RIPIJAMOSELO - collegiofraccaro.it · collegiali al loro primo tentativo di organiz-zare una festa...

10
http://www.collegiofraccaro.it/vdc [email protected] Fraccaro - spalla 1 a 1 A pag. 2 L’asse Catania - Tripoli A pag.8 numero 125 — anno VI 16 maggio 2011 Mila e Shiro incontra Holly e Benji A pag. 5 SPORT E ROMANZA PAGELLE IMPOSTORI Cardano Fail Party C’è chi dice che il segreto del successo di una festa è la location. Il collegio Cardano, que- st’anno, si è dato da fare per dimostrare il contrario. Vediamo dunque quale catena di eventi ha portato a quella che in molti hanno definito la peggiore festa collegiale degli ulti- mi anni. Partiamo dagli antefatti: qualche settimana prima una delegazione cardana aveva implo- rato in ginocchio, fra lamenti e pianti a di- rotto, il Collegio Fraccaro di concedere loro l’uso del locale Tabù di Bressana Bottarone (sede della festa malriuscita), fino a quel momento affittato in esclusiva al Fraccaro e sede del precedente Plinio Summer Party . Inteneriti dallo spettacolo degli inesperti collegiali al loro primo tentativo di organiz- zare una festa e sempre generosi con i prin- cipianti, i fraccarotti avevano dato la benedi- zione in cambio di una modica somma, dopo aver carezzato la testa e regalato biscottini ai cardani più disperati. Segue Goran a pag. 5 Oltre l’ostacolo di Splendid Quello che il Plinio Soccer ha superato mercoledì scorso, sul campo dissestato del CUS, era senza dubbio l’ostacolo più insidioso di questo campionato; ma non mi riferisco alla squadra dello Spalla, a cui nondimeno va l’onore delle armi. L’o- stacolo di cui parlo è lo spettro della scorsa stagione. Una stagione anomala e amara, dove siamo stati declassati, senza quasi accorgercene, da protagonisti a semplici comparse; un colpo che ha la- sciato segni profondi nella mentalità del- la squadra, che per lungo tempo è stata vittima di una vera e propria crisi di iden- tità. Una crisi che ora però appartiene al passato. Con la qualificazione alla fase finale, possiamo guardarci indietro con più oggettività, per renderci conto che il calvario che abbiamo attraversato è stato un male necessario a farci riacquistare l’umiltà, il cinismo e la fame di vincere che forse avevamo perso. Ed ora, supera- to l’ostacolo, non resta che una cosa da fare: continuare a correre fino al traguar- do. RIPIJAMOSELO! Ora che sono usciti i campioni, tocca tirar fuori i cojoni.

Transcript of RIPIJAMOSELO - collegiofraccaro.it · collegiali al loro primo tentativo di organiz-zare una festa...

http://www.collegiofraccaro.it/vdc [email protected]

Fraccaro - spalla 1 a 1

A pag. 2

L’asse Catania - Tripoli

A pag.8

numero 125 — anno VI 16 maggio 2011

Mila e Shiro incontra Holly e Benji

A pag. 5

SPORT E ROMANZA PAGELLE IMPOSTORI

Cardano Fail Party C’è chi dice che il segreto del successo di una festa è la location. Il collegio Cardano, que-st’anno, si è dato da fare per dimostrare il contrario. Vediamo dunque quale catena di eventi ha portato a quella che in molti hanno definito la peggiore festa collegiale degli ulti-mi anni. Partiamo dagli antefatti: qualche settimana prima una delegazione cardana aveva implo-rato in ginocchio, fra lamenti e pianti a di-rotto, il Collegio Fraccaro di concedere loro l’uso del locale Tabù di Bressana Bottarone (sede della festa malriuscita), fino a quel momento affittato in esclusiva al Fraccaro e sede del precedente Plinio Summer Party . Inteneriti dallo spettacolo degli inesperti collegiali al loro primo tentativo di organiz-zare una festa e sempre generosi con i prin-cipianti, i fraccarotti avevano dato la benedi-zione in cambio di una modica somma, dopo aver carezzato la testa e regalato biscottini ai cardani più disperati.

Segue Goran a pag. 5

Oltre l’ostacolo di Splendid

Quello che il Plinio Soccer ha superato mercoledì scorso, sul campo dissestato del CUS, era senza dubbio l’ostacolo più insidioso di questo campionato; ma non mi riferisco alla squadra dello Spalla, a cui nondimeno va l’onore delle armi. L’o-stacolo di cui parlo è lo spettro della scorsa stagione. Una stagione anomala e amara, dove siamo stati declassati, senza quasi accorgercene, da protagonisti a semplici comparse; un colpo che ha la-sciato segni profondi nella mentalità del-la squadra, che per lungo tempo è stata vittima di una vera e propria crisi di iden-tità. Una crisi che ora però appartiene al passato. Con la qualificazione alla fase finale, possiamo guardarci indietro con più oggettività, per renderci conto che il calvario che abbiamo attraversato è stato un male necessario a farci riacquistare l’umiltà, il cinismo e la fame di vincere che forse avevamo perso. Ed ora, supera-to l’ostacolo, non resta che una cosa da fare: continuare a correre fino al traguar-do.

RIPIJAMOSELO! Ora che sono usciti i campioni, tocca tirar fuori i cojoni.

2

Pagelle Fraccaro - spalla 1 a 1 SCECCU: 6- . Il nostro bovino è un po’ intimidito dalla sfida per il passaggio del turno e resta sulla linea di porta per la maggior parte del tempo. Un paio di incer-

tezze ma anche alcune buone prese su delle palle abbastanza insi-diose. Grande impegno ma poca continuità. ALTALENA.

POLO. 6,5. Il pugliese finalmente si ri-sveglia e regala una prestazione composta e con poche sbavature. prova a salire a cen-trocampo ma vie-ne richiamato dal buon Tommaso. Si inventa un paio delle sue scivolate per chiudere gli attaccanti spallan-zini. Unica pecca la testa spigolosa che ogni tanto gli fa mandare la palla dove non dovrebbe. PIETRA ANGOLARE MOVIOLA 7. Il fatto di dover affrontare un attaccante addirittura più grasso di lui gli mette sicurezza. Testa di camion non perde un pallone di testa e umilia il povero Mario Cimino, che tocca com-plessivamente due palloni in 90 minuti. Si fa trovare pronto a svettare anche sulle insidiose palle inatti-ve avversarie. Grosso nella vita, grande in campo. LEONE MARINO

TOM 7. Si prende l’impegno di affronta-re uno degli attaccanti più forti del torneo e gli concede un solo tiro in tutta la partita, recupera le numerose palle che rimbalzano pericolose in area biancorossa senza

batter ciglio. Tra un <mannaiad> ed un <porcam> confeziona una prestazione degna di nota. RACCATTAPALLE MEX: 7,5. Da lui ci aspettavamo solidità in difesa e il solito spirito di sacrificio, non certo un sinistro al volo che non gli regala

la gioia del gol solo perché l’ultimo tocco è di Igor. Magari un colpo del genere non gli riuscirà più, ma per ora ci basta que-

sto. DERUBATO MIMMO: 7,5. Che dire, sembra che il napoletano oltre ai soliti polmoni d’ac-ciaio abbia anche imparato a coordinarsi negli interventi e nelle reazioni. Sono lontani i tempi in cui fioccavano car-tellini dopo pochi minuti in campo. I problemi fisici con-dizionano l’ultima frazione della sua partita, ma come al solito non molla un colpo e recupera anche sugli erro-ri dei suoi compagni . TATA IGOR 7,5. Dopo una settimana di dolori alla caviglia il capitano non si tira indietro e gioca come sa. Ringhia ai conigli spallanzi-ni concedendo loro pochissime azioni of-fensive. Ribalta la partita avventandosi sul pallone del pareggio. Il centrocampo è il suo campo di battaglia e lui li in mezzo sem-bra Leonida contro i persia-ni. RINGHIO SACHA: 6+. Gioca una partita di sacrifi-cio, poco incisivo in fase offensiva, si fa invece rispettare in difesa, posizione che non gli compete, ma che ricopre con sicu-rezza. Si fa comunque notare per qualche

scatto sulla fascia e sfiora anche un bel-lissimo gol nel-la ripresa. AGNELLO SA-CRIFICALE

PATRIZIO: 6. Prestazione un po’ anoni-ma dell’anima candida del Fraccaro. Pecca un po’ d’egoismo, ostinandosi nel dribbling anziché passare la palla. Speriamo che nelle

ampie praterie del Mascherpa possa sfruttare meglio le sue caratteristiche da velocista. IN-GOLFATO

EZIO: 6,5. Il bion-do genovese è uno stallone non solo a letto, ma anche in campo. Dà sempre filo da torcere alla difesa biancazzurra, ma non trova il gol perché intimorito da un Pappo sempre più Moviola. Nell’ul-tima frazione di gio-co si adatta difensore e recupera palloni venendo scambiato per Ziegler. STALLO-NE ITALIANO CIOLLA: 7. An-che lui gioca una partita ordinata e concreta, recupe-ra falli importanti anche solo per far rifiatare la squa-dra. La sua capa-cità di tenere palla si rivela partico-larmente preziosa nell’ultima frazione di gioco nella quale si giostra numerosi avversari, ansiosi di ri-prendere palla, che gli rifilano qualche cal-cio di troppo. CAROSELLO NAZA: 8. Anche in panchina si fa distin-guere per la pacatezza e la flemma con cui dà indicazioni so-prattutto se compa-rata con l’irruenza calabrese del mi-ster dello Spalla. Azzecca il cambio Polo-Savini, facen-do retrocedere Pa-trizio in difesa dove serviva di più la sua presenza. BARISELLI

Mex

3

Avremmo pubblicato i punteggi del Chicca, ma poi come avremmo fatto a imbroglia-re?! In più si dice porti male prima della fine del torneo… Ne abbiamo pieni i coglioni di chi compra reflex, per poi non portarle alle partite per paura che si rovinino! Una volta le porte delle camere di questo benedetto posto erano aperte più spesso, oggi si sentono solo sbattere... per la gioia dei due nani che camminano sulle gron-daie. Sale la febbre collegiale per l’arrivo delle feste. A me viene la febbre a pensare alle code kilometriche per prendere da bere, e pare che all’unica festa dove l’alcol non finisce mai, si debba lavorare. Peccato. C’era una volta.. c’era una volta… c’era una volta… una redazione di Voci di Corridoio. Il comitato oltrechè dedicarsi alle cazzate sui topi, dovrebbe chiamare i Ghostbusters e prendere definitivamente sul serio la questione dei collegiali fantasma che aleggiano in questo maledetto posto.

Sassolini nella scarpa

Fraccaro-spalla...basterebbe semplicemente questo per capire l'importanza di questa sfi-da...In più aggiungeteci che una delle 2 sareb-be uscita dal torneo al termine dell'incontro e il clima partita è già descritto!! l'ultima scon-fitta della squadra risaliva a 2 anni fa...una finale che ci eravamo conquistati con il cuore e forse altro...proprio contro lo spalla...e la storia non doveva ripetersi!! Sapere di scendere in campo con 2 risultati su 3 poteva essere un ostacolo...ma il primo tempo passa veloce..e il conto delle occasioni pende a nostro vantaggio..ma questo come sappiamo nel calcio non conta!! E subito nei primi minuti del secondo tempo ci infilano...è un gol che fa malissimo...ma mi guardo intorno..e negli occhi dei miei compa-gni vedo determinazione e voglia di recupera-re..."stavolta no...voglio giocare ancora in questo torneo"..penso fra me e me!!e nemme-no dopo 10 minuti vado a purgarli dopo un gran tiro di messina(negli allenamenti fa ca-gare ma in partita tira bene)!! Poi il resto del-la partita l'avete visto tutti..una sofferenza incredibile!! Ma gli 11 leoni fraccarotti, spinti in campo da un pubblico fantastico. non han-no mollato..neanche coi crampi o coi lega-menti lesionati(terronaccio sei un eroe)..e rimaniamo in questo torneo! La nostra av-ventura continua..speriamo fino alle fine!!!

il vostro capitano

Igor

Mercoledì 18 ore 20.30 al campo Mascherpa

Giovedì 19 ore 20.30

al Mascherpa

La pasta del capitano

Maronna mia!

4

Bravi ragazzi

Serata alternativa

Derpo. Il tirannicida, si sa, non è un mestiere che si può fare part-time. Eppure, appena due numeri dopo aver tacciato il Direttore di assenteismo, l’aspirante uomo forte di VdC diserta la redazione

“per motivi di studio”: gli crederemmo se non avesse gozzovigliato fino alla sera prima in compagnia dell’amico Banti al Cardano. Di questo passo, caro Goran, il tuo colpo di stato più che alle Idi di Marzo finisce per assomigliare ai Pesci di Aprile. INCOERENTE

Springbreak Party Cardano. L’atte-sissima prima festa dell’anno delu-de un po’ tutti, tanto da essere definita la “peggior festa della storia pavese”. Tra le cause del fallimento una location allestita

senza cura, dosi di alcol inadeguate e un personale inefficiente. Si salva solo la mu-sica, mentre per il resto converrà prende-re esempio da altre feste... RIMANDATI

Le tifoserie. Finalmente, nella decisiva partita contro lo Spalla, fronteggiamo una tifoseria degna di questo nome con cui diamo vita a una sfida, fatta di cori e sfottò, intensa quanto quella tra le squa-

dre che si scontrano in campo. Fortunata-mente non si verificano situazioni di ten-sione e si torna a casa consapevoli di aver vissuto una giornata di vero sport. MENTA-LITA’ ULTRAS

Bravi ragazzi. Orgoglio, corsa, voglia di non mollare mai e prose-guire questo sogno della vittoria del torneo più desiderato dell’In-tercollegiale. Bravi ragazzi. Presenza, voce, fiato, insulti, urla per incoraggiare i nostri compagni collegiali che lottavano lì, in quel campo, per re-galarci emozioni e soddisfazioni. C’era molto in ballo in questa partita, anzi, tutto era in ballo; una sconfitta sarebbe stata un disa-stro, con il Cairoli pronto a venir sotto le torri a cantare e inneg-giare per la nostra disfatta vista la loro già avvenuta qualificazione alla semifinale. Ma tutto ciò non è avvenuto, non per fortuna, ma per merito. Ci abbiamo messo le palle in quel mercoledì, sia chi giocava sia chi cantava. Ci abbiamo messo il cuore sia chi prendeva a calci un pallone sia chi urlava . Bravi ragazzi. Non eravamo in tanti e questo mi dispiace, noi del Fraccaro non possiamo permetterci di fare queste figuracce. Ammettiamolo, quelli dello spalla erano molti di più, e noi??? Noi siamo Il Colle-gio, IL e non UN collegio, noi siamo i campioni da 5 anni consecu-tivi, siamo i più odiati, invidiati, e al tempo stesso i più ammirati,

siamo i più ignoranti, siamo maestri per gli altri, SIAMO IL FRACCARO! Non possiamo permetterci di essere numericamente inferiori alle altre compagini, e parlo di quantità numerica non della qualità di chi è sopra quella tribuna a sgolarsi a più non pos-so e che merita di essere chiamato FRACCAROTTO. Alcuni si definiscono orgogliosamente tali, ma in realtà non lo sono, è solo una definizione ma non un dato di fatto. Non è la felpa rossa o bianca che sia, la ghirlanda del Summer Party o la stanza nella quale vivi a renderti un collegiale. Sono i fatti, la presenza, le pre-stazioni, la voce a renderti un vero FRACCAROTTO. E’ ora di concludere questo articolo. Non è finita ragazzi, c’è il Car-dano davanti a noi, dimostriamo con i fatti di essere FRACCA-ROTTI, non ci sono scuse, da ora in poi le partite saranno tutte serali, niente lezioni, niente malanni, niente di niente. SOLO IL FRACCARO con un solo motto nella nostra testa: IDEM VELLE. Diamone prova.

Foggia

In una calda notte di mezza primavera, mentre un tiepido vento gli sfiorava il culo, i nostri eroi, incuranti degli oscuri presagi che venivano dal cielo, decisero di trascor-rere una serata lontana dalla mondanità pavese. Calarono lungo Strada Nuova, sen-za fermarsi nel caos del Safarà, senza tra-cannare i soliti cocktail, l’incontro con un amico non li dissuase dall’opera. Le voci che giravano incontrollate per le città nar-ravano di uno spazio triste e vuoto, in una località remota sulle sponde del Ticino, laddove si recavano solo pochi comunisti a cercare la pace interiore. Fumi esotici li avevano storditi prima di uscire, una mu-sica soffusa ed eterea placava i loro animi. Giunse in loro l’atavico desiderio di ritro-vare un contatto con la natura. In partico-lare uno dei due voleva rivedere quel fiu-me che tante gioie e dolori gli aveva tra-smesso in passato. Fu così che, seguendo il corso del biondo Ticino, ci fermammo in uno spazio verde, dove pochi eremiti tra-cannavano birra, simbolo della contestazio-ne al potere fascista che controlla questa città, limitando ogni libertà di espressione. Ma in quella situazione non si sentivano a loro agio, erano ancora lontani da quella solitudine nella natura che tanto cercava-no. Fu così che decisero di avventurarsi,

nonostante le paure del più timoroso che voleva seguire la luce, in un sentiero buio e sterrato. Alberi secolari cingevano la stra-da, rumori di una natura selvaggia veniva-no dalla selva, il fruscio dell’acqua accom-pagnava il cammino. Man mano che proce-

devano si posero una questione: trovare al più presto un’uscita o lasciarsi trasportare dall’adrenalina del momento? Mentre si abbandonavano a questi ragionamenti, due figure spuntarono dall’ombra: un uomo e una donna, accovacciata di spalle dietro a un cespuglio. L’uomo procedeva con passo

svelto lungo il sentiero, turbando gli animi dei due giovani, già provati dalle fatiche del cammino. Fu così che la paura prese il so-pravvento, costringendoli a cercare freneti-camente una via di uscita. Mai come in quel momento ci fu tanta voglia di tornare alla civiltà, mai come in quel momento avrebbero voluto essere in camera. A quel punto un flash: erano già in quella came-ra? Può la mente umana spingersi fino a creare una realtà alternativa? O erano sta-te le loro paure a manifestarsi? Un lampo non del cielo, ma della mente, risolse la questione, mostrandogli un sentiero di uscita. Sulla strada del ritorno, importanti rivelazioni sul loro recente passato, getta-rono luce su avvenimenti misteriosi. Poco dopo si ritrovarono a rifocillarsi presso una locanda di indù, che non seppe soddi-sfarli per via delle porzioni rabbiniche(“ ho capito che siete musulmani, ma OIDO-

CROP!” fu il commento). All’entrata del collegio incontrarono alcune coppiette che li derisero e li biasimarono per il loro stile di vita dissoluto e inconcludente. Nono-stante il severo giudizio degli amici i due ragazzi andarono a letto felici e fieri di aver vissuto un’esperienza “alternativa”.

Pietro & Esse

I due compari si consultano prima di uscire.

5

Segue dalla prima Già allora gli osservatori più attenti si era-no accorti dei numerosi segnali del falli-mento incombente che circondavano l’im-presa, mente gli ottimisti si sforzavano di giustificare i numerosi gatti neri e gli stor-mi di cornacchie che inseguivano i cardani con la scusa dell’arrivo della stagione calda. L’inspiegabile catena di disgrazie avvenuta nella strade vicino al collegio Cardano nelle settimane se-guenti (cinque incidenti d’auto, quattro cornicioni crollati, tre attacchi cardiaci e due attacchi del mostro di Loch Ness) fece però sorgere molti dubbi anche negli animi più sereni. Nonostante gli oscuri presagi i cardani non si davano per vin-ti. “La sfiga non esiste, la no-stra festa sarà la più bella di tutte” dichiarano gli anziani, prima di essere colpiti da uno sciame di locuste. Nemmeno i complimenti dei venditori di cornetti portafortuna riusciro-no a fiaccare lo spirito degli indomiti carda-ni, che inondarono le mense universitarie di volantini formato famiglia raffiguranti un clone di Lady Gaga sul punto di strap-parsi la maglietta per il trauma di avere il simbolo del Cardano tatuato sull’addome. Le promesse dei volantini erano molte: ben quattro gruppi e consumazioni illimitate. Chi aveva assistito alle tremende mutilazio-ni subite dalle bariste cardane nel tentativo di afferrare coltelli dalla parte della lama cominciava già a ridere sotto i baffi. In ogni caso il pubblico ignaro, attirato dalla scritta

“Tabù” che ricordava i fasti di ben altre feste, fece incetta di biglietti e si riversò sulle strade, in attesa delle navette. I guai cominciarono proprio in quel mo-mento. Gli autisti degli autobus, colpiti da un crollo fulminante di quoziente intelletti-vo,confondevano le fermate con parcheggi per disabili, costringendo chi era in attesa a

tuffarsi sull’asfalto per inseguirli. Contusi e affaticati, una volta scesi dai pullman gli invitati erano accolti da un locale affollato come la metropolitana di Milano nell’ora di punta. Persino Savini si sentiva stretto. Chi sperava di potersi rifugiare fra i fumi dell’alcool venne presto deluso. Per qualche strana coincidenza i cocktail erano finiti ancora prima di cominciare (anche se c’è chi dice di avere visto un certo Omar Giozzi occhieggiare le bottiglie con aria sospetta). Le code davanti all’unica spillatrice della birra raggiungevano lunghezze bibliche

(una ragazza, arrivata vergine, uscì borbot-tando di non avere mai voluto tre figli). Le pause per la distribuzioni dei chupiti face-vano sospettare che le bariste stessero di-speratamente cercando un dizionario di spagnolo per decifrare quella parola a loro sconosciuta. La sfiga colpì duramente anche la colloca-

zione degli stand, praticamente divi-si solo da pochi millimetri l’uno dall’altro. Le folle oceaniche riunite per arrivare, dopo una lunga e peno-sa attesa, a farsi servire tre gocce di acqua colorata, non la presero bene, e i cori si scatenarono contro la scar-sa rapidità del servizio e la simpatia da kapò degli addetti alle bevande alcoliche. Per fortuna, si disse, c’è la musica. Purtroppo sfortuna e mancanza di abilità gestionale furono fatali anche in questo caso. Lo spiazzo esterno, infatti, era silenzioso e triste come una fermata del tram, mentre all’in-terno del locale folla e temperatura alta costringevano i più a boccheg-giare alla ricerca spasmodica di aria fresca, trasformando il ballo in una

scena da acquario da film dell’orrore. Insomma, un fallimento degno di un demo-tivational. L’evento migliore della serata è stato assistere, durante il viaggio di ritorno, alle scenette di chi rischiava la vita per bloccare un camion, confondendolo con una navetta. Voto: meno dieci.

Derpo

La solitudine del n. 2

Irresistibili momenti di trasgressione al Cardano Spring Break-Balls Party.

Amore è mangiare lo stesso panino, è fumare la stessa sigaretta, è guardare sempre le stesse tette. La leggiadria di un braccio sottile e di una corsetta agile ed eterea potrebbe soffrire della decisione e dell’aggressività di una difenso-ra pronta a tutto, a spaccare gambe e andare avanti a forza di te-state. Proprio quando questi fenomeni si incontrano può dirsi che sia nato un grande amore. Parliamo della calciatora più ignorante e cattiva della squadra del Collegio Nuovo e dell’ossessionato e tossicodipendente Preso Meil del Plinio Soccer. Il dolce gigione Polo, infatti, sembra che non voglia fare i conti con il fatto che l’autorevole Messina e la stazione radio più amata dal Collegio Fraccaro, Gughino, stiano provando ormai da tempo a fargli capire che la sua temibile valchiria sarda regali prestazioni decisamente superiori nel tanto bistrattato torneo intercollegiale di calcio femminile. Il condiviso numero due certamente agevola i paragoni, ma nono-stante questo è commovente vedere come il sorridente Coccolino sia orgoglioso della sua dolce (…) metà, manifestandolo con il sin-cero e soddisfatto ondulare della sua testona ad ogni fiera craniata che la tuttofare Tora sfodera ad ogni partita. L’unica cosa che probabilmente lo stupisce è la possibilità di fare tutto questo senza la canonica sniffata di Polase e la 48 ore di me-

ditazione e isolamento che precedono ogni partita, senza neanche l’incentivo di un martello psicologico che spinge a fare chilometri di corsa ogni giorno. Colpisce le romantiche spettatrici anche l’occhietto lucido e incre-dulo della tifoseria fraccarotta nel vedere più di una femminuccia dilettarsi non male con il virile gioco del calcio, e non serve a con-

vincerci di questa pre-sunta consapevolezza il tenero salentino che ad ogni partita sminuisce il suo imbarazzo con un entusiasta “Me ne sto!”. Gigione, sappiamo tutti che quando la tua donna gioca col numero due pensi solo una cosa: POVCA MEVDA.

Livia

Lui, Lei e l’Altro.

6

Vd

C

7

Per festeggiare la prima Sem

ifinale della sua carriera, Moviola ha deciso di posare

senza peli per la gioia dell’art director, regalondoci così un nuovo, magnifico,

Puttanone della Settimana.

8

TRIBUNALE DI PAVIA

ARTICOLO SOTTOPOSTO A SEQUESTRO PREVENTIVO SU PROVVEDIMENTO DELL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA

In Data 15.05.2011– AI SENSI DELL’ART 666 C.P.P.

Per violazione dell’articolo 666 co. 1 lettera a-bis della legge 666/69

Decreto n. 1969/69 R.G.N.R. Nr. 666/69X. Gip.

Comando Carabinieri Pavia-NOR. Nucleo PF TPC-Milano.

I potenti mezzi della Redazione han-

no sventato l’ennesimo attentato all’infor-mazione: l’autore della rubrica “Pane e Libia” si è

infatti reso colpevole del reato di plagio ai danni del dott. Spartaco Alfredo Puttini, la cui opera è reperibile per intero presso il sito Eurasia - rivista di studi geopolitici. Trovate sottolineate nel testo le (esigue) parti autografe del reo.

Considerazioni dal fronte pavese (da leggere ascoltando Bhairava di Lloyd Miller / 1965 Oriental Jazz) Ci sono parecchie cose che non tornano nel modo in cui questa crisi viene raccontata. Questo anche al di là delle minchiate più colossali: la fuga di Gheddafi, la sua morte e la sua resurrezione su tutte. L’esperienza dovrebbe lasciarci intuire che, al di là di chi sia Gheddafi, ci troviamo di fronte ad una montatura mediatica clamorosa. La storia del bombardamento a tappeto voluto dal dittatore sui dimostranti pacifici è grotte-sca quanto la ricorrente frottola delle fosse comuni, lanciata a titoli cubitali ad ogni crisi per scioccare la smarrita opinione pubblica occidentale e spingerla ad accetta-re l’intervento propiziatorio degli anglo-americani (che le bombe sui civili inermi sono soliti lanciarle sul serio). I bombardamenti sui cittadi-ni inermi delle città sono stati cate-goricamente smentiti dagli stranieri che hanno lasciato il paese.

Ma anche lo stesso svilupparsi degli avvenimenti che ci viene raccontato lascia alquanto a desiderare. I rivol-tosi, stando alle notizie fornite, sembravano dover marciare sulla capitale da un momento all’altro. La caduta di Tripoli, come il suo presunto assedio hanno tenuto le prime pagine dei giornali. La fine di Gheddafi sembrava segnata, que-stione di giorni, forse di ore. La controffensiva governativa del 2 marzo ha chiarito che i rivoltosi sono inchiodati in Cirenaica e che le truppe governative fedeli al colon-nello sono a circa 200 km da Ben-gasi. Lo stesso Gheddafi, che, ci era stato raccontato, sarebbe stato da giorni chiuso nel bunker in attesa del suicidio (come Hit-ler al museo delle cere di Milano), ha parla-to più volte alla televisione o al popolo sul-la Piazza Verde. Il dubbio è che tali notizie vengano date a scopo propagandistico e che vengano utilizzate come arma di guerra psicologica. Dare Gheddafi per spacciato da subito è servito a scongiurare qualsiasi intervento dall’esterno in suo soccorso e a

far approvare drastiche ed inusitate misure alle Nazioni Unite.

Le uniche certezze paiono queste: che oggi la Cirenaica è in mano agli insorti ed il pae-se è spaccato a metà. Nessuno controlla più le frontiere del paese, nel quale è data or-mai per assodata la presenza di mercenari stranieri, molto probabilmente più dalla parte degli insorti che da quella di Ghedda-fi. La crisi mostra tutti i segni di un climax ascendente di complicazioni. La destabiliz-zazione del paese arabo pone inquietanti interrogativi anche a quelle forze che han-no soffiato sul vento della sedizione e che adesso, come l’apprendista stregone, devo-no decidere quale prezzo pagare per porta-

re a casa la partita. Perché è chiaro che senza un intervento diretto anglo-americano i rivoltosi non ce la faranno mai, così come è chiaro che questo intervento rischia di cementare attorno a Gheddafi gran parte del paese all’insegna della difesa della patria minacciata e che qualsiasi in-tervento di terra rischia di aprire un altro fronte per l’imperialismo americano. An-che se non sono possibili al momento ri-sposte inequivocabili ad una crisi che si

sviluppa a grande velocità sotto i nostri occhi è necessario cercare di contestualiz-zare la situazione.

Innanzitutto non esiste alcun vento del deserto che è partito dalla Tunisia e che dopo l’Egitto è giunto in Libia spingendo i popoli arabi alla rivolta contro i loro regi-mi. Se la crisi tunisina e quella egiziana (che era iniziata già dal 2008!) hanno ine-quivocabilmente elementi in comune per la caratteristica dei regimi in piazza (fiduciari degli Usa) la crisi libica rappresenta un caso completamente diverso. Semmai, un elemento in comune potrebbe essere costi-tuito dall’esorbitante aumento del prezzo dei cereali che ha pesantemente colpito i paesi nordafricani che ne sono grandi im-

portatori, peggiorando sensibilmente le condizioni di vita di quei popoli. Le maggiori difficoltà a ottenere un bene di prima necessità ha sicuramente costituito il lievito delle rivolte. Ma le analogie non si fermano qui.

Il caso della Libia è completamente diverso da quello tunisino ed egizia-no. In Tunisia e in Egitto i regimi si sono trovati di fronte all’esplosione di manifestazioni pacifiche che hanno tentato di reprimere nel sangue. Con-trariamente a quanto ci è stato rac-contato lo sviluppo della crisi sembra suggerire che in Libia il regime ha dovuto affrontare da subito un’insur-rezione armata di ampie proporzioni. A questa insurrezione hanno parteci-pato spezzoni dell’esercito e intere tribù, oltre che bande armate. Ecco perché il paese è precipitato nella guerra civile. Non possono esserci dubbi che l’insurrezione sia stata or-ganizzata da tempo, probabilmente

con il supporto esterno di oppositori al governo di Gheddafi rifugiatasi in Gran Bretagna e negli Usa, o di questi stessi pae-si. La diffusione delle bandiere monarchi-che mostrataci dai rivoltosi fa pensare a un’operazione pianificata con cura, perché in un regime come quello libico le bandiere della monarchia deposta non si comprano al mercato di piazza della Vittoria al saba-to.

Pane e Libia di Angelo Consalvo Talio

Talio, proprio come Gheddafi, è un personaggio che non vorreste avere come vicino di casa.

CARABINIERI - NON OLTREPASSARE

9

Avviso #2

Lunedì 16 Maggio, in biblio-teca, alle 22, si terrà la Riu-nione del Summer Party. E’ richiesta la partecipazione di tutti, anche perché agli assenti sarà riservato un posto di riguardo sulle na-vette. Le matricole sono cordial-mente obbligate.

Avviso #3

Sabato 21 maggio alle ore 22 si terrà il tradizio-nale falò di Yoghi sulle sponde del Ticino. Tutti i collegiali sono invitati a partecipare. Si abbrusto-liranno sul fuoco marsh-mellows, caldarro-ste e golgiani.

Avviso #1

Questa settimana doppio impegno con-tro il cardano. Mercoledì 18 al palacus alle 20:30 sfida valida per il torneo di pallavolo inter-collegiale. Giovedì alle 20:30 al campo Mascherpa si giocherà la semifinale del torneo in-tercollegiale di calcio. Tutti i collegiali sono invitati a parteci-pare.

C'è da chiedersi se la Libia sopravvivrà come Stato unitario e sovrano. Non si cono-sce il numero delle vittime degli scontri ma è chiaro che data la natura della dinamica in corso queste non possano essere messe solo sul conto del regime. E soprattutto che sono destinate a salire, comunque vadano le cose. (Vedremo a chi andrà il primato delle morti civili se a Gheddafi o agli Occi-dentali. Ora come ora sapete già chi è in vantaggio). Ciò che emerge con certezza è il peso dei clan tribali. Molti erano forse scontenti per come Gheddafi stava trac-ciando la rotta di una possibile successione, orientata presumibilmente secondo criteri quasi bonapartisti (L'uomo della Provvi-denza, l'uomo del popolo). Alcuni, in primis le tribù della Cirenaica, erano forse scon-tente per la redistribuzione dei ricavati del petrolio ed hanno sommato questa rivendi-cazione alla riscoperta di un loro particola-rismo regionalistico o alla voglia inspiega-bile di nostalgia della confraternita senussi-ta (re Idris). Infine è chiaro che per il mo-mento ci troviamo di fronte alla spaccatura di una paese che non è mai stato nazione e in cui la modernizzazione operata dall’alto dal regime non ha saputo incidere in pro-fondità sulle strutture tradizionali. Su que-ste debolezze, forse aggravate dalla politica che il colonnello ha seguito nell’ultimo de-cennio, hanno probabilmente agito con la solita capacità i servizi anglo-americani amplificando il tutto.

Il dispotismo illuminato del colonnello è riuscito a tenere in patria i proventi del petrolio per dare al suo popolo un tenore di vita dignitoso ed un progresso reale, e que-sto già lo differenzia dai regimi tunisino e egiziano, ma non è andato al di là. Si è limi-tato a cooptare in questo suo disegno i clan

tribali preesistenti. Ha cercato un difficile compromesso con i vari clan di un paese da sempre scomposto che è stato assemblato solo dal colonialismo italiano. L’elemento unificante era dato dalla figura carismatica del colonnello, che forse si è progressiva-mente appannata anche in patria, e dalla promozione dell’eclettica elaborazione ideologica contenuta nel Libro verde ( che ho comprato in allegato a “Il Giornale”, una figata) La recente crisi ha mostrato le crepe dell’edificio costruito dal 1969 in avanti. Ma occorre aggiungere per onestà intellet-tuale che quest’opera non era affatto facile in un paese che non ha mai avuto una forte storia unitaria e che la capacità di imprime-re dall’esterno un colpo di accelerazione alle contraddizioni endogene degli stati di volta in volta nel mirino dell’imperialismo è una tecnica che ha fatto notevoli progressi negli ultimi 20 anni.

La Libia del dopo Gheddafi avrà di fronte a sé due prospettive, entrambe terribili. La prima è diventare uno “stato fallito” implo-dendo in una guerra civile perpetua tra le sue tribù e tra le bande armate che ormai, si dice, abbiano il controllo di interi villag-gi. Altro che democrazia in questo caso: ciò che si vede all’orizzonte è una Somalia nel cuore del Mediterraneo. Un caos nel quale scomparirà ogni ombra di società civile, di strutture sanitarie, qualsiasi forma di istru-zione. Oppure la Libia tornerà ad essere ciò che era prima di Gheddafi: una provinciale colonia degli anglo-americani: una vacca da cui mungere petrolio e da sfruttare, per lasciare le briciole ad una ristretta élite di parassiti e traditori del proprio popolo, come erano Ben Alì e Mubarak. Come era re Idris. Come sono gli oppositori libici all’attuale regime che vengono coccolati

dagli Usa. Se, invece, questa operazione di normalizzazione non dovesse funzionare ciò che attende i libici è l’inferno irakeno. Questo a prescindere dall’aderenza alla realtà delle notizie di una prossima conqui-sta della capitale da parte dei rivoltosi. Per-ché è lecito dubitarne.

In realtà non pare che gli insorti disponga-no di gran ché, oltre al controllo della Cire-naica e di qualche villaggio alle spalle di Tripoli. Il resto del paese sembra nelle ma-ni del governo. Tanto che alle ricorrenti notizie smentite su una prossima caduta della capitale ha risposto con i fatti la con-troffensiva governativa, che il 2 marzo è giunta a 200 km da Bengasi. La crisi si pro-spetta più lunga e difficile di quanto ci è stato mostrato. Questo lascia supporre che se vogliono farla finita con Gheddafi, gli Usa dovranno intervenire ancor più mas-sicciamente nella vicenda. Possono farlo o limitandosi a dare armi, tecnici e supporto aereo agli insorti oppure con un’ingerenza ancora più massiccia. La cronaca di queste ultime settimane credo sia piuttosto lapa-lissiana nel far capire le prossime mosse.

L’Italia in ogni caso ne uscirà malissimo. Incapace di tutto, fuorché di subire i diktat di Washington. Con un governo che troppo frettolosamente ha scaricato il proprio partner e denunciato gli accordi presi e con una opposizione che sembra più alla ricerca della benedizione di Obama che di convin-cere gli italiani della bontà di una sua pre-sunta alternativa. Vi salutai

Talio

CARABINIERI - NON OLTREPASSARE CARABINIERI - NON

10

SAPEVÁTELO

GLI INDOVINELLI DI BARISELLI

Direttore Responsabile Carlo De Grazia

Art Director

Tommaso Pugliese

Redazione Massimiliano Pizzonia

Luca Rebecchi Andrea Marcobelli

Voci di Corridoio

Il Periodico Fraccarotto

La settimana scorsa Pietro Pennetta vi ha gabbato, Modugno (suo conpaesano), il biglietto perché fa il bagarino a San Siro e le pro-vette perché finge di studiare biologia. Tommaso ha in camera l’ultimo, magnifico e sonante Squirting Toy.

Mentre tornavo in Fraccaro incrociai Giuliano. Gugu stava scortando altri sette anziani che stavano portando con loro sette colonne a testa che a loro volta comandavano sette fagioli a crapa. infine per gni fagiolo c'erano sette matricole. Quanta gente andava in fraccaro?

BIMBI MINCHIA Sfidiamo chiunque a indovinare il bimbo minchia di questa settimana...