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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMOTIROCINIO FORMATIVO ATTIVO - I CICLO
Classe A049 Matematica e Fisica
Relazione Finale
RELAZIONE DI RELATORE
PETRACCONE Mario Prof. BRIGAGLIA Aldo
Matr. 0612144
CORRELATORE
Prof.ssa LUPO Lucia
ANNO ACCADEMICO 2011 – 2012
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INTRODUZIONE
Questo lavoro, diviso in tre parti, racconta la mia esperienza di tirocinio nell’ambito del I ciclo di
TFA presso l’Università degli Studi di Palermo per la classe di concorso A049.
Nel primo capitolo ho illustrato la mia esperienza presso l’I.I.S.S.“Don Colletto” di
Corleone (PA). Ho iniziato con una breve descrizione della scuola nel contesto territoriale e
ne ho illustrato la struttura e le caratteristiche; ho presentato la tutor che mi ha
accompagnato in questo percorso e le classi del Liceo Classico in cui svolge la docenza. Ho
descritto la mia attività a scuola: nelle classi ho osservato e partecipato allo svolgimento
delle lezioni, fuori dalle aule invece ho analizzato con la tutor il materiale didattico a
disposizione degli insegnanti (libri di testo e supporti on line), i documenti e la burocrazia
che ogni docente deve conoscere e compilare (documento del 15 maggio, relazione del
coordinatore, scheda dei libri di testo, il P.O.F., ecc…).
Nel secondo capitolo ho illustrato il tirocinio “indiretto”, svolto all’Università
parallelamente al tirocinio a scuola. Sotto la guida di un tutor sono stati illustrati nel
dettaglio temi importanti per la formazione dell’insegnante: la funzione docente, per
chiarirne i diritti e i doveri; le riforme principali che hanno attraversato la scuola, per
comprendere meglio tutti i cambiamenti, le problematiche che i vari Ministri dell’Istruzione
hanno cercato di risolvere e quelle che ancora aspettano una soluzione; gli organi collegiali,
diversi e con compiti distinti che è necessario avere chiari; come scegliere un libro di testo
tra tutti quelli che vengono proposti e il sistema INVALSI, che mette a dura prova gli
studenti con i test a campionamento.
Nel terzo capitolo ho illustrato un’esperienza di laboratorio fatta nel corso di “Laboratorio di
didattica della matematica”. Dopo aver introdotto il significato didattico del laboratorio,
come la sua concezione si sia evoluta nel corso degli anni e quali vantaggi possa apportare
nell’apprendimento dei ragazzi, ho descritto come sia possibile far avvicinare gli alunni alla
geometria mediante un software semplice, innovativo e gratuito: Geogebra. Ho realizzato la
costruzione di oggetti geometrici elementari che, nella loro semplicità, permetteranno ai
ragazzi di studiare la geometria con più interesse ed attenzione (non a memoria!) ma
soprattutto con maggiore consapevolezza dei risultati raggiunti.
Infine ho esposto le mie considerazioni finali sull’esperienza vissuta.
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CAPITOLO 1. IL TIROCINIO DIRETTO
1.1 Presentazione dell’Istituto
1.1.1 Il territorio
Ho svolto la mia attività di tirocinio diretto presso l’I.I.S.S. “Don Colletto”, in Corleone (PA). La
scuola ha un vasto bacino d’utenza che, insieme alla sede distaccata di Marineo, comprende
quindici comuni. Si tratta di un’area a prevalente vocazione agricola, anche se negli ultimi anni si
sta sviluppando il settore terziario. Il paese di Corleone dista 60 Km dal capoluogo e le precarie
condizioni della viabilità creano difficoltà nei collegamenti; l’ambiente a carattere rurale tuttavia
conserva i luoghi dalle eccezionali qualità paesaggistiche e naturalistiche, arricchiti anche da un
espressivo patrimonio archeologico e culturale. Essendo circa la metà degli studenti pendolari si
possono manifestare delle difficoltà per la partecipazione alle attività pomeridiane, ma la scuola
cerca sempre di garantire pari opportunità, modificando in itinere l’organizzazione delle stesse.
L’ambiente socio-culturale da cui gli studenti provengono è molto eterogeneo: alcuni usufruiscono
di stimoli culturali di base, altri palesano difficoltà nell’uso corretto della lingua e
nell’organizzazione del pensiero. Le famiglie degli alunni sono, tuttavia, sane da un punto di vista
affettivo e in grado di garantire una base formativa idonea ad accogliere le proposte di sviluppo e di
crescita offerte dalla scuola. I genitori degli alunni frequentanti l’Istituto hanno conseguito per il
40% la licenza superiore, per il 25% la laurea e la percentuale rimanente è suddivisa tra licenza
media ed elementare: questi dati trovano ragione d’essere nell’economia del territorio, la cui
popolazione è soprattutto dedita all’agricoltura; l’artigianato tradizionale è quasi scomparso e la
crisi del settore ha fatto registrare un calo del numero di operai che svolgono attività nell’edilizia e
nell’indotto. Rimanendo poco sviluppato il settore industriale e quello di valorizzazione dei beni
culturali, permangono alti i tassi di disoccupazione tra i giovani, anche se dotati di diploma
d’istruzione superiore. Le potenzialità del territorio oscillano tra un polo negativo e uno positivo: il
primo è costituito dalla marginalità delle sue condizioni interne e montane, con scarse vie di
comunicazione, il secondo è la “centralità” della sua postazione, aperta su tre lati al mare, con coste
ricche di reperti storico-archeologiche, di paesaggi e anche di una certa produttività economica,
quali la presenza di numerose aziende agrituristiche, ristoranti e qualche albergo, ma soprattutto un
patrimonio storico-ambientale di incommensurabile valore che attende solo di essere scoperto e
valorizzato.
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1.1.2 La struttura scolastica
Nell’anno scolastico in corso l’Istituto Superiore si articola in:
Liceo Classico, di antica tradizione, istituito come Regio Ginnasio nel 1861;
Liceo Scientifico, istituito nell’a.s. 1968/69 che, nel processo di razionalizzazione, nell’a.s.
1995/96 ha aggregato a sé la sezione classica;
Liceo delle Scienze Umane, già Socio-psico-pedagogico, nato come sperimentazione
nell’a.s. 1996/97 e ormai consolidato con il completamento del secondo ciclo quinquennale;
I.T.C., ubicato a Marineo, aggregato al Liceo nell’a.s. 2000/2001;
I.P.I.A., istituito nell’a.s. 2001/2002, con sede a Marineo.
Tale articolazione comporta un diverso rapportarsi dell’Istituto al territorio: compito primario della
scuola è, nell’immediato, quello di coordinare e armonizzare i diversi aspetti dei suoi interventi, il
lato umanistico – storico e quello tecnico – scientifico.
Dall’anno scolastico 2005/2006, i corsi dell’indirizzo scientifico e classico hanno trovato una
definitiva sistemazione in un’unica sede, in via S. Cusimano. Si tratta di una struttura scolastica
adeguatamente predisposta per rispondere alle esigenze didattiche di una popolazione di circa 600
alunni; l’edificio è disposto su tre piani. Al pianterreno sono ubicati gli uffici di Presidenza e di
Segreteria, il punto di ristoro e l’Auditorium; al primo piano si trovano le aule dell’indirizzo
Classico, delle classi I, II, III e la IV C della sezione scientifica, la sala professori; al secondo piano
si trovano le aule che ospitano il corso A, il corso B e la V C della sezione scientifica; al terzo piano
si trovano I, II e IV N, laboratori e aule speciali: l’aula di disegno, l’aula di informatica e i
laboratori di Fisica e Chimica. Tra lo scantinato e il pian terreno si trova un’ampia e luminosa
palestra; all’esterno gli spazi sono riservati alle attività sportive: un campo da calcetto, una pista per
il salto in alto e una pista per la corsa, tutti realizzati secondo la norma vigente.
Sede dell’indirizzo delle Scienze Umane (già Socio-psico-pedagogico) sono i locali dell’ex Sacro
Cuore, in via Umberto I, che dista circa quindici minuti dalla sede centrale. Si tratta di una struttura
storica, che negli anni ha subito diversi interventi di ristrutturazione. Comprende una sala
professori, un’aula magna, una palestra e una sala musica; con i finanziamenti PON, nell’a.s.
2008/2009 è stata installata un’attrezzata aula Linguistica, dotata di venti postazioni client collegata
al server, con videoproiettore e lavagna LIM, collegamenti internet e rete satellitare.
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L’I.T.C. e l’I.P.S.I.A. sono ospitati ormai da alcuni anni in una moderna e attrezzata struttura
scolastica, ubicata in via E. Majorana a Marineo. L’edificio è dotato di aule speciali, palestra,
laboratori specifici degli indirizzi e ospita diciassette classi e una funzionale aula informatizzata;
con i finanziamenti PON dell’a.s. 2008/2009 è stato installato un laboratorio di Elettrotecnica.
1.1.3 Finalità del Don Colletto
La finalità formativa dell’Istituto Don Colletto, pur nelle sue diverse articolazioni, è quella di
favorire la maturazione complessiva dello studente e del cittadino, sia sul piano individuale
(conoscenza di sé, dei propri limiti e capacità), sia sul piano civile e sociale (consapevolezza
dell’appartenenza a una collettività attraverso la conoscenza dei propri diritti e doveri e il
riconoscimento dei diritti altrui e della diversità, lo sviluppo delle capacità critiche). Tutto questo è
raggiunto attraverso un’ampia e organica formazione umana e culturale, che integra preparazione
scientifica e umanistica, conoscenze teoriche e competenze operative. L’organizzazione della
didattica è lo strumento per adeguare la proposta formativa a ciascun allievo, alla cultura e ai valori
sociali del territorio di cui esso è in qualche modo espressione. L’obiettivo è di rendere più efficace
e motivante la costruzione dei saperi e delle competenze. Per realizzare tutto questo l’Istituto offre
uno spazio pomeridiano per svolgere:
attività teatrali e musicali;
conferenze, dibattiti e seminari;
cineforum e attività di ascolto;
avviamento alle pratiche sportive;
elaborazione e stampa del giornalino d’istituto;
iniziative rivolte a potenziare i rapporti con il territorio, con il mondo della ricerca, delle
professioni e delle imprese.
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1.2 L’insegnante tutor
Mi ha accompagnato in questa esperienza di tirocinio diretto la professoressa Rosa Scalisi,
insegnante di Matematica e Fisica al Liceo Classico. La sua esperienza di docenza supera i
quarant’anni e, nonostante abbia dedicato una vita a lavorare nella scuola, non ha ancora perso
l’entusiasmo positivo di chi ama questo mestiere e a questo si aggiungono una preparazione e una
professionalità consolidate nel tempo. Mi ha fatto sentire subito a mio agio, sia con lei sia nelle
classi e i momenti di confronto di idee e opinioni che abbiamo avuto sono stati piacevoli e
costruttivi. Dopo una breve conoscenza, ho visitato l’Istituto che, a conferma di quanto ho descritto,
è una struttura bella e innovativa; in particolare mi ha colpito la presenza della LIM in alcune classi.
La divisione delle sessantaquattro ore di tirocinio fatta dalla tutor è stata la seguente:
ATTIVITÀ ORE
Accoglienza 3
Osservazione della classe 31
Didattica disciplinare 2
Strumenti per la docenza 3
Programmazione 4
Verifica e valutazione 5
Realizzazione di un percorso didattico 10
Organi collegiali 2
Valutazione tirocinio 4
TOTALE ORE 64
Ho svolto il tirocinio dal 6 maggio al 15 giugno: un periodo delicato dell’anno scolastico, data la
necessità di concludere le verifiche e i programmi, soprattutto nelle quinte dove si aggiungono le
esercitazioni per le prove di maturità e il tempo da dedicare alla scelta della tesina e alla sua
organizzazione. Data l’assenza della mia tutor nei mesi passati per motivi personali, il periodo è
stato ancora più denso del normale e per questo motivo le ore interamente assegnate a me per lo
svolgimento delle lezioni sono state soltanto due, mentre in maggioranza c’è stata l’osservazione
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dell’attività svolta in classe. Aggiungerei “attiva”, perché comunque ho interagito con la tutor e con
la classe, sfruttando ogni occasione per imparare qualcosa di nuovo o dare conferma ad alcune mie
idee, maturate dalla mia esperienza di allievo e, anche se minima pur sempre influente, di docenza
nelle scuole superiori.
1.3 Le classi
Le classi in cui ho svolto il mio tirocinio sono state cinque:
IV ginnasio;
I L;
II L;
III L;
III M.
In II L (che ricordo corrisponde al quarto anno) la tutor insegna soltanto fisica, in IV ginnasio solo
matematica (la fisica è prevista dal corrente a.s. in primo liceo, fino all’anno scorso al secondo);
nelle restanti classi sia matematica che fisica. Le classi sono composte mediamente da una ventina
di ragazzi, il che permette di lavorare bene, mentre la IV ginnasio è più numerosa, sono circa
venticinque alunni. Data l’età di questi ultimi ragazzi, si avverte subito la loro maggiore vivacità,
che a volte porta a un rallentamento delle lezioni; nella classe è presente anche un alunno con
disabilità, perfettamente integrato nella classe, che richiede una maggiore attenzione soprattutto
nelle ore in cui manca l’insegnante di sostegno.
In tutte le classi la professoressa ha instaurato un bel rapporto, senz’altro professionale ma che
prende in considerazione le richieste dei ragazzi e le loro esigenze, nei limiti di un contratto
didattico stabilito in tutta tranquillità e democrazia. Gli alunni sono affezionati alla professoressa,
soprattutto le quinte che l’hanno avuta come riferimento per cinque anni della loro crescita non solo
scolastica, ma soprattutto umana ed educativa; e del resto la professoressa è legata a loro, avendoli
visti crescere in un momento particolare della loro vita.
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1.4 Il tirocinio nelle classi
Come già ho accennato, l’osservazione “attiva” delle classi ha occupato la maggioranza delle ore
del mio tirocinio. La lezione usuale svolta dalla professoressa è divisa fondamentalmente come
segue:
in un primo momento, dopo eventuali comunicazioni, chiede ai ragazzi se hanno riscontrato
difficoltà nello studio a casa, sia a livello teorico che di esercizi; questo si verifica spesso
anche perché, come avviene purtroppo in molti licei classici, lo studio della matematica e
della fisica è lasciato alla fine e anche l’attenzione ad esse dedicate è sicuramente minore
rispetto alle materie umanistiche. Come mi ha spiegato la tutor, questo atteggiamento sta
cambiando in positivo da quando la matematica e la fisica sono oggetto della terza prova,
ma ancora bisogna fare dei passi ulteriori;
si chiariscono gli argomenti richiesti o dalla professoressa o dai ragazzi stessi, in modo che
possano direttamente essere coinvolti nella risoluzione dei dubbi; spesso le parole utilizzate
da un coetaneo, per quanto semplici possano essere, fanno più breccia delle parole
dell’insegnante e questo momento può diventare in alcuni casi un momento di verifica;
si procede con spiegazioni, verifiche o correzione di elaborati;
si assegnano i compiti per casa. A volte è necessario l’uso di fotocopie da altri libri, poiché
alcuni testi sono un po’ poveri di esercizi oppure li rimandano ai materiali on line che poi i
ragazzi non consultano. Per evitare scuse fantasiose, è meglio dare subito le fotocopie!
Una prima osservazione va fatta sulla prima ora di lezione, alle 8.15: dato il numero elevato di
ragazzi pendolari e a causa degli orari o ritardi degli autobus, non si riesce ad iniziare puntualmente;
infatti i ragazzi sono giustificati fino alle 8.30.
Molte ore di lezione sono sostituite dallo svolgimento di altre attività che coinvolgono l’intera
classe o tutto l’istituto, come seminari, visite guidate, orientamento, tornei, manifestazioni (in
particolare il 24 maggio, in onore dei giudici Falcone e Borsellino e delle vittime di quelle stragi);
se si sommano poi i giorni in cui la scuola resta chiusa per il maltempo, i giorni in cui il professore
deve assentarsi, i giorni in cui ragazzi “fanno sciopero”, le ore di lezione si riducono drasticamente;
non dimentichiamo che al liceo classico le ore settimanali di matematica sono tre al biennio e due al
triennio, quelle di fisica sono due al triennio; questo riguarda non solo il Don Colletto, ma un po’
tutte le scuole. A mio avviso tante attività proposte sono utili e formative, ma altre possono essere
discutibili e, soprattutto, a mio avviso andrebbero svolte nel I quadrimestre, altrimenti sono sempre
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i ragazzi che ne risentono, costretti a subire spiegazioni intense e ad essere continuamente posti a
verifica in periodi ristretti.
Dalle numerose verifiche che sono state fatte in questo periodo di tirocinio, ho potuto confrontarmi
spesso con la tutor circa la valutazione: esprimevo il mio giudizio e poi la tutor esprimeva il suo; i
pareri non si discordavano di molto e riuscivo a capire quando lo studio era sistemato, affrettato o
mnemonico. Si è parlato tanto di valutazione di competenze nell’area trasversale del TFA e ciò mi
ha permesso di valutare secondo una concezione più globale rispetto a quella cui ero abituato. Ho
guidato alcuni momenti di esercitazione e la classe mi ha seguito, l’interazione è stata ottima; i
ragazzi ascoltano anche con più attenzione una persona nuova, che usa un linguaggio diverso, e
anche questo mi ha avvantaggiato. Ho potuto osservare quelli che a lezione abbiamo chiamato
errori epistemologici, dovuti alla difficoltà didattica di alcuni argomenti e, a volte, ad una didattica
poco chiara che anziché dare certezze spesso confonde, un esempio è il valore assoluto, affrontato
nel corso di Didattica della Matematica. Argomento delicato e trattato più volte nel corso della
carriera scolastica, dalla scuola media all’università, ma la poca attenzione sia da parte dei docenti
che degli studenti ne sottovaluta l’importanza e provoca una serie di “misconcetti”.
Una lezione che ho tenuto per intero è stata in IV ginnasio, in cui ho introdotto le frazioni
algebriche. La lezione è stata frontale: ho fatto un richiamo alle frazioni numeriche e al problema
dell’annullamento del denominatore, facendo numerosi esempi. Dopo di che ho richiamato
l’attenzione sulla scomposizione dei polinomi, l’ultimo argomento trattato e di cui io stesso avevo
svolto una esercitazione di riepilogo. Il passaggio alle frazioni algebriche è stato così più “naturale”
ed immediato; i ragazzi devono capire, a mio avviso, che un argomento “nuovo” in realtà non è mai
lungo o complicato, ma solo se le cose fatte fino a quel momento sono chiare. La matematica è
come un puzzle, va costruita pezzo dopo pezzo: è chiaro che farlo per intero in una volta o dividersi
il lavoro su più giorni è totalmente differente, ma se riesce a passare questo concetto (per la
matematica, ma anche per le altre materie, specie quelle scientifiche) i ragazzi affronteranno più
piacevolmente lo studio e porteranno più risultati. In seguito allo svolgimento di alcuni esercizi, ho
fatto venire alcuni dei ragazzi alla lavagna e, sotto la supervisione mia e della tutor, hanno
continuato con gli esercizi, chiarendo ulteriormente eventuali dubbi mentre la classe seguiva e
partecipava da posto. La tutor ha notato ed apprezzato la mia esperienza didattica (anche
extrascolastica), poiché a suo avviso ho fatto notare gli errori più frequenti che i ragazzi incontrano
sull’argomento, spiegandone i motivi e cercando di indirizzarli sulla giusta comprensione. Anche
nelle III è andata bene; le lezioni sono state delle esercitazioni sulla risoluzione dei triangoli, sempre
con qualcuno di loro alla lavagna e con la classe che interagiva; i ragazzi hanno posto numerose
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domande per chiarire ogni sorta di incertezza, soprattutto per la paura dell’ultima verifica e
dell’esame che si avvicina. Ho voluto sottolineare come le formule che hanno studiato si possano
utilizzare indifferentemente per la risoluzione di un problema, ma ho fatto notare la scelta non deve
essere affrettata o casuale in quanto alcune formule evitano calcoli laboriosi, altre ne aggiungono; e
fare meno calcoli vuol dire fare meno errori. Insomma, non bisogna leggere l’esercizio e scrivere di
getto, ma è meglio fermarsi qualche minuto e seguire un ragionamento, individuare cosa il
problema richiede nella sua interezza, quali strategie possono portarci alla risoluzione e tra queste
quale sia la migliore da un punto di vista pratico, stando sempre attenti a modificare le proprie
scelte se ci accorgiamo di eventuali errori.
Parte delle ore di tirocinio le ho impiegate a casa per creare un oggetto di apprendimento: una
presentazione interattiva al computer grazie alla quale i ragazzi della I L possono ripetere le
equazioni di secondo grado, sia a livello teorico che pratico, visto che la presentazione, oltre a
spiegazioni ed esempi, contiene una verifica finale strutturata. È un modo vivace per avvicinare i
ragazzi alla matematica, così quando inizieranno l’anno successivo possono ripetere quello che è un
argomento fondamentale in maniera divertente e produttiva. Per tutti i ragazzi che amano il
computer ed in particolar modo i programmi di presentazione è un modo per stimolarli a fare lo
stesso per altri argomenti, di qualsiasi disciplina, in modo da mettere a disposizione dei compagni di
classe, dell’Istituto e delle generazioni successive un materiale valido, innovativo e personale: Un
docente non può competere sull’uso delle tecnologie con la “generazione del digitale”, così questo
diventa un modo di arricchimento per l’insegnante stesso, che potrà cogliere dei meccanismi tecnici
innovativi e dei modi più semplici di presentare un argomento. Riguardo a questo proporrò nelle
mie classi, come compito per casa o attività extrascolastica, la realizzazione di lavori di questo
genere mettendo insieme un alunno preparato con un altro che invece ha meno preparazione ma più
dimestichezza del PC (in genere i “maghi” del PC sono i ragazzi che a scuola hanno voti bassi), in
modo che la loro interazione possa portare dei vantaggi reciproci e alla classe.
Non c’è stato il tempo di portare i ragazzi in laboratorio, mi sarebbe piaciuto far fare agli alunni del
I un po’ di costruzioni geometriche elementari con Geogebra per far apprezzare un po’ di più la
geometria, affrontata controvoglia e vista come una serie di teoremi da imparare a memoria.
Per quanto riguarda le lezioni di fisica, ho partecipato alla spiegazione degli ultimi argomenti, dal
moto obliquo in I alle leggi di Kirchhoff in III; non è stato possibile portare i ragazzi in laboratorio
a causa dei tempi stretti, ma la tutor mi ha riferito che in passato sono stati fatti dei laboratori
pomeridiani di fisica e i ragazzi hanno partecipato con entusiasmo.
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Ho corretto una verifica di fisica sull’elettromagnetismo, consistente in domande a risposta multipla
e due esercizi aperti e, come mi aspettavo, ho notato che l’applicazione della teoria all’esercizio
crea sempre delle difficoltà.
Un’altra esperienza che ho fatto è stata la correzione delle prove INVALSI fatte dai ragazzi del
secondo anno; il punteggio generale è stato relativamente basso, a significare che la studio della
matematica non è tra le priorità degli studenti; oltretutto molte volte lo studio è affrontato in
maniera sbagliata, lasciando troppo spazio alla memoria e poco al ragionamento.
Nelle ore in cui non ero in classe, la tutor mi ha mostrato il documento del 15 maggio, che riassume
il percorso e la situazione della classe che si appresta all'esame di maturità: il Consiglio di Classe, la
composizione della classe, gli obiettivi conseguiti, il credito formativo maturato dai ragazzi nei due
anni precedenti, il programma svolto e quello da svolgere, le indicazioni per la terza prova, ecc. Ed
essendo la tutor coordinatrice di una quinta, mi ha mostrato come si redige la relazione per la
classe:sono stati momenti di tranquillità importanti per capire la funzionalità e l'organizzazione di
questi documenti; momenti unici perché quando poi si lavora queste scadenze cadono in periodi
pieni di impegni, sia in classe che con gli organi collegiali e manca il tempo materiale per osservarli
e capire come redigerli; si rischia così di prendere dei modelli prestampati o usati dai colleghi in
precedenza, togliendo ogni significato al valore del documento e al lavoro del docente.
Ho potuto anche osservare i programmi svolti nel corso degli anni e le novità introdotte dal
Ministero: ad esempio la fisica al liceo classico è studiata dal terzo anno (e non dal quarto), anche
se stranizza come le ore complessive siano le medesime (prima erano tre ore al quarto e al quinto
anno, ora sono due ore in tutto il triennio) mentre programmi diventano sempre più corposi. Ho
potuto sfogliare numerosi libri di testo, ormai tutti in formato misto, ricchi di immagini, di colori, di
esempi e di materiale on line. Ho avuto modo di vedere la nuova edizione dell'Amaldi di fisica,
libro storico che io stesso ho utilizzato al liceo. Un po' tutti i libri tendono ad essere sempre più
ristretti (strano, considerando sempre l’aumentare dei programmi): questo perché innanzitutto molto
materiale si trova on line: esercizi, alcuni argomenti di teoria, applicazioni in laboratorio, prove di
recupero, quesiti in preparazione ai test universitari o alle Olimpiadi scolastiche... In secondo luogo
questo rispecchia il cambiamento della didattica: l'idea non è più quella di fare un argomento e
svolgere decine e decine di esercizi in maniera meccanica, ma si punta allo sviluppo delle
competenze, all'essenza della disciplina, alle sue applicazioni. Meno esercizi dunque, ma quanto
basta per affrontare l'argomento nella sua interezza. Una cosa che ha colpito anche la tutor è stata la
scelta di alcuni testi di matematica di trattare la scomposizione mediante la regola di Ruffini come
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primo argomento al terzo anno (liceo classico): la scomposizione dei polinomi è studiata
regolarmente in IV ginnasio, ma resta il buco di quella regola che sarà colmato solo due anni dopo.
La cosa che mi ha colpito sono i materiali a disposizione del docente: si tratta di una vera e propria
ricchezza aggiuntiva che sarebbe un peccato non utilizzare. Per quanto riguarda la matematica e la
fisica, dai DVD che ho visto ci sono presentazioni da proiettare, in maniera classica o con la LIM,
che snellirebbero molto la classica lezione frontale. Magari da non ripetere sempre altrimenti stanca
ugualmente, ma è bello e produttivo adattare la lezione di un argomento “pesante” con la vivacità
della tecnologia. Interessante lo spazio dedicato al laboratorio: per quanto riguarda la fisica sono
mostrate delle esperienze in laboratorio, in grado di affascinare senz'altro i ragazzi; è spiegato come
preparare un esperimento di laboratorio e come poi realizzarlo. Come discutevamo con la tutor,
infatti, andare in laboratorio vuol dire prepararsi anche di più della lezione usuale, altrimenti si
rischia di annoiare i ragazzi ed allontanarli dalla disciplina piuttosto che avvicinarli, oltre al fatto
che bisogna avere le idee chiare sulla quantità di materiale presente in quel laboratorio, sulle
condizioni, sul numero di ragazzi che possono fare quell'esperimento, sui gruppi di lavoro da fare,
sul modo in cui i ragazzi devono raccontare poi l'esperienza vissuta, evidenziando cosa il
laboratorio ha aggiunto alle loro conoscenze e al modo di intendere la disciplina stessa. I ragazzi del
Don Colletto hanno vissuto fino all’anno scorso esperienze di laboratorio pomeridiane con la tutor
e, dalle relazioni che ho visto e da quanto lei stessa mi ha riferito, sono state esperienze positive,
alle quali i ragazzi non si sono mai sottratti, al contrario ne invogliano la realizzazione.
Per quanto riguarda la matematica ci sono molte applicazioni al foglio elettronico: questo permette
non solo di avvicinarsi alla matematica, ma anche di imparare o perfezionare l’uso di questo
programma semplice ma spesso ignorato dai ragazzi, nonostante la sua importanza a livello
lavorativo e personale: a tutti capita di dover creare e gestire delle tabelle in formato elettronico e
l’uso del foglio elettronico permette di farlo in maniera rapida, semplice e ottenendo risultati
immediati e sistemati, che con l’usuale programma di scrittura non ci sono. Poi si può passare
all’uso di software specifici per la matematica, come ad esempio Geogebra (di cui parlerò nella
terza parte di questa relazione), Cabrì o Derive.
Le ultime ore di questa esperienza sono state il Collegio dei Docenti di fine anno: si è svolto in
Auditorium, dato il numero cospicuo dei docenti coinvolti, considerando le varie sedi.
L’appartenenza ad una sede ha dettato in modo naturale la scelta dei posti, dividendo così i
partecipanti su due file, Corleone e Marineo. Si è discusso circa l’attuazione dei corsi di recupero
estivi e del bando da predisporre per l’eventuale coinvolgimento di docenti esterni, dando una serie
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di dati sul bilancio della scuola. Sono state avanzate diverse proposte per il nuovo anno, come ad
esempio il cineforum, esperienza già vissuta e da modificare circa alcuni aspetti riguardanti la
logistica. Nell’aria si respirava un senso di tranquillità e allegria, visto che per molti insegnanti era
l’ultimo giorno di servizio prima delle vacanze e, anche se molti docenti avrebbero iniziato di lì a
pochi giorni gli Esami di Stato, un altro anno scolastico si era appena concluso. Il DS in ultimo ha
voluto elogiare la mia tutor, per il suo ultimo anno di lavoro, sottolineandone la professionalità,
l’impegno e l’umanità mostrata in tutti questi anni verso i ragazzi, la scuola e questo mestiere in
generale, cose che io ho potuto toccare con mano in questo mese di tirocinio.
1.5 Conclusioni
L’esperienza di tirocinio diretto è stata significativa per la mia formazione lavorativa. Prima di tutto
per l’esempio ricevuto: ho percepito un’attenzione generale verso i ragazzi e verso la scuola sia da
parte della tutor sia da parte degli altri colleghi che mi ha motivato ancora di più ad avvicinarmi a
questo lavoro. Tante volte, nel fare le cose, l’entusiasmo ci accompagna solo all’inizio, poi tutto
rischia di diventare meccanico e si perdono gli stimoli iniziali, ma posso dire che al Don Colletto
non è così perché anche i docenti con più esperienza conservano quel sano entusiasmo tipico di chi
è alla prime armi. Anche gli alunni sono stati fonte di stimoli: superare le loro avversità verso la
matematica e la fisica tipiche del liceo classico è stata una sfida continua che mi ha portato allo
sviluppo di idee innovative e strategie didattiche differenti, evitando di fossilizzarmi su un unico
metodo didattico. Potendo seguire grosso modo tutte le classi, dal primo al quinto anno, ho potuto
notare come siano diversi gli approcci di insegnamento e allo stesso modo le risposte da parte dei
ragazzi, più motivate quando si avvicinano all’ultimo anno. Ho migliorato le mie competenze di
valutazione, facendo tesoro degli insegnamenti delle materie trasversali che ho potuto subito
sperimentare. Ho fatto chiarezza sui vari tipi di organi collegiali della scuola e su parte della
burocrazia legata a questo mestiere, sulle relazioni da presentare, sull’organizzazione di sportelli
didattici ed attività pomeridiane… cose che un insegnante deve conoscere per lavorare al meglio.
Ho migliorato le mie competenze relazionali grazie al confronto con alunni, tutor e altri professori
della scuola: un confronto che avviene chiaramente su livelli differenti perché una cosa è il
rapportarsi con l’adolescente, un’altra cosa è avere a che fare con docenti dalle significative
esperienze lavorative. È stata dunque un’esperienza costruttiva che però non rappresenta un
traguardo, ma solo il punto d’inizio di una crescita professionale che continuerà nel tempo, perché
la scuola è un mondo in continua evoluzione e l’insegnante non deve smettere mai di formarsi.
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CAPITOLO 2. IL TIROCINIO INDIRETTO
Parallelamente al tirocinio a scuola sono state previste in questo I ciclo di TFA delle ore di lezione
all’università, in presenza di un tutor, con lo scopo di approfondire una serie di aspetti riguardanti il
sistema scolastico, la sua organizzazione e alcuni meccanismi di funzionamento. È stato un po’
come “formalizzare”, da un punto di vista teorico, l’esperienza vissuta nelle classi, sia durante il
tirocinio diretto, sia durante le esperienze d’insegnamento precedenti il TFA: così come per i
matematici è stato importante nel corso della storia fermarsi e “sistemare” in maniera rigorosa e
precisa concetti e strumenti utilizzati senza chiedersi il perché, anche questa esperienza ha avuto un
significato molto simile. Infatti, non solo è servita per ampliare la mia formazione professionale e la
conoscenza di quello che sarà il mio ambiente lavorativo, ma ha dato un significato importante a
una serie di processi e azioni che altrimenti resterebbero meccaniche, dettate dall’abitudine.
Le mie ore di tirocinio indiretto sono state ventotto, un tempo più che sufficiente visto che, di ogni
lezione, frequentata o meno, mi è stato fornito il materiale utilizzato, insieme alla bibliografia da cui
prendere spunto per approfondimenti e alle tracce di lavoro per gli elaborati da preparare. La
competenza di un laureato, soprattutto nelle materie scientifiche e nel mio caso in matematica, sta
nel sapersi destreggiare in maniera rapida ed efficace anche in argomenti affrontati per la prima
volta ed esterni alla disciplina. Saranno analizzate di seguito i vari momenti di questo percorso.
2.1 Accoglienza
Le prime ore di tirocinio indiretto sono state dedicate alla presentazione dello stesso, alla sua
articolazione e tempistica di svolgimento: una presentazione all’inizio approssimativa, poiché
l’intero percorso ha assunto una sua conformazione netta soltanto in itinere, a seguito dei vari
incontri del Gruppo di Lavoro del TFA, ma che è servita comunque a dare un’idea sulle cose da
fare. È stata analizzata la situazione di ciascun tirocinante, il numero di crediti da raggiungere a
seguito di riduzioni dovute a supplenze precedenti o a titoli formativi e culturali e sono state
analizzate le scuole disponibili per il tirocinio diretto, al fine di rendere lo svolgimento di
quest’ultimo in maniera ottimale da un punto di vista pratico e organizzativo. Sono stati presentati
gli obiettivi di questo percorso, saper conoscere, saper fare, saper essere.
1. Saper conoscere: si è parlato per tutto il percorso del TFA, dalle materie dell’area
trasversale, poi nelle aree disciplinari e infine nel tirocinio, della didattica per competenze e
si è chiarito fin dall’inizio che una competenza deve sottintendere sempre una conoscenza;
dunque non possiamo parlare di un docente “competente” qualora lo stesso sia arido di
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nozioni appropriate. Il docente deve essere a conoscenza di un linguaggio specifico delle
attività che si svolgono a scuola, non può confondere un PON con un POF e deve sapere
cosa rappresenti un DS all’interno di una scuola; deve essere a conoscenza di quali siano i
suoi diritti e doveri, al fine di svolgere le sue prestazioni in maniera più efficiente possibile,
per dare un apporto positivo non solo agli alunni, ma all’intero “sistema” scuola. È
necessario conoscere cosa siano gli organi collegiali, come si dividano nel corso dell’anno
scolastico, quali siano le diverse tecniche di insegnamento che si possono utilizzare, in
particolare considerando quali siano gli strumenti della scuola che supportano la didattica,
dalla lavagna col gessetto per arrivare alla lavagna interattiva. Questi e altri aspetti sono stati
affrontati e approfonditi nel corso degli incontri.
2. Saper fare: è necessario che ogni docente riconosca i nuclei fondanti della sua disciplina,
come questi debbano essere sviluppati e quale peso debbano avere all’interno di una
programmazione; è necessario evidenziare eventuali collegamenti con le altre discipline e
come lo studio di quell’argomento possa far sviluppare nell’allievo delle competenze non
solo specifiche, ma anche generali, che possano trovare applicazione nella vita quotidiana. È
importante che il docente sappia come preparare un percorso didattico e di verifica, che è
diverso per ogni classe. In questo modo il lavoro del professore non è quello di ripetere ogni
anno le stesse cose e di utilizzare i medesimi percorsi e/o verifiche; prendendo spunto dalle
esperienze passate e dai materiali forniti dai supporti della didattica occorre adattare la
lezione a quella classe particolare, che vive un momento particolare all’interno della società.
3. Saper essere: svolgere un lavoro richiede, a prescindere dal contesto, una precisa
professionalità. Si tratta di un giusto equilibrio tra una serie di fattori, dalle cose semplici
come la puntualità, l’educazione, il rispetto di scadenze e consegne per finire al rispetto
delle idee e delle persone con cui lavoriamo. È necessario avere una personalità ben distinta
per dare un contributo a un gruppo di lavoro, altrimenti ogni attività ha il timbro sbiadito di
una massa e non la personalità e la ricchezza di ognuno. In questa esperienza ho rafforzato
quella che è la mia personalità, a un confronto con la tutor è venuto fuori come i modi di
concepire la scuola possano essere totalmente diversi: da una parte, un luogo in cui svolgere
un lavoro con individualità e professionalità porta in determinati momenti alla
collaborazione con i colleghi, dall’altra, un luogo in cui stringere dei rapporti interpersonali
(non tra colleghi di lavoro, ma direttamente tra amici), requisito essenziale per lavorare. Il
confronto di idee è sempre un modo per arricchirsi ma deve essere fatto nel rispetto
dell’individuo, e la diversità di idee non deve essere mai presa come un’offesa personale.
15
2.2 La funzione docente
Prima di avventurarsi in un qualsiasi lavoro è opportuno capire quali siano le prestazioni che
richieste, quali i diritti e quali i doveri che possano ottimizzarle. Sono stati illustrati i riferimenti
normativi che accompagnano la professione docente, primo fra tutti la Costituzione Italiana, che
nell’art. 33 spiega che l’arte e la scienza sono libere e allo stesso modo lo è l’insegnamento. La
Repubblica stabilisce le norme generali sull’istruzione e istituisce scuole statali di ogni ordine e
grado; enti o privati possono istituire scuole e istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. Un
riferimento importante è la Legge del 30 Luglio 1973, n. 477, che delega al governo l’emanazione
di norme sullo stato giuridico, ispettivo, docente e non docente della scuola materna, elementare,
secondaria e artistica dello Stato. Con il D.P.R. del 31 Maggio 1974 e il D. Lgs. N. 297 del 1994
sono chiarite la libertà di insegnamento da parte dei docenti, sempre nel rispetto delle norme
costituzionali e degli ordinamenti della scuola stabiliti dalle leggi dello Stato e la formazione della
personalità degli alunni e la libertà di insegnamento.
Il D.P.R. del 31 Maggio 1974 n. 476 definisce in maniera univoca la funzione docente: si tratta
dell’esplicazione essenziale dell’attività di trasmissione della cultura, di contributo alla
elaborazione di essa e di impulso alla partecipazione dei giovani a tale processo e alla formazione
umana e critica della loro personalità.” Una cosa importante che, a mio avviso, dovrebbe essere
“pubblicizzata” maggiormente è l’orario di svolgimento delle attività: il docente non deve mai
dimenticare che, oltre allo svolgimento delle lezioni, esistono delle altre attività connesse con la
funzione docente e riguardano:
l’aggiornamento culturale e professionale: gli studi della didattica sono in continua
espansione e non si può restare ancorati sulla propria esperienza vissuta in passato. È
necessario aggiornarsi per capire come le generazioni cambiano e quali siano gli strumenti
della didattica che meglio accompagnino nei ragazzi l’apprendimento e lo sviluppo delle
competenze. Una attenzione particolare deve andare all’utilizzo degli strumenti informatici:
è assodato che gli strumenti a disposizione dei docenti e degli alunni di venti anni fa, ma
anche solo di dieci o cinque anni fa, sono diversi da quelli attuali. Ad esempio è diffuso
ormai in tutte le scuole (o quasi) lo spazio che le famiglie hanno on line sul sito dell’istituto,
grazie al quale possono sapere in tempo reale i voti che i ragazzi hanno riportato alle
verifiche o eventuali comunicazioni/provvedimenti che li riguardano: ed è normale che un
docente debba aggiornarsi per stare al passo. Oppure una grande importanza va ai software
disciplinari specifici come ad esempio, per quanto riguarda la matematica, Geogebra o
Cabrì, che avvicinano i ragazzi alla Matematica (in particolare alla Geometria), facendo
16
diventare il punto, la retta e gli angoli non delle cose inermi che stanno sui libri ma degli
oggetti “vivi” da costruire, modificare, personalizzare. È quindi necessario che un docente
presti attenzione a questi aggiornamenti, così come a tutto quello che riguarda la sicurezza
sul lavoro, un settore in continua espansione dopo la verifica di alcuni gravi incidenti;
il rapporto con le famiglie: non va dimenticato lo spazio dedicato ai genitori, con i quali il
docente deve mantenere un contatto vivo, per garantire un intervento immediato qualora
l’allievo attraversi periodi particolari dovuti, oltre ad un calo dell’attenzione naturale
provocato dall’età, anche a eventi più o meno traumatici;
la partecipazione alla realizzazione delle iniziative culturali della scuola, deliberate dai
competenti organi;
le riunioni collegiali, la programmazione, gli scrutini;
la preparazione e la correzione delle verifiche, dei laboratori e delle varie lezioni: la lezione
non si improvvisa, ma va preparata in base al programma stabilito e in base alle
caratteristiche e alle esigenze di quella classe particolare. Così può capitare di insegnare la
stessa disciplina in due sezioni diverse ma di dover preparare lezioni o materiale differenti.
Non esiste il docente dalle 8:00 alle 13:00, questo tempo è solo una parte; l’altra va completata nei
pomeriggi decisi dal Dirigente Scolastico. E volendo precisare, è compito del docente entrare in
classe 5 minuti prima dell’inizio delle lezioni e uscire 5 minuti dopo, al fine di garantire un
controllo nelle classi.
2.3 Gli organi collegiali
Con la legge n.477 del 1973, il Parlamento ha delegato il Governo a emanare norme sullo stato
giuridico del personale docente e non docente della scuola e sugli organi collegiali. Questi ultimi
sono degli organismi di governo e di gestione delle attività scolastiche, a livello del singolo istituto
(organi collegiali scolastici) e a livello territoriale (organi collegiali territoriali). Del primo gruppo
fanno parte:
il Consiglio di Classe: per quanto riguarda la scuola secondaria superiore, vi fanno parte tutti
i docenti della classe, due rappresentanti dei genitori e due rappresentanti degli studenti,
eletti annualmente nel corso di elezioni convocate dal Dirigente Scolastico. È presieduto dal
DS o da un suo delegato ed ha durata annuale. Ha il compito di formulare al Collegio dei
Docenti delle proposte in ordine all’azione educativa e didattica e ad iniziative di
sperimentazione; agevola i rapporti reciproci tra docenti, genitori ed alunni e decide
eventuali provvedimenti disciplinari a carico degli studenti;
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il Collegio dei Docenti: non è un organismo elettivo ed è composto da tutti gli insegnanti in
servizio presso la scuola, di ruolo e non, insegnanti di religione cattolica e di sostegno ed è
presieduto dal Dirigente Scolastico. Delibera tutto ciò che riguarda il funzionamento
didattico dell’Istituto, adegua i programmi di insegnamento alle specifiche esigenze
ambientali, formula proposte al DS per la formazione delle classi e per la formulazione
dell’orario delle lezioni e per lo svolgimento delle altre attività scolastiche, in accordo con i
criteri generali indicati dal Consiglio d’Istituto. Provvede all’adozione dei libri di testo
proposti nei vari Consigli di Classe, promuove iniziative di aggiornamento dei docenti e
adotta iniziative di sperimentazione. Inoltre elabora il piano annuale di attività scolastica,
esamina i casi di scarso profitto o di comportamento irregolare degli alunni al fine di
garantire il recupero degli stessi. Il Collegio dei Docenti si insedia all’inizio dell’anno
scolastico e si riunisce (in orari differenti dalle lezioni) se convocato dal DS o qualora ne
facciano richiesta almeno un terzo dei componenti. Le funzioni di segretario sono svolte da
un docente Collaboratore del DS su designazione di quest’ultimo. Il Collegio dei Docenti,
inoltre, elegge i docenti che fanno parte del Comitato per la Valutazione del servizio
personale insegnante: tale comitato è composto dal DS (che presiede), due docenti membri
effettivi e un docente membro supplente nelle scuole con meno di 50 insegnanti; nelle
restanti dal DS, quattro docenti membri effettivi e due docenti membri supplenti. Dura un
anno e le funzioni di Segretario sono assolte da uno dei docenti membro;
il Consiglio d’Istituto (o di Circolo): è costituito da 14 o 19 componenti, a seconda che il
numero degli alunni della scuola sia minore o maggiore di 500. Ne fanno parte il DS, una
rappresentanza di alunni (3 o 4), di genitori (3 o 4), di docenti (6 o 8), di personale
amministrativo, tecnico o ausiliario (1 o 2). Esso elabora ed adotta gli indirizzi generali e
determina le forme di autofinanziamento della scuola; delibera il bilancio preventivo ed il
conto consuntivo e stabilisce come impiegare i mezzi finanziari per il funzionamento
amministrativo e didattico; adotta il regolamento interno dell’istituto; gestisce l’acquisto, il
rinnovo e la conservazione di tutti i beni necessari alla vita della scuola; prende le decisioni
in merito alla partecipazione dell’istituto ad attività culturali, sportive e ricreative, ma anche
allo svolgimento di iniziative assistenziali. Ad eccezione delle competenze spettanti al
Collegio dei Docenti e ai Consigli di Classe, il Consiglio d’Istituto ha il potere deliberante
sull’organizzazione e la programmazione della scuola, nei limiti del bilancio, per tutti quei
compiti che l’autonomia scolastica fornisce alle singole scuole. Inoltre adotta il Piano
dell’Offerta Formativa elaborato dal Collegio dei Docenti, indica i criteri generali relativi
alla formazione delle classi, all’assegnazione dei singoli docenti e al coordinamento
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organizzativo dei Consigli di Classe. Esprime parere sull’andamento generale, didattico ed
amministrativo dell’istituto o del circolo; stabilisce i criteri per l’espletamento dei servizi
amministrativi ed esercita le competenze in maniera di uso delle attrezzature e degli edifici
scolastici;
la Giunta Esecutiva: è composta da un docente, un impiegato amministrativo, tecnico o
ausiliario, un genitore, uno studente e di diritto ne fanno parte anche il DS (che la presiede)
e il Direttore dei Servizi Generali ed Amministrativi (che ha anche funzione di segretario).
La giunta esecutiva prepara i lavori del consiglio di circolo o d’istituto e cura l’esecuzione
delle relative delibere. Propone al Consiglio d’Istituto entro il 31 Ottobre il programma delle
attività finanziarie dell’istituzione scolastica (DM n. 44 dell’1 febbraio 2001, art.2 comma
3), accompagnato da un’apposita relazione e dal parere di regolarità contabile del Collegio
dei Revisori. Nella relazione, su cui il Consiglio dovrà deliberare entro il 15 dicembre
dell’anno precedente quello di riferimento, sono illustrati gli obiettivi da realizzare e
l’utilizzo delle risorse in coerenza con le indicazioni e le previsione del Piano dell’Offerta
Formativa, nonché i risultati della gestione in corso e quelli del precedente esercizio
finanziario.
Per quanto riguarda gli organi territoriali, il DPR n.416 del 1974 aveva istituito il Consiglio
Distrettuale (il Distretto è una ripartizione minore rispetto alla Provincia, con un numero di abitanti
non superiore ai duecentomila). Il decreto legislativo n. 233 del 1999 ha sostituito poi i consigli
distrettuali e provinciali con:
il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (a livello centrale), di durata quinquennale.
Formula proposte ed esprime pareri obbligatori: sugli indirizzi in materia di definizione
delle politiche del personale della scuola; sulle direttive del Ministro in materia di
valutazione del sistema dell'istruzione; sugli obiettivi, indirizzi e standard del sistema di
istruzione definiti a livello nazionale nonché sulla quota nazionale dei curricoli dei diversi
tipi e indirizzi di studio; sull'organizzazione generale dell'istruzione. Il Consiglio si
pronuncia inoltre sulle materie che il Ministro ritenga di sottoporgli ed esprime, anche di
propria iniziativa, pareri facoltativi su proposte di legge e in genere in materia legislativa e
normativa attinente alla Pubblica Istruzione e promuove indagini conoscitive sullo stato di
settori specifici dell'istruzione, i cui risultati formano oggetto di relazione al Ministro;
i Consigli Regionali dell’Istruzione, di durata triennale. Esprimono pareri obbligatori in
materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, di attuazione delle innovazioni, di
distribuzione dell'offerta formativa e di integrazione tra istruzione e formazione
professionale, di educazione permanente, di politiche compensative con particolare
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riferimento all'obbligo formativo e al diritto allo studio, di reclutamento e mobilità del
personale, di attuazione degli organici funzionali d'istituto. Il Consiglio regionale esprime
all'organo competente parere obbligatorio sui provvedimenti relativi al personale docente
per i quali la disciplina sullo stato giuridico preveda il parere di un organo collegiale a tutela
della libertà d'insegnamento;
i Consigli Scolastici (a livello locale), di durata triennale. Hanno competenze consultive e
propositive nei confronti dell'Amministrazione periferica e delle istituzioni scolastiche
autonome in merito all'attuazione dell'autonomia, all'organizzazione scolastica sul territorio
di riferimento, all'edilizia scolastica, alla circolazione delle informazioni sul territorio, alle
reti di scuole, all'informatizzazione, alla distribuzione dell'offerta formativa, all'educazione
permanente, all'orientamento, alla continuità tra i vari cicli dell'istruzione, all'integrazione
degli alunni con handicap, all'attuazione del diritto allo studio, all'adempimento dell'obbligo
di istruzione e formazione, al monitoraggio dei bisogni formativi sul territorio, al
censimento delle opportunità culturali e sportive offerte ai giovani.
Gli organi collegiali scolastici si riuniscono in orari distinti dalle lezioni e, ad eccezione del
Collegio dei Docenti, prevedono sempre la rappresentanza dei genitori, al fine di garantire un
confronto tra scuola e territorio e tra tutte le componenti scolastiche. Inoltre vanno ricordate le
assemblee degli studenti, dei genitori e dei docenti, momenti di incontro per fare il punto della
situazione e discutere di eventuali disagi/proposte per migliorare l’andamento generale della scuola.
2.4 Le riforme
Le persone che non fanno parte direttamente della scuola percepiscono, anche per vie traverse, che
si tratta di un mondo in continua evoluzione: questo non soltanto per il progresso scientifico e
tecnologico o per il cambiamento generazionale di alunni e insegnanti, ma anche per le idee e le
convinzioni dei vari Ministri dell’Istruzione che si sono susseguiti e che si susseguono nel corso del
tempo. Berlinguer, Moratti, Gelmini, ecc non possono essere dei nomi confusi nella mente di un
docente, ma devono essere associati in maniera chiara ad una persona ben precisa, che ha operato in
un momento specifico ed ha apportato determinate modifiche al sistema scolastico, al fine di
migliorarlo. A prescindere dal partito politico di appartenenza e dal fatto che queste innovazioni
abbiano portato o no un miglioramento, raggiungendo gli obiettivi prefissati, è bene che un docente
sappia ricostruire le tappe fondamentali delle riforme scolastiche, i pregi e i difetti che esse hanno
apportato, le questioni che sono ancora “aperte” e che meritano attenzione, ad iniziare dal singolo
docente per poi arrivare all’intero Ministero dell’Istruzione. Una tappa “obbligata” quindi per la
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formazione del docente e in questo tirocinio indiretto è stata fatta una carrellata storica delle ultime
riforme; dopo che, nell’area trasversale, sono stati ripercorsi i momenti salienti che la scuola ha
attraversato dall’Unità d’Italia fino alla fine del Novecento.
1. Berlinguer (1996-2000): durante la sua legislatura furono numerose le innovazioni, tra le
più importanti senz’altro va ricordata quella dell’autonomia. Le istituzioni scolastiche sono
espressione di autonomia funzionale e provvedono alla definizione e alla realizzazione
dell’offerta formativa; a tal fine interagiscono tra loro e con gli enti locali promuovendo il
raccordo e la sintesi tra le esigenze e le potenzialità individuali e gli obiettivi nazionali del
sistema di istruzione. È in questo momento che quello che prima era il Preside della scuola
ora diventerà il Dirigente Scolastico: è responsabile dell’unitarietà della scuola, ne è il
rappresentante legale ed ha potere di direzione del personale. Con questa legislatura nasce il
Piano dell’Offerta Formativa, la “carta di identità” della scuola che ne rende comprensibile
la progettazione curriculare, extracurriculare, educativa ed organizzativa; è elaborato dal
Collegio dei Docenti ed adottato dal Consiglio di Istituto. Nell’autonomia organizzativa
della scuola ricordiamo l’adattamento del calendario scolastico, l’impiego e la distribuzione
flessibile dei docenti nelle varie classi, l’integrazione con il contesto territoriale di
riferimento. Quest’ultimo punto mostra due scuole dello stesso ordine ed indirizzo
appartenenti a realtà territoriali differenti adottino diverse strategie e possono prefiggersi
obiettivi diversi. Particolarmente attento agli allievi e contro l’abbandono scolastico,
Berlinguer promuove i “corsi di recupero”, dei brevi periodi in cui dare la possibilità ai
ragazzi di recuperare le carenze accumulate evitando così la perdita dell’anno scolastico o,
nei casi più gravi, l’abbandono della carriera studentesca. Si iniziano a riformare gli esami
di maturità, con l’introduzione del sistema de crediti e delle modifiche alla commissione; è
redatto lo statuto degli studenti e delle studentesse, recante i loro diritti e doveri e viene
stabilita la parità tra le scuole pubbliche e private. È data l’importanza al laboratorio nelle
materie scientifiche, al fine di unificare il momento applicativo e d’indagine con quello
cognitivo intellettuale delle discipline;
2. Moratti (2000-2006): è riorganizzato il sistema scolastico, a partire dalla scuola
dell’infanzia fino alle superiori. Inoltre sono introdotte, fin dalla scuola elementare,
l’insegnamento dell’inglese e dell’informatica, segno tangibile di una società che si evolve,
che non è più isolata ma è immersa all’interno della Comunità Europea e che vuole stare al
passo del progresso tecnologico. È ripristinato il voto in condotta e stabilito un servizio
nazionale di valutazione, per verificare periodicamente le conoscenze e le abilità degli
studenti e monitorare e valutare il nuovo sistema formativo. Sono soppressi i concorsi
21
abilitanti, dando alle università, nei corsi di laurea specialistica, la funzione abilitante
all’insegnamento, in numero programmato che rispecchia il bisogno effettivo in ambito
regionale e che prevede un anno di tirocinio formativo;
3. Fioroni (2006-2008): viene ritoccata la riforma Moratti. Vengono soppressi insegnanti tutor
e portfolio, si riscrivono e si pubblicano le “Indicazioni Nazionali” (DM 31/07/2007) come
documento aperto; viene sospesa l’attuazione del secondo ciclo, rinviata all’anno scolastico
2008/2009. Le rilevazioni dell’Invalsi (di cui si parlerà a breve) saranno a campionatura;
vengono riviste le competenze dei Centri Servizi Amministrativi e riassorbite dagli Uffici
Scolastici Provinciali.
4. Gelmini (2008-2011): viene reintrodotto il maestro unico (DL 137/08) e la valutazione
espressa in voti per il primo ciclo; viene valutato anche il comportamento. Nella scuola
secondaria viene portato a 18 il numero delle ore settimanali per tutte le cattedre e viene
emanato il regolamento di riordino dei licei;
5. Profumo (2011-2012): il suo slogan potrebbe essere “spazio per tutti, per competere e
gareggiare”. La nuova scuola immaginata dal Ministro ha un obiettivo ambizioso:
ridisegnare i criteri di valutazione sulla base del merito. In ogni istituto superiore nascerà lo
“studente dell’anno”, che avrà sconti sull’autobus, sull’ingresso ai musei e sulle tasse
universitarie. E ancora, Olimpiadi della Matematica, dell’Italiano, dell’Astronomia,
Nazionali ed Internazionali. A seguire, per le università, premi per i migliori laureati e per i
migliori dottorati, sgravi fiscali per le aziende che li assumono, tagli ai finanziamenti agli
atenei che invece non assumono i professori migliori. Previsti inoltre dei fondi per le
pubblicazioni in inglese. Tornano, dopo tredici anni, i concorsi a cattedra: tra le prove,
anche una lezione pratica di insegnamento;
6. Carrozza (2012-…): il suo intento è quello di semplificare la riforma Gelmini, che “ha
introdotto troppa burocrazia1”. Attualmente restano aperti il regolamento relativo
all’accorpamento delle classi di concorso, la riforma degli organi collegiali, la ridefinizione
dello stato giuridico degli insegnanti (reclutamento, valutazione e articolazione della
carriera).
1 Dall’intervista del Ministro a “Quotidiano.net”, del 1 Maggio 2013
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2.5 Il sistema INVALSI
L’INVALSI è l’Ente di ricerca dotato di personalità giuridica di diritto pubblico che ha raccolto,
in un lungo e costante processo di trasformazione, l’eredità del Centro Europeo dell’Educazione
(CEDE) istituito nei primi anni settanta del secolo scorso.
Sulla base delle vigenti Leggi, che sono frutto di un’evoluzione normativa significativamente
sempre più incentrata sugli aspetti valutativi e qualitativi del sistema scolastico, l’Istituto:
effettua verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti e sulla
qualità complessiva dell'offerta formativa delle istituzioni di istruzione;
studia le cause dell'insuccesso e della dispersione scolastica con riferimento al contesto
sociale ed alle tipologie dell'offerta formativa;
effettua le rilevazioni necessarie per la valutazione del valore aggiunto realizzato dalle
scuole;
predispone annualmente i testi della nuova prova scritta, a carattere nazionale, volta a
verificare i livelli generali e specifici di apprendimento conseguiti dagli studenti nell’esame
di Stato al terzo anno della scuola secondaria di primo grado;
predispone modelli da mettere a disposizione delle autonomie scolastiche ai fini
dell'elaborazione della terza prova a conclusione dei percorsi dell'istruzione secondaria
superiore;
provvede alla valutazione dei livelli di apprendimento degli studenti a conclusione dei
percorsi dell'istruzione secondaria superiore, utilizzando le prove scritte degli esami di Stato
secondo criteri e modalità coerenti con quelli applicati a livello internazionale per garantirne
la comparabilità;
fornisce supporto e assistenza tecnica all'amministrazione scolastica, alle regioni, agli enti
territoriali, e alle singole istituzioni scolastiche e formative per la realizzazione di autonome
iniziative di monitoraggio, valutazione e autovalutazione;
svolge attività di formazione del personale docente e dirigente della scuola, connessa ai
processi di valutazione e di autovalutazione delle istituzioni scolastiche;
svolge attività di ricerca, sia su propria iniziativa sia su mandato di enti pubblici e privati;
assicura la partecipazione italiana a progetti di ricerca europea e internazionale in campo
valutativo, rappresentando il Paese negli organismi competenti;
formula proposte per la piena attuazione del sistema di valutazione dei dirigenti scolastici,
definisce le procedure da seguire per la loro valutazione, formula proposte per la formazione
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dei componenti del team di valutazione e realizza il monitoraggio sullo sviluppo e sugli esiti
del sistema di valutazione.
L’INVALSI è soggetto alla vigilanza del Ministero della Pubblica Istruzione che individua le
priorità strategiche delle quali l'Istituto tiene conto per programmare la propria attività. Le prove
periodiche e la prova nazionale finale del primo ciclo, sono attualmente riferite all’Italiano e alla
Matematica. La correzione degli elaborati per le prove periodiche e finali avviene ad opera dei
docenti della classe, fatta eccezione delle scuole campione dove le prove vengono effettuate in
presenza di un osservatore esterno che provvede alla correzione. I risultati sono riportati su schede-
risposta e spedite all’Istituto. Pertanto l’INVALSI fornisce alle scuole una griglia per la correzione
delle risposte degli studenti e dà indicazioni per l’attribuzione di un punteggio unico in centesimi e
per la sua conversione in un voto unico, espresso in decimi. L’attribuzione del punteggio e del voto
può avvenire, oltre che in forma manuale, anche mediante griglia su supporto elettronico.
Dall’analisi di un campione di prove di Matematica degli anni precedenti, si è riscontrato che la
disciplina risulta “mal digerita” dagli studenti italiani: occorre dunque una didattica maggiormente
individualizzata, al fine di riconoscere e rimuovere gli ostacoli di natura personale, familiare,
sociale, che si frappongono alla piena preparazione e formazione dei giovani nei loro studi primari e
medi, premessa indispensabile per la loro futura competitività in campo culturale, professionale e
lavorativa.
2.6 Adozione dei libri di testo
Compito delicato del docente è quello di scegliere un appropriato libro di testo, dal quale la classe
possa trarre il massimo dei benefici. Ad oggi l’offerta è molto ampia e ai consueti libri di testo si
sono aggiunti una serie di materiali multimediali, con lo scopo di avvicinarsi al mondo dei ragazzi
moderni, ricco di computer e tecnologia. Molti testi propongono anche la versione e-book, mentre
la maggior parte sono i cosiddetti “Libri Misti”, ossia libri tradizionali supportati da contenuti on
line che integrano esercitazioni, prove di recupero, attività laboratoriali, contenuti extra riguardanti
ad esempio la storia di un argomento che, come è stato visto nelle ricerche della didattica, può
aiutare anche l’apprendimento delle materie scientifiche. La scelta di un libro di testo non va
sottovalutata e non solo per un discorso economico (ogni libro di matematica per il triennio ad
esempio ha un costo non inferiore ai 25 euro); se il libro infatti non è completo o adeguato si rischia
di dover ricorrere a fotocopie o altre integrazioni che rallentano le attività didattiche o portano
disagi. Per scegliere un libro di testo è necessario porre un’attenta analisi di confronto: ci sono tante
tabelle che possono aiutare il docente nella scelta, ad esempio tenendo in considerazione il numero
di esercitazioni, la presenza di schemi riassuntivi o di esercizi guida, ma è necessario che il docente
pensi al libro di testo come ad un “abito cucito su misura per quella classe”. Se i ragazzi ad esempio
24
hanno un buon livello di base e dimostrano di avere intuizione per la matematica, sarebbe sprecato
adottare un testo che spieghi passo passo ogni cosa e che si dilunghi in esempi banali. Cosa invece
da tenere in considerazione se la classe presenta delle difficoltà nella disciplina o lacune pregresse
nel corso degli anni precedenti, magari dovute ad un continuo cambiamento di insegnanti durante
l’anno scolastico. Per quanto riguarda i contenuti multimediali, oltre a verificare innanzitutto che la
scuola abbia le strutture adeguate per sfruttarli, è necessario che il docente sia disponibile ad
utilizzarli, ad integrarli nelle sue lezioni e a non farli rimanere inermi sul CD o sulla rete. Ancora
una volta si può concludere che nella professione docente conta molto l’esperienza passata, sia
personale sia dei colleghi che ci hanno preceduto, ma è indispensabile una continua analisi delle
situazioni, un continuo confronto ed un continuo aggiornamento su quelle che sono le novità
legislative, tecnologiche e generazionali della scuola.
2.7 Conclusioni
Questo tirocinio indiretto mi ha dato diversi spunti di riflessione sulla professione docente e mi ha
permesso di chiarire molti concetti che prima erano confusi. Essere un buon insegnante non vuol
dire soltanto avere buone capacità didattiche, ma anche essere a conoscenza dell’intero mondo
scolastico e prendervi parte attivamente, a partire dalla burocrazia, dai momenti collegiali e dal
confronto di idee che può nascere in ogni occasione. Nei corsi dell’area disciplinare del TFA è stata
data un’importanza particolare alla storia della didattica della matematica e della fisica: anche la
storia della scuola è molto importante per comprendere le problematiche che si sono presentate in
passato, come sono state superate e quali ancora devono essere affrontate; questo aspetto è stato
affrontato sotto diversi aspetti negli incontri con la tutor. L’esperienza ha arricchito e completato
quanto vissuta nelle classi e sarà una buona base su cui costruire il mio futuro di insegnante.
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CAPITOLO 3. IL LABORATORIO DI MATEMATICA
3.1 Un po’ di storia
Negli ultimi anni si è parlato molto di laboratorio di matematica, in particolare dopo che nel volume
Matematica 2003, contenente le proposte dell’Unione Matematica Italiana per un curriculum
adeguato ai bisogni della società e del mondo attuale, è stato dedicato un capitolo a questo tema. La
didattica laboratoriale è una proposta che si contrappone alla didattica frontale al fine di coinvolgere
l’alunno in modo attivo. L’idea è quella di riproporre come modalità di lavoro il modello delle
attività didattiche che si possono svolgere in un laboratorio inteso come luogo fisico in cui è
possibile fare esperimenti o apprendere un mestiere o imparare una lingua o utilizzare un computer;
il riferimento è all’apprendista che, nella bottega del maestro, impara lavorando, osservando,
collaborando, senza eseguire dopo l’ascolto di un spiegazione teorica. Il laboratorio può essere
proposto per ogni disciplina, scientifica e non; mi soffermerò su quello di matematica.
Da un punto di vista delle idee pedagogiche, l’idea di laboratorio come luogo/modalità
dell’apprendere trova le sue radici nelle idee di Jan Amos Komeski: nella sua “Didactica Magna”
(scritta tra il 1627 e il 1657) mette in risalto l’importanza dell’esperienza e il ruolo dell’insegnante
come guida e coordinatore di un processo che vede l’allievo protagonista del suo apprendimento.
Un altro pedagogista ritenuto il precursore dell’idea di laboratorio è Enrico Pestalozzi, che nella sua
opera “Come Gertrude istruisce i suoi figli” (1801), sottolinea l’importanza dell’istruzione a partire
da esperienze. Ma il vero sviluppo di queste idee si ha con John Dewey che nel 1896 fonda la
Scuola Laboratorio a Chicago: lo studente si appropria di una conoscenza attraverso un meccanismo
che, partendo da un’attività, attraverso prove ed errori, osservazioni, esperimenti, controllo di
ipotesi formulate, lo conduce a rielaborare intellettualmente quanto da lui esperito, a formulare
nuove idee e a verificarle. L’esperienza secondo Dewey è guidata dagli interesse dell’allievo,
pertanto il compito dell’insegnante è cercare questi interessi, che devono fornire uno spunto per la
didattica. Negli anni ’70 viene sperimentato il “Sistema dei Laboratori” proposto da F. De
Bartolomeis che propone una scuola interamente costituita come insieme di laboratori con
specificità legate alle singole discipline. Riguardo al laboratorio di matematica egli mette in luce
due aspetti: uno per esaltare l’importanza di manipolare strumenti per “costruire la matematica”,
l’altro per arrivare ad un uso non applicativo della matematica, ossia per avvicinare agli aspetti
teorici e di ricerca.
Come si può osservare da questa breve carrellata storica, si è parlato di laboratorio di matematica in
epoche in cui il computer era ben lontano: questo dovrebbe farci capire che fare un laboratorio non
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vuol dire necessariamente avere un PC o andare in una sala informatica, bastano carta e penna,
pennarelli e cartelloni, o semplicemente uno spazio aperto e un po’ di fantasia da parte del docente.
L’informatica compare nei programmi ministeriali negli anni ’80 come strumento di integrazione
della matematica: attraverso lo studio di un linguaggio di programmazione, ad esempio il Pascal,
venivano implementati algoritmi matematici, in modo che i ragazzi trovassero un riscontro pratico
alla teoria studiata a lezione: se, ad esempio, si studiava il M.C.D. tra due o più numeri, si costruiva
l’algoritmo per calcolarlo. Tuttavia questo aspetto presentava numerosi svantaggi: in primo luogo,
non tutte le scuole erano provviste di macchine adeguate o in numero sufficiente (oggi, grazie ai
Fondi Europei questo problema è superato in gran parte delle scuole); in secondo luogo, non tutti gli
insegnanti erano disposti a riprendere in mano i libri e a studiare (prima degli allievi!) il linguaggio
di programmazione; infine, lo studio di quest’ultimo risultava particolarmente noioso perché, alle
nozioni di matematica da imparare si aggiungevano anche le nozioni di informatica. Dunque il
laboratorio poteva diventare per i ragazzi un’arma a doppio taglio, che anziché avvicinarli alla
matematica li allontanava. Con il boom delle tecnologie negli ultimi decenni ed in particolare negli
ultimi anni, il linguaggio di programmazione ha lasciato il posto all’utilizzo di software più
specifici, propri di ogni disciplina; si tratta di programmi facili da utilizzare, che non richiedono uno
studio teorico, ma poche ore di scoperta anche da autodidatta: Similmente i libri di testo ormai
propongono numerose attività di laboratorio, sia mediante l’utilizzo del foglio elettronico, sia
mediante software più specifici. Uno tra questi è Geogebra: è un software gratuito, il che comporta
un grosso vantaggio sia per le famiglie (il costo dei libri aumenta ogni anno) sia per le scuole.
Geogebra consente di creare oggetti matematici di vario tipo, utilizzando strumenti e comandi: ad
esempio può essere utilizzato per far avvicinare i ragazzi alla geometria. Se questa branca della
matematica può apparire noiosa e mnemonica, attraverso Geogebra i ragazzi possono costruire,
manipolare e personalizzare il punto, la retta, il segmento, fino alle figure più avanzate da un punto
di vista sia matematico e, perché no, anche artistico. Dunque non si studia più una cosa inerme che
giace sui libri, non più una serie di teoremi ed assiomi da imparare a memoria, ma una disciplina
viva i cui oggetti sono costruiti e manipolati dai ragazzi stessi.
Nel laboratorio di matematica del TFA ho potuto sperimentare personalmente la semplicità, la
potenza e l’efficacia di Geogebra nell’approccio alla geometria. È un ottimo strumento didattico,
utilizzabile a partire dal primo anno per ambientarsi nella disciplina e successivamente per
approfondirla.. Una volta deciso cosa far fare ai ragazzi, è possibile pensare intere unità didattiche
che colleghino quell’argomento anche ad altre discipline: è l’interdisciplinarietà di cui tanto si è
parlato nel corso di questo TFA, sia nelle materie trasversali che in quelle specifiche. Questo fa
capire che la matematica non è una disciplina solamente scritta, ma fa parte del nostro mondo e ci
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permette di risolvere numerosi problemi e di spiegare molti fenomeni che osserviamo in natura,
dalle cose più elementari alle questioni che riguardano aspetti di ricerca ancora aperti.
3.2 Costruzioni con riga e compasso
Eseguire una costruzione mediante riga e compasso vuol dire costruire degli oggetti geometrici, a
partire da altri oggetti noti, utilizzando solo questi due strumenti. Le costruzioni con riga e
compasso hanno destato una particolare attenzione fin dall’antica Grecia per poi essere tramandati
in tempi più recenti, dando impulso a nuovi settori della matematica come ad esempio la teoria dei
campi. Una costruzione fatta in questo modo, tuttavia, richiede subito una prima astrazione, quella
di tralasciare lo spessore del tratto lasciato dalla matita; la cosa importante comunque non è il
disegno, ma la correttezza del procedimento descritto. Per quanto riguarda la riga, essa non è da
intendersi come uno strumento per misurare distanza, bensì come un’asta rigida che permette di
tracciare una retta, dati due suoi punti. Un’altra precisazione va fatta sul compasso, strumento
utilizzato per disegnare delle circonferenze una volta conosciuto il centro ed un suo punto: è quello
che definiamo “compasso molle”. Talvolta però la circonferenza viene disegnata a partire dal centro
e dal raggio e si parla di compasso “rigido”. In maniera generale il compasso utilizzato è quello
“molle”, ma il problema è presto risolto perché utilizzando riga e compasso “molle” è possibile
costruire una circonferenza noti il centro e un segmento del piano che funge da raggio.
Le costruzioni con riga e compasso ci introducono alla geometria Euclidea, partendo dal
presupposto che
esiste un segmento congiungente due punti dati;
un segmento si può estendere indefinitamente;
esiste un cerchio di centro e raggio dato.
Seguire passo passo il percorso che ha fatto Euclide nella costruzione della geometria è una
strategia che porta i suoi frutti poiché i ragazzi non si ritrovano una serie di assiomi e teoremi da
imparare, ma li costruiscono, li applicano e li assimilano piano piano. Nel corso di questo TFA è
stato più volte ribadito che la storia della disciplina ne aiuta la comprensione didattica, poiché i
ragazzi affrontano un problema ripercorrendone gradualmente le tappe storiche e non si trovano il
problema già costruito nella sua interezza.
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3.3 Costruzioni con Geogebra
Mostreremo ora come l’uso di Geogebra permetta la realizzazione di semplici costruzioni
geometriche, utilissime per la comprensione dei concetti fondamentali, di cui i ragazzi spesso hanno
una conoscenza lacunosa e frammentaria; l’argomento non rimane a sé stante ma viene
continuamente richiamato negli anni successivi, basta pensare alla geometria analitica, alla
risoluzione di un triangolo con la goniometria e alla geometria solida, pertanto è opportuno
dedicargli un’importanza particolare ed un tempo appropriato. Nel tirocinio diretto svolto al terzo
anno del liceo classico, quando si affrontava la circonferenza da un punto di vista analitico, ho
notato che molte difficoltà nascevano da lacune sulla definizione della circonferenza e sulle sue
proprietà: diventa difficile scrivere l’equazione della tangente se non si ha chiaro quante tangenti
alla circonferenza possano essere condotte da un punto! Una cosa simile ho riscontrato all’ultimo
anno, quando si voleva risolvere un triangolo: la conoscenza delle proprietà dei triangoli, della
bisettrice, del trapezio, ecc era molto frammentaria e prima di procedere con l’applicazione di una
formula era sempre necessario richiamarle. Di seguito sono riportate alcune costruzioni elementari:
sono semplici da realizzare, così i ragazzi si sentiranno subito gratificati, non avranno l’idea di
dover affrontare argomenti impossibili e il loro approccio allo studio sarà senz’altro positivo.
Oltretutto fisseranno una volta per tutte quelle definizioni e proprietà necessarie negli anni
successivi, che altrimenti rischiano di dimenticare non appena terminato il compito o
l’interrogazione.
Nelle costruzioni di seguito riportate si indicherà la circonferenza con centro A passante per B con
la notazione A(B), mentre la scrittura A(AC) indica la circonferenza di centro A e raggio AC.
a) Asse di un segmento
Dato un segmento AB, si costruisce A(B) e poi il cerchio di B(A). L’intersezione delle due
circonferenze saranno i punti C e D, che individuano la retta che è l’asse di AB.
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Sarà ora possibile disegnare l’asse del segmento direttamente con la funzione ASSE.
Quando i ragazzi imparano la definizione di asse del segmento, ricordano che è la perpendicolare
che passa per il punto medio del segmento. In realtà dopo aver trattato i criteri di congruenza l’asse
può essere definito come luogo geometrico dei punti del piano equidistanti dagli estremi del
segmento; si tratta di una seconda definizione spesso tralasciata o subito dimenticata, ma che in
realtà ha un ruolo importante sia nella risoluzione di esercizi che nella dimostrazione di teoremi.
Facendo questa costruzione invece i ragazzi osservano subito la congruenza dei triangoli ACE e
BCE e si possono ricavare la proprietà.
b) Cerchio passante per tre punti.
Dati tre punti non allineati A, B e C si costruiscono gli assi dei segmenti AB e BC. L’intersezione
D di queste rette è il centro della circonferenza cercata.
c) Perpendicolare ad una retta per un punto della retta stessa.
Data la retta a ed il punto A su di essa, si sceglie un ulteriore punto B di a e si costruisce la
circonferenza A(B), che interseca la retta in C. La perpendicolare cercata è l’asse del segmento BC.
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d) Perpendicolare ad una retta per un punto esterno (o simmetrico di un punto rispetto
ad una retta).
Siano dati la retta a ed un punto A esterno. Si costruisce la circonferenza A(B). Se A(B)a={B},
allora A(B) è tangente ad a e AB è perpendicolare ad a. Altrimenti, sia C l’ulteriore punto di
intersezione: la retta cercata è l’asse del segmento BC, ottenuta dall’intersezione di B(C) e C(B) che
determina il punto A e il punto D, simmetrico si A rispetto alla retta data.
La costruzione della perpendicolare può essere fatta d’ora in avanti direttamente con il comando di
Geogebra RETTA PERPENDICOLARE.
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e) Parallela ad una retta per un punto esterno.
Siano dati una retta a ed un punto A esterno ad essa. Si costruisce la perpendicolare b ad a passante
per A e poi la perpendicolare a b passante per A.
Sarà ora possibile costruire la parallela ad una retta passante per un punto direttamente con la
funzione di Geogebra RETTA PARALLELA.
f) Dal compasso molle a quello rigido
Dati un punto A ed un segmento BC , si deve costruire la circonferenza A( BC ). Per fare ciò, si
traccia la retta AB e si costruiscono le parallele ad AB e BC passanti per C ed A rispettivamente. Il
punto D di intersezione tra queste due rette è il centro della circonferenza cercato.
D’ora in avanti sarà possibile costruire A( BC ) direttamente con la funzione COMPASSO.
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g) Bisezione di un angolo.
Sia dato l’angolo BAC. Si costruisce A(B) e sia D l’intersezione con AC. Si costruiscono D(B) e
B(D): siano E ed F i punti di intersezione delle circonferenze, che individuano una retta che passa
per A ed è la bisettrice dell’angolo dato.
D’ora in avanti si potrà usare direttamente la funzione BISETTRICE.
h) Trasporto di un angolo
Sia dato l’angolo BAC e lo si voglia trasportare sul segmento DE , con l’angolo in D. Si costruisce
A(B), indicando con F l’intersezione con AC. Si costruisce D(AB) indicando con G l’intersezione G
su DE. Si costruisce G(BF) e si determina H, intersezione di G(BF) e D(G). La retta DH è tale che
l’angolo BAC è uguale all’angolo EDH.
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3.4 Conclusioni
Sono state passate in rassegna una serie di costruzioni elementari, utili per introdurre i ragazzi allo
studio della geometria, ad esempio al V ginnasio o al I liceo scientifico. Oltre a far prendere
dimestichezza con la retta, il punto e il piano, il ruolo di questo laboratorio è di abituarli al
ragionamento euclideo: si definiscono gli attori principali e le regola del gioco, dopo di che si
realizza ogni cosa in maniera rigorosa una sola volta; poi basta applicarle, senza ripetere ogni volta
tutta la costruzione.
Poiché i ragazzi spesso non amano le dimostrazioni dei teoremi, il software rende questo studio più
divertente e costruttivo: ripetere un teorema alla lavagna significa raccontare i passaggi che hanno
portato alla costruzione realizzata. In questo modo il ragazzo si è costruito il suo sapere, diventando
lui stesso il protagonista della didattica con l’aiuto del docente che diventa mediatore
dell’apprendimento.
Un’altra bellezza del laboratorio sta nel fatto di poter ripetere un’attività su vari livelli: come è stato
visto per l’asse del segmento, le costruzioni appena fatte possono essere uno strumento utile per
l’applicazione di argomenti successivi; questo evidenza che le singole discipline non sono divise in
capitoli a compartimenti stagni, ma tutto viene collegato e, andando avanti, le cose studiate in
precedenza viene rivalutate sotto altre aspetti ed arricchite nei contenuti.
Ma anche le varie discipline sono collegate tra loro e si possono continuamente richiamare. Ad
esempio il teorema di Pitagora può essere collegato alla filosofia dei pitagorici, al periodo storico in
cui si è sviluppata, alle applicazioni che ha avuto nella tecnica e nella quotidianità, ecc. Ecco come
il laboratorio diventa uno strumento di interdisciplinarietà.
Un’ultima considerazione riguarda l’aspetto pratico: data la lunghezza dei Programmi Ministeriali e
poiché il numero delle ore di lezione diventa sempre più esiguo per tutta una serie di fattori, lo
spazio dedicato al laboratorio è limitato, a volte addirittura nullo, a meno che non si facciano
progetti pomeridiani (ai quali però non tutti i ragazzi possono partecipare). È bene dunque che il
docente abbia chiara l’idea che il laboratorio non è una cosa in più ma è parte integrante della
lezione e va trattata con la stessa cura, preparazione e serietà (non si va in laboratorio nell’ora di
supplenza o quando non si ha nulla di preparato); va utilizzato nei momenti più delicati del
programma, meglio se per introdurre concetti nuovi, come è stato mostrato per la geometria. A volte
l’insegnante propone il laboratorio alla fine del quadrimestre o dell’anno scolastico, ma a quel
punto è impossibile appassionare alla disciplina o all’argomento perché questo è stato già trattato: è
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un modo per rafforzare o aggiungere qualcosa, ma se mancano le basi e ci sono lacune nella
conoscenza l’esperienza non potrà essere produttiva.
Ormai tutti i testi propongono delle applicazioni con i software ed è bene che queste non rimangano
delle pagine mai lette di fine capitolo; devono avere la stessa valenza di un compito lasciato a casa o
di una verifica in classe, altrimenti il laboratorio viene inteso come un momento di svago e perde
tutto il suo valore ed il suo apporto didattico.
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CONCLUSIONI FINALI
Il tirocinio è stato un momento di crescita professionale e personale. Aver preso parte alle attività
del Don Colletto mi ha fatto riscoprire l’attenzione e la professionalità che un bravo insegnante
deve sempre mettere a disposizione, sia verso i ragazzi, sia verso l’intero mondo scolastico che non
finisce al suono della campanella. L’esperienza nelle classi, oltre a rafforzare le mie capacità
didattiche e comunicative della matematica e della fisica, mi ha permesso di capire la diversità che
esiste tra le scuole, non solo a livello di indirizzi ma anche per quanto riguarda l’inserimento in un
territorio preciso. L’incontro con la tutor è stato motivo di arricchimento e di confronto e mi ha
permesso di avere sempre più chiaro quello che sarà il mio lavoro.
Grazie al tirocinio indiretto ho potuto chiarire tanti meccanismi della scuola che prima erano
sconosciuti e confusi, ma che sono necessari per poter svolgere il lavoro con la massima
professionalità, così come altri aspetti quali la scelta di un libro di testo o la valutazione della prova
di maturità.
L’esperienza del laboratorio mi ha fatto scoprire la bellezza e la potenza di questo strumento
didattico, inteso non necessariamente come un’applicazione al computer, ma un modo di imparare
più diretto e più vicino al bisogno dei ragazzi; uno strumento che è sempre in evoluzione e che
necessita la fantasia e la creatività del docente, per adattare le attività alla scuola, alla classe, al
singolo individuo.
Il TFA è stato un traguardo ma soprattutto è stato un punto di partenza per introdurmi con
professionalità nel mondo della scuola.
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BIBLOGRAFIA E SITOGRAFIA
Materiale prodotto dalla correlatrice.
www.doncollettocorleone.it
http://srvapl.istruzione.it/scuola_e_famiglia/organi.shtml
http://www.ddmaranello.it/Uffici/elelzioni%202012/organi%20collegiali.pdf
www.edscuola.it/archivio/norme/varie/autrinn.html
http://www.invalsi.it/invalsi/istituto.php?page=chisiamo
http://www-dimat.unipv.it/reggiani/laboratorio.pdf
http://utenti.unife.it/fabio.stumbo/didattica/varie/costruzioni.pdf
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INDICE
INTRODUZIONE ................................................................................................................................ 1 CAPITOLO 1. IL TIROCINIO DIRETTO .......................................................................................... 2
1.1 Presentazione dell’Istituto .......................................................................................................... 2
1.1.1 Il territorio ........................................................................................................................... 2 1.1.2 La struttura scolastica.......................................................................................................... 3 1.1.3 Finalità del Don Colletto ..................................................................................................... 4
1.2 L’insegnante tutor ...................................................................................................................... 5 1.3 Le classi...................................................................................................................................... 6
1.4 Il tirocinio nelle classi ................................................................................................................ 7 1.5 Conclusioni .............................................................................................................................. 12
CAPITOLO 2. IL TIROCINIO INDIRETTO ................................................................................... 13
2.1 Accoglienza .............................................................................................................................. 13 2.2 La funzione docente ................................................................................................................. 15 2.3 Gli organi collegiali ................................................................................................................. 16 2.4 Le riforme ................................................................................................................................ 19 2.5 Il sistema INVALSI ................................................................................................................. 22 2.6 Adozione dei libri di testo ........................................................................................................ 23 2.7 Conclusioni .............................................................................................................................. 24
CAPITOLO 3. IL LABORATORIO DI MATEMATICA ................................................................ 25 3.1 Un po’ di storia ........................................................................................................................ 25
3.2 Costruzioni con riga e compasso ............................................................................................. 27 3.3 Costruzioni con Geogebra ........................................................................................................ 28
3.4 Conclusioni .............................................................................................................................. 33
CONCLUSIONI FINALI .................................................................................................................. 35
BIBLOGRAFIA E SITOGRAFIA..................................................................................................... 36