Riconoscere La Depressione e Prevenirla

download Riconoscere La Depressione e Prevenirla

of 67

Transcript of Riconoscere La Depressione e Prevenirla

RICONOSCERE LA DEPRESSIONE E PREVENIRLA di Elio Blancato e Ivan Blancato ************************* I grandi eventi della storia mondiale sono, in fondo, profondamente insignificanti. La cosa fondamentale la vita dellindividuo: solo qui avvengono le vere grandi trasformazioni. Carl Gustav Jung *************************** INDICE Introduzione I LA DEPRESSIONE Dati sconfortanti -- La stirpe di Adamo -- Laltalena delle emozioni -- Fisiologia delle emozioni. II LUMORE La funzione dellumore -- Lumore disturbato -- Il barometro della vita. III MANIA E DEPRESSIONE Gli stati maniacali -- Un cammino pieno dinsidie -- Gli eterni incompresi -- I se gni esteriori della malattia. IV VERSO LA DEPRESSIONE Una malattia multiforme -- Le sindromi nevrotiche -- Le psiconevrosi -- La nevro si ansioso-depressiva -- La sindrome da somatizzazione. V LA NEGAZIONE DELLA VITA I sapori della vita -- Lassenza di emozioni -- La sede della tristezza. VI LE FACCE DELLA DEPRESSIONE Terapia o prevenzione? - Le sindromi psicotiche -- Le variabili della personalit -- Le depressioni secondarie. VII I SEGNALI DELLA DEPRESSIONE Uninformazione poco trasparente -- Classificazione dei disturbi depressivi -- La Depressione Maggiore. VIII LA DISTIMIA Criteri diagnostici generali -- La Distimia -- Una malattia sociale -- Emozioni senza slancio. IX LA TRISTEZZA STAGIONALE Il ruolo del sonno - I ritmi biologici -- Il Disturbo Affettivo Stagionale. X I DISTURBI BIPOLARI Euforici, ma depressi -- Lipotesi genetica. XI LE SINDROMI DEPRESSIVE MINORI Sempre pi depressi -- La Depressione infantile -- La Depressione adolescenziale - La Depressione sotto soglia -- La Depressione puerperale o post partum -- La sin

drome da tensione premestruale. XII SCOPRIRSI DEPRESSI Una molteplicit di cause -- Le cause ereditarie -- Le ipotesi neurologiche -- Le ipotesi biochimiche -- Lipotesi virale -- Stress e cause psicologiche. XIII CONSIGLI PER LA PREVENZIONE La forza plasmatrice della sofferenza - Normalit e adattamento -- La prevenzione in campo medico -- La prevenzione delle sindromi depressive -- Abitudini da abba ndonare -- Abitudini da coltivare -- Per i giovani -- Il suicidio: la faccia tra gica della depressione -- Per gli adulti -- Per gli anziani. APPENDICE Glossario Indirizzi utili Bibliografia ********* INTRODUZIONE Da tutti i pi recenti convegni di psichiatria infantile emerso un identic o allarmante dato: la continua crescita del numero di bambini che soffrono di di sturbi psichiatrici e, pi in particolare, di depressione. Il quadro che emerge da gli studi e dalle relazioni presentate in questi convegni davvero inquietante. O ggi, i disturbi psichiatrici presenti nellinfanzia e nelladolescenza interessano i l 20% della popolazione giovanile, mentre fra quindici anni, nel 2020, coinvolge ranno un minore su due. desolante pensare che andiamo nello spazio, che costruiamo tecnologie av anzatissime, i computer pi sofisticati, e poi vedere che abbiamo perso per strada la capacit di rendere migliore e pi serena la vita dei nostri figli. Che mondo st iamo costruendo se psichiatri e psicoterapeuti si vedono ogni giorno portare bam bini di 6 o 7 anni che hanno le stesse patologie degli adulti e che soffrono, in maniera pressoch cronica, dinsonnia, di rabbia e di malinconia? Come saranno ques ti bambini da adulti? Possiamo immaginarlo. Le statistiche ci dicono che nove ra gazzini su centomila non vedranno mai let adulta perch prima di superare il 24e ann o di et si saranno gi tolti la vita, mentre altri mille, pur avendo cercato dimitar li, saranno per fortuna ancora vivi. Ma, che vita avranno? La morte ci ha sempre fatto paura. Da quando siamo nati ci hanno insegna to a ignorarla, a occultarla, a non parlarne quasi non esistesse, fino al moment o in cui compare imperiosamente davanti a noi alimentando i nostri pensieri, le nostre paure e tutta la nostra fragilit. La cronaca italiana ripropone ogni giorn o in modo drammatico, attraverso una serie incredibile di suicidi singoli e anche a llargati, il problema della depressione in ogni fascia det. Lelenco, assai incomplet o, davvero spaventoso. Giulia, una quattordicenne di Nanto (Vicenza), si impicca ta a un albero perch non andava bene a scuola. Anche Elena, unaltra quattordicenne di Chiuro (Sondrio), ha fatto la stessa fine gettandosi da un ponte per gli ste ssi problemi. A Segrate (Milano), Beatrice, alla vigilia del suo quindicesimo co mpleanno, si buttata gi dallottavo piano della sua abitazione perch la vita che con duceva non la soddisfaceva. A Palermo, uno studente sedicenne ha deciso di uccid ersi per una delusione damore e cos si lanciato da una finestra della scuola che f requentava insieme alla sua morosa. A Firenze, Nadia e Simone -- due fidanzati d i 19 e 20 anni -- si sono fatti straziare, strettamente abbracciati, dalle ruote di un treno sulla linea ferroviaria per Pisa. A Brescia, un trentenne aiuto reg ista si buttato dal quarto piano di un albergo, sotto gli occhi atterriti della convivente, incinta di sette mesi. A Bangkok, in Thailandia, Andrea, un quaranta cinquenne ex pilota dellAlitalia, si ucciso lanciandosi senza paracadute da un ae reo da turismo dopo aver saputo che la malattia che lo affliggeva era incurabile . Ambrogio, un quarantottenne perito informatico di Monza, depresso per aver per so il lavoro, ha costruito una cassa e si chiuso dentro lasciandosi morire dinedi

a. Maria Nunzia, una maestra torinese di 54 anni da poco in pensione, si tolta l a vita nel bagno di casa tagliandosi la giugulare. Giovanna e Gaetano, due coniu gi spezzini di 62 e di 65 anni, hanno deciso di morire insieme gettandosi con lau to in mare. Giovanna era malata da tempo e aveva ormai pochi mesi di vita. Il ma rito non ha avuto cuore di restare solo ed andato via con lei. Queste penose vicende fanno ben capire quanto sia difficile il confronto con se stessi e con la vita. Et diverse, culture diverse, ragioni diverse, ma unu nica grande insopportabile sofferenza: la fatica di vivere. Situazioni ancora pi dolorose e strazianti sono glinfanticidi ad opera di genitori depressi. In questi momenti di lacerante follia si perde completamente il contatto con la realt e si giunge a considerare il figlio come parte integrant e di s, come unappendice che non pu essere tolta e da cui non ci si deve separare. Cos, se si stabilisce che la vita non vale la pena dessere vissuta, si estende que sta decisione anche ai figli, che vengono coinvolti nel progetto suicidario con lintento di sottrarli agli orrori del mondo. quanto avr pensato Rosa, la madre tre ntanovenne di Volpiano (Torino), che ha ucciso a coltellate la figlioletta Nausi ca di quattro anni e poi ha rivolto il coltello contro di s lacerandosi laddome. A lla stessa conclusione deve essere giunto Michele, un operaio edile quarantaseie nne di Pollutri (Chieti), quando, angosciato per aver perso il lavoro, ha strett o a s la figlia pi piccola e si lanciato con lei nel vuoto. Quando si perde il contatto con la realt, la morte non fa pi paura e appar e come lunica via di fuga da unesistenza divenuta insopportabile. E cos la si guard a in faccia senza timore, con sollievo, forse con gioia, e la si abbraccia come si dovrebbe abbracciare la vita. Non c una regola condivisa per queste tragedie. I l suicidio singolo pu essere emulativo, quello allargato no. C chi uccide i propri f i mentre dormono e poi si suicida. Chi li porta in riva al lago e poi, tenendoli per mano, li fa annegare. Chi li soffoca con un sacchetto di cellophane. Chi li strangola con una calza di nylon. Chi preferisce la simultaneit dellatto e conclu de la vita insieme a loro. Chi, invece, vuole assicurarsi della loro sorte prima di pensare a s. Giuliana, una donna napoletana di 27 anni, sofferente di depress ione post partum, ha ucciso il figlio Vincenzo di 6 mesi gettandolo gi da una fin estra di casa. Carmela, una trentacinquenne siciliana da tempo in cura per la de pressione, si tolta la vita con i due figli di quattro e cinque anni lanciandosi con lauto nelle acque del porto di Messina. Eugenio, un milanese di 44 anni sepa rato e disoccupato, ha ucciso il figlio Nitai di 6 anni soffocandolo con un cusc ino, e poi ha cercato di seguirlo tagliandosi le vene dei polsi. Loretta, una tr entunenne di Santa Caterina Valfurva (Sondrio) -- in cura da alcuni mesi presso unAsl valtellinese per depressione post partum - ha ucciso la figlia di otto mesi lasciandola annegare nella lavatrice. Anna, una maestra trentaseienne di Castel di Sasso (Caserta), si uccisa insieme alle sue tre figlie di sei, due e un anno , saturando labitacolo dellautovettura con i gas di scarico. Anche Anna soffriva d i depressione ed era in cura da anni. Inutile sottolineare che la causa di questi suicidi allargati sempre stata la depressione. Molte di queste persone erano in cura da anni, ma non per quest o sono riuscite a evitare la tragedia; altre si curavano da pochi mesi; altre an cora credevano di farcela da sole. Ma, c il dramma nel dramma. Le statistiche dico no che l80% dei genitori infanticidi, se sopravvive, ritenta poi il suicidio nei 10 anni successivi levento, e met di essi riesce a realizzarlo. Succede, infatti, che quando si supera la fase acuta della malattia e ci si rende conto di ci che s i fatto, il peso di una colpa cos grande travolge anche listinto di conservazione e spinge linfanticida a chiudere definitivamente la partita con la vita. Che cosa si pu fare per evitare simili tragedie? Prevenzione. Prevenire un a malattia sempre meglio che curarla. Questa affermazione tanto pi vera quanto pi c i si riferisce alla depressione che una patologia ciclica grave, complessa, diff icile da curare per i suoi multiformi aspetti e per la sua imprevedibilit. Ricono scerla precocemente significa non soltanto sottrarsi ad anni e anni di cure, di delusioni, di ricadute, ma anche evitare una delle esperienze pi penose della vit a, con tutto il suo carico di sofferenza e di tragicit. Se nel libro Depressione. A ciascuno la sua cura abbiamo esplorato tutte le possibili strade terapeutiche -- convenzionali e non -- per curare la malatt

ia, con questo nuovo saggio ci proponiamo di far conoscere la depressione nei su oi aspetti pi peculiari, per poterla individuare prima che essa compaia. Chi sta sviluppando la depressione d inevitabilmente qualche segnale della malattia, perc h ha gi in s tracce visibili di quella sofferenza che muove lanima nella direzione d ella rinuncia e delloscurit. Qualche lieve disturbo del sonno, inappetenza o, vice versa, eccessivo appetito, la voglia di appartarsi, di restare soli, lunghi sile nzi, apatia, malinconia, irritabilit, sono questi alcuni dei segni anticipatori p i comuni che genitori, insegnanti e familiari dovrebbero saper cogliere e valutar e in termini di durata e di intensit. La depressione non fa sconti a nessuno e si pone sul nostro cammino per avvertirci che c qualcosa in noi che non va, e che gi unto il momento di capire, di cambiare e di crescere. Per facilitare il riconoscimento dei prodromi della malattia e delle con seguenti azioni di prevenzione da realizzare, si ritenuto opportuno far riferime nto a tre distinte categorie -- Giovani, Adulti, Anziani -- che permettono al le ttore unimmediata identificazione delle misure da adottare in relazione alle prop rie specifiche necessit. In Italia, sperare in una prevenzione istituzionalizzata della depressio ne unutopia. Poche persone ne parlano; pochissime, anche tra gli addetti ai lavori, fanno concretamente qualcosa per sollecitare unazione in tal senso. Perch nessuno dei cattedratici che hanno scritto volumi sulla depressione, ha mai trattato il problema della prevenzione? Per opportunismo? Per superficialit? Per dimenticanz a? Esiste obiettivamente qualche difficolt, ma non tale da giustificare una resa cos incondizionata. Forse hanno ritenuto opportuno ignorare il problema e sigilla rlo dietro un comodo Non si pu!, anzich impegnarsi in unopera dinformazione preventiv che poteva risultare sgradita alle case farmaceutiche e poco vantaggiosa anche per la loro professione. Chiss! Per quel che ci riguarda, non avendo interessi da difendere, abbiamo deciso di affrontare largomento della prevenzione con lintento di offrire a tutti coloro che credono in essa uno strumento efficace per conosc erla meglio e per poterla attuare. Poche semplici e chiare indicazioni saranno l e tracce che aiuteranno il lettore a capire come muoversi in questa direzione. Gli Autori *********** I LA DEPRESSIONE

Ero talmente depresso che ho preso una pistola, lho caricata e me la sono infilata in bocca per farla finita. E ci che racconta Kirk Douglas, in un suo libr o autobiografico, quando parla della depressione che lo ha colpito qualche anno fa, a seguito di un ictus. imbarazzante parlarne -- continua lattore americano -anche perch per mesi sono stato a malapena capace di balbettare... Ma -- aggiunge il suicidio un atto di grandissima stupidit e di egoismo. Purtroppo quando sei d epresso non pensi agli altri, non timporta pi di nulla. Chi non riuscito a fermarsi in tempo stato Jacques Mayol, il noto subacq ueo francese, che, lantivigilia di Natale del 2001, allet di 74 anni, ha posto fine a una vita intensa e ricca di successi, impiccandosi nella sua casa di Calone n ellisola dElba. Il Signore degli abissi -- cos era chiamato per essere stato il primo , nel 1976, a infrangere in apnea il muro dei cento metri di profondit -- soffriv a da tempo di depressione ed era in cura da un famoso psichiatra, ma ci non basta to a salvargli la vita. Lontano dallaffetto dei suoi cari, solo, stanco, con lanim a ormai spenta, non riuscito a trovare la forza necessaria per riemergere dal ba ratro della malattia e cos si ucciso. Lui -- uomo forte, saldo di nervi, senza pa ura -- che aveva sfidato con successo i profondi recessi del mare, non riuscito a salvarsi dallunico vero abisso della vita. La stessa tragica sorte toccata, nel 2004, a Gabriella Ferri, famosa cantante romana, e a Marco Pantani, simbolo del lItalia sportiva che ama i pedali, ucciso da un cocktail micidiale di psicofarmac i e cocaina. Qualche nome illustre per introdurre un problema che coinvolge pi di 400 milioni di persone nei Paesi industrializzati del mondo, ma di cui ancora oggi s

i sa troppo poco. Non ci sono dati certi, ma si calcola che in Italia pi di quatt ro milioni di persone siano afflitte da depressione nelle sue forme pi gravi, con una netta prevalenza delle donne rispetto agli uomini. La situazione pi preoccup ante riguarda per i bambini e gli adolescenti che, nel nostro Paese, rappresentan o circa un settimo di tutti i depressi e raggiungono globalmente la quota del 14 %. Dati sconfortanti Ma, che cos la depressione? La depressione una malattia ciclica grave e co mplessa, che di solito non guarisce, ma che si esaurisce spontaneamente anche se nza nessuna cura, rimanendo per latente nella mente della persona, per poi ripres entarsi a distanza di sei mesi, un anno o anche dieci, se nel frattempo non sono state individuate e risolte le cause che lhanno generata. Per queste sue caratteristiche, la depressione una delle poche malattie in costante aumento non soltanto in Italia, ma anche in Europa e in America, dov e si registrano dati assai simili ai nostri. opinione diffusa che nel ricco Occi dente industrializzato il 35% della popolazione sperimenti nel corso della vita almeno un episodio di questa grave, corrosiva malinconia che cancella il sorriso e la voglia di vivere. Allarmanti anche le previsioni dellOrganizzazione Mondiale della Sanit che , dopo aver rilevato un raddoppio dei casi negli ultimi quarantanni, prevede che entro tre lustri la depressione sar la malattia pi diffusa sul Pianeta, superando persino le patologie cardiovascolari. Sempre lOMS ha denunciato che un buon 50% d ei casi di depressione non viene diagnosticato come tale perch una parte dei medi ci curanti non in grado di riconoscerla, anche se i disturbi che produce la rend ono spesso pi invalidante di tante altre malattie come artrosi, ipertensione e di abete. Il dato pi inquietante, quello che dovrebbe far riflettere tutti, che poc o meno della met (il 43% circa) di coloro cui stata diagnosticata la malattia ten ta prima o poi il suicidio, e un terzo di essi -- quasi il 15% dei malati totali -- riesce a realizzarlo. Questi pochi dati fanno capire come la depressione non debba mai essere sottovalutata sia per le inabilit che produce, sia per i suoi e siti frequentemente funesti. Il primo vero passo, lo sforzo che occorre fare renderla visibile a tutt i, educando le persone a riconoscerla, ad accettarla per quella che , senza nasco nderla n a se stessi n agli altri, quasi fosse una colpa o qualcosa di umiliante d i cui vergognarsi. Parallelamente, altrettanta conoscenza e vigilanza dovrebbe e sserci da parte di tutti coloro che operano in ambito sanitario, e in particolar e da parte dei medici di base, cui spetta il difficile compito di diagnosticarla precocemente e di farla correttamente curare. La stirpe di Adamo La depressione una malattia che affonda le sue radici nella storia dellum anit e pi in particolare in quel complesso e variegato universo che sono le emozio ni. Nellantichit era gi nota presso i medici egizi che la consideravano una sor ta di afflizione morbosa causata da qualche strano maleficio. Nel quinto secolo a.C. Ippocrate ne smitizz la genesi e la strapp dal terr eno della magia riconducendola a quello della patologia. Ippocrate era greco, co ntemporaneo di Sofocle e poco pi anziano di Platone. Veniva dallisola di Kos, nell e Sporadi, ma viveva nellAtene di Pericle, di Fidia e dei grandi tragici. In ques ta societ illuminata abbandon non soltanto la medicina magica e rituale del passat o, ma anche quella sacra e sacerdotale del suo tempo per fondare una medicina pi r azionale, basata sullanalisi dei sintomi, sulla sintesi delle conoscenze e sulla d eduzione del trattamento. Con Ippocrate la malattia perde ogni connotazione magi ca e viene recepita come la rottura di un equilibrio preesistente, e quindi come

ostacolo a una nuova condizione di benessere. Ragionando sulla oscura malattia d ellanima Ippocrate pens di chiamarla melanconia, ossia bile nera, vocabolo che deriva dallunione di due parole melan nero e cholos bile e che esprime bene quella condizio ne di assenza di luce e di gioia di vita. Secondo la sua teoria umorale, nellorgani smo umano coesistono quattro diversi umori -- sangue, muco, bile gialla e bile n era -- la cui armonica mescolanza (eucrasia) determina un equilibrio che sidentif ica con lo stato di salute (crasia), mentre la rottura di questo equilibrio (dis crasia) d origine alla malattia. Ora il depresso era una persona malata perch avev a nel suo corpo un eccesso di produzione di bile nera che andava ad alterare il rapporto dequilibrio con gli altri umori. Il Maestro di Kos aveva intuito bene. O ggi sappiamo che leccessiva presenza di certi ormoni (in particolare quelli dello stress) determina una riduzione di alcune sostanze oppiodi naturali (endorfine) e di diversi mediatori chimici (serotonina, dopamina) che sono i garanti del bu onumore Se questo equilibrio ormonale si rompe, la persona diventa depressa.. Terminato il doveroso approfondimento della geniale intuizione dIppocrate , riprendiamo il nostro rapido viaggio nel passato. Ciascunepoca ha dato al cancro dellanima significati diversi, dettati dalle concezioni e dalle credenze vigenti in quel tempo. Nel Medioevo, la depressione veniva chiamata tristizia ed era intesa come una volontaria mancanza dinteresse per le cose della vita. Questa perdita totale di volont e di coscienza veniva considerata una colpa grave della persona che non sapeva reagire e che si chiudeva completamente in se stessa rinunciando alla vi ta. Pi tardi, nel Cinquecento, Theofrastus Bombastus von Hohenheim -- famoso medico, astrologo e alchimista di Einsiedelm (Svizzera), pi noto col nome di Para celso -- cancell dalla depressione lidea medioevale della colpa e colloc la malatti a tra quelle affezioni mentali che egli chiamava insanie. Alla fine del Settecento, con lintroduzione del termine nevrosi ad opera di W. Cullen, la depressione e la mania vennero identificate come facce opposte di uno stesso disturbo e si cerc per entrambe di scoprire la causa organica che pot eva averle generate. Da quel momento in poi, per diversi decenni, prevalse la te oria organicistica che considerava la depressione alla stregua di una qualsiasi altra malattia del corpo, ignorando volutamente ogni precedente ipotesi e conget tura. Fu soltanto verso la prima met dellOttocento che comparve lidea che la depr essione non fosse dovuta ad unalterazione anatomica del cervello, bens a un suo no n corretto funzionamento, pur nellintegrit di tutte le sue componenti. Sigmund Freud (1856-1939) and oltre ipotizzando che depressione e lutto f ossero intimamente collegati ed avessero una stessa comune matrice: la perdita d i un oggetto damore. Per il padre della psicoanalisi, era proprio questa perdita affettiva la causa di quellintroiezione di sentimenti negativi irrisolti che eran o la base su cui si sviluppava poi la depressione. Nel 1920, lo psichiatra americano A. Meyer coni per questa malattia il te rmine depressione, che fu subito adottato da tutta la comunit scientifica internazi onale. Laltalena delle emozioni Emozioni e sentimenti (stati danimo pi duraturi) accompagnano tutte le esp erienze della nostra vita: da quelle pi comuni (quotidiane), a quelle meno usuali , insolite (eccezionali). Quanto pi le emozioni sono forti, tanto pi scatenano reazioni profonde e v ibranti, dapprima soltanto ormonali, poi anche fisiche e comportamentali, che co involgono lintero organismo in ogni sua manifestazione, compreso il modo di perce pire la realt e anche quello di agire. stato accertato che alla base di ogni emozione c sempre una condizione di eccitazione pi o meno intensa che si manifesta sotto forma di agitazione, inquiet udine o turbamento improvviso. Lintensit di questo stato emozionale determina la b ase affettiva che ciascuno di noi ha e che varia in relazione alle cause che lhan

no prodotta, alle caratteristiche individuali del soggetto e alle sue condizioni psicofisiche in quel preciso momento. Allegria, tristezza, paura, desiderio, compassione, vergogna, rabbia, so no alcuni dei momenti emozionali pi frequenti che si alternano in ciascuno di noi e che hanno il compito di favorire ladattamento a quegli eventi che ci hanno pi c olpito. Difficilmente la vita presenta gli stessi accadimenti nella stessa forma e con la stessa intensit. A volte pu sembrare che i fatti si ripetano tali e qual i, ma non cos. Due avvenimenti possono apparirci uguali perch presentano contenuti analoghi, ma poich avvengono in momenti diversi, non possono mai essere perfetta mente identici. Daltra parte, il presente non mai il passato: , invece, lanticipazi one di un futuro che stiamo costruendo e che sempre pi prossimo. Lesperienza del p assato e lunicit del momento presente accentuano le differenze esistenti tra i due fatti, col risultato di modificarne la percezione e quindi le emozioni consegue nti. Altrettanta importanza va attribuita alle cosiddette atmosfere dominanti che, essendo stati emozionali ricorrenti, segnano non solo il volto, ma anche la tteggiamento mentale e fisico delle persone, facendole apparire tendenzialmente pi allegre o pi tristi di altre. Tuttavia, quando le emozioni sono troppo intense o durano troppo a lungo rispetto alla situazione che le ha generate -- e ci capit a pi sovente con quelle sgradevoli -- allora bene considerare leventualit che ci po ssa essere un qualche problema nella sfera dellaffettivit. Questa, per essere davv ero armoniosa ed equilibrata, deve poter oscillare tra una pluralit di stati emoz ionali tutti transitori e non troppo intensi. La staticit delle emozioni, ossia la presenza di una condizione emotiva sempre uguale, spesso sintomo di un disagio i nteriore di cui si pu essere o non essere coscienti. Fisiologia delle emozioni noto che, dal punto di vista fisiologico, le emozioni sono controllate d a quella regione centrale del cervello chiamata sistema limbico. in questarea ass ai antica - racchiusa dalla corteccia cingolata e comprendente talamo, ipotalamo , amigdala, ippocampo, area del setto ... - che nascono le pi diverse emozioni: p iacere, dolore, gioia, paura, tristezza, disgusto, sgomento. Tutte queste percez ioni emozionali vengono poi trasferite alla corteccia cerebrale, al cervelletto e al tronco encefalico per essere convertite in quei particolari stati mentali e fisici che tutti ben conosciamo. I collegamenti tra queste strutture cerebrali sono assicurati da special i sostanze chimiche, i neurotrasmettitori (serotonina, adrenalina, dopamina, nor adrenalina, acetilcolina...), la cui principale funzione il trasferimento dei se gnali nervosi da una cellula allaltra per preparare unadeguata risposta dellorganis mo alle diverse necessit del momento. Nel caso, ad esempio, della paura, si attiva per prima lamigdala che ha i l compito di riconoscere le situazioni di pericolo in base a tutta una serie di sensazioni visive, uditive, olfattive, gustative e tattili memorizzate in preced enza. Riconosciuto il pericolo, lamigdala invia il suo segnale di allerta alla co rteccia cerebrale che a sua volta lo trasmette allipotalamo che, sollecitato, aum enta la produzione di corticotropina (o CRH). Questormone stimola lipofisi a liber are ladrenocorticotropina (o ACTH), lormone precursore dello stress, che mette subit o in azione le ghiandole surrenali, facendo loro produrre e rilasciare nel sang ue una maggiore quantit di cortisolo, adrenalina e noradrenalina. Per effetto di tali sostanze lintero organismo si prepara a fronteggiare la situazione di perico lo, cercando la soluzione che in quel momento appare pi vantaggiosa, e cio rispond ere allaggressore con la lotta oppure fuggire. E cos i muscoli si tendono, le pupi lle si dilatano, i bronchi si espandono allargando la loro superficie dazione, me ntre cuore e fegato lavorano pi intensamente per portare rispettivamente pi ossige no alle cellule e pi zuccheri nel sangue, al fine di garantire al corpo una maggi ore reattivit ed energia. Il corpo, ormai in allarme, ora teso come un arco, pronto a scattare, pr eparato a bruciare con la lotta o con la fuga quel surplus di energia che gli or

moni gli hanno fatto produrre. Se per, per una qualsiasi ragione, viene a mancare la reazione attesa, queste sostanze - rimanendo nel sangue troppo a lungo e in quantit superiore rispetto al fabbisogno normale dellorganismo - finiscono col cre are una situazione di ristagno biochimico che pu avere pericolosi effetti corrosivi s u cellule, organi ed apparati. Infatti, non trovando unadeguata risoluzione fisic a, le secrezioni ormonali, trasportate dal sangue, viaggiano per lintero organism o e si depositano nel cervello, nei reni, nel fegato, dando luogo a una progress iva distruzione cellulare, con danni talvolta irreversibili. Quando ci accade, le prime ad essere compromesse sono proprio le cellule cerebrali (neuroni) che vengono - prima e pi di altre - aggredite e danneggiate. La condizione migliore per evitare tali rischi e per garantirsi quel benessere p sicofisico a cui tutti aspiriamo, mantenere una corretta alternanza delle emozio ni. Per realizzarla con successo, necessario lasciar fluire le emozioni evitando di reprimerle; accettarle di buon grado; viverle con lievit e consapevolezza, fo calizzandosi su quelle piacevoli (gioia, soddisfazione, allegria...) ed esaurend o rapidamente quelle spiacevoli (paura, rabbia, rancore...), assai pi pericolose e deleterie. Una vita gratificante e intensa presuppone la presenza di tutte le emozi oni perch predispongono allazione e facilitano cos il processo di adattamento. Ques to esattamente il contrario di quanto avviene nei depressi. II LUMORE

Lumore, con le emozioni e i sentimenti, fa parte di quella sfera soggetti va profonda che gli studiosi della mente chiamano affettivit. Lumore una disposizi one danimo personale ed esclusiva in grado di determinare una particolare rispost a emotiva chiamata reazione. Quando questa disposizione danimo presenta tratti di d urevolezza e stabilit, diventa prevalente e si trasforma in inclinazione o umore di fondo. Differente lo stato dellumore, che varia nella stessa persona da moment o a momento, in base alle condizioni fisiche, ai pensieri e alle situazioni dell a vita. Ancora diverso il tono dellumore che oscilla occupando tutte le possibili posizioni comprese tra la gioia intensa e la tristezza pi profonda. Aristotele - il famoso filosofo greco vissuto nel IV secolo a.C. - aveva notato che molti uomini illustri del suo tempo (Platone, Socrate, Aiace ed Empe docle), avendo un temperamento particolarmente melanconico, soffrivano di distur bi legati a quella condizione. Da queste prime osservazioni, arriv a chiedersi se non fosse proprio questa loro inclinazione a renderli cos eccellenti nelle attiv it che svolgevano. Nessuno pu dirlo: tuttavia, molti illustri personaggi del passa to -- Dante, Petrarca, Michelangelo, Tasso, Mozart, Schumann, Lincoln, Flaubert, Tolstoj, Dostoevskij -- ed anche dei nostri tempi - Churchill, Kafka, Eltsin, L iz Taylor, Brigitte Bardot, Montanelli, Gassman, Pavarotti, Andreotti, Ornella V anoni e persino Jean Claude Van Damme (lattore belga esperto di arti marziali) hanno convissuto o convivono con questa dolorosa condizione dellanima. Leopardi stesso -- in una lettera scritta a Pietro Giordani nellaprile de l 1817 -- riferendo della sua condizione, diceva allamico di avere unostinata, nera , orrenda, barbara malinconia che lo limava e lo divorava nella profondit del suo e ssere, e che, come compagna fedele e invisibile, lo accompagnava sempre, qualunque cosa facesse e in qualunque luogo si trovasse. La funzione dellumore Lumore -- inteso nella sua accezione di stato mutevole dellanimo - segue l a globalit dei pensieri, delle azioni e delle esperienze della nostra vita quotid iana. Non resta mai fermo, ma fluttua continuamente da un polo allaltro, da una c ondizione ad unaltra, a seconda dellemozione che in quel momento prevale. come un pendolo che -- oscillando continuamente dal dolore alla gioia, d alla paura alla serenit -- scandisce tutti i momenti della nostra esistenza, face

ndoci accettare pi facilmente anche gli eventi meno graditi. Al pari delle emozio ni, in grado dinfluenzare non solo la nostra attivit intellettiva e comportamental e, ma anche quella endocrina, immunitaria e vegetativa, svolgendo cos unimportante funzione adattativa che ha lo scopo di porci immediatamente in contatto con gli avvenimenti da affrontare in modo da contenerne rapidamente gli effetti attrave rso un processo di continua trasformazione. Per tali ragioni, lumore riveste unimportanza determinante per il benesser e mentale e fisico della persona. , infatti, lumore che condiziona il libero fluir e dei pensieri; lumore che influenza la nostra percezione, facendo apparire gli e venti piacevoli, indifferenti o sgraditi; sempre lumore che carica la nostra prog ettualit, le nostre azioni, e ci spinge a comportarci ora in un modo ora nellaltro . Anche se non ne siamo consapevoli, il nostro umore traspare sempre e si mostra con chiarezza persino agli occhi di chi c estraneo e ci vede per la prima v olta. Lo rendono palese la mimica, i gesti, gli sguardi e tutto il nostro portam ento, che riflette lo stato di serenit o di turbamento che in quel momento provia mo. Lumore disturbato Ogni giorno ciascuno di noi affronta e risolve una quantit incredibile di problemi che normalmente non pesano e di cui non ci si rende neppure ben conto. questa la migliore riprova del fatto che lumore svolge correttamente la sua funz ione di ammortizzatore naturale, adeguando la nostra reattivit alle esigenze del vi vere quotidiano. Uno dei primi segnali di mal funzionamento del circuito dellumore la cosidd etta instabilit prevalente che si manifesta con unimprevedibile e ingiustificata m utevolezza emozionale che porta lanimo ad esaltarsi o ad abbattersi senza alcuna apparente ragione. Altrettanto frequente la comparsa di uneccessiva risposta emoz ionale di fronte ad eventi di per s insignificanti, ma che in quel momento vengon o valutati con spessori e valenze esagerati. Una telefonata, un contrattempo, un ritardo, possono in pochi secondi far passare la persona dalla gioia alla trist ezza, dallallegria alla disperazione, creando difficolt relazionali impensabili e di non poco conto. C per da aggiungere che linstabilit dellumore non sempre cos evidente. Ci casi in cui la variabilit pi sfumata, meno appariscente e si presenta diluita in t ante continue fluttuazioni dumore ora in senso espansivo (euforiche), ora in sens o restrittivo (depressive). questa una condizione particolarmente pericolosa per ch pu accompagnare lindividuo durante lintero arco della sua esistenza, finendo col condizionarlo progressivamente sia nel pensiero, sia nellazione. Altre volte pu, invece, accadere che la persona scopra di avere periodi r icorrenti di umore basso -- che durano anche trenta o pi giorni - durante i quali il suo umore si colora di tutte le tonalit dal grigio al nero. In queste condizi oni avr un rapporto assai difficile con la realt poich vedr ogni cosa sotto una luce pi cupa e pessimistica. Di conseguenza, cercher di condurre unesistenza pi appartat a, sopportando mestizie e disagi ben maggiori di quelli che avrebbe patito se il suo umore cos non fosse stato. Tuttavia, la consapevolezza di essere in questo s tato potrebbe tornagli utile, facendogli superare pi rapidamente i momenti di sco nforto che inevitabilmente si presentano. Daltra parte lessere edotti su quanto si sta patendo, conoscere la propria malattia, pu rappresentare unimportante spinta per realizzare quel riassetto cognitivo dellesistenza che la meta inconscia di ogni essere umano che soffre per propria o per altrui debolezza. Oggi, queste alterazioni del tono dellumore sono fatte rientrare un po for zosamente tra i disturbi psichiatrici, anche se lestrema variabilit dei quadri cli nici presenti avrebbe dovuto suggerire una diversa e pi articolata ripartizione. La conseguenza pi evidente che alcuni di questi disturbi sfuggono spesso alla dia gnosi, mentre altri vengono erroneamente diagnosticati e quindi sottoposti a tra ttamenti non appropriati.

Il barometro della vita La continua oscillazione del tono dellumore diretta conseguenza della pre senza di diverse emozioni che scuotono il nostro essere nel profondo e che si al ternano fra loro in una sorta dimprevedibile e misteriosa danza. Diventano, come abbiamo gi chiarito, fenomeni morbosi (patologie) quelle anomale oscillazioni dellumore causate o da emozioni vissute in modo esasperato ( paure e ansie profonde) o da emozioni troppo intense - e quindi sproporzionate r ispetto allevento scatenante (fobie, ossessioni) - o anche da quelle emozioni pi i ncalzanti che permangono a lungo (manie, tic). Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (il DSM-IV) del lAmerican Psychiatric Association -- testo di riferimento internazionale per la d iagnosi delle malattie mentali -- colloca i disturbi dellumore in una molteplicit di quadri clinici riconducibili a due grandi categorie: i disturbi con umore dep resso (depressioni unipolari) e i disturbi con umore euforico (depressioni bipol ari). Nella prima categoria si riscontra un appiattimento dellumore verso il bass o, prodotto da uno stato danimo in cui prevalgono insoddisfazione e pessimismo, c ondizioni tipiche della Depressione Maggiore e della Distimia. Lumore, nella fatt ispecie, sembra essere inchiodato sulla malinconia e sullafflizione proprio come lago di un barometro in un periodo di prolungata tempesta. Nella seconda categori a il tono dellumore , invece, elevato a causa di uneuforia esagerata, spesso accomp agnata da eccitazione psichica, iperattivit mentale e fisica, accresciuta autosti ma e manie di grandezza. questa la condizione tipica dei Disturbi Bipolari e Cic lotimici. Metaforicamente parlando, come se lago del barometro, raggiunta la tacc a pi alta, rimanesse ancorato su di essa nel vano tentativo di superarla, e poi p recipitasse di colpo senzalcuna apparente ragione. In entrambi i casi lumore perde le sue caratteristiche oscillazioni e rim ane innaturalmente bloccato su una delle due posizioni estreme (depressione o eu foria), a conferma di uno stato di sofferenza psichica prodotta da un qualche fo rte scompenso emozionale. III MANIA E DEPRESSIONE

Quando muta il nostro umore, cambia anche la percezione che abbiamo del mondo circostante, poich si modificano i modi e i termini con cui esso ci chiama e ci parla. Daltra parte, molto pi facile riconoscere un cambiamento intorno a no i che non quello che avviene dentro di noi. Ci accade proprio a causa della mutev olezza dellumore che si pone da filtro tra noi e la realt esterna, al punto da far ci apparire uno stesso evento piacevole o spiacevole in base soltanto alla dispo sizione danimo che in quel momento prevale. Se siamo allegri, gioiosi, anche un c ontrattempo seccante viene accettato senza fastidio, con lievezza; viceversa, se siamo tesi o incolleriti, il pi piccolo intoppo, la pi banale delle contrariet vis suta come una iattura, come una disastrosa calamit. Gli stati maniacali La mania uno stato di sovraeccitazione delle funzioni psichiche caratter izzato da un anomalo innalzamento del tono dellumore. Quando si in tale condizione si prova un senso di benessere insolito, as sai particolare: ci si sente gagliardamente allegri, euforici, eccitati come non mai, disinibiti, sicuri, ottimisti, pieni di illimitata fiducia in se stessi, s enza per che vi sia una precisa ragione. come se lenergia vitale si fosse allimprov viso moltiplicata, trasformandosi in furore. Lattivit si fa frenetica; idee e prog etti si accavallano in un crescendo vorticoso, mentre le relazioni con gli altri diventano dincanto pi facili e naturali. Questa inusuale smania di vita stimola t utte le pulsioni istintuali: la sessualit aumenta, cos come limpulso a muoversi, a parlare, a darsi da fare in ogni dove con comportamenti impetuosi e appariscenti

. In questo stato di anomala eccitazione, il mondo, lavvenire e ogni altra cosa a ppaiono al malato nella loro luce pi rosea e tutto sembra raggiungibile e perfett o. Avendo, per, perso lancoraggio con il passato e trascurando il futuro, il mania co si trova a vivere soltanto nel presente pi immediato con una spregiudicatezza che rasenta la follia. Ci spiega la facilit con cui intraprende iniziative che pun tualmente non porta a termine, oppure come coltiva idee grandiose e irrealizzabi li che poi non segue e che sostituisce rapidamente con altre. La volubilit dei pe nsieri, la discontinuit delle azioni e la perenne distraibilit mentale, sono spess o associate ad un enorme bisogno di spazio che si rivela non soltanto nella scri ttura a lettere cubitali, ma anche in un continuo vociare e in unesagerata gestua lit. Anche quando tutto sembra procedere per il meglio, si avverte che c qualco sa che non va e che quella situazione, che gi durata ben oltre ogni ragionevole p revisione, non potr continuare ancora. Infatti, questo stato dinsolita esaltazione destinato rapidamente a svanire per lasciare spazio alla vera, cruda realt: un a bisso di rimorsi, di disperazione e di mestizia. Se si potesse, anche solo per u n momento, togliere al maniaco la sua maschera di eccitazione e deuforia, si scor gerebbe il volto di una persona perduta, tragicamente sgomenta. Il fatto che in questi malati coesistono due anime opposte: quella vera, pi radicata e profonda, sempre lanima depressa che continua ad autoalimentarsi al di sotto dellaltra, meno r eale e drammaticamente farsesca. Lanomalo innalzamento dellumore , dunque, una condizione assai precaria, de stinata a trasformarsi alla prima difficolt o al pi banale degli intoppi in irrita zione e malumore. Esiste, infatti, una sottile zona dombra, una misteriosa base c omune che lega mania e depressione. Questarea di confine la tristezza cupa, ossia quella profonda malinconia che pervade entrambe le condizioni e che le accomuna nel disagio e nella sofferenza. Tuttavia, mentre nella depressione la tristezza immediatamente avvertibile, nella mania mascherata da comportamenti contraddito ri finalizzati ad occultarla. E cos entrambe, mania e depressione, possono essere considerate facce contrapposte di una stessa malattia: la difficolt di vivere pi enamente la vita, ricavandone gioie ed anche dolori. La nostra mente utilizza queste due modalit di difesa per sfuggire alle a ngosce quotidiane e per allontanare la fatica e linsoddisfazione di dover essere sempre come gli altri ci vogliono, e mai come veramente siamo. In questo senso, mania e depressione appaiono non pi come condizioni opposte e contrastanti, ma co me due diversi percorsi emozionali attraverso i quali la nostra affettivit si esp rime per difenderci da situazioni tormentose e stressanti che altrimenti non riu sciremmo a sopportare. Un cammino pieno di insidie Nella mania riveste un ruolo importante la predisposizione personale, va le a dire quella tendenza innata che si manifesta con alcuni tratti caratteristi ci della personalit. Di conseguenza pi esposto alla mania chi ha unemotivit troppo f ragile, fortemente incline alla commozione o alla rabbia; oppure chi possiede una bnorme energia vitale che non riesce a canalizzare correttamente; o, infine, chi manifesta uneccessiva prontezza e rapidit dazione che porta ad agire con troppa fr enesia e precipitazione. Ed proprio questa dissennata smania dazione, accompagnat a da unesasperante loquacit, la traccia prima e pi evidente di quelle modificazioni psichiche indotte dalla condizione maniacale. Questo stato pu andare avanti poch i giorni o durare parecchi mesi prima che abbia termine il suo normale corso, es aurendosi spontaneamente oppure trasformandosi in depressione. I disturbi fisici pi frequentemente riscontrabili nella condizione maniac ale sono rappresentati da un evidente dimagrimento, da una riduzione delle ore d i sonno (senza segni di stanchezza) e da una sudorazione profusa, accompagnata d a una sete intensa e persistente. Durante il periodo acuto della crisi, sentimen ti, pensieri ed emozioni seguono un andamento parabolico discendente, evidenziat o da un continuo cambiamento di idee, da attivit confuse e inconcludenti e da un pericoloso decadimento dei processi valutativi che possono spesso causare danni

rilevanti sul piano patrimoniale e lavorativo. Nei casi pi gravi possono anche comparire deliri di grandezza, in seguito a i quali si convinti di essere eroi, artisti, geni, sempre e comunque personaggi molto pi importanti di quanto non si in realt. In tali casi, il ricorso ai farmaci appare la soluzione pi rapida, anche se paradossalmente la condizione maniacale potr continuare a permanere per un tempo piuttosto lungo prima di cedere il passo ad un umore pi equilibrato e corretto. Molto spesso, prima dellagognato ritorno a lla normalit, la persona deve faticare parecchio, patire affanni diversi ed esser e costantemente seguita da un bravo psicoterapeuta per scoprire la causa della s ua malattia, evitando cos altre possibili complicazioni. Tuttavia, bene sapere ch e, se si fa ricorso ai farmaci stabilizzatori dellumore (litio, carbamazepina, ac ido valproico) o ai neurolettici, esiste il pericolo reale che la mania si trasf ormi presto in depressione, con tutte le conseguenze del caso. Levenienza non sco ntata, ma neppure remota. Se, invece, si riusciti a contenere la malattia facend o un limitato ricorso ai farmaci, la condizione maniacale tender ad esaurirsi pi l entamente, ma anche con minor rischio di ricadute o di pericolosi scivolamenti i n altre patologie. Gli eterni incompresi Chi soffre di mania non ha, di solito, consapevolezza del suo stato e pe rtanto non si rende conto di essere malato. C in lui soltanto unevidente condizione di disadattamento che per viene imputata al comportamento degli altri che non lo capiscono o che non sanno cogliere il valore della sua persona. Chi soffre di p i chi gli sta vicino (familiari, parenti, amici) soprattutto se costretto alla co nvivenza, poich deve dar prova di grande comprensione, tolleranza e coraggio. Infatti, i malati in fase maniacale si trasformano sovente da persone no rmalissime (studenti coscienziosi, impiegati metodici, casalinghe tranquille) in individui ribelli, prepotenti, fortemente inquieti, insofferenti ad ogni regola e limitazione. Hanno continuamente bisogno di essere approvati, lusingati, appr ezzati per le loro idee stravaganti e grandiose, ma soprattutto devono essere se guiti in tutti i loro progetti che cambiano in continuazione e che non portano m ai a termine. Guai a negare loro qualcosa, a contraddirli, a contrastarli: sinalberano immediatamente diventando aggressivi e litigiosi. Non raro che diano in escandes cenze, mostrando reazioni inconsulte e violente che mai si sarebbe pensato potes sero avere. Anche quando scherzano lo fanno pesantemente, ferendo con la loro gr ossolanit la sensibilit di chi li ascolta. Non lo fanno di proposito: sono cos perc h hanno perso il senso della misura e non lo sanno. Allegri, dinamici, instancabi li, pieni di iniziative, si ritrovano in una condizione di finto benessere che, allinizio, pu facilitare loro il lavoro, lo studio od ogni altra attivit, ma che su ccessivamente pu cacciarli in situazioni spiacevoli dalle quali non facile tirarl i fuori. La cosa pi grave che a questa eccitazione psicomotoria si contrappone un preoccupante affievolimento del senso critico e delle capacit introspettive, che pu renderli insopportabili e sgraditi persino a chi li ama. Loquacit eccessiva che sfocia in logorrea, attivit frenetica, inconcludenz a e megalomania sono le avvisaglie tipiche dellacuirsi del loro stato ed anche la conferma dellevolversi della malattia. I segni esteriori della malattia Il maniaco, ossia colui che affetto da sindrome maniacale, molto spesso si riconosce dal suo aspetto esteriore: ha sovente il volto teso, quasi contratt o per la fretta di fare; gli occhi, spiritati e mobilissimi, sono in genere arro ssati a causa del poco dormire; collo, gote e fronte denunciano lagitazione prova ta con ampie zone di color rosa scuro che macchiano la pelle a mo di leopardo. La smaniosa attivit e lagire frenetico rendono pi affrettata la respirazione e di con seguenza anche la circolazione sanguigna, con il frequente inconveniente di unimb

arazzante sudorazione soprattutto delle mani e della fronte. Interloquisce, dialoga e parla quasi sempre a voce alta, incurante del f astidio che arreca agli altri. Spesse volte, durante la conversazione, si distra e, pensa ad altro come se stesse seguendo il filo logico di chiss quali important i ragionamenti. Nelleloquio -- oltre allo spreco di barzellette sconce e di motte ggi pi o meno volgari -- fa spesso uso di proverbi, di detti popolari, di parole in rima, tutte peraltro irriguardose o sboccate. Al primo approccio pu apparire gioviale, aperto, forse troppo loquace, ma sempre pronto alla battuta e allo scherzo. Tuttavia, anche linterlocutore meno a ttento rimane colpito dai mutamenti repentini del suo umore, che lo fanno passar e con sorprendente facilit dal riso alla rabbia, dallallegria al malumore. Ed prop rio per tale ragione che questo disturbo dellumore -- per i suoi incontrollabili momenti ora di sovraeccitazione, ora di abbattimento - chiamato dagli psichiatri mania che in greco vuol dire appunto furore, perch furioso il comportamento di chi e soffre in ogni circostanza e con ogni persona. Avendo perso il senso dellautolimitazione, il maniaco si controlla con di fficolt e nei rapporti interpersonali pu diventare spesso irritante. Pu, ad esempio , scrivere centinaia e centinaia di lettere e cartoline, o tempestare di messagg i e di chiamate in qualsiasi ora del giorno e della notte, violando con prepoten za la privacy degli altri. Chi ama disegnare o scarabocchiare pone per iscritto le sue idee ed emozioni, imbrattando ogni superficie libera, compresi muri e par eti. Veste sovente in modo vistoso, al limite delloriginalit, prediligendo colo ri vivaci e inusuali, forse proprio per non passare inosservato. Se donna, fa di tutto per essere provocante e seduttiva: si trucca e si abbiglia in modo appari scente o si copre di anelli, collane e gioielli. Non raro incontrare signore, di solito garbate e composte, che in preda ad una crisi di mania hanno atteggiamen ti triviali e impudichi o che si danno al turpiloquio. Quando la china discendente stata completamente percorsa, ci si pu trovar e di fronte o allabisso della depressione o, se si fortunati, ad una lenta e grad uale risalita verso la normalit. IV VERSO LA DEPRESSIONE

Alcune ricerche hanno evidenziato che il consumo di cure psichiatriche d irettamente proporzionale al livello culturale delle persone: pi cresce il grado di scolarizzazione di un individuo, pi aumenta il suo bisogno di far ricorso alle cure dei maestri della psiche. Ritenendo, per, che conoscenza e cultura non possano creare alcun danno alla mente, non rimane che cercare altrove le ragioni di tale correlazione. Una prima ragione potrebbe essere la constatazione che la sofferenza psichica una ve ra e propria malattia e pertanto chi scopre di averla fa di tutto per allontanar la; una seconda ragione concerne la questione economica, ossia la possibilit conc reta di accedere alle cure mentali, assai lunghe e costose, e quindi pi facilment e alla portata dei ricchi che sono spesso anche i pi scolarizzati. In questo sens o si potrebbe provocatoriamente affermare che la depressione una malattia da ricc hi, non perch colpisce solo loro, al contrario, ma perch soltanto i ricchi possono veramente curarsi in modo serio e corretto. Ai poveri, le lunghe e costose terap ie sono di solito precluse. A loro non rimane che la speranza nella remissione s pontanea della malattia oppure, come spesso accade, lalcol, la droga o il suicidi o. Una malattia multiforme bene chiarire subito che non esiste la depressione (al singolare), ma tant e diverse forme di depressione. Ci significa che le depressioni non sono tutte ug uali tra loro, ma che possono manifestarsi con sintomi e modalit differenti da pe rsona a persona.

Attualmente sono riconosciute e classificate 39 forme cliniche di depres sione e tale numero risulta gi oggi superato poich se ne scoprono sempre di nuove. La necessit di avere un codice comune, che permettesse ai medici di tutto il mon do di confrontarsi su studi e terapie, ha consigliato la definizione di schemi d iagnostici universali, la cui articolazione non ha per risolto un problema cos com plesso e sfaccettato. Fatta questa necessaria premessa, scopriamo che le classificazioni oggi pi usate sono due: il Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali -- cura to dallAmerican Psychiatric Association -- alla sua quarta edizione (DSM- IV) e i l Manuale delle Sindromi e dei Disturbi Psichici e Comportamentali -- giunto all a sua decima revisione (ICD - 10) -- a cura degli psichiatri dellOrganizzazione M ondiale della Sanit. Entrambe queste schematizzazioni -- piuttosto aride e non sempre lineari -- hanno lo scopo di evidenziare dei criteri diagnostici specifici per ciascun disturbo mentale. Ci, per, non esclude il ricorso alla precedente e forse pi chiara divisione dei disturbi mentali in nevrotici (lievi e di facile risoluzione) e i n psicotici (pi gravi e di incerta conclusione). Alla base di ogni malattia psich iatrica, c sempre lincapacit della persona di affrontare e superare le difficolt del vivere quotidiano o per problemi di adattamento (nevrosi) oppure per fattori cos tituzionali (psicosi). In verit, sembrano essere proprio queste due strade quelle che, pi frequentemente di altre, conducono alla depressione. Le sindromi nevrotiche Le nevrosi sono delle malattie psichiche prive di una causa organica, ch e si manifestano con particolari disturbi che alterano il corretto funzionamento di organi ed apparati. Storicamente il termine viene attribuito a William Culle n, un medico scozzese che nel 1776 parl delle nevrosi che egli considerava affezi oni funzionali ben localizzate, ma senza infiammazione della struttura. Nel corso del tempo il concetto sub diverse trasformazioni. Freud, sulla cui teoria delle nevrosi si basa ancora oggi la scuola psicoanalitica, distinse qu attro tipi di nevrosi: le nevrosi dangoscia, le fobie, le nevrosi ossessive e list eria. Cercando poi di scoprirne le cause, Freud formul la teoria che attribuiva l a nascita delle nevrosi allesistenza di un conflitto profondo tra la coscienza e le tendenze istintuali della persona. Oggi, la psicoanalisi solita distinguere t ra nevrosi classiche, determinate da conflitti in et infantile, e nevrosi attuali , prodotte da conflitti pi recenti legati a problemi di insoddisfazione sessuale. Parlando dei disturbi dellumore a base nevrotica si fa riferimento a quel le condizioni patologiche reattive la cui causa pu essere ricercata in un preciso evento scatenante (un lutto, un abbandono, la perdita del lavoro, la maternit, i l pensionamento oppure un qualsiasi altro dolore vissuto male). La vita di ogni persona corredata da una molteplicit di eventi che segnan o profondamente dal punto di vista emozionale. Il susseguirsi di situazioni psic ologicamente rilevanti -- tutte diverse tra loro -- costringe ad un continuo pro cesso di adattamento che si realizza cambiando di volta in volta il proprio modo di pensare, di agire e di essere. Questo continuo processo di riadattamento por ta con s uninevitabile quantit di tensione emotiva (stress) che, quando eccessiva o prolungata (distress), produce importanti modificazioni prima ormonali, poi men tali e fisiche. La fatica di trovare, momento dopo momento, un nuovo equilibrio psicofisico, affrontando tutti gli agenti stressanti (stressors) che ci si prese ntano dinanzi, costituisce la comunissima e ben nota sindrome di adattamento. Questa incapacit emotiva di elaborare una corretta risposta nei confronti degli agenti stressanti rappresenta il terreno ideale per far attecchire prima il seme del disagio psichico, poi quello della malattia. Tra le pi frequenti situ azioni di maladattamento ricordiamo la sindrome di burn-out (o della candela esau rita), causata da un prolungato dispendio di energie che pu condurre alla depressi one attraverso il distacco dalla realt e lapatia, e la sindrome da superallenament o, in cui una troppo intensa attivit fisica, legata a motivi di forma o di immagi ne del proprio corpo, finisce con lalterare lequilibrio ormonale dellorganismo caus

ando incontrollabili tensioni, fragilit emotiva, turbe del sonno e talvolta anche anorressia. Qualche parola in pi va spesa per la sindrome di burn-out che pu colpire non soltanto medici, psicologi e operatori sanitari, ma anche tutti coloro che lavo rano in situazioni difficili, a stretto contatto con malati gravi o con persone affette da disturbi mentali o da dipendenze varie. Il termine, introdotto nel 19 74 da Freudenberger, significa in italiano esaurito ed indica proprio quella parti colare condizione di logoramento che si manifesta in situazioni di elevato stres s psicoemotivo in grado di determinare un rilevante calo psicologico, con conseg uente deterioramento di tutti i rapporti esistenti, sia professionali che interp ersonali. Le teorie pi recenti sono orientate a considerare tale sindrome non sol tanto come sintomo di una sofferenza individuale, ma anche come un problema di n atura pi ampia, dal momento che entrerebbero in gioco oltre alle dinamiche person ali anche quelle di carattere politico, economico e sociale. Le psiconevrosi Il concetto di psiconevrosi trova la sua giustificazione nella psicoanal isi -- la tecnica terapeutica formulata da Freud per lo studio dei processi ment ali inconsci -- e ad essa si ricollega riconoscendo lesistenza di sintomi psicone vrotici come conseguenza di conflitti psichici profondi. Il padre della psicoanal isi sosteneva che le psiconevrosi -- da lui chiamate neuropsicosi da difesa -- er ano lespressione simbolica di un conflitto inconscio, gi presente nellinfanzia, tra desiderio sessuale e volont di sopprimerlo (difesa) o di allontanarlo perch riten uto sconveniente. Il sintomo psiconevrotico sarebbe, dunque, una sorta di compromesso tra uno o pi impulsi rimossi e la personalit dellindividuo stesso che li rifiuta e che si oppone al loro ingresso nellarea del suo pensiero cosciente. In altre parole, le psiconevrosi sarebbero delle nevrosi i cui sintomi psichici (o somatici) sono generati dalla repressione inconscia (rimozione) di quelle tendenze istintuali che la coscienza respinge perch le giudica inaccettabili. Oggi, linterpretazione pi condivisa che le psiconevrosi siano delle sindro mi caratterizzate da elementi di sofferenza psichica specifica (come nel caso de lle fobie e delle ossessioni) o da elementi di sofferenza psichica aspecifica (c ome nel caso dellansia), aventi per tutte natura funzionale e totalmente priva di segni psicotici. La tortuosit delle definizioni proposte fa s che ancora oggi, tra gli addet ti ai lavori, non sia ben chiara la differenza esistente tra nevrosi e psiconevrosi, cosicch nella pratica quotidiana i due termini finiscono col sovrapporsi, per cui c chi utilizza luno intendendo laltro e viceversa. Questo conferma che nel campo de lle malattie psichiche la vaghezza norma, non essendoci spiegazioni o definizion i che abbiano i crismi della chiarezza, della completezza e delluniversalit, per p oter essere accettate e condivise da tutti. Stando cos le cose, prevalsa la prassi dellesclusione, per cui una qualsia si patologia viene riconosciuta come tale solo quando linsieme di tutti i suoi si ntomi presenti contemporaneamente (sindrome) non pu essere imputata a nessunaltra malattia. Soprattutto nel campo dei disturbi mentali questa coperta scientifica ri sulta troppo corta, per cui se tirata da una parte, finisce inevitabilmente per scoprire laltra. Ora, la genericit dei criteri diagnostici adottati fa s che non vi sia nep pure una netta separazione tra le due pi grandi categorie psichiatriche: le nevros i e le psicosi. Ci comporta che gli stati intermedi tra queste due categorie (i cosi ddetti borderline), sfuggendo ad una precisa attribuzione, sono da alcuni consid erati a s stanti -- e quindi fatti rientrare nellarea delle sindromi marginali -da altri assimilati ora alluna ora allaltra categoria, a seconda del peso attribui to alle due componenti di base. Capita spesso, in queste patologie di confine, che vi sia una forte produz ione di meccanismi nevrotici (ansie, fobie, ossessioni) che fungono da copertura e che proteggono la persona dallinsorgere della psicosi. In tali casi, la pruden

za terapeutica dobbligo: occorre agire con grande cautela nel rimuovere questi me ccanismi di difesa perch, una volta rimossa la copertura, potrebbe saltare fuori la psicosi sottostante. La nevrosi ansioso-depressiva

Anche se il DSM IV ha ormai abolito il termine nevrosi scegliendo di raggr uppare i diversi quadri clinici nevrotici in tre diverse aree (i disturbi somato formi, quelli dissociativi e quelli dansia), ci parso utile, per chiarezza esposi tiva, mantenere la precedente suddivisione che di pi facile comprensione. La nevrosi ansioso-depressiva -- chiamata da alcuni psiconevrosi depress iva -- fa parte delle patologie nevrotiche legate ai disturbi dellumore. In quant o tale pu essere considerata una malattia reattiva o da disadattamento e pertanto la sua causa dinsorgenza va ricercata in un cattivo adattamento della persona a situazioni o ad eventi vissuti con eccessiva difficolt e sofferenza. chiamata cos perch tanto lansia quanto la depressione sono componenti essen ziali di questa patologia, anche se queste due condizioni possono essere entramb e presenti in misura diversa e variabile. Quando prevale la prima, si parler di re azione dansia; viceversa, se simpone la seconda, si avr una reazione depressiva. In q estultimo caso, il quadro clinico non lascia dubbi: si nota, infatti, che lumore o rientato stabilmente verso il basso e tende a non risalire. Tuttavia, ai fini di una corretta diagnosi dovranno essere considerati anche altri fattori che sono: la conoscenza della malattia; la qualit del dolore; il vissuto che il paziente d del dolore stesso e soprattutto lassenza di sintomi psicotici (deliri e allucinaz ioni) che potrebbero far pensare ad altre patologie. Quando prevale la reazione dansia si nota uno stato di forte tensione e d i instabilit emotiva che influenzano la vita psichica del paziente, timoroso ed i nsicuro per il presente ed il futuro. Questo stato ansioso -- che pu mantenersi s tabile oppure acutizzarsi in occasione di eventi emozionalmente significativi -porta con s sintomi somatici diversi che coinvolgono lapparato cardiaco, respirat orio, digerente, nonch quello muscolo-scheletrico e sensoriale. Per quanto riguarda la reazione depressiva la caratteristica principale la tristezza, spesso accompagnata da sentimenti di insoddisfazione e pessimismo. In questa condizione emergono la fragilit emotiva del paziente e la precariet del le sue difese, non pi in grado di gestire gli eventi che prendono cos il sopravven to, causando ulteriore sconforto e apatia. Anche in questo caso i sintomi somati ci sono simili a quelli della reazione dansia, ma con in pi il tratto caratteristi co dellinsonnia, che si pu manifestare o come difficolt a prender sonno o come sonn o non ristoratore, inframmezzato da brevi e frequenti risvegli. Se la diagnosi agevole, ben pi difficile individuarne le cause, che posso no essere molteplici e ben distanziate nel tempo, ma sempre e comunque in grado di generare i dolorosi effetti di quella penosa condizione. La sindrome da somatizzazione Nellambito delle psiconevrosi rientra anche questa sindrome, caratterizza ta dalla comparsa di disturbi fisici diversi che vanno dalla gastrite al mal di testa, dalla stanchezza alle vertigini, dalle difficolt respiratorie al mal di cu ore. I sintomi fisici (dolori, oppressioni, fastidi) sono effettivi, ossia pe rcepiti davvero, pur non essendo attribuibili ad alterazioni organiche reali. In altre parole non sono causati da una vera malattia fisica, ma da uno stato dansi a o di depressione che esiste e di cui non si vuole prendere coscienza. La presenza di tali disturbi , secondo alcuni studiosi, legata allesistenz a di conflitti psicologici profondi che fungono da base allo sviluppo di sintomi cos diversi tra loro, ma tutti ugualmente logoranti. Tuttavia, la spiegazione pi accreditata fa riferimento ad errori nellattivit cerebrale, dovuti ad un temporane o black-out della mente che, sollecitata da stimoli opposti e contrastanti, perde

la giusta condizione di equilibrio e crea scompensi nella sua attivit di comando e di coordinamento. Questa anomala situazione in grado di alterare una qualsiasi f unzione del corpo che, a lungo andare, pu trasformarsi in una lesione dorgano, chiud endo cos quellincredibile ciclo di reazioni a catena che porta un semplice disagio psichico a volgersi in una vera e propria malattia fisica. Le pi frequenti patologie che possono avere anche origine psicosomatica s ono: le cefalee; alcune forme di epilessia, di sindrome vertiginosa e di ipertiroidismo; lanoressia mentale (assenza di appetito); la bulimia (appetito eccessivo) e lobesit; alcune malattie dellapparato digerente (gastrite, duodenite, ulcera, colite spast ica, rettocolite ulcerosa, colon irritabile); lasma bronchiale e le allergie; lipertensione arteriosa; alcune forme di angina pectoris; alcune malattie della pelle (alopecia, psoriasi, lichen ruber planus, pruriti); alcune affezioni dellapparato muscolo-scheletrico (tendiniti, algodistrofie). La variet di queste malattie fa ben capire come ciascuno di noi scelga la patologia che gli pi congeniale, la sofferenza che in quel momento lo tocca di p i e che, meglio di altre, in grado di fargli capire gli errori che sta commettend o. Chi soffre, ad esempio, di gastrite pu forse non riuscire a sopportare un a persona, o una situazione affettiva o professionale difficile, che il suo inco nscio ha gi comunque giudicato intollerabile. Insieme al cibo, portiamo sempre de ntro di noi anche le esperienze della vita quotidiana che dobbiamo digerire e che entrano a far parte della nostra persona. Quando c qualcosa che non ci piace o che non accettiamo, il meccanismo sinceppa. E cos una cattiva digestione, un processo infiammatorio o una lesione dorgano (come lulcera), possono diventare reazioni di dissenso e di avversione verso qualcosa o qualcuno che non tolleriamo, ma che d obbiamo in qualche modo subire. Capita cos in molti altri casi dal momento che, pi sovente di quanto si cr eda, le malattie nascono da un disagio psicologico profondo che non cogliamo a l ivello razionale, ma che esiste da tempo e che ben radicato nel nostro inconscio . V LA NEGAZIONE DELLA VITA

Erich Fromm, nella sua lunga esperienza di psicanalista e scrittore, ha avuto diverse felici intuizioni. Una di queste laver compreso che la felicit non i l divertirsi -- come credono la maggior parte degli sciocchi -- n lesser ricchi -come sostengono i poveri di spirito -- n laver successo e potere -- come sognano ambiziosi e narcisisti -- e neppure una vita senza dolore e sofferenza -- come m olti potrebbero pensare -- ma la vera realizzazione di un vivere quotidiano pien o e vitale. Per Fromm chi vive intensamente una persona felice perch prova necessaria mente sia gioia sia dolore, insieme a tutti gli altri momenti emozionali immancabilm ente presenti in ogni vita umana che sia pienamente vissuta. Anche chi sembra vi vere prevalentemente nella pena e nel dolore ha dei momenti gioiosi e felici ai quali pu aggrapparsi, richiamandoli frequentemente alla memoria per poterli riviv ere e rinnovare. La felicit non , dunque, il frutto prezioso di un albero rarissim o che fiorisce soltanto eccezionalmente, ma un sentire comune che tutti ci porti amo dentro e che dobbiamo saper cogliere e assecondare soprattutto nei momenti p i tristi e dolorosi della vita. Per potersi muovere nella direzione di questa felicit terrena, occorrono due particolari condizioni della mente cognitiva che purtroppo sovente latitano: la chiarezza degli scopi della propria vita e le scelte necessarie a raggiunger li.

I sapori della vita Tutti nella vita abbiamo provato gioia, dolore, allegria, tristezza, inq uietudine, tranquillit, rabbia, paura.... Sono questi alcuni dei numerosi momenti emozionali che quotidianamente danno colore e sapore alla nostra esistenza. Per poterli accettare e apprezzare necessario non contrastarli, non opporsi ad essi , ma viverli con la consapevolezza di chi non li giudica, ma li vede passare dav anti a s, ben sapendo che potranno rinnovarsi pi e pi volte. Chi non riesce a prova re gioia non pu sentirsi vivo e quindi non neppure felice, al pari di chi non vuo le provare dolore. Il dolore e la pena, come la gioia e la felicit, sono parti in tegranti della nostra esistenza e ciascuno di noi li incontrer pi o meno spesso ne lla sua vita nella misura in cui ha deciso di accoglierli e di accettarli, scegl iendo saggiamente la comprensione e non il travisamento. Come un pendolo che, con archi lievi e sincroni, scandisce il passare de lle ore, cos la nostra mente si muove oscillando da unemozione allaltra e ci dona t utti i colori della vita indirizzando il nostro umore ora in un senso ora nellalt ro, a seconda del sentimento che in quel momento prevale. Pensare di essere feli ci senza aver provato tutte le diverse emozioni -- quindi anche quelle meno piac evoli -- unillusione, unidea assurda e infantile, propria di quel pensiero debole ch e talvolta simpone, impadronendosi di noi e impedendoci di cogliere larmoniosa coe renza della vita. Siamo tutti, in misura preponderante, artefici della nostra esistenza ed essa, pur se tracciata a grandi linee, rimane sempre saldamente nelle nostre ma ni con le scelte che di volta in volta facciamo. Scegliendo di viverla con consa pevolezza e coraggio, accettando tutti i frutti che essa ci porta, riusciremo co n minor fatica ad essere pi sereni e soddisfatti. Viceversa, se abbiamo paura di qualcosa o se rigettiamo certe emozioni, neghiamo lessenza stessa della vita e la nostra mente si muover di conseguenza procurandoci pensieri ed umori svantaggios i e negativi. Lassenza di emozioni a o o e

Per chi, come Fromm, intende la felicit come vitalit, come una vita vissut pienamente, la depressione non pu che esserne lesatto contrario. Il vero depress non prova nulla e ringrazierebbe il cielo se riuscisse a sentire anche soltant dolore. Il suo cuore una gelida tomba, un sepolcro ormai vuoto, dove emozioni sentimenti sono soltanto pi un ricordo. La depressione cos terribilmente tragica perch lannullamento di tutto, la n egazione stessa della vita per lincapacit di provare una qualsiasi emozione. Nel d epresso c la netta sensazione di sentirsi morto nella mente e nello spirito, mentr e il corpo ancora in vita. Questa totale assenza di emozioni assolutamente insos tenibile. Il depresso vorrebbe gioire, patire, esultare, arrabbiarsi, soffrire, ma non pu, non ci riesce: gli precluso. Anche la volont si spenta: non pu pi esserg i di aiuto e neppure sostenerlo. Indifferenza e apatia hanno ormai occupato ogni cellula, ogni spazio vitale del suo corpo, prosciugandolo di energia e vigore. La vita perde a poco a poco i suoi colori e diventa cos grigia, arida, inutile. Il depresso si sente solo anche quando in mezzo agli altri perch spento, indifferente a tutto, estraneo a se stesso e agli affetti pi cari. Il suo momento peggiore la mattina, al risveglio, perch vede davanti a s una lunga, interminabil e giornata, piatta, vuota come tutte le altre e per ci stesso ancora pi difficile da accettare e da far trascorrere. , di solito, sempre stanco, esaurito, evanesce nte anche nei pensieri che diventano via via pi lenti, ripetitivi. Si sente prigi oniero di s, bloccato nel corpo, tradito dalla mente, quasi fosse in un tunnel os curo e cieco da cui non gli possibile uscire. In questa condizione, che altro pu fare se non sperare che anche la vita del corpo lo abbandoni? questa la fase pi c ritica della malattia, il momento peggiore e pi pericoloso perch la morte sembra s orridergli e gli appare non come rinuncia alla vita, ma come agognata liberazion e. In questa fase la terapia elettiva quella farmacologica perch, agendo direttam ente sui sintomi, li contiene e permette cos al depresso di riacquistare pi rapida

mente volont e interesse per la vita. C chi sostiene che oggi ci si ammala di pi di depressione perch si tende a c ontrollare maggiormente le emozioni, a reprimerle, a soffocarle. Nelle nostre so ciet industrializzate, il controllo delle emozioni sembra essere diventato una vi rt. Manifestare ci che si sente dentro considerato una debolezza, un grave difetto : guai a piangere in pubblico, o a ridere, o a cantare. Bisogna essere impassibi li, totalmente controllati, di ghiaccio. Sul lavoro si deve dire sempre di s, acc ogliendo qualsiasi richiesta, anche la pi insensata. A scuola timpongono le loro i dee, scelgono per te autori, materie, testi e tu devi accettarli se vuoi sperare di avere domani un lavoro meno alienante e precario. Persino in famiglia diffic ile trovare serenit ed armonia. Problemi economici, comportamenti aggressivi, ego ismi manifesti, finiscono col riprodurre in maniera esasperata lambiguo gioco dei ruoli che la societ impone, creando barriere insormontabili di amarezze e incomp rensioni. Solo chi dispone di difese genetiche e mentali pi forti non si ammala o a lmeno riesce a procrastinare nel tempo la caduta nella depressione. Tutti gli al tri cercano di difendersi come possono. Per non pensare si annullano nei modi pi diversi -- con alcool, sesso, droghe, giochi dazzardo -- o utilizzano in maniera compulsiva quei surrogati di compensazione psicologica (consumismo, sfrenatezze, s pettacoli beceri, attivit estreme) che il circo sociale inventa per loro. Ma, se il pendolo delle emozioni si ferma, non oscilla pi, anche la vita smette di scorrer e e allora qualsiasi soluzione, anche la pi nefasta, pu apparire una via duscita. La societ contemporanea chiede a tutti di rinunciare alla propria individ ualit, a quei tratti caratteristici della personalit che, se liberamente manifesta ti, potrebbero aiutare a vivere meglio, ma che mal si addicono alle esigenze soc iali della produzione, del profitto e della carriera. forse per questa ragione c he la seconda met del Novecento sar probabilmente ricordata come let della malinconia e dellalienazione. Le generazioni del dopoguerra appaiono, infatti, colpite da at tacchi di malessere esistenziale (ansie, fobie, ossessioni, depressioni) in misu ra maggiore rispetto alle precedenti sia per il massiccio ricorso ai farmaci dellu more, sia per i numerosi condizionamenti che la societ impone. I vantaggi derivanti dai processi di modernizzazione e il maggior beness ere economico vengono pesantemente pagati in termini di maggior stress e di unacc resciuta fragilit psicologica che incide non soltanto sulla qualit della vita, ma anche sulla sua durata. La sede della tristezza Una decina di anni fa, nellospedale parigino della Salpetrire, durante la sperimentazione di una nuova terapia per la cura di pazienti affetti dal morbo d i Parkinson, si scoperto che stimolando elettricamente alcune strutture cerebral i profonde (i gangli della base) situate nella sostanza nera dellemisfero di sinist ra, sinducevano repentine crisi di pianto, dovute a sensazioni di profonda triste zza. Questa scoperta sembra confermare le ricerche condotte sulle strutture c erebrali interne che indicano come sede delle emozioni (paura-gioia, piacere-dol ore) il sistema limbico, quellarea cerebrale molto antica racchiusa nella parte p i profonda dellencefalo e comprendente talamo, ipotalamo, amigdala, ippocampo, are a del setto, corpo mammillare e fornice. Altri studi pi recenti, realizzati con lausilio della risonanza magnetica e della tomografia a emissione di positroni (Pet), sembrano indicare lesistenza d i fattori cerebrali interni in grado di influenzare direttamente la percezione d i due importanti emozioni: la gioia e la tristezza. Parrebbe, infatti, che le pe rsone che si descrivono come tendenzialmente ottimiste e gioiose abbiano una pi e levata attivit del lobo prefrontale sinistro. Questo lobo sembrerebbe in grado di smorzare lintensit delle emozioni spiacevoli (tristezza, paura, aggressivit), blocca ndo in qualche modo lattivit dellamigdala e del lobo opposto. Viceversa, il lobo pr efrontale destro sarebbe sede dei sentimenti negativi, e pertanto chi ansioso o depresso farebbe lavorare maggiormente questarea, coinvolta, al pari di quella si

nistra, nella concretizzazione degli stati umorali. La stessa ricerca ha anche rilevato che, di fronte ad avvenimenti inatte si ma piacevoli, il cambiamento dumore (gioia, allegria, soddisfazione) dura pi a lu ngo negli ottimisti, perch prestano maggiore attenzione a tutti i segnali positiv i che ricevono dallesterno. Per contro, davanti a fatti inattesi ma spiacevoli, son o i pessimisti e i depressi quelli che si affliggono maggiormente e per pi tempo, perch inclini a focalizzare lattenzione sugli aspetti negativi di ogni situazione . Una conferma indiretta della miglior salute degli ottimisti data dal diverso liv ello di anticorpi presenti nel sangue. Si visto, infatti, che questo livello mol to pi elevato nelle persone ottimiste e meno in quelle pessimiste, a riprova dell a maggiore efficienza del sistema immunitario in chi nutre fiducia ed portato a vedere il mondo pi rosa. Ogni emozione sempre accompagnata da tutta una serie di modificazioni fi siologiche (aumento del battito cardiaco, presenza di zuccheri nel sangue, accel erazione o riduzione della peristalsi intestinale) dovute alla liberazione nel s angue di particolari mediatori chimici (adrenalina, noradrenalina, dopamina, ser otonina...) che hanno lo scopo di preparare lorganismo a reagire in maniera adegu ata alla situazione che ha provocato lemozione stessa. Il modo di rispondere con reazioni fisiche diverse alle differenti emozi oni dipende non soltanto dal tipo di emozione provata, ma anche dalle inclinazio ni personali che, rimanendo pressoch immutate nel tempo, condizionano la percezio ne di sensazioni ed eventi. VI LE FACCE DELLA DEPRESSIONE

La scienza -- compresa quella medica -- solita basarsi sulla rigorosa os servazione dei fatti naturali per trarre leggi o presunte verit. In questa suo pr ocesso di ricerca, non tiene per conto del fatto che la natura tanto forte e pote nte da risultare spesso imprevedibile, anche in quelle che dovrebbero essere le attese pi certe. Terapia o prevenzione? Altrettanta aleatoriet si riscontra nel campo dei disturbi mentali, dove non esistono certezze, ma soltanto ipotesi suscettibili di evolversi nella direz ione sperata. Per tale ragione, pur con tutte le conoscenze raggiunte, non sono ancora oggi chiare le cause di molte gravi malattie mentali, tra cui anche quell e della depressione. Non conoscendo le cause dinsorgenza del male oscuro, non compi to agevole istituire una terapia efficace e risolutiva, e pertanto, nella maggio r parte dei casi, ci si limita ad agire sui sintomi per ridurne la gravit. Cos fac endo si rende silente la malattia, ma non la si sradica, con lovvia conseguenza c he essa prima o poi ricomparir. Quale medico serio potrebbe, in scienza e coscien za, dire a un suo paziente che, avendogli curato soltanto i sintomi, guarito def initivamente dalla sua malattia? ci che invece accade nel campo dei disturbi depr essivi, dove si trattano solo i sintomi e poi si fa credere al paziente di averl o guarito dalla sua malattia. questo un luogo comune da sfatare, una falsa credenza alimentata da quel la schiera di psichiatri che sostengono che la depressione pu essere bloccata sul nascere con la sola assunzione di farmaci antidepressivi, quando invece tutti s anno bene che la loro azione farmacologica diretta esclusivamente a ristabilire la funzionalit del sistema di trasmissione dei segnali nervosi, e non gi a rimuove re le cause che hanno creato tale disfunzione.. Se fosse come hanno sempre assic urato, con tutti gli antidepressivi che vengono consumati ogni giorno nel mondo, non ci sarebbero 400 milioni di depressi, molti dei quali al limite della dispe razione per le continue ricadute e per linutilit delle cure seguite. Provate, per curiosit, a chiedere ai pazienti di qualche famoso psichiatr a se - dopo aver pagato trecento euro a visita (tre minuti col luminare e poi in mano ai suoi assistenti) ed aver ingurgitato antidepressivi per anni - sono gua

riti dalla depressione. Certo, fanno pi notizia quei pochi personaggi famosi che si prestano a dare testimonianza della loro felice esperienza, che non centinaia e centinaia di poveretti che hanno visto svanire nel nulla, con i loro risparmi, anche le residue speranze di guarigione. La supponenza scientifica di certi baroni della psichiatria e i colossali interessi economici legati alla produzione dei farmaci, hanno fatto dimenticare a molte persone la regola fondamentale di ogni guarigione: lindividuazione delle cause che hanno prodotto la malattia e la loro rimozione. Non fatevi incantare! Nel campo dei disturbi depressivi non esistono pillole magiche, ma soltanto aiut i farmacologici temporanei che possono servire a contenere i sintomi, facilitand o il superamento dei momenti pi critici della malattia. La complessit della malattia depressiva, la molteplicit delle sue forme -ne sono gi state classificate a livello clinico 39 -- la pluralit delle cause dins orgenza, rendono obiettivamente difficile la sua cura e lungo (e tormentato) il percorso che porta alla guarigione. Per tutte queste ragioni -- e anche perch una malattia invalidante, con un alto rischio di suicidio -- consigliabile muoversi anticipatamente, nel senso della prevenzione, e non aspettare che faccia la sua comparsa. Quando la malattia conclamata, tutto diventa pi difficile. Il paziente , se nella fase acuta della malattia, non ha pi volont, interessi, stimoli, e cos n on collabora e si chiude in se stesso, rifiutando ogni aiuto. Le sindromi psicotiche A differenza delle nevrosi - originate essenzialmente da problemi di ada ttamento - le sindromi psicotiche sembrano avere una diversa radicazione, meno l egata allambiente e pi vicina a fattori di tipo genetico-costituzionale. Questo po rta a ritenere che la loro insorgenza sia determinata da un cattivo funzionament o del cervello che creerebbe tutta una serie squilibri biochimici in grado di al terare il tono dellumore. Si tratterebbe, dunque, di unorigine organica. Ma, una d omanda sorge spontanea. possibile affermare che esistono malattie soltanto organi che ed altre soltanto psicologiche? A parer nostro: no. Infatti, a tuttoggi, non si conosce ancora lesatto confine che separa queste due aree, dal momento che cause psicologiche possono scatenare reazioni biochimiche e modificazioni biochimiche possono dar luogo a implicazioni psicologiche. Lunitariet dellessere umano esclude ogni tipo di demarcazione, di separazione, di frattura. , dunque, ragionevole ritenere che nelle sindromi psicotiche siano sempre contestualmente presenti -- sia pure in misura diversa -- fattori genetici cost ituzionali e altri di natura psicologica, derivanti dalla difficolt di adattament o a specifiche situazioni ambientali. In ogni depressione minore (o nevrotica) facile scorgere una certa fragi lit dellindividuo di fronte a pressioni ambientali che lui giudica importanti. Per contro, in ogni depressione maggiore (o psicotica) si possono indivi duare -- accanto ad una base genetica di predisposizione alla malattia -- le con seguenze e gli effetti di precisi eventi scatenanti, apparentemente anche non gr avi. Un caso interessante la cosiddetta depressione mascherata, caratterizzat a da una sorta di pigrizia mentale patologica che si accompagna ad una particola re condizione ansiogena, nota come la sindrome da risveglio, capace di far vedere i normali impegni della giornata in modo assai angosciante. Le cose pi banali (la varsi, radersi, vestirsi) diventano cos ostacoli insormontabili e la paura di non riuscire a gestirli pu far sorgere malesseri spesso fittizi, ma talvolta anche r eali (cefalee, disturbi gastrici, digestivi, tachicardie, tremori, nausea), che il malato enfatizza per comunicare agli altri la sua sofferenza. In realt questa condizione priva di un importante sintomo caratteristico della depressione: linsonnia. Si dorme, infatti, benissimo, salvo sapere che punt ualmente, il mattino successivo, langoscia si ripresenter appena aperti gli occhi. Il vissuto ansiogeno -- circoscritto alla parte iniziale della giornata -- unito ad altre specifiche condizioni, fa s che su questa patologia non ci sia unanimit di vedute. Alcuni pensano sia un disturbo dansia mascherata; altri la inc

ludono a pieno titolo tra le forme depressive minori; altri ancora sostengono si a un modo singolare di vivere uno stato depressivo, la cui natura nevrotica o ps icotica non appare del tutto definita. In ogni caso, se il malato prender coscienza che i sintomi fisici che man ifesta altro non sono che una maschera del suo disagio interiore, avr certamente compiuto un importante passo avanti nella risoluzione della sua malattia. Le variabili della personalit Uno dei concetti pi difficili da esprimere dal punto di vista psicologico senza dubbio quello di personalit. La definizione stessa, variando da contesto a c ontesto, non esaustiva e perci d adito a critiche e a precisazioni. noto che ogni persona ha un suo proprio modo di essere, un sistema carat teristico di valutazione che riguarda se stesso e gli altri, attraverso il quale esprime la propria conoscenza del mondo. Questo modo di essere la personalit. In altre parole, linsieme di tutte le operazioni mentali che servono alla persona p er costruire, mantenere o perfezionare la sua unit psicofisica (individualit), dif ferenziandola da quella degli altri. limmagine che diamo di noi agli altri; una s orta di contropelle, una maschera che abbiamo inconsapevolmente plasmato e che p ortiamo sempre con noi per mostrarla, per esibirla in pubblico. Questo secondo volto -- che traspare sotto le linee del primo -- per alc uni la sintesi armonica di altre due importanti variabili: il temperamento e il carattere. Il temperamento pu essere definito come linsieme delle inclinazioni dellind ividuo che rispondono alla sua particolare costituzione biologica e alle caratte ristiche affettive che lo distinguono dagli altri. Racchiude perci in s le tendenz e innate proprie di ogni individuo, che possono essere esaltate o avvilite dalla cultura, ma mai cancellate. Secondo la Teoria degli umori elaborata da Ippocrate, i vari temperamenti umani deriverebbero dalla mescolanza dei quattro umori di b ase presenti nel corpo: sangue, muco, bile gialla e bile nera. La prevalenza del luno o dellaltro determinerebbe lorientamento del temperamento individuale e quindi la sua indole (passionale, flemmatica, collerica, malinconica). Il carattere, invece, sembra essere la parte pi esterna, limpronta esterio re che si acquisisce dallambiente, dalla famiglia, dalle persone frequentate ed p erci legato alla storia di ognuno e alle esperienze vissute. Pu essere: forte, deb ole, aggressivo, pacifico, accomodante, inflessibile, rigido, accattivante. Tend enze innate (temperamento) e assimilazione dei condizionamenti ambientali (carat tere) si intrecciano profondamente lun laltro e costituiscono quellunit psicofisica chiamata personalit. Questa, da un punto di vista patologico, pu essere definita ans iosa, fobica, isterica, ossessiva, paranoica, ipocondriaca, a seconda della prev alenza di un disturbo rispetto ad un altro. Il senso conclusivo di questo discorso che la diagnosi di un qualsiasi d isturbo dellumore -- e quindi anche della depressione -- non pu prescindere dalla valutazione dei tratti caratteristici della personalit del soggetto, e deve altre s tener conto della situazione ambientale e della familiarit esistente con questa od altre patologie. Le depressioni secondarie Le manifestazioni depressive -- al pari di tutti gli altri disturbi dellu more -- possono comparire anche nel corso di malattie organiche e psichiatriche, oppure possono essere indotte dalluso di farmaci, droghe o da particolari condiz ioni ambientali e psicologiche che sottopongono il soggetto a tensioni particola rmente stressanti e disadattative. Le malattie organiche, che pi frequentemente di altre possono dare origin e a forme di depressione secondaria, sono: -- le malattie neurologiche che, interessando direttamente il cervello, determi nano sempre una modificazione dellequilibrio biochimico cerebrale e quindi dellemo

tivit (demenza, ictus, meningiti, encefaliti, Parkinson, epilessia, Aids, tumori cerebrali, sclerosi a placche, traumi cerebrali); -- le malattie non neurologiche che, pur non coinvolgendo direttamente il cerve llo, possono in un secondo tempo riflettersi su di esso. In particolare le malat tie infettive (epatite virale tubercolosi, febbre reumatica, mononucleosi); mala ttie endocrine (tiroidee, ipofisarie, surrenali e ovariche); malattie di organi ed apparati (colite ulcerosa, ulcera duodenale, insufficienza renale, infarto de l miocardio, coronaropatie, ipertensione arteriosa, artrite reumatoide, tumori). In tutti questi casi il miglioramento della malattia organica comporta q uasi sempre unevoluzione positiva anche della sintomatologia depressiva. Tuttavia , quando ci non accade, il disturbo dellumore deve essere affrontato a parte, con indagini e terapie appropriate, scollegandolo completamente dal problema princip ale. VII I SEGNALI DELLA DEPRESSIONE

Lesistenza di una pluralit di forme di depressione e la ridotta intensit de i principali sintomi nella fase iniziale della malattia, non rendono agevole il suo riconoscimento precoce. Tuttavia, esiste una traccia, un segno anticipatore che pu indicare prima di altri la sua indesiderata presenza. Questo segnale, che fa da spia ad uno stato depressivo ormai prossimo alla latenza, la progressiva p erdita -- a causa di un andamento anomalo dellumore - della capacit di rispondere adeguatamente a quei continui stimoli che ci colpiscono dallinterno e dallesterno (stressors), e che sono il banco di prova della nostra idoneit di adattamento alla mbiente. Lumore -- lo abbiamo gi sottolineato - funge da ammortizzatore emozionale filtrando gli eventi, e si muove tra le diverse emozioni oscillando armonicament e dalluna allaltra, a seconda del sentire del momento. Quando ci si accorge che lum ore non oscilla pi regolarmente -- e lo si pu capire dallinsofferenza, dallagitazion e o dal fastidio provato -- ma rimane innaturalmente ancorato a una sola emozion e (tristezza, irritabilit o apatia), vuol dire che giunto il momento di incominci are a pensare alla depressione. Se poi si notano anche stanchezze inusuali, atte ggiamenti dincomprensibile chiusura, rifiuti mentali e fisici mai avuti in preced enza, con tendenza a isolarsi, scarso o eccessivo appetito, disturbi del sonno o un disinteresse generalizzato, bene darsi da fare, perch se non si gi depressi, p oco ci manca. Uninformazione poco trasparente La medicina dei nostri giorni presenta sovente condotte paradossali. Una di queste, legata al discorso sulla depressione, nasce dal fatto che non sem