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Intellectual Output 1 Regional dossier PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

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Regional dossier

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

INDICE1. Il quadro istituzionale

1.1 Il sistema educativo italiano1.2 Il sistema educativo trentino1.3 L’alternanza scuola lavoro e l’apprendistato in Italia1.4 La normativa nazionale e provinciale

2. Il contesto socio-economico e il quadro d’insieme del mercato del lavoro

3. La connessione tra la formazione professionale e il sistema duale nell’intero sistema educativo.

4. Gli standard del processo di apprendimento

5. Il processo di formazione/apprendistato

6. Monitoraggio e sistema di valutazione

7. Raggiungimento delle competenze chiave nella lettura, nell’alfabetizzazione matematica e scientifica, come richiesto dal quadro europeo

8. Opportunità d’inclusione (SEN, ESL, immigranti, divario di genere (?), disabilità, svantaggio sociale)

9. Problemi principali connessi alla transizione scuola lavoro

10 Dati chiave

11 Costi e benefici

12 Quadro d’insieme del ruolo delle altre parti sociali (istituzioni, imprese di formazione e enti competenti)

13 Quadro d’insieme del finanziamento speciale o di altre misure speciali per il sistema duale.

14 Competenze dei formatori e degli insegnanti.

15 Modi per promuovere l’attrattività del sistema duale, e qual è la direzione/trend

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16 Punti di forza, fattori di successo, punti di debolezza, opportunità, sfide e minacce.

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CAPITOLO PRIMOIL QUADRO ISTITUZIONALE NAZIONALE E PROVINCIALE

1.1.1. Il sistema educativo italiano

In Italia, il sistema educativo di istruzione e di formazione è organizzato in base ai principi della sussidiarietà e dell’autonomia delle istituzioni scolastiche. Lo Stato ha la competenza legislativa esclusiva per quanto riguarda le “norme generali sull’istruzione”, e la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale e i principi fondamentali che le Regioni devono rispettare nell’esercizio delle loro competenze. Le Regioni hanno la potestà legislativa concorrente in materia di istruzione, ed esclusiva in materia di istruzione e formazione professionale. Le scuole hanno autonomia didattica, organizzativa e di ricerca, sperimentazione e sviluppo. Il sistema educativo (legge 53/2003, legge di riforma )è attualmente organizzato come segue:

scuola dell'infanzia per i bambini da 3 a 6 anni; primo ciclo di istruzione, della durata complessiva di 8 anni, articolato in:

- scuola primaria (5 anni di durata) per i bambini da 6 a 11 anni;- scuola secondaria di primo grado (3 anni di durata) per alunni da 11 a 14 anni;

secondo ciclo di istruzione costituito da due tipi di percorsi:- scuola secondaria di secondo grado di competenza statale, della durata di 5 anni,

rivolta agli alunni dai 14 ai 19 anni. Appartengono a questo percorso i licei, gli istituti tecnici e gli istituti professionali;

- i percorsi triennali e quadriennali di istruzione e formazione professionale (IeFP) di competenza regionale, rivolti a giovani che hanno concluso il primo ciclo di istruzione.

istruzione e formazione post‐secondaria non terziaria che offre due diversi percorsi: - percorsi post-qualifica e post-diploma (durata fino ad un anno);- istruzione e formazione tecnica superiore IFTS (durata 1anno);

Istruzione superiore terziaria offerta dalle università e dall'Alta formazione artistica e musicale (Afam). L'istruzione superiore è organizzata in percorsi di primo, secondo e terzo ciclo, sulla base della struttura del Processo di Bologna.

Istruzione superiore terziaria non accademica (ITS percorsi di durata biennale con la possibilità per particolari percorsi legati alle professioni ordinistiche di un ulteriore anno ai sensi del DPCM del 25 gennaio 2008 e DM 7 settembre 2011 e 7 febbraio 2013) (.

L'istruzione obbligatoria ha la durata di 10 anni, da 6 a 16 anni di età, e comprende gli otto anni del primo ciclo di istruzione e i primi due anni del secondo ciclo (DM 139/2007). Dopo aver concluso il primo ciclo di istruzione, gli ultimi due anni di obbligo (da 14 a 16

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anni di età), possono essere assolti nella scuola secondaria di secondo grado, di competenza statale (licei, istituti tecnici e istituti professionali), o nei percorsi di istruzione e formazione professionale di competenza regionale (legge 133/2008).Inoltre, tutti i giovani devono rispettare il diritto/dovere di istruzione e formazione per almeno 12 anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica professionale triennale entro il 18° anno di età (legge 53/2003 e Decreto legislativo 76/2005).Infine, i giovani di 15 anni possono assolvere l'ultimo anno di obbligo di istruzione anche attraverso il contratto di apprendistato, a condizione della necessaria intesa tra Regioni, Ministero del lavoro, Ministero dell'istruzione e parti sociali (legge 183/2010 e Decreto legislativo n. 167/2011 Testo unico sull’apprendistato).

L'obbligo di istruzione si riferisce sia all'iscrizione che alla frequenza dei livelli di istruzione compresi nell'obbligo, che può essere assolto.- nelle scuole statali o nelle scuole paritarie, ma anche attraverso l'istruzione familiare o

nelle scuole non paritarie, nel rispetto di determinate condizioni;- nei percorsi di istruzione e formazione professionale di competenza regionale (negli

ultimi due anni) presso le istituzioni formative regionali o accreditate dalle stesseI genitori degli studenti, o chiunque ne faccia le veci, sono responsabili dell'adempimento dell'obbligo di istruzione dei propri figli, mentre alla vigilanza sull'adempimento dell'obbligo provvedono i Comuni di residenza e i dirigenti scolastici delle scuole in cui sono iscritti gli alunni.A conclusione del periodo di istruzione obbligatoria, in caso di mancata conclusione del percorso scolastico o formativo, viene rilasciato all'allievo una dichiarazione attestante l'adempimento dell'obbligo di istruzione nonché le competenze acquisite, che costituiscono credito formativo al fine dell'eventuale proseguimento negli studi scolastici e formativi.

La riforma del secondo ciclo di istruzione è entrata in vigore dall'anno scolastico 2010-2011 e con quest’anno escono i primi diplomati che concludono i nuovi percorsi di studi. La riforma si articola in percorsi di istruzione di durata quinquennale (licei, istituti tecnici, istituti professionali) e percorsi di istruzione e formazione professionale (triennali e quadriennali), di competenza regionale Si tratta di una riforma che ha introdotto novità ordinamentali importanti per la scelta dei percorsi di studio. Inoltre la riforma riconosce alle scuole una maggiore autonomia consentendo loro di elaborare piani formativi adatti alle richieste dell'utenza e del territorio, pur nel rispetto del percorso di studi previsto a livello nazionale. I percorsi di istruzione sono articolati in due bienni e in un quinto anno al termine del quale si sostiene l'esame di Stato, propedeutico al proseguimento degli studi universitari.

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Il liceo prevede sei percorsi, alcuni dei quali si articolano in indirizzi (il liceo artistico ne ha sei), oppure prevedono un'opzione, cioè un piano di studi diverso rispetto a quello principale:1. Liceo artistico - indirizzo Arti figurative, Architettura e ambiente, indirizzo Design,

Audiovisivo e multimediale, indirizzo Grafica, Scenografia.2. Liceo classico3. Liceo linguistico4. liceo musicale e coreutico, con le sezioni Musicale e Coreutica5. Liceo scientifico e opzione scienze applicate6. Liceo delle scienze umane e opzione economico-sociale.

Gli istituti tecnici, al termine dei quali si consegue il diploma di istruzione tecnica, si ripartiscono in due settori:1. Economico articolato in due indirizzi (indirizzo Amministrazione, Finanza e

marketing, indirizzo Turismo);2. Tecnologico articolato in 9 indirizzi (indirizzo Meccanica, meccatronica ed energia,

indirizzo Trasporti e logistica, indirizzo Elettronica ed elettrotecnica, indirizzo Informatica e telecomunicazioni, indirizzo Grafica e comunicazione, indirizzo Chimica, materiali e biotecnologie, indirizzo Sistema moda, indirizzo Agraria, agroalimentare e agroindustria, indirizzo Costruzioni , ambiente e territorio).

Sono previste articolazioni ed opzioni per corrispondere alle diverse e specifiche esigenze produttive.Gli istituti professionali al termine dei quali si consegue il diploma di istruzione professionale, si ripartiscono in due settori:1. il settore dei servizi articolato in quattro indirizzi (indirizzo Servizi per l'agricoltura e lo

sviluppo rurale, indirizzo Servizi socio-sanitari, indirizzo Servizi per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera, indirizzo servizi commerciali)

2. il settore industria e artigianato articolato in due indirizzi ( indirizzo Produzioni industriali e artigianali e indirizzo Manutenzione e assistenza tecnica).

Il sistema di istruzione e formazione professionale (IeF.P.) si articola in percorsi di durata triennale e quadriennale, finalizzati al conseguimento – rispettivamente – di qualifiche e diplomi professionali. Le qualifiche e i diplomi professionali, di competenza regionale, sono riconosciuti e spendibili a livello nazionale e comunitario, in quanto compresi in un apposito Repertorio nazionale, condiviso tra Stato e Regioni con Accordi del 27 luglio 2011 e del 19 gennaio 2012. A partire dai 15 anni di età, si può conseguire una qualifica professionale anche attraverso l’apprendistato di 1° livello (D.Lgs. 167/2011 art. 3), così come regolato dall’Accordo in Conferenza Stato Regioni del 15 marzo 2012. Al termine dei primi due anni, inoltre, viene rilasciato - su richiesta dello studente - il certificato delle competenze di base acquisite nell’assolvimento dell’obbligo di istruzione.

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Le modalità organizzative e le metodologie di realizzazione dei percorsi prevedono attività di stage, di laboratorio e di tirocinio e si caratterizzano per flessibilità e personalizzazione. I percorsi IeFP sono realizzati dalle strutture formative accreditate dalle Regioni, secondo criteri condivisi a livello nazionale, oppure dagli Istituti Professionali, in regime di sussidiarietà, se previsto dalla programmazione regionale, ai sensi dell’Intesa in Conferenza unificata del 16 dicembre 2010.

Dopo il superamento dell'esame di Stato conclusivo dell'istruzione secondaria di secondo grado, si accede ai corsi:- di istruzione terziaria accademica (università e Afam). Le condizioni specifiche di

ammissione rientrano nelle competenze del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (MIUR) e/o delle singole istituzioni del settore universitario e del settore Afam;

- di istruzione terziaria non accademica (ITS).La qualifica professionale triennale o il diploma professionale quadriennale, ottenuti nei corsi di istruzione e formazione professionale di competenza regionale, permettono l'accesso ai corsi di istruzione professionale cosiddetti di 'secondo livello' o post qualifica/post diploma, ai quali si può accedere anche dopo il conseguimento del diploma di istruzione secondaria superiore. Con lo stesso diploma si accede anche ai corsi di Istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS).

In questa periodo è in atto un ulteriore processo di riforma nazionale chiamata “la Buona Scuola” che sta procedendo nelle sue fasi di consultazione e di discussione parlamentare.

GRAFICO DEL SISTEMA EDUCATIVO ITALIANO

Età degli studenti durata del programma (anni)

Fonte Eurydice

Il sistema educativo trentino

La Provincia Autonoma di Trento (PAT) gode di un particolare Statuto speciale di autonomia (dal 1948 , riformato nel 1972), che la caratterizza ulteriormente rispetto alle altre Regioni italiane.

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Con riferimento al quadro nazionale, che richiama in tutti i suoi provvedimenti il particolare status di autonomia delle Province autonome di Trento e Bolzano, la PAT ha competenza primaria in materia di formazione professionale e competenza concorrente in materia di istruzione e di lavoro (ivi compreso l’apprendistato).Per questa sua caratterizzazione ordinamentale la PAT, fin dalla sua origine, ha fortemente investito:

• sul sistema della formazione professionale a partire dal 1959 (prima legge provinciale sulla FP), innovando sistematicamente i propri percorsi che dal 1994 sono triennali (a livello nazionale dal 2003) e che dal 2003 prevede quarti anni per il rilascio del diploma professionale (a livello nazionale dal 2010);

• sul sistema scolastico con le norme di attuazione del 1988 (Decreto del Presidente della Repubblica 15 luglio 1988, n. 405), che ha comportato la competenza provinciale in materia di personale della scuola, garantendone in ogni caso la mobilità extraprovinciale;

• sul sistema universitario e della ricerca;• sulla sistema di formazione terziaria non accademica a partire dal 2004 con i percorsi

di alta formazione professionale (ITS a livello nazionale nel 2009);• sulle politiche del lavoro (vedi legge provinciale 19/1983)

anticipando in molti casi riforme e orientamenti che hanno successivamente trovato riscontro anche sul versante nazionale.

Rispetto al sistema educativo italiano il sistema provinciale si caratterizza per una sostanziale somiglianza con il quadro nazionale per quanto riguarda l’istruzione secondaria di primo e di secondo grado, ma presenta alcune specificità rispetto all’istruzione professionale, l’istruzione e formazione professionale e alta formazione professionale (vedi ITS nazionale).

Il sistema educativo trentino è definito con un apposita legge provinciale (cfr. normativa provinciale) e dai suoi regolamenti attuativi.In particolare il regolamento provinciale sul secondo ciclo ha un carattere unitario e vale per l’istruzione secondaria di secondo grado, l’istruzione e formazione professionale e l’apprendistato per il conseguimento della qualifica e del diploma professionale. Al sistema dell’istruzione e formazione professionale (IeFP) si assegna un ruolo significativo nell’offerta del secondo ciclo al pari dell’istruzione liceale, tecnica e professionale, .con una propria identità, collocazione e rilievo strategico per lo sviluppo socio-economico provinciale (repertorio delle figure professionali e offerta dei percorsi fortemente raccordati alle filiere produttive e alle prospettive di sviluppo).

Le scelte operate a livello provinciale sul secondo ciclo riguardano:

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- la confluenza nell’istruzione tecnica (IT) e nell’istruzione e formazione professionale (IeFP) degli indirizzi dei percorsi del secondo ciclo, prevedendo l’offerta dell’istruzione professionale nei soli settori e indirizzi non presenti nell’offerta dell’istruzione e formazione professionale;

- la continuità, nel primo biennio con i percorsi del primo ciclo e l’unitarietà dell’intero secondo ciclo a garanzia dell’equivalenza formativa dei diversi percorsi (di istruzione e di IeFP) entro l’obbligo di istruzione.

L’offerta dell’istruzione secondaria di secondo grado è analoga a quella nazionale per l’istruzione liceale e tecnica e si riferisce al solo indirizzo socio-sanitario per l’istruzione .professionale ed hanno una struttura identica a quella nazionale (2+2+1).

I percorsi di istruzione e formazione professionale provinciali sono suddivisi in 3 settori (agricoltura e ambiente, industria e artigianato e servizi), 12 indirizzi, 9 articolazioni 12 opzioni per 24 qualifiche professionali e 21 diplomi professionali e si strutturano in:- un biennio iniziale, un terzo anno, per il conseguimento della qualifica professionale, e un

quarto anno, per il conseguimento del diploma professionale;- un quadriennio, articolato in due bienni, per esigenze formative specifiche di settore

individuate dalla Giunta Provinciale, al termine del quale si consegue un diploma professionale.

Le qualifiche professionali attualmente rilasciate sono 24 e risultano le seguenti:1. operatore agricolo delle lavorazioni zootecniche2. operatore agricolo delle produzioni vegetali3. operatore agricolo in ortoflorovivaismo e verde4. operatore della trasformazione agroalimentare lattiero casearia5. operatore della trasformazione agroalimentare della lavorazione carni6. operatore della trasformazione agroalimentare vegetale7. operatore meccanico8. operatore di carpenteria metallica9. operatore elettrico10. operatore elettronico11. operatore meccatronico12. operatore delle costruzioni edili13. operatore della carpenteria in legno14. operatore di impianti termoidraulici15. operatore alla riparazione di veicoli a motore16. operatore del legno17. operatore dell'abbigliamento18. operatore grafico multimediale

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19. operatore di gastronomia e arte bianca20. operatore dell'accoglienza e ospitalita'21. estetista22. acconciatore23. operatore ai servizi di impresa24. operatore ai servizi di vendita

I diplomi professionale attualmente rilasciati sono 21 e risultano i seguenti1.Tecnico imprenditore agricolo- indirizzo lavorazioni zootecniche- indirizzo produzioni vegetali- indirizzo ortoflorovivaismo e del verde2. Tecnico agricolo- indirizzo lavorazioni zootecniche- indirizzo produzioni vegetali- indirizzo ortoflorovivaismo e del verde3. Tecnico della trasformazione agroalimentare- indirizzo trasformazione vegetale;- indirizzo trasformazione lattiero - caseario- indirizzo lavorazione carni4. Tecnico per l’automazione industriale5. Tecnico per la conduzione e la manutenzione di impianti automatizzati6. Tecnico elettrico7. Tecnico edile8. Tecnico edile di carpenteria del legno9. Tecnico di impianti termici10. Tecnico riparatore di veicoli a motore11. Tecnico del legno12. Tecnico dell’abbigliamento13. Tecnico grafico multimediale14. Tecnico di cucina e della ristorazione (fino al 2014 -2015)15. Tecnico dei servizi di sala e bar (fino al 2014 -2015)16. Tecnico dei servizi di impresa17. Tecnico commerciale delle vendite18. Tecnico dei trattamenti estetici19. Tecnico dell’acconciatura20. Tecnico dei servizi di animazione turistico - sportiva e del tempo libero21. Tecnico Operatore Socio Sanitario (dal 2014 -2015)22. Tecnico di gastronomia e arte bianca (dal 2015 -2016)23. Tecnico dell’accoglienza e ospitalità (dal 2015 -2016)

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I percorsi di IeFP valorizzano tutte le metodologie e gli strumenti per favorire una positiva transizione scuola-lavoro ovvero la formazione pratica laboratoriale, la formazione in imprese simulate, tirocini curriculari, l’alternanza scuola-lavoro ed i tirocini estivi (di cui tratteremo più avanti nel capitolo tre). In particolare il tirocinio curriculare è previsto in forma integrata con diverse finalità nel terzo anno(stage di almeno 120 ore su 1066 ore corso) e nel quarto anno, dove l’alternanza tra la formazione in aula e la formazione in azienda è effettiva (da un minimo del 35% ad un massimo del 50% di 1066 ore corso) ed è volta al conseguimento delle competenze in esito al diploma di tecnico professionale, dove le imprese partecipano direttamente nella realizzazione complessiva del percorso.

Un ulteriore caratterizzazione del sistema dell’IeFP provinciale è costituito da un corso annuale, che consente agli studenti, che hanno conseguito il diploma professionale nei percorsi di istruzione e formazione professionale, di sostenere uno specifico esame di stato (CAPES). Ciò a seguito di un Protocollo con il Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca e le province autonome di Trento e Bolzano, sottoscritto il 7 febbraio 2013, che attua la previsione normativa, definita nel regolamento dell’istruzione professionale statale (comma 5 dell’art. 6 del DPR n. 87 del 2010).Il corso annuale, avviato per la prima volta nel 2014-15, si riferisce a quattro grandi settori (agricoltura e ambiente, industria e artigianato, servizi e servizi socio-sanitari) dove confluiscono i diversi diplomi professionali e consente di sostenere uno specifico esame di stato di istruzione professionale su aree di apprendimento prevalentemente teoriche (aree linguistica, matematica, scientifica e tecnologica e storico-socio-economica) e su uno specifico project work, che valorizza la componente professionale acquisita nel quadriennio precedente. Il corso annuale è realizzato dalle istituzioni formative e si caratterizza per:

- profilo del corso annuale;- posti disponibili per ciascun corso (minimo 10-massimo 25 studenti);- durata di 990 ore;- indicazioni metodologiche e i criteri generali di valutazione;- struttura del corso prevalentemente teorico (70% delle ore dedicato al rafforzamento

delle aree di apprendimento linguistico, matematico, scientifico e tecnologico, storico-socio economico);

- articolazione e finalità delle diverse aree di apprendimento con il relativo quadro orario;

- flessibilizzazione della quota oraria del 10% ed alcune indicazioni preliminari sull’esame di stato;

- diplomi professionali di accesso per il conseguimento del diploma di istruzione professionale coerente al titolo di IeFP;

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- modalità di accertamento dei prerequisiti per l’accesso al corso;- struttura delle prove scritte, predisposte dall’IPRASE, del colloquio e della

valutazione dei titoli;- composizione della commissione di valutazione per l’accesso al corso.

I corsi annuali per il conseguimento dell’esame di stato si affiancano alle altre opportunità offerte a livello provinciale di transizione verso l’istruzione tecnica e di integrazione tra istituzioni formative e scolastiche del secondo ciclo. Queste transizioni prevedono misure di accompagnamento assistito tra l’istituzione formativa di provenienza e quella scolastica di destinazione per i diversi indirizzi del secondo ciclo e costituiscono un patrimonio importante del sistema educativo trentino, a partire dal 1995 in avanti, con la sottoscrizione di apposite intese con il Ministero dell’Istruzione, poi recepite nell’ordinamento nazionale.

Accanto alla prerogativa di assicurare agli studenti dell’istruzione e formazione professionale la possibilità di accedere ai più alti livelli di istruzione l’ulteriore sfida per il sistema trentino, sulla scorta delle positive esperienze maturate con l’alternanza scuola-lavoro, i tirocini curriculari, estivi e di orientamento, è quella di garantire l’avvio in forma stabile e strutturata di un’offerta di percorsi in apprendistato partendo dai percorsi per il conseguimento la qualifica e del diploma professionale ed in prospettiva coinvolgendo anche i percorsi dell’istruzione tecnica (vedi capitolo tre).

Qualifica professionale di operatore

Sviluppo e articolazione dei sistemi di istruzione e formazione in Trentino2524

23 22

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14

ISU – PRIMO CICLOLaurea triennale

Diploma di tecnico professionale

Settore 1 anno

2 anno

4 anno

Età

Indirizzo / Articolazione

ESAME DI STATO

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Istr

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Età

ISTRUZIONE TECNICA SUPERIORE (ITS)

ALTA FORMAZIONE PROFESSIONALE (AFP biennale)

Diploma di tecnico superiore

CORSO ANNUALE PER L’ESAME DI STATO

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ISU – SECONDO CICLOLaurea Magistrale

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ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIORE (IFTS) annuale

3 anno

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I numeri del sistema educativo Trentino

La partecipazione al sistema del secondo ciclo da parte della popolazione studentesca trentina si caratterizza rispetto al dato nazionale per una percentuale elevata di giovani trentini iscritti all’istruzione e formazione professionale pari al 23%.In particolare il valore dell’IeFP, quale canale privilegiato per la formazione alla professionalità e allo sviluppo complessivo della persona è confermato dal trend di crescita sia per quanto riguarda l’ampliamento dell’offerta formativa con particolare riferimento allo sviluppo della filiera in senso verticale con l’incremento delle opportunità del quarto anno di diploma professionale sia per quanto concerne le iscrizioni: che sono sistematicamente aumentate nel corso degli ultimi anni. La scelta dell’IeFP al termine del primo ciclo di istruzione coinvolge ora oltre il 24% dei licenziati della scuola media. Inoltre la propensione degli studenti qualificati a proseguire la propria formazione è attualmente pari al 56% per quanto concerne l’iscrizione al quarto anno di IeFP e intorno al 10% per quanto concerne la prosecuzione in un percorso di istruzione del secondo ciclo.

Iscritti nel 2014/15Percorsi scolastici del secondo ciclo

n.studenti

distribuzione %

Scuola secondaria I°ciclo 16.636

Licei 11.566 43 % Scuola primaria 27.131Istituti tecnici 8.515 32 % Totale primo ciclo 43.767Istituti professionali

572 2 %

IeFP 6.094 23 % Scuola dell’infanzia 16.142Totale secondo ciclo

26.747 100%

ABITANTI 536.237

POPOLAZIONE SCOLASTICA 86.656

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Anno scolastico 2014/2015

FORMAZIONE PROFESSIONALE PROVINCIALE

23%

TECNICO32%

ARTISTICO5%

ISTITUTO PROFESSIONALE2%

LICEO38%

0

5.000

10.000

15.000

20.000

25.000

30.000

Infanzia Primaria Secondaria di 1°grado

Secondaria di 2°grado

FormazioneProfessionale

2012/20132013/20142014/2015

GRADO DI PARTECIPAZIONE E DI DISPERSIONE SCOLASTICA

Partecipazione e dispersione (*)

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Grado di partecipazione al sistema educativo del secondo ciclo

98,7%

Dispersione scolastica all’interno del secondo ciclo

>4,5%

Tasso di passaggio all’Università di Trento 63,1%(*) dati ultimo rapporto di sistema educativo 2012

Il sistema scolastico trentino mostra buone prestazioni anche per quanto attiene l’incidenza dei soggetti in età di 18-24 anni che hanno arrestato la loro formazione scolastica alla licenza di terza media (i cosiddetti early school leavers). In particolare, la quota di costoro si attesta attorno a un decimo della pertinente popolazione residente in provincia, mentre essa risulta variare da circa un sesto a oltre un quinto nella provincia di Bolzano e nelle altre zone del Paese (Tab. 4.3

PROSECUZIONE UNIVERSITARIAA partire dal 2004 è in atto una progressiva diminuzione della prosecuzione all’Università.Il tasso di transizione dalla secondaria superiore all’università – a qualsiasi università, e non solo a quella di Trento – dei maturi residenti in provincia conosce negli ultimi dieci anni un andamento nettamente decrescente (Fig. 4.3) e si riduce di ben 11,3 punti percentuali.

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PRESENZA DI STUDENTI STRANIERI

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PRESENZA STUDENTI STRANIERI 2014/2015

var. % anno prec.

INDIRIZZI SCOLASTICI

N. studenti %

Infanzia ITALIANA 13.814 85,58% -0,67%STRANIERA 2.328 14,42% -1,73%

Primaria ITALIANA 23.492 86,59% -0,23%STRANIERA 3.639 13,41% 2,33%

Secondaria di 1° Grado

ITALIANA 14.653 88,08% -1,69%STRANIERA 1.983 11,92% -1,00%

Secondaria di 2° Grado

ITALIANA 19.163 92,79% 0,01%STRANIERA 1.490 7,21% -0,67%

Istruzione e Formazione Professionale

ITALIANA 5.018 82,34% 1,48%

STRANIERA 1.076 17,66% -6,03%

TOTALE ITALIANA 76.140 87,86% -0,43%STRANIERA 10.516 12,14% -0,54%

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PRESENZA DI STUDENTI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI (BES)

BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI PER TIPOLOGIA DI CERTIFICAZIONE

2012/13 2013/14 2014/15

Infanzia

Disturbi uditivi, visivi e sensoriali 26 20 20

Altre categorie 189 186 198TOTALE 215 206 218

Primaria e Secondaria di

1° grado

Disturbi uditivi 18 31 32Disturbi psicofisici 1332 1435 1566Disturbi visivi 32 31 35TOTALE 1.382 1.497 1.633

Secondaria di 2° Grado

Disturbi uditivi 9 11 9Disturbi psicofisici 146 174 195Disturbi visivi 18 18 17TOTALE 173 203 221

Istruzione e Formazione

professionale

Disturbi uditivi 10 7 6Disturbi psicofisici 451 462 524Disturbi visivi 3 2 2TOTALE 464 471 532

  TOTALE 2.234 2.377 2.604

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1.3 L’apprendistato in Italia

In Italia per apprendistato si intende un contratto di lavoro a tempo indeterminato rivolto ai ragazzi di età compresa fra i 15 e i 29 anni ed è utilizzato per favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Nel contratto di apprendistato la formazione professionale è parte integrante del contratto: sia il contratto che il piano formativo devono essere firmati dal datore di lavoro e dall'apprendista.Con l’apprendistato il datore di lavoro è tenuto ad erogare non solo la retribuzione, a fronte di una prestazione, ma anche la formazione necessaria all’acquisizione o alla riqualificazione di una professionalità. Questo tipo di contratto consente numerose agevolazioni, non solo fiscali, a favore degli imprenditori che decidono di utilizzarlo. All’apprendista è riconosciuta una retribuzione che tiene conto delle ore di lavoro effettivamente prestate, nonché delle ore di formazione.Esistono tre tipologie contrattuali diverse per finalità, soggetti destinatari e profili normativi:1. apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale;2. apprendistato professionalizzante o contratti di mestiere;3. apprendistato di alta formazione e di ricerca.Con l’a pprendistato per la qualifica e per il diploma professionale possono essere assunti i giovani dai 15 ai 25 anni (anche per assolvere l’obbligo scolastico), in qualsiasi settore di attività. Non sussistono specifici requisiti d'ammissione ma agli studenti è chiesto di frequentare, nell'anno successivo al termine del ciclo di istruzione di I grado e prima dell'inizio dell'apprendistato, una scuola del secondo ciclo di istruzione o di IeFP, a meno che non abbiano già raggiunto il 15 anno d’età.I contenuti, suddivisi in apprendimento teorico e pratico, le specifiche qualifiche offerte e il numero delle ore di formazione sono stabiliti dalle regioni e dalle province autonome conformemente agli standard minimi concordati a livello nazionale (vedi accordi siglati in conferenza Stato-Regione). La durata del contratto varia in relazione alla qualifica o al diploma da conseguire, in ogni caso non può essere superiore ai 3 anni (o 4 anni nel caso di un diploma quadriennale regionale) e non può essere inferiore allo standard minimo nazionale fissato a 400 ore l'anno, sebbene un'ulteriore formazione in azienda possa essere concordata tramite contrattazione collettiva. Questi apprendistati permettono di acquisire una qualifica di operatore o tecnico (rispettivamente in 22 e 21 campi professionali: attestato di qualifica di operatore professionale -livello 3 dell'EQF - o diploma professionale di tecnico-livello 4 dell'EQF-). Queste qualifiche rientrano nel repertorio nazionale delle qualifiche. Dopo aver ottenuto l'attestato di qualifica di operatore professionale, l'apprendista può aggiungere un quarto anno per ottenere il diploma professionale di tecnico nello stesso campo professionale.L'accesso all'università è possibile dopo un corso aggiuntivo di un anno, frequentato negli istituti d'istruzione e il superamento del relativo esame di Stato

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All’apprendista è riconosciuta una retribuzione che tenga conto delle ore di lavoro effettivamente prestate, nonché delle ore di formazione, almeno nella misura del 35% del monte ore complessivo. Per le attività stagionali è possibile stipulare questa tipologia contrattuale anche a tempo determinato, nelle Regioni e Province autonome che abbiano attivato un sistema di alternanza scuola-lavoro. Il contratto di apprendistato per la qualifica o il diploma professionale, una volta conseguito il titolo, potrà essere trasformato in contratto di apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere.Con l’apprendistato professionalizzante o contratti di mestiere possono essere assunti, in tutti i settori di attività, pubblici e privati, i soggetti di età compresa tra i 18 e i 29 anni (per chi è in possesso di una qualifica professionale, anche a partire dal 17° anno di età) per acquisire una qualificazione prevista dai contratti collettivi. Alla formazione per l’acquisizione di competenze di base e trasversali, che tiene conto dell’età, del titolo di studio e delle competenze dell’apprendista e che viene svolta per un monte ore complessivo di 120 ore di formazione per la durata del triennio, si affianca la formazione per l’acquisizione delle competenze tecnico-professionali e specialistiche, in funzione del profilo contrattuale stabilito.La durata del contratto non può superare i 3 anni (o i 5 anni per il settore dell’artigianato).Con l’apprendistato di alta formazione e di ricerca possono essere assunti giovani di 18-29 anni, in tutti i settori per il conseguimento di titoli di studio di vario livello (dal 4° all’8° livello 'EQF). Si rivolge e si pone diversi obiettivi: di diploma di istruzione secondaria superiore, di titoli di studio universitari e dell’alta formazione, compresi i dottorati di ricerca. Questa tipologia può essere utilizzata anche per la specializzazione tecnica superiore, per il praticantato per l’accesso alle professioni che dispongono di un ordine professionale (vedi avvocato, architetto, consulente); anche se quest’ultimo non è stato ancora regolamentato tramite contrattazione collettiva.Con il Decreto interministeriale n. 28 del 5 giugno 2014 è stato avviato un programma sperimentale per lo svolgimento di periodi di formazione in azienda per gli studenti degli ultimi due anni delle scuole superiori. Tale programma contempla la possibilità di stipulare contratti di apprendistato, in deroga ai limiti di età previsti per tale tipologia.Le regioni e le province autonome, in accordo con le parti sociali e i centri di erogazione dell'istruzione e formazione pubblica, decidono in merito alla durata dei contratti e alla strutturazione dei percorsi e garantiscono che siano compatibili con i curricoli dell'istruzione generale. Definiscono altresì i crediti formativi universitari ottenuti dai discenti in istituti scolastici, università o centri di formazione e le competenze da acquisire tramite formazione sul posto di lavoro in azienda. In assenza di una disciplina regionale, sono ammessi degli accordi ad-hoc tra gli istituti d'istruzione e le imprese.

1.5 Altre forme di apprendimento basato sul lavoro previste a livello nazionale

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Accanto all’apprendistato che costituisce un vero e proprio rapporto di lavoro esistono altre forme codificate di apprendimento basato sul lavoro e che possono essere anche collegate tra loro.Si tratta dell’alternanza scuola-lavoro e dei tirocini nelle diverse tipologie

L’alternanza scuola-lavoroL’alternanza scuola-lavoro1 è un modello didattico innovativo attraverso il quale è possibile realizzare i percorsi dell’istruzione secondaria di secondo grado e l’istruzione e formazione professionale. Prevede l’alternarsi di momenti di apprendimento in aula e periodi di apprendimento in contesti lavorativi. I destinatari sono gli studenti che abbiano compiuto almeno 15 anni e che si siano dichiarati disponibili a partecipare al percorso di alternanza.I percorsi di alternanza sono finalizzati a:• collegare ed integrare le conoscenze teoriche apprese in aula con l’esperienza pratica in

un contesto di lavoro;• arricchire la formazione acquisita nei percorsi scolastici e formativi con l’acquisizione di

competenze spendibili anche nel mercato del lavoro;• orientare gli studenti alle scelte formative e professionali, valorizzandone le vocazioni

personali, gli interessi e le attitudini;• collegare le istituzioni scolastiche e formative con il mondo del lavoro e la società civile;• correlare l’offerta formativa allo sviluppo culturale, sociale ed economico del territorio.Il percorso di alternanza si svolge sotto la responsabilità dell’istituzione scolastica o formativa e prevede, oltre ad una fase d’aula, un periodo di apprendimento mediante esperienze di lavoro presso una struttura ospitante (un’impresa o un ente pubblico o privato, comprese le organizzazioni no-profit). Il periodo di apprendimento presso un’azienda ospitante può concretizzarsi in diverse modalità, quali le visite aziendali, i project work e gli stage.Gli stage hanno una durata variabile e quasi sempre sono preceduti da un periodo di formazione e di orientamento in aula con la partecipazione di esperti esterni. Durante il periodo di stage, lo studente, supportato da un tutor dell’istituto scolastico e da un tutor della struttura ospitante, ha la possibilità di conoscere dall’interno un’organizzazione aziendale, di osservarne direttamente le attività e i processi di lavoro e di acquisire competenze tecnico-professionali.L’esperienza in azienda viene svolta sulla base di una Convenzione stipulata tra la scuola e il soggetto ospitante. Alla Convenzione viene allegato un Progetto formativo, sottoscritto dalla scuola, dall’azienda ospitante, dall’allievo e, in caso di allievo minorenne, da un genitore - nel quale vengono indicati, oltre ai diritti e ai doveri delle parti coinvolte, i contenuti formativi dell’esperienza e le modalità di realizzazione (durata, periodo e luogo di svolgimento, ecc.). Durante il periodo di permanenza in azienda, lo studente è coperto dalle assicurazioni Inail contro gli infortuni sul lavoro e per la responsabilità civile verso terzi.

1 L’alternanza scuola-lavoro è stata istituita con l’art. 4 della Legge 53/2003 e disciplinata dal Decreto legislativo77/2005.

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Un’altra modalità di svolgimento dell’alternanza scuola-lavoro è rappresentata dalla cosiddetta Impresa formativa simulata (IFS), una metodologia didattica mediante la quale gli studenti hanno la possibilità di simulare, in un contesto laboratoriale, la creazione e la gestione di un’impresa.

I tirociniIl tirocinio è ad oggi, insieme all’apprendistato, lo strumento principale per l’inserimento occupazionale dei giovani, un vero e proprio ponte che collega il mondo dell’istruzione a quello del lavoro e comprendono:- tirocini curriculari- tirocini estivi- tirocini di orientamento.

I tirocini (stage) curriculariSono esperienze previste all’interno di un percorso formale di istruzione o di formazione, la cui finalità non è direttamente quella di favorire l’inserimento lavorativo, bensì di affinare il processo di apprendimento e di formazione, arricchendo ed integrando il processo di apprendimento e di formazione mediante un’esperienza diretta del mondo del lavoro.I tirocini curriculari devono inoltre essere “promossi da soggetti e istituzioni formative a favore dei propri studenti per realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro”: quindi scuole, università, istituzioni formative. I contenuti formativi dei tirocini curriculari devono essere coerenti con il percorso scolastico, formativo o universitario dello studente.Il tirocinio curricolare può essere sia obbligatorio, in quanto inserito nel piano di studio del percorso, che facoltativo, nell’ambito delle attività integrative programmate.Per avviare uno stage curriculare sono necessari una convenzione fra soggetto promotore e struttura ospitante e un Progetto formativo, concordato e firmato dai tre protagonisti: promotore, azienda e studente.Attualmente non esiste ancora una disciplina organica dei tirocini curriculari: né lo Stato né le Regioni hanno provveduto a regolamentare questa tipologia di tirocini. I regolamenti di ateneo o degli istituti scolastici o di formazione disciplinano quindi tutti gli aspetti relativi alle convenzioni di tirocinio con le aziende, alla promozione dei tirocini ed al loro riconoscimento formativo.

I tirocini estiviI tirocini estivi, come quelli curriculari, sono destinati ad adolescenti e giovani regolarmente iscritti presso un istituto scolastico, un ente di formazione accreditato o un’università.Diversamente dai tirocini curriculari- hanno una durata massima di 3 mesi

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- non sono inclusi nel piano di studio;- si svolgono nel periodo compreso tra la fine dell’anno scolastico o accademico e l’inizio

del successivo.Per l’attivazione di un tirocinio estivo servono, identicamente al tirocinio curriculare, una convenzione fra il soggetto promotore e la struttura ospitante e un progetto formativo, concordato e firmato dal promotore, dall’azienda e dallo studente.Il tirocinio estivo può essere valorizzato dall’istituzione scolastica o formativa dove lo studente è iscritto ai fini del calcolo del credito scolastico per l’esame di stato.

Tirocini extracurriculariSono realizzati al di fuori di un percorso di studio o di formazione e sono destinati a inoccupati, disoccupati e a giovani che hanno concluso il loro percorso di istruzione o formazione. Hanno come finalità quella di agevolare il passaggio dalla scuola al lavoro e di favorire l’inserimento nel mercato del lavoro.La regolamentazione sui tirocini extracurriculari spetta esclusivamente alle Regioni e alle Province autonome all’interno del proprio territorio, secondo standard minimi definiti con Accordi Stato-Regioni2

Gli attuali standard assumono due obiettivi fondamentali e strettamente connessi:- garantire un elevato livello qualitativo delle esperienze di tirocinio ed evitare utilizzi

impropri del tirocinio da parte delle aziende ospitanti;- riconoscere ai tirocinanti un’indennità di partecipazione.Le Linee guida in materia di tirocini individuano tre tipologie di tirocini extracurriculari:• i tirocini formativi e di orientamento, finalizzati ad agevolare le scelte professionali e

l’occupabilità dei giovani nella transizione scuola-lavoro;• i tirocini di inserimento/reinserimento al lavoro, finalizzati a realizzare percorsi di

inserimento o reinserimento nel mondo del lavoro;• i tirocini di orientamento e formazione oppure di inserimento/reinserimento in favore di

disabili, persone svantaggiate, richiedenti asilo o titolari di protezione internazionale.

Nella tabella che segue vengono indicati, per ogni tipologia di tirocinio, i destinatari e la durata massima previsti dalle Linee guida.

2 Accordo Stato-Regioni del 24 gennaio 2013 linee guida in materia di tirocini Da completare r

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Nella tavola successiva sono descritte le caratteristiche dei destinatari per tipologia di tirocinio

Tav. Tipologie di destinatari per tipologie di tirocinio

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In linea generale le Regioni hanno seguito e ripreso questa suddivisione del tirocinio extracurriculare con i relativi destinatari, modificando in alcuni casi i limiti di durata

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indicati nelle Linee guida, in particolare per quanto riguarda i tirocini di inserimento/reinserimento al lavoro, dove si è ridotta la durata massima da 12 a 6 mesi.

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1.4 La normativa nazionale e provinciale

1.4.1 NORMATIVA NAZIONALE(DA COMPLETARE)

ISTRUZIONEI riferimenti legislativi nazionali sul versante istruzione sono:

Inserire leggi sempre da euridice

- Legge 28 marzo 2003, n. 53 (Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale) e in particolare l’articolo 2, comma 1, lettera h);

- Decreto Legislativo 17 ottobre 2005, n. 226 (Norme generali e livelli essenziali delle prestazioni relativi al secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione, a norma dell'articolo 2 della legge 28 marzo 2003, n. 53)

- Decreto Legislativo 77/2005 concernente la “Definizione delle norme generali relative all'alternanza scuola-lavoro, a norma dell'articolo 4 della legge 28 marzo 2003, n. 53";

- Decreto del Presidente della Repubblica del 15 marzo 2010 n. 87 (Regolamento recante norme per il riordino degli istituti professionali, a norma dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133) ed in particolare l’art. 6 comma 5;

- Decreto del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca 18 gennaio 2011 n. 4 (Adozione delle Linee Guida, di cui all’allegato A dell’Intesa sancita in sede di Conferenza unificata il 16 dicembre 2010, riguardanti la realizzazione di organici raccordi tra i percorsi degli Istituti Professionali e i percorsi di Istruzione e Formazione Professionale);

ACCORDI IeFP- Accordo del 29 aprile 2010, recepito con Decreto Interministeriale del 15 giugno 2010,

per quanto concerne le competenze tecnico professionali comuni a tutte le qualifiche professionali ovvero le aree della qualità, sicurezza ed igiene e salvaguardia ambientale;

- Accordo del 16 dicembre 2010 riguardante l’adozione di linee guida per realizzare organici raccordi tra i percorsi degli istituti professionali e i percorsi di istruzione e formazione professionale (Repertorio atti n. 129/CU del 16 12 2010);

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- Accordo del 27 luglio 2011 che riguarda la definizione di sette aree professionali che aggregano le figure nazionali di riferimento delle qualifiche e dei diplomi professionali, con lo scopo di costituire un referenziale omogeneo per il mondo economico e delle professioni;

- Accordo del 27 luglio 2011, recepito con Decreto Interministeriale l’11 novembre 2011, che definisce gli atti necessari per il passaggio a nuovo ordinamento dei percorsi di istruzione e formazione professionale ed in particolare il repertorio nazionale dell’offerta di istruzione e formazione professionale, le figure di riferimento per le qualifiche ed i diplomi professionali, le competenze di base del triennio e del quarto anno, i modelli di attestato di qualifica e di diploma professionale ed il modello di attestato di competenze;

- Accordo del 19 gennaio 2012, che integra il Repertorio delle figure professionali del 27 luglio 2011 con la figura dell’operatore del mare e delle acque interne e ridefinisce la figura dell’Operatore del benessere;

- Accordo del 20 febbraio 2014, in tema di esami a conclusione dei percorsi di istruzione e formazione professionale.

LAVORO E APPRENDISTATO- Decreto Legislativo n.167/2011 “Testo Unico dell’apprendistato, a norma dell’articolo 1, comma 30, della Legge 24 dicembre 2007, n. 247; approvato il 25 ottobre 2011 ed entrato il vigore il 25 aprile 2012;

- Legge 92/2012 “Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita”;

- Legge 78/2014 Job Act

L’apprendistato è normato dal “Testo unico dell’apprendistato”(decreto legislativo 14 settembre 2011, n.167, ha riformato la disciplina del contratto ed ha introdotto nuove disposizioni per il suosvolgimento (il cosiddetto Nuovo apprendistato). L’ultimo intervento legislativo in materia è avvenuto con la Legge 78/2014 che ha cercato di semplificarne ulteriormente la disciplina.

1.4.1 NORMATIVA PROVINCIALEISTRUZIONELegge Provinciale 7 agosto 2006, n. 5 “legge provinciale sulla scuola” e regolamenti attuativi

Decreto del Presidente della Provincia del 5 agosto 2011 n. 11-69/Leg “Regolamento stralcio per la definizione dei piani di studio provinciali relativi ai percorsi del secondo

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ciclo e per la disciplina della formazione in apprendistato per l’espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione”,

Deliberazioni della Giunta Provinciale n. 1681 del 3 agosto del 2012 e s.m.i. e n. 228 del 21 febbraio 2014 di costituzione del repertorio provinciale delle figure professionali di riferimento per le qualifiche ed i diplomi professionali, armonizzato al repertorio nazionale

Deliberazioni della Giunta Provinciale n. 1682 del 3 agosto 2012 e s. m. i. e n. 2171 del 15 ottobre 2012 e s.m.i., n. 228 del 21 febbraio 2014, che definiscono i piani di studio provinciali per i percorsi triennali e quadriennali di istruzione e formazione professionale (IeFP) e per il quarto anno di diploma professionale, ai sensi del Capo III, art. 8 e 9 del DPP 5 agosto 2011, n. 11-69/Leg

Deliberazione della Giunta Provinciale n. 2762 del 14 dicembre 2012, che modifica gli strumenti di valutazione intermedia e finale dei percorsi di IeFP

Deliberazione della Giunta Provinciale n. 635 del 28 aprile 2014 sull’esame finale per il conseguimento del diploma professionale in esito ai percorsi quadriennali senza uscita al terzo anno e di quarto anno successivo al conseguimento della qualifica professionale e sull’adozione del nuovo modello di diploma professionale e relativo allegato, coerente con il nuovo ordinamento provinciale e con le indicazioni del format nazionale

ULTIMA DELIBERA TITOLI DI QUALIFICA E DI DIPLOMA

Deliberazione della Giunta Provinciale n. 1156 del 14 luglio 2014 “Linee di indirizzo per la progettazione del corso annuale per l’esame di stato e per la definizione dei requisisti di accesso”.

Deliberazione piani di studio CAPES

Deliberazione della Giunta provinciale n. 858 del 30 maggio 2014 “Atto di indirizzo stralcio per lo sviluppo della filiera scuola-formazione-lavoro”

LAVORO

- Legge Provinciale n. 19/1983 sull’Organizzazione degli interventi di politica del lavoro;

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- la Legge Provinciale n. 6/2006 “Disciplina della formazione in apprendistato” ed il relativo regolamento di attuazione DPP n. 37-144/Leg. del 1° settembre 2008;

- deliberazione della Giunta Provinciale n. 174 del 1° febbraio 2013 “Approvazione dei protocolli d’intesa per la disciplina dell’apprendistato e relativa sottoscrizione tra le parti dell’8 febbraio 2013;

- deliberazione della Giunta Provinciale n. 736 del 19 Maggio 2014 “Criteri e modalità di attivazione dei tirocini estivi di cui all'articolo 4-ter della legge provinciale 16 giugno 1983 n. 19;

- deliberazione della Giunta Provinciale n. 737 del 19 Maggio 2014 “Criteri e modalità per l'attivazione dei tirocini formativi e di orientamento ai sensi dell' articolo 4 bis della legge provinciale 16 giugno 1983, n. 19;

DELIBERAZIONE ULTIMA TIROCINI FORMATIVI

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CAPITOLO SECONDOIl contesto socio-economico e il quadro d’insieme del mercato del lavoro

La provincia di Trento si trova nel cuore delle Alpi, a Nord-est dell’Italia ed ha una superficie3 di circa 6.200 km2, pari a poco più del 2% del territorio italiano; di questa, solo il 20% è posto al di sotto dei 600 metri (soglia convenzionalmente utilizzata per distinguere i comuni montani da quelli di fondovalle); il 20% circa si trova tra i 600 ed i 1.000 metri, mentre il restante 60% circa del territorio si trova sopra i 1.000 metri.Le aree agricole coltivate interessano circa il 9% della superficie provinciale. Soltanto il 18% è occupato da aree urbane, mentre oltre il 16% del territorio risulta costituito da rocce, ghiacciai e nevai.Amministrativamente il territorio provinciale è diviso in 217 comuni, sparsi fra fondovalle e rilievi pedemontani ed in 15 Comunità di valle.

3 fonte: Provincia autonoma di Trento. Servizio statistica

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Fonte Conoscere il Trentino Servizio statistica

PopolazioneLa popolazione trentina è di 536.237 abitanti alla fine del 2013 e rappresenta circa l’1% della popolazione italiana. Quasi il 50% dell’intera popolazione del Trentino si concentra in 12 comuni.Le trasformazioni demografiche degli ultimi anni hanno messo in evidenza fenomeni come la diminuzione della fecondità, l'aumento delle migrazioni, l'innalzamento della vita media e l’invecchiamento della popolazione.La situazione demografica si presenta però meno problematica che in altre regioni grazie a un tasso di fecondità superiore alla media. Tuttavia, l’indice di dipendenza degli anziani, cioè il rapporto tra il numero di anziani (>=65 anni) e la popolazione in età lavorativa (15-64 anni), risulta elevato, inferiore ai valori del Nord-est, simile ad altre province limitrofe e superiore ai valori registrati in Alto Adige e Austria. Questo indica che, seppur in condizioni più vantaggiose rispetto a molte altre aree del Paese, il Trentino non e affatto esente dal fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, anche in considerazione del fatto che l’aspettativa di vita locale e superiore (di quasi un anno e mezzo) a quella nazionale.

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Immigrazione

L’incidenza degli stranieri sul totale della popolazione in Trentino è pari nel 2013 al 9,5%, superiore alla media nazionale (8,1%) ed inferiore al valore medio delle regioni del Nord-est (10,8%). Per effetto della crisi economica e dei riflessi sul mercato del lavoro, l’incidenza degli stranieri in Trentino, così come nel resto d’Italia, ha subito un rallentamento.

Incidenza percentuale degli stranieri Stranieri residenti su popolazione residente totale * 100

Anno

Trentino

Alto Adige

Nord-Est

Italia

UE-15

UE-27

Zona Euro

1990 0,6   0,5 0,8      1995 1,6 1,8 1,4 1,3      2000 3,0 3,0   2,5      2005 6,0 5,3 6,6 4,5 6,7   6,82009 8,8 7,8 9,7 7,0 7,8 6,5 7,82010 9,2 8,2 10,3 7,5      2011 8,7 7,9 9,6 6,8      2012 9,2 8,3 10,1 7,4      2013 9,5 8,8 10,8 8,1      

Economia e settori produttiviNonostante la congiuntura economica sfavorevole e l’incertezza sul quadro della finanza nazionale e provinciale, il Trentino ha sofferto la difficile situazione congiunturale meno di altre aree. A questo risultato hanno contribuito certamente gli interventi espansivi realizzati dalle autorità locali.Il prodotto interno lordo pro capite a prezzi correnti risulta superiore a quello medio italiano di più del 15% ed è in linea con quello del Nord-est.La fase recessiva ha coinvolto quasi tutti i principali settori produttivi, provocando una caduta abbastanza generalizzata del valore aggiunto (-1.2). Il risultato economico peggiore lo fa segnare ancora una volta il comparto delle costruzioni (-5,8%), ma segni negativi si riscontrano nell’industria in senso stretto (-3%) e anche nei servizi (-1%). Segno positivo proviene infine dall’agricoltura che chiude il 2013 in forte crescita (+5%). Il comparto fa

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segnare un consistente aumento delle produzioni che si accompagnano ad una dinamica verso l’alto del livello dei prezzi al conferimento.Le esportazioni verso l’estero, pur rallentando in modo consistente rispetto allo scorso anno, sono state una delle poche componenti che nel 2013 hanno in parte contrastato la flessione del PIL. In calo sono risultate invece le esportazioni verso le altre regioni italiane a causa della debolezza della domanda interna. Il bilancio finale complessivo è comunque molto debole (-0,03%). Nel corso del 2013 il livello d’internazionalizzazione dell’economia provinciale misurato dal rapporto esportazioni/PIL è lievemente aumentato passando dal 20,2% al 20,4% per effetto dell’aumento dei livelli di export e la contemporanea caduta del prodotto interno lordo. In lieve calo è invece il livello del saldo import – export interregionale sul PIL, ora al 16,6% rispetto al 17,0% del 2012.Per quanto riguarda i diversi comparti economici si rileva che:- le imprese manifatturiere, in particolare di maggiori dimensioni, trainano la ripresa ed in

particolar modo i settori della lavorazione dei minerali non metalliferi, della chimica-gomma-plastica e del tessile-vestiario; inoltre il settore dei servizi alle imprese e del terziario avanzato appaiono tra i comparti più in salute in questa fase congiunturale;

- per il settore dell’artigianato manifatturiero e dei servizi non si vede ancora una dinamica positiva, anche se complessivamente la situazione è in leggero miglioramento;

- le costruzioni e l’estrattivo permangono nella crisi strutturale;- l’andamento del commercio riflette la debolezza dei consumi privati;- il turismo conferma la valenza anticiclica e una marcata evoluzione internazionale;- permangono delle criticità nel settore del credito per il peggioramento della qualità del

credito erogato ai settori in difficoltà economico-finanziaria.

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Imprese residenti e addetti per settore di attività economica in provincia di Trento, secondo l'archivio ASIA (*)(2000-2012)

AnniIndustria in

senso stretto Costruzioni Commercio e alberghi Altri servizi Totale

Imprese

Addetti

Imprese

Addetti

Imprese

Addetti

Imprese

Addetti

Imprese Addetti

2000 4.474 37.831 5.902 19.513 13.799 45.686 12.821 40.889 36.996 143.918

2005 4.232 37.418 6.693 23.334 13.228 49.695 15.714 49.932 39.867 160.379

2008 4.129 37.864 6.922 23.917 13.228 52.920 16.674 56.477 40.953 171.177

2009 3.646 35.779 7.050 23.490 12.995 53.253 17.144 57.338 40.835 169.860

2010 3.610 35.186 7.009 23.519 12.905 53.822 17.550 58.281 41.074 170.809

2011 3.609 34.528 6.788 21.621 12.907 52.187 17.756 61.078 41.060 169.413

2012 3.625 33.75

1 6.612 20.572 12.833 50.93

4 17.826 59.762 40.896 165.01

9* Archivio Statistico delle Imprese AttiveFonte: Istat - PAT, Servizio Statistica

Mercato del lavoroIl mercato del lavoro appare solido e vivace: forze lavoro e occupati sono in crescita, disoccupati e inattivi (su livelli marcatamente più bassi che nella media resto del paese) in calo. Tuttavia, alcune categorie sono in sofferenza: i giovani che hanno raggiunto un tasso di disoccupazione superiore al 20% e gli uomini sopra i 50 anni. La partecipazione al mercato del lavoro è cresciuta nel tempo, superando i valori obiettivo del Paese nell’ambito di Europa 2020: nel 2013 il tasso di occupazione per la popolazione tra i 20 e i 64 anni era pari al 70,5% (contro un obiettivo nazionale del 67%) e il tasso di disoccupazione ha toccato il 6,6%, poco meno della metà del livello nazionale. Nel 2013, pur raddoppiando il valore del 2008, la quota di lavoratori equivalenti in Cassa Integrazione Guadagni sul totale degli occupati è stata uguale a 0,5%, circa un terzo del Nord-est (1,7%) e del Paese (1,8%).

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Indici del mercato del lavoro con riferimento alla componente giovaniGIOVANI

15- 19GIOVANI

20-24TOT15-64

TOTITALIA

TOTEU a 15

Tasso di attività 10,6 47,1 70,3 63,5 73,2

Tasso di occupazione 7,1 37,0 65,6 55,6 65,1

Tasso di disoccupazione

33,0 21,4 6,6 12,2 11,0

(*) fonte Osservatorio del mercato del lavoro su dati Servizio Statistica anno 2013

Fo

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fonte

Fonte servizio statistico della PAT

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Il posizionamento del Trentino rispetto all’Europa e valori obiettivoCUNI INDICATORI

EUROPAALCUNI INDICATORI EUROPA 2020

Trentino [1] Italia Europa Germania

Austria Svezia

Tasso di occupazione

(20 -64) (2013)

70,5 59,8 68,3 77,1 75,5 79,8

Valori obiettivo 67-69% 75% 77% 77-78% >80%

Spesa Ricerca e sviluppo (% del Pil) (2012) (*)

1,93 1,27 2,08 2,98 2,84 3,41

Valori obiettivo 1,53% 3% 3% 3,76% 4%

Abbandono scolastico (%) (2013)

11,0 17,0 12,0 9,9 7,3 7,1

Valori obiettivo 15-16% 10% <10% 9,5% <10%

Istruzione terziaria (%) (30-34enni con istruzione universitaria) (2013)

23,3 22,4 37,0 33,1 27,3 48,3

Valori obiettivo 26-27% 40% 42% 38% 40-45%

% di popolazione a rischio di povertà o di esclusione sociale (2013)

15,4 28,4 24,4 20,3 18,8 16,4

[1] Per il Trentino non vi sono obiettivi definiti in sede comunitaria

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INDICATORI QUALITÀ DELLA VITA

Trentino Italia Europa Germania

Austria Svezia

PIL pro capite in PPS - 2013 (*)

30.500 25.200 25.800 32.000 33.200 32.700

Rapporto tra il 20% più ricco della popolazione e il 20% più povero (2013) (**)

4,0 5,7 5,0 4,6 4,1 3,7

Tasso di disoccupazione di lunga durata (2013)

2,2 6,9 5,1 2,4 1,2 1,4

Aspettativa di vita (2012)

83,9 82,4 80,3 81,0 81,1 81,8

% di famiglie che non sono in grado di affrontare spese impreviste (2013) (**)

32,5 40,4 39,4 32,9 23,2 18,2

Soddisfazione generale per la vita (da 1 a 10) 2012

7,3 6,9 7,1 7,2 7,7 8,0

(*) Trentino dato 2011(**)Trentino dato 2012

(VERIFICARE CON RUBINO I DATI NECESSARI)

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Il Programma di Sviluppo Provinciale della XV legislatura ha effettuato una approfondita valutazione dei punti di forza e debolezza del territorio, anche in relazione ai profondi mutamenti istituzionali, economici e finanziari in corso e in previsione negli anni a venire che si riportano di seguito4

PUNTI DI FORZA· Elevato livello di benessere economico, con un PIL pro capite superiore alla media

italiana ed europea, e un’equa distribuzione del reddito (nel 2012 il rapporto tra il 20% piu ricco e il 20% piu povero della popolazione era pari a 4,0 contro il 5,5 italiano,in linea con Germania e Austria)

· Sistema produttivo caratterizzato dalla presenza di comparti e nicchie produttive di elevata qualità e caratterizzati da un buon tasso di innovazione. Alcuni settori manifatturieri a media tecnologia, il settore agroalimentare e alcuni settori di servizi avanzati presentano dinamiche interessanti, pur rappresentando una quota limitata dell’economia locale concentrata in settori tradizionali

· Elevato investimento in ricerca e sviluppo rispetto al resto del Paese, anche se attribuibile principalmente alla componente pubblica e ancora modesto rispetto ad altre regioni europee avanzate

· Punte di eccellenza scientifica degli enti di ricerca e dell’Università, quest’ultima ben posizionata nel sistema di istruzione e di ricerca nazionale e internazionale

· Elevati livelli di risparmio che si riflettono in una buona raccolta da parte degli intermediari finanziari locali, anche nel settore previdenziale. Il sistema finanziario locale e, nel complesso, ben patrimonializzato e diversificato

· Buoni livelli di scolarizzazione e di istruzione secondaria (la scuola trentina ottiene risultati superiori alla media italiana in termini di performance ed equita) e universitaria, e quota più limitata che nel resto del Paese di giovani che non studiano e non lavorano (NEET)

· Buon livello di occupazione, in progressiva espansione, e più in generale buon tasso di partecipazione al mercato del lavoro (con un aumento di occupazione e partecipazione notevole nella componente femminile della popolazione rispetto al resto del Paese)

· Elevato grado di coesione sociale, solidarietà e senso di appartenenza, nonché buon grado di fiducia generalizzata

4 Cfr. Programma di Sviluppo Provinciale della XV Legislatura Provincia Autonoma di Trento deliberazione della Giunta provinciale n. del 22 dicembre 2014

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· Valori relativamente contenuti dei livelli di povertà e di grave deprivazione materiale. La quota di popolazione a rischio poverta o di esclusione sociale e circa la meta del livello medio italiano

· Sistema di welfare allineato alle politiche più avanzate del panorama europeo, che si riflette in un’elevata speranza di vita in buona salute alla nascita e in un’elevata soddisfazione nei confronti dell’assistenza medica. La spesa pubblica sociale appare piu in linea, sia quantitativamente sia qualitativamente, con il quadro europeo di quella nel resto del Paese

· Elevati livelli di qualità delle risorse ambientali, di biodiversità e del patrimonio storico-culturale con punte di eccellenza che riguardano:(i) il sistema delle aree protette e, in particolare, l’incidenza delle aree componenti la

rete europea Natura 2000 rispetto ai valori medi nazionali e del Nord-est,(ii) le aree agricole di pregio,(iii) la dotazione di beni paesaggistici che interessano in modo diffuso il territorio ·

Ottimo posizionamento nella produzione di energia da fonti rinnovabili, con valori al di sopra della media nazionale ed europea, e nella gestione dei rifiuti, con valori in progressiva crescita nella raccolta differenziata e in relativo decremento nella produzione pro-capite

· Buoni livelli di qualità dell’aria e dell’ambiente di vita, con bassa incidenza, rispetto al contesto nazionale e al Nord-est, delle famiglie che lamentano l’inquinamento dell’aria e la sporcizia delle strade

· Significativo incremento della mobilità sostenibile, con buoni indici di incremento nella percorrenza e nell’utilizzo del trasporto pubblico e nella progressiva estensione della rete di piste ciclabili, esistenti e in progetto, che configura in alcuni territori un patrimonio infrastrutturale particolarmente consistente

PUNTI DI DEBOLEZZA· Lenta dinamica della produttività e contenuta crescita economica nel medio-lungo

periodo

· Limitata internazionalizzazione del sistema produttivo trentino. La propensione all’esportazione delle imprese nell’industria e nell’agricoltura, seppur in crescita, e ancora limitata se comparata al resto del Paese e al Nord-est, cosi come la quota di imprese che mantengono relazioni di commessa con controparti estere. Nonostante una

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buona crescita delle esportazioni, la dinamica di specializzazione coinvolge comparti caratterizzati da una scarsa crescita della domanda mondiale

· Significativa dipendenza delle imprese private dalle commesse della Pubblica Amministrazione, anche per l’elevata spesa pubblica per lavori pubblici

· Dimensione media aziendale piccola (sostanzialmente in linea con quanto osservatonel resto del Paese, ma inferiore alla media europea), che penalizza in termini di economie di scala e accesso al credito, e contenuto dinamismo imprenditoriale (es. natalità e turnover) · Incidenza contenuta del settore manifatturiero (in particolare rispetto al resto del Nord-est) e sovradimensione del settore delle costruzioni (sia in termini di valore aggiunto sia di occupati), alta incidenza dei servizi a basso valore aggiunto

· Scarsa incidenza degli occupati nei settori produttivi a più elevata intensità tecnologica e nei servizi ad alto contenuto di conoscenza, e quindi forza lavoro coinvolta in attivita in media meno qualificate rispetto agli altri Paesi europei

· Tasso di disoccupazione in aumento negli ultimi anni, pur su livelli prossimi alla meta del valore nazionale, in modo particolare per giovani e lavoratori con piu di 50 anni

· Diverso grado di partecipazione per genere al mercato del lavoro, alla vita politica ea ruoli di dirigenza

· Deterioramento della qualità degli impieghi bancari, in parte legato all’andamento del settore delle costruzioni. La scarsita di opportunita locali di investimento mobiliare puo rappresentare una criticita in presenza di una crescente quota dei risparmi orientati al medio e lungo termine

· Moderate tensioni, crescenti in prospettiva, nella struttura demografica in conseguenza dell’invecchiamento della popolazione anche se il tasso di fecondita e superiore a quello medio italiano

· Progressiva contrazione dei volumi di bilancio della Provincia, con la conseguente riduzione delle risorse disponibili per il finanziamento di nuovi investimenti

· Progressiva propensione all’estensione delle aree urbanizzate, anche nei territori non intensamente e tradizionalmente urbanizzati

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· Progressione del fenomeno di spopolamento delle aree montane, con valori indecremento della popolazione residente nei Comuni oltre i 750 metri

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CAPITOLO TERZOLa connessione tra la formazione professionale e il sistema duale nell’intero sistema educativo

La PAT da tempo opera con attività e interventi volti a favorire e promuovere il raccordo tra scuola e formazione professionale e lavoro, coinvolgendo direttamente le associazioni imprenditoriali e le imprese e favorendo modelli di apprendimento in forma duale. In particolare i percorsi di istruzione e formazione professionale provinciali si caratterizzano per una stretta correlazione con le esigenze espresse dal contesto economico e produttivo provinciale con l’obiettivo di formare figure professionali di differente livello (operatore e tecnico) che sono:- individuate descritte e aggiornate sulla base delle strategie di sviluppo territoriale, dei

fabbisogni e delle specificità degli ambiti lavorativi, sentite le parti sociali; - descritte in termini di processi ed attività lavorative e di risultati di apprendimento

declinati in competenze abilità e competenze- contenute in un repertorio provinciale.Molto coerente e ravvicinato è l’ingresso nel mondo del lavoro per i qualificati ed i diplomati del sistema dell’IeFP, favorito dalle esperienze di tirocinio curriculare, di alternanza formativa e di tirocinio e lavoro estivo sperimentate durante il percorso di formazione. (vedi esiti occupazionali nel capitolo ).

Tirocini curriculari e alternanza formativa Il rapporto con il lavoro contraddistingue in particolare l’IeFP, che ha operato e opera per garantire adeguati livelli di “pertinenza” con le qualificazioni richieste dal mercato del lavoro, pur mantenendo la necessaria e imprescindibile attenzione alla dimensione educativa e culturale, indispensabile per chi forma giovani dai 14 ai 18 anni. In questa direzione promuove lo sviluppo educativo, culturale e professionale dello studente attraverso metodologie fondate sull’esperienza reale e sulla riflessione in merito all’operare responsabile e produttivo, da realizzare soprattutto nelle attività pratiche e di laboratorio e nel contatto con l’impresa tramite i tirocini curriculari, l’alternanza formativa e le altre esperienze per favorire la transizione scuola lavoro.Molto consolidata è pure la metodologia dell’impresa simulata, collegata in rete a livello internazionale.I collegamenti con le associazioni imprenditoriali, sindacali e con le imprese sono elementi strutturali anche per la progettazione e realizzazione dei percorsi formativi e per la costruzione dello stage nel terzo anno e dell’alternanza formativa nel quarto anno.In particolare lo stage curriculare del terzo anno ha obiettivi di tipo osservativo, applicativo e di messa in pratica delle competenze acquisite nel contesto formativo nella situazione lavorativa ed in particolare quello di:

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− verificare le competenze, le mansioni e le capacità richieste dalla qualifica professionale del percorso che si sta frequentando;

− favorire la consapevolezza dei propri interessi professionali e delle proprie capacità;− sviluppare competenze orientative, finalizzate alla formulazione di un proprio progetto di

studio/di lavoro ed alla sua realizzazione.

Il modello dell’alternanza formativa praticato “curricularmente” nel quarto anno attribuisce un’“eguaglianza formativa” tra la formazione appresa nel contesto scolastico e quella appresa nel contesto aziendale.E’ un’esperienza strutturata in ambito lavorativo, che non ha base contrattuale, ma è esclusivamente formativa in quanto i soggetti sono studenti iscritti ad un percorso di quarto anno dell’istruzione e formazione professionale. L’alternanza formativa si pone in questo senso come una metodologia didattica per l’acquisizione di competenze professionali riferite ad ambiti e processi lavorativi rispetto ai quali l’efficacia di apprendimento dipende dal contatto forte con il contesto lavorativo, sia dall’integrazione dell’impresa nella formazione erogata nell’istituzione formativa sia dall’esperienza formativa realizzata nel contesto aziendale. La responsabilità del percorso è dell’istituzione formativa e lo status giuridico del giovane è quello di studente iscritto nell’IeFP.La finalità della formazione nel contesto lavorativo è soprattutto lo sviluppo di maggiori capacità di comprendere tutta la spendibilità dei saperi e delle abilità acquisite/acquisibili, di scoprire e di riconoscere il fine di ciò che si apprende e di ciò che si utilizza, di riflettere sull’ambiente nel quale si è chiamati a operare, su quello che si è chiamati a fare, su ciò che è necessario possedere in termini di conoscenze, abilità e comportamenti per affrontare adeguatamente compiti o problemi di varia natura, su cosa è utile e importante apprendere;Numerosi sono gli esperti aziendali e i maestri artigiani coinvolti nella realizzazione dei percorsi soprattutto nel quarto anno. Contestualmente si è operato per sviluppare la figura del tutor aziendale ed una connotazione di “impresa formativa” che si fa parte attiva nella formazione degli studenti all’interno dei diversi contesti aziendali.Nell’esperienza trentina l’azienda è a pieno titolo nel processo educativo e di sviluppo professionale dello studente, in quanto la fase di formazione in azienda è costitutiva del percorso stesso. In particolare le associazioni imprenditoriali e le aziende dei diversi settori hanno contribuito a definire l’apporto formativo del mondo dell’impresa, con particolare riferimento all’alternanza formativa e alla formazione presso l’impresa.Esperienze di alternanza sono state avviate strutturalmente anche in alcuni percorsi di qualifica già nel terzo anno e precisamente nell’indirizzo commerciale, nell’animazione turistico sportiva e nelle costruzioni.

La metodologia e le modalità di attivazione dell’alternanza sono state e sono impiegate anche per progettare percorsi personalizzati nell’ambito della frequenza del triennio dell’istruzione e formazione professionale, per consentire allo studente di avere esperienze

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significative di orientamento e di avvicinamento al contesto lavorativo, sia ai fini della sua prosecuzione formativa sia ai fini dell’assolvimento dell’obbligo di istruzione e/o diritto-dovere all’istruzione e alla formazione professionale nell’apprendistato. In questo caso l’istituzione formativa realizza con l’impresa un progetto formativo con contenuti, tempi, calendario, modalità, obiettivi e finalità del percorso di alternanza scuola-lavoro per favorire l'orientamento professionale, definendo:- la coerenza del percorso formativo, - l'ambito lavorativo (azienda, studio professionale, ufficio) da coinvolgere e le modalità

di collaborazione,- le attività didattiche di aula che si possano sostituire con le attività da realizzare nel

contesto lavorativo;- le competenze, conoscenze e abilità da promuovere mediante il percorso in alternanza- le modalità di valutazione e di riconoscimento dei crediti acquisiti mediante tale

percorso.

Parallelamente si sono avviate alcune esperienze significative di alternanza scuola-lavoro nell’istruzione tecnica (vedi l’indirizzo tecnologico) e nell’istruzione liceale (.vedi liceo delle scienze umane opzione economico-sociale)

Più in generale il sistema economico provinciale e le associazioni imprenditoriali e sindacali e le imprese riconoscono il valore e promuovono il sistema dell’IeFP trentina. Partecipano e collaborano attivamente alla costruzione del repertorio provinciale delle figure professionali per la qualifica e per il diploma professionale e alla definizione del contributo formativo da parte dell’impresa.L’apporto del sistema economico delle imprese è sostanziale nell’analisi dei fabbisogni per “filiere professionali” strettamente collegate alle “filiere produttive” con riferimento alle diverse uscite dal sistema dell’IeFP, dell’istruzione tecnica e professionale”, degli IFTS e dell’alta formazione professionale, nonché migliorare e ampliare le l’esperienza reale nei diversi contesti lavorativi.

Tirocini estivi

Un altro tassello importante, nella strategia provinciale complessiva di favorire la transizione dalla scuola al mondo del lavoro e diminuire la disoccupazione giovanile è lo sviluppo delle esperienze di tirocinio estivo promosse dalle istituzioni scolastiche e formative del secondo ciclo. A questo riguardo è stata sottoscritta dalla Pat il 27 aprile 2015 una convenzione quadro con le principali associazioni imprenditoriali (Associazione Albergatori, 'Associazione Artigiani e piccole imprese, Confesercenti, Confindustria del Trentino, Federazione trentina della

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cooperazione, Confcommercio e Coldiretti) per l’attivazione dei tirocini estivi e definite con apposito provvedimento il grado di compartecipazione finanziaria provinciale per l’erogazione dell’indennità di partecipazione prevista per il tirocinante (fino al massimo del 50% dell’indennità di partecipazione minima prevista di 70 euro settimanali, 300 mensili, mentre almeno il 50% resta a carico delle imprese ospitanti).Il primo risultato è quello di snellire la trafila burocratica legata alla sottoscrizione di una convenzione da parte della scuola per ogni soggetto ospitante, ora basterà la convenzione quadro sottoscritta dalle associazioni imprenditoriali di riferimento per i tirocini attivati presso le loro imprese associate. Inoltre, sempre grazie alla Convenzione, si punta a dare uniformità rispetto ad uno schema di riferimento comune.Questi in sintesi gli impegni a carico dei soggetti coinvolti: studenti, scuole e aziende.

StudentiPer un giovane che frequenta una scuola superiore di secondo grado o un percorso di IeFP e vuole fare un tirocinio estivo il riferimento è la propria scuola. Lo studente segnalerà la sua disponibilità all'insegnante/tutor di riferimento e/o valuterà la proposta di tirocinio in azienda che la scuola gli presenta (potrà anche avanzare autonomamente una propria proposta, che la scuola si incaricherà di valutare).

I soggetti promotori: istituzioni scolastiche o formativeLa scuola promuove i tirocini estivi e raccoglie le disponibilità delle aziende. L'istituzione scolastica o formativa redigerà per ogni tirocinante un progetto formativo e di orientamento, contenente la durata e le modalità di svolgimento dell'esperienza. Il tirocinante sarà poi seguito in tutto il suo percorso da un tutor nominato dalla scuola (un insegnante di riferimento). Alla fine del percorso è previsto il rilascio di un'attestato relativo agli apprendimenti acquisiti, che farà testo anche nell'ambito del percorso di studi svolto complessivamente dal giovane e potrà costituire credito per l’esame di sato.

I soggetti ospitanti: imprese o enti pubbliciIl tirocinio può essere svolto presso imprese private oppure in enti pubblici. (essenzialmente comuni, comunità, fondazioni di ricerca, azienda sanitaria). L'obiettivo rimane lo stesso: fare una prima esperienza lavorativa e acquisire "sul campo" le competenze definite nel progetto formativo. Il datore di lavoro, a sua volta, dovrà nominare un referente che seguirà il tirocinante per tutto il percorso, confrontandosi periodicamente con il tutor nominato dalla scuola. Per tutto il resto, e compatibilmente con le modalità formative dell'esperienza, si comporterà con lo studente come con un suo dipendente, per quanto riguarda orari di lavoro, strumentazione ed eventuale abbigliamento da fornire al tirocinante e così via. Al soggetto ospitante spetta infine la copertura di almeno il 50% del compenso previsto per il tirocinio (l'altro 50% è a carico della Provincia, che diventa 100% nel caso di tirocinio in un ente pubblico).

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Nell'arco della durata massima prevista dall'esperienza sarà possibile svolgere tirocini diversi in luoghi di lavoro diversi, compatibilmente con il progetto formativo elaborato.

Si presenta di seguito il numero dei tirocini estivi promossi da diversi soggetti nel 2014

SOGGETTI PROMOTORI

NUMERO TIROCINI REALIZZATI NEL 2014

ISTITUZIONI SCOLASTICHE E FORMATIVE secondo ciclo 1.788

AGENZIA DEL LAVORO 421

PIANI GIOVANI DI ZONA 608

TOTALE 2.817

3.2 Sviluppo dell’istruzione e formazione professionale verso un modello duale nell’apprendistato

L’ulteriore sviluppo dei modelli di apprendimento basato sul lavoro e della transizione scuola- lavoro è diventato obiettivo di legislatura per il periodo 2013-2018 e ha originato un primo Atto di indirizzo scuola-lavoro della Giunta provinciale il 30 maggio 2014.In questo atto si definiscono i primi orientamenti per affiancare all’offerta già affermata dei percorsi di istruzione e formazione professionale realizzata dalle istituzioni formative una nuova offerta, che dovrebbe diventare altrettanto stabile e strutturata, di percorsi in apprendistato di tipo “duale”, che poggia sulle stesse istituzioni formative, utilizzando le risorse della Garanzia Giovani per il loro avvio sperimentale.

Questa nuova proposta è principalmente orientata a quei ragazzi dai quindici ai venticinque anni, che abbandonano i percorsi formativi senza arrivare al titolo finale o che sono più portati al fare, ma che senza un titolo avrebbero forti difficoltà ad inserirsi nel mercato del lavoro.

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L’apprendistato per il diploma e per la qualifica si aggiunge e non si sostituisce ai percorsi a tempo pieno Si tratta di un modello nuovo di apprendistato rispetto a quello fino ad oggi progettato in Trentino.A partire dal 2006 la Provincia aveva disciplinato con la legge provinciale n.6 le diverse forme di apprendistato, raccordandosi per la definizione dei percorsi per l’espletamento del diritto-dovere alla legge provinciale sulla scuola (LP 5/2006). Il regolamento attuativo della legge provinciale sull’apprendistato (D.P.P. n. 37-144/Leg del 1 settembre 2008) aveva definito organicamente l’organizzazione, le durate, le modalità di realizzazione e le disposizioni per i diversi soggetti rispetto allo sviluppo delle competenze e capacità professionali dei giovani assunti con questo contratto e nel 2010 sono stati definiti i primi 55 profili formativi, che riguardavano le diverse tipologie di apprendistato, ante riforma del Testo Unico sull’apprendistato nazionale. Il regolamento provinciale sull’istruzione e formazione del secondo ciclo del 2011 interveniva successivamente sul modello educativo e formativo dell’apprendistato in diritto-dovere, anche in questo caso prima della riforma nazionale sull’apprendistato.La governance e la responsabilità dell’attivazione dei percorsi per gli apprendisti era riferita all’Agenzia del Lavoro5, che si poteva avvalere delle istituzioni scolastiche e formative per la loro realizzazione.Per quanto riguarda l’offerta formativa l’Agenzia del lavoro ha svolto un ruolo molto rilevante nell’apprendistato professionalizzante ed ha avviato e concluso un progetto di apprendistato ai alta formazione per il conseguimento di un laurea di 1 livello nel settore informatico. L’Agenzia del lavoro affida con incarico annuale agli enti formativi la progettazione e l’erogazione dei moduli formativi per i giovani con contratto di apprendistato professionalizzante, che sono inseriti in cataloghi suddivisi per settore, svolge l’offerta formativa per i tutori aziendali e supporta i datori di lavoro per la parte di formazione anche con visite aziendali, stesura del piano formativo individuale, compilazione della documentazione per attestare la formazione effettuata.Più problematica si è rilevata la realizzazione dell’apprendistato per il conseguimento della qualifica professionale, nonostante l’Agenzia del lavoro avesse impostato tutta la progettazione di dettaglio e l’organizzazione per avviare l’attività, ma i giovani e le aziende interessate a questa tipologia contrattuale sono stati pochissimi e di fatto ne hanno impedito la partenza.La riforma nazionale dell’apprendistato ha comportato un allineamento anche a livello provinciale e la sottoscrizione l’8 febbraio 2013 di tre protocolli tra PAT e Parti sociali che definiscono durate e impegni su: - l’apprendistato per la qualifica ed il diploma professionale;- l’apprendistato professionalizzante;. l’apprendistato di alta formazione e ricerca

5 struttura provinciale istituita con la Legge Provinciale n. 19 del 16 giugno 1983 che realizza gli interventi di politica del lavoro ed i servizi per l’impiego

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Rispetto a questa situazione l’atto di indirizzo stralcio per lo sviluppo della filiera scuola – formazione – lavoro ha demandato al Dipartimento della conoscenza la definizione di una proposta complessiva riferita all’apprendistato per la qualifica e per il diploma e alle istituzioni formative la titolarità per la realizzazione dei percorsi. La regolamentazione dello strumento dell’apprendistato in questa nuova veste ha reso necessaria un’integrazione del Protocollo con le parti sociali, sottoscritto il 27 agosto 2014 e l’adozione da parte della Giunta Provinciale di apposite linee di indirizzo.

All’interno del progetto di Garanzia Giovani e del piano di attuazione per l’occupazione giovanile della Provincia di Trento con il finanziamento del Fondo Sociale Europeo si procede ora alla definizione di una proposta operativa.A seguito di un bando specifico sono stati approvati i progetti con riferimento al percorso C di apprendistato per la qualifica e il diploma professionale.

Per partecipare al programma;- i giovani non devono essere iscritti ad un percorso scolastico, non devono essere in

formazione o avere contratto di lavoro. Si devono iscrivere al percorso C attraverso il portale di Garanzia Giovani e fare un colloquio presso un centro per l’impiego della provincia di Trento;

- le aziende che si rendono disponibili per assunzioni con il contratto di apprendistato devono presentare una propria disponibilità presso le istituzioni formative dove verrà svolta l’offerta formativa.

Attualmente sono circa 40 i giovani che hanno aderito a questo percorso e sono 10 i giovani che sono partiti con il percorso di apprendistato nel settore industriale e artigianale.

Per consentire la partenza dei percorsi di qualifica più legati al lavoro stagionale o a picchi di stagionalità (vedi turismo, commercio e servizi alla persona in località turistiche) si sta avviando la sottoscrizione di un protocollo d’intesa con le parti sociali per definire anche l’apprendistato per la qualifica ed il diploma a carattere stagionale che garantisca con i diversi periodi di lavoro stagionale la continuità necessaria per il percorso formativo.

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CAPITOLO QUARTOGli standard del processo di apprendimento

Le linee di indirizzo recentemente adottate dalla Giunta Provinciale hanno definito l’impianto per la progettazione e l’attuazione dei percorsi in apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale da parte delle Istituzioni Formative.

Cosa si intende per “duale”

Nel modello che si intende avviare il percorso di formazione avviene in presenza di un rapporto di lavoro e l’apprendimento si svolge in due luoghi egualmente formativi: nell’impresa e nell’istituzione formativa. E’ “duale”, perché la caratteristica fondamentale della formazione consiste nell’“imparare lavorando” direttamente nel contesto aziendale e nell’apprendimento delle basi culturali scientifiche e tecnologiche e delle competenze traversali, necessarie al lavoratore-apprendista nel contesto formativo ed in forma integrata tra loro, ovvero combinando l’apprendimento basato sul lavoro con l’apprendimento scolastico. Il percorso formativo è unitario, articolato in periodi di formazione in aula e di apprendimento sul posto di lavoro, con una forte integrazione ed equivalenza formativa tra esperienza scolastica ed esperienza lavorativa.Infine l’apprendista” si caratterizza per un doppio status: di studente e di lavoratore.

Obiettivi generali del percorsoL’obiettivo del percorso è quello di assicurare l’acquisizione di competenze culturali, di base e trasversali, spendibili lungo l’intero arco della vita (nella prospettive del “life long learning”) e di competenze professionali generali e specifiche, da apprendere nel contesto lavorativo e formativo, per il conseguimento del titolo formale di qualifica e/o di diploma professionale.La finalità della formazione in apprendistato è quella di:- mettere in relazione la pratica e la teoria, con modelli di apprendimento basati sul lavoro,- promuovere un agire lavorativo consapevole del proprio ruolo all’interno

dell’organizzazione e un elevata capacità di trasferire compiti e mansioni in contesti diversi.

La formazione per i giovanissimi, che assolvono con questa modalità il completamento dell’obbligo di istruzione e/o il diritto-dovere all’istruzione e formazione, ha come obiettivo ulteriore la crescita equilibrata della persona, l’acquisizione delle competenze necessarie per esercitare la cittadinanza attiva e delle abilità per la vita, in connessione allo sviluppo delle competenze tecniche e professionali.

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Definizione dei percorsiIl percorso formativo dell’apprendista è individuato nell’ambito dell’offerta formativa provinciale che individua qualifica/diploma professionale e sede dell’istituzione formativa o reti di istituzioni formativeIdenticamente ai percorsi di IeFP a tempo pieno il percorso in apprendistato, secondo la struttura e durata illustrata più sotto, fa riferimento a:- il Profilo Educativo, Culturale e Professionale dello studente a conclusione del terzo anno

o del quarto anno (di cui al regolamento provinciale );- il Repertorio provinciale delle figure professionali di riferimento per la qualifica o per il

diploma, armonizzato al repertorio nazionale;- i Piani di Studio Provinciali per i percorsi triennali e quadriennali e o di quarto anno di

IeFP - le linee guida di carattere orientativo riferite ai risultati d’apprendimento previsti dai

Piani di studio provinciali, volte a supportare le Istituzioni formative nell’elaborazione dei Piani di studio d’istituto;

- il Piano di Studio d’Istituto;

Struttura del percorsoLa durata dei percorsi è di 3 anni per il conseguimento della qualifica professionale, ovvero di 4 anni per il diploma professionale. La formazione dura 460 ore annue ed è articolata in:- 200 ore per lo sviluppo delle competenze di base (linguistiche, matematiche,

scientifiche, tecnologiche, storico, sociali ed economiche) riferite ai piani di studio provinciali per i percorsi di Istruzione e formazione professionale;

- 260 ore per lo sviluppo delle competenze tecnico professionali sempre riferite ai piani di studio provinciali per i percorsi di Istruzione e formazione professionale,

- 100 ore di formazione interna all’azienda.La durata della formazione può essere ridotta in base ai crediti (culturali e professionali) riconosciuti per pregressi percorsi scolastici, formativi e lavorativi e comportare una durata inferiore della formazione presso l’istituzione formativa o presso l’azienda. La valutazione dei crediti è effettuata dall’istituzione formativa dove l’apprendista si iscrive .La durata della formazione in apprendistato per i giovani già in possesso del titolo di qualifica professionale e che vogliono conseguire il diploma professionale è di 460 ore per un anno, strutturata nel modo descritte sopra.Le competenze acquisite, sulla base dei risultati conseguiti all’interno del percorso di formazione in apprendistato (presso l’impresa e presso l’istituzione formativa) sono riconosciute anche per la prosecuzione degli studi e dei percorsi di istruzione degli adulti.

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Modalità per la costruzione del percorso formativoLa progettazione del percorso è costruita su un’articolazione modulare e flessibile per unità formative, definite per competenze/abilità/conoscenze e contenuti di massima. L’articolazione delle unità formative fa riferimento ad aspetti educativi, culturali e professionali e tiene conto delle esperienze pregresse dello studente/apprendista e del contesto aziendale dove opera. L’apprendimento è finalizzato al raggiungimento di traguardi formativi perseguibili anche con stili relazionali, approcci metodologici e modalità di lavoro diversificate.Nella progettazione del percorso rivolto agli apprendisti in diritto-dovere si devono rafforzare le competenze di base e trasversali, caratterizzandole con un alto grado di trasferibilità rispetto a compiti e contesti diversi, non solo lavorativi, le competenze di cittadinanza attiva, nonché quelle relative alla collocazione nel mondo del lavoro e al ruolo professionale esercitato.

Anche l’organizzazione e realizzazione del percorso si richiama a principi di:- flessibilità per quanto riguarda il calendario formativo, l’orario delle lezioni,

l’aggregazione di studenti/apprendisti in gruppi per livelli/competenze possedute;- pluralità di approcci didattici e utilizzo di metodologie inclusive quali ad es. la didattica

laboratoriale, la risoluzione dei problemi, la didattica per progetto, volti a favorire il raccordo e l’integrazione tra i diversi momenti di apprendimento,in aula e in azienda;

- personalizzazione dell’intervento, valorizzando le competenze possedute e acquisite dall’apprendista anche mediante percorsi di studio ed esperienze di lavoro precedenti, individuando la minore o maggiore necessità di approfondimenti pratici o teorici, privilegiando quelli per i quali lo studente/apprendista necessita di maggior intervento.

Sono inoltre impiegate metodologie volte a favorire il successo formativo e a valorizzare l’acquisizione delle competenze e delle abilità nel contesto lavorativo.Nella programmazione dell’attività l’istituzione formativa tiene parimenti conto dell’organizzazione aziendale e del suo settore di riferimento, in collaborazione e con il coinvolgimento delle imprese.Il progetto di percorso formativo per la qualifica e per il diploma rientra nei Piani di Studio di Istituto e costituisce il quadro di riferimento generale per l’elaborazione del Piano Formativo Individuale di ogni apprendista.

Riconoscimento delle esperienze già acquisitePrima della definizione del Piano formativo individuale di cui al punto successivo l’Istituzione formativa, mediante un’apposita commissione interna, deve verificare le eventuali competenze già possedute dal candidato apprendista, correlate alla figura professionale di riferimento per la qualifica e/o diploma professionale. A seguito di tale verifica possono essere riconosciuti eventuali crediti, sia culturali che professionali, di

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pregressi percorsi scolastici e/o formativi e lavorativi, che possono comportare una riduzione del monte ore annuo di formazione esterna a scuola e in azienda. La durata e la modalità del percorso è determinata dell’istituzione formativa, che individua gli eventuali crediti in termini di competenze, abilità e conoscenze già acquisite, sulla base di:- evidenze che documentano le competenze/abilità/conoscenze possedute dal candidato

apprendista;- un colloquio;- eventuali altre forme di accertamento delle competenze dichiarate.

Piano Formativo IndividualeIl Piano Formativo Individuale costituisce il presupposto per la stipulazione del contratto di apprendistato per la qualifica e il diploma professionale.Con riferimento al progetto di percorso formativo l’istituzione formativa definisce il piano formativo individuale dell’apprendista. La stesura del piano, al fine di garantire una maggiore qualità e coerenza del percorso formativo-lavorativo, è predisposta dall’Istituzione Formativa, in accordo con il datore di lavoro ed è sottoscritta da entrambe le parti. Il Piano formativo così definito è allegato al contratto di lavoro dell’apprendista e non necessita di verifica di conformità da parte delle strutture provinciali.Il Piano Formativo Individuale dell’apprendista è determinato nell’ambito delle figure professionali del Repertorio provinciale per le qualifiche ed i diplomi con riferimento alle mansioni ricoperte nel contesto lavorativo, secondo un format predisposto dalla Provincia.

Il Piano formativo individuale deve tener conto:- della struttura e delle modalità di costruzione del percorso (di cui ai precedente punti);- di eventuali crediti formativi e lavorativi in esito alla valutazione di cui sopra

Il Piano formativo Individuale specifica il percorso formativo dell’apprendista da realizzare presso l’istituzione formativa e presso l’impresa dove lavora, mettendo in valore le competenze tecnico-professionali che possono essere acquisite nel contesto aziendale. Nello specifico i contenuti di carattere tecnico-professionale dovranno essere sviluppati con riferimento alle caratteristiche dell’impresa che impiega l’apprendista, valorizzando da un lato il contesto lavorativo in termini diapprendimento professionale e integrando dall’altro quelle competenze non presenti nel contesto lavorativo e comunque richieste per l’acquisizione del titolo finale.Il piano formativo individuale è predisposto dal tutor, individuato dall’istituzione formativa quale referente formativo per l’apprendistato, d’intesa con il tutor aziendale, responsabile della formazione del giovane apprendista nel contesto lavorativo.

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Doveri dell’apprendista, Con riferimento al quadro normativo l’apprendista deve:

- svolgere con diligenza le mansioni affidategli nell’ambito della formazione e attenersi al regolamento aziendale;

- seguire puntualmente le istruzioni impartite dal datore di lavoro oppure dal tutor aziendale;

- mantenere i segreti aziendali e professionali e trattare con cura i materiali, gli attrezzi e i macchinari affidatagli;

- informare tempestivamente il datore di lavoro in caso di malattia o altro impedimento;

- frequentare regolarmente la scuola professionale e attenersi al regolamento interno della scuola;

- presentare regolarmente al datore di lavoro e agli esercenti la potestà o ai tutor aziendali gli attestati e le comunicazioni della scuola professionale.

Doveri del datore di lavoroIl datore di lavoro deve:

- nominare un tutor interno all’azienda (che può essere lo stesso datore di lavoro) per la formazione dell’apprendista;

- garantire un’adeguata formazione in tutti i processi lavorativi conforme al quadro formativo aziendale;

- concedere all’apprendista il tempo necessario per frequentare la scuola professionale e per sostenere i relativi esami nonché controllare la regolare frequenza della scuola;

- informare su richiesta, chi esercita la potestà e la scuola professionale sull’andamento della formazione dell’apprendista;

- documentare le competenze acquisite dall’apprendista al termine o all’atto dell’interruzione del rapporto di apprendistato;

- sottoscrivere il piano formativo individuale congiuntamente all’istituzione formativa che ne certifica il piano formativo;

- riconoscere contrattualmente la qualifica professionale dopo il superamento dell’esame di fine apprendistato.

Per il resto si applicano le norme generali di diritto del lavoro e di tutela del lavoro dei minori. Nell’ambito del rapporto di apprendistato è vietato il lavoro a cottimo. In caso di gravi violazioni degli obblighi sopra elencati il contratto può essere rescisso da una delle due parti. Anche altri motivi possono portare alla disdetta del contratto (trasferimento della sede di lavoro, cambio di residenza, rischi per la salute derivanti dall’attività svolta ecc).

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Concludendo in questa fase di avvio si è cercato di mantenere un impianto snello e agile per consentire la partenza dei percorsi, semplificando le procedure di formazione dei piani formativi individuali e la responsabilità della redazione degli stessi alle istituzioni formative che realizzano i percorsi di IeFp, visto che rilasciano lo stesso titolo conclusivo e che devono raggiungere le stesse competenze con un percorso/processo diverso.

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CAPITOLO QUINTOIl processo di formazione/apprendistato

Il ruolo dei diversi soggetti nella realizzazione dell’apprendistato per la qualifica e per il diploma

I soggetti coinvolti ai vari livelli nel processo sono:- la Provincia con la strutture che si occupa dell’istruzione, che definisce ordinamento,

indirizzi, linee guida, risorse;- la Provincia con le strutture che si occupano di lavoro (Agenzia del lavoro , servizi per

l’impiego) che gestisce le azioni e gli interventi di politica del lavoro raccordandosi con l’istruzione per favorire le misure di transizione scuola-lavoro, a conclusione dei percorsi scolastici e formativi;

- le Parti Sociali rappresentate istituzionalmente nella Commissione Provinciale per l’impiego che rappresenta l’organismo di concertazione e di consultazione rispetto a indirizzi e scelte di governo;

- le associazioni imprenditoriali e le imprese che partecipano attivamente nella rilevazione dei fabbisogni, progettazione realizzazione e valutazione dei processi formativi;

- le istituzioni formative che realizzano i percorsi e che rispondono dei risultati delle azioni formative

Con riferimento alla nuova “governance” definita per la realizzazione dell’apprendistato per la qualifica ed il diploma preme sottolineare il ruolo dell’Istituzione Formativa che ora ha una titolarità piena sull’intero processo.Il giovane viene accompagnato dalla scuola in azienda, la scuola con l’azienda definisce il piano formativo individuale, la scuola tiene conto nella programmazione delle attività formative dell’organizzazione dell’azienda e del suo settore di riferimento, la scuola valuta le competenze in ingresso del ragazzo e gli garantisce un percorso che permetta l’acquisizione di un titolo formale spendibile e potenzialmente incrementabile in una progressione verticale (dalla qualifica, al diploma, all’esame di stato conclusivo dell’istruzione professionale all’alta formazione professionale) durante l’arco della carriera lavorativa. L’istituzione formativa al termine del percorso documenterà lo stesso anche al fine della valutazione delle competenze e delle abilità operative acquisite nei diversi contesti dall'apprendista con la collaborazione sistematica in tutte le fasi dell’impresa.Nel dettaglio l’Istituzione Formativa:- si relaziona in piena autonomia con l’impresa che intende assumere l’apprendista- lavorano in partnership con l’impresa per definire il piano formativo individuale prima

che il giovane inizi l’attività lavorativa ed è allegato al contratto sottoscritto a tre scuola, azienda e apprendista;

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- è garante della conformità del piano formativo individuale con la figura professionale della qualifica e /o del diploma professionale, contenuta nel repertorio provinciale dell’IeFP, e con il corrispondente piano di studio provinciale;- è responsabile dell’eventuale riconoscimento e della relativa attribuzione di crediti formativi e lavorativi pregressi;- realizza i percorsi di apprendistato nell’ambito dell’offerta formativa dei percorsi di IeFP

o in rete con altre istituzioni.- promuove i percorsi dell’apprendistato per il conseguimento della qualifica e/o del

diploma professionale con apposite iniziative di informazione e diffusione per assicurare la conoscenza di quest’opportunità. agli studenti e alle loro famiglie e alle imprese;

- orienta i propri studenti secondo le loro caratteristiche e aspirazioni e analizza le richieste provenienti del mercato del lavoro, mediante un partenariato forte con le imprese di riferimento.

Il contratto di apprendistato diviene una forma di partnership forte tra azienda e scuola, che permetterà alle imprese di trovare giovani con competenze sempre più adeguate ai loro bisogni e alla scuola di raccordarsi sistematicamente con le prospettive di sviluppo delle imprese..

Un altro ruolo importante si gioca nelle attività di tutoraggio che vanno garantite nel processo formativo, dove ad ogni apprendista viene assicurato un tutoraggio, da parte della scuola e da parte dell’impresa

Il tutor dell’istituzione formativa assicura un supporto individuale, un accompagnamento, un’assistenza e una guida nello sviluppo dell’apprendimento durante l’intero percorso formativo e nel suo corretto svolgimento, con la possibilità di adottare strategie e metodologie idonee di apprendimento in funzione del percorso misto, che vede una funzione formativa sia da parte dell’azienda, sia da parte dell’istituzione formativa. La funzione tutorariale dell’istituzione formativa è volta a:- promuovere il successo formativo degli studenti-apprendisti;- assicurare un costante raccordo con il tutor aziendale e la realtà lavorativa,;- monitorare il percorso dell’apprendista anche sul posto di lavoro secondo il piano

formativo individuale;- garantire l’integrazione tra i momenti di apprendimento in aula e quelli sul posto di

lavoro, in collaborazione con il tutor aziendale;- acquisire tutti gli elementi valutativi.

Il tutoraggio da parte dell’azienda è garantito dal tutor aziendale con formazione e competenze adeguate, nominato dall’azienda per seguire l’apprendista nelle attività lavorative e nella formazione aziendale, che deve valutare,secondo le modalità individuate

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in accordo con il tutor formativo, le competenze raggiunte dall’apprendista in ambito lavorativo.Il tutor aziendale favorisce l’inserimento dell’apprendista nel contesto operativo ed il trasferimento delle competenze necessarie all’esercizio delle attività lavorative, lo affianca ed assiste nel percorso di formazione sul lavoro, garantendo l’integrazione con la formazione d’aula. Il tutore aziendale può usufruire della formazione prevista dal documento degli interventi di politica del lavoro.

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CAPITOLO SESTOMonitoraggio e sistema di valutazione

Il sistema di valutazione previsto riguarda sia la valutazione degli apprendimenti durante il percorso di formazione in apprendistato, sia la valutazione finale con l’esame per il conseguimento della qualifica e del diploma professionale sia misure di accompagnamento e monitoraggio dei percorsi.

La valutazione degli apprendimenti durante il percorsoDurante il percorso di formazione in apprendistato dovranno essere valutate sistematicamente le competenze/abilità/conoscenze acquisite durante la formazione in aula e durante la formazione in azienda. L’apprendista è seguito da un docente tutor referente, che oltre a stilare il piano formativo individuale, lo accompagna nel percorso in aula ed affianca il tutor aziendale per le attività di valutazione delle competenze/abilità/conoscenze acquisite nell’ambito delle attività lavorative e formative in azienda.Per quanto riguarda la formazione presso l’Istituzione formativa il titolare della valutazione è il docente dell’Unità formativa.Per la parte di formazione in azienda la valutazione delle competenze acquisite spetta al tutor aziendale che condivide la proposta di valutazione con il docente dell’istituzione formativa referente per l’apprendistato.Gli strumenti e le modalità di valutazione sono quelli utilizzati per i percorsi di Istruzione e Formazione Professionale (vedi scheda personale, portfolio, registro aziendale, diario etc) adattati al percorso dell’apprendista.La valutazione dei risultati dell’apprendimento, sulla base della valutazione in aula e in azienda, spetta all’Istituzione Formativa presso cui l’apprendista è iscritto.

Valutazione per l’ammissione all’esame finaleL’istituzione formativa, alla conclusione del percorso di apprendistato, sia per la qualifica che per il diploma, valuta i risultati dell’apprendimento relativi alle competenze/abilità conoscenze previste dal piano formativo individuale, necessari per l’ammissione all’esame di qualifica e/o di diploma professionale.L’apprendista è ammesso all’esame in qualità di candidato interno e pertanto sono adottate le stesse modalità di ammissione degli studenti frequentati il corrispondente percorso di Istruzione e Formazione Professionale triennale/quadriennale e di quarto anno.La valutazione per accedere all’esame è espressa in un punteggio rapportato a 100 per un massimo di 55 punti ed il punteggio minimo è di 30 punti.

Esame finaleDopo l’ammissione l’apprendista prende parte all’esame finale, secondo la struttura e le modalità previste per il rilascio del titolo formale di qualifica e/o di diploma professionale.

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L’esame verifica il raggiungimento delle competenze, abilità e le conoscenze professionali previste nel profilo, che corrisponde alla figura professionale in uscita dei percorsi di IeFP. Per i percorsi in apprendistato si possono istituire anche apposite sessioni d’esame.L’esame di qualifica (punteggio complessivo massimo 45 punti su 100) si compone di: - una prova pratica - un colloquio orale che pesano rispettivamente fino ad massimo di 30 punti e di 15 punti L’esame di diploma (punteggio complessivo massimo 45 punti su 100) prevede- una prova scritto-grafica riguardante uno studio di caso a cui sono collegate domande

multi-ambito teoriche (punteggio massimo 22);- una prova di lingua straniera (punteggio massimo 8 punti) che costituisce credito se lo

studente ha una certificazione linguistica almeno pari al livello B1;- un colloquio orale (punteggio massimo 15 punti)L’esame è superato con il punteggio minimo di 60.L’apprendista, superato l’esame di qualifica o di diploma, consegue l’attestato di qualifica di operatore e/o il diploma professionale di tecnico.Qualora l’apprendista non acceda o non superi l’esame finale nei termini previsti dal piano formativo individuale, il datore di lavoro può proseguire la formazione nell’ambito dell’apprendistato professionalizzante fino al conseguimento della qualifica e/o del diploma.In ogni caso la frequenza del percorso di apprendistato per la qualifica è valida per l’espletamento del diritto-dovere.

Misure di accompagnamento e di monitoraggio dei percorsi di apprendistato per la qualifica e/o per il diploma professionaleI percorsi di apprendistato per la qualifica e/o per il diploma professionale saranno oggetto di verifica e valutazione da parte dell’istituzione formativa e di monitoraggio e valutazione da parte della struttura provinciale competente in materia di istruzione.L’attivazione di questa nuova offerta di percorsi richiede misure di accompagnamento e di monitoraggio di sistema, per poter valutare e migliorare l’intervento in corso d’opera e a conclusione delle diverse annualità, secondo un approccio di ricerca-azione.A fronte dell’avvio di questi percorsi la Provincia attiverà, in collaborazione con le istituzioni formative e con le aziende coinvolte, apposite iniziative di accompagnamento e di monitoraggio, per supportare e verificare l’impianto di progettazione e di realizzazione dei percorsi e valutare le attività realizzate.

Per confrontare i modelli ed i risultati ottenuti nei percorsi a tempo pieno e in apprendistato si prevede di realizzare un analisi longitudinale delle diverse coorti qualificati e diplomati.

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Indagine previsionale Un interessante valutazione potrebbe essere affiancata attraverso un’indagine longitudinale che segua le coorti degli apprendisti per verificare l’inserimento occupazionale post-qualifica e lo sviluppo della carriera professionale sulla scorta dello studio previsionale realizzato da IRVAPP per l’istruzione del secondo ciclo.

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CAPITOLO SETTIMORaggiungimento delle competenze chiave nella lettura, nell’alfabetizzazione matematica e scientifica, come richiesto dal quadro europeo

In questa fase di primo avvio non è non è possibile verificare il raggiungimento delle competenze chiave raggiunte dagli apprendisti.E’ utile però fare alcune riflessioni con i risultati raggiunti dal sistema dell’IeFP nei test nazionali e internazionali, confrontati con quelli scolastici

Si presentano di seguito i risultati della rilevazione PISA 2012 (Programme for International Student Assessment) della provincia di Trento, raffrontati con le altre aree del Paese, come desunti dall’ultimo rapporto sulla Situazione Economica e Sociale del Trentino6, con riferimento a: - la distribuzione degli studenti quindicenni secondo il livello e l’indirizzo della scuola

secondaria di iscrizione al momento della rilevazione PISA; - le loro competenze matematiche e di lettura;

Per la comparazione dei dati con le altre aree geografiche i dati della Provincia Autonoma di Trento e di Bolzano comprendono anche l’istruzione professionale Per la provincia di Trento il dato dei quindicenni iscritti all’istruzione professionale nel 2012 era inferiore al 2% .

Stando alle informazioni di PISA, il 23,0 %7 dei quindicenni trentini erano iscritti, nel 2012, quasi totalmete all’IeFP (Tab. 4.1 seguente). Si tratta di un valore decisamente alto visto che il dato si riferisce quasi esclusivamente all’IeFP (molto minoritaria negli altri contesti regionali), ma sostanzialmente in linea, se confrontati con l’IP e IeFP dell’area Nord-est (24,1%) e Nord-Ovest (20,9%). Risulta invece un dato decisamente inferiore rispetto a quello della provincia di Bolzano (34,0%), che presumibilmente comprende anche i quindicenni che frequentano i percorsi nel sistema duale.

6Cfr Rapporto sulla Situazione Economica e Sociale del Trentino Edizione 2014 Provincia Autonoma di Trento, a cura di FBK-IRVAPP, Trento, 30 ottobre 2014

7 È stato sottratto il valore dell’

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I risultati PISA mostrano che le competenze in matematica e in lettura degli studenti quindicenni trentini che frequentano gli istituti professionali e la IeFP provinciale sono più elevate rispetto a quelle possedute dai loro coetanei residenti in altre aree del Paese, provincia di Bolzano compresa.

A completamento si aggiungono i dati complessivi per le competenze di scienze e di informatica

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Anche gli esiti dei risultati INVALSI 2014 dimostrano le buone performance del sistema di IeFP trentino rispetto agli altri contesti regionali che hanno partecipato alla rilevazione8 I punteggi ottenuti dall’IeFP provinciale in italiano e in matematica sono rispettivamente superiori di quasi 8 punti percentuali per l’italiano (55,4 contro i 47,5) e di quasi 4 punti percentuali per la matematica (38,0 contro 34,8) rispetto alle altre Regioni che hanno effettuato la rilevazione, appartenenti alle aree geografiche del nord-est ed al nord-ovest.

8 la partecipazione all’indagine INVASI era volantaria per l’IeFP regionale. A quella indagine hanno partecipato le Regioni Liguria, Lombardia e Veneto.

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CAPITOLO OTTAVOOpportunità d’inclusione

In questa fase iniziale del progetto e con la scarsa numerosità dei soggetti coinvolti non siamo in grado di fornire are analisi su questo versante

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CAPITOLO NONOLa transizione scuola lavoro con particolare riferimento all’IeFP

Non potendo contestualizzare la situazione rispetto all’apprendistato per la qualifica e per il diploma si presentano al riguardo alcune riflessioni più generali sulla transizione scuola-lavoro che derivano da un recente studio di IRVAPP9 sulla transizione scuola-lavoro .

Da questo rapporto emerge come primo dato la notevole diffusione delle esperienze lavorative regolari e remunerate compiute dagli studenti del sistema del secondo ciclo durante il corso di studi, che si affiancano alle esperienze di tirocinio e di alternanza formativa realizzate durante l’anno. Con la parziale eccezione dei provenienti dai licei, si può dire che, in media, un po’ più della metà degli studenti ha avuto almeno un’esperienza lavorativa durante il periodo estivo. (Tab. 4.10)

La ricerca dimostra che queste esperienze accelerano gli ingressi nel primo impiego e riducono i rischi di disoccupazione successiva: a questo riguardo sembra pertanto possibile ipotizzare che un adeguato governo dei processi di alternanza, o di anche di compresenza, tra scuola e lavoro fluidifica le transizioni dalla scuola al lavoro.

ESITI OCCUPAZIONALI DEI PERCORSI DEL SECONDO CICLO

Una prima considerazione, evidenziata nella stessa ricerca, mette in luce che la generalità dei giovani trentini che hanno ultimato la secondaria superiore o l’IeFP trovano il loro primo impiego con notevole rapidità. Questo accade in particolare per i giovani usciti dalla IeFP.I giovani presi in esame in quest’analisi sono tutti coloro che avevano conseguito un titolo della IeFP o dell’istruzione secondaria di secondo grado nel 2010 e nel 2011 in un’età compresa tra i 18 e i 22 anni.

9 Tale studio è inserito nel Rapporto sulla Situazione Economica e Sociale del Trentino Edizione 2014 Provincia Autonoma di Trento, a cura di FBK-IRVAPP, Trento, 30 ottobre 2014

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All’interno dei diciotto mesi seguenti il conseguimento del titolo sono i diplomati dalla IeFP, seguiti dai qualificati della stessa a mostrare le permanenze più estese nello stato di occupato, rispettivamente con circa dieci e sette mesi (Fig. 4.5).

I giovani diplomati dell’istruzione trascorrono da occupati un po’ più di un terzo dei diciotto mesi successivi al superamento degli esami di stato (Fig. 4.5).La consistenza di questo vantaggio varia non solo in funzione del livello di istruzione, ma, internamente ad esso, con lo specifico indirizzo di studi seguito. Così, nel caso dei qualificati della IeFP, sono coloro che hanno frequentato l’indirizzo industriale a presentare i periodi più estesi di permanenza in un posto di lavoro (Fig. 4.5). Lo stesso vale per i diplomati dell’IeFP subito seguiti da coloro che hanno completato il quarto anno dei servizi alla persona.Analogamente, tra gli studenti del quinquennio dell’istruzione sono i diplomati degli istituti tecnici e professionali ad avere f esibire i periodi più estesi di occupazione (Fig. 4.5). Pertanto gli studenti che hanno concluso il percorso nell’IeFP, oltre ad entrare prima nel mercato del lavoro, almeno nelle fasi iniziali della carriera lavorativa, possiedono, mediamente, un vantaggio competitivo nei confronti di chi è uscito dalla scuola secondaria superiore anche per quanto riguarda il numero dei mesi lavorati.

Un ulteriore elemento preso in considerazione, secondo il modello di analisi previsionale utilizzato nella ricerca10 è la qualità dell’occupazione raggiunta. La probabilità di svolgere

10i valori sono costituiti da probabilità stimate sulla base di modelli di regressione logistica che includono genere, area di residenza, cittadinanza, voto conseguito, regolarità negli studi e informazioni costruite su un archivio costruito integrando AUSPAT con leseguenti basi di dati: i) archivio delle comunicazioni obbligatorie delle imprese che assumono o licenziano dipendenti o ne cambiano il contratto (COB); ii) Archivio Statistico delle Imprese Attive (ASIA); iii) Archivio provinciale delle Imprese Agricole (APIA); iv) Indagine sugli esiti occupazionali dei qualificati e dei diplomati della Formazione Professionale e dei maturi condotta dall'Agenzia del Lavoro della PaT (IOQDM). AUSPAT e le altre tre fonti di dati appena richiamate sono state connesse, via matching esatto, in un unico archivio dal Servizio Statistica della PaT. acronimo utilizzato AISL).

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una mansione qualificata risulta maggiore tra i diplomati della IeFP e dell’istruzione tecnica (Tab. 4.9).

La probabilità di esercitare mestieri qualificati di carattere manuale appare assai elevata tra i provenienti della IeFP, indipendentemente, o quasi, dalla durata del corso di studi seguito, e alquanto contenuta tra i diplomati della secondaria superiore (Tab. 4.9). Sono concentrate sui soli diplomati dell’istruzione le probabilità di svolgere occupazioni qualificate di stampo non manuale, come pure bassi i rischi di trovarsi ad esercitare ruoli lavorativi manuali e a bassa qualificazione. In questo caso l’effetto dei titoli di studio appare quasi trascurabile (Tab. 4.9). Infine sembra ragionevole sostenere che i titoli di studio conclusivi del secondo ciclo esercitino, in Trentino, una protezione dal pericolo di trovarsi a svolgere occupazioni di basso profilo.

In conclusione si riportano alcuni dati sugli esiti occupazionali dei qualificati e diplomati degli IeFP11 realizzati dall’Osservatorio del Mercato del Lavoro.

METTERE I GRAFICI DEL RAPPORTO

Come si evince dai grafici e dalle tabelle l’IeFP consente ancora una prospettiva occupazionale più alta. Nonostante il particolare momento di difficoltà economica, che ha necessariamente ridimensionato anche l’assorbimento occupazionale dei giovani in uscita da questo sistema, gli esiti occupazionali dei qualificati a 18 mesi dalla conclusione dell’esame

11 Indagini sistematiche realizzate dall’Osservatorio del mercato del lavoro, Agenzia del Lavoro Provincia Autonoma di Trento cfr.

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registrano un tasso di occupazione pari al 73%, di cui il 70% di occupati coerenti. Nell’analogo periodo il tasso di occupazione dei diplomati al quarto anno registra un tasso di occupazione pari al 85% di cui il 76% di occupati coerenti.

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CAPITOLO DECIMODati chiave

Vista la particolare fase di avvio del progetto non sono disponibili i dati richiesti

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CAPITOLO UNDICESIMO11 Costi e benefici Chi finanzia l’apprendistato.Salario degli apprendisti.Opportunità e benefici per il personale.Servizi.Abiti da lavoro (?).Amministrazione.Guadagno derivante dal lavoro degli apprendisti.Sgravi fiscali.

CAPITOLO DODICESIMOQuadro d’insieme del ruolo delle altre parti sociali (istituzioni, imprese di formazione e enti competenti)

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CAPITOLO TREDICESIMOQuadro d’insieme del finanziamento speciale o di altre misure speciali per il sistema duale.

Come già anticipato in questa fase l’avvio dei percorsi in apprendistato per la qualifica e per il diploma avviene tramite il percorso C della Garanzia Giovani12

Il finanziamento di ogni intervento dipende dal numero degli iscritti e dal numero di ore effettivamente frequentate. Sono previste due modalità di riconoscimento del finanziamento in funzione dell’erogazione delle attività formative in gruppo o individuale.

Per le attività formative di gruppo: i parametri sono:- unità di costo standard quota fissa ora/corso 126,20 euro all’ora;- unità di costo standard quota variabile costo ora/allievo 1,03 euro ora/allievo

In ogni caso, per la parte formativa, il costo massimo riconosciuto per partecipante in sede di rendicontazione non potrà superare il valore massimo di 7.000,00 euro/anno a partecipante. Tale rimborso sarà riconosciuto se il corsista avrà frequentato le 460 ore/anno previste e avrà conseguito la qualifica professionale o il diploma professionale.

Per le attività formative individuali sarà riconosciuto un costo ora/formazione pari a 14,00 euro/ora per ogni ora effettiva di formazione realizzata fino ad un massimo di 460 ore. Il Soggetto Erogatore delle attività formative, nel caso di percorsi individuali, può aggregare l’apprendista a moduli formativi già avviati qualora i contenuti siano inerenti il percorso sottoscritto nel Piano Formativo Individuale (ferma restante l’impossibilità del doppio finanziamento). Il parametro attuativo minimo per la docenza è pari al 70% delle ore di formazione da effettuarsi.In ogni caso il finanziamento così determinato, sarà erogato a chiusura del percorso esclusivamente a risultato cioè a completamento del percorso formativo previsto e al raggiungimento della qualifica professionale o diploma professionale da parte dell’apprendista.

12 Mettere piano approvato

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CAPITOLO QUATTORDICESIMOCompetenze dei formatori e degli insegnanti.

L’avvio dei nuovi percorsi poggia sugli insegnanti ed esperti aziendali già presenti nel sistema dell’IeFP, che da tempo operano nella realizzazione dell’alternanza formativa e delle altre forme di apprendimento basato sul lavoro, nonché nella progettazione e valutazione congiunta con le imprese nei quarti anni.In prospettiva bisognerà intervenire con interventi di formazione anche congiunta di formatori scolastici e aziendali per sviluppare le diverse funzioni e per sviluppare qualitativamente i risultati del processo formativo dei percorsi di apprendistato.

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CAPITOLO QUINDICESIMOModi per promuovere l’attrattività del sistema duale, e qual è la direzione/trend

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CAPITOLO SEDICESIMORisultati attesi in termini di punti di forza, fattori di successo, punti di debolezza, opportunità, sfide e minacce.

In questa fase embrionale possiamo solo ipotizzare quali possano costituire i punti di forza e di debolezze provando sinteticamente ad enunciarli.

I principali risultati attesi dall’introduzione del sistema duale di apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale sono:- di agevolare l’ingresso nel mercato del lavoro per i giovani con la prospettiva

dell’acquisizione del titolo formale. - di contribuire a ridurre il drop-out dopo la scuola dell'obbligo, che porta ad ottenere un

titolo e nel contempo un reddito.

I punti di forza e di successo del sistema duale in Trentino potrebbero essere i seguenti:Ai giovani offre l’opportunità di:- familiarizzare con il mondo aziendale mediante un vero rapporto di lavoro, maturare

competenze trasversali tecniche e operative in un contesto diverso da quello scolastico e mettere alla prova le proprie reali capacità e inclinazioni;

- facilitare e ridurre i tempi di ingresso nel mercato del lavoro;- avere un reddito già durante la formazione;- ottenere un titolo formale identico e con lo stesso esame finale ma con un percorso

diverso.

Alle aziende fornisce la possibilità di :- formare il giovane secondo le esigenze dell’ impresa, - ridurre i costi di assunzione;- acquisire competenze nuove e aggiornate (es. informatiche, linguistiche, etc.) che

vengono insegnate a scuola e che possono avere una ricaduta in azienda.

Per l’amministrazione pubblica:- una riduzione dei costi della formazione professionale a carico dei bilancio pubblico,

riepetto ad un corso a tempo pieno;- l’adeguamento tempestivo dell’offerta formativa in base alla domanda di mercato;- il coinvolgimento attivo di associazioni datoriali e sindacali

I principali limiti del sistema duale- Difficoltà di reperire le imprese per l’assunzione di tutti i potenziali giovani interessati

a fare l’apprendistato;

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- Scarsa possibilità, nel medio-periodo, di mobilità verticale e di progressione di carriera professionale con titoli formali più alti (dalla qualifica al diploma all’alta formazione e università);

Per l'introduzione del sistema duale nell’IeFP trentina occorre: Una forte collaborazione tra associazioni sindacali, associazioni industriali ed

amministrazione provinciale per assicurare la fattibilità del raggiungimento degli standard qualitativi della formazione e degli esami finali;

La previsione di misure per incentivare le imprese ad assumere l’apprendista-studente e a farsi carico della sua formazione sul lavoro;

L’impegno delle aziende a sostenere la formazione anche nelle piccole imprese; Una verifica delle altre forme di assunzione agevolate che non producano effetti di

spiazzamento sull’apprendistato per la qualifica; La creazione di tempi di attivazione compatibili con l’avvio del rapporto di lavoro e

della formazione nell’istituzione formative Una promozione mirata presso le aziende e presso i giovani e forme di orientamento a

partire dal primo anno di IeFP , La creazione di un forte partenariato tra le potenziali imprese e le istituzioni formative,

dove queste ultime sono gli attori fondamentali nel realizzare il matching tra studente e azienda

Partendo dalle esperienze già maturate dalle istituzioni formative nell’attivazione dell’alternanza del quarto anno l’avvio di un partenariato per la definizione dei contenuti formativi e per l’integrazione della formazione aziendale con quella svolta in classe.

E’ certo che parallelamente bisogna intervenire su:- la disponibilità delle imprese ad assumere giovani apprendisti per la qualifica ed il

diploma e sul loro investimento nella formazione;- la creazione di migliori condizioni per accrescere l’attrattività di questi percorsi verso i

giovani e le loro famiglie e le imprese;- interventi a carattere più culturale per favorire un orientamento più favorevole alla cultura

del lavoro non contrapposta alla cultura del sapere.

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BIBLIOGRAFIA

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