di certo una novità), ma segno dell’incessante volontà, di chi ne ha la forza, di scavarsi dentro, di chi non ha lasciato che il turbinio del tempo facesse scivolare tutto in un angolo buio della memoria, di rivivere, attimo per attimo, ciò che il mare suscita.

De Saussure parlerebbe di rapporti associativi, Freud lo definirebbe perturbante, io preferisco chiamarlo come un’antica e nobile lingua, il gaelico, così attenta al vibrare delle sue corde, vuole: “Anam”, cioè anima, cioè tutto quello che fa parte di sé, che è sé stessi, la parte migliore, quella in cui si annidano le migliori disposizioni, la parte senza cui si morirebbe, il respiro degli antichi, esalato nell’attimo in cui si chiudono gli occhi, e che si porta con sé, anche dopo la vita.

Per tutti coloro che vivono il mare, il Mare è Anam.Il mio compito è solo quello di risentire, per poterle scrivere, le sensazioni che vengono percepite e

filtrate da quel palco.Ma è arduo, se non impossibile, rivivere Artemare seduti davanti ad un foglio di carta bianca, senza

l’adrenalina addosso, senza il vociare del pubblico, senza la musica, senza gli applausi.Impossibile trascrivere, senza doverlo necessariamente depauperare e attenuare, lo spirito di Artema-

re.Per questo non scriverò altro; per questo attenderò, paziente, l’arrivo della prossima estate per rivivere

ogni cosa, per ridare forma e plasmare di calore il “mio” Artemare.

La prof.ssa Leda Grasso, presidente di giuria, premia la cantante Marilena, vincitrice del Festival Europeo della canzone sul mare

Tre pagine di foto ricordo di Ospiti illustriSeguono

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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Il sindaco di Catania, on.le Enzo Bianco, oggi Ministro dell’Interno

Il giornalista Sebastiano Messina, redattore di “la Repubblica” con Luigi Averna

Gruppo di ballerine brasiliane al Festival della canzone sul mare

Il pittore Piero Guccione premiato per la “Sicilianità”

Il Maestro Salvatore Fiume, premiato per la “Sicilianità”, con Franco Battiato e Pino Correnti

Lo scrittore Vincenzo Consolo, premiato per la “Sicilianità”

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Premio Nazionale Artemare

Pagina 141Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Prof. Giovanni Grasso, professore ordinario di Diritto Penale dell’Unibersità di Catania

Ammiraglio Antonino Petralia, allora com.te della Capitaneria di Porto di Catania

Il Direttore Generale del Ministero ai Beni Culturali Salvatore Italia

Avv. Salvatore Catalano del Foro di Milano

Prof. Rosario Soraci, Direttore della Facoltà di Magistero dell’Università di Catania

Bruno Vailati, famoso regista di video documentari sull’ambiente marino

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 142 Provincia Regionale di Catania

Ammiraglio Gaetano Sodano vice Ispettore Generale delle Capitanerie di Porto

On.le Nello Musumeci, Euro deputato e Presidente Provincia Regionale di Catania

La cantante francese Velarie Dubois, vincitrice del 1° Festival Europeo della canzone sul mare

Ing. Salvatore Castorina, alto dirigente della multinazionale STMicroelectronics

Il filosofo Manlio Sgalambro, Maestro Franco Battiato, prof. Orazio Licciardello e dott. Luigi Turinese

Il Preside della Facoltà di Lettere prof. Giuseppe Giarrizzo e il Provveditore agli Studi di Catania dott. Gaetano Ragunì

On.le Salvino Barbagallo, Assessore Regionale agli Enti S.Ecc. Mons. Salvatore Costanzo, Arcivescovo di Siracusa

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Premio Nazionale Artemare

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Artemare 1994

Documentazione delle ultime

sei edizioni di Artemare

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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Premio Nazionale Artemare

Pagina 145Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Premio Nazionale ARTEMARE 1994 - XX Edizione

Questa ventesima manifestazione di ARTEMARE comprende la 18^ edizione del premio “Pittura”, la 4^ edizione del premio “Narrativa”, la 6^ edizione del premio “Fotografia”, la 5^ ediz. del premio “Video documentario” e la 9^ ediz. del premio “Canzone marinara”.

La mostra di pittura e fotografia sarà allestita nei locali del Circolo dal 23 luglio al 6 agosto.Il 3 agosto in Piazza S. Pietro verranno proiettati i video documentari premiati.Il festival della canzone avrà luogo nella Piazza S. Pietro in due serate: giovedì 4 agosto saranno

ascoltate le canzoni prescelte dalla Giuria e verranno ripetute in ordine inverso l’indomani Venerdì 5 agosto per la scelta delle canzoni da pre-miare.

La premiazione avverrà la sera di Sabato 6 agosto, come di consueto, nella terrazza dell’Istituto Tecnico Nautico.

Oltre ai premi di pittura, fotografia, video documentario, narrativa e canzone, verranno assegnati:

- una targa d’argento al Cap.D.M. Lui-gi Averna, quale riconoscimento ai suoi vent’anni di collaborazione al Premio ARTEMARE, e al Direttore di macchina Vincenzo Frazzitta, non tanto per i suoi indiscussi meriti professionali quanto per l’impegno profuso nel fare imbarcare, in periodi di profonda crisi di imbarchi, mol-tissimi concittadini;

- il premio “Città di Riposto”, 11^ edizio-ne, al concittadino Don Stefano Pavone, per i suoi 25 anni di impegnato sacerdozio nella Chiesa Madre di Riposto.

Nel corso della serata, il critico d’arte Luigi Tallarico di Roma illustrerà il valore artistico del monumento ai caduti del mare, progettato dallo scultore Silvio Amelio, che dovrebbe venire eretto nella nostra città.

A conclusione della premiazione verrà presentato il volume “Il Mare, Riposto e i Ripostesi” che il Circolo ha pubblicato in occasione della ricorrenza del Venticinquesimo anniversario della sua fondazione. Esso raccoglie, oltre alle attività svolte dal Circolo nell’ultimo quinquennio, i lavori del Convegno “La Salvaguardia del mare e della vita umana in mare” svolto in occasione della ricorrenza. Il libro risulta arricchito delle testimonianze di alcuni tra i più illustri concittadini contemporanei e inoltre in esso vengono sottolineate le attività economiche più significative della Comunità marinara. Il volume, certamente valido per le memorie storiche in esso contenute e per gli aspetti sociali, culturali ed economici che trasmette alle generazioni future, verrà dato in omaggio a tutti i presenti alla cerimonia della premiazione.

Dal 7 al 21 agosto, negli stessi locali del Circolo, verranno esposte le opere che sono state premiate nei 20 anni di ARTEMARE. I quadri saranno ceduti dietro un adeguato contributo per il monumento ai caduti del mare.

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 146 Provincia Regionale di Catania

Riposto (in provincia di Catania) è una cittadina prettamente marinara, come dimostra la sua economia che dipende quasi esclusivamente da attività collegate al mare. Il suo territorio, situato in un comprensorio (ai piedi dell’Etna tra Acireale e Taormina) che si dedica sempre più allo sviluppo del turismo regionale, nazionale e internazionale, si estende per una superficie di 12,88 Kmq ed ha una popolazione, assai densa, di 14.485 abitanti.

Anticamente Riposto faceva parte dell’ex Contea di Mascali, ed era un possesso del Vescovo di Catania. La Contea fu radicalmente trasformata dalle concessioni enfiteutiche che si susseguirono a partire dal secolo XVI e dalle frequenti e massicce usurpazioni da parte degli stessi enfiteuti. Il vigneto, in quel periodo, prese un forte sviluppo e Riposto divenne il centro più importante del commercio vinicolo della Sicilia orientale. Il suo nome trae origine dalla funzione che esso svolgeva nella Contea, in quanto qui “ripostavano” i prodotti delle decime in attesa che venissero trasportati via mare.

In forza dello sviluppo economico e del ruolo acquisito nella zona, nel 1841, ottenne l’autonomia comunale e per il grande sviluppo del commercio marittimo fu aperta, dall’allora Governo Borbonico, una Scuola nautica che ancora oggi fornisce personale qualificato per la marineria italiana. A tal proposito il prof. Giuseppe Giarrizzo, Preside della Facoltà di Lettere dell’Università di Catania, nativo di Riposto, scrive:

“Non sarà facile, a chi voglia ricostruire la storia recente di Riposto e della sua cultura, dire in modo adeguato del ruolo del suo Istituto Nautico. Ché esso non fu soltanto una struttura di formazione professionale, peraltro - a quanto pare - egregia ed essenziale alla funzione storica di questa comunità mercantile: fu anche il terreno su cui poté realizzarsi una autentica rivoluzione culturale, con il “salto” compiuto in alcune generazioni di ufficiali dal modesto alfabetismo o piuttosto l’analfabetismo dei padri, ora bottai ora marinai ora portuali, ad un controllo e partecipazione attiva alla cultura politica, tecnica, letteraria del proprio tempo”.

Purtroppo dall’inizio del nostro secolo, per la crisi del commercio vinicolo, per l’avvento di nuovi tipi di trasporto il centro ha perso progressivamente importanza.

“È passato più di un secolo da quando Verga alludeva a Riposto come al capolinea di avventure e viaggi “di là del mare”, e la indicava come lo scalo da cui poteva prendere il largo, verso “Trieste o Alessandria d’Egitto” e ogni città del mondo, la smania di ignoto di qualche giovane ‘Ntoni insofferente di insularità.... Di questa Riposto mercantile, porto/porta del mondo, operosa come un microstato anseatico, sopravvivono poche e maldifese memorie. Sul suo mare non si scorgono più, a dispetto delle cartoline d’epoca , flottiglie in attesa di carico; né sulle sue spiagge nere le lunghe file di botti in sosta..... Di vitale, di culturalmente inconfondibile, c’è oggi a Riposto forse solo una tradizione marinara, che ha impresso ai suoi abitanti uno stile di vita aliena da gretto provincialismo. Di questa storia, che è

VENT’ANNI DI ARTEMARE A RIPOSTO

ancora in gran parte realtà, il Circolo Ufficiali Marina Mercantile, è l’interprete naturale e più accreditato” (prof. Rosario Contarino - docente letteratura di letteratura italiana nell’Università di Catania).

Nella “Guida di Catania e Provincia” (Giuseppe Maimone Editore), a proposito di Riposto, si legge:

“A testimonianza della sua identità commerciale e marinara resta però l’importante Circolo ufficiali della Marina mercantile che organizza il premio ARTEMARE e dà vita ad una collana di racconti di mare”.

Il Circolo, in effetti, consapevole di questa realtà economica e sociale, e conscio che per Riposto le tradizioni marinare sono valori da coltivare ed esaltare ai fini della ricerca di nuove vie per la rinascita di tutto l’hinterland Jonico-etneo, promuove e organizza manifestazioni legate alla salvaguardia della cultura e della tradizione marinara in Italia.

Tra le varie iniziative, la più importante è il Premio ARTEMARE, un concorso artistico-letterario di autentico rango nazionale sul tema specifico “L’uomo e il mare”. In 20 anni di ARTEMARE, oltre ad avere assegnato 18 premi di pittura, 14 di narrativa, 9 di canzone, 7 di modellismo navale, 6 di fotografia, 5 di video documentario, il Circolo ha pubblicato 8 volumi di “Storie e racconti di mare”, i volumi “Storia della Marina di Riposto”, “Riposto e il Mare”, “Il Mare, Riposto e i Ripostesi”. Ha pubblicato anche un catalogo a colori su una Rassegna di scultura e pittura d’autore riservata ad artisti di chiara fama nazionale. Ha espletato una indagine nazionale sui “Problemi dei naviganti”, pubblicandone il resoconto. Infine ha promosso ed organizzato due Convegni di studio: nel 1989 sul tema “Mare oggi” e nel 1993 sul tema “La salvaguardia del mare e della vita umana in mare”. Nel 1992 è stato organizzato un Festival Europeo della canzone sul mare con la partecipazione di cantanti dei 12 Paesi della Comunità.

Nei vent’anni, l’Associazione ha ospitato centinaia di concorrenti provenienti da ogni parte d’Italia ed anche dall’estero. Sono stati ospitati e premiati uomini di cultura come lo scrittore Vincenzo Consolo, il pittore Salvatore Fiume, il regista di documentari sul mare Bruno Vailati, il musicista Franco Battiato, il paroliere Gianni Belfiore, e tanti altri ancora. Sono stati premiati, infine, tantissimi Ripostesi illustri

Nel contesto del Premio ARTEMARE il Circolo sta portando avanti una iniziativa che mira ad erigere un monumento da dedicare alla memoria dei caduti del mare. All’uopo ha aperto una sottoscrizione raccogliendo finora la somma di oltre 20 milioni.

Tali attività del Circolo, ormai consolidate e non mancanti di validi presupposti per l’assunzione di un particolare loro ruolo in campo nazionale, fanno da stimolo verso il grande tema del mare e sono di autentico giovamento sociale in quanto di promozione culturale e artistica e di richiamo turistico.

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Premio Nazionale Artemare

Pagina 147Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Premio Speciale ARTEMARE 1994al Direttore di macchina

VINCENZO FRAZZITTA«La targa d’argento ARTEMARE conferita

dal Circolo Ufficiali della Marina Mercantile di Riposto al Direttore di macchina Vincenzo Fraz-zitta vuole essere il sentito ringraziamento a un concittadino che in un momento di così grave crisi occupazionale, con il prestigio acquisito nella Compagnia di navigazione per la quale lavora, è riuscito ad assicurare un imbarco a molti naviganti ripostesi.»

Premio Città di Riposto 1994

XI edizione

e il titolo di Socio Onorario

a don STEFANO PAVONE«Sacerdote in eterno, da 25 anni Arciprete della

Chiesa basilicale di San Pietro in Riposto, cultore devoto delle gloriose tradizioni di fede della nostra gente di mare, promotore instancabile di iniziati-ve, custode attento del patrimonio religioso della comunità, già docente di religione nell’Istituto Nautico, fedele a Cristo e alla Sua Chiesa, che lo ricorderà fra le pagine d’oro per fede, amore e attivismo apostolico.»

Premio Speciale ARTEMARE 1994a

LUIGI AVERNA«Il Circolo Ufficiali della Marina Mercantile di

Riposto ha inteso premiare l’amico Luigi Averna - sempre giovane nel cuore e nello spirito - conferen-dogli la speciale targa d’argento ARTEMARE per la sua intensa, proficua ed appassionata presenza nel mondo dello sport a Riposto e per i vent’anni di partecipazione attiva e disinteressata al Premio ARTEMARE, contribuendo, non poco, alla cresci-ta culturale del Premio stesso e alla buona riuscita di tutte le manifestazioni svolte.»

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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Artemare 1995

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Premio Nazionale Artemare

Pagina 149Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 150 Provincia Regionale di Catania

Premio Nazionale ARTEMARE 1995XXI Edizione

La manifestazione di quest’anno comprende la XIX edizione del premio “Pittura”, la XI edizione del premio di narrativa “Fatti di bordo”, la IX edizione del premio “Modellismo navale”, la X edizione del premio “Canzone marinara” ed infine la I ed. del premio “Gastronomia”.

La mostra di pittura e modellismo viene allestita nei locali del Circolo e durerà dal 22 luglio al 5 agosto.

Visto il gran numero di quadri presentati siamo stati costretti a suddividere in due turni l’esposizione: dal 22 al 29 luglio verranno esposte le opere degli autori con iniziale del cognome dalla “A” alla “L”. Dal 29 luglio al 5 agosto le altre opere.

Il festival della can-zone sul mare si terrà nella Piazza S. Pietro in due serate: giovedì 3 agosto e Venerdì 4 agosto.

La premiazione di tutte le sezioni del Pre-mio avrà luogo la sera di Sabato 5 agosto, come di consueto, nella terrazza dell’Istituto Tecnico Nautico.

Oltre ai premi di pittura, modellismo, narrativa, canzone e gastronomia verranno assegnati:- Una targa d’argento agli artisti ripostesi Sara Piccione e Nino Rametta, quale riconoscimento ai loro indiscussi meriti nel campo della pittura.

- Il premio “Città di Riposto”, XIV edizione, - riconoscimento ad un personaggio di spicco nato, o che abbia operato, a Riposto - quest’anno sarà assegnato all’Ammiraglio Gaetano Sodano per la brillante carriera nel Corpo della Capitaneria

di PortoPer la stessa sera è prevista la presentazione del

IX volume della collana “Storie e racconti mare” che raccoglie i lavori premiati e selezionati nei concorsi di narrativa “Fatti di bordo” riservati ai

naviganti. Il volume, certamente valido per le te-stimonianze che trasmettere come valide memorie storiche, verrà dato in omaggio a tutti i presenti alla cerimonia della premiazione.

Infine, dal 12 al 27 agosto, sempre nei locali del Circolo, sarà allestita una mostra con le opere dei due pittori ripostesi premiati: Sara Piccione e Nino Rametta.

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Premio Nazionale Artemare

Pagina 151Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Riposto: un piccolo centro marinarocapolinea di un affascinante itinerario turistico

Riposto è una cittadina tranquilla, pulita, civile e ordinata. Con la bellezza tipica dei suoi paesaggi e la dolcezza del clima, svolge un ruolo di rilievo e di prestigio nell’hinterland ionico-etneo. Vista dal mare è particolarmente bella. Il paesaggio non è stato finora deturpato da brutte e irregolari costruzioni e il profilo maestoso del vulcano Etna, specie quando è innevato, le conferisce una commista atmosfera di paese di mare e di montagna. La zona costiera, sotto alcuni aspetti, è singolare: a sud del paese si osservano piccole spiagge intercalate tra gli scogli, mentre a nord la spiaggia è ampia e a ghiaia fine, ideale per la balneazione.

L’aggregato urbano ha un tessuto viario regolare con strade diritte e perpendicolari tra loro. Dalle sue prime viuzze, nate in vicinanza del mare, il paese si è espanso verso ovest attorno ad una via diritta costruita intorno al 1784 per congiungere i paesi di Giarre e di Riposto che, urbanisticamente, oggi sono un tutt’uno separati solo dalla ferrovia.

Il centro storico gravita intorno alla piazza principale del paese. Qui vediamo la Basilica S. Pietro ricca di motivi architettonici, edificata nel periodo che va dal 1808 al 1865. All’interno della chiesa, di grande interesse artistico, troviamo alcune tele di pittori dell’epoca, le stampe della Via Crucis, il mirabile pulpito dell’architetto milanese Carlo Sada (realizzato nel 1892) e il coro ligneo, intagliato da artisti locali. Ad ovest della piazza c’è il municipio, un’opera di architettura eclettica con ampi portici, sorta dal 1920 al 1926. Il tempo e la salsedine del vicino mare ne avevano deturpato in modo grave la facciata. Finalmente, dopo lunga indecisione, la precedente Amministrazione comunale, forse spinta da una forte pressione popolare, ha deciso la restaurazione, restituendo così all’edificio la sua primitiva bellezza.

La prima chiesa di Riposto (risale intorno al 1680) è quella dedicata al culto, tipicamente messinese, della Madonna della Sacra Lettera. Recentemente alcuni lavori di restauro hanno portato alla luce alcuni reperti storici che provano come il Santuario sia stato costruito su una chiesa più antica, forse protocristiana, che è stata il primo cimitero di Riposto.

Visto dall’alto, l’agglomerato urbano mostra ampi spazi a verde pubblici e privati. Per le sue condizioni climatiche, caratterizzate da inverni miti ed estati caldo umide, Riposto si presta bene alla coltivazione di tutte le specie ornamentali tipiche della flora mediterranea marittima, ma anche di piante originarie dalle zone tropicali. Quasi tutte le abitazioni hanno giardinetti in cui raramente manca un arbusto ornamentale o un albero da frutto, specialmente di agrumi. Nei balconi cresce

rigogliosa la “pomelia”, una pianta caratteristica di Riposto che trova difficoltà a crescere in altri luoghi.

La zona ionico-etnea non ha nulla da invidiare ai più rinomati centri turistici internazionali. Avere il mare e la neve a pochi minuti di macchina è un caso eccezionale. Nell’arco di una mattinata è possibile partire per la montagna (così viene chiamato da queste parti il vulcano); assistere ad un rapido mutamento del paesaggio, passando dagli agrumeti (con il loro caratteristico odore di zagara), ai floridi vigneti, ai boschi di castagno; arrivare nelle zone della lava dove si alternano cespugli di ginepri e di astragali; assistere dalla vetta del monte, ad oltre 3.200 metri di quota, specialmente all’alba, a un magnifico ed incantevole panorama che regala sensazioni indimenticabili; ridiscendere per tuffarsi nelle acque azzurre dello Ionio.

Riposto è una base perfetta per escursioni alle vicine Taormina e Acireale e in tutto il comprensorio etneo. Sono facilmente e rapidamente raggiungibili mete che offrono al turista, in aggiunta alla bellezza di scenari naturali come le Gole di Alcantara, la vista di molti monumenti rimasti a documento e a memoria. Da Riposto parte la ferrovia Circumetnea che per raggiungere Catania attraversa gli straordinari paesi di memoria medievale e barocca sparsi intorno al vulcano. Prima di arrivare a Catania, il trenino passa per i comuni pedemontani di Piedimonte Etneo, Linguaglossa, Castiglione di Sicilia, Randazzo, Maletto, Bronte, Adrano, Paternò. Durante l’incomparabile viaggio, descritto da Edmondo De Amicis nel 1908, si attraversano luoghi diversi per paesaggio, usi, costumi e dialetto. Quindi, Riposto si può considerare il capolinea di un entroterra culturale ed artistico forse senza uguali, dove i segni delle diverse civiltà greca, romana, bizantina, araba e normanna si accostano magnificamente creando un fantastico mosaico di opere d’arte.

Per sfruttare al meglio la collocazione geografica della cittadina e per non proporre un turismo in concorrenza con gli altri centri ionico-etnei, i nostri uomini politici, con avvedutezza, pensano ad un turismo alternativo ed integrativo a quello tradizionale. A tal fine c’è già allo studio un progetto di porto turistico di grosse dimensioni che dovrebbe portare alla realizzazione di un’opera tra le più valide del Mediterraneo. Ciò farebbe di Riposto il capolinea di un itinerario turistico veramente singolare per gli appassionati della nautica da diporto.

Gioacchino Copani

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 152 Provincia Regionale di Catania

Premio Città di Riposto 1995 XIV edizione

e il titolo di Socio Onorario a

GAETANO SODANO«Per la sua intensa carriera nella Marina Italiana,

per i numerosi incarichi di servizio ricoperti sempre con professionalità e alto senso del dovere, e nello stesso tempo per l’affetto verso i luoghi della sua prima formazione di uomo di mare, ai quali sempre torna con simpatia e disponibilità ogni qual volta la comunità marinara ripostese lo chiama.»

Premio Speciale ARTEMARE 1995al pittore

NINO RAMETTA«Vivido ingegno della nostra terra, per essere

stato - in sintonia con le sue spiccate qualità pittoriche ispirate da un fervido realismo magico - il principale animatore del giovane gruppo culturale ripostese distintosi sin dall’immediato dopoguerra in ambito isolano e nazionale.»

Premio Speciale ARTEMARE 1995alla pittrice

SARA PICCIONE«Eccellente esecutrice di figurazioni spettacolari

ambientate nella caratteristica flora ionico-etnea, esplorate con classica sobrietà, robusta quietezza mistica ed elevata dignità di stile, sia che predomini la perfezione del disegno o che il colore ne esalti le suggestioni liriche.»

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Premio Nazionale Artemare

Pagina 153Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Artemare 1996

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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Premio Nazionale Artemare

Pagina 155Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Premio Nazionale ARTEMARE 1996 - XXII EdizioneIl Premio Artemare è un concorso nazionale, artistico-letterario

sul tema specifico “L’uomo e il mare”. Il concorso, promosso e organizzato dal Circolo degli Ufficiali della Marina Mercantile di Riposto, è iniziato nel 1975 con lo scopo di dare spazio alla narrativa informativa di “Fatti di bordo” realmente vissuti dai naviganti. Poi, nel tempo, si è allargato ad altre sezioni, alcune a cadenza annuale, le altre a cadenza biennale.

Quest’anno ricorre la ventiduesima edizione della manifestazione. Essa comprende la XI edizione del premio “Canzone marinara.”, la VII edizione del premio “Fotografia”, la II edizione del premio “Gastronomia”, la V edizione del premio “Narrativa”, la XX edizione del premio “Pittura”, la II edizione del premio “Scultura”, la VI edizione del premio “Video documentario”.

Dal 10 al 23 agosto, nei locali del Circolo, vengono esposte le opere di pittura premiate ed acquisite dal Circolo nei 20 anni di ARTEMARE. Inoltre verranno esposte circa 193 bellissime stampe su cartoncino di varie misure, che il Circolo ha avuto in omaggio dall’Amministrazione comunale, le quali saranno cedute dietro un piccolo contributo per il monumento ai caduti del mare che si vorrebbe erigere a Riposto.

Dal 24 agosto al 6 settembre vengono allestite, sempre nei locali del Circolo, le mostre di pittura, scultura e fotografia per il concorso di questa XXII edizione del Premio.

Il 4 settembre in Piazza S. Pietro, per la Sezione Video documentario, ha luogo la prima rassegna Artemare in DIAPORAMA.

Sistema di proiezione contemporanea su schermo gigante di 4 distinte immagini con l’impiego di complessi impianti stereofonici, dando allo spettatore l’illusione di trovarsi nel luogo dell’azione.

Assisteremo alla proiezione di sequenze di bellissime immagini fotografiche, che sono un viaggio nel passato alla

riscoperta dei luoghi marinari più caratteristici della Sicilia, come Cefalù, Ognina, Acitrezza, Sferracavallo, e di quel mondo misterioso qual è il “Paradiso sommerso” degli abissi del Mar Rosso.

Il festival della canzone ha luogo nella Piazza S. Pietro in due serate:

Giovedì 5 settembre vengono ascoltate le canzoni prescelte dalla Giuria;

Venerdì 6 settembre le canzoni vengono ripetute in ordine inverso per la scelta di quelle da premiare.

La consegna dei premi ARTEMARE avviene la sera di Sabato 7 settembre, come di consueto, nella terrazza dell’Istituto Tecnico Nautico di Riposto.

Oltre ai premi del concorso Artemare vengono assegnati:- la “targa d’argento al merito” ai proff. Paolo Bonsignore e

Lidia Sorbello che, negli anni delle loro rispettive Presidenze all’Istituto Nautico di Riposto, hanno validamente contribuito alla ristrutturazione e al rinnovamento della Scuola;

- il “Premio Città di Riposto” 15ª edizione, al Cap. di Vascello Tommaso Vagliasindi, che andò via da Riposto alla fine degli anni settanta lasciando un ottimo ricordo di sé e di quel suo primo Comando. Al suo impegno e alle sue capacità dobbiamo la costruzione dei locali dell’odierna Capitaneria di Porto.

- il “Premio Sicilianità”, 6ª edizione, al Maestro Piero Gruccione, pittore siciliano tra i maggiori Artisti viventi. Nella sua ricca e brillante produzione artistica ricorrono spesso immagini di marine siciliane, studi di colori e di linee in cui il mare è l’elemento centrale, come nel nostro Premio.

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 156 Provincia Regionale di Catania

Il ponte sullo Stretto di MessinaQualcuno ha detto che “Il mare è la Patria dei liberi”. I naviganti sono lavoratori

particolari, sono individui provenienti da ogni Regione d’Italia costretti a vivere per mesi interi, 24 ore al giorno, a stretto contatto umano. Siciliani, Campani, Pugliesi, Toscani, Triestini, Veneti, Liguri, ecc. sono tutti “emigranti” che vanno a lavorare su una nave girando per i mari del mondo. Non ci può essere razzismo tra questi uomini. Ciò si evidenzia chiaramente dalla lettura dei nove volumi della collana “Storie e racconti di mare” che contiene i lavori migliori presentati al concorso “Fatti di bordo”. Per questi motivi i marittimi sono le persone che più di altre non condividono questa ondata di razzismo dei settentrionali contro i meridionali. Siamo convinti che i “cattivi” sono una minoranza, i meno colti e che non sono mai stati dalle nostre parti, che conoscono la Sicilia solo per i fatti raccontati in un certo modo dalla TV; ma queste giustificazioni non alleviano il dispiacere per quanto sta accadendo. Ci scusiamo per il sottostante scritto, che vuole essere uno sfogo, ma nello stesso tempo è un’autocritica.

Le sorti di un Paese sono legate alle capacità degli uomini politici, di quei soggetti guida che, chiamati a misurarsi quotidianamente con la concretezza e l’urgenza dei problemi e i bisogni della gente, sanno vedere più lontano degli altri. In questi ultimi 50 anni la terra di Sicilia è stata validamente rappresentata nell’arte, nella cultura, nelle professioni, nello sport, ecc., da numerosi personaggi che si sono brillantemente distinti in campo nazionale e internazionale. In ambito politico, invece, sono venute a mancare quelle personalità di spicco, quelle figure di primo piano che, con il loro agire capace, coraggioso, trasparente, avrebbero potuto contribuire alla crescita civile e al rilancio economico e produttivo dell’isola. Anzi, ha dato i natali a tanti pessimi politici, autori di vicende squallide che saranno ricordati per incompetenza, stupidità, disonestà; capaci solo nel sapere eliminare i colleghi che non si lasciavano corrompere.

Oggi ci si augura che l’Assemblea e il Governo regionali eletti di recente sappiano gettare le fondamenta per risollevare il prestigio dei siciliani e individuare i settori dove è più conveniente indirizzare le attività economiche dell’Isola per strapparla ad un destino di miseria. E ci si augura anche che quanto detto dal Presidente del Consiglio dei Ministri, on.le Romano Prodi, circa la sua intenzione di farne la California d’Europa, non resti una promessa elettorale.

È ancora presto per giudicare, ma le notizie apparse recentemente sulla stampa non fanno ben sperare. Tutti i responsabili della politica italiana a parole sembrano volere aiutare il Meridione, con i fatti invece l’allontanano sempre più dall’economia del Nord. Trovano mille scuse per giustificare la non fattibilità del ponte sullo stretto di Messina: terremoti e correnti marine, mafia e terrorismo, alto costo ed impatto ambientale. Ma quanti dei Sigg. che sostengono il guasto ambientale hanno potuto ammirare la bellezza, l’imponenza e la maestosità di almeno uno dei grandiosi ponti costruiti finora dall’uomo, e percorrendolo in macchina, e osservandolo dal finestrino di un aereo, e passandovi sotto su una nave? Avrebbero capito che sono opere che testimoniano il grande ingegno dell’uomo nel riuscire a adattare l’ambiente alle sue necessità, senza nulla togliere alla bellezza della natura circostante.

L’impegno finanziario è superabile: bastano ed avanzano i soldi che lo Stato deve restituire alla Sicilia in applicazione di disposizioni dello Statuto regionale; oppure i 10 mila miliardi previsti per la costruzione si possono reperire da un consorzio pubblico-privati o da mercati finanziari internazionali che più volte hanno mostrato attenzione e disponibilità.

Gli altri motivi sono banali scuse: sarebbe come dire non costruiamo più case perché i terremoti potrebbero distruggerle, non facciamo più aerei e navi perché potrebbero cadere o affondare. I veri motivi sono altri. Il ponte è il presupposto fondamentale per lo sviluppo turistico della Sicilia in quanto sarebbe di fortissimo richiamo per il turismo internazionale. Esso risolleverebbe veramente l’economia isolana con aumento della ricchezza e incremento dei posti di lavoro, rendendo la Sicilia competitiva con le aree industrializzate del nord. E proprio per questo non si farà. Seguiteranno a dare contributi, anche maggiori di quelli necessari per farla decollare, ma in forma assistenziale, pur di tenerla così com’è, sempre zona depressa.

Si trovano subito 3.400 miliardi per il Giubileo del 2000. Si progetta la grande velocità fino a Napoli, mentre qui manca ancora il secondo binario e fanno circolare le vetture scartate dal nord. Si lascia l’autostrada Salerno - Reggio Calabria in uno stato indecoroso, mentre il Governo approva in un batter d’occhio il primo tratto Firenze - Bologna della “variante di valico” per un importo di circa 2 mila miliardi. E il ponte può attendere. Mentre i nostri politici fanno “una pausa di riflessione”, Inglesi e Francesi realizzano in tempi brevi il tunnel sottomarino della Manica, un’opera di oltre 30 Km molto più impegnativa del nostro ponte.

Proseguiranno a raggirarci, a prenderci in giro. Prenderanno ancora tempo con la scusa di “disporre di un progetto definito e completo al fine di trarre valutazioni conclusive sulla fattibilità tecnica e finanziaria”. Assegneranno così altri 25-30 miliardi che andranno a sommarsi alle centinaia già spesi per la progettazione. Nel frattempo questo Governo, incomprensibilmente sostenuto da difensori del liberismo ed assertori dello statalismo, verrà mandato a casa e i siciliani saranno nuovamente beffati da altri politici mediocri che riprometteranno ogni ben di Dio per il Sud. Questi Signori, ancora un volta spudoratamente, fingeranno di ignorare che da 50 anni la questione del Mezzogiorno viene posta al primo punto dei loro programmi per diminuirne, a loro dire, il divario dal Nord. In realtà continueranno a finanziare

opere che risulteranno non determinanti per lo sviluppo del sud e (indirettamente) vantaggiose per i “poteri forti” del nord.

Da un po’ di tempo, con il beneplacito di tutti i media (il buon senso avrebbe dovuto imporre loro un giusto silenzio e non fare da cassa di risonanza, dando l’impressione, se non la certezza, di sponsorizzare la secessione), veniamo continuamente e ingiustamente insultati, minacciati, dileggiati, derisi, disprezzati col chiaro intento di farci reagire. Molti connazionali del Nord sono talmente razzisti da disprezzare i nostri prodotti e scartarli dai loro acquisti. Mentre noi non facciamo altrettanto e rappresentiamo (con circa il 10% della popolazione italiana) uno dei più grossi mercati di consumo dei prodotti settentrionali. Attenzione, però, che ogni capacità di sopportazione ha dei limiti. Tirando troppo forte una corda ad un certo punto si rompe. Il popolo siciliano è gente orgogliosa e alla fine saprà reagire. E i responsabili d’oggi passeranno alla Storia come i più stupidi e ciechi di tutti i tempi.

Gioacchino Copani

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Premio Nazionale Artemare

Pagina 157Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Premio Speciale ARTEMARE 1996ai Presidi

Prof. Paolo BonsignoreProf.ssa Lidia Sorbello

«Per avere retto attivamente e validamente l’Istituto Tecnico Nautico di Riposto che, con i suoi 176 anni di attività, è uno dei piu antichi d’ Italia e costituisce l’orgoglio della nostra Città. Nella sua lunga Presidenza ha contribuito, e non poco, alla ristrutturazione e rinnovamento della Scuola, riscuotendone la stima e l’affetto da tutta la Comunità scolastica e marinara.»

Premio Città di Riposto 1996 XV edizione

e il titolo di Socio Onorario al

Cap. Vasc. Tommaso Vagliasindi«Per la professionalità e l’alto senso del dovere,

nonché per l’affetto che lo lega alla nostra cittadi-na, sede del suo primo comando. Alle sue elevate capacità organizzative e al suo profondo impegno, Riposto deve la costruzione dei locali della odierna Capitaneria di Porto.»

Premio Sicilianità 1996 V edizione

al

Maestro Piero Guccione«Per avere espresso nelle sue opere, in forma

lirica ed essenziale, l’intimo rapporto con la sua terra; con la nostra terra.

Senza cadere nei tranelli dei cliché con i quali viene facilmente identificata la nostra isola, Guc-cione ne ha riportato nei suoi quadri i temi auten-ticamente universali. Dipingendo il cielo e il mare della sua Sicilia egli ha esaltato il senso dell’infini-to, il sentimento della libertà ed il valore della luce, diventando così il poeta della pittura.»

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 158 Provincia Regionale di Catania

Artemare 1997

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Premio Nazionale Artemare

Pagina 159Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 160 Provincia Regionale di Catania

Premio Nazionale ARTEMARE 1997 - XXIII Edizione

Il Premio Artemare è un appuntamento estivo di rilievo promosso annualmente dal Circolo degli Ufficiali della Marina Mercantile di Riposto e dedicato al tema del mare e della navigazione. È un concorso sul tema specifico “L’uomo e il mare” in cui si cimentano amanti delle diverse discipline artistiche e letterarie.

In questa ventitreesima edizione della manifestazione si svolgono la XII edizione del premio “Canzone marinara.”, la III edizione del premio “Gastronomia”, la XII edizione del premio “Fatti di bordo”, la XXI edizione del premio “Pittura”, la X edizione del premio “Modellismo navale”.

Dal 19 luglio al 2 agosto, nei locali del Circolo, vengono esposte le opere di pittura e di modellismo.Giovedì 31 luglio - Vengono ascoltate le canzoni selezionate per l’esibizione nella piazza principale di

Riposto; tra queste, la Giuria sceglierà le migliori 12 per la fase successiva.Venerdì 1 agosto - Le 12 canzoni vengono riascoltate per l’assegnazione dei premi.La consegna dei premi ARTEMARE avviene la sera di Sabato 2 agosto, come di consueto, sulla terrazza

dell’Istituto Tecnico Nautico di Riposto.Oltre ai premi del concorso Artemare vengono assegnati:- la “Targa d’argento al merito” a due giovani giornalisti, Domenico Di Martino e Corrado Petralia.

Negli anni passati abbiamo sempre premiato personaggi professionalmente affermati da tempo, di grande cultura e in qualche modo legati al mare. Quest’anno la scelta è caduta su due ragazzi all’inizio della loro promettente carriera e il premio vuole essere auspicio di traguardi prestigiosi;

- il “Premio Città di Riposto” al prof. avv. Giovanni Grasso, docente Universitario di Diritto Penale che, per i grandi meriti acquisiti durante la sua brillante carriera, dà lustro al paese che gli ha dato i natali.

Da quest’anno verranno consegnate le borse di studio in memoria di due ex allievi dell’Istituto Nautico di Riposto:

- Ten. Vasc. Carmelo D’Urso, pluridecorato al V.M., deceduto il 13 dicembre 1942 a seguito dell’affondamento del sommergibile Corallo;

- Cap. Lorenzo Vico Fazio, illustre letterato nato a Riposto nel 1897 e morto a Catania nel 1986 lasciando una vasta e significativa produzione letteraria.

Le borse sono offerte dalle rispettive famiglie ai migliori diplomati dell’Istituto Nautico di Riposto. Saranno premiati i diplomati dell’anno scolastico 1995/96: Giovanni Lo Giudice, Enrico Stagnitti, Placido Tirendi.

Infine verrà presentato il X volume della collana “Storie e racconti di mare”. Il libro contiene gli elaborati selezionati nell’undicesima edizione del premio di narrativa “Fatti di bordo”. Tale concorso è riservato a coloro che vivono o hanno vissuto il mare da Protagonisti e i loro scritti sono testimonianze di vita passata sul mare. Il volume sarà dato in omaggio a tutti i presenti alla cerimonia di premiazione.

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Premio Nazionale Artemare

Pagina 161Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Il mare è un elemento da trattare bene, importante ed essenziale per la sopravvivenza dell’uomo, specialmente per l’Italia che ha circa 8000 Km di coste. Recentemente, diverse campagne di sensibilizzazione sulla valorizzazione delle risorse marine - promosse dai Ministeri della Pubblica Istruzione e della Marina Mercantile, da alcuni Governi Regionali, da radio e televisioni e da varie associazioni ambientaliste - hanno invitato i giovani a “Vivere il mare”, “Amare il mare”, “Amor di mare”, ecc. Però solo l’Istruzione nautica può dare la possibilità di vivere il mare da “protagonisti”.

Questo tipo d’istruzione, oltre che nell’Accademia navale di Livorno, viene impartita negli istituti tecnici nautici che, in Italia, sono appena 36. Sono scuole dislocate solo nelle grandi città di mare e in alcuni piccoli paesi a più alta tradizione marinara, come Camogli, Piano di Sorrento, Pozzallo, Procida, Riposto (aperta nel 1820 dall’allora Governo Borbonico), Torre del Greco.

L’istruzione nautica si avvale di una struttura didattica del tutto particolare ed unica nel suo genere. La scuola, prima, e la vita di bordo, poi, formano uomini con una selezione particolarmente severa. Inoltre l’avventura, la voglia di conoscenza, lo spirito di sacrificio rendono l’uomo di mare compatto nel morale e nel fisico, facendolo crescere nel rispetto della natura. Andare per mare attraverso gli oceani, visitare i paesi più lontani dei vari continenti, sono senza dubbio occasioni di arricchimento culturale e professionale.

La struttura di una nave è così complessa che la sua conduzione impone conoscenze ed attitudini particolari. Il vastissimo impiego dell’automazione nella gestione di tutte le sue funzioni vitali, l’importanza della componente elettronica così sofisticata, il contatto quotidiano con tutti i servizi tecnici in essa installati (che vanno dalla produzione all’utilizzazione dell’energia elettrica, dagli impianti frigoriferi per la conservazione dei viveri al condizionamento dei locali, dai distillatori di acqua per tutti gli usi di bordo ai depuratori delle acque reflue, agli inceneritori dei rifiuti solidi, ecc.) permettono al navigante di acquisire una professionalità invidiabile. Tali conoscenze sono certamente universali e, pertanto, sono valide non solo per il navigare ma anche per qualsiasi altra attività professionale che il diplomato nautico intenderà intraprendere.

Da alcuni anni l’Istituto Nautico sperimenta nuovi programmi di studio che ne fanno una scuola non più indirizzata solo alla navigazione, ma aperta a tutti i grandi problemi del mare. Si può dire che i Nautici “educano con il mare ... e non solo per il mare”. L’allievo nautico riceve una istruzione teorica integrata da vari tirocini a bordo di navi in servizio e, nell’ultimo anno di corso, da una lunga crociera nel Mediterraneo su nave di linea. Lo studente, inoltre, ha la possibilità di praticare, oltre alle normali attività sportive, anche il nuoto, la voga e la vela.

Purtroppo, da quando il Ministero della Pubblica Istruzione ha disposto che i Consigli di classe indirizzino ufficialmente i genitori degli alunni delle terze medie al tipo di scuola più idoneo per i propri figli, è accaduto qualcosa di strano: i nautici hanno avuto un forte calo nelle iscrizioni e, quello che

è più grave, anche nella qualità degli studenti che vi accedono. Forse perché i più bravi vengono spinti verso questo o quel tipo di liceo, i meno studiosi vengono indirizzati presso gli istituti tecnici più conosciuti, i peggiori consigliati a iscriversi negli istituti professionali: cioè l’orientamento scolastico viene effettuato tenendo conto più del profitto che delle attitudini. Mentre - per la specificità degli studi e per la grande responsabilità alla quale si è chiamati nella condotta e nella guida di una nave moderna - gli istituti nautici dovrebbero poter curare particolarmente la selezione degli allievi, tramite test attitudinali, tra gli aspiranti che siano in possesso di Licenza Media conseguita con buon profitto, abbiano sana e robusta costituzione, amino il mare e soprattutto siano giovani fortemente “motivati”.

Oggi, anche le ragazze, che hanno il mare nel cuore e desiderano provare sensazioni sempre nuove, possono impegnarsi in mansioni e attività proprie del navigante e vivere da protagoniste l’emozionante esperienza di bordo.

Quali esperienze più esaltanti di:- vivere per giorni e giorni con il mare come solo infinito

orizzonte e provare sensazioni irripetibili;- passare dall’Oceano Pacifico all’Atlantico e viceversa

tra le montagne del Canale di Panama;- attraversare il Canale di Suez, lo Stretto di Gibilterra, di

Magellano o quello del Bosforo;- Circumnavigare l’Africa, le Americhe, o l’intero

globo;- toccare isole lontane come Sumatra, Giava, Trinidad,

Cuba, le Hawaii, ecc.;- visitare grandi città come New York, Los Angeles,

Londra, Tokyo, Hong Kong, Singapore, ecc. e paesetti sperduti nei più lontani angoli della Terra;

- conoscere usi e costumi della maggior parte delle genti che popolano il nostro pianeta.

Queste sono solo alcune delle occasioni che si presentano al navigante.

Certo, andare per mare comporta impegni importanti e gravosi, ma la professione dell’ufficiale marittimo, specialmente se fatta con passione, riserva grandi soddisfazioni, non ultimo quello di trovare facilmente lavoro che, oltre tutto, risulta essere particolarmente redditizio. Perché la Marineria italiana rimanga nel futuro, resti in auge e la sua Bandiera continui a essere presente in tutti i mari del mondo, occorrono iniziative concrete che possano spingere i giovani verso l’istruzione marinara. A questo riguardo potrebbe essere giusto che si svolgessero attività promozionali per permettere, sia agli insegnanti della Scuola Media che alle giovani generazioni, la conoscenza diretta e reale dell’affascinante vita di bordo e consentire loro di interagire con tutta la tecnologia concentrata nel piccolo spazio di una nave.

Gioacchino Copani

L’ISTRUZIONE NAUTICA IN ITALIA

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 162 Provincia Regionale di Catania

Premio Speciale ARTEMARE 1997ai giovani giornalisti

Domenico Di MartinoCorrado Petralia

«Per il contributo dato con entusiasmo giovanile, attraverso la Stampa locale, alla diffusione di notizie legate ai problemi del territorio, evidenziando doti letterarie, proprietà di linguaggio, capacità critiche e di sintesi che lasciano intravedere una prestigiosa carriera giornalistica.»

Premio Città di Riposto 1997 XVI edizione

e il titolo di Socio Onorario al

Prof. Avv. Giovanni Grasso«Per l’alta professionalità e competenza dimo-

strate, come magistrato prima e professore ordi-nario di Diritto penale dopo, per la vasta attività di ricerca sullo studio di disposizioni legislative e regolamentari, per i numerosi incarichi di prestigio ricoperti nel rappresentare l’Italia in Commissioni ministeriali, Conferenze, Congressi, Delegazioni, sia nei paesi della Comunità Europa che in campo internazionale, Riposto è orgogliosa di annoverarlo tra i suoi cittadini più illustri.»

Page 163: Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare 2000.pdf · 2019-11-20 · Pagina 3 Il Presidente del Circolo Cap.d.m. Gioacchino Copani Il presente volume è la terza opera di una collana

Premio Nazionale Artemare

Pagina 163Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Artemare 1998

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 164 Provincia Regionale di Catania

Page 165: Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare 2000.pdf · 2019-11-20 · Pagina 3 Il Presidente del Circolo Cap.d.m. Gioacchino Copani Il presente volume è la terza opera di una collana

Premio Nazionale Artemare

Pagina 165Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Il Premio Artemare è un appuntamento estivo di rilievo promosso annualmente dal Circolo degli Ufficiali della Marina Mercantile di Riposto e dedicato al tema del mare e della navigazione. È un concorso sul tema specifico “L’uomo e il mare” in cui si cimentano amanti delle diverse discipline artistiche e letterarie.

In questa ventiquattresima edizione della manifestazione si svolgono la XIII edizione del premio “Canzone marinara”, la IV edizione del premio “Gastronomia”, la VI edizione del premio “Narrativa”, la XXII edizione del premio “Pittura”, la VIII edizione del premio “Fotografia”, la VII edizione del premio “Video documentario”.

Dal 18 luglio al 31 luglio, nei locali del Circolo, vengono esposte le opere di pittura.

Mercoledì 29 luglio – ore 21, in Piazza S. Pietro, per la Sezione Video documentario, ha luogo la seconda rassegna Artemare in DIAPORAMA: un sistema di proiezione contemporanea su schermo gigante di 4 o più distinte diapositive con l’impiego di complessi impianti stereofonici.

La proiezione di sequenze di bellissime immagini fotografiche ci farà riscoprire i luoghi più caratteristici dell’hinterland ionico-etneo e nello stesso tempo ci porterà a rivisitare la storia di Riposto, tutta legata al suo mare.

Giovedì 30 luglio - Vengono ascoltate le canzoni selezionate per l’esibizione nella piazza principale di Riposto; tra queste, la Giuria sceglierà le migliori 12

per la fase successiva.Venerdì 31 luglio - Le 12 canzoni vengono riascoltate

per l’assegnazione dei premi.La consegna dei premi ARTEMARE avviene la sera

di Sabato 1 agosto, come di consueto, sulla terrazza dell’Istituto Tecnico Nautico di Riposto.

Oltre ai premi del concorso Artemare vengono assegnati:

1) Le borse di studio in memoria di due ex allievi dell’Istituto Nautico di Riposto:

- Ten. Vasc. Carmelo D’Urso, pluridecorato al V.M., deceduto il 13 dicembre 1942 a seguito dell’affondamento del sommergibile Corallo;

- Cap. Lorenzo Vico Fazio, illustre letterato nato a Riposto nel 1897 e morto a Catania nel 1986 lasciando una vasta e significativa produzione letteraria.

Le borse sono offerte dalle rispettive famiglie ai migliori diplomati dell’Istituto Nautico di Riposto.

2) La “Targa d’argento al merito” a due anziani Presidi, Armando Patané e Aurelio Strano. Sono due personaggi che nei loro lunghi anni d’insegnamento e di Presidenza hanno contribuito alla crescita culturale di Riposto.

3) Il “Premio Città di Riposto” all’ing. Salvatore Castorina, un illustre concittadino che, per i grandi meriti acquisiti durante la sua brillante carriera professionale, dà lustro al paese che gli ha dato i natali.

Premio Nazionale ARTEMARE 1998 - XXIV Edizione

Page 166: Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare 2000.pdf · 2019-11-20 · Pagina 3 Il Presidente del Circolo Cap.d.m. Gioacchino Copani Il presente volume è la terza opera di una collana

Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 166 Provincia Regionale di Catania

La manifestazione del Premio Artemare ha avuto inizio nel lontano 1975. C’eravamo resi conto che l’italiano medio mostrava grande interesse per la balneazione, ma poca sensibilità per il mare. E da questa constatazione c’è venuta l’idea di istituire il Premio con la finalità principale di diffondere in Italia lo spirito marinaro e portare in primo piano i problemi legati al mare.

Come naviganti avevamo avuto l’opportunità di osservare, notare, constatare di persona il ritardo della nostra marineria nei confronti delle nascenti problematiche legate al mare. I Paesi più progrediti, più all’avanguardia avevano già preso coscienza dei problemi del mare che imponevano riflessioni sulla salvaguardia degli equilibri per la difesa della vita, sulle risorse di ricchezze energetiche, minerali e biologiche, sui trasporti marittimi, sulla nautica da diporto.

A quei tempi, mentre in alcuni porti stranieri, per l’uscita di un leggero fumo nero dalla ciminiera, per lo scarico in mare di una piccola macchia d’olio o di nafta, l’armatore era costretto a sborsare milioni di multa, in Italia si poteva affumicare un’intera città o versare in mare il carico di mezza petroliera senza che nulla accadesse. Oltre ai porti venivano allora sorvegliate anche le coste e tutte le acque territoriali; mentre da noi la “Guardia Costiera” è stata istituita solo qualche anno fa. La nautica da diporto era molto sviluppata mentre ancora oggi da noi si discute sui costi – benefici delle opere da realizzare. Attraversavamo maestosi ponti sul mare, mentre qui, dopo trent’anni di studi e centinaia e centinaia di miliardi spesi per la ricerca, i parlamentari chiedono “ulteriori verifiche di fattibilità” per la costruzione del ponte che dovrebbe collegare la Sicilia alla Calabria. I nostri ambientalisti, mentre in tutte le parti del mondo si continuano a costruire ponti sul mare, ostracizzano la realizzazione dell’opera per “inquinamento, impatto, guasto ambientale”. Mentre molte Società nazionali e internazionali mostrano interesse, sia per la costruzione sia per il finanziamento dell’opera, i nostri politicanti, contro ogni buon senso, sostengono che l’opera verrebbe a costare troppo. E così, probabilmente, nel mese di Settembre ci consoleremo, sempre “Ambientalisti” permettendo, con l’osservare l’opera che sarà visibile in modo virtuale grazie ad un sistema di luci e raggi laser.

È stato detto e scritto un “mare” di volte che l’Italia, per i suoi ottomila chilometri di costa, è obbligata ad

aumentare la sua attenzione per il mare. Che occorre una nuova cultura turistica per essere protagonisti nel bacino del Mediterraneo. Soprattutto, si devono potenziare i trasporti marittimi e valorizzare la nautica da diporto.

Bisogna riconoscere che negli ultimi anni la nautica da diporto ha registrato un notevole sviluppo, sia come diffusione dei mezzi a motore che come interesse per la navigazione a vela. In moltissimi litorali della penisola sono sorti o stanno sorgendo approdi riservati alle attività velica e motonautica. Però, l’Italia è ancora indietro rispetto a molte altre nazioni. E la Sicilia a sua volta è in ritardo nei confronti delle regioni del nord. Le cause di questo ritardo saranno molteplici, però quella principale deriva dalla disoccupazione, dalla fame di posti di lavoro: alimentano la mafia e spingono in politica persone con interessi diversi da quelli della collettività. Ed allora le lodevoli azioni dei politici veri vengono rallentate dai vari “Pinco Pallino” facenti parte della schiera dei politicanti. E quindi si discute, si media, si raggiungono compromessi, … si perde tempo.

Tutti sono d’accordo nel sostenere che il rilancio del Sud sta nello sviluppo del turismo in genere e nautico in particolare. Ma occorrono fatti contingenti, premesse, così come si è verificato nel nord-est d’Italia: due avvenimenti casuali e coincidenti, l’apertura dei mercati dell’Europa orientale e la svalutazione della lira, uniti al vantaggio derivante dalla posizione geografica, hanno favorito lo sviluppo economico in quelle Regioni.

Affinché la scommessa turistica risulti vincente occorre valorizzare il territorio, salvaguardare l’ambiente ed incentivare i trasporti terrestri, aerei e navali. Se si vuole veramente e sinceramente rilanciare l’economia siciliana si permetta la realizzazione del ponte di Messina, si abbassino i costi dei biglietti aerei da e per la Sicilia e si amplino gli aeroporti in modo da consentire l’atterraggio d’aerei di linea internazionale, si completi la rete ferroviaria e si portino fin giù i treni a grande velocità (così come per gli aerei, la velocità è influente nelle grandi distanze), si costruiscano numerosi porti turistici.

E vedrete che anche i siciliani sapranno dimostrare la loro intraprendenza.

TURISMO NAUTICO

Gioacchino Copani

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Premio Nazionale Artemare

Pagina 167Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Premio Sicilianità 1998 VI edizione

al

Prof. Manlio Sgalambro«Per avere rivelato della sicilianità l’elemento

celato, non trionfalistico, non retorico: posizione metastorica di chi osserva con acuta presenza, ma non invischiato nella vanità dell’umano affannarsi.»

Premio Speciale ARTEMARE 1998ai Presidi

Armando Patanè e Aurelio Strano«Due uomini di vecchia stampo, due figure

rappresentative della nostra Riposto che hanno speso la loro vita al servizio della Scuola e della Cultura.

Questo Premio vuole essere il riconoscimento di una Comunità che ha potuto apprezzarli come bravi insegnanti prima e come efficienti presidi dopo.»

Premio Città di Riposto 1998e il titolo di Socio Onorario all’Ing. Salvatore Castorina

Dirigente della STMicroelectronics

«Svolgendo da svariati anni (tra Milano, Lione, Ginevra, New York e Catania) il prestigioso ruolo di alto dirigente di un colosso mondiale dell’in-formatica avanzata, ha dato un notevole personale apporto per lo sviluppo nel territorio etneo di una fondamentale sezione della microelettronica d’avanguardia.

Il consolidamento nel nostro territorio di tale industria di rilevanza internazionale, oltre ad avere creato numerosissimi posti di lavoro di alta specializzazione, ha dato credibilità alla Sicilia ed ha contribuito a sfatare quei pregiudizi, spesso in-giusti, che anche nel settore dell’imprenditorialità hanno penalizzato il Sud del nostro Paese.»

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 168 Provincia Regionale di Catania

Artemare 1999

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Premio Nazionale Artemare

Pagina 169Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

ComunediRiposto

ProvinciaRegionaleCatania AZIENDA

PROVINCIALE TURISMO CATANIA

Circolo Ufficiali Marina Mercantile Riposto

Premio Nazionale XXV Edizione Artemare ‘99

Canzone Fatti di bordo GastronomiaModellismoNarrativa

Protagonisti del mare sul tema“L’uomo e il mare”

Pittura

24 / 30 luglio mostra di pittura e modellismo navale

Corso Italia, 70 - ore 10/13 e 18/21

31 luglio / 6 agosto mostra di pittura riservata ai vincitori delle passate edizioni

Piazza S. Pietro ore 21.00Mercoledì 4 agosto: Festival Canzone marinara 1999 XIII ediz.Giovedì 5 agosto: Festival riservato canzoni vincitrici passate edizioniVenerdì 6 agosto: Festival Europeo della Canzone marinaraDirettore artistico: M.° Rino Bertino - Audio/luci: Sound ServiceServizio fotografico: Nino Musumeci Giarre - Regia: D. Auditore e M. Giam-

Terrazza Istituto Tecnico Nautico di Riposto - Sabato 7 agosto - ore 20,30

Presenta Anna Pavone Premio Città di Riposto: gr. uff. Alfio Di Maria

Premio Protagonisti del mare Consegna Borse di Studio e Premi Artemare - Presentazione XI volume “Storie e racconti

cap.corv. Corrado Gamberini - ten.vasc. Saverio Prencipe - com.te Salvatore Scotto di Santillo

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 170 Provincia Regionale di Catania

Programma della venticinquesima edizione

Il Premio Nazionale Artemare è una grande festa della cultura marinara. Quest’anno ricorre la venticinquesima edizione della manifestazione e per dare maggior risalto alla ricorrenza sono previsti, oltre a quelli usuali, premi speciali per i vincitori delle passate edizioni di pittura, di narrativa “Fatti di bordo”, di modellismo navale e di canzone marinara. È stata programmata anche una seconda edizione del Festival Europeo della Canzone sul mare. Infine è prevista, entro l’anno, la pubbli-cazione di un volume “Riposto, porto dell’Etna e l’Artemare” per significare la particolare edizione del Premio.

In occasione della consegna dei Premi Artemare, che avverrà la sera di Sabato 7 agosto sulla terrazza del locale Istituto Nautico, verranno assegnati altri riconoscimenti.- Agli alunni più bravi del Nautico saranno consegnate le borse di studio istituite dalle famiglie del Ten. Vasc. Carmelo D’Urso (pluridecorato al V.M. deceduto nel 1942 a seguito dell’affondamento del sommergibile Corallo) e del letterato Lorenzo Vigo Fazio (nato a Riposto nel 1897 e morto a Catania nel 1986 lasciando una vasta e significativa produzione letteraria).- A due bravi artigiani locali verrà consegnata una “Targa d’argento al merito”.- Ad un ripostese illustre verrà assegnato il “Premio Città di Riposto” per i meriti acquisiti nel corso del suo operare.- A due coraggiosi ufficiali della Marina militare e a un

Premio Nazionale Artemare 1999

comandante della Marina mercantile andrà il Premio Protagonisti del mare.

Infine sarà presentato al pubblico l’XI volume della collana “Storie e racconti di mare”. Tutti gli intervenuti riceveranno in omaggio una copia del libro.

Per celebrare più degnamente il 25° anniversario dell’istituzione del Premio abbiamo voluto curare la stesura di un sito internet (www.heart.it/artemare) mediante il quale è possibile visionare o “scaricare” il regolamento, i nomi dei partecipanti e dei premiati, i risonoscimenti speciali, le motivazioni dei premi e perfino i racconti inclusi nell’ultimo volume di “Storie e racconti di mare”, relativi alla manifestazione 1999. Il sito contiene anche una breve scheda turistica di Riposto e la relazione presentata dal Circolo al convegno “Muoversi per mare”.

arte, cultura, spettacolo, impegno socialePREMIO ARTEMARE

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Premio Nazionale Artemare

Pagina 171Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Venticinque anni di “ARTEMARE”

una festa dove il protagonista è il marePREMIO ARTEMARE

mare al cospetto della natura».Il concittadino prof. Giuseppe Giarrizzo, più volte

presidente della giuria del concorso, ha scritto: «Il Premio inventato e voluto dagli ufficiali di marina di Riposto riesce a sollecitare confronti, a documentare esperienze, fa emergere – attraverso un medium letterario fin troppo ‘costruito’ – un desiderio di dialogo che esalta le affinità sulle differenze, ed è ancora espressione di una Koiné culturale stratificata nei grandi porti del reclutamento, da Genova a Napoli alla stessa Riposto, il cui contributo alla unificazione culturale dell’Italia otto-novecentesca è ancora tutto da definire».

L’attuale Sindaco on.le Carmelo D’Urso ha scritto che «… i racconti dei naviganti si impongono al lettore per lo stile sobrio ed efficace espressione della psicologia degli uomini di mare. Sono certo che il Premio, stabilmente entrato nella vita della comunità cittadina, si inserirà con successo sempre maggiore, per l’originalità della sua formula, nel panorama culturale italiano».

L’Assessore alla cultura Roberto Di Bella, nella presentazione dell’ultimo volume, scrive: «Il fascino dei racconti di ‘cose di mare’ esprime da sempre la peculiarità di manifestarsi, per la parte narrativa, attraverso la componente fantastica. Lontano o vicino dalle tematiche dei grandi classici della letteratura di mare, intervengono in questo undicesimo volume le storie personali – anche variamente trasfigurate – di coloro i quali, a contatto con il mare, hanno contribuito ad arricchire le loro riflessioni estetiche e, soprattutto, la loro e la nostra umanità».

I volumi della collana vengono offerti in omaggio a quanti ne facciano richiesta.

Il Circolo, oltre agli 11 volumi di “Storie e racconti di mare”, ha pubblicato “Storia della Marina di Riposto”, “Riposto e il Mare”, “Il Mare, Riposto e i Ripostesi” e un catalogo a colori su una “Rassegna di scultura e pittura d’autore” riservata ad artisti di fama nazionale. Ha anche espletato un’indagine sui “Problemi dei naviganti”, dandone il resoconto alle stampe. Ha promosso ed organizzato due convegni di studio aventi come tema “Il mare oggi” e “La salvaguardia del mare e della vita umana in mare” e ha, infine, collaborato al convegno “Muoversi per mare” organizzato dal Comune, dalla Provincia e dall’Istituto Nautico di Riposto.

Gioacchino Copani

La manifestazione del Premio Artemare ha avuto inizio nel lontano 1975 distinguendosi negli anni per la fedeltà all’elemento che qui a Riposto rappresenta la costante naturale e culturale: il mare. Oggi, è diventata un’importante manifestazione d’autentico rango nazionale sul tema specifico “L’uomo e il mare” e viene articolata nelle diverse discipline artistico-letterarie: canzone, fotografia, gastronomia, giornalismo, modellismo, narrativa, pittura, scultura, video. Di recente è stata inserita una nuova sezione, denominata Protagonisti del Mare, che vuole riprendere una importantissima manifestazione ripostese andata perduta: il Premio Internazionale Capitani Coraggiosi. Questo Premio - nato nel 1967 dall’idea di un concittadino, l’illustre regista Pino Correnti, e ripresa dall’allora sindaco di Riposto, on.le Nino Caragliano - era inteso a riportare in primo piano quanti mostravano capacità e coraggio nel loro rapporto con il mare.

In 25 anni di ARTEMARE, sono state indette 23 edizioni di pittura, 20 di narrativa, 14 di canzone, 11 di modellismo navale, 7 di fotografia, 6 di video documentario, 5 di gastronomia.

Delle varie sezioni del comcorso, il Circolo tiene di più alla sezione narrativa “Fatti di bordo” riservata ai soli naviganti. I racconti migliori vengono pubblicati nei volumi di una collana intitolata “Storie e racconti di mare”. Gli undici volumi già pubblicati contengono scritti che esaltano, in ogni suo aspetto, il rapporto dell’uomo con il mare, racchiudendo la storia stessa della Marineria italiana dalla prima guerra mondiale ad oggi. Quasi sempre le opere presentate trattano situazioni, stati d’animo, speranze, delusioni, riflessioni di uomini di mare “costretti a vivere nel mondo atipico dei lunghi silenzi e degli sconfinati orizzonti”. Si ha occasione di leggere i grandi drammi del mare narrati “da coloro che li hanno terribilmente vissuti nella loro avventurosa vita di marinai e nelle cui parole traspare la fiera consapevolezza di averla degnamente vissuta”. Qualche volta, i racconti, sono testimonianze di grandi sciagure, rimaste vive nella memoria dei protagonisti, in cui “oceani e mari di tutto il mondo sono divenuti tombe senza nome per migliaia di uomini di mare”.

Il dott. Francesco Di Pino, il Sindaco sempre vivo nel cuore dei ripostesi, nella presentazione di uno dei volumi ha scritto: «I libri nati dai racconti dei “Fatti di bordo” sono documento primario del rapporto vitale fra l’uomo e il mare, che costituisce una dimensione di per sé autonoma e indipendente, dove ogni norma esistenziale assume il ruolo primario di rapporto arcaico e immodificabile fra uomo e

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 172 Provincia Regionale di Catania

2° Festival Europeo Canzone sul mare

Nazione: Belgio FiammingoArtista: MONICACanzone: “Finally found love”Autore:De Temmermann-De BrakeleerCompositore: De Temmermann-De Brakeleer

Nazione: Belgio FranceseArtista: Cindy NiceCanzone: “D’un pierre un saphir”Autore: J. C. TimmermanCompositore: J. C. Lefevbre

Nazione: InghilterraArtista: NICOLASCanzone: “My World”Autore: Mike SinclairCompositore: David Crustin

Nazione: SvizzeraArtista: MYRIAMCanzone: “Merci la mere”Autore: Nico Zangardi-Jean CharlesCompositore: Agoston Malacsik

Nazione: OlandaArtista: LUNACanzone: “Blijf bij mij”Autore: Franky PaoloCompositore: Franky Paolo

Invitata d’onoreNazione: Italo-BelgaArtista:FIORINA BUCCIARELLICanzone: “Ik ben eenzaam zonder jou”Autore:Will TuraCompositore: Will Tura

Venerdì 6 agosto 1999

Nazione: GermaniaArtista: NICKYCanzone: “Du und ich”Autore: Karl BerbuerCompositore: Karl Berbuer

Nazione: LussemburgoArtista: CHRISTELLECanzone: “Un océan de rêves”Autore: Gerard JaffresCompositore: Burt Blanca

Nazione: FranciaArtista: SÉVERINE CORDIERCanzone: “Redonne-moi”Autore: Stéphane Eloy-Alfredo FilipponeCompositore: Nico Zangardi

Nazione: SpagnaArtista: ALALBACanzone: “Me voy a Marbella”Autore: Rafael SanchezCompositore: Rafael Sancez

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Premio Nazionale Artemare

Pagina 173Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Il Circolo conferisce ilPremio Città di Riposto 1999e il titolo di Socio Onorario

al

gr. uff. Alfio Di Maria«Per l’entusiasmo, l’instancabile impegno e

la grande competenza mostrati nel promuovere e organizzare il Premio Internazionale di Operosità “Giara d’Argento” e il Premio Internazionale di Giornalismo “Alfio Russo”, dove hanno presenziato i più prestigiosi uomini di cultura del nostro tempo.

È stato insignito, in età giovanissima, del titolo di Grand’Ufficiale della Repubblica, per cui il no-stro premio, che è certamente poca cosa rispetto a tale alta onorificenza, è solo un modesto segno di riconoscimento.»

Il Circolo conferisce ilPremio Speciale “Targa d’argento” al merito

ai F.lli Muscolino«Per la lavorazione artistica e professionale di

oggetti varî in ferro battuto, attività che i fratelli Muscolino svolgono con la passione e la compe-tenza dei fabbri del passato. La cura dei particolari e la raffinatezza della lavorazione fanno di ogni loro produzione un’autentica opera d’arte.»

Il Circolo conferisce ilPremio Speciale “Targa d’argento” al merito

a Salvatore Amato«Maestro ebanista, prestigioso esponente

dell’artigianato ripostese nel settore della

lavorazione del legno.»

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 174 Provincia Regionale di Catania

Premio “Protagonisti del mare”

al Cap.Corv. Corrado Gamberin e al Ten.Vasc. Saverio Prencipe«Per il coraggio, la professionalità, la perizia marinaresca mostrata, nel coordinare l’impiego dei

mezzi e le attività degli uomini al loro comando, in una operazione di soccorso, condotta in condizioni meteorologiche avverse, con la quale hanno salvato la vita ad oltre trecento persone, naufraghe su un

rimorchiatore alla deriva nelle acque dell’Adriatico.»

Premio “Protagonisti del mare”

al Com.te Salvatore Scotto di Santillo«Per il notevole contributo che, da uomo di mare, ha saputo dare agli sviluppi dei progetti e della

ricerca scientifica oceanografica in Italia, assurgendo, progressivamente, a responsabilità di grande rilievo

nel Consiglio Nazionale delle Ricerche.»

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Premio Nazionale Artemare

Pagina 175Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

CanzoneFatti di bordo

Festival Europeo della canzoneFotografia

GastronomiaGiornalismoModellismoNarrativaPittura

Protagonisti del MareScultura

Video documentariotutte sul tema “L’uomo e il mare”

ed anchePremio Cultura

Premio Città di RipostoPremio Sicilianità

Sezioni svolte nelle 25 edizioni del Premio Artemare con i nomi dei premiati

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 176 Provincia Regionale di Catania

Anno Fatti di bordo Pittura Modellismo Canzone Narrativa Fotografia Video 1975 1^ edizione Giovanni Conte 1976 2^ edizione Mario Fiasconaro 1977 1^ edizione Sara Piccione 1978 3^ edizione 2^ edizione 1^ edizione Mario Fiasconaro Marcello La Spina Giovan. Arcidiacono / Dario Pogliani 1979 3^ edizione 2^ edizione 1^ edizione Alfio Pittera Carmelo Siliato 1980 4^ edizione 3^ edizione 2^ edizione Pancrazia Buzzurro Sebastiano Mancuso Antonino Piro Sara Barbagallo Carmelo Mancuso Salvatore Petralia Marina Granata Michele Granata Carm. Bonaventura 1981 4^ edizione 5^ edizione Guido Campailla Pancrazia Buzzurro / Vittorio Caltabiano Stefano Nicotra 1982 6^ edizione 1^ edizione Paolo Caruso Matteo Barretta Ferdinando Perricone 1983 5^ edizione 7^ edizione Giudo Campailla Mariella Sapienza Giovanni Stella Corrado Iozia 1984 8^ edizione 4^ edizione 1^ edizione Antonio Santacroce Matteo Nicosia Gianni Belfiore Matteo Barretta Mario Gervasi Giuliano Spiga Cesare Di Narda Antonio Barbagallo Antonino Mauro 1985 6^ edizione 9^ edizione Amedeo Dall’Asta Piero Corpaci / Luciano Molin Maria Condorelli Giuseppe Pisano Angelo Condorelli 1986 10^ edizione Lillo Messina Rosario Leone Tano Signorelli 1987 7^ edizione 11^ edizione 5^ edizione 2^ edizione Giudo Campailla Matteo Barretta Mario Torrisi Fabrizio Carrieri Amedeo Dall’Asta Saro Tricomi Mimmo Mirabella Settimo B. Sardo Giacomo Caiazzo Gregorio Fontana Mario Marcadante Piero Sinigaglia / Aldo Arnavas / Enrica Pompei 1988 12^ edizione 3^ edizione 1^ edizione 3^ edizione 2^ edizione Matilde Vegnani Gianluca Attanasio Mario Sforza Manuela Bonino Bruno Vailati Saro Tricomi Canzio Bogarelli Gian Marco Pedroni EnricoCaccialanza Giuseppe Parisi Settimo B. Sardo Renata Semeraro Giulia Corciolani 1989 8^ edizione 13^ edizione 6^ edizione 4^ edizione Prospero Schiaffino Franco Sciacca Salvatore Viola Gianluca Attanasio Giovanni Di Mauro Giuseppe Corradini Matteo Torrisi Settimo B. Sardo Guido Campailla Carmelo Zappalà Salvatore Giuffrida Marisa Merlino

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Premio Nazionale Artemare

Pagina 177Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Gastronomia Ospiti Pittura Pubblicazioni Targa al merito Città Riposto Sicilianità Giornalismo Festiv. Europeo I volume Racconti di mare II volume Racconti di mare III volume Racconti di mare 1^ edizione IV volume Carmelo Comes Racconti di mare SebastianoMilluzzo Elio Romano Nunzio Sciavarrello 2^ edizione 1^ edizione Jean Calogero Vol. M. Giannetto Santi Correnti Marina di Riposto 3^ edizione V volume 2^ edizione Santo Marino Racconti di mare Giuseppe Giarrizzo 4^ edizione 1^ edizione 3^ edizione Giuseppe Gagliano Alberto Bombaci Franco Battiato Mario Giusti 5^ edizione 4^ edizione 1^ edizione Turi Sottille Francesco Di Pino Vittorio Consoli /Giusep. Migliorati Antonino Cianciulli Alfio Pizzone 6^ edizione VI volume 5^ edizione Salvatore Russo Racconti di mare Vincenzo Di Maria VII volume 6^ edizione Racconti di mare Angelo Di Martino 7^ edizione 1^ volume Circolo 7^ edizione 2^ edizione Silvio Amelio Riposto e il mare Aurel. Puglionisi Decio Lucano Rassegna Pittura e Scultura 8^ edizione 1^ edizione Nino Caragliano Franco Battiato Carmelo D’Urso Salvatore Fiume

Page 178: Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare 2000.pdf · 2019-11-20 · Pagina 3 Il Presidente del Circolo Cap.d.m. Gioacchino Copani Il presente volume è la terza opera di una collana

Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

Pagina 178 Provincia Regionale di Catania

Anno Fatti di bordo Pittura Modellismo Canzone Narrativa Fotografia Video

1990 14^ edizione 5^ edizione 2^ edizione 4^ edizione 3^ edizione Giuseppe Brancato D’Amico/La Spina Franco Piccinelli Vito Placido Adriana Gallo Settimo B. Sardo Toni Pezzato Antonio Ronzano Mauro Meli Anna Bartiromo Giulia Corciolani 1991 9^ edizione 15^ edizione 7^ edizione 6^ edizione Luciano Molin Salvatore Barbagallo VittorioScannavacche Cris Coppins Giovanni Di Mauro Rosario Leone Mimmo Mirabella S. Artiaco Giovanni Conte Giovanni Bruno Salvatore Viola Gruppo SMANIA 1992 16^ edizione 7^ edizione 3^ edizione 5^ edizione 4^ edizione Giovanni Busà Duo Litrico/Raciti Felice Ballero Bruno Bonaccorsi Sergio Loppel Fabio Duello Roberto Villini Gianni Sutera Paolo Manetti RosarBelfiore Nello Mazzone Gianluca Attanasio Anna Bartiromo Nicola Spadafranca / Guido Campailla 1993 10^ edizione 17^ edizione 8^ edizione 8^ edizione Guido Campailla Rosario Leone Salvatore Viola Maurizio Conti Luciano Molin Rita Schilirò Salvatore Russo Linda Andresano Giacomo Caiazzo Salvatore Barbagallo Mimmo Mirabella Rosario Iraci / Marcantonio Tuveri 1994 18^ edizione 9^ edizione 4^ edizione 6^ edizione 5^ edizione Agata Vinciguerra Claudia Pastorino Augusto Meriggioli Solo Mensione Sergio Loppel Salvatore Barbagallo Anna Sanchini Felice Ballero Elena La Verde AnnaFranchini Vera Raciti Fiorini Bucciarelli Giovanni Sircana Paolo Manetti Nicola Spadafranca 1995 11^ edizione 19^ edizione 9^ edizione 10^ edizione Giacomo Caiazzo Sebastiano Caracozzo Nunzio Bosco Giuseppe Comis Sebastiano Pagano Carmelo Fazio Francesco Nocita Canzio Bogarelli Resaz Radames Mariastella Costanzo Salvatore Bonanno Pulvirenti/Daidone 1996 20^ edizione 11^ edizione 5^ edizione 7^ edizione 6^ edizione Sergio Niceforo Rossella Ariodante Gaetano Alfaro Rosita Farina Non assegnato G. Paolini Parlagreco Luisa Continolo Augusto Meriggioli Rosario Musumeci Antonella Zanon Nicola Saggiomo Giacomo Caiazzo Camillo Rapisarda 1997 12^ edizione 21^ edizione 10^ edizione 12^ edizione Sergio Iezzi Teresa Borgia Salvatore Bonanno Orlando Marchesi Firmino Perfetto Alfio Abate Antonino Pettinato Gruppo Apocundria Sebastiano Pagano Salvino Sciacca Salvatore Giuffrida Valentina Tomarchio 1998 22^ edizione 13^ edizione 6^ edizione 8^ edizione 7^ edizione Barbara Sorbello Franco Manzo Angelo L. fornaca Non assegnato N. Musumeci Vito papa Alba Romeo Vincenzo Galvagno /Barbagallo Jose Contarino Viviana Sancinito Gaetano Cristaldi 1999 13^ edizione 23^ edizione 11^ edizione 14^ edizione 7^ edizione Amedeo Dall’Asta Lia Figuera Vincenzo Canonico Marilena Mirra Maurizio Bascià Antonio Riciniello Vito Papa Domenico Mirabella Martina Fontanel Mario Sforza Angelo Luigi Fornaca Eli Balbinetti Salvatore Finocchiaro Tony D’Amore Vincenzo Galvagno

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Premio Nazionale Artemare

Pagina 179Circolo Ufficiali Marina Mercantile - Riposto

Gastronomia Ospiti Pittura Pubblicazioni Targa al merito Città Riposto Sicilianità Giornalismo Festiv. Europeo

9^ edizione 2^ edizione Rosario Soraci Vincenzo Consolo 2^ edizione 10^ edizione 3^ edizione Enza Di Maria Gaetano Ragunì Salvatore Italia Francesco S.Pipino VIII volume 3^ edizione 11^ edizione 4^ edizione 1^ edizione Racconti di mare Sebastiano Fresta Rosario Contarino Gianni Belfiore Valerie Dubois Mariano Torrebella Michelle Muller Lynda Myers 2^ volume Circolo 4^ edizione 12^ edizione Riposto e i Ripostesi Giovanni Puglionisi Sebastiano Messina Lio Tomarchio 5^ edizione 13^ edizione Luigi Averna Don Stefano Pavone Vincenzo Frazzitta 1^ edizione IX volume 6^ edizione 14^ edizione Salvatore Guarrera Racconti di mare Sara Piccione Gaetano Sodano Salvatore Maggiore Nino Rametta Vito Strano 2^ edizione 7^ edizione 15^ edizione 5^ edizione 3^ edizione Salvatore Costanzo Paolo Bonsignore Tomm. Vagliasindi Piero Guccione Puccio Corona Lidia Sorbello 3^ edizione X volume 8^ edizione 16^ edizione Vito Strano Racconti di mare Domen. Di Martino Giovanni Grasso Corrado Petralia 4^ edizione 9^ edizione 17^ edizione 6^ edizione 4^ edizioneNon assegnato Armando Patané Salvatore Castorina Manlio Sgalambro Augusto Meriggioli Aurelio Strano 5^ edizione XI volume 10^ edizione 18^ edizione 2^ edizioneNon assegnato Racconti di mare Salvatore Amato Alfio Di Maria Marilena Mirra Fratelli Muscolino Monica del Belgio Valentina Tomarchio

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Riposto «Porto dell’Etna» e l’Artemare

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Descrizione dello svolgimento di una cerimonia di premiazioneLa sera di sabato primo agosto la luna è uno spicchio crescente sul terrazzo dell’Istituto Nautico di

Riposto. Il colpo d’occhio, alle 21.00, è di quelli che non si dimenticano facilmente: tutti i circa duecento posti a sedere sono occupati, molti curiosi si assiepano all’entrata, dove è stato allestito un rinfresco per una bicchierata al termine della manifestazione; sul fondo il palco, illuminato, ospita i membri principali delle Commissioni assegnatrici dei premi. Nella multiforme varietà dei premi estivi che, a cadenza ogni anno più serrata, si assegnano in Italia, il Premio ARTEMARE si distingue per la fedeltà all’elemento che qui a Riposto rappresenta la costante naturale e culturale: il mare. Il Presidente del Premio, Gioacchino Copani, inizia a parlare alle 21.10; nella voce l’emozionata soddisfazione nel vedere la sua creatura, ormai più che maggiorenne, sempre florida e in buona salute. Pochi minuti più tardi fanno il loro ingresso, insieme, le inconfondibili figure - entrambe, seppure in modo diverso, ieratiche e cariche di carisma - di Franco Battiato e Manlio Sgalambro: salutati da un lungo e affettuoso applauso, i due - il musicista e l’intellettuale - prendono posto sul palco, accanto a Luigi Turinese, che più tardi introdurrà l’opera del filosofo ed enuncerà le motivazioni del premio a lui assegnato. Sfilano i premiati delle varie sezioni. Per la Canzone Marinara vince un non siciliano: Franco Manzo di Angri, in provincia di Salerno; la sua “Per mare”, di cui ha scritto il testo, supera le canzoni della milanese Alba Romeo e di Viviana Sancinito, siciliana di Caltanissetta. Tutti siciliani i premiati della sezione pittura; vince il primo premio Barbara Sorbello di Catania, autrice dell’opera “Ognina”. “Fatti di bordo” è il nome della sezione narrativa del Premio, nella quale la perizia nel raccontare è condizione per così dire necessaria ma non sufficiente: occorre l’esperienza, e il racconto “La tempesta”, dell’astigiano Angelo Luigi Fornaca, sembra presupporla tutta. Fornaca, dietro il quale si piazzano i due siciliani Galvagno e Cristaldi, ritira il premio commosso: il viaggio a Riposto - racconta - lo ha riportato indietro di quarant’anni, al tempo in cui, giovane marconista, si apprestava a solcare i mari di tutto il mondo, e gli ha consentito di rivedere un amico dell’epoca, “una persona speciale” (sono le sue parole): il nostro Pippo Costanzo. L’estroverso Comandante Augusto Meriggioli, non nuovo ai fasti del Premio (ha vinto più volte il premio “Fatti di bordo”), viene premiato quest’anno con il Premio Giornalismo, e approfitta della sua simpatica e torrenziale arte oratoria per consegnare al divertito Gioacchino Copani la sua ultima fatica letteraria.

Il Premio Speciale ARTEMARE porta alla ribalta due personaggi che hanno formato intere generazioni di ripostesi: i Presidi Armando Patanè e Aurelio Strano, che, fuor di retorica, con la loro arguzia portano una ventata di giovinezza dello spirito a dispetto dell’anagrafe ottuagenaria. La platea è tutta per loro. Ci avviamo verso l’ultima parte della serata. Dopo un’interessante esposizione, con tanto di diapositive, del progetto di realizzazione del nuovo porto di Riposto, riceve il Premio Città di Riposto e il titolo di Socio Onorario del Circolo Ufficiali l’ingegner Salvatore Castorina, dirigente della STMicroelectronics, protagonista, fuori della Sicilia, dello sviluppo della microelettronica d’avanguardia, base fondamentale dell’informatica avanzata. A chi gli rimprovera - a causa della lunga permanenza lontano dall’isola - di aver dimenticato il dialetto siciliano, l’ingegnere risponde per le rime, naturalmente in siciliano. Siamo al climax della magica serata. L’affetto del pubblico per i suoi conterranei si mantiene alto quando viene annunciato il Premio Sicilianità ad un filosofo che, sebbene abbia conquistato un largo pubblico solo da pochi anni - da quando, cioè, collabora con Franco Battiato scrivendo i testi delle sue canzoni - è attivo sulla scena filosofica da alcuni decenni, scrivendo opere il cui rigore e la cui cifra stilistica sono fuori discussione. Si tratta ovviamente di Manlio Sgalambro, il cui mèntore, questa sera, è un personaggio a sua volta fuori del comune: Luigi Turinese, medico omeopatico e psicoanalista, infatti, è nato e vive a Roma, ma le sue origini siciliane (modicane e randazzesi, per la precisione) lo spingono da quasi vent’anni a frequenti incursioni - professionali e non solo - nell’isola. Ci piace riportare per intero la motivazione del premio: “Per avere rivelato della sicilianità l’elemento celato, non trionfalistico, non retorico: posizione metastorica di chi osserva con acuta presenza, ma non invischiato nella vanità dell’umano affannarsi”. Finisce con le fotografie di rito, il prevedibile assalto al pazientissimo Battiato e la confortante sensazione di aver speso bene la serata.

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Anno 1994Il Premio ARTEMARE sulla stampa

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Anno 1995

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Anno 1996

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Anno 1997

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Anno 1999

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INDICEPresentazione del volume

Il Presidente del Circolo ...............................................................................................................5Il Sindaco ......................................................................................................................................7Il Presidente della Provincia Regionale di Catania .......................................................................9L’Assessore alla Cultura della Provincia Regionale di Catania .................................................11

Atti del Convegno “Muoversi per mare” .................................................................... 13Introduzione del Sindaco on.le Carmelo D’Urso ......................................................................15

Manlio MarchettaVerifica degli impatti sul territorio del progetto di ristrutturazione e ampliamento ..................17

Giuseppe MontemagnoTerra per i naviganti: attività, eventi, occupazione .....................................................................25

Giuseppe AmataIl potenziamento della navigazione di cabotaggio ....................................................................26

Roberto SpanoL’Istruzione nautica e il lavoro nella zona ionico-etnea: passato, presente e futuro ..................28

Pasquale RussoLa formazione professionale marinara .......................................................................................31

Gioacchino CopaniTurismo nautico: industria del 2000 ...........................................................................................33

Riposto 2000: quale futuro? ..........................................................................................................41

Carmelo AuditoreMy Riposto, ... an opinion ..........................................................................................................43

Girolamo BarlettaMemorie ripostesi .......................................................................................................................45

Enrico Carbone Dalle vestigia del passato speranze per il futuro ......................................................................48

Francesco CopaniRiposto, la scuola del 2000 .........................................................................................................53

Vincenzo Di Maggio Sicilia a vele spiegate .................................................................................................................55

Don Stefano Pavone Amarcord di Riposto ..................................................................................................................58

Sebastiano FrestaRivisitando il territorio della Contea di Mascali ........................................................................61

Giuseppe Giarrizzo

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Riposto e l’hinterland ionico - etneo ..........................................................................................65

Giovanni GranataRicordi, energia, ambiente ..........................................................................................................67

Orazio LicciardelloRiposto ed il suo domani ... ........................................................................................................70

Filippo PattiSicilia, quale autonomia .............................................................................................................72

Maria PriviteraI vegetali come bioindicatori di inquinamento atmosferico .......................................................75

Gaetano RagunìRiposto, i Giovani e la Città .......................................................................................................77

Salvo Sessa“Un sogno....” .............................................................................................................................79

Gaetano SodanoTurismo e ambiente ....................................................................................................................81

Aurelio Strano Un poeta estemporaneo dalla personalità introversa: LUCIU U LUPU .....................................86

Lio Tomarchio ‘O Ripostu ‘i Re ‘Maggi arrivunu d’u mari ................................................................................88“Comu si fa a no essiri pueta” ....................................................................................................91

Attività del Circolo ......................................................................................................................... 93Monumento ai caduti del mare ...................................................................................................94Sezioni e pianta del monumento ................................................................................................95Elenco dei contributi riscossi per il monumento ........................................................................96Elenco aggiornato di vittime del mare da inserire sulla lapide del monumento ai caduti ..........99Elenco di marittimi decorati di “Medaglia d’oro di lunga navigazione” ..................................101Preghiera del navigante .............................................................................................................102Elenco nominativo dei soci .......................................................................................................103Sulla Stampa .............................................................................................................................105Attività interna del Circolo .......................................................................................................108Per ricordare .............................................................................................................................109

Luigi Averna ........................................................................................................................110Nino Caragliano ..................................................................................................................112Rosario Contarino ...............................................................................................................114Vincenzo Di Maria ..............................................................................................................117Saverio Pipino .....................................................................................................................119Mariano Torrebella ..............................................................................................................123Mario Trombetta ................................................................................................................125Soci deceduti nell’ultimo quinquennio ...............................................................................127

Premio Nazionale Artemare ........................................................................................................129

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Finito di stampare

nel mese di Giugno 2000

dallaTipografia ............................................

per conto di Enrico Caruso

Venticinque edizioni di Artemare senza interruzioni ................................................................130Discorso del Sindaco in occasione della XXV edizione del Premio Artemare ........................132La Sezione Pittura di ARTEMARE di Carmela Cappa ............................................................135L’ARTEMARE di Betty Denaro ..............................................................................................137Artemare e l’Anam di Anna Pavone .........................................................................................140Tre pagine di foto ricordo di Ospiti illustri ...............................................................................141Documentazione delle ultime sei edizioni di Artemare ............................................................145

Artemare 1994 ....................................................................................................................145Artemare 1995 ....................................................................................................................150Artemare 1996 ....................................................................................................................155Artemare 1997 ....................................................................................................................160Artemare 1998 ....................................................................................................................165Artemare 1999 ....................................................................................................................170

Sezioni svolte nelle 25 edizioni del Premio Artemare con i nomi dei premiati .......................177Descrizione dello svolgimento di una cerimonia di premiazione .............................................182Il Premio ARTEMARE sulla stampa ........................................................................................183

Anno 1994 ...........................................................................................................................183Anno 1995 ...........................................................................................................................187Anno 1996 ...........................................................................................................................191Anno 1997 ...........................................................................................................................196Anno 1998 ...........................................................................................................................201Anno 1999 ...........................................................................................................................204