REPORTAGE MIRACOLO FAROE - upstreamsalmons.com · numero 16 - anno v - marzo 2017 diario d'interni...

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Numero 16 - Anno V - Marzo 2017 DIARIO D'INTERNI ABITARE TAILOR MADE REPORTAGE MIRACOLO FAROE SALUTE&BENESSERE SWITCH OFF PEOPLE@WORK PERDUTA? CASOMAI RITROVATA

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Numero 16 - Anno V - Marzo 2017

DIARIO D'INTERNIABITARE TAILOR MADE

REPORTAGE

MIRACOLOFAROE

SALUTE&BENESSERESWITCH OFF

PEOPLE@WORKPERDUTA? CASOMAI RITROVATA

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L’EDITORIALE ALLA LETTERA (500 battute per dire la vostra)

ATTUALITÀPEOPLE@WORKPerduta? Casomai ritrovata

STILI DI VITASilenzio: parla il cervello SALUTE&BENESSERE | Neurologia Switch off

SALUTE&BENESSERE | Cardiologia Attività fisica e prevenzione

SALUTE&BENESSERE | GinecologiaNel mezzo del cammin di nostra vita

REPORTAGE Miracolo Faroe

DIARIO D’INTERNI Abitare tailor made. A un passo dal mare

MODI & STILICHEF TO CHEF Effetto ceviche

2013- Poliambulatorio Dalla Rosa Prati

- Centro Diagnostico Europeo - P.Iva:

01711890341 Via Emilia Ovest, 12/A - 43126

PARMA - Tel. 0521 29.81 Autorizzazio-

ne Parma 05/09/2008 Prot. 156432 Clas.

X/1/1.6/76 Rep. 63/2008

Numero 16 - Anno V – Marzo 2017

Pubblicazione Trimestrale registrata presso il

Tribunale di Parma il 12 Febbraio 2013, n. 3.

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L’EDITORIALE

SOMMARIO

Chiunque può essere un barbaro; rimanere un uomo civilizzato richiede uno sforzo terribile.

Leonard Woolf

Guido Dalla Rosa PratiDirettore editorialeGUIDO DALLA ROSA PRATI

Direttore responsabileSILVIA UGOLOTTI

Progetto grafico ASSO ADV

Hanno collaborato a questo numeroGIANFRANCO BELTRAMICardiologo

ANTONELLA LAMBRIConsulente finanziario

ROSACHIARA LEACIOculista

ROBERTO MELEJPneumologo

LIBORIO PARRINONeurologo

JAIME PESAQUEChef

GIOVANNI PIANTELLIGinecologo

RAUL POLOOrtopedico

MARIA SACCANIEndocrinologo

ALESSANDRA TURCI Giornalista

Referenze fotograficheCRISTIAN FERRARI PHOTOALESSANDRA TURCIMASSIMO DALL’ARGINEVISITFAROEISLANDS.COM

StampaGRAFICHE PERSICO

Ci aspettiamo che siano terreno fertile per il futuro, ma i giova-ni non sono il futuro. Sono il presente. E li stiamo condannan-do a un’esistenza senza ossa con le nostre mancanze. Nella dif-ficile arte di trasmettere alla generazione successiva i principi indispensabili per affrontare il duro mestiere di vivere, stiamo fallendo. A noi – ragazzi degli anni ’80 - è stato insegnato ad avere tutto e subito, a vedere i sogni realizzati, dimenticandoci del sacrificio. Insomma, a vivere facile. E quando i giorni sono semplici da trascorrere, si diventa più egoisti, arroganti. Abbiamo creduto di avere il mondo in mano. Poi all’improvviso, vuoi per la crisi economica e per una società più dura e complicata, i giorni sono diventati meno comodi. Il nostro viso ha iniziato a contrarsi e il cuore ha fatto lo stesso. Ci siamo sentiti braccati e feriti, ci siamo induriti e anziché rimboccarci le maniche abbiamo ini-ziato a percorre il sentiero dell’inciviltà. Una strada pericolosa, che porta fuori rotta. I giovani imparano, com’è giusto che sia, siamo il loro malato modello. Siamo stati cattivi maestri: impa-riamo dai nostri errori. E ricordiamo a noi stessi (prima ancora che ai nostri figli) che pazienza e sacrificio non sono “brutte” parole, ma l’unico modo per trasformare speranze e desideri in qualcosa di concreto.

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alla Lettera 500 battute... per dire la vostra

Gentile Dottore, soffro da un po’ di tempo di un fastidioso disturbo. Per la seconda volta in quattro mesi ho avuto episodi brevi ma molto fastidiosi di uveite, sempre allo stesso occhio, quello destro. Vista annebbiata, fitte dolorose, sensazione di corpi estranei e fotosensibilità. Per tutte e due le volte ho seguito una cura, come mi è stato prescritto, a base di antibiotici e cortisone. A questo punto, temo una recidiva. Esiste una prevenzione?Grazie,Barbara

Buongiorno Dottore,ho 45 anni e da tempo assumo una compressa di Eutirox (dosaggio 75) per l’ ipotiroidismo. Con l’età, ritenzione idrica e cellulite stanno comparendo sulle gambe e vorrei fare un ciclo di automassaggi ogni sera con una crema appropriata. Mi hanno consigliato Somatoline, ma il farmacista ha precisato che non è una crema indicata per chi soffre di tiroide per le sostanze che contiene. È corretto?Grazie,Fausta

Gentile Barbara,prevenire una recidiva di uveite non è semplice in considerazione dell’ampia classificazione eziologica che ne rende difficile l’inquadramento diagnostico. Esistono forme di natura infettiva, forme immunitarie associate a patologie sistemiche note e non, o forme “idiopatiche” cioè ad eziologia sconosciuta (il 50% del totale). L’approccio spesso è multidisciplinare: oltre alla valutazione oculistica è necessaria una visita reu-matologica con l’esecuzione di esami ematologici specifici per “provare” ad inquadrare la causa e scegliere la terapia adeguata che possa evitare recidive. La diagnosi di una forma idiopatica non deve essere vissuta come una mancata diagnosi indispensabile per la terapia. Essa verrà comunque curata al pari di un’uveite ad eziologia nota.Saluti

Rosachiara Leacioculista

Gentile Fausta,la Somatoline è un prodotto che contiene una minima quantità di Tiroxina, l’ormone normalmente pro-dotto dalla ghiandola tiroidea. Inoltre, la quantità e l’assorbimento trans-cutaneo non sono tali da influire negativamente sulla funzionalità tiroidea in pazienti affetti da patologie tiroidee. Pertanto non vi è alcuna controindicazione ad utilizzare questa crema contro eventuali inestetismi come la cellulite localizzata, soprattutto se usata con moderazione e per una durata di tempo limitata pari a 2-3 mesi consecutivi.Cordiali saluti

Maria Saccaniendocrinologa

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People@workPeople@work

«Fritelle di zucca o zuppa di farro?» Dalla condivisione, si sa, nascono le idee. An-che a pranzo. Unione di scrivanie, stili e intenti, una community di menti al lavoro genera lavoro. Uno studio che non è uno studio, un co-working che in fondo non lo è: Brain è a modo suo un’impresa. Professionalità indipendenti e complementari votate a comunicazione e adv, cervelli al lavoro.«Il potere commerciale del singolo è amplificato dalla complementarietà del grup-po», dice Emanuele Gravela, digital. Chiari gli obiettivi, ben inquadrati i ruoli: il gioco è di squadra. Nessun capo, nessun orario da rispettare: «si lavora e si pranza insieme, i brainstorming sono l’unica regola e i progetti si condividono a seconda delle esigenze del cliente». Ognuno ha le chiavi del loft e lo spazio è disponibile 24 ore al giorno, un luogo dall’approccio friendly, pieno di luce e di memorie industria-li all’interno di Cubo, ex polo industriale, da poco più di un anno incubatore di storie e produttività.

IMPRESE YOUNG, TRA INNOVAZIONE E MODERNITÀ. RISCHIARE, OSARE, FARCELA: ECCO CHI SONO E COMESI IMPEGNANO I GIOVANIIMPRENDITORI DI PARMA.

PERDUTA? CASOMAI RITROVATA

di Silvia Ugolotti

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Una speciale realtà che racconta coraggio, impegno e passio-ne dove una generazione “ritrovata” fa da controcanto a quel-la perduta, secondo lo spirito della sharing economy. Lo spazio non si possiede, ma si condivide, in una dimensione aperta al mercato e competitiva per capacità e know-how, però intima, dove tutti possono sentirsi parte di una piccola comunità col-laborativa seguendo le tendenze del futuro che verrà. Pare che nel 2020 i freelance raggiungeranno in Europa il 40% della forza lavoro e avranno sempre più bisogno di spazi e servizi condivisi per far crescere il proprio business instau-rando tra le parti un dialogo creativo. Quello che succede a Cubo, appunto, nato da un’intuizione di Eleonora Deidda, at-trice di teatro. In questo spazio Eleonora è entrata per prima e, insieme al fratello Cristian, ha dato vita nel 2013 a Loppis, una wunderkammer di oggetti vintage, di modernariato, arte e design: qui stile e ricerca fanno da fil rouge. «È il mio speciale palcoscenico. Un work in progress continuo che si apre di anno in anno a nuovi stimoli e nuove idee, come Cubo. Gli inquilini sono realtà professionali legate al mondo del design, dell’ar-chitettura della moda e della comunicazione. Attività che insieme danno valore al singolo, un f luire di energie e di nuo-ve opportunità di lavoro. Organizziamo eventi, workshop,

concerti: movimento». Oggi Loppis è un’impresa di famiglia e di successo, fatta di convinzione, lavoro duro e selettività. «Partire non è stato difficile, complicato sì. Avevamo la for-za e la convinzione di chi ha per le mani un’idea ben precisa. Giusta per noi. Ci siamo affidati al nostro intuito e a un co-scienzioso business plan. La burocrazia è una corsa agli ostaco-li: si deve imparare a saltare». Fisco, permessi, adempimenti burocratici: la vita delle nuove imprese è spericolata. Qualcuno getta la spugna ancora prima di partire, altri entrano in crisi solo al secondo anno, in molti hanno davvero voglia di crescere. Salgono, infatti, a quasi 600 mila le imprese italiane condotte da under 35 con un saldo po-sitivo record di 50 mila rispetto all’inizio dell’anno, tra nuove iscrizioni e chiusure. È il quadro disegnato da un’indagine di Coldiretti - “Bamboccioni a chi? i giovani italiani che fanno l’impresa” - che spiega come il 2016 abbia registrato un saldo po-sitivo. 90 mila nuove imprese giovani sono nate a fronte delle quasi 40 mila che, nello stesso periodo, hanno chiuso. Morale, i giovani italiani sono i più intraprendenti dell’Unione Europea. A Parma (dati forniti dalla Camera di Commercio) hanno aper-to 2.116 imprese giovanili nell’ultimo triennio e 975 hanno chiu-so l’attività con tasso medio di cessazione, quindi, dell’8,8%.

People@workPeople@work

Essere dinamici e in continua evoluzione: è la sfida di chiunque si trovi ad emergere e poi competere nel mercato del lavoro. Servono poi esperienza, analisi e fiuto. Ma innanzi-tutto la capacità di gestire le proprie risorse economiche, un’attività che dovrebbe essere insegnata a scuola: imparare a quantificare le entrate e calcolare le spese, diversificare i propri asset e porsi obiettivi economici a bre-ve e lungo termine è l’abc della finanza che dà i suoi frutti nel bilancio familiare come in quello aziendale. Per i giovani imprendito-ri reperire risorse con cui partire è di certo più difficile rispetto al passato: la situazio-ne di estrema difficoltà vissuta dal sistema bancario affossa anche la ripresa economica. Così si sta delineando una nuova era nel mon-do del business. Occorrono canali alternativi in grado di creare un ponte fra risparmio e

economia reale del Paese, tramite l'investi-mento nel capitale di rischio e di debito delle imprese. Ci sono portali on line, iscritti nel registro istituito presso la Consob, che per-mettono la raccolta di capitale di rischio da parte di startup alternative. Anche in questo periodo, caratterizzato da crisi e mancanza di prospettive sulle future genera-zioni, tante giovani realtà guidate da menti ca-paci e innovative hanno successo, dimostrando che guardare avanti è ancora possibile.

ABC FINANZAdi Antonella Lambri, consulente finanziario

Antonella Lambri è consulente finanziario, per privati e aziende. A Fidenza il suo Salotto

Finanziario apre le porte al pubblico per incontri a tema. Con l'editrice Che Storie ha

pubblicato Passione Finanza.

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«Fare impresa è un rischio, è sacrificio», dice Stefano Guizzet-ti, 34 anni, tecnologo alimentare e inventore di Ciacco, il gelato senz’altro. «Ci vogliono passione, fantasia e conoscenza». Ingre-dienti intelligenti che shakerati a quelli del suo gelato hanno dato vita a uno squisito mix. Parola ai fatti. Dal 2013, ha aperto cinque punti vendita, prima a Parma, poi a Milano e a Bergamo: solo prodotti naturali, senza additivi, materie prime di qualità recuperate direttamente da chi li produce, un processo di lavoro tracciabile e trasparente e accostamenti innovativi: in una pa-rola, sperimentare. In curriculum, una tesi di laurea in Scienze Gastronomiche all’Università di Parma e una collaborazione con il Dipartimento di Scienze degli Alimenti per determinare in maniera scientifica gli effetti del gelato Ciacco sulle funzioni fisiologiche dell’organismo. «Crediamo in un prodotto che, oltre a essere buono, faccia anche bene». Le combinazioni sono infi-nite, i gusti sono inusuali, così come l’atteggiamento di Stefano Guizzetti. Immediato e low profile, a dimostrazione che concre-tezza e umiltà pagano sempre. Se poi sono affiancate da savoir faire artigiano, studio e un pizzico di follia creativa il risultato è una parabola ascendente. «Quando metti al mondo un’impresa la devi curare come un figlio. Dedizione e mente lucida sono gli strumenti per farcela». Soprattutto, mai tergiversare.«Se hai un progetto, fatti i dovuti calcoli e le ricerche di mer-cato adeguate, buttati». Chiara Allegri ne è convinta: 35 anni, nel 2014 ha creato la galleria d’arte fotografica Fogg nel cuore storico della città e oggi è presidente del gruppo CNA Giova-ni Imprenditori. «Per fare impresa bisogna investire, in tempo e in soldi. Trovare le adeguate risorse economiche e le corrette informazioni di mercato per una programmazione strategica non è semplice: per questo è fondamentale studiare le lacune del mercato. Trovare quello che manca. E se si replica, bisogna farlo davvero molto bene. Si deve investire in idee e qualità: l'importante è differenziarsi». È il caso di First Point impre-sa leader di Fidenza nel settore dell’Information Technology, con l’obiettivo di offrire business solution per aziende: «Io e il mio socio, Andrea Scarabelli, abbiamo iniziato in un garage diciannove anni fa», racconta Daniele Montorsi, 40 anni. «Ci eravamo appena diplomati. Era un settore nuovo, in espan-sione. Noi avevamo le competenze adeguate e l’entusiasmo della gioventù. Il tam tam è stato fondamentale. Oggi più di 1500 aziende ci hanno scelto come punto di riferimento per consulenza e sviluppo di soluzioni di tecnologia informati-ca, sopravvivendo a concorrenza e crisi». Come? «Esperienza, servizi qualificati e ritagliati su misura». Perché, come disse Frank Lloyd Wright “Si realizzano sempre le cose in cui credi realmente; e il credere in una cosa la rende possibile.”

People@workPeople@work

AD MAIORA: STRATEGIE PER RIUSCIREFlessibilità e obiettivi ben precisi: ecco come si alimenta la voglia di fare impresa – e di riuscirci – secondo Lorenzo Zerbini, 36 anni, ingegnere civile, presidente C.e.i. Art e del Gruppo Giovani dell’Industria di Parma.

Dall’idea al business plan, alla messa in opera: quali sono i principali step da programmare e poi affrontare quando si vuole aprire un’impresa?La domanda è complessa e il percorso va studiato su misura. In generale:- Individuare la propria idea di business, meglio se è anche una passione personale: le ore investite peseranno di meno;- Individuare chiaramente a che target di clientela ci si rivolge. Spesso, infatti, ci sono prodotti innovativi che però interessano ad una nicchia molto ristretta di clientela che non permette uno sviluppo adeguato dell’azienda;- Fare il business plan dei prossimi tre anni non è solo un esercizio astratto, permette anche di darsi degli obbiettivi misurabili a breve-medio termine;- Creare un proprio brand ed una filosofia ben chiara con cui presentarsi alla clientela;- Per ultimo, riuscire a spiegare cosa si fa in sette parole massimo, semplicità e chiarezza sono importantissime.

Aprire una giovane impresa a Parma: punti di forza e criticità...Parma presenta tanti aspetti positivi all’apertura di nuove iniziative: Parma da sola è già un brand grazie alla cultura, ai prodotti enogastronomici e alle aziende che l’hanno resa famosa. Aprire una ditta nella nostra città significa, quindi, arricchire l’offerta con un prodotto in più. Rispetto ad altre realtà siamo sicuramente avvantaggiati. Se poi una startup punta su elementi trainanti come il food o la meccanica, il viaggio inizia con una marcia in più. Ma anche le più belle rose hanno le spine. Di contro, il lato negativo - sebbene possa sembrare un paradosso - è proprio trovare un prodotto innovativo, in grado di ritagliarsi una nicchia tra marchi ben posizionati e conosciuti anche fuori dalla città.

Fare impresa significa anche scontrarsi con il fallimento: come ci si prepara alla sfida?Il rischio d’impresa è ciò che caratterizza un imprenditore, appunto. Pertanto è necessario imparare a convivere con esso, cercando di fare mosse oculate, analizzare i vari aspetti di ogni scelta e le possibili ripercussioni.

I suoi migliori consigli a un giovane imprenditore per fallire...Per fallire il consiglio è affidarsi all’istinto. Purtroppo in questo lavoro l’istinto aiuta ma poi va messo da parte per utilizzare la razionalità. Uno screening accurato dei pro e dei contro delle mosse che si stanno per fare è fondamentale. Insomma, fare impresa è complesso. È sicuramente stimolante e divertente, ci possono essere grandi soddisfazioni, ma al contempo anche lunghe notti insonni: bandita la noia.

Suggerimenti?Invito tutti quelli che vogliono aprire una nuova attività a farlo, senza temere di fallire. Se si è convinti delle proprie idee i risultati arriveranno.

In questa pagina: Stefano Guizzetti, Chiara Allegri, Eleonora DeiddaA destra: Spazio Brain

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di Silvia Ugolotti

Fatta la tendenza, trovato il disturbo. Cellulari, stereo fuori controllo, televisione, traffico, voci continue. L’overdose del baccano mette a rischio creatività e salute. Nelle città, il ru-more di sottofondo dovuto a motori, sirene, clacson si aggira attorno ai 70 decibel, una soglia piuttosto elevata in termini di disturbo e stress. Infatti, secondo uno studio dell’Organiz-zazione Mondiale della Sanità, più di 3000 infarti ogni anno sarebbero causati proprio dall’inquinamento acustico. Senza dimenticare i disturbi di udito (si prevede che nel 2030 saran-no il doppio rispetto al 2001), del sonno e i problemi cardiaci. Sono rumori “irresponsabili” che ci vengono imposti in una sorta di colonialismo sonoro e che disturbano e costringono il cervello a uno stato di costante allerta. Meglio abbassar volu-me e zittire il mondo.Come dice un proverbio giapponese, “l’uomo in silenzio è più bello da ascoltare”. E proprio un team di ricercatori della Duke University, guidati da Imke Kirste, ha messo in eviden-za come due ore di silenzio al giorno sarebbero fondamentali per assicurare il corretto funzionamento al nostro cervello, assicurando un maggior acume e lucidità di pensiero.

Così in America iniziano a far tendenza i silent party, i concer-ti “muti” di John Cage e i White Paintings (tele bianche) di Robert Rauschenberg. In Italia, su Frecciarossa è stata istitu-ita l’area silenzio per chi ama viaggiare senza squilli di cellu-lare e ovunque hotel e vacanze zero decibel registrano il tutto esaurito. L’industria del no sound avanza e nascono sempre più aziende capaci di insonorizzare qualsiasi ambiente. Dalle abi-tazioni isolate acusticamente alle auto elettriche, dagli asfalti capaci di assorbire le vibrazioni sonore ai martelli perforatori elettrici che fanno la metà del rumore di quelli tradizionali. E mentre gli ingegneri lavorano su materiali e motori ibridi per rendere gli aerei meno invasivi acusticamente, filosofi e studiosi discutono. Sottovoce, naturalmente. “Il mondo non si guarda, si ode, non si legge, si ascolta», scrive Jacques Attali, economista francese nel suo libro, Rumori. La stessa frase apre il bellissimo saggio di Stefano Pivato, rettore dell’Università di Urbino, Il secolo del rumore: il paesaggio sonoro del Novecento, nel quale racconta come la civiltà del frastuono iniziata nell’800 abbia seguito una curva ascendente: dai ca-valli alle locomotive, dalla cinquecento ai motori rombanti, i comizi, le urla dei politici e del privato in tv. Faccio rumore, dunque sono: il rumore è progresso, status symbol, potere, ma soprattutto sembra voler disumanizzare, negando la possibi-lità di pensare liberamente. Per questo vicino ad Arezzo, ad Anghieri, si cerca di correre ai ripari e per imparare a tacere proprio come s’impara una lingua straniera è stata creata l’Ac-cademia del Silenzio. Qui, soci e fondatori promuovono una “nuova militanza del silenzio”: per riposare la mente, infon-dere energia, calmare i nervi e migliorare le proprie attività cerebrali. Ci s’incontra e si tace, ponendo un freno alla bocca propria e altrui e allo spam dei rumori intorno per sintoniz-zarsi su quella parte di sé più fragile e profonda. Ma, come fa notare il sociologo Giovanni Gasparini nel suo libro C’è silen-zio e silenzio, il tacere non va considerato soltanto come una privazione rispetto all’espressione verbale ma anche come un esercizio attivo di comunicazione da parte di un soggetto. In fondo, come suggerisce José Saramago, “Forse solo il silenzio esiste davvero”.

Stili di vita

SILENZIO:PARLA IL CERVELLO“BOOM!”. LA NUOVA SOCIETÀ DEL RUMORE FAGOCITA SPAZIO E TEMPO A COLPI DI SUONO. QUELLO ALTO DELLA VOCE, DEI BIP E I BIT DEL MONDO DIGITALE, TRILLI, FRENI, MOTORI, CLAMORI: AVVENTURARSI NEGLI SPAZI DELLA QUIETE È ARDUA IMPRESA. EPPURE - CE LO RICORDA LA SCIENZA - IL SILENZIO È VITALE. ALMENO DUE ORE AL GIORNO PER FAR CRESCERE LE IDEE E SALVAGUARDARE LA SALUTE.

Stili di vita

Il suo nome è socioacusia: è l’ indebolimento dell’apparato uditivo per effetto dei rumori

ambientali presenti nei paesi industrializzati. Nelle abitazioni, in strada, in auto e al lavoro siamo costantemente coinvolti in situazioni rumorose

che danneggiano l’apparato uditivo.

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Nessuna eco. Qui le rif lessioni sonore prodotte da soffit-ti, pareti e pavimenti non esistono. È la camera anecoica in cui è possibile sperimentare il silenzio assoluto. Si trova nel Minnesota l’Orfiled Laboratories, il cui primato di luo-go più silenzioso al mondo è stato certificato da Guinness World Records.

No sound

OBIETTIVO: FORMATTARE LA MENTEIl rumore si combatte in Umbria, all’Eremito, perfetto mix di pietre antiche e architettura sostenibile. L’inquinamento acustico ed elettromagnetico non esiste, il wi-fi non è tra gli op-tional, la televisione è bandita e il cellulare (rigorosamente in modalità silenzio) riceve solo outdoor. La giornata inizia con una lezione di yoga, poi passeggiate nella riserva naturale, rac-colta delle verdure nell’orto e letture in giardino. A cena tutti davanti al camino. C’è una vita oltre il caos. In Giordania alla riserva naturale di Dana, Biosfera Unesco: al Feynan Ecolodge (tra i 25 più spettacolari al mondo per National Geographic) si arriva in fuoristrada o con un trekking di un paio d’ore. Qui s’impara a cucinare con i beduini e con loro si fanno escursioni a piedi e in mountain bike durante il giorno, la notte invece si dorme in stanze dall’eleganza wild senza corrente elettrica e con pannelli fotovoltaici a scaldar l’acqua. Candele realizzate dalle donne delle comunità vicine illuminano la buia notte del deserto roccioso. Ancora, meta dei grandi nomi del business californiano, il Post Ranch Inn a Big Sur è a picco sull’oceano. Un percorso disintossicante propone passeggiate nella natura, trattamenti decontratturanti in spa, yoga e lezioni di meditazione.

L’UOMO CHE MAPPA IL SILENZIOSi chiama Gordon Hampton. È un bioacustico america-no e gira il mondo per misurarne l’antropofonia, ovvero i luoghi dove non esistono rumori di origine umana. Ne ha mappati poco più di 50 e secondo le sue stime entro i prossimi dieci anni il silenzio sparirà.Il suo progetto è sul sito onesquareinch.org.

Stili di vita

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Salute&Benessere | NEUROLOGIA Salute&Benessere | NEUROLOGIA

NOTTI INSONNI, RISVEGLI COMPLICATI: SONO CIRCA 12 MILIONI GLI ITALIANI CHE SOFFRONO DI DISTURBI DEL SONNO. L’AVVERTIMENTO DEGLI ESPERTI? NON SOTTOVALUTARE I SEGNALI DI ALLARME.

di Liborio Parrino, direttore del Centro di Medicina del Sonno dell’Università di Parma

SWITCH OFF

«Dormire è distrarsi dal mondo», scriveva Jorge Luis Borges. Abbandonarsi a se stessi, abbracciare il buio sprofondare in un tempo parallelo che rinfresca i pensieri, sgonfia la fatica, riposa. Eppure, come un dio capriccioso spesso il sonno si fa attendere. Una, due, tre ore, tutta la notte.«Le patologie del sonno non hanno età e, in forma più o meno grave, colpiscono un’ampia percentuale della popolazione mondiale: un deficit di riposo che si traduce in disturbi me-tabolici e funzionali», spiega il professor Liborio Parrino, di-rettore del Centro di Medicina del Sonno dell’Università di Parma. «Non solo, il mancato riposo genera serie ripercussioni sulla vita quotidiana: ne risentono attenzione, energia, creati-vità, produttività e memoria. I rif lessi sono più lenti, l’umore è nero e ci si sente stanchi e depressi». Anche i giovani sono

cattivi dormitori. Colpevole, il tecno stress. Ovvero pc, tablet, smartphone, libri digitali con lo schermo retroilluminato. «Il fascio luminoso che emettono ha un effetto anti melatonina, l’ormone che il corpo rilascia naturalmente dopo il tramonto. Con la troppa luce si mantiene attivo l’asse retino-ipotalamico che serve a tenere svegli».

I PRINCIPALI DISTURBIDEL SONNO• Insonnia | Tra le cause: ansia, stress, depressione

e problemi legati all’organismo come diabete, pato-

logie tiroidee e cardiopatie. È una malattia a tutti

gli effetti, una patologia autonoma che disturba il

sonno e causa un risveglio difficile, con conseguen-

ze negative che durano tutta la giornata.

• Sindrome delle gambe senza riposo | Può

iniziare a qualsiasi età e in genere peggiora con gli

anni. È un disturbo serale che non provoca dolore,

ma una sensazione d’irrequietezza molto fastidiosa

che costringe al movimento, spesso inconsapevole,

ritardando l’addormentamento.

• Russare | La vibrazione che provoca il russamento

è dovuta al passaggio dell’aria attraverso zone delle

vie aeree ristrette a causa di deviazioni del setto,

polipi nasali, ipertrofia adenoidea e delle tonsille.

Risultato? Sonno frammentario e disturbato, stan-

chezza durante il giorno.

• Apnee notturne | Sono interruzioni del respiro

che durano almeno 10 secondi. Possono presentarsi

periodicamente durante il sonno, più spesso in chi

russa. Un disturbo da non sottovalutare: aumenta il

rischio di patologie cardiache e cerebrali.

• Narcolessia | È la malattia di chi non riesce a ri-

manere sveglio a lungo, conseguenza di una sostan-

za (orexina) carente nel sistema nervoso centrale.

I disturbi del sonno costituiscono un problema globale che mette a rischio la qualità della vita. Seguendo le giuste regole, però, si possono risolvere alcuni dei disturbi più diffusi.

LE DIECI CAUSE 1. preoccupazioni economiche e familiari 2. stress sul lavoro3. rumore esterno4. guardare la televisione fino a tardi5. usare smarphone, tablet e pc dopo le 216. una cena troppo pesante7. il partner si muove nel letto8. il russare del partner9. un litigio 10. sindromi dolorose

LA GIUSTA ROUTINE SERALE· creare un ambiente rilassante: buio, ben areato, silenzioso;· andare a dormire presto: mai oltre le 23.30;· evitare cibi o bevande con caffeina prima di coricarsi;· mettere da parte ansie e preoccupazioni;· non andare a letto affamati;· evitare sforzi fisici intensi nelle sei ore prima del sonno;· evitare di rimanere nel letto al mattino se non si ha più sonno.

WORLD SLEEP DAYPer richiamare l’attenzione sui disturbi

dall’assenza di riposo si celebra ogni anno la Giornata Mondiale del sonno, il World Sleep Day:

la prossima sarà il 17 marzo.

«Per risolvere un disturbo è importante comunicare con preci-sione al medico ogni dettaglio: cosa succede e quando si verifi-cano gli episodi d'insonnia. La notte è come un treno a cinque carrozze: le prime tre sono per il recupero fisico e mentale, le ultime due sono dedicate all’immaginazione, ai sogni, al sonno REM. Capire in che punto del treno l’insonnia accade è fonda-mentale per trovare il rimedio più congeniale. Non solo. Cura-re il sonno è un crocevia fondamentale per la prevenzione e la cura di malattie croniche».

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Grazie alle ricerche si è riusciti a scoprire molto di quello che succede durante la notte. Con la polisonnografia - stru-mento che da oggi si trova anche al Poliambulatorio Dalla Rosa Prati - è possibile tracciare l’andamento e la struttura del sonno, registrando l’attività del cervello, i movimenti degli occhi e il tono muscolare. Ma non solo. Anche flusso aereo nasale, movimenti toracici ed addominali, russamen-to, saturazione d’ossigeno. Sono gli indicatori essenziali per poter valutare la qualità del sonno e comprendere le cause di eventuali fenomeni patologici.

Come funzionaÈ un monitoraggio cardiorespiratorio completo che avvie-ne attraverso un registratore dotato di diversi sensori che evidenziano russamento, riduzioni o assenze di f lusso ae-reo (apnee e ipopnee), movimenti del torace e dell’addome, saturazione dell’emoglobina per l’ossigeno, frequenza car-diaca, traccia elettrocardiografica, movimenti delle gambe e posizione del corpo durante il sonno.

Un servizio a domicilioEssendo un registratore portatile è possibile eseguire l’esa-me anche a casa. I vantaggi? Comodità e una migliore qua-lità del sonno grazie al comfort del proprio ambiente do-mestico. L’apparecchio registra durante la notte gli eventi e il mattino seguente lo si porta in ambulatorio dove verrà effettuata l’analisi dell’esame.

Quali patologie del sonno è in grado di rilevareInnanzitutto episodi respiratori patologici con russamen-to, apnee (interruzioni del respiro), riduzioni dell’ossigena-zione, come la sindrome delle apnee notturne.In dettaglio, è possibile rilevare l’entità delle apnee nottur-ne, la loro frequenza, distinguere se sono centrali (CSA) o ostruttive (OSAS). Inoltre si possono evidenziare patologie da ridotta ventilazione notturna (come nella broncopneu-mopatia cronica ostruttiva, nella sindrome Overlap cioè associazione di BPCO e OSAS, nelle sindromi restrittive: obesità, interstiziopatie, ecc.). E ancora, disturbi motori in-volontari, il mioclono notturno (che determina sintomi si-mili all’OSAS) e correlare eventuali aritmie cardiache agli episodi respiratori di apnea notturna.

Dall’esame alla terapiaIl trattamento della sindrome delle apnee ostruttive nottur-ne (OSAS) è molto importante per evitare il rischio d’infar-to, ictus, ipertensione e incidenti stradali o sul lavoro dovuti a colpi di sonno. La terapia è relativa all’entità e al tipo di evento respiratorio, alla concomitanza di fattori di rischio cardiovascolare e all’entità dei sintomi diurni. Per una cor-retta valutazione occorre un’approfondita storia clinica del paziente completata da esami obiettivi e, se necessario, vi-site specialistiche. La terapia delle forme più lievi può es-sere risolta con la sola terapia dietetica o con suggerimenti posizionali durante il sonno; quelle medio-lievi possono risolversi con interventi chirurgici ORL o con applicazioni di dispositivi ortodontici di avanzamento mandibolare tipo bite e quelle più severe con terapia ventilatoria.

LA POLISONNIGRAFIAdi Roberto Melej, pneumologo

Salute&Benessere | NEUROLOGIA

IL CENTRO DI MEDICINADEL SONNO

Ufficialmente accreditato dall’Associazione Italiana di Medicina del Sonno (www.sonno-med.it), fa parte della European Network of

Sleep Research Laboratories, un puntodi riferimento per lo studio della

microstruttura del sonno.

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di Gianfranco Beltrami, specialista in Cardiologia e Medicina dello Sport

ATTIVITÀ FISICAE PREVENZIONEÈ UNA DELLE PRINCIPALI CAUSE DI MORTE AL MONDO, SOPRATTITTO IN OCCIDENTE: LA SEDENTARIETÀ, AL PARI DI UNA MALATTIA GRAVE, UCCIDE. SECONDO GLI UTLIMI DATI ISTAT SONO OLTRE 24 MILIONI LE PERSONE IN ITALIA CHE SI DICHIARANO COMPLETAMENTE SEDENTARIE, PARI AL 42% DELLA POPOLAZIONE. IL MOVIMENTO È IMPORTANTE, PURCHÉ FATTO CON INTELLIGENZA E PREPARAZIONE.

Salute&Benessere | CARDIOLOGIA

Auto, scooter, applicazioni che ti consentono di fare ogni cosa dal tablet, telecomando e telefonino: la sedentarietà provoca cinque milioni di decessi al lato ovest del mondo, diventando la quarta causa di morte e disabilità con un costo sanitario di ottanta miliardi di euro nella sola Europa.Promuovere la buona salute attraverso la cultura del movi-mento, secondo le abilità di ciascuno, è l’obiettivo dell’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità). Aumentare i livelli di attività fisica ridurrebbe, infatti, del 25% la mortalità precoce dovuta a malattie cardiovascolari, tumori, diabete o malattie respiratorie croniche. Praticare attività fisica con regolarità nei modi e nei tempi giusti, insieme a una corretta alimen-tazione e uno stile di vita regolare, è dunque un importante rimedio salva salute.Il cuore è una pompa costituita per la maggior parte da fibre muscolari che ha il compito di inviare sangue a tutto il corpo attraverso le arterie. Come ogni altro muscolo, si può “allenare” a una maggiore efficienza, poiché si adatta e si modifica in base all’attività fisica. Un cuore allenato, oltre a esporsi a un rischio minore di malattie, è in grado di aumentare la sua funzione di pompa proporzionalmente alle esigenze metaboliche dell’orga-nismo, migliorando la tolleranza allo stress psico-fisico.Per la salute del sistema cardiovascolare sono preferibili le at-tività aerobiche o dinamiche come il nuoto, la camminata, la corsa di fondo, la bicicletta, che permettono al muscolo car-diaco di allenarsi in modo graduale, senza sforzi improvvisi in assenza d’ossigeno. Sono attività adatte a tutti, sia in preven-zione primaria (cioè prima che si manifesti una malattia) sia nei soggetti con cardiopatia nota (prevenzione secondaria).Il massimo beneficio si ottiene svolgendo attività 3 o 4 vol-te alla settimana per circa 45 minuti a seduta. Ogni sessione

dovrebbe iniziare con un periodo di riscaldamento (cioè con un basso livello di sforzo) e terminare con un periodo di defa-ticamento. Importante, il monitoraggio della frequenza car-diaca con cardiofrequenzimetro. Se non si evidenziano parti-colari problemi di salute, l’ideale è mantenere una frequenza tra il 60% e il 75% (FC MAX= 220 – età del soggetto). A questa attività di tipo aerobico è utile affiancare esercizi di tonifi-cazione per i principali gruppi muscolari da eseguire almeno un paio di volte alla settimana ed esercizi di allungamento da eseguire al termine di ogni seduta.Un’attività fisica costante e regolare produce effetti benefici sul profilo lipidico: riduce il colesterolo LDL (cattivo) e aumen-ta il colesterolo HDL (buono), riduce i trigliceridi e favorisce un calo del peso corporeo, della pressione arteriosa e dello stress. Inoltre, migliora il controllo del diabete, riduce del 10% il rischio di mortalità, del 20% il rischio di sviluppare una ma-lattia cardiovascolare. E, last but not least, aumenta la longevità.Prima di dedicarsi a qualsiasi attività fisica è consigliato effet-tuare un controllo medico perché le patologie cardiache non diagnosticate sono estremamente pericolose. Uno screening (visita cardiologica con ECG, eventualmente ecocardiogram-ma, test da sforzo, ECG dinamico, Holter) con esami emato-chimici rappresenta il miglior modo di ridurre la probabilità che l’attività sportiva possa provocare eventi cardiovascolari avversi, soprattutto nel soggetto di età adulta o avanzata. Scopo dello screening è quello di evidenziare cardiopatie clinicamente silenti in soggetti apparentemente sani, come pure, in sogget-ti già riconosciuti portatori di cardiopatia. Inoltre consente di quantificare il rischio associato alla pratica sportiva, attivando gli interventi diagnostici e terapeutici opportuni, in modo da indirizzare il soggetto verso il tipo di attività più idonea.

Salute&Benessere | CARDIOLOGIA

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Salute&Benessere | GINECOLOGIA Salute&Benessere | GINECOLOGIA

IL CORPO CAMBIA, L’UMORE È UNA GIOSTRA E NON CISI SENTE PIÙ LE STESSE: È LA MENOPAUSA, UNA SCOSSADI TERREMOTO CHE FA PRECIPITARE DALLA NORMALITÀA UN IMPORTANTE CAMBIAMENTO. CON UN PO’ DI PAZIENZA E QUALCHE ACCORGIMENTO ARGINAREI SINTOMI È POSSIBILE.

Di Giovanni Piantelli, ginecologo e ostetrico

«S’inizia con la pre-menopausa», spiega il dottor Giovanni Piantelli, «può essere breve o durare qualche anno: in entram-bi i casi è una fase di preparazione». Fino a qualche decennio fa era un passaggio drastico, una perdita: con la fine dell’età fertile e della capacità di concepire una vita si diceva addio alla propria femminilità. Ora non più. Per molte donne è una riconquista di sé, di certo non una “malattia”. In questo periodo della vita femminile le f luttuazioni ormo-nali non sono più precise e ben coordinate tra loro: «le me-struazioni diventano più scarse o più abbondanti, arrivano dopo un numero minore o maggiore di giorni rispetto al con-sueto, il ciclo si accorcia o si allunga. Solo il 10% delle donne riferisce un’interruzione brusca. Di solito si entra in meno-pausa tra i 49 e i 51 anni, quando il ciclo mestruale s’interrom-pe per 12 mesi consecutivi».Il calo degli ormoni nel 75% delle donne è associato ai tipici sintomi: «sudorazione – in particolare notturna - e brividi di freddo, cambiamenti di tipo emotivo, come ansia e irritabili-tà, chiusura in se stesse. Ma anche insonnia, affaticamento, perdita di concentrazione». Fastidi che in alcuni casi interfe-riscono negativamente con le attività di ogni giorno. «Chi li ha più evidenti già nella fase di pre-menopausa sarà più vul-nerabile di fronte al successivo “crollo” degli estrogeni nella menopausa vera e propria. In generale, le donne che hanno subito asportazione chirurgica delle ovaie e le donne sovrap-peso sono più soggette a eccessi di caldo e sudorazione che, nella maggior parte dei casi durano dai tre ai cinque anni». Contemporaneamente con l’avanzare dell’età, il metabolismo rallenta e anche le più magre tendono ad accumulare qualche chilo e a distribuirlo su addome e fianchi. Il rimedio? «Uno stile di vita più sano, meno calorie, più movimento».Ci sono poi i sintomi legati alla sfera intima, dal calo del de-siderio, associato a un calo dell’energia vitale, alla secchezza vaginale, vaginiti e atrofia uro-genitale: «Per alleviare questi

disturbi (che nel tempo tendono ad aumentare) ci sono varie opportunità terapeutiche. Ad esempio, preparati locali (cre-me, gel, ovuli) non ormonali: contengono vitamina A, acido ialuronico o molecole che trattengono acqua nella mucosa va-ginale. Oppure, creme locali agli estrogeni e agli androgeni e spray vasodilatatori per attivare il desiderio. In tutti i casi, comunque, è necessario il parere del medico».Tra le complicanze a lungo termine ci sono il rischio di osteo-porosi, malattie cardiovascolari e del sistema nervoso centrale. «Tenere presente e sotto controllo i fattori di rischio è impor-tante. Consultarsi con il proprio medico e il ginecologo, insie-me a un check-up generale (per controllare eventuali squilibri nei valori di colesterolo, trigliceridi, glicemia, insulina e ane-mia, livelli di vitamina D), è un atteggiamento corretto».

NEL MEZZODEL CAMMINDI NOSTRA VITA I TRATTAMENTI

Terapia sistemica per bocca o transdermica· Terapia ormonale sostitutiva conassociazione estro-progestinica· Tibolone· Estrogeni Coniugati e BazedoxifenePer le caldane· Terapia con fitoestrogeni e derivati· Terapia con estratti puri di citoplasmadi polline· Terapia con Cimicifuga RacemosaPer atrofia vulvo vaginale· Ovuli o gel agli estrogeni (varie molecole)· Laser Erbio vaginale· Ospemifene

La European Menopause and Andropause Society indica i dieci punti fondamentali per permettere alle donne di viverli al meglio:1. Verificare la situazione clinica ai primi sintomi2. Fare la prima diagnosi in base all’età (più di 45 anni) e all’irregolarità del ciclo 3. Prevedere un probabile andamento della menopausa4. Seguire un sano stile di vita (smettere di fumare, fare attività fisica, seguire una dieta sana e mirata)5. Trattare i sintomi con il consiglio del medico e del ginecologo6. Attenuare i disturbi dell’apparato genitale, come la secchezza, con prodotti per uso locale o sistemico7. Tutelare le ossa con le terapie specifiche8. In donne con disturbi ovarici, è da considerare la terapia ormonale fino all’età naturale della menopausa9. Considerare la contraccezione fino a quando la menopausa sarà definitiva10. Seguire negli anni la propria salute con attenzione

Menopausa, una stagione delicata

Esiste un punto di svolta nella vita di ogni donna. Anzi due. Il primo è segnato dalla comparsa del ciclo mestruale, il se-condo dalla sua fine. Un inizio e poi un punto e a capo. In entrambi i casi è la natura a fare il suo corso. A volte lo fa gra-datamente, a volte arriva irruente come uno tsunami. Cambi

repentini dell’umore, ansia, irritabilità, vampate di calore e risvegli notturni sono le tipiche avvisaglie della menopausa, che coinvolgono circa tre donne su quattro dopo i 45 anni. Opporsi è impossibile, ma arginare i sintomi e incanalare tut-ta quell’irritazione in qualcosa di positivo sì.

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MIRACOLOFAROEPER I FAROESI I TURISTI SONO OSPITI.PER I TURISTI QUESTE SPERDUTE ISOLEDEL NORD SONO UNA BOCCATA DI OSSIGENOCHE ARRIVA ALLA MENTE E AL CUORE.EQUAZIONE PERFETTA DI ACCOGLIENZAE NATURA GRANDIOSA.

di Silvia Ugolotti, fotografie di Massimo Dall'Argine

ReportageReportage

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Reportage Reportage

Piove. Trecentosessantacinque giorni di terra bagnata, erba verde e carnosa e cieli lavati. Una pioggia dispettosa che ar-riva da ogni lato, in orizzontale persino, acqua spintonata dal vento che fila veloce come avesse fretta di andare altrove. Alle isole Faroe piove e non c’è ombrello che difenda: questione di latitudini e correnti. Ma quando le nuvole si separano nel cielo per far spazio al sole, il fascino esplode. La luce è color acciaio, l’aria sa di terra e di sale e il miracolo si compie: puro splendore. Al largo dell’Atlantico, 62° parallelo Nord tra Norvegia e Islan-da, c’è un arcipelago incontaminato e solitario per cercatori di bellezza sottile. Poche strade tra terra e oceano e uno scenario garbato e sublime dove il silenzio è spezzato dagli elementi: vento che canta, mare che sbuffa. Terre autonome del Regno di Danimarca, le Faroe sono segna-te da 1100 chilometri di costa, abitate da poco meno di 50.000 persone, 72.000 pecore e 2 milioni di uccelli. Fiordi stretti, una costa nera e vulcanica che dal mare sale brusca e s’im-penna verso il cielo, cascate argentate: «Sono cerimonie della pietra, sono riti marini, esorcismi del vento e delle nubi… go-tiche cattedrali», scrisse Giorgio Manganelli che vi approdò nel 1983 come inviato de L’Espresso. Cresciute ai margini del-la storia, raggiunte da eremiti irlandesi, popolate da vichinghi e poi acquisite dalla Danimarca, sono un segreto nascosto e ben conservato, tanto che il National Geographic le ha di-chiarate uniche al mondo per la loro indiscussa autenticità,

isole destinate ad essere esperienze interiori.La metà della popolazione vive a Tórshavn, la capitale più pic-cola del mondo. Un mix di ordine e nitidezza: poche auto e un porto coloratissimo che è un via vai di gabbiani e pescherecci. La popolazione è giovane (anzi giovanissima: un quarto è sotto i 14 anni) e lo stile di vita è il giusto compromesso di riservatezza e convivialità. A Tórshavn si vive bene e si mangia meglio. Fa eco ai clamori della New Nordic Cuisine, la nuova generazione di chef faroesi dai nomi impronunciabili. Uno tra tutti? Poul An-drias Ziska, nemmeno 30 anni è già una star. Imparata la lezione dai grandi maestri del Nord segue il proprio istinto e nell’impec-cabile cucina a vista di Koks, inventa capolavori del gusto appena premiati da una stella Michelin, la prima dell'arcipelago. Su una collina che domina la baia di Tórshavn è un ristorante di gran livello premiato anche con il Nordic Prize come il miglior del Nord Europa. In menu, pesce e crostacei freschissimi, alghe,

NORDIC HOUSEUn’architettura con il prato sul tetto è

l’ istituzione culturale più importante delle Faroe e celebra la cultura del nord. Ardesia norvegese

per la lobby, pino svedese per i pavimenti, betulla finlandese per gli arredi. È il simbolo dell’ incontro

culturale tra le isole e la terra scandinava.

IN BREVE

Le Faroe si raggiungono da Copenaghen in poco più di due ore di volo diretto (Atlantic Airways, www.atlantic.fo). Per chi parte da Milano Malpensa, comfort e design al Moxy, un hotel a un passo dall’imbarco (www.moxy-hotels.marriott.com)

Per informazioni, dettagli, notizie e indirizzi sulle isole: www.visitfaroeislands.com

erbe spontanee: ingredienti puri che Ziska rispetta e riverisce, interpretandoli con poesia. La poetica dei piatti rif lette quella dei luoghi. Gjógv, ad esem-pio, è un villaggio verdissimo dalle case acquarello, con il mare che fende la terra in un fiordo profondo. E Mykines, un’isola scolpita dalla forza dell’Atlantico, un piccolo scoglio prima del nulla. Ci vivono una trentina di persone, ci sono una chiesa, il Kristianshus caffè per sorseggiare una bevanda calda e una scuola che impartisce lezioni a un solo bambino. Intorno, soli-tudine, prati velluto che dalle scogliere precipitano fino all’o-ceano e un faro bianco, dove le pulcinella di mare nidificano. Il vento qui soffia tutto l’anno: è la voce pulita del nord.

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Reportage

I piccoli traumi in viaggio possono diventare un problema quando ci si trova in luoghi isolati e in situazioni complicate come un trekking in montagna. La prevenzione prima, e l’autosoccorso poi, aiutano a ridurre i potenziali effetti dannosi e salvano la vacanza.Dal punto di vista ortopedico i traumi contusivi e distorsivi a caviglie e ginocchia sono i più frequenti. Seguiti da traumi e piccole fratture a mani e polsi e piccole lesioni da taglio. Come prevenire? Il primo suggerimento è "mai da soli". Il cellulare anche se carico potrebbe non avere campo. Poi, l’attrezzatura giusta. Ad esempio, l’utilizzo di scarponcini alti e tecnici durante trekking e escursioni in montagna, insieme all’uso dei bastoncini sono indispensabili per proteggere le caviglie. Quando purtroppo ci si fa male, gli step da compiere sono riassunti nell’acronimo “r.i.c.e.”: rest, ice, compression, elevation. In pratica, l’articolazione dolente deve essere elevata rispetto al corpo sdraiato, mettendo ghiaccio e un bendaggio compressivo che riduca l’ematoma. Se il gonfiore è molto accentuato e si avvertono scrosci si potrebbe trattare di una frattura del malleolo. In questo caso è fondamentale chiedere aiuto. Per le ginocchia il discorso si complica. È più “invalidante”, riduce l’autonomia e costringe a stare fermi. Il primo passo è arrangiare una steccatura e raggiungere il soccorso più vicino e, non appena possibile, fare un controllo radiografico.Mani e polsi, invece, si possono immobilizzare con più facilità unendo le dita sane e quelle infortunate con semplici strisce di cerotto (taping) da portare con sé nel kit di primo intervento. Se la f lessione ed estensione delle dita è impossibile, meglio verificare con uno specialista che non si tratti di una frattura. In caso di sanguinamento venoso la semplice compressione è sufficiente a tamponare la perdita di sangue, mentre l’utilizzo di lacci emostatici serve per sanguinamenti arteriosi che richiedono un accesso ospedaliero immediato.

SALUTE IN VIAGGIO

SLOGATURE, FRATTURE, FERITE:ABC DI PRIMO (AUTO) SOCCORSOdi Raul Polo, staff Clinica Mobile, specialista in Ortopedia e Traumatologia

Correva l’anno 2013 quando, un po’ fuori dagli schemi, è nata un’idea. Un’idea controcorrente, come vanno i salmoni. Carne rosa, legno di faggio del Monte Caio e foglie d’alloro: Claudio Cerati, imprenditore parmigiano dal talento visionario, ha ini-ziato con questi “compagni” la sua storia gourmand, una startup culinaria per palati fini. E non solo.Curiosità e passione per la gastronomia lo hanno portano a co-noscere e sperimentare tutto quanto ruota al mondo del gusto. Assapora, approfondisce, pone domande. Sul perché una prepa-razione riesca meglio di altre o un ingrediente risulti così perfet-to all’assaggio. Con un trancio di norvegese nel piatto ha iniziato a interrogarsi e a interrogare esperti del settore per capire cosa si “nasconde” dietro a un buon salmone.«L’affumicatura. Tutto sta in una buona affumicatura». Via i cu-latelli, largo ai salmoni, ha iniziato a fare esperimenti nella sua cantina: come un chimico del gusto o uno stregone dei sapori ha invertito le tecnica tradizionale e ha creato un mix ideale: «Di-versi passaggi di sale e zucchero per la marinatura, poi ho me-scolato l’alloro a trucioli di faggio dei nostri Appennini». Subito dopo, scandagliati i mari del Nord alla ricerca del prodotto subli-me, l’ha trovato alle isole Faroe: lo zenit del salmone. Risultato? Carni morbidissime, delicate nel gusto e un’affumicatura aroma-tica unica: così è nato Upstream, il salmone controcorrente.

«Le forti correnti gelide che circondano le isole creano un movi-mento continuo ideale per la riproduzione, che avviene in acque sempre fresche e pulite». Sono molte le ricerche che dimostrano come le temperature fredde e costanti delle acque siano fonda-mentali per la salubrità e la qualità del salmone. «L’acquacultura in queste isole è nata nel 1967 e nel tempo ha mantenuto intatte le sue risorse naturali, evitando sfruttamenti selvaggi». Non solo. Nel 2003 le Faroe Islands hanno messo a punto, e poi in atto, severe legislazioni di sostenibilità ambientale: «la produzione an-nua resta contenuta. L’allevamento in mare, infatti, non è inten-sivo e avviene senza l’uso di antibiotici, pesticidi, ormoni e ogm». Ricco di omega 3, delicato e gustoso, il salmone di Cerati arriva fresco ogni settimana dalle Faroe e lavorato in Irlanda col legno dell’Appennino emiliano. Una produzione di circa 35 tonnellate che si accomoda sulle tavole dei più prestigiosi ristoranti italiani, da nord a sud, passando per il centro. Dal Pescatore a Canneto sull’Oglio al Quisisana di Capri, tra i fornelli di Oliver Glowig al Mercato Centrale di Roma e nei wine bar Ferrari negli aeroporti. A Parma lo si trova nei menu di Cocchi, Meltemi, della Trattoria del Ducato e della Mariella di Fragno. Si può mangiare al coltel-lo, in tranci, sotto forma di tartare o come preparazione per altri piatti. Ma la miglior interpretazione secondo Cerati è proprio la sua: «In purezza».

di Silvia Ugolotti

PARMA-FAROECLAUDIO CERATI, PARMIGIANO, È ANDATO ALLA RICERCA DEL SALMONE PERFETTO E L’HA TROVATO.ALLE ISOLE FAROE, DOVE IL MARE È PIÙ PURO, NASCONO E NUOTANO GLI ESEMPLARI MIGLIORI CHE AFFUMICATI CON LEGNO D’APPENNINO DIVENTANO PREGIATE GOURMANDISE FIRMATE UPSTREAM.

Reportage

(E NON È UNA PARTITA DI CALCIO)

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Diario d’Interni Diario d’Interni

testi e foto di Alessandra Turci, giornalista

DA MILANO ALLA LIGURIA, DA UNA CASA IN STILE URBANO A PARETI ANTICHE INTRISE DI STORIA CONTADINA. DAL GIORNALISMO ALL’OSPITALITÀ NELLA NATURA: BREVE STORIA DI UN CAMBIAMENTO PENSATO CON IL CUORE.

ABITARETAILOR MADE.A UN PASSODAL MARE

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Il cambiamento non è arrivato con la chiarezza di chi sa cosa desidera ma dalla certezza di chi ha chiaro cosa non desidera più. È stato un lento, e onesto, processo di esclusione: non vole-vo più spazi chiusi, luce artificiale e aria consumata. Non vole-vo più investire energie in rapporti superficiali, in ruoli sociali e riconoscimenti professionali. Non più la città, e non perché la fuggissi o la rinnegassi ma perché, in fondo, non era più il contenitore giusto.La casa di campagna c’era dalla fine degli anni novanta come luogo di villeggiatura, amato molto e usato poco. Ho lascia-to tutto e da quel momento ogni cosa è andata al suo posto. Un incastro perfetto. Dall’esclusione è cominciato il processo d’integrazione, ovvero mettere nella vita ciò che si desidera e io volevo meditare, ospitare, cucinare e coltivare.Così è nato il bed & breakfast Dianogreen, poi le lezioni di yoga e l’orto dove ho iniziato, finalmente, a misurarmi con la terra.La lungimiranza di mia madre e il pragmatismo di mio padre sono stati fondamentali in tempi ancora non sospetti per il pro-getto di ristrutturazione. Quando cominciarono i lavori ave-vano chiaro che il grande corpo della casa sarebbe stato diviso in appartamenti autonomi, ognuno avrebbe avuto così il pro-prio spazio d’indipendenza. Passare dalla famiglia agli ospiti non è stato difficile, sembrava già quasi tutto predisposto (ecco

l’incastro perfetto). Diano San Pietro è un borgo medievale e la nostra era una tipica casa ligure in pietra di fine ottocento con fienili, stalle e cantine annesse. È stato recuperato il possibile tra mura, perimetri, altezze e dislivelli. Sono stati usati mate-riali differenti (ardesie, bargioline, pietra serena, graniglie), restaurati alcuni dei vecchi arredi accanto a quelli di famiglia. Ci sono le porcellane di nonna, i quadri scovati nei mercatini dell’antiquariato, i corredi ereditati. Il risultato finale è moder-no però con il calore dei focolari domestici di una volta.Come se sapesse offrire ciò che manca, ridurre là dove si ecce-de, il genius loci di Dianogreen è l’equilibrio. È un luogo che in-segna la giusta misura, ad attribuire importanza alle cose che la meritano. La casa è diventata un’estensione del mio corpo, il contenitore che lo racchiude. Rispecchia ciò che sono e l’agio in cui voglio stare. L’ospitalità, invece, è l’agio in cui desidero far stare gli altri. Per questo poche persone alla volta: la casa diventa la loro e io, per loro. È una casa discreta, non ama per niente mettersi in mostra. È aggraziata nelle forme e meticolosa nei gesti. Non è l’aspetto a colpirti ma la sua armonia d’insieme. Nulla stride in lei, tutto convince di lei. La sua delicatezza la raccontano gli oggetti di cui si circonda e la sua vera bellezza la sa smascherare solo la luce. Quando la illumina la diresti un dipinto.

Diario d’Interni Diario d’Interni

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Chef to Chef

Dal dim sum al ceviche peruviano: la cucina di Pacifico, a Brera, porta nel piatto il Pa-ese delle Ande e della cultura inca che, per oltre cinque secoli, ha assorbito influenze asiatiche. Un etnico chic di classe e di altissimo livello. Merito di Jaime Pesaque, uno dei più rinomati cuochi del Perù e ambasciatore della cultura gastronomica del suo Paese con ristoranti da Lima a New York, fino a Hong Kong e Oslo. Autentica cuci-na peruviana con tocco fusion, i suoi piatti hanno un gusto impeccabile e dal cuore di Milano guardano al futuro. Interni blu come l’oceano, carte da parati Hermès e Fornasetti, pezzi vintage, luci soffuse e Pisco Sour, un tipico drink a base di acquavite da gustare al bancone del bar.

EFFETTOCEVICHE

DOVEPACIFICOVia San Marco, ang. Via MoscovaMilanoTel. 02 87244737wearepacifico.it

Chef to Chef

SALUTE A TAVOLA

SAPOR NERO...

ingredienti- pesce bianco (branzino) tagliato a cubetti- leche de tigre: infuso a base di pesce, lime e verdure- salsa: a base di patata dolce, cipolla rossa, mais tostato e dolce

preparazioneSi prepara il leche de tigre e si taglia il pesce a cubetti che verrà fatto marinare per qualche secondo nel leche de tigre e poi guar-nito. Tutta la preparazione avviene all’interno di ciotole raffred-date con ghiaccio.

le variantiSi possono ottenere più varianti, oltre al Ceviche Puro, firma della cucina peruviana:- Ceviche Asiatico (tonno e leche de tigre al miso): è massima espressione della cucina di Jaime Peasque, in una fusion di tutto rispetto dove alga nori e pasta di miso bianca guarniscono uno dei piatti tipici della cucina Made in Perù.- Ceviche Mixto (polpo in infusione, capesante, gamberi e leche de tigre al rocoto): un mix di cotto e crudo, piccante ma equili-brato.- Ceviche Barrio Chino (salmone, won ton e leche de tigre speziato: un piatto che risente della contaminazione della cucina cinese.

Ceviche Puro

Ricco di polifenoli, antiossidante e antidepressivo. Fa bene alla salute e all’u-more grazie a un mix di sostanze virtuose che la scienza incorona. Ma soprat-tutto ubriaca, conforta, seduce, confonde. Stando alle statistiche nove persone su dieci apprezzano il cioccolato. E la decima? È folle o bugiarda. «Un buon cioccolato si riconosce alla vista». Secondo Alberto Banchini, cioccolataio, lucentezza e una superficie liscia e levigata sono i primi “segni particolari”. Quando si spezza fa “snap” e mentre si assapora la ragione va in tilt. Una raffi-nata alchimia che si compie tra palato e cervello. Come scrive Fernando Pessoa “Non c’è così tanta metafisica sulla terra come in un cioccolatino”. Il gusto, di certo, è soggettivo, ma alcuni punti sono fermi: «mai troppo acida e tostata: una tavoletta fondente di qualità deve sciogliersi in bocca, senza lasciare gru-mi». Il migliore è il criollo ed è anche il più costoso: «50 grammi per 15 euro, in alcuni casi anche 25». Si coltiva in Centro America ed è originario del Messico: «il suo profumo è molto intenso e il gusto equilibrato. Subito dopo viene il tri-nitario», spiega Alberto Banchini. La passione per il cioccolato è storia antica e un anno dopo l’altro i consumi aumentano: i più golosi sono gli svizzeri. Ne mangiano circa 12 chili all’anno a testa. E i più assidui nella produzione sono gli africani. La Costa D’Avorio, invece, guida la classifica mondiale dei pae-si produttori, seguita da Ghana, Nigeria e Camerun. «Le sue proprietà sono benefiche. L’importante, però, è scegliere quello giusto. Il cioccolato buono è fondente (almeno al 60%). La quantità consigliata si aggira intorno ai 25 gram-mi». Sublime da solo, sfizioso abbinato: «L’abbinamento classico è cioccolato e rum e tra le nuove tendenze c’è il suo utilizzo in cucina. Ad esempio, tortelli di zucca con una spolverata di cioccolato: da provare». Dalla scelta della materia prima alla miscelatura fino alla preparazione, l’apprendimento passa attraver-so il gesto: “Pratica e esperienza. Non serve altro, così insegnano i migliori maestri cioccolatai come Guido Gobino o Marie Cluizel».

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