Report WS Europa 2020: strategia, metodi e strumenti 15-16.11.12

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PON GOVERNANCE E AZIONI DI SISTEMA ASSE E – Capacità Istituzionale – Obiettivo Specifico 5.1 Capacity SUD PUGLIA Linea A.2 – PROGETTARE Miglioramento dei programmi, dei progetti e della performance WORKSHOP “Europa 2020: strategia, metodi e strumenti” Le Politiche della Regione Puglia, fra mobilità e territorio Regione Puglia – Via delle Magnolie ZI – Modugno Bari 15-16 novembre 2012 Capacity SUD

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Europa 2020: strategia, metodi e strumenti. Le Politiche della Regione Puglia, fra mobilità e territorio. Bari, 15-16.11.2012. Report del workshop. Il nuovo scenario della Programmazione 2014 – 2020. Una riflessione sulla dimensione territoriale dello sviluppo e una condivisione degli strumenti comunitari per una progettazione di qualità.

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PON GOVERNANCE E AZIONI DI SISTEMA ASSE E – Capacità Istituzionale – Obiettivo Specifico 5.1

Capacity SUDPUGLIA

Linea A.2 – PROGETTAREMiglioramento dei programmi, dei progetti e della performance

WORKSHOP“Europa 2020: strategia, metodi e strumenti”

Le Politiche della Regione Puglia, fra mobilità e territorioRegione Puglia – Via delle Magnolie ZI – Modugno Bari15-16 novembre 2012

Capacity SUD

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1Raccordo traprogrammazioneattuale e nuovaprogrammazione(Europa 2020)

2Sviluppo

di processiche integrino

politicheattori

organizzazioni

CARATTERIDISTINTIVI 3

Capitalizzazionedella conoscenza

AMBITO AProgetti mirati

per la crescita dellacapacità istituzionale

delle PAregionali e locali

un’opportunitàper

L’introduzione di Elena Tropeano è all’indirizzo: http://prezi.com/cxesulwd0gjw/capacity-sud_15_11_12/

Capacity SUD

=APPRENDIMENTOCOLLABORATIVO

realizzare azionidi miglioramentocoerenti agli obiettividelle politiche

definire strumentidi policy designper la prossimaprogrammazione

redigere bandie progettiper la chiusuradell’attualeprogrammazione

Linea A.2Miglioramentodei programmi,dei progetti,del ciclo digestione dellepolitiche

Azione A.2.1Progettare le politicheSviluppodella culturadel PPCM

Workshopregionali su nuovaprogrammazione, metodologie estrumentidi policy design, progettazione evalutazione

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L’obiettivo del workshop

Il workshop “Europa 2020: strategia, metodi e stru-menti” è realizzato da FormezPA nell’ambito del Progetto Capacity Sud, promosso dal Dipartimento della Funzione Pubblica e �nalizzato ad accrescere la capacità amministrativa e istituzionale delle PA regionali e locali.

La Linea A.2 di Capacity SUD, denominata PROGET-TARE, si pone l’obiettivo del miglioramento dei programmi, dei progetti, del ciclo di gestione delle politiche e delle organizzazioni che quelle politiche realizzano.

L’Unione Europea ha delineato un nuovo scenario e nuove regole per la programmazione 2014-2020 che sottolineano l’importanza della territorializzazione delle politiche di coesione e sviluppo. A partire da questo contesto, l’Area Politiche per la mobilità e qualità urbana ha inteso ra�orzare le competenze proprie e degli attori locali, nell’ambito della programmazione e progettazione dei futuri inter-venti. L’obiettivo del workshop è pertanto quello di presentare il nuovo scenario della Programmazione 2014 – 2020, in relazione ai percorsi regionali d'inte-grazione delle politiche per la mobilità e per il terri-torio, sullo sfondo strategico dell'auspicabile incre-mento della capacità istituzionale.

Ciò anche per giungere ad attivare una ri�essione sulla dimensione territoriale dello sviluppo e a condividere con gli attori coinvolti gli strumenti per una progettazione di qualità.

La struttura del workshop Il workshop è stato strutturato in due giornate articolate in tre sessioni, con obiettivi speci�ci estrettamente interconnessi:

- strategia di Europa 2020: dimensione europea e dimensione regionale della Programmazione;- confronto partecipato su nuova programmazione, integrazione dei settori, capacità istituzionale;- progettazione GOPP sul tema “Lo sviluppo dell'ae-roporto di Grottaglie: dallo scenario dei problemi al campo degli obiettivi”.

La metodologia di lavoro è stata quella della proget-tazione partecipata e dei suoi strumenti, adottati a livello europeo, PPCM (Programme and Project Cycle Management) e GOPP in primo luogo, che permetto-no di discutere di problemi e obiettivi concreti nonchè di de�nire un quadro logico delle azioni in modo condiviso e con opinioni “esperte”, per miglio-rare i processi decisionali di pogrammazione e progettazione, innalzando la qualità dei progetti.

Introduzione al Workshop

Capacity Sud, nell’ambito del PON GAS, ha come obiettivo la realizzazione di interventi di capacity building rivolti ad amministratori pubblici. Il progetto è articolato in tre linee di azione, Fra queste, Progettare promuove un ra�orzamento delle competenze sulla programmazione e la progettazione, con una speci�ca attenzione all’integrazione delle politiche. Il concetto di progettazione partecipata che viene promosso da questa linea si articola in due dimensioni: da un lato intende sostenere la partecipazione e la collaborazione dei funzionari della Regione, dall’altro vuole realizzare il coinvolgimento degli attori-chiave. La linea progettuale è integrata per le molteplici meto-dologie di lavoro che adotta: focus group, workshop, laboratori di progettazione con l’utilizzo del GOPP/PPCM, eventi di ascolto più allargati, attività desk di a�ancamento. E’ prevista, dopo una fase di lavoro iniziale sulle politiche, una fase di a�ancamento e di progettazione sullo sviluppo organizzativo. Il progetto si muove sui due fronti delle politiche e delle organizzazioni, con l’obiettivo di sostenere un migliora-mento della programmazione e della progettazione degli interventi, attraverso l’utilizzo di metodologie consolidate a livello europeo.

Elena Tropeano - FormezPAResponsabile Linea A.2 Progettare - CapacitySud

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PON GOVERNANCE E AZIONI DI SISTEMA ASSE E – Capacità Istituzionale – Obiettivo Specifico 5.1

Capacity SUDPUGLIALinea A.2 – PROGETTAREMiglioramento dei programmi, dei progetti e della performance

WORKSHOP“Europa 2020: strategia, metodi e strumenti” Le Politiche della Regione Puglia, fra mobilità e territorioRegione Puglia – Via delle Magnolie ZI – Modugno Bari15-16 novembre 2012

La strategia Europa 2020Raffaele Colaizzo – Formez PA

Muro Nomade dei contenutia cura di Fedele Congedo

Capacity SUD

PON GOVERNANCE E AZIONI DI SISTEMAASSE E – Capacità Istituzionale – Obiettivo Specifico 5.1

Capacity SUD

La strategia Europa 2020e le politiche di coesione

Raffaele ColaizzoBari, 15 novembre 2012

Europa 2020 e politiche di coesione

Le priorità di Europa 2020Crescita intelligente: migliorare le prestazioni dell'UE nei campi dell'istruzione, della ricerca e innovazione, della società digitale

Crescita sostenibile: creare un'economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e competitiva, attraverso la riduzione delle emissioni, lo sviluppo di nuove tecnologie e metodi di produzione, etc.

Crescita solidale: costruire un'economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione economica, sociale e territoriale, anche attraverso l'investimento in competenze e formazione, la modernizzazione dei mercati del lavoro e i sistemi previdenziali

Approccio comune per la coesione e lo sviluppo

Le politiche per la coesione (basate su FESR, FSE e FC), lo sviluppo rurale

(FEASR) e la politica marittima e della pesca (FEAMP) condividono un Quadro

Strategico Comune orientato ai risultati, alla verifica dei progressi e all'armonizzazione

delle disposizioni di esecuzione e degli obblighi in materia di controllo.

Gli obiettivi di Europa 2020

Almeno 20 milioni di persone a rischio o in situazione di povertà ed emarginazione in menoPovertà / emarginazione

(i) Riduzione degli abbandoni scolastici al di sotto del 10%; (ii) Aumento al 40% dei 30-34enni con un'istruzione universitaria

Istruzione

(i) Riduzione delle emissioni di gas serra del 20% (o persino del 30%, se le condizioni lo permettono) rispetto al 1990; (ii) 20% del fabbisogno di energia ricavato da fonti rinnovabili; (iii) Aumento del 20% dell'efficienza energetica.

Cambiamenti climatici /energia

Aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo ed innovazione al 3% del PIL dell'UE (pubblico e privato insieme)

R&S / innovazione

Innalzamento al 75% del tasso di occupazione (per la fascia di età compresa tra 20 e 64 anni) Occupazione

La proposta di bilancio dell’Unione 2014 - 2020 La struttura della propostadi Regolamento Recante Disposizioni Comuni (RRDC)

La parte II contiene disposizioni specifiche relative al FESR, al FSE e al FC. Esse riguardano la missione e gli obiettivi della politica di coesione, il quadro finanziario, le modalità di programmazione e rendicontazione, i grandi progetti e i piani d'azione comuni. La parte II stabilisce i requisiti dei sistemi di gestione e di controllo nell'ambito della politica di coesione ed elabora le modalità di controllo e gestione finanziaria.

Disposizioni specifichesu FESR, FSE e FC(Parte III RRDC)

Disposizioni Comuni(Parte II RRDC)

Contiene le disposizioni comuni che si applicano a tutti gli strumenti strutturali compresi nel QSC. Si riferisce a FESR, FSE, FC, FEASR e FEAMP (Fondi del QSC). Identifica i principi generali del sostegno, gli elementi comuni di pianificazione e programmazione strategica (tra cui un elenco di obiettivi tematici comuni basato sulla strategia Europa 2020) e disposizioni sul QSC a livello di Unione e sui contratti di partenariato da concludere con ciascuno Stato membro.

I documenti chiave

Definisce le priorità, gli obiettivi specifici e le dotazioni finanziarie dei Fondi del QSC e il corrispondente cofinanziamento nazionale. Comprende le modalità per garantire l’attuazione coordinata dei Fondi del QSC

Programma(artt. 23–27 RRDC)

Trasferisce le disposizioni del QSC nel contesto nazionale e stabilisce gli impegni per raggiungere gli obiettivi dell’Unione attraverso la programmazione dei Fondi del QSC. Viene preparato dallo Stato Membro con la partecipazione dei partner in base al sistema della governance a più livelli

Contratto dipartenariato

(artt. 13–15 RRDC)

Quadro Strategico Comune(artt. 10-12 RRDC)

Definisce gli elementi per una direzione strategica chiara del processo di programmazione e per il coordinamento settoriale e territoriale degli interventi dell'Unione nel quadro dei Fondi del QSC e delle altre politiche, in linea con gli obiettivi della strategia Europa 2020.

Obiettivi tematici (art. 9 RRDC)

⑨ Promuovere l'inclusione sociale e combattere la povertà

⑩ Investire nelle competenze, nell'istru-zione e nell'apprendi-mento permanente

⑪ Rafforzare la capacità istituzionale e promuo-vere un'amministrazione pubblica efficiente

⑤ Promuovere l'adatta-mento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi

⑥ Tutelare l'ambiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse

⑦ Promuovere sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare le strozzature nelle principali infra-strutture di rete

⑧ Promuovere l'occupazione e sostenere la mobilità dei lavoratori

① Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione

② Migliorare l'accesso alle TIC, nonché il loro impiego e qualità

③ Promuovere la competitività delle PMI, l'agricoltura (FEASR) e la pesca e acquacoltura (FEAMP)

④ Sostenere la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori

I fondi

Regioni meno sviluppate, il cui PIL pro capite è inferiore al 75% della media del PIL dell'UE a 27

Regioni in transizione, il cui PIL pro capite è compreso tra il 75% e il 90% della media del PIL dell'UE a 27

Regioni più sviluppate, il cui PIL pro capite è superiore al 90% della media del PIL dell'UE a 27.

Investimenti in favore della crescita e dell'occupazione negli Stati membri e nelle regioni, con il sostegno di tutti i Fondi

Cooperazione territoriale europea, con il sostegno del FESR.

Copertura territoriale(art. 82 RRDC)

Obiettivi(art. 81 RRDC)

Il Quadro Strategico ComuneAllegato I RRDC e Atto Delegato

Obiettivi tematici

Obiettivi fondamentali (quantificati) dei Fondi

Azioni fondamentali di ciascun Fondo

Principi generali di attuazione

Complementarità e coordinamento

Quadro Strategico Comune

Il QSC stabilisce i principali settori di intervento, definisce i mezzi per garantire la coerenza con le politiche economiche degli Stati membri e dell'Unione, i meccanismi di coordinamento tra i Fondi del QSC e con altre politiche e altri strumenti pertinenti dell'Unione, i principi orizzontali e gli obiettivi strategici trasversali, le modalità per affrontare le sfide territoriali cui rispondere, azioni indicative di elevato valore aggiunto europeo e i principi corrispondenti per la loro realizzazione e le priorità

Specificità territoriali delle Azioni

Contenuti del Contratto di PartenariatoModalità per garantire l’ allineamento con la strategia dell'Unione per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva (analisi delle disparità e delle esigenze di sviluppo, sintesi valutazioni ex ante, obiettivi strategici, principi orizzontali, elenco dei PO)

Approccio integrato allo sviluppo territoriale sostenuto dai Fondi del QSC, che stabilisce i meccanismi di coordinamento a livello nazionale e regionale nonché le modalità dell’approccio integrato per lo sviluppo territoriale

Approccio integrato per rispondere ai bisogni specifici delle aree geografiche particolarmente colpite dalla povertà o dei gruppi di destinatari a più alto rischio di discriminazione o esclusione

Modalità per garantire un’esecuzione efficace, che specifichi il quadro dei risultati attesi , l'adempimento delle condizionalità ex ante , la verifica dell' addizionalità , le azioni intraprese per associare il partenariato

Modalità per garantire l’attuazione efficiente dei Fondi del QSC, tra cui valutazioni sulle azioni necessarie di capacity building , riduzione degli oneri amministrativi per i beneficiari, modalità per lo scambio di dati

(a)

(b)

(c)

(d)

(e)

Contenuti dei Programmi OperativiStrategia per il contributo del programma operativo al raggiungimento della strategia complessiva dell’Unione per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva

Per ciascun asse prioritario: obiettivi, indicatori, azioni, gruppi di destinatari e territori specifici, azioni da realizzare, categorie di intervento

Approccio integrato allo sviluppo territoriale definito nel CdP, con l’identificazione dei meccanismi di coordinamento, delle strategie territoriali, delle azioni interregionali

Approccio integrato definito nel CdP per rispondere alle esigenze specifiche delle zone geografiche particolarmente colpite dalla povertà o dei gruppi bersaglio a più alto rischio

Modalità per garantire un'esecuzione efficace, che specifichi il quadro dei risultati attesi , l'adempimento delle condizionalità ex ante , le azioni intraprese per associare i partner

(a)

(b)

(c)

(d)

(e)

Modalità per garantire l'esecuzione efficiente dei Fondi, tra cui l'impiego dell'assistenza tecnica, le azioni su capacity building e oneri amministrativi , l'elenco dei grandi progetti(f)

Piano di finanziamento

Disposizioni di attuazione

(g)

(h)

Aspetti innovativi del RRDC

Un Programma Operativo può essere cofinanziato da FESR e FSE. I singoli Assi sono monofondo ma vale una clausola di flessibilità del 5% dell'importo dell'Asse

Programmi Operativi (art. 87 – 88)

La proposta di Regolamento generale prevede una certa semplificazione del meccanismo dei PGE, introducendo (accanto a quello già previsto dal 2007-2013) un metodo di determinazione forfettaria delle entrate

Interventi generatori di entrate (art. 54)

Nel nuovo ciclo di programmazione viene prevista un maggior rilievo degli strumenti finanziari. Essi forniscono un sostegno mirato per investimenti in progetti dalla potenziale sostenibilità economica tramite prestiti, garanzie, capitale azionario e altri meccanismi di assunzione del rischio

Strumenti finanziari (artt. 32-40)

Viene introdotto un sistema di accreditamento nazionale degli organismi di gestione e controllo, per rafforzare l'impegno degli Stati membri a garantire una sana gestione finanziaria. L’accreditamento si fonda sul parere di un organismo di audit indipendente che valuta la conformità dell'organismo

Accreditamento (art. 64)

Un piano d'azione comune è un intervento definito in relazione alle realizzazioni e ai risultati che conseguirà. Comprende un gruppo di progetti, escluse le infrastrutture, realizzati sotto la responsabilità del beneficiario, nell'ambito di uno o più PO. Le realizzazioni e i risultati del Piano sono convenuti fra lo Stato membro e la Commissione. Il beneficiario è un organismo di diritto pubblico. Il sostegno pubblico è pari ad almeno 10 milioni di euro. È oggetto di decisione comunitaria.

Piano d'Azione Comune (artt. 93 -98)

forfettaria delle entrate

Condizionalità

La condizionalità ex post rafforza l'accento posto sui risultati e sulla realizzazione degli obiettivi della strategia Europa 2020. Si basa sul conseguimento di tappe fondamentali relative al raggiungimento degli obiettivi dei programmi inclusi nel contratto di partenariato connessi agli obiettivi di Europa 2020.

Ex post (art. 18 e 20)

I Fondi del QSC possono, se necessario, essere riorientati per rispondere ai problemi economici che un paese si trova ad affrontare. Questo processo è basato su modifiche del contratto di partenariato e dei programmi a sostegno delle raccomandazioni del Consiglio volte ad affrontare gli squilibri macroeconomici e le difficoltà socioeconomiche.

Macroeconomiche(art. 21 e 22)

Garantiscono che sussistano le condizioni necessarie per un uso efficace del sostegno dell'Unione. Il rispetto delle condizionalità ex ante viene accertato dalla Commissione nell'ambito della valutazione del contratto di partenariato e dei programmi. Nei casi in cui non venga soddisfatta una condizionalità ex-ante, la Commissione ha il potere di sospendere i pagamenti a favore del programma.

Ex ante(art. 17)

Lo schema delle condizionalità ex ante (All. V RRDC)

Identifica le condizionalità per ciascun Obiettivo Tematico

Condizionalità ex ante

Individua i criteri in base ai quali sarà valutato se una condizionalità è rispettata o meno

Criteri di adempimento

Gli undici Obiettivi tematici del RRDC, art. 9

Obiettivo tematico

Identifica le condizionalità per ciascuna Area

Condizionalità ex ante

Individua i criteri in base ai quali sarà valutato se una condizionalità è rispettata o meno

Criteri di adempimento

Sono identificate 7 aree: Antidiscriminazione, Parità di Genere, Disabilità, Appalti Pubblici, Aiuti di Stato, Normativa ambientale connessa a VIA e VAS, Sistemi Statistici

Area

Classificazione delle condizionalità ex ante

1914

3Esistenza di strategie e/o piani, nazionali e/o regionali, rispondenti a specifici criteri

Recepimento di direttive comunitarie e/o di principi, strategie e meccanismi dell'Unione

Esistenza di sistemi di valutazione nazionali o regionali su determinati fenomeni

Il RRDC elenca 36 condizionalità ex ante, di cui 28 relative agli Obiettivi tematici e 8 alle Aree

La restituzione dell’intervento è data dal Muro Nomade, rappresentazione istantanea dei discorsi a cura di Fedele Congedo. Sui margini, le slide dell’intervento Formez PA: La strategia Europa 2020 e le politiche di coesione

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Indice ragionato dei materiali(A) Documenti 2014 – 2020 (B) Documenti sul Piano d’Azione Coesione (C) Documenti sul Fondo Sviluppo Coesione

A. Documenti 2014 – 2020

A.1. La Sezione “Europa 2020” è costituita da alcuni documenti “fondativi” della strategia Europa 2020.

A.1.1. Europa 2020: Comunicazione CE. La Comunicazione della Commissione “Europa 2020: una strategia per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva” del 3 marzo 2010 http://ec.europa.eu/eu2020/pdf/COMPLET%20IT%20BARROSO%20-%20Europe%202020%20-%20IT%20version.pdf

A.1.2. Il Consiglio Europeo: conclusioni. Le Conclusioni del Consiglio Europeo del 17 giugno 2010, che adotta Europa 2020 come la nuova strategia comunitaria per l’occupazione e una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cms_Data/docs/pressdata/it/ec/115359.pdf

A.1.3. Obiettivi Nazionali. Gli obiettivi quanti�cati della strategia Europa 2020 sono declinati a livello nazionale in modo da consentire a ciascuno Stato membro di veri�care i propri progressi.http://ec.europa.eu/europe2020/pdf/targets_it.pdf

A.1.4. Analisi annuale della crescita. Ogni anno, la Commissione analizza questi progressi per ciascun Paese con una Comunicazione sull’analisi annuale della crescita, di cui viene qui riportata l’edizione del 23 novembre 2011.http://ec.europa.eu/europe2020/pdf/annual_growth_survey_it.pdf

A.1.5. PNR 2012. In Italia, le politiche per il conseguimento della Strategia Europa 2020 sono coordinate dal Programma Nazionale di Riforma (PNR), che costituisce una Sezione del Documento di Economia e Finanza. http://www.politicheeuropee.it/attivita/17522/programma-nazionale-di-riforma

A.1.6. Racomandazione del Consiglio su PNR. Il PNR viene valutato ed esaminato dalla Commissione ed è oggetto di una Raccomandazione del Consiglio. In questa Sezione viene riportata la “Raccomandazione del Consiglio sul Programma Nazionale di Riforma 2012 dell’Italia e che formula un parere del Consiglio sul Programma di Stabilità dell’Italia 2012-2015” , del 5 giugno 2012.http://ec.europa.eu/europe2020/pdf/nd/csr2012_italy_it.pdf

A.1.7. Proposta di Quadro Finanziario Pluriennale. In questa Sezione viene riportata la proposta (in corso di discussione) della Commissione riguardante il Quadro Finanziario Pluriennale (MFF, Multiannual Financial Framework) per gli anni 2014-2020 . Il MFF, una volta completato l’iter negoziale fra gli Stati Membri, sarà oggetto di una risoluzione del Consiglio.http://www.parlament.gv.at/PAKT/EU/XXIV/EU/08/75/EU_87554/imfname_10036196.pdf

A.2 La Sezione “Proposte di Regolamenti” è formata dai documenti che compongono il nuovo pacchetto legislativo della politica di coesione 2014 – 2020 dell’Unione Europea (la cui prima versione, variamente emendata in seguito, è stata emanata il 6 ottobre 2011).

A.2.1. Regolamento Generale 11.9.2012. Proposta di Regolamento dell’11 settembre 2012 recante disposizioni comuni sui fondi.http://ec.europa.eu/esf/BlobServlet?docId=233&langId=it

A.2.2. Proposta di Regolamento FESRhttp://ec.europa.eu/regional_policy/sources/doco�c/o�cial/regulation/pdf/2014/proposals/regulation/erdf/erdf_proposal_it.pdf

A.2.3. Proposta di Regolamento FSE del 14 marzo 2012http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2011:0607:FIN:IT:PDF

A.2.4. Proposta di Regolamento relativo alla Cooperazione Territoriale Europea. Le proposte di regolamento sono ancora in discussione e potranno essere modi�cate nella versione de�nitiva.http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/doco�c/o�cial/regulation/pdf/2014/proposals/regulation/etc/etc_proposal_it.pdf

A.2.5. Regolamenti relativi al Fondo Europeo di Adeguamento alla Globalizzazionehttp://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2011:0608:FIN:EN:PDF

A.2.6. Regolamenti relativi al al Programma per il Cambiamento e l’Innovazione Socialehttp://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2011:0609:FIN:IT:PDF

A.2.7. Regolamenti relativi al Gruppo Europeo di Cooperazione Territorialehttp://ec.europa.eu/regional_policy/sources/doco�c/o�cial/regulation/pdf/2014/proposals/regulation/egtc/egtc_proposal_it.pdf

A.3 La Sezione “Schede Informative” è composta da alcuni documenti illustrativi di alcuni principi e strumenti della nuova politica di coesione dell’Unione Europea, anche questi scaricabili dal sito menzionato in precedenza. Le Schede Informative sono utili e di facile consultazione.

A.3.1. Sempli�cazione delle politiche di coesione nel 2014 - 2020 http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docgener/informat/2014/simpli�cation_it.pdf

A.3.2. Sviluppo Urbano Sostenibile Integratohttp://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docgener/informat/2014/urban_it.pdf

A.3.3. Strategie di Sviluppo e Innovazione per la Specializzazione Intelligentehttp://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docgener/informat/2014/smart_specialisation_it.pdf

A.3.4. Sviluppo Locale di tipo Partecipativohttp://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docgener/informat/2014/community_it.pdf

A.3.5. Strumenti �nanziari per la politica di coesione 2014-2020 (prestiti, garanzie, capitale di rischio, etc.)http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docgener/informat/2014/�nancial_instruments_it.pdf

A.3.6. Norme in materia di informazione e comunicazione necessarie a garantire la visibilità della politica di coesionehttp://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docgener/informat/2014/visibitily_it.pdf

A.3.7. Investimenti Territoriali Integratihttp://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docgener/informat/2014/iti_it.pdf

A.4 Nella Sezione “Quadro Strategico Comune” è inserito il documento di lavoro della Commissione (del 14 marzo 2012) sui primi elementi del Quadro Strategico Comune, sui cui è in corso il negoziato.

A.4.1. Obiettivi e principi Generalihttp://ec.europa.eu/regional_policy/sources/doco�c/working/strategic_framework/csf_part1_it.pdf

A.4.2. Allegati. Declinano per ciascun Obiettivo Tematico le azioni fondamentali, i principi di attuazione, etc.http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/doco�c/working/strategic_framework/csf_part2_it.pdf

Gli Elementi del QSC possono essere scaricati dal sito web della DG delle Politiche Regionali della Commissione Europea, all’indirizzo:http://ec.europa.eu/regional_policy/what/future/index_en.cfm#1

A.5. Nella Sezione “Codice di Condotta Partenariato” è inserito il documento di lavoro della Commissione (del 24 aprile 2012) sul principio di partenariato nell’attuazione dei Fondi del quadro strategico, che individua gli elementi (in corso di discussione) per la de�nizione di un codice di condotta europeo sul partenariato.

A.5.1. Codice Partenariato - Elementi http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/doco�c/working/strategic_framework/swd_2012_106_it.pdf

B. Documenti sul Piano d’Azione Coesione I documenti essenziali sul Piano d’Azione Coesione sono divisi in tre Sezioni, corrispondenti alle fasi del PAC. I documenti citati di seguito possono essere scaricati dal sito web del Ministero per la Coesione Territoriale, all’indirizzohttp://www.coesioneterritoriale.gov.it/fondi/piano-di-azione-coesione

B.1. PAC Fase I

B.1.1. Delibera CIPE n. 1 dell’11 gennaio 2011. Accelerazione dell’attuazione delle politiche di coesione. http://www.regione.vda.it/allegato.aspx?pk=11726

B.1.2. Target Delibera CIPE. Nota del MISE con la determinazione dei target richiesti dalla Delibera CIPE.http://www.obiettivo1innovazione.it/docs/it/Iniziative%20di%20accelerazione%20e%20riprogrammazione.pdf

B.1.3. Documento di de�nizione degli obiettivi del PAC del 15 novembre 2011. http://www.coesioneterritoriale.gov.it/wp-content/uploads/2012/05/Obiettivi-Azione-Coesione-15-novembre-2011.pdfLo scopo del PAC è di rilanciare i programmi operativi in grave ritardo, garantendo una forte concentrazione delle risorse su quattro priorità: istruzione, agenda digitale, occupazione e ferrovie. Il documento “Piano di Azione Coesione per il miglioramento dei servizi pubblici collettivi al sud: risultati attesi e azioni da intraprendere”

B.1.4. Attuazione del Piano di Azione del 15 dicembre 2011. Individua, per ciascuna di queste priorità, le azioni a favore dei quali vengono trasferite e concentrate le risorse derivanti dalla revisione dei programmi co�nanziati, ovvero dalla riduzione mirata del co�nanziamento nazionale. La prima fase è stata centrata sui fondi relativi ai programmi regionali.http://www.dps.tesoro.it/documentazione/comunicati/2011/Attuazione_del__Piano_di_Azione_15_12_11versione_rivista_20-12-11.pdf

B.1.5. Aggiornamento 1 sullo stato di attuazione della prima fase del PAC. http://www.dps.tesoro.it/documentazione/comunicati/2012/PAC_aggiornamento_1.pdf

B.1.6. Allegato 1 - Istruzione. Trattazione di dettaglio della priorità istruzione. http://www.dps.tesoro.it/documentazione/comunicati/2012/Allegato_1_-_Piano_d_azione_istruzione.pdf

B.1.7. Allegato 2 - Ferrovie. Trattazione di dettaglio della priorità e della priorità ferrovie. http://www.dps.tesoro.it/documentazione/comunicati/2012/Allegato_2_-_Ferrovie.pdf

B.2. Nella Sezione B.2 vengono riportati i documenti di riferimento della seconda fase di programmazione del PAC, che riguarda il contributo delle Amministrazioni centrali al Piano di Azione. Vengono quindi inseriti lo Stralcio al PAC (Aggiornamento II) dell’11 maggio 2012

B.2.1 Stralcio Pac - Aggiornamento II http://www.coesioneterritoriale.gov.it/wp-content/uploads/2012/05/Stralcio-Piano-di-Azione-Coesione-aggiornamento-n-2.pdf

B.2.2. Piano d’Azione Coesione (Aggiornamento II) http://www.dps.tesoro.it/documentazione/comunicati/2012/PdA_aggiornamento_n_2.pdf

B.2.3. Allegati PAC sulle diverse proprietà di intervento http://www.dps.tesoro.it/documentazione/comunicati/2012/ALLEGATI%20pac%20aggiornamento%202%20%28seconda%20fase%29_11052012.pdf

B.3 Il documento del 9 ottobre 2012 identi�ca gli interventi aggiuntivi con e�etto diretto su impresa e lavoro che potrebbero essere �nanziati con la terza e ultima riprogrammazione dei fondi comunitari. Il documento deriva da una istruttoria condotta con il partenariato economico e sociale.

B.3.1 Nota Tecnica Finale Tavolo SUD Impresa Lavorohttp://www.dps.tesoro.it/documentazione/comunicati/2012/Nota_Tecnica_Finale_Tavolo_SUD_Impresa_Lavoro.pdf

C. Documenti sul Fondo Sviluppo CoesioneQuesta parte è articolata in un’unica Sezione che include alcuni degli atti più signi�cativi della recente ride�nizione delle politiche di coesione nazionali.

C.1.1. Decreto Legislativo n. 88 del 31 maggio 2011. Ha istituito (art. 4) il Fondo di Sviluppo e Coesione (FSC), che sostituisce il FAS ed è �nalizzato a dare unità programmatica e �nanziaria all’insieme degli interventi aggiuntivi a �nanziamento nazionale, che sono rivolti al riequilibrio economico e sociale tra le diverse aree del Paese.http://194.185.200.102/il-sistema1/Normativa/DECRETO-LE4/Dlgs-31_05_11_n88.pdf

Delibere del CIPE relative alla programmazione del FSC: C.1.2. CIPE n.41 del 23.3.2012 – Modalità di riprogrammazione delle risorse regionali relative ai periodi 2000-2006 e 2007-2013http://www.cipecomitato.it/it/il_cipe/delibere/download?f=E120041.pdf

C.1.3. CIPE n. 60 del 30.4.2012 - Assegnazione di risorse a interventi di rilevanza strategica regionale nel Mezzogiorno nei settori ambientali della depurazione delle acque e della boni�ca di discarichehttp://www.ambientesicurezza.ilsole24ore.com/whitepaper_library/Testo_Delibera_3_agosto_2012.pdf

C.1.4. CIPE n.78 dell'11.7.2012 - Riprogrammazione delle risorse regionali residue 2007-2013 nel Mezzogiornowww.cipecomitato.it/it/il_cipe/delibere/download?f=E120078.pdf

C.1.5. CIPE n.79 dell'11.7.2012 - Revisione delle modalità di attuazione del meccanismo premiale collegato agli Obiettivi di servizio e il riparto delle risorse residuehttp://www.cipecomitato.it/it/il_cipe/delibere/download?f=E120079.pdf

C.1.6. CIPE n.87 del 3.8.2012 - Programmazione regionale delle residue risorse del FSC a favore del settore ambiente per la manutenzione straordinaria del territoriohttp://www.gazzettau�ciale.it/guridb/dispatcher?service=1&datagu=2012-11-02&task=dettaglio&numgu=256&redaz=12A11605&tmstp=1352102259695

C.1.7. Proposta di percorso di programmazione del QSC 2014-2020 formulata in Italia dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri a giugno 2012.http://www.regione.abruzzo.it/xprogrammazione/docs/futuroPoliticaCoesione/QuadroStrategicoComune2014_2020_propostaDiPercorsoDiProgrammazione.pdf

ativilla strategia a

ari e territori

ficazione dei regionali

he delle zone più alto rischio

risultati attesi , iare i partner

ell'assistenza grandi progetti

70,7421,6%

0,920,3%

163,5650,0% 55,42

16,9% 36,4711,1%

Regioni meno sviluppate Regioni in transizione Regioni più sviluppateFondo di coesione Regioni ultraperiferiche

Risorse finanziarie (art. 84 RRDC)

Le risorse globali dei Fondi sono pari a 338,994 miliardi di euro. All'Obiettivo “Investimenti” sono assegnati 327,116 miliardi (96,50%), all'Obiettivo CTE 11,878 miliardi (3,50%)

Distribuzione delle risorse dell'Obiettivo “Investimenti”

Obiettivo Tematico n. 7 : azioni FESR– Infrastrutture di base delle TEN-T comprendenti il trasporto su strada, su ferrovia e il trasporto marittimo, nonché le modalità interoperabili e multimodali che apportano evidenti benefici alla società

– Infrastruttura ferroviaria delle TEN-T di base, connettività secondaria, miglioramento della rete ferroviaria densa, il Sistema di gestione del traffico ferroviario europeo (ERTMS) e altri investimenti per migliorare l'interoperabilità, e aumento della capacità di pianificazione, di esecuzione e gestione di progetti, e per la gestione dei rischi e delle catastrofi;

– Tariffazione stradale innovativa, sistemi di tariffazione dell'utente e gestione del traffico e infrastrutture di alimentazione e carico per i nuovi veicoli di trasporto urbano che non consumano carbonio

– Concetti urbani di mobilità integrati, sostenibili e accessibili nelle città, nelle città regioni e nelle aree metropolitane, in grado di ridurre le emissioni di gas a effetto serra, in particolare attraverso i piani di trasporto urbano sostenibile, ad esempio facilitando l'uso del trasporto pubblico, la bicicletta e gli spostamenti a piedi

– Eliminazione delle strettoie nelle vie navigabili interne, minimizzando al tempo stesso le modifiche sostanziali dei letti dei fiumi, e sostegno agli investimenti destinati a fare in modo che le flotte siano più rispettose dell'ambiente, nonché investimenti in sistemi d'informazione fluviale.

Obiettivo Tematico n. 7 : principi– Garantire la coerenza degli investimenti individuali con i Piani Nazionali di Trasporto, che devono prevedere lo sviluppo di un'infrastruttura integrata di trasporto entro il 2020 ed oltre.

– Classificazione degli investimenti in ordine di priorità in funzione del loro contributo alla mobilità, alla sostenibilità, alla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra e alla Zona di trasporto unico europeo.

– Investimenti concentrati sulla creazione di nuove infrastrutture, sviluppando le capacità e le infrastrutture esistenti grazie a sostanziali miglioramenti, e non sulla manutenzione delle infrastrutture esistenti.

– Tariffazione integrata dei trasporti e i sistemi di fatturazione degli utilizzatori, al fine di contribuire alla piena applicazione dei principi "chi inquina paga" e "chi utilizza paga" in tutte le modalità di trasporto.

– Sostegno finanziario al fine di attrarre maggiori finanziamenti privati per lo sviluppo dei progetti strategici di infrastrutture di trasporto TENT.

– Considerazione nella selezione delle infrastrutture delle esigenze degli uomini e delle donne, dal momento che queste ultime utilizzano maggiormente il trasporto pubblico.

– Adozione di un approccio di pianificazione di rete integrato e multimodale, al fine di aumentare l'efficienza e l'interoperabilità delle reti. Gli investimenti nella connettività regionale volti a creare una rete completa ed essenziale TEN-T dovrebbero garantire che le zone urbane e rurali traggano vantaggio dalle opportunità create dalle reti maggiori.

– Attenzione alla promozione integrata, utilizzando i vari Fondi QSC, di catene logistiche efficienti (compresa la pesca, le industrie marittime e agroforestali) e alle nuove fonti di energia rinnovabile (comprese le biomasse e l'energia marina).

Integrazione e territorio nei Fondi

Commissione Europea (2012), Investimenti Territoriali Integrati , Scheda Informativa scaricabile da: http://ec.europa.eu/regional_policy/what/future/proposals_2014_2020_en.cfm

Strumenti di integrazione

Obiettivo di coesione

territoriale

Approccio di policy integrato,

territoriale, multidimensionale

Sviluppo Locale Partecipativo

Investimenti Territoriali

Integrati

Applicazione di una singola metodologia di SLOP per tutti i Fondi e le regioni

Estensione approccio LEADER

S t r u m e n t i d i i n t e g r a z i o n eFondiFondi

del QSC

Lo sviluppo locale partecipativo(artt. 28 – 31 RRDC)

Commissione Europea (2012), Sviluppo locale di tipo partecipativo, Scheda Informativa scaricabile da: http://ec.europa.eu/regional_policy/what/future/proposals_2014_2020_en.cfm

Gruppi di Azione Localecomposti da rappresentanti locali pubblici e privati, in cui né il settore pubblico, né un singolo gruppo di interesse ha più del 49% dei diritti di voto (art. 28 c. 1 lettera b)

Strategie territoriali di sviluppo locale integrate e multisettoriali (art. 28 c. 1 lettera c)

Concentrazione su territori sub-regionali specifici(art. 28 c. 1 lettera a)

Bisogni e potenzialità locali, innovazione nel contesto locale, istituzione di una rete, cooperazione(art. 28 c. 1 lettera d)

Contenuti della Strategia di Sviluppo Locale(a) Definizione del territorio e della popolazione interessati

dalla strategia(b) Analisi delle esigenze di sviluppo e delle potenzialità del

territorio, compresa un'analisi dei punti di forza, delle carenze, delle opportunità e dei rischi

(c) Descrizione della strategia e dei suoi obiettivi, illustrazione del carattere integrato e innovativo della strategia e gerarchia di obiettivi, con indicazione di obiettivi precisi e misurabili per le realizzazioni e i risultati. La strategia deve essere coerente con i programmi pertinenti di tutti i Fondi del QSC interessati

(d) Descrizione del processo di associazione della comunità all'elaborazione della strategia

(e) Piano d'azione che traduca gli obiettivi in azioni concrete(f) Descrizione delle modalità di gestione e sorveglianza della

strategia, che dimostri la capacità del gruppo di azione locale di attuarla, e una descrizione delle modalità specifiche di valutazione

(g) Piano di finanziamento della strategia, compresa la dotazione prevista a titolo di ciascun Fondo del QSC

Le strategie di sviluppo locale sono selezionate da un comitato istituito a tale scopo dalle autorità di gestione dei programmi.La selezione e l'approvazione di tutte le strategie di sviluppo locale sono completate entro il 31 dicembre 2015.La decisione dell'autorità di gestione che approva una strategia di sviluppo locale stabilisce la dotazione a titolo di ciascun Fondo del QSC. Definisce inoltre i ruoli delle autorità responsabili dell'esecuzione dei programmi in questione per tutti i compiti attuativi connessi alla strategia.È conferito alla Commissione il potere di adottare atti delegati a norma dell'articolo 142 riguardanti la definizione del territorio e della popolazione interessati dalla strategia

Elementi chiave dello SLOP

Gli Stati membri dovranno specificare nel contratto di partenariato in che modo intendono sostenere lo SLOP e indicare i programmi e le aree in cui sarà possibile utilizzarlo. Questo tipo di sviluppo è facoltativo per il FESR, il FSE e il FEAMP, ma è obbligatorio per il FEASR.

Strategia di SLO e Contratto di Partenariato

Le strategie di SLO, che devono includere tutti gli elementi di cui all'art. 29 della PdRG, sono selezionate da un comitato istituito dall’AdG dei programmi. La selezione e l'approvazione di tutte le strategie di SLO vanno completate entro il 31.12.2015 (art. 29 c. 3 e c. 4)

Strategia di SLO

Lo SLO sostenuto dai Fondi del QSC è realizzato nell'ambito di una o più priorità del programma (art. 28 c. 5).Multisettorialità

I Fondi del QSC contribuiscono allo sviluppo locale in modo coerente e coordinato (art. 28 c. 2).

Integrazione traFondi del QSC

I Fondi finanziano anche azioni preparatorie e costi di gestione e animazione della strategia di sviluppo locale (art. 31). Nel caso delle strategie plurifondo, sarà possibile finanziare i costi di esercizio e l'organizzazione della strategia di sviluppo locale tramite un unico fondo (il Fondo Lead)

Costi preparatori e gestionali

Per i PO dove un intero asse prioritario viene attuato tramite lo SLOP, il tasso massimo di cofinanziamento del FESR e/o del FSE a livello di ciascun asse prioritario sarà aumentato di 10 punti percentuali. Nel caso del FEASR, in base alle circostanze, il tasso massimo di cofinanziamento per lo SLOP può andare dall'80 % al 90 %, mentre per il FEAMP è pari al 75 %

Incentivi

I gruppi di azione locale elaborano e attuano le strategie di sviluppo locale (art. 30 c. 1), svolgendo anche importanti compiti di coordinamento e gestione (art. 30 c. 3)

Rilevanza del ruolo dei GAL

Investimenti Territoriali Integrati (art. 99 RRDC)

Commissione Europea (2012), Investimenti Territoriali Integrati , Scheda Informativa.

Se una strategia di sviluppo territoriale richiede un approccio integrato che comporti investimenti nell'ambito di più assi prioritari di uno o più PO, l'azione è eseguita sotto forma di Investimento Territoriale Integrato.

I PO interessati individuano gli ITI previsti e stabiliscono la dotazione finanziaria indicativa di ciascun asse prioritario destinata agli ITI.

Lo Stato membro o l'AdG può designare uno o più organismi intermedi, compresi enti locali, organismi di sviluppo regionale o organizzazioni non governative, cui delegare la gestione e l'attuazione di un ITI.

Elementi chiave degli ITI

Gli ITI possono essere realizzati nell'ambito della Cooperazione Territoriale Europea (CTE), ad esempio per implementare una strategia integrata per lo sviluppo urbano in città transfrontaliere.

Applicabilità nella CTE

Un ITI può offrire iniziative integrate in unità con caratteristiche simili all'interno di una regione, anche se distanti dal punto di vista geografico (ad esempio, una rete di città di piccole o medie dimensioni). Non è obbligatorio che un ITI copra l'intero territorio di un'unità amministrativa.

Applicabilità alle Reti

Qualsiasi area geografica con caratteristiche territoriali particolari può essere oggetto di un ITI, da quartieri urbani specifici con svantaggi a livello urbano, metropolitano, urbano-rurale, sub-regionale o interregionale.

Dominioterritoriale

L'AdG del PO ha la responsabilità ultima della gestione e dell'implementazione delle operazioni di un ITI. Tuttavia, può designare organismi intermediari, inclusi autorità locali, organismi di sviluppo regionale oppure organizzazioni non governative per adempiere ad alcune o a tutte le attività di gestione e implementazione.

Governance

Gli ITI possono essere finanziati dal FESR e dal FSE ma non è obbligatorio combinare tutti i fondi in ciascun ITI. È auspicabile che l'ITI combini il FESR e il FSE per collegare i piccoli investimenti alle infrastrutture fisiche. Ciò è particolarmente importante nello sviluppo urbano sostenibile. Negli ITI possono essere attuati strumenti finanziari

Integrazione degli interventi

Gli ITI dovranno contribuire agli obiettivi tematici dei rispettivi assi prioritari dei programmi operativi partecipanti, nonché agli obiettivi di sviluppo della strategia territoriale.

Finalità

ITI e SLOP

Gli ITI possono essere costruiti dall'alto verso il basso, dal basso verso l'alto o con una combinazione dei due approcci.

Lo sviluppo locale partecipativo può essere la componente di una strategia urbana integrata implementata mediante un ITI

È un approccio strettamente dal basso verso l'alto. Il gruppo di azione locale stabilisce il contenuto della strategia di sviluppo locale e le operazioni soggette a finanziamento.

ITI(art. 99 RRDC)

SLOP(artt. 28 - 31 RRDC)

Le città nel 2014 - 2020

La Commissione istituisce una Piattaforma per lo sviluppo urbano per promuovere lo sviluppo di capacità, la creazione di reti tra città e lo scambio di esperienze sulla politica urbana a livello dell’Unione nei settori attinenti alle priorità d’investimento del FESR e allo sviluppo urbano sostenibile.

Partecipano alla Piattaforma un massimo di 300 città, con un massimo di 20 città per ciascuno Stato membro.

Il FESR sostiene, nell’ambito dei PO, lo sviluppo urbano sostenibile attraverso azioni integrate. Ciascuno SM stabilisce nel proprio contratto di partenariato un elenco di città in cui devono essere realizzate queste azioni e la loro dotazione annua indicativa.

Almeno il 5 % delle risorse del FESR per ciascuno Stato membro è investito in azioni integrate mediante gli ITI, attraverso una delega di gestione e attuazione conferita alle città.

Piattaforma Sviluppo Urbano(art. 8 Reg. FESR)

Sviluppo Urbano Sostenibile (art. 7 Reg. FESR)

Schema delle condizionalità ex post(Allegato I RRDC)

Includono indicatori finanziari, di realiz-zazione e, se del caso, di risultato

Tappa fondamen-tale per il 2018

Comprendono indicatori finanziari e di realizzazione

Tappa fondamen-tale per il 2016

Indicatore e unità

i misurazione

Obiettivo per il 2022

Le tappe fondamentali sono obiettivi intermedi per il conseguimento dell'obiettivo specifico di una priorità che indicano i progressi attesi verso il conseguimento degli obiettivi fissati per la fine del periodo interessato.

e assegnate a ciascun Fondo del QSC e a ciascuno SM costituisce una cacia ed efficienza (art. 18 RRDC), che viene assegnata sulla base di una tati (art. 19 RRDC).

Partenariato (art. 5 RRDC)

Ogni Stato membro organizza, rispettivamente per il contratto di partenariato e per ciascun programma, un partenariato con i seguenti partner: (a) le autorità regionali, locali, cittadine e le altre autorità pubbliche competenti; (b) le parti economiche e sociali; e (c) gli organismi che rappresentano la società civile, compresi i partner ambientali, le organizzazioni non governative e gli organismi di promozione della parità e della non discriminazione.

Composizione (Art. 5.1)

Conformemente al sistema della governance a più livelli, gli Stati membri associano i partner alle attività di preparazione dei contratti di partenariato e delle relazioni sullo stato di attuazione, nonché alle attività di preparazione, attuazione, sorveglianza e valutazione dei programmi. I partner partecipano ai comitati di sorveglianza dei programmi.

Compiti (Art. 5.2)

È conferito alla Commissione il potere di adottare atti delegati ai sensi dell'articolo 142 per stabilire un codice europeo di condotta che definisca gli obiettivi e i criteri per sostenere l'attuazione del partenariato e agevolare lo scambio di informazioni, esperienze, risultati e buone pratiche fra gli Stati membri.

Codice europeo (Art. 5.3)

Milestones della programmazione

Entro 2 anni da [4] o fine 2016

[5]Selezione e

approvazione SSL

Entro fine 2015

[6]Adempimento condizionalità

[4]Decisione (CE)

su CdP e PO

Entro sei mesi da [2]

[3]Osservazioni

(CE) a CdP e PO

Entro tre mesi

[2]Trasmissione CdP

e PO (SM� CE)

Entro tre mesi

[1]Adozione (UE) RDDC e QSC

http://appsdps.mef.gov.it/visto/visto.html

Le città nel 2014 - 2020

La Commissione istituisce una Piattaforma per lo sviluppo urbano per promuovere lo sviluppo di capacità, la creazione di reti tra città e lo scambio di esperienze sulla politica urbana a livello dell’Unione nei settori attinenti alle priorità d’investimento del FESR e allo sviluppo urbano sostenibile.

Partecipano alla Piattaforma un massimo di 300 città, con un massimo di 20 città per ciascuno Stato membro.

Il FESR sostiene, nell’ambito dei PO, lo sviluppo urbano sostenibile attraverso azioni integrate. Ciascuno SM stabilisce nel proprio contratto di partenariato un elenco di città in cui devono essere realizzate queste azioni e la loro dotazione annua indicativa.

Almeno il 5 % delle risorse del FESR per ciascuno Stato membro è investito in azioni integrate mediante gli ITI, attraverso una delega di gestione e attuazione conferita alle città.

Piattaforma Sviluppo Urbano(art. 8 Reg. FESR)

Sviluppo Urbano Sostenibile (art. 7 Reg. FESR)

Schema delle condizionalità ex post(Allegato I RRDC)

Includono indicatori finanziari, di realiz-zazione e, se del caso, di risultato

Tappa fondamen-tale per il 2018

Comprendono indicatori finanziari e di realizzazione

Tappa fondamen-tale per il 2016

Indicatore e unità

di misurazione

Obiettivo per il 2022Priorità

Le tappe fondamentali sono obiettivi intermedi per il conseguimento dell'obiettivo specifico di una priorità che indicano i progressi attesi verso il conseguimento degli obiettivi fissati per la fine del periodo interessato.

Il 5% delle risorse assegnate a ciascun Fondo del QSC e a ciascuno SM costituisce una riserva di efficacia ed efficienza (art. 18 RRDC), che viene assegnata sulla base di una verifica dei risultati (art. 19 RRDC).

http://issuu.com/formez/docs/europa_2020_e_politiche_di_coesione___materiali_ap

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cfr. LA RIGENERAZIONE URBANA E TERRITORIALE IN PUGLIA: STATO DI ATTUAZIONE E INIZIATIVE IN PROGRAMMA conferenza stampa del 21.2.2012 http://www.regione.puglia.it/web/�les/agierrenet/conferenza_stampa_rigenerazione.pdf

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Scelte regionali di politica territorialeSintesi dell’intervento di Francesca Pace, Dirigente Servizio Assetto del territorio, U�cio Piani�cazione e Osservatorio Qualità del Paesaggio, U�cio parchi e Biodiversità.

Nell’ambito dell’approccio integrato per l’ambiente urbano sostenibile così come de�nito dall’Unione Europea, la Regione Puglia si è dotata di strumenti speci�ci. La LR 21/2008 “Norme per la rigenerazione urbana” ha de�nito la centralità della riquali�cazione per la città intesa come sistema complesso. Il �nanziamento dei PIRP - Programmi Integrati di Riquali�cazione delle Periferie - ha consentito la partecipazione di molti piccoli Comuni e la speri-mentazione su vasta scala dei concetti-chiave di integrazione, partecipazione e sostenibilità nell’intervento urbanistico. I PIRP presentati hanno consentito una approccio partecipato nella progetta-zione ed un accompagnamento dall’alto. Le conse-guenti iniziative regionali hanno de�nito le norme di partecipazione in materia di rigenerazione urbana e le procedure negoziate a valere sulle risorse dell’Asse VII del PO FESR 2007-2013, secondo le linee di inter-vento 7.1 (Piani integrati di sviluppo urbano) e 7.2 (Piani integrati di sviluppo territoriale). Il coinvolgi-mento: 122 Comuni (PIRP), 39 Comuni (Programma Stralcio Aree Vaste), 255 Comuni (procedura negozia-ta di rigenerazione urbana e territoriale).

2 Parte. Il confronto partecipato: nuova programmazione, integrazione dei settori, capacità istituzionale

Punti di debolezza delle esperienze attuate: - la ritualità delle analisi, con particolare riferimento alle indagini socio-economiche, poco dettagliate e generiche, con una scarsa emersione ed un basso coinvolgimento degli operatori economici;- un disomogeneo livello di partecipazione degli abitanti, spesso ancorato al raggiungimento del consenso.

Il territorio si a�erma come tema centrale e punto di forza, da declinare pienamente negli obiettivi di Europa 2020. In particolare, le scelte strategiche attuate in materia di rigenerazione, hanno condotto all’emersione di un sistema di criteri per ’integrazio-ne, di natura premiale, �nalizzati alla selezione degli interventi, fondati sul coordinamento fra politiche e programmi:- il quadro di coerenza con i processi partecipativi attivati,- il quadro di coerenza strategica,- il rapporto con altri strumenti di programmazione (SAC, Piani Sociali di Zona), per il consolidamento delle attività �nanziate,- la coerenza con le politiche di mobilità ed il rappor-to con quella sostenibile,- la coerenza con il Piano dei Tempi e degli Spazi,- la Linea 1.5 PO FESR 2007-13 (Servizi al Cittadino).

In questa visione, il �nanziamento regionale attiva il processo, per costruzioni locali di identità, con la conseguente restituzione, dai territori, dei temi della rigenerazione e dei tematismi in rete fra piccoli centri.Il futuro della rigenerazione urbana e territoriale: - guarda al consolidamento dei rapporti fra interventi di riquali�cazione urbana e altre politiche regionali per l’inclusione sociale e l’occupazione giovanile (Piani sociali di zona, Programmi Bollenti Spiriti e Principi attivi, Piani dei tempi e degli spazi), sui temi della sostenibilità e delle politiche di mobilità;- promuove le Unioni fra Comuni e i raggruppamen-ti, ai �ni della condivisione dei servizi e delle attrez-zature e della loro gestione;- supporta iniziative di formazione su metodi e strumenti introdotti dalle “Norme per la rigenerazio-ne urbana”, per di�onderne l’attuazione nei Comuni pugliesi. Un approfondimento viene dedicato a due progetti:

- Comune di Lecce: Lavori di prolungamento del sottopasso ferroviario con annesso nodo intersettoriale per la mobilità e la sosta propedeutici al ribaltamento della stazione ferrovia-ria di Lecce”;- Comune di Bari: Prolungamento del collegamento metro-politano Bari Lamasinata - Bari Q.re S.Paolo - 1° lotto e Completamento Quadruplicamento Bari Parco Nord. Bari Centrale.

Rigenerazione urbana e territoriale

CRITICITA’

Rituale analisi storica e territoriale

Stretta aderenza ai contenuti della legge

Analisi socioeconomica non sempre disaggregata per quartieri

La individuazione degli ambiti avviene sulla base di una conoscenza diretta dello stato di degrado fisico dei quartieri e delle condizioni abitative degli abitanti piuttosto che in base all’analisi svolta

Analisi degli operatori economici e delle imprese non sempre mirata in termini tematici e di localizzazione

Nei Programmi assenti protocolli d’intesa sottoscritti o proposte avanzate dai soggetti privati; nella maggior parte dei casi si fa riferimento ad un bando per selezionare operatori per la realizzazione di edilizia sociale, anziani o giovani

Mancata individuazione di soggetti privati interessati alla realizzazione degli interventi

Partecipazione degli abitanti non determinante nel processo di selezione degli ambiti e/o degli interventi

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Presente e futuro della programmazioneSulle fonti di �nanziamento delle politiche regionaliSintesi dell’intervento di Carmela Iadaresta, Dirigente Servizio Strumentazione Urbanistica.

Dal PO FESR derivano risorse utili alla realizzazione del sistema integrato multimodale, per le infrastrut-ture strategiche di rilevanza nazionale (collegamento Bari-Napoli e linea adriatica), per i nodi di inter-scambio, per la domanda di intermodalità del trasporto merci.

Si prevede: un adeguamento ferroviario dell’area metropolitana nord barese ed un ammodernamento della linea ferroviaria dell’area salentina; la bretella ferroviaria del Sud-Est barese; la costruzione in lotti funzionali della linea di trazione elettrica Bari-Taranto; l’ampliamento dell’Interporto regionale della Puglia, con la realizzazione di piattaforme logistiche dedicate.

Il PON Reti e Mobilità �nanzia la realizzazione del fascio di presa e consegna nell’interporto di Bari e il sistema di monitoraggio delle merci pericolose (SITIP II). Si tratta di interventi strategici per il traspor-to merci , fondamentali per ra�orzare il sistema logistico portuale, di rilevanza nazionale.

Il futuro della programmazione in materia di mobilità e infrastrutture strategiche è delineato dal documen-to programmatico regionale Puglia Corsara, che evidenzia un sistema di obiettivi �nalizzati a valoriz-zare la posizione strategica della Puglia nel Mediter-raneo e lo sviluppo dei corridoi 1 ed 8.

Il collegamento AC/AV Bari Napoli è pensato come un meccanismo rispondente alla domanda di trasporto di merci e persone, con una connessione alla rete degli aereoporti pugliesi ed ai porti adriatici e tirrenici. Il raddoppio della Termoli Lesina ra�orza la direttrice adriatica e implementa il sistema logisti-co regionale, per connettere snodi ferroviari con porti e aereoporti.

Risulta essenziale il ra�orzamento dell’hub portuale di Taranto, che per il suo posizionamento, può com-petere con i principali terminal merci mediterranei. Il completamento della piattaforma logistica del porto, la realizzazione del Distripark e il potenziamento del collegamento con l’aeroporto di Grottaglie, conferi-scono al porto di Taranto un’area retroportuale attrezzata e dotata di tutti i requisiti per la piena operatività e la competitività delle attività di han-dling, deconsolidamento e trasformazione di merci anche ad elevato valore aggiunto.

II nodo ferroviario di Bari, attraverso l’integrazione di alcuni scali, diventa centrale, sia per il trasporto regionale che per il corridoio Bari-Napoli.

Il sistema aereoportuale regionale è stato implemen-tato e si stanno completando alcuni interventi sugli aeroporti di Bari, Foggia e Brindisi. Il terminal crocieri-stico di Brindisi e l’attivazione del sistema di collega-mento con l’aereoporto rendono molto più accessibi-le il Salento.

L’infomobilità (sistema informativo telematico) dei porti pugliesi e l’integrazione strutturale del sistema del TPRL costituiscono due uteriori lineamenti essen-ziali delle politiche regionali.

Il futuro della programmazione passa attraverso l’Intesa Generale Quadro sottoscritta nel giugno del 2011 fra Regione Puglia e Governo centrale che, in base ai Programmi delle Infrastrutture Strategiche (PIS), costituisce con gli Allegati Infrastrutture un fondamentale strumento di programmazione, com-prendendo 6 linee strategiche di intervento.Fra le previsioni, l’implementazione del servizio ferroviario metropolitano di Bari, la realizzazione del sistema treno-tram nella provincia di Foggia, il ra�or-zamento dei nodi intermodali della stazione di Lecce.

Il PO FESR 2007-2013LA PROGRAMMAZIONE IN CORSO

Il sistema integrato multimodale: infrastrutture strategiche di rilevanza nazionale (collegamento AC/AV Bari-Napoli e linea Adriatica) + nodi di interscambio per l’accessibilità territoriale.

La strategia è realizzare interventi che consentano da un lato di ottenere da subito significativi benefici in termini di

velocizzazione e incremento della potenzialità della linea Adriatica, anticipando la prospettiva di lungo periodo della AC/AV Ba-Napoli, dall’altro di massimizzare l’accessibilità

territoriale alla rete di lunga percorrenza attraverso il coordinamento con i servizi locali nei nodi principali,

adeguatamente attrezzati, su cui è inperniato il sistema e su cui convergono le linee della rete regionale.

servizio regionaleservizio territorialeservizio metropolitano (BA)/treno-tram (FG)

corridoio VIII

AC/AV BA-NA

corr

idoi

o I

Il PO FESR 2007-2013

AC/AV BA-NA

corr

idoi

o I

La strategia è eliminare i colli di bottiglia e le inefficienze che gravano sulla catena multimodale del trasporto delle merci in corrispondenza delle piattaforme intermodali della regione potenziandone l’accessibilità e la retroportualità “di sistema”.

Il sistema logistico regionale: supporto e orientamento all’intermodalità della domanda di trasporto merci di lunga percorrenza e integrazione territoriale

Il coordinamento complessivo tra i principali poli logistici e portuali potrà garantire la formazione con adeguata sistematicità di treni completi di modulo continentale combinati presso l’Interporto di Bari e lo scalo di Lamasinata, da inoltrare verso gli interporti dell’Italia del Nord per le merci provenienti dai porti di Bari, Brindisi e Taranto sulla linea Adriatica.

Bari 15 novembre 2012 Workshop Capacity Sud ing. Carmela IadarestaPresente e futuro della Programmazione

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Premessa sul metodo di lavoroIl metodo GOPP è nato dall’esigenza di garantire che programmi e progetti siano in grado di incidere con e�cacia sulla realtà sulla quale intervengono, contri-buendo in modo signi�cativo a risolvere il problema oggetto dell’intervento. Per perseguire tale obiettivo la metodologia GOPP si avvale del constante “con-trollo”, in tutte le fasi del ciclo progettuale, degli attori-chiave e soprattutto dei bene�ciari �nali. L’approccio del PPCM suggerisce che gli attori-chiave e i bene�ciari di un progetto e�ettuino, in concomi-tanza con le principali fasi del ciclo del progetto, incontri di analisi e progettazione di gruppo (workshop GOPP), assicurando una dimensione di progettazione e gestione partecipativa ai loro inter-venti. I workshop GOPP sono moderati da facilitatori professionisti ma neutrali rispetto agli interessi degli attori-chiave e non esperti dei contenuti tecnici del progetto.Il metodo GOPP, così come gli altri approcci o stru-menti ispirati al Quadro Logico, nasce a partire dagli anni ’60 da un insieme di tecniche e di strumenti elaborati nel quadro delle attività di progettazione di enti e agenzie dedite alla cooperazione allo sviluppo: l’Agenzia statunitense di cooperazione USAID, alcune agenzie delle Nazioni Unite (United Nations Indu-strial Development Fund, UNIDO, in particolare),

3 Parte: Workshop di identi�cazione GOPP - “Lo sviluppo dell’aeroporto di Grottaglie ”

la GTZ tedesca. In ambito anglo-americano, dove è più forte l’in�uenza della consulenza aziendale privata, l’accenno è posto soprattutto sul Quadro Logico come strumento di impostazione progettuale.

L’agenzia tedesca di cooperazione allo sviluppo GTZ, ha sviluppato il metodo GOPP in modo più organico, articolandolo in una procedura strutturata e preve-dendo la �gura di un moderatore che, facendo uso di tecniche particolari di comunicazione interpersonale e di visualizzazione, assiste gli stakeholders a identi�-care la proposta progettuale.

L’Unione Europea ha cominciato ad acquisire e a utilizzare questo insieme di strumenti, in diverso modo e con intensità variabile a seconda delle Direzioni Generali, a partire dal 1993. Esso è alla base della gestione di alcuni programmi (es. LIFE) o di alcuni �loni di �nanziamento (es. MEDA, Europe Aid).In molti altri casi il metodo GOPP è stato utilizzato da singoli partenariati, spesso su invito della Commis-sione stessa, nell’ambito di programmi di vario genere, da quelli sull’innovazione scienti�ca e tecno-logica (es. Sprint, Innovex) a quelli sullo sviluppo locale (es. Recite II, RIS, RITTS, Innovex).

FormezPA ha ristrutturato il formato di progettazione interna secondo il Quadro Logico.

Durante il ciclo di vita di un progetto, esistono alcuni momenti-chiave nei quali è stata dimostrata l’utilità della metodica “workshop GOPP”:

- la fase di identi�cazione (identi�cation workshop),- all’inizio della fase di studio di fattibilità o progettazione esecutiva (formulation workshop),- a metà percorso (review workshop),- al termine del progetto (evaluation workshop).

E’ tuttavia nella fase di identi�cazione che la metodo-logia GOPP si è maggiormente sviluppata, assumen-do le caratteristiche di una metodologia di progetta-zione (o meglio di prima identi�cazione progettuale) strutturata e dettagliata. Essa è nata per essere usata nella progettazione di gruppo, con l’aiuto di un facilitatore professionista ed “esterno” al gruppo di progettazione, ed è in questa versione che essa dispiega tutte le sue potenzialità e i suoi vantaggi.

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Fare progetti migliori Introduzione e contenuti metodologici liberamente tratti da: Federico Bussi, Progettare in partenariato, guida alla conduzione di gruppi di lavoro con il metodo GOPP, Franco Angeli, Milano, 2001. I programmi �nanziati sono stati utili? Hanno risolto i problemi dei bene�ciari? E chi sono stati veramente i bene�ciari? Le principali organizzazioni che si occupano di sviluppo a livello mondiale si sono dotate di un insieme di strumenti, noto come Program and Project Cycle Management - PPCM , volto a garantire una maggiore e�cacia dei progetti e dei programmi. L’idea di fondo è che sia opportuno predisporre sin dall’inizio proposte che includano le vere esigenze (i problemi) dei destinatari degli interventi, riconoscendo il peso dei bene�ciari reali, per ritrovare il giusto baricentro che regola i rapporti decisionali fra politici, esperti e stakeholders, nel triangolo della programmazione e della progettazione. L’approccio PPCM prevede che gli attori chiave e i bene�ciari di un progetto e�ettuino , nelle principali fasi del ciclo del progetto, incontri di analisi e progettazione di gruppo (workshop GOPP), assicurando una dimensione di gestione partecipativa ai loro interventi. GOPP è una procedura orientata agli obiettivi, discendenti da un sistema gerarchico di problemi, condivisi, reali ed oggettivi, per il raggiungimento, a più voci, di uno schema strutturato e completo di progetto.

WORKSHOP GOPP:attori chiave e bene�ciari

si appropriano del controllosul ciclo del progetto

I PROGRAMMI RISOLVONO I PROBLEMI DEI

BENEFICIARI REALI?

sistema di strumenti per rendere e�caci i progettifondandoli sui problemi reali

dei destinatari

PPCMProgram and Project Cycle Management

WORKSHOPIDENTIFICAZIONE

Goal Oriented Project Planning procedura di progettazione

orientata agli obiettivi:i diversi attori chiave ed i bene�ciari

intervengono in modo partecipativo per de�nire

UNO SCHEMA PROGETTUALESTRUTTURATO E COMPLETO

fondato sui problemi realidei bene�ciari

MACROPROGRAMMAZIONE

VALUTAZIONE

REALIZZAZIONE

FINANZIAMENTO

PROGETTAZIONEESECUTIVA

IDENTIFICAZIONE

WORKSHOP GOPP:attori chiave e bene�ciari

si appropriano del controllosul ciclo del progetto

sistema di strumenti

per rendere e�caci i progettifondandoli sui problemi reali

dei destinatari

PPCMProgram and Project Cycle Management

i protagonisti della programmazionee della progettazione

WORKSHOP

VALUTAZIONE FINALE

WORKSHOPIDENTIFICAZIONE

Goal Oriented Project Planning procedura di progettazione

orientata agli obiettivi:i diversi attori chiave ed i bene�ciari

intervengono in modo partecipativo per de�nire

UNO SCHEMA PROGETTUALESTRUTTURATO E COMPLETO

fondato sui problemi realidei bene�ciari

WORKSHOP

DI FATTIBILITA’

WORKSHOPVALUTAZIONE INTERMEDIA

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La metodologia di progettazione GOPP

L’obiettivo �nale della metodologia GOPP di identi�-cazione di un progetto è de�nire uno schema progettuale strutturato e completo. Questo schema si presenta nella forma di una matrice nota come Quadro Logico. Nel Quadro Logico sono riportati tutti gli elementi fondamentali dell’idea progettuale (obiettivi generali, obiettivo speci�co, risultati, attività), gli indicatori e anche le condizioni esterne che concorrono a raggiungere gli obiettivi del progetto. Per giungere a de�nire il Quadro Logico di un progetto, la metodologia GOPP prevede due fasi ben distinte, a loro volta articolate in sottofasi:

a) La fase di analisi è composta dalle sottofasi:- de�nizione/veri�ca dell’entità- analisi degli attori-chiave- analisi dei problemi- analisi degli obiettivi- identi�cazione ambiti d’intervento (clustering)

b) La fase di progettazione è composta dalle sottofasi:- scelta degli ambiti d’intervento (scoping)- de�nizione della logica di intervento- analisi del rischio- de�nizione degli indicatori- programmazione temporale delle attività

a) la fase di analisi

De�nizione/veri�ca dell’entità

L’entità, nella metodologia GOPP, è il tema, l’argo- mento su cui avviene l’esercizio di progettazione.

L’entità delimita la situazione di partenza prima che l’esercizio di progettazione abbia luogo. E’ quindi importante che essa non contenga ipotesi già troppo operative sui contenuti del progetto.

L’entità è importante perché costituisce di fatto il titolo ed il tema su cui avverrà il lavoro di contatto, negoziazione e progettazione tra gli attori; è il luogo di partenza e di consapevolezza, lo spazio del reciproco riconoscimento.

Analisi degli attori-chiave

Porta a de�nire qual è il tipo di contributo che ciascu-no degli attori-chiave o stakeholders apporta all’entità (alla situazione di partenza, quindi, o al suo miglioramento) e qual è l’interesse che ne ricava da un miglioramento di questa entità.

L’analisi degli attori prende anche il nome di analisi funzionale (functional analysis). Essa assume maggio-re rilevanza se condotta dal gruppo stesso degli attori.

Generalmente il numero di attori-chiave in una determinata situazione è più elevato di quanto non appaia a una prima osservazione super�ciale. Una ragione in più per adottare una metodologia di programmazione partecipativa strutturata.

Macroprogrammazione

Finanziamento

Valutazione Identificazione

Progettazione esecutivaRealizzazione

Workshop ValutazioneFinale

Workshop di identificazione

Workshop di Progettazione

Workshop Valutazione intermedia

I PROGETTI

SARANNO

ORIENTATI

AI BENEFICIARI

BENEFICIARIATTORI CHIAVE((PROBLEMI))

POLITICI((VALORI))

ESPERTICOMPETENZE((SOLUZIONI))

prima

adesso

domani ?

Logica di intervento

Definizione (che cos’è)

Significato(a che domanda

risponde)

Obiettivo Generale

I benefici sociali ed economici di lungo periodo ai quali il progetto contribuisce

Perché il progetto è importante per la società?

Obiettivo specifico

Indica i vantaggi che i beneficiari otterranno dai servizi previsti dal progetto

Perché il progetto è utile per i beneficiari?

Risultati Indica i servizi che i beneficiari riceveranno dal progetto

Che cosa il progetto si propone di fornire?

Attività Indica ciò che viene realizzato dal progetto per fornire i servizi previsti

Che cosa concretamente sarà fatto?

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Analisi dei problemiIl primo vero passo della progettazione consiste in una identi�cazione dei problemi che esistono in una determinata situazione o, per meglio dire, relativa-mente all’entità prescelta. E’ importante chiarire i due termini-chiave che si usano in questa fase di analisi (problema e obiettivo):- un problema è una situazione attuale negativa,- un obiettivo è una situazione positiva futura.

Può accadere, specialmente quando la progettazio-ne è e�ettuata “a tavolino” da un esperto o da un progettista, che i problemi siano formulati:- in forma positiva (es., "il problema è trovare forme e�caci di …”, o “il problema è il coordinamento");- di "mancanza" di una certa soluzione (es. "mancan-za di strutture di supporto per.."); è questo l’errore più tipico che una progettazione e�ettuata da un esper-to può comportare; l’esperto è portato, in modo naturale, a “vedere” subito la soluzione o l’azione di cui è convinto portatore piuttosto che le cose negati-ve che accadono oggi in una determinata situazione o territorio; “mancanza di ..”, carenza di …” o assenza di …” sono dunque “soluzioni assenti” e possono a volte costituire un freno a una analisi più oggettiva dei problemi della realtà e in�uire non positivamente sulla qualità della progettazione;

- in maniera generica o astratta;- in termini di giudizi personali (es. "Ine�cienza della Pubblica Amministrazione").

E’ quindi importante che i problemi siano formulati a partire dalla realtà, non sulla base di idee, teorie o pre�gurando soluzioni, seppure auspicabili. Quanto più l’identi�cazione dei problemi è basata sugli aspetti concreti e tangibili della realtà, tanto più il lavoro di progettazione sarà di qualità.

Le caratteristiche che devono avere i problemi identi�cati in questa fase:

- reali, basati cioè su fatti concreti e non su idee o opinioni,- oggettivi, basati su fatti certi e, se possibile, dimo-strabili,- espressi in termini negativi, che rappresentino quindi delle condizione negative attuali e non delle soluzioni,- chiari, comprensibili quindi da tutti,- speci�ci, riferiti cioè a aspetti o elementi precisi (persone, luoghi, tempi, quantità, ecc.).

Il metodo GOPP privilegia l’identi�cazione dei problemi a quella dei bisogni, tipica della cultura formativa e progettuale tradizionale, giacché il problema fotografa una situazione negativa attuale e oggettiva mentre il bisogno esprime un desiderio soggettivo e sottintende già una soluzione.

Una corretta individuazione dei problemi e una loro giusta gerarchizzazione in termini di causa-e�etto costituisce un elemento fondamentale dell’attività di progettazione.

Una volta identi�cati i problemi, questi si collocano in un diagramma ad albero costruito secondo delle relazioni di causa-e�etto dal basso verso l’alto. L’albero dei problemi è la ra�gurazione sintetica della realtà attuale con tutti i suoi aspetti negativi.

Bassi redditi familiari

Donne escluse dal mondo del lavoro

Le donne non posseggono adeguate

competenze professionali

Le donne non riescono a costruire imprese

individuali

Le imprese non effettuano

nuove assunzioni

Le donne non sanno a

chi lasciare i figli

Le donne hannodifficoltà a raggiungere

il posto di lavoro

Il sist. formativo non fornisce preparazione

adeguata alle esigenzedel mondo del lavoro

Le donne non

hanno accesso

al credito

Le donne nonsono

Informatesulle poss.

di autoimpiego

Il costodel lavoro

ètroppoelevato

La pressione

fiscaleè

elevata

Programmazioneterritoriale

dei servizi

inadeguata

Infrastruttureviariepoco

sviluppate

Le donne non

hanno la

patente

e�etti

cause

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Analisi degli obiettiviQuesta fase consiste nel trasformare in positivo l’immagine della realtà attuale (negativa) ottenuta con l’albero dei problemi.Tecnicamente è molto semplice: basta trasformare ogni condizione attuale negativa (problema) in una condizione positiva futura (obiettivo). Così facendo si ottiene l’albero degli obiettivi . L’operazione è semplice ma può esser fatta in modo impreciso, se non si ha familiarità con il meccanismo. E' frequente che le persone, anziché riformulare la condizione negativa (problema) in una condizione positiva futura (obiettivo), la riformulino come soluzione del problema stesso (attività). Esempio: se il problema è "Impiegati comunali non a conoscenza della normativa X", una riformulazione inesatta sarebbe "Corsi di aggiornamento per gli impiegati comunali sulla normativa X" anziché, come corretto, "Impiegati comunali informati sulla norma-tiva X".E’ anche consigliabile esprimere gli obiettivi usando il participio passato (es. “occupazione giovanile aumentata”, “stabilità monetaria raggiunta”, “sicurezza stradale garantita”), perché così si esprime una condizione positiva e�ettivamente raggiunta, mentre usare, come più delle volte accade, un verbo all’in�nito (es. “aumentare l’occupazione”, “garantire

la sicurezza stradale”) o un sostantivo (“aumento dell’occupazione”, “stabilità monetaria”) indica un azione che è in divenire, che può essere quindi all’inizio o in punto qualsiasi del suo percorso, cosa più simile a una attività che a un obiettivo (inteso come condizione positiva raggiunta).E’ importante rilevare che questa semplice trasposi-zione dei problemi in obiettivi non costituisce l’individuazione degli obiettivi del progetto. Essa semplicemente descrive una ra�gurazione positiva della realtà (della situazione) qualora tutti i problemi fossero risolti. il progetto potrà o dovrà scegliere di raggiungere solamente alcuni degli obiettivi così ra�gurati.

Identi�cazione degli ambiti d’interventoCostruito l’albero degli obiettivi, è opportuno indivi-duare in esso gli ambiti o aree di obiettivi (cluster) a�ni a seconda delle competenze tecnico-professionali e/o istituzionali necessarie per raggiun-gerli. L’albero degli obiettivi, permette di ricostruire la scansione logica con cui determinati obiettivi (quelli nella parte alta dell’albero) possono essere raggiunti. Esso infatti, se su�cientemente ricco e se ben costruito dal punto di vista logico, si articola in diversi livelli, da leggere dal basso verso l’alto.

Di norma, infatti, ciò che da origine a un progetto o a una serie di progetti o interventi è una volontà politica (es. un programma o una legge) che mette a disposizione di determinati enti o istituzioni o orga-nizzazioni una serie di mezzi e di risorse (�nanziari, o tecnici). Grazie a questi, le organizzazioni realizzano delle attività che o�rono servizi ai bene�ciari �nali del progetto, ovvero a quelle persone i cui problemi hanno in sostanza dato vita all’intervento stesso.Utilizzando i servizi, i bene�ciari �nali di norma conseguono un bene�cio in termini di reddito, di salute, di performance o di benessere in generale. Questo, a sua volta, è capace di generare bene�ci di medio-lungo periodo nel resto della società, generando quello che si chiama in termini generali “sviluppo socio-economico”.

Redditi familiari aumentati

Donne inserite nel mondo del lavoro

Donne in posseggono di adeguatecompetenze professionali

Donne assistite nella creazione

di impresa

Nuove assunzionifacilitate

Servizi maternoinfantili disponibili

Mobilità delle donneaumentata

Sistema formativoadeguato

alle esigenzedel mondo del lavoro

Accessoal creditogarantito

Donne informatesulle poss.

di autoimpiego

Costodel lavoro

ridotto

Pressione fiscaleridotta

Adeguataterritoriale

dei servizi

Infrastruttureviarie

sviluppate

Donne con

patente

Redditi familiari aumentati

Donne inserite nel mondo del lavoro

Donne in posseggono di adeguatecompetenze professionali

Donne assistite nella creazione

di impresa

Nuove assunzionifacilitate

Servizi maternoinfantili disponibili

Mobilità delle donneaumentata

Sistema formativoadeguato

alle esigenzedel mondo del lavoro

Accessoal creditogarantito

Donne informatesulle poss.

di autoimpiego

Costodel lavoro

ridotto

Pressione fiscaleridotta

Adeguataterritoriale

dei servizi

Infrastruttureviarie

sviluppate

Donne con

patente

Formazione Imprenditoria PoliticaIndustriale

Servizisociali

Trasporti

mezzi

�niAMBITO D’INTERVENTO

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b) FASE DI PROGETTAZIONEMentre nella fase precedente si conduce un’analisi generale della situazione, prescindendo da qualsiasi decisione sull’intervento che si desidera mettere in atto, in questa fase il “progettista” opera scelte inerenti il progetto e vero e proprio.

Scelta degli ambiti d’interventoQuesta sottofase porta a de�nire quale sarà la vera dimensione o portata del progetto. Infatti è molto poco probabile che il progetto che si sta identi�can-do possa intervenire in tutti gli ambiti di intervento esistenti nell’albero degli obiettivi. Specialmente se l’analisi è stata condotta su di un’entità ampia, è verosimile che non sia possibile, per scarsità di mezzi �nanziari o per mancanza di competenze istituziona-li o tecniche o altro, intervenire in tutti gli ambiti di intervento dell’albero degli obiettivi. E’ necessario operare una scelta, normalmente e�ettuata in maniera negoziata tra gli attori. I criteri fondamentali in base a cui questi eseguono la scelta sono i seguenti:- interesse strategico (mission aziendale),- rispondenza al piano di investimenti dell’organizzazione,- urgenza,- risorse umane disponibili (competenze specialistiche),- risorse �nanziare,- fattibilità.

De�nizione della logica di intervento Prendendo spunto dalla scelta degli ambiti di inter-vento, la prima cosa da de�nire è l’obiettivo speci�co (lo scopo) del progetto. E’ importante infatti stabilire subito dove si vuole arrivare.

Lo scopo del progetto è il bene�cio che i bene�ciari otterranno utilizzando i servizi forniti dal progetto. Esso consiste in un miglioramento evidente della loro condizione di vita.

Lo scopo (obiettivo speci�co) del progetto, nell’albero degli obiettivi, è quell’obiettivo che esprime in modo il più possibile chiaro un bene�cio per i bene�ciari e che è di norma situato al livello gerarchico immediatamente superiore al più alto (o ai più alti) degli obiettivi compresi negli ambiti di intervento prescelti.

Stabilito lo scopo del progetto, si individueranno gli obiettivi generali. Questi si situano nell’albero degli obiettivi nei livelli superiori allo scopo del progetto.Tuttavia, nulla vieta di ri�ettere meglio su quali bene�ci potrà indurre lo scopo del progettosulla società in generale, identi�cando altri obiettivi generali o riformulando quanto individuato prima.

Per quanto attiene ai risultati del progetto, questi di norma seguono, nell’albero degli obiettivi, il livello gerarchico immediatamente inferiore allo scopo del progetto.Una volta de�nita la dinamica dell’intervento, per ciascun risultato che si intende raggiungere si dovranno individuare le attività che ad esso condu-cono. Un errore frequente consiste nel confondere le attività con i servizi. L’elenco delle attività consente di comprendere cosa farà concretamente il progetto.Al �ne di dare maggiore concretezza al progetto può essere utile ampliare il Quadro Logico con due ulte-riori matrici, collocate in termini logici e visivi al di sotto delle Attività.La prima di queste, de�nita “matrice del come” (how matrix) illustra, sempre utilizzando relazioni causa-e�etto, in che modo l’organizzazione o le organizza-zioni responsabili di realizzare le Attività del progetto si organizzeranno per fare ciò.

HOW MAT R IX – L OG IC A DI INTE R V E NTO

Obiettivi

G enerali

R ealizzazione delle Attività programmate con il Quadro Logico

S c opo Organizzazione in grado di funzionare in modo e�ciente e profess ionale

R is ultati C he cosa i funzionari o addetti dell’organizzazione in oggetto saranno in grado

di sapere, sapere fare

Attività C he cosa sarà fatto per ottenere i risultati

OBIETTIVI GENERALII BENEFICI

DI LUNGO PERIODOA CUI I PROGETTI

DOVREBBERO CONTRIBUIREi principi di importanza dei progetti

per la società

OBIETTIVI SPECIFICII VANTAGGI CHE I BENEFICIARI

DOVREBBERO OTTENEREDALLE SOLUZIONI DEI

PROGETTIi motivi di utilitàper i bene�ciari

RISULTATI“I SERVIZI”

CHE I BENEFICIARIDOVREBBERO RICEVERE DALLE

SOLUZIONI DEI PROGETTIle cose più importanti che il progetto

dovrebbe attuare

ATTIVITA’COSA FARA’

CONCRETAMENTE IL PROGETTOPER ASSICURARE I RISULTATI

Logica di intervento

Obiettivo Generale

Obiettivo specifico

Risultati

Attività

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Nei casi in cui sia prevista una attività di supporto e di consulenza alle organizzazioni responsabili di realizzare le attività, può essere utile de�nire una “matrice di supporto” (support matrix), al di sotto della “matrice del come”, che illustra in che modo le organizzazioni destinate a fornire supporto e consulenza si approntano a farlo.

De�nizione degli indicatoriLa de�nizione degli indicatori può essere e�ettuata sia nella fase di identi�cazione sia rimandata alla fase di progettazione esecutiva. Questo dipende da diversi fattori: il tempo disponibile, la necessità di farlo, il tema stesso ecc.La de�nizione degli indicatori è un processo lungo che presuppone sia conoscenze metodologiche sia contenutistiche approfondite. Tuttavia riportiamo qui di seguito alcune de�nizioni che possono essere sempre utili se si a�ronta l’argomento.Un indicatore è ciò che si può osservare nella realtà nel momento in cui si raggiunge un obiettivo (o un risultato).

Esso, di norma, è costituito dai seguenti elementi:- una variabile- un target-group- un tempo di osservazione- un valore di riferimentoGli indicatori riguardano tutti e quattro i livelli del Quadro Logico e anche le ipotesi, sebbene non siano condizioni che è il progetto responsabile di raggiun-gere. Quanti�care un ipotesi permette di essere molto più precisi e accurati nell’analisi del rischio.Programmazione temporale delle attivitàIl livello di dettaglio con cui si de�niscono le attività di un progetto integrato nella fase di identi�cazione dipende dai casi. Generalmente questo livello non è molto approfondito ed è rimandato alla fase di progettazione esecutiva.Può essere utile in ogni caso ordinare le attività previste prima in blocchi omogenei e successiva-mente di ordinare i blocchi in ordine cronologico (non importa se dal basso in alto o dall’alto in basso).Come ulteriore razionalizzazione, si possono nume-rare i blocchi (1.2.3. ecc.) e quindi le azioni che fanno parte di ciascun blocco, sempre in senso cronologico.L’esperienza dimostra che una più accurata piani�ca-zione delle attività avviene in fase di progettazione esecutiva, con l’utilizzo di strumenti più speci�ci (PERT, diagramma di GANTT).

S UP P OR T MAT R IX – L OG IC A DI INTE R V E NT O

Obiettivi

G enerali

F ornire consulenza e ass is tenza e�cace alle organizzazioni o is tituzioni

S c opo Organizzazione di consulenza e ass is tenza in grado di funzionare in modo

e�ciente e profess ionale

R is ultati C he cosa i funzionari o addetti dell’organizzazione in oggetto saranno in grado

di sapere, sapere fare

Attività C he cosa sarà fatto per ottenere i risultati

Logica di intervento

Indicatori Fonti di verifica

Fattori esterni

Obiettivo Generale

Obiettivo specifico

Risultati

Attività

Completamento del Quadro LogicoPer ognuno dei quattro livelli (obiettivo generale, obiettivo speci�co, risultati, attività) occorre dunque indicare gli indicatori di raggiungimento, le fonti presso le quali sono reperibili i dati ad essi relativi ed i fattori esterni al progetto: quelle condizioni indi-pendenti, ma importanti per raggiungere i risultati e gli obiettivi. A monte delle attività, vi sono le precon-dizioni: le circostanze che devono pre-esistere per rendere �sicamente fattibili le attività stesse.

La valutazione delle condizioni esterne può essere esercitata sui fattori che si trovano all’interno dei rami dell’albero laddove il progetto non agisce, negli ambiti di intervento su cui si è deciso di non interve-nire. Questi elementi vengono trattati come condi-zioni esterne e passati attraverso un algoritmo di analisi del rischio, che permette di collocarli corret-tamente, fuori o dentro il Quadro Logico.

Il Quadro Logico funziona in pratica dal basso verso l’alto, secondo un meccanismo esaustivo. Se l’analisi dei problemi è condotta in modo accurato, la proget-tazione è quasi “automatica”, discendendo dai legami di causa-e�etto costruiti fra gli obiettivi.

precondizioni

QUADROLOGICO

ipotesi

+

+

ipotesi

+ ipotesi

Logica di intervento Indicatori Fonti di

verificaFattori esterni

Obiettivo Generale

Obiettivo specifico

Risultati

Attività

precondizioni

QUADROLOGICO

ipotesi

ipotesi

ipotesi

Matrice completa del Quadro Logico

La condizioneesterna

è importante?

No Non includere

nel Quadro Logico

No

NoAttenzione!

Ipotesi Killer

SìSarà realizzatada altri soggetti

(esterni al progetto)?

Sicuramente

Probabilmente

SìRiformulare il progetto

includendovila condizione

Non includerenel Quadro Logico

Includerenel Quadro Logico

come IPOTESI

La condizione esterna può essere realizzata

all’interno del progetto?

algoritmo di analisi del rischio: la valutazione delle condizioni esterne

Funzionamento del QL

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Su GOPP e PCM:

FormezPA: settima giornata CAST provincia BAT "Il PCM - Project Cycle Management: presentazione e simulazione del metodo" http://www.youtube.com/watch?v=Mcuhrmuon38&list=UUIchXykHcTEfw7iHN7M-MzA&index=4&feature=plcpLecture on Project Cycle Management, Ra�aele K Salinari, University of Hanoi, March 2012http://www.youtube.com/watch?v=QYBCH6gmFa4&feature=relatedSpezzano S. (a cura di), (2002), Project Cycle Management. Manuale per la formazione, Strumenti Formez, Roma. Il manuale, scaricabile all’indirizzo http://biblioteca.formez.it/webif/media/StrumentiFormez_4.zip è costruito come presentazione di modelli e approcci; fornisce strumenti e tecniche che possono aiutare ad applicare i principi del PCM. Approfondisce lo strumento Logical Framework ed è �nalizzato all’operatività. Presenta un quadro logico completo, esempi di tabelle attività e schede di spesa, oltre ad un utile glossario di termini e de�nizioni.

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Un’introduzione curata dall’Ing. Enrico Campanile, dirigente dell’U�cio Logistica e Grandi Progetti del Servizio Reti e Infrastrutture per la Mobilità della Regione Puglia, ha in breve riassunto per i presenti la fase di analisi che nel GOPP viene dedicata alla de�nizione dell’entità. Quest’ ultima, delimitando la situazione di partenza prima che l’esercizio della progettazione partecipata abbia luogo, è il campo comune dei protagonisti del workshop.Il Master Plan ed il Piano Regionale Trasporti hanno delineato una strategia unitaria della Rete aeropor-tuale pugliese, in base alla Direttiva UE 2009/12 recepita dal D.L.1/2012, per la salvaguardia delle speci�che vocazioni di ogni singolo aeroporto della regione (Aeroporti di Puglia è unico esempio italiano di agenzia regionale concessionaria di servizio pubblico: un unico soggetto, un’unica piattaforma, un unico quadro gestionale). A Grottaglie, in partico-lare, sono state consolidate le attività di handling e di supporto logistico all’attività di Alenia nell’ambito del Progetto “Boeing 787”, rendendo sempre più necessario il potenziamento della vocazione di aeroporto al servizio di un distretto industriale-aeronautico �nalizzato all’attrazione di investimenti speci�ci del settore. Ciò in considerazione delle peculiari condizioni e potenzialità logistiche esistenti.

Una prima area signi�cativa dei problemi riguarda la bassa percezione dei bene�ciari e dei bene�ci di�usi collegati alle nuove funzioni aeroportuali.

Un secondo ambito si riferisce all’inadeguatezza delle infrastrutture e delle reti.

Un terzo addensamento di rapporti causali riferisce dei possibili impatti negativi sull’ambiente, sull’economia agricola, sulla mobilità dolce.

Un quarto campo fa emergere il con�itto fra funzioni aeroportuali e turismo.

Il quinto ambito, particolarmente ampio e ragionato in fase di costruzione dei rapporti causali, delinea le principali questioni relative ai contrasti fra stru-menti di piani�cazione locale e visione strategica regionale , connessi alla di�erente consapevolezza degli interessi, dei bene�ci e delle attitudini territo-riali, nel tempo della ritipizzazione dei suoli interessa-ti dallo sviluppo aeroportuale.

Al termine della sessione di lavoro, l’albero dei problemi è stato convertito in albero degli obiettivi, con la semplice trasposizione “al positivo” dei fattori-problema “negativi” e la speculare organizzazione gerarchica mezzi-�ni.

Il GOPP: Lo sviluppo dell’aeroporto di Grottaglie. La fase dell’analisi

Lo sviluppo aeroportuale di Grottaglie incide tutta-via su un vasto assetto territoriale in cui i vincoli, i caratteri e le vocazioni urbanistiche richiedono una nuova visione concertativa a più scale e azioni di interlocuzione, a vari livelli, con le ammi-nistrazioni e gli attori locali.

L’aeroporto è baricentrico rispetto al porto di Taranto e Taranto assume una nuova e diversa dimensione di sviluppo.

Grottaglie diviene piattaforma logistica regionale: la sua valenza trasportistica parla di un collegamento pregnante per la dimensione di snodo strategico. Quali sono gli obiettivi attorno all’aeroporto di Grottaglie?

La fase di analisi dei problemiLa raccolta orizzontale di problemi sul tema, ha comportato lo sviluppo di una discussione nel merito, per la focalizzazione e per la scrittura parteci-pata dei contenuti su fogli mobili (gialli). Di seguito, le questioni sono state ordinate in forma partecipata in base ad un criterio gerarchico condivi-so, ispirato ai rapporti di causa-e�etto. La fase di clusterizzazione ha condotto in super�cie 5 ambiti di discussione.

Facilitazione GOPP a cura di Fedele Congedo e Germana Pignatelli - FormezPA

FASE DI ANALISIDe�nizione del temaAnalisi degli attori-chiaveAnalisi dei problemiAnalisi degli obiettiviIndividuazione ambiti di intervento

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rischio di cattedrali nel deserto

la tipizzazione aeroportualescoraggia il settore turistico

e�etti

cause

Albero dei problemi

non sono percepiti i beneficiari diretti diffusi

la ritipizzazione urbanistica non è inseritain una visione strategica regionale

non si valutal’analisi costi/benefici

inadeguata conoscenzadelle potenzialità di sviluppo

le professionalitàrichieste non sono

disponibili sul territorio

la dimensione fuoriscala locale

genera conflitti di scalala variazione degli

strumenti urbanisticidetermina conflitti fra interessi

il parco dei beneficiaridiretti è ridotto

la trasformazione non è facilitata dagli insediamenti

agricoli-produttivi

le amministrazioni localinon hanno percezione

delle ricadute strategiche

Albero degli obiettivi e ambiti di intervento

interscalarità della

visione strategica

la funzione militare non favorisce il

potenziamento cargo

non c’è certezza suivincoli regolativi dei suoli

la ritipizzazione urbanisticaostacola la visione generale

non sono progettatii benefici diretti

non sono percepiti i benefici diretti

la crisi dell’apparatoproduttivo nazionale

rende incertal’efficacia della scelta

il contesto infrastrutturaleè inadeguato

non ci sono collegamenti

ferroviari diretti

la viabilità per l’aeroporto

non è adeguata

le reti elettriche non sono adeguate alle funzionalità

aeroportuali

le reti informative e

l’infrastruttura digitalenon sono adeguate

la qualità socio-sanitaria è bassa

l’intervento incidenegativamente sul

rischio idrogeologico

l’aeroporto impatta negativamentesull’ambiente e sulla sicurezza

la rumorosità aeroportuale riduce

il benessere abitativo

la tipizzazione aeroportuale

non offre vantaggial settore turistico

i collegamenti con le città

turistiche sono difficili

l’arco ionico non ricava

benefici dalla tipizzazione

non c’è una rete di smaltimento delle

acquepiovane

la produzioneagricola

è danneggiata

l’aeroporto impatta il

paesaggio rurale

la rete di mobilità aeropotuale

è in conflitto con la rete ciclabile

dei GAL

le grandi strutturesono utili e non isolate

la tipizzazione aeroportualenon scoraggia il settore turistico

�ni

mezzi

sono percepiti i beneficiari diretti diffusi

la ritipizzazione urbanistica è inseritain una visione strategica regionale

si valutal’analisi costi/benefici

adeguata conoscenzadelle potenzialità di sviluppo

le professionalitàrichieste sono

disponibili sul territorio

la dimensione fuoriscala locale non

genera conflitti di scalala variazione degli

strumenti urbanistici nondetermina conflitti fra interessi

il parco dei beneficiaridiretti è ampio

la trasformazione è facilitata dagli insediamenti

agricoli-produttivi

le amministrazioni locali hanno percezione

delle ricadute strategiche

la funzione militare favorisce il

potenziamento cargo

c’è certezza suivincoli regolativi dei suoli

la ritipizzazione urbanistica nonostacola la visione generale

sono progettatii benefici diretti

sono percepiti i benefici diretti

la crisi dell’apparatoproduttivo nazionale

non rende incertal’efficacia della scelta

il contesto infrastrutturaleè adeguato

ci sono collegamenti

ferroviari diretti

la viabilità per l’aeroporto

è adeguata

le reti elettriche sono

adeguate alle funzionalitàaeroportuali

le reti informative e

sono adeguate

innalzata la qualità socio-sanitaria

l’intervento incidenegativamente sul

rischio idrogeologico

l’aeroporto non impatta negativamentesull’ambiente e sulla sicurezza

la rumorosità aeroportuale riduce

il benessere abitativo

la tipizzazione aeroportuale

offre vantaggial settore turistico

i collegamenti con le città

turistiche sono facili

l’arco ionico ricava

benefici dalla tipizzazione

c’è una rete di smaltimento delle

acquepiovane

la produzioneagricola non

è danneggiata

l’aeroporto non impatta il

paesaggio rurale

la rete di mobilità aeropotuale

non è in conflitto con la rete ciclabile

dei GAL la bassa rumorosità aeroportuale tutela

il benessere abitativo

integrazione con il

settore turistico

tutela del paesaggio

e dell’ambiente

adeguamento

infrastrutturaleanalisi e

comunicazione

costi/bene�ci

Lo sviluppo dell’aeroporto di Grottaglie

Ob.G1

Ob.Sp.1

R.1.1

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La seconda giornata del workshop ha a�rontato le procedure di costruzione del Quadro Logico, a partire dall’albero degli obiettivi.

Scelta dell’ambito di interventoAll’avvio della seconda giornata, il gruppo di lavoro ha sviluppato una discussione per deliberare in merito alla scelta del cluster in cui costruire la matri-ce di progetto. Durante la conduzione, sono stati sottolineati i criteri rituali di selezione degli ambiti d’intervento: l’urgenza, la rispondenza al piano di investimento, le risorse umane e �nanziarie disponi-bili, l’interesse strategico, la fattibilità. A partire dai ragionamenti più rilevanti attuati sul parco dei problemi, la discussione ha comportato la scelta del cluster interscalarità della visione strate-gica:- per la dominanza dell’interesse strategico di una urgente condivisione di uno sguardo interscalare, essenzialmente necessaria per lo sviluppo aeropor-tuale;- per l’imminente avvio della prevista ritipizzazione dei suoli, connessa alle funzioni aeroportuali immer-se nei comuni interessati;- per curare la percezione da parte delle amministra-zioni locali dell’interesse strategico comune ;

Ob. Sp.1 Obiettivo Speci�co (scopo) del progetto (bene�ci che ottengono i bene�ciari dai servizi forniti dal progetto): la ritipizzazione urbanistica è inserita in una visione strategica regionale.

Dentro l’obiettivo speci�co agisce il ragionamento del gruppo, che individua un sistema di risultati (servizi che i bene�ciari riceveranno dal progetto), utili allo scopo:

R1.Sp1 - Adeguate professionalità disponibili sul territorio.R2.Sp1- Attivazione di indotto su aerospaziale.R3.Sp1- Stipula accordo di programma fra Enti Locali e Regione.R4.Sp1- Realizzato il piano di mobility management per l’area vasta.Fra questi, il risultato R1.Sp1 è individuato all’interno dell’albero, al di sotto dell’obiettivo speci�co Ob. Sp.1

Le Attività individuate per il QL (ciò che viene realizzato nel progetto per fornire i servizi previsti), utili al risultato R1.Sp1 sono: A1.R1.Sp1: Protocollo d’intesa con l’università e attivazione corsi.A2.R1.Sp1: Ricerche territoriali di risorse umane.A3.R1.Sp1: Attivazione spin-o� nel settore aeronautico e logistico.

Lo sviluppo dell’aeroporto di Grottaglie. 16 novembre 2012. GOPP - fase di progetto

- per la necessaria attivazione di una ri�essione sull’ampiezza del parco dei potenziali bene�ciari locali, immersi in un un territorio-tessuto di attori e di attività;- per rendere la trasformazione aeroportuale mag-giormente compatibile con il sistema agricolo-produttivo locale;- per la pressante esigenza di ancorare al territorio locale la domanda di alta specializzazione e forma-zione del settore aeronautico.

Il senso della scelta si colloca propriamente al centro degli interessi di indagine dei partecipanti (dirigenti e funzionari del settore Mobilità e Trasporti e Assetto del territorio).

De�nizione della logica di intervento (QL)Al vertice del Quadro Logico (QL), il gruppo pone il vertice dell’albero degli obiettivi. O.Gen.1: Obiettivo Generale del progetto (bene�cio sociale ed economico di lungo periodo a cui contri-buisce il progetto): la grande struttura aeroportua-le è utile e non isolata.

FASE DI PROGETTAZIONEScelta degli ambiti di interventoDe�nizione della logica di intervento (QL)Analisi del rischioDe�nizione degli indicatoriProgrammazione temporale delle attività

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Gli indicatori, le fonti di veri�ca e l’analisi del rischio

Per lo sviluppo del Quadro Logico, il gruppo ha ragionato sui possibili indicatori di misura veri�cabili.La discussione ha riguardato in particolare le moda-lità di de�nizione degli indicatori e le collegate fonti di veri�ca. Ogni indicatore riferibile a risultati e a speci�che attività, è stato collegato ai suoi elementi costitutivi (target-group, variabile, valore di riferi-mento, tempo di osservazione). Per la sperimentazione dell’analisi del rischio, è stato considerato un fattore esterno rispetto al cluster di progetto (strutture adeguate a supportare l’indotto): inserito nell’algoritmo per la valutazione delle condi-zioni esterne, è stato acquisito come ipotesi del Quadro Logico.

DEFINIZIONE DEGLI INDICATORICIO’ CHE SI PUO’ OSSERVARE NELLA REALTA’QUANDO SI RAGGIUNGE UN RISULTATOO UN OBIETTIVOO SI REALIZZA UN’ATTIVITA’

SONO COSTITUITI DA:- UNA VARIABILE- UN VALORE DI RIFERIMENTO- UN TARGET-GOUP- UN TEMPO DI OSSERVAZIONE

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�g.2 Capacity SUD

Europa 2020: strategia, metodi e strumentiLe Politiche della Regione Puglia, fra mobilità e territorioSede della Regione – Via delle Magnolie ZI – Modugno Bari15-16 novembre 2012

I partecipantiRegione PugliaAngela Barbanente – Assessore alla Qualità del territorio della Regione PugliaEnrico Campanile - Dirigente U�cio Logistica e Grandi progetti Carmela Iadaresta - Dirigente Servizio Strumentazione UrbanisticaFrancesca Pace - Dirigente Servizio Assetto del territorio; U�cio Piani�cazione e Osservatorio Qualità del Paesaggio, U�cio parchi e Biodiversità Maria Sasso - Funzionario AREM

FormezPAElena Tropeano - Responsabile Linea A.2 PROGETTARE Capacity Sud Donatella Spiga - Sta� progetto Capacity Sud Ra�aele Colaizzo - Consulente, esperto Fondi Strutturali

Rosa Carlone - Task Force Regione Puglia Capacity Sud Fedele Congedo - Task Force Regione Puglia Capacity Sud, facilitatore esperto PPCM Andrea Gelao - Task Force Regione Puglia Capacity Sud Germana Pignatelli - Facilitatrice, esperta PPCM

Dirigenti e funzionari del settore Mobilità e Trasporti e Assetto del territorio47 dipendenti iscritti al workshop66 partecipanti

Redazione del ReportContenuti:

Rosa CarloneFedele Congedo

Gra�ca e impaginazione:Fedele Congedo

Novembre 2012

Capacity SUDPUGLIA

Linea A.2 – PROGETTARE

STAFF DI LINEAElena Tropeano

Responsabile di Linea

Donatella SpigaSta� di progetto

http://fondistrutturali.formez.it/content/capacity-sud