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Religione e altruismo Germano Rossi Dipartimento di Psicologia, Università di Milano-Bicocca Società Italiana di Psicologia della Religione Convegno RELIGIONE, ALTRUISMO E VIOLENZA Chieti – 11 Novembre 2016 Introduzione Generalmente, chi viene considerato un “buon cristiano”? Una persona che mette in pratica gli insegnamenti religiosi, dimostrando così la sua fede “Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto” (Luca, 6:44) E quali sono gli insegnamenti religiosi che più facilmente ci fanno pensare ad un buon cristiano? Il prossimo. La carità! L’aiuto agli altri. . . “amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza” (Marco 12,30) “Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Marco 12,31) G.Rossi (Univ. Milano-Bicocca) Religione e altruismo Chieti – 11 Novembre 2016 2 / 42

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Religione e altruismo

Germano RossiDipartimento di Psicologia, Università di Milano-Bicocca

Società Italiana di Psicologia della Religione

Convegno

RELIGIONE, ALTRUISMO E VIOLENZA

Chieti – 11 Novembre 2016

Introduzione

• Generalmente, chi viene considerato un “buon cristiano”?• Una persona che mette in pratica gli insegnamenti religiosi,

dimostrando così la sua fede• “Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto” (Luca, 6:44)

• E quali sono gli insegnamenti religiosi che più facilmente ci fannopensare ad un buon cristiano?

• Il prossimo. La carità! L’aiuto agli altri. . .• “amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua

anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza” (Marco 12,30)• “Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Marco 12,31)

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Prossimo

• Parlando di “prossimo”, ad un cristiano viene in mente il BuonSamaritano (Luca 10, 25-37)

• Un uomo in viaggio viene assalito, picchiato, derubato e lasciatosul ciglio della strada

• passano un sacerdote e poi un levita che lo vedono e lo ignorano• infine passa un samaritano che lo aiuta, lo accudisce, lo porta ad

una locanda e paga le spese per lui. . .• “Buon samaritano” = “persona che aiuta gli altri”

• Qui abbiamo due “concetti” che si uniscono: la religione e l’aiuto• Tuttavia spesso si parla anche di “comportamento prosociale”,

“prosocialità” e “altruismo”

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Definizioni: Religione

Esistono molte definizioni diverse. Per i nostri scopi, possiamo definirela “religione” come• organizzazione di individui con determinate credenze comuni

relative al divino (e/o ad un trascendente)• situata in un contesto sociale e culturale (la “società civile”) in cui il

gruppo religioso cerca di diffondersi• ogni organizzazione religiosa interagisce con la società civile• ogni individuo religioso è anche un individuo della società civile

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Relazione fra religione e società

• Religione⇔ Società civile• Mantenere i principi fondamentali su cui basano le proprie

credenze religiose• Non entrare in conflitto diretto con la società civile (in base al tipo di

credenze da difendere)

• Sviluppo di un sistema morale• Promuovere fra i propri membri determinati comportamenti (fra cui

quelli pro-sociali)• Limitare o stigmatizzare altri comportamenti (fra cui quelli

antisociali)• La morale è un tema centrale in tutte le religioni

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Morale

• Le principali religioni sono spesso in accordo sugli insegnamentirelativi a ciò che è giusto e a ciò che è sbagliato

• E tutte le principali religioni del mondo sembrano avere qualcheversione del detto “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”

• e promuovono qualche forma di comportamenti pro-sociali(Batson et al, 1993; Coward, 1986).

• Alla religiosità si associa un “miglioramento della persona” sottonumerosi aspetti

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Religione fra bene. . .

• La religione è fonte di tolleranza, di utilità sociale, di integritàpersonale ed interpersonale

• Madre Teresa di Calcutta, Martin Luther King e altri meno conosciti,sono esempi di persone che hanno scelto il lato “buono”

• Le chiese (o le organizzazioni religiose) forniscono denaro, alloggie sostegno sociale ai poveri, agli emarginati, ai rifugiati (anche dialtri Paesi)

• Le mense dei poveri e le case di accoglienza sono spessofinanziate da organizzazioni religiose (o sono direttamentecollegate, ad es. Caritas): ragazzi abbandonati o disagiati, giovaniincinte, malati a lunga degenza

• organizzazioni a sfondo religiosi sono spesso coinvolte in aiutiumanitari nei paesi che ne hanno necessità. . .

• ma la beneficenza e l’aiuto agli altri non è esclusiva della religione

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Religione fra bene. . . e male

• Contemporaneamente, la religione sembra non esercitare alcuninflusso sulla disonestà, sull’intolleranza, sulle violenze fisiche esui pregiudizi o sembra, addirittura, averli favoriti:

• Numerose guerre o altre forme di conflitti violenti hanno (e hannoavuto) una giustificazione religiosa

• Ad es., cattolici e protestanti nell’Irlanda del Nord; musulmani edebrei in Medio Oriente; musulmani e cristiani nell’ex Jugoslavia;sikh e indù in India;

• comportamenti violenti sono spesso stati giustificati dalla religione(ad es. crociate, inquisizione, roghi di eretici e streghe)

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Definizioni: Comportamento prosociale

• “aiutare, condividere, donare, co-operare, fare volontariato” (Briefe Motowidlo, 1986)

• “comportamento volontario destinato a beneficiare un altro”(Eisenberg, Fabes, Spinrad, 2007)

• “è un comportamento sociale che “beneficia altre persone o lasocietà nel suo insieme”

• “comportamenti destinati ad aiutare altre persone”

• “è caratterizzato da una preoccupazione per i diritti, i sentimenti eil benessere di altre persone”

• “include sensazione di empatia e preoccupazione per gli altri ecomportarsi in modo da aiutare o dare beneficio ad altre persone”

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Definizioni: Comportamento prosociale

• “comportamento che ha lo scopo di aiutare gli altri senzaaspettative di ricompensa (esterna o interna”)

• “azioni prodotte volontariamente senza nessuna aspettativa diricompensa”

• “il fenomeno di persone che si aiutano a vicenda senza pensarealla ricompensa”

• “categoria di azioni che sono considerate . . . benefiche per glialtri” (Penner et al)

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Definizioni: Altruismo

• La motivazione a fare atti di carità• La motivazione dei comportamenti prosociali• “comportamenti prosociali motivati principalmente dalla

compassione disinteressata” (Bierhoff, 2008)

• L’altruismo è la motivazione che spinge ad aiutare• Questo è proprio il tipo di aiuto esemplificato dal “Buon

Samaritano”

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Definizioni in psicologia

Un primo tipo di definizione (Bierhoff, 2008):

Aiuto, Compor-tamento di aiuto

Qualunque tipo di azione che ha lo scopo di da-re beneficio a chi viene aiutato (incluso l’aiutoper professione)

Comportamentoprosociale

Azione che ha lo scopo di dare beneficio a chiviene aiutato (ma non se è di tipo professionale

Altruismo “Lo scopo ultimo di chi presta aiuto èbeneficiare l’altra persona”

• Non tutti gli aiuti sono prosociali• Non tutti i comportamenti prosociali sono altruismo• l’altruismo è difficile da “identificare”

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Definizioni in psicologia

Un’ulteriore specificazione:

Aiuto altruistico lo scopo ultimo dell’aiuto è di fare del benea qualcuno senza “aspettarsi” di ricevere unaricompensa o un ringraziamento (Batson)

Aiuto egoistico le nostre azioni cercano sempre di aumentare ilnostro proprio benessere (Cialdini)

• In teoria, le due posizioni opposte sono “utopiche”• Ogni comportamento umano (anche l’aiuto) ha una motivazione

ad aumentare il proprio stato di benessere (effetto principale)• ma un aiuto altruistico può generare uno stato di benessere

interiore come conseguenza (effetto secondario)

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Altruismo/aiuto agli altri

• Altruistico potrebbe essere quindi un comportamento che riesce amediare l’aiuto altruistico di Batson con quello egoistico di Cialdini

• Dal momento che l’altruismo è una motivazione non è facilestudiarla

• Ci si basa allora sul comportamenti prosociali o di aiuto sperandodi isolarne la motivazione altruistica

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Religione e prosocialità

Se il credente interiorizza le norme morali della propria religione(religiosità), il suo comportamento dovrebbe essere maggiormentepro-sociale.

Religiosità eV

volontariato (Mattis et al., 2000)Partecipazionefunzioni rel.

donare il sangue (St. John e Fuchs, 2002)

Credenza in DioV

atteggiamento sfavorevole verso adulterioe nell’aldilà ed evasione fiscale (Atkinson e Bourrat, 2011)

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Religione e prosocialità

• In un gruppo di adolescenti,• la religiosità spiega la gentilezza• la gentilezza spiega la buona volontà di aiutare gli altri• specie se l’aiuto è anonimo e non ha un vantaggio per se stessi

(Hardy e Carlo, 2005)

• Una meta-analisi [21 campioni, 15 nazioni] rivela una deboleassociazione positiva fra

• religiosità (diverse misure) e• benevolenza e• ricerca del benessere per gli altri (Saroglou, Delpierre e Dernelle,

2004)

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Relazione fra religione e prosocialità

Esiste una relazione statistica fra religione e comportamentoprosociale• c’è una relazione positiva abbastanza costante (ma non elevata)• in linea di massima, l’appartenenza ad una determinata

organizzazione religiosa coincide con comportamenti positivi perla società

• maggiore è il coinvolgimento religioso, maggiori sono icomportamenti prosociali (relazione non elevatissima)

Ma• gli individui sono diversi fra loro, pur appartenendo ad un stessa

religione e condividendo gli stessi principi morali• il livello di credenza, il coinvolgimento nella propria religione, il

modo di credere e il modo di rappresentarsi la divinità, incidonosui comportamenti prosociali e antisociali

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Altruismo/aiuto agli altri

• Svariate ricerche hanno studiato la religiosità delle persona e lapropensione ad aiutare o altri comportamenti prosociali tramitequestionari self-report

• l’associazione (correlazione) è generalmente positiva ma oscillada media a bassa

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Aiuto agli altri

Altre ricerche hanno utilizzato misure comportamentali

• Lettere già indirizzate, perse per stradavicino ad una chiesa (Forbes et al,1971)

• offrirsi volontari per lavorare con unbambino ritardato (Smith et al., 1975)

• una donna che si lamenta dopoun’apparente caduta sulle scale(Annis, 1975)

• automobilista donna in panne e senzasoldi (McKenna, 1976)

• aiutare finanziariamente una famigliabisognosa (Yinon et al, 1985)

• nessun legame frareligiosità ed aiutoprestato

• solo nell’ultimaricerca le personereligiose aiutavanomaggiormente, masolo se la personabisognosa erareligiosa

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Aiuto agli altri

In linea di massima• con strumenti self-report e senza variabili di controllo

• la relazione fra misure religiose e aiuto agli altri è positiva• con misure comportamentali

• la relazione fra misure di religiose e aiuto agli altri è nulla o negativa

• in ricerche self-report con uso di altre possibili variabiliintervenienti

• nessuna relazione fra misure di religiose e aiuto agli altri

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Religione e prosocialità

La teoria della “polarizzazione” ipotizza modifiche dovute al tempo (siagenerale sia personale):• passando dalle ricerche del 1977 a quella del 1996• la religiosità diventa meno predittrice degli atteggiamenti

sull’aborto in generale (Strickler e Danigelis, 2002)• ma più predittrice nei gruppi religiosi fondamentalisti

Gli insegnamenti morali delle religioni tendono a• perdere efficacia nelle persone “mediamente” religiose• aumentare in quelle “molto” religiose (o appartenenti a gruppi

ortodossi, fondamentalisti, integristi)• non avere nessuna influenza sui non religiosi

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Risultati globali fra religione e prosocialità

• Una delle conclusioni più importanti è che l’associazione frareligiosità e pro-socialità è legata a fattori estranei o a unamotivazione esterna

• In alcune ricerche l’associazione dipende dalla conoscenza dellapersona aiutata: amici, conoscenti (Saroglou, Pichon et al., 2005)

• Dopo l’esplosione di una bomba a Oklahoma City, le chiese locali• attivarono raccolte di soldi e donazioni di sangue,• gli affiliati parteciparono in misura maggiore dei non affiliati,• ma lo fecero nei centri organizzati dalla propria chiesa (St. John e

Fuchs, 2005)

• Quando l’associazione viene controllata per razza e genere, laprosocialità scompare (Gillum e Masters, 2010)

• In conclusione, l’associazione semplice fra religione e prosocialitàè positiva ma non elevata.

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Tipi di approccio al prosociale

Penner, Dovidio, Piliavin e Schroeder (2005) suddividono la ricerca inbase a tre livelli di approccio:• La ricerca a livello micro riguarda le origini delle tendenze

pro-sociali negli esseri umani (ad es., basi neurali o evolutive) el’eziologia delle differenze individuali di queste tendenze

• A livello meso si studiano i comportamenti di diadiaiutante-aiutato nel contesto di una specifica situazione, ed è illivello tradizionale di lavoro della psicologia sul comportamento(anche pro-sociale)

• Il livello macro si concentra sulle azioni pro-sociali che siverificano nel contesto di gruppi e grandi organizzazioni (adesempio, il volontariato, la cooperazione)

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Aiuto agli altri

• Coward (1986) ha messo in risalto il fatto che temi relativiall’altruismo sono comuni a tutte le principali religioni

• Spesso alla “religione” in senso generale, si associano concettiche richiamano l’amore, la giustizia, la compassione, la pietà, lacarità.

• L’altruismo è fra i comportamenti pro-sociali più studiati daglipsicologi sociali

• Ci sono tre domande che possiamo porci:• Chi aiuta (e chi si aiuta)• Quando le persone aiutano• Perché la gente aiuta

In tutti i casi si tratta di un’interazione fra aspetti personali, cognitivi esociali

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Chi aiuta: Orientamento religioso

• Una delle variabili che potrebbe spiegare meglio l’associazionereligione-prosocialità è il tipo di credenze religiose

• In particolare gli approcci dell’orientamento religioso (Allport,1966; Allport e Ross, 1967; Batson, 1976)

• Le persone a orientamento intrinseco vedono la propria religionecome fine a se stessa, “credono profondamente” e vivonopienamente la loro fede

• Gli estrinseci usano la religione come un mezzo per ottenerealtre cose (consapevolmente o inconsapevolmente), ad es. ilsostegno sociale da parte di un gruppo

• Le persone con orientamento di ricerca (o quest) hanno unapproccio critico e aperto alle questioni esistenziali, non hannouna fede sicura e granitica, ma piuttosto capace di affrontare lecrisi senza cedere e di usare la ragione per affrontare i problemireligiosi

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Chi aiuta: Intrinseco/estrinseco

Da un ci aspettiamo perché

intrinseco maggior prosocialità per la sua fedeestrinseco un po’ meno prosocialità per la lode e il rispetto

• Diversi studi self-report suggeriscono che le persone con un forteorientamento intrinseco sono più prosociali rispetto agliestrinseci

• Persone estrinseche hanno maggiori obiettivi di ricompensasociale o di appartenenza (ad es., la lode e il rispetto dell’ingroup)

• tuttavia le ricerche comportamentali suggeriscono che:• gli intrinseci dicono di essere disponibili ad aiutare gli altri• ma preferiscono farlo in un contesto organizzativo (ad es.

volontariato)• gli estrinseci dicono di essere disponibili ad aiutare gli altri• ma preferiscono non farlo se non sono “costretti”

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Chi aiuta: Intrinseco/estrinseco

• L’orientamento intrinseco predice meglio anche il comportamentonon spontaneo di aiuto (cioè organizzato), come il volontariato

• Rispetto ai credenti estrinseci, le persone intrinseche sono• più empatiche verso gli altri• sono più caritatevoli (nei contesti organizzati)• hanno punteggi più alti di altruismo (ma solo self-report)

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Chi aiuta: Orientamento di ricerca

• I credenti con un orientamento di ricerca si focalizzano sullaricerca di un significato esistenziale e pongono l’enfasi sulsignificato delle domande religiose.

• sia la religiosità intrinseca sia la quest sono associate conl’aiutare gli altri, ma ci sono differenze nel modo

• Le persone quest preferiscono forme spontanee di aiuto (adesempio, aiutare qualcuno a prendere i documenti caduti)

• gli intrinseci preferiscono un aiuto non spontaneo maorganizzato, come il volontariato (Hansen, Vandenberg, ePatterson, 1995).

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Chi aiuta: Orientamento religioso

• La quest è stata associata ad una forma di prosocialità piùuniversale, più empatica (ad es., Batson e Gray, 1981)

• Gli intrinseci, inizialmente offrono aiuto, poi tendono ad essereinsistenti su come aiutare sia che l’obiettivo lo accetti o meno(Darley e Batson, 1973).

• Le persone con orientamento di ricerca offrono un aiutoprovvisorio e non insistono se la persona destinataria rifiuta l’aiuto(Batson, 1976; vedi anche Batson e Gray, 1981)

• Inoltre le differenze fra religiosità intrinseca e di ricerca sonoassociate a differenze per chi si aiuta

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Chi si aiuta: Orientamento religioso

• I credenti intrinseci limitano la prosocialità a persone chepensano come loro, per es., evitando di aiutare coloro che violanoi propri valori religiosi (ad esempio, l’omosessualità)

• Le persone con orientamento di ricerca sono disposti ad aiutarepersone con credenze e valori diversi (anche oppongosti) daipropri (Batson, Denton e Vollmecke, 2008; Batson, Eidelman, Higley e Russell,2001; Batson, Floyd, Meyer, e Winner, 1999)

• Batson (1990) sottolinea che• l’orientamento di ricerca è legato a motivazioni altruistiche (dove

la preoccupazione principale è per gli altri)• mentre l’orientamento intrinseco è più fortemente associato con

motivazioni egoistiche (interesse primario per l’ingroup)

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Quando la religione aiuta

• Gli psicologi sociali sono di per sé interessati agli aspetti dellasituazione che influenzano il comportamento prosociale.

• Uno degli studi più classici sul rapporto tra religione ecomportamento prosociale si basa sulla parabola del buonsamaritano (Luca 10: 25-37)

• le persone che stanno pensando qualcosa di “etico e religioso”dovrebbero essere più propensi a fermarsi per aiutare unapersona bisognosa rispetto a chi non sta pensando qualcosalegato alla religione (Darley e Batson, 1973)

• FASE 1: 67 studenti di seminario (Princeton, US) compilare unaserie di questionari e 40 di loro vengono poi invitati a tenere undiscorso in un altro edificio del campus

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Quando la religione aiuta

• Sulla strada per l’aula, passano vicino ad un soldato malvestito(un complice) che tossisce, geme. . . ha chiaramente bisogno diaiuto

• Le variabili sperimentali erano 2

A Pensieri religiosi A metà partecipanti era stato detto cheavrebbero fatto un breve discorso sullaparabola del Buon Samaritano

B Nessun pensieroreligioso

All’altra metà un discorso su un altroargomento (non religioso)

1 Aver fretta metà partecipanti doveva correre versol’aula, erano in ritardo

2 non aver fretta l’altra metà aveva tempo

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Quando la religione aiuta

Risultati fase 1• Il gruppo A (pensieri religiosi) non aveva più probabilità di fermarsi

e aiutare il soldato rispetto al gruppo B• Il gruppo 1 (aver fretta) era significativamente meno propenso a

fermarsi e aiutare rispetto al gruppo 2

FASE 2• Quando il seminarista offriva aiuto al soldato• questi rispondeva di aver già preso una medicina• che si sarebbe riavuto in fretta• e non aveva quindi bisogno di aiuto.

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Quando la religione aiuta

Risultati fase 2• Alcuni degli partecipanti diventavano insistenti, forzando il soldato

ad andare assieme a loro prendere un caffé (all’americana) oobbligandolo ad ascoltarlo mentre cercavano di confortarlo.

• gli “insistenti” erano quasi tutti intrinseci

• Dall’analisi dei questionari precedenti e suddividendo per I e Q• gli intrinseci correlavano con affermazioni del tipo “So quel che è

meglio per te” (r=.43)• mentre gli estrinseci (stesso item) r=-.54

• L’interpretazione fu che gli I aiutano nonostante non venga lorochiesto o che l’aiuto venga rifiutato

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Quando la religione aiuta

• Batson e Gray (1981) studiano 60 studentesse di psicologia (Ianno, Univ. Kansas) autodefinitesi religiose, invitate acorrispondere con “Janet” (tramite email)

• “Janet” (entità fittizia) aveva bisogno di aiuto perché si sentiva solae “poteva” essere aiutata a risolvere i suoi problemi.

• A metà delle studentesse, Janet chiedeva insistentemente diincontrarle

• all’altra metà diceva di non voler essere aiutata.

• Questionari compilati in precedenza con una parte di“predisposizione all’aiuto” davano risultati simili per I e per Q

• L’analisi delle risposte fra Janet e le studentesse risultavano• Indipendenti dalla richiesta/rifiuto per Intrinsici• Dipendenti per quest

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Quando la religione aiuta

• Sempre Batson, dopo la compilazione dei questionari (fra cui I, Ee Q), ai partecipanti fu detto che

• si cercavano volontari per aiutare un bambino gravemente malato• i volontari sarebbero stati sottoposti a idoneità fisica• A - a metà dei partecipanti, si faceva credere che le prove fossero

molto difficili e molto selettive• B - all’altra metà, abbastanza modeste

E tendevano a non offrirsi affatto

I si offrivano quando A (non sarebbero stati selezionati) ma nonquando B (alta probabilità di selezione)

Q Q si offrivano o no, ma indipendentemente dalla condizionesperimentale

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Quando la religione aiuta

• A tutti fu chiesto di fare la prova di idoneità fisica• I si impegnavano nella prova se non si erano precedentemente

offerti come volontari• E si impegnavano se si era offerti volontari e si impegnavano

ancor di più se pensavano che la prova fosse molto selettiva

Batson conclude che:E sono disponibili ad aiutare se hanno visibilità e se non è troppo

impegnativo

I preferiscono far sapere di essere disponibili ad aiutare ma poipreferiscono non farlo

Q si muovono per un desiderio interno di aiuto (pro-sociali)

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Quando la religione aiuta

• Altri modi di attivare i “pensieri religiosi” hanno dato esiti differenti:ad es. invitare a fare beneficienza funziona meglio di domenicarispetto agli altri giorni della settimana (Malhotra, 2010).

• Questi risultati indicano che “attivare” i comportamenti prosocialicon la religione non è semplice.

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Quando la religione aiuta

• Non tutti i tipi di concetti religiosi possono essere associati con ilcomportamento prosociale

• Pichon, Boccato e Saroglou (2007) hanno scoperto che• le parole religiose positive (ad es., benedire, fede, battesimo)

facilitano le intenzioni pro-sociali• ma non le parole religiose neutre (per es., monaco, cappella, altare)

• Pichon e Saroglou (2009) trovano che• Una persona senza fissa dimora davanti ad una chiesa aumenta il

desiderio di aiuto• Ma non se è un immigrato

• L’attivazione religiosa aumenta la prosocialità verso l’ingroup• L’attivazione alla divinità aumenta la prosocialità verso l’outgroup

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Non è così semplice

• In realtà, più si entra nello studio della relazione “religione eprosocialità” più le cose si complicano

• Non è la religione in sé ad essere presente nell’associazione• Una prima forte variabile è l’orientamento religioso (intrinseco,

estrinseco, di ricerca)• Una seconda forte variabile è lo stesso pregiudizio che le persone

religiose siano più buone• In una versione del gioco del “prigioniero”, se sai che l’altro è

religioso scatta maggiormente la cooperazione

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Immagine di Dio

• un’altra variabile che sembra importante è quella della “punizionesoprannaturale” legata all’idea della divinità

• Se credo in un dio che controlla e punisce, sarò meno propenso acomportamenti come la truffa e l’inganno

• con i dati di 67 nazioni, la credenza nell’Inferno sembragiustificare un minor tasso di criminalità

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Per concludere

• La complessità dei risultati sulla relazione della religione con icomportamenti di aiuto ha portato negli ultimi 7 anni al sorgere di“teorie unificatrici”

• Nessuna è ancora riuscita ad emergere rispetto alle altre• Anche perché molte delle ricerche utilizzate per la loro

costruzione sono basate sulla cultura e le religioni presenti in USA• una vera teoria unificatrice dovrebbe tener conto di tutte le culture,

di tutte le religioni (e non religioni)

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