Relazione tecnica studio dentistico -...

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Ing. Giancarlo Musto – via Levante, 5 – Pomezia (Roma) _______________________________________________________________________________________________ ____________________________________________________________________________________ Progetto Impianto Elettrico Studio Dentistico ****************, ****************, 24 – 04012 **************** (LT)- Gennaio 2012 Pag. 1 di 32 RELAZIONE TECNICA e PROGETTO DI UN IMPIANTO DI DISTRIBUZIONE PER LUCE E FORZA MOTRICE DA REALIZZARE PRESSO L’AMBULATORIO DENTISTICO **************** SITO IN ****************, 24 04012 –**************** (LT) COMMITTENTE: **************** (P.Iva***********) PROGETTISTA: Ing. Giancarlo MUSTO - Pomezia (Roma)

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1 PREMESSA ........................................................................................................................................3

2 INTRODUZIONE ............................................................................................................................18

3 ANALISI DEL CARICO.................................................................................................................22 3.1 TABELLA VALORI CARICO STIMATO ..........................................................................23

4 TIPO DI CAVO ELETTRICO .......................................................................................................25

5 TIPO DI POSA .................................................................................................................................26

6 PROTEZIONE CONTATTI DIRETTI .........................................................................................26

7 PROTEZIONI DALLE SOVRACORRENTI ...............................................................................27

8 PROTEZIONE DAI CONTATTI INDIRETTI E CALCOLO DELLA RESISTENZA DI TERRA......................................................................................................................................................28

9 DISPOSITIVI SUPPLEMENTARI................................................................................................30

10 IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE SERVIZI IGIENICI .......................................................30

11 CONCLUSIONI ...........................................................................................................................31

12 ALLEGATI...................................................................................................................................32

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1 PREMESSA

Progettazione ed installazione degli impianti elettrici in un ambulatorio medico Per gli ambulatori medici, normalmente alimentati con sistema TT data la non elevatissima potenza richiesta, le normative principali da considerare e da rispettare sono la sezione 710 della norma CEI 64-8, che riguarda i locali ad uso medico e la guida CEI 64-56 “Guida per l'integrazione degli impianti elettrici utilizzatori e per la predisposizione di impianti ausiliari, telefonici e di trasmissione dati negli edifici. Criteri particolari per locali ad uso medico”. Poiché un ambulatorio rientra all’interno dei locali ad uso medico, il suo impianto elettrico è sempre soggetto a progettazione (art, 4 comma c del DPR 447/91) anche se dovesse avere solo locali di gruppo 0. A sua volta l’installazione deve essere affidata ad una impresa abilitata alla realizzazione degli impianti di cui all’art. 1 comma 1a) della legge 46/90 e iscritta nell’albo provinciale delle imprese artigiane. Al termine dei lavori tale impresa deve rilasciare la Dichiarazione di Conformità come richiesto dall’art. 9 della legge 46/90. Un ambulatorio medico può essere un locale a se stante, oppure essere inserito all'interno di una struttura più grande, come un albergo, un centro polisportivo, un villaggio turistico o una fabbrica Si può ritenere che i metodi di dimensionamento e protezione adottati per i locali ad uso medico, indicati dalla Norma CEI 64-8/7, possano essere usati anche per i locali veterinari, come precedentemente classificati. Si possono utilizzare indifferentemente i sistemi TN e TT anche nei locali ad uso veterinario di gruppo 1 e 2. Per la protezione mediante interruzione dell’alimentazione, nei locali veterinari di gruppo 1 e 2 si devono rispettare le seguenti prescrizioni:

• la tensione di contatto limite convenzionale UL, qualunque sia il sistema di alimentazione (TT, TN), deve essere ≤25 V;

• per i sistemi TN si devono osservare i tempi massimi di interruzione riportati nella tabella 48 A delle Norme CEI 64-8/4;

• si devono preferibilmente utilizzare interruttori automatici magnetotermici differenziali (tipo A o B) secondo il tipo di corrente di guasto che si potrebbe presentare. Se si è in presenza di circuiti monofase, il tipo A è quello che trova, percentualmente, più diffusa applicazione, specie se deve proteggere le linee di alimentazione di apparecchi elettrici (ad esempio, elaboratori) o apparecchi elettromedicali

Classificazione dei locali Fra i locali considerati a maggior rischio elettrico, e quindi soggetti a specifiche prescrizioni, rientrano i locali adibiti ad uso medico. Gli impianti installati in questi locali, come già detto, devono, quando la potenza impegnata è superiore a 1,5 kW, essere sempre progettati da un tecnico abilitato e necessitano di alcuni accorgimenti specifici. Le ragioni che inducono a porre tanta cura a questi particolari ambienti risiedono nel fatto che i pazienti che frequentano questi locali

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sono solitamente in precarie condizioni fisiche, tali da rendere pericolose anche scariche elettriche di modesta entità (microshock), principalmente nei locali di chirurgia, anestesia e rianimazione. Non tutti gli ambienti medici però sono pericolosi allo stesso modo quindi si rende necessaria, in funzione del rischio elettrico presunto, un'attenta classificazione dei locali. Una delle difficoltà maggiori che solitamente incontra il professionista nella stesura del progetto è proprio la classificazione dei locali che è sempre bene effettuare in collaborazione col direttore sanitario o con il medico titolare. Trascurando per il momento gli impianti negli ambienti medici delle strutture ospedaliere, ed in particolare i locali del gruppo 2 destinati ad essere utilizzati per operazioni chirurgiche, cui si rimanda ad altra trattazione, si vuole concentrare l'attenzione sui più diffusi ambulatori medici alimentati in bassa tensione direttamente dall’impresa distributrice con sistema TT. È evidente che gli ambulatori non sono tutti uguali (l'ambulatorio del medico di base non è uguale a quello di un odontoiatra o di un medico veterinario che svolge attività chirurgiche, il negozio di una parrucchiera non è uguale dal punto di vista impiantistico a quello di un'estetista dove si applicano apparecchiature elettriche per uso estetico direttamente sulle persone) ed è per questo motivo che la Norma classifica gli ambulatori in locali di gruppo 0 e di gruppo 1. In figura si illustra il diagramma di flusso per la scelta del tipo di locale.

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Figura 1 – Diagramma di flusso per la scelta del gruppo del locale Locale di gruppo 1 Sono da considerare locali di gruppo 1 tutti gli ambulatori in cui sono impiegati apparecchi elettromedicali con parti applicate al paziente esternamente o anche invasivamente entro qualsiasi parte del corpo, ad eccezione della zona cardiaca

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(ambulatorio odontoiatrico, trattamenti fisioterapici dove si impiegano macchine per magnetoterapia, per trattamenti con ultrasuoni, etc.). Può essere utile a questo punto riportare la definizione che le Norme forniscono di apparecchio elettromedicale: “Apparecchio elettrico munito di non più di una connessione ad una particolare rete di alimentazione destinato alla diagnosi, al trattamento o alla sorveglianza del paziente sotto la supervisione di un medico, e che entra in contatto fisico o elettrico col paziente e/o trasferisce energia verso o dal paziente e/o rivela un determinato trasferimento di energia verso o dal paziente” (Norma CEI 62-5). Diverse, rispetto a quelli del gruppo 0, sono le attenzioni da dedicare a questo tipo di ambulatori in cui risulta necessario adottare alcuni accorgimenti impiantistici particolari. Solitamente si tratta di locali inseriti all'interno di strutture con destinazioni d'uso anche diverse da quelle di uso medico (ad esempio un appartamento di civile abitazione in cui sono ricavati alcuni locali adibiti ad ambulatorio medico); in questi casi è bene ricordare che tutta l'unità immobiliare che ospita questi locali è soggetta all'obbligo di progetto (DPR 447/91 art. 4) anche se non tutti i locali sono del gruppo 0 o 1 (ad esempio una sala d'attesa è da considerare ambiente ordinario). Continuità del servizio Assume in questo caso una discreta importanza la continuità del servizio, perciò si consiglia di realizzare la selettività di intervento, sia verticale sia orizzontale, degli interruttori differenziali. Detta selettività si può ritenere ottenuta se il rapporto fra la corrente differenziale nominale del dispositivo a monte è di almeno tre volte superiore a quella del dispositivo a valle con tempi di intervento via via decrescenti per i dispositivi installati a valle. L'eventuale presenza di uno o più apparecchi che potrebbero generare una componente continua di scarica a terra consigliano inoltre, come espressamente richiesto dalla norma, l'impiego di interruttori differenziali di tipo A anziché di tipo AC (se necessario di tipo B). Più difficile è ottenere la selettività verticale sul cortocircuito perché impiegando interruttori modulari sia a monte che a valle esiste sempre la possibilità che in caso di corto circuito possa intervenire l'interruttore generale o addirittura quello dell’Impresa distributrice. Protezione contro i contatti indiretti Il sistema di protezione più frequentemente utilizzato in questi casi è quello con interruzione automatica del circuito mediante l'impiego di interruttori differenziali con Idn non superiore a 30 mA opportunamente coordinati secondo la Norma CEI 64-8, considerando come tensione limite UL 25 V anziché 50 V come negli ambienti ordinari:

RA × Idn ≤ 25

Dove: RA è la somma delle resistenze del dispersore dell'impianto di terra e dei conduttori di protezione delle masse in ohm; Idn è la corrente che provoca

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l'intervento del dispositivo differenziale. Negli edifici di nuova costruzione non esistono normalmente problemi ad ottenere un corretto coordinamento ma qualche problema potrebbe sorgere se l'impianto di messa a terra, che in genere è quello condominiale, è installato in vecchi edifici. In questi casi sarà bene verificare frequentemente e con regolarità il buono stato dei collegamenti. Per ridurre a valori non pericolosi la corrente che potrebbe attraversare il corpo del paziente si rende inoltre necessaria l'equalizzazione del potenziale effettuando un collegamento a bassa resistenza tra le masse e/o masse estranee. Con la norma 64-8/710 viene introdotta la cosiddetta zona paziente: "qualsiasi volume in cui un paziente con parti applicate può venire in contatto intenzionale, o non intenzionale, con altri apparecchi elettromedicali o con masse estranee, direttamente o per mezzo di altre persone in contatto con tali elementi". Solo le masse estranee e le masse che si trovano all'interno della zona paziente devono essere collegate ad un nodo equipotenziale comune. Sono da considerare interne alla zona paziente le masse e le masse estranee che si trovano in verticale ad una quota inferiore a 2,5 m dal pavimento (figura 3) o, in orizzontale, ad una distanza inferiore a 1,5 m dal paziente (figura 4) considerando anche le eventuali diverse posizioni che il paziente, quando è in contatto con apparecchi alimentati dalla rete, potrebbe assumere se fosse spostato dal posto originario.

Figura 2 - La zona paziente in verticale

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Figura 3 - La zona paziente in orizzontale Da ricordare inoltre che la norma introduce l'obbligo dell'interruttore differenziale con Idn inferiore o uguale a 30 mA a protezione dei circuiti che alimentano prese di corrente fino a 32 A (figura 5).

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Figura 4 - Nei locali di gruppo 1 è richiesta la protezione differenziale ( interruttori differenziali di tipo A o B) con Idn inferiore o uguale a 30 mA su tutti i circuiti che alimentano prese di corrente fino a 32 A Rispetto alla vecchia norma CEI 64-4 non è più ammesso l'anello equipotenziale ed è richiesto il collegamento anche delle masse al nodo. Le masse degli apparecchi fissi e le masse estranee poste al di fuori della zona paziente non è quindi più necessario che siano collegate al nodo equipotenziale mentre devono essere collegati al nodo i conduttori di protezione delle prese a spina che alimentano apparecchi che potrebbero entrare nella zona paziente. Masse estranee, se di metallo, sono solitamente le tubazioni dell'impianto idrico, termico e del gas, mentre gli infissi delle finestre e delle vetrine in metallo si considerano masse estranee se risultano in comune con locali di altri condomini oppure, se di esclusivo uso personale, solo se presentano una resistenza verso terra inferiore a 200 ohm (figura 6).

Figura 5 – Collegamenti al nodo equipotenziale delle masse estranee Per collegare le masse estranee al nodo o all'anello equipotenziale dovranno essere impiegati conduttori in rame con sezione non inferiore a 6 mm2, numerati ai due capi per permetterne una più facile individuazione durante le misure periodiche. Il nodo equipotenziale non necessariamente deve servire un unico ambulatorio ma può essere in comune a più locali contigui e sarà realizzato in modo da facilitare l'esecuzione delle misure prescritte. Il nodo equipotenziale sarà infine collegato all'impianto di terra mediante un conduttore di sezione non inferiore a quella del conduttore equipotenziale di maggior sezione connesso al nodo equipotenziale.

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Non è ammessa la connessione delle masse estranee in cascata mediante ponticello ad eccezione delle tubazioni metalliche (acqua calda e fredda, scarichi se di metallo ecc..) per le quali si dovranno utilizzare per i collegamenti conduttori di sezione non inferiore a 6 mm2 facenti capo ad appositi collari dotati di vite per la connessione dei conduttori con capocorda a compressione (figura 7). Il limite di resistenza di tutti i collegamenti, tenuto conto della resistenza di contatto delle connessioni, con la vecchia norma non doveva essere superiore a 0,15 ohm. Impiegando un conduttore di rame di 6 mm2 e considerando che un metro di conduttore di 6 mm2 di sezione presenta una resistenza di circa 0,03 ohm si potevano ottenere, con le connessioni eseguite a regola d'arte, questi valori di resistenza con una discreta facilità per lunghezze inferiori ai 50 metri. Ora il valore limite di resistenza è stato aumentato a 0,2 ohm e viene applicato solo ai locali del gruppo 2 e non più ai locali del gruppo 1 dove non è più richiesta la misura della resistenza dei collegamenti equipotenziali ma la sola prova di continuità.

Figura 6 – Non è ammessa la connessione in cascata delle masse estranee ad eccezione delle tubazioni metalliche

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Figura 7 – Le masse costituite dagli apparecchi elettrici utilizzati all’interno del locale (gruppo 1) e i morsetti di terra delle prese devono essere collegati al nodo equipotenziale tramite un conduttore di protezione.

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Figura 8 – Esempio illustrato di nodi equipotenziali in una sala chirurgica e radiologica

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Figura 9 – Tutti i conduttori di protezione ed equipotenziali devono essere singolarmente e far capo ad uno stesso nodo equipotenziale

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Figura 10 – Per agevolare il collegamento di più prese o di più masse estranee sono ammessi in un unico locale più nodi intermedi (subnodi) ma solo se tra il nodo equipotenziale e le masse o le masse estranee è interposto un solo subnodo. Il cavalletto tra una presa ed un’altra deve essere considerato come un sub nodo; il collegamento entra-esci tra più di due prese non è perciò ammissibile. Ambulatori di gruppo 0 Sono classificati come ambulatori di gruppo 0 quegli ambienti in cui non sono impiegati apparecchi elettromedicali con parti applicate al paziente (ad esempio l'ambulatorio del medico di base dove la visita non comporta l'impiego di nessuna apparecchiatura elettrica applicata al paziente). Non esistono per gli impianti installati in questi ambienti particolari accorgimenti da adottare; si applicano le norme elettriche generali e non vige più l'obbligo di proteggere i circuiti mediante interruttore differenziale con Idn non superiore a 30 mA o realizzare il collegamento equipotenziale principale. Come per gli ambulatori di gruppo 1 se si tratta di locali inseriti all'interno di

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strutture con destinazioni d'uso diverse da quelle di uso medico la struttura che ospita questi locali è soggetta all'obbligo di progetto. Locale di gruppo 2 Questi locali vengono normalmente utilizzati solo in strutture come cliniche e ospedali universitari ad indirizzo veterinario ed anche, specie per animali di piccola e media taglia, in centri di ricerca veterinari o chimico/farmacologici. Quando esistono, devono essere considerati locali di gruppo 2 con pericolo di microshock e ad essi si applicano le prescrizioni dettate per i locali ad uso medico di tipo umano. Nella figura 1 è riportato un diagramma di flus-so per la scelta del gruppo di locale veterinario. Altre prescrizioni Il grado di protezione minimo degli involucri deve essere IP4X. Il tipo di posa delle condutture può essere generalmente in tubo incassata o entro canale, anche se non sono vietati altri tipi di posa. I cavi utilizzabili possono essere N07V-K (CEI 20-20), FG7 450/750V (CEI 20-20). Il quadro elettrico può essere del tipo ad uso domestico e similare, rispondente alla norma CEI 23-51, se la corrente nominale in entrata Inq non è superiore ai 125 A, la tensione nominale non è superiore ai 440 V e la corrente di cortocircuito presunta nel punto di installazione non supera i 10 kA oppure i 15kA quando il quadro è protetto mediante dispositivo limitatore. Se queste condizioni non sono verificate occorre realizzare un quadro rispondente alla norma CEI 17-13/1. Il livello di illuminamento medio richiesto è stabilito dalla norma UNI EN 12464-1, che dal 1° luglio 2003 ha sostituito la norma UNI 10380. Tale nuova norma stabilisce un illuminamento medio sopra l’area dove, per lavoro, occorre svolgere un determinato compito visivo (l’area può essere orizzontale, inclinata o anche verticale). Questo illuminamento medio non deve scendere al di sotto dei valori indicati dalla norma indipendentemente dagli anni e dalle condizioni di installazione. Nei vari locali presenti negli ambulatori medici l’illuminamento medio deve essere di 200 lx nelle reception, nei bagni e nei corridoi, 300 lx nelle sale di terapia. Poiché l’ambulatorio è classificato come locale ad uso medico è necessario installare l'illuminazione di sicurezza. Se il locale è classificato di gruppo 0 vanno illuminati solo alcuni locali, se è classificato di gruppo 1 occorre un apparecchio di illuminazione alimentato da una sorgente di sicurezza in ciascun locale. L'illuminazione di sicurezza può essere realizzata mediante apparecchi autonomi con un tempo di commutazione non superiore a 15 s, che garantiscano almeno 10 lx ad un metro dal piano di calpestio. Consegna e messa in funzione dell’impianto e verifiche Prima della messa in funzione dell'impianto, l'installatore deve procedere alle misure e alle verifiche atte a stabilirne la corrispondenza normativa. Le verifiche iniziali dell’impianto devono essere effettuate da una persona esperta, competente

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in lavori di verifica, anche se non è necessaria nessuna particolare qualifica. È bene che i risultati delle verifiche iniziali, qui di seguito elencate, siano riportate su un apposito registro: Esame a vista Verifica della continuità dei conduttori di protezione e dei collegamenti equipotenziali principali e supplementari Misura della resistenza di isolamento dell’impianto elettrico Verifica della protezione per separazione nel caso di circuiti SELV o PELV e nel caso di separazione elettrica Verifica della protezione mediante interruzione automatica dell’alimentazione Prove di polarità Prove di funzionamento Misura della resistenza dell’impianto di terra Misura della resistenza verso terra delle masse estranee (per individuare se una parte metallica è una massa estranea, per i locali di gruppo 1 lo è se ha resistenza verso terra inferiore a 200 ohm) Le verifiche periodiche, atte ad accertare il mantenimento dei requisiti tecnici iniziali dell’impianto, devono essere effettuate da una persona esperta, competente in lavori di verifica, anche se non è necessaria nessuna particolare qualifica. È bene che i risultati delle verifiche periodiche effettuate ad intervalli di tempo tali da non compromettere la sicurezza d'uso dell'impianto, qui di seguito elencate, siano riportate su un apposito registro: • Se il locale è classificato di gruppo 0: o Esame a vista o Misura della resistenza di isolamento o Prova della continuità dei conduttori di protezione o Prove per la protezione contro i contatti indiretti, incluse le prove di funzionamento dei dispositivi differenziali • Se il locale è classificato di gruppo 1: o Esame a vista o Misura della resistenza di isolamento o Prova della continuità dei conduttori di protezione o Prove per la protezione contro i contatti indiretti o Ogni 3 anni – Verifica della continuità dei collegamenti equipotenziali supplementari o Ogni anno – Prova di intervento a Idn dei dispositivi differenziali

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Se nell’ambulatorio medico lavorano dei dipendenti, occorre anche far effettuare anche una verifica, ogni 2 anni, dell’impianto di messa a terra. Questa verifica è prevista dal DPR 462/01 e va effettuata, a cura di ASL/ARPA o di un Organismo Abilitato. Il verificatore dovrà rilasciare un regolare verbale che deve essere custodito dal titolare ed esibito a richiesta agli organi di vigilanza. Occorre anche effettuare, ogni 2 anni, la verifica degli eventuali dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche nei rarissimi casi nei quali sono verificate queste due condizioni: la struttura non è autoprotetta e nell'azienda sono occupati contemporaneamente in un unico edificio a più di un piano oltre 500 addetti. Gli interventi di manutenzione e le eventuali modifiche che l'impianto dovesse subire nel corso degli anni dovranno essere regolarmente documentate integrando eventualmente il progetto quando necessario. Il tecnico in sede di verifica richiederà tali documenti provvedendo eventualmente all'aggiornamento dei dati.

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2 INTRODUZIONE Il sistema progettato, di tipo B.T., prima categoria, si riferisce ad un

impianto elettrico da realizzare presso lo studio dentistico ****************, sito in

piazza Michelangelo 24, ****************, costituito da un unico livello suddiviso

nei seguenti locali:

• Studio Medico 1 (loc. gruppo 1)

• Studio Medico 2 (loc. gruppo 1)

• Studio Medico 3 (attualmente loc. ordinario, ma predisposto per

diventare locale gruppo 1)

• Sala attesa e segreteria (loc. ordinario)

• Sala Sterilizzazione (loc. gruppo 0)

• Sala di Attesa (loc. ordinario)

• Servizi (loc. ordinario)

In allegato si riporta una piantina dell’ambulatorio.

Tale progetto si riferisce alla realizzazione a norma di un impianto elettrico

per la quale sono state introdotte anche apparecchiature per ottemperare alla

legislazione vigente in materia di sicurezza sul lavoro (luci di emergenza).

I locali sono alimentati elettricamente da due quadri elettrici dell’ente distributore,

e per tale ragione sono stati elaborati due progetti elettrici, relativi a ciascuna linea

montante.

Il locale in questione, essendo adibito ad uso medico, è sottoposto

all’obbligo del progetto.

Per le caratteristiche e la tipologia dell’ambulatorio lo studio ha dei locali

che vengono classificati come

• Gruppo 0: locale ad uso medico nel quale non si utilizzano apparecchi

elettromedicali con parti applicate al paziente

• Gruppo 1: locale ad uso medico in cui sono impiegati apparecchi

elettromedicali con parti applicate al paziente esternamente o anche

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invasivamente entro qualsiasi parte del corpo, ad eccezione della zona

cardiaca

In base ai carichi convenzionali (non essendo in possesso di tutti idati di targa)

si sono dimensionate:

• le sezioni dei cavi e delle tubazioni

• i valori degli interruttori automatici e differenziali

• il Q.E. principale

Parte dell’impianto è gia stato realizzato utilizzando tubazioni sotto

intonaco , mentre le nuove utenze sono state cablate usando canalina in PVC a

vista, posata ad una altezza superiore a 2,5 mt dal pavimento (a parte le

condutture discendenti verso prese e interruttori) con partenza dai quadri elettrici

generali (che come sopra descritto sono due essendo due i contatore disponibili

dall’ente).

Per consentire un adeguato rispetto della normativa vigente sulla sicurezza

del lavoro sono state inserite nel progetto le luci di emergenza.

Nei locali adibiti a servizi igienici si dovrà impiegare materiale

idoneo a norma con grado IP 45 (minimo).

L’impianto di terra verrà collegato (attraverso il Conduttore di Protezione

Principale) al Collettore (nodo di terra) dell’impianto esistente (presente nel

sotterranei che costituiscono i garage di cui il locale in questione è sub-unità).

La verifica del dimensionamento dell’impianto non è stato eseguito

prendendo come base solo la potenza di contratto, ma tenendo anche conto delle

esigenze dei carichi per consentire ampliamenti futuri, continuità di esercizio e

flessibilità (a cui poi si è applicato un opportuno coefficiente di riduzione per il

dimensionamento degli automatici, ma non della portata dei cavi).

Il contratto stipulato con il distributore di energia prevede le seguenti

condizioni, per ogni contatore utilizzato:

• potenza impegnata: 6,0 kW

• massima a disposizione: 6,6 kW

• tensione volt: 230 ± 10% (fase con neutro)

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• frequenza: 50 Hz ± 2%

• cabina propria: NO

• sistema distributivo: TT

• corrente presunta di c.c.: N.D. (nei calcoli si è ipotizzato un valore di 4,5 KA)

La rete di distribuzione sarà prelevata dal corripsondente contatore

installato dall’ente distributore e tramite linea montante principale da 6 mmq,

realizzata con cavo unipolare N07V-K G/V (cavo unipolare flessibile isolato in PVC

non propagante l’incendio ed a ridotta emissione di gas corrosivi secondo le Norme

CEI 20-22 e 20-14), alimenterà un Q.E. generale, posizionato come riportato nella

planimetria elettrica, cablato con interruttori magnetotermici differenziali ed

automatici, uno per ogni utenza da alimentare (vedere schema elettrico).

La linea montante potrà essere è protetta a valle da sovraccarico o

cortocircuito da un interruttore automatico di portata non superiore a 32A.

Il conduttore di protezione (PE) non deve mai essere sezionato. La

sezione del conduttore di terra è di 6/10 mmq sulla dorsale principale e di 4-6 mmq

o identica alla fase a cui si riferisce sulle altre dorsali (si rammentano le

prescrizioni per le masse estranee, richiamate nel paragrafo precedente per il

locale zona 1). Tutte le masse metalliche (masse estranee) dovranno essere

collegate all’impianto di terra, assicurandosi la continuità dei collegamento tra

parti metalliche congiunte insieme.

Nel progetto è riportato il valore della resistenza di terra affinché

intervengano i dispositivi di protezione calcolato tenendo presente la prescrizione

della norma CEI 64-8: sarà cura dell’installatore verificare in sede di collaudo che il

valore ottenuto della resistenza di terra sia inferiore a quello indicato nei calcoli

per consentire ai dispositivi di protezione di intervenire efficacemente. Qualora tale

valore non sarà ottenuto sarà necessario intervenire sull’impianto di terra esistente

allungando la palina infilata nel pozzetto (di un valore almeno doppio della

lunghezza attuale) o in caso estremo realizzare un ulteriore pozzetto, collegato con

il precedente da una corda di rame di almeno 10 mmq.

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La distribuzione impiegata è di tipo radiale (linea montante e linee

secondarie), consistente nell’alimentare ogni utilizzatore o sotto-quadro mediante

una propria linea, partente dal quadro centrale.

Il progetto elettrico è riportato in appendice, e prevede lo schema elettrico e la

relazione sulle correnti di ogni linea con le dimensioni dei cavi da utilizzare.

Il materiale impiegato deve essere certificato a norma (IMQ) e

possedere i requisiti necessari all’impiego, in base alla normativa vigente.

L’impianto prese e luci sarà realizzato con tubazione a vista in PVC e cavo tipo FG7

(multipolare per ambiente esterno) o di tipo N07-VVK (unipolare per ambiente

interno) per i passaggi già esistenti.

E’ previsto inoltre un impianto di illuminazione di emergenza, da dislocare

lungo il percorso di uscita.

L’eventuale zona paziente è l’area individuata intorno ad un raggio di 1,5 mt

dalla posizione dell’attuale lettino da visita del paziente e coinvolge tutta la studio.

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3 ANALISI DEL CARICO Essendo l’impianto da progettare si è provveduto a stimare il carico totale

determinato tenendo presente gli utilizzatori tipici installati in un edificio adibito

ad ospitare studi medici. Tale scelta è stata adottata per avere una conferma

analitica di quello che si andrà ad installare, conoscendo solo parzialmente i carichi

degli utilizzatori.

Il carico totale viene determinato in base ai carichi convenzionali e tenendo

conto dei fattori di contemporaneità (coefficiente da applicare alla potenza calcolata

per il dimensionamento dei circuiti) ed utilizzazione (rapporto tra la potenza che si

prevede l’apparecchio utilizzatore debba assorbire nell’esercizio ordinario e la

relativa potenza nominale o di targa).

Per la determinazione della corrente di fase si applicano le seguenti formule:

P=ΣPi*Ku*Kc [Watt]

Ib=P/(1.732*380*cos(α)) [A] (sistema trifase)

Ib=P/(230*cos(α)) [A] (sistema monofase)

essendo:

Kc= coefficiente di contemporaneità

Ku= coefficiente di utilizzazione

cos(α)= fattore di potenza fissato (per convenzione) uguale a 0.9

L’analisi del carico porta a definire le seguenti potenze per ogni quadro

elettrico installato, dedotte dai carichi convenzionali e dalle informazioni in

possesso al progettista.

Si prescinde dalla potenza contrattuale, per dimensionare opportunamente

gli interruttori (automatici e differenziali) e le linee elettriche.

3.1 TABELLA VALORI CARICO STIMATO Q1

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Analisi del carico Alimentazione 220 Vac Potenza disponibile 6 Kw

Proprietario Studio Dentistico ****************

Descrizione Carico Q.tà U.M. Totale K Potenza (VA) Vac In ANALISI DEL CARICO (QE) conv. (VA) (Kc*Ku) Effettiva (Volt) (Amp) 0,9 230/400

Prese Studio medico 3 2700,00 1 cad 2700 0,9 2430 230 11,74 Prese segreteria e sala di attesa 2700,00 1 cad 2700 0,9 2430 230 11,74

Luci segreteria e corridoio 1500,00 1 cad 1500 1 1500 230 7,25 Luci studio medico 2 1500,00 1 cad 1500 1 1500 230 7,25 Lucio studio medico 3 1350,00 1 cad 1350 0,9 1215 230 5,87 Luci bagni 1350,00 1 cad 1350 0,9 1215 230 5,87

CNDZ (1,2,3) 3000,00 1 cad 3000 0,9 2700 230 13,04 Scaldabagno e presa bagno 2700,00 1 cad 2700 0,9 2430 230 11,74

Citofono 1350,00 1 cad 1350 0,9 1215 230 5,87

18150 0,92222 16738,33 230 80,86

Coeff. Riduzione (Pin/Peff) 0,36

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Q2 Analisi del carico Alimentazione 220 Vac Potenza disponibile (W) 6000,00

Proprietario Studio Dentistico ****************

Descrizione Carico Q.tà U.M. Totale K Potenza (VA) Vac In ANALISI DEL CARICO (QE) conv. (VA) (Kc*Ku) Effettiva (Volt) (Amp) 0,9 230/400 Poltrona 1 1700,00 1 cad 1700 0,9 1530 230 7,39 Poltrona 2 1700,00 1 cad 1700 0,9 1530 230 7,39 Scaldabagno 2 1700,00 1 cad 1700 0,9 1530 230 7,39 Aspiratore 1 1500,00 1 cad 1500 1 1500 230 7,25 Aspiratore 2 1500,00 1 cad 1500 1 1500 230 7,25 CNDZ (4,5,6) 1700,00 1 cad 1700 0,9 1530 230 7,39 Prese Sala Steril. Esistenti 2800,00 1 cad 2800 0,9 2520 230 12,17

Prese studio medico 1 esistenti 2800,00 1 cad 2800 0,9 2520 230 12,17

Luci studio 1+ sala steril. + bagno 1700,00 1 cad 1700 0,9 1530 230 7,39 Panoramoco 1700,00 1 cad 1700 0,8 1360 230 6,57 RX 1700,00 1 c 1700 0,8 1360 230 6,57 Prese studio medico 1 nuove 2800,00 1 c 2800 0,9 2520 230 12,17 Prese sala steril. Nuovee 2800,00 1 cad 2800 0,9 2520 230 12,17 Autoclave 1700,00 1 cad 1700 0,9 1530 230 7,39 Compressore 1700,00 1 cad 1700 0,9 1530 230 7,39 Allarme 500,00 1 cad 500 1 500 230 2,42

30000 27010

Coefficiente di riduzione 0,22

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4 TIPO DI CAVO ELETTRICO Il cavo elettrico va scelto considerando che in presenza di carico continuo la

portata va ridotta all’80% del valore nominale. Questo equivale a dimensionare il

cavo in modo che:

Iz>1.25*Ib

La determinazione di Iz è altresì legata alla temperatura ambiente e tipo di

posa di cavo; si introducono a tal proposito dei coefficienti di correzione (C) in modo

che la portata del cavo sia selezionata in funzione di:

Iz>Ib/C

Nel progetto allegato vengono adottate tali considerazioni per il

dimensionamento dei cavi elettrici.

Si sceglie di impiegare cavi unipolare flessibili N07-VVK (norme CEI

20-22 II e 20-14), per le tratte interne e cavo tipo FG70 450/750 V per i tratti

diretti alle utenze.

La linea montante sarà realizzata con cavo unipolare (Fase+Neutro)

di sezione 6mmq del tipo N07-VVK.

Le linee secondarie dovranno essere realizzate impiegando cavo

unipolare (Fase + Neutro) di dimensioni minime di seguito riportate:

• Linea prese: 4 mmq

• Linea luci: 2,5 mmq

I tratti terminali saranno realizzati secondo quanto riportato nei

calcoli dello schema elettrico allegato.

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5 TIPO DI POSA La scelta del tipo di posa è legata a fattori economici, tecnici e normativi ed ha

notevole influenza sul comportamento termico del cavo; da essa dipendono infatti

la temperatura ambiente e la resistenza termica dell’ambiente circostante il cavo e

quindi lo smaltimento del calore prodotto.

Altro fattore da considerare, nell’ambito delle condizioni di posa, il numero di

cavi raggruppati, con il conseguente riscaldamento mutuo tra gli stessi.

In funzione del tipo di posa la Norma CEI 64-8 (art. 521.1) prevede che per i cavi

con guaina sono ammessi tutti i tipi di posa.

Nel progetto allegato vengono adottate tali considerazioni per il

dimensionamento dei cavi elettrici.

Per tale impianto verranno impiegate tubazione in PVC a vista e sotto

traccia.

6 PROTEZIONE CONTATTI DIRETTI

La protezione dai contatti diretti sarà realizzata solo ed esclusivamente

mediante isolamento delle parti attive o con la protezione tramite barriere o

involucri.

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7 PROTEZIONI DALLE SOVRACORRENTI La protezione dalle sovracorrenti intese come sovraccarico e corto circuito può

essere assicurata da interruttori automatici o da fusibili.

La norma CEI 64-8 consente l’adozione di un unico dispositivo. In particolare

qualora si sceglie il dispositivo secondo le relazioni:

Ib<In<Iz

If<1.45*Iz

(Ib=corrente di impiego del circuito, Iz=portata del cavo, If=corrente

convenzionale di intervento) valide per il sovraccarico, esso si ritiene adeguato alla

protezione dal corto circuito.

Tali relazioni devono essere applicate per ogni derivazione.

Altra caratteristica importante delle protezioni è il valore dell’energia

specifica passante ∫i2dt (detto integrale di Joule) che il dispositivo lascia fluire

durante il corto circuito, prima dell’interruzione. La protezione dal corto circuito,

per essere efficace, deve fare in modo che tale quantità sia minore di K2S2, essendo

S la sezione del cavo utilizzato e K un coefficiente che caratterizza il materiale

usato.

Si utilizza per la protezione dalle sovracorrenti interruttori

automatici posti a monte della sezioni alimentate mentre la linea montante può

essere protetta da un automatico installato a valle dell’ente di distribuzione.

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8 PROTEZIONE DAI CONTATTI INDIRETTI E CALCOLO DELLA RESISTENZA DI TERRA Si intende contatto indiretto quando si toccano parti conduttrici che, pur non

essendo normalmente in tensione, possono assumere un potenziale diverso da zero

in seguito ad un guasto di isolamento.

In un impianto elettrico la messa a terra delle masse è una misura di

protezione dai contatti indiretti; essa viene coordinata con interruttori differenziali,

che aprono il circuito quando si crea una situazione di pericolo.

La relazione fondamentale per il coordinamento delle protezioni dai contatti

indiretti nel sistema TT è la seguente (per ambienti particolari, quali uno studio

medico):

Rt <25/I5s

(Rt=resistenza della terra) ovvero il complesso delle protezioni, costituito da

un impianto di messa a terra e dispositivo di protezione, è efficace solo quando

assicura il permanere di una tensione di contatto a vuoto non superiore a 25 V per

un tempo non superiore a 5 secondi.

Nel progetto elettrico si impiegano come dispositivi di protezione

interruttori differenziali con IΛn=0,03 A.

Tenendo conto delle possibili correnti di dispersione sull’impianto, si

raccomanda di dimensionare l’impianto di terra in base alla più elevata tra la

somma delle correnti differenziali nominali di intervento degli interruttori

installati su ciascuna fase.

La norma CEI 64-8 prevede che, nel caso di impianto comprendente più

derivazioni protette da dispositivi con correnti di intervento diverse, nella relazione

Rt<25/I5s deve essere considerata la corrente di intervento più elevata.

In tal caso il valore della resistenza di terra deve essere (considerando come

dispositivo di protezione un differenziale con Ian=0,03 A, ed essendo presenti (nel

caso peggiore) in parallelo 16 di tali dispositivi, la corrente totale di dispersione

risulta Idisp=0,03*16=0,48A):

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Rt<52 Ω

Tale valore andrà misurato e verificato al termine dell’installazione

essendo già presente un collettore di terra (condominiale) a cui collegarsi.

Per quanto già descritto si raccomanda di eseguire la misura della resistenza

di terra al fine di verificare il valore reale.

Si raccomanda di rispettare la norma CEI 64-12 sulla realizzazione degli

impianti di terra ed in particolare modo sulla scelta dei morsetti per il

collegamento e il loro utilizzo.

Nella figura che segue si riporta lo schema di cablaggio dell’impianto di terra: PE>= 6 mm2

Nodo Equipotenziale CENTRALENodo Equipotenziale Studio Medico 3, Studio Medico 2

Nodo Equipotenziale Ssegreteria e altri uffici Nodo Equipotenziale Studio Medico 1, Sala sterilizzazioni

Nodo

PE>= 6 mm2

PE>= 6 mm2

PE>= 6 mm2

PE>=10 mm2

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9 DISPOSITIVI SUPPLEMENTARI Trattandosi di locali adibiti anche a luogo pubblico si rende necessario

impiegare delle lampade di emergenza in assenza di alimentazione elettrica.

Dovranno essere installate almeno due lampade di emergenza 12VDC 6 W,

una posizionata nella sala di attesa dei pazienti ed una direttamente nello studio e

collegate alla linea luce in modo da attivarsi in assenza di tensione..

Potrà essere inoltre (opzionalmente) installata una linea dedicata per la

predisposizione di un impianto di allarme alimentata tramite opportuno

interruttore automatico magnetotermico posizionato nel Q.E. da 6A.

10 IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE SERVIZI IGIENICI Nei locali tipo i bagni dovranno essere impiegati degli interruttori e prese con

grado di protezione almeno IP45, inclusa la presa bipolare per lo scalda acque (se

presente).

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11 CONCLUSIONI Il progetto elettrico, riportato in allegato, fa riferimento all’utilizzo di materiale

tecnico della BTicino. Ciò non deve essere considerato un impiego imperativo delle

apparecchiature ma un suggerimento. Resta inteso che ogni altro materiale

impiegato deve avere prestazioni e caratteristiche uguali o migliori di uelle

riportate, per non cambiare la filosofia del progetto. In particolare è rigoroso

rispettare le correnti di impiego e quelle differenziali degli interruttori

riportati e le dimensioni dei cavi elettrici impiegati.

Si raccomanda inoltre di eseguire un controllo dell’impianto installato

ed una verifica del valore della resistenza di terra almeno 1 volta ogni 12

mesi.

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12 ALLEGATI Planimetria del locale ed impianto elettrico filare

Schema elettrico dell’impianto