Reportage Equilibrio perfetto...Reportage Equilibrio perfetto IN AZIONE Mosaici, spiagge e...

19
Reportage Equilibrio perfetto IN AZIONE Mosaici, spiagge e idrocarburi MONDOENERGIA Diritto allo sviluppo SICUREZZA Un altro caso risolto Periodico trimestrale di Total E&P Italia S.p.A. | Numero 8 | MARZO 2015

Transcript of Reportage Equilibrio perfetto...Reportage Equilibrio perfetto IN AZIONE Mosaici, spiagge e...

  • ReportageEquilibrio

    perfetto

    IN AZIONEMosaici, spiaggee idrocarburi

    MONDOENERGIADirittoallo sviluppo

    SICUREZZAUn altro casorisolto

    Perio

    dico

    trim

    estr

    ale

    di To

    tal E

    &P

    Italia

    S.p

    .A.

    | N

    umer

    o 8

    | M

    ARZ

    O 2

    015

  • www.it.total.com

    Trimestrale di Total E&P Italia A cura del Dipartimento Comunicazione Anno 2, numero 8

    Iscrizione TribunaleRegistrato presso il Tribunale di Roma55/2013 del 20/03/2013

    Editore Total E&P Italia S.p.A.Via Cornelia 498 - 00166 Roma

    Realizzazione editorialeCultur-e S.r.l.Via Massaua 7 - 00162 Roma

    Direttore responsabileRoberto Pasolini

    Direttore editorialeMassimo Dapoto

    In redazioneValentina RoticianiSimone SpagnuoloManuel BertinAnnalaura RuffoloSilvia Santoni

    Scrivi alla [email protected]

    Foto di copertinaStudio NeoAndrea Barabini

    Foto castelliArchivio APT Basilicata

    Stefano SchiavoDavide TabarelliInnocenzo Titone

    Tipografia Artigrafiche Agostini S.r.l. Anagni (FR)Località Selciatella, Z.II.Finito di stampare nel marzo 2015

    Realizzazione grafica Egidio Filippetti

    ReportageMichele StalloAssistente fotografoAntonello Leo

    06 08

    08

    IN AZIONE

    EDITORIALE

    05

    Mosaici, spiagge e idrocarburi

    La capitale dell’offshore

    Al largo dei mari del mondo

    Ravenna industrialeMONDOENERGIA

    12

    REPORTAGE

    14

    26INNOVAZIONE

    32 33

    34

    INIZIATIVE

    SICUREZZA

    3009

    10

    11

    Lavorarein mare aperto

    Un altro caso risolto

    La promozionedel territorio lucano

    Un’opportunità unica

    Un castello è per sempre

    Tutto cominciòcambiando le lampadine

    Diritto allo sviluppo Il microscopiodi profondità

    PROTAGONISTI

    24 Così lontani,così vicini

    Equilibrio perfettoEquilibrio e armonia

    Si ringrazianoLaura AntonelliClaudio BartolottiFrancesco CanestriniGiovanni CunettaRoberto FinettoOscar GuerraLoredana MondelloGianpiero Perri

  • Questa volta raccontiamo una storia di successo. Una storia iniziata cinquant’anni fa e che in questi decenni si è conqui-stata l’ammirazione nazionale

    e internazionale. Questa volta vogliamo rac-contare la storia di Ravenna, del suo distretto industriale sviluppatosi attorno ai giacimenti dell’Alto Adriatico, che negli anni è diventato punto di riferimento per le aziende dell’offshore. La storia che raccontiamo, però, non è solo una storia industriale, ma è la storia di un equilibrio cercato e raggiunto facendo coesistere le molte facce che compongono la vita in una città.Un equilibrio, in qualche modo, anche certificato: nel 2014 Ravenna è risultata la migliore città nella classifica del Sole24ore sulla qualità della vita.Questa storia l’abbiamo voluta raccontare perché le storie di successo sono ricche di spunti inte-ressanti, confermano che è possibile raggiungere un risultato quando questo è fortemente voluto. Ma in più, da quelle esperienze, dagli errori com-messi e dalle opportunità colte lungo il percorso, si possono imparare tante cose.Così la storia di Ravenna, è il nostro auspi-cio, può diventare la storia (di successo) della Basilicata e di Tempa Rossa. I giacimenti della Val d’Agri e quelli della Valle del Sauro rappresentano un’opportunità per tutta la regione. L’industria petrolifera ha biso-gno di capacità imprenditoriali, di conoscenze tecniche, di competenze specialistiche di cui avvalersi e, auspicabilmente, da far crescere al proprio fianco. E questo vale anche in Basilicata

    per Tempa Rossa, ove il cammino intrapreso procede verso l’avvio della produzione. Presto giungerà il momento atteso con tre-pidazione, anche da me, seppure lo vivrò da lontano. Questo editoriale, infatti, vuole essere il mio saluto ai lettori e il mio ringraziamento a quanti in questi mesi hanno collaborato per la riuscita del progetto. Con un po’ di nostalgia lascio a François Rafin, il nuovo Amministratore Delegato di Total E&P Italia, una filiale rodata e in marcia verso questo obiettivo, di cui serberò il ricordo delle donne e degli uomini, e del loro essere squadra. Presto vedrò (e vedremo) crescere Tempa Rossa e la Basilicata, trovando l’armonia tra sviluppo industriale e attività tradizionali che rendono così bella questa terra. Ne sono certa.

    Nathalie Limet

    A.D. Total E&P Italia

    Equilibrioe armonia

    La storia che raccontiamo non è solouna storia industriale, ma è la storiadi un equilibrio cercato e raggiunto

    facendo coesistere le molte facceche compongono la vita in una città.

    4

    EDITORIALE

  • Mosaici, spiaggee idrocarburi

    R avenna è una città d’arte, sicuramente tra le più importanti e conosciute d’I-talia. Una città che dal 1996 vanta ben otto monumenti iscritti nella lista Unesco dei Patrimoni dell’Umanità.

    Ravenna è una città di mare, con nove centri turi-stici balneari che da decenni offrono possibilità di svago ai bagnanti che frequentano le lunghe spiagge della Romagna. Ravenna è una città di pesca, con il secondo porto peschereccio italiano per volume sbarcato, dopo Mazara del Vallo.Ciò significa che qui si scarica più pesce che ad Ancona, Bari, Palermo e Chioggia. Ravenna è anche una città industriale, con aziende agroalimentari, chimiche, meccaniche, edili, ceramiche, calzatu-riere, tessili e dell’abbigliamento. E a Ravenna c’è anche un polo petrolchimico, attivo dagli anni ’50, che ha permesso lo sviluppo di una florida filiera industriale legata al petrolio.Tante realtà, tante facce della stessa medaglia, o meglio della stessa città, che si integrano tra loro, valorizzandosi vicendevolmente. La prova di que-sto equilibrio cercato e trovato è che il turista interessato a un soggiorno a Ravenna pensa al centro storico, ai mosaici di epoca bizantina, alle spiagge di sabbia fine, agli svaghi notturni della riviera romagnola. E il milione di persone che ogni anno decide di visitare queste zone non pare essere influenzato dalla vicinanza di un grosso polo industriale. Perché non si deve scordare che Ravenna è la seconda meta turistica regionale dopo Rimini, con una capacità attrattiva capace di richiamare anche il pubblico internazionale.Eppure la presenza del polo petrolchimico è ben visibile, così come la ricchezza prodotta dall’estra-zione degli idrocarburi: le piattaforme petrolifere che estraggono il gas naturale dai fondali dell’Adriatico

    Ravenna e il suo territorio rappresentano uno splendido esempiodi integrazione tra cultura, pesca, agricoltura e industria petrolifera.

    IN AZIONE

    sono facilmente visibili da terra, dalla spiaggia in occasione di giornate terse e ancor più facilmente durante la notte, quando, illuminate, si stagliano verso il cielo. Non si nasconde il polo petrolchi-mico, il terzo d’Europa per dimensioni, ben visibile da chi percorre la lunga strada che collega il mare al centro abitato. E le grandi navi, necessarie ai supporti logistici alle stazioni petrolifere offshore, o le enormi chiatte per il trasporto delle piattaforme transitano lungo il porto canale, lambendo il molo diportistico di questa zona e incrociando i pesche-recci di rientro dalla pesca in altura.

    Qui cultura, turismo, agricoltura, pesca, industria e settore petrolifero hanno trovato un perfetto equilibrio e hanno imparato a convivere, valoriz-zandosi reciprocamente.

    LA COZZA DI RAVENNA

    L’Emilia-Romagna, con circa 20.000 tonnellate annue,è uno dei maggiori produttori nazionali di mitili.La cozza di Ravenna è considerata tra le più pregiate in Italia.Una parte importante, circa il 5% della produzione regionale,deriva dalla raccolta del prodotto cresciuto sotto le piattaformeal largo di Marina di Ravenna. Il gioco di correnti, che fornisceottimo cibo, e la qualità delle acque del mare apertosono determinanti per ottenere l’elevata qualità di queste cozze.

    www.lacozzadiravenna.it

    L’approfondimento sullo studio“La coesistenza tra idrocarburi e territorio in Italia”,realizzato da RIE per Assomineraria.

    Qualità della vita 2014:vince Ravenna

    6

    IN AZIONE

  • A Ravenna, la storia del polo industriale e portuale comincia negli anni ’50, ossia poco dopo la scoperta da parte di Agip Mineraria di un grosso giaci-mento di gas naturale al largo della

    costa romagnola. L’area industriale e portuale si sviluppa nei decenni successivi trainata da un forte elemento caratterizzante: la presenza di un impor-tante polo chimico/petrolifero. A fianco del polo si sviluppano le ditte del settore agro-alimentare (stoccaggi di fertilizzanti e cerealicoli, produzione oli alimentari), le aziende del settore metallurgico (decapaggio coils e commercio prodotti side-rurgici), le produzioni di cemento e prodotti per edilizia e ceramica e le attività a servizio del porto (cantieri, armatori, spedizionieri, lavaggi, assicu-ratori, fornitori di bordo, agenzie marittime, ecc.). Grazie al volano delle commesse legate all’attività

    estrattiva nei giacimenti della costa romagnola, fiorisce l’indotto fino a diventare il primo distretto industriale nell’Oil&Gas in Italia.

    Tra multinazionali del settore e imprese locali, circa 40 aziende sono impegnate nel comparto petrolifero, offrendo occupazione a circa 2.000 persone. A queste si aggiungono altre 80 aziende impegnate nell’indotto, raggruppate nella ROCA (Ravenna Offshore Contractors Association), che generano un fatturato da un miliardo di euro e occupano quasi 2.500 dipendenti.Numeri che qualificano Ravenna come una delle capitali del Mediterraneo nella cantieristica navale e nelle realizzazioni offshore.E in questa culla dell’hi-tech globalizzata delle attività upstream si possono incontrare aziende come la Rosetti Marino, società di ingegneria e costruzione di piattaforme offshore; la Fratelli Righini, piccola azienda meccanica che produce impianti per la posa di oleodotti; il gruppo Cosmi, impegnato nella realiz-zazione di macchine per l’industria chimica e petrol-chimica; la Micoperi che si occupa di manutenzioni offshore e contracting; la Tozzi Holding, impe-gnata nell’impiantistica per navi e piattaforme offshore e nella genera-zione di energia. Dietro a loro, si scorgono altre decine di aziende specia-lizzate, che completano il successo internazionale di questo distretto.

    Ravenna industriale

    R appresenta una delle maggiori rea l tà indu-striali offshore di Ravenna con

    circa 400 milioni di fatturato e 1.200 dipendenti. Ne par-liamo con Oscar Guerra, Amministratore Delegato della Rosetti Marino.

    Ci racconta la storia di quest’azienda?Abbiamo iniziato 90 anni fa come officina meccanica, poi con la scoperta dei gia-

    cimenti in Adriatico è partito un nuovo corso, e abbiamo cominciato a realizzare le strutture delle prime piattaforme. All’inizio degli anni ’90, poi, eni ci ha chiesto di elaborare i progetti, oltre che realizzarli. Abbiamo quindi comprato la società di ingegneria multidisciplinare Basis Engineering e fondato Fores Engineering per realizzare le com-ponenti elettro-strumentali degli impianti.Col nuovo millennio abbiamo acquisito le prime

    quote di Tecon, società di progettazione di strut-ture offshore. Oggi con noi lavorano circa 400 ingegneri e le nostre società di ingegneria e com-ponentistica competono sui mercati internazionali, tanto che dedicano alla Capogruppo meno della metà del loro fatturato totale. Nel 1996 è poi iniziata la nostra politica di internazionalizzazione, dap-prima a Rijeka (Croazia), poi a Baku (Azerbaigian), a seguire Astrakhan (Russia), Akshukur (Kazakhstan), poi l’Egitto, la Nigeria e il Congo.

    Quale legame mantenete ancora con Ravenna?A Ravenna c’è un distretto fatto di piccole aziende con manodopera iperspecializzata e ottimamente formata. Qui la componente ingegneristica e quella costruttiva sono stretta-mente integrate, a differenza di ciò che accade all’estero. Questo ci dà la capacità di offrire un servizio di qualità e molto flessibile, rendendo poco competitivo delocalizzare. Quando dob-biamo coinvolgere una società del Paese di destinazione dell’impianto, e nel settore petro-lifero accade spesso, dobbiamo collaborare con soggetti a cui manca una storia industriale come quella ravennate. In questo caso, è solo grazie

    alla manodopera di fiducia e altamente qualificata di questa zona che riusciamo a formare e qualificare anche gli operai del Paese di destinazione.

    Avete partecipato anche al recupero della Costa Concordia…Gli ingegneri della Tecon hanno studiato la rotazione e messa in galleggiamento del relitto, verificando sia le opera-zioni marine che la tenuta dello scafo. Rosetti invece si è occupata di realiz-zare alcune delle strutture sottomarine su cui la Concordia è stata appoggiata. Ovviamente, la nostra esperienza nelle attività in alto mare e nella realizzazione di piattaforme offshore è stata determi-nante per il successo dell’operazione.

    Da piccola officina meccanica a costruttrice di piattaforme offshore.

    Al largo dei mari del mondoIl successo imprenditoriale della città tra piattaformee polo petrolchimico.

    Ravenna e il legame con il suo distretto. Il punto di vista di Innocenzo Titone, presidente dell’Offshore Mediterranean Conference (OMC), che quest’anno si svolgerà a Ravenna dal 25 al 27 marzo.

    Perché l’OMC a Ravenna?Qui si è sviluppato il distretto dell’offshore petrolifero italiano. L’OMC non poteva che nascere qui, legata a questo territorio.

    Esiste un “modello Ravenna”?Ogni edizione è visitata da alcune delegazioni prove-nienti da diversi Paesi esteri. Tutti restano colpiti da come si sia riusciti a trasformare la ricchezza del sottosuolo in capacità industriale e in qualità della vita per la città.

    Come evolve il distretto?Poco alla volta sta diventando un distretto dell’energia, con aziende che sono cresciute e hanno saputo diversi-ficarsi per continuare a competere.

    LA CAPITALE DELL’OFFShORE

    World Energy CitiesRavenna è uno dei poli mondialidell’offshore insieme a Houston (Texas), Aberdeen (Scozia) e Stavanger (Norvegia).

    98

  • L a flotta di Micoperi è com-posta da 25 imbarcazioni, al servizio delle piatta-forme in alto mare.

    Ma fermarsi alle sole navi è ridut-tivo, elencando i servizi offerti da questo EPC contractor che impiega circa 1.000 dipendenti, poco più della metà impegnati tra Mediterraneo e Africa occidentale, e la restante parte in Messico.Ne abbiamo parlato con il vicepre-sidente, Claudio Bartolotti.

    Ci racconta la storia della Micoperi?Dovrò raccontare due storie diverse, per giungere a ciò che siamo

    diventati oggi. La prima comincia al termine della seconda guerra mondiale, periodo in cui la lom-barda Micoperi si specializza nel recupero dei relitti affondati durante le battaglie navali. L’azienda cre-sce, si fa un nome nel settore, ma negli anni ’80 delle scelte imprenditoriali azzardate, seguite purtroppo da una crisi petrolifera, la portano in una fase di stallo e prossima al fallimento. Parallelamente c’è la sto-ria di mio padre, Silvio, che ha una piccola azienda ravennate specializzata nelle sabbiature e nelle ver-niciature industriali. Il legame con il mare cominciò nei tardi anni ‘80, con l’acquisto della Sarom Otto. E così noi, esperti in verniciature, ci alleiamo con un’azienda inglese specializzata nei prodotti antin-cendio e cominciamo a effettuare interventi di manutenzione sulle piattaforme. Funziona.

    Il legame con il mare si consolida definitivamente con l’acquisizione di Micoperi nel 1995, quando mio padre la rileva e dà inizio alla seconda vita di quest’azienda. Oggi siamo un’azienda da 400 milioni di fatturato che può svolgere servizi di sal-vataggio, smantellamento, installazioni marine offshore sia in superficie che subacquee.

    Siete una realtà internazionale, ma mantenete la sede a Ravenna…Abbiamo anche una base logistica a Ortona, in Abruzzo, e all’estero siamo presenti con due conso-ciate in Egitto e in Croazia, una filiale in Costa d’Avorio e una in Messico. Qui c’è la sede principale perché esiste un legame affettivo con questa terra e perché Ravenna rappresenta l’hub offshore per l’Italia.

    Siete stati protagonisti del salvataggio della Costa Concordia.Ci è stato assegnato il contratto di rimozione in joint venture con l’americana Titan. A Rosetti Marino abbiamo dato in subappalto la costruzione di due delle cinque piattaforme che hanno sostenuto la Concordia durante il raddrizzamento. All’inizio non volevamo partecipare, poiché il progetto è lontano dal nostro business. Mio padre si è convinto quando ha colto l’opportunità di mostrare al mondo che in Italia ci sono capacità tecniche di altissimo valore. Così abbiamo proposto un progetto molto impe-gnativo: recuperare il relitto anziché smembrarlo, offrendo l’esperienza nell’offshore e le grandi capa-cità ingegneristiche sviluppate in questo distretto. Con il successo di quest’operazione, 100% italiana, speriamo di aver legato alla Concordia anche un messaggio positivo.

    Il Gruppo Tozzi controlla o partecipa diverse società legate a vario titolo al mondo ener-getico, dalla realizzazione di impianti fino alla progettazione e installazione di centrali di generazione di energia.

    Una storia, raccontata da Stefano Schiavo, direttore Sales & Marketing, che comincia un secolo fa, cam-biando lampadine…

    Un secolo di vita è una storia molto lunga. Sempre legata al mondo energetico?Sì, con gli inizi che si tingono di fascino: oltre cento anni fa il signor Tozzi aveva il compito di sostitu-ire le lampadine elettriche che si bruciavano. Poi siamo cresciuti, siamo riusciti a coniugare Oil & Gas con le energie rinnovabili, e oggi siamo diventati il settimo produttore nazionale nelle rinnovabili.Nel mezzo molte opportunità colte, iniziando come rivendita di materiale elettrico e avendo la proprietà di una piccola centrale idroelettrica. Negli anni ’70 ci specializziamo nella produzione di quadri elettrici, che oggi installiamo anche su piattaforme e sulle navi appoggio. Gli anni ’90 sono quelli della diversificazione, con la produzione di

    impianti elettro-stru-mentali e, poi, con la d iv is ione ingegne-ristica TED da cui è scaturita Comart, che vanta oltre 150 refe-renze di impianti di trattamento gas in ogni parte del globo. Oggi è l’epoca del consolida-mento e dell’ulteriore espansione.

    P e r ò m a n t e n e t e saldo il legame con il territorio…Competiamo nei mer-cat i internazional i , ma vogliamo provare a mantenere le sedi

    produttive in Italia. La proprietà è molto legata al territorio. La manodopera locale è efficiente e spe-cializzata, ma è difficile pensare che tutti i nostri dipendenti possano seguirci nelle sfide internazionali con cui ci confrontiamo. L’unica soluzione è, quindi, provare a mantenere la produzione qui entrando in nuovi settori, come stiamo facendo da qualche anno.

    Come si riesce a competere lavorando in Italia?I giacimenti in Adriatico hanno fatto sviluppare un distretto flessibile e con elevate capacità tecni-che, composto da contrattisti e subfornitori molto specializzati. Chi lavora in questo settore sa che è finita l’epoca del petrolio facile e i nuovi campi petroliferi si coltivano in mare, a elevate profon-dità oppure contengono oli pesanti. Per questo motivo le nostre capacità ingegneristiche trovano il giusto supporto nelle professionalità che que-sto distretto sa offrire, il che ci rende competitivi anche nei confronti dei colossi esteri.In questo momento stiamo affrontando due dei progetti più complessi mai realizzati su navi desti-nate alla produzione e trattamento di greggio e gas. Quelle che in gergo tecnico sono chia-mate FPSO (Floating, Production, Storage and Offloading). L’obiettivo è realizzarli in Italia e ciò sarà possibile proprio perché in questo territorio possiamo contare su un tessuto produttivo che può sostenere tali sfide.

    EPC Contractor

    Acronimo inglese che sta per Engineering,

    Procurement & Construction.

    Definisce gli appalti in cui si chiede al fornitore

    di svolgere sia i servizi di ingegneria,

    che quelli di approvvigionamento dei materiali

    e di realizzazione dell’opera.

    GLOSSARIO

    Una storia di successo che inizia cambiando lampadine elettriche.

    Le acque degli oceani sono solcate da una flotta di navidi supporto alle piattaforme.

    Lavorare in mare aperto Un secolo al lavoro,tra petrolio e rinnovabili

    11

  • esistenti, si apre la strada a nuovi servizi rendendoli accessibili anche alle persone più povere.L’energia è indispensabile per aumentare l’efficacia e la qualità dei servizi sanitari, delle scuole e dei cen-tri di formazione, delle istituzioni governative, degli acquedotti, degli impianti di depurazione, dell’illu-minazione delle singole abitazioni dei cittadini, per il riscaldamento e per la cottura dei cibi. Avendo presente queste condizioni, è evidente che la disponibilità e l’acceso all’energia elettrica hanno molto a che vedere con il fatto che i Paesi con un alto indice di sviluppo umano sono anche i Paesi più sviluppati.

    La contrazione dei consumi elettrici, però, potrebbe celare l’efficienza energetica.È molto difficile trovare una linea di demarcazione tra riduzione dei consumi attraverso l’impiego di sistemi più efficienti e contrazione dei consumi connessi all’impoverimento generale. È evidente che riscaldare l’acqua con l’elettricità, come fa un comune scaldaba-gno, è un sistema che disperde energia poiché riesce a utilizzare appena un terzo dell’energia primaria che consuma. È un metodo poco efficiente, che si può migliorare senza perdere in qualità della vita.D’altro canto, sappiamo bene che il perdurante periodo di crisi economica ha abbattuto i consumi elettrici, che hanno toccato il minimo dal 1994. In questo caso, i minori consumi elettrici sono il segnale di una situazione di disagio e di peggioramento delle condizioni generali.

    Che legame c’è tra indice di sviluppo umano e petrolio? Avere il petrolio è una condizione abilitante, ma non è sufficiente. Negli ultimi cinque anni la Norvegia, grande produttore petrolifero, è risultata essere il primo Paese al mondo in questa speciale classi-fica. Contemporaneamente la Nigeria, altro grande produttore petrolifero, è in fondo alla classifica. La Norvegia ha saputo trarre ricchezza dagli idrocarburi, producendo molto, tassando in maniera congrua

    e distribuendo la ricchezza così prodotta. In sintesi ha saputo avviare un circuito virtuoso. Ed ecco che, oggi, sono molte le industrie straniere che vogliono insediarsi nel Paese scandinavo, nonostante l’elevata tassazione. La Nigeria, invece, pur essendo il primo produttore di petrolio in Africa e sesto esportatore mondiale, non riesce a distribuire la ricchezza dei suoi immensi giacimenti, né a creare circuiti virtuosi.La conseguenza è che sta perdendo la straordinaria occasione offerta dalle sue ricchezze naturali e l’in-dice di sviluppo umano del Paese è tra i più bassi del mondo. Va detto, però, che la situazione è più articolata. I Paesi dell’Africa Occidentale, ricchi di materie prime, presentano comunque alcuni elementi migliori rispetto ai più poveri Paesi dell’Africa Orientale. Per esempio qui si è sviluppata la classe media che ha standard di vita più alti.

    In Italia, che situazione abbiamo?Le offro lo sguardo di un ottimista. La domanda elettrica dovrà necessariamente aumentare. Io mi aspetto una ripresa dei consumi elettrici, proba-bilmente anche violenta, trascinata dal comparto industriale nazionale. Dalle nostre analisi risulta che, anche con un’ipotesi magra di crescita del PIL dell’1% all’anno e scontando un miglioramento dell’effi-cienza, la domanda elettrica nei prossimi anni dovrà salire di almeno 80 TWh, quantità che sarà coperta per almeno 50 TWh da cicli combinati e il resto da energie rinnovabili.

    Dirittoallo sviluppoPerché l’accesso all’energia è necessario a migliorarele condizioni di vita.

    Indice di sviluppo umano e accesso all’energia elettrica sono due elementi fortemente correlati. Per capire questa relazione e come analizzarla abbiamo intervistato Davide Tabarelli, presi-dente di Nomisma Energia.

    Cominciamo con lo spiegare cos’è l’indice di svi-luppo umano.È un indicatore di sviluppo macroeconomico che è stato utilizzato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, a partire dal 1993, per valutare la qualità della vita nei singoli Paesi. Il concetto di sviluppo umano è stato elaborato dal programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) per superare la concezione di sviluppo incentrata sulla crescita economica, tipica del PIL. Con quest’indicatore si analizzano fattori quali l’alfabetizzazione e l’aspettativa di vita, non solo il reddito o i beni di consumo, modificando radicalmente la concezione di evoluzione della società e di sviluppo umano.

    Come mai si può legare quest’indicatore all’ac-cesso all’energia elettrica?I Paesi che stanno meglio, quelli che sono più ric-chi, che fanno più cultura, che proteggono meglio l’ambiente sono anche quelli che consumano più elettricità. Tutti i Paesi OCSE che figurano ai primi posti della classifica sono anche i primi per con-sumo di elettricità. Questo legame è facilmente comprensibile. L’elettricità è un tipo di energia evoluta, sofisticata e difficilmente accessibile, al contrario di altre forme di energia.Per avere l’elettricità servono centrali per produrla, reti capillari per distribuirla e macchinari o elettro-domestici per utilizzarla.Quando c’è l’elettricità si muovono le ferrovie, ci sono le industrie, si illuminano le scuole e gli ospe-dali. Per questo motivo, la disponibilità di elettricità e i consumi elettrici diventano la fotografia di una serie di attori, infrastrutture, servizi che tratteggiano le società complesse ed evolute.

    Si potrebbe supporre che non ci sia nesso causale, ma sia solo una correlazione a legare elettricità e indice di sviluppo umano.I servizi comunitari hanno bisogno di energia. Quando è disponibile l’elettricità si migliora la qualità dei servizi

    Nomisma EnergiaSocietà indipendente che realizza attività di ricerca e consulenza economica per imprese, associazioni e pubbliche amministrazioni, a livello nazionale e internazionale, con una specializzazione in campo energetico e ambientale.

    www.nomismaenergia.it

    PER APPROFONDIRE

    Energia primaria

    Fonti energetiche il cui contenuto

    energetico è usato direttamente, cioè

    senza conversione o trasformazione.

    Sono fonti primarie le biomasse, il

    Sole, il vento, le maree, i combustibili

    fossili, le fonti geotermiche.

    GLOSSARIO

    Il sito del programma dell’Organizzazione delle Nazioni Unite che ha elaborato l’indice di sviluppo umano.

    www.hdr.undp.org/en/humandev

    MONDOENERGIA

    12 13

  • Equilibrio perfetto

    La storia di questa città d’arte abbraccia il visitatore in arrivo.A uno sguardo esterno, però, ciò che colpisce è la perfetta integrazione

    fra le diverse componenti: lavoro, svago, industria, agricoltura,mare, pesca, commercio e turismo.

    REPORTAGE

    14 15

  • Quest’anno Ravenna ha conquistatoil primo posto della classifica sulla vivibilità

    stilata da Il Sole 24 Ore, grazie ai punteggi alti ottenuti in materia di “Servizi, ambiente e salute”

    e nel capitolo “Affari e lavoro”.

    16 17

  • I pescherecci,le imbarcazioni

    da diportoe i villeggianti delle stazioni

    balneari incrociano

    i loro percorsi nella zona dello sbocco a mare

    della città.

    18 19

  • Nel 2014, nel porto di Ravenna,

    il traffico totaledi merci

    è ammontatoa oltre 24 milioni

    di tonnellate,con una crescita di circa 2 milioni

    di tonnellate rispetto all’anno

    precedente.

    20 21

  • Ravennaè la più importante base per le attività offshore in Italia.Oggi, alle aziende

    del distretto,si affianca anche

    la formazione specialistica

    con l’istituzione del corso post lauream

    dell’Universitàdi Bologna.

    22 23

  • Così lontani,così vicini

    Della mentalità statunitense ho con-servato la capacità di ottimizzare i tempi e organizzare il lavoro. Ma come tutti gli italiani uso la creatività nell’affrontare e risolvere i problemi

    in mille modi diversi. Senza dimenticare che in Italia siamo i migliori per capacità tecniche». Impossibile non credere a Mr. Cunetta, 43enne italo-americano, Drilling Fluid Engineer per l’AVA New Park Company. La sua vita è un racconto avvincente, fatto di incontri con culture diverse, di esperienze in mondi lontani che lo hanno arricchito sia umanamente che professionalmente. Malesia, Mozambico, Portogallo, Spagna, Germania, Romania, Grecia, Israele, Norvegia: sono questi i Paesi dove Giovanni Cunetta ha lavorato, per periodi più o meno lunghi, dai 2 mesi a un anno. Anche le parole che usa per descrivere il suo lavoro sono quelle di una storia suggestiva: «In un impianto petrolifero ci sono le

    pompe che rappresentano il cuore, poi le vasche, la torre e le aste che sono le arterie e, infine, il flu-ido di perforazione che simboleggia il sangue. Io devo continuamente monitorare i parametri fisici di questo fluido, che sono la densità e la viscosità, senza dimenticare di controllare la temperatura. Tutto deve funzionare alla perfezione. In caso di anomalie, bisogna avvisare subito l’assistente di cantiere e proporre delle soluzioni immediate da intraprendere. E non ci sono dubbi: dalle espe-rienze del passato arriva sempre la soluzione migliore». E il trasferimento in Italia? «A vent’anni ho seguito i miei genitori che sono tornati nel loro paese d’origine. Fino ad allora l’Italia rappresentava un sogno: durante la mia infanzia ho trascorso solo brevi periodi in Basilicata, durante l’estate. E ogni volta era meraviglioso: non ero abituato ai monti, al focolare domestico, agli odori e profumi tipici di questa zona. Profumi che ancora oggi capto nell’a-ria e mi fanno ricordare le estati trascorse qui».

    GIOVANNI CUNETTAAppassionato di chimicafin da piccolo.

    ETà43 anni

    RUOLODrilling Fluid Engineer

    LUOGO DI LAVOROTempa Rossa 1

    AMA DEFINIRSIDisponibile e allegro,ama il lavoro di squadra

    GLI ALTRI LO VEDONOSerio e onesto

    DOVE SI VEDE TRA 10 ANNI Supervisore in un contesto internazionale

    Solo con un team affiatato si vince sul lavoro.

    Vengono da mondi lontani, gli Stati Uniti e la Sicilia, hanno fatto studi e percorsi

    professionali diversi. Lavorano anche in aziende differenti. Ma per entrambi il successo

    personale è legato alle opportunità offerte dalla filiera del petrolio.

    ETà34 anni

    RUOLOExpert Field Technician

    LUOGO DI LAVOROPescara, con missioniin Italia ed Europa

    AMA DEFINIRSISolare, ottimistae molto precisa

    GLI ALTRI LA VEDONOSimpatica, ma sul lavoronon faccio sconti a nessuno

    DOVE SI VEDE TRA 10 ANNI Come manager, in ufficioa dirigere una squadradi ingegneri

    Il cantiere è comeuna famiglia, si condividono gioiee dolori, si divide il cibo e si mangiaspalla a spalla.

    Mio fratello maggiore studiava elettrotecnica e passava i l tempo a costruire circuiti elet-trici. Mi diceva: tu sei una donna e non puoi capire. Per sfida mi

    sono iscritta a ingegneria elettronica: io mi sono laureata, lui no», racconta scherzando Loredana Mondello, una donna piena di energie, inna-morata del suo lavoro e del suo cane Albert, chiamato così in onore di Einstein.Sei mesi dopo la laurea con tesi sulla microe-lettronica è assunta dalla compagnia di servizi petroliferi Schlumberger. Affascinata da una società che le prospettava lavori avventurosi nelle zone più impervie del mondo, ha intra-preso la carriera di ingegnere di cantiere. E così le è capitato anche di andare in missione in Polonia, d’inverno, a lavorare quando la tempe-ratura scendeva a meno 30°C.

    «Da piccola mai avrei pensato di vivere e lavorare a quelle temperature, visto che sono nata a Gela» spiega Loredana che oramai si sente abruzzese d’adozione. Oggi, in quanto Field Technician, si occupa del pipe recovering, cioè il recupero della batteria di attrezzi necessari a effettuare una tri-vellazione, nel caso in cui si siano verificate delle criticità. Poi, nella fase finale, interviene quando devono essere realizzati sondaggi sul casing attraverso vari sensori, per capire se il pozzo è stato cementato in maniera corretta o per effet-tuare delle prove di produzione. La sua esperienza di caposquadra l’ha convinta che gli italiani non sono secondi a nessuno per preparazione tecnica in questo settore. «Lavoro da nove anni e i miei colleghi si sono sempre dimostrati preparati, bravi e creativi nel dare solu-zioni immediate a qualsiasi problema. Per questo gli italiani sono ricercati in tutto il mondo».

    LOREDANA MONDELLOFelice per un lavoro che permettedi non annoiarsi mai.

    24 25

    PROTAGONISTI

  • 26 27

    INNOVAZIONE

    La tecnologia necessaria all’analisi del terrenonelle profondità del pozzo. In tutta sicurezza.

    Durante la fase di scavo di un pozzo petrolifero, e anche in quelle successive, molta attenzione è posta alla caratterizzazione e alle analisi dei dati mineralogici

    e petrofisici. È fondamentale conoscere nel dettaglio dati quali porosità, densità, fattore fotoelettrico, radioattività naturale degli strati profondi del sottosuolo che sono attraversati durante le fasi di perforazione di pozzi per l’e-strazione di gas e di petrolio. La tecnologia impiegata, mutuando i progressi fatti in campo biomedico, sfrutta apparecchia-ture contenenti sorgenti radiogene, che sono calate nelle profondità del pozzo all’interno di speciali sonde sigillate. In pratica, ed è diventata oramai prassi internazionale dell’in-dustria petrolifera per la bontà dei risultati che ottiene, si introduce nel pozzo una sorgente

    di neutroni che analizza le pareti di roccia.

    Come funzionaCiò che si misura è la quantità di raggi gamma indotti dai neutroni emessi dalla sorgente. La “fotografia” che si ottiene da questa misura-zione è determinata dalle differenti quantità di idrogeno che si trovano in vicinanza della sorgente. È un sistema molto efficace, poi-ché l’idrogeno è un componente chimico presente sia nell’acqua che negli idrocarburi, tutt’e due sempre presenti in un giacimento. Con questa tecnica, misurando i raggi gamma con un rivelatore posto a una determinata distanza dalla sorgente, si può conoscere la relazione con il contenuto in idrogeno delle formazioni, da qui calcolare la percentuale dei fluidi presenti e, conseguentemente, risalire alla porosità delle rocce in esame.

    Il microscopiodi profondità

  • IMPIEGHIDEI RADIOISOTOPI

    (IN SORGENTI SIGILLATE)

    GAMMAGRAFIA

    Per misurare l’omogeneitào la bontà dei materiali,

    per la ricerca di difetti nelle saldature o nelle fusioni

    di metalli.

    TARATURA E IRRAGGIAMENTO

    Tecnologia impiegataper la taratura di strumenti,

    per l’irraggiamento dei materiali.

    RADIOMETRIA

    Per misurare il livello, spessore, densità, umidità, e anche nei rilevatori di fumo,

    nei gascromatografi.

    TELETERAPIA

    Sfrutta le radiazioni al cobalto e al cesio (Co-60, Cs-137).

    IRRAGGIAMENTO

    Per la sterilizzazione biologica (prodotti medicali o derrate alimentari), per la

    “stimolazione” di semi, tuberi al fine di ottenere una più

    alta germinazione o resistenza alle avversità.

    TERAPIA INTERSTIZIALE ED ENDOCAVITARIA

    Sfrutta le sorgenti sigillate sotto forma di pastiglie, aghi, fili, che vengono collocati su

    organi del paziente.

    NELL’INDUSTRIA

    NELLA MEDICINANELLA RICERCA

    28 29

    INNOVAZIONE

    Contenitori isolati e protettiLe sorgenti radiogene devono essere trattate con estrema attenzione e cura, a cominciare dalle caratte-ristiche costruttive dei contenitori di tali sorgenti. Gli involucri che le contengono sono composti da diversi rivestimenti e da più strati di acciai inossida-bili speciali o di titanio, appositamente progettati e costruiti sia per resistere a pressioni molto elevate che per garantire il loro isolamento e la protezione della sorgente. Nelle attrezzature che sono state impie-gate a Tempa Rossa, per esempio, la sorgente è posta in un involucro cilindrico con doppia parete, una in ceramica alluminizzata e l’altra in una speciale lega metallica denominata Kovar.L’involucro con il generatore di neutroni è ulterior-mente protetto da un primo tubo in acciaio inox molto spesso, contenente un gas isolante, e da un secondo involucro cilindrico sigillato ermeticamente, che contiene il sistema di alimentazione elettrica del generatore. I tre involucri di protezione, però, non sono semplicemente giustapposti ma sono stati pen-sati, progettati e realizzati come un unico, integrale, sistema di contenimento della sorgente radiogena contenuta nel rivelatore.

    Attivazione a comandoIl costante sviluppo tecnologico dell’industria petrolifera permette l’utilizzo di attrezzature sempre più avanzate, che comportano l’uso di sorgenti basate su sostanze radioattive naturali con una attività sempre più bassa.Inoltre, le moderne tecnologie impiegate consentono un ulteriore livello di sicurezza: emettere radiazioni solo quando la sorgente è attivata e solo quando è in posizione. Una soluzione tecnologica che è stata

    impiegata anche nelle analisi di Tempa Rossa. Per di più è bene ricordare che per attivare l’emissione neutronica, il tubo radiogeno deve essere alimentato a tensioni superiori a 80 kV.Oltre a ciò, utilizzando questo innovativo sistema, è garantita una sicurezza aggiuntiva grazie all’impossi-bilità di alimentare il generatore di neutroni in caso di assenza, malfunzionamento o mancanza del dispo-sitivo di attivazione. A ulteriore protezione, poi, va considerata la presenza di almeno un interruttore di emergenza a ripristino locale che, se attivato, impedi-sce al generatore di emettere neutroni. Per proteggere i lavoratori impegnati nelle operazioni di rilevamento, infine, il protocollo di sicurezza delle operazione pre-vede che prima di estrarre il generatore di neutroni dal pozzo debbano trascorrere almeno 30 minuti dalla fine dell’irraggiamento.

    Vigilanza umanaLa normativa vigente richiede la presenza di un Esperto Qualificato in radioprotezione che assista le società specializzate che svolgono queste attività nelle diverse fasi.Si tratta, ancora una volta, di una garanzia di prote-zione voluta dal legislatore per assicurarsi del corretto rispetto delle procedure e degli standard di sicurezza. La presenza dell’Esperto, infatti, consente una verifica puntuale delle condizioni ambientali, delle scher-mature e la stima delle eventuali dosi radiogene che potrebbero essere ricevute dal personale coinvolto nelle operazioni. Considerando tutti questi parametri, l’Esperto Qualificato è in grado di stilare un manuale che da un lato individua le singole fasi di lavoro e dall’altro fissa particolari vincoli e fornisce indicazioni relative alla specifica situazione di lavoro.

    TrasportoNon va traslasciata, infine, la fase di trasporto della sor-gente. È anch’essa una fase delicata, al pari della fase di analisi del pozzo. Prima di effettuare qualsiasi trasferimento delle sorgenti è necessario conformarsi a una norma-tiva decisamente stringente, che impone numerosi obblighi che devono essere assolti sia dalle società contrattiste che dall’operatore.I trasporti delle sorgenti devono essere effettuati mediante idonei contenitori schermati che devono viaggiare accompagnati da una documentazione tecnica precisa. Inoltre, le sorgenti radiogene devono essere stoccate in ambienti deputati, distanti dalle aree di lavoro e realizzati rispettando restrittivi parametri di sicurezza. Il tutto tenendo sempre informate le ammi-nistrazioni e le autorità preposte al controllo.

    Raggi gamma

    Radiazione elettromagnetica, come la luce

    visibile, ma molto più energetica.

    Per produrre intensi fasci di raggi γ di alta energia si fanno collidere gli elettroni accelerati

    contro un bersaglio costituito da un materiale

    con elevato numero atomico. Questi, urtando

    contro gli atomi del bersaglio, emettono

    radiazioni di frenamento nel campo dei raggi γ.

    Neutrone

    Particella subatomica priva di carica elettrica.

    Insieme al protone è la particella fondamentale

    che costituisce il nucleo di un atomo.

    GLOSSARIO

  • SICUREZZA

    30 31

    L’obiettivo è chiaro: dialogare con i residenti per trovare una solu-zione alle eventuali problematiche che si possono presentare durante i lavori per la realizzazione del

    Centro Oli di Tempa Rossa.Un obiettivo così importante al punto che Total ha voluto individuare una specifica figura con il compito di fare da collegamento tra il territorio e l’azienda, il Community Liaison Officer (CLO). A questa figura i cittadini fanno riferimento per presentare le proprie osservazioni o indicare i pro-pri reclami e da lui si attendono una proposta di soluzione. Ogni istanza pervenuta è analizzata attraverso uno studio approfondito del caso, avva-lendosi in molte occasioni di consulenti esterni per assicurare la massima imparzialità delle peri-zie. Un lavoro spesso corposo, anche se i tempi di risoluzione delle controversie sono generalmente rapidi: nel 2013-2014 sono stati presentati for-malmente circa venti reclami, quasi tutti risolti in maniera bonaria e in tempi sufficientemente rapidi. Dall’inizio del 2015 sono stati accolti circa dieci reclami, attualmente in fase di analisi, che riguar-dano principalmente i Comuni di Corleto Perticara, Guardia Perticara e Gorgoglione, in quanto diretta-mente coinvolti nella realizzazione del Centro Oli e delle opere accessorie quali strade e infrastrutture.Considerato il contesto in cui si sta operando, l’in-tervento del Community Liaison Officer è rivolto alla ricerca di soluzioni a problemi come la diffi-coltà ad accedere ai terreni agricoli, i disagi causati dalla chiusura di alcuni tratti viari, la verifica del manto stradale dissestato dal passaggio di mezzi pesanti che potrebbe arrecare danni agli autovei-coli privati. Ma non mancano le attività preventive, che Total realizza per contenere potenziali pro-blemi. Così, per esempio, nei casi di riallocazione di famiglie in un’altra abitazione, viene fatta una

    Un altro casorisolto A Tempa Rossa esiste una figura che collega Total ai cittadini,per risolvere le problematiche con il territorio.

    Punto di contatto, una best practice di TotalIl Community Liaison Officer rappresenta il punto di contatto tra Totale la comunità: a lui si devono rivolgere i residenti per dialogare con Total. Una volta registrato e analizzato, il caso è inviato al Grievance Officer,il responsabile della gestione e garante dell’applicazione della procedura, che definisce la proposta di risoluzione avvalendosi, a seconda della complessità del caso, del parere di un Comitato apposito. A questo punto, il Community Liaison Officer incontra di nuovoil richiedente per proporgli la soluzione. In caso di mancato accordo,il caso finisce sul tavolo del Comitato per la risoluzione dei reclami.

    analisi ante operam sugli immobili di proprietà per poterli monitorare nel corso dei lavori e restituirli in per-fette condizioni. In questi mesi, però, è capitato anche di risolvere alcune problematiche in modo curioso. In un caso, infatti, era necessario trovare dell’acqua per poi costruire un nuovo pozzo. Da Potenza è giunto il cer-catore d’acqua, presto identificato come “il rabdomante”, che ha pronta-mente individuato il luogo esatto in cui scavare il pozzo. Come guidato da un’ancestrale sapienza, seppur suffragato da competenze tecniche a lui note grazie alla pratica, impu-gnando due asticelle di ferro grandi come una penna, il cercatore d’acqua ha individuato il luogo esatto dove scavare il pozzo: al suo passaggio, in quel punto, i due ferri che aveva tra le mani si incrociavano. Munito di tri-vella ha scavato fino alla profondità che aveva annunciato: neanche a dirlo, l’acqua è schizzata in superficie.Un altro caso risolto.

  • Investiti due milioni di euro per le iniziative di valorizzazione della Basilicata a livello nazionale.

    A l nome altisonante, Tavolo Paritetico, non poteva non accompagnarsi un compito autorevole: individuare ini-ziative che promuovano la Basilicata a livello nazionale e sostenere eventi

    di interesse locale. Per raggiungere tale obiettivo, quest’organismo ha a disposizione i fondi versati da Total e dai suoi partner per la promozione dell’im-magine della Basilicata. L’anno di nascita del Tavolo è il 2007, come previsto nell’Accordo Quadro fir-mato nel 2006 tra Regione Basilicata, Total e i suoi partner. In quest’accordo, in uno dei punti sotto-scritti, si fa specifico riferimento all’impegno di versare 250 mila euro ogni anno per tutta la vita produttiva della Concessione. Ciò significa che, finora, sono già stati investiti due milioni di euro

    per rendere la Lucania una terra più conosciuta e più attraente al turismo nazionale e internazionale.Al Tavolo Paritetico, chiamati a selezionare i progetti presentati, siedono i rappresentanti della Regione,

    quali il Capo di Gabinetto e il Direttore generale dell’attività produttiva, c’è il Direttore generale APT e, infine, ci sono i rappresentanti delle tre compa-gnie petrolifere (Total, Shell e Mitsui). Il compito a loro assegnato è assai ambizioso: valutare la qua-lità dei progetti presentati direttamente dagli enti locali o le proposte raccolte dall’APT, selezionate tra quelle di particolare interesse per la valorizza-zione dell’immagine della regione. La prassi è che il Tavolo Paritetico valuti innanzitutto i progetti che necessitano di fondi cospicui, al fine di rendere rea-lizzabili iniziative che, per complessità e importo economico, sarebbero altrimenti difficilmente attuabili senza il sostegno finanziario di Total e dei suoi partner. Così, nel corso di questi anni, sono nati progetti di grande interesse culturale come il dvd distribuito con La Repubblica e L’Espresso che racconta la Basilicata attraverso le parole del regista Francis Ford Coppola, originario del paese lucano di Bernalda. O come il film “Basilicata Coast to Coast”, realizzato da Rocco Papaleo, che ha contribuito a diffondere, nelle sale italiane, un’immagine incon-sueta di questa regione.

    La promozionedel territorio lucano

    Raccontata in videodal grande registaFrancis Ford Coppola,“Basilicata autentica”è una clip realizzata dal regista Michele Russo che narrala saga della famiglia Coppola, originaria di Bernalda.La musica del video è unaballata intitolata “Morrison Jig”,eseguita dalla musicista materana Giuliana De Donno.

    Informazioni utiliwww.aptbasilicata.it

    Francis Ford Coppola, Rocco Papaleo, Guido Alberto Rossi,Fabrice Moireau. Sono alcuni dei grandi nomi coinvoltiper dare lustro alla Basilicata.

    Un’opportunità unica

    Non ci si annoia ad ascoltare i pro-getti sostenuti dal Tavolo Paritetico tra compagnie petrolifere di Tempa Rossa e Regione Basilicata nel corso dei nove anni di attività. A raccon-

    tarli, con dovizia di particolari, è Gianpiero Perri, direttore generale APT Basilicata, che dal 2007 fa parte dell’organismo che seleziona le iniziative di

    promozione del terri-torio a cui destinare i fondi a disposizione.

    Vi siete dati delle linee guida per valutare i progetti?Non specificamente, ma nel 2007 abbiamo avuto una grande intu-izione: puntare sullo stretto legame che esiste tra la Basilicata e il cinema. Ed è stato un successo. A par-tire dal dvd “Basilicata autentica”, in cui è Francis Ford Coppola

    a fare da testimonial raccontando in modo suggestivo e poetico la Lucania, terra d’origine della sua famiglia. Descrive una regione ricca di calore umano, di piccoli borghi, caratterizzata da un paesaggio variegato dove la natura sovrasta l’uomo. Parla di una Basilicata ancora preservata, autentica, pura e incontaminata.Mi piace ricordare la mostra “Terra del cinema”, allestita a Roma, che presentava un itinera-rio alla scoperta delle 40 pellicole girate nella nostra regione. Infine, c’è il film di Rocco Papaleo, “Basilicata coast to coast”, commedia di successo che ha portato nelle sale cinematografiche la cul-tura e le bellezza del territorio lucano.

    Queste iniziative di risonanza nazionale hanno attirato le grandi produzioni straniere. Negli ultimi anni, la Basilicata è stata scelta come set per molti kolossal, come ad esempio il remake di Ben Hur che uscirà nelle sale il prossimo anno.

    Ma non sono stati finanziati solo progetti cinematografici.No, certamente. In partnership con la Mondadori, è stato pubblicato il volume “Basilicata vista del Cielo”. Una raccolta di scatti del fotografo Guido Alberto Rossi, che ha proposto dall’alto gli scorci più suggestivi di tutta la Basilicata. Immagini nelle quali si coglie un elemento caratteristico del nostro territorio: la sua dirompente varietà. Inoltre, l ’anno scorso abbiamo sostenuto un altro progetto editoriale importante, coinvol-gendo Fabrice Moireau, autore dei libri “I tetti di Parigi” e “I tetti di Roma”. L’artista ha realiz-zato una serie di acquarelli sui tetti lucani, che saranno raccolti in un libro.

    Qual è il bilancio di quanto realizzato finora?Un bilancio positivo. I fondi del tavolo paritetico hanno reso possibile realizzare iniziative che la Regione difficilmente avrebbe potuto sostenere, ma che sono risultate fondamentali per far cono-scere la Basilicata in Italia e nel mondo. In questi ultimi anni si è voluto dare attenzione alle esigenze dei Comuni e i fondi sono stati dedicati anche a iniziative di valorizzazione territoriale.

    E oggi da cosa si riparte?Dal convincimento comune di dover bilan-ciare le esigenze del territorio con la volontà di costruire una reputazione forte della Basilicata a livello nazionale. L’obiettivo è di accrescere il turismo nella nostra regione, perché in questo modo riusciremo a creare del valore aggiunto per la nostra terra.

    INIZIATIVE

    33

  • Un castelloè per sempre

    A volte può accadere. Aprire un libro e iniziare un viaggio affascinante nel passato più antico, scoprire storie dimen-

    ticate e imbattersi in bellezze poco conosciute. Come nel caso di “Castelli, mura e torri della Basilicata”, opera nata da una ricerca appassionata e completa sul patrimonio monumen-tale lucano del Prof. Lucio Santoro. A raccontarci il valore di questo studio e l’importanza della pubblicazione è Francesco Canestrini, Soprintendente dei Beni Architettonici e Paesaggistici della Basilicata e curatore del volume.

    Com’è nata l’idea di realizzare un’o-pera così complessa?L’idea nasce molti anni fa. I miei pre-decessori hanno commissionato la ricerca sui castelli al Prof. Santoro, che ha fatto un enorme lavoro di raccolta del materiale e catalogazione.Lo studio non è stato pubblicato subito. Poi, quando si è deciso di andare in stampa, il materiale raccolto è stato ulteriormente aggiornato: il risultato è andato oltre le aspettative.Oggi in “Castelli, mura e torri della Basilicata” troviamo tutti i dati rac-colti dal Prof. Santoro, le foto d’epoca e anche una grandissima quantità di planimetrie.

    Spesso quando si organizzano materiali già noti, c’è una nuova intuizione che fa progredire la conoscenza. È stato così anche per questo libro?Il volume è decisamente ricco e com-pleto, ma offre agli studiosi anche un punto di vista nuovo e interessante: la

    distribuzione dei castelli e delle rispet-tive vie di collegamento, secondo le diverse epoche storiche.Infatti, l’enorme lavoro svolto ha per-messo di raccogliere le planimetrie dei manieri medievali, romani e addi-rittura precedenti e dei contesti storici in cui erano inseriti.

    Tra la Lucania e i castelli esiste un legame particolare?Un aspetto interessante può essere rappresentato dalla ricchezza di tipo-logie che ancora oggi troviamo in Basilicata. Esistono castelli difensivi, costruiti sulla sommità delle alture con determinati criteri, ci sono castelli di pianura posti a controllo delle pro-prietà o degli abitati e c’è una ricca presenza di torri lungo la costa tir-renica e quella ionica, realizzati per scongiurare gli attacchi dal mare.

    Il pericolo dei saraceni.Sì, ma non solo. Molte torri sono state realizzate durante il periodo spagnolo per volontà dei Viceré che via via si sono susseguiti.

    Perché visitare i castelli della Basilicata?In Basilicata oltre alle strutture mura-rie c’è il paesaggio, che si è mantenuto integro in molte zone. Questo con-sente di vedere i castelli, o ciò che ne rimane, inseriti nello stesso contesto dell’epoca e poter così immaginare la funzione svolta in passato. Chi dovesse andare a Brienza o a Lauria troverà dei semplici ruderi, eppure potrà per-cepire con grande forza il legame tra opera architettonica e contesto esterno. Un’esperienza straordinaria.

    Cinque castellida visitare.

    INIZIATIVE

    12

    3

    45

    Federico II di Svevia diede grande prestigio al Castello di Melfi.Qui è stata firmata la Costituzio-ne di Melfi, codice legislativo del Regno di Sicilia tanto importante per la storia di questa parte d’Italia.

    L’imponente Castello di Venosa, posto al centro dell’abitato, è lega-to alla figura di Gesualdo da Veno-sa, tra i maggiori madrigalisti del suo tempo. Al suo interno, il Mu-seo Nazionale Archeologico.

    Il Castello federiciano di Lagopeso-le, per i suoi fregi e per l’alternarsi di stili che lo compongono, rappre-senta uno degli esempi più belli e caratteristici di questa tipologia di manieri nel Sud Italia. Da vede-re la bellissima cappella e la “sala dell’imperatore e dell’imperatrice”.

    Ad Acerenza, il castello si è fatto città trasformando l’abitato in città fortificata.

    Il Castello di Matera, rimasto in-compiuto per la rivolta contro il signore locale, rappresenta uno splendido esempio di architettura rinascimentale.

    Fortezze, rocche, torri e manieri della Lucaniaracchiusi in una prestigiosa pubblicazione.

    Lo studio del Prof. Lucio Santoro, che la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggisticidella Basilicata ha deciso di pubblicare in edizione completa con il titolo “Castelli, mura e torri della Basilicata”, si compone di due volumi indivisibili, a tiratura limitata, di circa 900 pagine, editi da Artstudio Paparo.L’opera è stata realizzata con il sostegno di Total.

    Castello di Acerenza

    Castello di Venosa

  • Le piattaformelasciano i cantieri

    di Ravennaper raggiungere

    i giacimentidel Mare del Nord.

    Sul molosi radunanoi diportisti

    e i bagnantiper assistereal passaggio.