Rete a Sinistra | Report annuale I

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1 RETE A SINISTRA REPORT ANNUALE I

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Primo report annuale dell'attività della Rete a Sinistra. Le elezioni regionali, le campagne politiche e le iniziative degli ultimi 18 mesi.

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RETE A SINISTRAREPORT ANNUALE I

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Indice / introduzione.………………………………………3

/ nasce la Rete a Sinistra……………………….5 La prima assemblea In piazza Don Gallo L’alluvione a Genova Verso le elezioni Assemblea pubblica della Rete

/ le elezioni…………………………………….……12 Liguria che vorrei Il programma in sintesi Con Luca, la scelta giusta Le liste I risultati

/ avanti con Rete a Sinistra…………………28 Avanti più veloci Il percorso Ora! La tua opinione Le sintesi dei tavoli di lavoro

/ cambiamo la Liguria…………………………41 Opportunità scuola Dalla parte dei parchi L’attività del gruppo consiliare

/ trasparenza………………………………………77

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Intro / 14 gennaio 2016

La Rete a Sinistra compie diciotto mesi e presenta il primo rendiconto annuale. L’impegno per la trasparenza è uno tra quelli che ci definiscono dall’inizio, che abbiamo portato alle elezioni regionali e che applichiamo in modo costante. Allo stesso modo, con le iniziative e proposte raccontate in questa relazione, abbiamo lavorato sui temi della lotta alla povertà e del reddito minimo, del diritto all’istruzione, dell’economia verde, dell’etica e della sobrietà in politica.

La cifra della Rete a Sinistra è infatti quella dell’innovazione nei contenuti e nei metodi. La capacità di elaborare proposte di cambiamento e fare politica con forme diverse è a sinistra la migliore opportunità per costruire un nuovo modello di società oggi. È la nostra occasione di vincere la sfida col partito della nazione renziano e il qualunquismo pentastellato, che dopotutto non sono altro che due facce complementari di un certo modo obliquo e confuso di fare politica buono solo per realizzare pratiche

consociative e clientelari. La mitica unità della sinistra costruita così sui contenuti e i metodi nuovi smette di essere un feticcio e un discorso politicista, che appassiona solo gli addetti ai lavori, per diventare uno strumento formidabile—necessario, ma non sufficiente—al servizio di un progetto di cambiamento.

Abbiamo condiviso lo schema della Rete a Sinistra grazie a questa convinzione, sin dalla prima assemblea in Piazza Don Gallo. Siamo riusciti così, con intuizione e tenacia, a riunire dal basso tutte le forze politiche della sinistra ligure, realtà associative, cittadine e cittadini. Abbiamo ottenuto il 10% alle elezioni regionali, nonostante una campagna organizzata in pochissimo tempo e l’assenza di un logo nazionale, con l’impegno fondamentale di Luca Pastorino e di tutte le candidate e i candidati nelle liste e le volontarie e i volontari. Siamo stati in grado—e qui sta il risultato di cui possiamo essere più orgogliosi—di portare nel dibattito politico regionale le

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nostre idee e i nostri valori, ogniqualvolta abbiamo presentato proposte allo stesso tempo radicali e concrete. Dopo un anno e mezzo di lavoro e superate le elezioni regionali con un risultato positivo, la Rete a Sinistra deve proseguire il suo cammino con coerenza e darsi da fare più che mai, migliorando quanto ha funzionato e correggendo gli errori commessi. La Rete a Sinistra ha tanto da dire e da fare in Liguria, che si è sempre distinta per le sperimentazioni politiche ma oggi ha bisogno di ripartire, e deve moltiplicare il suo impegno per rispondere ai bisogni delle persone. Approveremo uno statuto e un manifesto, per scrivere nero su bianco i nostri obiettivi e darci una certezza dei ruoli e delle regole. Apriremo dei laboratori delle idee e avvieremo delle campagne per impegnare testa e cuore nel presentare proposte radicali di cambiamento

alla Liguria. Svilupperemo nuovi progetti e attività e in forza di quello che avremo realizzato potremo dire la nostra anche nel dibattito nazionale, che oggi è purtroppo incapace di costruire una solida alternativa a sinistra.

Davanti alla Rete a Sinistra si presenta un 2016 impegnativo. Il pericolo per noi è di deludere le aspettative cadendo nei soliti logori schemi del passato. I prossimi dodici mesi saranno entusiasmanti se sapremo far crescere il nostro laboratorio, imparando dalla strada che abbiamo percorso e tenendo ferma con coerenza la rotta sull’innovazione, l’invenzione di nuove proposte e la sperimentazione di nuovi modi di fare politica. È un bell’impegno cui dovremo favorire la partecipazione di tante altre persone. Ciò che abbiamo già compiuto è la migliore premessa per un anno di più grandi risultati.

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NASCE LA RETE

A SINISTRA

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La prima assemblea Il primo incontro, propedeutico alla nascita della Rete a Sinistra, ha luogo a Genova, in un circolo ARCI il 12 giugno 2014. Una riunione promossa dal gruppo Liguria per Civati che ha invitato al confronto partiti e associazioni della sinistra. 

L’incontro è reso pubblico fin dal primo momento, con una nota di cui riportiamo un passaggio:

La riunione è promossa da Liguria per Civati con spirito di servizio. La proposta è di lavorare assieme per costituire una rete della sinistra in

Liguria; partendo dal basso e parlando di contenuti abbiamo la possibilità di costruire un’alternativa credibile della sinistra. Possiamo influenzare il dibattito politico sviluppando idee e proposte sui nostri temi e valori, che oggi sono assenti dalla discussione regionale. Questa è una necessità ancora più importante in Liguria, dove è urgente rispondere alla tendenza degli elettori di sinistra a rifugiarsi verso l’astensione o il voto al M5S. Una volta ben avviata la discussione sui contenuti, si definiranno gli obiettivi della rete.

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In piazza Don Gallo Il 25 settembre 2014 si svolge il primo incontro pubblico della Rete a Sinistra in piazza Don Gallo, con lo scopo di dare vita ad appuntamenti pubblici in tutte le province liguri. Diritti, lavoro e democrazia sono i primi temi da cui la Rete a Sinistra parte per costruire un percorso che metta insieme cittadini, movimenti, associazioni e partiti della sinistra (Lista Doria, PD area Civati, PdCi, Rifondazione comunista, SEL) per costruire un altro modello di società.  L’idea è quella di un laboratorio permanente, un luogo dove discutere e confrontarsi in modo aperto e orizzontale al di là

delle proprie appartenenze partitiche o associative. Il metodo è incentrato sui contenuti e non sui contenitori per riportare al centro del dibattito politico in Liguria quei temi e valori da sempre patrimonio della sinistra e oggi ignorati. La Rete non nasce per l’obiettivo di presentarsi alle elezioni ma con l’ambizione di essere uno spazio aperto in cui confrontarsi e fare iniziativa politica.

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L’alluvione a Genova

Nella notte del 9/10 ottobre 2014 Genova e la Liguria sono colpite da un fortissimo temporale: esondano vari torrenti e muore una persona. Qualche giorno dopo i tragici eventi la Rete a Sinistra si esprime così:

Purtroppo di ambiente e territorio si parla solo il giorno dopo l’ennesima tragedia, quando si alzano le voci anche di quelli che mai si sono interessati di temi ambientali e anzi negli anni sono stati tra quanti vedevano nella cementificazione della Liguria l’unico modello di sviluppo possibile.  Il tema del territorio in Liguria è fondamentale e

invece il dibattito politico è ruotato attorno alle primarie e ai nomi che si contenderanno la poltrona del presidente Burlando, senza minimamente considerare programmi e contenuti.  Come Rete a Sinistra pensiamo che sia compito della politica assumersi responsabilità e parlare in modo trasparente, ma soprattutto trovare soluzioni e indicare quello che dovrebbe essere il modello di Liguria che vorremmo costruire. Speriamo sia finito il tempo delle polemiche e sia arrivato quello della costruzione delle alternative: un nuovo modello di sviluppo.

Verso le elezioniLa vittoria di Raffaella Paita alle Primarie di centrosinistra, ottenuta anche con l’appoggio esplicito di settori della destra, rende necessario ricostruire un’alternativa di sinistra in vista delle elezioni regionali. La Rete a Sinistra è da tempo al lavoro su temi quali lavoro, diritti,

democrazia e cura del territorio pensando dovessero essere centrali nel dibattito politico. Visto l’esito delle Primarie, diventa non più procrastinabile il ritorno ad un politica “pulita” che abbia al centro il bene comune e che non sia espressione di lobby e gruppi di potere.

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Assemblea Pubblica della Rete / 21 gennaio 2015

Una settimana dopo l’esito delle primarie del centrosinistra e la vittoria di Raffaella Paita con l’appoggio del centrodestra, il panorama politico regionale è fortemente cambiato. Cofferati è uscito dal partito che aveva

contribuito a fondare sancendone di fatto il mutamento genetico, i civatiani hanno dichiarato pubblicamente che metteranno in campo una lista alternativa a quella della Paita, non riconoscendosi più nell’attuale PD.

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Quella che prima del voto era la coalizione di centrosinistra non esiste più. La Rete a Sinistra si ritrova al Teatro degli Zingari in una assemblea affollatissima. Nel corso dell’assemblea si decide di portare la Rete alle elezioni. Mentre il dibattito sui media è

tutto incentrato sulle candidature, nell’assemblea degli Zingari sono messi al centro i contenuti e si discute di come dare forma a un progetto politico unitario della sinistra, il più avanzato in Italia.

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IN PIAZZA AD ATENE

ORE 10,30, lezione di Tsipras. Sono sei i genovesi che, ieri mattina, dopo aver fatto la notte praticamente in bianco per festeggiare il trionfo di Syriza ad Atene, si infilano nella sede di "Radio Kokkino", l'emittente della formazione che ha appena vinto in Grecia e che si trova proprio di fianco all'Università, il quartier generale dell'alleanza greca che ha trionfato alle elezioni. - la Repubblica

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LE ELEZIONI

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Liguria che vorrei / 7 febbraio 2015

La Rete a Sinistra, in vista delle regionali, scrive il programma in modo aperto e partecipato, prima con una consultazione aperta e poi attraverso la piattaforma digitale loomio.org, la stessa usata da Podemos in Spagna.

Attraverso un questionario online avviene una consultazione sui temi, sulle priorità e sui bisogni di questa regione. Partecipano più di

1.000 persone e i risultati sono presentati nel corso di un’assemblea pubblica a Genova.

Successivamente la discussione e l’elaborazione del programma si spostano sulla piattaforma loomio.org. Così circa 300 persone hanno l’opportunità di partecipare direttamente alla stesura del programma. 

Il programma in sintesiREDDITO MINIMO DI AUTONOMIA. Portiamo tutti avanti.

Il reddito di autonomia è uno strumento concreto ed efficace per consentire a tutti di vivere una vita autonoma e dignitosa.

È un mezzo per lottare contro la povertà e favorire lo sviluppo della nostra regione.

Può garantire fino a 800 € al mese e servizi adeguati di collocamento, formazione e assistenza a ogni persona adulta in difficoltà, finché non sia in grado di vivere libera da ricatti e soprusi.

Possiamo realizzarlo spendendo meglio 140 milioni del nostro bilancio.

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LEGALITÀ. Una Liguria più giusta.

Finanzieremo l’applicazione della legge regionale antimafia, che fino adesso è rimasta lettera morta.

Assegneremo con dei bandi i beni confiscati alla mafia e istituiremo un fondo di garanzia per le spese del loro riutilizzo.

Nell’attribuire fondi regionali ai comuni premieremo quelli che disincentivano il gioco d’azzardo.

Porteremo chiarezza nell’assegnazione degli appalti con procedure trasparenti che

contrastino i tentativi di infiltrazioni mafiose.

POLITICHE DI GENERE. Un salto culturale con al centro le persone.

Proponiamo un salto culturale con al centro le persone, un “bilancio di genere” regionale con cui analizzare l’impatto delle scelte politiche e amministrative su uomini e donne.

Un nuovo modello di organizzazione del lavoro e interventi mirati allo sviluppo di servizi legati alla famiglia.

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Incentiveremo la partecipazione paritaria nei luoghi di lavoro, individuando gli strumenti per sostenere l’equilibrio tra occupazione e vita privata e familiare, lavoro e imprenditoria femminile.

RIFIUTI ZERO. Il futuro è nel riuso.

Il futuro è nel riuso secondo il principio ‘rifiuti zero’, perché quello che oggi consideriamo un rifiuto domani possa avere una nuova vita.

Proponiamo un piano regionale sui rifiuti che parta da efficienza energetica, tutela ambientale, ricerca e innovazione tecnologica, superamento del modello attuale di discarica.

Costruiremo una rete che coinvolga tutti i soggetti amministrativi con l’obiettivo comune della crescita della raccolta differenziata e della gestione locale dei sistemi di smaltimento.

Interverremo sul piano fiscale con incentivi al compostaggio e premi a cittadini e imprese che guardano con responsabilità all’ambiente.

BUONA POLITICA. Aprire la regione ai cittadini.

L’anagrafe dei politici e delle lobby, un bollettino regionale più chiaro e un bilancio in formato ‘open’ sono le nostre proposte concrete per consentire ai cittadini di conoscere le attività delle istituzioni regionali e degli eletti.

Con più trasparenza possiamo favorire la buona politica, contrastando conflitti d’interesse, rapporti poco chiari tra politica e poteri economici, corruzione e illegalità.

Possiamo essere trasparenti in Liguria perché la politica non deve avere nulla da nascondere.

ISTRUZIONE. Solide basi al futuro dei giovani in Liguria.

Scuola e aiuto all’orientamento sono essenziali per potenziare le eccellenze del territorio e creare opportunità per i nostri giovani.

La Regione può intervenire nell’inclusione, nella tutela delle fasce deboli, nel contrasto alla dispersione e all’abbandono scolastico, in servizi snelli per le aziende, in un sistema efficace per inserire o reinserire le persone nel mondo del lavoro (stage, tirocini e percorsi di crescita che colleghino

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formazione e impiego creando occupazione).

Possiamo investire in modo più efficiente 100 milioni di fondi europei per finanziare una vera strategia regionale per la formazione.

BENI COMUNI. Scelte partecipate e trasparenti. 

Le scelte devono essere partecipate e trasparenti.

Svolgeremo un dibattito pubblico su ogni grande progetto di trasformazione del territorio e delle comunità che li abitano.

Le istituzioni possono confrontarsi con i cittadini sui pro e contro di ogni opzione, inclusa l’opzione zero (cioè la non realizzazione del progetto), sulla base di criteri di

sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

Investendo nelle cooperative di utenti organizzeremo la gestione dei beni comuni come l’acqua, per valorizzarne la natura pubblica nell’interesse generale.

SALUTE E WELFARE. La salute è un diritto.

Salute e servizi sociali sono un diritto di tutti e un interesse generale.

Ci occuperemo della pianificazione strategica, non delle nomine dei dirigenti per cui vogliamo stringenti criteri di merito.

Aboliremo subito la scandalosa legge sui primari che fa aumentare le tariffe per i cittadini ma privilegia gli interessi di pochi.

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Punteremo su ospedali d’altissimo livello e investiremo fino a 100 milioni di fondi europei in una rete capillare sul territorio di presidi sanitari e sociali.

SVILUPPO, TURISMO, CULTURA. Serve una visione d’insieme.

Difenderemo i presidi industriali esistenti, sostenendo lo sviluppo delle aziende ad alta tecnologia a partire dall’utilizzo delle energie rinnovabili, puntando su industrie creative e sull’economia della conoscenza.

Sosterremo il commercio, difendendo i piccoli esercizi commerciali, contenendo la liberalizzazione selvaggia del settore e contrastando l’espansione sregolata della grande distribuzione.

Svilupperemo il turismo. La regione deve svolgere un ruolo di regia per valorizzare lo

straordinario patrimonio paesaggistico e culturale della Liguria.

AMBIENTE. Il territorio è un bene di tutti.

Cemento zero e divieto del consumo di suolo, da un lato, e investimenti nella rigenerazione urbana e nella prevenzione del rischio idrogeologico, dall’altro, sono i criteri per un nuovo modello di sviluppo.

Con una programmazione strategica possiamo assicurare una crescita integrata della costa e dell’entroterra con filiere produttive ad alta qualità ambientale.

Possiamo realizzare un nuovo modello di sviluppo in Liguria con una gestione strategica e coordinata di 650 milioni di fondi europei fino al 2020. 

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Con Luca, la scelta giusta Dopo il programma, troviamo il candidato: Luca Pastorino, deputato e sindaco di Bogliasco. Il suo nome è lanciato in prima battuta da Sergio Cofferati, che ha lasciato il PD qualche settimana prima di lui. In poche settimane di campagna elettorale ci siamo sentiti fare troppo spesso le stesse domande, così le abbiamo riassunte in un “rispostario” che ripubblichiamo.

Perché ti sei candidato?

Per rappresentare gli elettori di centrosinistra, indecisi e delusi che non votano più. In Liguria possiamo cambiare modo di fare politica. Chiedo un voto utile per sbloccare una situazione di confuse larghe intese che paralizzano tutto. Qui Renzi vuole sperimentare sulla nostra testa un laboratorio del partito nazionale senza alcuna analisi seria sui problemi della regione. Io sono un sindaco di paese e ho l'abitudine di

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stare sul territorio e parlare con le persone.

La tua è una candidatura alternativa alla Paita?

La mia candidatura è per rappresentare un progetto innovativo e concreto rivolto alla maggioranza degli elettori liguri, di centrosinistra, indecisi e delusi che non votano più. Tutto il resto mi sembra un ragionamento politicista che non interessa alle persone.

Chi sostiene la tua candidatura?

La mia candidatura nasce in un percorso che riunisce le forse politiche di sinistra, pezzi del PD, associazioni, movimenti. È un laboratorio nuovo per la Liguria che vuole sviluppare proposte concrete e fattibili per cambiare in modo radicale il modo di fare politica nella nostra regione. Il nostro è un progetto di cambiamento per la Liguria. È un progetto di tutti e parte dalle persone che credono nel cambiamento. Funziona con strumenti innovativi di partecipazione e discussione trasparente.

Un voto a Pastorino è un voto sprecato?

Il voto utile è un voto per me, per realizzare finalmente delle cose utili in Liguria. Ne abbiamo bisogno e lo sanno tutti sennò non si farà mai nulla. In Liguria c'è un sistema consociativo dove l'intreccio d'interessi che deve tenere tutto assieme non fa mai scelte strategiche.

Perché votare Pastorino?

Per avere un governo di centrosinistra in Liguria e chiudere l'esperienza delle larghe intese che per tenere assieme tutti non guardano ai problemi delle persone. La mia candidatura è l'unica che rappresenta un progetto di centrosinistra e di governo in Liguria e che si impegna a cambiare davvero le cose, con dieci proposte precise su dieci priorità della regione, dal reddito minimo alla trasparenza al territorio. Chi vuole cambiare può realizzare il cambiamento votando per il progetto che rappresento.

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Le listeAbbiamo presentato alle elezioni due liste, quella della Rete a Sinistra e la lista Pastorino.

Rete a Sinistra

Carla Nattero Jacopo Colomba Claudia Faustini Enrica Tonola Sergio Lugaro Erica Crespiani Marco Ravera Gianni Pastorino Manuela Parasi Enrico Pignone Laura Vari Agostino Gianelli Chiara Antolini Matteo Melis Cristina Aste Massimiliano Milone Annalisa Calisto

Marcello Napoli Francesca Schelotto Alberto Soave Lorenzo Cimino Laura Canale Massimo Lombardi Mirca Moruzzo

lista Pastorino

Caterina Ansaldi Andrea Stimamiglio Gianpaolo Malatesta Laura Belotti Antonio Bassi Silvana Comanducci Massimo Maugeri Emilia Michelazzi Pietro Mensi

Valentina Moro Fabio Panariello Simona Simonetti Bruno Saccomanni Gipo Sommovigo Rosalia Rita Sansone Giovanni Lagomarsini Simona Lupi

con Pastorino*

Alessandra Ballerini Jan Casella M. C. Castellani Michele Fiore Michela Tassistro Gian F. Grosso

*”listino”, previsto dalla legge elettorale ligure

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I risultatiLuca Pastorino, il giorno dopo le elezioni, svolge la più sintetica e puntuale analisi del voto possibile:

Io ho ottenuto il 10 per cento senza simboli nazionali, e con una campagna organizzata in pochissimo tempo, senza simboli nazionali a sostenermi.

Ciò malgrado qui abbiamo fatto il risultato più alto che una formazione di sinistra abbia mai fatto da molti anni, e sicuramente da quando esiste il PD. E senza la stupidaggine del voto utile il dato sarebbe stato anche più importante.

Per me questo è un risultato clamoroso, certamente positivo per noi, e l’inizio di un impegno a proseguire nel nostro lavoro.

La prima partecipazione elettorale della Rete a Sinistra ci consegna in effetti un bilancio positivo, rispetto alle precedenti elezioni in Regione e ad altre esperienze affini in luoghi diversi. Sotto il primo aspetto, nonostante la soglia psicologica del 10% sia mancata d’un soffio, nel voto a Luca Pastorino è netto il passo in avanti, in assoluto e in percentuale, sulla

media dei consensi regionali raccolti a sinistra dalle elezioni nazionali del 2008 (le prime cui ha preso parte il PD): 16 mila voti e 4 punti percentuali in più. In particolare merita di essere sottolineato ancora l’aumento di consensi reali a fronte del calo drastico della partecipazione al voto (l’affluenza si è ridotta dal 78% del 2008 al 51% del 2015, per altri 341 mila elettori che hanno scelto di disertare le urne). La crescita dei voti assoluti non è riuscita neppure al M5S, nonostante il momento di grande favore elettorale, ma solo al centrodestra nuovamente riunito e in recupero sulle europee del 2014. A confronto coi risultati di soggetti politici affini in altre zone del Paese, il nostro spicca come il migliore su tutte le elezioni regionali dalla nascita del PD, laddove il massimo precedente aveva raggiunto il 7% (nelle Marche, nel 2010). Un’ulteriore nota di merito è data dal fatto che sia più complesso presentare nuovi soggetti politici alle elezioni regionali rispetto alle comunali (dove il territorio è ridotto, la campagna elettorale è effettivamente concentrata su

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questioni locali, è più facile creare un rapporto diretto con più cittadini, i costi sono contenuti), il che è confermato dall’esperienza empirica ma anche da un dato: nel Centro-Nord, se guardiamo ai consensi raccolti da esperienze di sinistra alternative al PD, le quali abbiano ottenuto risultati positivi superiori al 5%, quelle che hanno partecipato a elezioni comunali hanno ottenuto percentuali medie del 25% migliori di quelle che han preso parte a elezioni regionali. Non è un caso, poi, che il M5S abbia iniziato la sua esperienza politica puntando solo su selezionate elezioni comunali.

Una nota negativa in merito all’incremento dei consensi reali è che sia rimasto concentrato nella fascia di costa da Savona a La Spezia, a parte alcune zone nell’interno di Genova, come risulta bene dalla precedente cartina di confronto con le elezioni europee del 2014, non andando a incidere sulla riviera di Ponente, zona storicamente difficile per la sinistra.

In prospettiva, il dato sui tre Comuni di Savona, Genova e La Spezia pone delle buone basi di lavoro per le elezioni amministrative del 2016 e 2017.

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Secondo le aspettative, la candidatura di Luca Pastorino a Presidente si conferma particolarmente indovinata realizzando uno scarto positivo di 2,8 punti percentuali sulle due liste. Questo dato è in linea con i migliori esiti di candidati a Sindaco o Presidente regionale di forze politiche di sinistra nel periodo dal 2008: nel Centro-Nord i tre record precedenti si erano attestati tra i 2,1 (a Livorno, nel 2009) e proprio i 2,8 punti percentuali (a Siena, nel 2013). Anche se il risultato più basso delle due liste era stato messo in contro, tra gli elementi negativi del 31 maggio rientra la mancata elezione di un secondo Consigliere regionale, per 3.063 voti.

Non è possibile negare che la sera dello scrutinio porti, naturalmente, una forte delusione per il mancato raggiungimento dei pronostici dei sondaggi. È un fatto che va inquadrato nel contesto delle elezioni regionali, molto polarizzate tra Toti e Paita e con un forte richiamo al voto utile, come pure in modo critico rispetto alla preparazione della Rete a Sinistra. La Rete infatti ha partecipato alle elezioni in modo giustamente precipitoso, prendendo atto del cambio radicale del quadro politico, senza però ancora

disporre della necessaria struttura territoriale, né avendo ancora realizzato tutto il percorso di elaborazione politica che si era impostato. In realtà, un esame complessivo dei sondaggi dimostra un esito finale in linea con l’evoluzione misurata del consenso. Incrociando il risultato con le previsioni del sondaggio che avevamo commissionato a Quorum all’inizio di aprile, i voti per Luca Pastorino coincidono numericamente con quanti erano stati pesati come i nostri elettori “probabili”: la campagna elettorale ha sostanzialmente convinto e mantenuto convinti gli elettori che sin dall’inizio erano rimasti persuasi dal nostro progetto e dalla candidatura di Pastorino, mentre continuano a esistere ampie opportunità di fare meglio, migliorando.

Il risultato elettorale tutto questo considerato è stato davvero clamoroso e un punto di partenza. La sfida dopo il voto del 31 maggio 2015 è riprendere il percorso e la forma di laboratorio delle idee, per sperimentare proposte e metodi di una sinistra unita sull’innovazione e sui temi vicini ai bisogni dei Liguri. Una sperimentazione senza pari per i risultati conseguiti né in altre Regioni e men che meno a livello nazionale, che rende ancora

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una volta la Liguria una terra d’avanguardia e capace di ospitare proposte politiche moderne.

I dati [cartina 1]

Il risultato a livello regionale è del 9,41%, equivalente a 61.988 voti. Dalla cartina emerge a colpo d'occhio come i maggiori consensi siano concentrati a Genova (12,63% con 30.870 voti) e nei dintorni, nelle valli del retroterra e lungo la fascia di costa fino a Lerici a Levante e fino a Bergeggi a Ponente. In particolare, nella provincia di Genova il risultato è pari all'11,75% per 42.733 voti—i due terzi del totale regionale, quando la provincia copre la metà dell'elettorato—e in quella di Spezia dell'8,73% con 8.148. In provincia di Savona il risultato si attesta sul 6,10% con 7.436 voti e in quella d'Imperia sul 4,61% con

3.671 voti. Meritano una menzione i risultati di Bogliasco (43,15%) e dei comuni limitrofi, Pieve Ligure (27,96%) e Sori (17,08%).

Le due liste ottengono nel complesso 35.593 voti e il 6,60%. Rispetto ai voti assoluti, quelli ottenuti dalle due liste sono circa i tre quindi dei voti del candidato presidente. Per confronto, si può notare che nel complesso le liste dei vari schieramenti hanno preso i quattro quinti dei voti dei candidati Presidente. Tutti i candidati principali ottengono più voti delle loro liste, ma i due candidati degli schieramenti tradizionali realizzano dei risultati relativamente peggiori: Toti a fronte di 23.384 voti in più della sua coalizione prende 3,26 punti percentuali in meno; Paita con 19.625 voti in più scende di 2,50 punti sul risultato delle liste del PD

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e alleati. Luca Pastorino e Alice Salvatore, al contrario, raccolgono dei migliori risultati: 26.393 voti in più per Pastorino, con un saldo positivo di 2,81% punti percentuali sulle due liste; 43.303 voti in più per la candidata a 5Stelle, per 2,55 punti percentuali in più rispetto al Movimento.

26.000 voti in più [cartina 2]

Questa cartina misura la variazione dei voti ottenuti da Luca Pastorino rispetto alla lista Altra Europa con Tsipras che ha partecipato alle europee del 2014 e può essere considerata come la più recente pietra di paragone per la nostra avventura elettorale. Si confronta la variazione nei voti reali, fatto 100 il risultato di Altra Europa in ogni Comune. Nel complesso, Luca Pastorino ottiene

quasi il doppio dei consensi raccolti da Altra Europa: 26.893 voti in più pari a un aumento di 4,90 punti percentuali. Pur col voto concentrato sul candidato Presidente, anche le due liste raggiungono un risultato marginalmente migliore: 498 voti in più, che valgono un incremento di 2,08 punti percentuali. Il risultato fondato su un aumento dei voti reali è tanto più notevole se si considera che l'affluenza è scesa dal 60,70% del 2014 al 50,68% del 2015, cioè 123.069 votanti in meno. Per quanto riguarda gli altri schieramenti, il centrodestra ha aumentato i suoi consensi  crescendo di 28.259 voti dalle quattro liste del 2014 al risultato di Giovanni Toti (più 8,90 punti percentuali), il PD e il M5S invece sono scesi rispettivamente di 140.456 voti (meno 13,83 punti

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percentuali) e 38.090 voti (meno 1,11 punti percentuali).

La cartina evidenzia un raddoppio (o più) dei voti concentrato a Genova (con un ottimo risultato nei due popolosi municipi del Centro), nel Golfo Paradiso e nei comuni limitrofi. Un risultato almeno equivalente in termini di crescita relativa, anche se meno pesante in assoluto, è registrato nell'Alta Val Fontanabuona. La Spezia e i dintorni, Savona, le zone del Golfo del Tigullio e di Sestri Levante-Moneglia e Alassio

segnano un aumento dei voti tra una volta e mezzo e due volte il 2014, importante dal punto di vista dei consensi assoluti. Il resto della provincia di Savona e la provincia d'Imperia si caratterizzano invece per una tendenza a mala pena di tenuta dei voti del 2014, se non anche di perdita; si distinguono in negativo l'area di Sanremo-Bordighera e Finale Ligure.

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Gianni Pastorino è eletto in consiglio Nato a Genova il 26 luglio 1959, ha una figlia di 21 anni. Durante gli studi universitari presso la facoltà di Giurisprudenza è stato assunto dall'Agenzia delle Dogane in qualità di funzionario tributario presso la Dogana di Ponte Chiasso. Rientrato nella Dogana di Genova

nel 1988, ha cominciato l’attività sindacale, prima come delegato della CGIL Funzione Pubblica, poi successivamente entrando a far parte del gruppo dirigente nazionale della Funzione Pubblica CGIL con la delega all'Agenzia delle Dogane, diventandone nel 2002 coordinatore nazionale.

È rimasto nella categoria per circa 11 anni, occupandosi anche di altri settori strategici quali il Comune di Genova. Nel marzo 2012 viene stato eletto Segretario Generale della SLC CGIL Genova, categoria che si occupa di Poste, Telecomunicazioni, teatri, RAI, emittenza privata e tutte le attività produttive aventi anche fare con la filiera della carta. È stato membro del Comitato Direttivo della Camera del Lavoro di Genova e del Direttivo nazionale SLC CGIL.”

E’ stato eletto con 1934 preferenze nel collegio di Genova.

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AVANTI CON RETE A

SINISTRA

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Avanti più veloci L'esperienza della Rete a Sinistra anticipa un percorso nazionale che procede ancora troppo lentamente. Il nostro è un laboratorio politico, spazio di sperimentazione di nuove pratiche politiche e organizzative che riunisce soggetti collettivi e singoli. Su queste basi vogliamo andare avanti veloci, migliorando e definendo una struttura più funzionale, più aperta e più inclusiva. 

Costituiremo la Rete a Sinistra come associazione di soggettivi collettivi e singoli, ispirando il modello organizzativo a quello di Libera. Non il partito della sinistra ligure quindi ma un laboratorio che proverà a sperimentare e orientare, anche a livello nazionale, un percorso di riunificazione, in attesa del concretizzarsi di un partito unitario della sinistra nazionale in cui siamo pronti a confluire.

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Il percorso  Il Comitato promotore della Rete a Sinistra è il luogo di discussione e condivisione dei passaggi per costituire un’associazione di soggettivi collettivi e singoli. Un laboratorio politico che proverà a sperimentare e orientare, anche a livello nazionale, un percorso di riunificazione, in attesa del concretizzarsi di un partito unitario della sinistra nazionale in cui siamo pronti a confluire. È uno spazio aperto a tutte le persone e associazioni che vogliono impegnarsi per proseguire il nostro percorso. 

La Rete a Sinistra si darà un’organizzazione aperta che sia la più permeabile e coinvolgente possibile. Continueremo a lavorare per obiettivi e campagne, decidendole nel modo più inclusivo. 

Definiremo obiettivi di medio periodo a livello regionale e, periodicamente, faremo un’analisi del lavoro svolto e dei risultati raggiunti. I circoli sul territorio dovranno lavorare allo stesso modo. 

Scriveremo il manifesto attraverso una larga e condivisa discussione pubblica. Costruiremo un percorso che intrecci la più ampia consultazione popolare con le opinioni e il lavoro di un gruppo di figure di riferimento del mondo della cultura e dell’università. 

Pensiamo a un organismo di gestione della Rete che sia rappresentativo di persone direttamente elette tra gli aderenti, dei rappresentanti delle associazioni e partiti che aderiscono, di una quota di personalità terze di valore scelte per competenze e rappresentatività. 

Questo organismo dovrà gestire la Rete a Sinistra e lavorare al suo interno con il metodo del consenso. Sulle questioni principali gli aderenti alla rete saranno consultati direttamente. 

Ci daremo degli strumenti per favorire la partecipazione di tutti, utilizzando, ad esempio, il web e le nuove tecnologie migliorando quanto già fatto per costruire il programma delle regionali. 

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Attiveremo gruppi di lavoro aperti a tutte le competenze, almeno uno per ogni commissione consiliare regionale per essere di supporto e stimolo all’attività dei nostri eletti. 

Continueremo a gestire le risorse in modo preciso e trasparente. Appena finito di pagare i debiti della campagna elettorale ci daremo a un meccanismo di

gestione delle risorse che finanzi i progetti e le attività dei circoli sulla base delle proposte provenienti dal basso. 

Abbiamo creato un primo gruppo di lavoro che preparerà una bozza di Statuto da portare alla discussione. Ne fanno parte: Lara Trucco, Arturo Flick, Lorena Lucattini, Emilio Robotti. 

ora! la tua opinione La Rete inizia il percorso sul manifesto con un questionario online aperto a tutti per selezionare cinque gruppi di parole rappresentativi della sinistra. I gruppi semantici sono discussi in altrettanti tavoli di lavoro nel corso

di un assemblea diversa, aperta, inclusiva, circolare. Il prodotto di questo lavoro sono cinque sintesi, che serviranno da traccia per la definitiva stesura del manifesto della Rete a Sinistra.

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Le sintesi dei tavoli di lavoro / 12 novembre 2015

Uguaglianza Pari opportunità

L'uguaglianza deve sussistere nel rispetto e nella valorizzazione delle differenze. La Costituzione italiana contiene in sé l'uguaglianza e la parità di opportunità. L'uguaglianza e la parità di opportunità possono essere promosse dal rispetto delle norme esistenti, dall'aggiunta di nuove norme , dall'educazione affettiva e sentimentale finalizzata al superamento degli stereotipi. L'uguaglianza oggi va intesa come parità di opportunità ad ogni livello. La crescita di disparità e ingiustizie va risanata attraverso nuove politiche pubbliche e il ripensamento dei sistemi di welfare per cui tutti e tutte possano accedervi. Si ritiene dunque fondamentale introdurre il reddito minimo. L'uguaglianza non è appiattimento ma parità di opportunità nei livelli di partenza come pre condizione per arrivare a valorizzare i meriti e i talenti di

ciascuno. La discussione nel tavolo di lavoro Il tavolo, seguendo le fasi previste, ha suddiviso domande e risposte in quattro macrogruppi: • contrasto agli stereotipi • diritti umani • parità salariale • ridistribuzione delle ricchezze La Costituzione Italiana è stata segnalata diverse volte, come caposaldo da cui partire per risolvere molte delle problematiche che sono venute fuori, in svariati ambiti. Vi è stata, da parte del gruppo un attento uso del linguaggio (parità NON pari opportunità, contrasto NON lotta agli stereotipi...). Per evolvere come società l'educazione sentimentale nelle scuole deve essere supportata di pari passo dalla legislazione, perché "le norme vengono prima del cambiamento sociale". Bisogna anche facilitare a tutti i livelli l 'accesso all'informazione. E' stato più volte sottolineato come il termine "uguaglianza" non stia a sottintendere "omologazione", ma

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bensì "esaltazione delle differenze".

Solidarietà Fratellanza

Queste parole indicano un impegno etico e sociale a favore degli altri e verso chi ha bisogno. Tuttavia per noi implicano prima di tutto il tema della reciprocità e dello scambio, riprendendo la tradizione dei nostri padri e dei nostri nonni che con le Società di Mutuo Soccorso ottocentesche hanno saputo creare le condizioni di aiuto reciproco. Fratellanza e solidarietà implicano la capacità di mettersi dalla parte dell’altro, di provare empatia e di decidere di prendersi cura aiutandosi reciprocamente. C’è bisogno di riscoprirsi parte di una comunità dove i problemi del singolo sono problemi di tutti, una società improntata alla cooperazione, condivisione di beni e servizi e alla collaborazione reciproca. Essere solidali e fraterni vuol dire considerare tutti gli uomini e le donne come abitanti del medesimo pianeta terra, le cui risorse devono essere gestite in modo da bastare per tutti. La discussione nel tavolo di lavoro Il tavolo ha lavorato sul significato che oggi debbono avere, per la sinistra, le parole solidarietà e fratellanza. Quali ambiti

approfondire? Quali domande e quali spunti sono implicati dalle due parole? Nella prima parte del lavoro ogni partecipante al tavolo ha espresso degli ambiti da approfondire, delle domande, degli spunti riguardanti queste due parole. Ci si è soffermati sulle problematiche principali e le differenze del ruolo che la solidarietà e la fratellanza avevano nel nostro Paese in generale, e nella sinistra in particolare, fino a trent’anni fa rispetto ad oggi. Sono emersi quattro argomenti, possiamo definirle quattro macro aree, che possono aiutarci a definire al meglio i concetti di solidarietà e fratellanza e che la sinistra deve approfondire cercando, all’interno di questi argomenti, possibili soluzioni. I quattro ambiti individuati sono: • Integrazione. – Oggi il tema della solidarietà è legato anche molto al tema delle migrazioni, alle pratiche di accoglienza e all’accesso alla cittadinanza. • Modello alternativo , equa distribuzione, mutuo soccorso. – Abbiamo un modello economico e sociale che oggi propone valori e modelli di vita antitetici alla solidarietà e alla fratellanza. La forbice tra chi ha troppo e chi ha troppo poco si allarga sempre di più, i ricchi sono sempre meno e sempre più ricchi, i poveri sempre di più e sempre più

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poveri. Appare chiaro quindi che fare diventare l’epicentro del nostro modello di società parole come solidarietà e fratellanza vuol dire partire da una critica radicale al capitalismo e al modello di sviluppo che ne consegue. La sinistra deve pretendere e realizzare una equa redistribuzione delle risorse per finanziare un welfare improntato ai principi solidaristici del mutuo soccorso e non all’assistenzialismo. • Nuove forme solidarietà, innovazione. – Nello scenario attuale di crisi economica e del Welfare State è possibile isolare una serie, non esigua, di “pratiche di resistenza” alla crisi. Gruppi informali e spontanei di soggetti hanno cominciato a dar vita a nuove pratiche di solidarietà o a sperimentare l’autorganizzazione per rispondere a bisogni fondamentali individuali o collettivi. Essi reagiscono alla crisi economica attraverso soluzioni alternative tanto al sistema pubblico che al mercato, attivano meccanismi di solidarietà e di cooperazione. Dal punto di vista del pensiero economico, queste esperienze sono riconducibili alla sharing economy e stimolano una riflessione generale sull’attuale modello economico neoliberista, basato su una forma radicale di individualismo e sulla convinzione

che il meccanismo concorrenziale sia l’unico capace di soddisfare bisogni differenti e in competizione tra loro. • Spazi e luoghi. – Oggi mancano quei luoghi di creazione di comunità, di messa in pratica della solidarietà e di elaborazione condivisa, d’incontro e discussione dove le necessità e le richieste dei singoli possano essere espressi e dove si possa contribuire alla formazione di proposte e azioni a sostegno l’uno dell’altro. Occorre capire come ridare senso a quelli che oggi ci sono e come crearne di nuovi. L’analisi delle questioni e lo sviluppo delle risposte. A seguito di questo lavoro si è proceduto con l’approfondimento di questi aspetti e l’analisi storica di alcune dinamiche. È emerso come una volta, per la sinistra, la solidarietà fosse un vanto: faceva parte di una cultura comune e quasi egemone. Una tradizione nata con le Società di Mutuo Soccorso, dove si è rafforzato il valore del mutualismo, dove l’individuo aiuta l’altro aiutando se stesso e viceversa—concetto differente dalla carità cristiana. La sinistra si è battuta per fornire i mezzi ai più deboli, per permettere loro di camminare con le proprie gambe. Si è constatata la drammaticità del contesto sociale odierno, una società estremamente

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frammentata e individualista, che vede la crescita del disagio giovanile, il dilagare di razzismo ed un egoismo ormai quasi viscerale nella grande maggioranza della popolazione. Complice di questa situazione è anche la sconfitta della sinistra, un fallimento dovuto anche al fatto che ha abdicato al suo ruolo: quello di una politica che non parli solo alla pancia della gente, ma che abbia un’azione culturale e una funzione anche educativa. La sinistra è riuscita ad ottenere enormi conquiste, che hanno portato a garantire un welfare di alto livello in molti Paesi occidentali, un welfare oggi più che mai sotto attacco. La crisi economica che stiamo attraversando è anche la crisi del Welfare State. La sinistra che stiamo costruendo deve dare nuova forza e linfa a questi due concetti, riappropriandosi di un ruolo perduto da tempo. Le difficoltà sono sicuramente molte, la solidarietà oggi è percepita come buonismo, come semplice assistenza e sempre e solo legata all’emergenza. Anche la sinistra deve aver chiaro che la solidarietà non è esclusivamente legata alle condizioni migratorie, alla drammatica vicenda dei profughi: questa è solo la punta dell’iceberg. Mancano sempre più gli spazi, i luoghi dove fare e vivere la

solidarietà. Di primaria importanza è ridare dignità e un ruolo centrale alla scuola, oggi sempre più priva di risorse, e sempre più meritocratica, dove sempre meno viene praticata la solidarietà. La scuola può essere invece un luogo di integrazione, di insegnamento di pratiche di solidarietà attiva, un luogo di aggregazione e punto di riferimento anche per l’intero quartiere, in cui mancano sempre di più sedi di prossimità e di socializzazione. È proprio a questo indebolimento della rete di servizi, la quale garantiva dignità alla persona, che oggi bisogna fare fronte. I corpi intermedi sono in grande difficoltà e vanno difesi ma rinnovati: è una battaglia decisiva dal cui esito dipende anche la tenuta della piena democrazia nel nostro Paese. La sinistra, quindi, deve agire in modo che la solidarietà e la fratellanza diventino parte integrante e determinante dei processi economici. La sinistra deve essere promotrice di una politica che sia portatrice di uno spostamento corposo di risorse, che sappia sperimentare nuove forme di mutualismo, di lavoro e di integrazione. La sinistra deve saper svolgere un’azione unificante e integrante nella società, sia in merito alle diverse categorie lavorative, sia al Paese di

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provenienza. La persona deve essere al centro delle politiche, il suo rispetto, il suo benessere al quale l’economia deve essere subordinata e non viceversa. È stato proposto di inserire il reddito minimo garantito e la questione del diritto di cittadinanza come condizioni imprescindibili per un’inversione di rotta. Serve anche che la sinistra, facendo tesoro delle conquiste del secolo scorso, sappia innovarsi e praticare nuove forme di solidarietà. Bisogna prima di tutto riconoscere le nuove forme di solidarietà e mutualismo che stanno emergendo nel Paese. Alcune di queste pratiche nascono come risposta diretta a una situazione di bisogno o di assenza determinata dalla crisi: si pensi, ad esempio, al cohousing, che consente di affrontare l’esigenza abitativa in una dimensione comunitaria; al coworking, che rappresenta una nuova forma del lavoro; o agli strumenti di finanza etica, che consentono di finanziare attività, progetti e imprese sociali che, altrimenti, non riuscirebbero ad accedere agli ordinari canali di credito. Queste esperienze, pur evidenziando una disfunzione nelle politiche pubbliche, si dimostrano alternative anche al sistema privato e in particolare al mercato, opponendo alla concorrenza la cooperazione. In

altri casi, l’autorganizzazione introduce nel nostro ordinamento soluzioni dette di neomutualismo, che vanno a sostituirsi o a colmare il vuoto del Welfare State. Occorre dare una cornice di senso a queste esperienze frammentate e capire in che relazione stanno con la storia tradizionale di lotta della sinistra che ha portato alla costruzione del Welfare State. Sono sempre più diffuse le disuguaglianze economiche, di ceto, di origine, di orientamento sessuale, per questo serve un rilancio e non solo una difesa di quel poco che resta ancora in piedi, facendo tesoro anche della grande rete di volontariato presente oggi nel nostro paese, che in alcuni casi si rappresenta un baluardo di integrazione, solidarietà e fratellanza.

Onestà, Etica Questione morale, Trasparenza

Le parole del tavolo si definiscono tramite una serie di concetti correlati tra loro: Comunicare valori di onestà ed etica perseguendo politiche volte al bene comune, mettendo in atto comportamenti coerenti con i principi che si vogliono rappresentare. Proporre un modello di moralità nell’amministrazione della cosa

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pubblica, a partire dai propri comportamenti, senza demagogie né moralismi. Mettere al centro le persone che incarnano le istituzioni, per investirle delle responsabilità cui sono chiamate e per attivare un dialogo con i cittadini rendendoli partecipi e a loro volta responsabili delle scelte condivise. La trasparenza è lo strumento attraverso il quale si realizza l’etica in politica, dando attuazione ai propri programmi tramite processi partecipativi e consentendo ai cittadini di monitorare l’operato dei propri rappresentanti. Favore per una semplificazione e snellimento delle procedure burocratiche da coniugare, tuttavia, con regole certe a tutela della trasparenza e della legalità nell’ambito delle politiche pubbliche. Individuati i concetti che definiscono le parole del tavolo, i partecipanti hanno anche rilevato una serie di parole strettamente connesse: rispetto, condivisione, coerenza, responsabilità, bene comune.

Giustizia equità

La GIUSTIZIA va coniugata col termine SOCIALE: Essa si attua tramite l’inclusione sociale e le pari opportunità per tutti, di qualsiasi ceto e provenienza. E’ giusto in ogni campo riconoscere i meriti

personali, avendo però prima garantito e stabilito delle basi di partenza, che garantiscano dignità e i beni primari ai singoli individui; questo implica una definizione chiara dei diritti del cittadino e più generalmente dell’uomo. Devono essere garantiti a priori i diritti fondamentali, che non prevedono doveri, occorre operare tramite un ‘patto democratico’ tra istituzioni ed individui che definisca diritti e doveri di entrambe le parti. Questi concetti sono sia princìpi propri della giustizia sociale, sia strumenti per attuarla nei vari ambiti. La base di tali princìpi si ritrova interamente nella prima parte della Costituzione, che va perciò difesa ed attuata. La discussione nel tavolo di lavoro Il consenso nel tavolo sugli elementi chiave della definizione ha portato a sviluppare una lista degli ambiti in cui la giustizia sociale va attuata: - L’istruzione e la sanità, come diritti necessari, garantendone l’accesso a tutti ed incentivandoli con risorse. - Il lavoro, rispettando i diritti dei lavoratori, rivalutando il ruolo delle parti sociali, ma anche il diritto al lavoro, operando quindi la lotta alla disoccupazione; il concetto di lavoro non deve essere connesso solamente all’idea di profitto ma anche alla tutela, della persona e dell’ambiente. - Un’equa pressione fiscale (secondo le

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indicazioni dell’Art. 3 della Costituzione), che sia progressiva e che sia uno strumento di redistribuzione di redistribuzione delle risorse. - Un’informazione trasparente e condivisa, in modo sia da garantire un equo accesso ai dati per tutti, sia per evitare la mistificazione dello stato di fatto della realtà della stessa giustizia sociale. - Un modello di sviluppo che preveda un uso responsabile delle risorse (avendo cura di parlare di ‘uso’ e non di ‘consumo’) e che abbia una visione internazionale, con particolare attenzione alla solidarietà verso i Paesi in via di sviluppo, considerando che la maggioranza di molte risorse proviene da questi. Parlare di scelta riguardo al modello di sviluppo implichi necessariamente recuperare la politica come strumento per regolare il mercato, ed un ritorno all’intervento pubblico nella gestione dei servizi e dell’economia. Per garantire la democraticità delle scelte ed operare ai fini della giustizia sociale stessa, occorre operare per la partecipazione orizzontale alle scelte pubbliche da parte della cittadinanza.

Possibilità opportunità alternativa

Possibilità: la capacità di creare gli strumenti ed immaginare soluzioni radicali ai problemi, per un’alternativa nella quale nessuna opportunità (è/sia) preclusa. La discussione nel tavolo di lavoro Nel tavolo che si proponeva di analizzare queste tre parole le problematiche emerse, in senso costruttivo, son state principalmente riguardanti il carattere riequilibrante e redistributivo che la sinistra deve e dovrà mettere in atto. L’esigenza di dover definire una parola, che fosse tra quelle ispiratrici il manifesto della #Rete a Sinistra, ha portato da subito la discussione a svilupparsi su due piani. Da una parte il piano teorico, tramite proposte che fossero innanzitutto di carattere ideale, quali linee guida e principi fondanti per il prosieguo del confronto. Dall’altra parte il piano pratico, naturale conseguenza del primo, per poter dare una continuità politica alle esigenze di carattere ideale. Quali sono le problematiche legate alle parole di questo tavolo di discussione? Quali domande vengono in mente pensando a queste parole, diverse tra loro ma che hanno una comune matrice politica? Come possono essere

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definite, oggi, queste parole da parte di una forza politica di sinistra che guardi non solo al futuro prossimo? Le possibilità sono le azioni per esistere anche in futuro. Possibilità è ciò che la nostra volontà, unita a contingenze storico/ politiche, ci deve portare ad individuare come l’orizzonte cui tendere, per un’alternativa politica che torni ad essere portatrice delle istanze proprie della Sinistra. Questo tipo di considerazione è venuta fuori immediatamente nella prima fase di discussione. Dalle opinioni messe per iscritto dai partecipanti a questo tavolo si è evinto un forte bisogno di nuove visioni e di speranza, da raggiungere tramite l’avanzamento di proposte radicali, che tengano conto della società in cui ci muoviamo e che siano alternative in quanto consapevoli di limiti nuovi, dettati dai mutamenti di cui siamo testimoni. Uno degli elementi che maggiormente si è presentato è quello della connessione tra le parole oggetto di analisi e il senso della parità di condizioni per tutti, riassumibile nel dettato dell’articolo 3, 2º comma della nostra Costituzione. Non può infatti esistere alternativa senza un riequilibrio delle condizioni di partenza dei cittadini, in ambito economico, sociale e per quanto

concerne la parità dei diritti. Si è palesata, nel corso della discussione, una forte esigenza di rinnovamento per quanto riguarda le strutture interne dei partiti e delle organizzazioni della sinistra “tradizionale”, che hanno perso il loro ruolo di connessione tra società ed istituzioni ed il loro ruolo sociale di aggregazione e cultura, soprattutto per i giovani. Il fine cui tendere dev’essere quello dell’alternativa politica, la subalternità alle logiche economiche neoliberiste di alcune esperienze della sinistra moderata hanno portato a sacrificare conquiste ottenute in decenni di battaglie politiche. Le opportunità storiche ci pongono di fronte alla responsabilità di essere una sinistra che sia credibile nel dare speranza e risposte decise ai problemi del nostro tempo. Quali risposte si possono dare a queste problematiche? Quali sono le soluzioni per dare un senso a queste parole che avvertiamo essere imprescindibili per il nostro futuro politico? Come bisogna agire per dare corpo ed anima ad un soggetto politico di sinistra? Sono emersi orientamenti chiari e non dissimili tra loro in questa seconda fase della discussione. Molte delle risposte alle domande sopra riportate riguardavano le politiche per la casa, la

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riconversione ecologica nei nostri territori, il lavoro, i giovani ed il diritto allo studio. Tutte tematiche che toccano la tematica dell’esigenza di migliori condizioni lavorative, economiche, di accesso ai servizi per le persone in maggiori difficoltà. L a redistribuzione della ricchezza è, anzitutto, un’esigenza di giustizia sociale, oltre che economica. Le pari opportunità per tutti di accedere ai più alti livelli di istruzione e di posizioni in ambito lavorativo si ricollegano direttamente al tema del lavoro e del diritto allo studio, per i giovani ma non solo. Ad una realtà politica che sta smantellando da anni il sistema di Welfare State, bisogna

rispondere con campagne in difesa dei diritti. Queste sono le prime e più urgenti esigenze per dare ed avere una possibilità come forza di sinistra. La discussione è volta quindi alla sua conclusione: la stesura di una definizione di una di queste parole per il manifesto della #Rete. Tutti i presenti, trovatisi concordi nelle precedenti fasi di discussione e di impostazione delle tematiche su cui dibattere, hanno deciso di approntare una definizione che tenesse insieme tutte e tre le parole di partenza, dal momento che, pur essendo caratterizzate da un’affinità semantica, possono essere declinate con accezioni complementari.

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CAMBIAMO LA LIGURIA

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#opportunitàscuola

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Opportunità scuola >> reteasinistra.it/opportunitascuolaVogliamo finanziare un fondo per l'acquisto di libri da fornire in comodato (un prestito gratuito) agli studenti liguri. La nostra proposta garantirà 25.700 studenti nel 2016 che diventeranno 51.400

nel 2018 grazie al meccanismo virtuoso che si creerà. Per finanziare questa iniziativa vogliamo tagliare i costi della politica risparmiando 3 milioni di euro all’anno.

La proposta di legge La proposta di legge intende creare un sistema di fornitura gratuita, tramite comodato, dei libri di testo agli studenti residenti

in Liguria delle scuole pubbliche medie e superiori (rispettivamente dette “scuole secondarie di primo grado” e “scuole secondarie di

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secondo grado”), finanziato coi risparmi derivanti dalla riforma del trattamento economico di eletti e gruppi consiliari. Gli alunni delle scuole secondarie in Liguria sono circa 38 mila alle medie, 25 al biennio delle superiori e 31 al triennio: in totale 94 mila . La spesa media annua in libri di testo per ogni singolo alunno può essere calcolata in 181 € alle medie, 226 al biennio delle superiori e 233 al triennio. Il costo complessivo per le famiglie liguri, quindi, ammonterebbe a 19,75 milioni € ogni anno scolastico. Il costo dell’istruzione costituisce un peso per le famiglie a fronte di una situazione sociale ed economica difficile. Un dato, tra i tanti che si potrebbero ricordare, evidenzia che il 20% delle famiglie in Liguria percepisce di vivere una condizione di “grande difficoltà”. Il costo dell’istruzione è, poi, uno degli fattori che alimentano la dispersione e l’abbandono scolastico, con i loro effetti

dannosi su tutto il sistema sociale ed economico nel medio periodo. Dispersione e abbandono scolastico hanno un tasso del 28% in Liguria, con un rischio di verificarsi che è tanto maggiore quanto è più grave la situazione economica familiare. La legge dello Stato prevede già degli interventi parziali per ridurre il costo dei libri di testo, tramite rimborsi alle famiglie: dall’Articolo 27 della Legge 448/1998 (Misure di finanza pubblica per la stabilizzazione e lo sviluppo), modificato e integrato nel tempo, la Liguria ha tratto un finanziamento per 2,4 milioni nel 2015. Secondo il bando pubblicato sul sito dell’Azienda regionale per i servizi scolastici e universitari (ARSSU), le borse di studio per i libri scolastici nella nostra Regione andranno a coprire tra il 40 e il 55% delle spese per le famiglie con un indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) fino a 30.000 €. Il sistema dei comodati, secondo la proposta di legge,

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potrebbe arrivare a coprire 25.700 studenti nell’anno scolastico 2016/2017 per raggiungere il massimo di 51.400 studenti dal

2018/2019 (questo immaginando che addirittura un terzo dei testi acquistati per i comodati debba essere sostituito ogni anno e senza considerare eventuali economie di scala). In altre parole, con il sistema dei comodati a regime, il 55% degli alunni riceverebbe in modo gratuito i libri di testo. Il risparmio medio per le famiglie potrebbe essere di 100 € per ogni ragazza o ragazzo (pure tendendo conto delle famiglie che già ricevono i rimborsi parziali delle borse di studio); questo significa in particolare un risparmio fino a 200 o 300 € per le famiglie con più studenti delle medie e superiori in casa o anche con un solo un alunno che inizia a frequentare il Liceo classico o scientifico.

Il centrodestra blocca la discussione / 27 ottobre 2015

Dura prova dell’aula per “Opportunità Scuola”, la proposta di legge presentata da Rete a

Sinistra per dimezzare gli appannaggi dei consiglieri e della giunta regionale, convertendoli in

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acquisto di testi scolastici da fornire in comodato d’uso gratuito

a tantissimi studenti liguri. «Aggrappandosi a un’indecente

macchinazione, la maggioranza di centrodestra ha impedito che l’aula si esprimesse sulla nostra proposta – è la grave denuncia del consigliere Gianni Pastorino -. Un terribile precedente per la Liguria: comportamento a dir poco sleale, che calpesta la democrazia e oltraggia il lavoro del consiglio». La maggioranza di centrodestra blinda la discussione, blocca la votazione dell’articolato e chiude la porta a ogni tentativo di dialogo. Le

opposizioni insorgono e ottengono l’immediata sospensione del consiglio. «Speravamo almeno in una partecipazione costruttiva – rileva Pastorino –. L’istinto di prevaricazione mostrato dalla maggioranza è agghiacciante. Ma non sorprende: ci sono consiglieri alla quinta legislatura che hanno più di un motivo per lasciare le cose come stanno». Secondo i calcoli resi noti dagli

uffici di Regione Liguria, “Opportunità Scuola” avrebbe riconsegnato ai cittadini una cifra vicina ai 3 milioni di Euro annui: 13 milioni risparmiati in 5 anni di

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legislatura, e oltre 51.000 studenti che avrebbero beneficiato dei libri di testo gratuiti. «Una vera proposta di rottura che non fa sconti ai privilegi; ma che purtroppo resterà sulla carta, grazie alla totale indisponibilità della maggioranza – è l’amara considerazione del consigliere Pastorino –. Se c’era bisogno di prove, eccole: la maggioranza non ha nessuna intenzione di tagliare i costi della politica». Intesa sul fronte delle opposizioni, che si ricompattano nel condannare il comportamento del centrodestra: «Prendiamo atto che le altre forze di opposizione si sono schierate dietro alla nostra proposta e ne hanno appoggiato la discussione – evidenzia Pastorino -. In particolare, il Movimento 5 Stelle ha dichiarato espressamente il proprio voto a favore, archiviando così settimane di tentennamenti e polemiche improduttive: è da qui che possiamo ripartire». Resta il problema di come arginare le tentazioni antidemocratiche della maggioranza: «Non rinunciamo a verificare con i nostri legali se impugnare la procedura applicata – conclude Pastorino - perché contraria allo spirito di un’assemblea legislativa che deve entrare nel merito di tutte le proposte di legge presentate, sia quelle della giunta sia quelle dei consiglieri; specie di opposizione». La

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questione dei tagli ai costi della politica è solo rinviata.

[Comunicato stampa gruppo consiliare Rete a Sinistra]

L’opposizione scrive al prefetto / 4 novembre 2015E alla fine la lettera indirizzata al Prefetto è davvero partita. In calce le firme dei 3 capigruppo di opposizione: Gianni Pastorino (Rete a Sinistra), Raffaella Paita (Partito Democratico), Alice Salvatore (Movimento 5 Stelle). «Come annunciato la scorsa settimana, abbiamo scritto al Prefetto Spena per informarlo dei fatti gravissimi avvenuti in consiglio regionale il 27 ottobre 2015, giorno in cui era prevista la votazione della nostra proposta di legge “Opportunità Scuola” – dichiara il consigliere Gianni Pastorino -. Siamo di fronte a un disegno ben orchestrato per imbavagliare l’opposizione e per evitare imbarazzi a quella parte di maggioranza che, almeno pubblicamente, brandisce i tagli ai costi della politica come arma di consenso elettorale». Duro atto d’accusa nei confronti della maggioranza di centrodestra,

che ha sfruttato una dubbia interpretazione del regolamento del consiglio per fermare la discussione del provvedimento e impedire le corrette procedure di voto: «Riteniamo totalmente errata l’applicazione del regolamento – commenta Pastorino, che ha richiesto ulteriori verifiche anche agli uffici regionali competenti -. In ogni caso, la nostra opinione non cambia. Siamo di fronte a un pericoloso precedente: un atto di prevaricazione, lesivo delle più comuni norme democratiche. È stato vilipeso il lavoro di tutto del consiglio regionale, il quale non si è potuto esprimere su un provvedimento che, se approvato, farebbe risparmiare quasi 3 milioni di Euro ogni anno». Lo stop forzato della proposta di legge arriva lo stesso giorno della nomina di altri due consiglieri di maggioranza: l’ennesima mossa furbesca che, guardando al

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concreto, comporterà un pesante aggravio al bilancio regionale. E alle porte c’è la nomina di altri amministratori esterni: «Toti si inventa tre “sottosegretari” per rafforzare la sua maggioranza zoppicante – sottolinea Pastorino –. Noi vogliamo risparmiare, loro aggiungono altri stipendi da pagare». Già pronte le contromosse di Rete a Sinistra, che sul suo sito pubblica quattro possibili exit strategy per ripresentare subito la proposta

“Opportunità scuola”. «Non arretriamo di un passo – conclude Pastorno -. Non ci sono scuse, dovranno votare la legge». Nel frattempo si attendono i riscontri della Prefettura.

[Comunicato stampa gruppo consiliare Rete a Sinistra]

Non ci fermiamo>> Abbiamo trovato altri quattro modi per finanziare la nostra proposta di legge. Presto la riporteremo in discussione in consiglio, non rinunciamo all’idea di rendere più sobria la politica e dare allo stesso tempo un sostegno alle famiglie.

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La campagna / #opportunitàscuola

La campagna lanciata a sostegno della proposta di legge ha raggiunto in poco più di un mese un pubblico di decine di migliaia di visualizzazioni, con centinaia di

contatti sul nostro sito e più di 100 persone che si sono registrate per essere informate dell’iter della legge e delle iniziative. Pubblichiamo alcuni esempi.

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Realizzato insieme a

LeftLab Genova

+30MILA VISUALIZZAZIONI

+10MILA VISUALIZZAZIONI

VIDEO PROMO

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+25MILA VISUALIZZAZIONI

+15MILA VISUALIZZAZIONI

+600 CONDIVISIONI

+100 PERSONE ISCRITTE

MINI SITO

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#dallapartedeiparchi

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Dalla parte dei parchi >> reteasinistra.it/dallapartedeiparchi

Vogliamo investire 650 milioni di fondi europei per dare lavoro, curare il territorio, tutelare il paesaggio. L'economia verde in Liguria può creare almeno 30 mila nuovi posti di lavoro.

Ci opponiamo al piano casa di Toti, una politica scellerata, vecchia e inutile. Continuare ad aumentare il cemento, facendo costruire anche dentro i parchi naturali distruggerà il paesaggio senza dare nemmeno dei vantaggi economici.

Il piano casa di Toti / 19 ottobre 2015 Possibilità di monetizzare a scapito dell’edilizia popolare, ampliamenti residenziali che fanno scempio dei parchi naturali, colpo di spugna

sugli abusi edilizi, deroghe che gettano al macero i PUC: ecco, in sintesi, i contenuti della prima vera “riforma” che il neogovernatore Toti rifila alla “sua” Liguria, con l’approvazione (scontata) in giunta di questo pomeriggio. «La giunta ha licenziato un testo che giudichiamo irricevibile, senza mezzi termini – è il duro commento del consigliere Gianni Pastorino - . Del resto c’era da aspettarselo: totale

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disinteresse per le regole e per i vincoli di salvaguardia; è il regalo che affaristi e speculatori del mattone attendevano da tempo. Toti si candida a vincere il “Premio Attila” di Wwf e si preannunciano altre devastazioni per la nostra terra già martoriata». Crea forte sconcerto la prospettiva che un'altra colata di cemento si abbatta sulla Liguria: «ancora pochi giorni fa la maggioranza ci aveva assicurato che non sarebbe andata in questo modo. Invece, ecco pronta la retromarcia – prosegue Pastorino -. Non è con queste ricette che oggi deve ripartire un settore così gravemente colpito dalla crisi. Non ci stancheremo di ripeterlo: diciamo no ad altro cemento indiscriminato. Il rilancio dell’edilizia

deve puntare sul risanamento e sulla prevenzione del dissesto idrogeologico, sulla manutenzione del costruito, sulla ristrutturazione degli edifici pubblici». Tenendo presente che in Liguria il consumo di suolo registra una percentuale fra le più alte d’Italia. «Siamo allarmati per questo provvedimento che sembra il primo passo di una deregulation ben orchestrata – conclude Pastorino -. Per questo staremo in trincea, facendo un’opposizione senza sconti; e ci attiveremo per essere riferimento di un’azione coordinata con PD e M5S».

[Comunicato stampa gruppo consiliare Rete a Sinistra]

In consiglio a tappe forzate / 9 novembre 2015 «Non ci sono più dubbi: il presidente Toti vuole il suo “Piano Casa” approvato entro il 15 dicembre. Abbiamo un mese per attivare le contromisure. Dopo sarà lo

scempio» Parole di ferma denuncia dal consigliere Gianni Pastorino all’annuncio del percorso a tappe forzate che entro un mese renderà attuativa la legge-scandalo; il

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“regalo” che affaristi e speculatori del mattone attendevano da tempo, con possibilità di monetizzare a scapito dell’edilizia popolare, ampliamenti residenziali che fanno scempio dei parchi naturali, colpo di spugna sugli abusi edilizi, deroghe che gettano al macero i PUC. Rete a Sinistra non resta a guardare e organizza le contromosse. A cominciare da una lettera-appello in circolazione da questa mattina: «Abbiamo scritto tempestivamente a tutti gli amministratori locali della Liguria e

alle associazioni ambientaliste che operano sul territorio – dichiara Pastorino -. Ci siamo messi a disposizione per essere interpreti delle loro istanze e per promuovere una forte mobilitazione dell’opinione pubblica». La lettera è un aperto invito a far sentire la propria voce per scongiurare un altro massacro del territorio ligure, già martoriato oltremisura da politiche dissennate: «ciascuno può fare la sua parte – sottolinea Pastorino, che nella lettera tratteggia una strategia –. Avanzare pressanti e

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serrate richieste di audizione alla Quarta Commissione “Ambiente e Territorio”, proporre emendamenti per modificare il testo, chiamare a raccolta la società civile: noi siamo pronti ad agire nell’interesse di tutti». E qualche schermaglia è già andata in scena nella seduta odierna di commissione, convocata intenzionalmente per accelerare i tempi. «I drammi causati dal dissesto idrogeologico, le devastazioni delle alluvioni, la perdita di vite umane:

sembra che da tutto questo la maggioranza di centrodestra non abbia imparato nulla – conclude Pastorino -. La nostra idea non cambia di una virgola: stop al consumo indiscriminato di suolo, risanamento del territorio e manutenzione del costruito per il rilancio dell’edilizia».

[Comunicato stampa gruppo consiliare Rete a Sinistra]

Maxiemendamenti per stravolgere il piano casa / 2 dicembre 2015 Nel fortino di Rete a Sinistra si danno gli ultimi ritocchi alle proposte di modifica sul Piano Casa: utilizzo del suolo solo nei centri urbani, ripristino totale degli oneri di urbanizzazione, potere decisionale riconsegnato ai comuni. Più altre novità, sintomo di un vero cambio di prospettiva nelle politiche edilizie.

Per il 15 dicembre, giornata del voto in aula, si profila una battaglia a colpi di emendamenti: «Affaristi e speculatori pensano che quest’anno il natale arriverà prima, con i regali del centrodestra – dichiara il consigliere Gianni Pastorino – vogliamo rassicurarli del contrario: faremo tutto il possibile per rovinargli la festa».

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Rete a Sinistra porterà in aula un ampio pacchetto di modifiche che incideranno profondamente sul testo: «Presenteremo emendamenti che contrastano i contenuti del Piano Casa di Scajola, ma anche di quello di Burlando, che già mostrava evidenti limiti e non ha dato risultati

apprezzabili – annuncia Pastorino – In entrambi manca la percezione della fragilità complessiva di questa regione». Il consigliere fa una sintesi dei contenuti salienti: «prima di tutto prevediamo l’utilizzo di suolo solo nei centri urbani, e comunque attraverso parere vincolante dei comuni. La Regione deve avere solo funzioni programmatorie e d’indirizzo – evidenzia Pastorino, che prosegue –, pretendiamo inoltre che l’efficienza energetica sia condizio sine qua non per il rilascio di nuovi permessi edilizi». Si inseriscono in questo quadro anche il blocco in tutti i parchi delle concessioni per ampliamento, la rigida osservanza del principio di invarianza idrica (non si modificano gli alvei e il corso dei fiumi) e il totale rispetto delle misure di

compensazione, cioè proprio quegli oneri di urbanizzazione che la riforma Toti cerca di derubricare. Nessuna agevolazione per chi ha ottenuto condoni: «In generale siamo contrari a qualsiasi condono, edilizio o fiscale esso sia; a maggior ragione, non accetteremo che chi ha

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agito in spregio delle norme adesso possa essere autorizzato ad ampliamenti – commenta Pastorino -. Sarebbe un premio per chi ha violato le leggi in maniera lampante, magari non avendo applicato le misure di mitigazione che prevengono il dissesto idrogeologico». Pastorino annuncia l’idea portante di quello che, secondo Rete a Sinistra, dovrebbe essere un vero Piano Casa: «La novità assoluta: vogliamo introdurre il censimento degli immobili sfitti, abbandonati o inutilizzati in ciascun comune – sottolinea Pastorino -. È da qui che dobbiamo partire, per avviare una politica seria di rigenerazione, riutilizzazione e riorganizzazione che sia alternativa al consumo di suolo».

Ancora una volta, nessuna intenzione di restare spettatori alla prova dell’aula. Ora, a fronte delle forti resistenze manifestate dai comuni, il centrodestra sta cercando di correre ai ripari – ormai fuori tempo massimo – mettendo mano nuovamente al testo: «con tutte le modifiche che si sta auto-imponendo, la maggioranza sembra essere entrata in stato confusionale – conclude Pastorino -. Tutti questi dietrofront non fanno che confermare quanto il disegno di legge, oltre a essere irricevibile sul piano politico, sia anche zoppicante nello scenario attuativo».

[Comunicato stampa gruppo consiliare Rete a Sinistra]

Viva la terra GREEN FACTOR / 5 dicembre 2015

Il 5 dicembre è la giornata mondiale del suolo. Dopo il primo appuntamento di “Green Factor” Pescara e in contemporanea alla conferenza mondiale sul clima di

Parigi abbiamo organizzato una giornata di studio e dibattito per pensare un nuovo modello di sviluppo che abbia come epicentro la questione ambientale.

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Obiettivo della giornata la condivisione di un Piano Verde che supera e si pone in contrasto con il Piano Casa che la giunta Toti si appresta a varare, e che si articola in tre emendamenti che realizzano obiettivi necessari per un buon governo del territorio: fermare il consumo del suolo e investire nella rigenerazione degli immobili e delle infrastrutture esistenti, sviluppare la partecipazione degli abitanti, abolire l’originale e sbagliato Piano casa di Burlando.   Sintesi del programma: Dalle 10,00 tre tavoli tematici su: piano casa e corretta gestione del territorio(#1), cambiamenti climatici, Cop 21, (#2) e cura del suolo, dissesto idrogeologico e aree rurali (#3) a cui parteciperanno amministratori e esperti di politiche ambientali.

Tra questi Santo Grammatico (Legambiente), Massimo Quaini (geografo, Università Genova), Filippo Delle Piane (Ance Liguria), Luisa Calimani (urbanista, già assessore comune Padova), Fabio Marante (Fillea CGIL), Massimo Giacchetta (CNA – Casabita) (Gianni Pastorino, Enrico Pignone, Stefano Gaggero per il tavolo uno; Cinzia Scaffidi (Slow Food), Annalisa Corrado (Green Italia/ Possibile), Massimo Maugeri (Legambiente), Marco Furfaro (Sinistra Italiana, SEL), Rossella D’Acqui, Maurizio Ferretti (Università Genova), Antonio Castrofino (Forum SEL Beta), Laura Canale, Lorenzo Azzolini per il tavolo due; Ivano Moscamora (Agrinsieme), Alberto Girani (parco Portofino), Stefano Sarti (Legambiente), Giorgio Bocca (Ass. Terra), Nadia Repetto (Slow Food Liguria), Eriuccio Nora (Forum SEL Beta), Anni Valle, Massimiliano

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Milone, SEL Genova, Paola Bongiorni (ass. ambiente Sestri Ponente), Luigi Previati, Serena Recagno, Eleonara Righi per il tavolo tre.     Dal pomeriggio il dibattito si trasferirà in plenaria. Alle 14,30 ci sarà l’intervento via Skype da Parigi con Valerio Calzolaio e Mario Mazzocca esperti di politiche ambientali, per aggiornamenti sulla conferenza mondiale sul clima. Alle 15,30 discussione tra Vittorio Alessandro, presidente parco Cinque Terre, Roberto Costa,

Federparchi, Alberto Girani, direttore Parco Portofino moderata da Giovanni Giaccone. Seguirà alle 16,30 il dibattito sul Piano Casa tra Gianni Pastorino, consigliere regionale di Rete a sinistra e Marco Scajola, assessore regionale alle Infrastrutture moderato da Emanuele Rossi cronista de il Secolo XIX. In chiusura i resoconti dei tavoli tematici e gli interventi di Annalisa Corrado, Possibile e Marco Furfaro, SEL.

[Comunicato stampa Rete a Sinistra]

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Il piano verdeIl nostro Piano Verde ha l’obiettivo di fermare il consumo del suolo e investire nella rigenerazione degli immobili e delle infrastrutture esistenti, sviluppare la partecipazione degli abitanti, abolire l’originale e sbagliato Piano casa di Burlando.

Abbiamo presentato tre maxiemendamenti per sostituire totalmente il disegno di legge

Scajola con le nostre proposte. La maggioranza di centrodestra ha rigettato in blocco le nostre proposte, in parte anche favorita dall’astensione del PD.

Per questo abbiamo trasformato questi emendamenti in due proposte di legge che presenteremo subito dopo la votazione del piano casa martedì 15 dicembre.

/ Gli emendamenti

Gli emendamenti sono tre e realizzano tre obiettivi diversi e

complementari per un moderno governo del territorio: fermare il

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consumo del suolo e investire nella rigenerazione degli immobili e delle infrastrutture esistenti (#1), sviluppare la partecipazione degli

abitanti (#2), abolire l’originale e sbagliato Piano casa di Burlando (#3).

/ Le proposte di legge

Per realizzare il piano verde abbiamo scritto due proposte di legge, una sulla partecipazione e una sulla gestione del territorio.

Proposta di legge regionale: “Informazione e partecipazione nel governo del territorio”

La proposta di legge introduce in Liguria l’obbligo di sviluppare processi d’informazione e partecipazione rispetto a tutti gli atti di governo del territorio.

Gli Articoli 3 e 4, in particolare, impongono lo svolgimento di un dibattito pubblico per la realizzazione di grandi opere e interventi. Il dibattito s’informa a principi di trasparenza, imparzialità e laicità dinnanzi a tutte le opzioni, inclusa la cosiddetta “opzione zero”. Il soggetto attuatore deve rendere pubblicamente conto

delle sue scelte rispetto agli esiti del dibattito ed è obbligato a modificare il progetto, o anche non realizzarlo, in presenza di indicazioni assunte con largo consenso.

Il finanziamento delle nuove disposizioni è sostenuto con il

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capitolo “Spese per attività di informazione e comunicazione”, incrementato di 150.000 euro provenienti dal bilancio dell’Assemblea legislativa.

Proposta di legge regionale: “Strategia verde per la Liguria”

La presente proposta prevede innanzitutto (Articoli 1, 2 e 3) che gli interventi sul territorio regionale avvengano senza riduzione o usura del suolo, che è un bene prezioso e limitato, quindi tramite lavori di sostituzione oppure rigenerazione, riutilizzazione e riorganizzazione dell’esistente. Solo in via di eccezione, motivata dai Comuni e autorizzata dalla Regione, sono permessi interventi con consumo di suolo ed esclusivamente nelle aree urbane definite con apposite delibere dei Consigli comunali (Articolo 5 e 10), in modo da

contenere comunque l’estensione delle costruzioni nei limiti delle zone già urbanizzate. In nessun caso saranno possibili interventi che non realizzino gli obiettivi indicati dall’Articolo 1. Le nuove disposizioni (Articolo 21), bloccando il rilascio di nuovi permessi di costruire, farebbero salva la facoltà di edificare anche al di fuori degli spazi urbani in forza di un titolo abilitativo valido al momento della loro entrata in vigore, nel rispetto del principio di non retroattività; a questo proposito va ricordato che la normativa generale vigente pone un limite massimo alla durata dei permessi di costruire pari a un anno per l’inizio dei lavori e tre per la conclusione, più eventuali proroghe motivate (D.P.R. 380/2001, Articolo 15, comma 2).

Il testo prevede, per gli interventi eccezionali che determinano un

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consumo di suolo, che siano attuate delle misure di mitigazione (Articolo 7), a esempio volte a mantenere delle superfici permeabili o semipermeabili in proporzione, e delle misure di compensazione (Articoli 8 e 9), a esempio per recuperare il suolo in zone degradate limitrofe. Le misure di mitigazione sono direttamente a carico del costruttore, mentre quelle di compensazione sono realizzate dall’amministrazione comunale grazie a un contributo che si aggiunge a quello di concessione edilizia ed è pari almeno al triplo del suo valore; il costruttore può anche realizzare in prima persona gli interventi di compensazione, invece di pagare il contributo, quando si metta d’accordo col Comune.

Andando avanti nel testo, s’impone ai Comuni di svolgere un censimento degli immobili inutilizzati, che sarà impiegato per valutare operazioni di recupero degli stessi invece di lavori che comportano consumo di suolo (Articolo 11). Sulla base del censimento sono predisposti programmi di recupero finanziati per 4 milioni di euro (Articolo 12 e 17).

Le disposizioni sulla rigenerazione urbana s’ispirano all’avanzata

Legge regionale della Toscana 65/2012 (Articoli 13, 14 e 15), col fine di favorire interventi per il recupero del sistema insediativo regionale degradato. È previsto che i Comuni, col concorso della Regione e della Città metropolitana di Genova o Provincia, individuino negli spazi urbani delle zone candidate allo svolgimento d’interventi sistematici per la rigenerazione urbana. Il soggetto che rappresenti almeno la maggioranza assoluta dei beni compresi nel perimetro di una zona può presentare un piano d’intervento per la rigenerazione, tra le altre cose secondo una serie di obiettivi e parametri stabiliti dal Comune, predisponendo uno schema di convenzione e accettando di sottoscrivere idonee garanzie fideiussorie. Il Comune può approvare il piano dopo un rapido ma articolato processo d’informazione e partecipazione della cittadinanza e raccolto il parere della Regione e della Città metropolitana di Genova o Provincia; l’approvazione del piano vale come integrazione degli atti di governo del territorio. La normativa è costruita in modo che gli interventi di rigenerazione siano rigorosamente qualificati da fini di riqualificazione ambientale, sociale ed economica delle aree interessate.

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La proposta reca due significative disposizioni d’incentivazione economica: la prima (Articolo 4) è un’esenzione fino al 75% del contributo di concessione edilizia per gli interventi che non comportano consumo di suolo, in particolare proporzionale al raggiungimento degli obiettivi indicati dall’Articolo 1; la seconda (Articolo 16) impone alla Giunta regionale un uso concentrato e sistematico delle risorse europee, statali e regionali per la realizzazione delle priorità indicate nelle altre disposizioni e

la creazione di un laboratorio di assistenza alla progettazione per i bandi.

La proposta disegna un moderno modello di sviluppo edilizio per la Liguria, sia rispondendo a una necessaria sensibilità ambientale, sia andando incontro alle richieste di un settore importante che dà lavoro nel complesso a 30.000 persone e che, raccogliendo la sfida dell’innovazione e con la definizione di opportune priorità e incentivi, potrebbe arrivare a occuparne anche il doppio.

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Tutti in consiglio / 15 dicembre 2015

Nel giorno in cui il Consiglio regionale varerà il peggior Piano Casa che la Liguria poteva aspettarsi, Rete a sinistra organizza un presidio sotto la regione per sostenere il consigliere Gianni Pastorino in quella che può considerarsi una battaglia appena iniziata.

Rete a sinistra ha già presentato in commissione una serie di emendamenti che avevano come elemento

determinante un nuovo modello di gestione del territorio: fermare il cemento, rigenerare il paesaggio, sviluppare la partecipazione e abolire il piano casa di Burlando.

“Se in Consiglio regionale Gianni Pastorino è solo, fuori sono in molti a condividere le sue proposte – aggiungono Azzolini e Gaggero – L’appuntamento è per domani alle 17,00 sotto la sede del Consiglio della regione della Liguria”.

[Comunicato stampa Rete a Sinistra]

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Toti impedisce la discussione, opposizione fuori dall'aula / 17 dicembre 2015

Il consigliere Gianni Pastorino abbandona l’aula del consiglio regionale, insieme al resto dell’opposizione, in protesta alla decisione del Presidente Bruzzone di applicare il contingentamento dei tempi nella discussione sul Piano Casa: «Questa decisione costituisce un vero e proprio vulnus nella tenuta democratica del consiglio regionale – dichiara Pastorino -, e fa il paio – lo ricordiamo – con quanto avvenuto con la nostra proposta di legge “Opportunità Scuola”, quando la maggioranza rifiutò la discussione, quindi il voto, del provvedimento».Le clamorose forzature del centrodestra proseguono, e rischiano di diventare un’abitudine in senso autoritario. Maggioranza barricata (è un evidente segnale di debolezza) e

colpevole di non voler raccogliere l’offerta di mediazione avanzata da Rete a Sinistra: «In ben due uffici di presidenza convocati d’urgenza, come Rete a Sinistra abbiamo tentato in tutti i modi di trovare un punto di mediazione alto – sottolinea Pastorino -, capace di garantire i diritti della maggioranza, ma soprattutto quelli di un’opposizione che esige qualità della discussione e il rispetto dell’aula». Non solo: approvato il Piano Casa, la seduta rischia di proseguire con tempi contingentati anche nella discussione degli altri provvedimenti, calendarizzati per la seduta odierna.

[Comunicato gruppo consiliare Rete a Sinistra]

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Fermare il piano casa, il nostro piano di emergenza / 1. Petizione ai sindaci della Liguria

Poche ore dopo l'approvazione da parte della maggioranza di centrodestra del piano casa, ottenuta annullando ogni discussione in aula con il contingentamento dei tempi, Rete a sinistra ha lanciato su Change.org una petizione per chiedere ad ogni sindaco della Liguria di impedire l’applicazione

del piano casa nel proprio comune. A meno di ventiquattr’ore dal lancio della petizione sono state raccolte 670 firme di cittadini che hanno sottoscritto l’appello di Rete a sinistra, che da settimane si batte contro una norma che consentirà di espandere gli edifici esistenti, anche in caso questi

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risultassero condonati e dà la possibilità di costruire nei parchi naturali. Tra i tanti hanno firmato Gianni Pastorino, Luca Pastorino, Stefano Quaranta, Domenico Chionetti, Walter Massa, Massimo Quaini. Alla Liguria color cemento delineata da Toti e la sua giunta, Rete a sinistra risponde con un

“Piano Verde” scritto insieme a cittadini e associazioni che diventerà presto, come ha già annunciato Gianni Pastorino, un disegno di legge. [Comunicato stampa Rete a Sinistra]

Il testo della petizione

La giunta Toti ha approvato il "piano casa", una norma che consente di costruire di più, di espandere gli edifici esistenti, anche se sono abusi edilizi condonati, di costruire anche nei parchi naturali. Una vera e propria colata di cemento sulla Liguria, una delle regioni

più fragili d'Italia.

Ogni sindaco della Liguria ha 60 giorni di tempo per impedire l'applicazione del piano casa nel suo comune.

Chiediamo a tutti i sindaci della Liguria di attivarsi per salvare le nostre coste e il nostro territorio.

/ 2. Interrogazione alla camera dei Deputati

Stefano Quaranta e Luca Pastorino hanno presentato un’interrogazione alla Camera al Premier Renzi e ai Ministri

dell’ambiente Galletti e dei beni culturali Franceschini sul piano casa della Liguria. I due deputati della Rete a Sinistra hanno chiesto

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al governo di impegnarsi per verificarne la costituzionalità anche riguardo ai comuni di cui violerebbe l’autonomia. In particolare hanno chiesto ai ministri interessati se:

– il piano casa con le caratteristiche fino a qui descritte andrebbe in conflitto con gli articoli 9 e 32 della Costituzione che tutelano le aree naturali protette, mentre aumentando le aree edificabili metterebbe a rischio centinaia di persone che vivono in aree già fortemente segnate dal dissesto idrogeologico, con l’articolo 117, terzo comma tra le altre cose violando la normativa quadro dello Stato in materia di parchi naturali, con la Strategia

“Europa 2020” che pone obiettivi specifici nel campo dei cambiamenti climatici e della sostenibilità energetica e con la Direttiva europea 2012/27/UE in materia di efficienza energetica in

quanto nel piano non sono indicati una serie di obblighi a proposito di riduzione dei consumi energetici ed efficientamento dell’edilizia pubblica;

– intendano porre in atto un’azione incisiva di pressione politica nei confronti della Regione Liguria, nell’ambito di un principio di leale collaborazione tra gli Enti della Repubblica e di rispetto delle reciproche competenze, affinché

modifichi il Piano casa anche rispetto agli orientamenti della politica statale in materia di tutela del territorio che dovrebbero tradursi secondo le costanti dichiarazioni del Ministro Galletti in una legge contro il consumo di suolo;

– possano garantire il più rigoroso esame della nuova normativa ligure in sede di Consiglio dei Ministri, anche arrivando a impugnare la legge regionale

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dinanzi alla Corte costituzionale qualora siano confermate tutte le scelte sopra indicate, in violazione

dei principi costituzionali e degli obblighi dell’ordinamento europeo.

/ 3. Gianni Pastorino scrive ai sindaci della Liguria

Questa mattina il consigliere regionale Gianni Pastorino ha scritto ai 235 sindaci della Liguria invitandoli a intraprendere azioni tempestive per fermare la prima legge-scandalo della Giunta Toti: «dalla data di pubblicazione della legge, i comuni avranno 60 giorni per decidere come applicare il Piano Casa – ricorda Pastorino -. Gli amministratori potranno indicare in quali aree non ammettere gli ampliamenti e i cambi di destinazione d’uso previsti dalla nuova legge; il che può consentire di escludere l’intero territorio comunale». Questo il passaggio cruciale, sul quale insiste l’accorata lettera di Pastorino: se non si corre ai ripari, una volta scaduti i fatidici 2 mesi il Piano Casa sarà applicato automaticamente. E non si torna indietro. «Passati i termini, i Comuni non potranno rimediare in alcun modo – sottolinea Pastorino -; per questo chiediamo alle amministrazioni locali di attivarsi immediatamente, approvando una delibera di giunta o del consiglio».

Nel frattempo, hanno superato quota 1000 le firme poste in calce alla petizione di Rete a Sinistra “Salva la Liguria” su Change.org, che si muove parallelamente al percorso istituzionale della lettera: «la risposta dai territori non si è fatta attendere - commenta Pastorino -; le firme erano già diverse centinaia dopo le prime 24 ore; centinaia di cittadini che hanno a cuore una Liguria senza altre colate di cemento. A tutti loro voglio dire: non tutto è perduto, la battaglia prosegue». Meglio ancora con l’aiuto dei sindaci. Ma la exit strategy di Rete a Sinistra al Piano Casa è sempre pronta sul tavolo: «Il nostro “Piano Verde” rappresenta l’unica opzione verso il consumo-zero di suolo - ricorda Pastorino nella lettera ai sindaci -. Lo abbiamo presentato come maxiemendamento sostitutivo del Piano Casa; ed ora diventerà la nostra proposta di legge».

[Comunicato stampa gruppo consiliare Rete a Sinistra]

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La campagna / #dallapartedeiparchi

La campagna lanciata contro il piano casa e a sostegno del piano verde ha raggiunto centinaia di migliaia di persone. In generale è stata rafforzata dall’evento “Viva la terra - Green Factor” che ha coinvolto direttamente centinaia di persone tra cui moltissimi esponenti di associazioni ambientaliste ed esperti del settore. Pubblichiamo alcuni esempi.

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+180MILA VISUALIZZAZIONI

+50MILA VISUALIZZAZIONI

+60MILA VISUALIZZAZIONI

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MINI SITO e INFOGRAFICHE

+1000 FIRME

PETIZIONE CHANGE.ORG

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L’attività del gruppo consiliare La X legislatura si è insediata in data 01/07/2015. Ad oggi il gruppo Rete a Sinistra, pur essendo composto da un solo consigliere, ha presentato il 17% del totale degli atti consiliari: 19 Interrogazioni (a risposta immediata, in aula o scritta), 4 Interpellanze, 10 Mozioni, 8 Proposte di legge.

Nella fattispecie, le interrogazioni hanno riguardato: La situazione dei lavoratori precari dei Centri per l’Impiego Il trenino di Casella La dismissione del patrimonio di RFI (Rete Ferroviaria Italiana) in Valpolcevera Le modalità di smaltimento del materiale amiantifero Le azioni finalizzate all’inserimento nel mercato del lavoro L’istituzione di una Casa della Salute in Valpolcevera La situazione della Città Metropolitana di Genova e delle province liguri Il Cup e il poliambulatorio di Via Canepari a Genova Certosa

il pronto soccorso dell’ospedale Villa Scassi di Genova Sampierdarena Il polo universitario degli Erzelli Il documento unico di regolarità contributiva (D.U.R.C) Le aree ILVA e l’insediamento di nuove attività produttive La presenza di amianto nelle terre di scavo del Terzo Valico (interrogazione a risposta scritta) Il servizio Navebus e la possibile sospensione dei finanziamenti regionali I centri antiviolenza e il loro finanziamento Il rinnovo della convenzione con l’Agenzia Regionale Adozioni Internazionali (A.R.A.I.) I finanziamenti europei Il polo universitario di Savona Il patto di Sussidiarietà ( terzo settore )

Con le quattro interpellanze ci siamo interessati: della possibile realizzazione di un terminal nel porto di Savona destinato allo sbarco ed imbarco di bitume;

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del parco mezzi AMT; della strada provinciale 26 della Valgraveglia; - delle problematiche dei frontalieri e dell’emigrazione.

Le mozioni sono state presentate in merito ai seguenti argomenti: la costruzione di un deposito di stoccaggio di bitume nel porto di Savona (cofirmatario) la costituzione del’Osservatorio indipendente per il contrasto alla criminalità organizzata e del Tavolo della Legalità per la Liguria, previsti

dalla legge regionale 7/2012 (cofirmatario) il progetto “To_Nite Bus” i lavoratori dell’ILVA a Genova la XXI Conferenza delle Parti (COP 21) della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici i precari degli IRCCS degli ospedali Gaslini e San Martino - IST di Genova i lavoratori degli ex recapiti postali il codice etico per la buona politica il settimanale di Regione Liguria “IoLavoro Newsletter” sulla realizzazione dell’Hospice per malati terminali a La Spezia.

Gianni Pastorino è stato inoltre primo firmatario dei seguenti “ordini del giorno”: sul futuro occupazionale dei lavoratori del comparto manutenzioni autostradali sugli accordi per il mantenimento dei livelli occupazionali delle aziende DNG

e VIDEOTIME del Gruppo Mediaset sui benefici normativi da applicare ai lavoratori venuti a contatto con l'amianto. sul futuro dello stabilimento ILVA di Genova sulla ridestinazione del nuovo Palazzo di Giustizia di Chiavari. sui problemi occupazionali dei lavoratori edili degli appalti IREN

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Abbiamo avanzato, in questi primi sei mesi, sette proposte di legge. La prima,P.D.L. 8, già proposta e non votata in data 27/10/2015, “Opportunità Scuola” a sostegno degli studenti liguri delle scuole secondarie con la fornitura gratuita dei libri di testo finanziata tramite misure per la sobrietà della politica regionale (come l’abolizione dei rimborsi e dell’assegno di fine mandato e la riduzione di oltre la meta dell’indennità di presidente, assessori e consiglieri regionali, equiparando la loro indennità a quella del sindaco di Genova) P.D.L. 13 per l’Istituzione del garante dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. P.D.L. 6 per l’Istituzione di un registro dell’attività di lobbying e anagrafe dei politici P.D.L. 7 per istituire referendum propositivo regionale P.D.L. 12 per la pubblicità delle sedute delle commissioni consiliari P.D.L. 47 per abolire l’uso della catena per gli animali di affezione

Due giorni fa è stato presentato il settimo P.D.L., a cui non è stato ancora assegnato il numero protocollare, sulla partecipazione, volta ad introdurre anche in Liguria l’obbligo di sviluppare processi partecipativi sulle grandi scelte che la Regione si trova ad affrontare, obbligando allo svolgimento di dibattito pubblico, come atto preliminare alla realizzazione di grandi opere e interventi.

Il consigliere Pastorino risulta inoltre come cofirmatario del P.D.L. 10 sulle “Norme in materia di cimiteri per animali”. In data 29 settembre 2015, Pastorino è stato proponente e primo firmatario delle 4 Deliberazioni, su richiesta di referendum abrogativo dell’art. 38 del c.d. “Sblocca Italia”, che ha portato la Liguria ad essere la decima Regione proponente il referendum abrogativo sulle norme in materia di trivellazione in mare.

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TRASPARENZA

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Rendiconto delle spese per le elezioni Dall’inizio del nostro percorso politico abbiamo cercato di dimostrare che si può fare politica senza grandi risorse, con piccoli contributi e in modo trasparente. Ogni mese abbiamo pubblicato il nostro bilancio, con spese e entrate. In questa sezione trovate il riepilogo completo e dettagliato

delle spese sostenute in campagne elettorale e da dove provengono le risorse che abbiamo impegnato.

Il bilancio presentato è relativo alle spese complessive della campagna, delle due liste e delle iniziative comuni che si sono organizzate.

/ Limite di spesa per Rete a Sinistra

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Il limite di spesa è calcolato secondo il criterio dell’Articolo 10 della Legge 515/1993: 1,00 € per ogni cittadino iscritto nelle liste elettorali delle circoscrizioni dove è presente la lista del partito o movimento politico.

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/ Situazione patrimoniale alla data di presentazione del rendiconto al collegio regionale di garanzia

1) Rappresenta il totale delle spese elettorali sostenute da RETE A SINISTRA rientranti nelle categorie di cui al comma 1 dell’Articolo 11 della Legge 515/1993 (Allegato D).

2) Rappresenta il totale delle spese elettorali sostenute da RETE A SINISTRA rientranti nelle categorie di cui all’Articolo 11, comma 2 della Legge 515/1993. Sono contate al 100% del loro valore poiché riferibili per intero alla campagna elettorale (Allegato D).

3 ) Rappresenta la spesa per lo svolgimento di un sondaggio elettorale (Allegato D).

4) Rappresenta valore del denaro che residua:

4.1) In cassa (Allegato C).

4.2) In conto corrente bancario (Allegato 2.1).

4.3) In conto PayPal (Allegato 2.2).

5) Rappresenta il valore dei contributi alla campagna elettorale, in denaro o in natura, effettuati da RETE A SINISTRA (Allegato F).

6) Rappresenta il valore dei contributi alla campagna elettorale, in denaro o in natura (inclusi gli interessi attivi eventualmente maturati sul conto corrente bancario), effettuati da terzi (Allegato G).

6) Rappresenta il totale dei debiti in essere alla data di presentazione del rendiconto (Allegato H).

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/ Conto cassa

Il ‘numero’ è riferito al numero di registrazione delle operazioni nella prima nota (Allegato 1), in cui sono in particolare individuati i dettagli delle spese con descrizioni e riferimenti alle fatture.

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/ Categorie di spese

Le spese relative alla presentazione delle liste elettorali sono state sostenute con modelli prodotti in proprio dai candidati o dagli aderenti ai comitati di RETE A SINISTRA; per l’autenticazione delle sottoscrizioni RETE A SINISTRA si è avvalsa dei soggetti pubblici autorizzati dalla legge.

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/ Dettaglio delle uscite

Il ‘numero’ è riferito al numero di registrazione delle operazioni nella prima nota (Allegato 1), in cui sono in particolare individuati i dettagli delle spese con descrizioni e riferimenti alle fatture.

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Page 83: Rete a Sinistra | Report annuale I

/ Contributi Rete a Sinistra

/ Contributi di terzi

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Page 84: Rete a Sinistra | Report annuale I

/ Debiti esistenti alla data di presentazione del rendiconto

I debiti contratti da RETE A SINISTRA per la campagna elettorale saranno coperti con le entrate mensili dei contributi degli eletti nelle istituzioni che aderiscono a RETE A SINISTRA o dei rispettivi partiti e con iniziative di autofinanziamento e raccolta fondi.

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