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F UT U O R REPORT ANNUALITà 2012

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Report sul coordinamento e l'assistenza dei servizi minimi essenziali di assistenza ai migranti nell'area del Vulture Alto Bradano. Curato dalla Provincia di Potenza, assessorato alle Politiche Sociali, PAce e Immigrazione

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• IntroduzIone / 3 a cura di Paolo Pesacane Assessore alle Politiche Sociali Pace e Immigrazione Provincia di Potenza

• Punto & A CAPo / 5report a cura di Hamza Zirem e Michele Sannella

• ArCI BASIlICAtA / 18 report a cura di Chiara Sassano • ACCoGlIenzA IMMIGrAtI BoreAno 2012 / 26report a cura della Caritas Diocesiana Melfi, Rapolla, Venosa

• Ce.St.rI.M. Relazione Piano alto Bradano / 34 report a cura di Rosaria lamorte

• eMerGenCY / 37

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IntroduzIonea cura di Paolo Pesacane Assessore alle Politiche Sociali Pace e Immigrazione Provincia di Potenza

Per il secondo anno consecutivo la Regione Basilicata ha affidato alla Provincia di Potenza il coordinamento dei servizi minimi essenziali di assistenza nell’area del Vulture Alto Bradano. La Provincia, per quanto riguarda la sua parte, ha provato a riproporre la rete di associazioni e privato sociale che aveva già affrontato l’emergenza nel 2011 maturando un sufficiente livello di conoscenza ed esperienza della situazione. Gli interventi di coordinamento da parte del nostro Ente hanno fatto sì che, grazie alla collaborazione dell’acquedotto, frutto di una pratica di relazioni interistituzionali messe in campo, l’acqua potabile potesse essere portata presso i casolari occupati dai lavoratori. L’approvvigionamento dell’acqua, in realtà, è stato possibile grazie alla fattiva collaborazione delle associazioni, in modo particolare della Caritas. Le difficoltà rispetto allo scorso anno sono state notevoli. In primo luogo, un aumento, nei momenti di massima presenza, dei lavoratori e, in secondo luogo, un’area maggiore da ricoprire dal momento che gli insediamenti non rimasti isolati a quelli dell’anno scorso ma si sono estesi fino a ridosso con l’area a confine con il territorio di Palazzo San Gervasio (ma sempre in agro di Venosa), lungo la strada “Mulini Matinelle”, ad esempio, dove si è registrata l’occupazione di numerosi altri casali.Queste ulteriori difficoltà obiettive, tuttavia, sono state affrontate dalle associazioni con un approccio propositivo ed uno spirito positivo che ha fatto sì che ogni elemento di criticità potesse essere superato. Fondamentale, per la gran mole di lavoro svolto e di aiuti materiali giunti ai destinatari dell’intervento, è stato l’operato della Caritas e dei suoi volontari. Ed anche quest’anno un ringraziamento particolare deve essere indirizzato ad Emergency. Il protocollo sottoscritto, in virtù della proficua collaborazione dell’ASP, ha determinato la fornitura dell’assistenza sanitaria di base ai lavoratori attraverso il Polibus. Il Vulture Alto Bradano infatti rientra tra gli interventi fatti da Emergency attraverso il suo “Programma Italia”. Oltre a ringraziare la ONG, il suo personale medico e paramedico ed i suoi operatori, un ringraziamento ulteriore deve essere dato, ancora una volta, alla ASP che, unitamente al Comune di Venosa, ha messo a disposizione l’ostello sito nelle adiacenze dell’ospedale in cui sono

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stati ospitati i volontari di Emergency.Anche quest’anno gli interventi coordinati dalla Provincia non hanno potuto che essere prodotti su di un piano prevalentemente umanitario. Infatti, sebbene gli sforzi sul piano della sottrazione di terreno alla illegalità diffusa, su ogni livello ma soprattutto in ordine alla formazione della domanda ed offerta di lavoro, siano stati prodotti specie attraverso l’assistenza legale e psicologica (in grado di fornire informazioni e consigli anche in relazione a quello che è il ruolo dei CPI), la maggior parte degli interventi sono stati di natura assistenziale. Questo tipo di approccio lo abbiamo definito “di riduzione del danno” ma non può essere l’unico strumento per risolvere questa situazione. In verità, la produzione intensiva e massiva di pomodoro rischia di essere una attività che può reggersi unicamente scaricando sui lavoratori il “costo della competitività”. Questo produce una sorta di “novella riduzione in schiavitù” che non può essere in nessun modo tollerata. Potrebbe addirittura affermarsi che finanche gli interventi umanitari, al lungo andare, se non indirizzati concretamente verso il superamento di questa insopportabile condizione di sfruttamento, finiscono con l’essere un contributo, una inconsapevole complicità allo sfruttamento medesimo ed alla illegalità che assume i tratti malavitosi. L’auspicio è quello di assumere questo tema non solo come emergenza umanitaria ma dal punto di vista della

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produzione agricola e industriale (industrie di trasformazione). È forse arrivato il tempo di una riconversione della agricoltura indirizzata verso l’autoconsumo, la produzione biologica e la filiera corta attraverso lo stimolo alla cooperazione promossa direttamente da lavoratori stranieri. Promuovere sperimentazioni in questa direzione rappresenta la vera e propria urgenza.

Punto & A CAPoreport a cura di Hamza Zirem e Michele Sannella

La Provincia di Potenza ha avuto anche quest’anno dalla Regione Basilicata la delega per il coordinamento delle azioni di monitoraggio ed erogazione dei servizi per il flusso immigratorio dei lavoratori stagionali dell’Alto Bradano. L’obiettivo è di cercare di supportare e aiutare i lavoratori che, a centinaia, affluiscono nelle campagne di Boreano ed altre località. Il percorso dell’anno scorso fa capire bene che ci sarebbe bisogno di un intervento molto strutturale, profondo e organizzato.La competenza della Provincia si sostanzia in due funzioni: 1) la prima è quella di coordinare il monitoraggio del flusso immigratorio;2) la seconda è quella di fornire otto servizi minimi ed essenziali: l’unità territoriale sociale, la fornitura dell’acqua potabile, l’assistenza sanitaria, l’assistenza legale e giuridico-amministrativa, l’intermediazione lavorativa, le forniture di prima accoglienza (prima necessità), i trasporti al livello privato e il monitoraggio.Nell’ambito dei servizi ci sono diversi partner che interagiscono, istituzionali e privati. I partner istituzionali sono: la Provincia di Potenza - Assessorato alle Politiche Sociali e Immigrazione, il Centro per l’Agricoltura di Lavello, l’ASP di Venosa, i comuni di Palazzo San Gervasio e Venosa. I partner privati sono: A.MI.C.A., ARCI, PUNTO & A CAPO, CARITAS, EMERGENCY, IL CESTRIM, ASSOCIAZIONE MICHELE MANCINO e CITTADINANZA ATTIVA.La politica dell’immigrazione appare spesso inadeguata a dare risposte efficaci ai problemi dell’integrazione e incapace di cogliere le opportunità che si manifestano. In realtà l’immigrazione non è solo un fenomeno economico ma anche un fenomeno umano e sociale.

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La mediazione culturale (a cura di Hamza Zirem)Ogni anno arrivano centinaia di persone nelle campagne di Boreano e altre località. Quest’anno oltre mille migranti sono affluiti e provengono dell’Africa sub sahariana, principalmente dal Burkina Faso, dal Sudan, dalla Costa d’Avorio e dal Ghana. Si spostano nel Sud Italia seguendo le fasi della raccolta delle verdura e della frutta, in diverse regioni. I datori di lavoro che li impiegano devono offrirgli un alloggio, è un obbligo stabilito dalla legge, ma non lo fanno! I braccianti vivono situazioni inaccettabili, la maggior parte delle persone lavora senza contratto. E quando c’è il contratto, le giornate di lavoro non sono tutte dichiarate. La dignità e i diritti fondamentali delle persone non sono riconosciuti.Vivono nei casolari, senza acqua, senza luce e in condizioni igieniche degradate. La tipologia dei casolari è cambiata quest’anno. Alcuni proprietari hanno abbattuto casolari perché erano pericolanti. Altri sono murati e sono stati preclusi all’utilizzazione dei braccianti. Questa situazione ha scatenato la ricerca di altre case dove poter alloggiare. I braccianti occupano nuovi casolari, una serie di insediamenti sulla strada andando da Venosa verso Palazzo (strada Mulini Matinelli). Ci sono casolari nella zona di Montemilone e uno sulla strada Santa Lucia (che va da Venosa verso Palazzo S. Gervasio e Spinazzola). Altri casolari occupati dai braccianti sono situati in contrada Stregapede e a Boreano e dintorni.La Società Cooperativa Sociale Punto & a Capo ha avuto il compito di monitorare l’intervento sul territorio e si è occupata dell’orientamento dei lavoratori attraverso il mediatore culturale.La collaborazione con le organizzazioni presenti sul territorio è stata molto proficua. La piena collaborazione di tutti è stata molto importante, convivendo un’idea di fondo, quella del sostegno e della solidarietà in una situazione emergenziale.La collaborazione con il CESTRIM ha riguardato le donne vittime della tratta, per inserirle nei programmi di protezione, spostarle e trovarle altre sistemazioni. L’operatrice del CESTRIM ha fatto prima il monitoraggio per vedere che situazioni ci sono, se c’è la Madama, chi le sfrutta. Era presente anche una ragazza nigeriana che ha già seguito il programma di protezione.Con l’avvocato dell’ARCI la mediazione è avvenuta nel servizio di consulenza legale, realizzato nel camper della Provincia. Si è potuto osservare che tanti braccianti avevano il permesso di soggiorno scaduto, dopo aver ricevuto risposte negative alla richiesta di

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asilo politico. Sono state fornite tante informazioni, soprattutto sulla nuova Sanatoria e sulla rete NIRVA: Il Ritorno Volontario Assistito è un programma che permette di ritornare in modo volontario e consapevole nel proprio paese di origine in condizioni di sicurezza e con un’assistenza adeguata. Infatti, prevede assistenza per l’organizzazione e il pagamento del viaggio ed il supporto alla reintegrazione sociale e lavorativa nel paese d’origine con l’erogazione di beni e servizi (la Cooperativa Sociale Punto & a Capo è una delle antenne territoriali della Rete NIRVA).La psicologa dell’ARCI si è occupata dello sfruttamento dei ragazzi, con la collaborazione del mediatore culturale. Lo sfruttamento messo in atto da parte dei caporali senza scrupoli, a cui i lavoratori sono obbligati a cedere una parte del loro salario. I salari sono bassissimi e non c’è la possibilità di contrattare. I lavoratori agricoli sono pagati da �,�0 a � euro a cassone. Abbiamo parlato con i braccianti dei diversi progetti di alcune organizzazioni che raccordano le fasi nelle quali si articolano gli interventi a favore delle vittime di tratta e sfruttamento. Ma i braccianti devono fare prima una denuncia. Dopo la segnalazione e invio ai servizi di protezione, gli interventi a favore delle vittime di tratta prevedono programmi di emersione e prima assistenza di cui all’art. 1� della l. 228/0� e Programmi di assistenza ed integrazione sociale di cui all’art. 18 del d.lgs. 28�/1998. Tali programmi sono costruiti

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attorno alla persona tenendo conto della nazionalità, dell’età, del genere, del tipo di sfruttamento subito, delle condizioni fisiche e psicologiche e comprendono: accoglienza abitativa; assistenza sanitaria, psicologica e legale; accompagnamento all’ottenimento del permesso di soggiorno ex art. 18; formazione, orientamento e supporto all’inserimento socio-lavorativo.

Attività di monitoraggio e analisi dei dati relativi alle caratteristiche dei migranti, ai flussi d’ingresso, alle tipologie di rapporti lavorativi e in generale della domanda e offerta di lavoro stagionale. (a cura di Michele Sannella)La nostra società, che si avvia a diventare multietnica e pluriculturale, non può prescindere dalla pacifica convivenza all’interno di uno stesso territorio di persone diverse per etnia, cultura, lingua e religione. Ciò si realizza quando coloro che provengono da un altro paese non alterano gli equilibri demografici, sociali ed economici della popolazione locale, inserendosi in essa in maniera legale, civile e produttiva, pur mantenendo propri costumi ed abitudini. È il caso di tanti stranieri che hanno ottenuto il permesso di soggiorno o la

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cittadinanza italiana e lavorano regolarmente, non di rado ricoprendo incarichi altamente professionali e di notevole responsabilità. Ma quando l’arrivo in massa di persone che sono state costrette a lasciare la loro terra d’origine a causa della povertà della guerra o della difficoltà a trovare una qualsiasi occupazione, sconvolge gli equilibri di cui sopra, allora possono nascere alcuni problemi riassumibili nell’espressione “questione immigrazione”. Al buon senso di tutti ed in particolare all’intelligenza di chi governa, il compito di trovare soluzioni che siano rispettose dei diritti di tutte le parti in questione. Sempre più consistenti immigrati, provenienti dai paesi Arabi, dall’Africa, dall’Europa Occidentale, vengono nel nostro Paese, dove, pur di sfuggire alla condizioni di miseria del paese di origine, si accontentano di svolgere lavori umili, saltuari, quasi sempre mal pagati. Molti di questi lavori sono svolti nella clandestinità, vere e proprie forme “di lavoro nero” al di fuori di qualsiasi normativa contrattuale e senza alcuna copertura assicurativa e previdenziale, sotto la spada di Damocle della privazione del lavoro. Lo sfruttamento degli immigrati è reso ancor più grave dalle dure condizioni di vita in cui questi lavoratori sono costretti anche al di fuori del lavoro: abitazioni malsane e ai limiti della vivibilità.Non bisogna dimenticare le condizioni dure in cui erano costretti a vivere i nostri connazionali emigrati in America, in Germania, in Belgio, in Svizzera, a dire il vero in condizioni talvolta nemmeno confrontabili con quelle, molto più penose, degli attuali immigrati in Italia.Il nostro Paese, purtroppo, non è rimasto immune dall’ondata di razzismo che sembra nuovamente percorrere l’Europa e certi metodi usati, in un recente passato, dalle nostre autorità per ricacciare indietro le masse d’immigrati clandestini stipati negli stadi e nei recinti dei porti pugliesi, non hanno certo offerto del nostro paese una immagine di civiltà. Ma non bisogna dimenticare che gli immigrati si sono rivelati indispensabili, in molte realtà industriali nel nostro Paese a non interrompere la continuità produttiva di tante industrie, piccole e grandi. Pensiamo, ad esempio alle aziende del Nord-Est, pensiamo alla raccolta degli ortaggi in agricoltura, sino ad arrivare alla nostra realtà di Boreano per la raccolta del pomodoro. In verità bisogna interrogarsi se c’è manodopera italiana in questi settori, visto che ormai gli italiani rifiutano i lavori più gravosi.Bisogna capire che andiamo verso una società multietnica e pluriculturale, sull’esempio di quella che è da tempo la realtà sociale nordamericana. Ai flussi migratori del sud del mondo i governi occidentali stanno rispondendo con politiche dal carattere sempre più

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restrittivo nei confronti degli extracomunitari, questo anche per arginare l’incremento della delinquenza che può originarsi dalla mescolanza con la nuova criminalità che alligna spesso nell’immigrazione clandestina, con la criminalità locale. Si può dire che, abbattuta la cortina di ferro tra Ovest ed Est, una nuova barriera sia stata ormai eretta tra Nord e Sud del mondo. Ma fino a quando potranno reggere gli argini dei confini, se nella maggior parte dei paesi del terzo Mondo non si riesce neppure ad abbozzare un programma di sviluppo economico, se il debito mangia gran parte delle risorse di quei Paesi, se la crescita economica non riesce assolutamente a seguire l’aumento della popolazione. La grande maggioranza della popolazione mondiale vive in condizioni di grave sottosviluppo e l’occidente non è stato in grado di far fronte a questa situazione se non mediante strategie di sfruttamento o di fallimentare “cooperazione” assistenziale. Oggi continua la polemica sulla tolleranza, sul razzismo, sulla regolarizzazione degli immigrati, sui problemi di lavoro nero, ma il discorso di fondo rimane lo stesso, quello che verte sulla cooperazione internazionale. Se tanti lavoratori lasciano il Paese di origine, per raggiungere l’Italia, la Basilicata e Boreano, ciò è dovuto al grave stato di miseria in cui versano. Il problema quindi risiede nell’annoso divario tra ricchezza e povertà delle nazioni, tra Nord industrializzato e Sud sottosviluppato del Pianeta. Le radici del problema affondano nelle insoddisfatte necessità primarie di alcune popolazioni nel diritto migratorio. Insomma il fenomeno della migrazione, antico come il mondo, va definito emigrazione ed immigrazione a seconda del punto di vista di chi lo considera. Bisogna precisare che l’immigrazione costituisce, in ogni modo, un preziosa risorsa per l’economia della zona di Boreano e per l’Italia. Il numero di stranieri extracomunitari provvisti di regolare permesso di lavoro presenti nel nostro Paese è stimato in circa 1.2�0.000, ripartiti equamente tra il settore agricolo, quello dell’industria e il terziario. Relativamente a questi due settori, si può osservare che gli immigrati sono impiegati come conciatori, addetti alle fonderie, minatori, lavapiatti, camerieri, domestici, badanti e in tanti altri mestieri che gli Italiani in genere rifiutano considerandoli troppo faticosi e professionalmente dequalificanti. Un vuoto nell’occupazione che viene riempito proprio dagli immigrati, senza il cui fattivo contributo il nostro sistema economico rischierebbe il collasso. L’impiego della manodopera immigrata, efficiente e laboriosa, ha fatto letteralmente da traino ad alcuni settori dell’agricoltura: pensiamo alla raccolta dei pomodori qui a Boreano e nelle regioni meridionali, ma anche a quella della raccolta delle

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mele nel Trentino Alto Adige, alla vendemmia in Piemonte, Toscana, in Emilia Romagna. E soprattutto nel Friuli e nel Veneto, regioni economicamente prosperose, nonostante il clima di crisi generale, ma carenti per quanto concerne la forza - lavoro, che la presenza degli extracomunitari ( in particolare Slavi, favoriti dalla vicinanza con il nostro paese) all’interno delle industrie è indispensabile. In Sicilia, invece, è toccato ai lavoratori Tunisini salvare l’attività della pesca, in procinto di scomparire poichè evitata dalla manodopera giovanile locale. Gli extracomunitari, come accennato, sono disposti molto più degli Italiani ad accettare lavori faticosi, saltuari o stagionali, spesso retribuiti in nero o con salari che sono al limite dello sfruttamento. Tutto questo va messo all’attenzione di chi afferma “che gli immigrati provocano disoccupazione”. A Boreano, dove è sempre più cospicua la presenza di immigrati nel periodo della raccolta del pomodoro, la provincia di Potenza, con a capo l’Assessorato alle politiche sociali grazie all’ esperienza dello scorso anno, ha attivato la macchina organizzativa per aiutare i lavoratori immigrati ad affrontare i problemi di prima necessità. Questo contesto sta diventando col passare degli anni una questione complessa che non riguarda l’ immigrazione clandestina e i rifugiati politici. Qui Il problema cruciale è la condizione di vita, lavorativa e l’integrazione sociale. Nell’area del Vulture Alto Bradano il numero di lavoratori immigrati stagionali è altissimo. Bisogna

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preoccuparsi di tutelarli con appositi accordi, magari con i datori di lavoro cercando di arrivare in tempi brevi, a condizioni generali ragionevoli. L’immigrazione stagionale, sta diventando un problema sociale di vaste dimensioni. Una sfida che costituisce per la Basilicata un problema più complesso e di soluzione più difficile rispetto a quanto non sia avvenuto o possa avvenire per le altre regioni. L’arrivo dei flussi migratori dai paesi Africani, quindi, è un fenomeno importante nel mondo dell’agricoltura Lucana. Il flusso è stato favorito dal rilancio dello sviluppo economico, dalla riluttanza dei lavoratori del posto ad accettare lavori meno qualificati e dalla disponibilità dei nuovi arrivati ad adattarsi a rapporti di lavoro irregolari e ad attività informali. La presenza di stranieri sempre più numerosa nell’area di Boreano, in agro di Venosa, di Lavello, di Spinazzola ed altri nella zona di Palazzo S.G., è stata vista prima con simpatia e curiosità, poi con una certa diffidenza. Si usa dire che i lavoratori stranieri extracomunitari fanno concorrenza ai locali, frenando l’ascesa dei loro salari e addirittura sottraendo loro il posto di lavoro. Quest’accusa però è chiaramente falsa e fuorviante. Molti autorevoli studiosi e gran parte

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dell’esperienza storica recente negano che l’ingresso di lavoratori immigrati sia causa di disoccupazione per qualcuno. Al contrario vi sono importanti benefici, consistenti nella formazione di un’offerta di lavoro mobile e flessibile. Gli immigrati costituiscono una forza lavoro mediamente meno qualificata di quella residente e sono disposti a svolgere lavori rifiutati dai lavoratori locali per salari inferiori. L’indagine effettuata, in orari compatibili con le esigenze dei migranti e, usando il Camper “Futuro in Corso” messo a disposizione della Provincia, ha messo in evidenza una popolazione piuttosto eterogenea composta da immigrati irregolari e regolari.

ANALISI DEI DATI EMERSIAnalizzando le informazioni raccolte emerge che il ��% delle persone intervistate ha una età compresa dai 20 ai �0 anni. Il campione intervistato, circa il 1�% dell’intera popolazione stimata, è composto nella quasi totalità da uomini. Le donne, pur presenti in numero esiguo, non si sono rese disponibili al rapporto con gli operatori e le operatrici. La caratteristica principale degli immigrati presenti nel Vulture Alto Bradano è che essi non sono stanziali. Infatti l’8�% ha dichiarato di lasciare la zona dopo la campagna della raccolta del pomodoro. Gli stranieri intervistati provengono dai paesi dell’Africa sub-shariana. La stragrande maggioranza proviene dal Burkina Faso, segue la Costa D’Avorio, poi Ghana la Liberia e Nigeria. Il ��% degli intervitati ha dichiarato di non avere un permesso di soggiorno, e quindi di vivere in maniera irregolare in Italia, mentre il 2�% ha un permesso di soggiorno per motivi di lavoro o umanitari, ha presentato richiesta di asilo o ha ottenuto lo status di rifugiato. L’analisi della situazione lavorativa di Boreano fa venire a galla che gli imprenditori agricoli assumono, manodopera extracomunitaria, senza, però, corrispondere un compenso adeguato al tipo di mansione svolta. Spesso i lavoratori risultano assunti con regolare contratto di lavoro ma con una retribuzione che non corrisponde a quella che realmente dovrebbero percepire. La realtà che emerge è molto difficile e sconsolante. In questa area esistono condizioni di sfruttamento, di salario basso, di oppressione degli intermediari e dei datori di lavoro, di mancanza di tutela sindacale e si evidenzia l’assenza delle norme di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro. I braccianti occupati, in media, quest’anno hanno lavorato meno di � giorni a settimana. - Difatti l’accrescimento della popolazione di immigrati, dovuto all’aumento delle presenze extracomunitarie nel Vulture Alto Bradano anche per effetto dello sciopero

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del 2011 di Nardò - ha avuto come conseguenza la riduzione delle giornate lavorative pro-capite. La durata della giornata di lavoro è di 10/12 ore. Come è emersodall’ indagine dell’anno scorso, anche quest’anno, la metà dei lavoratori guadagna una cifra compresa tra i 2� e i �0 euro a giornata, mentre poco più di un terzo guadagna 2� euro o meno. Il compenso, pattuito sul luogo del reclutamento, è per numero di cassette di pomodori raccolte. Si è rilevato che un bracciante straniero guadagna dai �,� ai � euro, per raccogliere un cassone di pomodori da ��0 chili. Il ��% degli stranieri intervistati dichiara che alla remunerazione giornaliera vengono sottratti dai � a � euro destinati ai caporali. La comparazione del dato con quello dello scorso anno, fa emergere che il numero dei braccianti che contribuisce all’intermediazione irregolare del lavoro è aumentato. Estremamente consistente è la forma di organizzazione gerarchica del caporalato, che anche qui si è molto evoluta. Nonostante il clima di diffidenza e di timore generale che imperversa, la quasi totalità degli intervistati ha confermato l’esistenza di caporali e sottocaporali. È apparso un quadro generale che, evidenzia un contesto nel quale i caporali gestiscono da � a � campi di raccolta, manda i suoi assistenti, di solito extracomunitari, a gestire i lavoratori o a svolgere mansioni di autista e a di cucina. Insomma ci troviamo di fronte ad una squadra ben organizzata che ha gestito, nel 2012, dai �00 ai �00 braccianti agricoli stagionali dell’area. In questo clima di totale illegalità è frequente il mancato o ritardato pagamento del compenso. Il ��% riferisce di non essere pagato regolarmente - anche questo dato è in aumento rispetto al 2011. Se un immigrato stagionale deve sopravvivere con circa 2�0 euro mensili, così come è emerso da un calcolo effettuato, non può sostenere economicamente le famiglie nei paesi di origine. Invero, il �9% degli stagionali intervistati non riesce a mandare rimesse nel paese di provenienza perché riesce a sopravvivere a stento. Tuttavia le condizioni di lavoro e di retribuzione rilevate relegano queste persone a condizioni di povertà estrema, e se i datori di lavoro, non si dotano di norme di civiltà e di principi morali a soccorso e a sostegno di coloro che vivono in condizioni peggiori delle nostre, la condizione dei braccianti stagionali non potrà, mai, avere un risvolto positivo. Nel report annualità 2011 “Boreano not for sale” ho già avuto modo di segnalare un ulteriore fenomeno diffuso nelle campagne di Boreano: quello delle false buste paga. Le buste paga, regolarmente, consegnate e firmate dai lavoratori, risultano avere importi superiori alle retribuzioni effettivamente percepite obbligando di

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fatto il lavoratore a firmare buste paga false. È una casistica assai frequente, infatti il 9�% degli intervistati ha affermato di aver percepito delle somme diverse, ovviamente minori, da quelle esposte in busta paga regolarmente sottoscritta. In questo caso emerge che il bracciante è obbligato, con la minaccia velata di licenziamento, ad accettare la corresponsione di trattamenti retributivi deteriori e non corrispondenti alle prestazioni effettuate, ovvero, condizioni di lavoro contrarie alle leggi e ai contratti collettivi, arrivando a commettere il reato di estorsione, così come sancito dalla Corte di Cassazione, con la sentenza n. 128�/2011. Purtroppo le nuove ed importanti misure varate nel settembre 2011 (l’introduzione del reato di caporalato) e nel Luglio 2012 (concessione del permesso di soggiorno ai lavoratori che denunciano i loro sfruttatori) non hanno inciso significativamente sulla grave situazione delle campagne. Da gennaio a novembre 2012 le persone arrestate per i reati riguardanti lo sfruttamento e l’induzione in schiavitù sono state ���, mentre dall’entrata in vigore della norma che istituisce il reato di caporalato le persone denunciate o arrestate sono �2. Una massiccia azione di sensibilizzazione e di informazione potrebbe aumentare il numero di lavoratori che denunciano per migliorare la propria situazione lavorativa e di vita. In ogni caso sarebbe utile stimolare l’Ispettorato del Lavoro, in quanto organo di controllo preposto alla vigilanza, ad aumentare i controlli per ridurre o porre fine a queste pratiche antisindacali e illegali. In questo quadro, che assume i contorni di un evento confuso e forse aperto alle disfunzioni, è opportuno analizzare quali sono le ragioni che danno luogo a questo massiccio afflusso d’immigrati extracomunitari. Per esaminare meglio le motivazioni che portano un flusso così ingente

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di immigrati a Boreano è opportuno precisare che l’8�% vive da tempo in Italia e si sono, in genere, sufficientemente integrati e dall’altra parte, il 1�% è arrivato in Italia con l’ondata migratoria che rompe gli equilibri e che può dare luogo a conflitti e a tensioni sociali incontrollabili. Un fattore di spinta rilevante, che giustifica in parte un flusso così importante, è rappresentato dal sogno Europeo che i più frequenti rapporti fra i popoli e soprattutto i messaggi televisivi, captati anche dalle popolazioni più povere, tendono ad alimentare creando così una sorta di mito. Anche se la realtà appare diversa da quella sperata, anche l’area di Boreano è considerata come una sorta di via di uscita a intollerabili condizioni di miseria.L’aspirazione ad una maggiore e più garantita libertà personale e la relativa facilità - a basso costo - delle comunicazioni, la speranza di conseguire una libertà ignota nei paesi d’origine e la facilità di emigrazione, - poiché lo stesso sistema di libertà che vige nei paesi europei è incompatibile con un rigoroso sistema di controlli, di limitazione alla residenza, di sanzioni e di espulsioni, - sono sicuramente motivi che incidono in maniera concreta ad accrescere il fenomeno migratorio dei lavoratori stagionali in Basilicata nell’area del Vulture Alto Bradano.Sembra, a prima vista, che questa terra abbia tutto da dare e nulla da ricevere, invece in ogni cultura, anche in quelle economicamente più arretrate, vi sono valori che meritano di essere rispettati, appresi e valorizzati.

CONCLUSIONIPer concludere credo che questo tema, in definitiva, si potrà risolvere solo con la crescita intrecciata delle ragioni materiali e morali. Tra l’oculata gestione dell’emergenza e degli aiuti immediati che la Provincia offre a quest’area depressa, si dovrebbe raggiungere il difficile equilibrio che eviti , da un lato facili egoismi e, dall’altro, tentazioni di sfruttamento. È evidente che questo tipo di intervento emergenziale non risolve il problema ed è chiaro che bisogna perseguire politiche avanzate fondate sulla solidarietà, piuttosto che di retroguardia.

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ArCI BASIlICAtARELAZIONE SULL’ANDAMENTO DELL’ATTIVITÀ DI SUPPORTO / SOSTEGNO AI MIGRANTI DELL’ALTO BRADANO 27/08/2012 - 17/10/2012report a cura di Chiara Sassano

I DATIAl 2�/08/2012, data del primo contatto, sono presenti nella zona tra Boreano, Montemilone, Gaudiano, SS Santa Lucia circa 800 migranti.Altri 800 popolano la zona Mulini Matinelle nel comune di Palazzo S. Gervasio.Per poter esser certi di contattare il maggior numero di persone e rendere più efficace l’intervento, si è scelto un orario compatibile con l’attività lavorativa degli stranieri, generalmente dalle ore 1� fino a tarda sera. In una prima fase si è svolto un intervento a bassa soglia, per cui sono stati contattati tutti i migranti presenti sul territorio. Nella seconda fase sono stati effettuati colloqui individuali con i migranti allo scopo di identificare vittime di fenomeni criminali quali la tratta di persone, prevenire i rischi sanitari connessi alla diffusione di malattie a trasmissione sessuale, e promuovere nuovi

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percorsi di inserimento sociale.Sono state intervistate �0 persone, di cui 1� donne e � minori. Solo due minori, rispettivamente di � e 1� anni, sono risultati accompagnati e sono rientrati nella città di provenienza per l’inizio delle attività scolastiche. Altri quattro, tutti di 1� anni, hanno dichiarato di svolgere attività nei campi nel periodo estivo per contribuire all’economia familiare. Un ultimo ha esibito un documento con certificata età anagrafica 2� anni, ma ha affermato con inequivocabile decisione di avere solo 1� anni e di aver rilasciato falsa dichiarazione alle autorità competenti poiché impaurito e completamente solo sul territorio nazionale. Nel suo caso si è cercato di far pervenire dal Paese di origine il certificato di nascita, ma ad oggi non vi è stata risposta positiva.Il contatto con le donne è stato meno agevole perché maggiormente diffidenti e poco inclini ad aprirsi. Dalle poche interviste effettuate, è emerso che tutte le donne provenienti dal Burkina Faso provvedono all’approvvigionamento e alla cucina, mentre le donne nigeriane sono chiaramente destinate alla prostituzione e difficilmente avvicinabili poiché visibilmente controllate dai propri aguzzini. Gli stranieri intervistati provengono per lo più da paesi dell’Africa sub-sahariana: Burkina Faso, Ghana, Costa D’Avorio, Nigeria, 1 dal Senegal ed 1 dal Congo. Sono tutti giovani di età compresa tra i 20 e i �0 anni. Alcuni sembrano molto più giovani, ma non è stato possibile per tutti accertare l’età anagrafica.La quasi totalità dei lavoratori agricoli intervistati non è in possesso di un contratto di lavoro. Nella maggioranza dei casi si tratta di braccianti impiegati in produzioni di breve periodo, �/� giorni, salvo rare eccezioni. Quattro stranieri vivono ormai nella zona da oltre 18 mesi. Nella quasi totalità i migranti sono irregolari: approssimativamente l’8�% non ha un permesso di soggiorno, mentre il 1�% ha un permesso di soggiorno per motivi umanitari, motivi di lavoro, ha presentato richiesta d’asilo o ha ottenuto lo status di rifugiato. Anche i lavoratori in possesso di permesso di soggiorno lavorano in nero.La giornata di lavoro è molto lunga, dalle 10 alle 12 ore quotidiane, anche se non tutti i giorni. Dalle numerose interviste, sembra assai frequente il mancato o ritardato pagamento dell’esiguo salario. In tutti i casi si riscontra una mancata conoscenza dei diritti esigibili.A coloro che non hanno presentato richiesta né ricorso alla Commissione Territoriale si è fornito il Numero Verde dell’ARCI nazionale, che si occupa di richiedenti asilo.Molti richiedono strumenti per l’apprendimento della lingua italiana. Sarebbe auspicabile l’avvio di un corso di apprendimento per quanti restano nei casolari senza lavorare.

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Tutti concordano nel ritenere prioritario il problema abitativo e quello di trasporto ai luoghi di lavoro.

INTERVENTI TRASVERSALIIn data 0�/09/12 è stato effettuato l’accompagnamento di un minore alla struttura sanitaria di Venosa per forti dolori addominali. Non si è reso necessario procedere con il ricovero.In data 19/09/12 due stranieri hanno richiesto la prenotazione dei biglietti di ritorno nella città di provenienza e sono stati accompagnati al pullman per evitargli i costi di trasporto imposti dai connazionali.Due stranieri della Costa D’Avorio hanno richiesto l’intervento informale dell’equipe operatori per ottenere il salario.

CONSIDERAZIONIIl sovrapporsi delle sofferenze causate da violenze/maltrattamenti subiti nel proprio Paese a quelle durante la fuga, a quelle legate alle condizioni di estremo bisogno in cui si trovano nel Paese di arrivo, espone i migranti a rischio di riduzione in stato di schiavitù e rende necessaria la formulazione di un progetto terapeutico-riabilitativo e di inserimento sociale. Limitarsi a diagnosticare e curare lasciando agli altri il compito di indagare e denunciare le violenze è un intervento inappropriato. Il primo obiettivo da raggiungere è stato, allora, riconoscere alla vittima la sua dignità di persona in un percorso di riappropriazione dei diritti. Gli interventi, che si collocano nell’area di riduzione del danno, si sono occupati prioritariamente di prevenzione sanitaria, tutela della salute pubblica e mediazione dei conflitti e sono stati finalizzati a contrastare il fenomeno della tratta delle donne, del caporalato e delle annesse situazioni di violenza, sfruttamento e riduzione in schiavitù.Gli interventi si sono posti come un sistema integrato di azioni sociali e socio-sanitarie non solo finalizzati alla riduzione del danno ma anche come strategia prioritaria per la costruzione di contatti e relazioni. Il modello di intervento, pur essendo a bassa soglia, ha permesso di instaurare con le persone una relazione informale assai significativa. Il disagio sociale e culturale della popolazione straniera che affolla la zona dell’Alto Bradano è provocato soprattutto dagli ostacoli burocratici nell’iter della regolarizzazione dello status giuridico e di un successivo ricongiungimento familiare. Contano, tuttavia, e non poco, anche i problemi di accesso ai diritti fondamentali e di cittadinanza. In tal senso,

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fin dal primo contatto si è cercato di favorire il processo di integrazione sociale e culturale attraverso iniziative di orientamento e sostegno. Tutto nella convinzione che accoglienza e solidarietà debbano essere atti concreti attraverso i quali si aiuta un essere umano di altra nazionalità ad inserirsi in un tessuto che spesso è portato in maniera innaturale a respingerlo senza valutazioni di sorta. Un ponte fra la strada e i servizi, cercando di dare tutte le informazioni possibili rispetto ai presidi territoriali non solamente sanitari, supportando le varie richieste e indirizzandole correttamente.Rispetto allo scorso anno a Boreano non è cambiato nulla. Anzi la situazione è peggiorata. Ciò che si è potuto constatare fin dal primo giorno di intervento, infatti, è un rafforzamento delle organizzazioni criminali, dato dall’evidente aumento della presenza di donne nigeriane destinate alla prostituzione e dal crescente numero di migranti in cerca di “occupazione”.Ancora una volta la “filiera lunga” dei prodotti agricoli si attesta fonte di mediazioni estorsive e caporalato. Un’economia dell’assurdo i cui costi sono pagati dagli anelli più deboli: i lavoratori e i consumatori finali.Quanto più deboli e ricattabili sono i lavoratori, tanto più cadranno nelle grinfie del caporale che ne farà degli schiavi. Ogni mattina i “datori di lavoro” raccolgono gli stranieri e li accompagnano sui “luoghi di lavoro” dislocati nella zona, dove in cambio di una paga media giornaliera di 2�-�0 euro svolgono lavori usuranti a ritmi disumani.Sottopagati, senza diritti né alloggi dignitosi. Sono gli schiavi del presente, che coltivano le nostre terre.Numerosi gli interventi di sostegno, resi possibili dall’ascolto approfondito e non giudicante della persona e dal consolidamento della relazione e della fiducia nella capacità di rispondere adeguatamente alle richieste espresse. Dai colloqui, volti ad esplorare bisogni e risvolti emotivi dei vissuti, emergono numerose riflessioni: è stato alla sensibilità e alla coscienza dei diversi attori sociali coinvolti effettuare delle scelte e trovare le modalità per una traduzione operativa confacente alla complessità dei problemi analizzati.Altrettanto numerosi sono stati gli interventi di orientamento per le problematiche di tipo medico-sanitarie. In particolare si è cercato di promuovere la tutela della salute attraverso scelte responsabili su prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, procreazione, comportamento sessuale.Le proficue relazioni instaurate fanno ritenere che lo spazio di ascolto, sebbene non

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risolutivo dei problemi denunciati, abbia rappresentato un momento di fondamentale importanza e supporto al fine di consentire ai migranti di parlare di paure, problematiche e vissuti emotivi, nonché di far emergere le loro risorse. Dalle testimonianze raccolte durante i numerosi colloqui si possono cogliere le motivazioni più profonde di questi viaggi migratori. Nella valigia del migrante, che parte con un obiettivo di ordine economico (mettere da parte dei risparmi per migliorare la condizione di sé e della sua famiglia), ci sono i sogni, la curiosità e i dubbi per la nuova esperienza, la volontà di fare ma anche il timore di deludere i propri cari, e poi, la nostalgia delle cose e delle persone, la solitudine e la preoccupazione per la precarietà di ogni cosa. Fa parte del sogno anche la legittima ambizione di fare “dell’avventura fuori casa” un’esperienza di crescita personale. Ci sono immigrati, però, che vengono da un’altra storia; quando la partenza è una fuga, spesso non c’è il tempo per pensare a un piano migratorio: per i rifugiati l’unico progetto è salvarsi e salvare la vita dei propri cari. La separazione dai cari è traumatica, un’ “improvvisa amputazione” che genera uno stato di ansia, paura e preoccupazione, sia per chi parte, sia per chi rimane. Gli immigrati si sforzano tenacemente di trovare le strade per rimanere in Italia malgrado la crisi: ripiegano sulla sottoccupazione, si spostano sul territorio, probabilmente accettano più di prima anche il lavoro nero. Non intendono rinunciare alla speranza che li ha fatti partire. Preferiscono essere male occupati qui che falliti nel loro paese. In attesa di tempi migliori. Facilmente deducibile quanto il potere di scelta sia correlato al contesto di vita. Nessuno si è illuso che sarebbe stato facile, ma tutti credevano comunque nella solidarietà verso chi lavora onestamente per migliorare la sua condizione sociale.I migranti ci accolgono speranzosi e ci chiedono aiuto a gran voce poiché avvertono nel nostro supporto un percorso possibile di denuncia e affrancamento dalla schiavitù.

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ACCoGlIenzA IMMIGrAtI BoreAno 2012report a cura della Caritas diocesana di Melfi, Rapolla, Venosa

Il servizio che la Caritas Diocesana offre ai lavoratori provenienti dal Centro Africa non si limita più ai soli mesi estivi, perché alcuni di loro permangono o nelle campagne, per la raccolta dell’uva e delle olive, o si stabiliscono nella città di Venosa alla ricerca di lavoro stazionale. Forse, perché, in questo luogo hanno trovato accoglienza e ospitalità e quindi decidono di volerne essere parte integrante.Sono tanti coloro i quali nell’arco dell’anno incontrano gli operatori Caritas presso i Centri d’Ascolto, sia per aiuti di prima necessità sia per lo sbrigo di pratiche burocratiche che per un semplice ascolto. La testimonianza di un impegno continuo e duraturo senza sosta alcuna viene sottolineata dalla grande operosità dimostrata dai volontari durante lo scorso inverno quando, alcuni fratelli africani rimasti intrappolati a causa della neve nelle campagne di Boreano, sono stati sostenuti, sia umanamente che moralmente da quanti hanno prestato la loro opera di soccorso offrendo accoglienza in abitazioni calde, distribuendo derrate alimentari, indumenti e coperte.

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La Caritas, come ogni anno, è sempre pronta ad accogliere quanti arrivano, per i lavori stagionali, nelle campagne di Boreano. Molti di loro provengono da paesi del centro Africa, in maggioranza uomini, che durante il resto dell’anno vivono nelle altre regioni italiane, lavorando stagionalmente, oppure sono lavoratori in cassa integrazione o disoccupati perché, a causa della crisi, hanno perso i loro posti di lavoro.Svariati i racconti registrati, quotidianamente, dai volontari durante i pomeriggi trascorsi con i fratelli africani. È stata segnalata, anche, la presenza di giovani, che frequentano le università del nostro paese, e in molti casi, il ricavo del lavoro estivo serve loro per poter affrontare le spese universitarie. Cambia quindi anche il volto dell’immigrato, spesso immaginato come colui che lavora solo per inviare denaro alla famiglia rimasta nel paese di origine. Questi sono alcuni elementi innovativi che la Caritas Diocesana di Melfi Rapolla e Venosa ha osservato durante l’estate 2012, affiancando i lavoratori immigrati con una grande opera di sostegno caratterizzata dalla presenza quotidiana di volontari che offrivano un aiuto umanitario sia materiale, sia di prossimità, sia di costruzione e di speranza. Il lavoro compiuto in questi anni dalla Caritas Diocesana ha portato anche a una maggiore consapevolezza di ciò che accade in estate da parte della comunità venosina e più in generale, diocesana. Gli effetti sono stati tangibili quest’anno, infatti, rispetto agli anni precedenti, la comunità locale ha accolto diversamente questi fratelli immigrati, vedendoli non più come una minaccia, ma come qualcuno a cui offrire la propria collaborazione nella risoluzione di condizioni di vita poco dignitose. Si sottolinea, in questo senso, un aumento di persone che si sono rese disponibili a operare giornalmente per preparare e offrire agli immigrati quanto di necessario avessero bisogno. I volontari, inoltre, hanno rappresentato un importate fattore moltiplicatore nel coinvolgimento della comunità locale. Non solo Venosa ma anche altri paesi della Diocesi, quali Rapone, Rionero, Melfi, Lavello, un’ azienda alimentare sita in San Nicola di Melfi, hanno contribuito, con il loro supporto, a rendere il soggiorno dei lavoratori di Boreano più dignitoso.Ad abbracciare questa causa intere popolazioni coinvolte in raccolte alimentari e di indumenti, sensibilizzati dai sacerdoti e dai volontari delle varie Caritas parrocchiali. Giovani adulti, frequentanti scuole universitarie della Basilicata, e ragazzi del Servizio civile, i sacerdoti della Diocesi affiancati dal nostro vescovo, Padre Gianfranco Todisco,

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hanno voluto regalare un sorriso a questi nostri fratelli. Altrettanto importanti sono stati i due momenti di festa che hanno celebrato l’incontro della comunità locale con gli stranieri. La promozione di questi momenti da parte della Caritas diocesana nasce dall’idea che l’integrazione inizia dalla condivisione anche di momenti gioviali. La musica, lo sport, la cucina sono da sempre veicoli di comunicazione internazionale che superano ogni barriera linguistica ed etnica e uniscono tutti nella gioia della comunione.

CONCLUSIONIIn conclusione vorremmo che, questa ormai annosa situazione, dal prossimo anno finisse con la definitiva ed ormai improcrastinabile assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni civili e soprattutto una condivisione delle organizzazioni interessate alla presenza dei braccianti. La Regione Basilicata organizzi da subito un tavolo al quale invitare non solo le associazioni di volontariato che sono impegnate nel dare aiuto e solidarietà ai migranti, ma tutte quelle istituzioni che a diverso titolo dovrebbero assicurare la legalità e la necessaria tutela dei lavoratori. Non è più accettabile che in casolari diroccati, capanne improvvisate e di fortuna centinaia di persone vivano senza la presenza di quei requisiti minimi per vivere (acqua, luce, servizi igienici, ecc.) e senza, soprattutto, una civile tutela dei diritti umani e sociali. La nostra preoccupazione è che l’emergenza di ieri diventi la normalità di domani e ciò può determinare una deresponsabilizzazione di tutti i livelli istituzionali ed il perpetuarsi di situazioni di sfruttamento che mal si conciliano in una società cosiddetta civile. Gli immigrati non sono numeri bensì persone disposte a impegnarsi, ma bisognose di essere riconosciute nella loro dignità dagli italiani e sollecitate a lavorare insieme. È necessario che, a livello delle singole persone, cambi la mentalità (l’accoglienza dello straniero non è un compito, ma un modo di vivere e condividere), mentre a livello istituzionale è doveroso pretendere che la politica verso i migranti venga rafforzata in senso positivo. Non può mancare un ringraziamento a coloro che hanno realizzato, anche quest’anno, l’accoglienza minima alle centinaia di braccianti e pensiamo al coordinamento posto in essere dalla Provincia di Potenza ed ai collaboratori che, con diverse professionalità, hanno cercato di attutire l’impatto emergenziale.Da ora in avanti lavoreremo affinché la situazione di Boreano e dintorni esca dalla indifferenza generale per far prevalere la necessità di una riflessione appropriata, per cui

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tutti siamo chiamati a pensare alla urgenza di dare una risposta eticamente sostenibile e ponendo fine a ogni ideologia della contrapposizione e a ogni altra chiusura che non sia in grado di farsi carico delle sorti di queste “persone”.

I DATI

STRANIERI PRESENTI CASOLARI

28 luglio 40 3 1 agosto 50 43 agosto 70 55 agosto 70 56 agosto 70 510 agosto 80 611 agosto 100 712 agosto 120 813 agosto 200 1014 agosto 200 1016 agosto 250 1017 agosto 280 1218 agosto 280 1220 agosto 280 1221 agosto 300 1322 agosto 300 1323 agosto 350 1424 agosto 350 1427 agosto 350 1428 agosto 350 1429 agosto 350 1431 agosto 350 143 settembre 400 144 settembre 450 15

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6 settembre 450 157 settembre 550 1810 settembre 600 1811 settembre 650 1813 settembre 650 1817 settembre 700 1819 settembre 700 1820 settembre 700 1821 settembre 700 1822 settembre 700 1827 settembre 550 18 28 settembre 500 182 ottobre 450 183 ottobre 400 185 ottobre 350 1510 ottobre 300 1512 ottobre 250 1315 ottobre 200 1217 ottobre 200 819 ottobre 150 725 ottobre 100 527 ottobre Festa con gli immigrati a Venosa con distribuzione di ViVeri ai migranti presenti

InterventI umanItarI

28 luglio distribuzione di 50 pacchi ViVeri ai casolari abitati dai migranti

1 agosto distribuzione di 50 pacchi di ViVeri ai casolari abitati dai migranti

3 agosto distribuzione pane

5 agosto distribuzione di 70 pacchi ai casolari abitati dai migranti

6 agosto incontro con i laVorati a boreano

10 agosto n. 100 pezzi di pane nei casolari abitati

11 agosto sistemazione cisterne Vicino ai casolari abitati e distribuzione di 50 pacchi di ViVeri 12 agosto n. 150 pezzi di pane nei casolari abitati

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13 agosto approVVigionamento di acqua a tutti i casolari

14 agosto approVVigionamento acqua a tutti i casolari e distribuzione di 70 pacchi di ViVeri

16 agosto distribuzione pane di s. rocco

17 agosto n. 200 pezzi di pane di s. rocco per tutti i casolari - distribuzione di 50 pacchi di ViVeri - distribuzione amuchina tutti i casolari

18 agosto incontro con i laVorati a boreano

20 agosto n. 300 pezzi di pane - casolari boreano e mulini/ matinella e distribuzione di 100 pacchi di ViVeri

Festa con gli immigrati a Venosa con distribuzione di ViVeri ai 50 migranti presenti

21 agosto consegnata nuoVa cisterna - casolari mulini / matinella

22 agosto consegnato generatore - casolare dei ganesi

23 agosto incontro con il giornalista gioVanni rosa e distribuzione di 50 pacchi di ViVeri casolari boreano

24 agosto distribuzione di 50 pacchi di ViVeri 27 agosto indumenti - casolari santa lucia / montemilone

28 agosto n. 200 pezzi di pane e 200 pacchi ViVeri - casolari santa lucia /montemilone

29 agosto n. 153 pezzi di pane e pacchi ViVeri - casolare capitale n. 47 pezzi di pane e pacchi ViVeri - mulini/matinella

31 agosto n.150 pacchi ViVeri - n.4 pacchi di detersiVi e igiene personale- casolari mulini / matinella 3 settembre n. 50 coperte, scarpe e indumenti - casolari capitale

4 settembre n. 150 pacchi ViVeri - casolari santa lucia

5 settembre n.150 pacchi ViVeri - casolare capitale

6 settembre n. 124 pacchi ViVeri - indumenti, scarpe, n.6 coperte - casolari Via per andria

7 settembre n. 70 pacchi ViVeri - casolari montemilone - santa lucia - saraceno

10 settembre n. 30 coperte, indumenti - casolare santa lucia

11 settembre n. 40 pacchi di indumenti, paia di scarpe, asciugamani - casolari capitale e casolare alessandro

13 settembre n.100 pezzi di pane e pacchi ViVeri - casolare santa lucia e casolare alessandro montemilone

17 settembre n. 80 pacchi ViVeri - casolari montemilone - saraceno

19 settembre n.150 pezzi di pane e pacchi ViVeri - casolare santa lucia e casolare alessandro

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20 settembre n.182 pezzi di pane e pacchi ViVeri - casolare stregapede e metà casolari capitale

21 settembre n.130 pezzi di pane e pacchi ViVeri - casolare capitale

n.15 conFezioni di semola da 5 kg, n. 48 pezzi di pelati, n.17 bottiglie di olio, n. 20 coperte, indumenti, scarpe - casolari mulini/matinella

22 settembre consegnato biglietto per Vicenza a nonni abass

27 settembre n.210pezzi di pane e pacchi ViVeri, indumenti - casolari santa lucia, stregapede, capitale Fino alla baracca

28 settembre n. 150 pacchi ViVeri - casolari capiatale

2 ottobre n. 250 pezzi di pane e pacchi ViVeri - casolari mulini/matinella

n. 15 conFezioni di semola da 5kg - casolari esterni mulini/ matinella

3 ottobre n. 150 pezzi di pane e pacchi ViVeri, n. 30 coperte, indumenti, scarpe - casolari capitale 5 ottobre n. 50 pezzi di pane - casolari capitale, Via per andria

10 ottobre indumenti - casolari capitale, Via per andria 12 ottobre n.150 pezzi di pane e pacchi ViVeri - casolari capitale

15 ottobre n. 50 pezzi di pane - casolari capitale, Via per andria

17 ottobre indumenti - a quasi tutti i casolari

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19 ottobre n.70 pezzi di pane e pacchi ViVeri - casolari capitale

27 ottobre Festa con gli immigrati a Venosa con distribuzione di ViVeri ai migranti presenti.Ogni qualvolta venivano consegnati i pacchi viveri a ciascun casolaresi dava olio e rimacinata. Sono stati consegnati a � casolari i generatori acquistati l’annoscorso e riparati quest’anno ed inoltre lesono state affidate le cisterne d’acqua acquistate lo scorsoanno. Quest’anno, a causa dell’estendersi dei siti, sono state acquistateulteriori � cisterne d’acqua.Ogni pacco viveri conteneva:

2 pacchi di pasta 1 pacco di riso2 scatole di pelati2 scatolette tonno1 litro di latte1 pacco di merendine o biscotti o confezioni di succo di frutta2 scatole di legumi1 pezzo di formaggio1 pacco di farina o di zucchero.

ELENCO VOLONTARI

Filomena Tinelli, Titina Caretta, Anna Strafezza, Lilla Bondì, Florisia Doria, Elena Gisonno, Giuseppe Altieri, Rino De Musso, Angela Santoliquido, Vito Solimano, Michele Caglia, Maria Giovanna Altieri, Nicola De Vincentis, Michele Lopez, Giuseppe Erricone, Maria Zaccagnino, Savino Lotumolo, Antonio Di Stefano, Vincenzo Perillo, Donato Nolè, don Michele Del Cogliano, Saverio e Francesco Antenori, Lorenzo Perillo, Sara Perillo, Giovanna Cavaretta, Donato Antenori, Maria Zaccagnino, Adele Pace, Concetta Briscese, Carmela Mecca, Lina Giannini, Antonietta Martello, Maria Comodo, Marirosa Del Po, Antonietta Loconte, Paola Coviello, Maria Bonifacio, Carmelina Averbene, Anna Minutiello, Angela De Sario, Silvia Soldo, Antonella Di Nardo, Francesco De Sario.

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Ce.St.rI.M relAzIone PIAno Alto BrAdAnoreport a cura di Rosaria lamorte

Il Ce.St.Ri.M. Onlus in riferimento al Piano operativo Alto Bradano della Provincia di Potenza, volto a fronteggiare e contrastare ogni forma di caporalato, di lavoro nero e di sfruttamento dei lavoratori stagionali di quell’area, a partire da agosto 2012 si è impegnato a monitorare il territorio di pertinenza effettuando inizialmente una mappatura dei casolari abitati dagli immigrati, instaurando con essi dei primi contatti informali di conoscenza e, una volta superata la loro comprensibile diffidenza, incontrandoli personalmente e instaurando un dialogo più intenso e confidenziale, con particolare attenzione alle sitauazioni in cui versano le donne (a motivo dei progetti sulla tratta e grave sfruttamento di cui il Ce.ST.RI.M. Onlus è soggetto proponente e attuatore). Si è riusciti, così, ad incontrare all’incirca 1� donne per lo più di origine nigeriana. A queste si aggiungono alcune del Burkina Faso addette esclusivamente alla cucina della “comunità”. I colloqui individuali sono stati estremamente difficili da realizzare a causa della stretta sorveglianza cui le donne erano sottoposte ed alcune volte si è dovuto ricorrere a veri e propri atti diversivi per distogliere l’attenzione dei “capi” e consegnare di nascosto

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i biglietti con riferimenti al Numero Verde Nazionale antitratta e della reperibilità H2�. Grazie all’apporto dello staff operativo, composto anche da una psicologa e due mediatori culturali (di cui una di origine nigeriana), è stato possibile individuare i “capi” dei vari gruppi nonché la presenza di 2 madames: questo ha portato a comprendere e ad accertare il fenomeno della prostituzione soprattutto nella comunità nigeriana.Sono state accertate, inoltre, altre forme di sfruttamento come ad es. la vendita di prodotti alimentari a prezzi maggiorati o la richiesta di una quota per effettuare la ricarica del cellulare. A queste donne sono state date informazioni inerenti il programma di assistenza e protezione previsto dall’ex art. 18 nonché tutti i possibili riferimenti per la segnalazione e la denuncia di casi di sfruttamento. Nei vari casolari visitati si è riscontrata pure la presenza di ragazzi minorenni (anni 1�) e quella di un bambino di � anni. Molti hanno lamentato l’inadeguatezza nell’utilizzo di casolari abbandonati quali alloggi abituali riferendo che avrebbero preferito delle sistemazioni più conformi alla vita comunitaria. Nell’ambito di questo progetto non si è mancato di supportare anche gli uomini, ai quali è stato garantito una prima forma di accompagnamento e dotati di schede informative con recapiti di associazioni e/o enti che operano su tutto ilo territorio nazionale a favore degli immigrati. Tutto questo a motivo di una esplicita richiesta dei ragazzi desiderosi di spostarsi verso le regioni del Nord Italia al termine della stagione di raccolta del pomodoro. Sono stati incontrati e ascoltati giovani extracomunitari, alcuni dei quali studenti (scuola media di secondo grado) adulti con relativa famiglia, provenienti dalle regioni del Nord Italia, ove, grazie alle opportunità lavorative offerte loro, hanno vissuto una puiù serena forma di integrazione. Purtroppo la perdita del lavoro e il conseguente stravolgimento del proprio progetto di vita, li ha proiettati in quella dimensione nuova e umanamente più degradante del lavoro stagionale in qualità di raccoglitori di pomodori. Le condizioni lavorative prossime al vero e proprio sfruttamento della persona unite a quelle igienico-sanitarie, determinano una realtà di vita che nulla ha di umano: la dignità della persona umana è sostanzialmente annullata.Da questa analisi, dunque, emerge tutta la drammaticità di una realtà a noi prossima verso

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la quale è necessario assumere una chiara posizione. Il degrado umano che si constata con evidenza è espressione dell’assoluta mancanza di regole, o meglio, di ciò che noi chiamiamo “cultura della legalità”. Riteniamo, dunque, che tanto è stato fatto, molto resta da fare. Crediamo, inoltre, che un autentico servizio di promozione umana non possa risolversi in una prassi di natura assistenzialistica, ma al contrario una prassi che coinvolga ogni dimensione della persona in vista di un concreto e sostenibile progetto di vita.

Rosaria lamorteResponsabile del Progetto “Donna e Libera”

Ce.St.Ri.M. OnlusVia Santa Maria di Betlehem, n. �8�100 Potenza

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eMerGenCYAnche quest’anno è stata riconosciuta l’importanza di una presenza qualificata di assistenza sanitaria sul territorio del Vulture Alto Bradano. L’ASP, per sua competenza istituzionale nelle attività di prevenzione, assistenza, cura, riabilitazione e reinserimento dei soggetti appartenenti alle fasce deboli della popolazione, assicura il diritto alle cure mediche anche a favore dei lavoratori stagionali immigrati. Infatti i servizi di natura sanitaria e sociosanitaria rientrano tra i servizi minimi di assistenza individuale e collettiva e, nel caso di stranieri temporaneamente presenti nel territorio nazionale, la cura avviene attraverso le formule dei codici STP/ENI (rilascio tessere per stranieri temporaneamente presenti).Nel contesto che ogni anno viene a determinarsi nell’agro di Venosa, caratterizzato da una forte presenza di migranti che vivono in case abbandonate prive di corrente elettrica e di servizi igienici, dato l’alto rischio che si determinino vere e proprie emergenze sanitarie, è necessario facilitare l’integrazione e l’accesso dei pazienti ai servizi del territorio. La ONG (organizzazione non governativa) Emergency è stata riconosciuta dalla Provincia di Potenza e dall’ASP come un facilitatore per la realizzazione e l’accesso ai servizi rivolti

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ai migranti. Emergency, che fornisce cure medico-chirurgiche di alta qualità alle vittime della guerra, delle mine antiuomo e della povertà, a milioni di persone in tutto il mondo, ha inserito l’area di Boreano nel suo “Programma Italia”operando attraverso ambulatori mobili, “Polibus”, per l’accesso alla salute di gruppi vulnerabili in situazioni emergenziali come i flussi di migranti impiegati nell’agricoltura.Attraverso il “Protocollo di intesa per la promozione, l’organizzazione e la gestione della salute e dei diritti delle popolazioni migranti delle persone in stato di bisogno” stipulato fra la Provincia di Potenza, l’ASP PZ ed Emergency Life Support for Civilian War Victims ONG/ONLUS è stata garantita la presenza dell’ambulatorio mobile per visite di medicina generale e anche specialistiche, se necessario, con personale specializzato. In un clima di grande collaborazione è stato possibile gestire efficacemente visite mediche, indagini diagnostiche e di laboratorio, farmacia e rifiuti speciali.Sono stati così seguiti centinaia di pazienti tra i diciotto e cinquant’anni per lo più provenienti dall’Africa Subsahariana, abbattendo le barriere di accesso alle cure mediche e assicurando un’efficiente medicina di base.

LE ASSOCIAZIONI A SUPPORTO DI EMERGENCY:Associazione A.MI.C.A. ONLUS - Protezione Civile - e Centro di Documentazione Associazione Michele Mancino.Sono associazioni di grande esperienza e capacità tecniche, di Palazzo San Gervasio, che hanno assicurato una costante presenza sul campo, disponibili a risolvere celermente ogni problema emergente attraverso il servizio a chiamata svolto da volontari. L’Associazione A.MI.C.A. ONLUS, disponibile con la propria “automedica”, ha effettuato decine di trasporti a supporto dei volontari di Emergency percorrendo fino a 1.�00 KM per pazienti bisognosi di cure e di esami specifici eseguibili solo nella struttura ospedaliera.Il Centro di Documentazione Associazione Michele Mancino, tramite i suoi volontari, ha presidiato permanentemente le campagne provvedendo con proprio mezzo all’accompagnamento presso le Questure, gli Uffici Postali, il Sindacato e le strutture mediche e sanitarie percorrendo circa �.000 KM. Tra le associazioni a supporto di Emergency vi è da segnalare l’impegno di Cittadinanza Attiva che che ha offerto l’informazione necessaria (provvedendo alla stampa di materiale informativo) per le questioni generali di carattere sanitario e che si è occupata del trasporto dell’acqua, del supporto informativo e logistico per l’iscrizione dei lavoratori stranieri presso il Centro per l’Impiego.

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Info [email protected]. 0971 417297 fax 0971 417340www.provincia.potenza.it

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