Renata Galatolo Progetto Lexop. O BIETTIVI DELLA PRESENTAZIONE Obiettivo generale : descrivere le...
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Renata Galatolo
Progetto Lexop
OBIETTIVI DELLA PRESENTAZIONE
Obiettivo generale: descrivere le componenti comunicative principali del colloquio tra l’avvocato e la donna vittima di violenza.
Obiettivi specifici: Confrontare le esigenze professionali
dell’avvocato con l’esigenza specifica dell’accoglienza della donna e della sua testimonianza
Delineare possibili strategie di controllo degli aspetti comunicativi più problematici attraverso la formulazione delle domande e l’adozione di un ascolto attivo.
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CLIENT CENTERED COMMUNICATION
Si basa sui seguenti assunti: è sbagliato assumere che l’unico punto
di vista legittimo sia quello dell’istituzione
il contributo del cliente deve essere sollecitato, rispettato e valorizzato. Inoltre, se il cliente è più soddisfatto, collabora maggiormente e l’azione istituzionale puo’ risultare potenziata.
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LA COMUNICAZIONE CENTRATA SULLA DONNA VITTIMA DI VIOLENZA
Può articolarsi nei seguenti sotto obiettivi:
creare una situazione di accoglienza favorire l’alleanza e, di conseguenza,
il racconto della donna garantire l’ascolto della donna rendere la donna partecipe del
processo.
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LE LINEE GUIDA DELL’ACCOGLIENZA
Obiettivo prioritario: sostenere l’agency della donna
lasciare aperta la possibilità che la donna interrompa il percorso iniziato quando vuole
riconoscere il danno subito e la sofferenza che ne deriva
rispettare gli obiettivi che la donna vuole perseguire
rispettare le modalità con cui la donna intende procedere per ottenere l’ordine di protezione.
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DAL PUNTO DI VISTA COMUNICATIVO
Costruire una relazione empatica con la donna, che implica il rispetto e l’attenzione nei suoi confronti e nei confronti della narrazione che produce.
Mettere in atto l’ascolto attivo, che significa dimostrare interesse, attenzione e rispetto nei confronti del racconto della donna.
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IL COLLOQUIO AVVOCATO - CLIENTE
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IL COLLOQUIO/INTERVISTA CON L’AVVOCATO
Si configura come un’intervista (advocacy interview) il cui scopo è costruire una narrazione dell’evento di cui la donna è vittima.
L’avvocato deve: Elicitare la narrazione Rendere la narrazione adatta agli scopi
legali
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DIMENSIONI DEL COLLOQUIO
La dimensione dinamica si riferisce alla relazione interpersonale che si instaura tra intervistatore e intervistato tramite il tipo di pratiche comunicative adottate.
La dimensione tematica si riferisce al tema o ai temi che vengono affrontati.
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PRATICHE COMUNICATIVE DELLA “DIFESA ATTIVA” (MAKING ADVOCACY)
Mostrare empatia Posizionarsi apertamente dalla parte
della cliente Mostrare che l’aiuto è incondizionato Spiegare ciò che si fa e che si intende
fare
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POSIZIONARSI DALLA PARTE DELLA CLIENTE
• Ha la funzione di supportare l’autostima della cliente e di costruire empatia ed alleanza
• Puo’ essere fatto: Apertamente Alleandosi con la vittima contro chi
ha abusato di lei
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FAR DIVENTARE LE STORIE DEI RESOCONTI Storia
iniziata dal narratore assenza di una chiara ricostruzione temporale dire al destinatario
Report (testimonianza, verbale, denuncia) elicitata dal destinatario chiara organizzazione temporale (di) mostrare al destinatario: (nel caso studiato
questo è ottenuto tramite micro narrazioni consecutive)
Il destinatario assegna il grado di rilevanza ai diversi elementi narrativi
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LE STORIE DELLE DONNE
Si articolano secondo tre strutture diverse: 1 La storia lineare: organizza gli eventi
in sequenza 2 Storie con organizzazione
temporale generica, sia nel passato che nel presente
3 Narrazioni nucleari (kernel narratives)
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CHE COSA PUO’ FARE L’AVVOCATOIN FASE INIZIALE
Procedere con domande aperte. Evitare termini che implicitamente veicolano
la valutazione di un evento. Evitare le interruzioni. Utilizzare domande chiuse solo per chiarire
aspetti rilevanti della narrazione spontanea.
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DOMANDE DA EVITARE Domande assertive: veicolano una versione dei fatti
e/o una loro valutazione.“Quindi lei si fidava di Francesco.”
Domande che creano la preferenza per una certa risposta:
“Lei si è rivolta a Francesco perché si fidava di lui? “
Domande che richiedono motivazioni, soprattutto generali:
“Perché ha deciso di denunciare suo marito?”
Domande composte da più domande: “Se l’avesse denunciato pensa che l’avrebbe aggredita?
E’ per questo che non l’ha fatto”?
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DOMANDE UTILI
Domande che esplicitano di accontentarsi di informazioni approssimative:
A: Si ricorda quando è avvenuto più o meno?
Permettono risposte approssimative e allentano la tensione legata alla sensazione di inadeguatezza.
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L’ASCOLTO ATTIVO
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ASCOLTO ATTIVO SIGNIFICA Astenersi dall’intervenire ( ad es. alla fine
della risposta minima) e avere maggiore tolleranza per i silenzi
Produzione di continuers minimi, variati nel corso della storia: cenni di assenso, sguardo rivolto verso la parlante, brevi produzioni vocali (hm hm).
Segnali di riconoscimento: espressioni tipo “certo”, “certamente”, che incoraggiano e manifestano comprensione e accordo.
Riformulazioni: sono interventi che ripropongono, chiedendone conferma, contenuti appena espressi dall’interlocutore.
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DA EVITARE
“ho capito” : ha una funzione conclusiva, per cui può far interrompere un topic quando invece la cliente avrebbe avuto altro da dire.
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CONCLUSIONI Perseguire una comunicazione centrata sulla donna,
capace cioè di ascoltarla, valorizzarne l’esperienza e rispettarne la volontà nelle varie fasi del procedimento.
Mantenere l’ equilibrio tra il ruolo di difensore della vittima e quello di garante dell’eventuale iter giuridico–legale che il caso dovrà seguire. Prestare attenzione all’organizzazione sequenziale delle
due componenti: fasi diverse del colloquio, richiedono aggiustamenti diversi delle due componenti.
Non adottare in modo automatico le singole tecniche comunicative ma adattarle sempre al contesto.
Adattare il proprio comportamento al feedback che proviene dalla nostra interlocutrice. Ciò che facciamo non è ciò che intendiamo fare ma ciò che l’altra ci dimostra che abbiamo effettivamente fatto.
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Grazie della vostra attenzione
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