Ripartiamo dalle Officineè una delle frontiere del giornalismo del futuro. «Recentemente - spiega...

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Se il rock nasce ancora nelle cantine, il giornalismo riparte da un’officina. “Repubblica delle Idee” è l’evento di pun- ta del quotidiano “La Repubblica”, quest’anno alla terza edizione. E’ facile immaginare perché uno dei giornali più venduti in Italia lo organizzi: i lettori di quotidiani in Italia sono sempre meno, ma spiegare questo fenomeno con l’avvento di internet rischia di ridursi a banalità. Bisogna trovare risposte, non solo alla crisi della carta stampata. Repubblica è pronta ad assumersi una grande responsa- bilità: riscrivere il presente e il prossimo futuro del Paese. E lo fa affidandosi a una serie di appuntamenti che ripor - tano questa professione alle origini, all’idea di un “artigia- nato intelligente”. Mauro Piccoli, giornalista e coordinatore di “Repubblica delle Idee”, inaugura il ciclo delle Officine, gli incontri che, da oggi fino a domenica, intratterranno gli ospiti dell’e- vento. «Il format è quello del dialogo – spiega Piccoli – perché l’obiettivo è aprire ai lettori il nostro giornale e cre- are con loro un rapporto sinergico». Le Officine, in totale 14, prendono il via con ‘La gram- matica della crisi’. Tra i relatori Sara Bennewitz, Federi- co Fubini e Luisa Grion, tre giornalisti che si occupano e scrivono di economia sulle pagine di Repubblica. Ad accoglierli, nella sala d’Ercole di Palazzo Reale, una pla- tea per lo più adulta, che si mostra così interessata da protrarre l’incontro oltre il termine previsto. Come si com- prende dal titolo, il tema dibattuto è stato la crisi, che non solo si percepisce leggendo i quotidiani ma che si vive ogni giorno. «Più cambiamo e meno cambiamo», così Federico Fu- bini apre il suo intervento entrando subito nel cuore di una questione: come viene affrontato il giornalismo eco- nomico in Italia. Dice: «Molto spesso i giornalisti sono catturati dalle loro fonti, instaurano con esse un rapporto unidirezionale che li porta a non scrivere più per i lettori”. Luisa Grion invece affronta il caso dei sindacati, “che non comprendendo il cambiamento italiano hanno favorito la perdita dei diritti dei lavoratori». Sara Bennewitz spiega il cambiamento di linguaggio uti- lizzato per gli articoli di economia: «Termini come spre- ad non vengono più tradotti dai giornalisti perché si da’ per scontato che i lettori ne conoscano il significato». La causa di questo cambiamento è, secondo la Bennewitz, riconducibile all’apertura dei mercati. Le domande per gli interlocutori suggeriscono un’unica conclusione: è ne- cessario mantenere un rapporto di fiducia con i lettori, considerati l’unico stimolo per i giornalisti. La seconda officina, dedicata alla “Fotografia e i suoi mi- raggi”, affronta lo scorretto uso di programmi di grafica per modificare le immagini. Michele Smargiassi, giorna- lista di Repubblica da venticinque anni, presenta in vi- deo alcune immagini a supporto delle sue spiegazioni: «Le fotografie sono atti di comunicazione a volte anche intenzionata, ci danno informazioni che hanno uno scopo utilitaristico e persuasivo». Scorrendo alcune foto stori- che presenta agli ospiti tutti i limiti di un’immagine digi- tale modificata. «Tutte le foto che oggi si trovano sul web corrispondono al falso», spiega. Dispensa poi alcuni con- sigli su come difendersi dal falso, evidenziando come le immagini riescano a cambiare il modo di vedere le cose. In conclusione un monito alla platea: «Bisogna difendersi dal falso e comprendere i codici sottesi alle immagini che non sempre sono legittimi». Rita Murgese Ripartiamo dalle Officine Mauro Piccoli: «Gli appuntamenti per tornare alle origini di un mestiere necessario» INCHIOSTRO NUMERO SPECIALE Inchiostro Anno XIV numero speciale 6 giugno 2014 www.unisob.na.it/inchiostro www.inchiostronline.it Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa Direttore editoriale Lucio d’Alessandro Direttore responsabile Pierluigi Camilli Coordinamento scientifico Arturo Lando Responsabili Gianmarco Della Ragione Anna Dichiarante Alfonso Fasano Claudio Pellecchia In redazione Gianmarco Altieri, Roberta Campassi, Mariana Cavallone, Roberta Cordisco, Diego De Carlo, Elisabetta de Luca, Lara De Luna, Lisa D’Ignazio, Diletta Della Rocca, Gianluca Esposito, Lorenzo Ena, Barbara Gigante, Daniele Gargagliano, Rossella Grasso, Simone Giannatiempo, Nicola Lo Conte, Paola Marano, Rita Murgese, Vincenzo Nappo, Roberto Panetta, Lucia Francesca Trisolini,Germana Squillace, Valentina Trifiletti, Francesco Ungaro, Ciriaco Viggiano Grafica Biagio Di Stefano Editore Università degli Studi Suor Orsola Benincasa 80135 Napoli via Suor Orsola 10 Partita Iva 03375800632 Redazione 80135 Napoli via Suor Orsola 10 tel. 081.2522212/226/234 fax 081.2522212 Registrazione Tribunale di Napoli n. 5210 del 2/5/2001 Essere giornalista oggi Scalfari : «Bisogna insegnare alla gente a ragionare e a usare la logica» Che senso ha oggi il mestiere del giornalista? Non tutti i presenti a “Repubblica delle idee” hanno lo stesso parere sul quesito. Per Dario Del Porto il giornalismo ha il compito di raccon- tare in maniera sincera quello che succede a chi non può vedere. Giustino Fabrizio ritiene invece che l’informazione sia il bene principale per la società. Secondo Mauro Piccoli le notizie devono essere inserite in un conte- sto che ce le faccia capire in modo da essere utili per la nostra vita. Giovanni Marino ritiene che il moto- re primo sia la passione: “L’informa- zione è fondamentale per la crescita civile di qualsiasi paese”. Per Fran- cesco Merlo “è un mestiere eterno e necessario, il più antico del mondo, anche più della prostituzione. Biso- gna raccontare agli altri quello che non hanno visto”. Il direttore Ezio Mauro afferma: “Il giornalismo serve per far capire agli altri il mondo in cui viviamo, a mettere i fatti secondo una gerarchia. Aiuta le persone a diventare citta- dini, a prendere parte alla vicenda pubblica e a non restare ai margini; in questo modo il lettore può esprimere un’o- pinione e padroneggiare l’argomento di cui sta parlando”. D’accordo con Mauro, Eugenio Scalfari: “Non bisogna ri- schiare di diventare giornali di partito, ma insegnare alla gente a ragionare e farsi un’idea per far valere la logica dell’interesse comune. Anche se un giornale è la voce del- la sinistra, ad esempio, il lettore deve essere in grado di ragionare, cioè decidere se è d’accordo con la linea edi- toriale”. “Serve a rispondere a tanti perché – afferma il vicedirettore Dario Cresto –Dina -. La carta stampata deve far capire perché i fatti accadono e le possibili conseguenze di quello che è accaduto”. Massimo Giannini è convinto che il giornalista abbia un ruolo fondamentale in una situazio- ne dove il potere tende a sopraffare la volontà dei popoli. “Non bisogna soltanto informare l’opinione pub- blica ma formarla, prima di tutto attraverso l’interpretazione dei fatti. Su questo il giornale cartaceo si deve distinguere dall’onli- ne”, spiega. Dello stesso avviso Conchita Sannino: “Bi- sogna mettere in relazione i fatti e dare al lettore un’idea quanto più documentata di quello che sta accadendo e di ciò che gira intorno al fatto”. Lorenzo Ena e Roberto Panetta Foto di Riccardo Siano Foto di Ciro De Luca Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli www.inchiostronline.it Numero speciale in occasione de La Repubblica delle Idee Napoli, 6 giugno 2014

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Se il rock nasce ancora nelle cantine, il giornalismo riparte da un’officina. “Repubblica delle Idee” è l’evento di pun-ta del quotidiano “La Repubblica”, quest’anno alla terza edizione. E’ facile immaginare perché uno dei giornali più venduti in Italia lo organizzi: i lettori di quotidiani in Italia sono sempre meno, ma spiegare questo fenomeno con l’avvento di internet rischia di ridursi a banalità. Bisogna trovare risposte, non solo alla crisi della carta stampata.Repubblica è pronta ad assumersi una grande responsa-bilità: riscrivere il presente e il prossimo futuro del Paese. E lo fa affidandosi a una serie di appuntamenti che ripor-tano questa professione alle origini, all’idea di un “artigia-nato intelligente”.Mauro Piccoli, giornalista e coordinatore di “Repubblica delle Idee”, inaugura il ciclo delle Officine, gli incontri che, da oggi fino a domenica, intratterranno gli ospiti dell’e-

vento. «Il format è quello del dialogo – spiega Piccoli – perché l’obiettivo è aprire ai lettori il nostro giornale e cre-are con loro un rapporto sinergico».Le Officine, in totale 14, prendono il via con ‘La gram-matica della crisi’. Tra i relatori Sara Bennewitz, Federi-co Fubini e Luisa Grion, tre giornalisti che si occupano e scrivono di economia sulle pagine di Repubblica. Ad accoglierli, nella sala d’Ercole di Palazzo Reale, una pla-tea per lo più adulta, che si mostra così interessata da protrarre l’incontro oltre il termine previsto. Come si com-prende dal titolo, il tema dibattuto è stato la crisi, che non solo si percepisce leggendo i quotidiani ma che si vive ogni giorno.«Più cambiamo e meno cambiamo», così Federico Fu-bini apre il suo intervento entrando subito nel cuore di una questione: come viene affrontato il giornalismo eco-nomico in Italia. Dice: «Molto spesso i giornalisti sono catturati dalle loro fonti, instaurano con esse un rapporto unidirezionale che li porta a non scrivere più per i lettori”. Luisa Grion invece affronta il caso dei sindacati, “che non comprendendo il cambiamento italiano hanno favorito la perdita dei diritti dei lavoratori». Sara Bennewitz spiega il cambiamento di linguaggio uti-lizzato per gli articoli di economia: «Termini come spre-ad non vengono più tradotti dai giornalisti perché si da’ per scontato che i lettori ne conoscano il significato». La causa di questo cambiamento è, secondo la Bennewitz, riconducibile all’apertura dei mercati. Le domande per gli interlocutori suggeriscono un’unica conclusione: è ne-cessario mantenere un rapporto di fiducia con i lettori, considerati l’unico stimolo per i giornalisti. La seconda officina, dedicata alla “Fotografia e i suoi mi-

raggi”, affronta lo scorretto uso di programmi di grafica per modificare le immagini. Michele Smargiassi, giorna-lista di Repubblica da venticinque anni, presenta in vi-deo alcune immagini a supporto delle sue spiegazioni: «Le fotografie sono atti di comunicazione a volte anche intenzionata, ci danno informazioni che hanno uno scopo utilitaristico e persuasivo». Scorrendo alcune foto stori-che presenta agli ospiti tutti i limiti di un’immagine digi-tale modificata. «Tutte le foto che oggi si trovano sul web corrispondono al falso», spiega. Dispensa poi alcuni con-sigli su come difendersi dal falso, evidenziando come le immagini riescano a cambiare il modo di vedere le cose. In conclusione un monito alla platea: «Bisogna difendersi dal falso e comprendere i codici sottesi alle immagini che non sempre sono legittimi».

Rita Murgese

Ripartiamo dalle OfficineMauro Piccoli: «Gli appuntamenti per tornare alle origini di un mestiere necessario»

INCHIOSTRO NUMERO SPECIALE

InchiostroAnno XIV numero speciale6 giugno 2014www.unisob.na.it/inchiostrowww.inchiostronline.it

Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa

Direttore editorialeLucio d’Alessandro

Direttore responsabilePierluigi Camilli

Coordinamento scientificoArturo Lando

ResponsabiliGianmarco Della RagioneAnna Dichiarante Alfonso FasanoClaudio Pellecchia

In redazioneGianmarco Altieri, Roberta Campassi, Mariana Cavallone,

Roberta Cordisco, Diego De Carlo, Elisabetta de Luca, Lara De Luna, Lisa D’Ignazio, Diletta Della Rocca, Gianluca Esposito, Lorenzo Ena, Barbara Gigante, Daniele Gargagliano, Rossella Grasso, Simone Giannatiempo, Nicola Lo Conte, Paola Marano, Rita Murgese, Vincenzo Nappo, Roberto Panetta, Lucia Francesca Trisolini,Germana Squillace, Valentina Trifiletti, Francesco Ungaro, Ciriaco Viggiano

Grafica Biagio Di Stefano

EditoreUniversità degli Studi Suor Orsola Benincasa 80135 Napoli via Suor Orsola 10Partita Iva 03375800632

Redazione80135 Napoli via Suor Orsola 10 tel. 081.2522212/226/234 fax 081.2522212Registrazione Tribunale di Napoli n. 5210 del 2/5/2001

Essere giornalista oggiScalfari: «Bisogna insegnare alla gente a ragionare e a usare la logica»

Che senso ha oggi il mestiere del giornalista? Non tutti i presenti a “Repubblica delle idee” hanno lo stesso parere sul quesito.Per Dario Del Porto il giornalismo ha il compito di raccon-tare in maniera sincera quello che succede a chi non può vedere. Giustino Fabrizio ritiene invece che l’informazione sia il bene principale per la società. Secondo Mauro Piccoli le notizie devono essere inserite in un conte-sto che ce le faccia capire in modo da essere utili per la nostra vita. Giovanni Marino ritiene che il moto-re primo sia la passione: “L’informa-zione è fondamentale per la crescita civile di qualsiasi paese”. Per Fran-cesco Merlo “è un mestiere eterno e necessario, il più antico del mondo, anche più della prostituzione. Biso-gna raccontare agli altri quello che non hanno visto”. Il direttore Ezio Mauro afferma: “Il giornalismo serve per far capire agli altri il mondo in cui viviamo, a mettere i fatti secondo una gerarchia. Aiuta le persone a diventare citta-dini, a prendere parte alla vicenda pubblica e a non restare ai margini; in questo modo il lettore può esprimere un’o-pinione e padroneggiare l’argomento di cui sta parlando”.

D’accordo con Mauro, Eugenio Scalfari: “Non bisogna ri-schiare di diventare giornali di partito, ma insegnare alla gente a ragionare e farsi un’idea per far valere la logica dell’interesse comune. Anche se un giornale è la voce del-la sinistra, ad esempio, il lettore deve essere in grado di ragionare, cioè decidere se è d’accordo con la linea edi-

toriale”. “Serve a rispondere a tanti perché – afferma il vicedirettore Dario Cresto –Dina -. La carta stampata deve far capire perché i fatti accadono e le possibili conseguenze di quello che è accaduto”. Massimo Giannini è convinto che il giornalista abbia un ruolo fondamentale in una situazio-ne dove il potere tende a sopraffare la volontà dei popoli. “Non bisogna soltanto informare l’opinione pub-blica ma formarla, prima di tutto attraverso l’interpretazione dei fatti.

Su questo il giornale cartaceo si deve distinguere dall’onli-ne”, spiega. Dello stesso avviso Conchita Sannino: “Bi-sogna mettere in relazione i fatti e dare al lettore un’idea quanto più documentata di quello che sta accadendo e di ciò che gira intorno al fatto”.

Lorenzo Ena e Roberto Panetta

Foto di Riccardo Siano

Foto di Ciro De Luca

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Numero speciale in occasionede La Repubblica delle Idee Napoli, 6 giugno 2014

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INCHIOSTRO NUMERO SPECIALE

E’ il luogo in cui i giornalisti di Repub-blica si confrontano con la loro commu-nity sui temi più scottanti della politica e dell’attuali-tà. Questo è TwitterTime, uno degli ap-puntament i in calendario per “Repub-blica delle idee 2014”, con sede a l l ’ O p e r a Cafè del tea-tro San Car-lo. Attraverso gli hashtag lanciati dal-la redazione alcuni giorni fa, gli utenti di twitter esprimono dubbi e nuovi spunti di riflessione. Ecco l’inte-razione 2.0.Gli argomenti vanno dall’analisi politica della situazione dell’attuale maggioran-za (#matteononfarescherzi) per l’inter-vento di apertura di Massimo Giannini tenutosi oggi alle 12, alla riproposizione dell’aforisma di Giulio Andreotti “Il pote-re logora chi non ce l’ha” ( #ilpoterelogo-ra) per l’intervento di Filippo Ceccarelli tenutosi alle 17, a molto altro ancora. Il giornalismo viene così due volte por-tato in mezzo alla gente, in un luogo dell’interazione simbolo come il bar di un teatro. «E’ solo l’inizio - spiega Massimo Razzi, capo del visual desk di Repubblica -; le tempistiche sono ancora troppo rallen-tate. La vera forza dei tweet è che viag-giano in tempo reale». L’uso dei social è una delle frontiere del giornalismo del

futuro. «Recentemente - spiega Raz-zi - il New York Times ha pubblicato un documento sull’innovazione fortemen-

te critico. Uno dei punti più discussi è stato il fatto che i giornalisti twit-tassero poco».Facebook, Twitter, Youtube: l’inte-razione è il cuore del nuovo modo di intendere l’infor-mazione. Contie-ne in sé il segreto della particolarità del rapporto tra internet e le noti-zie, basato su due ritmi diversi che viaggiano in paral-

lelo. Da un lato nell’etere le notizie arri-vano immediatamente e altrettanto ve-locemente possono essere modificate, dall’altro esiste quella che in gergo è chia-mata ‘coda lunga’ dell’in-formazione.Non solo un articolo rimane indefinitamente in rete, men-tre un giornale viene buttato dopo poco. I social network riescono a ri-dare continua-mente nuova vita alle notizie. «Ci sono interi

gruppi sociali che non leggono Repub-blica.it e ai quali le notizie arrivano in ri-tardo - spiega Razzi -. Per noi sono già vecchie e loro riescono a dargli nuova intensità». Così le notizie ripartono.Il giornalista del futuro riesce a restare nel flusso dell’informazione via web e a gestirlo, piegarlo alla necessità di far viaggiare la notizia. Una figura molto complessa in cui alla parte artigianale del mestiere si affiancano nuove com-petenze. Il giornalismo per il web ha tecniche e necessità specifiche. «Con-trariamente a quanto si pensa - spiega Razzi -, complice anche la velocità di alcune forme di comunicazioni telema-tiche, un articolo scritto per una reda-zione online non deve necessariamente essere più breve». Ciò che conta è la multimedialità: «ogni pezzo deve essere un piccolo sito» dal quale gli utenti pos-sono accedere a una catena infinita di contenuti. Un mondo le cui potenzialità non sono

state ancora comprese da tutti, le cui tem-pistiche sono difficili da inte-grare con il mon-do della carta stampata e con un futuro ancora tutto da scrive-re. «Il giornali-smo un domani - conclude Razzi - potrebbe parti-re proprio da un tweet lanciato in rete».

Lara De Luna

Il futuro in un tweetRazzi: «Ogni pezzo sui social deve essere un piccolo sito»

Parte tra la curiosità e l’interesse della gente “La Repubblica delle idee”. Dopo Bologna e Firenze, è Napoli la città scel-ta per questa terza edizione. “Mio marito e io siamo lettori affezionati del quotidiano “La Repubblica”. Siamo entusia-sti che quest’anno l’evento si tenga qui. La città ha bisogno di iniziative come questa che facciano da volano culturale”, commenta una signora men-tre ammira con la figlia una delle tre mostre allestite per l’occasione nelle sale di Pa-lazzo Reale. Giovani e meno giovani parte-cipano con attenzione ai primi incontri di una quattro-giorni ricca di appuntamenti. Elena legge il programma nel corti-le di Palazzo Reale: «I dibattiti sono molti e tutti interessanti. Peccato che alcuni si svolgano in contemporanea: mi sarebbe piaciuto poter partecipare a tutti». Numerosi i ragazzi che assistono alla lettura de “Il giovane Holden” interpretata da Alessandro Baricco. «È davvero emozionante, sia-mo di Torino e quando abbiamo saputo che ci sarebbe stato l’incontro con lo scrittore piemontese ci siamo organizzate in tutta fretta per raggiungere Napoli. Non vediamo l’ora di as-sistere anche al dibattito tra Bauman ed Ezio Mauro sull’opi-nione pubblica ai tempi della società liquida», spiegano alcu-ne studentesse in visita a Napoli. C’è anche chi non sa nulla

del festival a Napoli e, passeggiando per piazza del Plebisci-to, ne viene a conoscenza: «È una bella sorpresa. L’incontro sulla grammatica della crisi si è rivelato davvero stimolan-te», dice Guido. Ieri sera il pubblico delle grandi occasioni ha assistito alla rassegna di musica rock organizzata in piazza

del Gesù da Ernesto Assante e Gino Castaldo. Sul maxischer-mo sono state proiettate le im-magini delle esibizioni dei dieci gruppi che hanno rivoluzionato il mondo della musica. My Genera-tion degli Who, Strawberry Fields Forever dei Beatles, Stairway to Heaven dei Led Zeppelin e l’interpretazione provocatoria dell’inno nazionale americano di Jimi Hendrix sul palco di Wood-stock, questi alcuni dei pezzi pre-sentati dai due critici e giornalisti. «Questa musica è intramontabile e venire a conoscenza della sua storia, di quella delle band che l’hanno composta e degli aned-doti che hanno accompagnato la sua uscita mi appassiona», com-menta Giacomo in compagnia di un gruppo di amici. Il tema del

festival è “Riscrivere il Paese”, un argomento che induce alla riflessione. Un aspetto che non sfugge a un 72enne napole-tano: «Per fortuna ci sono tanti giovani che prendono parte a questi eventi: il futuro dell’Italia è nelle loro mani».

Gianmarco Altieri e Paola Marano

Benvenuti a RepubblicaPassanti e visitatori alla scoperta degli eventi e delle mostre in programma

L’appello di MauroVia i corrotti dal Pd

«Occorre modificare la nor-mativa sugli appalti: lo Stato non può correre il rischio che i soldi pubblici vengano si-stematicamente divorati dalla corruzione»: nella cappella di Palazzo Reale, Ezio Mauro

anticipa i contenuti dell’edizione di domani di Repubblica. Affiancato dal vice Massimo Gian-nini e dall’art-director Angelo Rinaldi, il direttore analizza l’ultimo capitolo degli intrecci tra politi-ca e malaffare.Prendendo spunto dallo scandalo-Mose, che vede coinvolti l’ex-ministro Galan e il sindaco di Venezia Orsoni, Mauro rivolge un appello al premier Renzi e ai vertici del Pd: «Un partito, che per vent’anni ha condotto una crociata per la legalità, non può chiudere gli occhi davanti a certi episodi di malaffare – ammonisce il diret-tore di Repubblica -. Posto che la presunzione d’innocenza è un principio sacrosanto, esistono ragioni di opportunità che dovrebbero indurre il segretario del Pd a sospendere tutti gli iscritti coinvolti negli scandali». Al centro della riunione di redazione anche i dati Istat secondo i quali, nel solo 2013, il Sud ha accusato un calo del prodotto interno lordo pari al doppio della media nazionale. Focus sull’e-mergenza-immigrazione: nelle ultime 24 ore, la Marina Militare ha soccorso 17 imbarcazioni ca-riche di migranti nordafricani. Infine, il 70esimo anniversario dello sbarco in Normandia: una ri-correnza importante, festeggiata nel castello di Bénouville da un folto gruppo di capi di Stato. Temi che troveranno spazio domani sulle pagine di Repubblica.Ma come nasce il quotidiano di via Cristoforo Colombo? Come prende forma, arricchendosi via via di notizie, opinioni e commenti? E chi sono le persone che, ogni giorno, lavorano per mandarlo in edicola? A queste domande rispon-de Luca Fraioli. Davanti a decine di studenti e curiosi, il responsabile di RSera presenta un do-cumentario che racconta una giornata di lavoro a Repubblica, dalla prima riunione del mattino fino alla chiusura. Suddiviso in clip, il filmato mostra i volti delle 450 persone quotidianamen-te impegnate nella lavorazione del prodotto edi-toriale: dal direttore Ezio Mauro al caporedat-tore centrale Fabio Bogo, dai responsabili delle redazioni locali alla squadra dei grafici e degli inviati, senza dimenticare il fondatore Eugenio Scalfari. Il compito di illustrare le varie piatta-forme su cui lavorano i giornalisti di Repubblica tocca ad Angelo Rinaldi, al responsabile del-la redazione napoletana Giustino Fabrizio e al numero uno della redazione internet Giuseppe Smorto. La full-immersion nel giornalismo contempora-neo proseguirà domattina alle 10 con la tavo-la rotonda dedicata all’intervista: a discuterne, nella sala d’Ercole, saranno Silvia Fumarola, Antonio Gnoli e Tiziana Testa. A mezzogiorno, invece, il dibattito sulla carta patinata e sui se-greti del periodico con Marco Cattaneo, Attilio Giordano e Daniela Hamaui.

Ciriaco M. Viggiano

Foto di Stefano Renna

Foto di Riccardo Siano

Foto di Riccardo Siano

Foto di Riccardo Siano

R.S.