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Atti del 2° Convegno Nazionale di Archeozoologia (Asti, 1997) - ABACO Edizioni, Forlì, 2000 RICERCHE SUI CAVALLI SIRACUSANI IN ETÀ ELLENISTICA: RISULTATI PRELIMINARI Salvatore CHILARDI Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Siracusa Riassunto Nel corso dei cinque secoli che intercorrono tra la sua fonda- zione e la conquista romana del 212 a.C., Siracusa rappresentò, com'è noto, una potenza economica e militare in grado di giocare un ruolo di primo piano nel Mediterraneo. Meno noto è il fatto che Siracusa viene spesso citata dagli antichi autori come terra nutri- ce di splendidi cavalli, vincitori di gare ad Olimpia, orgoglio dei tiranni, ma anche strumento militare importante, visto che la cavalleria costituì, in più di un'occasione, il nerbo dell'esercito siracusano. Questo studio, purtroppo limitato a causa della scar- sità dei resti in esame, vuole essere il primo passo verso un lavoro ben più ampio che analizzi le caratteristiche salienti dei cavalli siracusani, la loro eventuale evoluzione nel tempo e le relazioni con altri ceppi equini maggiormente conosciuti dal punto di vista archeozoologico. Parole chiave Cavallo, Siracusa, Età ellenistica. Il cavallo siracusano: storia e ruolo Fondata, secondo la tradizione, da coloni corinzi nel 734 a.C., Siracusa divenne ben presto una delle maggiori poten- ze, dal punto di vista militare ed economico, del Mediterraneo. Nel corso di cinque secoli d'indipendenza essa dovette fronteggiare di volta in volta Siculi, Cartaginesi, Etruschi, Ateniesi, soccombendo, nel 212 a.C., alle armate romane del console Marcello solo dopo un lungo e sanguinoso assedio (Finley, 1970). Le ricerche storiche ed archeologiche condotte sino ai nostri giorni hanno permesso di raccogliere una grande quantità di informazioni riguardo alla società, l'economia, o l'urbanistica della città ed il suo rapporto con il territorio interno, tuttavia uno degli aspetti meno noti della Siracusa antica ha una precisa collocazione nell'ambito della ricerca archeozoologica e riguarda i caval- li siracusani. "Oh Siracusa, oh tu grande città. Santuario di Marte, del Nume di guerra, nutrice beata d'eroi, di validi in guerra cor- sieri", così la celebrava Pindaro nella II Ode Pitia, e le paro- le del grande lirico non facevano altro che prendere atto di una realtà consolidata, poiché, dal punto di vista militare, la cavalleria costituiva il nerbo dell'esercito siracusano, a cui in guerra erano demandati compiti certamente non secondari. All'inizio del V secolo a.C., dopo la presa del potere da Summary RESEARCHES ABOUT SYRACUSAN HORSES IN THE HELLENISTIC AGE: PRELIMINARY RESULTS It's common knowledge that Syracuse, since its foundation in 8"' century BC until the Roman conquest in 212 BC, played a leading role in the Mediterranean. But Syracuse as a horse-producing country is surely less known: many ancient authors wrote verses on this subject and syracusan horses competed and won the races in the Olympic games. Horses were very important also in a military point of view, because the cavalry was, on many occasions, the strength of the syracusan army. This study, just a preliminary one because of the scarcity of the examined remains, wants to be the very first step towards a more complete work in order to analyse salient characteristics of syracusan horses, their possible evolu- tion through time and their relationship with other equine stocks better known in a zooarchaeological point of view. Keywords Horse, Syracuse, Hellenistic Age. parte di Gelone nel 485, la città dovette prepararsi allo scon- tro con i Cartaginesi che tentavano di estendere la loro sfera di influenza in Sicilia, a spese di Siracusa ed Agrigento: fu così allestita una potente macchina da guerra forte, secondo le valutazioni di alcuni storici, di 20.000 opliti 200 navi e 2.000 cavalieri 1 . Lo scontro decisivo ebbe luogo ad Imera nel 480 a.C. e basta rileggere le cronache della battaglia tra- mandateci dagli storici (Diodoro Siculo in particolare) per rendersi conto di come le operazioni principali furono con- dotte proprio dalla cavalleria siracusana, la quale, non appe- na giunta nei pressi della città assediata, fu subito inviata da Gelone all'attacco dei Cartaginesi, impegnati a saccheggiare il territorio circostante, cogliendoli di sorpresa e catturando un gran numero di prigionieri. Il giorno seguente fu proprio la cavalleria a fare irruzione nel campo navale dei Cartaginesi, uccidendo il loro comandante, Amilcare, ed appiccando il fuoco alle navi, aprendo così il campo all'as- salto finale della fanteria 2 . La forza ed il ruolo della cavalleria nell'assetto strategico dell'esercito siracusano furono ulteriormente messi in luce nel corso della fallimentare spedizione ateniese che inutil- mente strinse d'assedio la città dal 415 al 413 a.C. e che si concluse con la disfatta completa di ben tre contingenti ate- niesi, inviati l'uno dopo l'altro in Sicilia. Per tutta la durata della guerra i cavalieri siracusani rap- Diodofó Siculo riferisce che Gelone partì da Siracusa per affrontare i Cartaginesi con un esercito formato da cinquantamila fanti e cinquemila soldati a cavallo, ma tali cifre appaiono alquanto esagerate. Diodoro Siculo, Biblioteca storica, XI, 21 - 23. 285 Atti del 2 0 Convegno Nazionale di Archeozoo lo gia (As ti , 1997) - ABACO Edizio ni , Forll, 2000 RICERCHE SUI CA VALLI SIRACUSANI IN ETA ELLENISTICA: RISULTATI PRELIMINARI Salvatore CHILARDI Soprintendenza ai Be ni Cultura li ed Ambienta li di Siracusa Riassunto Nel co rso dei cinque secoli che intercorrono tra la sua fonda- zione e la conquista romana del 212 a.c. , Siracusa rappresento, co m'l! noto, una potenza economica e militare in grado di giocare un m olo di primo piano nel Mediterran eo. Meno noto I! ilfalt o che Siracusa viene spesso citata da gli antichi autori come terra nutri- ce di splendidi caval/i, vincitori di gare ad Olimpia, orgoglio dei tiranni , ma anche strumento militare importante, visto che la cavalleri a costitUI, in piu di un 'occasione, il nerb o dell' esercito sirac usan o. Questo studio, purtroppo limitato a causa delta scar- sito dei r es ti in esame, vuole esse re il primo passo ve rs o un lavoro ben phi ampio che analizzi le caralteri stiche salienti dei cavalli siracusani, la loro eventuale evoluzione nel tempo e le rela zioni con altri ceppi equini magg iormente conosciuti dal punto di vista archeozoologico. Parole chiave Cavallo, Siracusa, Eta ellenistica. 11 cavallo siracusano: storia e ruolo Fondata, secondo la tradizione, da coloni corinzi nel 734 a.C ., Siracusa divenne ben presto una delle maggiori poten- ze , dal punto di vista militare ed economico, del Mediterraneo. Nel corso di cinque secoli d'indipendenza es sa dovette fronteggiare di volta in volta Siculi, Cartaginesi, Etruschi, Ateruesi, soccombendo, nel 212 a.c., alle arrnate romane del console Marcello solo dopo un lungo e sanguinoso assedio (Pinley, 1970). Le ricerche storiche ed archeologiche condotte sino ai nostri giomi hanno permesso di raccogliere una grande quantita di informazioni riguardo alIa societa, I'economia, 0 l'urbanistica della citta ed il suo rapporto con il territorio intemo, tuttavia uno degli aspetti meno noti dell a Siracusa antica ha una precisa collocazione nelI'ambito dell a ricerca archeozoologica e riguarda i caval- li siracusani. "Oh Siracusa, oh tu grande citta, Santuario di Marte, del Num e di guerra, nutrice beata d'eroi, di validi in guerra cor- sieri", coslla celebrava Pindaro nella 11 Ode Pitia, e le paro- le del gran de lirico non facevano altro che prendere atto di una reaIta consolidata, poiche, dal punto di vista militare, la cavalIeria costituiva il nerbo dell'esercito siracusano, a cui in guerra erano demandati compiti certamente non secondari. All 'inizio del V secolo a.c. , dopo la presa del potere da " Summary RESEARCHES ABOUT SYRACUSAN HORSES IN THE HELLENISTIC AGE: PRELIMINARY RESULTS It's common knowledge that Sy racus e, s ince its foundation in 8'" century BC until the Roman conquest in 212 BC, played a leading role in the Mediterranean. But Sy racuse as a horse-producin g country is surely less known: many ancient authors wrote verses on this subject and sy ra cusan horses competed and won the ra ces in the Olympic games. Horses we re very important also in a military point of view, because th e cavalry was, on many occasions, the strength of the sy racusan army. This study, just a preliminary one because of the scar city of the examined remains, wants to be th e very first step towards a more complete work in order to analyse salient characte ri stics of sy racusan horses, their possible evolu- tion through time and their relationship with other equine stocks better known in a zooarchaeological point of view. Keywords Horse, Syracuse, Hellenistic Age. parte di Gelone nel 485, la citta dovette prepararsi allo scon- tro con i Cartaginesi che tentavano di estendere la loro sfera di influenza in Sicilia, a spese di Siracusa ed Agrigento: fu cosl allestita una potente macchina da guerra forte, secondo le valutazioni di alcuni storici, di 20.000 opliti 200 navi e 2.000 cavalieri l . Lo scontro decisivo ebbe luogo ad Imera nel 480 a. c. e basta rileggere le cronache della battaglia tra- mandateci dagli storici (Diodoro Siculo in particolare) per rendersi conto di come le operazioni principali furono con- dotte proprio dalla cavalleria siracusana, la quale, non appe- na giunta nei pressi della citta assediata, fu subito inviata da Gelone all'attacco dei Cartaginesi, impegnati a saccheggiare il territorio circostante, cogliendoli di sorpresa e catturando un gran numero di prigionieri. 11 giomo seguente fu proprio la cavalleria a fare irruzione nel campo navale dei Cartaginesi, uccidendo il loro comandante, Amilcare, ed appiccando il fuoco alle navi, aprendo cosl il campo all'as- salto finale della fanteria 2 La forza ed il ruolo dell a cavalleria nell'assetto strategico dell'esercito siracusano furono ulteriormente messi in luce nel corso della fallimentare spedizione ateruese che inutil- mente strinse d'assedio la citta dal 415 al 413 a.c. e che si concluse con la disfatta completa di ben tre contingenti ate- niesi, inviati l'uno dopo l'altro in Sicilia. Per tutta la durata dell a guerra i cavalieri siracusa ni rap- , Di odotb Si c ul o riferi ce che Gelone part] da Siracusa per affrontare i Cartag ines i con un esercito formato da cinquantamila fanti e cinquemila so ld ati a ca vall o, ma tali cifre appaiono alquanto esagerate. ' Di odoro Si c ul o, Biblioteca Slorica, XI, 2 1 - 23. 28 5

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Atti del 2° Convegno Nazionale di Archeozoologia (Asti, 1997) - ABACO Edizioni, Forlì, 2000

RICERCHE SUI CAVALLI SIRACUSANI IN ETÀ ELLENISTICA: RISULTATI PRELIMINARI

Salvatore CHILARDI Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Siracusa

Riassunto Nel corso dei cinque secoli che intercorrono tra la sua fonda-

zione e la conquista romana del 212 a.C., Siracusa rappresentò, com'è noto, una potenza economica e militare in grado di giocare un ruolo di primo piano nel Mediterraneo. Meno noto è il fatto che Siracusa viene spesso citata dagli antichi autori come terra nutri-ce di splendidi cavalli, vincitori di gare ad Olimpia, orgoglio dei tiranni, ma anche strumento militare importante, visto che la cavalleria costituì, in più di un'occasione, il nerbo dell'esercito siracusano. Questo studio, purtroppo limitato a causa della scar-sità dei resti in esame, vuole essere il primo passo verso un lavoro ben più ampio che analizzi le caratteristiche salienti dei cavalli siracusani, la loro eventuale evoluzione nel tempo e le relazioni con altri ceppi equini maggiormente conosciuti dal punto di vista archeozoologico.

Parole chiave Cavallo, Siracusa, Età ellenistica.

Il cavallo siracusano: storia e ruolo Fondata, secondo la tradizione, da coloni corinzi nel 734

a.C., Siracusa divenne ben presto una delle maggiori poten-ze, dal punto di vista militare ed economico, del Mediterraneo. Nel corso di cinque secoli d'indipendenza essa dovette fronteggiare di volta in volta Siculi, Cartaginesi, Etruschi, Ateniesi, soccombendo, nel 212 a.C., alle armate romane del console Marcello solo dopo un lungo e sanguinoso assedio (Finley, 1970). Le ricerche storiche ed archeologiche condotte sino ai nostri giorni hanno permesso di raccogliere una grande quantità di informazioni riguardo alla società, l'economia, o l'urbanistica della città ed il suo rapporto con il territorio interno, tuttavia uno degli aspetti meno noti della Siracusa antica ha una precisa collocazione nell'ambito della ricerca archeozoologica e riguarda i caval-li siracusani.

"Oh Siracusa, oh tu grande città. Santuario di Marte, del Nume di guerra, nutrice beata d'eroi, di validi in guerra cor-sieri", così la celebrava Pindaro nella II Ode Pitia, e le paro-le del grande lirico non facevano altro che prendere atto di una realtà consolidata, poiché, dal punto di vista militare, la cavalleria costituiva il nerbo dell'esercito siracusano, a cui in guerra erano demandati compiti certamente non secondari.

All'inizio del V secolo a.C., dopo la presa del potere da

Summary RESEARCHES ABOUT SYRACUSAN HORSES IN THE HELLENISTIC AGE: PRELIMINARY RESULTS

It's common knowledge that Syracuse, since its foundation in 8"' century BC until the Roman conquest in 212 BC, played a leading role in the Mediterranean. But Syracuse as a horse-producing country is surely less known: many ancient authors wrote verses on this subject and syracusan horses competed and won the races in the Olympic games. Horses were very important also in a military point of view, because the cavalry was, on many occasions, the strength of the syracusan army. This study, just a preliminary one because of the scarcity of the examined remains, wants to be the very first step towards a more complete work in order to analyse salient characteristics of syracusan horses, their possible evolu-tion through time and their relationship with other equine stocks better known in a zooarchaeological point of view.

Keywords Horse, Syracuse, Hellenistic Age.

parte di Gelone nel 485, la città dovette prepararsi allo scon-tro con i Cartaginesi che tentavano di estendere la loro sfera di influenza in Sicilia, a spese di Siracusa ed Agrigento: fu così allestita una potente macchina da guerra forte, secondo le valutazioni di alcuni storici, di 20.000 opliti 200 navi e 2.000 cavalieri 1. Lo scontro decisivo ebbe luogo ad Imera nel 480 a.C. e basta rileggere le cronache della battaglia tra-mandateci dagli storici (Diodoro Siculo in particolare) per rendersi conto di come le operazioni principali furono con-dotte proprio dalla cavalleria siracusana, la quale, non appe-na giunta nei pressi della città assediata, fu subito inviata da Gelone all'attacco dei Cartaginesi, impegnati a saccheggiare il territorio circostante, cogliendoli di sorpresa e catturando un gran numero di prigionieri. Il giorno seguente fu proprio la cavalleria a fare irruzione nel campo navale dei Cartaginesi, uccidendo il loro comandante, Amilcare, ed appiccando il fuoco alle navi, aprendo così il campo all'as-salto finale della fanteria 2.

La forza ed il ruolo della cavalleria nell'assetto strategico dell'esercito siracusano furono ulteriormente messi in luce nel corso della fallimentare spedizione ateniese che inutil-mente strinse d'assedio la città dal 415 al 413 a.C. e che si concluse con la disfatta completa di ben tre contingenti ate-niesi, inviati l'uno dopo l'altro in Sicilia.

Per tutta la durata della guerra i cavalieri siracusani rap-

Diodofó Siculo riferisce che Gelone partì da Siracusa per affrontare i Cartaginesi con un esercito formato da cinquantamila fanti e cinquemila soldati a cavallo, ma tali cifre appaiono alquanto esagerate. Diodoro Siculo, Biblioteca storica, XI, 21 - 23.

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Atti del 20 Convegno Nazionale di Archeozoologia (Asti , 1997) - ABACO Edizioni , Forll , 2000

RICERCHE SUI CA V ALLI SIRACUSANI IN ETA ELLENISTICA: RISULTATI PRELIMINARI

Salvatore CHILARDI Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Siracusa

Riassunto Nel corso dei cinque secoli che intercorrono tra la sua fonda­

zione e la conquista romana del 212 a.c. , Siracusa rappresento, com'l! no to, una potenza economica e militare in grado di giocare un molo di primo piano nel Mediterraneo. Meno no to I! ilfalto che Siracusa viene spesso citata dagli antichi autori come terra nutri­ce di splendidi caval/i, vincitori di gare ad Olimpia, orgoglio dei tiranni, ma anche strumento militare importante, visto che la cavalleria costitUI, in piu di un 'occasione, il nerbo dell' esercito siracusano. Questo studio, purtroppo limitato a causa delta scar­sito dei resti in esame, vuole esse re il primo passo verso un lavoro ben phi ampio che analizzi le caralteristiche salienti dei cavalli siracusani, la loro eventuale evoluzione nel tempo e le relazioni con altri ceppi equini maggiormente conosciuti dal punto di vista archeozoologico.

Parole chiave Cavallo, Siracusa, Eta ellenistica.

11 cavallo siracusano: storia e ruolo

Fondata, secondo la tradizione, da coloni corinzi nel 734 a.C., Siracusa divenne ben presto una delle maggiori poten­ze, dal punto di vista militare ed economico, del Mediterraneo. Nel corso di cinque secoli d'indipendenza essa dovette fronteggiare di volta in volta Siculi, Cartaginesi, Etruschi, Ateruesi , soccombendo, nel 212 a.c., alle arrnate romane del console Marcello solo dopo un lungo e sanguinoso assedio (Pinley, 1970). Le ricerche storiche ed archeologiche condotte sino ai nostri giomi hanno permesso di raccogliere una grande quantita di informazioni riguardo alIa societa, I'economia, 0 l'urbanistica della citta ed il suo rapporto con il territorio intemo, tuttavia uno degli aspetti meno noti dell a Siracusa antica ha una precisa collocazione nelI'ambito dell a ricerca archeozoologica e riguarda i caval­li siracusani.

"Oh Siracusa, oh tu grande citta, Santuario di Marte, del Nume di guerra, nutrice beata d'eroi, di validi in guerra cor­sieri", coslla celebrava Pindaro nella 11 Ode Pitia, e le paro­le del gran de lirico non facevano altro che prendere atto di una reaIta consolidata, poiche, dal punto di vista militare, la cavalIeria costituiva il nerbo dell 'esercito siracusano, a cui in guerra erano demandati compiti certamente non secondari.

All 'inizio del V secolo a.c. , dopo la presa del potere da

"

Summary RESEARCHES ABOUT SYRACUSAN HORSES IN THE HELLENISTIC AGE: PRELIMINARY RESULTS

It's common knowledge that Syracuse, since its foundation in 8'" century BC until the Roman conquest in 212 BC, played a leading role in the Mediterranean. But Syracuse as a horse-producing country is surely less known: many ancient authors wrote verses on this subject and syracusan horses competed and won the races in the Olympic games. Horses were very important also in a military point of view, because the cavalry was, on many occasions, the strength of the syracusan army. This study, just a preliminary one because of the scarcity of the examined remains, wants to be the very first step towards a more complete work in order to analyse salient characteristics of syracusan horses, their possible evolu­tion through time and their relationship with other equine stocks better known in a zooarchaeological point of view.

Keywords Horse, Syracuse, Hellenistic Age.

parte di Gelone nel 485, la citta dovette prepararsi allo scon­tro con i Cartaginesi che tentavano di estendere la loro sfera di influenza in Sicilia, a spese di Siracusa ed Agrigento: fu cosl allestita una potente macchina da guerra forte, secondo le valutazioni di alcuni storici, di 20.000 opliti 200 navi e 2.000 cavalieri l

. Lo scontro decisivo ebbe luogo ad Imera nel 480 a.c. e basta rileggere le cronache della battaglia tra­mandateci dagli storici (Diodoro Siculo in particolare) per rendersi conto di come le operazioni principali furono con­dotte proprio dalla cavalleria siracusana, la quale, non appe­na giunta nei pressi della citta assediata, fu subito inviata da Gelone all'attacco dei Cartaginesi, impegnati a saccheggiare il territorio circostante, cogliendoli di sorpresa e catturando un gran numero di prigionieri. 11 giomo seguente fu proprio la cavalleria a fare irruzione nel campo navale dei Cartaginesi, uccidendo il loro comandante, Amilcare, ed appiccando il fuoco alle navi , aprendo cosl il campo all'as­salto finale della fanteria2

La forza ed il ruolo dell a cavalleria nell'assetto strategico dell'esercito siracusano furono ulteriormente messi in luce nel corso della fallimentare spedizione ateruese che inutil­mente strinse d'assedio la citta dal 415 al 413 a.c. e che si concluse con la disfatta completa di ben tre contingenti ate­niesi, inviati l'uno dopo l'altro in Sicilia.

Per tutta la durata dell a guerra i cavalieri siracusani rap-

, Diodotb Siculo riferi ce che Gelone part] da Siracusa per affrontare i Cartag inesi con un esercito formato da cinquantamila fanti e ci nquemila soldati a

cavallo, ma tali cifre appaiono alquanto esagerate. ' Diodoro Siculo, Biblioteca Slorica, XI, 2 1 - 23.

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presenteranno una vera e propria spina nel fianco per l'eser-cito ateniese e Nicia, comandante della spedizione, nella sua qualità di stratego chiederà a più riprese ad Atene, a Segesta ed ai Siculi suoi alleati soprattutto dei rinforzi per la sua cavalleria così da poter fronteggiare le continue scorrerie dei cavalieri siracusani che impedivano di rifornirsi adeguata-mente di viveri ed acqua'.

Inizialmente, infatti, la spedizione ateniese poteva contare appena su trenta cavalieri montati che avevano compiuto la traversata su di una nave attrezzata per il trasporto dei caval-li e che si erano dimostrati palesemente insufficienti quando, nel corso del primo importante scontro con i siracusani, ave-vano dovuto fronteggiare un nutrito contingente di cavalle-ria che era riuscito a fermare l'esercito ateniese pronto ad inseguire e decimare le truppe di fanteria siracusane ormai in rotta4. La risposta alle richieste di Nicia fu alquanto delu-dente poiché, nella primavera del 414 a.C., sbarcarono in Sicilia i tanto attesi rinforzi, tra cui duecentocinquanta cava-lieri equipaggiati di tutto punto, ma... senza cavalli e con l'ordine preciso di procurare le cavalcature sul posto, cosa che gli Ateniesi si premurarono di fare ottenendoli, ed in parte acquistandoli, dagli alleati'.

A questa grande importanza del cavallo dal punto di vista militare e strategico si aggiunge anche una grande rilevanza dal punto di vista sociale e simbolico: Plutarco, sempre a proposito della spedizione ateniese, riferisce che i prigionie-ri dei siracusani furono venduti come servi con un marchio a forma di cavallo sulla fronte 6 e l'immagine del cavallo, sia montato, sia libero, è spesso presente nella monetazione siracusana (Mini, 1977, 1979). Sembrerebbe dunque di poter identificare nel cavallo uno dei possibili simboli della città, collegato certamente all'immagine, non solo di forza, ma anche di opulenza che esso rappresentava. L'esercito, infat-ti. non aveva carattere stabile7 e tutti cittadini maschi idonei alle armi venivano mobilitati in caso di guerra. Il censo rego-lava in un certo quai modo la natura del servizio prestato, così i cittadini in grado di poter mantenere a proprie spese le cavalcature formavano la cavalleria, ed il cavallo diventava prerogativa e simbolo di uno status militare e sociale al tempo stesso.

Del resto, anche i tiranni che a più riprese si succedettero alla guida della città incentivarono il ruolo e l'immagine sociale e politica del cavallo: Ierone I, fratello e successore di Gelone, partecipò più volte con i propri cavalli alle gare di Olimpia, vincendo nel 476 e nel 472 con il celète, cioè il cavallo da corsa, Ferenico, il cui nome è celebrato da Pindaro nella I Ode Olimpica, e ripetendosi nel 468 con la quadriga. Dionisio I cercò di emularne le gesta nel 388 inviando le sue quadrighe, pare senza ottenere gli stessi risultati, ma soprattutto, dopo aver ampliato la sfera d'in-fluenza siracusana anche all'Adriatico settentrionale fondan-do Ancona e colonizzando Lissa ed Adria, fece allevare alle foci del Po cavalli che poi importò in Sicilia allo scopo di rinnovare la razza e migliorarne le caratteristiche.

Il cavallo era dunque nella Siracusa antica simbolo di

forza e potere e tale rimase certamente fino alla conquista romana nel 212 a.C. A partire da questa data inizia per Siracusa una lenta ma inarrestabile decadenza: lo stato sira-cusano divenne parte della provincia romana di Sicilia e conobbe le vicende legate alle guerre servili, al malgoverno di Verre ed all'occupazione di Sesto Pompeo, cadendo in un tale stato di crisi, anche demografica, da indurre Augusto alla deduzione di una colonia di veterani allo scopo di ripo-polare la città.

Tra le conseguenze di questa progressiva parabola discen-dente vi fu l 'abbandono della grande tradizione equestre, tanto che Oppiano d'Apamea nel suo "Trattato di cinegeti-ca" scritto sotto il regno di Caracalla, all'inizio del III seco-lo d.C., non menziona più Siracusa tra i luoghi da cui pro-vengono cavalli di buona razza, pur segnalando i cavalli di Lilibeo e della zona etnea come tra i migliori per rapidità e dunque adatti all'inseguimento delle prede (Hodiaumont, 1995).

Le prime ricerche Alla luce di quanto sinora detto, appare evidente l'interes-

se che può rivestire una ricerca di ampio respiro che esami-ni dal punto di vista archeozoologico i cavalli siracusani.

L'occasione per iniziare questo tipo di indagine si è pre-sentata quando, nel corso degli scavi condotti dalla Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Siracusa in Viale Ermocrate, alla periferia occidentale della città, ven-nero rinvenuti, in alcuni livelli di Età ellenistica, dei resti di cavallo. L'area sottoposta ad indagine presenta una storia piuttosto complessa: utilizzata come necropoli dalla metà del VII fino al VI sec. a.C. con sepolture in sarcofagi litici, essa viene nuovamente interessata da sepolture in Età elleni-stica. Ad esse si aggiungono resti di strutture urbane, una strada e tracce di una stoà, ma anche alcune fossette conte-nenti resti di animali databili comunque ad una fase tardo-ellenistica.

L'interpretazione delle fossette e dei resti animali è anco-ra in fase di studio: la presenza dei resti di cavallo, unita a quella di alcuni metapodiali di cervo fa pensare a qualcosa di più complesso che non a semplici discariche di rifiuti urbani, tuttavia la loro funzione potrà essere chiarita solo al termine dell'esame di tutto il materiale recuperato nel corso dello scavo.

Per ciò che concerne i resti di cavallo, bisogna purtroppo sottolineare che, da un punto di vista quantitativo, essi costi-tuiscono un campione abbastanza ristretto, utile comunque per un primo lavoro che serva ad impostare le ipotesi da verificare o smentire nel corso della ricerca: esso compren-de, infatti, due crani più o meno parzialmente conservati (VERM 1 e VERM 2), una tibia sinistra mancante dell'epi-fisi prossimale (VERM 3), un astragalo sinistro (VERM 4), un femore sinistro di cui si conserva il condilo mediale la diafisi fino al terzo trocantere (VERM 5), un primo molare superiore sinistro isolato (VERM 6), un III metacarpale

Tucidide. La guerra del Peloponneso. VI, 74, 2, poi VII. 1 1 - 1 5 . 4 Id.. ibid.. VI, 70.3. 5 Id.. ibid.. VI. 94, 4. " Plutarco, Nicia. 29, 2.

Fatti salvi i contingenti di mercenari che militarono soprattutto al servizio dei tiranni siracusani.

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pre enteranno una era e propria pina nel fianco per l'e er­cito atenie e e icia, comandante dell a pedizione, nella ua qualir.a di tratego cruedera a piu ripre e ad Atene, a Sege ta ed ai Siculi uoi alleati oprattutto dei rinforzi per la ua ca alleria co I da poter fronteggiare le continue scorrerie dei cavalieri iracu ani che impedi ano di rifornirsi adeguata­mente di vi eri ed acqua' .

lnizialmente, infatti, la pedizione atenie e poteva con tare appena u trenta cavalieri montati che avevano compiuto la traver ala u di una nave attrezzata per il trasporto dei caval­li e che i erano dimo trati palesemente in ufficienti quando, nel cor 0 del primo importante scontro con i siracusani, ave­vano do uto fronteggiare un nutrito contingente di cavalle­ria che era riu cito a fermare l'esercito ateniese pronto ad in eguire e decimare le truppe di fanteria iracusane ormai in rotta~. La ri posta alle ricrueste di icia fu alquanto delu­dente poiche, nella prima vera del 414 a.e., sbarcarono in Sicilia i tanto atte i rinforzi , tra cui duecentocinquanta cava­Iieri equipaggiati di tutto punto, ma... enza cavalli e con I'ordine preciso di procurare le cavalcature suI posto, cos a che gli Ateniesi si premurarono di fare ottenendoli, ed in parte acqui tandoli , dagli alleati5

.

A questa gran de importanza del cavallo dal punto di vista militare e trategico si aggiunge anche una gran de rilevanza dal punto di vi ta sociale e simbolico: Plutarco, sempre a proposito dell a spedizione ateniese, riferisce che i prigionie­ri dei siracu ani furono venduti come ervi con un marchio a forma di cavalIo sulla fronte6 e I'immagine del cavallo, sia montato, ia libero, e spesso pre ente nella monetazione iracusana (Mini, 1977, 1979). Sembrerebbe dunque di poter

identificare nel cavallo uno dei possibili simboli dell a citta, collegato certamente all'immagine, non 010 di forza, ma anche di opulenza che esso rappresentava. L'esercito, infat­ti , non aveva carattere tabile7 e tutti cittadini mascru idonei alle armi venivano mobilitati in caso di guerra. n cen 0 rego­lava in un certo qual modo la natura del servizio prestato, co 1 i cittadini in grado di poter mantenere a proprie spese le cavalcature formavano la cavalIeria, ed il cavallo diventava prerogativa e simbolo di uno status militare e ociale al tempo te o.

Del re to, anche i tiranni che a piu ripre e si succedettero alla guida della citta incentivarono il ruolo e l'immagine sociale e politica del cavallo: Ierone I, fratello e successore di Gelone, partecipa piu volte con i propri cavalIi aIJe gare di Olimpia, vincendo nel 476 e nel 472 con il celete, cioe il cavallo da cor a, Ferenico, il cui nome e celebrato da Pindaro nella lOde Olimpica, e ripetendosi nel 468 con la quadriga. Dionisio I cerea di emulame le gesta nel 388 inviando le sue quadrighe, pare senza ottenere gli stessi li ultati, ma soprattutto, dopo aver ampliato la sfera d'in­fluenza iracu ana anche all'Adriatico settentrionale fondan­do Ancona e colonizzando Lissa ed Adria, fece allevare alle foci del Po cavalli che poi importa in Sicilia allo scopo di rinno are la razza e migliorame le caratteristiche.

n cavallo era dunque neIJa Siracusa antica simbolo di

Tucidide. La gllerra del Peloponneso. VI. 74. 2. poi VII. 11 - 15. , Id .. ibid.. I. 70.3 . • Id. . ibid.. I. 9~ . ~ .

Plularco. icia . 29. 2 .

forza e potere e tale rima e ertamente fino alIa conqui la

romana nel 212 a.e. A partire da que ta data inizia per Siracu a una lenta ma inarrestabile decadenza: 10 tato ira­cu ano divenne parte dell a pro incia romana di Sicilia e conobbe le vicende legate alle guerre servili, al malgovemo di Verre ed all' occupazione di Se to Pompeo, cadendo in un tale stato di cri i, anche demografica, da indurre Augu 10

alIa deduzione di una colonia di veterani allo copo ill ripo­polare la citr.a.

Tra le conseguenze di questa progres iva parabola discen­dente vi fu I' abbandono dell a grande tradizione eque tre, tanto che Oppiano d' Apamea nel suo 'Trattato di cinegeti­ca" scritlo sotto il regno di Caracalla, all'inizio del III seco-10 d.e. , non menziona piu Siracusa tra i luoghi da cui pro­vengono cavalli di buona razza, pur segnalando i cavalli di Lilibeo e dell a zona etnea come tra i migliori per rapidita e dunque adatti alI'inseguimento delle prede (Hodiaumont, 1995).

Le prime ricerche

AlIa luce di quanto sinora detto, appare evidente l'intere -se che pua rivestire una ricerca di ampio respiro che esami­ni dal punto di vista archeozoologico i cavalli siracusani .

L' occasione per iniziare questo tipo di indagine si e pre­sentata quando, nel corso degli scavi condotti dalla Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Siracu a in ViaJe Ermocrate, alIa periferia occidentale dell a citta, ven­nero rinvenuti , in alcuni livelli di Eta ellenistica, dei resti di cavaIJo. L' area sottoposta ad indagine presenta una storia piuttosto complessa: utilizzata come necropoli dalla meta del VII fino al VI sec. a.e. con sepolture in sarcofagi litici , essa viene nuovamente interessata da sepolture in Eta elleni­stica. Ad esse si aggiungono resti di strutture urbane, una strada e tracce di una stoa, ma anche alcune fossette conte­nenti resti di animali databili comunque ad una fase tardo­elIenistica.

L'interpretazione delle fossette e dei resti animali e anco­ra in fase di studio: la presenza dei resti di cavallo, unita a queIJa di alcuni metapodiali di cervo fa pensare a quaJcosa di piu complesso che non a semplici discariche di rifiuti urbani , tuttavia la loro funzione potra essere chiarita solo al termine dell ' esame di tutto il materiale recuperato nel corso delle scavo.

Per cia che conceme i resti di cavallo, bisogna purtroppo sottolineare che, da un punto di vi ta quantitativo, essi costi­tuiscono un campi one abbastanza ristretto, utile comunque per un primo lavoro che serva ad impostare le ipotesi da verificare 0 smentire nel corso della ricerca: esso compren­de, infatti , due crani piu 0 meno parzialmente conservati (VERM 1 e VERM 2), una tibia sinistra mancante dell 'epi­fisi prossimale (VERM 3), un astragalo sinistro (VERM 4), un femore sinistro di cui si con erva il condilo mediale la diafisi fino al terzo trocantere (VERM 5), un primo molare superiore sinistro isolato (VERM 6), un III metacarpale

. Farti alvi i contingenti di mercenari che mililarono oprattutto al servizio dei tiranni siracusani.

2 6

I cavalli siracusani in Etcì ellenistica

VERM 1 Cranio U.S. 16 Sg.3 Tipo Misura Mis.in mm Cod. VDD

Lunghezza Prem. pLp 4 * 88,9 24a Lunghezza P 1 29,4 26 Larghezza P1 27,1 26 Lunghezza P4 28,7 27 Larghezza P4 28,0 27 Lunghezza M 1 24,2 28 Larghezza M 1 28 Lunghezza M 2 24,8 29 Larghezza M 2 26,0 29 Lunghezza M 3 30 Larghezza M 3 23,5 30

VERM 2 Cranio U.S. 5 Sg.3 Tipo Misura Mis.in mrr Cod. VDD

Lunghezza max. orbita 64,1 31 Altezza max. orbita 55,1 32 DT Min. tra i foramen sopraorb. 136,5 40 DT max. del frontale Ect.-Ect. 194,8 41 DT min. tra le orbite Ent.-Ent. 143,5 42 DT max del muso 68,1 45 DT min. al diastema 45,6 47

* Alla superficie occlusale

Tab.l. Misure relative al cranio VERM 1. Tab.2. Misure relative al cranio VERM 2.

V E R M 3 Tibia sn U.S . 8 S g . 3 Tipo Misura Mis . in m m C o d . V D D

Lungh. Reper to 311 ,0 DT dist. m a x . 67 ,9 Bd DAP dist. 4 1 , 8 D d DT min. diaf . 38 ,8 S D

( K i e s e w a l t e r ) = o l t re 135,59 c m Altezza al gar rese

( M a y ) = ol t re 122,75 c m

Le Brus to lade Min . M a x . M e d i a G o r z a n o 1 G o r z a n o 2 Popu l . l Popul .2 Marzab . S. C laud io Gr . T iber io T e n u t a di V a l l e r a n o Riedel 1984 A z z a r d i 1972 Fare l lo Azzaro l i 1979 De Gross i M a z z o r i n inedi to

G L 3 1 3 , 0 366 ,0 3 4 0 , 7 8 3 2 4 2 9 0 345 355 3 6 9 3 6 9 , 0 340 ,0 Bd 65 ,2 74 ,3 6 9 , 4 4 61 58 67 65 66 ,8 65,2 71 74,2 74,6 67 ,7 Dd 4 0 , 7 47 ,0 4 3 , 4 7 39 ,4 47 ,5 4 7 , 0 41 ,0 S D 34 ,0 40 ,0 36 ,31 34 33 39 39 38 39 ,5 41 ,5 36 ,7

Tab.3. Misure ottenute per VERM 3 e relativi confronti.

destro integro ed in buono stato di conservazione (VERM 7) ed un'emimandibola destra di cui si conserva il ramo oriz-zontale nella porzione compresa tra il terzo molare ed il dia-stema (VERM 8)8.

Entrambi i crani si presentano fortemente incompleti ed è stato possibile procedere al rilievo soltanto di poche misure riportate nelle tabelle 1 e 2: VERM 1 è rappresentato da parte della regione basioccipitale e del palato, nonché da porzioni, molto frammentarie e deformate, dei mascellari e dei temporali; la serie dei denti giugali appare completa sul lato destro anche se il terzo molare si presenta incompleto distalmente, sul lato sinistro si conservano attualmente in posto soltanto i tre molari. La lunghezza della serie dei pre-molari P 2-P 4 misurata alla superficie occlusale è inferiore alla media ottenuta dalle misure di 9 individui provenienti dal sito di Le Brustolade (Riedel, 1984), anche se si mantie-ne comunque al di sopra del valore minimo ottenuto per que-st'ultima popolazione.

Lo stato di usura dei denti farebbe ipotizzare un'età certa-mente non inferiore ai 5/6 anni (Levine, 1982; Hillson, 1986).

Il cranio VERM 2 (Fig.l) si presenta invece privo di denti

ad eccezione del canino superiore sinistro, inoltre i mascel-lari appaiono alquanto incompleti così come l'occipitale ed i parietali. Il profilo generale si presenta piuttosto piatto e l'or-bita ha un rapporto lunghezza/altezza pari a 1,16, più basso rispetto a quello riscontrato sul cranio dell'individuo n° 11 di Le Brustolade (Riedel, 1984). La mancanza quasi totale dei denti non permette di avanzare ipotesi soddisfacenti in meri-to all'età dell'animale, mentre, per ciò che concerne il sesso, la presenza del canino superiore, che anche se spezzato appare ben sviluppato, farebbe pensare ad un possibile maschio.

Per ciò che concerne la tibia sinistra VERM 3, la mancan-za dell'epifisi prossimale impedisce di misurare la lunghez-za massima e, di conseguenza, di calcolare l'altezza al garre-se dell'individuo a cui apparteneva; in ogni caso la lunghez-za del reperto (Tab.3), pari a 311 mm circa, da sola indiche-rebbe un'altezza di almeno 135,59 cm. Qualora invece si uti-lizzi per il calcolo dell'altezza al garrese il coefficiente pro-posto da May (May, 1985) l'altezza al garrese risulterebbe di almeno 122,75 cm, valore alquanto inferiore". Il valore del diametro trasverso minimo della diafisi appare abbastanza elevato: esso si inserisce all'interno del campo di variabilità

" Per lo studio dei reperti si è fatto ricorso alla collezione di confronto disponibile presso la Soprintendenza BB CC. AA. di Siracusa ed ai manuali di osteo-logia disponibili (Barone, 1986; Hillson, 1986). Per ciò che concerne l'osteometria si è proceduto al rilievo delle misure codificate da A. Von Den Driesch ( Von Den Driesch. 1976) i cui codici di identificazione sono riportati nelle tabelle alla voce "Cod. VDD". ' Appare evidente come, in termini di confronto con altre popolazioni equine la cui altezza al garrese è stata calcolata utilizzando il coefficiente di Kiesewalter, il rapporto resti invariato. Ciò vale soprattutto per l'altezza calcolata a partire dalle misure del metacarpo VERM 7.

287

VERM I Cranio U.S. 16 Sg.3 Tipo Misura lMis.in mm Cod. VDC

Lunghezza Prem. pJ-P'* 88,9 24a Lunghezza p3 29,4 26 Larghezza pJ 27 ,1 26 Lunghezza p' 28,7 27 La rgh ezza P' 28,0 27 Lunghezza M I 24,2 28 Larghezza M I 28 Lunghezza M 2 24,8 29 Larghezza M2 26,0 29 Lunghezza M 3 30 Larghezza M3 23 ,5 30 * Alia superficle occlusale

Tab. I. Misure relati ve al cranio VERM I.

IVERM 3 Tibia sn US 8 Sg 3 Tipo Misura Mis.in mm Cod. VDC

Lungh. Reperto 311 ,0 DT dis!. max. 67,9 Bd DAP dis!. 41 ,8 Dd DT min. di af. 38,8 SD

Ahezza al garrese < (Kiesewa lter) = oltre 135,59 cm

(May) = oltre 122,75 cm

Le Brustolade Min. Max. Media Gorzanol Gorzan02 Popul.I Riedel 1984 Azzaroli 1972

GL 313,0 366,0 340,78 324 290 345 Bd 65,2 74,3 69,44 61 58 67 Dd 40,7 47,0 43 ,47 SD 34,0 40,0 36,3 1 34 33 39

Tab.3. Misure ottenute per VERM 3 e relativi confronti.

destro integro ed in buono stato di conservazione (VERM 7) ed un 'emimandibola destra di cui si conserva il ramo oriz­zontaie nella porzione compresa tra il terzo molare ed il dia­stema (VERM 8)8.

Entrambi i crani si presentano fortemente incompleti ed e stato possibile procedere al rilievo soltanto di poche misure riportate nelle tabelle 1 e 2: VERM 1 e rappresentato da parte della regione basioccipitale e del palato, nonche da porzioni, moho frammentarie e deformate, dei mascellari e dei temporali ; la serie dei denti giugali appare compieta suI lato destro anche se il terzo molare si presenta incompleto distalmente, suI lato sinistro si conservano attualmente in posto soltanto i tre molari . La lunghezza della serie dei pre­molari p2_P' misurata alia superficie occlusale e inferiore alia media ottenuta dalle misure di 9 individui provenienti dal sito di Le Brustolade (Riedel , 1984), anche se si mantie­ne comunque al di sopra del valore minimo ottenuto per que­st'ultima popolazione.

Lo stato di usura dei denti farebbe ipotizzare un ' eta certa­mente non inferiore ai 5/6 anni (Levine, 1982; Hillson, 1986).

Il cranio VERM 2 (Fig.!) si presenta invece privo di denti

I cavalli siracusani in Eta eLlenistica

IV ERM 2 Cranio US 5 . . Sg3 Tipo Misura Mis.in mll Cod. VD[

Lunghezza max. orbita 64,1 3 1 Altezza max. orbita 55,1 32 DT Min . tra i foramen sopraorb. 136,5 40 DT max . del frontale Ect. -Ecl. 194,8 41 DT min . tra le orbite Ent.- Ent. 143,5 42 DT max del muso 68, 1 45 DT min . al di astema 45 ,6 47

Tab .2. Mi sure relative al crani o VERM 2.

Popul.2 Marzab. S. Claudio Gr. Tiberio Tenuta di Vallerano

Farello Azzaroli 1979 De Grossi Mazzorin inedito

355 369 369,0 340,0 65 66,8 65 ,2 71 74,2 74,6 67,7

39,4 47,5 47,0 41 ,0 39 38 39,5 41 ,5 36,7

ad eccezione del canino superiore sinistro, inoltre i mascel­lari appaiono alquanto incompleti cosl come l'occipitaie ed i parietali. 11 profilo genera1e si presenta piuttosto piatto e l'or­bita ha un rapporto lunghezzalaltezza pari a 1,16, piu basso ri spetto a quello ri scontrato sui cranio dell'individuo n° 11 di Le Brustolade (Riedel, 1984). La mancanza quasi totale dei denti non permette di avanzare ipotesi soddisfacenti in meri­to all'eta dell'animale, mentre, per cio che conceme il sesso, la presenza del canino superiore, che anche se spezzato appare ben sviluppato, farebbe pensare ad un possibiie maschio.

Per cio che conceme la tibia sinistra VERM 3, la mancan­za dell'epifisi prossimale impedisce di misurare la lunghez­za massima e, di conseguenza, di calcolare l'altezza al gaJTe­se dell'individuo a cui apparteneva; in ogni caso la lunghez­za del reperto (Tab.3) , pari a 311 mm circa, da sola indiche­rebbe un'altezza di almeno 135,59 cm. Qualora invece si uti­lizzi per il calcolo dell ' altezza al ganese il coefficiente pro­posto da May (May, 1985) I' al tezza al garrese risulterebbe di almeno 122,75 cm, valore alquanto inferiore9

• 11 valore del diametro trasverso minimo dell a diafisi appare abba tanza elevato: esso si inserisce all'interno del cam po di variabilita

• Per 10 studio dei reperti si e fatto ricorso ali a collezione di confronto disponibile presso la Soprintendenza BB . Cc. AA. di Siracusa ed ai manuaJi di 0 teo­logia di ponibili (Barone, 1986; Hill son, 1986) . Per cia che concellle I'osteometria si e proceduto al rilievo delle mi sure codificate da A. Von Den Drie ch ( Von Den Driesch, 1976) i cui codici di identifi cazione sono riportati nelle tabelle alia voce "Cod. VDD'·. , Appare evidente come, in tennini di confronto con aJtre popolazioni equine la cui altezza aJ garrese e stata calcolata util izzando il coefficiente di Kiesewalter, il rappolt o res ti invariato. Cia vale soprattutto per l'aJtezza calcolata a partire dalle misure del metacarpo VERM 7.

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Cliilardi S.

Fig. I. Cranio VERM 2 in norma laterale sinistra. Fig.2. Terzo metacarpale destro VERM 7.

VERM 4 Astragalo Sn. U.S.1/U.S.2 Sg. 1 Tipo Misura Mis.in mm Cod. VDD

Altezza max. 60,8 GH DT max. 64,5 GB DT Faccia art. dist. 53,5 Bfd Lungh. est. troclea 62,0 LmT

Le Brust. Min. Max. Media S. Claudio Grotta di Tiberio Riedel 1984 FarelIol995 Azzaroli 1979

GH 52,0 62,0 56,13 Altezza 60 / -GB 56,0 65,0 60,13 52,6 Larghezza 64/63 Bfd 45,6 53,8 49,34 45,0

LmT 53,0 60,5 56,01 56,3

Tab.4. Misure dell'astragalo VERM 4 e relativi confronti.

VERM 7 Me destro U.S. 178 Tipo Misura Mis. in mm Cod. VDD

Lungh. max. 217,6 GL Lungh. est. max. 214,0 GLI Lungh. esterna 209,8 LI DT pross. max. 49,1 Bp DAP pross. max. 32,3 Dp DT min. diaf. 33,5 SD DT dist. max. 48,5 Bd DAP dist. max. 34,7 Dd

^ (Kiesewalter) = 134,48 cm Altezza al garrese

^ ^ (May) = 128,02 cm

Gorzano iPopulonia S.Claudio Le Brust. Min. Max. Media Gr. Tiberio Tenuta di Vallerano Azzaroli 1972 Farello 1995 Riedel 1984 Azzaroli 1979 De Grossi Mazzorin in.

Lunghezza 230 213 211 211 202,0 GL 200,0 240,0 219,52 Lunghezza 231/255 222,0 222,5 GLI 196,0 237,0 216,09 220,0 220,0

198,5 LI 192,0 229,5 210,70 216,0 216,0 Diam. Pross. 50 44 44 43,2 Bp 45,6 52,7 48,33 Diam.pross 50/51 51,5 52,3

27,4 Dp 30,0 35,8 32,54 33,5 33,5 Diam. diaf. 34 26 26 32 28,5 SD 29,8 35,5 32,61 Diam. diaf. 39/39 35,2 35,0 Diam. dist. 47 44 44 40 Bd 44,0 52,8 48,09 Diam. dist. 47/51 50,4 50,7

30,5 Dd 32,6 36,6 34,95 35,2 35,6

Tab.5. Misure relative al III metacarpale VERM 7 e valori di confronto.

degli esemplari di Le Brustolade (Riedel, 1984) collocando-si al di sopra del valore medio, mentre, in tutti gli altri casi, solo i cavalli romani di I sec. d.C. provenienti da Vallerano (De Grossi Mazzorin, com. pers.) presentano un valore significativamente più elevato rispetto l'esemplare in esame.

L'astragalo sinistro VERM 4 si presenta invece integro ed in buono stato di conservazione. Come si può vedere (Tab.4) i confronti a disposizione sono piuttosto scarsi, tuttavia i valori si collocano sempre in prossimità dei massimi riscon-

trati sugli individui di Le Brustolade e degli esemplari romani della Grotta di Tiberio datati al I sec. d.C. (Azzaroli, 1979).

Quasi nulle le informazioni ricavabili da VERM 5 poiché il femore è talmente incompleto da permettere solo la misu-razione del diametro minimo della diafisi; tentare dei con-fronti basandosi su questo unico dato appare quantomeno azzardato, basti rilevare che il valore appare superiore ai valori massimi di Le Brustolade avvicinandosi a quelli dei

288

Chi[ardi S.

Fig. l. Cranio VERM 2 in norma laterale sinistra. Fig.2. Terzo metacarpale destro VERM 7.

I VERM 4 Astragalo Sn U S ltu S 2 Sg 1 I Tipo Misura Mis.in mm Cod. VDD

Altezza max. 60,8 GH DT max. 64,5 GB DT Faccia art. dist. 53,5 Bfd LlIngh. est. troclea 62,0 LmT

I Le Brust Min Max , . Media S Clalldio I Grotta di Tiberio

Riedel 1984 Farello l995 Azzaroli 1979 GH 52,0 62,0 56, 13 Altezza 60/--GB 56,0 65,0 60, 13 52,6 Larghezza 64/63 Bfd 45,6 53 ,8 49,34 45,0 LmT 53 ,0 60,5 56,01 56,3

TabA. Misure dell ' astragalo VERM 4 e relativi confronti.

VERM 7 Mc destro U.S. 178 Tipo Misura Mi s. in mm Cod. VDD

Lungh . max. 217 ,6 GL Lungh. esl. max. 214,0 GLl Lungh . estema 209,8 Ll DT pross. ma'. 49,1 Bp DAP pross. max. 32,3 Dp DT min. diaf. 33,5 SD DT disl. max. 48,5 Bd DAP disl. max . 34,7 Dd

(Kiesewa lter) = 134,48 cm Altezza al garrese <

(May) = 128,02 cm

Gorzano IPoDuloni al S Claudio I Le Brust Min Max Media Gr Tiberio I Tenuta di ValIerano

Azzaroli 1972 FarelIo 1995 Lunghezza 230 2 13 2 11 211 202,0 GL

GLl 198,5 Ll

Diam. Pross. 50 44 44 43 ,2 Bp 27,4 Dp

Diam. diaf. 34 26 26 32 28,5 SD Diam. disl. 47 44 44 40 Bd

30,5 Dd

Tab.5. Mi ure relative a1 ill metacarpa1e VERM 7 e va10ri di confronto.

degli esemplari di Le Brustolade (Riedel, 1984) collocando­si al di sopra del valore medio, mentre, in tutti gli altri casi, solo i cavalli romani di I sec. d.e. provenienti da Vallerano (De Grossi Mazzorin , corn. pers .) presentano un valore significativamente piu elevato rispetto I'esemplare in esame.

L'a tragalo inistro VERM 4 si presenta invece integro ed in buono stato di conservazione. Come si pub vedere (Tab.4) i confronti a disposizione sono piuttosto scarsi, tuttavia i valori i collocano sempre in pros imita dei massimi riscon-

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Riedel 1984 Azzaroli 1979 De Grossi Mazzorin in. 200,0 240,0 2 19,52 Lunghezza 2311255 222,0 222,5 196,0 237,0 2 16,09 220,0 220,0 192,0 229,5 2 10,70 2 16,0 2 16,0 45,6 52,7 48,33 Diam.pross. 5015 1 51 ,5 52,3 30,0 35,8 32,54 33,5 33,5 29,8 35,5 32,6 1 Diam. diaf. 39/39 35,2 35,0 44,0 52,8 48,09 Diam. disl. 47/5 1 50,4 50,7 32,6 36,6 34,95 35,2 35,6

trati sugli individui di Le Brustolade e degli esemplari romani dell a Grotta di Tiberio datati al I sec. d.e. (Azzaroli, 1979).

Quasi nulle le informazioni ricavabili da VERM 5 poiche il femore e talmente incompleto da permettere solo la misu­razione del diametro minimo della diafisi; tentare dei con­fronti basandosi su questo unico dato appare quantomeno azzardato, basti rilevare che il valore appare superiore ai valori massimi di Le Brustolade avvicinandosi a quelli dei

I cavalli siracusani in Età ellenistica

140

135

130

125

120

115

Fig.:

Età del Bronzo Cavalli etruschi (Populonia, Murlo, Castro, S. Claudio)

Le Brustolade (V-IV Siracusa ( I I I sec. a.C.) Cavalli romani (I sec. Meta Sudans (V-VI sec. a.C.) d.C.) sec. d.C.)

5. Altezze al garrese (secondo Kiesewalter) di alcune popolazioni di cavalli in Italia a confronto con l'esemplare di Siracusa.

cavalli romani di Vallerano. Il III metacarpo destro VERM 7 (Fig.2), in ottimo stato di

conservazione, permette invece di operare in modo più com-pleto e soddisfacente. Le misure, riportate in tabella 5, sono messe a confronto con i cavalli della terramara di Gorzano, con i cavalli etruschi provenienti da Populonia e S. Claudio, con gli esemplari di Le Brustolade ed i cavalli romani della Grotta di Tiberio e di Vallerano. Il confronto migliore appa-re quello con gli esemplari di Le Brustolade: tutte le misure sono estremamente vicine ai valori medi dei cavalli veneti, mentre si mantengono significativamente superiori ai valori riscontrati sui cavalli di Populonia e S. Claudio e sui cavalli della terramara di Gorzano ad eccezione di un individuo di proporzioni ben maggiori. L'altezza al garrese, calcolata uti-lizzando il coefficiente di Kiesewalter (Kiesewalter, 1888) è pari a 134,48 cm, valore che potremmo definire medio sulla base dei confronti disponibili, mentre l'utilizzo del corri-spettivo coefficiente proposto da May colloca tale altezza intomo ai 128,02 cm.

Come già sottolineato da altri autori (Azzaroli, 1972), non si hanno notizie di studi condotti su resti di cavalli prove-nienti da città della Magna Grecia e lo stesso può dirsi per le città siceliote, manca quindi qualsiasi dato sulle caratteristi-che delle cavalcature dei discendenti dei coloni greci in Italia. I pochi resti provenienti dallo scavo di Viale Ermocrate non hanno certo la pretesa di colmare tale lacuna, tuttavia un confronto tra le altezze al garrese medie riscon-tate nei cavalli italiani dall'Età del Bronzo all'Età tardo-anti-ca è possibile ed appare anzi doveroso. Come è possibile vedere nel grafico di figura 3, l'altezza ricavata da VERM 7,

senza tenere conto del valore indicativo ottenuto dalla tibia VERM 3, si avvicina al valore medio degli esemplari di Le Brustolade, essendo nettamente superiore a quella dei caval-li etruschi di Populonia, Castro, Murlo e S. Claudio, mentre i cavalli romani e tardo-antichi provenienti dall'area della Meta Sudans (De Grossi Mazzorin, 1995) presentano altez-ze al garrese superiori.

Il calcolo dello slenderness index di VERM 7 (SI = SD*100/GL; nel nostro caso SI = 15,4) permette di affinare ulteriormente le nostre considerazioni: il valore, riportato nel grafico di figura 4, appare il più elevato, ad eccezione di quello calcolato per i cavalli romani di Vallerano. Ciò fa pensare ad un cavallo che, secondo la classificazione di Brauner (Brauner, 1916), presenterebbe arti leggermente snelli, ma la mancanza di un campione statisticamente ampio non permette di spingere più in là del campo delle ipotesi una tale affermazione; il valore che appare il più vici-no a quello calcolato per l'esemplare di Siracusa sembra essere quello relativo all'esemplare di Populonia (Riedel, 1984), tuttavia la larghezza massima dell'epifisi distale appare, per quest'ultimo, significativamente minore (Azzaroli, 1972)1 0. Questo confronto appare alquanto inte-ressante: Azzaroli definisce le ossa dei cavalli di Populonia "uniformemente sottili, ma con diafisi robuste e ben forma-te, mentre ginocchi, nodelli ed estremità sono sottili." aggiungendo poi che "i cavalli italiani del bronzo hanno invariabilmente teste articolari e diafisi più esili dei cavalli di Populonia" (Azzaroli, 1972). L'esemplare di Siracusa sembrerebbe così avere caratteristiche in un certo modo intermedie, ovvero diafisi robuste come nel caso dei cavalli

'" Giova comunque qui ricordare che il valore dello slenderness index ottenuto per l'esemplare di Siracusa è da considerarsi elevato in rapporto ai coevi cavalli italiani dell'Età del Ferro (De Grossi Mazzorin et al.. 1998).

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I cavalli siracusani in Eta ellenistica

145 ~------------------------------------------------------------------------------------------.

140

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125

120

115 ~--~ ______ ------~ ____ ~------~ ____ .. ~------~ ____ ~------~ ____ ~------~=-__ .. ~~ Eta del Bronzo Cavalli etruschi

(Populonia, Murlo, Castro, S. Claudio)

Le Brustolade (V-IV Siracusa (I ll sec. a.C.) Cavalli romani (I sec. Meta Sudans (V-VI sec. d.C.) sec. a.C.) d.C.)

Fig.3. Altezze al garrese (secondo l(jesewalter) di alcune popolazioni di cavalli in Itali a a confronto con I'esemplare di Siracusa.

cavaJli romani di Vallerano. Il III metacarpo destro VERM 7 (Fig.2), in ottimo stato di

conservazione, permette invece di operare in modo piu com­pleto e soddisfacente. Le rnisure, riportate in tabella 5, sono messe a confronto con i cavalli della terramara di Gorzano, con i cavani etruschi provenienti da Populonia e S. Claudio, con gli esemplari di Le Brustolade ed i cavall i romani della Grotta di Tiberio e di Vallerano. Il confronto rnigliore appa­re quello con gli esemplari di Le Brustolade: tutte le rnisure sono estremamente vicine ai valori medi dei cavalli veneti, mentre si mantengono significativamente superiori ai valori riscontrati sui cavani di Populonia e S. Claudio e sui cavalli dell a terramara di Gorzano ad eccezione di un individuo di proporzioni ben maggiori. L'altezza al garrese, calcolata uti­Iizzando il coefficiente di Kiesewalter (Kiesewalter, 1888) e pari a 134,48 cm, valore che potremrno definire medio sulla base dei confronti disponibili, mentre l' utilizzo del corri­spettivo coefficiente proposto da May colloca tale altezza intomo ai 128,02 cm.

Come gia sottolineato da altri autori (Azzaroli, 1972), non si hanno notizie di studi condotti su resti di cavani prove­nienti da citta della Magna Grecia e 10 stesso pub dirsi per le citta siceliote, manca quindi qualsiasi dato suI le caratteristi­che delle cavalcature dei discendenti dei coloni greci in Italia. I pochi resti provenienti dallo scavo di Viale Ermocrate non hanno certo la pretesa di colmare tale lacuna, tuttavia un confronto tra le altezze al garrese medie riscon­tate nei cavalli italiani dall'Eta del Bronzo all'Eta tardo-anti­ca e possibile ed appare anzi doveroso. Come e possibile vedere nel grafico di figura 3, l'altezza ricavata da VERM 7,

senza tenere conto del valore indicativo ottenuto dalla tibia VERM 3, si avvicina al valore medio degli esemplari di Le Brustolade, essendo nettamente superiore a quell a dei caval­li etruschi di Populonia, Castro, MurIo e S. Claudio, mentre i cavalli romani e tardo-antichi provenienti dall 'area della Meta Sudans (De Grossi Mazzorin, 1995) presentano altez­ze al garrese superiori .

11 calcolo dello slenderness index di VERM 7 (SI = SD* 100/GL; nel nostro caso SI = 15,4) permette di affinare ulteriormente le nostre considerazioni: il valore, riportato nel grafico di figura 4, appare il piu elevato, ad eccezione di quello calcolato per i cavalli romani di Vallerano. Cib fa pensare ad un cavallo che, secondo la classificazione di Brauner (Brauner, 1916), presenterebbe arti leggermente snelli, ma la mancanza di un campione statisticamente ampio non permette di spingere piu in la del campo delle ipotesi una tale affermazione; il valore che appare il piu vici­no a quello calcolato per l'esemplare di Siracusa sembra essere quello relativo all'esemplare di Populonia (Riedel, 1984), tuttavia la larghezza massima dell'epifisi distale appare, per quest'ultimo, significativamente minore (Azzaroli, 1972)10. Questo confronto appare alquanto inte­ressante: Azzaroli definisce le ossa dei cavalli di Populonia "uniformemente sottili, ma con diafisi robuste e ben forma­te, mentre ginocchi, nodelli ed estrernita sono sottili." aggiungendo poi che "i cavani italiani del bronzo hanno invariabilmente teste articolari e diafisi piu esili dei cavalli di Populonia" (Azzaroli, 1972). L'esemplar'e di Siracusa sembrerebbe cosl avere caratteristiche in un certo modo intermedie, ovvero diafisi robuste come nel caso dei cavalli

to Giova comunque qui ricordare che il valore de lle slenderness index ottenuto per l'esemplare di Siracusa e da considerars i e levato in rapporto ai coevi cavalli italiani dell'Eta del Ferro (De Grossi Mazzorin et al., 1998).

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Cliilardi S.

etruschi, ma con teste articolari più importanti, denotando così una struttura nel complesso meno snella".

Anche l'iconografia, tratta dalle immagini di cavalli pre-senti su monete siracusane coniate durante il regno di Ierone II nella seconda metà del III secolo a.C. e dunque contem-

16

poranee degli esemplari di Viale Ermocrate, sembra appor-tare nuove conferme (Fig.5): si può notare come l'animale presenti estremità robuste, articolazioni alquanto pronuncia-te e forme nel complesso piuttosto massicce. Anche l'altezza al garrese, tenendo conto delle proporzioni del cavaliere.

15.5

15

14.5

14

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13

12.5 Gorzano (Età del

Bronzo) Magdalenska Gora (Età del

Ferro)

Manching (Età del Ferro - La

Tène)

Populonia (V sec. a.C )

Le Brustolade (V-IV sec. a.C.)

Siracusa (III sec. a.C.)

Tenuta di Vallerano (I sec.

d.C.)

Cavalli avari (VII-VIII sec.

d.C.)

Fig.4. Valori dello slendemess index in alcune popolazioni di cavalli a confronto con l'esemplare di Siracusa.

Fig.5. Moneta in bronzo coniata dalla zecca di Siracusa nel corso del regno di Ierone II (275-215 a.C.) recante sul diritto il ritratto dello stesso Ierone cin-gente il diadema e sul rovescio un soldato a cavallo con corazza, elmo, asta e clamide svolazzante. Si notino le forme robuste dell'animale ed il rapporto tra l'altezza del cavallo e del cavaliere (da Mini, 1977).

Abbiamo già sottolineato come il valore del diametro trasverso minimo della diafisi sia mediamente elevato anche per la tibia VERM 3 e per il femore VERM 5.

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Chilardi S.

etru chi, ma con teste articolari piu irnportanti, denotando co I una truttura nel comple 0 menD snella" .

Anche l'iconografia, tratta dalle immagini di cavalli pre­enti u monete iracu ane coni ate durante il regno di !erone

II nella econda meta del ill secolo a.c. e dunque contem-

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Populonia (V sec. a.C.)

poranee degli e emplari di Viale Ermocrate, sembra appor­tare nuove conferme (Fig .S): si pub notare come l'animale presenti estremita robuste, articolazioni alquanto pronuncia­te e forme nel complesso piuttosto massicce. Anche l'altezza al garrese, tenendo conto delle proporzioni del cavaliere,

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Le Brustolade (V-IV sec. a.C.)

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Siracusa (I ll sec. a.C.)

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d.C.)

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Cavalli avari (VII-VII I sec.

d.C.)

Fig.4. Valori de ll e slenderness index in alcune popolazioni di cavalli a confronto con I'esemplare di Siracusa.

Fig.5. Moneta in bronzo coniata dall a zecca di Siracusa nel corso del regno di Ierone 11 (275-215 a.c.) recante sui diri tto il ritratto de lle stesso Ierone cin­genie il diadema e su i rove cio un oldato a cavalJo con corazza, e lmo, asta e clamide svolazzante. Si notino le forme robu le dell 'animale ed iJ rapporto rra Faitezza del cavaJ lo e del cavaJiere (da Min}, 1977).

" Abbiamo gia ottolineato come il vaJore del diamerro rrasverso minima della diafisi ia mediamente elevato anche per la tibia VERM 3 e per il femOTe VERM 5.

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I cavalli siracusani in Etcì ellenistica

non pare elevata e sembra avvicinarsi abbastanza ai valori calcolati, anche se, in questo tipo di confronti, occorre sem-pre fare i conti con un certo grado di idealizzazione delle immagini introdotta dagli artisti o, come in questo caso, dagli incisori.

Ipotesi di lavoro per il futuro Questa primo tentativo di studio sulle caratteristiche dei

cavalli siracusani, ben lungi dal condurci a delle conclusio-ni, apre la strada ad interessanti ipotesi di lavoro per il futu-ro. Uno dei problemi legato ai cavalli siracusani è ad esem-pio rappresentato dalla loro origine: appare infatti alquanto improbabile che i coloni corinzi siano sbarcati in Sicilia con-ducendo con sé le proprie cavalcature.

La navigazione nel corso dell'VIII secolo era tutt'altro che agevole e le navi non dovevano essere facilmente attrezza-gli per il trasporto dei cavalli: come abbiamo visto, ancora nel corso del V secolo gli ateniesi inviarono in Sicilia solo una nave in grado di trasportare trenta cavalieri con le rela-tive cavalcature ed invitarono Nicia a ricorrere agli alleati per rinforzare ulteriormente la sua cavalleria. E quindi pro-babile che solo pochi esemplari fossero trapiantati dalla madrepatria. Tuttavia, sfruttando una buona conoscenza delle tecniche di allevamento selettivo, è possibile che, nel giro di poco tempo, i coloni siano riusciti a migliorare le caratteristiche dei cavalli indigeni, ottenendo una razza ben selezionata che, tre secoli più tardi, competerà con i cavalli greci nelle gare di Olimpia.

Una seconda importante questione riguarda la notizia, già citata, dell'introduzione in Sicilia di cavalli provenienti dal-l'area della foce del Po, avvenuta per opera di Dionisio I nel corso del IV secolo, allo scopo di migliorare la razza locale. I pochi resti provenienti da viale Ermocrate non possono costituire la base certa su cui fondare un'ipotetica parentela tra i cavalli siracusani posteriori al regno di Dionisio ed i cavalli veneti, tuttavia il grafico di figura 6, che correla i valori della lunghezza (GL) e del diametro minimo della dia-fisi del III metacarpo relativi ai cavalli romani di Vallerano, della Grotta di Tiberio, di Populonia, della terramare di Gorzano e di Le Brustolade, pone il metacarpo dell'esem-plare di Viale Ermocrate proprio al centro dell'intorno dei punti rappresentativi dei cavalli veneti. Anche la datazione dei cavalli di Le Brustolade (450-350 a.C.) corrisponde, in parte, agli anni in cui la presenza siracusana nell'alto adria-tico è particolarmente forte, tuttavia solo un campione stati-sticamente significativo potrebbe confermare o smentire quella che per adesso resta solo un'ipotesi di lavoro. L'esemplare in considerazione potrebbe infatti non rappre-sentare le caratteristiche medie dei cavalli siracusani di Età ellenistica ed essere dunque fuorviante.

Il rinvenimento di nuovi materiali, non limitati cronologi-camente all'Età ellenistica e la ricerca di più ampi confronti (ad esempio con i cavalli della madrepatria Corinto) permet-teranno di definire in modo più preciso la storia e le caratte-ristiche del cavallo siracusano, simbolo e vanto di una delle più importanti città dell'antico Mediterraneo.

SD (in mm)

x

AA

a a

Aa A A

A ¿A ALE BRUSTOLADE • SIRACUSA aPOPULONIA aCF . TIBERIO ^ VALLERANO • GORZANO

260 G L (in m m )

Fig.6. Grafico a dispersione del rapporto GL/SD in alcune popolazioni di cavalli italiani a confronto con l'esemplare di Siracusa.

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non pare elevata e sembra avvicinarsi abbastanza ai valori caJcolati, anche se, in questo tipo di confronti, OCCOITe sem­pre fare i conti con un certo grado di idealizzazione delle immagini introdotta dagli artisti 0, come in questo caso, dagli incisori.

Ipotesi di lavoro per il futuro

Questa primo tentativo di studio sulJe caratteristiche dei cavalli siracusani, ben lungi dal condurci a deJle concJusio­ni, apre la strada ad interessanti ipotesi di lavoro per il futu­ro . Uno dei problemi legato ai cavalli siracusani e ad esem­pio rappresentato dalla loro origine: appare infatti alquanto improbabile che i coloni corinzi siano sbarcati in Sicilia con­ducendo con se le proprie cavalcature.

La navigazione nel corso dell'VIII secolo era tutt'altro che agevole e le navi non dovevano essere facilmente attrezza­bili per il trasporto dei cavalli: come abbiamo visto, ancora nel corso del V secolo gli ateniesi inviarono in Sicilia solo una nave in grado di trasportare trenta cavalieri con le rela­tive cavaJcature ed invitarono Nicia a ricorrere agJi alJeati per rinforzare ulteriormente la sua cavalleria. E quindi pro­babiJe che solo pochi esemplari fossero trapiantati dalla madrepatria. Tuttavia, sfruttando una buona conoscenza delle tecniche di allevamento selettivo, e possibile che, nel giro di poco tempo, i coloni siano riusciti a migliorare le caratteristiche dei cavalli indigeni, ottenendo una razza ben selezionata che, tre secoli piu tardi, competera con i cavalli greci nelle gare di Olimpia.

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I cavaLli siracusani in Eta ellenistica

Una seconda importante questione riguarda la notizia, gia citata, dell'introduzione in Sicilia di cavalli provenienti dal­I'area dell a foce del Po, avvenuta per opera di Dionisio I nel corso del IV secolo, allo scopo di migliorare la razza locale. I pochi resti provenienti da viale Ermocrate non possono costituire la base certa su cui fondare un'ipotetica parentela tra i cavalli siracusani posteriori al regno di Dionisio ed i cavalli veneti , tuttavia il grafico di figura 6, che correla i valori deJla lunghezza (GL) e del diametro minimo della dia­fisi del III metacarpo relativi ai cavalli romani di Vallerano, dell a Grotta di Tiberio, di Populonia, della terramara di Gorzano e di Le Brustolade, pone il metacarpo dell'esem­plare di Viale Ermocrate proprio al centro dell ' intomo dei punti rappresentativi dei cavalli veneti. Anche la datazione dei cavalli di Le Brustolade (450-350 a.c.) corrisponde, in parte, agli anni in cui la presenza siracusana nell ' alto adria­tico e particolarmente forte, tuttavia solo un campione stati­sticamente significativo potrebbe confermare 0 smentire quella che per adesso resta solo un ' ipotesi di lavoro. L' esemplare in considerazione potrebbe infatti non rappre­sentare le caratteristiche medie dei cavalli siracusani di Eta ellenistica ed essere dunque fuorviante .

11 rinvenimento di nuovi materiali, non limitati cronologi­camente all'Eta ellenistica e la ricerca di piu ampi confronti (ad esempio con i cavalli della madrepatria Corinto) permet­teranno di definire in modo piu preciso la storia e le caratte­ristiche del cavallo siracusano, simbolo e vanto di una delle piu importanti citta dell 'antico Mediterraneo.

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Fig.6. Grafico a dispersione del rapporto GLlSD in alcune popolazioni di cavalli italiani a confronto con l'esemplare di Siracusa.

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