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bozza in corso di definizione 1 Roberta Mori consigliera regionale dell’Emilia-Romagna Breve Report di Legislatura Anni 2010-2014 Quella che segue è una sintesi provvisoria, che seleziona alcune politiche e provvedimenti regionali quali INDICATORI DI QUALITA’ del lavoro svolto in Assemblea Legislativa in questi difficili anni: POLITICHE SANITARIE E PER IL BENESSERE SOCIALE, SEMPLIFICAZIONE E RIORDINO TERRITORIALE, SVILUPPO ECONOMICO ED INVESTIMENTO SUL CAPITALE UMANO. Dal sisma 2012 alla profonda crisi economico-sociale, dai pesantissimi tagli statali ad un riordino istituzionale incompiuto – per finire con le improvvise dimissioni del presidente Errani – non sono mancati ostacoli all’azione riformista del PD emiliano nel contesto istituzionale regionale. Ciò nonostante, assieme ai territori, abbiamo fatto passi in avanti. Ne sono esempi l’allentamento dei vincoli di stabilità per i nostri Comuni, la salvaguardia del sistema dei servizi alla persona, il sostegno ai lavoratori e le misure per le imprese, così come gli accorpamenti, la semplificazione, la riduzione dei costi della politica e di funzionamento dell’Ente. La maggioranza di centrosinistra in Regione ha lavorato sino all’ultimo giorno utile e posto le basi per un futuro più solido. E’ importante renderne conto, per apprezzare meglio un impegno di innovazione che continuerà a dispiegare i suoi effetti nella prossima legislatura e che dovremo rafforzare ulteriormente. Ove possibile evidenzio gli esiti delle politiche sul territorio reggiano, e i progetti che ho seguito con particolare attenzione. Il contatto, le collaborazioni con i Sindaci e le Sindache dei Comuni reggiani sono stati assidui e costanti, così come con tanti altri amministratori e amministratrici, referenti di associazioni, categorie economiche o sociali con cui mi sono confrontata per una maggiore rispondenza dell’azione regionale alle esigenze dei territori e delle persone. Ho poi voluto sempre valorizzare e portare a contributo regionale alcune delle migliori progettualità che la nostra comunità esprime, ad esempio per la cultura della legalità tra i giovani, per la promozione della Memoria Resistenziale quale fondamento della Costituzione e della Democrazia, per un’educazione al rispetto tra generi e tra diverse culture nelle scuole. Tra le progettualità, non possono che risaltare quelle che qualificano ulteriormente il nostro sistema ospedaliero e sanitario e dei servizi educativi all’infanzia. Una parte rilevante di questa attenzione alla Comunità l’ho dedicata alla complessa fase seguita al terremoto del maggio 2012, prima per dare una mano ai Comuni nell’emergenza, dopo e tuttora per un raccordo più efficace con la struttura Commissariale che presiede alla ricostruzione. Molte le richieste di chiarimento sulle procedure, le più recenti sui modi e tempi di pagamento dei lavori di ripristino effettuati. Penso di avere contribuito a varie iniziative di visibilità e di sostegno concreto ai territori maggiormente colpiti nel Reggiano, nei Comuni di Reggiolo, Rolo, Guastalla, Fabbrico, Luzzara, Correggio, Campagnola Emilia, Novellara e Rio Saliceto. Sono attualmente componente delle Commissioni Politiche economiche, Territorio Ambiente e Statuto. Fino a maggio 2012 lavoravo nella Commissione Politiche per la Salute e Sociali su temi che, per l’importanza che rivestono e le progettualità in campo per il territorio provinciale, continuo tuttora a seguire e sviluppare. Da fine 2011 presiedo la Commissione assembleare per la Parità tra donne e uomini. Dal 2012 sono coordinatrice nazionale delle commissioni pari opportunità delle Regioni italiane. Il denso percorso che ha portato all’approvazione in Emilia-Romagna dell’unica “legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere” che attua la Convenzione di Istanbul nel nostro Paese, merita uno spazio in più. Perché condensa politiche avanzate di coesione

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Roberta Mori consigliera regionale dell’Emilia-Romagna

Breve Report di Legislatura

Anni 2010-2014 Quella che segue è una sintesi provvisoria, che seleziona alcune politiche e provvedimenti regionali quali INDICATORI DI QUALITA’ del lavoro svolto in Assemblea Legislativa in questi difficili anni: POLITICHE SANITARIE E PER IL BENESSERE SOCIALE, SEMPLIFICAZIONE E RIORDINO TERRITORIALE, SVILUPPO ECONOMICO ED INVESTIMENTO SUL CAPITALE UMANO. Dal sisma 2012 alla profonda crisi economico-sociale, dai pesantissimi tagli statali ad un riordino istituzionale incompiuto – per finire con le improvvise dimissioni del presidente Errani – non sono mancati ostacoli all’azione riformista del PD emiliano nel contesto istituzionale regionale. Ciò nonostante, assieme ai territori, abbiamo fatto passi in avanti. Ne sono esempi l’allentamento dei vincoli di stabilità per i nostri Comuni, la salvaguardia del sistema dei servizi alla persona, il sostegno ai lavoratori e le misure per le imprese, così come gli accorpamenti, la semplificazione, la riduzione dei costi della politica e di funzionamento dell’Ente. La maggioranza di centrosinistra in Regione ha lavorato sino all’ultimo giorno utile e posto le basi per un futuro più solido. E’ importante renderne conto, per apprezzare meglio un impegno di innovazione che continuerà a dispiegare i suoi effetti nella prossima legislatura e che dovremo rafforzare ulteriormente. Ove possibile evidenzio gli esiti delle politiche sul territorio reggiano, e i progetti che ho seguito con particolare attenzione. Il contatto, le collaborazioni con i Sindaci e le Sindache dei Comuni reggiani sono stati assidui e costanti, così come con tanti altri amministratori e amministratrici, referenti di associazioni, categorie economiche o sociali con cui mi sono confrontata per una maggiore rispondenza dell’azione regionale alle esigenze dei territori e delle persone. Ho poi voluto sempre valorizzare e portare a contributo regionale alcune delle migliori progettualità che la nostra comunità esprime, ad esempio per la cultura della legalità tra i giovani, per la promozione della Memoria Resistenziale quale fondamento della Costituzione e della Democrazia, per un’educazione al rispetto tra generi e tra diverse culture nelle scuole. Tra le progettualità, non possono che risaltare quelle che qualificano ulteriormente il nostro sistema ospedaliero e sanitario e dei servizi educativi all’infanzia. Una parte rilevante di questa attenzione alla Comunità l’ho dedicata alla complessa fase seguita al terremoto del maggio 2012, prima per dare una mano ai Comuni nell’emergenza, dopo e tuttora per un raccordo più efficace con la struttura Commissariale che presiede alla ricostruzione. Molte le richieste di chiarimento sulle procedure, le più recenti sui modi e tempi di pagamento dei lavori di ripristino effettuati. Penso di avere contribuito a varie iniziative di visibilità e di sostegno concreto ai territori maggiormente colpiti nel Reggiano, nei Comuni di Reggiolo, Rolo, Guastalla, Fabbrico, Luzzara, Correggio, Campagnola Emilia, Novellara e Rio Saliceto. Sono attualmente componente delle Commissioni Politiche economiche, Territorio Ambiente e Statuto. Fino a maggio 2012 lavoravo nella Commissione Politiche per la Salute e Sociali su temi che, per l’importanza che rivestono e le progettualità in campo per il territorio provinciale, continuo tuttora a seguire e sviluppare. Da fine 2011 presiedo la Commissione assembleare per la Parità tra donne e uomini. Dal 2012 sono coordinatrice nazionale delle commissioni pari opportunità delle Regioni italiane. Il denso percorso che ha portato all’approvazione in Emilia-Romagna dell’unica “legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere” che attua la Convenzione di Istanbul nel nostro Paese, merita uno spazio in più. Perché condensa politiche avanzate di coesione

 

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sociale, perché inaugura un metodo inedito di concertazione; soprattutto perché va a rappresentare il contributo – e le aspettative – di migliaia di donne emiliano-romagnole che a vario titolo hanno partecipato a questo traguardo, di tutti. _______________________________________________ Sulla SANITA’ (circa il 70% del bilancio regionale), si stanziano ogni anno oltre 8.750mln€, a cui vanno aggiunti gli stanziamenti dedicati al SOCIALE, 78mln€ nel previsionale per il 2014. Il piano sociale e sanitario ha cominciato nel 2008 a costruire una nuova rete territoriale di servizi socio-sanitari integrati in grado di rispondere in maniera personalizzata alle esigenze multiformi di una società sempre più complessa. La programmazione per il biennio in corso, approvata nel maggio del 2013, riconferma e fortifica questa tendenza: governance inclusiva di tutte le risorse, competenze e strumenti disponibili; ulteriore riorganizzazione della rete ospedaliera al fine di giungere alla completa separazione fra percorsi di ospedalizzazione per fasi acute e prestazioni specialistiche da un lato, e sviluppo della rete diffusa dei servizi territoriali dall’altro, attraverso il nuovo modello della Casa della Salute e il potenziamento dell’assistenza domiciliare. Del quadro fanno parte gli interventi economici di contrasto alla povertà, rafforzamento dei servizi per l’infanzia a sostegno delle famiglie, azioni di supporto alle giovani generazioni in particolare all’adolescenza, la semplificazione e sostegno ai soggetti del Terzo Settore, la promozione del nuovo Servizio Civile. Di fronte a 30mld€ in meno di risorse dal Fondo Sanitario nel triennio 2011-13 e a trasferimenti nazionali sul Sociale passati dai 68mln€ del 2008 ai 7mln€ del 2013, il governo regionale ha deciso di non arretrare, anzi: 150mln€ di fondi propri ad integrazione dei LEA (livelli essenziali di assistenza), per concorrere al Fondo per la non autosufficienza, per l’accorciamento delle liste d’attesa, per la copertura delle anticipazioni di liquidità dei pagamenti da parte dello Stato nel settore sanitario. Risparmio di spesa: grazie alle l.r. 6 e 12/2013 si sono fortemente ridotti i pagamenti delle Aziende ai fornitori e quelli sui premi assicurativi; una serie di disposizioni, come l’apertura del magazzino farmaceutico centralizzato dell'area vasta Emilia nord e gli acquisti centralizzati tramite Intercent-ER hanno consentito una diminuzione notevole della spesa farmaceutica (-6,1% circa ogni anno); l’Intesa siglata nel marzo 2013 con i medici di base ha permesso un risparmio complessivo di 15mln€ attraverso l’appropriatezza nella prescrizione di farmaci ed esami specialistici, la creazione di un sistema di monitoraggio sui risultati raggiunti e di un Fondo regionale da dedicare alla cronicità. Sul Fondo per la non autosufficienza, il 2010 è stato l’ultimo anno di finanziamento Nazionale. Da allora a finanziarlo è la nostra Regione. Circa 20.000 persone anziane ed oltre 2.000 disabili ricevono un sostegno, riassunto nella tabella sotto dove si vede la più recente ripartizione per province:

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Per quanto riguarda il programma di investimenti in infrastrutture e tecnologie in sanità, dal 2010 ad oggi la Regione ha assegnato 147 milioni € complessivi alle 17 Aziende Ospedaliere e Sanitarie dell’Emilia-Romagna. Sulla base degli accordi di programma l’Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova di Reggio Emilia ha potuto così investire per 4 mln 548.554 €, l’Ausl Reggiana per 2 mln 494.045.

A dicembre 2013 oltre al Bilancio annuale di previsione l’Assemblea legislativa ha approvato l’ultimo programma di investimenti in Sanità. Questo provvedimento assegna 1 milione di euro all’Azienda di Reggio Emilia per l’ampliamento e la rimodulazione degli spazi del Santa Maria Nuova: 4 nuove sale travaglio/parto e un ambulatorio ginecologico, adeguamento tecnologico e potenziamento delle strumentazioni biomedicali.

A luglio scorso, nell’ambito della manovra di assestamento del Bilancio regionale 2014, abbiamo assegnato 60 milioni in più rispetto al bilancio di previsione alla Sanità regionale e, in particolare, oltre 25 milioni derivanti da quote restituite dalle aziende farmaceutiche, che saranno ora impiegati per la realizzazione, manutenzione straordinaria, ristrutturazione del patrimonio sanitario. La notizia riguarda molto da vicino il progetto MIRE (Maternità Infanzia Reggio Emilia), dal momento che 14 milioni sono espressamente destinati alla costruzione del nuovo ospedale. E’ la prima, fondamentale pietra, della struttura di eccellenza dedicata alla donna e alla maternità che abbiamo voluto fortemente sin dalla Risoluzione che presentai in Assemblea regionale il 13 dicembre 2010, approvata all’unanimità da tutti i gruppi consiliari.

Dell’intenso cammino che ci ha portato a questo primo stanziamento in Bilancio, ricordo solo alcune tappe: l’approvazione all’unanimità della Risoluzione, la visita ufficiale presso il reparto di Ostetricia del Santa Maria Nuova, la collaborazione con il primario prof. La Sala e con i direttori sanitari Ivan Trenti e Fausto Nicolini per stendere il progetto interaziendale, il lavoro

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straordinario di raccolta fondi e promozione da parte della Onlus CuraRe di Deanna Ferretti, che abbiamo audito in Commissione Parità assieme ai coordinatori scientifici del progetto MIRE. Ho sempre contribuito attivamente alle molteplici attività di CuraRe – cito fra tutte la prestigiosa mostra “90 Artisti per una Bandiera” portata da Reggio al Vittoriano di Roma – perché sono convinta che un sogno come il MIRE, qualunque “sogno di comunità”, può diventare realtà solo se condiviso e sostenuto dall’impegno concreto delle persone, dei territori, della politica e delle istituzioni.

Quanto ai Nidi (indicatore irrinunciabile di benessere sociale), con il 33,7% di posti coperti rispetto al totale dei potenziali utenti l’Emilia-Romagna ha superato l’obiettivo fissato dall’Ue nel 2000. Dietro a questo risultato (1.018 nidi d’infanzia per 38.278 posti, 33.223 bambini iscritti) c’è il lavoro svolto dalle Istituzioni locali e dalla Regione nel corso della legislatura, in cui siamo intervenuti per modificare la l.r. 1/00 “Norme in materia di servizi educativi per la prima infanzia”, per aggiornare e qualificare i servizi 0-3 anni in un’ottica di maggiore flessibilità, varando una direttiva ad hoc e mettendo a sistema nell’arco di un triennio il percorso di valutazione della qualità, investendo risorse complessive per oltre 24mln€. Nell’ambito dello sviluppo Sociale rientrano a pieno titolo le Politiche abitative. Nell’ottobre 2010 è così stato approvato il Programma di realizzazione di alloggi per l’edilizia convenzionata agevolata, al fine di accrescere l’offerta di alloggi a canoni calmierati senza ulteriore consumo di territorio non urbanizzato. Per il finanziamento del programma di ERS 2010 la Regione ha investito 73mln€ (43 nel bilancio 2012 e 31 nel 2013) per la realizzazione di 773 alloggi da assegnare ai soggetti, in possesso di specifici requisiti, che hanno difficoltà a reperire alloggi per uso abitativo primario a canoni accessibili. Circa il 70% delle risorse è destinato alla realizzazione di alloggi da assegnare in locazione o godimento permanente. Il programma Una casa alle giovani coppie e ad altri nuclei famigliari ha visto, dal 2010 a tutt’oggi, 9 bandi e 23,6mln€ di investimenti, che hanno permesso di finanziare 1.142 alloggi ubicati su tutto il territorio regionale: Questo il prospetto dei bandi da 6 a 8, attuati in corso di Legislatura, mentre il 9°, che stanzia 7mln€, è in corso di attuazione:

Province Fino al 6° bando 7° bando 8° Bando Totale

contributi alloggi contributi alloggi contributi alloggi contributi alloggi

Bologna 723.000,00 83 1.777.000,00 71 2.252.000,00 87 4.752.000,00 241 Ferrara 356.000,00 32 701.000,00 23 696.000,00 21 1.753.000,00 76

Forlì-Cesena 87.000,00 7 23.000,00 1 390.000,00 18 500.000,00 26

Modena 1.026.000,00 90 1.231.000,00 45 3.711.000,00 117 5.968.000,00 252

Parma 1.233.000,00 102 1.009.000,00 44 1.553.000,00 67 3.795.000,00 213 Piacenza 127.000,00 10 204.000,00 9 212.000,00 9 543.000,00 28 Ravenna 234.000,00 21 130.000,00 6 302.000,00 14 666.000,00 41 Reggio Emilia 993.000,00 82 1.606.000,00 58 1.901.000,00 66 4.500.000,00 206

Rimini 371.000,00 35 213.000,00 10 297.000,00 14 881.000,00 59 Totale 5.405.000,00 462 6.894.000,00 267 11.314.000,00 413 23.613.000,00 1.142

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Ciò senza dimenticare le risorse stanziate sul Fondo per l’affitto a favore degli assegnatari di alloggi ERP, che la Regione ha continuato a garantire negli anni nonostante il sostanziale azzeramento delle risorse statali (che da 33mln€ del 2000 sono passate a 862.000€ del 2012, per poi assestarsi solo nel 2014 in 8,5mln€). Infine, per far fronte all’emergenza abitativa che si è accentuata negli ultimi anni a causa della crisi, col conseguente aumento delle procedure di sfratto e del numero di famiglie che evidenziano difficoltà nel pagare i canoni di locazione, la Regione ha stanziato 7mln€ nel triennio 2011-13. Evidenzio infine alcune normative qualificanti per l’inclusione e il benessere sociale presentate da noi consigliere e consiglieri PD:

• Legge Regionale 04 luglio 2013, n. 5 Norme per il contrasto, la prevenzione, la riduzione del rischio della dipendenza dal gioco d'azzardo patologico, nonché delle problematiche e delle patologie correlate

• Legge Regionale 28 marzo 2014, n. 2 Norme per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare (persona che presta volontariamente cura e assistenza)

• Legge Regionale 17 luglio 2014, n. 11 Disposizioni organizzative per l'erogazione di farmaci a base di cannabinoidi per finalità terapeutiche nell'ambito del Servizio Sanitario Regionale

• Legge Regionale 17 luglio 2014, n. 12 Norme per la promozione e lo sviluppo della cooperazione sociale (abrogazione della L.R. 4 febbraio 1994, n. 7)

• Legge Regionale 23 luglio 2014, n. 19 Norme per la promozione e il sostegno dell'economia solidale

__________________________________________________ Sul capitolo SEMPLIFICAZIONE E RIORDINO TERRITORIALE ci siamo mossi in anticipo rispetto ad una Riforma statale che, in particolare con la soppressione delle Province, avrebbe rischiato di lasciare un vuoto organizzativo e gestionale di difficile soluzione. Con L.R. 21/2012 Misure per assicurare il governo territoriale delle funzioni amministrative secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, abbiamo disciplinato un quadro istituzionale semplificato all’interno del quale razionalizzare l’uso delle risorse: gestione associata di alcune funzioni fondamentali all’interno degli ATO (pianificazione territoriale, servizi sociali, polizia municipale e protezione civile) ed incentivi economici per le Unioni di Comuni e le Fusioni. Premialità ed esenzione per 3 anni dai vincoli del Patto di Stabilità per i nuovi Comuni nati da Fusione, per 10 anni la priorità assoluta nell’accesso ai contributi erogati agli Enti Locali da programmi e provvedimenti regionali. Il Programma di Riordino Territoriale ha messo a disposizione le risorse, da 1,48 mln del 2010 ai 9,15 mln stanziati sul 2014. Nel corso della Legislatura si è arrivati alla completa soppressione delle Comunità Montane, alla creazione di Unioni Comunali che oggi interessano il 90% della popolazione regionale, a 4 Fusioni di Comuni realizzate e 2 in corso (tra cui quella di Busana, Collagna, Ligonchio e Ramiseto). La Regione Emilia-Romagna nel 2010 è stata la prima a sbloccare 92mln di quote del proprio Patto di Stabilità a favore di Province e Comuni che, pur in presenza di risorse, non potevano pagar i fornitori a causa dei vincoli posti dallo Stato. Successivamente, con l.r. 12/10 Patto di stabilità territoriale della Regione Emilia-Romagna, abbiamo posto regole e meccanismi precisi per declinare gli obiettivi del Patto di Stabilità in un’ottica autenticamente federalista, definendo un unico vincolo regionale da rispettare, entro il quale le quote possono essere cedute fra Enti per garantire maggiore flessibilità e dunque non solo la possibilità di

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pagare i fornitori, ma anche di realizzare interventi strategici per quei Comuni che dispongono delle risorse necessarie. A seguito della legge le risorse liberate ammontano a circa 800mln€1. Questo il quadro su Reggio Emilia, con tutti i Comuni che hanno avuto un po’ di “ossigeno”:

Denominazione  Ente   Prov   2011   2012   2013   2014  al  30/06  

Albinea   RE   80.000,00   73.524,39                                                                                    -­‐        

                                                                     -­‐        

Bagnolo  in  Piano   RE   85.824,00   122.168,37   681.989,53   766.453,31  

Baiso   RE                                                                              -­‐        

                                                                       -­‐         351.196,90   347.529,00  

Bibbiano   RE   92.950,54   400.721,32   744.257,86   777.204,10  

Boretto   RE   139.462,05   619.418,40   626.123,02   394.499,89  

Brescello   RE   209.877,97   750.522,64   759.608,72   287.988,58  

Busana   RE                                                                              -­‐        

                                                                       -­‐         213.000,00   155.528,00  

Cadelbosco  di  Sopra   RE   113.937,34   172.200,74   317.799,78   370.847,62  

Campagnola  Emilia   RE   124.549,05   507.248,75   569.659,09   239.266,33  

Campegine   RE   54.802,54   229.628,11   229.245,84   184.343,37  

Canossa   RE                                                                              -­‐        

                                                                       -­‐         254.107,09   293.455,26  

Carpineti   RE                                                                              -­‐        

                                                                       -­‐         575.287,38   358.955,64  

Casalgrande   RE   460.767,01   968.604,11   892.451,06   886.526,13  

Casina   RE                                                                              -­‐        

                                                                       -­‐         600.000,00   549.333,00  

Castelnovo  di  Sotto   RE   90.000,00   27.813,11                                                                                    -­‐         152.240,90  

Castelnovo  ne'  Monti   RE   143.865,72   294.455,24   920.901,28   801.392,47  

Cavriago   RE   87.750,00   93.965,49   69.010,81                                                                        -­‐        

Correggio   RE                                                                              -­‐         139.998,44   1.414.313,15   893.522,00  

                                                                                                                         1 Le annualità dal 2012 comprendono anche gli sblocchi riguardanti le aree terremotate.

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Fabbrico   RE   113.455,21   385.883,46   528.877,21   288.725,68  

Gattatico   RE   77.556,90   129.145,82   211.105,13   213.633,83  

Gualtieri   RE   167.791,44   548.006,59   500.000,00   486.670,39  

Guastalla   RE   241.541,57   1.367.531,87   1.260.121,37   160.244,30  

Luzzara   RE   377.641,02   634.610,97   1.112.255,64   687.130,02  

Montecchio  Emilia   RE   225.844,80   433.432,34   894.974,25   769.518,04  

Novellara   RE   326.307,00   1.412.452,55   1.393.450,00                                                                        -­‐        

Poviglio   RE   156.149,29   190.378,88   339.054,93   426.772,05  

Quattro  Castella   RE   767.364,63   918.371,20   990.607,26   836.347,42  

Ramiseto   RE                                                                              -­‐        

                                                                       -­‐         187.500,00   105.269,07  

Reggio  nell'Emilia   RE   3.848.653,28   5.038.145,77   5.479.366,03   3.518.288,30  

Reggiolo   RE                                                                              -­‐         102.085,45   822.743,00   600.000,00  

Rio  Saliceto   RE   87.758,01   361.707,16   527.936,28   183.784,85  

Rolo   RE                                                                              -­‐        

                                                                       -­‐         1.453.915,50   619.763,23  

Rubiera   RE   221.906,86   160.021,20   566.161,45   472.322,66  

San  Martino  in  Rio   RE                                                                              -­‐         710.384,90   423.500,00  

                                                                     -­‐        

San  Polo  d'Enza   RE   52.722,00   53.881,48   123.842,73   102.254,94  

Sant'Ilario  d'Enza   RE   388.153,86   388.153,86   530.233,97   451.547,46  

Scandiano   RE   713.660,37   913.183,42   925.026,66   1.216.206,22  

Toano   RE                                                                              -­‐        

                                                                       -­‐         134.787,33   187.445,73  

Vetto   RE                                                                              -­‐        

                                                                       -­‐         150.341,55   374.853,80  

Vezzano  sul  Crostolo   RE                                                                              -­‐        

                                                                       -­‐         582.774,91   437.433,00  

Viano   RE                                                                              -­‐        

                                                                       -­‐        

                                                                                 -­‐         309.804,57  

Villa  Minozzo   RE                                                                              -­‐        

                                                                       -­‐         246.572,44   740.268,30  

Totale   9.450.292,46   18.147.646,02   28.604.099,13   20.647.369,47  

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Provincia  di  Reggio  Emilia   RE                                                                              -­‐         5.088.159,92   6.173.015,31   4.423.613,09  

Totale  Provincia  di  Reggio  Emilia   9.450.292,46   23.235.805,94   34.777.114,44   25.070.982,56  

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POLITICHE DI SVILUPPO ECONOMICO ED INVESTIMENTO SUL CAPITALE UMANO: così chiamerei tutto ciò che abbiamo prodotto per superare la crisi e i suoi molteplici effetti. Se ancora oggi siamo fra le prime regioni italiane per benessere socio-economico, tassi di occupazione e tenuta del sistema imprenditoriale, uno dei meriti va all’attenta programmazione delle risorse disponibili (abbiamo completamente esaurito i Fondi UE del settennio 2007/13, ottenendone altri sulla ricostruzione post terremoto) e all’integrazione delle politiche di sviluppo. La sottoscrizione a dicembre 2011 del Patto per la crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva da parte di Regione, rappresentanze degli Enti locali, delle categorie economiche e sindacali, ha favorito scelte di innovazione strutturale del sistema produttivo, che sapessero coniugare crescita economica, equità sociale e la tutela ambientale. Tutta la programmazione Europea che si coniuga con quella regionale si è imperniata su questa strategia, dal Programma di sviluppo rurale 2014-2020 approvato in Assemblea nel luglio scorso, al Piano Energetico regionale 2011-15. Delle 83 aree ecologicamente attrezzate presenti in Italia, 30 sono nella nostra regione. Il Piano triennale delle attività produttive varato nel 2012 contestualmente al Programma per la ricerca industriale ed il trasferimento tecnologico, ha messo sul piatto 180mln€ per il triennio 2012-15. Le azioni finanziate sono state orientate a rafforzare i settori trainanti della nostra economia (alimentare, costruzioni, meccatronica e motoristica), a sviluppare la green economy (oggi più di 2.000 le imprese green) e le filiere produttive per l’export. Inoltre la Rete ad Alta Tecnologia dell’Emilia-Romagna conta 10 Tecnopoli, 36 laboratori di ricerca industriale, 41 laboratori ed 11 centri per l’innovazione, accreditati dalla Regione. Entro questa rete, fra 2009 e 2013, sono stati sottoscritti 1.600 contratti per 224 ricercatori e, a regime, ospita stabilmente 1.000 docenti universitari e 545 ricercatori a contratto. Tornando al Patto per la crescita, ho personalmente contribuito a far sì che prevedesse investimenti volti all’inserimento lavorativo dei giovani e delle donne, che è indice di crescita economica e sociale e vero investimento sul futuro della nostra regione. La perdurante crisi economica ha escluso moltissimi under 35 dal mondo del lavoro, portando la percentuale di disoccupazione rilevata nel censimento 2011 al 13,6%, un dato ancor più allarmante se si considera la fascia di età fino a 29 anni, nella quale i giovani senza impiego, non inseriti in alcun contesto di formazione o istruzione, hanno toccato quota 18,3%. Già nel 2012 abbiamo avviato un Piano straordinario per l’occupazione giovanile con cui abbiamo incentivato l’assunzione e la stabilizzazione di ragazze/i fra i 18 ed i 34 anni. Stanziati 20mln€ sul fondo per l'assunzione e la stabilizzazione, 20mln€ sul fondo apprendistato, 3mln€ sul fondo giovani 30-34 anni e 3mln€ sul fondo fare impresa. Proprio questa esperienza ha fatto sì che l’Emilia-Romagna sia stata fra le prime Regioni a riuscire ad avviare, nel maggio scorso, il programma UE “Garanzia giovani” (74mln€ di fondi UE disponibili per il nostro Paese), per molti versi da considerarsi una continuazione delle azioni degli anni precedenti. Il programma si rivolge ai giovani fino a 29 anni che non lavorano né studiano ed offre colloqui di orientamento, percorsi finalizzati al reinserimento in un percorso formativo, tirocini, sostegno all’inserimento lavorativo in particolare attraverso un contratto di apprendistato, mobilità professionale in Italia e in Europa, sostegno alla realizzazione di

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un’esperienza di servizio civile, accompagnamento all’avvio di un’attività autonoma e imprenditoriale e bonus occupazionale alle imprese che assumono. Se è vero che ad un lavoro di qualità si accede solo con una formazione di qualità, allora è evidente che un impegno prioritario della Regione dovrà continuare a dispiegarsi sulle politiche di istruzione e formazione, propedeutiche e fortemente intrecciate alle politiche per il lavoro. Regge l’impalcatura in materia, la l.r. 5/11 Disciplina del sistema regionale dell'istruzione e formazione professionale, che disegna un percorso unitario tra istruzione professionale (competenza concorrente) e formazione professionale (competenza regionale), raccordando Istituti professionali e della Formazione al fine di creare una progettazione unitaria che permetta a tutti i ragazzi e ragazze di concludere il proprio percorso formativo sviluppando competenze immediatamente spendibili sul mercato del lavoro. Con la l.r.7/13 Disposizioni in materia di tirocini, abbiamo voluto fornire uno strumento qualificato per gestire la transizione dalla scuola e dalla formazione al lavoro, rispettando le competenze acquisite ma con una maggiore qualificazione del percorso e con l’obbligo di corrispondere al tirocinante una indennità mensile di almeno 450 euro ed azioni di contrasto ai possibili utilizzi elusivi di questo strumento. Il pieno utilizzo dei fondi FSE 2007-13 ha sinora permesso di raggiungere circa 300.000 persone con quasi 30.000 progetti formativi finanziati. A giugno di quest’anno l’Assemblea ha approvato il nuovo programma operativo FSE 2014-20, che ora attende il placet europeo. Le risorse a disposizione dell’Emilia-Romagna per i prossimi sette anni ammontano a 786mln€, di cui 275,2mln€ di risorse nazionali e 117,9mln€ di risorse regionali. In questo ambito colloco ed evidenzio la l.r.3 del 2011, Misure per l'attuazione coordinata delle politiche regionali a favore della prevenzione del crimine organizzato e mafioso, nonché per la promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile. Anche dati recentissimi testimoniano come la criminalità organizzata sia riuscita ad introdursi nelle nostre terre e nelle nostre economie, specie in settori quali i servizi di logistica, facchinaggio, autotrasporto e l’edilizia, caratterizzati da estrema frammentazione e carenza dei controlli. La risposta delle Istituzioni è che qui per le mafie non c’è posto e non deve esserci futuro. Questa legge ha costituito il punto di partenza per un’azione di prevenzione e contrasto a 360°, fatta di Protocolli, Accordi e costruzione di reti perché tutti gli attori sociali ed istituzionali venissero coinvolti, nel rispetto di ruoli e competenze, nel prevenire ed ostacolare la criminalità organizzata, partendo dalla diffusione della cultura della legalità fra i giovani, passando per la maggiore efficacia degli strumenti di controllo a disposizione, giungendo alle politiche di sostegno alle vittime ed alla riappropriazione dei beni confiscati da parte della comunità regionale. I primi tre anni di applicazione così riassumibili: - 78 accordi siglati con pubbliche amministrazioni per la realizzazione di progetti di prevenzione e contrasto e per il recupero di beni confiscati, con un impegno finanziario per la Regione di oltre 1.729.000 euro. In particolare questi accordi sono stati stipulati con:

>52 Comuni o associazioni di Comuni; >9 Amministrazioni provinciali; >4 Scuole superiori; >12 Dipartimenti universitari; >Camera di Commercio.

- 15 progetti di rilievo regionale promossi da associazioni di volontariato e sostenuti dalla Regione, che complessivamente hanno previsto un costo di realizzazione di quasi 600.000 euro, 373.000 dei quali messi a disposizione del nostro Ente, pari al 63% del totale.

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La Regione ha sostenuto – non solo con il contributo finanziario, ma anche con competenze tecniche e di progettazione – gli Enti Locali e le Istituzioni scolastiche e universitarie in un ampio spettro di azioni che hanno saputo mettere in campo: mobilitazione della società civile, interventi culturali e formativi, anche di natura specialistica, seminari tematici, costituzione di “Centri per la legalità”, recupero e riutilizzo di beni confiscati o in via di assegnazione. _________________________________________________________

Al di là delle numerose Risoluzioni sottoscritte che hanno costituito parte integrante della direzione politico-istituzionale regionale, riporto di seguito quelle che ho proposto come prima firmataria e che si vanno ad aggiungere agli atti di indirizzo già citati e a tutte le risoluzioni presentate in qualità di Presidente della Commissione per la Parità, più organicamente esposte nel capitoletto dedicato alle politiche di genere:

Risoluzione per chiedere alla Giunta di rendersi parte attiva in tutte le sedi preposte per la realizzazione degli indirizzi e per il sostegno delle esperienze di prevenzione e contrasto all'hackeraggio, cyberbullismo, furto o clonazione di identità, flaming. (Approvata il 10/06/2014)

Risoluzione per impegnare l'Assemblea legislativa e la Giunta a sostenere, con particolare riferimento alle celebrazioni del 70° anniversario della Resistenza, progetti volti ad ampliare la ricerca storica di testimonianze, biografie e iconografie dedicate al ruolo delle donne nella Resistenza e nella Lotta di Liberazione, favorendo inoltre collaborazioni e progetti innovativi con Università, Istituti ed Associazioni femminili volti a valorizzare storie, memorie e contributi relativi al ruolo svolto dalle donne negli anni 1943-1945. (Approvata il 5/11/2013)

Risoluzione per sostenere la verità storica e l’individuazione delle responsabilità di Stato nella strage del 7 luglio 1960 a Reggio Emilia. (Presentata il 2/07/2013)

Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi presso le Istituzioni Nazionali affinché sia resa giustizia alle vittime del Moby Prince e sia costituita in tempi rapidi una Commissione di inchiesta parlamentare. (Presentata il 18/06/2013)

Risoluzione per impegnare la Giunta a valutare, nei casi di "femminicidio" avvenuti sul territorio regionale, la costituzione di parte civile a fianco delle vittime nei processi. (Approvata il 18/06/2013)

Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni, anche presso il Governo, volte alla tutela dei lavoratori e delle lavoratrici, con particolare riferimento alla pratica delle "dimissioni in bianco" fatte sottoscrivere al momento dell'assunzione. (presentata il 24/02/2012)

Risoluzione per impegnare la Giunta a valutare gli effetti sul territorio regionale del testo approvato in Senato circa la distribuzione degli Uffici giudiziari sul territorio emiliano-romagnolo, ponendo inoltre in essere azioni volte ad evitare effetti distorsivi sul sistema di presidio giudiziario regionale. (Approvata il 26/10/2011)

Risoluzione per chiedere al Governo l'immediata attuazione del Piano Carceri, di attivare i lavori parlamentari volti a dar corso ad una riforma complessiva del settore incentrata sulla funzione di recupero della pena, di stanziare le necessarie risorse, di porre in essere misure restrittive alternative al carcere, di istituire il Garante Nazionale dei diritti dei detenuti e per chiedere alla Giunta regionale di attivare azioni volte a sostenere e promuovere tali attività. (Approvata il 2/10/2012)

Risoluzione per invitare la Giunta a contribuire alla consultazione pubblica in atto circa lo "schema di regolamento in materia di tutela del diritto d'autore sulle reti di

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comunicazione elettronica", approvato il 6 luglio dall'AgCom, nonché a monitorare l'evoluzione applicativa della materia e l'elaborazione dei provvedimenti definitivi sulla tutela del diritto d'autore. (Presentata il 13/07/2011)

Risoluzione per invitare la Giunta a contribuire alla conoscenza, divulgazione e valorizzazione delle iniziative promosse a livello territoriale in occasione del Giorno della Memoria. (Approvata 8/02/2011)

Risoluzione per impegnare la Giunta a dichiarare l'indisponibilità della Regione Emilia-Romagna all'installazione di una centrale nucleare sul territorio regionale e per incentivare la ricerca e le azioni a supporto di energie alternative e rinnovabili ed il risparmio energetico. (Approvata il 26/10/2010)

Risoluzione per invitare la Giunta a rafforzare l'impegno della Regione nel sostenere centri antiviolenza sulle donne e a mettere in campo campagne di sensibilizzazione, anche in relazione alla giornata internazionale contro la violenza alle donne istituita dalle Nazioni Unite celebrata il 25 novembre. (Approvata il 23/11/2010)

Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni, presso ogni sede opportuna, volte al ripristino del Fondo Regionale per la Protezione Civile. (Approvata il 3/11/2010).

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Costi di funzionamento

Dal 2010 Giunta e Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna hanno agito con leggi sui costi di funzionamento (abolendo vitalizi, spese di rappresentanza, riducendo le indennità tanto da diventare parametro standard a livello nazionale, azzerando le auto blu, ecc.) per un taglio complessivo di 4 milioni 700mila euro.

Ogni spesa dell’Assemblea legislativa è on line secondo il principio di trasparenza amministrativa.

Per quanto attiene all’indagine conoscitiva in corso circa le spese dei Gruppi consiliari, a seguito dei ricorsi presentati dalla Regione, sono intervenute sentenze in materia che –fatte salve eventuali responsabilità personali- hanno annullato le pronunce della Corte dei Conti sez. Emilia-Romagna assunte nel 2013 (Corte costituzionale n. 130/2014) e hanno sancito in particolare che relativamente alle spese non ritenute regolari “il Collegio rileva che ciascuna di esse rientra nelle categorie indicate dalle linee guida ed è comunque riconducibile (inerente) all’attività istituzionale del gruppo consiliare. Né, si può dire, che vi siano spese palesemente irrazionali, illogiche o incongrue quanto alla tipologia del bene, alla quantità acquistata o al prezzo corrisposto” (Corte dei Conti S.U. di Roma n. 30/2014).

In sintesi: NIENTE SPESE PAZZE!

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Il 12 ottobre 2010 tutte le forze politiche rappresentate in Assemblea legislativa hanno presentato il progetto di legge “Istituzione della Commissione regionale per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini”, in attuazione dell’art. 41 dello Statuto regionale rimasto sulla carta nella precedente legislatura. Nominata relatrice, ho promosso in sede di Commissione Statuto un’ampia consultazione che ha coinvolto gli Enti locali e i relativi organismi di pari opportunità, l’associazionismo diffuso e le categorie. L’approvazione della L.R. 15 luglio 2011, n. 8 sancisce una svolta delle politiche di genere regionali, dal momento che introduce un nuovo organo permanente, composto come le altre Commissioni da elette ed eletti di ogni forza politica, superando per la prima volta il modello della “consulta femminile” nominata tra personalità esterne.

A seguito della mia elezione a presidente, la Commissione intraprende la sua attività istituzionale, che si articola da gennaio 2012 in una serie di iniziative di ascolto, studio e approfondimento sui temi di genere. Per acquisire tutti i dati utili in materia di occupazione, salute, violenza maschile, rappresentanza, comunicazione, unitamente alla situazione delle politiche di genere e antidiscriminatorie della Regione, convoco in tutto 16 informative tenute dalle direzioni degli Assessorati regionali e dagli stessi Assessori, oltre a coinvolgere rappresentanti istituzionali esterni o autonomi, quali il Comitato Regionale per le Comunicazioni CORECOM e la Consigliera di Parità regionale, nonché associazioni di rilievo regionale.

In parallelo maturano in regione e nel Paese iniziative importanti, legate in particolare alla crescita del fenomeno della violenza di genere e dei femminicidi. Il 2012 segna il culmine numerico di questo dramma sociale in Italia (oltre 220 le donne uccise da uomini a cui erano legate da relazioni affettive, 10 in Emilia-Romagna). I media contribuiscono a darne risalto, sino a connotare quale emergenza un fenomeno in realtà strutturale e che -in quanto tale- richiede interventi incisivi in vari settori, per colmare le disparità culturali, sociali, economiche e di rappresentanza politica.

La ratifica della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica firmata a Istanbul l’11 maggio 2011 (poi recepita dal Parlamento con legge 27 giugno 2013 n. 77) segna un passo decisivo verso una legislazione più adeguata. La Regione Emilia-Romagna con L.R. n. 2 del 2003 aveva già riconosciuto ai Centri antiviolenza una funzione essenziale nel sistema locale della rete dei servizi territoriali, contribuendo al consolidamento di condizioni di assistenza e accoglienza temporanea delle donne in difficoltà per accompagnarle con progetti personalizzati in percorsi di uscita dalla violenza. La crescita delle domande di aiuto su tutto il territorio e, al tempo stesso, la carenza di risorse destinate ai Centri (causa l’azzeramento del Fondo nazionale), determina un serio allarme da parte delle operatrici costrette ormai a poggiare sul volontariato le loro attività. Da qui la mia scelta di organizzare le visite della Commissione nelle sedi di tutti e 13 i Centri antiviolenza attivi da Rimini a Piacenza, compreso il centro uomini maltrattanti di Modena, per conoscere e ascoltare direttamente sia i problemi che le proposte e le buone pratiche attivate.

Nello stesso periodo si registrano altre novità legislative, quali la legge 120/2011 sul riequilibrio nei CdA delle società controllate pubbliche e quotate in borsa e la legge 215/2012 che introduce la doppia preferenza di genere nelle elezioni amministrative. Su entrambi i temi ho partecipato a diversi incontri pubblici, in particolare a Reggio Emilia, dove ho instaurato una bella collaborazione con l’assessorato Pari Opportunità di Comune e Provincia e con “ProfessaRE al femminile”, il coordinamento delle professioniste iscritte agli Ordini reggiani. L’attività istituzionale della Commissione si coniuga dunque con

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l’organizzazione di eventi (in particolare per la prevenzione della violenza contro le donne), la partecipazione a convegni tematici, la promozione di incontri con associazioni femminili, personalità accademiche e rappresentanti del mondo del lavoro. Segnalo a Reggio Emilia “Donne e Donne – sulle tracce di Matilde di Canossa”, progetto delle insegnanti e ragazze dell’Istituto d’Arte G. Chierici che abbiamo presentato a Unimore il 18 maggio 2012.

Prende corpo una piattaforma di principi e proposte, che confluiscono in 8 atti di indirizzo e impegno per la giunta regionale approvati all’unanimità dall’Assemblea Legislativa. Di seguito la sintesi di queste RISOLUZIONI che ho proposto in qualità di presidente della Commissione Parità e che costituiscono la prima ossatura condivisa del progetto di legge quadro.

DEMOCRAZIA PARITARIA. “(…) In Emilia-Romagna le donne sono sottorappresentate nelle posizioni apicali e di responsabilità, siano esse incardinate in sedi istituzionali, elettive, pubbliche o private e, nello specifico, le presidenti di giunta nelle amministrazioni provinciali si attestano al 33% e si fermano al 19,7% le donne sindaco (numeri esigui ma pure i più alti in Italia), mentre rappresentano il 38,4% della Giunta regionale ma solo il 18% dell’Assemblea legislativa.” Per questo, l’Assemblea legislativa si impegna “ad avviare un percorso volto a introdurre nella normativa regionale, compresi i regolamenti interni di funzionamento degli organi regionali, principi e provvedimenti tali da perseguire la piena rappresentanza di genere; a coinvolgere in tale percorso organismi e associazioni della rappresentanza sociale, istituzionale e di genere attraverso la collaborazione degli assessorati e delle commissioni assembleari competenti, in particolare della neo costituita Commissione regionale per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini (…) impegna la Giunta ad assumere i principi sopraesposti quali informatori dell’azione programmatica e amministrativa in ogni sede di confronto, di rappresentanza e di decisione.” (Votata il 28 febbraio 2012)

RIEQUILIBRIO DI GENERE NEI CDA. L’Assemblea legislativa sollecita il Ministero competente a provvedere all’emanazione del regolamento governativo di attuazione previsto dall'articolo 3, comma 2, della legge n. 120 del 2011; impegna la Giunta a farsi parte attiva per la “piena attuazione di tale disciplina, promuovendo un'azione di monitoraggio rispetto alle società pubbliche interessate dall'applicazione della predetta legge n. 120 in ambito regionale, al fine di verificarne il livello di adeguamento alle disposizioni della stessa; e a promuovere un'azione di sensibilizzazione in merito, favorendo il raggiungimento degli obiettivi della legge sul territorio regionale, anche attraverso l’istituzione di albi di competenze.” (Votata il 20 novembre 2012)

MEDICINA DI GENERE. Considerate le evidenze scientifiche e i dati di genere relativi alle patologie e alle acclarate differenze tra donne e uomini nella rispondenza a farmaci e cure, l’Assemblea legislativa impegna la Giunta regionale “a inserire tra gli obiettivi di sistema del piano socio-sanitario in via di definizione la promozione ed il sostegno alla medicina di genere quale approccio interdisciplinare tra le diverse aree mediche, al fine di delineare migliori criteri di erogazione del servizio sanitario che tengano conto delle differenze di genere e siano oggetto di una rendicontazione annuale; ad individuare e promuovere, per quanto di competenza, percorsi che garantiscano, all'interno delle strutture sanitarie pubbliche, la presa in carico del paziente tenendo conto delle diversità di genere ..; ad assumere le iniziative utili in tutte le sedi preposte di confronto e negoziazione con il Ministero della salute per sostenere lo sviluppo della ricerca scientifica medica e farmacologica rivolta alla medicina di genere (…)” (Votata il 5 dicembre 2012)

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CERTIFICAZIONE BREAST UNIT. L’Assemblea legislativa impegna la Giunta a sostenere le esperienze territoriali già in essere di Unità senologiche multidisciplinari e a favorire la costituzione, attivazione e certificazione, come raccomandato dall’Unione europea, di quelle che rispondano ai requisiti qualitativi specifici richiesti, in una logica di solida rete di trattamento specializzato del cancro alla mammella per la salute e la vita delle donne. (Votata il 5 dicembre 2012)

PARITÀ NELLO SPORT. La Risoluzione impegna la Giunta “a far proprie le raccomandazioni della Carta europea dei diritti delle donne nello sport e le successive indicazioni del Parlamento europeo integrando il tema della parità e della prospettiva di genere nello sport nelle politiche regionali; a promuovere l’equa partecipazione di donne e uomini nei diversi organismi dirigenziali e in tutte le posizioni di potere del mondo dello sport; a promuovere, nell’ambito dell’attività svolta dall’osservatorio regionale dello sport, approfondimenti specifici sulla partecipazione delle donne e delle bambine alla pratica sportiva, che possa produrre dati disaggregati capaci di evidenziare l’impegno di donne e bambine nella pratica sia agonistica che amatoriale; a favorire la pratica sportiva per le bambine e donne di qualunque età, provenienza sociale e culturale, a partire dal sistema scolastico regionale, al fine di promuovere la salute e il benessere femminili; a favorire una cultura dello sport che sia occasione di contrasto attivo agli stereotipi di genere e promozione dell’accesso alle varie discipline rimuovendo ogni ostacolo, considerando a tal fine studi e progettazioni volti a spazi urbani e strutturali adeguati (…)” (Votata il 5 dicembre 2012)

CULTURA DI GENERE. L’Assemblea legislativa impegna la Regione a promuovere e dare piena diffusione alla cultura di genere, considerandone la funzione di necessario correttivo alla disparità esistente tra donne e uomini nei vari ambiti sociali, finalizzato a radicare il rispetto e la valorizzazione di tutte le differenze; a sostenere adeguatamente l’attività dell’associazionismo femminile di promozione culturale e artistica, rendendo più significativa la partecipazione diretta e indiretta della Regione ai tanti progetti ed eventi che valorizzano la cultura di genere sul nostro territorio; a sostenere in questo alveo sia i circuiti bibliotecari che i Centri di Documentazione e ricerca delle donne e di genere; a promuovere l'intitolazione di spazi pubblici a personalità meritevoli o a momenti simbolici della storia al femminile, anche attraverso la toponomastica cittadina; ad adottare linee guida per l’inserimento della connotazione di genere nelle attività di comunicazione istituzionale e amministrativa, promuovendo il linguaggio sessuato anche presso le amministrazioni e gli enti locali; a stipulare accordi e protocolli d’intesa con gli ordini professionali, le associazioni di categoria, il Co.re.com e altri soggetti interessati, al fine di codificare uno strumento incisivo antidiscriminatorio rivolto ai media, relativamente alla sfera di competenza regionale. (Presentata il 15 marzo 2013)

VIOLENZA DI GENERE E CONVENZIONE DI ISTANBUL. A seguito dell’emanazione della legge 119/2013 recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, questa Risoluzione impegna la Giunta regionale ad attivarsi in sede di Conferenza delle Regioni per coordinare l’attività di monitoraggio delle azioni intraprese a contrasto della violenza di genere a livello territoriale, così come indicato dal Piano nazionale straordinario antiviolenza; ad attivarsi in sede di Conferenza Stato-Regioni affinché venga posta la priorità dell’approvazione di una Legge organica che affronti in modo sistemico e trasversale la promozione di politiche volte alla parità e contro le discriminazioni di genere, il sostegno certo e continuativo dei centri antiviolenza. Impegna gli Europarlamentari eletti in Emilia-Romagna a fare quanto di loro competenza affinché possa essere accelerato il processo di ratifica degli Stati aderenti ed entrata in vigore della Convenzione d’Istanbul. (Votata il 20 novembre 2013)

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CONTRASTO ALLA TRATTA E SCHIAVITÙ SESSUALE. L’Assemblea legislativa si impegna e impegna la Giunta regionale, per quanto di rispettiva competenza, a promuovere iniziative di informazione e sensibilizzazione al fenomeno della violenza di genere riferito alla tratta, alla schiavitù sessuale, ai matrimoni forzati e ad ogni altra forma di violazione dei diritti umani e della libertà personale delle donne e dei minori, valorizzando ulteriormente la collaborazione con i soggetti sociali già impegnati in questo campo; a promuovere, anche nelle sedi nazionali, i progetti di emersione dall’illegalità e per l’integrazione delle vittime di tratta e sfruttamento qual è “Oltre la strada”; a promuovere a tutti i livelli interventi normativi volti alla conoscenza e al contrasto del fenomeno, nonché al sostegno alle vittime per l’esigibilità dei propri diritti costituzionalmente garantiti. (Votata il 20 novembre 2013)

Un’altra modalità del tutto inedita di compartecipazione alle politiche pubbliche è rappresentata dalle Audizioni conoscitive tematiche convocate dalla Commissione assembleare per la parità aperte ad enti, organizzazioni e associazioni interessate, con cui abbiamo coinvolto circa 520 soggetti esterni pubblici e privati.

• 17 MAGGIO 2013 Rappresentanza paritaria nel sistema elettorale - relazione introduttiva di Francesca Rescigno (Docente di Diritto Pubblico, Università di Bologna)

• 27 MAGGIO 2013 Salute, benessere femminile e medicina di genere - relazione di Flavia Franconi (Docente di Farmacologica Cellulare e Molecolare della Facoltà di Farmacia, Università di Sassari)

• 7 GIUGNO 2013 Prevenzione e contrasto alla violenza di genere - relazione di Barbara Spinelli (Avvocata, Giuristi democratici, Piattaforma CEDAW)

• 10 GIUGNO 2013 Occupazione femminile e condivisione delle responsabilità sociali: conciliazione dei tempi di vita e di lavoro - relazione di Tindara Addabbo (Prof.ra associata in Economia del lavoro e Macroeconomia, Università di Modena e Reggio)

• 14 GIUGNO 2013 Il rispetto del genere nella cultura e nell’educazione per una società inclusiva – relazione di Rossella Ghigi (Responsabile scientifica Centro studi sul genere e l’educazione CSGE, presso il Dipartimento di scienze dell’educazione Università di Bologna)

• 24 GIUGNO 2013 Rappresentazione femminile nella Comunicazione - relazione di Cecilia Robustelli (Docente Università di Modena e Reggio – Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali, già Consulente dell’Accademia della Crusca).

Il 19 luglio 2013 vengono consegnate alla presidente dell’Assemblea Legislativa, Palma Costi, le 11.440 firme raccolte sul progetto di legge di iniziativa popolare per la creazione della rete regionale contro la violenza di genere e per la promozione della cultura dell’inviolabilità, del rispetto e della libertà delle donne presentato dalla Conferenza regionale delle Donne Democratiche e poi adottato da alcuni Consigli comunali. I tre progetti di legge d’iniziativa popolare risultanti, sono stati dichiarati ammissibili dalla Consulta di Garanzia statutaria e iscritti in Assemblea.

Grazie alla successiva L.R. 16 del 24 ottobre 2013, con cui è attribuita alla Commissione per la Parità “la funzione preparatoria e referente in ordine al progetto di legge quadro regionale in materia di pari opportunità, ai progetti di legge regionali contro la violenza di genere e le discriminazioni, e a eventuali altri progetti di legge regionali attinenti”, abbiamo potuto procedere spediti verso la meta! Ho condiviso l’impostazione tematica e la struttura del progetto di legge quadro in sede di Commissione nella seduta del 13 dicembre 2013. I/le commissari/e mi danno mandato di procedere all’elaborazione coinvolgendo sia l’ufficio legislativo dell’Assemblea legislativa, per un vaglio tecnico di legittimità del testo, sia gli Assessorati competenti per verificare le possibilità di integrazione degli strumenti, con l’impegno di convocarci nuovamente sul

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progetto di legge una volta terminate tali verifiche. Nei mesi successivi prosegue la stesura degli articoli, seguita dal confronto con le strutture, un lavoro complesso ma proficuo anche grazie al coordinamento del Servizio Affari legislativi e qualità dei processi normativi della Giunta. Il progetto di "Legge Quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere" viene presentato il 9 maggio 2014 a firma Roberta Mori, pubblicato sul Supplemento speciale del Bollettino Ufficiale Regionale del 14 maggio per la consultazione della società regionale.

Il 27 maggio 2014 la Commissione decide l’abbinamento dei tre progetti di legge di iniziativa popolare con il testo base Oggetto 5534 e mi nomina relatrice all’unanimità dei presenti. Indiciamo l’Udienza conoscitiva con esame dei progetti di legge 5534 (testo base), 4469, 4470, 4795. Novanta le persone che hanno partecipato alla consultazione svoltasi il 9 giugno 2014 nella Sala polivalente “Guido Fanti”, una trentina gli interventi orali e circa altrettante le osservazioni o richieste di emendamento scritte depositate nei giorni successivi.

Il 18 e 20 giugno la Commissione in sede referente discute ed approva i 45 articoli del progetto di legge, che nel frattempo ha ottenuto il parere favorevole delle Commissioni Bilancio, Politiche economiche, Politiche per la salute e sociali, Cultura Scuola Formazione.

L’approdo in Aula è il 25 giugno 2014. Al termine della discussione il provvedimento è approvato a larga maggioranza (solo 3 contrari di FI). Dal verbale: Presidente Costi “Proclamo approvata la legge riguardante: Legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere. Ringrazio davvero tutti per il livello e la qualità degli interventi, sia di minoranza che di maggioranza, perché devo dire che è stata una pagina importante per la storia di questa nostra Assemblea. Grazie.”

Sintesi L.R. 27.6.2014 n. 6

45 articoli per dieci ambiti di intervento. Dopo i princìpi, le finalità e le definizioni, si comincia con il Sistema di rappresentanza, vale a dire: norme di riequilibrio (quale la doppia preferenza) che dovranno essere inserite nella prossima legge elettorale regionale; apposita sezione di genere nell’albo delle nomine di competenza regionale; applicazione delle norme nazionali per la parità di accesso nelle società controllate dalla Regione; valorizzazione delle buone pratiche nella predisposizione di tutti i bandi, forme di collaborazione, selezioni. Nel capitolo dedicato a Cittadinanza di genere e rispetto delle differenze, previste iniziative di tipo educativo per “favorire in tutte le scuole di ogni ordine e grado un approccio multidisciplinare e interdisciplinare al rispetto delle differenze e al superamento degli stereotipi”; la Regione promuove l’istituzione di borse di studio per tesi di laurea in differenze di genere, “l’intitolazione di spazi pubblici a donne meritevoli ed esemplari”, sostiene i centri di documentazione e biblioteche delle donne, si impegna ad “assumere un linguaggio non discriminante, rispettoso dell’identità di genere”.

Per quanto riguarda Salute e benessere femminile, si vuole garantire “parità di trattamento e di accesso alle cure con particolare riguardo alle differenze di genere e relative specificità”, attraverso la formazione del personale sanitario e la “promozione di campagne di comunicazione, informazione e sensibilizzazione”. I Piani sociosanitari si adeguano all’approccio della medicina di genere volto alla cura personalizzata. Inoltre, rilancio dei servizi consultoriali e un percorso di accoglienza integrato e multidisciplinare, il cosiddetto ‘codice di prevenzione’ dedicato a chi subisce violenza, per l’accesso a tutti i Pronto soccorso del territorio regionale garantendo riservatezza e protezione. La Regione favorisce l’accesso delle donne e delle bambine alla pratica sportiva e, in collaborazione col Comitato

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regionale per le comunicazioni (Corecom), favorisce “una più incisiva copertura mediatica dello sport femminile praticato a tutti i livelli”.

Sulla Prevenzione alla violenza di genere i cardini sono i Centri antiviolenza e le Case rifugio. Centri e servizi distribuiti “in maniera uniforme sul territorio”, potenziato il “coordinamento regionale dei Centri antiviolenza quale fondamentale interlocutore per la pianificazione di settore”. Incremento del patrimonio immobiliare dedicato: “la Regione e gli enti locali possono individuare immobili da concedere in comodato d’uso ai Centri” e “il Comune … una soluzione abitativa temporanea ed attribuirla direttamente alla donna”. Introdotti il Piano regionale contro la violenza di genere (di durata triennale) e l’Osservatorio regionale di monitoraggio permanente, anche per “favorire il coordinamento di tutti i soggetti istituzionali e non impegnati sul tema”. Grande attenzione, sia sul contrasto che sulla prevenzione, ai reati di “tratta e riduzione in schiavitù”, ai “matrimoni forzati” e al fenomeno delle “mutilazioni genitali femminili”. Inoltre, favoriti percorsi di inserimento lavorativo e formativo e, in accordo con le Asl, percorsi sia per minori testimoni di violenza sia per “uomini maltrattanti, perché attivino nuove modalità relazionali che escludono l’uso della violenza nelle relazioni d’intimità”. La legge prevede la possibilità per la Regione “di costituirsi parte civile, devolvendo l’eventuale risarcimento a sostegno delle azioni di prevenzione contro violenza sulle donne”.

A Lavoro e occupazione femminile è dedicato un altro titolo, con l’obiettivo di promuovere l’autonomia economica delle donne e contrastare la loro fragilità sociale, economica ed occupazionale. Sancito il ruolo attivo su tutto il territorio regionale dei Cug, cioè i Comitati unici di garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni. La strategia perseguita in questa parte della legge

è quella delle premialità: si va dalla scelta di “assumere il principio paritario come base per la costruzione e disciplina dei rapporti istituzionali e amministrativi, formulazione di bandi, selezione degli interlocutori”, alla creazione dell’etichetta Ged (Gender equality and diversity) che “valuta le migliori pratiche di genere segnalate da enti locali, associazioni, organizzazioni e parti sociali, attribuendo uno specifico riconoscimento ad aziende esemplari sia pubbliche che private”. Incentivata l’imprenditoria femminile, con “la costituzione di fondi regionali di garanzia, controgaranzia e cogaranzia”, “la concessione di contributi per l’abbattimento dei tassi di interesse”, “il sostegno all’accesso al sistema dei Consorzi fidi regionale” e, infine, “la stipula di convenzioni con il sistema finanziario e del credito, nonché professionale, anche per percorsi specifici di formazione”. Tra le pratiche discriminanti da contrastare, le dimissioni in bianco che colpiscono soprattutto le donne e la loro legittima aspirazione di maternità.

Le norme sulla Conciliazione e condivisione delle responsabilità sociali e di cura hanno l’obiettivo di “determinare un processo di riequilibrio nei ruoli assunti da donne e uomini nell’organizzazione della società, del lavoro, della sfera privata e familiare”. Tra le prassi da promuovere “la condivisione del lavoro di cura tra uomini e donne all’interno delle famiglie e dei luoghi di lavoro” e “l’implementazione del sistema di conciliazione e di accesso ai servizi educativi, ai servizi integrativi e ai servizi sperimentali per l’infanzia e l’adolescenza, ai servizi di assistenza e di cura per anziani e malati a domicilio, anche mediante l’erogazione di assegni di servizio alle famiglie residenti”.

Con lo scopo di incentivare “un uso responsabile di tutti gli strumenti di comunicazione” e “superare i messaggi discriminatori o degradanti basati sul genere e gli stereotipi di genere”, viene rafforzata la corretta Rappresentazione femminile nella comunicazione, attraverso “azioni dirette a contrastare la discriminazione dell’immagine femminile nella pubblicità e nei

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mezzi di informazione e comunicazione, nonché a favorire la rappresentazione autentica dei generi e realistica della donna”: in arrivo anche “un riconoscimento annuale, non in denaro, alla pubblicità che meglio abbia saputo rappresentare la figura femminile”.

L’ultimo titolo definisce gli Strumenti del sistema paritario. Il bilancio di genere viene redatto dalla Giunta regionale e “comporta l’adozione di una valutazione dell’impatto sul genere delle politiche di bilancio”. L’ente sarà poi chiamato ad “adeguare la rilevazione, l’elaborazione e la diffusione dei dati statistici di interesse regionale in termini di genere”. Viene istituito, senza oneri per la Regione, il Tavolo regionale permanente per le politiche di genere, per “coordinare le azioni territoriali” e sancito il Piano Integrato delle azioni regionali in materia di pari opportunità di genere. Rafforzato il ruolo del Centro e della rete regionale contro le discriminazioni e il raccordo con il Difensore civico e con le Consigliere di parità regionali. Ultima novità istituzionale è la costituzione della Conferenza delle elette, che si riunirà almeno una volta all’anno coinvolgendo tutte le donne con una carica elettiva in Emilia-Romagna.

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La prima attuazione della L.R. 6/2014: la nuova normativa elettorale regionale. L’Emilia-Romagna non si era data una propria normativa dopo l’emanazione della legge 23 febbraio 1995, n. 43 (Nuove norme per la elezione dei consigli delle regioni a statuto ordinario), che ha dunque applicato sino al 2010 congiuntamente alle disposizioni della legge n. 108/1968. L'art 117 della Costituzione sancisce che "Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive." Di fronte a questo rafforzamento dell'autonomia legislativa delle Regioni e ai vincoli di scopo simili a quelli che gli artt. 3 e 51 impongono al legislatore statale, nel corso della legislatura è maturato un ragionamento attorno all’opportunità di riformare anche il sistema della rappresentanza, che ha trovato un primo esito proprio nella formulazione della Legge quadro, ove impegna la Regione a introdurre correttivi tali da garantire la eleggibilità delle donne sin dalle prime elezioni: Art. 4 della L.R. 6/2014 (Rappresentanza paritaria nel sistema elettorale): “La Regione Emilia-Romagna, conformemente a quanto previsto dall'articolo 117, comma 7, della Costituzione, promuove la rimozione degli ostacoli che impediscono la piena parità di accesso alle cariche elettive, e si doterà a tal fine, con successivi interventi legislativi, di una specifica normativa, introducendo correttivi paritari volti al perseguimento di una compiuta democrazia paritaria fin dalle prossime elezioni regionali.”

L’accelerazione impressa ai lavori legislativi nel mese di luglio, in seguito alle dimissioni del presidente Vasco Errani, ha consentito di discutere e approvare il progetto di legge “Norme per l’elezione dell’Assemblea legislativa e del presidente della Giunta regionale”, in tempo per il voto. Oltre ad introdurre l’eleggibilità con preferenza per tutti/e 49 i/le rappresentanti in Assemblea e il limite del doppio mandato per il presidente (eletto direttamente), la legge regionale 23 luglio 2014, n.21 attua pienamente la Legge quadro grazie all’istituto della doppia preferenza di genere e alla parità di candidati e candidate in lista, pena la sua inammissibilità.

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