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PROGETTO PRELIMINARE

INTERVENTO PILOTA PER LA PROTEZIONE, LA MESSA IN SICUREZZA E IL CONSOLIDAMENTO DI LUOGHI ESPOSTI A RISCHIO IDROGEOLOGICO DEL FIUME TRIONTO NEL TERRITORIO DI CROSIA

1. Premessa

In relazione a quanto precisamente richiesto dall’Amministrazione comunale

di Crosia è stato dato incarico alla responsabile unico del procedimento, per

la redazione del progetto preliminare generale relativo agli interventi da

proporre all’attenzione dell’Assessorato regionale dei LLPP, Settore Rischio

Idrogeologico, Ufficio del PAI, concernente le opere così come da titolo che

segue:

”INTERVENTO PILOTA PER LA PROTEZIONE, LA MESSA IN

SICUREZZA E IL CONSOLIDAMENTO DI LUOGHI ESPOSTI A RISCHIO

IDROGEOLOGICO DEL FIUME TRIONTO NEL TERRITORIO DI CROSIA”

da richiedere all’assessorato competente con qualsiasi fondi possibili,

regionali, nazionali e comunitari.

Lo studio Geologico ha riguardato la caratterizzazione in termini geologici, di

tale area e ha previsto come primo esame le problematiche idrogeologiche

del territorio. Dopo aver eseguito i rilievi di superficie e dalle risultanze delle

Tavole P.A.I, ha così descritto:

le caratteristiche geologiche e geomorfologiche dell’area;

l’individuazione delle aree a Rischio idrogeologico.

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In tale studio sono state messe in risalto tutte le caratteristiche

geomorfologiche e idrogeologiche delle aree interessate dall’intervento, le

stesse che l’Autorità di Bacino Regionale ha classificato come “Zone a

rischio”, e sulle quali si intende intervenire con opere di risanamento della

cui pratica, la presente e’ parte integrante.

2. Obiettivi programmatici

Il progetto si propone di definire gli interventi necessari a consolidare e

risanare le situazioni più critiche e pericolose per la sicurezza degli abitanti,

degli insediamenti e delle infrastrutture, già classificate dal P.A.I.

Dopo aver precedentemente individuato le aree esposte a rischio

geomorfologico si è proceduto al rilievo strumentale delle aree e alla

definizione degli interventi generali.

Una volta effettuati i lavori di messa in sicurezza sarà possibile intervenire ad

ottimizzare la sistemazione generale delle aree a rischio.

3. Definizione dei siti

Il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) della Calabria, adottato dall’Autorità di

Bacino Regionale in data 29/10/2001, costituisce un primo intervento unitario

e organico di pianificazione sul territorio regionale a partire dalle tematiche

sulla sicurezza e sulla difesa del suolo.

La cartografia prodotta nel piano stralcio persegue l’obiettivo di garantire al

territorio di competenza dell’Autorità di Bacino Regionale (ABR) adeguati

livelli di conoscenza necessari per lo sviluppo di interventi (strutturali e non)

atti a mettere in sicurezza il territorio rispetto all’assetto geomorfologico

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(dinamica dei versanti e conseguente pericolo di frana), idraulico (dinamica

dei corsi d’acqua e conseguente pericolo d’inondazione), e costiero

(dinamica della linea di riva e conseguente pericolo di erosione costiera).

Il PAI riporta la situazione cartografica relativa ad un certo rischio naturale,

così come identificato dall’Autorità di Bacino al 31 ottobre 2001 tramite

indagini e/o rilevamento storico estese a tutto il territorio di sua competenza.

Tale quadro informativo è aggiornato con i risultati di successive indagini che

dovrebbero essere attuate e rese disponibili all’Autorità di Bacino. Sulla base

delle caratteristiche dei fenomeni rilevati o attesi, il PAI disciplina quindi l’uso

del territorio nelle:

aree perimetrate mediante modellazione analitica con attribuzione

delle classi R1, R2, R3, R4;

aree storicamente inondate e/o localizzate dai Piani di Protezione

Civile;

aree all’intorno di tratti e punti critici rilevati (riduzioni di sezioni,

ostruzioni, rotture d’argine, ecc), indicate negli elaborati del PAI come

aree, linee e punti di attenzione.

Di conseguenza sono identificate quattro classi di rischio:

• R1 (rischio moderato): danni sociali, economici e ambientali marginali;

• R2 (rischio medio): possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture e al

patrimonio ambientale che non pregiudicano l’incolumità del personale,

l’agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economiche;

• R3 (rischio elevato): possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni

funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli

stessi, interruzione di funzionalità delle attività socio-economiche e danni

rilevanti al patrimonio ambientale;

• R4 (rischio molto elevato): possibili perdite di vite umane e lesioni gravi alle

persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale.

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Dalla carta dei vincoli (PAI, elaborato n. 9, scala 1:250.000) si evince che la

maggior parte dell’area adiacente al Torrente Trionto, risulta essere soggetta

a vincolo idrogeologico, con alcuni siti soggetti anche a vincolo archeologico.

Da un punto di vista più generale, non risultano aree PIP (Piani degli

Insediamenti Produttivi) né aree ASI (Aree di sviluppo industriale).

Analizzando i diversi rischi naturali, dalle tavole del PAI si evidenzia quanto

segue:

L’area su cui sorge l’abitato di Mirto, Frazione di Crosia presenta una

morfologia sub-pianeggiante, la quale raffigura la piana litorale (fascia

costiera), che mostra sia aree a Rischio R4 (PAI 2002), che punti di

attenzione per il rischio idraulico.

4. Aspetti geomorfologici

Il territorio comunale di Crosia, un comune costiero del Basso Ionio

Cosentino, è localizzato nel settore ionico settentrionale della Calabria (figura

1) con un’estensione pari a circa 21.3 kmq, con una quota massima di 277 m

s.l.m. e un’altitudine media di 230 m s.l.m. e si divide in due macro-aree

morfologicamente distinti, con problematiche idrogeologiche differenti. La

prima area con morfologia collinare, su cui poggia l’intero abitato di Crosia,

presenta diversi fenomeni di dissesto, rappresentati da frane sia di tipo

quiescenti che attive, con livello di pericolosità 4 (PAI 2002). La seconda

area con morfologia sub-pianeggiante, la quale rappresenta la piana litorale

(fascia costiera), su cui sorge l’abitato di Mirto, mostra sia aree a Rischio R4

(PAI 2002), che punti di attenzione per il rischio idraulico. Da un punto di

vista geomorfologico, essendo un’area sub-pianeggiante con inclinazione di

circa 4°, le principali tematiche inerenti all’abitato di Mirto sono le

problematiche idrauliche (rischio alluvione), presenti nelle aree del Pantano

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Martucci e della Frazione di Sorrento. Da un'analisi di massima, possiamo

dividere l'area in due zone. La parte a monte è caratterizzata da un sistema

di dossi e colline delimitati da larghi letti di fiumara (soprattutto ad ovest, per

la presenza del Fiume Trionto). Il paesaggio è prevalentemente ondulato,

con larghe vallate e pendii lievi, a volte interrotti da gradini morfologici; tali

caratteristiche favoriscono soprattutto un'erosione per ruscellamento diffuso.

La seconda zona è costituita dalla fascia costiera, che in corrispondenza

delle foci fluviali si allarga e si espande nell'entroterra, modellata soprattutto

dalle acque marine e vento. L'area che raccorda le due zone prima descritte,

coincide con la piana alluvionale del delta del Trionto e, in misura minore, del

torrente Fiumarella. Il reticolo idrografico, come evidenziato dal numero di

Horton, mostra una certa maturità ed una elevata densità di drenaggio,

inoltre aste fluviali di primo e secondo ordine delimitano l’area in frana

oggetto di studio. Il suo bacino idrografico presenta un dislivello

considerevole, infatti il corso d’acqua si sviluppa tra una quota di 1150 m

s.l.m. ed il livello del mare. Le sue sorgenti sono localizzate nel territorio

comunale di Acri, sull’altopiano della Sila, in località Piano del Barone. Il

bacino è allungato in direzione WE nel tratto di monte, nel tratto medio in

direzione SW-NE ed infine nel tratto vallivo, fino alla foce, in direzione S-N,

con la tipica forma a ventaglio arcuata ed espansa con l’apice rivolto verso

valle. Il tratto montano risulta molto esteso seguito da un notevole

restringimento nel tratto vallivo, imputabile all’apporto dei molteplici affluenti

presenti nella zona di monte, tra cui i più importanti il torrente Laurenzana

(23,5 km), il vallone Rupero (5,5 km), il vallone Basilico (6,5 km), il torrente

Ortiano (13,5 km), il torrente La Manna (5 km), il torrente Vimminate (5,7 km)

ed il Freddo (4,5 km). L’asta principale divaga, tipicizzandosi in fiumara,

dall’ampio letto alluvionale e con piccoli rami che serpeggiano tra i sedimenti

ciottolosi. A causa dell’elevata permeabilità del materasso alluvionale, nei

periodi estivi, il corso d’acqua percorre l’ultimo tratto in subalveo, emergendo

in prossimità della linea di costa. Il materiale eroso nelle zone montane, va

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ad alimentare il corso d’acqua, il quale nel tratto compreso tra il ponte a valle

dell’abitato di Cropalati e la foce è caratterizzato da un notevole trasporto

solido, con fenomeni di sovralluvionamento causando il riempimento delle

briglie e, per alcune, l’interramento. Il corso d’acqua, infatti, per un lungo

tratto, fino al mare, presenta una sistemazione idraulica composta da una

serie di briglie aventi diversa altezza e, in alcuni punti presenta anche di

difese spondali in muri in cls non adeguati, a protezione di fabbricati e/o di

strade. Il corso d’acqua nel tratto indagato si tipicizza in fiumara, dall’ampio

letto alluvionale, costituito da un materasso ghiaioso e ciottoloso, con

presenza anche di grossi blocchi cristallini aventi forma arrotondata a causa

del trasporto per rotolamento. La forma dell’alveo fluviale nel tratto montano

è di tipo sinuoso con strette barre laterali che si formano in alcuni punti,

soprattutto in corrispondenza delle zone dove diminuisce il gradiente

idraulico e la corrente ha la possibilità di depositare il materiale eroso e

trasportato in sospensione; la morfologia dell’asta fluviale nel tratto montano

è fortemente controllata dalla geologia e condizionata dalla stretta

interconnessione tra processi fluviali e processi di versante. Nel tratto vallivo

il corso d’acqua si presenta sotto forma di canali intrecciati, in cui l’alveo è

frequentemente suddiviso da barre longitudinali in due o più canali.

L’evoluzione verso un corso d’acqua di tipo anastomizzato si osserva verso

la foce dove oltre alle numerose barre longitudinali sono presenti anche delle

isole stabilizzate dalla vegetazione a forma di losanga, con presenza di

canali stretti, separati tra di loro da porzioni di pianura inondabile. Nell’area di

foce in particolare, l’asta fluviale si suddivide in due o più canali separati da

barre longitudinali caratterizzati da una tipica vegetazione dei greti fluviali di

tipo igrofilo, presente anche in sinistra idrografica, con la formazione di un

vero e proprio boschetto ripariale. Il tratto fluviale in esame risulta

sovralluvionato in seguito ad eventi franosi e fenomeni erosivi intensi che

caratterizzano il suo bacino idrografico. Infatti gli apporti solidi in seguito ai

fenomeni gravitativi e/o erosivi che caratterizzano i versanti a substrato

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dapprima cristallino, e poi scendendo verso valle calcareo, metamorfico e

sedimentario, hanno fatto sì che le briglie presenti lungo l’intero tratto

indagato, abbiano perso la propria funzionalità. Il Trionto è un corso d’acqua,

soprattutto nel tratto di foce, caratterizzato nel passato da frequenti eventi di

piena di seguito brevemente sintetizzati:

17/03/1926 allagamenti lungo la pianura costiera con 266 m di

pioggia caduti e registrati nella stazione pluviometrica di Cropalati;

10/03/1943 violento nubifragio con riattivazione lungo il litorale ionico

di molte frane;

30/12/1951 nubifragio che ha colpito la parte medio-alta del bacino

con interruzioni stradali per il riattivarsi di movimenti franosi;

20/11/1957 nubifragio con danni, crolli e frane. Il Trionto ha esondato

allagando migliaia di ettari di terreno.

5. Descrizione dei siti di intervento

Lungo tutto l’alveo del Trionto è presente un area a Rischio Idraulico R4,

mentre adiacente al corso d’acqua in entrambi i lati sono presenti aree a

Rischio Idraulico R2.

6. Interventi e presidi attivi da attuare sui siti

La zona a Rischio R4 ed R2, necessita con somma urgenza, una

sistemazione dell’alveo per garantire l’incolumità dei residenti in tale

area il cui numero risulta essere pari a 7000 abitanti.

Di seguito verranno elencate alcune delle opere che potrebbero realizzarsi

lungo il corso d’acqua.

OPERE DI CONTROLLO DEL TRASPORTO SOLIDO:

Sistemazioni con briglie di trattenuta;

Piazze di deposito;

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Cunettoni.

OPERE DI DIFESA DALL’EROSIONE

Sistemazioni a gradinata (Briglie di consolidamento, Soglie);

Repellenti

Opere spondali di sostegno (Murature: pietrame a secco; cls, pietrame

e mattoni, muri cellulari, terre rinforzate, gabbionate-Palificata viva

spondale);

Rivestimenti (Rivestimenti con materiali inerti, materiali Combinati,

materiali vivi)

Presidi al piede

Per una corretta sistemazione idraulica del corso d’acqua, al fine di

ripristinare l’officiosità idraulica del fiume Trionto nella zona di foce, si

renderà necessario procedere ad una risagomatura dell’asta fluviale. In

particolare i tratti in cui il fiume Trionto dovrà essere risagomato,

cercando di rendere rettilineo il corso d’acqua o comunque diminuire

l’andamento sinuoso, al fine di evitare danneggiamenti lungo le sponde e

pericolose esondazioni in seguito ad eventi alluvionali eccezionali, sono

localizzati a valle del ponte della SS 106, località Foresta ed in località

Pantano Martucci nei pressi della foce. La riprofilatura dell’alveo, con

l’eventuale taglio della vegetazione che ostacola il regolare deflusso della

corrente idrica, favorirà il ripristino delle condizioni di moto laminare del

deflusso delle acque del fiume Trionto. Inoltre la movimentazione del

sedimento in alveo verso la destra idraulica, in prossimità della foce, al

fine di ricondurre il deflusso in condizioni di magra o di piena moderata

verso l’alveo principale originario e di proteggere la difesa spondale,

andranno a vantaggio della sicurezza, mitigando il rischio di esondazione

nell’area fociale. Occorre evidenziare che, in tale tratto, un’opportuna

riprofilatura del corso d’acqua potrebbe ricreare un profilo d’equilibrio tale

da garantire la corretta funzionalità dell’asta fluviale ed evitare, così a

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valle, eventuali esondazioni durante gli eventi di piena del Trionto per

effetto del sovralluvionamento dell’alveo. La riprofilatura dovrà avvenire

tenendo conto che, il bacino montano del corso d’acqua in esame, è

caratterizzato da numerosi fenomeni franosi e dunque, da una certa

instabilità dei versanti, pertanto sarà necessario effettuare l’intervento

mantenendo una certa distanza dalle sponde, effettuando lo svuotamento

solo nel tratto centrale del corso d’acqua e riprofilando accuratamente

mantenendo un certo gradiente tra il punto di monte ed il punto di valle,

dunque cercando di mantenere inalterato l’originario gradiente

topografico. Lo svuotamento, inoltre non dovrà essere effettuato a ridosso

delle soglie esistenti, al fine di evitarne il danneggiamento e l’instabilità.

7. Motivazioni degli Interventi

Gli interventi proposti nel presente progetto preliminare generale nascono da

una attenta valutazione delle condizioni attuali delle zone classificate come

“zone a rischio”; unitamente alla messa a fuoco di alcuni aspetti naturali dei

terreni interessati, ed inoltre, studiando in maniera più approfondita gli effetti

“devastanti” dovuti alle continue evoluzioni delle azioni atmosferiche ed

urbanistiche ed in contrapposizione, in altre aree, di effetti “poco

considerevoli” degli agenti atmosferici e delle evoluzioni geologiche-tecniche

dovute all’azione dell’uomo e delle condizioni intrinseche ed estrinseche dei

luoghi trattati.

Si giunge così alla conclusione che, anche qui, si ha l’esigenza di

riclassificare alcune aree predette per mettere in maggior sicurezza i luoghi

stessi e gli attuali fruitori presenti e futuri.

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8. Compatibilità ambientale – aspetti di ingegneria naturalistica

sugli interventi

Gli Interventi specialistici fin qui trattati sono sostanzialmente riconducibili ad

interventi di tipo sotterraneo e/o in trincea; gli stessi possono quindi definirsi

di scarso impatto ambientale con particolari e minimi scompensi dal punto di

vista paesaggistico ed ambientale.

Anche se l’Ufficio del PAI ha fortemente evidenziato e ricordato la necessità

di dover maggiormente condurre sul territorio interventi di tipo ingegneristico

ambientale, la condizione stratigrafica e geotecnica dei terreni ci ha

comunque condotto all’applicazione talvolta di interventi consolidativi di tipo

pseudo tradizionale .

Sono stati comunque proposti e previsti nel progetto interventi con particolari

livelli di innovazione metodologica e tecnologica con particolare riferimento

all’utilizzo di ingegneria naturalistica ed ambientale.

9. Fattibilità dell’intervento

L’approfondimento dello studio preliminare dell’intervento ha consentito di

scartare le soluzioni progettuali di più difficoltosa realizzazione e di impegno

economico più consistente.

10. Disponibilità di aree

Allorquando i terreni interessati dovessero ricadere all’interno di aree di

proprietà privata, risulterà necessario procedere mediante le procedure di

espropriazione previste dalla normativa vigente, finalizzate anche alla

manutenibilità dei manufatti di nuova realizzazione o ad eventuale

componimenti bonari con i proprietari data l’estrema utilità ed importanza

degli interventi.