La scultura classica ellenistica 1

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La scultura Classica e Ellenistica La conquista del movimento e della perfezione anatomica Dalla natura come modello all’idealizzazione. Antonio Alborino 2012\2013

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La scultura Classica e EllenisticaLa conquista del movimento e della perfezione anatomica

Dalla natura come modello all’idealizzazione.

Antonio Alborino 2012\2013

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Efebo 480

Afrodite Sossandra460

Bronzi di Riace 460-450

Atena e Marsia 440

Discobolo450

Doriforo450

Diudomeno 430 -425

500 400

Giovane di Mozia

470-450

Apoxyòmenos330

300

Stile severo (Atene)

Classico

Secondo classicismo

Canone Chiasmo e ponderazione

Ellenismo

200 100

Laocoonte secomda 150 ac.

Altare di Pergamo156 ac.

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L’allontanamento definitivo dal modello egizio arcaico.

Giovane di Mozia 470-450 a.C., h181cm

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L’allontanamento definitivo dal modello egizio arcaico.

Nell’età classica si affermò il definitivo distacco dalla tradizionale rigidità e frontalità arcaica a favore di un maggiore dinamismo sia nella flessuosità delle posture che nella resa dei panneggi. Progredisce anche la competenza anatomica.

Giovane di Mozia 470-450 a.C., h181cm

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La diffusione di un nuovo stile.

Al tempo della distruzione dell’acropoli di Atene 480 a.C. nella scultura si verificò un evento fondamentale, l’avvio di un nuovo stile che invase tutta la Grecia.Tra il 480 e il 450 lo stile denominato stile severo portò delle grandi novità nella scultura.

Lo stile severo:

•Maggiore espressività rispetto alla scultura arcaica.•Maggiore conoscenza anatomica che comportò la fine di alcuni espedienti come: il sorriso arcaico, le acconciature perlinate.•Maggiore resa del movimento.•Una certa severità e austerità delle figure.

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L’Efebo (480 a.C. 167 cm.)

e la ponderazioneL’Efebo supera con questi piccoli

movimenti la frontalità e la staticità degli antichi kouros arcaici.

Inoltre una maggiore espressività viene esaltata da pochi ma importanti elementi:

Una bocca semiaperta ( non più sorriso arcaico)

Pettinatura più mossa composta da riccioli ondulati ( non più pesanti acconciature perlinate)

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L’Efebo e la ponderazione

La prima opera scultorea, della bottega di Crizio e Nesiote, appartenente allo stile severo.

Rappresenta la fase di passaggio dal modello del kouros arcaico al modello maschile dell’età classica.

Caratteristica:Per la prima vola la figura assume una

posizione più realistica. La gamba destra viene portata in avanti e liberata dal peso che si sposta tutto a sinistra. In questo modo il baccino si inclina a sinistra. A compensar lo sbilanciamento la testa viene reclinata a destra.

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Afrodite Sosàndra (copia romana da un originale del 460 a.C. H 287cm)

Anche nella scultura femminile avviene il superamento della frontalità e rigidità delle Korai del mondo arcaico.

L’originale in bronzo, abbandona i raffinati costumi ionici. Il costume, in questa scultura, copre tutto il corpo tranne volto mani e piedi conferendo alla figura un aspetto solenne e compatto.

Il mantello reso in modo più libero è reso con poche pieghe che esaltano l’alternanza tra luce e ombra.

Sotto le vesti si intravede la ponderazione assunta dalla figura con tutto il peso appoggiato sulla gamba destra e l’anca inclinata come nel caso dell’Efebo

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Afrodite Sosàndra (copia romana da un originale del 460 a.C. H 287cm)

Anche nella scultura femminile avviene il superamento della frontalità e rigidità delle Korai del mondo arcaico.

L’originale in bronzo, abbandona i raffinati costumi ionici. Il costume, in questa scultura, copre tutto il corpo tranne volto mani e piedi conferendo alla figura un aspetto solenne e compatto.

Il mantello reso in modo più libero è reso con poche pieghe che esaltano l’alternanza tra luce e ombra.

Sotto le vesti si intravede la ponderazione assunta dalla figura con tutto il peso appoggiato sulla gamba destra e l’anca inclinata come nel caso dell’Efebo

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Bronzi di Riace (450-460 h. 198)

Due rare sculture in bronzo, parte di un gruppo più numeroso. Entrambe possiedono la stessa ponderazione ed entrambi dovevano essere armati di lancia e scudo.

Le due statue anticipano delle soluzioni tipiche dell’età classica più matura, armonia della ponderazione e fedeltà anatomica. Si collocano a metà tra lo stile severo e quello classico

Ritrovate nel 1972 lungo le coste della Calabria sono dei rari originali greci predati dai romani ma dispersi durante un naufragio. Sono quasi certamente l’opera di maestro dello stiile severo come Agelada oppure di un giovane Fidia o mirone maestri del nuovo stile classico.

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La scultura classica (V secolo a.C.)

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Gli artisti greci con l’età classica iniziano un cammino che ha come riferimento l’ammirazione del modello

naturale a cui si sovrappone una forte idealizzazione.

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La conquiste dello stile classico

Le statue abbandonando la tradizione arcaica come?1. conquistano lo spazio con maggiore movimento (ponderazione)

e perdita della frontalità.2. maggiore fedeltà anatomica e rispetto delle proporzioni (chiasmo

di Policleto).Tutto questo fu reso possibile, già dalla fine del V sec. a.C., dallo

sviluppo della tecnica della fusione del bronzo a cera persa e da alcuni grandi maestri Mirone, Fidia e Policleto.

Un ulteriore crescita è testimoniata dal passaggio in età classica dallo stile severo a quello ricco. Dove le figure abbandonano il tradizionale aspetto severo e austero per assumere una maggiore libertà. Grazie a Fidia questo è il risultato di tecniche più virtuose, sensuali, già evidenti nelle opere del lungo cantiere del Partenone.

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La scultura di Mironetra stile severo e classico

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Atena e Marsia (Mirone 440 a.C.)

Attivo tra il 470 e il 440 a.C. è una figura di passaggio tra lo stile severo e quello classico. Ha operato soprattutto con la tecnica del bronzo a cera persa ottenendo così una maggior resa anatomica, un maggiore senso di libertà nel movimento.

La particolare attenzione al movimento si coglie nella capacità di scegliere un attimo preciso dell’azione:

Nel Discobolo il momento esatto della torsione mentre nel gruppo di Atena e Marsia quello insolito della sorpresa della dea nel vedere il satiro Marsia impadronirsi del flauto gettato a terra (gesti esagerati e espressioni accentuate).

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Atena e Marsia

I movimenti si fanno sempre più ampi e complessi.

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Il Discobolo Mirone 450 a.C.

Originale in bronzo di un atleta colto nell’atto di lanciare il disco.

La particolare posizione necessaria a caricare il lancio fa apparire dominante la parte superiore del corpo rispetto a quella inferiore con le gambe entrambe flesse.

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Il Discobolo Mirone 450 a.C.

Una statua ancora in stile severo.

Perchè?

La visione è ancora bidimensionale. La particolare imperturbabilità del

volto malgrado il grande sforzo atletico.

L’attenta resa anatomica asciutta e dettagliata al punto da cogliere perfino le vene gonfie di sangue.

La particolare cura nell’esecuzione della capigliatura precisa e aderente.

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Il Discobolo Mirone 450 a.C.

Rispetto ai suoi contemporanei Mirone sceglie un preciso momento del gesto atletico. La tradizione, invece, voleva che l’atleta venisse colto poco prima o poco dopo lo sforzo della gara.

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Il Discobolo Mirone 450 a.C.

Lo scheletro strutturale evoca la presenza di due una precisa e consapevole costruzione geometrica a 4 triangoli sovrapposti

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Il Discobolo Mirone 450 a.C.

In questo modo evidenzia il contrasto tra l’instabilità della posizione (atleta colto nel momento esatto dell’azione) e la rigida costruzione della struttura geometrica

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Il Discobolo Mirone 450 a.C.

La statua ha un punto di osservazione ideale che non rende nelle altre posizioni.

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La scultura greca classica:

Policleto (allievo di Agelada)

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Una nuova riflessione sulla ponderazione

L’Efebo di Crizio e Nesiote del 480 a.C. aveva afforntato in modo nuovo il problema della rigidità dei movimenti e delle posture delle statue arcaiche. Una maggiore naturalezza era stata ottenuta con il diverso bilanciamento delle forze e dei pesi sull’anca. Una nuova ponderazione era stata studiata da Policleto con il Doriforo in età classica e successivamente da Lisippo nel VI sec. con L’Apoxyòmenos.

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L’importanza del DoriforoL’importanza del Doriforo emerge da alcune

considerazioni:La particolare costruzione della figura, basata sul

chiasmo ( incrocio, opposizione delle singole parti) è usata per raggiungere un perfetto equilibrio nella postura e nel movimento appena accennato.

Policleto aveva capito che il movimento di una parte del corpo determinava un cambiamento anche nelle atre parti in modo da ricostruire l’equilibrio della postura. Nelle statue arcaiche le varie parti erano percepire come separate e non in relazione tra loro.

i Bronzi di Riace sono di poco precedenti al Doriforo.

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Ritmo scultoreo chiastico

Il chiasmo è un modo nuovo di contrapporre le coppie di arti alternativamente a riposo o tesi secondo lo schema ad “X”.

Viene in questo modo superata la rigidità arcaica

TESO

TESO RIPOSO

RIPOSO

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Ritmo scultoreo chiastico

La particolare alternanza della posizione degli arti comporta un diverso bilanciamento degli assi di spalle,baccino, ginocchia e polpacci

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Ritmo scultoreo chiastico

La particolare alternanza della posizione degli arti comporta una sinuosità nelle forme.

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Policleto (Argo V secolo a.C) fu un celebre bronzista e

scultore che, circa a metà del V secolo scrisse un trattato chiamato Canone (dal greco kanon=norma, regola) nel

quale esponeva, dopo aver misurato un certo numero di uomini ed aver ricavato delle misure medie, le leggi per il

proporzionamento ideale del corpo umano, fondandole su precisi rapporti numerici. In particolare la testa doveva essere circa 1/8 del corpo

umano, il busto doveva corrispondere a tre teste e le

gambe a quattro. Per altri critici il canone codificato da

Policleto corrisponde alla proporzione 1\7 della testa

nel corpo.

La bellezza aveva, per un artista greco, una

precisa base matematica, fatta di

numeri e rapporti precisi.

Il canone di Policleto diventa quindi una "regola d’arte" per

generazioni di artisti.

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Il canone di Policleto Il modello simbolo dell’età classica

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Policleto, allievo di Agelada, appartiene alla scuola del Peloponneso infatti mantiene nelle sue scultura corporature e muscolature massicce ma rese con grande armonia e naturalezza.

Il canone di Policleto Il modello simbolo dell’età classica

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Policleto, allievo di Agelada, appartiene alla scuola del Peloponneso. Mantiene uno studio delle proporzioni e della muscolatura massiccia.

Il canone di Policleto Il modello simbolo dell’età classica

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Il Diudomeno l’atleta che si cinge la testa con una benda

( Policleto 430-425 a.C.)

La copia romana della fine del sec. a.C. ha leggermente modificato il modello originale in bronzo. In particolare è stato aggiunto il tronco d’albero come rinforzo. Questo però non ha ridotto la portata innovativa del nuovo linguaggio avviato da Policleto.

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Il Diudomeno l’atleta che si cinge la testa con una benda

( Policleto 430-425 a.C.)

L’atleta è colto dopo lo sforzo della gara con i muscoli distesi, la posizione rilassata con le braccia sollevate con naturalezza, dimostra la piena padronanza della tecnica nel controllo dei movimenti e dello spazio.

Policleto in questa figura supera il Doriforo nella resa del ritmo compositivo dei vari assi.

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Il secondo classico – IV as. A.C.

Gli artisti del classicismo maturo cominciarono a guardare con maggiore attenzione agli insegnamenti dei maestri, Fidia, Mirone e Policleto ma cercando di migliorarli e cambiarli per adottare soluzioni sempre più espressive.

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Il secondo classicismoIl secondo classicismo corrisponde al periodo degli allievi dei primi maestri del

classicismo Mirone, Fidia e Policleto. Ma gli artisti del secondo classicismo sperimentano una nuova espressività.

Scopas: movimenti esasperati, violento e drammatico (pathos)

Lisipo: ricerca di un nuovo canone

Prassitele: malinconico e nostalgico. Studia la sinuosità del corpo in relazione alla verticalità del sostegno

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Prassitele elabora un nuovo modello scuotoreo caratterizzato da una maggiore morbidezza e grazia.

L’andamento è sinuoso ed il suo baricentro spostato rispetto all’asse verticale. L’effetto è di un equilibrio instabile tale che la figura per reggersi ha bisogno di un ulteriore appoggio.

L’impressione è di grande naturalezza, Ermes e Dioniso fanciullo sono colti in un momento di riposo. La scena è priva di qualsiasi solennità coglie le divinità in un momento di grande umanità.

Il linguaggio artistico dimostra una grande perizia tecnica: naturalezza del panneggio e libertà nella capigliatura.

Ermes di Prassitele 340 a.C.

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Prassitele elabora un nuovo modello scuotoreo caratterizzato da una maggiore morbidezza e grazia.

L’andamento è sinuoso ed il suo baricentro spostato rispetto all’asse verticale. L’effetto è di un equilibrio instabile tale che la figura per reggersi ha bisogno di un ulteriore appoggio.

L’impressione è di grande naturalezza, Ermes e Dioniso fanciullo sono colti in un momento di riposo. La scena è priva di qualsiasi solennità coglie le divinità in un momento di grande umanità.

Il linguaggio artistico dimostra una grande perizia tecnica: naturalezza del panneggio e libertà nella capigliatura.

Ermes di Prassitele 340 a.C.

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Prassitele elabora un nuovo modello scuotoreo caratterizzato da una maggiore morbidezza e grazia.

L’andamento è sinuoso ed il suo baricentro spostato rispetto all’asse verticale. L’effetto è di un equilibrio instabile tale che la figura per reggersi ha bisogno di un ulteriore appoggio.

L’impressione è di grande naturalezza, Ermes e Dioniso fanciullo sono colti in un momento di riposo. La scena è priva di qualsiasi solennità coglie le divinità in un momento di grande umanità.

Il linguaggio artistico dimostra una grande perizia tecnica: naturalezza del panneggio e libertà nella capigliatura.

Ermes di Prassitele 340 a.C.

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Prassitele elabora un nuovo modello scuotoreo caratterizzato da una maggiore morbidezza e grazia.

L’andamento è sinuoso ed il suo baricentro spostato rispetto all’asse verticale. L’effetto è di un equilibrio instabile tale che la figura per reggersi ha bisogno di un ulteriore appoggio.

L’impressione è di grande naturalezza, Ermes e Dioniso fanciullo sono colti in un momento di riposo. La scena è priva di qualsiasi solennità coglie le divinità in un momento di grande umanità.

Il linguaggio artistico dimostra una grande perizia tecnica: naturalezza del panneggio e libertà nella capigliatura.

Ermes di Prassitele 340 a.C.

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Il secondo classico – IV as. A.C.

La ricerca di una nuova ponderazione arrivò con l’Apoxyòmenos di Lisippo nel 330 a.C..

La sfida è totalmente nuova e coraggiosa. Sfidare lo spazio.

La statua di Lisippo coglie l’atleta mentre si deterge dal sudore dopo la gara in un gesto inusuale con il braccio ben teso lontano dal torace. Questo impone un attento studio degli equilibri dello schema corporeo.

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l’Apoxyòmenos di Lisippo nel 330 a.C..

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l’Apoxyòmenos di Lisippo nel 330 a.C..

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L’età ellenisticaÈ l’epoca in cui la Grecia allarga i propri confini. L’arte si

arricchisce di nuovi caratteri:Alla sobrietà, all’equilibrio e alla perfezione classica

subentrarono una maggiore drammatizzazione, spettacolarità e esasperazione nella resa delle superfici.

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Il pathos ellenico

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Il sacerdote che cercò di impedire l’entrata del cavalo di legno a Troia

Assieme all’atlare di Pergamo Laocoonte esprime la propensione ellenistica al pathos. Gli autori sono un gruppo di tre scultori, Agesandro, Atanodoro e Polidoro da Rodi.

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Il sacerdote che cercò di impedire l’entrata del cavalo di legno a Troia

Alcuni dettagli, sopraciglia inarcate, narici dilatate, fronte corrugata e bocca socchiusa, esprimono l’estremo dolore umano. Anche se la scultura è carica di drammaticità mantiene comunque una sua struttura compositiva simmetrica. Lo sbilanciamento diagonale esprime il crescendo di drammaticità che trova la sua massima espressione nella metà di sinistra dove uno dei figli sembra ormai morente. Dalla parte opposta l’altro ragazzo sta per liberarsi dalle spire del serpente marino inviato da Poseidone.

Sono messi in relazione la simmetria geometrica e l’asimmetria emotiva. Malgrado la forte drammaticità il processo di idealizzazione non riesce ancora a cancellare la bellezza dei corpi.

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L’altare di Pergamo 156 a.C.

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L’altare di Pergamo 168-166 a.C.

L’altare , originariamente collocato nell’acropoli di Pergamo ( oggi a Berlino) ha un aspetto monumentale che ha la funzione di celebrare la potenza raggiunta dalla capitale ellenistica.

L’opera di Piromaco illustra chiaramente la potenza espressiva dell’ellenismo. I temi sono la gigantomachia e le storie di Telefo.

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La scultura patetica della gigantomachiaAffermazione della sovranità di Zeus.

La scena è parte di un fregio lungo 120 metri con ben 110 figure.

Lo stile è patetico, soprattutto nella resa drammatica dei volti e dei corpi dei giganti. Eccezionale è la resa virtuosistica dei panneggi. Diversa è perfino la resa dei materiali e delle superfici.La sensazione della drammaticità è accentuata dal forte contrasto tra i diversi piani del rilievo che consente di ottenere una forte contrapposizione tra luce e ombra.