RELAZIONE Piano paesaggistico - Liguria

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1 Piano paesaggistico regionale - Relazione Abstract 1. IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO 2. VERSO IL PIANO PAESAGGISTICO DELLA LIGURIA 2.1 Dal PTCP al Piano Paesaggistico 2.2 Il lavoro in comune con MIBACT 2.3 Dall’intesa al Piano 3. SGUARDI DIVERSI SUL PAESAGGIO LIGURE 3.1 La descrizione dei caratteri permanenti del Paesaggio ligure contenuta nel PTCP 1990 3.2 L’Alta Via come impianto territoriale della Liguria 3.3 La carta della vulnerabilità (l’approccio dell’ecologia del paesaggio) 3.4 La Liguria dei viaggiatori 3.5 La Liguria come “luogo dell’anima” 3.6 Due punti di vista mobili Aurelia e Autostrada 4. I MATERIALI DEL PIANO (L’apparato descrittivo del Piano) 4.1 Gli studi realizzati con MIBACT e Università degli Studi di Genova 4.2 Gli studi di carattere ambientale 4.3 Il mondo dei Parchi e delle Aree protette 4.4 Gli studi del Dipartimento pianificazione territoriale 4.5 Il sistema informativo regionale 4.1 Assetto attuale della Liguria 4.2 L’evoluzione del sistema insediativo e infrastrutturale 4.3 I fenomeni emergenti a) Il consumo di suolo b) Evoluzione recente dell’uso del suolo c) L’Osservatorio delle trasformazioni territoriali 4.4 La crescita del bosco e la scomparsa delle aree agricole a) Le aree agricole b) Il bosco 4.5 Atlante dei vincoli paesaggistici (il paesaggio come atto amministrativo) a) Il sistema dei Parchi e delle Aree Protette b) Rete Natura 2000 e Rete ecologica regionale 4.6 Rapporto tra vincoli Ambientali e vincoli Paesaggistici 4.7 I siti UNESCO 4.8 La struttura del Piano Paesaggistico Gli Ambiti territoriali 6. LA STRUTTURA DEL PIANO Le componenti di Paesaggio Le indicazioni a livello di Unità di Paesaggio

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Piano paesaggistico regionale - Relazione

Abstract

1. IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

2. VERSO IL PIANO PAESAGGISTICO DELLA LIGURIA

2.1 Dal PTCP al Piano Paesaggistico

2.2 Il lavoro in comune con MIBACT

2.3 Dall’intesa al Piano

3. SGUARDI DIVERSI SUL PAESAGGIO LIGURE

3.1 La descrizione dei caratteri permanenti del Paesaggio ligure contenuta nel PTCP 1990

3.2 L’Alta Via come impianto territoriale della Liguria

3.3 La carta della vulnerabilità (l’approccio dell’ecologia del paesaggio)

3.4 La Liguria dei viaggiatori

3.5 La Liguria come “luogo dell’anima”

3.6 Due punti di vista mobili Aurelia e Autostrada

4. I MATERIALI DEL PIANO (L’apparato descrittivo del Piano)

4.1 Gli studi realizzati con MIBACT e Università degli Studi di Genova

4.2 Gli studi di carattere ambientale

4.3 Il mondo dei Parchi e delle Aree protette

4.4 Gli studi del Dipartimento pianificazione territoriale

4.5 Il sistema informativo regionale

4.1 Assetto attuale della Liguria

4.2 L’evoluzione del sistema insediativo e infrastrutturale

4.3 I fenomeni emergenti

a) Il consumo di suolo

b) Evoluzione recente dell’uso del suolo

c) L’Osservatorio delle trasformazioni territoriali

4.4 La crescita del bosco e la scomparsa delle aree agricole

a) Le aree agricole

b) Il bosco

4.5 Atlante dei vincoli paesaggistici (il paesaggio come atto amministrativo)

a) Il sistema dei Parchi e delle Aree Protette

b) Rete Natura 2000 e Rete ecologica regionale

4.6 Rapporto tra vincoli Ambientali e vincoli Paesaggistici

4.7 I siti UNESCO

4.8 La struttura del Piano Paesaggistico

Gli Ambiti territoriali

6. LA STRUTTURA DEL PIANO

Le componenti di Paesaggio

Le indicazioni a livello di Unità di Paesaggio

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Abstract

Il presente documento costituisce la relazione del progetto del Piano Paesaggistico Regionale della Liguria. (PPRL). Il presente documento è articolato in diverse sezioni. Nella prima IL QUADRO LEGISLATIVO DI RIFERIMENTO si ricostruisce il contesto normativo nel quale si colloca il nuovo Piano paesaggistico, quadro definito dalla lr 36/1997 e dal D. Lgs 24/2004 smi. La sezione VERSO IL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE DELLA LIGURIA ripercorre il percorso svolto in comune tra regione e uffici territoriali del MIBACT nel periodo intercorso tra l’approvazione del PTCP (assunto come DNA del nuovo strumento) e la redazione del PPR

La terza sezione SGUARDI DIVERSI SUL PAESAGGIO LIGURE è dedicata ad un excursus su possibili diversi approcci al tema del paesaggio della LIGURIA (che verranno in varia misura ripresi e utilizzati nello sviluppo del lavoro) in particolare vengono ripercorse

la lettura proposta dal PTCP la lettura del sistema territoriale della Liguria proposta in L’Alta Via dei Monti Liguri la lettura proposta nel Quaderno del Dipartimento Il sistema del verde gli spunti forniti dalla descrizione della Liguria come meta di viaggio o oggetto di narrazione o rappresentazione grafico-pittorica la lettura della Liguria come regione costiera la Liguria come oggetto di visione dalle principali infrastrutture (Via Aurelia e Autostrada)

La sezione I MATERIALI DEL PIANO è dedicata alla descrizione dell’evoluzione del quadro delle conoscenze e della pianificazione dagli studi propedeutici del PTCP al PPR e alla sistematizzazione dei materiali utilizzati per la redazione del Piano, con evidenziazione delle elaborazioni originali predisposte per la redazione La sezione Apparato descrittivo del Piano dà conto delle ricognizioni

La struttura del Piano

Sono quindi declinati GLI OBIETTIVI DEL PIANO

Le scale del Piano

Le elaborazioni del Piano sono elaborate a diverse scale Le elaborazioni a scala regionale hanno valore di inquadramento generale dei problemi e riguardano

la morfologia del territorio la copertura vegetale, l’evoluzione dell’insediamento e del sistema infrastrutturale

Una seconda serie di elaborazioni, sempre riferita all’intero territorio regionale, riguarda gli aspetti amministrativi ed in particolare la ricognizione dei diversi vincoli operanti sul territorio regionale Il sistema dei vincoli paesaggistici Il sistema dei vincoli ambientali Il sistema dei Parchi e delle aree protette (e la loro interazione) I siti UNESCO Il secondo livello della struttura del piano riguarda gli AMBITI TERRITORIALI come previsti dall’art. 135 del Codice del paesaggio. Sono individuati 11 Ambiti, come aggregazioni degli ambiti territoriali del PTCP. Per ciascun Ambito sono fornite elaborazioni relative a

Morfologia Copertura vegetale Evoluzione dell’insediamento Valori Ambientali Ricognizione dei vincoli paesistici Fruizione attiva

Sono inoltre forniti A Livello di Ambito, specifici obiettivi di pianificazione A livello di ciascuna Unità di paesaggio Normativa d’uso Il terzo livello della struttura del Piano è dedicata alle SCHEDE relative a ciascuno degli Immobili e aree di

notevole interesse pubblico soggette a vincolo (nel testo viene presentata la scheda tipo) LE COMPONENTI DI PAESAGGIO La coerenza tra i diversi livelli operativi del Piano Unità di Paesaggio- Immobili e aree di notevole interesse

pubblico vincoli ope legis ex art. 142 c.1 è garantita dalle componenti di paesaggio, che rappresentano le strutture minime elementari da cui è costituito il Piano.

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1. IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

Il Piano Paesaggistico della Liguria trova il suo riferimento normativo nel D. Lgs 42/2004 e smi (Codice del paesaggio) e nella legge regionale 4 settembre 1997 n. 36 Legge urbanistica regionale. In particolare l’art 3, comma 2, della legge regionale 4 settembre 1997 n. 36 e smi stabilisce che Gli strumenti della pianificazione territoriale regionale sono: a) il Piano territoriale regionale (PTR); b) il Piano paesaggistico. (…) Il comma 3 bis precisa che Il Piano paesaggistico ha i contenuti e gli effetti previsti negli articoli 135, 143 e 145 del d.lgs. 42/2004 e successive modificazioni e integrazioni ed è predisposto con modalità di elaborazione congiunta con il Ministero per i beni e le attività culturali e secondo le procedure previste dall’articolo 14 bis. Gli articoli sopra richiamati del Codice del paesaggio recitano rispettivamente: Articolo 135 Pianificazione paesaggistica 1. Le regioni assicurano che il paesaggio sia adeguatamente tutelato e valorizzato. A tal fine sottopongono a specifica normativa d'uso il territorio, approvando piani paesaggistici ovvero piani urbanistico-territoriali con specifica considerazione dei valori paesaggistici, concernenti l'intero territorio regionale, entrambi di seguito denominati "piani paesaggistici". 2. Il piano paesaggistico definisce, con particolare riferimento ai beni di cui all'articolo 134, le trasformazioni compatibili con i valori paesaggistici, le azioni di recupero e riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela, nonché gli interventi di valorizzazione del paesaggio, anche in relazione alle prospettive di sviluppo sostenibile. Articolo 143 Piano paesaggistico 1. In base alle caratteristiche naturali e storiche ed in relazione al livello di rilevanza e integrità dei valori

paesaggistici, il piano ripartisce il territorio in ambiti omogenei, da quelli di elevato pregio paesaggistico fino a quelli significativamente compromessi o degradati.

2. In funzione dei diversi livelli di valore paesaggistico riconosciuti, il piano attribuisce a ciascun ambito corrispondenti obiettivi di qualità paesaggistica. Gli obiettivi di qualità paesaggistica prevedono in particolare: a) il mantenimento delle caratteristiche, degli elementi costitutivi e delle morfologie, tenuto conto anche delle tipologie architettoniche, nonché delle tecniche e dei materiali costruttivi; b) la previsione di linee di sviluppo urbanistico ed edilizio compatibili con i diversi livelli di valore riconosciuti e tali da non diminuire il pregio paesaggistico del territorio, con particolare attenzione alla salvaguardia dei siti inseriti nella lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO e delle aree agricole; c) il recupero e la riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela compromessi o degradati, al fine di reintegrare i valori preesistenti ovvero di realizzare nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati con quelli. 3. Il piano paesaggistico ha contenuto descrittivo, prescrittivo e propositivo. La sua elaborazione si articola nelle seguenti fasi: a) ricognizione dell'intero territorio, attraverso l'analisi delle caratteristiche storiche, naturali, estetiche e delle loro interrelazioni e la conseguente definizione dei valori paesaggistici da tutelare, recuperare, riqualificare e valorizzare; b) analisi delle dinamiche di trasformazione del territorio attraverso l'individuazione dei fattori di rischio e degli elementi di vulnerabilità del paesaggio, la comparazione con gli altri atti di programmazione, di pianificazione e di difesa del suolo;

c) individuazione degli ambiti paesaggistici e dei relativi obiettivi di qualità paesaggistica; d) definizione di prescrizioni generali ed operative per la tutela e l'uso del territorio compreso negli ambiti individuati; e) determinazione di misure per la conservazione dei caratteri connotativi delle aree tutelate per legge e, ove necessario, dei criteri di gestione e degli interventi di valorizzazione paesaggistica degli immobili e delle aree dichiarati di notevole interesse pubblico; f) individuazione degli interventi di recupero e riqualificazione delle aree significativamente compromesse o degradate; g) individuazione delle misure necessarie al corretto inserimento degli interventi di trasformazione del territorio nel contesto paesaggistico, alle quali debbono riferirsi le azioni e gli investimenti finalizzati allo sviluppo sostenibile delle aree interessate; h) individuazione, ai sensi dell'articolo 134, lettera c), di eventuali categorie di immobili o di aree, diverse da quelle indicate agli articoli 136 e 142, da sottoporre a specifiche misure di salvaguardia e di utilizzazione. 4. Il piano paesaggistico, anche in relazione alle diverse tipologie di opere ed interventi di trasformazione del territorio, individua distintamente le aree nelle quali la loro realizzazione è consentita sulla base della verifica del rispetto delle prescrizioni, delle misure e dei criteri di gestione stabiliti nel piano paesaggistico ai sensi del comma 3, lettere d), e), f) e g), e quelle per le quali il piano paesaggistico definisce anche parametri vincolanti per le specifiche previsioni da introdurre negli strumenti urbanistici in sede di conformazione e di adeguamento ai sensi dell'articolo 145. 5. Il piano può altresì individuare: a) le aree, tutelate ai sensi dell'articolo 142, nelle quali la realizzazione delle opere e degli interventi consentiti, in considerazione del livello di eccellenza dei valori paesaggistici o della opportunità di valutare gli impatti su scala progettuale, richiede comunque il previo rilascio dell'autorizzazione di cui agli articoli 146, 147 e 159; b) le aree, non oggetto di atti e provvedimenti emanati ai sensi degli articoli 138, 140, 141 e 157, nelle quali, invece, la realizzazione di opere ed interventi può avvenire sulla base della verifica della conformità alle previsioni del piano paesaggistico e dello strumento urbanistico, effettuata nell'ambito del procedimento inerente al titolo edilizio e con le modalità previste dalla relativa disciplina, e non richiede il rilascio dell'autorizzazione di cui agli articoli 146, 147 e 159; c) le aree significativamente compromesse o degradate nelle quali la realizzazione degli interventi di recupero e riqualificazione non richiede il rilascio dell'autorizzazione di cui agli articoli 146, 147 e 159. 6. L'entrata in vigore delle disposizioni previste dal comma 5, lettera b), è subordinata all'approvazione degli strumenti urbanistici adeguati al piano paesaggistico ai sensi dell'articolo 145. Dalla medesima consegue la modifica degli effetti derivanti dai provvedimenti di cui agli articoli 157, 140 e 141, nonché dall'inclusione dell'area nelle categorie elencate all'articolo 142. 7. Il piano può subordinare l'entrata in vigore delle disposizioni che consentono la realizzazione di opere ed interventi ai sensi del comma 5, lettera b), all'esito positivo di un periodo di monitoraggio che verifichi l'effettiva conformità alle previsioni vigenti delle trasformazioni del territorio realizzate. 8. Il piano prevede comunque che nelle aree di cui all'articolo 5, lettera b), siano effettuati controlli a campione sulle opere ed interventi realizzati e che l'accertamento di un significativo grado di violazione delle previsioni vigenti determini la reintroduzione dell'obbligo dell'autorizzazione di cui agli articoli 146, 147 e 159, relativamente ai comuni nei quali si sono rilevate le violazioni. 9. Il piano paesaggistico individua anche progetti prioritari per la conservazione, il recupero, la riqualificazione, la valorizzazione e la gestione del paesaggio regionale indicandone gli strumenti di attuazione, comprese le misure incentivanti.

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10. Le regioni, il Ministero e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio possono stipulare accordi per l'elaborazione d'intesa dei piani paesaggistici. Nell'accordo è stabilito il termine entro il quale è completata l'elaborazione d'intesa, nonché il termine entro il quale la regione approva il piano. Qualora all'elaborazione d'intesa del piano non consegua il provvedimento regionale, il piano è approvato in via sostitutiva con decreto del Ministro, sentito il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. 11. L' accordo di cui al comma 10 stabilisce altresì presupposti, modalità e tempi per la revisione periodica del piano, con particolare riferimento alla eventuale sopravvenienza di provvedimenti emanati ai sensi degli articoli 140 e 141. 12. Qualora l'accordo di cui al comma 10 non venga stipulato, ovvero ad esso non segua l'elaborazione congiunta del piano, non trova applicazione quanto previsto dai commi 5, 6, 7 e 8. Articolo 145 Coordinamento della pianificazione paesaggistica con altri strumenti di pianificazione 1. Il Ministero individua ai sensi dell'articolo 52 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 le linee fondamentali dell'assetto del territorio nazionale per quanto riguarda la tutela del paesaggio, con finalità di indirizzo della pianificazione. 2. I piani paesaggistici prevedono misure di coordinamento con gli strumenti di pianificazione territoriale e di settore, nonché con gli strumenti nazionali e regionali di sviluppo economico. 3. Le previsioni dei piani paesaggistici di cui agli articoli 143 e 156 sono cogenti per gli strumenti urbanistici dei comuni, delle città metropolitane e delle province, sono immediatamente prevalenti sulle disposizioni difformi eventualmente contenute negli strumenti urbanistici, stabiliscono norme di salvaguardia applicabili in attesa dell'adeguamento degli strumenti urbanistici e sono altresì vincolanti per gli interventi settoriali. Per quanto attiene alla tutela del paesaggio, le disposizioni dei piani paesaggistici sono comunque prevalenti sulle disposizioni contenute negli atti di pianificazione. 4. Entro il termine stabilito nel piano paesaggistico e comunque non oltre due anni dalla sua approvazione, i comuni, le città metropolitane, le province e gli enti gestori delle aree naturali protette conformano e adeguano gli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica alle previsioni dei piani paesaggistici, introducendo, ove necessario, le ulteriori previsioni conformative che, alla luce delle caratteristiche specifiche del territorio, risultino utili ad assicurare l'ottimale salvaguardia dei valori paesaggistici individuati dai piani. I limiti alla proprietà derivanti da tali previsioni non sono oggetto di indennizzo. 5. La regione disciplina il procedimento di conformazione ed adeguamento degli strumenti urbanistici alle previsioni della pianificazione paesaggistica, assicurando la partecipazione degli organi ministeriali al procedimento medesimo. L’art 14 bis della lr 36/1997 disciplina infine il Procedimento di approvazione del Piano paesaggistico 1. Per la formazione del Piano paesaggistico la Giunta regionale:

a) prima dell’elaborazione del documento preliminare di cui alla lettera b), stipula apposita intesa con il Ministero per i beni e le attività culturali ai sensi degli articoli 135, comma 1, terzo periodo, e 143, comma 2, del d.lgs. 42/2004 e successive modificazioni e integrazioni; b) previa informativa alla competente Commissione consiliare, approva il documento preliminare del progetto di Piano, comprensivo anche del rapporto preliminare di cui alla l.r. 32/2012 e successive modificazioni e integrazioni. Di tale documento è data pubblicità mediante inserimento nel sito informatico della Regione, previo avviso nel BURL e nel medesimo sito informatico, in vista dell’acquisizione di proposte o contributi da parte di soggetti pubblici e privati per la predisposizione del progetto di Piano paesaggistico;

c) convoca le conferenze di pianificazione di cui all’articolo 6, anche al fine dell’effettuazione della fase di consultazione a norma della l.r. 32/2012 e successive modificazioni e integrazioni.

2. Il progetto di Piano paesaggistico è elaborato sulla base del documento preliminare e dell’intesa di cui al comma 1, tenuto conto degli esiti della fase di consultazione e delle osservazioni, proposte o contributi ricevuti ai sensi del medesimo comma 1 ed è comprensivo del rapporto ambientale di cui alla l.r. 32/2012 e successive modificazioni e integrazioni. Il Piano paesaggistico è adottato dal Consiglio regionale Assemblea Legislativa della Liguria, su proposta della Giunta regionale, previa acquisizione del parere del Comitato tecnico regionale per il territorio. 3. Dell’avvenuta adozione del progetto di Piano paesaggistico è dato avviso nel BURL e nel sito informatico della Regione. Il progetto di Piano paesaggistico è reso consultabile nel sito informatico regionale ai fini della procedura di VAS di cui alla l.r. 32/2012 e successive modificazioni e integrazioni per sessanta giorni consecutivi decorrenti dalla data di pubblicazione dell’avviso. Dell’avvenuto inserimento nel sito informatico è data comunicazione alla Città metropolitana, alle province, ai comuni, agli enti Parco, al Ministero per i beni e le attività culturali, nonché alle regioni limitrofe per l’espressione del parere da inviare alla Regione entro il termine di novanta giorni dalla pubblicazione dell’avviso nel BURL. 4. I comuni provvedono a rendere consultabile il progetto di Piano paesaggistico a libera visione del pubblico nella segreteria comunale per sessanta giorni consecutivi dalla pubblicazione dell’avviso nel BURL, in vista della presentazione di osservazioni entro il medesimo termine, previo avviso da pubblicarsi nel sito informatico comunale, contenente l’indicazione della data di messa in consultazione presso la segreteria comunale e da comunicare alla Regione, nonché da divulgarsi, in via facoltativa, con manifesti o altro mezzo ritenuto idoneo. 5. La Città metropolitana, le province, i comuni, gli enti Parco e le regioni limitrofe esprimono il proprio parere, per i profili di rispettiva competenza, con atto deliberativo motivato. I comuni esaminano le osservazioni presentate a norma del comma 4 e nel contesto del parere di cui al comma 3 da trasmettere alla Regione formulano proposte di accoglimento o di reiezione, anche parziale, di tali osservazioni. 6. Entro centottanta giorni dalla scadenza dei termini per il ricevimento dei pareri di cui al comma 3, la Giunta regionale stipula l’accordo con il Ministero per i beni e le attività culturali ai sensi degli articoli 135, comma 1, terzo periodo, e 143, comma 2, del d.lgs. 42/2004 e successive modificazioni e integrazioni. Entro il medesimo termine viene reso il parere motivato di cui alla l.r. 32/2012 e successive modificazioni e integrazioni e viene formulata la successiva proposta della Giunta regionale al Consiglio regionale Assemblea Legislativa della Liguria di approvazione del Piano paesaggistico, comprensiva della decisione sulle osservazioni pervenute a norma del comma 4 e dell’ottemperanza alle prescrizioni apposte in sede di pronuncia di VAS, previa acquisizione del parere del Comitato tecnico regionale per il territorio. 7. La deliberazione di approvazione del Piano, con i relativi elaborati, è pubblicata nel sito informatico della Regione e, per estratto, nel BURL, unitamente al relativo elaborato di sintesi. 8. Una copia del Piano paesaggistico approvato è trasmessa, in formato digitale, con i relativi allegati al Ministero per i beni e le attività culturali, alla Città metropolitana, alle province e ai comuni i quali provvedono a metterlo a permanente e libera visione del pubblico entro dieci giorni dal ricevimento degli atti. 9. Il Piano entra in vigore dalla data di pubblicazione nel BURL della relativa deliberazione di approvazione.

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2. VERSO IL PIANO PAESAGGISTICO DELLA LIGURIA

2.1 Dal PTCP al Piano Paesaggistico

2.2 Il lavoro in comune con MIBACT

2.3 Dall’intesa al Piano

Definito il quadro legislativo di riferimento, è necessario, per inquadrare il nuovo Piano paesaggistico,

mettere a fuoco alcuni aspetti particolari dell’esperienza ligure.

In primo luogo occorre sottolineare (sarà l’oggetto del presente capitolo)

- La presenza del Piano territoriale di Coordinamento Paesistico, che, dal 1990 costituisce lo strumento

di riferimento per Comuni e cittadini,

- La tradizione di lavoro comune tra Regione Liguria e uffici locali del MIBACT 1

(Temi trattati nel presente capitolo)

Inoltre sarà necessario richiamare (sarà l’oggetto del capitolo 3) in quanto strettamente funzionali alla

redazione del Piano:

- gli studi realizzati nel corso di questi anni, che toccano temi a vario titolo affrontati e disciplinati dal

Piano

- la creazione del sistema informativo territoriale della Regione Liguria, che ha costituito lo strumento

di lavoro indispensabile per la redazione materiale degli elaborati.

2.1 Dal PTCP al Piano Paesaggistico

La Regione Liguria in attuazione della Legge n. 431/1985, si è dotata (prima regione in Italia) di un Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico, (PTCP) esteso all’intero territorio regionale, adottato con Deliberazione della Giunta regionale n. 6292/1986 e definitivamente approvato con Deliberazione del Consiglio regionale n. 6/1990, articolato su tre livelli, territoriale, locale e puntuale e su tre assetti (vegetazionale, insediativo e geomorfologico). Il PTCP ha costituito sino ad oggi un adeguato strumento urbanistico-territoriale con specifica considerazione dei valori paesistici. Il PTCP https://www.regione.liguria.it/homepage/territorio/piani-territoriali/piano-territoriale-di-coordinamento-paesistico.html, conformemente ai principi ispiratori della citata L. n. 431/1985, è stato redatto sulla base di un complesso di studi propedeutici e di analisi estesi alle componenti storico-archeologiche, fisiche, pedologiche, vegetazionali, alle componenti urbanistiche dell’assetto insediativo (densità, infrastrutture, caratteristiche, previsioni, uso del suolo), che hanno consentito di leggere e interpretare il territorio ligure alla scala territoriale al livello di ambito paesistico sovracomunale, ed alla scala locale (1:25.000), sotto i tre diversi assetti dinanzi indicati; Gli studi propedeutici di cui al precedente punto continuano a costituire una base di riferimento utile per la conoscenza e comprensione delle caratteristiche e dei valori paesaggistici del territorio ligure.

1 Da ultimo, con Legge regionale 7 agosto 2018 n.15 la validità del PTCP è stata circoscritta alle indicazioni relative al livello Territoriale e, per quanto

riguarda il Livello locale, limitatamente all’Assetto insediativo. Sono state conseguentemente abrogate le indicazioni di livello locale relative agli

assetti geomorfologico e vegetazionale.

Il Piano è stato costantemente aggiornato sulla base delle proposte di modifica avanzate nell’ambito della pianificazione comunale, di procedimenti concertativi o di atti di pianificazione regionale. In particolare, per quanto riguarda la pianificazione regionale, hanno apportato modifiche al PTCP il il PTC Savonese Bormide (DCR 11/1997), il Piano della Costa (DCR 64/2000) https://www.regione.liguria.it/homepage/territorio/costa-e-demanio-marittimo/piano-della-costa.html, la variante di salvaguardia della Fascia costiera (DCR 18/2011) https://www.regione.liguria.it/homepage/territorio/piani-territoriali/piano-territoriale-di-coordinamento-paesistico/aggiornamenti-del-piano/variante-di-salvaguardia-della-fascia-costiera.html. Nell’ambito del Meeting del Paesaggio (Novembre 2007) http://www.liguriapaesaggio.it/ è stato effettuato un bilancio delle modifiche complessivamente apportate al Piano, da cui è emerso un sostanziale equilibrio sotto il profilo della complessiva tutela. La variante di Salvaguardia, della fascia costiera approvata nel 2011 ha notevolmente esteso la tutela sulla fascia costiera. Il PTCP costituisce quindi, a pieno titolo, un primo utile riferimento per la redazione del nuovo Piano Paesaggistico Regionale.

2.2 Il lavoro in comune con MIBACT

Un secondo utile riferimento è costituito dal lavoro svolto in comune tra Regione Liguria e organi periferici

del MIBACT che si è concretizzato nei seguenti atti:

il documento congiunto per l’interpretazione e l’applicazione delle norme del P.T.C.P, redatto (aprile 1999) dagli uffici del Dipartimento regionale Pianificazione Territoriale e dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici della Liguria; l’Intesa per la collaborazione in materia paesistica sottoscritta il 5.11.1999 tra il Ministro ed il Presidente della Regione, volta: - allo sviluppo di attività di indirizzo ed orientamento per una progettazione qualificata degli interventi sul

territorio, compatibili con i valori presenti, anche attraverso la riqualificazione di aree degradate, - all’elaborazione di documenti congiunti di indirizzo alle Amministrazioni locali ed ai soggetti coinvolti

nella gestione del paesaggio, - alla definizione di un programma di formazione nella materia, alla promozione di attività comune di

studio e ricerca, - all’individuazione di aree da sottoporre a progetti pilota di recupero ambientale, nell’ambito del

processo di aggiornamento del P.T.C.P.; le Convenzioni per la realizzazione e la gestione della carta regionale informatizzata dei vincoli di

interesse architettonico e archeologico e dei vincoli paesaggistici (ex artt. 136 e 142), sottoscritte il 15.7.2003 tra la allora Soprintendenza Regionale per i Beni e le Attività Culturali della Liguria, le allora Soprintendenze per i Beni Architettonici e per il Paesaggio e per i Beni Archeologici della Liguria ed il Dipartimento regionale Pianificazione Territoriale ed Urbanistica della Liguria; in attuazione delle suddette Convenzioni è stata realizzata la Carta regionale dei vincoli, anticipando le disposizioni del Codice contenute nell’art. 156. Tale Carta è strutturata facendo riferimento agli standard previsti dal Ministero e configura un sistema informativo dei vincoli architettonici, archeologici e paesaggistici, mirato all’attività di pianificazione e gestione del territorio. Da gennaio 2007 è attivo il sito http://www.liguriavincoli.it/, con l’obiettivo di fornire sia informazioni dettagliate ed esaustive agli utenti pubblici e privati in relazione ai beni vincolati, sia un valido supporto agli uffici regionali e ministeriali nel processo di pianificazione territoriale e paesaggistica. Il sito è aggiornato periodicamente con cedenza semestrale;

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l’Intesa per la redazione e l’attuazione del piano di gestione del sito “Porto Venere, Cinque Terre e Isole

(Palmaria, Tino e Tinetto), inserito nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, nella categoria “patrimonio culturale” sottoscritta il 27.7.2007 tra il Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria, il Direttore Generale del Dipartimento regionale Pianificazione Territoriale, il Presidente del Parco Nazionale delle Cinque Terre ed il Sindaco del Comune di Porto Venere, in anticipazione e nel rispetto di quanto indicato agli artt. 132 e 135, comma 3, del Codice; tale intesa si è resa necessaria al fine di predisporre congiuntamente un piano di gestione per l’area in argomento, nell’ottica di definire e coordinare le attività di tutela, conservazione e valorizzazione in atto ed in programma; l’Intesa per la tutela e la valorizzazione paesistica del tracciato storico della ex s.s. n. 1 Aurelia nel tratto

ligure, sottoscritta il 30.7.2007 tra il Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria ed il Direttore Generale del Dipartimento regionale Pianificazione Territoriale; tale intesa si riferisce ad uno specifico progetto di tutela e valorizzazione del tracciato in questione, per le sue peculiarità sotto il profilo storico, delle visuali panoramiche, delle varietà e qualità di paesaggi da essa godibili, nonché per la presenza di un patrimonio archeologico significativo, nel rispetto dell’art. 1 del Codice, il quale afferma il principio della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale; l’Intesa per introdurre specificazioni e semplificazioni dei criteri di redazione dei contenuti della relazione

paesaggistica per le diverse tipologie di intervento rapportate alle peculiarità del territorio ligure, di cui al D.P.C.M. 12.12.2005, sottoscritta il 30.7.2007 tra il Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria ed il Direttore Generale del Dipartimento regionale Pianificazione Territoriale, ai sensi dell’art. 146 del Codice; tale atto è stato redatto nell’ottica di pervenire ad una sensibile semplificazione degli adempimenti necessari per la predisposizione degli atti a corredo delle istanze di autorizzazione paesaggisti.

2.3 Dall’Intesa al Piano

Come previsto dal Codice del paesaggio, in data 8 agosto 2017 è stato siglato il protocollo d’intesa tra

Regione Liguria, MIBAT e MATTM per la redazione del Piano Paesaggistico

https://www.regione.liguria.it/component/publiccompetitions/document/10687.html?view=document&id

=10687:protocollo-intesa-8-8-2017&Itemid=2733

e in data 27 agosto 2017 è stato sottoscritto il relativo disciplinare attuativo

https://www.regione.liguria.it/component/publiccompetitions/document/10688.html?view=document&i

d=10688:disciplinare-attuativo-prot-intesa-23-08-2017&Itemid=2733 Nel mese di novembre 2017 si è

insediato il tavolo di lavoro incaricato della redazione del Piano

Con delibera della Giunta regionale n.334 del 18 aprile 2019 è stato adottato il documento preliminare del

Piano paesaggistico per l’avvio della fase di scoping del procedimento di Vas del Piano, fase che si è

conclusa con nota del Dirigente del Settore tutela del Demanio, Demanio Marittimo e Attività estrattive

di trasmissione dei verbali delle conferenze istruttorie e delle conferenze di pianificazione nonché dei

diversi contributi pervenuti.

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3. SGUARDI DIVERSI SUL PAESAGGIO LIGURE

3.1 La descrizione dei caratteri permanenti del Paesaggio ligure contenuta nel PTCP 1990

3.2 L’Alta Via come impianto territoriale della Liguria

3.3 La carta della vulnerabilità (l’approccio dell’ecologia del paesaggio)

3.4 La Liguria dei viaggiatori

3.5 La Liguria come “luogo dell’anima”

3.6 Due punti di vista mobili Aurelia e Autostrada

La prima considerazione che si impone a chi si voglia accostare al tema del paesaggio è l’impossibilità della

sua riduzione a un punto di vista unico che lo descriva in maniera esaustiva2. Né le definizioni normative, né

quelle presenti nel dibattito disciplinare sembrano riconducibili ad un oggetto definibile una volta per tutte.

Si è ritenuto quindi opportuno e necessario riprendere, almeno a livello di prima definizione del tema,

descrizioni alternative della Liguria riconducili ad approcci diversi seppure tutti in qualche modo

riconducibili alla nozione di paesaggio. Gli stimoli derivanti da questi approcci sono poi stati ripresi e

interpretati, nei modi che verranno nel seguito meglio dettagliati (vedi cap. 6.LA STRUTTURA DEL PIANO)

nelle elaborazioni proprie del Piano. Sono proposti, in questa sezione, senza pretesa di esaustività, di

materiali provenienti da studi commissionati o prodotti da Regione Liguria nell’ambito della propria attività

di pianificazione e gestione del territorio.

In primo luogo, anche nella logica di continuità della pianificazione paesaggistica regionale (cfr. cap. 2)

sopra evocata, si è ritenuto utile far riferimento alla Relazione al vigente Piano Territoriale di

Coordinamento Paesistico, strutturata su considerazioni di carattere geografico (morfologia, orografia,

soleggiamento) e storico (organizzazione del territorio in epoca preromana, romana, medievale, ecc.), di

cui si riportano, nel seguito, alcuni stralci:

3.1 La descrizione dei caratteri permanenti del Paesaggio ligure contenuta nel PTCP 1990

I caratteri permanenti (la morfologia e gli insediamenti storici)

La morfologia territoriale regionale, modellata in una stretta e tormentata fascia marittima, determina, in quanto struttura permanente d'ambiente, uno dei caratteri più specifici del paesaggio ligure. Ne deriva infatti un quadro di realtà locali, sul piano storico, che, per riferimento a queste "durezze" geografiche è unico nel caleidoscopio insediativo della struttura costiera nazionale. L'identificazione dei suoi caratteri salienti, nell'integrazione dei parametri umani con le invarianze del supporto geografico, rivela poi valenze ambientali ancora più personalizzate per la qualità e lo spessore delle stratificazioni che vi si riferiscono. L'immagine paesistica è infatti il risultato del complesso sovrapporsi di strati "storici" che, con indici di potenza variabile ma sempre molto consistenti come contenuto, hanno concorso interagendo tra loro alla definizione del suo assetto attuale. Le ricerche nella cronologia di formazione dei paesaggi liguri appaiono per questi motivi, di forte connotazione e di grande spessore, particolarmente utili anche nella guida della pianificazione territoriale, sia nell'ottica del mantenimento e della valorizzazione delle tracce più affascinanti del passato, sia nella prospettiva di poter costruire organicamente su di, esse le immagini del futuro, anche nella constatazione che la continuità delle

2 Tale consapevolezza è ampiamente diffusa nella letteratura di settore che esplicitamente evidenzia una pluralità di percorsi. A titolo di esempio, Sandro

Amorosino (in Introduzione al diritto del paesaggio, Roma Bari 2010) individua come modalità di approccio al paesaggio almeno quattro diversi percorsi culturali:

Il paesaggio come storia

trasformazioni, più o meno veloci, degli scenari d'ambiente appartiene comunque da sempre ai connotati più qualificanti dei quadro antropico e socio-economico ligure. Aspetti di lunga durata Nello schema orografico caratterizzante il territorio regionale, la conformazione ad arco della linea di costa corrisponde ad una curva più o meno parallela di monti definita dalla linea di spartiacque alpino e appenninico che separa il versante tirrenico da quello padano. Questo principale asse orografico di spartiacque presenta la minima distanza dal mare in corrispondenza del Golfo di Genova, cioè nella parte centrale dell'arco, e la massima ai suoi estremi nell'Imperiese e nello Spezzino articolandosi in assi vallivi minori disposti in generale con orientamento perpendicolare al mare, tra Ventimiglia e Sampierdarena, e invece quasi paralleli all'andamento della costa, tra Genova e la foce del Magra. Questa diversità delle due riviere nell'orientamento dello schema orografico ha agito nel tempo in maniera determinante nella formazione delle matrici insediative e del popolamento rurale o marittimo producendo differenze sostanziali, tuttora ben chiare, nella composizione dei corrispondenti paesaggi. Il confine regionale rispetta solo in parte la suddivisione del grande spartiacque tirrenico e presenta infatti due consistenti penetrazioni in area padana, alla testata delle Bormide sopra Savona e nelle alte vallate dell'Erro, Orba, Stura, Scrivia, Trebbia e Aveto a monte di Genova. Si sottolinea con questa realtà politico-geografica la presenza di due direttrici fondamentali di valico, corrispondenti alle quote minime dello stesso spartiacque, ben evidenti in corrispondenza della Sella di Altare, sopra Savona, e al Passo dei Giovi sopra Genova. Sul piano storico-insediativo la presenza di due grandi polarità urbane si giustifica proprio nelle favorevoli qualità naturali del territorio per i collegamenti con l'oltregiogo da sempre imposti e protetti sul piano politico con inevitabili estensioni dei domini territoriali oltre montani. Che la struttura orografica rappresenti per la Liguria la matrice fondamentale nella composizione storica del popolamento e dei paesaggi umani è ben dimostrato tra l'altro dall'incidenza sulle localizzazioni dell'inclinazione e dell'esposizione dei versanti o più in generale dalle influenze indotte sul clima (soleggiamento, temperatura, ventilazione e piovosità) che sono consistenti fattori regolatori non solo dell'aspetto vegetazionale, ma certamente ancor più di quello agrario e insediativo. La mappa regionale della diffusione dei coni d'ombra combinata con la serie topografica della variazione dell'esposizione dei versanti rivela per esempio la costante collocazione degli abitati, piccoli e grandi, "al sole" cioè privilegiando sempre gli orientamenti meridionali. Anche la clinometria interagisce nella scelta del sito che spesso corrisponde ad un terrazzo morfologico, al deposito di una paleofrana o alla linea di crinale come sede di minime pendenze nell'innesto di due versanti più acclivi. In un territorio quasi esclusivamente montuoso e sostanzialmente privo di estese aree pianeggianti queste regole "antiche" appaiono determinanti e risultano quindi quali massimi ingredienti costitutivi dello scenario d'ambiente. Coerentemente si è ritenuto di far propria la CRONOLOGIA SCHEMATICA DEL PAESAGGIO ANTROPICO proposta nella stessa relazione. La storia dell'insediamento in Liguria trova le prime forme organizzate nella stabilizzazione relativa delle sedi da parte delle tribù liguri che attestano i propri villaggi fortificati intorno ai "castellari" avviando, in

Il paesaggio come spazio fisico ed economico

Il paesaggio come arte o come rappresentazione visiva e letterario

Il paesaggio come percezione

Analogamente, nel Rapporto sullo stato di avanzamento del PPTR della Puglia (datato luglio 2008) a firma di Alberto Magnaghi. Si parla di tre approcci al

paesaggio (estetico, ecologico, storico-strutturale)

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concomitanza alle residue occupazioni della caccia e di quelle della transumanza, un'agricoltura mista matrice di un popolamento rurale esteso affermatosi nell'Alto Medio Evo. Si tratta di nuclei, per lo più concentrici all'architettura strategica, localizzati alle testate dei crinali lungo le vie di cresta, in posizione di massima difendibilità e di esteso dominio visivo sul territorio. In questa fase le direttrici di fondovalle e le aree pianeggianti nei pressi dei litorali appaiono per lo più disabitate corrispondendo ai suoli meno protetti e meno vivibili in senso lato nell'economia arcaica tribale. Si consolida tuttavia, in questa fase organizzativa protostorica per unità tribali o per estensioni omogenee etnico-territoriali, lo schema principale delle perimetrazioni "politiche" di ambito poi fondamentalmente recuperato nella organizzazione romana per dazi e municipi e quindi cristiana per pievi e diocesi. La stabilità di questi antichi confini è ben chiara nella opposizione condotta dai liguri, variamente alleati, alla penetrazione romana dei primi secoli. Lo schema romano spesso coesiste come modello infrastrutturale per linee di fondovalle e linee di alta costa marittima con la trama arcaica dei crinali. La costruzione delle grandi vie consolari e l'estensione con i municipi della cittadinanza romana ai liguri consolida il nuovo assetto infrastrutturale ben testimoniato ancora oggi dalle emergenze urbane e stradali dell'epoca. Ci si riferisce in particolare per gli insediamenti principali a: Ventimiglia (Albintimilium), Albenga (Albingaunum), Vado (Vada Sabatia), Genova (Genua) e Luni (Luna); per le strade alle vie Julia Augusta, Postumia, Emilia Scauri e Aurelia. Tuttavia, questo paesaggio di matrice romana ha scarso peso nella configurazione montana e collinare della Regione: infatti alla caduta dell'impero l'insediamento ritorna sulle trame della struttura arcaica, disertando coste e pianure vallive rese insicure per le incursioni ricorrenti dal mare, e fino alla distruzione del Frassineto vedranno l'assoluto predominio della marineria araba. Solo il rafforzamento delle prime autonomie comunali e delle superstiti strutture feudali, consente la ricostruzione dell'immagine marittima della Liguria, d'ora innanzi guidata e variamente sottomessa alla potenza navale del più forte comune genovese. Tra il XII e il XV secolo si assiste infatti al massimo consolidamento della struttura insediativa regionale, matrice fondamentale degli ulteriori sviluppi moderni e contemporanei. I censimenti condotti dalla Repubblica di Genova nelle due Riviere intorno alla metà del XVI secolo testimoniano infatti la presenza di quasi tutti i grandi e medi centri abitati tuttora esistenti e riferiscono la definizione di un paesaggio agrario che, almeno nella Liguria di levante, risulta sostanzialmente coincidente con quello attuale. Le produzioni di olio, di vino e di frutta appaiono infatti sostanzialmente equilibrate nei rapporti vicendevoli di quantità su tutto il territorio da Nizza a Sarzana testimoniando un assetto agrario per consociazioni e pratica generalizzata della pluricoltura. I paesaggi agrari più forti per l'eccedenza di produzione rispetto ai fabbisogni locali, appaiono concentrati nell'estremità dell'arco costiero dove, non a caso, si procederà nel periodo successivo ad una radicale modificazione di immagine per l'estensione delle pratiche agrarie di monocoltura...”. 3.2 L’Alta Via come impianto territoriale della Liguria

Nella prospettiva dell’elaborazione del Piano appare necessario, nella consapevolezza della necessità dell’adozione di una pluralità di approcci, ampliare il quadro delle descrizioni/interpretazioni, senza pretesa di esaurire i possibili punti di vista. Si segnala, in prima istanza quella tratta dal volume L’Alta Via dei Monti

liguri, bene culturale tra Alpi ed Appennino a cura di Roberto Ghelfi, realizzato per Regione Liguria e MiBACT, che fornisce un inquadramento dell’organismo territoriale della Liguria in un contesto spaziale e temporale molto più esteso fornendo, in tale quadro una ulteriore chiave di lettura della struttura insediativa, basata sui criteri si rifanno alla scuola si Saverio Muratori. Si fornisce qui uno stralcio di questa lettura, rinviando necessariamente al testo citato per una trattazione più esaustiva del tema.

CRINALI PRINCIPALI SECONDARI, L’ALTA VIA COME IMPIANTO TERRITORIALE DELLA LIGURIA Lo spartiacque alpino-appenninico è il principale crinale italiano subordinato soltanto a quello del continente europeo dal quale si distacca, sulle Alpi centrali, presso le sorgenti del Rodano, del Ticino e del Reno, dove converge anche quello del Mediterraneo orientale, appoggiato alla dorsale meridionale del Danubio, proveniente dal Bosforo, punto di contatto con le regioni della Fertile Mezzaluna e del Nilo. Tra le Alpi Lepontine e quelle Bernesi, degli Uri e di Glarona, le principali dorsali del continente afro-asiatico diventano una sola e questa seguendo l'orlo destro del bacino Saona-Rodano, dal Plaine Lorrain alle Cevenne, si affaccia sul Mediterraneo, borda il Golfo del Leone, risale i Pirenei e, aggirando la valle dell'Ebro, percorre le alture del Sistema Iberico. Scendendo tra Aragona e Castiglia lo spartiacque raggiunge la Cordigliera Betica, al termine della quale si divide in tre rami il primo si conclude nei pressi di Gibilterra, distante solo 14 km dall'Africa. Oltre lo stretto convergono le direttrici rivierasche del terzo continente: quella mediterranea, asse d'espansione islamica, e quell'atlantica, rettificata da antiche carovaniere sahariane, radicate nella valle del Niger. Se un terzo ramo raggiunge Siviglia, il secondo termina a Cadice dove la mitologia greca collocava l'isola d'Eritia (cinta dai flutti) dimora di Calliroe figlia d'Oceano e di Gerione, mostro a tre teste, simbolo delle tenebre e dell'Ade al quale Ercole rubò la mandria di vacche, dal manto rossastro, per condurla nel paese delle Esperidi, attraverso la Liguria, ostacolato dai figli di Poseidone, Ialebione [o Alebione] e Dercino distacca anche la dorsale subordinata delle Alpi Occidentali, Marittime, e Liguri di cui l'Alta Via rappresenta il tratto finale. (…) Il mito d'Ercole evoca, secondo alcuni, l'antico tracciato costiero, la via che dopo il passaggio del Rodano incontrava i campi della Crau): (…) Qui i Liguri cercarono di arrestare la marcia dell'eroe per Monaco e Vado dove sono tramandate altre attestazioni del suo passaggio. La presenza dei figli di Poseidone sembrerebbe sostenere l'ipotesi del tracciato rivierasco, ma il transito d'Ercole è ricordato anche più a nord, nelle Alpi Graie, includendo, in questo modo, tutti i collegamenti tra Francia ed Italia attraverso la valle del Rodano. Se i tracciati della Val d'Isere alimentano i passi della Val d'Aosta, attraverso l'Arc, suo affluente, altri scendono in Val di Susa dal Moncenisio, non lontano da Novalesa, potenziando il nodo torinese, rafforzato anche dalle piste provenienti da sud, lungo la Val Durance - forse utilizzata da Annibale per invadere l'Italia - attraverso Briancon ed il passo del Monginevro. (…) Dopo aver aggirato l'alta Valle del Roya, fino al monte Saccarello, punto di naturale convergenza dei crinali secondari di Ventimiglia ed Albenga, la catena alpina coincide con l'Alta Via, seguendo l'andamento dello spartiacque destro del Tanaro, fino al Colle San Bernardo dove la dorsale si sdoppia: quella del Tanaro diventa secondaria, puntando verso Alessandria, mentre l'altra prosegue fino alle Bocche di Altare o di Cadibona raggiungendo, dopo aver attraversato le creste rocciose del monte Beigua, il passo Reisa affacciato sulle valli di Voltri, avvicinandosi sensibilmente alla costa. La dorsale piega ancora verso nord, modella la profonda incisione del passo del Faiallo, porta della Val d'Orba, e risale il Bric del Dente, montagna caratteristica per il rilievo roccioso della vetta, inizio dello spartiacque sinistro della Valle Stura e sfondo prospettico delle vedute genovesi rivolte ad occidente. Alla rapida successione dei paesaggi costieri, dominati dalle cime del Parco Regionale del Beigua, tutte maggiori di mille metri d'altezza, fa da contrappunto la più lenta successione degli ambienti montani del versante padano, compresi tra Bormida di Spigno ed Orba-Lemme. Pianura Padana e Mediterraneo sono, in questo tratto, tanto prossimi da annodare le fibre dei due sistemi in una figura dai tratti unitari: l'ambiente interno trasborda verso la costa imprimendo alcuni dei suoi tratti architettonici anche alle piccole valli costiere del Teiro, della Lerca e della Cerusa; quasi una proiezione verso la Riviera del sistema collinare interno che si spinge fino al Po, separando la pianura di Fossano e Saluzzo da quella d'Alessandria. È interessante rileggere, a questo proposito, una notazione di Strabone «le Alpi, dunque, cominciano non al porto di Monoecus come dicono certi scrittori, ma nella medesima zona dei monti Appennini, nella regione di Genova, centro di commercio dei Ligi e di ciò che si chiamano i Vada. Infatti, l'Appennino comincia a Genova, le Alpi ai Sabata e ci sono da Genova ai Sabata 260 stadi», equivalenti alla proiezione della linea del Tanaro, tra Bra ed Alessandria, ed al crinale dell'Alto Monferrato, tra Torino e Valenza.

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Dal Bric del Dente al monte Lavagnola la dorsale dell'Alta Via borda le valli di Voltri (Cerusa e Leiro) della Polcevera e del Bisagno assume un andamento uniforme, quasi rettilineo, nel senso dei paralleli, interrotto nel tratto centrale, dall'ampia curva aperta verso il mare, dell'alta Val Polcevera. È un sistema aspro, ma ricco di passi che, favoriti dalla modesta altezza dei rilievi, alimenta il nodo costiero di Genova, dipendente dalla dorsale secondaria del Monte Alpe-Carossino, situato in corrispondenza del flesso, oltre il quale l'Alta Via assume nuovamente l'andamento est-ovest dello spartiacque Bisagno - Scrivia. A partire dal monte Lavagnola il tracciato si allontana progressivamente dalla Riviera assumendo la configurazione di una linea spezzata che dispone sui vertici degli angoli generati dal suo procedere verso levante, alcune delle principali cime dell'Appennino settentrionale: Ramaceto (m 1345), Penna (m 1735), Zatta (m 1404), Zuccone (m 1423) e Gottero (m 1639). Il loro alternarsi scopre, a settentrione, la presenza di un profondo sistema montuoso di cui la catena, dall'andamento nord-sud, dei monti Chiappo (m 1700), Carmo (m 1640) e Antola (m 1597) forma il bastione occidentale (fig. 16). È una sorta d'antemurale, una naturale barriera contrapposta alla catena alpina, dato che i sistemi collinari del Monferrato e delle Langhe, tutti inferiori a 600 metri d'altezza, non ostacolano la vista e sono molto permeabili alla percorrenza. Rappresenta l'asse di rotazione della struttura appenninica del versante padano: la tessitura nord-est/sud-ovest delle valli emiliane, infatti, procedendo da levante a ponente fa perno sull'andamento nord-sud della catena dell'Antola ed inverte il consueto orientamento, fino ad assumere la direzione opposta, nord-ovest/sud-est, più aperta ad influenze nord occidentali. Tale situazione è caratteristica dell'Appennino Ligure che compone le due direzioni. La prima nord-est/sud-ovest, si arresta contro l'orditura contrapposta delle dorsali costiere del Levante e, legandosi con le strutture portuali della Riviera, genera importanti direttrici di collegamento tra il Mediterraneo, la pianura Padana e l'Europa centro-orientale, facenti capo al porto di Genova ed al sistema del Tigullio. La seconda nord-ovest/sud-est, s'innesta, invece, direttamente sulle fibre peninsulari del territorio italiano, proprio là dove queste mostrano una possibilità d'accesso, favorita dal coerente allineamento dei crinali e delle valli Staffora, Curone, Grue, Borbera, Vobbia e Brevenna. L'Alta Via raggiunge così la cima del Gottero, dall'ampia visuale sulle valli del Taro e della Magra, punto focale sull'orizzonte di chi percorre la piana di Luni, in direzione della Liguria: qui abbandonando la catena principale, s'innesta sullo spartiacque tra Vara e Magra seguendo un crinale secondario dalle forme morbide, allineato con la pedemontana della Versilia. Questo, se letto in sequenza, compone in un disegno unitario il crinale delle Alpi Apuane, la dorsale del Monte Pisano e l'antiappennino della Toscana che i rilievi dell'Era e dell'Elsa annunciano attraverso il manto collinare della sponda sinistra del Valdarno inferiore. L'Alta Via, tra Gottero e Saccarello, è quindi il collegamento tra crinale alpino ed appenninico sul quale s'innestano due importanti strutture di raccordo: la prima diretta alla piana di Luni e la seconda a Ventimiglia, l'una dell'armatura antiappenninica rivolta all'Oriente mediterraneo e l'altra, cerniera di quella provenzale diramata, oltre il Rodano, verso l'Occidente europeo. Dal crinale principale dipende inoltre l'orditura secondaria e minore d'ogni territorio, l'Alta Via allora non è soltanto l'asse prevalente della regione che attraversa, ma anche la sede dei nodi di scambio con i crinali secondari da essa generati. La loro importanza è legata alla lunghezza, alla dimensione della regione che possono percorrere direttamente, senza o con modesto impiego di "opere d'arte", come si chiamano in gergo tecnico tutti i manufatti stradali, ponti, muri, tombini, cunette: «per crinale si va dappertutto», ed anche oggi è possibile, dato che è struttura orografica sostanzialmente incancellabile e riproponibile, sia pure con sfumature culturali variabili d'epoca in epoca. I crinali secondari generati dalla catena maggiore sono stati scelti selezionando ulteriormente, tra le dorsali costiere di lunghezza simile, quelle che hanno una radice più profonda tra le fibre padane. Altri stralci del volume riferiti a specifici tratti del percorso sono riportati all’interno dei capitoli dedicati ai singoli Ambiti interessati.

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3.3 La carta della vulnerabilità (l’approccio dell’ecologia del paesaggio)

Le rappresentazioni della Liguria che abbiamo sin qui richiamato sono riconducibili, pur nelle loro differenze, ad una prospettiva che possiamo schematicamente inquadrare come storico-geografica. Una terza possibile modalità di approccio al tema del paesaggio, è quella che è stata esplorata nella pubblicazione “Il sistema del verde” (Regione Liguria Quaderni del Dipartimento pianificazione Territoriale 2007) a cura di Gioia Gibelli e Giuseppe Ruzzeddu, attraverso le categorie e gli strumenti dell’Ecologia del paesaggio. In questa prospettiva l’accento è messo sull’efficienza ecosistemica del paesaggio e sulla sua vulnerabilità. Anche in questo casi riportano alcuni stralci, rinviando al testo citato per una trattazione più sistematica del tema. La costruzione di un nuovo scenario ecosistemico e territoriale può essere sintetizzata dal seguente obiettivo: realizzare una simbiosi (una coesistenza sinergica) tra il sistema insediativo e infrastrutturale, quello agricolo ed una rete ecologica da costruire sulla base di finalità polivalenti Quanto prodotto per il raggiungimento di quest’obiettivo è stato genericamente denominato “Sistema del verde”. Per “sistema del verde” s’intende quindi l’insieme organizzato di tutti gli elementi esistenti e potenziali che costituiscono il territorio della Regione non interessato da edificazione. Si includono aree vegetate a vari gradi di naturalità, sistemi fluviali, aree agricole di pianura e di collina, tra cui quelle terrazzate, aree dimesse o dismettibili da attività antropiche intensive, aree di risulta e di servizio all’infrastrutturazione del territorio, litorali liberi anche solo parzialmente. Parlare di sistema del verde oggi, in rapporto alla pianificazione territoriale a diverse scale, impone di presentare alcuni concetti legati al paesaggio, in particolare al cosiddetto "paesaggio culturale", che corrisponde a quello entro il quale noi tutti viviamo, almeno in Italia e gran parte dell'Europa. Il paesaggio culturale è un’entità complessa, che rispecchia la stratificazione delle culture che lo hanno creato attraverso l’interazione tra l’uomo, il suo sistema sociale ed il proprio modo di organizzare lo spazio. Haber (1993), ha tentato di ordinare i principali ecosistemi europei rispetto al grado di influsso antropico e all’uso che ne viene fatto dall’uomo, … che esclude l’alta montagna, le acque, i litorali e le coste non coperte dalla vegetazione. Lo schema evidenzia molto bene l’interdipendenza esistente tra i tecno-ecosistemi e i sistemi forgiati biologicamente. Infatti i primi (i quali tendono ad un processo di sterilizzazione della biosfera e a utilizzare le risorse prodotte altrove) possono vivere in quanto esistono i secondi (i quali sono i luoghi in cui la vita è mantenuta e si producono le risorse che in parte vengono utilizzate dai tecno-ecosistemi). D’altra parte la compresenza di elementi antropici ed elementi naturali, opportunamente localizzati ed utilizzati, può determinare un’organizzazione del territorio favorevole sia all’utilizzazione da parte dell’uomo che della vita delle specie vegetali e animali, sia alla frequentazione di alcune specie animali selvatiche. Inoltre, alcuni Sistemi costituiti da elementi eterogenei possono acquisire una funzione di filtro e di mitigazione dei disturbi reciproci tra i sistemi che si trovano in conflitto tra loro: ad esempio, il sistema dei terrazzamenti come sistema di transizione tra la città e il sistema boschivo-forestale. E’ in questo contesto che si collocano, all’interno del Sistema del verde, gli strumenti di valutazione e gestione predisposti, i piani del verde a scala comunale (meglio se parte integrante dei PUC e contestualmente redatti) e le reti ecologiche alle diverse scale. Questi appaiono oggi come strumenti importanti per la conservazione della natura, della riqualificazione degli ambienti antropici, nonché come elementi fondamentali di riequilibrio nei confronti delle trasformazioni avvenute e future. Il concetto chiave che è servito per individuare gli obiettivi generali ed impostare la metodologia del presente lavoro, è quello della “vulnerabilità dei sistemi paesistico-ambientali”. La vulnerabilità del paesaggio

3 Lo studio è stato prodotto nell’ambito della redazione del PTR ed in particolare del suo risvolto paesistico, posto che il PTR che avrebbe dovuto contenere l’aggiornamento del Piano paesistico.

La scelta di lavorare sulla vulnerabilità e non sulla qualità ambientale come spesso si fa, dipende dall’esigenza di dotare il PTR3 di uno strumento in grado di fornire risposte concrete a fronte di scenari incerti. Le motivazioni di questa scelta stanno nell’osservazione del passato e nelle considerazioni sugli scenari futuri che vengono quasi giornalmente formulati da esperti di tutto il mondo. Dalle ricognizioni del passato si desume facilmente che gli effetti globali delle attività antropiche nei secoli hanno avuto come conseguenza l’aumento della vulnerabilità dei sistemi paesistici, ovvero hanno diminuito la capacità propria di risposta dei sistemi ambientali alle variazioni determinate da processi sia naturali che antropici. Oggi, il mantenimento di un equilibrio territoriale è sempre più dipendente dagli interventi manutentivi e dall’energia esterna che viene immessa artificialmente nel sistema. “Ogni volta che un sistema è interessato da un evento “sconosciuto” che lo pone in una situazione di instabilità, è in condizioni di effettuare una scelta tra più alternative: la scelta operata determina il tipo di evoluzione successiva. L’incertezza quindi crea nuove condizioni in cui il sistema si evolve, recupera o adatta le proprie strategie. Ma il tipo di scelta possibile è fortemente condizionato dalla quantità e qualità di risorse, dalla possibilità di integrazione e, di conseguenza, dalla diversificazione di strategie che il sistema possiede: le possibilità di risposta di fronte a perturbazioni e trasformazioni variano molto a seconda delle caratteristiche del sistema” (Gibelli, 2005). Per fare un esempio, possiamo dire che più un sistema è specializzato, meno strategie di risposta possiede, pertanto è maggiormente vulnerabile di fronte a possibili eventi esterni, e meno “vocato” a utilizzare in termini evolutivi l’opportunità fornita dall’evento. Scendendo di scala, un sistema ricco di tessere specializzate, tra loro scarsamente interagenti (è il caso di certe aree urbane iperstrutturate, o dei corsi d’acqua artificializzati in cui le interazioni con gli ecosistemi di terra sono negate così come le possibilità di modificare la propria morfologia), possiede meno strategie di risposta, mostrando una maggiore vulnerabilità ai cambiamenti. Questo modifica anche il margine di incertezza: la previsione di risposta in un sistema dotato di un gran numero di strategie diverse di sopravvivenza, è meno certa nelle modalità con cui si svolgerà, ma è più certa nel risultato: il sistema si modificherà, ma avrà più possibilità di adattarsi e di sopravvivere. Un sistema con limitate strategie, a parità di intensità di disturbo, sarà più prevedibile nelle modalità di risposta che sono strettamente legate a poche possibilità, ma sarà più incerta la sua sopravvivenza. Su queste basi teoriche possiamo trovare strumenti che ci aiutino a capire meglio le concatenazioni dei sistemi complessi e a ridurre l’incertezza derivata dalla scarsità di conoscenze. Possiamo anche applicare modalità di gestione del territorio che ne aumentino la resilienza, ossia ne migliorino la capacità di rispondere alle perturbazioni e ai danni prodotti da eventi con effetti imprevedibili. Questo può essere un modo per convivere con l’incertezza e per individuare strumenti di controllo impostati ad una effettiva sostenibilità. Il concetto di vulnerabilità dei sistemi paesistici, deve essere chiaramente differenziato dal concetto di “impatto” (in tal caso è correlabile alla “sensibilità” del singolo ecosistema) o di “rischio” (il quale misura solo la probabilità di un evento calamitoso in rapporto al danno prodotto in un determinato momento sociale). La vulnerabilità di un sistema complesso ed articolato, quale è il paesaggio, mette invece in relazione la sensibilità del paesaggio con l'accumularsi dei fattori di rischio, e la minaccia che essi esplodano attraverso concatenazioni che non sono controllate e/o controllabili nel loro processo di formazione. Ad esempio nella regione Liguria ci sono diverse zone sottoposte ad un certo grado di rischio idrogeologico. Queste zone sono vulnerabili. Ma non è la somma delle singole vulnerabilità che fornisce la vulnerabilità totale del sistema, perché il sistema può comunque avere in sé le risorse per ritrovare un equilibrio in seguito ad un evento destabilizzante. La vulnerabilità del sistema dipende, per esempio, dalla concentrazione delle zone vulnerabili, dalla compresenza di altri agenti di vulnerabilità quali la presenza di un’intensa infrastrutturazione del territorio, o la specializzazione spinta di aree contigue, o altro ancora. Un approccio strategico risponde perciò alla necessità di assimilare alle procedure di verifica tutte quelle situazioni che, pur essendo determinate a livello puntuale da singole attività ed opere, tendono ad assumere una valenza più ampia nei confronti della conservazione e tutela del patrimonio naturale e degli ambienti antropizzati a scala vasta. La scelta di lavorare sulla vulnerabilità nasce anche da un’altra riflessione derivata da molte

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osservazioni effettuate sulle trasformazioni del paesaggio. Nell’ultimo secolo i trend di trasformazione non sono stati lineari: si assiste ad una progressiva accelerazione nell’andamento di molte variabili che, negli ultimi due decenni, ha avuto un’impennata in molti luoghi. La velocità di trasformazione sembra più rapida della capacità di adattamento delle componenti biologiche, comportando in molti casi reazioni insospettabili dei sistemi. Quelli che hanno reagito meglio sembrano essere quelli dotati di una maggiore capacità propria di risposta o di autorigenerazione, quindi meno vulnerabili. Abbiamo quindi pensato che lavorare sulla vulnerabilità sia il modo migliore di rispondere alle attese di una pianificazione sostenibile, anche perché non è detto che la somma di elementi altamente qualitativi, fornisca un sistema equilibrato: spesso in un mosaico è l’alternanza di elementi a diversi stadi evolutivi e di qualità che fornisce il maggior grado di stabilità. L’aumento di vulnerabilità è documentato dalle trasformazioni già avvenute, ma gli scenari futuri ci disegnano un aumento degli eventi destabilizzanti dei sistemi: il “global change” potrebbe portare ad un innalzamento del livello dei mari, un’intensificazione del moto ondoso, un aumento degli eventi climatici estremi. Anche se tutto questo non è prevedibile con precisione, è compito del pianificatore prevenire gli effetti più negativi, anticipando gli eventi peggiori. Una delle risposte che appaiono più sensate in uno scenario incerto, è quello di agire nei confronti della capacità di autorisposta dei sistemi, ovvero riducendo gli interventi sul territorio che tendono ad imbrigliarne i processi cosiddetti di autopoiesi (auto-rigenerazione). Ciò significa, appunto, lavorare per diminuire la vulnerabilità dei sistemi paesistico-ambientali L’approccio sopra descritto ha portato alla redazione della Carta della Vulnerabilità, attraverso la sovrapposizione di 5 carte tematiche:

4 Il Piano Paesaggistico tiene in considerazione questo specifico tema nelle sezioni dedicate ai profili ambientali sia nelle elaborazioni a scala regionale e di ambito e in riferimento alle singole aree sottoposte a vincolo, assumendo come riferimento le zone ZSC, la rete ecologica regionale e il sistema delle Aree protette.

Potenzialità faunistica, Funzione, Rarità relativa. Compatibilità d’uso Assetto idrogeologico, secondo lo schema qui riportato.4 3.4 La Liguria dei viaggiatori

Questa ulteriore modalità di approccio, che probabilmente coglie meglio di altri approcci e definizioni, l’essenza di ciò che cerchiamo nel paesaggio, applicata al caso ligure, deve essere articolata almeno in tre capitoli:

Le descrizioni dei viaggiatori stranieri in Liguria, Le descrizioni degli scrittori, in particolare di quelli liguri Il paesaggio come oggetto di rappresentazioni visive

Ciascuno dei quali, come vedremo ulteriormente, scindibile in capitoli. In questa sede si forniranno solo schematici cenni di inquadramento, rinviando alla bibliografia riportata nelle note conclusive. Si tratta, come è del tutto evidente, di un approccio radicalmente alternativo a quelli sopra descritti. Nei primi due approcci il dato geografico, variamente intrecciato con quello storico, appariva come elemento ordinatore della narrazione; nella prospettiva dell’ecologia del paesaggio l’elemento ordinatore sembra essere quello ecosistemico, in queste prospettive l’elemento che guida il racconto è quello della rappresentazione, visiva o letteraria, del paesaggio come percezione. Si forniscono qui alcuni brevi cenni sul tema,5 rimandando agli studi specialistici e alle numerose raccolte disponibili6 per i necessari approfondimenti. In questo contesto è quasi d’obbligo rievocare in primo luogo la descrizione della costa ligure di levante fatta dal Petrarca7 nella sua lettera di risposta all’invito, fattogli da Giovanni Mandelli, di recarsi con lui in Terrasanta: “Quando lascerai Genova, bada di non staccare gli occhi dal litorale alla tua sinistra, e per tutta la giornata. Vi vedrai mille bellezze che sarà più agevole per te contemplare che per me descrivere. Stupende vallate, fluenti torrentelli, colline che si elevano con dolcezza e verdeggiano in modo meraviglioso; e poi ancora, sui massicci più montuosi, rocche e vastissimi paesi, ville e case marmoree dalle volte dorate sparse tutt’intorno a

5 In particolare è stata qui utilizzata la tesi di laurea di Antonella Cazzulo, “Genova e il territorio ligure nelle descrizioni di osservatori e viaggiatori tra il XV e il XIX secolo”, Genova, 2019 6 Segnaliamo, a titolo di esempio Viaggio in Liguria, a cura di Giuseppe Marcenaro Genova, 1992 7 In Francesco Petrarca ITINERARIUM SYRIACUM, pubblicato con il titolo Guida al viaggio da Genova alla Terrasanta-Milano 2018

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eccezionale ornamento di questa costiera. Certo stupirai che una tale città (Genova ndr) ceda in bellezza e in decoro alle vicinanze che l’attorniano. A circa venti miglia da lì, se non sbaglio, ti verrà incontro un promontorio che s’avanza sul mare e che chiamano Capodimonte, quindi il porto di Delfino (i marinai dicono Alfino) assai piccolo in verità ma tranquillo e come nascosto da colli ubertosi; quindi Rapallo, Sestri e il porto assai bello che prende il nome da Venere, Porto venere, al riparo d’ogni vento e capace di accogliere tutte le navi che solcano oggi i mari, non lontano dal nostro Monte Erice (dato che ne esiste un altro in Sicilia). Fra esso e Portovenere il mare offre un golfo che risulta assai opportuno alle navi provate dai viaggi… Non lontano di lì, ai confini del territorio genovese, c’è Capo Corvo, uno scoglio famoso il cui nome proviene dal suo colore. Prosegui ancora, e troverai la foce del Magra che divide la Liguria dalla Toscana e sopra la spiaggia e sulla riva sinistra del fiume, vedrai le rovine della devastazione di Luni, se si crede alla fama”. Venendo a tempi più recenti, possiamo raccogliere le descrizioni dei viaggiatori in tre gruppi distinti, scanditi dall’evoluzione delle infrastrutture e mezzi di trasporto Le descrizioni dei viaggiatori in Liguria, per un verso ricalcano i caratteri generali dei flussi turistici che hanno attraversato l’Europa, in termini di motivazione e estrazione sociale, mentre per altri versi presentano specificità legate alle specificità del caso ligure. Queste ultime riguardano in particolare le modalità di accesso alla Liguria e hanno una precisa scansione temporale. Fino all’inizio dell’800, la quota maggioritaria dei viaggiatori arriva in Liguria via mare (su galee o feluche), provenendo da ponente e approdando a Genova prevalentemente come tappa nel viaggio verso Roma, Arrivano via terra, attraverso la strada detta della Bocchetta, soprattutto i viaggiatori tedeschi. Talvolta i viaggiatori provenienti via mare sono costretti da varie circostanze (fortunali, rinuncia o abbandono da parte dell’equipaggio) a percorrere tratti più o meno lunghi per via di terra, a piedi o a dorso di mulo, lungo la strada detta della cornice. Abbiamo di questo periodo sostanzialmente due diverse descrizioni, quella della vegetazione lussureggiante della Riviera (ricorre in particolare, la descrizione dei limoni di Sanremo), in genere descritta dal mare, e quella dello spaventoso percorso via terra, con precipizi, muli che rischiano ad ogni passo di perdere l’equilibrio, locande inospitali, ecc. Il primo gruppo di descrizioni riguarda i viaggiatori che si sono recati in Liguria prima della realizzazione della strada litoranea napoleonica. Il secondo gruppo di descrizioni si concentra nel periodo immediatamente successivo alla realizzazione della strada napoleonica (l’attuale via Aurelia) tra i primo anni dell’800 ed il 1860. Il terzo gruppo di descrizioni raccoglie i viaggiatori che si sono recati in Liguria dopo la realizzazione del tracciato ferroviaria (seconda metà dell’800). Le descrizioni riconducibili al primo periodo (prima della realizzazione della strada litoranea) sono, a loro volta, riconducibili a due diverse modalità di trasporto. Da un lato le descrizioni di chi arrivava in Liguria via mare: Fino all’inizio dell’800, la quota maggioritaria dei viaggiatori arriva in Liguria via mare (su galee o feluche), provenendo da ponente e approdando a Genova prevalentemente come tappa nel viaggio verso Roma, la descrizione è quella di un paesaggio lussureggiante, in cui ricorrono spesso immagini di Sanremo, probabilmente tappa obbligata nel percorso di avvicinamento da ponente. Per quanto riguarda la Liguria di Ponente, abbiamo diverse descrizioni del paesaggio di Sanremo, tappa probabilmente obbligata nella navigazione verso Genova. Riportiamo, a titolo di esempio, le annotazioni del segretario del cardinale Pietro Aldobrandini (1601) che descrive in questi termini le “delicatezze” della Riviera: “qui abbiamo trovato le prime delicatezze italiane, per i bergamotti et altri frutti stupendi, carciofi, cavoli fiori, capparini, limonetti teneri, grossi cedri, et ottimi cedri anzi ottimi vini; siamo stati trattati ottimamente e lautamente nel mangiare, con commodità nell’habitare, e honore e carezze in ogni cosa”8; In termini analoghi si esprime Tobias Smollett nel 1765: “Sanremo è una città abbastanza considerevole,

8 Domenico Astengo - Emanuela Duretto - Massimo Quaini, “La scoperta della Riviera, viaggiatori, immagini e paesaggio, Genova”, 1982, pag. 16

9 G. Marcenaro, Viaggio in Liguria, Sagep Editrice, Genova, 1992, p. 41. 10 J.P. Grosley da Portofino a Ventimiglia nel 1763 in Venanzio Amoroso, Viaggiatori Stranieri in Liguria, Unioncamere Liguri 11 J.P. Grosley da Portofino a Ventimiglia nel 1763 in Venanzio Amoroso, Viaggiatori Stranieri in Liguria, Unioncamere Liguri

solidamente costruita sul declivio di una collina non molto ripida… vi è pochissima pianura attorno a Sanremo, ma le colline sono coperte di aranci, limoni, melograni e olivi, perciò il commercio della frutta fina e di olio eccellente è assai importante”.9 Di tutt’altro tenore le descrizioni di chi arrivava in Liguria per via di terra, o doveva comunque percorrere tratti dell’antico percorso costiero. In questi casi la descrizione è quella di un paesaggio quasi alpino. Tra le numerose testimonianze pervenuteci riportiamo quella del francese J:P. Grosley (1763)10. Nella sua relazione descrive varie vicissitudini occorsogli prima di arrivare a Genova tra cui quella di aver dovuto percorrere a piedi la Riviera di Levante da Portofino a Genova “mi misi in strada per Genova, con l’unica vettura che si potè trovare a Porto-Fino e cioè a piedi, accompagnato dal mio domestico…”. “Bisognò scalare di nuovo il Capo, percorrere il pianoro molto vasto con il quale esso si congiunge alla costa, poi ridiscenderlo e tutto questo attraverso sentieri conosciuti solo dalle capre. Tali viottoli sono così stretti che passando in alcuni tratti tra rocce parallele, non presentano a volte che la larghezza di una scarpa, di modo che non potevo avanzare, per parecchi passi, se non strisciando un piede dopo l’altro…”. “Proseguimmo poi per una strada a mezza costa, un tempo praticabile da mezzi da tiro ed ora solo a piedi”. …”.11 Horace-Bénedict de Saussure (1794): “Questo tratto di strada che i nostri mulattieri chiamano Baussi Rossi è estremamente selvaggio; esso ha anche la fama di essere pericoloso e lo sarebbe davvero se percorso a cavallo. Qui i suoli sono calcarei e argillosi, assolutamente incoerenti e in forte pendenza sul mare. Ogni giorno le acque scavano nuovi burroni in questi terreni, li dilavano e, spesso, trascinano via del tutto il sentiero stretto e disuguale che porta qui il pomposo nome di grande strada; e anche nei punti in cui il sentiero non è portato via, gli stretti tornanti tra i burroni lo rendono comunque pericoloso per i muli, poiché questo animale, secondo le proprie abitudini, calca esattamente il bordo esterno della strada; il terreno, apparentemente solido cede sotto i suoi zoccoli e se l’animale cade è perduto; finisce inevitabilmente in mare, senza che niente lo possa trattenere. Questo tipo di incidente è abbastanza frequente, perciò per evitare rischi bisogna percorrere queste strade a piedi”. 12 Jean François Vaysse de Villiers nel 1808 descriveva così Capo Berta: “Ci si innalza in seguito fino a una certa altezza sul fianco scosceso di una montagna le cui pietre, messe in movimento dagli zoccoli dei cavalli, rotolano nel mare”.13 Un’altra strada che potevano scegliere i pochi che si avventuravano via terra era la via detta “della Bocchetta”, l’unica strada carrozzabile che valicava l’Appennino. Johann Kaspar Goethe nel 1740 passando da Novi continuando il suo viaggio verso Genova: “Nell’avvicinarmi qui, viaggiai continuamente tra montagne e rupi altissime; la strada, quando piove, per le acque e i torrenti che vi concorrono, è impraticabile. Passando poi innanzi la famosa Bocchetta, passaggio stretto e fortificato, perciò difficile di tentarlo in tempo di guerra, e finalmente si passa per una strada piana, con gran stento, sin a Genova, questa città grande, bella, ricca e magnifica”.14 In questo passo leggiamo le difficoltà che affronta Giovanni Battista Biffi (1774) nel percorrerla: “… Habbiamo passato la tanto celebre Bocchetta e per Dio è qualche cosa di spaventoso. Vanno i cavalli e nel montare e nel discendere massime dove non vorrebbe andare il diavolo se avesse una sedia sulle spalle. Se il pericolo di rompersi il collo ogni momento o di vedere andare in frantumi il nostro legno e restare così la notte sopra un dirupo non ci avessero tolto la metà e più del piacere, un piacere vivissimo avremmo provato in vedere il più bell’orrido, le più pittoresche situazioni che non veder mai si possono…”.15 La situazione cambia radicalmente con la realizzazione della strada costiera, la strada Imperiale di Prima classe da Parigi a Napoli, avviata da Napoleone intorno al 1810 e portata a compimento dal Regno Sardo intorno al 1860 con la realizzazione del ponte sul Magra. La nuova strada nasce anche come manifesto della capacità tecnico ingegneristica francese. Il prefetto Chabrol de Volvic è consapevole della grandiosità

12 H. Bénédict de Saussure, Voyages dans les Alpes, tome troisième, Neufchatel, chez Louis Fauche-Borel, 1796, p. 185 in L. Rossi, “Lo specchio del Golfo”,

Editore Agorà, La Spezia, 2003, p. 36. 13 Regione Liguria, op. cit., p. 415. 14 G. Marcenaro, (1992), op. cit., pp. 35-36. 15 R. Palumbo, op. cit., p. 21.

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dell’impresa e non perde occasione per sottolinearla: “I punti più notevoli, destinati a colpire sempre l’attenzione dei viaggiatori sono: la roccia di Arenzano, che ha richiesto una galleria lunga 22 metri; il capo tra Celle e Albissola, dove è stato necessario tagliare rocce di un’altezza prodigiosa, che presentano scoscendimenti di 150-160 metri. Capo Noli, che si sporge sul mare con un blocco di marmo tagliato a picco e alto 200 metri, ha richiesto una galleria di 120 metri ed un altissimo taglio nella roccia. Questo tratto di strada – conclude Chabrol – è un monumento degno del nostro secolo, che gode già di una giusta fama; per aprirlo, gli operai hanno dovuto restare appesi con delle funi sopra il mare che bagna la base della roccia a grande profondità”.16 Gli stessi inglesi devono riconoscere la grandiosità dell’opera: Lady Blessington (1823) percorrendo la strada nel 1823, per raggiungere Genova, dove incontrerà lord Byron, annota: “La strada è molto buona e reca l’indelebile marchio di colui che l’ha ideata: tracciata in modo ardito e solidamente costruita, ignorando le difficoltà o trionfando su di esse, ci rende l’immagine di quell’uomo intrepido che diceva di non credere nell’impossibile (…) Sì, Napoleone è stato il migliore costruttore moderno di strade, e vince anche i Romani in questo, perché le sue strade sono monumenti ma anche ammirevoli vie di comunicazione, punto di forza dei commerci e della civiltà”.17 Alcuni luoghi, in particolare, colpiscono l’attenzione dei viaggiatori: il Navone nel 1832 parla del superamento del Malpasso in questi termini: “Oggetto ben degno d’ammirazione si è l’apertura o traverso di ripida montagna di durissimo selce, nelle viscere della quale si formò la strada corriera, che dall’una all’altra parte perfora quel capo: merita somma lode l’architetto francese che seppe vincere gli ostacoli, i quali si presentavano in folla, e condurre a felice termine opera sì ardimentosa. Mi piacque misurarne la lunghezza, che riconobbi di 169 passi comuni. La larghezza è degna dell’opera; l’altezza è maestosa”.18 Davide Bertolotti (1834), parlando di Capo Noli: “segue il capo di Noli, formidabile ai naviganti. La strada gira a mezza pendice questo promontorio che lungamente si addentra nel mare… per aprire questo tratto di strada, fabbricato al tempo di Francesi, e finito di poi, gli operaj lavoravano in aria sostenuti da corde sopra gli abissi del mare. Le rocce, squarciate dalla polvere, qui disvelano il vergine seno… Ammirabile quanto alcun’altra opera d’arte fatta in questo secolo delle grandi strade, è la grotta di Noli, cioè la galleria scavata con altissimo taglio e per la lunghezza di 120 metri nel marmo”.19 Ancora Bertolotti, percorrendo la strada, coglie l’occasione per aiutarci nella redazione del Piano descrivendo le diverse modalità di coltivazione dell’olivo Parlando di Capo Mele, osserva: “… esso è punto di divisione geografico-economica… di là si coltiva la taggiasca, che produce gli squisiti olj onde han vanto Diano, Oneglia, porto Maurizio, Taggia, San Remo, di qua la Colombara, che dà un olio più grasso, migliore per le fabbriche, ma di gran lunga men piacevole al gusto. E di là estraggono l’olio con acqua fredda, di qua con l’acqua bollente; de’ quali metodi, il primo conserva all’olio la soavità del frutto, ma rende meno, il secondo produce l’effetto contrario”. E ancora:

“Tutto il tratto da Rapallo a Chiavari è un continuo oliveto, non interrotto che da alcune foreste di pini. Ma non è un tristo oliveto, solitario sopra il nudo terreno. Perché i liguri orientali, tirati dalle angustie del coltivabile suolo, non lasciano che l’ulivo, tirannicamente insocievole, occupi solo il luogo, checché riecheggiano le leggi della buona geologia. Onde sotto l’ulivo piantano la vite, seminano il frumento e la segale; né accentato trascurano il ciliegio, il mandorlo e il pesco, ma specialmente il fico, i cui frutti seccati al sole, porgono ad essi l’invernale alimento. Di che nasce una quadruplice coltivazione sopra un solo terreno, e questa con assiduo e amoroso studio condotta. Cresce poi l’ammirazione per chi considera che in que’solchi aperti tra i vigneti che stanno dentro un oliveto essi stessi, si raccolgono due prodotti di cereali in un anno”.

16 Aurelia & le Altre, Regione Liguria, Genova – Reggio Emilia, 2006, pag. 43 17 Il giudizio di lady Blessington è inserito nel volume di D. Astengo, G. Fiaschini, Viaggiatori e vedutisti in Riviera. Coste e valli del Savonese, Sagep, Genova, 1975 citato in Aurelia & le Altre, Regione Liguria, Genova – Reggio Emilia, 2006, pag. 24 18 G. Navone, op.cit., pagg. 78-79 citato in Aurelia & le Altre, Regione Liguria, Genova – Reggio Emilia, 2006 pag. 24

La Liguria si raggiunge ora prevalentemente via terra, conseguentemente cambiano le descrizioni e le rappresentazioni, non abbiamo più solo descrizioni e immagini dal mare, ma la strada stessa diventa oggetto di descrizione o di rappresentazione insieme al paesaggio circostante, come nella celebra descrizione contenuta nel dottor Antonio di Jacopo Ruffini: “In uno splendido pomeriggio di aprile del 1840, un’elegante carrozza da viaggio tirata da quattro cavalli di posta, percorreva di gran trotto la strada della Cornice, ben nota ai viaggiatori: strada che percorre da Genova a Nizza tutta la riviera di ponente. E’ questa una delle più belle strade maestre d’Europa, e poche certamente riuniscono in sé, come questa, tre condizioni di bellezza naturale: il Mediterraneo da un lato, dall’altro gli Appennini, e di sopra il puro cielo d’Italia. Per giunta, l’industria dell’uomo ha fatto ogni sforzo, se non per superare, almeno per non rimanere inferiore alla natura. Un seguito di città e di paeselli, alcuni graziosamente stesi sulla riva, bagnati ai piedi dalle onde argentine, altri sparsi come branchi di pecore sui fianchi della montagna, o pittorescamente elevati sulla cima d una catena di monti sublimi; qua e là qualche santuario sospeso in alto sopra uno scoglio bagnato dal mare, o mezzo perduto sulla collina fra il verde del bosco; palazzi marmorei e ville dipinte eretti fra vigneti aprichi, giardini vagamente fioriti, e boschetti di aranci e di limoni; un’infinità di casine bianche con persiane verdi, sparse per i declivi di quei colli, sterili un tempo, ora rivestiti tutti di ulivi grazie a muriccioli l’uno sull’altro elevati che trattengono lo scarso terriccio. Tutto insomma quanto v’è, creazione della mano dell’uomo, mostra l’operosità e l’industria di una razza vigorosa e gentile. Costretta lungo la costiera capricciosamente dentata, la strada si prolunga irregolare e serpeggiante, talora a livello del mare fra spalliere di tamerici, agavi ed oleandri, talora su qualche scosceso fianco di monte, in mezzo a nere foreste di pini, sorgenti in tanta altezza, che l’occhio si ritrae spaventato dal guardare l’abisso sottostante; qua nascosta dentro gallerie scavate nel vivo sasso; là scoperta fra una lunga estensione di terra, di cielo e di acqua; talvolta penetra in un paese quasi volesse aprirsi il passo fra i monti, talaltra piega all’improvviso in direzione opposta quasi volesse precipitarsi a capofitto nel mare. La varietà della prospettiva derivata da quella continua mutazione di punti di vista, richiama all’idea le infinite vedute di una lanterna magica. Se potessimo dare a questo abbozzo un pochino, soltanto un pochino del vero colorito locale, avremmo un quadro stupendo. Ma non possiamo. Ritrarre quest’atmosfera trasparentissima, l’azzurro tenero del cielo e l’azzurro cupo del mare, le dolci gradazioni della tinta di queste montagne ondeggianti che l’una sull’altra si elevano, vince il potere della parola. Appena vi basterebbe la tavolozza di D’Azeglio e di Stanfiel”.20 La stagione successiva è quella legata alla realizzazione della linea ferroviaria, seconda metà dell’800 e alla possibilità di raggiungere rapidamente la Riviera, almeno quella di Ponente attraverso la ferrovia, da Parigi o Londra. E’ la Liguria del turismo inglese e francese che a Bordighera, Ospedaletti, Sanremo, Alassio, realizza le sue colonie introducendo linguaggi architettonici e modi di vita che modificano il paesaggio e la struttura sociale della regione. Per la descrizione della trasformazione del paesaggio fisico connesso a questa fase storica, in particolare per quanto riguarda l’edificazione in linguaggi estranei alla cultura locale e, contemporaneamente alla creazione di giardini che ancora oggi costituiscono la ricchezza della Liguria di Ponente, rimandiamo ai testi specialistici21. Dedichiamo in questa sede ad un profilo altrettanto rilevante per il presente lavoro, che è quello della mutazione della struttura sociale conseguente a queste trasformazioni, che a sua volta, innescherà ulteriori trasformazioni del paesaggio. Scrive Bertolotti, 1834: “Tutta la popolazione di Laigueglia e di Alassio non ha che una sola arte, un solo pensiero, la marineria. Gli uomini di Laigueglia, specialmente sono tutti marinaj, e marinaj senza rimprovero e senza paura. I pochi greppi che posseggono coltivati ad olivi, mal basterebbero a fornir loro di che vivere un mese all’anno. Onde trasmigrano, ed ora forse più dell’antico costume”. Poche decine di anni dopo (1864) Réclus osserva “Laigueglia è popolata di marinai che godono di grande reputazione per l’intelligenza ed il coraggio su tutta la costa ligure (…) ma pensando all’attrattiva della sua

19 Davide Bertolotti, Viaggio nella Liguria Marittima, Torino, 1834, pagg. 353 354 20 Aurelia & le Altre, Regione Liguria, Genova – Reggio Emilia, 2006, pagg. 86-87 21 Vedi ad esempio Atlante dei giardini storici della Liguria. Un progetto di valorizzazione culturale del territorio, a cura di Francesca Mazzino, che ricostruisce in maniera dettagliata la creazione del sistema di ville inglesi di di Alassio, o al volume Aurelia & e le alte che ricostruisce la realizzazione della Via Romana di Bordighera o della lottizzazione della Societé fonciere Lyoniiase a Ospedaletti

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bella spiaggia, alla posizione riparata e salubre del villaggio, alla bellezza delle campagne ombreggiate di noccioli e ciliegi, non si può dubitare che le prossime colline non si ricoprano ben presto di ville per gli stranieri” Passano altri Venti anni (1887) e Liégeard può scrivere: “Oggi l’inglese, forte del diritto dell’occupante, ha il possesso di Alassio, così come sta per conquistare Cannes ed annettersi Mentone. Infaticabile pioniere del benessere, egli ha scoperto una spiaggia che l’Italia non sembrava immaginarsi neppure, e vi ha piantato i paletti della sua tenda (…). Già i tetti imporporati delle ville britanniche cominciano a spuntare nel verde. (…) Senza rinunciare alle sue reti, il marinaio è diventato affittacamere (…) Così, in poco tempo, Alassio è diventata una località turistica. L’immagine più efficace della mutazione sociale e antropologica generata dal turismo rimane probabilmente quella di Italo Calvino, ne “La speculazione edilizia” che riflette l’onda lunga del fenomeno sopra descritto e ci porta fino quasi all’oggi. “Alla pressione delle pullulanti intorno genti italiani non resse, e presto imbastardì. La città s'era arricchita ma non seppe più il piacere che dava ai vecchi il parco guadagno sul frantoio e sul negozio, e i fieri svaghi della caccia ai cacciatori, quali tutti loro erano un tempo, gente di campagna, piccoli proprietari, anche quei pochi che avevano da fare con il mare e il porto. Adesso invece li premeva il modo turistico di godere la vita, modo milanese e provvisorio, lì sulla stretta Aurelia stipata di macchine scappottate e roulottes, e loro in mezzo tutto il tempo, finti turisti, o congenitamente sgarbati dipendenti dall'industria alberghiera”. Arrivando ai nostri giorni, traiamo da un articolo di G. Persano (2004) una descrizione dello stato attuale della conurbazione costiera del loanese venutasi a creare proprio in seguito allo sfruttamento intensivo della dimensione turistica di questo tratto di costa:” Desolata, l’insegna all’ingresso della città, annuncia Loano ai forestieri. Di vecchia foggia, una fontana asciutta da anni attende da tempo una mano che la restauri. Un cartello colorato vicino, ricorda orgoglioso l’incalzare del futuro: Loano 2, quattro stelle, residenze, piscina, sala congressi, quasi mille posti letto, tra alloggi ed hotel, inaugurato nel maggio scorso, tutti occupati già dai primi di maggio (…) crescono attorno, sui campi un tempo carichi di frutta e di asparagi, villini regolari, ordinati e puliti, abbelliti da gerani rossi. Verso la collina spunta l’Ospedale Marino piemontese ricordo d’invasioni pacifiche e festose di bimbi del Nord dalla pelle panna ed i polmoni carichi d’umidità. Nell’orto del contadino, sul ciglio dell’Aurelia, due filari di more aspettano il sole per maturare.” 3.5 La Liguria come “luogo dell’anima”

A partire dal racconto dell’ascesa al Mont Ventoux da parte del Petrarca si associa abitualmente al paesaggio la capacità di produrre condizioni favorevoli ad una non ordinaria esperienza di consapevolezza interiore. Si ritrova questa impostazione anche nella letteratura specialistica. L’immagine, più o meno selettiva, di quanto si presenta visivamente unito in certi luoghi è considerata come l’inizio di un percorso conoscitivo (individuale o collettivo) rivolto a farci comprendere meglio o il mondo esterno, o quello nostro interno, o entrambi.” Giuseppe De Matteis I Piani paesistici: uno stimolo a ripensare il paesaggio geografico, in Rivista geografica italiana, 96, pag. 446. Ma è soprattutto nella letteratura, nelle pagine degli scrittori che troviamo spesso evocazioni del paesaggio che sentiamo più vere e complete di quelle che riusciamo ad ottenere attraverso gli strumenti disciplinari. Il tema è molto vasto e può quindi essere solamente accennato, circoscrivendolo ad alcuni nomi e temi. In estrema sintesi, per restare il più possibile aderenti al tema di questo lavoro, e senza pretesa, di esaurire il tema, possiamo evocare in questa sede tre diversi modi di interpretazione. Tre esempi, sullo stesso tema, ma con modalità diverse:

22 Trafford, “Amphiorama ou la Vue du Monde des montagnes de La Spezia” (Losanna 1874), 23 Che richiama una annotazione di Ubaldo Formentini Il territorio di Biassa e delle Cinqueterre presenta al visitatore l’attrattiva misteriosa d’una esplorazione cosmica in (U. Formentini, Itinerario storico artistico del golfo della Spezia e sue vicinanze,1959). Massimo Quaini argomenta poter essere ancora una volta il crinale delle Cinqueterre, quello in cui si svolge l’evento descritto da Eugenio Montale

Forse un mattino andando in un'aria di vetro

a) La “visione” del mondo di J.Trafford 22dal monte della Castellana, sullo spartiacque che divide il golfo della Spezia dal mare aperto: … mi trovavo all’altezza di cinquecento metri sulla cresta della catena parallela agli Appennini che protegge il golfo della Spezia dal vento occidentale quando vidi- e nonostante il mio stupore e la verifica dei miei sensi, fu giocoforza ammettere che vedevo- il bacino del mediterraneo. Non poteva restarmi alcun dubbio!

…. b) La più riflessiva sintesi di Maurizio Maggiani dallo stesso crinale:

“da lassù (monte Croce ndr) non guardo soltanto la città, ma il suo intero universo, l’emisfero che la contiene: da lassù capisco dove collocare lei e me, in modo che possa trovare una ragione per tutti e due”23. (Maurizio Maggiani, Un contadino in mezzo al mare)

c) La più analitica costruzione di Italo Calvino della Strada di S. Giovanni di Calvino, che gli consente infatti partendo dalla considerazione che: una spiegazione generale del mondo e della storia deve innanzitutto tener conto di com'era situata casa nostra, nella regione un tempo detta 'punta di Francia', a mezza costa sotto la collina di San Pietro, come a frontiera tra due continenti

di affermare

…e così anche adesso se mi chiedono che forma ha il mondo, …, devo rispondere che il mondo è disposto su tanti balconi che irregolarmente si affacciano su un unico grande balcone che s'apre sul vuoto dell'aria, sul davanzale che è la breve striscia del mare contro il grandissimo cielo, e a quel parapetto ancora s'affaccia il vero me stesso all'interno di me, all'interno del presunto abitante di forme del mondo più complesse o più semplici ma tutte derivate da questa, molto più complesse e nello stesso tempo molto più semplici in quanto tutte contenute o deducibili da quei primi strapiombi o declivi, da quel mondo di linee spezzate ed oblique tra cui l'orizzonte è l'unica retta continua.

Ma naturalmente, si potrebbe evocare Zarathustra che va incontro a Nietzsche sulle strade del Tigullio

La mattina andavo su, salendo per la splendida strada di Zoagli, in mezzo ai pini, con l’ampia distesa del

mare sotto di me; il pomeriggio, tutte le volte che me lo consentiva la salute, facevo il giro della baia di

Santa Margherita, arrivando fin dietro Portofino(..) su queste due strade mi venne incontro tutto il primo

Zarathustra, e soprattutto il tipo di Zarathustra stesso. Mi assalì. Friedrich Nietzsche, “Ecce homo” come si diventa ciò che si è (1889)

O l’esperienza raccontata da Paul Valery nella sua notte genovese.

3.6 Due punti di vista mobili Aurelia e Autostrada

Pur senza la completezza e l’esaustività dei precedenti approcci risulta rilevante anche l’approccio al paesaggio legato ai principali punti da cui, di fatto, la maggior parte della popolazione si trova a fruirne: Ci si riferisce in particolare alla Via Aurelia e all’Autostrada. Sul tema sono stati prodotti due studi specifici, in cui, per restare nelle coordinate proposte da Sandro Amorosino, la dimensione della percezione si intreccia con quella della storia e delle descrizioni da parte di viaggiatori, scrittori e pittori:

arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:

il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro

di me, con un terrore di ubriaco.

(da Forse un mattino ).

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Aurelia & e le altre Genova Reggio Emilia 2006, Dipartimento pianificazione territoriale con la collaborazione di Massimo Quaini Sopra & Sotto l’Autostrada Genova Reggio Emilia 2008 Dipartimento pianificazione territoriale E’ qui in gioco una ulteriore, diversa prospettiva sul tema del paesaggio, rilevante almeno per tre aspetti. Le due infrastrutture costituiscono due grandi “macchine per la visione” della Liguria: si tratta dei percorsi sui quali si svolge la vita effettiva della regione, la percezione della Liguria della maggior parte dei residenti, dei turisti e delle persone che qui vengono per lavoro ha come punto di osservazione queste infrastrutture. Il ruolo che le stesse vengono ad assumere, così come l’Aurelia, nel suo impianto napoleonico, ha segnato l’ingresso della Liguria nella modernità, soppiantando il precedente modello di viabilità esistente, così la realizzazione del sistema autostradale ha segnato l’ingresso nella contemporaneità. La via Aurelia, in particolare, ha costituito il palcoscenico su cui si sono svolte molti eventi storici che hanno connotato, i due secoli di vita della strada: L’800, con la progressiva trasformazione della Liguria in regione turistica, della cui epoca d’oro rimangono molte testimonianze, soprattutto, anche se non esclusivamente, a ponente; il 900, con il discorso di Gabriele d’Annunzio presso lo scoglio di Quarto che ha segnato l’ingresso nel primo conflitto mondiale, l’opera di propaganda del regime legata all’ammodernamento della strada tra il 1928 ed il 1938, l’arrivo degli Alleati in Liguria alla fine del secondo conflitto mondiale, le lapidi dei partigiani lungo il tratto della Val di Vara, le auto “scappottate” del boom economico, di cui parla Italo Calvino, i cortei delle manifestazioni operaie degli anni ‘70 che dalle fabbriche del Ponente raggiungevano il centro, le trasformazioni delle stesse fabbriche in centri commerciali che ha segnato gli ultimi decenni, come in questa descrizione di Giuseppe Conte: Ma tutto cambia tra Voltri e Sampierdarena, il Ponente metallurgico e prometeico si rimodella, e le fabbriche dismesse dove si alzavano ciminiere più forte e alte delle antiche torri e si raggomitolavano le tubature da cui fuoriuscivano fuoco e nuvole di fumo oggi stanno lasciando a palazzi altissimi e a centri commerciali colorati e multiformi. Oggi l’ingresso a Genova da Ponente è segnato dalle luci e dalle insegne del nuovo immenso centro commerciale “Fiumara” nome quasi amaro per un inno al divertimento ed al consumo. Il valore anche simbolico che le stesse assumono, nella vita dei liguri, come i commenti connessi al recente crollo del ponte Morandi hanno messo chiaramente in evidenza. Si riportano le presentazioni dei due volumi, in cui si è cercato di riassumere la pluralità di significati che queste infrastrutture assumono, rinviando ai due volumi per ogni approfondimento. L’autostrada siamo noi. Nessun altro spazio, nessun altro oggetto racconta così bene il rapporto della Liguria e dei liguri con la contemporaneità- Un rapporto contraddittorio, fatto di desiderio e rifiuto, attesa e preoccupazione, ammirazione e sofferenza. Spazi esaltanti aperti allo sguardo, ma anche violenza, faticoso dialogo con la Liguria che c’era prima; rispetto per le grandi opere di ingegneria e rifiuto per l’oggetto troppo invadente; linee eleganti disegnate contro il cielo e sciatta manutenzione. Ma, prima di essere metafora, l’autostrada è una presenza continua: la si vede quasi da ogni punto del nostro territorio, non solo di quello costiero; il suo rumore riempie le valli attraversate; è oggetto di uso quotidiano, indispensabile per viere e lavorare in Liguria. Eppure, se si prova a cercarla in uno qualunque tra i moltissimi libri dedicati alla Liguria, l’autostrada non c’è, o, se compare, è solo di sfuggita, quasi una rimozione. … L’Aurelia è prigioniera. E’ vittima di un sortilegio che impedisce addirittura di vederla. E’ nascosta dietro il muro del vincolo mentale che sembra oggi condizionare ogni discorso sulle strade riducendo tutto ad un problema “idraulico” di flussi, carichi e sezioni. E’ umiliata dalle dispute sulle competenze, costretta dai regolamenti tecnici che la omologano a tutte le altre strade, schiacciata dal problema delle risorse economiche per la sua manutenzione. Ma è prigioniera, anche, di pensieri automatici, luoghi comuni paesistici e turistici, che ne ripropongono meccanicamente le stesse, poche, immagini, cui ancora oggi si fa ricorso nei film

o negli spot pubblicitari, quando si vuole evocare una particolare atmosfera, con auto sportive che corrono di notte, tra le rocce, sopra il mare. Riferimenti specifici ai singoli tratti di queste infrastrutture saranno contenuti all’interno delle schede relative agli Ambiti territoriali, nella sezione dedicata ai Valori culturali.

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4. I MATERIALI DEL PIANO (L’apparato descrittivo del Piano)

Prima di entrare nel merito del nuovo Piano appare opportuno richiamare, in quanto utilizzati nell’ambito della redazione del Piano, i numerosi studi prodotti nel periodo intercorso tra l’approvazione del Piano paesistico ed oggi, studi che hanno visto in molti casi il coinvolgimento di MIBACT e dell’Università degli studi di Genova, oltre che delle strutture regionali competenti in materia di Pianificazione del territorio, parchi e aree protette, Ambiente, Cultura e Agricoltura. Si segnalano almeno i seguenti testi, redatti a cura degli Uffici regionali competenti in materia di cultura in collaborazione dell’Università degli Studi di Genova e con MIBACT (alcuni dei quali reperibili sui siti della Regione Liguria) riguardanti i temi dell’architettura contemporaneai e dei giardini storici, riportati nella bibliografia a fine testoii. Sul versante ambientale numerose sono state le pubblicazioni curate dai Settori regionali competenti, molte delle quali realizzate in collaborazione con l’Università degli Studi di Genova.iii Che hanno approfondito i temi della biodiversità (rete Natura 2000, habitat terrestri e marini, aree protette regionali. Si richiamano inoltre gli studi e le pubblicazioni curate dai Settori regionali competenti in materia di Pianificazione territoriale, Urbanistica, tutela del paesaggio e Demanio marittimoiv, che hanno avuto per oggetto i temi delle trasformazioni territoriali, dell’assetto costiero, del paesaggio.

Infine si segnalano, in quanto utilizzate nel Piano, le seguenti pubblicazioni curate dai Settori regionali competenti in materia di agricoltura e foreste ed in particolare quelli relativi………. Dal punto di vista operativo occorre porre l’attenzione alla banca dati del sistema che contiene una vastissima serie di informazioni e tematismi, per i quali si rimanda alla nota a fine testov

Il Piano Paesaggistico, come si vedrà meglio nel seguito, riprende i materiali, le informazioni e le

suggestioni derivanti dagli approcci e dagli studi sopra elencati, organizzandoli in un percorso espositivo e

normativo autonomo, dotato di una propria strutturazione, discendente dalla natura di strumento

amministrativo propria di un Piano.

L’operazione compiuta dal Piano può schematicamente essere ricondotta ad alcune operazioni.

1) Organizzare i dati e le informazioni su tre distinti livelli

- Liguria

- Ambiti territoriali

- Singole aree oggetto di vincolo

In modo da rappresentare dati di fatto (fisici e amministrativi) e fenomeni, alle scale spaziali e temporali in

cui gli stessi risultano significativi e apprezzabili.

In particolare, a livello complessivo (Liguria), oltre alle descrizioni generali di Liguria sopra riportate, il Piano

fornisce alcune elaborazioni, in forma sintetica e comunque corredata da dati complessivi, relativamente

a:

- Assetto attuale della Liguria

- Trasformazioni di lungo periodo

- Fenomeni emergenti

- Quadro dei vincoli paesaggistici e ambientali operanti sul territorio

Per quanto riguarda le elaborazioni a livello di Ambito e di singola Area di interesse pubblico tutelata ex art.

135 del Codice del paesaggio si rimanda alle specifiche sezioni. Con la finalità di fornire un primo

inquadramento al tema il più possibile fondato su dati verificabili e su immagini il più possibile espressive.

2) Rendere tutti i dati interoperabili attraverso il sistema informativo territoriale.

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4.1 Assetto attuale della Liguria

In primo luogo è necessario formarsi una rappresentazione complessiva di come si presenta oggi la Liguria,

mettendo a fuoco almeno i tre aspetti fondamentali

- La morfologia del territorio (articolata, a questa scala in 1) crinali e corsi d’acqua, 2) acclività, 3)

altimetria)

- La copertura vegetale (articolazione delle aree agricole e delle aree boscate)

- La distribuzione dell’insediamento

Il primo dato che emerge, è il carattere fortemente acclive della regione, con una presenza di aree con

pendenza inferiore al 10% che supera di poco l’11% della complessiva superficie territoriale e con una

percentuale addirittura inferiore di aree che si trovano a quota inferiore a 100 m slm.

Si è ritenuto utile, ai fini del Piano, analizzare le modalità di uso del territorio in funzione dell’acclività.

In primo luogo si sono considerate le aree pianeggianti (pendenza inferiore al 10%) Per facilitare

l’elaborazione sono state considerate solo le aree con superficie superiore a 5 ha. Le aree così individuate

sono state “depurate” delle aree individuate (inUCS)come “corpi idrici”: L’estensione complessiva delle

aree così individuate è di 397, 5 Kmq, pari a circa il 7% del territorio regionale.

L’osservazione della carta evidenzia che si tratta delle tre grandi aree vallive del Magra, di Albenga e delle

Bormide e dei principali fondovalle, oltre che di alcune aree pianeggianti in quota.

L’incrocio con la carta Uso Copertura Suolo mostra che:

• il 45 % di tali aree risulta urbanizzato (classe 1 UCS)

• il 35 % connotato da usi agricoli (comprendendo in questa sezione anche le aree della Piana di

Albenga)

• il 20 % si presenta con un carattere prevalentemente naturale.

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4.2 L’evoluzione del sistema insediativo e infrastrutturale

In secondo luogo appare di qualche significato riscostruire, sia pure in forma molto schematica, le trasformazioni di lungo periodo dell’insediamento

In secondo luogo appare necessario un excursus, il più rapido possibile, sull’evoluzione della struttura insediativa. Le tavole seguenti mostrano l’evoluzione dell’insediamento in Liguria, da un sistema territoriale strutturato in un sistema di nuclei storici prevalentemente attestati a mezza costa e con una distribuzione abbastanza uniforme su tutto il territorio regionale, all’insediamento attuale fortemente sbilanciato sulla costa e su alcuni fondovalle interni collocati lungo le principali direttrici infrastrutturali. La serie cartografica proposta riporta - L’articolazione degli insediamenti preromani (come ricostruibile attraverso le indicazioni dei ME e SME

del PTCP) - L’articolazione dell’insediamento di epoca romana (come ricostruibile attraverso le indicazioni dei ME e

SME del PTCP) - La ricognizione dei centri e nuclei storici della Liguria (come ricostruito dal volume - L’insediamento attuale Non è senza significato, in questa ricostruzione molto schematica tenere conto dell’evoluzione del sistema delle comunicazioni. Nel rimandare ai testi specialistici sul tema, sarà qui sufficiente richiamare (come peraltro attestato dalle descrizioni dei viaggiatori- vedi paragrafo) le fasi essenziali di questa

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L’evoluzione dell’edificato deve opportunamente essere messa in relazione con l’evoluzione del sistema delle comunicazioni. Rinviando ai testi specialistici per la ricostruzione più dettagliata di tale fenomeno, sarà qui sufficiente richiamare in maniera schematica l’evoluzione del sistema, che passa da un modello in

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cui le merci si muovono lungo costa , convergono via mare su Genova, e sono inoltrate verso l’entroterra ( o ne provengono) attraverso il sistema delle mulattiere, modello che trova naturalmente il suo centro in Genova che viene replicato, nei diversi porti minori della regione ( vedi anche tavola percorsi storici), ad un modello in cui si forma il sistema della strada costiera e delle principali vie di valico (modello inaugurato dal Piano Imperiale del 1811 e sostanzialmente replicato con le strade statali AASS e poi ANAS e con la realizzazione delle Autostrade). Ad una scala di maggior dettaglio, la realizzazione della linea ferroviaria, ha dato una forma nuova agli insediamenti attraversati, in parte creando una separazione tra il nucleo e il mare, in parte creando nuovi assi urbani (tipicamente: il viale della stazione) su cui impostare le espansioni.24

…………………….

………………

24 Una ricostruzione più precisa di questo processo è contenuta nel PTC della Costa (vedi, in particolare fasc. 2.1) https://www.regione.liguria.it/homepage/territorio/costa-e-demanio-marittimo/piano-della-costa.html

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4.3 I fenomeni emergenti

a) Il consumo di suolo

Non è senza significato dedicare uno spazio anche se riguarda prevalentemente un profilo quantitativo al tema del consumo di suolo. Come è noto il tema è oggetto di un monitoraggio a livello nazionale da parte di ISPRA che pubblica periodici rapporti.

Dal recente Rapporto del SNPA (Sistema Nazionale di Protezione dell’Ambiente) “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2019” emerge come La Liguria sia tra le Regioni dove si è registrato il minor consumo di suolo nel periodo 2017-2018.

In particolare alla Liguria sono attribuiti nel corso del 2018 di nuovo suolo consumato valori tra i più bassi d’Italia (incremento di 0,08%, rispetto ad una media nazionale di 0,21%) con incrementi inferiori ai 50 ettari.

Il suolo consumato complessivamente in Liguria fino ad oggi si assesta su un livello di poco superiore alla media nazionale.

Ma è evidente che tale risultato è frutto di una evoluzione distribuita lungo su un arco temporale piuttosto lungo che trova la massima espansione negli anni ’60, mentre dal 1990 in poi decrescere in modo significativo.

ELABORAZIONE SETTORE PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E VAS DELLA REGIONE LIGURIA

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Tale andamento è peraltro confermato anche dai dati sul grado urbanizzazione in quanto la Liguria risulta tra le regioni (insieme a Calabria, Sardegna ed Umbria) ove, negli ultimi anni, l’erosione dello spazio rurale verso l’uso urbano è decisamente contenuta (0,04 %) rispetto alla media nazionale (0,11%).

b) Evoluzione recente dell’uso del suolo

Va evidenziato che il raffronto delle macro-categorie della Carta uso e copertura del suolo (elaborazione della cartografia regionale a cura del Settore Pianificazione Territoriale e VAS) per gli anni 2009 e 2018 porta ad un risultato di percentuale di suolo consumato inferiore rispetto al dato ISPRA (6,49% contro 8,32%). Tabella sotto riportata porta inoltre ad effettuare alcune importanti considerazioni sulle variazioni percentuali che riguardano il tema del consumo di suolo rispetto al territorio agricolo e a quello boscato, che saranno trattate nei paragrafi seguenti.

CATEGORIE USO SUOLO 2009 2018

TERRITORIO URBANIZZATO (tessuto urbano residenziale continuo e denso, tessuto urbano residenziale continuo mediamente denso, tessuto residenziale discontinuo e mediamente denso, tessuto residenziale discontinuo e sparso (case sparse), aree industriali o artigianali, aree commerciali, aree occupate da grandi impianti di servizi pubblici, militari e privati - ospedali, ecc., reti autostradali e spazi accessori, superstrade, grandi arterie di viabilità e spazi accessori, altre strade della rete di viabilità extraurbana e spazi accessori, reti ferroviarie e spazi accessori, reti tecnologiche e aree di servizio, aree portuali commerciali e militari e atte alla pesca, aree portuali usate prevalentemente per il diporto, aeroporti, aree estrattive, discariche, cantieri, spazi in costruzione e scavi, suoli rimaneggiati e artefatti, terreni non utilizzati e/o abbandonati all'interno delle aree urbane, aree verdi urbane, campeggi e strutture turistico-ricettive, aree sportive, parchi di divertimento e aree attrezzate, campi da golf, ippodromi e spazi associati, strutture per competizioni motoristiche e spazi accessori, aree archeologiche - grandi aree aperte al pubblico, giardini botanici, aree cimiteriali)

6,19% 6,49%

TERRITORIO AGRICOLO (seminativi in aree non irrigue, seminativi semplici in aree irrigue, vivai, colture orticole in pieno campo in piena aria, colture in serra o sotto altra copertura - plastica, ecc., colture in piena aria e colture in serra o sotto altra copertura giustapposte, vigneti, vigneti misti ad oliveti, vigneti e/o altri tipi di colture permanenti - non oliveti, abbandonate, frutteti e agrumeti, oliveti, oliveti abbandonati, arboricoltura da legno, prati stabili, colture annuali associate a colture permanenti, sistemi colturali e particellari complessi, colture agrarie prevalenti con presenza di spazi naturali, aree agroforestali

14,96% 14.89%

TERRITORIO BOSCATO (bosco xerofilo a prevalenza di specie sempreverdi, bosco misto termofilo, bosco misto mesofilo, bosco a prevalenza di faggio, bosco a prevalenza di castagno, castagneti da frutto, bosco di specie igrofile, boschi di conifere, boschi misti, aree a pascolo naturale e praterie d'alta quota, brughiere e cespuglieti, aree con vegetazione a sclerofille, aree a vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione, spiagge, sabbie, dune, rocce nude, falesie, rupi, affioramenti, aree con vegetazione rada, aree percorse da incendi

77,97% 77,57%

AREE PALUSTRI (paludi interne, torbiere)

0,00% 0,00%

AREE FLUVIALI (alvei di fiumi e torrenti con vegetazione scarsa, canali e idrovie, argini, alvei di fiumi e torrenti con vegetazione abbondante, bacini naturali, bacini artificiali, estuari, maricoltura)

0,87% 1,05%

MARE non conteggiato

non conteggiato

c) L’Osservatorio delle trasformazioni territoriali Oggetto dell’osservatorio sono le trasformazioni territoriali intervenute tra il 2000 ed il 2015. Per realizzarlo sono stati utilizzati diversi materiali e strumenti: - le Carte dell’uso e della Copertura del suolo -datate 2000 e 2015- le ortofotocarte -datate 2000, 2009,

2015- per l’identificazione delle trasformazioni; - il software GIS Geomedia per il disegno delle aree e per la creazione dei dati associati;

Internet, ed in particolare Google Street View, per il reperimento delle immagini a terra da collegare alle singole aree.

A ciascuna trasformazione è stata associata una scheda che identifica: - il periodo in cui è stato realizzato l’intervento (2000/2008- 2008/2015) - la funzione prevalente (individuata tra le voci:, residenza, attività produttive artigianali, strutture

commerciali, parchi urbani, passeggiate a mare, interventi per la qualità urbana, impianti sportivi, porti commerciali, porti turistici, infrastrutture, energia, golf, attività agricola produttiva, altre funzioni,

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demolizioni) - l’uso precedente del suolo- (agricolo, bosco, produttivo)

- l’immagine della trasformazione stessa, attraverso un link con Google Street View. Complessivamente sono state individuate 9946 aree, a 7079 di queste sono state associate Url che rimandano alle relative immagini (forse non state identificate tutte le trasformazioni, ma credo siamo abbastanza vicini al target). Con questa tecnica, che, ad un certo punto del processo, ci “trasporta” su un diverso sito internet, si sono ottenuti almeno due risultati notevoli: - l’immagine è “attiva”; può cioè essere agita da chi la sta consultando per perfezionare il punto di vista in funzione delle esigenze di consultazione; - il sistema beneficerà automaticamente degli aggiornamenti periodici di Street View, in quanto il puntatore è indirizzato sulle coordinate del punto prescelto, e della possibilità di consultazione dei dati "storici", ove disponibili. Sottolineo in primo luogo l’innovazione rappresentata dalla contaminazione tra strumenti diversi: - tradizionali (carte/ortofotocarte), - GIS (disegno aree e dati associati), - Internet (link con url immagini), per richiamare ancora una volta l’attenzione sulla necessità che il nostro modo di lavorare entri finalmente nel XXI secolo; nessuno di noi usa più i gettoni per telefonare, e nemmeno le schede telefoniche, ma continuiamo qualche volta a “lucidare” le carte e a sovrapporre acetati. Il contributo che l’informatica può dare alle nostre attività in termini di normalizzazione dei linguaggi, di maggior velocità e precisione delle istruttorie, è, a mio avviso, ancora sottostimato. Il visualizzatore consente di vedere Quanto, Quando, Dove e Come è stato trasformato; cogliere una visione d’insieme del fenomeno e scendere al dettaglio della singola trasformazione. Costituisce una forma di “realtà aumentata”, che permette di cogliere l’insieme del fenomeno e di scendere al dettaglio della singola trasformazione. Fino ad ora non era mai stato possibile. Spero che cambi la nostra percezione della realtà: dovremmo guardare diversamente alle cose di cui ci occupiamo e di cui siamo, in parte, attori. In questo senso l’espressione Osservatorio non è del tutto appropriata: presuppone un osservatore distaccato dalla realtà che osserva; in questo caso chi osserva è, in parte responsabile della realtà osservata, e l’osservazione stessa dovrebbe modificare i sui comportamenti. In termini più tecnici possiamo dire che l’Osservatorio consente di fare analisi per temi, aree, periodi, consente di apprezzare la qualità degli interventi, i materiali, i dettagli. Il metodo di lavoro Le immagini che seguono illustrano più in dettaglio il metodo di lavoro seguito. La prima ricognizione, interamente strumentale, è stata fatta confrontando Uso Suolo 2009-2015 con CTR 1:5000 edizione 3D e DBT. Il confronto ha messo in luce: PRIMA RICOGNIZIONE confronto Uso Suolo 2009-2015 confronto CTR 1:5000 edizione 3D e DBT

Gli affinamenti successivi del lavoro sono stati invece effettuati sulla base di un confronto diretto tra ortofoto a diverse date 2000, 2007, 2013 e 2016 (quest’ultima non riportata nell’esempio)

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Per ciascuna trasformazione come sopra individuata è stata quindi compilata una scheda contenente i dati essenziali, come sopra indicati e, attraverso il collegamento con google street view, l’immagine correlata. L’immagine, a scala urbanistica, offerta dal visualizzatore, consente quindi apprezzare la localizzazione delle trasformazioni e le relative funzioni; interrogando opportunamente il sistema, si possono ottenere immagini più dettagliate, per temi, funzioni, periodi, ecc. Nel seguito si propongono alcune prime letture dei dati forniti dal sistema

4.4 La crescita del bosco e la scomparsa delle aree agricole

a) Le aree agricole

Si impongono con evidenza alcuni dati, secondo i quali la Liguria: • è la regione italiana con la minore incidenza di aree agricole rispetto alla totalità del territorio • è una delle regioni in cui il fenomeno della diminuzione delle aree agricole procede più velocemente • le aree agricole “perdute” si trasformano in bosco, con un processo di ormai lungo periodo che ha

portato la Liguria ad essere una delle regioni con la più alta incidenza di aree boscate sul totale. Scorriamo brevemente i tre punti. 1) Il primo dato risulta confermato dal Rapporto ISPRA “Territorio. Processi di Trasformazione in Italia”, da cui è tratta la seguente tabella.

Se si assume come valore di riferimento quello della SAU e si valuta l’incidenza della stessa rispetto alla popolazione residente o alla superficie territoriale regionale, come nelle tabelle seguenti, redatte da ISTAT, si riscontra un analogo posizionamento della Liguria.

incidenza %della SAU rispetto alla popolazione regionale

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Funzione 2000-2008

Numero aree trasformate

2008-2016

Numero aree trasformate

RESIDENZA 5525 4452 ATTIVITA' PRODUTTIVE-ARTIGIANALI 378 217 ALTRE FUNZIONI 192 151 ATTIVITA' AGRICOLA-PRODUTTIVA 119 95 INFRASTRUTTURE 101 124 BOX E PARCHEGGI IN STRUTTURA 99 113 PARCHI URBANI, PASSEGGIATE A MARE, QUALITA' URBANA, IMPIANTI SPORTIVI

94 110

STRUTTURE COMMERCIALI 58 36 AUTOPARK E PARCHEGGI A RASO 52 70 DEMOLIZIONI 32 32 PORTI COMMERCIALI 31 24 PORTI TURISTICI 13 7

GOLF 3 1 ENERGIA 12 40

totale 6709 5472

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Passando ad analizzare, più nel dettaglio, la composizione di queste aree agricole utilizzando la Carta dell’uso e della copertura del suolo della Regione Liguria, si ottengono l’immagine e i dati di seguito riportati, che fotografano la distribuzione territoriale delle coltivazioni e le tipologie prevalenti.

Dal punto di vista del pianificatore territoriale e paesaggistico è interessante osservare la sostanziale coincidenza (fatte salve le piane agricole del Magra, di Albenga e delle Bormide con le aree ancora oggi leggibili come terrazzate (fonte progetto Alpter- rielaborazione Regione Liguria Settore PT VAS/Liguria Digitale). Altro dato degno di interesse, in quanto indicatore di una forte presenza di attività agricole non professionali, riguarda il rapporto tra la Superficie agricola utilizzata da parte delle aziende agricole, come rilevata dal censimento ISTAT del 2016, (pari a 380 kmq circa) e quella rilevata come interessata da usi agricoli da parte della Carta dell’uso e della copertura del suolo (803 kmq circa).

2) Il secondo dato su cui appare necessario porre l’attenzione è quello che riguarda la progressiva diminuzione delle aree agricole. Partendo dai dati più recenti, il recente rapporto CREA “L’agricoltura nella Liguria in cifre 2017”, utilizzando le rilevazioni ISTAT 2013 e 2016, rileva, nel periodo in esame una contrazione della SAU pari all’8%. Il rapporto specifica che “la riduzione più significativa si è avuta a carico degli orti familiari ( -44%), seguiti dalle colture legnose ( -16%) e dai seminativi 8-10%), mentre per le foraggere permanenti si evidenzia una diminuzione più contenuta, pari circa al 3%. Si tratta di un fenomeno in atto da diversi decenni. La Cooperativa Architetti e Ingegneri (CAIRE), che a partire dagli anni ’90 ha dato vita alla costruzione ed implementazione dell’Atlante Nazionale del Territorio Rurale, ha verificato che le variazioni percentuali più consistenti di suolo agricolo, nel periodo compreso tra il 1961 ed il 2010 (in termini di Superficie Aziendale Totale) si sono verificate proprio nei sistemi liguri, come ben rappresentato nella tavola seguente.

incidenza %della SAU rispetto alla popolazione regionaleB

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FONTE: ELABORAZIONE CAIRE SU DATI ISTAT 1961 - 2010

Il regresso delle superfici aziendali totali è stato davvero impressionante, sfiorando l’80% dei valori registrati al 1961. 3) L’erosione del territorio agricolo è avvenuta non tanto per l’aumento del territorio urbanizzato ma per l’effetto dell’avanzamento del bosco che ha invaso terreni un tempo coltivati, oggi in stato di abbandono. Per effetto di questo fenomeno la superficie boscata della Liguria supera oggi. Al fine di misurare le variazioni e di collocarle più precisamente sul territorio, il Settore Pianificazione Territoriale e VAS della Regione Liguria ha effettuato alcune analisi, verificando in particolare l’estensione e la localizzazione delle aree che risultavano ancora agricole nel momento dell’approvazione del PTCP (1990), che le classificava come colture o praterie in regime di mantenimento, e che risultano invece oggi, nella carta dell’uso e della copertura del suolo boscate. La tavola allegata evidenzia chiaramente un processo di progressivo abbandono dei versanti medio alti, più intenso nella Liguria interna, ma molto evidente anche nei versanti costieri, in particolare nel ponente ligure.

FONTE: Settore Pianificazione Territoriale VAS Regione Liguria

Ulteriori elementi su questo punto possono essere tratti dalla pubblicazione Sciuscà e Sciorbì, contenente

le Tesi del Primo meeting sul paesaggio organizzato da Regione Liguria nel novembre 2008. A pag 11 della

pubblicazione, reperibile sul sito http://www.liguriapaesaggio.it/ è fornita una tabella, che utilizzando i dati

forniti da due successive rilevazioni Corine Landcover (1990 e 2000) consente di apprezzare alcuni trend. In

particolare la tabella conferma come, nel periodo considerato le aree agricole “perdite” si siano, nel caso

della Liguria in gran parte trasformate in bosco, e, nello stesso tempo mette in luce le differenze di

evoluzione del fenomeno rispetto ad altre regioni, in cui appare prevalente, per contro la trasformazione

delle aree agricole in superfici artificiali.

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b) Il bosco

Il tema delle aree agricole in trasformazione come sopra impostato conduce al tema del bosco. Essendo arrivati a coprire, anche a causa dei fenomeni sopra descritti, oltre il 70% della superficie della Regione, i boschi costituiscono un tema paesaggistico preminente. Per una primo approccio a questo tema si ritiene di fare riferimento alla nota “Inquadramento dei boschi della Liguria” di Luigi Torreggiani e Damiano Penco contenuta in Rapporto sullo stato delle foreste in Liguria 2011-2013, di cui si riportano alcuni stralci: Le due fonti ufficiali da cui è possibile oggi desumere la superficie coperta da foreste in Liguria sono l'Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio INFC del 2005 (unito alle nuove stime preliminari della sola superficie forestale dell'INFC 2015) e la "Carta dei Tipi Forestali della Liguria' del 2010, che nel 2013, come sottolineato in precedenza, è stata oggetto di una specifica revisione. Ad oggi si può affermare che la superficie forestale ligure si colloca tra i 387.170 ha stimati dalla Carta dei Tipi forestali e i 397.531 ha stimati dall'INFC 2015. Ciò significa che il 71-73% circa della superficie regionale è coperta da boschi, dato che fa della Liguria la regione più boscosa d'Italia rispetto alla propria superficie. Il confronto tra i dati INFC 2005 e 2015 mostra un continuo aumento della superficie forestale ligure, che in 10 anni è passata dai 374.768 ha del 2005 ai 397.531 ha attuali. Ciò significa che le foreste si sono espanse nell'ultimo decennio ad un ritmo annuale di circa 2.270 ha, quasi sempre a scapito delle aree agricole di collina e montagna, che hanno visto contrarsi la propria superficie a causa dell'abbandono di molte attività rurali. Questo trend è costante dal secondo dopoguerra Quanti alberi e quali volumi nei boschi liguri? La Liguria, in termine di numero dì alberi per superficie, si posiziona secondo i dati INFC 2005 ben oltre la media nazionale, con circa 1.500 fusti ad ettaro (media nazionale di 1.364). Per fare considerazioni su questo dato occorre però rapportarlo con l'area basimetrica e il volume, parametri fondamentali per comprendere la struttura delle foreste. Anche in termini di area

25 La Carta dei Tipi forestali valuta lo 0,3% della superficie forestale non classificabile a causa del passaggio recente d’incendi.

basimetrica, con 22,4 m2 ad ettaro, i boschi liguri si pongono al di sopra della media nazionale, al settimo posto dopo Alto Adige, Trentino, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Veneto e con un valore molto simile, seppur leggermente inferiore, a quello della Lombardia. In termini di volume (del fusto e dei rami grossi, come specificato nell'INFC) il dato ligure di 145,8 m3 ad ettaro appare leggermente superiore alla media nazionale e all'ottavo posto della classifica regionale, dopo le già citate regioni (escludendo la Calabria e aggiungendo Valle d'Aosta e Piemonte) (Tabella 1). Dai dati si evince quindi come la Liguria, pur non avendo grandi superfici a conifere, a differenza delle regioni alpine che la superano in termini di area basimetrica e volume, si posizioni sempre su livelli alti di biomassa presente. A differenza di queste regioni, tuttavia, la tanta biomassa è distribuita in un numero molto elevato di fusti (1.500 ad ettaro contro la media delle regioni alpine che è di 1.180). Questo dato, unito al fatto che la maggioranza di questi boschi sono gestiti a ceduo e che questi cedui sono descritti dall'INFC in uno stadio evolutivo "adulto" o "invecchiato" per 1'89%, testimonierebbe l'assenza, in termini generali, di una gestione attiva, con una conseguente tendenza all'accumulo di biomassa. Ad avvalorare questa tesi è l'elevata presenza di necromassa, che in Liguria raggiunge i valori totali più alti d'Italia. Secondo l'INFC, infatti, la necromassa totale (alberi morti in piedi, a terra e ceppaie residue) in Liguria è più alta di ogni altra regione: 18,3 m3/ha contro gli 8,7 m3/ha della media nazionale. A rendere questo dato il più consistente del Paese è soprattutto la categoria delle piante morte in piedi: 13,8 mYha contro i 5,3 m3/ha della media nazionale. Anche il peso secco della necromassa fine, dato "nuovo" in quanto uscito solo nel 2012, appare in Liguria su valori molto alti, al terzo posto nella classifica tra le regioni dopo Piemonte ed Emilia Romagna. L'INFC stima la necromassa fine nei boschi liguri in 2,3 t/ha, contro una media nazionale di 1,8 t/ha. Che tipo di boschi ci sono in Liguria? Dai dati della Carta dei Tipi forestali aggiornati al 2013 si evince che i boschi prevalenti in Liguria sono i castagneti, che con 116.872 ha rappresentano il 30,2% della superficie forestale. Seguono gli orno-ostrieti (52.152 ha; 13,5%), le faggete (41.804 ha; 10,8%) e i querceti di rovere e roverella (40.360 ha; 10,4%). Le latifoglie arboree, quindi, sono prevalenti nei boschi liguri, rappresentando nel complesso il 71,5% della superficie forestale regionale. Oltre alle già citate specie, tra le latifoglie occorre infatti segnalare anche la buona presenza di leccate e sugherete (11.957 ha; 3,1 %), cerrete (9.501 ha; 2,5%) e boschi di latifoglie mesofile (3.873 ha; 1%). Per quanto riguarda le conifere, che nel complesso, secondo la Carta dei Tipi forestali, rappresentano il 12,6% della superficie forestale, i boschi più diffusi appaiono le pinete costiere e mediterranee (30.237 ha; 7,8%). Seguono le pinete montane (10.296 ha; 2,7%), i rimboschimenti non altrimenti definiti (6.317 ha; 1,5%), i lariceti (1.582 ha; 0,4%) e le abetine di abete bianco (699 ha; 0,2%). Altre categorie ben rappresentate sono gli arbusteti collinari, montani e subalpini (16.347 ha; 4,2%), le boscaglie pioniere e d'invasione (19.015 ha; 4,9%), gli arbusteti e le macchie termomediterranee (12.342 ha; 3,2%) e le formazioni riparie (12.648 ha; 3,3%)(25).

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4.5 Atlante dei vincoli paesaggistici (il paesaggio come atto amministrativo)

a) Il sistema dei Parchi e delle Aree protette

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3114 BOSCO A PREVALENZA DI FAGGIO 3115 BOSCO A PREVALENZA DI CASTAGNO 3116 CASTAGNETI DA FRUTTO 312 BOSCHI DI CONIFERE 3111 BOSCO XEROFILOA PREVALENZA DI SPECIE SEMPREVERDI 3112 BOSCO MISTO TERMOFILO 3113 BOSCO MISTO MESOFILO 3117 BOSCO DI SPECIE IGROFILE 313 BOSCHI MISTI 324 AREE A VEGETAZIONE BOSCHIVA E ARBUSTIVA IN EVOLUZIONE

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2) Rete Natura 2000 e Rete ecologica regionale

I siti della Rete Natura 2000 della Regione Liguria sono suddivisi in 3 Regioni biogeografiche: - Regione biogeografica alpina (14 siti). Decreto Ministeriale del 24.06.2015 di designazione dei siti a ZSC.

Approvazione in via definitiva delle Misure di conservazione con DGR n. 1459 del 23.12.2015. - Regione biogeografica continentale (11 siti). Decreto Ministeriale del 13.10.2013 di designazione dei siti

a ZSC. Approvazione in via definitiva delle Misure di conservazione con DGR n. 1159 del 12.12.2016. - Regione biogeografica mediterranea (101 siti). Decreto Ministeriale del 7.04.2017 di designazione dei

siti a ZSC. Approvazione in via definitiva delle Misure di conservazione con DGR n. 537 del 4.07.2017.

La superficie della Rete Natura 2000 ligure è pari a circa 138.000 ettari per le ZSC terrestri e 20.000 ettari per le ZPS, in gran parte sovrapposte alle ZSC. Da considerare inoltre le 27 ZSC marine, che ricoprono una superficie di circa 7000 ettari. La Regione ha approvato in via definitiva le Misure di conservazione delle zone ZSC rispettivamente:

• per la regione alpina, con deliberazione della Giunta regionale 23 dicembre 2015 n.1459; • per la regione continentale, con deliberazione della Giunta regionale 12 dicembre 2016 n.1159; • per la regione mediterranea, con deliberazione della Giunta regionale 4 luglio 2017 n.537.

Per quanto riguarda le 7 Zps liguri attuali individuate dalla Giunta regionale con dgr n.270 del 25 febbraio 2000 al fine di garantire una protezione specifica degli uccelli. Successivamente, con regolamento n.5/2008, la Regione ha individuato misure di conservazione per la tutela delle zone di protezione speciale (ZPS) liguri. Per la consultazione delle deliberazioni citate e dei relativi allegati si rinvia al sito Ambienteinliguria www.ambienteinliguria.it ed in particolare alla sezione dedicata a zps e zsc inL liguria http://www.ambienteinliguria.it/lirgw/eco3/ep/linkPagina.do?canale=/Home/020natura/020retenatura2000/020sitischededati La direttiva Habitat http://www.minambiente.it/pagina/direttiva-habitat prevede che, al fine di rendere più coerente la Rete Natura 2000 (SIC e ZPS), gli Stati della UE si impegnino a promuovere la gestione di elementi del paesaggio che rivestono primaria importanza per la fauna e la flora selvatiche.

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Il Decreto del Presidente della Repubblica 357/97 http://www.minambiente.it/normative/dpr-8-settembre-1997-n-357-regolamento-recante-attuazione-della-direttiva-9243cee- riporta a tal fine la necessità di individuare tutti i collegamenti ecologico-funzionali che consentono il mantenimento della coerenza della Rete natura 2000 sul territorio. Questi elementi che, per la loro struttura lineare e continua o il loro ruolo di collegamento, sono essenziali per la migrazione, la distribuzione geografica e lo scambio genetico di specie selvatiche sono, ad esempio, i corsi d'acqua con le relative sponde, i sistemi tradizionali di delimitazione dei campi, gli stagni o i boschetti.

La Rete ecologica regionale è quindi costituita dall'insieme dei siti della rete Natura 2000, dalle aree protette e dalle aree di collegamento ecologico-funzionali che risultino di particolare importanza per la conservazione, migrazione, distribuzione geografica e scambio genetico di specie selvatiche. La Rete Ecologica Regionale (RER), prevista dalla l.r. 28/2009 http://lrv.regione.liguria.it/liguriass_prod/articolo?urndoc=urn:nir:regione.liguria:legge:2009-07-10;28 è stata istituita con DGR n.1793/2009.

RAPPORTO TRA RETE NATURA 2000 E VINCOLI PAESAGGISTICI ART. 136 D.LGS. 42/2004 SMI

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Analogamente, rileva rispetto al profilo paesaggistico ricostruire la struttura del sistema delle aree protette operanti in Regione Liguria

4.6 Rapporto tra vincoli Ambientali e vincoli Paesaggistici

Data la particolare natura del Piano, occorre dedicare una sezione della presente relazione al tema del rapporto tra le aree della Rete natura 2000 e il sistema dei vincoli paesaggistici Carte di sovrapposizione tra Aree vincolate e ZSC Boschi e ZSC Aree Protette e ZSC Aree protette e boschi

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26 FONTE http://www.unesco.it/it/PatrimonioMondiale/Index

4.7 I siti Unesco

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (U.N.E.S.C.O United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization) è stata fondata a Londra il 16 Novembre 1945, è operativa dal 1946. Organizzazione dell’ONU, l’UNESCO è nata dal comune proposito di contribuire al mantenimento della pace, del rispetto dei Diritti Umani e dell’Uguaglianza dei popoli attraverso i canali dell’Educazione, Scienza, Cultura e Comunicazione. L’obiettivo dell’Organizzazione è quello di contribuire alla pace e la sicurezza promuovendo la collaborazione tra le Nazioni attraverso l’educazione, la scienza e la cultura onde garantire il rispetto universale della giustizia, della legge, dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali che la Carta delle Nazioni Unite riconosce a tutti i popoli, senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione. In particolare l’Organizzazione cura la lista dei beni definiti “Patrimonio dell’Umanità”. Ricadono in Liguria due siti:26 Porto Venere, le Cinque Terre e le Isole di Tino, Tinetto e Palmaria

“Paesaggio roccioso e austero, asilo di pescatori e di contadini viventi a frusto a frusto su un lembo di spiaggia che in certi tratti va sempre più assottigliandosi, nuda e solenne cornice di una delle più primitive d’Italia. Monterosso, Vernazza, Corniglia, nidi di falchi e di gabbiani, Manarola e Riomaggiore sono, procedendo da ponente a levante, i nomi di pochi paesi o frazioni di paesi così asserragliati fra le rupi e il mare.” (Eugenio Montale, Fuori di casa) Area culturale di eccezionale valore, che rappresenta l’interazione armoniosa tra l’uomo e la natura cui si deve un paesaggio di straordinaria qualità e bellezza che illustra un tradizionale stile di vita, conservato per millenni. Iscrizione alla Lista del Patrimonio Mondiale Unesco: Napoli (Italia), 1-6 dicembre 1997 Criteri iscrizione (ii): mostrare un importante interscambio di valori umani, in un lungo arco temporale o all’interno di un’area culturale del mondo, sugli sviluppi nell’architettura, nella tecnologia, nelle arti monumentali, nella pianificazione urbana e nel disegno del paesaggio; (iv): costituire un esempio straordinario di una tipologia edilizia, di un insieme architettonico o tecnologico, o di un paesaggio, che illustri una o più importanti fasi nella storia umana; (v): essere un esempio eccezionale di un insediamento umano tradizionale, dell’utilizzo di risorse territoriali o marine, rappresentativo di una cultura (o più culture), o dell’interazione dell’uomo con l’ambiente, soprattutto quando lo stesso è divenuto vulnerabile per effetto di trasformazioni irreversibili. Le Strade Nuove e il Sistema dei Palazzi dei Rolli di Genova

Le Strade Nuove e il Sistema dei Palazzi dei Rolli, costituiscono per l’uniformità dell’impianto urbanistico e per le caratteristiche architettoniche dei palazzi uno straordinario modello di lottizzazione residenziale nobiliare rimasto al centro della città moderna. Rappresentano una cerniera tra le vie medievali a sud e le strutture di traffico contemporanee a nord, come il frammento più prezioso dell’anello cinque-seicentesco. Su questa via si trovavano oltre cento palazzi di nobili famiglie cittadine che venivano sorteggiate da liste ufficiali (i rolli), una singolare identità sociale ed economica che inaugura l’architettura urbana di età moderna in Europa.

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Iscrizione alla Lista del Patrimonio Mondiale Unesco: Vilnius (Lituania), 8-16 luglio 2006 Criteri iscrizione (ii) l’insieme della Strade Nuove e dei palazzi correlati mostra un importante scambio di valori nello sviluppo dell’architettura e della pianificazione urbanistica nei secoli XVI e XVII. Tali esempi furono diffusi grazie ai trattati architettonici del tempo, rendendo le Strade Nuove e i palazzi tardo rinascimentali di Genova un riferimento significativo nello sviluppo dell’architettura manierista e barocca d’Europa; (iv) le Strade Nuove di Genova rappresentano un esempio straordinario di un insieme urbanistico comprendente palazzi aristocratici di grande valore architettonico, che illustrano l’economia e la politica della città mercantile all’apice del suo potere nel XVI e XVII secolo. Il progetto mostra uno spirito nuovo e innovativo che ben rappresenta il siglo de los genoveses (1563-1640). Nel 1576 la Repubblica di Genova stabilì legalmente i Rolli, una lista ufficiale dei palazzi più importanti ritenuti adatti ad ospitare i visitatori più illustri.

Sono inoltre state presentate le candidature di: Giardini botanici Hanbury (01/06/2006) Alpi del Mediterraneo (31/01/2017)

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4.8 La struttura del Piano Paesaggistico

OBIETTIVI DEL PIANO PAESAGGISTICO L’obiettivo del Piano Paesaggistico è quello di tutelare il paesaggio ligure che, come buona parte di quello italiano, si connota per la profonda e plurisecolare stratificazione di segni di antropizzazione. Tale eccezionale qualità è riconosciuta dalla Repubblica Italiana nel suo atto fondativo, la Costituzione, inserendo la necessità della tutela nei suoi principi fondamentali con l’art. 9, nonché nello Statuto della Regione, che nelle sue premesse definisce: “La Liguria, stretta tra monti e mare in paesaggi di poetica bellezza, fitta di itinerari che, intrecciandosi tra costa e l’interno, valorizzano la funzione essenziale del più grande sistema portuale del Mediterraneo, “porta” dell’Europa sul mondo, è regione di antica fisionomia”. Il paesaggio, in quanto forma visibile del territorio, derivante dall’azione di fattori naturali, umani e dalle loro interrelazioni:

- è espressivo dell’identità, costitutivo del patrimonio e degli specifici valori culturali di ciascun territorio;

- è parte del quadro di vita, elemento chiave del benessere dell’individuo e della società che abita quel territorio.

Il disciplinare attuativo del Protocollo d’Intesa per l’elaborazione congiunta del piano paesaggistico esteso a tutto il territorio regionale, sulla base del Codice dei beni culturali e paesaggistici, individua tra le attività del Piano Paesaggistico:

- la ricognizione del territorio oggetto di pianificazione, mediante l'analisi delle sue caratteristiche paesaggistiche, impresse dalla natura, dalla storia e dalle loro interrelazioni;

- l’analisi delle dinamiche di trasformazione del territorio ai fini dell'individuazione dei fattori di rischio e degli elementi di vulnerabilità del paesaggio;

- l’individuazione degli interventi di recupero e riqualificazione delle aree significativamente compromesse o degradate e degli altri interventi di valorizzazione compatibili con le esigenze della tutela;

Derivano da questa premessa i seguenti specifici obiettivi del Piano. OBIETTIVI DI PRIMO LIVELLO 1. Riconoscere i diversi paesaggi di cui si compone la Liguria. 2. Individuare forme appropriate di gestione per ciascuno dei paesaggi di cui si compone le Liguria, in particolare:

- tutelando i paesaggi di particolare valore, sia quelli naturali, sia quelli derivanti dalla plurisecolare stratificazione dell’azione antropica, sia quelli contemporanei;

- salvaguardando i paesaggi di valore minacciati da fattori di rischio o dinamiche di trasformazione; - favorendo il recupero e la riqualificazione delle aree compromesse, degradate o prive di specifica

identità; - promuovendo la realizzazione di nuovi paesaggi.

OBIETTIVI DI SECONDO LIVELLO 1. Tutelare le particolari conformazioni geomorfologiche e le falesie quali elementi di rilievo paesaggistico, salvaguardare l’integrità e l’efficienza ecosistemica dei corsi d’acqua, tutelare e valorizzare

i tratti di costa aventi valore paesaggistico, naturalistico ed ambientale, anche tramite la diminuzione delle pressioni antropiche che insistono su di essa. 2. Garantire l’equilibrio tra la salvaguardia dell’integrità delle componenti naturalistiche e le esigenze di manutenzione del territorio, accessibilità, fruizione attiva e uso produttivo del bosco. 3. Valorizzare le componenti antropiche nella loro continuità storica, evidenziando le strutture insediative, architettoniche che si pongono in equilibrio con i valori paesaggistici e contribuiscono alla continuità e ricchezza storica e culturale dei paesaggi liguri. Conservare i caratteri insediativi, formali e strutturali, propri dei centri storici, tenendo anche conto delle tipologie architettoniche, delle tecniche e dei materiali costruttivi connotanti la loro specifica identità. 4. Valorizzare i nuclei storici isolati, conservando i loro caratteri insediativi, formali e strutturali -tenendo anche conto delle tipologie architettoniche, delle tecniche e dei materiali costruttivi connotanti la loro specifica identità- e salvaguardando il loro contesto territoriale, naturalistico e agricolo. 5. Valorizzare i tessuti e le componenti architettoniche contemporanee che si pongono in equilibrio con i valori paesaggistici e contribuiscono alla continuità e ricchezza storica e culturale dei paesaggi liguri; riqualificare e rinnovare i paesaggi urbani degradati e privi di identità, garantendo il minor consumo di territorio e migliore qualità dell’insediamento. 6. Promuovere processi di contrasto all’abbandono del territorio agricolo e salvaguardare gli assetti e le tracce identitarie del paesaggio rurale storico. 7. Valorizzare le percorrenze storiche e le reti sentieristiche connesse alle reti di infrastrutturazione rurale, orizzontale e verticale, favorendo la realizzazione di reti di interconnessione con le nuove percorrenze di fruizione di interesse regionale. 8. Favorire la percezione pubblica del paesaggio e delle emergenze storico-paesaggistiche ed archeologiche anche attraverso la salvaguardia dei punti panoramici, delle visuali panoramiche e dei crinali, la valorizzazione dei punti di sosta abbandonati o degradati, il recupero delle percorrenze con valori di panoramicità

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Gli ambiti territoriali L’art. 135 del D.lgs 42 stabilisce che piani paesaggistici, con riferimento al territorio considerato, ne riconoscono gli aspetti e i caratteri peculiari, nonché le caratteristiche paesaggistiche, e ne delimitano i relativi ambiti. L'operazione di individuazione degli ambiti, in generale, non è semplice né univoca. La stessa definizione di Paesaggio alla base del Codice e della Convenzione Europea, mettendo l'accento sull'azione dell'uomo, della natura o sulla loro interazione lascia aperte diverse possibilità. Così pure il riferimento alla percezione da parte degli abitanti. Nel caso della Liguria il problema si pone secondo due possibili prospettive. Un approccio che metta al centro i fenomeni di lungo periodo e gli elementi morfologici permanenti porterebbe a privilegiare il riconoscimento dei bacini idrografici come elementi ordinatori nella definizione dei nuovi 'ambiti: il sistema delle valli come struttura profonda della regione su cui si è venuta costruendo l'armatura insediativa nei secoli, una Liguria verticale, orientata dal mare verso i monti, in cui le relazioni lungo costa sono state nel complesso deboli. Viceversa, un approccio che privilegi l'attenzione alle trasformazioni apportate dall'uomo (in particolare quelle più recenti) e la percezione, sia da parte degli abitanti che quella "diffusa", porta con una certa evidenza a separare la fascia costiera, dalle aree interne, almeno a partire dalla realizzazione della strada napoleonica che poi diventerà la S.S.1 Aurelia e soprattutto della ferrovia. Sulla costa vive oggi oltre 1'80% della popolazione e si sviluppa una percentuale forse ancora superiore delle attività economiche dei movimenti di mezzi e persone, dei flussi turistici e qui si concentra la quasi totalità delle trasformazioni e delle previsioni di trasformazione; nelle aree interne l'azione dell'uomo, che pure ha avuto fino almeno alla fine dell'800 una dimensione "ciclopica", presenta nel breve periodo dinamiche sensibilmente diverse. La Liguria interna negli ultimi decenni è stata interessata da fenomeni di progressivo decremento demografico e di abbandono. Né appare dirimente la circostanza che l'individuazione degli ambiti debba essere funzionale alla formulazione di indirizzi di carattere paesistico e/o insediativo. Anche in questo caso se si privilegia l'azione di breve-medio periodo gli indirizzi dovranno focalizzare diversamente i temi della costa da quelli dell'entroterra; viceversa, se si vuole recuperare, almeno in prospettiva l'obiettivo del riequilibrio costa entroterra, tante volte enunciato e variamente declinato, risulterà preferibile l'organizzazione per ambiti vallivi. Il criterio che qui è stato adottato privilegia la lettura orizzontale; distingue la fascia costiera (riconoscendo le differenze fondamentali tra le due riviere) dall'interno (riconoscendo qui le differenze fondamentali tra le Alpi e l'Appennino) e individua le due realtà non collocabili in queste categorie, l'area della grande Genova e delle valli che vi gravitano e il golfo della Spezia. La scelta ha un carattere metodologico e non ontologico, come si è spiegato sopra, e in particolare traguarda due obiettivi: la riconoscibilità e la funzionalità. Gli ambiti così individuati soddisfano, per così dire, la percezione oggi maggiormente diffusa, sono evidenti, comprensibili e riconoscibili sia all'interno della Liguria che dall'esterno e, nello stesso tempo, ben si prestano all'enunciazione di indirizzi sia di carattere paesistico che di carattere urbanistico territoriale27.

27 Partendo dagli stessi elementi di base (gli Ambiti territoriali del PTCP) lo studio realizzato da Adriana Ghersi e Gianni Gaggero

Paesaggi di Liguria Genova 2007 nell’ambito degli studi per l’aggiornamento del Piano Paesistico, giunge ad individuare 21

ambiti significativi.

Gli 11 Ambiti su cui è strutturato l’Atlante sono stati individuati a partire dai 100 Ambiti del Piano territoriale di Coordinamento Paesistico vigente dal 1990, che continuano a vivere nel nuovo Piano come Unità di paesaggio. Tale scelta è stata motivata da due ordini di considerazioni: La volontà di mantenere, nella nuova esperienza di pianificazione, alcuni elementi strutturali del P.T.C.P. che, dopo essere stato il primo Piano paesistico redatto in attuazione della L. 431 del 1985, ha costituito per circa 30 anni lo strumento fondamentale per la pianificazione territoriale e paesistica della regione; La considerazione che i 100 ambiti, disegnati a partire dalle caratteristiche morfologiche e paesistiche del territorio potessero costituire un riferimento ancora attuale ed efficace, sulla base, come è ovvio, di un aggiornamento che desse conto delle trasformazioni intervenute, in particolare per quanto riguarda i profili insediativi e vegetazionali. L’accorpamento in 11 Ambiti è stato dettato a sua volta dalla necessità di rendere maggiormente visibili e comunicabili alcune caratterizzazioni territoriali e paesaggistiche della regione che osservate alla scala dei 100 ambiti non risultavano sufficientemente percepibili e comunicabili. Ciascuno degli 11 capitoli (Ambiti) è diviso in 3 sezioni

• Parte descrittiva generale dell’Ambito e relativa cartografia • Caratteri generali del paesaggio riferiti a ciascuna unità di Paesaggio (articolati in morfologia, vegetazione

colture, insediamenti, sintesi in forma di aggiornamento delle descrizioni del PTCP) • Indicazioni relative alle singole unità di Paesaggio articolate, espresse, in conformità all’art. 135, c.1 del

Codice del paesaggio, secondo le voci indicate in premessa. La parte descrittiva relativa alla scala di Ambito ha essenzialmente una funzione comunicativa, di presentazione generale e di introduzione allo specifico paesaggio attraverso azioni di diversa natura: Comunicazione dei dati e degli elementi di conoscenza fondamentali, in particolare attraverso l’utilizzo di una ricca serie cartografica Prima informazione su alcuni dati specifici con rinvio a testi di approfondimento specialistici sui singoli temi

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Trasmissione dei caratteri specifici del paesaggio dell’Ambito attraverso il ricorso a materiali fotografici, cartografie storiche, citazioni letterarie e/o di viaggiatori, rappresentazioni grafiche o pittoriche dell’Ambito. Si è cercato, per quanto possibile, e senza pretesa di una impossibile esaustività, e di una altrettanto improbabile sintesi, di dare spazio ai quattro percorsi culturali che Sandro Amorosino (in Introduzione al diritto del paesaggio) individua come modalità di approccio al paesaggio Il paesaggio come storia Il paesaggio come spazio fisico ed economico Il paesaggio come arte o come rappresentazione visiva e letterario Il paesaggio come percezione, cui si è aggiunto, per dovere d’ufficio, il paesaggio come fatto amministrativo (la ricognizione dei vincoli paesaggistici operanti sul territorio) Si è fatto riferimento, in particolare per la scala dell’Ambito, a testi e studi già disponibili, privilegiando quelli la cui redazione è stata a vario titolo promossa da Regione e/o Mibact (vedi bibliografia e schema allegato) e a quelli che hanno visto la partecipazione, a vario titolo, di docenti dell’Università degli Studi di Genova alle banche dati esistenti (Sistema informativo regione Liguria, Liguria vincoli, sistema informativo della costa Sicoast, Ambiente in Liguria, realizzando altresì nuove elaborazioni o studi laddove necessari (Osservatorio delle trasformazioni territoriali, analisi della crescita del bosco) La descrizione più specifica delle caratteristiche paesaggistiche, in termini di apprezzamento dei caratteri morfologici, di copertura vegetale e insediativi è affidata alla scala del sub ambito, attraverso l’aggiornamento, ove necessario, delle descrizioni già contenute nel PTCP e, soprattutto nella sezione del Piano paesaggistico dedicata alla cosiddetta “vestizione dei vincoli”.

1.Caratteri Generali dell’Ambito

Tavola Ortofotocarta 2016 con individuazione Sub-Ambiti Scheda I numeri Tavola Uso del suolo - ed. 2015 Scheda Uso del suolo per Sub-Ambito 2. Morfologia - Linea di costa - Geositi

Tavola Morfologia Tavola Litologia Tavola Ricognizione della linea di costa Tavola Terrazzamenti e tabella per Sub-Ambito Tavola Fasce altimetriche Tavola Acclività Tavola Carta dell’esposizione 3. Vegetazione

Tavola Aree agricole Scheda per Sub-Ambito Tavola Aree Boscate Scheda Aree Boscate aggregazioni tipi forestali per Sub-Ambito Tavola Crescita del bosco e tabella per Sub-Ambito

4. Insediamento

Tavola Insediamento attuale 5. Evoluzione storica dell’insediamento

Tavola Liguria nella carta degli Stati di S.M. Sarda - 1853 Tavola IGM Istituto Geografico Militare - Levata nel 1937 6. Trasformazioni recenti

Tavola Trasformazioni territoriali 2000 - 2016 7. Profili ambientali

Biodiversità

Tavola Z.S.C. Zone Speciali di Conservazione (S.I.C.) - Z.P.S. Zone a Protezione Speciale e tabella Tavola Carta degli habitat dei siti terrestri della rete Natura 2000 Tavola Carta degli habitat marini Tavola Biodiversità - Rete Ecologica Parchi aree protette

Tavola Aree protette 2011 Alberi monumentali

Tavola Catalogo degli alberi monumentali

Fattori di rischio - elementi di vulnerabilità

Tavola Fattori di rischio - elementi di vulnerabilità (fasce esondabili e suscettività dissesto) 8. Valori storico - culturali

Tavola Centri storici e percorsi storici Scheda centri e nuclei storici per Sub-Ambito Tavola Manufatti Emergenti e Sistemi di Manufatti Emergenti - Percorsi Storici Scheda Manufatti Emergenti e Sistemi di Manufatti Emergenti puntuali per Sub-Ambito Scheda Manufatti Emergenti e Sistemi di Manufatti Emergenti areali per Sub-Ambito

Giardini Storici

Tavola Giardini storici Scheda Giardini storici per Sub-Ambito

Architettura contemporanea

Tavola Architetture contemporanee

Scheda Architetture in Liguria dagli anni venti agli anni cinquanta per Sub-Ambito Scheda Architetture in Liguria dopo il 1945 per Sub-Ambito Via Aurelia e Paesaggio

Autostrada e Paesaggio

Tavola Via Aurelia e Autostrada 9. Fruizione attiva

Tavola REL - Rete Escursionistica Ligure Tavola RCL - Rete Ciclabile Regionale Tavola Passeggiate a mare Scheda Passeggiate a mare per Sub-Ambito

Page 43: RELAZIONE Piano paesaggistico - Liguria

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10. Sistema dei vincoli paesaggistici

Tavola Bellezze di Insieme Scheda Bellezze di Insieme per Sub-Ambito Tavola Bellezze Individue Scheda Bellezze Individue per Sub-Ambito Tavola Vincoli Archeologici - Vincoli Architettonici Scheda Vincoli Archeologici per Sub-Ambito

Scheda Vincoli Architettonici per Sub-Ambito Tavola Territori costieri e tabella per Sub-Ambito Tavola Territori contermini ai laghi Tavola Fiumi, torrenti e corsi d’acqua Tavola territori montani Tavola Territori coperti da foreste e boschi e tabella per Sub-Ambito Tavola Zone gravate da usi civici

11. Unità di Paesaggio

Page 44: RELAZIONE Piano paesaggistico - Liguria

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LE COMPONENTI DI PAESAGGIO, le UNITA’ di PAESAGGIO

La ricognizione generale del paesaggio ligure effettuata a livello di Ambiti e di Unità di Paesaggio si

completa con la lettura effettuata sull’intero territorio regionale secondo le “Componenti di paesaggio”.

E’ necessario soffermarsi su questo passaggio perché costituisce lo snodo attorno a cui si articola la

dimensione operativa del Piano, nelle sue diverse articolazioni.

Le Componenti di paesaggio individuano gli elementi di base che compongono la struttura del paesaggio

ligure.

L’utilizzo di tale strumento garantisce la necessaria omogeneità di lettura e di disciplina a livello

normativo sull’intero territorio ligure, con ciò rispondendo ad una evidente esigenza.

La componente di Paesaggio costituisce l’unità minima operativa del Piano, nel senso che

• a ciascuna Componente sono associati obiettivi, disposizioni generali d’uso e direttive rivolte alla Pianificazione comunale.

• la diversa “miscela” di componenti presenti, all’interno di una singola Unità di paesaggio consente di mettere a fuoco i caratteri, le identità e le politiche paesaggistiche da adottare in funzione dei diversi paesaggi , esprimendo un Giudizio di sintesi sul paesaggio di quell’Unità di paesaggio e Obiettivi generali in funzione della redazione degli strumenti urbanistici comunali.

• Le specificità locali, all’interno di ogni singola Componente, come rilevate all’interno delle schede descrittive relative a ciascun vincolo ex art 136 D.lgs 4272004 smi, consentiranno altresì di individuare le eventuali prescrizioni necessarie per la salvaguardia del particolare valore oggetto di tutela. Con ciò rispondendo alla seconda esigenza del Piano, che è quella di riconoscere e disciplinare le specificità locali. Le componenti riguardano

- Struttura idrogeomorfologica - Struttura ecosistemica e ambientale - Struttura antropica - Elementi della percezione,

Le componenti di paesaggio sono identificate (la perimetrazione ha valore indicativo) nella Carta delle

Componenti di Paesaggio e sono:

Relativamente alla struttura geomorfologica:

− EMERGENZE GEOMORFOLOGICHE : sono le aree con prevalenza di rocce nude, falesie, rupi, affioramenti e sono state individuate sulla base della Carta dell’uso del suolo

− IDROLOGIA NATURALE E ARTIFICIALE: sono i corsi d’acqua del reticolo idrografico regionale oltre ai fiumi e laghi tutelati per legge

− SPIAGGE: sono individuate sulla base della Carta dell’uso del suolo e del Sistema Informativo della Costa SICOAST Relativamente alla struttura ecosistemica e ambientale:

− AREE BOSCATE: sono le aree coperte da boschi e foreste individuate sulla base della carta dell’uso del suolo − ALTRE AREE NATURALI VEGETATE: praterie e altre aree prevalentemente naturali individuate sulla base

della carta dell’uso del suolo Relativamente alla struttura antropica:

− CENTRI STORICI: tessuti e nuclei storici inglobati in un’area urbana più ampia, caratterizzati da un impianto a trama compatta, a prevalente destinazione residenziale;

− NUCLEI STORICI ISOLATI: nuclei frazionali, borghi ed aggregati storici minori, con impianto lineare o a trama compatta, a prevalente destinazione residenziale;

− VERDE URBANO E SPAZI PER ATTIVITÀ SPORTIVE: parchi, giardini, aree per lo sport e altre aree che apportano un valore di qualità alle aree urbane;

− PARCHI URBANI: parchi, comprensivi delle eventuali edificazioni incluse, che costituiscono complessi aventi un elevato valore paesaggistico ed ambientale;

− TESSUTI INSEDIATI E TESSUTI INSEDIATI COMPATTI: individuati sulla base della Carta dell’uso del suolo; corrispondono a tessuti edificati compiuti, con adeguato livello di prestazioni funzionali, con prevalente funzione residenziale o con attività diversificate; possono essere connotati da omogeneità dell’impianto urbanistico o delle tipologie edilizie ovvero connotate da disomogeneità dell’edificato o da un assetto urbanistico inadeguato o interessate da processi di dismissione o da esigenze di delocalizzazione delle funzioni originarie;

− TESSUTI INSEDIATI - AREE PRODUTTIVE/ARTIGIANALI/COMMERCIALI: tessuti e insediamenti con prevalenti funzioni produttive, artigianali, industriali o commerciali di carattere locale incluse le aree interessate da processi di dismissione o da esigenze di delocalizzazione delle funzioni originarie;

− TESSUTI INSEDIATI – GRANDI SISTEMI DI AREE PRODUTTIVE/ARTIGIANALI/COMMERCIALI: il paesaggio industriale che comprende le grandi aree o i sistemi di aree produttive, artigianali, industriali o commerciali incluse le aree interessate da processi di dismissione o da esigenze di delocalizzazione delle funzioni originarie;

− TESSUTI INSEDIATI DISCONTINUI: gli insediamenti delle aree di fondovalle o dei versanti interni o del retrocosta dove il tessuto insediato ancorché discontinuo prevale sulla matrice agricola;

− PAESAGGIO AGRARIO: le aree agricole individuate sulla base della carta dell’Uso del suolo; − PORTI COMMERCIALI E MILITARI: le aree portuali di Genova, La Spezia, Savona e Imperia; − PORTI TURISTICI E APPRODI PROTETTI: gli impianti del sistema per la nautica da diporto non compresi

nei porti commerciali; − IMPIANTI E INFRASTRUTTURE: infrastrutture per la mobilità, attrezzature e impianti quali discariche,

depuratori, ecc...; − STRUTTURE RICETTIVE ALL’ARIA APERTA; − CAVE: gli areali delle cave a cielo aperto e delle strutture di deposito come individuate dal Piano Territoriale

Regionale delle Attività di Cava;

Relativamente agli elementi della percezione:

− VIABILITÀ STORICA E PANORAMICA: comprende la Via Aurelia e le principali strade di valico; − PASSEGGIATE A MARE − PERCORSI CICLOPEDONALI COSTIERI: comprende i percorsi realizzati sul tracciato ferroviario dismesso,

il tracciato ferroviario dismesso nel tratto San Lorenzo al Mare e Andora e il tracciato ferroviario di prossima dismissione tra i comuni di Andora e Finale Ligure;

− AREE AGRICOLE DI PARTICOLARE VALORE PERCETTIVO: territori con prevalente funzione agricola e valore di immagine, talvolta con presenza di manufatti di valore testimoniale o con elementi di strutturazione colturale (fasce, terrazzamenti, rete viabilistica interpoderale, sistemi irrigui, ecc.)

− CAPI E VERSANTI DI PARTICOLARE VALORE PERCETTIVO: parti di territorio a preminente carattere di naturalità con valore di immagine.

− TESSUTI INSEDIATI DI PARTICOLARE VALORE PERCETTIVO E COMPLESSI EDILIZI DI PREGIO: insediamenti costieri e tessuti edificati di primo versante con elevata esposizione visiva e panoramicità; tessuti pianificati, di epoca otto-novecentesca a trama omogenea e regolare; complessi edilizi, anche a carattere isolato, con edifici di qualità architettonica, estensiva presenza di aree verdi strutturate con giardini, parchi pubblici e privati.

− EMERGENZE STORICHE, PAESAGGISTICHE E ARCHEOLOGICHE: individuate sulla apposita cartografia regionale allegata al PPR, suddivisi tra ME – manufatti emergenti e SME – sistemi di manufatti emergenti.

Page 45: RELAZIONE Piano paesaggistico - Liguria

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Una lettura alla scala di Unità di Paesaggio (Sintesi interpretativa degli elementi che connotano l’unità di paesaggio e Obiettivi generali di qualità paesaggistica)

Come anticipato, una lettura sintetica, a livello di Unità di paesaggio, delle Componenti di paesaggio

costitutive delle diverse realtà, consente di formulare una sintesi interpretativa della qualità del paesaggio

nella singola unità di Paesaggio e di formulare obiettivi di carattere generale rivolti ai Comuni in funzione

della Pianificazione urbanistica comunale, obiettivi che, come già esplicitato, saranno meglio dettagliati

con riferimento alle singole componenti di paesaggio e, tradotti, sempre con riferimento alle singole

componenti di paesaggio, in più specifiche prescrizioni in presenza di singole aree oggetto di Vincolo

Paesaggistico.

1) Il Piano fornisce per ciascuna unità di paesaggio • Una sintesi interpretativa • Gli obiettivi generali di qualità paesaggistica

NOTA: 1 L’obiettivo generale è rivolto alla pianificazione comunale e dovrebbe esprimere il carattere prevalente dell’azione del piano comunale senza entrare nel dettaglio della indicazione di Ambiti o Distretti che il Piano esprime con riferimento alle singole Componenti NOTA: 2 Naturalmente, per come sono costruite le nostre unità di paesaggio, su una base sostanzialmente legata alla morfologia- sono porzioni di valle- possono comprendere ciascuna più paesaggi ( sintesi interpretativa) 2) La Sintesi interpretativa è stata ricondotta alle seguenti tipologie

Paesaggio di qualità: territori con trasformazioni antropiche storiche o recenti ed elementi di naturalità

che configurano un quadro di riconosciuto valore costitutivo dell’identità del paesaggio ligure.

Paesaggio (periurbano o agrario) eterogeneo: territori con sovrapposizione di trasformazioni tra loro

incoerenti per funzioni e caratteristiche dell’edificato non riconducibili ad un’immagine unitaria.

Paesaggio sovraccarico: territori connotati da intensità delle edificazioni e da modesta qualità

architettonica e dello spazio urbano.

Paesaggio trasformato: parti di territori con rilevanti trasformazioni che hanno interessato anche la

morfologia dei luoghi in esito alla positiva valutazione della relativa domanda d’uso.

Paesaggio boscato: territori con aree boscate in diversi stadi di evoluzione connotati sia da elementi di

qualità vegetazionale che da condizioni di abbandono.

Paesaggio agrario: territori nei quali gli usi agrari attivi o in abbandono ne connotano l’immagine.

Paesaggio urbano strutturato: territori con impianti urbani organizzati e intensa edificazione che

connotano un’immagine consolidata della città.

Paesaggio urbano incompiuto: parti di territorio con carattere prevalentemente urbano derivanti dalla

progressiva saldatura delle espansioni di comuni contermini lungo gli assi di collegamento viario.

NOTA. All’interno di una stessa Unità di Paesaggio (ricordiamo che le U.P. sono state individuate sulla

base prevalentemente di criteri morfologici) possono essere riconosciuti anche paesaggi diversi, esito

delle diverse traiettorie evolutive in atto sul territorio. Es. è ricorrente la situazione in cui, a fronte di un

fondovalle caratterizzato dalla formazione di tessuti edificati eterogenei lungo gli assi di scorrimento

stradali, si osserva l’estensione del paesaggio boscato sui versanti collinari.

Contestualmente all’espressione di un giudizio di sintesi il Piano fornisce Obiettivi generali di qualità

paesaggistica rivolti ai Comuni in vista della redazione piani territoriali e degli strumenti urbanistici

comunali

Generale tutela: la pianificazione territoriale ed urbanistica locale deve assicurare la salvaguardia delle

caratteristiche paesaggistiche e degli elementi costitutivi del paesaggio in ragione del loro riconosciuto

valore, segnatamente per quanto riguarda i beni paesaggistici corrispondenti alle aree di cui all’art. 136

del D.Lgs. n. 42/2004 e s.m..

Riordino paesaggistico: la pianificazione territoriale ed urbanistica locale deve prevedere specifiche

azioni di riordino finalizzate a comporre un’immagine unitaria del paesaggio per i territori periurbani

eterogenei favorendone l’evoluzione in senso urbano, attraverso il miglioramento della qualità

architettonica degli edifici e degli spazi pubblici, e per i territori di paesaggio agrario eterogeneo

favorendo il recupero dell’originario paesaggio agrario, attraverso la rimozione degli elementi incongrui.

Riconfigurazione dell’assetto urbano e riduzione della pressione insediativa: la pianificazione

territoriale ed urbanistica locale deve prevede azioni finalizzate alla formazione di nuovi spazi urbani e alla

riconfigurazione dell’edificazione con rinnovata qualità architettonica, sulla base di un complessivo

progetto di riorganizzazione alla scala urbana che preveda altresì un alleggerimento della pressione

insediativa sugli elementi di paesaggio sensibili.

Puntuali azioni di riqualificazione: riguardano limitate porzioni di territorio ligure che presentano

condizioni locali di degrado paesaggistico all’interno della unità di paesaggio o della componente di

paesaggio in cui si collocano, per le quali la pianificazione territoriale ed urbanistica locale deve prevedere

le adeguate misure per la loro riqualificazione.

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale: la pianificazione territoriale ed urbanistica

locale deve prevede azioni finalizzate ad assicurare la continuità dell’assetto agro forestale esistente.

LE “POLITICHE” del Piano

E’ opportuno soffermarsi qualche istante per riflettere sulle politiche paesaggistiche che il Piano propone

alla comunità ligure per i prossimi anni. La ricognizione dello stato delle tendenze in atto ha messo in luce

una pluralità di situazioni paesaggistico territoriali che richiedono una corrispondente, articolata gamma

di azioni da parte dei soggetti che concretamente dovranno tradurre gli orientamenti del Piano in scelte

territoriali all’interno degli strumenti di pianificazione

I Paesaggi di qualità

Risulta facile convenire su un’azione di generale tutela dei paesaggi di qualità, intendendo per tali quelli

costitutivi dell’identità della Liguria, lasciando aperti spazi per puntuali interventi di riqualificazione sulle

specifiche situazioni di degrado e di abbandono presenti in tali contesti.

Le aree boscate

Più problematico potrebbe risultare l’atteggiamento da adottare in relazione alle aree boscate che coprono

ormai circa tre quarti del territorio regionale. Si tratta, come ampiamente descritto nei vari Ambiti

territoriali, di un territorio con aree boscate in diversi stadi di evoluzione connotate sia da elementi di

qualità vegetazionale che da condizioni di abbandono. Una parte di queste aree ricade all’interno di Zone

Speciali di Conservazione sulle quali operano specifiche Misure di Conservazione, alle quali il Piano fa

espresso riferimento. Sulle restanti aree boscate, la scelta del Piano è quella di perseguire attraverso azioni

Page 46: RELAZIONE Piano paesaggistico - Liguria

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di gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale. L’equilibrio tra la salvaguardia del capitale

naturale, la tutela dei valori paesistici e le esigenze di manutenzione del territorio, di accessibilità e fruizione

attiva, di uso produttivo del bosco e di sviluppo delle attività economiche correlate, favorendo gli interventi

volti alla difesa del territorio, alla fruizione attiva, all’uso produttivo del bosco, al miglior sfruttamento delle

risorse naturali anche a fini energetici, al recupero, in caso di aree ex agricole, della funzione agricolo

produttiva.

Il paesaggio agrario

Le aree riconducibili alla nozione di paesaggio rurale sono, come ampiamente argomentato nell’analisi

degli ambiti, un fenomeno in via di progressiva riduzione. In diversi casi si tratta di territori che hanno

mantenuto un elevato valore d’immagine (aree terrazzate, contorni di nuclei storici, oliveti) che le fa

coincidere con i Paesaggi di Qualità. In linea generale l’indicazione del Piano è volta alla tutela del residuo

capitale Paesaggistico/economico di aree agricole ancora presente in Liguria, favorendo gli interventi volti

alla prosecuzione di tali attività e, ove ne ricorrano le condizioni, al recupero di territori ex agricoli in

abbandono. Tale indicazione si applica anche nel caso di paesaggi agrari eterogenei, connotati cioè dalla

presenza, accanto alle attività agricole, di funzioni e manufatti legati a residenza o ad attività di carattere

artigianale.

I paesaggi urbani

La situazione degli spazi urbani si presenta articolata e complessa. Anche in questo settore, risulta facile

convenire su un’impostazione volta alla generale tutela dei centri storici e dei contesti urbani strutturati,

in cui, cioè è riconoscibile un impianto urbano coerente, una adeguata qualità architettonica degli edifici e

degli spazi urbani. Più problematica la scelta di campo, in termini di giudizio e di azione su altre situazioni.

In primo luogo occorre prendere atto dell’esistenza di paesaggi trasformati, intendendo per tali quelli

oggetto di trasformazioni radicali, che hanno investito la morfologia dei luoghi, in esito a scelte

lungamente discusse e analizzate nell’ambito dei pertinenti processi decisionali. Ci si riferisce in primo

luogo alle trasformazioni all’interno degli ambiti portuali commerciali, ma, più in generale alle

trasformazioni connesse ad interventi di carattere infrastrutturale. Lo spazio di azione, in questi casi è

concentrato sulla risoluzione di puntuali situazioni di degrado.

In secondo luogo, occorre che il Piano prenda posizione rispetto a quelli che genericamente potremmo

chiamare paesaggi di recente trasformazione o in evoluzione. Ci si riferisce, in particolare, a due

situazioni,

- i paesaggi eterogenei che caratterizzano molti dei fondovalle della Liguria e, in generale, le aree

periurbane, con insediamenti cresciuti in gran parte lungo gli assi di comunicazione e connotati dalla

presenza di funzioni diverse e conseguentemente dalla presenza di manufatti eterogenei e spesso non di

particolare qualità architettonica.

- le città, che potremmo chiamare “incompiute” che connotano diversi settori costieri in particolare del

ponente, ma anche diverse aree di fondovalle, come esito di successive fasi espansive che hanno

progressivamente saldato, spesso lungo gli assi di comunicazione, centri contermini. Dal punto di vista

paesaggistico si tratta di situazioni connotate in generale da eterogeneità dal punto di vista degli impianti

(talvolta con compresenza di permanenze di porzioni ancora caratterizzate da usi agricoli all’interno di

contesti più fortemente urbanizzati) dei linguaggi e della qualità architettonica. Si tratta di uno dei temi

più difficili, perché, da un lato si tratta, necessariamente, di favorire, attraverso diffuse azioni di riordino,

l’evoluzione verso forme più strutturate di città, (con interventi anche importanti, di riorganizzazione

della viabilità che consentano il declassamento e la pedonalizzazione degli attuali tracciati viari),

dall’altro, di favorire le stesse azioni, il miglioramento della qualità architettonica e degli spazi pubblici,

che dovranno crescere sia in quantità che in qualità. Ultimo, ma non per importanza, il caso dei paesaggi

“sovraccarichi”, talvolta presenti anche all’interno delle situazioni già descritte, nei quali l’intensità delle

ondate espansive succedutesi, in particolare nei primi decenni del secondo dopoguerra, impone oggi

diffuse azioni di riordino che portino progressivamente a recuperare in primo luogo più equilibrati rapporti

tra aree edificate e aree libere, (e, contestualmente, continuità di visuali e accessibilità rispetto alla costa

o agli ambiti fluviali , ecc.)anche attraverso processi di delocalizzazione o ricomposizione di volumi.

Generale

tutela

Puntuali azioni

di

riqualificazione

su singole

situazioni di

degrado.

riordino

paesaggistico.

riconfigurazione

dell’assetto

urbano e di

riduzione della

pressione

insediativa

gestione e

manutenzione

del paesaggio

agricolo e

forestale.

Paesaggio di

qualità

X X

Paesaggio

boscato

X X

Paesaggio

agrario

X X X

Paesaggio

urbano

strutturato

X

Paesaggio

eterogeneo

(agrario o

periurbano)

X X X

Paesaggio

urbano

incompiuto

X

Paesaggio

sovraccarico

X

Paesaggio

trasformato

X

Sintesi interpretativa degli elementi che connotano l’unità di paesaggio

INDIRIZZO GENERALE

Ambito 1 - Riviera di Ponente/Imperiese 1.1 Latte-Mortola Paesaggio di qualità Generale tutela con puntuali azioni di

riqualificazione su singole situazioni di degrado

Page 47: RELAZIONE Piano paesaggistico - Liguria

47

1.2 Bassa Valle Roja Paesaggio eterogeneo Riordino paesaggistico 1.3 Ventimiglia-Vallecrosia-Bordighera

Paesaggio urbano incompiuto Riconfigurazione dell’assetto urbano e riduzione della pressione insediativa

1.4 Bassa Valle Nervia Paesaggio agrario sui versanti; Paesaggio eterogeneo nel fondovalle

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale; Riordino paesaggistico

1.5 Valle del Vallecrosia Paesaggio agrario sui versanti; Paesaggio eterogeneo nel basso fondovalle

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale; Riordino paesaggistico

1.6 Seborga Paesaggio agrario sui versanti; Paesaggio eterogeneo nel basso fondovalle

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale; Riordino paesaggistico

1.7 Ospedaletti Paesaggio eterogeneo nei versanti collinari

Riordino paesaggistico

1.8 Sanremo Paesaggio di qualità nella città storica e novecentesca; Paesaggio sovraccarico nell’espansione post-bellica

Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado; Riconfigurazione dell’assetto urbano e riduzione della pressione insediativa

1.9 Valle Armea Paesaggio eterogeneo Riordino paesaggistico

1.10 Bassa Valle Argentina

Paesaggio sovraccarico Riconfigurazione dell’assetto urbano e riduzione della pressione insediativa

1.11 Punta S.Stefano Paesaggio sovraccarico Riconfigurazione dell’assetto urbano e riduzione della pressione insediativa

1.12 Valle S. Lorenzo Paesaggio eterogeneo sulla costa; Paesaggio agrario nei versanti interni

Riordino paesaggistico; Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

1.13 Imperia Paesaggio eterogeneo Riordino paesaggistico 1.14 Dianese Paesaggio eterogeneo sulla

costa; Paesaggio agrario nei versanti interni

Riordino paesaggistico; Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

1.15 Valle Merula Paesaggio eterogeneo sulla costa; Paesaggio agrario nella valle interna

Riordino paesaggistico Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

Ambito 2 - Alpi Liguri 2.1 Bevera Paesaggio boscato

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

2.2 Media Valle Roja Paesaggio boscato

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

2.3 Valle Barbaira Paesaggio boscato

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

2.4 Media Valle Nervia Paesaggio boscato; Paesaggio agrario

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

2.5 Alta Valle Nervia Paesaggio boscato

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

2.6 Alta Valle Argentina

Paesaggio boscato

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

2.7 Media Valle Argentina

Paesaggio boscato; Paesaggio agrario

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

2.8 Valle Tanarello Paesaggio boscato

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

2.9 Alta Valle Arroscia Paesaggio boscato; Paesaggio agrario

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

2.10 Giara di Rezzo Paesaggio boscato

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

2.11 Valle Prino Paesaggio agrario

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

2.12 Valle Impero Paesaggio agrario

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

2.13 Media Valle Arroscia

Paesaggio boscato; Paesaggio agrario

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

2.14 Bassa Valle Arroscia

Paesaggio boscato; Paesaggio agrario

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

2.15 Valle Pennavaira Paesaggio boscato

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

2.16 Valle Neva Paesaggio boscato; Paesaggio agrario

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

Ambito 3 - Riviera di Ponente/Savonese 3.1 Val Lerrone Paesaggio boscato;

Paesaggio agrario Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

3.2 Alassio-Laigueglia Paesaggio di qualità Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado

3.3 Albenga-Ceriale Paesaggio eterogeneo Riconfigurazione dell’assetto urbano e riduzione della pressione insediativa

3.4 Borghetto S.S.-Loano-Pietra L.-Borgio V.

Paesaggio sovraccarico Riconfigurazione dell’assetto urbano e riduzione della pressione insediativa

3.5 Finalese Paesaggio di qualità Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado

3.6 Noli-Spotorno-Bergeggi

Paesaggio di qualità Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado

Ambito 4 - Riviera del Beigua 4.1 Savonese Paesaggio trasformato nel

territorio di Vado Ligure, Paesaggio eterogeneo nel

Riordino paesaggistico; Riconfigurazione dell’assetto urbano e riduzione della pressione insediativa

Page 48: RELAZIONE Piano paesaggistico - Liguria

48

territorio compreso tra Vado Ligure e Savona

4.2 Valle Sansobbia Paesaggio di qualità lungo la costa; Paesaggio eterogeneo nelle aree urbane retrostanti; Paesaggio boscato nelle aree interne

Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado; Riordino paesaggistico; Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

4.3 Valle Teiro Paesaggio eterogeneo nel fondovalle; Paesaggio boscato e Paesaggio agrario nei versanti interni

Riordino paesaggistico; Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

4.4 Celle Ligure-Varazze

Paesaggio di qualità lungo la costa; Paesaggio eterogeneo nelle aree urbane retrostanti; Paesaggio boscato nei versanti interni

Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado; Riordino paesaggistico; Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

4.5 Valle Arrestra-Portigliolo

Paesaggio di qualità lungo costa; Paesaggio boscato nella valle interna

Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado; Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

4.6 Arenzano-Cogoleto Paesaggio di qualità lungo la costa; Paesaggio eterogeneo nelle aree urbane retrostanti; Paesaggio boscato nei versanti interni

Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado; Riordino paesaggistico; Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

Ambito 5 - Appennino Ligure di Ponente 5.1 Alta Valle Bormida di Millesimo

Paesaggio boscato; Paesaggio agrario

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

5.2 Bassa Valle Bormida di Millesimo

Paesaggio eterogeneo nei contesti urbani di fondovalle; Paesaggio boscato nei versanti

Riordino paesaggistico; Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

5.3 Alta Valle Varatella Paesaggio boscato Paesaggio agrario nei comuni di Balestrino e Toirano

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

5.4 Valle Maremola Paesaggio eterogeneo nel fondovalle e nei bassi versanti collinari; Paesaggio boscato nelle parti alte

Riordino paesaggistico; Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

5.5 Alta Valle Bormida di Spigno

Paesaggio boscato Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

5.6 Anfiteatro del Melogno

Paesaggio boscato; Paesaggio di qualità nei nuclei storici e nel loro contesto agricolo; Paesaggio eterogeneo nel fondovalle di Calice Ligure

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale; Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado; Riordino paesaggistico

5.7 Bassa Valle Bormida di Spigno

Paesaggio eterogeneo nelle aree di fondovalle; Paesaggio boscato sui versanti

Riordino paesaggistico Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

5.8 Entroterra Savonese

Paesaggio eterogeneo nei fondovalle; Paesaggio boscato sui versanti

Riordino paesaggistico Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

5.9 Valle del Valla Paesaggio agrario nei fondovalle; Paesaggio boscato sui versanti

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

5.10 Valle Erro Paesaggio agrario nei fondovalle; Paesaggio boscato sui versanti

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

5.11 Valle Orba Paesaggio boscato; Paesaggio agrario

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

5.12 Valle Stura Paesaggio eterogeneo nel fondovalle; Paesaggio boscato nei versanti

Riordino paesaggistico Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

Ambito 6 - Genovesato 6.1 Genova - Voltri-Prà. Paesaggio trasformato lungo

costa, nei fondovalle e nei versanti più bassi; Paesaggio boscato e Paesaggio agrario nei versanti più alti

Riordino paesaggistico; Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

6.2 Genova - Val Varenna.

Paesaggio trasformato lungo costa e nel fondovalle più prossimo alla costa; Paesaggio agrario nel fondovalle più interno; Paesaggio boscato nei versanti più alti

Riordino paesaggistico Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

6.3 Alta Val Polcevera Paesaggio eterogeneo nei fondovalle;

Riordino paesaggistico;

Page 49: RELAZIONE Piano paesaggistico - Liguria

49

Paesaggio agrario nei versanti Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

6.4 Genova - Sestri Ponente.

Paesaggio trasformato lungo costa, nel fondovalle e nei versanti interni (monte Gazzo e Scarpino)

Riordino paesaggistico

6.5 Genova - Bassa Valle Polcevera.

Paesaggio eterogeneo nel fondovalle

Riordino paesaggistico

6.6 Genova - Centro urbano.

Paesaggio di qualità Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado

6.7 Genova - Bassa Valle Bisagno

Paesaggio urbano strutturato Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado

6.8 Genova - Levante Paesaggio urbano strutturato Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado

Ambito 7 - Tigullio-Paradiso 7.1 Nervi-Pieve Ligure-Polanesi-Mulinetti

Paesaggio di qualità lungo costa; Paesaggio eterogeneo nelle aree retrostanti

Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado; Riordino paesaggistico

7.2 Bogliasco Paesaggio di qualità lungo costa; Paesaggio eterogeneo nelle aree retrostanti

Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado; Riordino paesaggistico

7.3 Sori Paesaggio di qualità lungo costa; Paesaggio eterogeneo nelle aree retrostanti

Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado; Riordino paesaggistico

7.4 Recco Alta Paesaggio agrario

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

7.5 Recco Bassa Paesaggio di qualità lungo costa; Paesaggio eterogeneo nelle aree retrostanti

Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado; Riordino paesaggistico

7.6 Camogli Paesaggio di qualità Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado; Riordino paesaggistico

7.7 Portofino Paesaggio di qualità Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado; Riordino paesaggistico

7.8 Rapallo Paesaggio sovraccarico nell’area urbana,

Riconfigurazione dell’assetto urbano e riduzione della pressione insediativa

7.9 Santa Margherita Paesaggio di qualità Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado

7.10 Zoagli Paesaggio di qualità Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado

7.11 Leivi Paesaggio eterogeneo nei fondovalle, Paesaggio agrario nei versanti meglio esposti

Riordino paesaggistico; Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

7.12 Entella Paesaggio eterogeneo nel fondovalle; Paesaggio agrario nei versanti meglio esposti

Riordino paesaggistico Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

7.13 Santa Giulia Paesaggio agrario

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

7.14 Sestri Levante-Casarza

Paesaggio di qualità nel fronte a mare; Paesaggio eterogeneo nelle aree retrostanti

Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado; Riordino paesaggistico

Ambito 8 - Riviera di Levante 8.1 Moneglia Paesaggio di qualità nel fronte

a mare; Paesaggio eterogeneo nelle aree retrostanti

Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado; Riordino paesaggistico

8.2 Deiva Paesaggio di qualità nel fronte a mare; Paesaggio eterogeneo nelle aree retrostanti

Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado; Riordino paesaggistico

8.3 Bonassola Paesaggio di qualità lungo la costa; Paesaggio eterogeneo nelle aree retrostanti

Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado; Riordino paesaggistico

8.4 Levanto Paesaggio di qualità lungo la costa; Paesaggio eterogeneo nel tessuto urbano retrostante Paesaggio agrario nei versanti

Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado; Riordino paesaggistico; Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

8.5 Cinque Terre Paesaggio di qualità Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado

Page 50: RELAZIONE Piano paesaggistico - Liguria

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8.6 Portovenere Paesaggio di qualità Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado

Ambito 9 - Appennino Ligure di Levante 9.1 Bassa Valle Scrivia Paesaggio eterogeneo nel

fondovalle; Paesaggio boscato nei versanti

Riordino paesaggistico; Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

9.2 Valle di Vobbia Paesaggio boscato Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

9.3 Alta Valle Scrivia Paesaggio eterogeneo nel fondovalle; Paesaggio boscato nei versanti

Riordino paesaggistico; Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

9.4 Valbrevenna Paesaggio boscato Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

9.5 Alta Val Bisagno Paesaggio eterogeneo nel fondovalle; Paesaggio boscato nei versanti

Riordino paesaggistico; Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

9.6 Alta Val Fontanabuona

Paesaggio eterogeneo nel fondovalle; Paesaggio agrario nei versanti meglio esposti; Paesaggio boscato nei versanti in ombra e in quota

Riordino paesaggistico; Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

9.7 Alta Val Trebbia Paesaggio boscato Paesaggio agrario

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

9.8 Media Val Fontanabuona

Paesaggio eterogeneo nel fondovalle; Paesaggio agrario nei versanti meglio esposti; Paesaggio boscato nei versanti in ombra e in quota

Riordino paesaggistico; Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

9.9 Bassa Val Trebbia Paesaggio boscato Paesaggio agrario

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

9.10 Alta Val d’Aveto Paesaggio di qualità Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado

9.11 Bassa Val Fontanabuona

Paesaggio eterogeneo nel fondovalle; Paesaggio agrario nei versanti meglio esposti;

Riordino paesaggistico; Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

Paesaggio boscato nei versanti in ombra e in quota

9.12 Valle Cicagna Paesaggio agrario nei versanti meglio esposti; Paesaggio boscato nei versanti in ombra e in quota

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

9.13 Alta Valle Sturla Paesaggio agrario nei versanti meglio esposti; Paesaggio boscato nei versanti in ombra e in quota

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

9.14 Bassa Val d’Aveto Paesaggio di qualità Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado

9.15 Bassa Valle Sturla Paesaggio agrario nei versanti meglio esposti; Paesaggio boscato nei versanti in ombra e in quota

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

9.16 Valle Penna Paesaggio agrario nei versanti meglio esposti; Paesaggio boscato nei versanti in ombra e in quota

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

9.17 Val Graveglia Paesaggio agrario nei versanti meglio esposti; Paesaggio boscato nei versanti in ombra e in quota

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

9.18 Val Gromolo Paesaggio agrario nei versanti meglio esposti e Paesaggio boscato nei versanti in ombra e in quota; Paesaggio eterogeneo nel fondovalle;

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale; Riordino paesaggistico;

Ambito 10 - Val di Vara 10.1 Alta Val di Vara Paesaggio boscato

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

10.2 Val Petronio Paesaggio boscato; Paesaggio agrario nel fondovalle e nei versanti meglio esposti

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

10.3 Media Val di Vara - Sesta Godano

Paesaggio boscato nei versanti; Paesaggio eterogeneo nei fondovalle

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale; Riordino paesaggistico

10.4 Media Val di Vara - Brugnato

Paesaggio boscato nei versanti; Paesaggio eterogeneo nei fondovalle

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale; Riordino paesaggistico

Page 51: RELAZIONE Piano paesaggistico - Liguria

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10.5 Bassa Val di Vara Paesaggio boscato e Paesaggio agrario nei versanti; Paesaggio eterogeneo nei fondovalle

Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale; Riordino paesaggistico

Ambito 11 - Golfo della Spezia/Val di Magra 11.1 La Spezia Paesaggio urbano strutturato

nel centro cittadino; Paesaggio eterogeneo negli ambiti periferici

Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado; Riordino paesaggistico

11.2 Valle Magra Paesaggio eterogeneo lungo le principali direttrici di fondovalle; Paesaggio agrario

Riordino paesaggistico; Gestione e manutenzione del paesaggio agricolo e forestale

11.3 Montemarcello Paesaggio di qualità Generale tutela con puntuali azioni di riqualificazione su singole situazioni di degrado

Page 52: RELAZIONE Piano paesaggistico - Liguria

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NORME DI PIANO

A seguito delle considerazioni svolte in sede di Comitato Tecnico l’impianto della normativa è in parte modificato rispetto all’impostazione iniziale. La prima grande differenza si trova nel fatto che si è convenuto che il Piano debba avere una carta di “zonizzazione”. Nella prima impostazione del Piano la “zonizzazione” era demandata ad una seconda fase, ovvero alla fase di adeguamento dei PUC al Piano Paesaggistico. Nella nuova impostazione il Piano fornisce una cartografia relativa alle Componenti di Piano. Una seconda differenza sta nel fatto che prima la normativa era distinta in quattro parti (norme generali, norme ambiti e unità di paesaggio, norme aree vincolate per decreto e norme aree tutelate per legge); questo però sembrava generare confusione e sembrava generare una questione di prevalenza di difficile soluzione. Oggi invece l’impianto normativo è uno (Norme di Piano) al quale si aggiungono le eventuali ulteriori prescrizioni o specificazioni per le aree dichiarate di notevole interesse pubblico. La Normativa riporta gli obiettivi e le indicazioni previsti dal Piano e volti alla tutela, alla valorizzazione e alla creazione di paesaggi al fine di orientare e armonizzare le sue trasformazioni. Le Norme di Piano, forniscono le indicazioni per definire la compatibilità paesaggistica dei Piani e degli interventi. Le Norme di Piano quindi sono lo strumento con cui sarà possibile definire la compatibilità paesaggistica di un PUC, in sede della sua approvazione, e di un intervento, in sede di Autorizzazione Paesaggistica. L’intero territorio regionale è sottoposto alla disciplina del Piano. Gli strumenti di pianificazione locale

attuano le indicazioni del Piano e, fino a che gli strumenti urbanistici comunali non saranno adeguati ad

attuare tali indicazioni, le Norme di Piano avranno valore prescrittivo e immediatamente prevalente.

Le Norme di Piano sono articolate in:

- TITOLO I: DISPOSIZIONI GENERALI

- TITOLO II: AMBITI, UNITÀ E COMPONENTI DI PAESAGGIO

- TITOLO III: BENI PAESAGGISTICI

- TITOLO IV: DISPOSIZIONI FINALI

Le disposizioni generali esplicitano quali sono l’oggetto, la struttura e gli elaborati del Piano e forniscono le indicazioni relative all’efficacia e alle modalità di attuazione del Piano. Riguardo alla struttura del Piano occorre evidenziare che le parti che, mentre gli Ambiti e i Beni paesaggistici sono previsti dal Codice, le Componenti di Paesaggio non è un contenuto previsto dal Codice ma è stato utilizzato praticamente da tutti i Piani già approvati. Riguardo all’efficacia il piano è (come il PTCP) prescrittivo e immediatamente prevalente. Riguardo all’attuazione è utile evidenziare come questa avvenga in 2 fasi. Con la sua entrata in vigore (prima fase) il Piano è già pienamente operante, (infatti è prescrittivo e prevalente sulle disposizioni incompatibili di ogni strumento di pianificazione locale vigente); in fase di approvazione di un piano urbanistico comunale il piano raggiunge la sua piena e definitiva attuazione (seconda fase). Infine si evidenzia che i perimetri dei Beni Paesaggistici (in particolare i perimetri delle aree dichiarate di notevole interesse pubblico) riportati nella cartografia (che ad oggi coincidono con quelli di Liguria Vincoli) saranno certi (cioè il Piano certifica che quei perimetri corrispondono a quanto descritto nel decreto di vincolo) e quindi vincolanti e non più indicativi. Gli Ambiti, ognuno dei quali è suddiviso in Unità di Paesaggio costituiscono la geografia sulla quale il Piano effettua una ricognizione estesa a tutto il territorio regionale mediante l’analisi delle sue

caratteristiche paesaggistiche. Le disposizioni normative forniscono per ogni Unità di Paesaggio una sintesi interpretativa degli elementi che connotano l’unità di paesaggio e gli obiettivi generali volti al miglioramento della qualità paesaggistica. Le Componenti di Paesaggio, riferite all’intero territorio regionale, sono quegli elementi ricorrenti che compongono la struttura del paesaggio ligure e che sono tipizzabili o riconoscibili nei vari contesti. Costituiscono la geografia di riferimento su cui si articola la normativa d’uso del Piano. La disciplina relativa alle Componenti di Paesaggio individua: a) gli obiettivi di qualità paesaggistica da perseguire nella pianificazione di livello locale e negli interventi

di trasformazione del territorio; b) le disposizioni generali di tutela e di valorizzazione del paesaggio che costituiscono le misure necessarie

per il corretto inserimento, nel contesto paesaggistico, degli interventi di trasformazione del territorio e le indicazioni volte a definire la compatibilità fra interesse paesaggistico tutelato ed intervento progettato.

c) le specifiche prescrizioni d’uso delle aree dichiarate di notevole interesse pubblico che rimandano agli elementi identificativi e descrittivi e alle eventuali specifiche prescrizioni d’uso contenute nelle schede

d) le direttive per la pianificazione territoriale e locale, ovvero le ricognizioni, le azioni e le specificazioni che gli Enti sono tenuti ad effettuare in sede di formazione dei piani territoriali e di settore e dei piani urbanistici comunali

Le Componenti di Paesaggio, organizzate in struttura idrogeomorfologica, struttura ecosistemica e ambientale, struttura antropica, elementi della percezione, sono: per la struttura idrogeomorfologica: - emergenze geomorfologiche: il cui obiettivo è la tutela della conformazione geomorfologica e la

conservazione delle rocce e delle falesie quali elementi di rilievo paesaggistico e percettivo e la valorizzazione della geodiversità;

- idrologia naturale e artificiale: il cui obiettivo è la tutela paesaggistica e la salvaguardia dell’efficienza ecosistemica dei corsi d’acqua;

- spiagge: il cui obiettivo è la tutela e la valorizzazione dei tratti di costa emersa e sommersa aventi valore paesaggistico, naturalistico ed ambientale, anche tramite la diminuzione delle pressioni antropiche che insistono su di essa.;

per la struttura ecosistemica e ambientale: - aree boscate e altre aree naturali vegetate: il cui obiettivo è l’equilibrio tra la salvaguardia del capitale

naturale, la tutela dei valori paesistici e le esigenze di manutenzione del territorio, di accessibilità e fruizione attiva, di uso produttivo del bosco e di sviluppo delle attività economiche correlate

per la struttura antropica: - centri storici e nuclei storici isolati: il cui obiettivo è la conservazione dei caratteri formali e strutturali

propri dei tessuti storici e dei nuclei storici isolati; - Verde urbano e spazi per attività sportive: il cui obiettivo è la conservazione, la valorizzazione e

l’incremento del verde e degli elementi che concorrono alla qualità urbana; - parchi urbani: il cui obiettivo è la conservazione di quegli elementi della struttura urbana che

maggiormente concorrono a determinarne la qualificazione paesistico-ambientale; - tessuti insediati e tessuti insediati compatti: il cui obiettivo è la rigenerazione dei tessuti urbani con

azioni specifiche atte a, ricucire le parti frammentate e a rendere funzionale il sistema infrastrutturale e dei servizi ed in generale elevare la qualità architettonica e l’immagine complessiva;

- tessuti insediati - aree produttive/artigianali/commerciali: il cui obiettivo è il miglioramento paesaggistico della qualità urbana e dell’efficienza delle aree produttive, artigianali o commerciali anche mediante la mitigazione degli impatti percettivi negativi;

Page 53: RELAZIONE Piano paesaggistico - Liguria

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- tessuti insediati – grandi sistemi di aree produttive/artigianali/commerciali: il cui obiettivo è il mantenimento e lo sviluppo delle attività insediate, migliorandone la qualità paesaggistica anche mediante la mitigazione degli impatti percettivi negativi;

- tessuti insediati discontinui: il cui obiettivo è il mantenimento dei caratteri complessivi dell’insediamento, suscettibile di completamento e riordino urbanistico;

- paesaggio agrario: il cui obiettivo la conservazione del paesaggio agrario ligure e il contrasto al suo abbandono;

- porti commerciali e militari: il cui obiettivo è la riqualificazione e lo sviluppo delle attività insediate, migliorandone la sostenibilità ambientale e la qualità paesaggistica;

- porti turistici e approdi protetti: il cui obiettivo è la riqualificazione e lo sviluppo delle attività insediate, migliorandone la sostenibilità ambientale e la qualità paesaggistica;

- infrastrutture e impianti esistenti: il cui obiettivo è il miglioramento della qualità paesaggistica delle attività insediate e la riduzione degli impatti visivi;

- strutture ricettive all’aria aperta: il cui obiettivo è il miglioramento della qualità paesaggistica delle attività insediate;

- cave: il cui obiettivo è il miglioramento della qualità paesaggistica e della sostenibilità ambientale, consentendo il mantenimento e lo sviluppo delle attività insediate;

per gli elementi della percezione

- viabilità storica e panoramica: il cui obiettivo è La salvaguardia dei valori storico-documentali e paesaggistici e la valorizzazione della potenzialità della viabilità storica e panoramica in termini di fruizione del paesaggio e di promozione dell’immagine del territorio;

- passeggiate a mare: il cui obiettivo è garantire l’accessibilità e la fruizione pubblica del fronte mare assicurando un alto livello di qualità paesaggistica;

- percorsi ciclopedonali costieri: il cui obiettivo è la salvaguardia dell’unitarietà dei tracciati ciclopedonali realizzati sui sedimi della ferrovia dismessa la loro estensione su quelli da dismettere, l’integrazione con la rete dei percorsi ciclopedonali realizzati e da realizzare sia lungo la costa sia lungo gli assi vallivi perpendicolari all’asse costiero;

- aree agricole di particolare valore percettivo: il cui obiettivo è la conservazione del paesaggio agrario ligure, il contrasto all’abbandono e la salvaguardia del valore di immagine;

- capi e versanti di particolare valore percettivo: il cui obiettivo è la tutela dell’integrità e dell’efficienza del capitale naturale ad alto valore paesaggistico, la salvaguardia del valore di immagine e la fruizione attiva del territorio;

- tessuti insediati di particolare valore percettivo e complessi edilizi di pregio: il cui obiettivo è conservare la qualità paesaggistica dei luoghi e curarne la fruizione;

- emergenze storiche, paesaggistiche e archeologiche: il cui obiettivo è conservare ovvero di ripristinare le condizioni per l'identificazione del manufatto e per una corretta lettura dei suoi rapporti con il contesto, tanto sotto il profilo percettivo quanto sotto quello storico-documentale.

I Beni Paesaggistici si distinguono in Aree dichiarate di notevole interesse pubblico (di cui all’art. 136 del Codice) e Aree tutelate per legge (di cui all’art. 142 del Codice). La normativa relativa ai beni paesaggistici costituisce il criterio per la definizione della compatibilità fra interesse paesaggistico tutelato ed intervento progettato ai fini dell’autorizzazione paesaggistica di cui all’articolo 146 del Codice. La normativa d’uso dei beni paesaggistici è definita dalla disciplina relativa alle Componenti di paesaggio in esse ricadenti e dalle prescrizioni specifiche. Per le Aree dichiarate di notevole interesse pubblico (di cui all’art. 136 del Codice) la normativa specifica è riportata nelle relative Schede e si applica tenuto conto dei valori e delle criticità individuate nella parte descrittivo-ricognitiva della scheda, la quale costituisce pertanto parte integrante della disciplina. Per le Aree tutelate per legge (di cui all’art. 142 del Codice) la normativa specifica è volta a:

- definire i criteri per la puntuale identificazione delle aree sottoposte a tutela; - individuare gli interventi compatibili e/o gli interventi non compatibili con le esigenze di tutela. - individuare le aree nelle quali, ai sensi dell’articolo 143, comma 4, lettera a), la realizzazione di opere

e interventi può avvenire previo accertamento, nell’ambito del procedimento ordinato al rilascio del titolo edilizio, alla conformità degli interventi medesimi alle previsioni dello strumento urbanistico comunale adeguato al PPR e sul quale è stata acquisita la positiva verifica da parte del Ministero;

Per quanto riguarda l’individuazione delle Aree tutelate per legge: - i territori costieri sono stati individuati sulla base di una linea generatrice del vincolo costituita dalla

linea di riva naturale non protetta da opere umane costituita da spiagge o costa alta, dalla linea di riva artificiale che segue gli elementi costruiti dall’uomo, manufatti e opere marittime e dalla linea di riva fittizia ovvero non esistente in quanto ricostruita in corrispondenza di aree focive, opere aggettanti, opere di difesa, ecc. Dopo aver determinato la linea generatrice del vincolo si è proceduto con la delimitazione della fascia di rispetto mediante la formazione di un buffer ad una distanza costante di 300 m.

- Relativamente ai laghi, il Piano individua quali gli invasi naturali o artificiali con un perimetro di misura superiore ai 500 metri o che siano riconoscibili tramite un toponimo. Analogamente ai territori costieri, anche per i territori contermini ai laghi è stata delimitata la linea di battigia ricostruendo la chiusura fittizia in presenza di emissari/immissari per poi procedere alla costruzione di un buffer alla distanza costante di 300 m dal perimetro.

- i fiumi, torrenti, corsi d'acqua rilevanti ai fini paesaggistici sono stati individuati i corpi idrici come individuati dal PTA nel fascicolo “Individuazione dei Corpi Idrici”, escludendo dalle aree di tutela i tratti già considerati non rilevanti ai fini paesaggistici di cui alla DGR n. 5900 del 06.12.1985. Il piano inoltre definisce i puntuali criteri per la delimitazione del buffer e demanda ai Comuni la rappresentazione cartografica delle aree tutelate.

- Per l’individuazione delle montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare (per la catena alpina) e 1.200 metri sul livello del mare (per la catena appenninica e per le isole) è stato considerato il Colle di Cadibona quale punto di separazione tra la catena alpina e la catena appenninica, facendo uso della Carta delle Fasce Altimetriche.

- I parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché' i territori di protezione esterna dei parchi sono rappresentati nella cartografia di ricognizione dei Beni paesaggistici.

- Per la ricognizione dei territori coperti da foreste e da boschi si applica la definizione di bosco di cui all’articolo 3 comma 3 del decreto legislativo 3 aprile 2018, n. 34 (Testo unico in materia di foreste e filiere forestali). Sono incluse nelle aree di tutela di cui al presente articolo anche le cave e discariche il cui programma di coltivazione/conferimento ribadisce la necessità del ripristino della copertura boscata ancorché non rappresentate nella cartografia di cui al comma. La delimitazione cartografica deriva dalla selezione delle classi di Uso del Suolo riferite ai boschi e ai cespuglieti riportate di seguito:

o 3111 – bosco xerofilo a prevalenza specie sempreverdi o 3112 – bosco misto termofilo o 3113 – bosco misto mesofilo o 3114 – bosco a prevalenza faggio o 3115 – bosco a prevalenza di castagno o 3116 – castagneti da frutto o 3117 – bosco di specie igrofile o 312 – bosco di conifere o 313 – boschi misti o 322 – brughiere e cespuglieti o 323 – aree con vegetazione a sclerofille o 324 – aree a vegetazione boschiva ed arbustiva in evoluzione.

Page 54: RELAZIONE Piano paesaggistico - Liguria

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- Le aree degli usi civici sono delimitate sulla base della cartografia catastale e riportate nella cartografia di ricognizione dei Beni paesaggistici.

- Le zone di interesse archeologico sono costituite dalle aree vincolate ai sensi della parte Seconda del Codice meritevoli di specifica tutela e valorizzazione paesaggistica.

Page 55: RELAZIONE Piano paesaggistico - Liguria

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Bibliografia E Materiali Utilizzati

In primo luogo corre l’obbligo di richiamare i tematismi presenti nel sistema informativo territoriale

Cartografia catastale

Aree Protette e relativi Piani - ed. 2011

S.I.C. Terrestri e Marini sc. 1:10000 - DGR n. 705/2012 e DGR n.613/2012 con Z.S.C. - DM MATTM 24/06/2015

Zone a Protezione Speciale (ZPS) - DGR n.650/2012

Biodiversità - Rete Ecologica

Tipi Forestali della Regione Liguria sc. 1:25000 - ed. 2013

P.d.B. rilievo regionale - Fasce fluviali

P.d.B. Magra - Regimi normativi assetto fluviale sc. 1:10000

PAI Piano Assetto Idrogeologico del F. Po - Dissesti e Vincoli

P.d.B. rilievo regionale - Suscettività al dissesto

P.d.B. Magra - Pericolosità geomorfologica sc. 1:10000

Derivazioni Idriche 2015

Depuratori, scarichi civili ed industriali, condotte di scarico

Stabilimenti a Rischio di Incidente Rilevante

Anagrafe Siti da Bonificare

Catasto Elettrodotti sc. 1:10000

Impianti di Radiofrequenza

Discariche ed. 2010

Centri di conferimento da raccolta differenziata

Aree vulnerabili da nitrati di origine agricola - D.G.R. n. 1047/2016

Catalogo degli alberi monumentali - D.D. n. 6496/2016

Vincoli architettonici, archeologici, paesaggistici

Limiti Amministrativi (Comunali, Provinciali, Regionali) sc. 1:5000 - ed. 2011

Carta uso del scuolo sc. 1:25000 - 2000

Uso del Suolo sc. 1:10000 - ed. 2009

Uso del Suolo sc. 1:10000 - ed. 2012

Uso del Suolo sc. 1:10000 - ed. 2015

P.T.C.P. Assetto Geomorfologico sc. 1:25000

P.T.C.P. Assetto Vegetazionale sc. 1:25000

P.T.C.P. Assetto Insediativo ed Aree Carsiche sc.1:25000

Ortofoto carta regionale sc. 1:10000 (B/N) - 1986

Ortofoto carta digitale IT2000 sc. 1:10000

Ortofoto digitale a colori 2017 - sc. 1:10000

Ortofoto digitale a colori 2010 - sc. 1:10000

Ortofoto digitale a colori 2013 - sc. 1:10000

Ortofoto digitale a colori 2016 - sc. 1:5000

Piano Territoriale delle Attività Estrattive 2008 sc. 1:25000

Progetti Sottoposti a V.I.A. Nazionale, Regionale e Screening

Opere di Difesa Costiera

Spiagge

Costa Alta

Toponimi Costa scala 1:5000

Batimetrie

PUD - Progetto Utilizzo Demanio Marittimo

Aree Naturali Marine Protette

Atlante degli Habitat Marini sc. 1:10000 - 2009

Evoluzione della linea di costa dal 1944 al 2003

Impianti di pesca, maricoltura e barriere di ripopolamento ittico

Porti e impianti nautici

Aree di competenza Autorità Portuali

Linea di Costa

Carta degli Stati di S.M. Sarda - 1853 - raster

IGM Istituto Geografico Militare - Levata nel 1937

Strati prioritari CTR sc. 1:10000 - ed. 2003 (2D strutturata)

Carta Tecnica Regionale 1:5000 - 1990/2006 - I Edizione 3D

Carta Tecnica Regionale 1:5000 dal 2007 - II Edizione 3D / DB Topografico

Aree percorse dal fuoco - Anno 2003/2010 sc. 1:10000

Aree percorse dal fuoco - Anno 2011 sc. 1:10000

Aree percorse dal fuoco - Anno 2012 sc. 1:10000

Aree percorse dal fuoco - Anno 2013 sc. 1:10000

Aree percorse dal fuoco - Anno 2014 sc. 1:10000

Aree percorse dal fuoco - Anno 2015 sc. 1:10000

Aree percorse dal fuoco - Anno 2016 sc. 1:10000

P.T.A. 2015 - Bacino drenante in area sensibile

Page 56: RELAZIONE Piano paesaggistico - Liguria

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P.T.A. 2015 - Caratterizzazione delle acque sotterranee

P.T.A. 2015 - Obiettivi acque sotterranee

P.T.A. 2015 - Obiettivi acque superficiali

P.T.A. 2015 - Portate e DMV

P.T.A. 2015 - Pressioni sui corpi idrici superficiali e sotterranei

P.T.A. 2015 - Proposta di revisione della tipizzazione dei corpi idrici fiumi e laghi

P.T.A. 2015 - Registro delle aree protette

P.T.A. 2015 - Rete di Monitoraggio Acque Sotterranee 2009-2014

P.T.A. 2015 - Rete di Monitoraggio Acque Sotterranee 2015-2020

P.T.A. 2015 - Rete di Monitoraggio Acque Superficiali 2009-2014

P.T.A. 2015 - Rete di Monitoraggio Acque Superficiali 2015-2020

P.T.A. 2015 - Stato chimico acque sotterranee 2009-2013

P.T.A. 2015 - Stato chimico acque superficiali 2009-2013

P.T.A. 2015 - Stato complessivo acque sotterranee 2009-2013

P.T.A. 2015 - Stato complessivo acque superficiali 2009-2013

P.T.A. 2015 - Stato ecologico acque superficiali 2009-2013

P.T.A. 2015 - Stato quantitativo acque sotterranee 2009-2013

P.T.A. 2015 - Tipizzazione delle acque superficiali

REL - Rete Escursionistica Ligure - D.G.R. 155/2017

iARCHITETTURA CONTEMPORANEA

Architetture in Liguria dopo il 1945, a cura di Giovanna Franco e Stefano Francesco Musso

http://www.culturainliguria.it/cultura/it/AttivitaRegionale/ArchivioProgetti/architettura%20moderna%20e%20contemporanea%20in%20Liguria.do

L’arte degli edifici pubblici a cura di Paola Valenti

http://www.culturainliguria.it/cultura/it/AttivitaRegionale/ArchivioProgetti/arte_negli_edifici_pubblici.do

Pavimentazioni in graniglia di marmo a cura di Sara de Maestri

http://www.culturainliguria.it/cultura/it/AttivitaRegionale/ArchivioProgetti/Pavimentazioni%20in%20graniglia%20di%20marmo.do

ii GIARDINI STORICI

Atlante dei giardini storici della Liguria. Un progetto di valorizzazione culturale del territorio, a cura di Francesca Mazzino

http://www.culturainliguria.it/cultura/it/AttivitaRegionale/ArchivioProgetti/atlante_giardinistorici_liguria.do Sul tema dei giardini storici vedi anche

Annalisa Maniglio Calcagno Giardini Parchi e Paesaggio nella Genova dell’8oo Genova 1985

Domenico Vassallo. Jardins des Alpes, I giardini delle Alpi, Leonardo International, 2005

iii I TEMI DELL’AMBIENTE

Atlante degli Habitat Natura 2000 in Liguria a cura di Mauro Giorgio Mariotti con la collaborazione di M.Pavarino e S.Marsili edito da Regione Liguria con la collaborazione Università di Genova e ARPAL, Genova, 2009 http://www.ambienteinliguria.it/lirgw/eco3/ep/contentServiziView.do?pageTypeId=36525&lingua=Italiano&channelId=-

51798&contentType=DTS_PUBBLICAZIONI&contentId=331183&BV_SessionID=@@@@1140087476.1533806706@@@@&BV_EngineID=cccd

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Atlante degli habitat marini della Liguria di Giovanni Diviacco e Stefano Coppo Grafiche Amadeo, Genova, 2006 Guida alla conoscenza delle specie liguri della Rete Natura 2000 a cura dell'Assessorato Ambiente della Regione Liguria, Attilio Arillo e Mauro Mariotti MANUALI LIBIOSS 2/2005, Genova, 2007 http://www.ambienteinliguria.it/lirgw/eco3/ep/contentServiziView.do?pageTypeId=36525&lingua=Italiano&channelId=-

51798&contentType=DTS_PUBBLICAZIONI&contentId=312033&BV_SessionID=@@@@1140087476.1533806706@@@@&BV_EngineID=cccd

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Le buone pratiche per la tutela del paesaggio e delle risorse fluviali: la gestione della biodiversità - Progetto P.A.R.C. AA.VV Colombo Grafiche, Genova, 2012 http://www.ambienteinliguria.it/lirgw/eco3/ep/contentServiziView.do?pageTypeId=36525&lingua=Italiano&channelId=-51798&contentType=DTS_PUBBLICAZIONI&contentId=349419&BV_SessionID=@@@@1140087476.1533806706@@@@&BV_EngineID=cccdadhflldfhjkcefeceffdgnndffj.0 Aree protette e Rete Natura 2000 della Riviera spezzina a cura di Stefano Ardito Galata s.r.l., Genov http://www.ambienteinliguria.it/lirgw/eco3/ep/contentServiziView.do?pageTypeId=36525&lingua=Italiano&channelId=-

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Video - I parchi della Liguria... con gli occhi dei rapaci Lodovico Prola Regione Liguria - Parco Montemarcello Magra, 2009, http://www.ambienteinliguria.it/lirgw/eco3/ep/contentServiziView.do?pageTypeId=36525&lingua=Italiano&channelId=-

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Itinerari geologici di Liguria n.1 - L'anello del Cantomoro a cura di Roberto Cabella, Alessandro De Stefanis, Pietro De Stefanis, Alberto Girani, Michele Piazza e Giovanni Battista Piccardo ERGA Edizioni, Genova, 2005 Sentiero "ofiolitico" ...una passeggiata sul fondo dell'oceano

Itinerari geologici di Liguria n.2 - Le vie del Conglomerato a cura di Barbara Corsi Il Parco di Portofino Edizioni, S. Margherita Ligure, 2008 Due itinerari geologici nel Parco di Portofino

Itinerari geologici di Liguria n.3 - Parco naturale regionale del Beigua a cura di Maurizio Burlando, Marco Firpo e Cristiano Queirolo SAGEP Editori, Genova, 2008 Alla scoperta del Beigua geopark

Le guide del pettirosso - n.1 Rio Torsero (riserva naturale regionale) a cura del Settore Territorio della Regione Liguria Agis SpA, Genova, 1985 http://www.ambienteinliguria.it/lirgw/eco3/ep/contentServiziView.do?pageTypeId=36525&lingua=Italiano&channelId=-

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Le guide del pettirosso - n.2 Isola di Bergeggi (riserva naturale regionale)

a cura del Settore Territorio della Regione Liguria Microart's SpA, Recco, 1985, ristampa 1995 http://www.ambienteinliguria.it/lirgw/eco3/ep/contentServiziView.do?pageTypeId=36525&lingua=Italiano&channelId=-

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Le guide del pettirosso - n.3 Bric Tana, valle dei Tre Re (riserva naturale regionale) a cura del Settore Territorio della Regione Liguria

Page 57: RELAZIONE Piano paesaggistico - Liguria

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Siag SaS di Scalenghe & C., Genova, 1985 http://www.ambienteinliguria.it/lirgw/eco3/ep/contentServiziView.do?pageTypeId=36525&lingua=Italiano&channelId=-

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Le guide del pettirosso - n.4 Langhe di Piana Crixia (riserva naturale regionale) a cura del Servizio beni ambientali e naturali - Ufficio parchi e riserve naturali Bonati & Scalenghe SpA, Busalla, 1985, II ed. 1986, ristampa 1989

http://www.ambienteinliguria.it/lirgw/eco3/ep/contentServiziView.do?pageTypeId=36525&lingua=Italiano&channelId=-

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Le guide del pettirosso - n.5 Cinque Terre - Bracco Mesco - Montemarcello

a cura del Servizio beni ambientali e naturali - Ufficio parchi e riserve naturali Microart's SpA, Recco, 1985, II ristampa 1989 http://www.ambienteinliguria.it/lirgw/eco3/ep/contentServiziView.do?pageTypeId=36525&lingua=Italiano&channelId=-

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Le guide del pettirosso - n.6 Monte Beigua a cura del Servizio beni ambientali e naturali - Ufficio parchi e riserve naturali Microart's, Recco, 1987 http://www.ambienteinliguria.it/lirgw/eco3/ep/contentServiziView.do?pageTypeId=36525&lingua=Italiano&channelId=-

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Le guide del pettirosso - n.7 Aveto (parco naturale regionale) a cura dell'Ufficio parchi e riserve naturali Microart's SpA, Recco, 1995 http://www.ambienteinliguria.it/lirgw/eco3/ep/contentServiziView.do?pageTypeId=36525&lingua=Italiano&channelId=-

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Le guide del pettirosso - n.8 Antola (parco naturale regionale) a cura dell'Ufficio parchi e riserve naturali Microart's SpA, Recco, 1995 http://www.ambienteinliguria.it/lirgw/eco3/ep/contentServiziView.do?pageTypeId=36525&lingua=Italiano&channelId=-

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particolarmente significative le pubblicazioni relative al CATALOGHI DEI BENI NATURALI DELLA REGIONE LIGURIA

1 – atlante degli uccelli nidificanti in liguria

2 – atlante degli anfibi e rettili della liguria

3 – atlante degli uccelli svernanti in liguria

4 – alberi di liguria: monumenti viventi della natura

5 – le malacofaune fossili del rio torsero

6 – atlante degli habitat marini della liguria

7 – atlante dei geositi della liguria

8 – sulle tracce del lupo in liguria

9—L’Alta Via dei Monti Liguri, bene culturale tra Alpi ed Appennino

iv STUDI A CARATTERE TERRITORIALE prodotti dagli uffici regionali competenti

Le spiagge della Liguria occidentale, 2010

Le spiagge della Liguria orientale, 2016https://www.regione.liguria.it/homepage/territorio/costa-e-demanio-marittimo/le-spiagge-della-liguria.html

Demanio Marittimo – raccolta normativa, 2014

Idee di Liguria, 2010

Sopra e sotto l’autostrada,ed. Diabasis, 2009

Meeting sul paesaggio – Atti del Convegno, 2009

Parlami di Aurelia, ed. Diabasis, 2008

Sciuscià & sciorbì – Le tesi del Meeting sul paesaggio, 2008

Il Sistema del Verde – Atti del Convegno, 2008

Lo studio e la rappresentazione della costa ligure, 2008 (Beachmed-e)

Progettare nuovi paesaggi costieri, 2008 (Beachmed-e)

Liguria fra le carte, 2007 (Tachnolangue)

Il Sistema del Verde, 2006

Paesaggi di Liguria, ed. Deferrari, 2006

Aurelia & le altre, ed. Diabasis, 2006

“Le spiagge della Liguria” in Studi Costieri n. 10, Gruppo Nazionale per la Ricerca sull’Ambiente Costiero, 2006 (Beachmed)

Qualità delle aree produttive & commerciali, 2005

Star bene in città, 2005

“Lungo il mare della Liguria” in Passeggiate lungo molti mari, Maschietto Editore, 2005

La ricerca di sabbie nel Mar Ligure, 2004 (Beachmed)

Il paesaggio di Ventimiglia e Bordighera, 2002 (Paesaggi mediterranei e alpini)

PROGETTI COMUNITARI

Alpter “Paesaggi terrazzati dell’arco alpino” (Interreg IIB Spazio Alpino)

Beachmed “Recupero ambientale e mantenimento dei litorali in erosione con l’utilizzazione dei depositi sabbiosi marini” (Interreg IIIB MEDOCC)

Beachmed-e “La gestione strategica della difesa dei litorali per uno sviluppo sostenibile delle zone costiere del Mediterraneo” (Interreg IIIC SUD)

Extramet “Lo spazio rurale nel contesto della nuova metropolizzazione” (Interreg II B MEDOCC)

Metropolisation – “Il ruolo delle aree metropolitane costiere del Mediterraneo” (Interreg IIC)

“Paesaggi mediterranei e alpini” (Interreg II C MEDOCC)

Technolangue Liguria “Integrazione tra i linguaggi della pianificazione e i sistemi di trasporto e il linguaggio dell’informazione finalizzato

all’elaborazione delle carte interattive dello spazio MEDOCC- MEDA” (Interreg IIIB MEDOCC-MEDA)

Urge “Sviluppo degli spazi verdi urbani per migliorare la qualità della vita nelle città e nelle aree urbane” (V° programma quadro v