RELAZIONE DI MINORANZA - Camera

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Senato della Repubblica — 567 — Camera dei Deputati LEGISLATURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI RELAZIONE DI MINORANZA dei deputati LA TORRE, BENEDETTI, MALAGUGINI e dei senatori ADAMOLI, CHIAROMONTE, LUGNANO, MAFFIOLETTI nonché del deputato TERRANOVA

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RELAZIONE DI MINORANZA

dei deputati LA TORRE, BENEDETTI, MALAGUGINI e deisenatori ADAMOLI, CHIAROMONTE, LUGNANO, MAFFIOLETTI

nonché del deputato TERRANOVA

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VALUTAZIONE CRITICA DELLA RELAZIONE DI MAGGIORANZA

La relazione di .maggioranza (o del Presi-dente) della Commissione parlamentare diinchiesta sul fenomeno dalla mafia in Si-cilia — che chiude più di undici anni diiattività — non può ritenersi in alcun modosoddisfacente, delude le attese dell'opinionepubblica, non rafforza il prestigio delle isti-tuzioni democratiche.

Ciò accade perché, sin dall'inizio, non siè voluta fare una scelta politica netta aproposito della genesi e delle caratteristichedel fenomeno mafioso. Pur affermando che« la Commissione si è proposta di ripensarejn una prospettiva politica le conclusioni acui è pervenuta la storiografia sulla 'mafia »e che il dato caratteristico peculiare che di-stingue la mafia dalle .altre forme di delin-quenza organizzata è « la ricerca del colle-gamento con i>l potere politico », si oscilla,nel seguito, fra la tesi sociologica della 'ma-fia come « potere informale » che occupa il« vuoto di potere » lasciato dallo Stato, e larealtà storica della compenetrazione fra ilsistema di potere mafioso e l'apparato delloStato. Si sfugge cioè al nodo centrale dellaquestione: che tale compenetrazione è avve-nuta storicamente come risultato di un in-contro che è stato ricercato e voluto da tuttee due le parti (mafia e potere 'politico).

È d'altronde un giudizio storicamente ac-quisito che la formazione dello Stato uni-tario nazionale ha significato l'avvio dellatrasformazione della economia e della so-cietà italiana in senso capitalistico, sotto laguida della borghesia. Per assolvere questosuo ruolo dirigente, la borghesia italiana hadovuto scegliere, di vol'ta in volta, quelleintese e quei compromessi con le vecchieclassi dirigenti dell'Italia preunitaria, per-venendo alla formazione di un blocco fra

gli industriali de1! Nond e gli agrari del Sud.Cioè la borghesia non ha governato, cometuttora del resto non governa, da sola, maha dovuto dividere il potere con le altreclassi e, per un lungo periodo, soprattuttocon i grandi propnietari terrieri, specie conquelli meridionali e siciliani.

Il fenomeno mafioso, come è storicamen-te accertato, si colloca all'origine di questoprocesso di trasformazione della società ita-liana e, con riferimento ad una regione co-me la Sicilia, ne diviene un elemento costi-tutivo. La mafia sorge e ricerca subito i suoicollegamenti con i pubblici poteri della nuo-va società nazionale, e a pubblici poteri ac-cettano, a loro volta, di avere collegamenticon 'la mafia, per scambiarsi reciproci ser-vizi. Un accordo di potere in Sicilia non puòprescindere dalla classe dominante localecostituita dal grande baronaggio. .È ragio-nevole, quindi, supporre che il collegamentofra mafia e pubblici poteri non avvenga sen-za la partecipazione diretta del baronaggio.Questa circostanza sembra comprovata dallageografia del fenomeno mafioso, e non intermini sociologici, ma politici. La Siciliaoccidentale, con la capitale Palermo, è statala base materiale della potenza economica,sociale e politica del baronaggio prima dellaUnità. Ed è qui, e non nell'altra parte dal-l'Isola, che si avviiamo le nuove forme dicollegamento mafioso con i pubblici poteri.

La mafia è quindi un fenomeno di classidirigenti. Come tale, pertanto, la mafia nonè costituita solo da « soprastanti », « cam-pieri » e « gaibellotti », ma anche da altricomponenti delle classi che esercitano- ildominio economico e politico nel!'Isola, cioèda appartenenti alla grande proprietà ter-riera e alla vecchia nobiltà. Finora si è cer-

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cato di presentare il proprietario terrieropiù come vittima che come beneficiario del-la mafia; tutt'al ipiù si è riconosciuto che ilvantaggio da lui ricevuto sia stato quellodi avere nella mafia una guardia armatadel feudo. Il prefetto Mori è arrivato perfi-no ad affermare che il proprietario terriero,in quanto fornito di beni (patrimoniali este-sisskni, non può essere considerato mafiosoanche se, per ipotesi, ha colluso con la mafia.Ma se questo fosse vero, bisognerebbe di-mostrare che i gruppi sociali più forti inSicilia in questi cento anni di unità nazio-nale sono stati i « campieri », d « soprastan-ti » e i « gabellotti », e non i baroni e i gran-di proprietari terrieri, ciò che urta perfinocontro il senso comune. Se una circostan-za è lecito riproporre hi sede di giudiziostorico sullo sviluppo della società sicilianae meridionale, questa è che l'affittuario o« gabellotto », che dir si vaglia, non ha avutopossibilità di «viluppo autonomo, cioè comeborghesia nascente, come nella valle pada-na, ma è stato costretto ad accontentarsi diun semplice ruolo subalterno nell'ambitodel modo di produzione latifondistico. Pro-tagonista e beneficiario di questo modo diproduzione è stato fondamentalmente ilgrande proprietario terriero, e non il « ga-bellotto » tant'è che il « gabellotto » quandola fortuna e la capacità gli hanno arriso, siè trasformato anche lui in proprietario (ter-riero, avendo al suo servizio nuovi « gabel-lotti » (e così gli è stata offerta, attraversoanche il fenomeno della mafia, la possibilitàdi essere cooptato o assimilato nella vecchiaclasse dominante).

Interpretare Ja mafia come fenomeno del-la classe dirigente isolana, con la parteci-pazione decisiva del grande baronaggio del-la Sicilia occidentale, non significa che tuttii membri delle classi dirigenti siano stati osiano, come tali, membri attivi della mafia,ma solo che i membri della mafia rappre-sentano una sezione nient'affatto marginaledelle classi dominanti, i cui interessi, appun-to, possono anche entrare, poi, in contrad-dizione, nello svolgimento dei fatti , conaspetti dell'attività dei-la mafia stessa.

Il popolo siciliano nel 1860 non si rico-nosce nel nuovo Stato perché dopo le pro-

messe garibaldine: 1) viene soffocata nelsangue la sete di terra dei contadini sici-liani: Bixio a Bronte e tutte le repressionisuccessive, sino a quella dei fasci del 1893-94;2) viene immediatamente tradita l'aspirazio-ne all'autogoverno del popolo siciliano. Atutto ciò si aggiunga il servìzio militare ob-bligatorio, le tasse ingiuste, la corruzione ele angherie delle classi dominanti. Ma il pun-to centrale è l'ostacolo allo sviluppo di unaborghesia moderna e il rifiuto dell'autogo-verno. Il patto scellerato fra il partito .mo-derato di Cavour e la nobiltà feudale sici-liana è all'origine di quel mancato sviluppodell'autogoverno e di una borghesia moder-na in 'Sici'lia. Ma, dopo aver riconfermato ilsuo dominio, l'aristocrazia (terriera ha biso-gno di un forte potere repressivo per tenerea bada i contadini. Il potere legale che è ingrado di esercitare lo Stato sabaudo è in-sufficiente, nonostante il ricorso ripetuto al-lo stato d'assedio. La classe dominante sici-liana sente, allora, il bisogno di integrarlocon quello extra-legale della mafia, che sirealizza sul feudo con i « gabellotti », i « so-prastanti » e i « campieri ». Si gettano cosìle basi del sistema di potere mafioso che siintreccia, come potere informale, con gliorgani del potere statale; si realizza unavera e propria compenetrazione fra mafia epotere politico, con l'obiettivo di tenere abada le classi sociali subalterne. Ad unaparte dei ceti medi, a cui si impedisce didiventare borghesia .moderna, si apre laprospettiva della cooptazione nella classedominante con l'accesso alla proprietà ter-riera, passando attraverso la trafila della« gabella » che consente di sfruttare e ta-glieggiare i contadini. Via via, d'altra parte,che il'aristocratico -si allontana sempre piùdalla terra, si apre la via al ricatto controdi esso e si offre spazio al « gabellotto » diessere lui l'erede del feudo, e cioè di essereaffiliato alla classe dominante, e magari, poi,di conquistarsi il titolo di barone.

La mafia, d'altro canto, ricerca un con-senso di massa per meglio raggiungere i suoiobiettivi. La mafia fa leva sull'odio popolarecontro lo « Stato carabiniere », contro unpotere statale estraneo, antidemocratico edingiusto, che nulla offre al popolo e sa solo

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opprimerlo. La mafia compie così una gran-de mistificazione, utilizzando il malcontentopopolare, iper fini contrari agli interessi realidel popolo siciliano : essa ha 'bisogno del-l'omertà, per assicurarsi l'impunità nei suoidelitti, e cerca, anzi, ila solidarietà dei sici-liani. Viene così qualificato « sbirro » chiriconosce l'autorità dello Stato, che è persua natura nemico della Sicilia: il sicilianonon deve riconoscere lo Stato di polizia, an-zi si sostiene che da questo Stato, che l'op-prime, si deve difendere. In tal modo la ma-fia riesce a dominare il popolo siciliano eda giustificare il 'suo potere extralegale.

Ecco la radice dell'omertà, a cui certo siaggiunge, pai, la paura, il terrore della rap-presaglia, che la mafia organizza contro chisi ribella alla legge della omertà. Ma questogioco della mafia ha successo perché lo Sta-to non sa offrire al popolo siciliano null'altroche la repressione e egli stati d'assedio: nel1860 con Bixio, nel 1863 col generale Co-vone, nel 1871 col prefetto Malusardi, chemenò vanto di aver debellato la mafia, ri-cevendone onori e precedendo in ciò il pre-

, fetto Mori; e, infine, con la repressione del•movimento dei fasci, nel 1893-94, sino alfascismo. Ecco la ragione dèi fallimentostorico della lotta alla mafia.

Un particolare interesse ha 'l'analisi delfenomeno mafioso, di fronte al fascismo. Conl'avvento del fascismo gli agrari si sentonopiù tranquilli. Il potere fascista garantisce,in prima persona, la repressione del movi-mento contadino. Ecco perché si affievolisceil bisogno di far ricorso al potere extra-le-gale della mafia: >la pace sociale è garantitadallo Stato legale, che offre agli agrari gros-si vantaggi nella immediata modifica deipatti agrari a danno dei mezzadri e dei co-loni siciliani e nel prolungamento della gior-nata lavorativa del bracciante. La miserianelle campagne siciliane, nel periodo fasci-sta, è spaventosa: vi è una disoccupazionedi massa. Si conoscono, poi, le conseguenzenefaste della battaglia del grano, di quellapolitica economica che portò alla riduzionedelle aree trasformate a vigneto, ad agru-meto, ad ortofrutticoli. Ai braccianti venneofferto il miraggio delle terre di Abissinia.

Aumentò la superficie delle terre incolte emalcoltivate.

C'è poi una leggenda da smentire: che nelperiodo fascista esistesse l'ordine assoluto.La verità è che la stampa non libera non rac-contava tutto e quindi non si sapeva quanterapine, quante estorsioni, quanti sequestridi persoùia in quel periodo avvenissero. Lostesso prefetto Mori, nella sua autobiogra-fia, mentre afferma di aver dato un colpoalle 'bande organizzate nelle Madonie, e quin-di al banditismo vero e proprio, sulla que-stione della mafia non riesce a dire nientedi serio: anzi, a un certo punto, mena van-to di avere integrato nel sistema fascista i« campieri » dei feudi.

Ecco perché la mafia non è scomparsa,perché nel periodo fascista ha potuto vege-tare all'ombra del potere senza bisogno dicompiere gesti particolarmente clamorosi.L'alta mafia uscì indenne dalla repressionefascista. La repressione indiscriminata, conle retate di massa, le perquisizioni su largascala nelle case della povera gente all'epocadi Mori, ed in quelle successive, i metodivergognosi della polizia fascista, il sistemadelle torture per far confessare imputatispesso innocenti, sottoposti a sevizie ine-narrabili, ebbero il triste risultato di alimen-tare l'odio di massa contro lo Stato.

1. — // nodo del 1943.

Bisogna avere presente che sempre, nei'momenti di crisi, il popolo siciliano ha ri-proposto la sua aspirazione all'autogoverno;nel 1<860 come nel 1893 ed ora, nel 1943, alcrollo del fascismo.

In realtà, il popolo siciliano vide nellacaduta del fascismo il crollo dello Stato ac-centratore, poliziesco, protettore delle in-giustizie sociali; lo Stato che aveva dettosempre « no » alle sue aspirazioni all'auto-governo ed alla giustizia sociale. Ed è que-sta la componente sana, più genuina, del-l'indipendentismo siciliano.

Certo, gli agrari, ancora una volta, fannoleva su questo sentimento per distorcerloai loro fini: essi temono, infatti, che dal

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crollo del fascismo sorga uno Stato nazio-nale diverso, in cui la classe operaia e lemasse contadine (possano avere — come ipoi,in effetti, hanno avuto — un ruolo diverso;temono « il vento del Nord ».

Giungiamo così al nodo del 1943: al puntofondamentale, cioè, della nostra inchiesta.

Un rinnovato alimento ila mafia lo rice-vette dal modo in cui avvenne la liberazionedella Sicilia nell'estate del 1943. Nella loromanovra, gli agrarii, all'inizio, si incontra-no con le forze di occupazione angloameri-cane che, anche in Sicilia, si appoggiavanoa gruppi sociali conservatori. C'è infine l'uti-lizzazione, da parte dei servizi 'segreti ame-ricani, del gangsterismo siculo-aimericanonella preparazione dello sbarco in Sicilia el'insediamento di sindaci mafiosi in nume-rosi ceo'tri dell'Isola. Tutto ciò venne fa-vorito dalla debolezza dei partiti antifasci-sti in Sicilia e dalla mancanza di una lottadi massa per la liberazione. Ma la conver-genza della mafia sulle (posizioni separatistedurò poco: proprio .perché la mafia deveappoggiarsi al ipotere politico, appena si re-se conto che il Movimento per la indipen-denza della Sicilia non aveva alcuna pro-spettiva di conquistare il potere, cambiòbandiera.

Una iparte della mafia e del mondo agra-rio, quando si accorsero che il Movimentoper l'indipendenza della Sicilia non aveva

alcuna prospettiva di conquistare il poterenell'Isola, tarmò ai vecchi amara col vecchiopersonale politico dello Stato pre-fascista,con i vecchi notabili che si erano schieratisulle posizioni dej partito liberale e deigruppi monarchici e qualunquisti che pul-lulavano in quel periodo (1).

In questo quadro, non bisogna trascurarele grandi manovre che l'aristocrazia terrierasiciliana comtpì alla vigilia del referendumdel 2 giugno 1946: l'accordo sull'ipotesi distaccare la Sicilia dall'Italia, nel caso di vit-toria della Repubblica, e di insediare in Si-cilia la monarchia sabauda, come punto diriferimento per un ritorno vandeano versoil Continente. Da qui i collegamenti realiz-zati dai monarchici con il bandito Giuliano,fino alla strage di Portella della Ginestra.

2. — Rapporto mafia-banditismo-Governo.

La Commissione 'parlamentare antimafianon può rifiutarsi — come fa la relazionedi maggioranza — di trarre conclusioni po-litiche dalla drammatica vicenda della stra-ge di Portella della Ginestra e dalla mortedi Giuliano.

È fuori dubbio che Giuliano, sparando aPortella della Ginestra il 1° maggio 1947,

(1) Di partkolare interesse, a questo proposi-to, appare quanto si legge a pagina 74 della « Re-lazione sull'indagine riguardante casi di singolimafiosi » pubblicata nella scorsa .Legislatura (Docu-mento XXIII, n. 2-quater, Camera dei deputati,,V Legislatura): « II dottor Navarra, che era rima-sto estraneo al fascismo, si schiera, secondo l'orien-tamento comune dei maggiorenti mafiosi dell'epo-ca, con il Movimento di indipendenza siciliana sindal suo nascere. Il movimento era, come è noto,appoggiato da tutta la mafia isolana e così ilNavarra ne approfittò per consolidare i vincolidi amicizia e " rispetto " con gli altri capimafiadell'entroterra (Calogero Vizzini, Genco Russo,Vanni Sacco ed altri), incrementando, conscguen-temente, il suo già alto potenziale mafioso e ve-nendo tacitamente riconosciuto, per " intelligenza "e per essere uno ded più vicini alla capitale del-l'Isola, quale influente esponente di tutta la mafiasiciliana, ottenendo così non solo la stima ma an-

che la "deferenza " degli altri mafiosi di grossocalibro.

« Venuto meno il Movimento, il Navarra ed altrisi orienteranno poi verso il PLI, partito al qualeavevano dato le loro preferenze anche taluni gros-si proprietari terrieri della zona.

« Solo allorquando, dopo il 1948, la DC apparvecome di partito più forte, si assistette — semprea titolo speculativo ed opportunistico — al pas-saggio in massa nelle file della DC di grandi ma-fiosi, con tutto il loro imponente apparato di forzaelettorale.

« Anche il Navarra non fu da meno degli altricapimafia e in Corleone e comuni viciniori (Ma-rineo, Godrano, Bisacquino, Vil lafrat i e Frizzi) at-tivò campagne elettorali e sensibilizzò le amiciziemafiose, onde dirigere ed orientare votazioni supersonaggi ai quali, in seguito, si riprometteva dichiedere favori, così come ormai era nel suo co-stume mentale ».

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intendeva compiere una strage in occasionedella Festa del (lavoro òm una zona nevralgi-ca della provincia di Palermo dove la CGILe i partiti di sinistra si erano notevolmentesviluppati.

Tale strage si colloca in un momento de-cisivo della vita .politica siciliana: all'indo-mani delle elezioni della la Assemblea re-gionale 'siciliana che aveva visto i partiti disinistra, uniti neil Blocco del popolo, con-quistare la maggioranza relativa dei voti equindi il diritto ad assolvere ad un ruolodecisivo nel governo regionale, e mentrec'è la crisi dello schieramento antifascistasul piano nazionale e internazionale, e a Ro-ma si apre la crisi di governo con l'obiettivodi escludere il iPCI e il >PSI dal governo perbloccare le riforme delle strutture econo-miche e sociali del Paese.

Risulta evidente che ad armare la manodi Giuliano furono forze collegato al bloccoagrario siciliano (e anche a centrali stra-niere) che intendevano sviluppare un apertoricatto verso la DC per dndurla a romperecon i partiti di -sinistra in Sicilia contri-buendo così ad accelerare anche la rotturasul piano nazionale.

D'altro canto, la banda Giuliano diede unseguito alla sua azione terroristica, e dopola strage di Portella, nelle settimane suc-cessive, si ebbero attacchi alle sedi del PCIe de1! PSI e delle Camere del lavoro in nu-merosi comuni del palermitano (S. GiuseppeIato, Partinico, Monreale, S. Cipirello, ecce-tera) nel corso dei quali furono assassinati0 feriti numerosi lavoratori.

Più in generale, nella gran parte della pro-vincia di Palermo si creò un dima di ter-rore che rendeva impossibile l'esercizio del-le libertà demooratiche da parte dei partitidi sinistra e della OGIL. Tale clima di ter-rore venne alimentato sino alle elezioni po-litiche .del 18 aprile 1948 che segnarono unaprofonda modifica dei rapporti di forza fra1 partiti in tutti i comuni di influenza dellabanda Giuliano.

Prendiamo ad esempio i dati elettorali diMontelepre. Il 20 aprile 1947 (elezioni regio-nali), il MSI democratico repubblicano, lalista di Varvaro, prese 1.951 voti, la DC 719voti, iJ Partito 'monarchico 114, il Blocco del

popolo 70. Nel 1948 ,la DC passa da 719 a1.593, i monarchioi da 114 a 1.034, il Fron-te democratico popolare, in cui è candidatoVarvaro, prende 'Soltanto 27 voti. Occorrevedere, poi, le preferenze personali di Mat-tarella e degli altri che non erano della zonadi Bartiinàeo ed esaminare come si impedì(ci sono i documenti in possesso dell'Anti-mafia) (2) al Fronte democratico popolaredi tenere una qualunque forma di propa-ganda elettorale in tutta la zona. A trarrebenefici dall'« intervento » elettorale dellabanda Giuliano, furono il .PNM da un lato ela DC dall'altro. Ciò spiega la difficoltà incui poi isi itrovò il Governo nel dare contoal Parlamento e al Paese della morte diGiuliano.

Si venificò, in questa circostanza, un fattoenorme. Il Governo si servì della mafia pereliminare il bandito. Giuliano doveva esserepreso morto perché non potesse parlare. Sicreò, così, la .messinscena della sparatorianel cortàie De Maria a Casttìlvetrano. IlMinistro dell'interno dell'epoca emanò unbollettino con cui si accreditava la falsa ver-sione della morte di Giuliano e si promuo-vevano sul campo tutti i protagonisti del-l'impresa. 11 colonnello dei Carabinieri UgoLuca venne promosso generale. Il prefettoVicarii fu promosso prefetto di prima classee da li spiccò il volo sino a diventare Capodella polizia.

Ma bisognava anche impedire che la Ma-gistratura aprisse una qualche inchiesta suifaitti e allora si pensò di « tacitare » il Pro-curatore generale di Palermo, Pili, che eraalla vigilia di andare in pensione. Il Presi-dente della Regione (che era allora l'onore-vole Franco Restavo!) si incaricò di offrirea Pili un importante incarico: al momentodi entrare in quiescenza lo nominò consu-lente igiuridico della Regione siciliana. E cosìil cerchio si chiuse.

(2) Vedi la deposizione resa l'8 gennaio 1971 dal-l'onorevole Varvaro al Comitato ristretto dellaCommissione antimafia presieduto dall'onorevoleBernardinetti (pubblicata come allegato 23, alle pa-gine 741 e seguenti del Doc. XXIII, n. 2-sexies. Ca-mera dei deputati, V Legislatura).

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Tutti gli organi dello Stato furono in ve-rità coinvolti in una operazione che dovevaservire ad impedire che si accertasse la ve-rità sulle collusioni fra alcuni uomini poli-tici e la 'banda Giuliano. Ma per raggiunge-re questo risultato si fece ricorso alle coschemaifiose che ne uscirono rafforzate e accre-sciute nel loro ipeso politico. Tale ipeso poli-tico la mafia lo utilizza nel contrastare lelotte contadine per ila riforma agraria e ilrinnovamento sociale della Sicilia.

3. — Lotte contadine e riforma agraria.

Ali momento dal cral'lo dal- fascismo, il lat-ifondo siciliano si presentava intatto nellesue caratteristiche fondamentali. Gran partedelle terre erano incolte o malcoltivate. La•maggior parte delle grosse aziende (gli exfeudi) erano in mano ai « gabellotti ». Il mo-vimento contadino siciliano si andava orga-nizzando sotto le bandiere della CGIL. Gliagrari si .rifiutavano di riconoscere le leggiagrarie dei governi antifascisti dei CLN, boi-cottavano i decreti Cullo e Segni che mo-dificavano i riparti dei (prodotti agricoli afavore dei mezzadri e quelli per l'assegna-zione delle terre incolte.

Ma il primo scontro avvenne attorno ai« granai dell ipopolo ». Quando il Governo,per rifornire le città affamate, organizzòl'ammasso, gli agrari 'mobilitarono la mafia.E furono uccisi Andrea Rada, segretario del-la sezione comunista di Gastelidaccia; D'Ales-sandro a Ficarazzi; Maniaci a Cinisi.

I decreti Cullo traevano origine dalla ne-cessità di aumentare la produttività agricola.Si spingevano i contadini a seminare le terreincolte offrendo anche l'incentivo di una ri-partizione più favorevole del prodotto. Sisviluppò così, dal 1944 in poi, e con un ritmocrescente, il più vasto e organizzato movimen-to contadino della storia della Sicilia. Sor-sero centinaia di cooperative che chiesero inaffitto le terre incolte o .malcoltivate e avvia-rono un rilevante processo di trasformazionedi vaste aree. Le lotte per l'assegnazione delleterre incolte e malcoltivate e quelle per un

più equo riparto dei prodotti agricoli assun-sero aspetti davvero drammatici.

Non vi è dubbio che il movimento conta-dino siciliano con la sua parola d'ordine« fuori il gaibellotto dai feudi » abbia dato il.via ad uno .scontro frontale con la mafia. Po-trebbe, infatti, sorgere l'interrogativo se ilgabellotto, come espressione di una borghe-sia « impedita nel suo sviluppo », non aves-se diritto, anch'eglri, ad uno spazio nel "pro-cesso di trasformazione del latifondo sici-liano. Era, infatti, inevitabile che il gabel-lotto, messo con le spalle al muro dai con-tadini, reagisse con tutta 'la violenza di cuierano capaci le cosche mafiose delle qualiegli era espressione. Da qui la lunga catenadegli 'eccidi di dirigenti contadini commessiin quegli anni.

Il fatto grave è che l'apparato dello Statosi comportò sempre in modo da garantirel'impunità degli assassini e dei mandanti.La questione è decisiva e merita una spie-gazione politica.

Occorre, a questo fine, rispondere all'in-terrogativo: verso quali forze politiche siorientarono ile cosche mafiose dopo il tra-monto del Movimento separatista? Una par-te si orientò verso i vecchi esponenti deltrasformismo ipolitico siciliano (liberali, mo-narchici, e qualunquisti). Una parte, invece,si orientò verso la Democrazia cristiana. Laoperazione 'venne iniziata già nel periodo incui l'onorevole Salvatore Aldisio era Altocommissario per la Sicilia.

Uomini come Aldisio, Milazzo, Alessi, Scei-ba e Mattarella, all'inizio, furono protagoni-sti d'una battaglia di recupero su posizioniautonomistiche degli strati di piccola e me-dia borghesia siciliana che avevano fatto lascelta separatista. Aldisio diventò Alto com-missario della Sicilia per conto del Gover-no nazionale dei Comitati di liberazione eimpostò una spregiudicata azione per dareuna base di massa al suo partito. Si mani-festò subito, nell'azione dall'Alto commissa-rio Aldisio, la doppia anima della politica

! che poi la Democrazia cristiana seguirà ne-j gli anni successivi: da un lato, un program-| ma di riforme e di sviluppo democratico e! dall'altro .la ricerca di un compromesso conj i ceti parassitari isolani. Questa contraddi-

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zione trovò un nodo risolutore .nella rotturadell'unità antifascista nella primavera del1947.

Quando mettiamo in evidenza questoaspetto 'nel rapporto fra DC e cosche manosesappiamo che si è trattato di un rapportoche sii è modificato nel corso degli anni,avendo ampiezza e influenza variabili.

Abbiamo accennato già, a proposito dellastrage di Portella della Ginestra, al ricattoe alla pressione che le forze del blocco agra-rio siciliano intesero esercitare, in quell'oc-casione, nei confronti della Democrazia cri-stiana perché all'indomani delle elezioni si-ciliane del 20 aprile 1947 andasse ad unarottura aperta con i partiti della sinistra.

Mentre lo Statuto preparato dalla Consul-ta regionale era stato il frutto di una intesafra i grandi partiti antifascisti che eranoallora nel Governo nazionale, dopo la 'Stra-ge di Portella si formò un governo regio-nale mino ritardo democristiano con l'appog-gio delle forze della destra monarchico-libe-ral-qualunquista. La Democrazia cristiana,dopo PorteHa, cedette al ricatto del bloccoagrario e anticipò in Sicilia la rottura del-l'alleanza fra i grandi partiti di massa, chequalche settimana dopo si ripetè anche allivello nazionale. L'impianto della Regionesiciliana venne attuato in quel clima e conquello schieramento che preparò in Siciliale elezioni del 18 aprile 1948. Nel corso diquella campagna elettorale furono compiu-ti alcuni dei più efferati delitti di mafia con-tro-esponenti del movimento contadino si-ciliano. Vogliamo ricordare in modo parti-colare tre episodi: Placido Rizzotto a Cor-leone, Epifanie Li iPuma a >Petralia, Cange-•losi a Camporeale, dirigenti contadini diqueste tre zone fondamentali nella provin-cia di Palermo e 'Socialisti. Perché tre socia-listi? Gli assassinai si susseguirono a di-stanza di pochi giorni. Vi era stata la scis-sione 'Socialdemocratica e il 'movimento con-tadino in Sicilia restava, invece, unito; oc-correva, dunque, dare un colpo al 'movi-mento e da parte della mafia sii sviluppòuna campagna di intimidazioni verso i diri-genti socialisti. L'assassinio dei tre fu unfatto simbolico; non a caso a difendere Leg-gio nel .processo per l'assassinio di Rizzotto

fu l'avvocato Rocco Cullo, allora massimoesponente della socialdemocrazia palermi-tana.

Ecco perché il voto del 18 apri le , in Si-cilia, vide 'tutte le forze conservatrici e pa-rassitarne fare quadrato intorno alla Demo-crazia cristiana. :Si creò un clima di terroreper ricacciare indietro il 'movimento con-tadino che aveva osato mettere in discussio-ne il dominio del blocco agrario. Il voto perla DC da parte di queste forze fu una ipo-teca consapevole che si volle mettere sudilapolitica di quel partito (e quelle stesse for-ze erano pronte a 'ritirare la fiducia data,come faranno nelle elezioni successive, per-ché, se andiamo a vedere le oscillazioni deivoti per la Democrazia cristiana in certe zo-ne della Sicilia, vediamo che il rapporto fi-duciario fra queste forze e la DC non è unrapporto organico e le cosche decidono aseconda delle circostanze).

La situazione, però, in quel momento po-litico ha preso una china ineluttabile; do-po le elezioni del 18 aprile, infatti, si proce-dette in Sicilia al consolidamento dello schie-ramento di centro-destra al governo dellaRegione. Cadde il governo monocolore diAlessi, che era stato una sorta di governodi transizione (monocolore DC con appoggioliberal-qualunquista di destra) e si costituìil governo organico di centro-destra presie-duto dall'onorevole 'Restivo, del 'quale entra-rono a far parte come assessori 'gli esponen-ti più qualificati del blocco agrario e del si-stema di potere .mafioso. Tale schieramentogovernò la Regione ininterrottamente persette anni: dal 1948 al 1955; fu il famososettennio « restiiviano » dei governi del bloc-co agrario.

Ecco, allora, la risposta all'interrogativoangoscioso del perché dell'inquinamento ma-fioso della Regione. La Regione siciliana fuimpiantata da uno schieramento politico cheera l'espressione organica del blocco agra-rio e del sistema di potere mafioso. Il decol-lo della Regione, la fondazione dell'autono-mia richiedeva il contributo di tutte le com-ponenti popolari che l'avevano voluta e cheavevano preparato lo Statuto. La discrimi-nazione che si aprì nel maggio 1947 versola parte ipiù avanzata e combattiva del pò-

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polo siciliano, che aveva dato un terzo deivoti (maggioranza redativa) al Blocco deipopolo, offriva ilo spazio ad un' sistema dipotere fondato sul clientelismo, sulla cor-ruzione e sulla mafia.

L'autunno del 1949 e la primavera del1950 furono caratterizzati in Sicilia da unaondata di lotta per la terra di eccezionaleportata. Decine di migliaia di ettari di terravennero occupati dai contadini che in molticasi procedettero anche alla quotizzazionee alla semina dei fondi occupati. È nota laviolenza della repressione organizzata inquel 'periodo dal ministro ddl'initerno Scei-ba. In .Sicilia centinaia di dirigenti e migliaiadi contadini furono arrestati e condannati,in molti casi, a numerosi anni di carcere.Ma nonostante la repressione il movimen-to continuò a dilagare per molti mesi pro-vocando, anche in Sicilia, all'interno dellaDemocrazia cristiana il prevalere delle ten-denze favorevoli all'attuazione di una rifor-ma agraria.

Dopo un ampio dibattito, l'Assemblea re-gionale siciliana, il 27 dicembre 1950, ap-provò un'importante legge di riforma agra-ria che oltre a fissare il limite delle proprie-tà terriere a 200 Ha, imponeva agli agrarialcuni vincoli per la trasformazione delleterre che restavano di loro proprietà.

Ma quella legge, varata in un clima dram-matico, doveva essere apertamente sabotatae restare per cinque anni senza attuazione.Fu scatenata dagli agrari siciliani un'« of-fensiva della carta bollata » per bloccarel'attuazione della legge. Ma quell'offensivapotè avere successo perché il governo re-gionale, presieduto dall'onorevole Restivo, fuben lieto di assecondare la manovra degliagrari e dei loro avvocati. Intanto gli av-vocati degli agrari erano noti esponenti del-la Democrazia cristiana siciliana come ilprofessor Gioacchino Scaduto (allora sinda-co di Palermo); il professor Pietro Virga(allora assessore ai lavori pubblici del Co-mune di Palermo); il professor Lauro Chiaz-zese, Rettore dtìM'UnAversità, presidente del-la Cassa di Risparmio V.E. per le provin-ce siciliane, e segretario regionale ammini-strativo della DC; il professor Orlando Ca-scio, uomo di .fiducia del ministro Matta-rella.

Queste personalità, presentando i ricorsidegli agrari, erano in grado di influenzarefortemente l'attività dell'Assessorato regio-nale all'agricoltura e dell'Ente di riformaagraria. Il personale dell'Assessorato dellaagricoltura e quello dell'Ente di riformaagraria, d'alitro canto, era stato assunto con ipeggiori metodi del clientelismo privilegian-do alcuni rampolli delle più note famigliemafiose. Le connivenze, pertanto, diventaro-no un fatto normale. Solo così si spiegail fatto che per ben 5 anni gli agrari riusci-rono a bloccare l'attuazione della riforma.

Nello stesso tempo venne attuata una co-lossale truffa nei confronti dei contadini si-ciliani con l'operazione vendita delle terrein violazione della legge di riforma agraria.Protagonista di questa operazione dovevaessere la mafia.

Le relaziona presentate dalle Federazionicomuniste di Calitaniissetta, Agdgento e Tra-pani nel 1963 alla nostra Commissione do-cumentano . gli episodi più significativi diquesta grande truffa. (Le relazioni sono pub-blicate in allegato: v. allegati nn. 1, 2 e 3).La relazione della Federazione comunista diCaltanissetta documenta come in quella pro-vincia, negli anni succuessivi all'approvazio-ne, della legge, 'siano stati venduti circa20.000 Ha di terra.

A pag. 22 della relazione si legge infatti:« Per avere una esatta dimensione dell'enor-me truffa consumata ai danni dei contadinie della economia di interi paesi basta citarei seguenti dati: le terre vendute ammonta-no complessivamente a circa 20.000 ettari;esse sono state pagate a lire 300.000-400.000per ettaro cioè sono costate ai contadini6-8 miliardi più gli interessi, le taglie (vedivendite Riggiulfo-Cotugno) e le enormi spe-se che sui contadini sono gravate (nei feu-di Deri, Montecamiino, Mostunuxaro, Mu-stogiunto, acquistate dai contadini di SantaCaterina, tramite una cosiddetta cooperativadi combattenti, dopo aver regolarmente pa-gato cambiali per ben dieci anni, i contadi-ni hanno constatato che ancora non avevanodecurtato di una sola lira il debito derivantedall'acquisto delle terre!).

« Per ile stesse terre che hanno formato og-getto di queste vendite in tutta la provincia(ripetiamo circa 20.000 ettari) se espropriate

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LEGISLATURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI

dall'ERAS in attuazione della legge di rifor-ma agraria sarebbero state pagate ai prò-prietard 80-100 mila lire per ettaro, cioè com-plessivamente da lire 1 miliardo e 600 mi-lioni a lire 2 miliardi. È chiaro che le enor-mi taglie imposte dagli agrari, dai mafiosie da determinate forze politiche ai conta-dini non hanno avuto la iloro tragica inci-denza sulla situazione ormai rovinosa esi-stente nelle campagne. Quei contadini che,a suo tempo, comprarono le terre sono statii iprimì a fuggire dalle campagne oppressidal'le cambiali e impossibilitati, daito il gra-ve indebitamento, a realizzare una qualsiasiopera di trasformazione nelle campagne ».

Analogamente accadde ad Agrigento aTrapani e a Palermo, come documenta laCommissione di inchiesta nominata nel 1959dal governo Milazzo e presieduta dal dot-tor Merra (la cui relazione è agli atti dellanostra Commissione).

Ecco allora che il caso del fondo Polizzel-lo di Mussomeli, su cui .giustamente si sof-ferma la relazione in esame, non è un epi-sodio isolato e nemmeno eccezionale. Episo-di analoghi si verificarono in decine di co-muni della Sicilia occidentale. Essi furonopossibili perché le cosche manose di queipaesi erano ormai entrate nel sistema dipotere della Democrazia cristiana di queicomuni. Nel caso di Polizzello, infatti, Gen-co Russo era ormai diligente della Demo-crazia cristiana di Mussomeli dove arrivòad essere consigliere comunale oltreché vi-ce presidente del Consiglio di amministra-zione del Consorzio di bonifica dal Platanie Tumarrano.

Ma Genco Russo e i suoi compiici, quan-do andarono a Roma per trattare con l'Ope-ra nazionale combattenti, erano accompa-gnati dai parlamentari democristiani con al-la testa l'onorevole Calogero Volpe che puòessere definito il cervello politico del siste-ma di potere mafioso in provincia di Cal-tanissetta.

Lo stesso si può dire per la vicenda deldottor Michele Navarca, il- capomafia dellazona di Corleone. II dottor Navarra fu an-che lui il capo elettore dell'onorevole Calo-gero Volpe o di altri parlamentari regionalie dirigenti della DC.

Analogamente si /può dire del capomafiadi 'Raftadali professor Di Carlo che fu capoelettore dell'onorevole Di Leo. Risulta evi-dente che i casi di Genco Russo a Mussome-li, di Navarra a Corleone e di Di Carlo aRaffadali sono emblematici di una situazio-ne molto diffusa in decine di comuni dellaSicilia occidentale.

Risulta evidente come nel periodo della« mafia agiricoda » le più importanti coschemanose della Sicilia occidentale confluirononel sistema di potere della DC. Ciò spiegala loro potenza e come riusciranno primaa bloccare la riforma agraria e poi a svuo-tarla largamente con l'operazione venditadelle terre. Ciò spiega anche l'inquinamentodalla Pubblica ammicnistirazione. L'Ente diriforma agraria, d consorzi di bonifica, i con-sorzi di irrigazione eccetera erano in manoailla 'mafia.

La rottura del latifondo in Sicilia avven-ne attraverso un processo contraddittorio.Da un lato venne ritardata e distorta l'at-tuazione della legge di riforma agraria, dal-l'altro lato si realizzò l'operazione venditadelle terre che offrì un nuovo campo di at-tività alla mafia.

4. — Mafia urbana.

È necessario rispondere agli interrogativirelativi al perché e al come avviene l'incon-tro fra la nuova leva manosa e .di tipo urba-no e la nuova leva di uomini politici dei par-titi governativi che avanza sulla scena pub-blica dopo la crisi del blocco agrario e cheprovoca 'la cadute del governo Restivo nel1956. Quando, ad esempio, sa fa la biografiadi Ciancimino come caso emblematico, biso-gna rispondere a questo interrogativo: dadove è venuto e come è potuto accadere? Bi-sogna qui fare l'analisi del processo di svi-luipipo economico, e, parallelamente, di quel-lo politico. Per quanto riguarda la Demo-crazia cristiana, dopo il congresso di Napolidel 1954, che vede la vittoria della lineaFanfani, prevale la concezione integralistica,per cui in proviincia di Palermo l'onorevoleGioia passa dalla linea restiviana di allean-za soltanto elettorale e governativa con for-

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ze di destra che erano espressione organicadi cosche mafiose, ma che restavano dds tintee separate dal partito democristiano, ad unaconcezione che mirava ad assorbire all'in-terno della DC quelle «tesse forze. Non cheRestivo disdegnasse il passaggio nelle filedella DC di noti esponenti del blocco con-servatore: vogliamo .ricordare il caso delprofessor Lauro Chiazzese (ex dirigente delPLI, diventato segretario regionale ammini-strativo della DC). Ma Restivo come suo me-todo fondamentale tendeva a mantenere unadistinzione del blocco di forze più parassi-tario (la CESPA, il gruppo parlamentare de-gli ex fascisti e qualunquisti, è uno dei capo-lavori dell'onorevole Restivo, quando eraPresidente della Regione: 7 deputati regio-nali che costituivano un gruppo parlamen-tare al servizio del Presidente .della Regione).

Con l'avvento di Gioia prevale invece loorientamento di costringere le forze ex li-berali e monarchico-qualunquiste ad entrarenella DC. La relazione che la Federazionecomunista di Palermo ha mandato alla Com-missione antimafia (vedi allegato n. 4) elen-ca le persone che fino al 1956 erano stateesponenti, consiglieri comunali, deputati re-gionali e parlamentari inazionali del Partitomonarchico e del Partito liberale e che, viavia, passano con tutto il loro codazzo allaDC: da Di Fresco, attuale presidente dellaProvincia di Palermo, ad Arcudi e Cerami,che sono tuttora senatori della Repubblica,ai fratelli Giganti, uno assessore al Comu-ne e l'altro alla Provincia, ai Guttadauro pa-dre e figlio, uno assessore al Comune e l'al-tro alla Provincia, a Pergolizzi, e così via.Le cosche mafiose, che erano portatrici del-la forza elettorale di questi personaggi era-no confluite nella DC con alla testa i bossesmafiosi delle varie zone di Palermo: Paoili-no Bontà, Vincenzo Nicoletti, Pietro Torret-ta, La Barbera, Greco, Gambino, Vitale ec-cetera.

Lo stesso accadde in decine di comunidella provincia: cosche mafiose ex-liberali,ex-separatiste (le cosche, in provincia, era-no ex-liberali ed ex-separatiste) confluirononella DC. L'episodio di Camporeale possia-mo definirlo un infortunio sul lavoro, nelsenso che a Camporeale la morte di Akne-rico è un incidente. In numerosi altri comu-

ni l'immissione delle cosche mafiose nellesezioni della DC avvenne pacificamente purtra resistenze, contraddizioni, espulsioni, ri-tiri sotto la tenda di esponenti democristia-ni, cattolici e demooratici, che non accetta-vano questa immissione nel loro partito del-le forze legate alla mafia. A Camporeale laresistenza ferma e tenace del professor Al-merico provocò la reazione violenta del bossVanni Sacco nei termini che sappiamo. El'onorevole Giovanni Gioia, segretario dellaDC a Palermo, non battè ciglio e proseguìimperterrito nell'opera di assorbimento del-le cosche mafiose nella DC.

C'è da rilevare che dopo il primo dibat-tito svoltosi nella Commissione veniva pre-sentato dal Presidente un nuovo testo dellarelazione. Constatammo, con sorpresa, cheerano state aggiunte delle pagine biograficheriguardanti alcune persone del mondo poli-tico ed economico siciliano che non figura-vano nella prima stesura e che non avevanonessun rapporto col fenomeno mafioso. Sitratta dal deputato socialista Salvatore Fago-ne, dell'avvocato Vito Guarrasi e dell'inge-gnere Domenico La Caverà. Tali nomi eranostati indicati a fini diversivi dai cornmissaridella destra fascista. Si trattava quindi e sitratta di un evidente cedimento a forze didestra e a gruppi interessati a intorbidirele acque.

Successivamente il Presidente accettavadi depennare daslla rosa dei nuovi nomi queirlo del deputato socialista Fagone mentre,pur negando che avessero alcun legame conla mafia e pur ridimensionando i 'rilievi pre-cedentemente fatti, ha voluto lasciare nellasua relazione gli altri due nomi.

Intanto, come dimostreremo più avanti,La Caverà rappresenta la borghesia impren-ditoriale siciliana che tenta di opporsi allapolitica dei grandi gruppi monopolistici erimane schiacciata. Diverso il caso Guarrasiche è il tipico professionista abituato a ren-dere i suoi servizi ad alto livello tecnicoe professionale. Ma come lui ci sono decinedi uomini in .Sicilia. La differenza fra Guar-rasi e gli altri consiste nel fatto che Guarrasiha reso servizi anche alle sinistre. Ecco per-ché si infierisce contro di lui e non controgli altri che più organicamente e stabilmentehanno espresso il sistema di potere mafio-

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so: il notaio Angilella, il notaio Margiotta,l'avvocato Orlando Cascio, il professor Chiaz-zese, il professor Scaduto, l'avvocato No>toSardegna, l'avvocato Cacopardo, eccetera.Ma qui l'obiettivo è ipiù ambizioso. Dallarelazione della maggioranza risulterebbeche il punto di massima espansione dellapotenza della mafia in Sicilia sarebbe quel-lo del governo regionale presieduto dall'ono-revole Silvio Milazzo (14 mesi che 'vannodall'ottobre 1958 al dicembre 1959). Si trat-ta .di un falso storico. La rivolta sicilianadel 1958 è contro il sistema di potere arro-gante, integralista, antidemocratico, cliente-lare e mafioso del gruppo dirigente fanfa-niano in Sicilia.

In conseguenza della rottura del bloccoagrario in Sicilia, a metà degli anni '50, sicrearono nuove possibilità di inserire le for-ze della piccola e media borghesia sicilianain un rinnovato processo di sviluppo eco-nomico dell'Isola. In quel clima si costituìin Sicilia LI governo dell'onorevole Alessi(allora vicino a Gronchi), che ripropose, an-che se con timidezza e contraddizioni, i te-mi dello sviluppo dell'autonomia, e per laprima volta, quelli di un /piano di sviluppoeconomico regionale. Ma un tale disegno en-trava in contraddizione con la strategia diespansione monopolistica nelle regioni 'me-ridionali. Lo scontro si fece aspro e ravvi-cinato. Sulla base di tale scontro si deter-minò una profonda crisi e una differenzia-zione nelle forze sociali e negli schieramentipolitici. Una crisi si aprì tra la Confindusttriae la direzione della Sicdndustria, quale orga-nizzazione delle forze della borghesia im-prenditoriale isolana che pretendevano diavere un ruolo determinante nel processodi industrializzazione della Sicilia. Anchenelle forze del capitalismo agrario si mani-festarono analoghi segni di crisi a causa del-le scelte politiche del Mercato Comune Eu-ropeo e della fine del protezionismo grana-rio (iprezzo politico del grano duro, eccetera).

Più 'in generale, la strategia di espansionemonopolistica riproponeva in quel periodoil problema della omogeneizzazione dell'ap- iparato amministrativo e statale. Si imponevaanche un ricambio di tutto il personale po-litico .incapace di adeguarsi ai « nuovi tem-pi ». L'ideologia per tale ricambio, dal 1955

al 1958, la fornì, anche in Sicilia, l'integrali-smo fanfaniano, che conquistò le leve di co-mando all'interno della Democrazia cristiana,con la velleità dì essere portatore di una po-litica di sviluppo e di rinnovamento. Ma lacontraddizione fondamentale era rappresen-tata dall'accettazione di un disegno esternoche si scontrava con l'esigenza di un realesviluppo democratico. In particolare in -Si-cilia questi gruppi si mostrarono subito in-capaci di intendere il valore dell'autonomia.Donde un più rapido loro scadimento a grup-pi di potere, col risultato che, sull'onda del« fanfaniamo », si fece avanti un nuovo per-sonale politico specialista nell'arte del sot-togoverno, spregiudicato e senza scrupoli, as-setato di comando e ricchezza. Tale perso-nale si mostrò disponibile per un rinnovatotentativo di colonizzazione per una vera epropria subordinazione della Regione allapolitica di rapina dei monopoli, secondo undisegno che era stato apertamente prospet-tato sin dalla fine del 1955 al convegno delCBPBS di Palermo. (In quell'occasione siriunirono a Villa Igea, sotto la presidenzadel professor Valletta, i più bei nomi dellafinanza italiana per dire no ad ogni ipotesi

j di programmazione economica regionale inSicilia).

Venne rapidamente liquidato, pertanto, ilgoverno Alessi. Al suo posto si insediò, nel1956, il governo La Loggia, che si presentòimmediatamente come il coerente interpre-te della strategia monopolistica e dell'inte-gralismo fanfaniano.

Risulta evidente che in una realtà comequella siciliana, e in presenza del regimedi autonomia, il disegno monopolistico do-veva non solo scontrarsi con le forze avanza-te della classe operaia e del movimento de-mocratico ©d autonomista isolano, ma sca-tenare una rivolta in settori importanti del-la borghesia isolana e nelle stesse file del-la DC.

L'occasione venne dal tentativo di colpodi mano di La 'Loggia che nell'estate del 1958,battuto nel voto sul bilancio, 'rifiutava di di-mettersi.

Nella lunga battaglia parlamentare carat-terizzata dall'ostruzionismo delle sinistre, siaprì una profonda differenzàazione nel grup-po parlamentare DC sino alla spaccatura

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aperta. Si anrivò, dopo una lunga crisi, allaelezione dell'onorevole Silvio Milazzo allaPresidenza della Regione e alla rivolta au-tonomistica del 1958-59.

La formazione dei governi Milazzo era sindall'inizio limitata da condizioni negative(quali la convergenza sul piano parlamenta-re della destra missina, quasi 'subito peral-tro riassorbita all'alleanza con la DC, e ilcarattere contraddittorio della linea politi-ca e della formazione milazziana). Errori suc-cessivi — e deplorevoli elementi trasformi-stici e di provocazione — contribuirono adoffuscare di reale valore democratico e auto-nomistico di quella battaglia, favorendonesia incomprensioni, sia interessate falsifica-zioni.

Fu merito dell'onorevole Milazzo respin-gere il ricatto anticomunista in nome dellacausa autonomistica; fu suo limite ed erroreil restare in parte impigliato nell'anticomu-nismo e nell'illusione che il collegamentocon forze di destra potesse servire alla Si-cilia.

È naturale che in quel clima di profondosommovimento della vita -sociale e politicadell'Isola alcune frange mafiose abbiano cer-cato di trovare addentellati con esponentidel nuovo governo. Ma è un diversivo l'af-fermazione della relazione che quello fu ilperiodo di massima espansione del poteremafioso.

Lo schieramento di forze che si costituìattorno a Milazzo si dimostrò incapace perla sua insufficienza parlamentare e per la suaeterogeneità di governare da Sicilia. Si ma-nifestarono ritardi nel capire i limiti diquello schieramento e si alimentarono illu-sioni su quello che era possibile fare in quel-le condizioni. Ma in quel breve periodo, sot-to la spinta dei partiti di sinistra, furonoattuate alcune esemplari iniziative antima-fia: 1) la cacciata di Genco Russo e VanniSacco dai consorzi di bonifica; 2) l'inchie-sta sul'ERAS della Commissione presdedutadal giudice Merra (agli atti della Commis-sione).

Il sistema di potere mafioso ricevette, in-vece, nuovo alimento dal modo in cui, daparte di alcuni settori della grande indu-stria, deliL'agraria siciliana e della DC, sioperò per rovesciare il governo Milazzo. Si

sviluppò una campagna allarmistica, affer-mando che tutti i mezzi erano buoni perraggiungere lo scopo di far cadere quel go-verno. E i >mezzi usati furono quelli del ri-catto e della corruzione verso alcuni espo-nenti di quel governo utilizzando, ancorauna volta, la mafia.

Contemporaneamente, per riconquistarela direzione della Regione la DC non esitòa dar vita allo « schieramento anti-marxista »a consegnare la Presidenza della Regioneal monarchico Majorana (oggi senatore delMSI) e a imbarcare nel governo esponentidel MSI. Si faceva compiere alla Sicilia unpasso indietro di almeno dieci anni, dandonuovo spazio alle forze peggiori del cliente-lismo e dell'ascarismo mafioso. La sconfittadella « rivolta milazziana », costituì un'altradelusione del popolo siciliano e aprì un pe-riodo di difficoltà nelle lotte per l'autonomiae il rinnovamento democratico della Sicilia.

A tanti anni di distanza, quella breve, con-traddittoria e complessa esperienza va ri-condotta al suo vero significato legato ai ter-mini dello scontro politico, aspro e violen-to, che in quel periodo vi fu fra DC e par-titi di sinistra. Emersero da quell'esperien-za i guasti profondi che la rottura e la pro-lungata contrapposizione frontale fra la DCe i partiti di sinistra avevano prodotto nel-la vita e nel funzionamento delle istituzioniautonomistiche in Sicilia.

L'apertura di una nuova fase nella vitapolitica italiana con la formazione dei go-verni di centro-sinistra offrì alcune possibi-lità nuove di iniziativa per lo sviluppo dellademocrazia anche in Sicilia. Non è casualeche la costituzione della Commissione par-lamentare di inchiesta sulla mafia avvenneproprio nel 1962, all'inizio della esperienzadei governi di centro-sinistra. E al tempostesso si manifestarono i limiti e le contrad-dizioni del nuovo schieramento di governoanche per quanto riguarda la lotta controil sistema di potere mafioso. L'esempio piùsignificativo di queste contraddizioni è co-stituito dal comportamento del .governo re-gionale verso il Comune di Palermo.

Fu il Presidente della Regione del primogoverno di centro-sinistra in 'Sicilia, l'ono-revole Giuseppe D'Angelo, ad accogliere laproposta comunista di un'inchiesta sul rap-

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porto mafia-Enti locali nella Sicilia occiden-tale e, in primo luogo, a Palermo. Ma quan--do il prefetto Bevivino depositò la sua cla-morosa relazione sul Comune di Palermo eil gruppo parlamentare comunista all'ARSpresentò la mozione per lo scioglimento delConsiglio comunale, il presidente D'Angeloe la maggioranza di centro-sinistra non fu-rono capaci di compiere, sino in fondo, ilproprio dovere e la mozione comunista ven-ne respinta con 43 voti contro 43. In con-seguenza di quel voto, Lima e soci rimase-ro in sella e, utilizzando l'incocrenza diD'Angelo, poterono organizzare la loro ven-detta sino a estrometterlo, con l'aiuto deigestori delle esattorie, dalla scena politicasiciliana.

5. — Mafia e potere nella Sicilia d'oggi.

La gravita della compenetrazione della ma-fia col sistema di potere democratico inSicilia agli inizi degli anni '60 è efficace-mente documentata nelle relazioni che le Fe-derazioni comuniste della Sicilia occidenta-le consegnarono alla Commissione parla-mentare alla fine del 1963. Il PCI è statol'unico partito che ha offerto alla Commis-sione antimafia simile collaborazione. Voglia-mo sottolinearlo a testimonianza della coe-renza e della continuità dell'impegno del no-stro partito su questo fronte di lotta per ilprogresso democratico della Sicilia. Pubbli-cheremo, pertanto, quelle relazioni in alle-gato. Nessuno, oggi, a distanza di 12 annimette in discussione le cose che allora noiscrivevamo. Si sostiene, invece, che la situa-zione sarebbe profondamente cambiata e cheuno dei risultati più rilevanti sarebbe costi-tuito dall 'affievolirsi del rapporto tra mafiae potere .politico fino quasi ad annullarsi.Non vi è dubbio che molti cambiamenti so-no avvenuti e .noi comunisti siamo i primia sottolinearlo.

Nel documento che il Comitato regionalesiciliano del PCI ebbe a consegnare alla no-stra Commissione in occasione dell'ultimosopralluogo a Palermo si da un quadro chia-ro e sintetico di tali cambiamenti:

« Non vi è dubbio che ila costituzione del-l'Antimafia, la sua semplice presenza nella

vita politica, la stessa azione repressiva —che tanto spesso però è stata usata in di-rezione sbagliata — iniziata dopo la stragedi Ciaculli, hanno indebolito il prestìgio del-la mafia.

« Le inchieste condotte dalla Commissionenei più diversi campi di attività hanno inti-morito molti uomini .politici, amministrato-ri e pubblici funzionari e li hanno resi piùcauti nei loro rapporti con la mafia.

« Prima del 1963 molti mafiosi ostentavanoi loro rapporti con gli uomini politici e gliamministratori locali e viceversa. La presen-za dei mafiosi nei seggi elettorali era sfac-ciata e aggressiva. Oggi questi fatti vistosidi rapporti tra mafiosi e uomini politici sisono rarefatti ».

L'ultimo episodio clamoroso di ostentazio-ne di rapporti ebbe a fornirlo il deputatoregionale democristiano Dino Canzoneri pro-prio pochi giorni dopo la strage di Ciaculli.Nella seduta del 23 agosto 1963 dell'Assem-blea regionale siciliana il deputato comuni-sta Rossitto denunziò l'appoggio che le co-sche mafiose avevano dato ad alcuni candi-dati democristiani e in particolare fece ri-ferimento ai legami fra Luciano Leggio el'onorevole Canzoneri. Il Canzoneri in quel-l'occasione ebbe l'impudenza di disegnare lafigura di Leggio come quella di un persegui-tato giudiziario a causa delle calunniose ac-cuse ... dei comunisti! (V. allegato. n. 5,pag. 180).

In realtà il Leggio era latitante da annie grazie alle complicità politiche poteva cir-colare impunemente. e organizzare la sua re-te delinquenziale. Dopo la strage di Ciacullie l'arresto di Leggio e di altri noti bosses ma-fiosi, l'onorevole Canzoneri si ritirava defi-nitivamente dalla scena politica regionale.

Questo indebolimento del prestigio della•mafia è dovuto pure ad un processo di ma-turazione sociale, civile e culturale del po-polo siciliano, alla scolarizzazione di massae allo sviluppo dell'informazione.

Ma tutto ciò .non può far dire che la ma-fia non esiste più, che i suoi rapporti con ilpotere politico e pubblico sono stati defini-tivamente tagliati, né che ila mafia sii è tra-sformata in puro e semplice gangsterismo.

In realtà sono avvenuti mutamenti nelladimensione territoriale del fenomeno mafio-

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so — la sua esportazione al Nord — nell'al-largamento dei settori e dei campi di azionedella mafia, nel suo modo d'essere e nel suocomportamento.

La via della semplice repressione — checolpisce la escrescenza, ma che non modifical'humus economico, sociale e politico nelquale la mafia affonda le sue radici — nonha portato e non poteva portare a risultatidefinitivi.

Seguendo la via della pura repressione nonci si è spiegati o si è spiegato male il signi-ficato della rinnovata virulenza della mafiadalla strage di via Lazio fino ai più recentifatti della zona Partanna-Pallavicino-San Lo-renzo a Palermo.

Si è così caduti nella confusione da partedelle forze dell'ordine; si sono fatte delleteorizzazioni su seconde, terze e perfino quar-te mafie e si è arrivati alla equazione mafia-delinquenza urbana.

L'esplodere della mafia a Milano e inaltri centri del Nord, il moltiplicarsi dei se-questri di persona a scopo di riscatto (nuovoterreno di attività della mafia ma non solo diessa) hanno portato argomenti a queste tesi.

Ora è indubbio che nell'esplodere dellacriminalità al Nord vi è un elemento tìpicodi tutte le realtà urbane, delle grandi me-tropoli capitalistiche; ma non v'è dubbio chein questo quadro un posto specifico ed auto-nomo appartiene alla mafia, il che non esclu-de che possano aversi intrecci dei fenomenimafiosi con fenomeni puramente delinquen-ziali, particolarmente sul terreno del recluta-mento della « manovalanza ».

Il modo assurdo con cui si sono scelte lelocalità di soggiorno obbligato per i mafiosiha favorito il loro inserimento al Nord eduna certa facilità di reclutamento di nuoveleve fra gli strati più emarginati e disperatidi emigrati siciliani, una facilità di presa suattività quali il racket della manodopera, la

. speculazione edilizia, certe attività commer-ciali, oltre al contrabbando di droga e i se-questri di persona.

In questo quadro che ha elementi di intrec-cio complesso la specificità mafiosa speciedei « gruppi dirigenti » rimane intatta.

La mafia si presenta oggi come una gran-de trama che dalla Sicilia si estende al Con-tinente; le sue radici, il suo humus, il suo

terreno di accumulazione finanziaria,-di re-clutamento e di selezione dei migliori quadried infine il rapporto con certo mondo poli-tico continuano però a rimanere la Sicilia.

Come la mafia si trasferì negli Stati Uniticon l'ondata emigratoria, così è avvenutocon il suo trasferimento al Nord, favoritoanche dai soggiorni obbligati.

Ma la « centrale », non solo in termini« ideali » o di tradizioni, ma di terreno dicontinua riproduzione, rimane la Sicilia.

Ciò non esclude che lo strato superiore, lo« stato maggiore » si distribuisca fra la Sici-lia, il Nord e perfino Paesi stranieri, e sia ric-co di enormi mezzi finanziari, incrementato,particolarmente negli ultimi anni, col trafficodi droga e con i sequestri, e quindi di grandipossibilità di spostamenti e di collegamenti.

L'arresto di Leggio e la scoperta delle con-nessioni tra i sequestri in Sicilia e alcunigrossi sequestri al Nord, la personalità el'attività di alcuni dei mafiosi arrestati, con-fermano questa valutazione.

A fianco della mafia siciliana un peso cre-scente assume oggi la mafia calabrese comedimostrano i recenti arresti collegati ai se-questri di persona a Roma e al Nord. Losviluppo impetuoso della mafia calabrese(pur nella diversità dei connotati storici ri-spetto a quella siciliana), mentre testimoniaun preoccupante processo di disgregazioneeconomica e sociale della Calabria, dimostra,in pari tempo, una insufficiente vigilanzae mobilitazione della opinione pubblica e ditutti gli organi dello Stato. La presenza dellaCommissione parlamentare d'inchiesta ha, in-vece, stimolato tale mobilitazione in Sicilia.

I mafiosi costituiscono oggi una grandepotenza finanziaria. L'enoteca Borroni, sco-perta a Milano, aveva un deposito di vini pre-giati per un valore di oltre un miliardo dilire. Il Guzzardi, implicato nei sequesti, è an-che un grosso appaltatore edile (ha avuto an-che un appalto nella costruzione della metro-politana di Milano). Il commercialista paler-mitano Pino Mandalari (candidato del MSIalle elezioni politiche del 1972) ospita nel suostudio le società finanziarie 'di alcuni fra i piùnoti gangsters tra cui 'Salvatore Riìna, brac-cio destro di Leggio, e il Badalamenti di Cini-si, nonché quelle di padre Coppola. Tali socie-tà intestate a dei prestanome si occupano del-

Senato della Repubblica — 583 — Camera dei Deputati

LEGISLATURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI

le attività più varie (dall'acquisto dei terrenit,d immobili come beni di rifugio alla specula-zione edilizia, alla sofisticazione dei vini).

Ma lo sviluppo di una rete mafiosa a carat-tere nazionale per controllare alcuni trafficie per organizzare i sequestri non significache ci troviamo di fronte a un pugno digangsters sradicati dalla realtà locale che liha espressi. La denunzia-confessione del gio-vane Leonardo Vitale (il cosiddetto Valachisiciliano) ha offerto un vero e proprio spac-cato di che cosa è, ancora oggi, una coscamafiosa in un rione o in una borgata diPalermo. La cosca mafiosa di Altarello diBaida-Boccadifalco, a cui era affiliato il Vi-tale, era dedita ad attività tradizionali comequella dell'estorsione (il Vitale ha comunica-to alla Polizia un elenco di estorsioni sinoad allora del tutto ignorate e successiva-mente confermate dai costruttori edili che leavevano subite) e di tipo nuovo come la spe-culazione sulle aree. Non solo, ma permanela divisione delle zone di influenza tra levarie cosche. (Il Badalamenti è intervenutorecentemente da arbitro tra la mafia di Alta-rello e quella della Noce per una questionedi competenza territoriale).

Il recente attentato al vecchio boss Vincen-zo Nicoletti, subito dopo il suo rientro dalsoggiorno obbligato, e la sequenza di delittiche ne è susseguita nella zona (il quadrila-tero Pali avicino-Par tanna-Mondello-Tomma-so Natale) mette in evidenza l'esistenza diuna realtà analoga in quel gruppo di bor-gate rispetto a quanto denunziato per la zonadi Altarello-Boccadifalco. La recrudescenzadi attività criminali nella zona Cinisi-Carini-Partinico-Roccamena in relazione all'attivitàdel gruppo mafioso legato alla famiglia dipadre Coppola indica che anche in zona del-la provincia permane e si sviluppa l'attivitàdelle cosche mafiose locali. Tutto ciò indicala ricostituzione (nonostante la repressionedegli ultimi anni) di un potere mafioso subase territoriale con l'aggiornamento dellestrutture tradizionali nonché dei campi diattività. Uno dei campi nuovi di attività ècostituito, nella zona del vigneto, dalla sofi-sticazione su larga scala. Ma continua l'atti-vità tradizionale tipo abigeato, controllo del-la guardiania, dell'acqua di irrigazione, deiconsorzi di bonifica e degli appalti.

Questi fatti dimostrano il permanere diconnivenze fra potere mafioso, amministra-zioni locali, funzionari pubblici, uomini po-litici. La denunzia del Vitale lumeggiava an-che questi aspetti, confermando come il po-tere DC nelle borgate di Palermo sia, ancoraoggi, fondato largamente sulla compenetra-zione con la mafia.

Lo « stato maggiore nazionale » della mafiastabilisce un suo rapporto di influenza e diintervento diretto, di volta in volta, sulle sin-gole cosche locali che, pur conservando (co-me è nella tradizione della mafia) una loroautonomia, si comportano ancora come cel-lule di una organizzazione articolata prontea rendere servizi allo « stato maggiore nazio-nale », nella attuazione delle varie imprese.Un esempio di questo rapporto è fornito dalsequestro Cassina. È ormai dimostrato che ilsequestro dell'ingegner Luciano Cassina fuorganizzato dallo « stato maggiore naziona-le » con un ruolo importante assegnato apadre Coppola. I killers per l'attuazione delrapimento furono, poi, forniti dalla coscamafiosa di Altarello di Baida (zona in cuile abitudini del Cassina erano particolarmen-te conosciute).

In questo quadro un elemento nuovo siviene a delineare: quello di un certo sposta-mento delle simpatie politiche della mafiae di una sua utilizzazione nella « strategiadella tensione » e in collegamento con letrame nere.

I giudici Turone, Caizzi ed Arcai conside-rano il rapporto tra mafia e trame nere« qualcosa di più di una semplice ipotesidi lavoro ».

È noto che durante le elezioni regionalidel 1971, che videro una forte avanzata delMSI, gruppi notevoli di mafiosi di borgatepalermitane e di certi quartieri popolari spo-starono la loro attività elettorale dalla DCal MSI.

I corrieri del tritolo scoperti a La Speziaconfermano gli interrogativi sui collegamentitra contrabbando e traffico di armi e diesplosivi e attuazione di alcuni sequestri dipersona. È casuale la fuga di Leggio nel no-vembre del 1969 — alla vigilia della stragedi Piazza Fontana — e il suo scegliere Milanocome base operativa?

Senato della Repubblica — 584 — Camera dei Deputati

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E la scelta, da parte di grossi mafiosi, diPino Mandatali, già candidato del MSI, co-me consulente finanziario è pure casuale?

E le voci su una utilizzazione di killersmafiosi per l'assassinio di dirigenti politicinazionali in caso di golpe da parte del grup-po Pomar-Micalizio, non sono forse indica-tive? Questi elementi e gli interrogativi an-cora aperti assumono rilievo e diventano ol-tremodo preoccupanti se si tiene presenteche la mafia, in passato, ha sempre avuto unruolo di punta nella battaglia delle forzereazionarie contro il movimento popolare.

Le cosche mafiose sono state utilizzate inmaniera spregiudicata contro il movimentooperaio e contadino siciliano dalle forze delblocco agrario per impedire la riforma agra-ria; la lotta del popolo siciliano per la suaemancipazione è punteggiata da decine dimartiri trucidati dalla mafia al servizio dellaconservazione.

Questa rapida messa a punto sull'evoluzio-ne del fenomeno mafioso e sulle caratteristi-che che è venuto assumendo negli anni piùrecenti ci conduce ad alcune conclusioni.

I cambiamenti anche profondi che sonointervenuti nel modo di essere della mafianon consentono, comunque, di affermare cheessa abbia perduto la sua caratteristica ori-ginaria della incessante ricerca del collega-mento con il potere politico.

Tale collegamento continua ad esistere etrova alimento in un potere oligarchico eclientelare che rifiuta sistematicamente unavera dialettica democratica, mortifica le isti-tuzioni rappresentative, impedisce lo svilup-po di forme nuove di partecipazione e con-trollo democratico dei cittadini.

L'inchiesta condotta sulla vicenda Manga-no-Coppola-Spagnuolo, sul caso Rimi allaRegione Lazio, sulla fuga di Luciano Leggiodalla clinica romana, eccetera ha consentitoalla Commissione di raccogliere una docu-mentazione imponente sul come, anche fuoridalla Sicilia, la mafia possa utilizzare il si-stema di potere clientelare per svolgere lasua attività. La requisitoria del Pubblico mi-nistero dottor Caizzi nel processo controLeggio e le cosche mafiose operanti in Lom-bardia, che la Commissione ha acquisito aisuoi atti, sottolinea ancora il collegamentodei mafiosi con alcuni uomini politici.

Ecco perché sarebbe un grave errore l'acco-glimento da parte della Commissione dellatesi secondo la quale si sarebbe esaurito ilrapporto mafia-potere politico. Nella cittàdi Palermo, per esempio, tutta la documen-tazione raccolta nel corso dell'inchiesta neglianni '60 conserva la sua validità. Il compor-tamento, ancora oggi, del gruppo dirigentedella DC nella gestione del Comune e dellaProvincia di Palermo offre il terreno più fa-vorevole al perpetuarsi del sistema di poteremafioso.

Ciò non significa che non vi siano dei cam-biamenti. Si cerca di dare veste di apparentemodernità alla gestione dei vari enti. Ma, nel-la sostanza, il sistema di potere resta clien-telare e mafioso.

Di questa triste realtà hanno preso co-scienza in vari momenti esponenti qualifi-cati della DC. Ma tutte le iniziative adottate,sino ad oggi, non hanno avuto successo.

Attualmente la parte più moderna e avve-duta del gruppo dirigente regionale della DCsta tentando di avviare un processo di risa-namento della vita politica siciliana. Ma taletentativo rischia di arenarsi, ancora una vol-ta, se non si colpisce alla radice il sistemadi potere che nelle città e nelle province dellaSicilia occidentale da alimento alle coschemafiose.

Al vertice di questo sistema di potere aPalermo, da venti anni, si è insediato l'at-tuale ministro della marina mercantile ono-revole Giovanni Gioia. Abbiamo già descrittoil modo in cui nella seconda metà degli anni'50 l'onorevole Gioia, diventato segretarioprovinciale della DC, organizzò la confluenzanel suo partito delle cosche mafiose ex mo-narchiche, liberali e qualunquiste. Quell'im-pianto non è stato ancora debellato. Che ilsistema di potere mafioso a Palermo condu-ca all'onorevole Gioia è dimostrato da tuttala documentazione in possesso della Commis-sione. I sistemi attraverso i quali si impe-disce ogni dialettica e controllo democraticonella vita della DC palermitana sono docu-mentati nel famoso « Libro Bianco » delleminoranze DC inviato in data 17 novembre1970 alla direzione di quel partito e reso notosul giornale L'Ora, nel testo che qui di se-guito pubblichiamo.

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Pag. 12 L'ORA 11 Dicembre '70 I FATTI M PALERMO'

«L'ORA»-DOCUMENTI - ECCO IL LIBRO BIANCO INVIATO A ROMA DALLE MINORANZE

Rivolta contro Gioia nella DCCongressi illegali, tesseramento falso, atti di soprusocontinui, sezioni inesistenti, iscritti - fantasma e iscri-zioni rigettate, tutto il potere in mano a una sola personaj. .4 _•_

Si diede alla Direzione di sciogliere gli organi localiPubblichiamo U testo del t libro

bianco » che i rappresentanti dellecorrenti di minoranza della DC pa-lermitano e quello del movimentopiovani!* del partito hanno inviatoai dirigenti nazionali dello tteuo. E'un documento la gravita del cui con-tenuto non ha tntoyno dt commenti,• che tttttmonla come un rat ti riaimpadronito di una organizzazionedi partito per Impadronirti di unacittà. Ora le ttette correnti de cheul Comane ti tono tchierate coatroCtancbntno chiedono agli organi na-Menali del partito di e liberare» laDC palermitana da Gioia e di dareai noli Itcrtttt di etta la possibilitàdi ottenere, dopo un reale congreuo.una direttone realmente democrattcu.In pratica, ti chiede alla Direzionede di *ctopUer« ali organi federalipalermitani e di nominare una ge~filone comminartele al di «opra del-le porti che ridia natura «tallitanealla Democrada Criittana di Palermo.

li'om. Qicar Luigi Seal/aro, dirigenteorgOtiiazattvo centrale della DemocraziaCWrtiaiw . Aoma,

A «esulto dell'Incontro avuto » Rom*I U novembre u, a. con 1 rappresentantileU* conenti di t Impegno Democrali-x», e Forse Nuove », t Base » e « Fot-« Ubera», e per adempiere all'lmpe-,-no assunte di fan «vere un espostoulla attuazione delta D O. palermitana.

Espongono 1 componenti della Dire-tan* proTlnclale: di. Michele Relna,a|- Ferdinand*) Br&ndaleone. sig. Mi-belo Bonanno, dr. Sebastiano PuipuraII « Impegno Democratico, on. RosarioScaletti e dr. Giuseppe Avellane dii Forte Nuove », dr. Franco Bruno De-ttato provinciali) Movimento giovanile.Desideriamo fm, una esposizione cr-

anica e responsabile della situazioneci Partito della provine!* di Palermo.In molteplici occasioni non abbiamo

cacao di avvertire che tale situaticeneJttiav» «ompro più deteriorandosi e che,t mancanza di opportuni Interventientrali Avrebbe arrecato guanti rravi autto U Partito. ' 'Le recenti vicende politiche Palermi-

ane non sono un fatto casuale ed epl-odlco, esce, al contrario, cono 11 natu-ala frutto di metodi « di contenuti diertlone pollile» che trovano il loro en-roterrst nel!» anormale situazione po-Uco-organtafttiva del Partito. Ed oradettò tale attuazione il muove fuori dal-) «gole «aiutarle e di normale rap-orto funalonale e politico la dinamicaella sua modlflculono non può essere.ballata ad un falso rinvio all'autano-Ua locate jjhe finirebbe Invece col di-intan l'avallo dt tutt« le Irregolaritàdi tutte- le wprmffulonl impedendo che

i vita del Partito ti dispieghi su tutùare* del conaenal e delle partectpuio-l che un grande movimento come lifrtj» J»t«bbe.realizaire In una pro-Ind* di L300.000 abitanti.In quest« condizioni U sllenelo ed 11(luto di prendere conoscenza e casclen-i della iltuatlone non può non rap-restntare un lostantlale avallo con lainsefuente corresponsabili «aliane peritti 1 fenomeni patologici che si sonorodotti e ai produconoCoi) ut responsabilità derivante d^ltelo delie minorante Impone 11 dovere

rompere ogni cerchio di omertà o diallntese solidarietà di campanile an-ic maniftatando la disponibilità ad un»en« compartecipazione per un'opera di•mpkta «visione e ricostruzione tì*lltrutture organatati ve rfd umane dellaC. palermitana.VI e nella provincia di Palermo unaoceanica di -formatìone dt potere cheute dal controllo puramente formale

della strutture di Partito fondato Bui- "l'arbitrio e le Irregolarità della gestio-ne organlzxatlva e stili* -ricerca di de-teriore solidarietà nella società con unobiettivo abbassamento sempre più ra-pido di qualità delle cUssl dirigenti atutti 1 livelli.

L'esplolione violenta delle vicende co-munali mentre ha posto il Partito intutto 11 Paese in condizioni di obietti-vo disagio pone a livello locale 11 te-mo, ormai tndllaiionablle, di una ana-lisi a monte di tale fenomeno perchetutto 11 Partito posta, con piena respon-sabilità, fare scelte precise

Non Intendiamo, tra l'altro, forniròalibi ad alcuno, né possibilità di camuf-famenti o di distorsione della verità.Desideriamo, perciò, fornire un Quadrogenerale delta situazione organiuatlvasottolineando che si tratta di una espo-sizione di larga massima mentre slamoIn condizione di affrontare qualsiulconfronto e di fornir*, caso per caso a

CONGBE6SO PROVINCIALE

1) II congresso venne celebrato conun tesseramento mal approvato dagli or-fani stututart. La commissione del tes-seramento non si riunì mai. Alla commls-•lone di vigilanza venne presentato unverbale di una «dut* mal convocata *mal tenuta col le sole firme dei commls-aari di maggloranxa.

Furono negati e lo sono ancora gli elen-chi del soci delle «elioni, questa circo-stanza e ben noia ai fumionari dell'ul-nclo Organlssatlvo Centrale.

2) A meno di un mese di distanzadal congresso si tentò di alterare la rap-presentazione dette celioni di città tura-remo un massiccio spostamento di seg-gi elettorali, operazione rientrata per loIntervento personale del Secretarlo delPartito del tempo.

3) I presidenti di assemblea furonoprescelti nell'ambito di fedeli della 6e-irtterta provinciale.

4) II calendario delle assemblee ven-ne mantenuto rigorosamente acereto 11che coruentì alla Segreteria provincialedi evitare qualunque controllo delle as-semblee delle seston] t arniche» alcunedeHe quali non furono affatto tenute(esempio: sezione Oreto. segretario latortila di Clancimino allora commissariocomunale). Nelle poche sezioni < arni-che* della Segreteria provinciale in cuivi fu una parvenu, di assemblea fu Im-pedita la presentazione di liste concor-renti (esemplo: sezione Notarbartolo. ovevenne rifiutata la lista di minoranza perla cancellatura di un nome di un can-didato; sezione Roccella, ove II segreta-rio della sezione sostituì di propria au-torità (ale!) li presidente del seggio rèodi avere ammesso la lista di minoranzae respirue la lista con la ' motivazioneche I presentatori non erano soci nono-stante fossero compresi nell'elenco degliIscritti Inviato dalla segreteria organiz-sa Uva.

Sì Appena pervenuti t verbali dellesezioni alla Segreteria provinciale essifurono sottoposti ad una attenta revi-sione ed epurati del delegati notoria-mente i non amici» anche attraversomateriali cancellature o rifacimento de-gli stesti («empio, sexlone di Capaci).

0) Nelle operazioni finali di approva-eionl dei verbali m sede di commissionedi vigilanza furono contestati alcuniverbali d! sezioni «non amiche» « perapprovarli si pretese la cessione di qual-che delegate avvenuta con materialecancellatura dal verbale dei nomi dieletti e sostituzione con nomi fornitidalla Segreteria (eitmpto; sezione Fa-nin ove venne Inclusa la signora Va-nrtla Aurella moglie dell'attuale segie-tarlo ammlnlstiativo provinciale Riggloe spzlone De Oosperi ove venne inclusoli slg, Bcleblco. Antonino autista dello•tesso Rigelo).

7> Oli scrutini si evolsero con so-prusi e megaliti. Due seggi, dopo lahne delle operazioni presso gli altri,completarono 1 loro scrutini a porte chiù-se, senza scrutatori di mmormwa e do-po avere estromesso 1 rappresentanti dilista.

8) Non paghi di tutto questo d pro-cede all'ultimo imbroglio: la manipolo-slana delle schede trattenute per oltre

. un mese dalla Segreteria provinciale esuccessiva richiesta di revisione In sedecentrale per sostituire eletti incomodi oscarsamente fedeli - e per tenterò cat-ture delle liste altrui

SEZIONI

• La maggior parie delle stilemi notiDanno rinnovato gli organi da anni econo fondate su tesseramento fai», incittà, inoltre, moltissime sezioni nonhanno sede e non i rispettata per nes-sune, sezione la norma statutaria di liei-t-elone del toc! per competenza territo-riale di residenza (esemplo: sezioni sen,ta sede: Greto, Vespri, Altarello, AcquaCorrai!, Cappuccini, Kalsa,-Rerum No-varum, Resultarla. 8. Rosolia, TascaLaura, Vergine Maria, Vlllagruda, Zlsa).

Ben vero che sltuaslonl Irregolaripossono anche appartenere alle mino-ranze che al dichiarano, però, dispostead una Immediata verifica e eorrexlo-ne; ossia anche a ripartire da zero ov«ciò al reallul ' per tutti e costituiscal'avvio di una riforma, di mentalità edi costume.

FUNZIONAMENTO DI ORGANIE BAPPÒRTI INTERNI *

Nella D, C. palermitana non il fa,politica.

Da tre anni nessun organo di Par-tito dice una sola parola su temi po-litici, economici, sociali, sindacali, am-ministrativi. Oli organi provinciali noncono mal stati convocati altro che peratti meramente formali (approvulonfdi liste, commissariamenti, ecc.). E1

stato spezzato ogni rapporto, confron-to o dialogo tra le componenti Inter-ne del Partito e dall'Interno degli «tes-si gruppi msgglorltarl, sicché 11 deca1

dimento di qualità della_rglassg dlrl-gente DC. rappreserilS una scandalosa*realtà ormai acquisita all'opinione pub-blica palermitana.

La gestione del potere 6 costantial-mente trasferita nelle mani dell'on le.Giovanni Gioia, 11 quale non consenteal suoi stessi umici di esercitare te fun-zioni collegate con le loro cariche, F,C-che lo stesso gruppo dirìgente tttualeli presenta come la componente piùpovera di energie e qualità umane nonsoltanto Incapace di Ideazione, ma ai-tata! di esercitare ogni ruolo diretto-naie. In queste condizioni la D C. itotalmente assente dal dibattito politi-co cittadino, mentre gli altri portitiraccolgono sempre più gli elementi dicrescita del dibattito politico nel paese.

-CQaUIATI COMUNALINon esistono comitati comunali elet-

tivi ne a Palermo, ne negli altri co-muni nel quali sarebbe obbligatorio co-stituirli (Termini Marcale, Bagherla.Mlsllmen, ecc.). Esistono soltanto com-missarl. VIto Concimino fu comnS-rio comunale della DC di Palermo perio anni, commissario di un comitato co-munale mal esistito

In occasione delle elezioni ammini-strative si è dimesso e, caso Illuminan-te di sfiducia e rarefazione della classedirigeote, l'on. Gioia ha voluto assume-re personilmente la carica di commis-sario comunale per controllare un cen-tro di potere politico che gli ha con-?^Jr°...u condur« I" Pr'ma persona(addirittura presiedendo Irregolarmen-

te 11 gruppo consiliare comunale ed Im-pedendo dt votare sulla proposta di rin-vio) operazioni del tipo di quella «ginn- 'la Clan ci mi no i.

COMMISSARI NELLE SEZIONI

La pratica d«l commissariamentodelle sezioni viene usato, come mezzorepressivo verso le minoranze e di po-tenziamento della maggioranza.

Nel corso delle ultime elezioni am-ministrative ben otto commlssan ven-nero nominati In un sol giorno nono-stante l'accanita resistenza oppostadalle minoranze del Comitato provin-ciale I presupposti del commissaria-mento erano stati in molti casi (lam-pante è l'esemplo di Mezzojuso) crea-ti artificiosamente dalla maggioranzache dopo avere omesso l'inoltro delletessere a Roma sostenne che le sezio-ni erano prive del tesaec&mentc- e an-davano commissariate In alcun! casipotevano anche esservi elementi obiet-tivi, ma appariva certamente Iniquache «li scioglimenti si facessero soloper pochi « ben Individuati casi nelmare del disordine e della dlsorganiz-Ettlone del Partito.

ELEZIONI AMMINISTRATIVE

Estrema faziosità A apparsa chiara-niente non soltanto nelle vicende < diPartite, ma anche in quelle esterne esegnatamente nelle vicende elettoralidel 7 giugno per le eleiloni ammini-strative. Fu allora evidente il disegnoche 6 emerso chiaramente nelle ultimevicende del comune di Palermo e cioèquello di spezzare anche all'esterno launità del Partito.

La Segreteria provinciale provocò laformazione di liste clviche DC In ben21 Comuni tu SO deils. tornata eletto-rale (esemplo Termini Imeresc, Torretta,Vlcari, Lercara, Marineo, Montemoggiorefielslto, Palazzo Adrlano, Altavllla. Bei-monte Mezaogno, Blsocqulno, Coslel-daccla, ecc...).

A Termini il caso e gravissimo ed em-blematico.

Non vi è come al solito comitato co-munale, ti Comitato provinciale eleggeU commissione che deve formare 1» li-sta. La commlasitne vara la lieta, mauna delle tre setionl che fa capo algruppo della segreteria provinciale nonè d'accordo. La Segreteria provincialemette allora da parte la commissione,non tiene conto delle altre due sezioni,e cioè della maggioranza del Partito, eautorizza la presentazione di una listascudo-crociata predisposta solo dalla se-none «amica», Naturalmente i soci dellealtre due sezioni prese t nono una lorolista civica che conquista la. magglo-r.&nz&.re)atl\&.

In Comuni le cui sezioni non sonocontrollate dalla Segreteria provincialesi nega lo scudo crtclato alle Uste pre-disposte dalle sezioni (esemplo: Monte-maggiore Belslto).

TESSERAMENTO

II tesseramento è il cuore di tuttoil interna di Irregolarità e prevaricazio-ne su cui al costruisce 11 potere di Par-tlto. Il tesseramento costituisce una fal-sificazione oltre che materiale anche-po-•lltlca rispetto alle eflettiv* rappresen-tanze di base con la conseguente alte-f^?inf del1? "LPPTMentanEe negli organielettivi e In particolare nel Comitatoprovinciale del quale «d esemplo sonoescluse varie componenti del Partito

ti PD" J1*""0 ^ Presenza politicanella Provincia.. °}_ U tesseramtnto'non e Etate malapprovato da organi collegla'll.

nule — il Ignorano i motivi. B' statoInoltre usato 11 sistema nuovo e t tecno-logicamente avanzato! dJ negare 11 mo-dulo bleu del centro meccanografico perImpedire l'Invio delle nuove richieste a

e) La commissione per 11 tesseramentoè stata posta In conditone d] non po-tere esercitare alcuna delle sue fun-zioni A tre cedute è italo fatto man-care II numero legale con l'assenza delcommlssarl di maggioranza.

Nella seduta del 16-11-1970 il presi-dente costatata la ulUrlore mancanzadel numera legale ha dichiarato che lacommissione non ha potuto avere Riiatti del tesseramento, eh* nono otitecelebrile assemblee dt ««Ione senza laanni-ovazione degli elenchi del soci aventidiritto «I voto, che la commissione culn-dl non * stata posta nella contllBlonedi esercitare le pronrle funzioni, di con-seinienea il predetto presidente dellacommissione ha rassegnato le propriedimissioni.

/; E' notorio che 11 tesseramentonella Provincia di Palermo è falco egran parte del nominativi risultanti da-ili elenchi non corrispondono ad eQet-tivi tesserati e si riferiscono a nomi dipersone che non hanno mal avanzatodomanda di Iscrizione, né tanto menopomato le quote, cosicché, trm l'iltro leoperazioni di tesseramento Diventanoanche operazioni finanziarle di vaataportata.

E' chiaro. infine, che la meccanica1 delrinnovi automatici da un canto finiscicon.11 legalizzare le precedenti llleaaJl-ta e d'altro canto pone le condizioni perulteriori forzature del tesseramento, lic-ene soltanto un Intervento di radicale eBiobaie revtiwne può bloccare li spiraledella prevaricazioni.

INCOMPATIBILITÀ'

In tutta la provincia non vengono ap-plicate le nonne sulla Incompatibilità,il coso più clamerò» è quello del segre-tario provinciale on. Giacomo Muratoreche ricopre anche la carica d) Assessoreregionale per gli Enti Locali; tale Incom-patibilità permane «ni* rlsperua dell*Direzione da circa duo anni e mezzo.

CONCLUSIONE

A questa situazione organizzativa fa ri-scontro una linea di chiusura politica chericerca soltanto le partecipazioni ascari-stlche e clientelar!. In queota logica tiiscrive la costante scelta del PSu e so-prattuto del FRI come partnere più chedi alleanze di vere e proprie di forme dicollusione del potere a consegucntemen-te la rottura a tutti i livelli con il P8LU che comporta una situazione estrema-mente anomala e difficile In tutta la pro-vincia ma soprattutto uno acontro chevede la DC in posizione di discredito edi totale emarginazione.

Questo fatto che fa d» comice e dapremessa alla elezione della giunta trl-pftiuu Ciancimino £ la conseguenza difatti personali (rimozione da parte so-cialista del fratello dell'on. Gioia da com-missario della Croce Rossa Italiana) e difatti politici (mancata acqulescenta delPSI a certe scelte di contenuto e dt me-rito e disegno di ricostituzione di equill-brt di potere per cerchi sempre più ri-stretti ed ogemonltzatl).

A Palermo vi è una situazione assaipesante. Un Partito In cria), aggredito,che difende* posizioni Impossibili e scre-ditate in un cuna di sospetto e di fue-a.con disperate polemiche, una opinionepubblica In rivolta, un dramma ohe in-combe e di cui non si intrawede la con-clusione.

Ebbene- un'opera coraggiosa di rias-setto e di pulizia nelle cose Interne, po-trà avere un grande valore Potrà es-sere l'inizio di una nuova \lta. di unaforte e coraggiosa ripresa.

La vicenda e l'occasione sono troppoImportanti ptrrh* si dtìjba cadere nel-l'equivoco di volere favorire di uni ogli altri. Non si favorisca, allora, nes-suno, e venga dall'alto, uri provvcuimen-to militare, che aizerl *oenl posizioneparticolare e riconduca tutto, attraversouomini di grande livello, nel suo giustoordine, che è l'ordine di una DemocraziaCrlstlnna capace di riconoscersi, di agire.di rompere l'omertà degli equilibri.

Noi chiediamo che si conosca ciò chedenunzlamo: e affermiamo che non tipotrà conoscere senza Intervenire.

Firma»'. Rosario Nicolettl(tiustppe Avellane, MicheleBonanno, Michele Rclia Fer-tiinando Branctelconc. FrancoBruno, Sebastiano Pttrptira.

Palermo, 17 norembre 1570

Senato della Repubblica — 586 — Camera dei Deputati

LEGISLATURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI

È nell'ambito di quel sistema di potere chesi sviluppa la compenetrazione con la mafia.

Prendiamo il caso Vassallo. Il documenton. 737 della Legione dei Carabinieri a firmadel generale dalla Chiesa offre uno spaccatodi come si è potuto edificare un impero eco-nomico che è diventato un pilastro decisivodel sistema di potere mafioso a Palermo. Mada quella relazione emerge la funzione deci-siva dell'onorevole Gioia con i suoi uominidi fiducia dislocati in posti chiave (assesso-rati, uffici, banche, enti economici, aziendemunicipali, ospedali, eccetera).

La fantasia dei giornalisti è stata attrattadall'interrogativo se esistesse o meno unasocietà (la VA-LI-GIO) formata da Vassallo-Lima-Gioia. Ma il problema non è di provarel'esistenza del contratto giuridico fra i tre.Il rapporto del prefetto Bevivino e la rela-zione dell'onorevole Vestri hanno documenta-to a sufficienza la compenetrazione tra le

cosche mafiose e il gruppo di potere domi-nante a Palermo e, in questo ambito, il ruolodel costruttore Vassallo.

I rapporti circostanziati della Polizia e deiCarabinieri dimostrano che Vassallo: 1) haavuto la licenza di appaltatore edile graziead una dichiarazione molto discutibile del-l'ingegner Enrico Ferruzza (3) (la S.A.I.A.« Società per azioni industria autobus » diproprietà dei Ferruzza è stato uno dei pila-stri del sistema del potere mafioso a Paler-mo. Il dottor Giuseppe Ferruzza, figlio diEnrico, poi diventerà socio di Vassallo nellavergognosa speculazione edilizia della « S.Francesco Piraineto » ai margini dell'auto-strada Palermo-Punta Raisi)(4); 2) ha con-quistato il primo appalto (quello della fogna-tura di Tommaso Natale-Sferracavallo) co-stringendo, con un tipico atto di mafia, iconcorrenti ad abbandonare il campo e conil favore della Giunta comunale capeggiata

(3) Citiamo qui tale dichiarazione quale è ri-portata nel Doc. 737, agli atti della Commissione:

« Mentre il " Consorzio tra le cooperative " ave-va già avuto modo di dimostrare — durante leprecedenti gare d'asta — la propria idoneità adeffettuare tali lavori, il Vassallo e lo Schiera pre-sentarono — allegate alla domanda — due dichia-razioni, rilasciate lo stesso giorno in cui vennepresentata la domanda al commissario prefettizio,rispettivamente :

— dall'ingegner Enrico Ferruzza (in favore delVassallo) che, quale consigliere delegato della S.p.A." SAIA " (Società per azioni industria autobus) diPalermo, affermava:

"a richiesta dell'interessato si dichiara che ilsignor Vassallo Francesco ha in appalto lavoriper conto della nostra azienda in Altofonte (ga-rage e casa di abitazione per il personale), per unimporto di circa lire 6.000.000, nonché ha compiu-to per l'azienda lavori di miglioramento nel trattoIsola delle Femmine paese-Isola delle Femmine ba-gni. I lavori, assistiti dagli ingegneri incaricati dal-la mostra azienda, sono stati eseguiti a regola d'artee non hanno dato luogo ad alcun rilievo. F.to En-rico FERRUZZA " ».

(4) Nel Doc. 737, agli atti della Commissione, sileggono le seguenti informazioni sul conto di talesocietà:

« Sjp.A. " San Francesco residenziale Piraine-to ", con sede in via Vincenzo Di Marco n. 4:

— costituita il 27 febbraio 1968 tra VassalloFrancesco e Ferruzza Giuseppe con un capitale dilire 1.000.000 (51 per cento Vassallo e 49 per centoFerruzza);

— ne è amministratore unico, dalla data di co-stituzione, il Vassallo Francesco;

— la società ha in via di ultimazione n. 287 vil-lini, che sorgono su di un'area di circa 35.000 mq.in contrada "Piraineto" di Carini (Palermo). Det-ta area è stata ceduta dal Ferruzza alla societàstessa per lire 417.000.000; tale somma è stata pa-gata dalla " S. Francesco " in contanti per lire200.000.000 e mediante l'accollo di due mutui percomplessivi 217.000.000 di lire che lo stesso Fer-ruzza aveva stipulato — all'atto dell'acquisto —con la Cassa di Risparmio (atti del 28 settembre1965 e del 17 marzo 1967);

— il 4 giugno 1968 la società ha ottenuto dallaBanca nazionale del lavoro un mutuo di lire1.900.000.000, con uno sconto di interesse del 5 percento annuo, estinguibile in venti anni, per unammontare complessivo (con le varie spese con-nesse) a lire 3.040.000.000».

Senato della Repubblica — 587 — Camera dei Deputali

LEGISLATURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI

allora dal professor Cusenza (5); 3) ha potu-to « decollare » come grande costruttore edi-

le grazie alla benevolenza del senatore Cusen-za diventato intanto presidente della Cassa di

(5) Infatti il primo progetto porta la data del1° dicembre 1950, risale cioè al periodo in cui erasindaco il professor Gaspare Cusenza (23 ottobre1948-31 marzo 1951) e prevede una spesa comples-siva di lire 125.000.000, di cui 109.600.000 prezzo based'asta e la somma restante per imprevisti, ma fuapprovato il 6 agosto 1951 (m. 4564) sotto la gestionePivelli (31 marzo 1951-7 novembre 1951) con deli-bera resa esecutoria il 24 novembre 1951 (46315),nello stesso giorno in cui il sindaco Avolio lasciavala carica. Sul primo esperimento di licitazione pri-vata non vi sono documenti. Dal secondo, effettua-to il 23 febbraio 1952, risulta che la gara fu di-chiarata deserta ,per insufficienza di concorrenti,essendone stato escluso, per non aver completatala prescritta dichiarazione di sopralluogo, uno deidue presentatisi. Con deliberazione del 17 aprile1952 resa esecutoria il 30 maggio 1952 (40045; ilcommissario prefettizio {dottor Riccardo Vadala)affidò a trattativa privata i lavori all'impresa Vas-sallo, che aveva offerto un ribasso dello 0,11 percento sui prezzi di capitolato. Qualche mese dopoperò (deliberazione del 24 ottobre 1952, resa ese-cutoria il 22 novembre 1952, n. 90986) il Vassallo,adducendo a motivo una sospensione dei lavori in-tervenuta per incompletezza di assegnazioni, ot-tenne un aumento dell'11 per cento. Tutto il pro-cedimento da luogo a gravi dubbi. Anzitutto nonpuò escludersi che la posizione di prestigio delVassallo abbia influito sulla stessa delibera dei la-vori, ma è da osservare soprattutto, dati d motivimeramente formali per i quali non si era proce-duto all'aggiudicazione nel secondo esperimento, chenon si comprende .perché la successiva trattativanon si sia svolta nei confronti dei due concorrentio, quanto meno, del Consorzio fra le cooperativeproduzione e lavoro della provincia di Modena,che aveva concretamente dimostrato di voler assu-mere i lavori, e perché il suddetto consorzio abbiasubito l'esclusione senza protestare. Sorge sponta-neo il sospetto di indebite pressioni mafiose. In-fatti, nello stesso giorno 23 febbraio il Vassallo,unitamente a tale Giulio Schiera anch'egli di Tom-maso Natale, dichiara di essere disposto ad ese-guire i lavori con lo sconto già citato, e presentauna dichiarazione della SAIA — Società per azio-ni industria autobus — a firma dell'ingegner En-rico Ferruzza, alla quale si è già fatto riferimentoalla nota 3. Il 29 febbraio 1952 presenta il certi-ficato generale del .casellario, dal quale, in con-trasto con quanto precedentemente esposto, risul-ta « Nulla ».

Come ottiene l'appalto? La materia era sostan-zialmente regolata dalla legge 10 giugno 1937, nu-mero 1139, sostituita dalla legge 30 marzo 1942,

n. SII, per la quale gli appalti di opere pubblichedovevano essere affidati ad imprese iscritte nel-l'albo nazionale degli appaltatori, salvo la possibi-lità di rivolgersi « ad imprenditori idonei, non iscrit-ti, solo nel caso di lavori speciali per i quali nonfigurino nell'albo ditte particolarmente attrezzateper i lavori stessi » (ari. 1), il che certamente nonsi verificava nel caso.

D'altra parte l'iscrizione all'albo comportavauna serie di requisiti (art. 4 legge) che il Vassallonon possedeva: neppure quello dell'iscrizione allaCamera di commercio (già Ufficio provinciale del-l'economia cooperativa). È ben vero che, mancan-do la Commissione prevista dalla legge, a partiredal 1943, nessuna nuova iscrizione era possibile,ma il Ministero dei lavora pubblici con circolare8 gennaio 1949, n. 511, aveva disposto che pressoi singoli provveditorati regionali fossero istituitielenchi prowisori di fiducia e che l'accertamentodei requisiti delle imprese da iscriversi fosse ef-fettuato con accuratezza in modo che la determi-nazione della classifica secondo rammentare degliappalti cui potevano essere ammesse e la specia-lizzazione rispecchiassero la situazione effettiva.Si fa presente che i lavori per oltre cento milionirientravano nella categoria di quelli per importoillimitato, richiedenti una corrispondente organiz-zazione e che ancora nel 1955 si disponeva che gliuffici si limitassero ad affidare alle imprese noniscritte « piccoli cottimi fiduciard » non superioria 5 milioni. Al Vassallo invece, non iscritto nel-l'elenco delle imprese di fiducia, non iscritto allaCamera di commercio, privo di organizzazione edi esperienza si affidano nel 1952 lavori di fogna-tura per un importo incluso nella massima cate-goria allora prevista!

Dal citato verbale della deliberazione del 17 apri-le 1952, risulta, contrariamente al vero, che l'im-presa Vassallo «è regolarmente iscritta nell'albodelle imprese di fiducia del Genio civile» e che« ha eseguito importanti lavori per conto della" Montecatini " e della " SAIA ", mentre essa avevalavorato soltanto per quest'ultima (sempre chel'avesse effettivamente fatto perché potrebbe trat-tarsi di dichiarazione compiacente, in quanto egli,in società con l'Anello — che però era il titolaredell'impresa — risulta aver lavorato per la SAIAa partire dal 2 agosto 1952, cioè soltanto succes-sivamente) e prescindendo dal rilievo che il Vas-sallo non aveva alcuna esperienza in materia difognature. Nel verbale stesso si afferma inoltre chel'ultimo esperimento aveva « avuto esito negati-vo » sottacendo i motivi per cui ciò si era veri-ficaio.

Senato della Repubblica 588 — Camera dei Deputati

LEGISLATURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI

Risparmio per le province siciliane, che gliaprì credili non garantiti sino a 700.000.000di lire; 4) ha potuto violare impunemente ilpiano regolatore e il regolamento edilizio innumerose costruzioni; 5) in alcuni casi i pro-getti Vassallo venivano approvati dalla Com-

(6) In relazione alla costruzione del fabbricatosito in via Sardegna angolo via Restivo nella re-lazione Bevivieo sul Comune di Palermo (contenu-te nel Doc. 192, agli atti della Commissione) silegge: « La Commissione edile, dopo avere espres-so parere contrario al rilascio della licenza, e ciòfino al 17 ottobre 1961, ebbe successivamente aconcedere il parere favorevole nella seduta del 5dicembre stesso anno, senza che l'impresa avesseadeguato il progetto ad alcuna delie numerose con-dizioni dettate dagli uffici tecnici e dalla stessaCommissione edile nella seduta del 17 ottobre.Dal verbale della seduta del 5 dicembre della Com-missione edile, risulta che il dirigente dell'ufficiotecnico si oppose all'approvazione del progetto perla mancata funzionalità dello stesso ai fini delladestinazione che l'edificio 'doveva in parte avereper attrezzature di mercato ». « La costruzione .ebbeinizio un anno e mezzo prima del rilascio dellalicenza. Dal rapporto 'di fine lavori risulta infattiche la costruzione è stata iniziata nell'aprile del1961, mentre la licenza porta la data del 18 ot-tobre 1962 ».

Nello stesso documento, in ordine al fabbricatodi via Quarto dei Mille, si legge: « La Commissioneispettiva ha ritenuto di disporre un sopralluogodal quale è risultato che la costruzione eseguitaè difforme dal progetto approvato ». « / rapportiper l'abitabilità e il certificato di fine lavori com-pilati dall'ufficio tecnico rispettivamente il 3 ot-tobre 1962 e il 1° dicembre 1952 dichiarano inveceche la costruzione è conforme al progetto appro-valo ».

Circa le costruzioni A, B, C e D di via Lazio:« Per quanto riguarda il progetto delle costruzioniin esame, si osserva che esso prevedeva un frontedi metri 115. Tale fronte era regolamentare nelmomento della presentazione del progetto (gen-naio 1961). Ma, nelle more del rilascio della licen-za, era stato approvato dal Presidente della Re-gione il nuovo piano regolatore generale, nel qualeveniva tra l'altro determinato in più di 100 metri(art. 72 delle norme di attuazione) il fronte degliedifici del tipo di quello in esame. Da ciò la per-plessità, che si evince dalla lettura degli atti delfascicolo, delle sezioni tecniche competenti, circail rilascio della licenza con la detta norma dellalunghezza infinita e con quella successiva che li-mitava a 100 metri la lunghezza stessa. L'assessoreai lavori pubblici ritenne di poter rilasciare la li-cenza con la norma della lunghezza infinita (115metri). In questo modo è stato possibile all'impre-

missione e dal Consiglio comunale prima diessere protocollati (6); 6) gran parte degliedifici che il Vassallo ha costruito erano inanticipo acquistati o presi in affitto daglienti pubblici e prenotati dal Comune e del-la Provincia per essere adibiti ad edifici sco-

sa edificare con una volumetria superiore a quel-la stabilita dal decreto presidenziale ».

In merito all'edificio sito in corso Calatafimiangolo via Porrazzi si legge, poi, nello stessoDoc. 192: « Sta di fatto che, dal sopralluogo dispo-sto da questa Commissione ispettiva e contraria-mente a quanto dichiarato nel rapporto di abita-bilità, l'edificio risulta costruito hi difformità alprogetto e alle varianti approvati ».

Quanto alle vicende amministrative relative allacostruzione di un edificio in via Notarbartolo an-golo via Libertà, nel citato documento 192 si leg-ge: « II Consiglio comunale con atto deliberativon. 340 del 20 luglio (lo stesso giorno — quindi —in cui fu presentato il progetto ed ebbe luogo laseduta della Commissione edilizia), a seguito anchedel parere favorevole espresso dall'Ufficio legale,approvò, ad unanimità di voti con l'intervento di51 consiglieri sui 60 assegnati al Comune di Pa-lermo, il progetto per la costruzione dell'edificio.

È da mettere in evidenza che l'ordine del giornoper la seduta del Consiglio comunale del 20 luglio1962 porta la data del 14 luglio stesso anno ed aln. 48 è registrato l'affare: "Approvazione, a nor-ma dell'articolo 19 del (Regolamento edilizio inte-grativo, del progetto per la ricostruzione dell'edi-ficio posto ad angolo sud-est fra via Notarbartoloe via Libertà". Il progetto in esame, come si èvisto sopra, fu presentato il 20 luglio.

La Commissione provinciale di controllo, conprovvedimento emesso nella seduta del 10 agosto1962, e trasmesso al Comune con il foglio nume-ro 12578/15421 dell'll agosto stesso anno, annullòtale delibera consiliare.

L'Amministrazione comunale, senza nulla inno-vare al contenuto dell'atto deliberativo annullato,con due deliberazioni della Giunta municipale nu-mero 2789 del 18 settembre 1962 e n. 2988 del 19ottobre stesso anno riprodusse l'argomento del-l'approvazione del progetto La Lomia conforme-mente alla deliberazione consiliare del 20 luglio.Con lettera datata 20 novembre 1962, n. 7767, ilPresidente della Commissione provinciale di con-trollo, a seguito di carteggio intercorso, comuni-cava al Sindaco di Palermo "che la deliberazionein oggetto (ricostruzione dell'edificio di civile abi-tazione di proprietà La Lomia ,e Consorti sito invia Notarbartolo angolo via Libertà) è stata rico-nosciuta legittimamente adottata nella seduta diquesta Commissione di controllo del 9 novem-bre 1962".

Senato della Repubblica — 589 — Camera dei Deputati

LEGISLATURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI

lastici mentre non si utilizzavano le sommemesse a disposizione dalle leggi sull'ediliziascolastica (7).

L'onorevole Salvo Lima è stato incrimina-to dalla Magistratura per avere ripetuta-mente violato la legge per favorire il costrut-tore Francesco Vassallo (come risulta daldoc. 1119 agli atti della Commissione).

Nel procedimento penale n. 10047/68 P.M.l'onorevole Lima è imputato di interesse pri-vato in atti di ufficio per avere consentito

(segue noia 6).

Corre l'obbligo, a questa Commissione, di rile-vare che, fino al 25 gennaio 1964 (data della pre-sente indagine), le due delibere di Giunta munici-pale sopra citate, adottate con .i poteri del Consi-glio, non sono state ratificate.

Risulta che la deliberazione n. 2988 è già iscrit-ta all'ordine del giorno del Consiglio comunale,che sarà notificato nei iprimi giorni del correntemese di febbraio ».

a Vassallo di costruire un edificio fra viaSardegna e via E. Restivo in violazione alpiano regolatore che prevedeva in quell'areaun pubblico mercato, e, inoltre, per avereapprovato un altro progetto Vassallo per co-struire un edificio fra via Notarbartolo evia Libertà in violazione al piano regolatore.

Nel procedimento n. 13772/68 P.M. l'ono-revole Lima è imputato di avere determinaloi funzionari dell'Ufficio tecnico dei lavoripubblici di Palermo ad attestare, contraria-

(7) Nella relazione sulle strutture scolastiche si-ciliane (Doc. XXIII, n. 2-quinquies, Camera dei de-putati, V Legislatura), sono stati pubblicati i se-guenti dati relativi agli immobili di proprietà diFrancesco Vassallo e •di società dallo stesso con-trollate, locati al Comune e alla Provincia di Pa-lermo per essere adibiti a scuole.

Ambedue gli enti spendevano complessivamen-te lire 913.668.000, delle quali ben 391570.000 (42 percento circa) erano pagate a Vassallo ed a societàdaillo stesso controllate.

Ubicazione

Via G. Arcaico, 20Via Raffaele Mondini, 19Via Quarto dei Mille, 4Via Libertà, 88Via De Spuches, 2Via Aquilea, 34Via Leonardo da VinciPiazza Gen. Turba, 71

Via Leonardo da VinciVia D. della Verdura, 17

COMUNE (a)Destinazione

Media « Cavour »Media « Alighieri »Media « Mazzini »Media « Piazzi »Media « Pirandello »Media « V. Veneto »Ist. Professionale Stato Industr. Art.Ist. Statale d'arte con annessa scuola

mediaIst. Magistrale De CosmiIspettorato scolastico 1* e 2° Circo-

scrizione

Proprietario

F. VassalloF. VassalloF. VassalloF. VassalloF. VassalloF. Vassallo (b)S,p.A. Edilsud

F. VassalloS.p.A. Bdilsud

F. Vassallo

Canone annuo

3.410.0006.770.000

11.900.00010.900.00010.600.00012.414.00053.380.000

27.330.00040.000.000

2.165.000

180.869.000

(a) Dati riferiti al 5 agosto 1969.(6) Canone in corso di rivalutazione

Ubicazione

Palermo, Via AquileaPalermo, V. Magg. ToselliPalermo, Via La MarmeràPalermo, Via MalaspinaPalermo, Via Del Fante

PROVINCIA (a)Destinazione

Ist. Tecn. Comm. CiispiIst. Tecn. Comm. Ferrara (succursale)2° Ist. Tecn. Industr.3° Liceo scientificoLiceo scientifico « Galilei »

Proprietario Canone annuo

F. Vassallo (b) 35.970.000F. Vassallo (i) 11.300.000F. Vassallo (b) 54.786.000Edilsud (b) 67.500.000Sines S.p.A. Pro-

feta Girolamo 41.145.000

210.701.000

(a) Dati riferiti all'anno scolastico 1969-70.(b) Canoni in corso di rivalutazione.

Senato della Repubblica 590 — Camera dei Deputali

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mente al vero, nel rapporto di abitabilità enel certificato di fine lavori relativi al fab-bricato di via Quarto dei Mille costruito daFrancesco Vassallo, la conformità alle nor-me del piano regolatore, e successivamentea concedere il certificato di abitabilità conla sola eccezione della parte dell'edificio ca-dente fuori del piano regolatore.

Evidentemente i funzionari venivano de-terminati a compiere atti illegali perché ilsindaco Lima li ricompensava. Infatti, nelprocedimento penale n. 965/71 P.M. e 966/71P.M. l'onorevole Lima è imputato di avereerogato la somma di 6 milioni all'ingegnerDrago dell'Ufficio tecnico dei lavori pubbli-ci per lavori che invece erano di competen-za dell'ufficio.

Analogamente si procedeva nei confrontidei funzionari della Commissione provincia-le di controllo (l'organo di tutela verso ledelibere del comune!). Nel procedimento pe-nale 7578 P.M. l'onorevole Lima è imputatoper avere assunto in servizio al Comune di

Palermo Frisina Gaetano figlio di FrisinaGiacomo funzionario della Commissione dicontrollo; Bisagna Salvatore figlio di Bi-sagna Giorgio funzionario della Commissio-ne di controllo; Bevilacqua Maria figlia diBevilacqua Giovanni funzionario della Com-missione di controllo.

Tutto ciò dimostra un legame organicofra il Vassallo e il gruppo di potere dominan-te a Palermo che fa capo a Gioia.

D'altro canto le famiglie Cusenza e Gioiahanno realizzato diverse operazione di ac-quisto o vendita col Vassallo. Sono note levicende del rapporto del colonnello Lapisdella Guardia di finanza che documenta tali

i operazioni e accusa il professor Cusenza dilegami con la mafia. È noto come alcunianni dopo, allorquando l'onorevole Gioiadivenne Sottosegretario alle finanze, il colon-nello Lapis ebbe a ritrattare in parte quelleaccuse. Quella triste vicenda è stata oggettodi severe censure in drammatiche sedutedella Commissione (8).

(8) Durante la IV Legislatura, la Commissioneaveva incluso, fra i documenti allegati alla rela-zione sul .Comune di Palermo trasmessa alle Came-re, un .promemoria redatto dal tenente colonnelloLapis, allora comandante del Nucleo di polizia tri-butaria di Palermo in cui faceva riferimento a talu-ni rapporti di affari tra il costruttore FrancescoVassallo e il defunto senatore Cusenza, a propositodel quale si .riferiva da voce corrente secondo cuiquesti non sarebbe stato « estraneo alle influenzedella mafia locale ».

A seguito di talune indiscrezioni di stampa sulcontenuto di tale promemoria (che sarebbe statoreso pubblico solo nella V Legislatura in occasio-ne della pubblicazione della « Relazione sulle ri-sultanze acquisite sul Comune di Palermo», Ca-mera dei deputati, V Legislatura, Doc. XXXIII,n. I-ter} l'onorevole Gioia, genero del Cusenza, ave-va inviato al Presidente della Commissione, sena-tore Pafundi, un esposto in cui venivano conte-stati taluni dati indicati nel promemoria. Ricevutotale esposto, il senatore Pafundi, senza avvertirené l'Ufficio di Presidenza, né la Commissione, ave-va disposto di sua iniziativa ulteriori accertamentiin merito a quei dati, accertamenti concretatisi indue successivi appunti del suddetto tenente colon-nello Lapis, nei quali questi — operando una verae propria ritrattazione — ridimensionava le valu-tazioni dei fatti e delle circostanze indicati nel suoprimo rapporto.

L'iniziativa del senatore Pafundi suscitò, nellaseduta del 6 dicembre 1967 in cui la Commissionene fu per la prima volta informata, le vivacissime

' proteste dei Commissari del Gruppo comunista.j II senatore Cipolla protestò per il fatto che la

Commissione fosse stata informata dell'iniziativadel Presidente Pafundi solo dopo che essa era stataposta in essere. Il senatore D'Angelosante conte-stò che il Presidente Pafundi avesse il potere diriaprire, da solo, una inchiesta che la Commissio-ne aveva ritenuto conclusa inviando alle Camerei relativi documenti. Il deputato Assennato ravvisònel comportamento del Presidente Pafundi la vo-lontà di mantenere la Commissione all'oscuro ditutta la questione, con una deliberata violazionedi certe procedure formali poste a garanzia ditutti i suoi componenti e denunciò l'iniziativa delPresidente come una manovra di copertura a fa-vore dell'onorevole Gioia, con l'artificiosa neutra-lizzazione di un documento già acquisito dallaCommissione.

Nella successiva seduta del 14 dicembre 1967, ilsenatore Spezzano sottolineò la circostanza chele nuove dichiarazioni del tenente colonnello Lapiserano intervenute quando l'onorevole Gioia rico-priva la carica di Sottosegretario di Stato alle fi-nanze, il che lasciava presumere che la ritratta-zione operata dallo stesso tenente colonnello Lapisfosse il frutto di indebite pressioni.

Senato della Repubblica — 591 — Camera dei Deputati

LEGISLATURA VI — DISEGNI DE LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI

L'onorevole Gioia ha ritenuto di potersidifendere con l'argomento che gli affari traVassallo e Cusenza per l'edificio in via Ducadella Verdura sono precedenti alla nominadel Cusenza a presidente della Cassa di Ri-sparmio (ma i due si erano già conosciutibene per la fognatura di Tommaso Natale...quando Cusenza era sindaco di Palermo).Sempre secondo Gioia le vendite di apparta-menti Vassallo alla famiglia di Cusenza (com-presa la moglie dell'onorevole Gioia) per unprezzo di quasi 200.000.000 (in lire 1963!), sa-rebbe avvenuto dopo la morte del Cusenzae quindi ad iniziativa autonoma delle fi-glie (9).

Resta il fatto che, negli stessi giorni, quat-tro giovani signore, sposate e residenti inzone diverse della città, ebbero la felice ideadi investire cospicue somme nell'acquisto di

appartamenti del costruttore Vassallo. Nonè lecito il sospetto che il Vassallo avesse con-cordato, mentre il Cusenza era in vita, dicedergli degli appartamenti e, essendo so-pravvenuta la morte di costui, si siano sti-pulati gli atti con gli eredi? D'altro cantotutti gli uomini di Gioia si trovano ad ac-quistare appartamenti di Vassallo. Il chelascia intravvedere che si è trattato di ven-dite di favore. Va sottolineato, infine, comela personalità di Vassallo è di chiara estra-zione mafiosa come si può ricavare daglielementi a suo carico forniti dalla Poliziae dai Carabinieri (10).

D'altra parte la vicenda del sequestro delfiglio di Vassallo ha messo in evidenza, an-cora una volta, il comportamento di tipo

j mafioso del Francesco Vassallo (11).

(9) Dagli atti esistenti presso la Commissionerisultano altresì le seguenti vendite di immobilieffettuate dal Vassallo alle fàglie del professarCusenza:

Teresa in Francesco Sturzo, nata il 3 apri-le 1927:

— piani terreni, lotti A) e B) dell'edificio di viaLazio; con atto del notaio Angilella del 13 ottobre1963 per lire 27.500.000;

— porzione dello stesso edificio in via Lazio,al piano scantinato, con atto del notaio Angilelladel 14 ottobre 1963, per lire 28.000.000;

Dorotea in Giuseppe Curalo, nata il 25 apri-le 1929:

— tre appartamenti del 6° piano del palazzo divia Malaspina con compromesso del 5 luglio 1963,per la somma di lire 14.000.000;

— l'appartamento al 4° piano, a destra salendo,del palazzo di via Vincenzo Di Marco, n. 4, conatto del notaio Angilella del 25 agosto 1958, perla somma di lire 10.000.000;

Giovanna in Giovanni Gioia, nata il 23 marzo1933:

— l'appartamento al 3° piano, a destra salendo,dello stesso palazzo di via Vincenzo Di Marco, n. 4,con atto del notaio Angilella del 25 agosto 1958,per la somma di lire 10.000.000;

— locali terranei, lotti A) e B) dell'edificio divia Lazio, con atto del notaio Angilella del 13 ot-tobre 1963, per la somma di lire 23.500.000;

— porzione dello stesso edificio e stessi lotti A)e B) per mq. 850, con atto del notaio Angilella del14 ottobre 1963, per la somma di lire 28.000.000;

Maria in Luigi Di Fresco, nata il 12 dicem-bre 1937:

— locali terranei, lotti A) e B) dell'edificio divia Lazio, con atto del notaio Angilella del 13 ot-tobre 1963, per la somma di lire 13.650.000;

— tre appartamenti, siti al 7° piano del palazzodi via Malaspina, con compromesso del 5 luglio1963, per la somma di lire 14.000.000.

(10) Nel Doc. 737, agli atti della Commissione,si legge: « Appare, perciò, in chiara evidenza cometutta l'attività del Vassallo (compresa anche quel-la di commerciante e speculatore in cereali deglianni 1942-1946 e di cui sarà, .poi, anche detto inparticolari) sia stata, sin dagli inizi, legata a bendeterminati interessi mafiosi (operanti prima nelmodesto ambito della borgata di Tommaso Na-tale .e poi nella stessa città di Palermo, ove il Vas-sallo aveva stabilito la propria sede di lavoro nelsettore edilizio) e che la sua -posizione economicatrasse appunto l'iniziale ossigeno dal fiancheggia-mento diretto e non di una mafia spregiudicata-mente inserita — come altrove — nelle specula-zioni dell'immediato dopoguerra ».

(11) Occorre ricordare che, a carico del Vassal-lo, sussistono i seguenti precedenti penali:

20 maggio 1933: Pretore di Palermo, ammendalire 60 per contravvenzione stradale;

22 febbraio 1934: con verbale n. 7 dell'Armadi Palermo Molo, denunziato per oltraggio e re-sistenza a pubblico ufficiale;

24 gennaio 1935: Pretore di Palermo, Nxl.p. perremissione di querele per tentata violenza privatae lesioni. Assoluzione per insufficienza di proveper ingiurie;

Senato della Repubblica — 592 Camera dei Deputati

LEGISLATURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI

(segue nota 11).

20 maggio 1935: Pretore/ lire 60 ammenda percontravvenzione all'articolo 672 C. P. Pena amni-stiata;

28 novembre 1935: Tribunale appello Palermo,reclusione giorni 15 e lire 300 multa per furto.Pena sospesa anni 5;

5 marzo 1937: Pretore Palermo, estinto il reatoper amnistia da contravvenzione articolo 1 legge30 marzo 1893, n. 184;

31 luglio 1938: Pretore Palermo, lire 50 am-menda per contravvenzione articolo 672 C: P. Penaamnistiata;

27 gennaio 1942: Tribunale Palermo, mesi trearresto e lire 500 ammenda per omesso conferì- jmento Kg. 80 olio. Condanna confermata in ap-pello il 25 giugno 1942;

3 febbraio 1942: Tribunale Palermo, assoltoper non aver commesso il fatto dal reato di falsoe truffa;

17 luglio 1942: con verbale n. 43 dell'Arma diTommaso Natale, dichiarato in contravvenzione perinosservanza decreto prefettizio dell'I 1 giugno 1940circa l'oscuramento notturno (art. 650 C. P.);

25 settembre 1946: Tribunale Palermo, mesiotto reclusione e lire 8.000 multa per furto. Penacondonata;

26 febbraio 1952: Comandante Porto Palermo,ammenda lire 6.000 per abusiva estrazione sabbia.Non trascrizione nel casellario giudiziale;

31 dicembre 1956: Pretore Palermo, lire 10,000ammenda per inosservanza ordine di sgombro disuolo pubblico di materiale;

24 giugno 1957: Pretore Palermo, lire 50.000multa per omissione contributi INA-Casa;

14 ottobre 1966: Tribunale di Palermo, N.djp.per amnistia <DP. 1966) da lesioni personali col-pose;

20 ottobre 1966: Corte cassazione, N.d.p. peramnistia da contravvenzione legge urbanistica;

10 dicembre 1966: Tribunale Palermo, N.d.p.per amnistia da contravvenzione all'ordinanza delsindaco;

3 luglio 1969: Corte di Appello di Palermo, re-clusione mesi quattro e giorni dieci, per omicidiocolposo. Pena condonata per DP. 1966, N.d.p. peramnistia (DP. 1966 da contraw. legge 7 gennaio1956);

2 dicembre 1970: Corte cassazione, annullasenza rinvio la sentenza di condanna, per costru-zione abusiva, emessa dal Tribunale di Palermo indata 11 luglio 1969 perché estinta per amnistia(D.P. 22 maggio 1970);

28 aprile 1971: Pretore Palermo, ammenda li-re 10.000 per inosservanza provvedimento dell'Au-torità.

CARICHI PENDENTI1) In seguito ad esposto a firma di rappresen-

tanti della sedicente unione per la moralità pub-blica di Palermo, la Procura della Repubblica pro-muove azione penale nei confronti di VassalloFrancesco, Ciancimino Vito ed altri per concorsoin falsità ideologica in atti pubblici.

— Dal 22 giugno 1973 il procedimento è in faseistruttoria presso la 10° Sezione (G. I. dot-tor Tessitore).

2) Con rapporto giudiziario n. 15049 del 16 di-cembre 1970, denunciato dalla Guardia di finanzaalla Procura della Repubblica di Palermo, quale ti-tolare della società « San Francesco », per viola-zione dell'articolo 55 del codice navale.

— Dal 19 gennaio 1971 il processo si trova infase istruttoria presso la Pretura di Cariniinvestita del caso per competenza territoriale.

3) II 26 giugno 1971 denunziato con altri 16 (ca-polista Riggio Antonino) dall'Assessorato allo svi-luppo economico dalla Regione Siciliana per con-corso nel reato di interesse privato in atti di uf-ficio e per violazoine dell'articolo 221 testo unicoregio decreto 27 luglio 1934, n. 1265.

— Dal 22 aprile 1975 il processo è in fase istrut-toria presso la 1* Sezione (G. I. dottor Fra-tantonio).

4) Con rapporto giudiziario 1674/5 del 26 feb-braio 1972 denunciato dal Nucleo investigativo Ca-rabinieri di Palermo, con altre 7 persone (capoli-sta Cavallaro Nicolo), per associazione per delin-quere e concorso in ricettazione.

— Dal 20 settembre 1975 il procedimento è pen-dente presso il sostituto procuratore dellaRepubblica dottor Grasso per la requisitoria.

5) Con rapporto giudiziario n. 5934/21 del 20 ot-tobre 1972 denunciato dal Nucleo di polizia giudi-ziaria Carabinieri di Palermo per concorso in cir-convenzione di incapaci in danno di De Caro Ca-terina.

— In data 30 maggio 1975 il processo è statoassegnato alla 2' Sezione penale per il dibat-timento fissato nell'udienza del 2 febbraio1976.

6) Con rapporto giudiziario n. 02/973 del 15 lu-glio 1973 denunciato dalla Squadra mobile di Pa-lermo per truffa aggravata in danno di Paolo eGiovanni Scirea.

— Dal 24 settembre 1975 il processo è in faseistruttoria presso la 3' Sezione.

7) Con lettera n. 5531 del 17 dicembre 1970 de-nunciato, con altri 42 (capolista Rivarola Angelo),dal 2° Istituto tecnico industriale di Palermo perconcorso in abuso di ufficio in casi non prevedu-ti specificamente dalla legge ai danni dello stessoIstituto.

— Dal 20 febbraio 1975 il fascicolo si trova infase di istruttora presso la 1' Sezione ed èstato unito al procedimento indicato nelpuntò 3).

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6. — Cassina e il sistema di potere mafiosoa Palermo.

Un altro pilastro del sistema di poteremafioso a Palermo è rappresentato dall'im-presario Arturo Cassina che ha gestito, inin-terrottamente, per ben 36 anni, il serviziodi manutenzione delle strade e delle fognedel comune di Palermo. Si è verificato, inin-terrottamente, alla scadenza del contratto,che il Coin'si'gilio comunale sia stato messodi fronte al fatto compiuto del rinnovo auto-matico dell'appalto alla ditta Cassina. Eciò nonostante le vivaci proteste dell'oppo-sizione di sinistra. Il Cassina, infatti, halegami ben saldi a destra (basti ricordarela vicenda del giornale filofascista Telestardi cui il Cassina era -l'editore...). Il serviziodi manutenzione delle strade a Palermo èstato gestito dall'impresa Cassina in ma-niera indecente. Il Cassina ha sempre datoin subappalto, a piccali mafiosi dei varirioni, i iavori da eseguire.

Lo stesso metodo egli ha seguito per lagestione della cava di pietre in JlocaiMtà Boc-cadifalco. Il Cassina si è accaparrato, avva-lendosi di metodi mafiosi, vaste aree at-torno alla città e particolarmente nella zonadi monte Caputo dove i piccoli proprietarisono stati minacciati dai mafiosi per cedereil terreno a Cassina.

Il sequestro del figlio di Cassina, ingegnerLuciano, come quello del figlio di Vassallo,si spiega proprio nell'ambito dello scontrofra cosche mafiose.

Sistemi analoghi vengono adottati per lagestione della manutenzione stradale allaprovincia. (Basti ricordare la denunzia do-cumentata fatta all'Assemblea Regionale sici-liana a proprosito degli appalti alla dittaPatti della manutenzione delle strade pro-vinciali che ha visto implicati alcuni degliuomini di fiducia di Gioia, quali l'ex presi-dente dallla Provincia Amtonino Ràggio).

Tutti i servizi del Comune e della Provin-cia vengono appaltati con criteri mafiosi econ risultati rovinosi per l'interesse pub-blico. In questo ambito si collocano l'appal-

38.

to dell'illuminazione pubblica (di cui ci oc-cuperemo più avanti quando parleremo del-l'onorevole Giovanni Matta) e l'appalto dellanumerazione civica e toponomastica citta-dina, con la truffa operata con l'appalto allasocietà Contacta.

Abbiamo già sottolineato come il casoCiancimino non possa essere isolato dal con-testo del sistema di potere mafioso a Paler-mo. Occorre pertanto soffermarsi su altrefigure di protagonisti. Vogliamo trascurarei personaggi che sono scomparsi dalla scenapolitica e amministrativa e soffermarci in-vece su quelli che mantengono posizioni dispicco per suffragare così la nostra tesi delpermanere, ancora oggi, di un rapporto framafia e potere a Palermo.

Dopo le elezioni del 15 giugno scorso èstato eletto Presidente dell'Amministrazioneprovinciale di Palermo il dottor Ernesto DiFresco del gruppo Gioia. Il Di Fresco è unpersonaggio emblematico di tutto il sistemadi potere mafioso a Palermo, così come èstato edificato sotto la guida dell'onorevoleGiovanni Gioia. Egli è uno degli ex monar-chici che confluì nella Democrazia cristianasulla base dell'operazione politica pilotatada Gioia nella seconda metà degli anni cin-quanta.

Il Di Fresco era molto legato al noto donPaolino Bontà, capo della mafia di Palermoest. Quando il Di Fresco fu eletto consiglie-re comunale alle amministrative del maggio1956 nella lista del Partito nazionale monar-chico, il capomafia don Paolino Bontà loaccompagnava alle sedute del Consiglio co-munale e gli dava precise indicazioni (fracui quella di passare alla Democrazia cri-stiana.) Per la verità il Di Fresco non eraun'eccezione in quanto don Paolino Bontàa quell'epoca dava direttive anche a parla-mentari nazionali democristiani, come l'ono-revole Francesco Barbaccia. Don PaolinoBontà ostentava questi suoi rapporti pas-seggiando ogni mattina davanti all'albergoCentrale in corso Vittorio Emanuele a Paler-mo tenendo a braccetto l'onorevole Barbac-cia. Anche il Di Fresco e la sua consorte Mai-dani Peppina hanno acquistato appartamentidal costruttore Vassallo. Allorché il Di Fresco

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LEGISLATURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI

era assessore al patrimonio stipulò gran par-te dei contratti di affitto degli appartamentiVassallo per adibirli a scuole o altri servizicomunali. La grande stampa, d'altro canto,ha scritto che quando il Vassallo venne giu-dicato davanti alla Sezione misure e preven-zione, perché proposto per il soggiorno ob-bligato, nella piccola folla che lo accompa-gnava c'era l'assessore comunale ErnestoDi Fresco.

Ma l'episodio più clamoroso è quello del-l'affitto dell'edificio per la caserma dei Vi-gili urbani. Venne affittato un intero palaz-zo di otto piani e di 114 vani (in via Dogalinella borgata Passo di Rigamo) per adibirloa caserma dei Vigili urbani con la spesa dioltre 50 milioni all'anno (vedere allegati 6e 7).

Il costruttore dell'edificio preso in affit-to è tale Piazza Giacomo legato alla coscamafiosa di Uditore-Passo di Rigano comerisulta dalla documentazione in possessodella Commissione. Ebbene l'appartamentoin cui abita la famiglia del Di Fresco in viadel Quarnaro, composto di 7 stanze, 2 stan-zette e accessori è stato venduto alla mogliedel Di Fresco proprio dal costruttore Piaz-za (12).

7. — // caso Matta.

Come è noto, all'inizio di questa Legisla-tura l'onorevole Giovanni Matta era statonominato membro della nostra Commis-

sione. Fu necessario ricorrere alla dimis-sioni della maggioranza della Commissioneper arrivare alla sostituzione del Matta. Maperché il gruppo di potere dell'onorevoleGioia, di cui il Matta è un esponente, arrivòa simile sfida? Forse perché si pensava diarrivare al discredito definitivo della Com-missione.

In una drammatica seduta della Commis-sione, che precedette le dimissioni di prote-sta dei Gommissari comunismi, l'onorevole LaTorre documentò le ragioni della incompa-tibilità nei confronti dell'onorevole Matta.

Giovanni Matta è un prodotto tipico delsistema idi potere mafioso al Comune di Pa-lermo. Egli ha fatto carriera da gregario delgruppo di potere che fa capo all'onorevoleGioia. Egli è stato per qualche tempo sinda-co della società BOA che certamente è statauna fonte di finanziamento del gruppo. In-fatti oltre a Matta figuravano come ammi-nistratori della BOA altri « giovani » di fi-ducia del Gioia. La BOA gestisce numerosirifornimenti di benzina ed ha un depositoa Trapani.

L'onorevole Matta ha iniziato la sua atti-vità pubblica come segretario dell'onorevoleSalvo Lima. Nel momento in cui Lima di-ventava assessore ai lavori pubblici del Co-mune di Palermo nel 1956, Matta veniva as-sunto come impiegato straordinario assol-vendo alla funzione di tecnico legale del-l'assessore Lima. Nel 1960 Matta si dimetteda impiegato comunale per potersi presen-tare candidato alle elezioni amministrative.

(12) Nel Doc. 692, agli atti della Commissione,sono riportate le seguenti notizie:

« La moglie, Maidani Pappina possiede:un appartamento sito in Palermo via Aquileia

n. 10 piano 5°, di sei stanze ed accessori, acquista-to in data 10 febbraio 1964 dal noto costruttoreFrancesco Vassallo, per la somma indicata in attidi lire 9.000.000;

un appartamento sito in Palermo, in via Aqui-leia n. 34, piano 8°, composto di 4 stanze ed ac-cessori, acquistato in data 26 agosto 1965, dal co-struttore Francesco Vassallo, per la somma indi-cata in atti di lire 7.500.000;

2 appartamenti siti in Palermo via A/44 n. 2,costituenti un intero primo piamo, composti di

complessive 6 stanze ed accessori acquistati in data19 ottobre 1965 da Quatra Attilio, per la sommaindicata in atti di lire 6.750.000;

un appartaménto sito in Palermo, via privataArioldi, piano rialzato, composto di 2 stanze edaccessori, acquistato il 18 gennaio 1966, da Cric-chio Giuseppe per la somma descritta in atti dilire 6.000.000;

un appartamento (dove il Di Fresco abita conla famiglia) sito a Palermo in via del Quarnaron. 11, piano attico, composto di 7 stanze, 2 stan-zette ed accessori, acquistato in data 27 dicembre1968 dal costruttore Piazza Giacomo, nato a Pa-lermo il 6 gennaio 1927, per la somma descrittain atti di lire 11.500.000 ».

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Viene eletto e diviene assessore, prima alpatrimonio e poi ai lavori pubblici. Vi sononumerosi documenti su tutto questo periodoche vanno dal rapporto Bevivino a quelli deiCarabinieri, Pdlizia e Finanza.

Dopo questo quindicennio di partecipa-zione, in vario modo, alla gestione del set-tore dei lavori pubblici di Palermo, l'onore-vole Matta, interrogato dalla Commissionenel 1970, ha fatto le seguenti affermazioni(pagina 62 della deposizione ohe verrà suc-cessivamente pubblicata, aliila 'Stregua dei cri-teri stabiliti dalla Commissione): «Ritengosi debba panlare non specificamente di mafia,ma di delinquenza organizzata in -genere. Unavolta eliminate dalla circolazione determina-te persone, abbiamo vissuto in tranquillità ».Asseriva quindi: « II caos urbanistico nonesiste ». E poi ancora, a pagina 74: « Nonesistono legami tra delinquenza organizzatae amministrazione ».

Questo è il succo dell'interrogatorio, deltutto reticente, anche se durato ore, delloonorevole Matta. Questo interrogatorio veni-va immediatamente preceduto da quello deldottor Guarraci, che era stato, per breveperiodo, assessore di parte socialista. Il Guar-raci assumeva wi atteggiamento dell .tuttodiverso, aperto alle risposte a tutti i quesitiposti e dava elementi che avrebbero dovutoessere approfonditi.

Perché, invece, l'onorevole Matta tacque?Perché questo atteggiamento omertoso insede di Commissione? La cosa si capiscedalla lettura dei dossìers in possesso dellaCommissione, perché da essi si ricavano unaserie di elementi che riguardano aspetti varidell'attività dell'onorevole Matta come asses-sore e dei funzionar! dell'assessorato che dalui dipendevano. Egli non ha detto nientedi questo apparato corrotto, mentre si trat-ta di gente che nei documenti della Poliziae dei Carabinieri viene descritta in manieramolto efficace. Ci limitiamo ad alcune coseessenziali. La prima riguarda il modo in cuiMatta utilizzava l'attività di assessore ancheai fini di arricchimento personale.

C'è un rapporto del colonnello dalla Chie-sa in data 27 aprile 1972, nel quale si legge:« Nel corso di recenti accertamenti svolti

dai dipendenti del Nucleo di polizia giudi-ziaria di Palermo circa il rilascio della li-cenza edilizia a favore di Mercurio Giovan-na, moglie ddMWvocato Malta, assessore al-l'urbanistica del Comune di Palermo, per lacostruzione già avvenuta del villino sito infondo Catalano nella contrada... di Paler-mo, sono emerse inosservanze all'articolo 50delle norme di attuazione del piano regola-tore, approvato dal Presidente della Regionesiciliana il 28 giugno 1962, pubblicato sullaGazzetta Ufficiale del 27 febbraio 1963... ».E conclude: « I fatti, con rapporto giudizia-rio n. 158 del 20 marzo 1972, del predettoNucleo di polizia giudiziaria, sono stati de-feriti alla Procura della Repubblica di Pa-lermo, che vi ha ravvisato gli estremi delreato di interesse privato in atti d'ufficioa carico del Matta ». Questo è agli atti dellaCommissione!

C'è poi tutta la vicenda che riguarda l'ap-palto della manutenzione della illuminazio-ne a Palermo. Erano corse voci che l'onore-vole Matta sarebbe stato socio della societàICEM, nel momento in cui si decideva diindire la gara di appalto per questo servi-zio, che coinvolge una spesa di qualche mi-liardo all'anno.

Ebbene, dalla relazione conclusiva di co-loro che hanno fatto l'inchiesta (funzionar!dalla Questura, Carabinieri, Guardia di fi-nanza), «i ricavano le seguenti conclusio-ni: « che l'onorevole Matta, pur essendo as-sessore all'urbanistica, volile fare di presi-dente della Commissione, che spettava inve-ce all'assessore ai lavori pubblici. Non risul-ta sia socio dell'ICEM, ma il titolare uffi-ciale della suddetta società è stato magnapars del comitato elettorale dell'onorevoleGiovanni Matta, in occasione delle elezioni,immediatamente successive al conferimen-to del suddetto appalto ». Esiste un'ampiadocumentazione sull'Assessorato ai lavoripubblici durante la gestione Matta. Purtrop-po certe indagini non sono state mai com-pletate per le note difficoltà in cui si è tro-vata la Commissione. Risultano, però, pro-vate le responsabilità anche penali di nu-merasi funzionari dell'Assessorato.

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1) Ingegner Biondo Salvatore direttorepresso la ripartizione .urbanistica dal Comu-ne di Pallermo. Assunto nel 1959 al Comunesenza concorso dall'assessore Lima e favo-rito successivamente dagli assessori Cianci-mino e Matta fino a diventare direttore del-la ripartizione urbanistica. (Biondo è coim-putato con Ciancimino nel procedimento pe-nale n. 2109/69 P.M. e n. 623/69 G.I.);

2) ingegner Salvatore Corvo — vice di*rettore della ripartizione urbanistica;

3) avvocato Filippo Vicarii — direttoredel servizio amministrativo della ripantiaianeurbanistica;

4) ingegner Melchiorre Agnello — di-rettore dalla sezione edile della ripartizioneurbanistica. (Imputato di interesse privatoin atti di ufficio « per avere abusato dellasua qualità di ingegnere presso l'Ufficio tec-nico e di componente della Commissione edi-lizia approvando progetti a sua firma o allarealizzazione dei quali aveva collaborato »).(Vedere allegato n. 8);

5) avvocato Niccolo Maggio — capo uf-ficio affari legali del comune di Palermo. (Èimputato di truffa aggravata nel procedi-mento penale n. 5209/P.M.).

I suddetti funzionari hanno compiuto tut-ta la loro carriera nel periodo in cui asses-sori ai lavori pubblici sono stati rispettiva-mente Lima (diventato sindaco), Ciancimi-no (poi diventato sindaco) e Matta. Ad essiè stato consentito di trafficare nelle formepiù ignobili e di arricchirsi.

Nei rapporti citati si mette in evidenzaanche la losca attività svolta dall'architettoBarraco Antonio — membro della Com-missione edilizia comunale dal 1956 al 1964e della Commissione urbanistica comunaledal 1965.

Dalle indagini della Questura a seguito diuna denuncia pervenuta alla Commissioneè emerso che il Barraco è sindaco supplentedella s.p.a. « S. Francesco Residenziale Pi-raineto » di proprietà di Vassallo e Ferruz-za. Egli è imputato insieme a Ciancimino,Pergolizzi e Nicoletti nei procedimenti pe-

nali n. 10047/68 P.M. e n. 2083/68 G.I. perinteresse privato in atti di ufficio per l'ap-provazione di tre progetti del costruttoreVassallo.

I documenti dei Carabinieri offrono unquadro impressionante del rapporto fra al-cune imprese (Vassallo, Piazza, Moncada, ec-cetera) e alcuni capimafia (Torretta, NicolaDi Trapani, Buscemi) e amministratori co-munali di Palermo, come Ciancimino, DiFresco, Pergolizzi e Matta (13).

D'altro canto l'onorevole Gioia è chiamatoin causa in numerosi documenti ufficialiagli atti della Commissione a proposito deilegami personali e diretti con singoli bossmafiosi.

Vogliamo richiamare alcuni di questi rap-porti con mafiosi intrattenuti da Gioia esuoi collaboratori come risultano dai docu-menti ufficiali.

1) Nella sentenza del G.I. Tribunale di Paler-mo del 23 giugno 1964 contro La Barbera+ 42 (Doc. 236) si legge:

« Restando nell'argomento delle relazio-ni è certo che Angelo e Salvatore La Bar-bera, nonostante il primo lo abbia negato,

(13) Sull'argomento, esiste agli atti della Com-missione, una vasta documentazione (Doc. >nn. 950,951, 952, 953, 954, 955, 956, 957, 958 e un. 714, 715,716, 717, 718, 719, 720, 721) che verrà successiva-mente pubblicata, alla stregua dei crateri che laCommissione ha fissato all'atto della conclusionedei suoi lavori.

Per quanto riguarda specificamente il Piazza,nel Doc. 951, agli atti della Commissione, si leggeche egli: « ... da avvio all'attività edile che lo ponein contatto diretto con il noto capomafia TorrettaPietro e con Bonura Salvatore, che in primis ap-prontano i loro capitali.

Nacque così, come è notorio nella borgata Udi-tore, il connubio Piazza-Torretta-Bomura, che diedel'avvio alla realizzazione di svariati edifica, anchese sotto -le mentite spoglie di ditta individuale in-testata al solo Piazza Vincenzo.

Infatti l'impresa Piazza Vincenzo risulta iscrit-ta alla locale Camera del commercio in data 6 no-vembre 1961, al n. 40335 n/ 35394 n., con at-tività dichiarata: « Costruzioni edili e stradali »,con sede in Via Lo Monaco Giaccio, n. 6, Uditore,attuale domicilio di Pietro Torretta».

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conoscevano l'ex sindaco Salvatore Lima ederano con lui in rapporti tali da chiederglifavori.

« Basti considerare che Vincenzo D'Accar-di, il mafioso del capo ucciso nell'aprile 1963,non si sarebbe certo rivolto ad Angelo LaBarbera per una raccomandazione al sin-daco Lima, se non fosse stato sicuro cheAngelo e Salvatore La Barbera potevano inqualche modo influire su Salvatore Lima.

« Del resto quest'ultimo ha ammesso diavere conosciuto Salvatore La Barbera, purattribuendo a itale conoscenza carattere pura-mente superficiale e casuale.

« Gli innegabili contatti dei mafiosi La Bar-bera con colui che era il primo cittadinoda Palermo, come pure con persone social-mente qualificate, o che almeno pretendonodi esserlo, costituiscono una conferma diquanto si è già brevemente detto sulle infil-trazioni della mafia nei vari settori dellavita pubblica ».

E ancora: « . . . Data la sua latitanza, nonè stato possibile chiarire la reale naturadei suoi rapporti con l'ex sindaco Lima econ gli onorevoli Gioia e Barbacela, a cuiha fatto allusione Giuseppe Annaloro. Certoè che con l'asserito "autorevole" interventodi Tommaso Buscetta, Giuseppe Annaloroottenne la integrale approvazione di un pro-getto di costruzione e compensò il Buscettaper il suo interessamento, con la somma dilire 5.000.000 destinata, a dire sempre delBuscetta, aigli "amici" idei Comune di Pa-lermo ».

2) Nel processo contro Pietro Torretta+ 120 (Doc. 509) sono documentate le irrego-lari assegnazioni di case popolari fatte a ma-fiosi come Nicola Gentile, Gaetano Filipponee Marsala Giuseppe (capomafia di Vicari)e congiunti, da Salvatore Lima ed ErnestoDi Fresco, con l'interessamento di Vito Cian-cimino, Giuseppe Brandaleone ed ErnestoPivetti. Il figlio di Marsala era autista diCiancimino e di Di Fresco.

3) Imperiale Cioè Filippo (ucciso recen-temente) interrogato nel processo penalecontro Caratalo + 20 (Doc. 400) dichiara che

Salvatore La Barbera si interessò per fargliottenere la licenza di una pompa di benzina,dicendogli: « il sindaco (Lima) è una cosamia, lei avrà quello che desidera e poi avràa vedere con me ».

Dopo un giorno Salvatore La Barbera ot-tenne la licenza per Imperiale e gli dice:« Lei sa tutte queste cose come sono! Man-gia e fai mangiare! » Poi pretese di entrarein società nella gestione della pompa. Lapompa fu gestita in piazza Giacchery (ben-zina API) per sei mesi, perché la societàAPI, allorché si diffuse la notizia che Sal-vatore La Barbera era ricercato, disdisse ilcontratto ed affidò ad altri la gestione.

4) I fratelli Taormina, implicati nel se-questro di persona dell'industriale Rossi diMontelera, esponenti del gruppo di mafiadominante un tempo (e oggi?) a Cardillo,risultarono, all'epoca delle indagini per ra-pine ed estorsioni svolte verso il 1966 (pro-cesso contro Grado + 32), legati o moltovicini al consigliere comunale locolano, inparticolare Taormina Giacomo.

5) Una relazione della Legione dei Carabi-nieri di Palermo (a firma del generale dallaChiesa del 30 luglio 1971) nel descrivere lapersonalità del dottor Giuseppe Lisotta, cu-gino di Vito Ciancimino, mette in evidenzacome questo personaggio, esponente dellecosche mafiose di Corleone, abbia avuto in-carichi in numerosi enti:

1) Istituto provinciale antirabbico;2) Cassa soccorso dipendenti AMAT;3) INADEL.

Se ne può dedurre che le assunzioni deldottor Lisotta presso i suddetti enti sianostate caldeggiate da Ciancimino quanto daGioia. Quest'ultimo, in particolare, attra-verso il cognato dottor Sturzo, all'epocaPresidente della Provincia di Palermo.

6) Nella « Scheda informativa s>ul contodi Nicoletti Vincenzo fu Vincenzo » capoma-fia riconosciuto dalla zona di PaMavicino,redatta il 30 settembre 1963 dal locale Co-

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LEGISLATURA VI — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI

mandante della Stazione dei Carabinieri, Ce-sare Frainchiraa, si (legge:

Al punto 10: « nel passato ha svenite atti-vità politica in favore ideila Democrazia cri-stiana ». .

Al punto 11 : « nel passato mantenne rela-zioni con l'ex sindaco di Palermo, dottor Li-ma, e con l'onorevole Gioia ».

Al punto 16: « per il suo ascendente tal-volta ha provveduto a collocare giovani inimpieghi aiutando anche economicamente ibisognosi ».

8. — / fatti più recenti.

I fatti più recenti mettono in evidenzaun processo di « razionalizzazione » del si-stema di potere mafioso nella città e nellaprovincia di Palermo che certamente richie-de la guida di personalità politiche in gra-do di controllare gli atti e le decisioni dienti pubblici diversi. Vogliamo riferirci, inparticolare, alla conquista dell'appalto del-la manutenzione stradale da parte dell'im-presa LESCA e alla entrata in scena dellaCONSEDIL.

Abbiamo già illustrato la funzione assoltadall'impresa Arturo Cassina che ha gestitoininterrottamente, per oltre 36 anni, il ser-vizio di manutenzione stradale del comunedi Palermo. Ogni volta alla scadenza noven-nale, ila Giurata comunale era riuscita ad im-porre al Consiglio il rinnovo del contrattoalla ditta Cassina senza regolare gara diappalto.

L'ultima volta in cui si adottò quella scan-dalosa procedura fu nel 1962, quando il con-tratto alla Cassina venne rinnovato ancoraper 9 anni.

L'approvazione di tale irregolare delibera-zione provocò il ricorso del gruppo consi-liare comunista di fronte alla Commissioneprovinciale di controllo. Anche in quellasede si verificò un colpo di mano per ratifi-care la delibera. Su quella vicenda esisteun'ampia documentazione presso la nostraCommissione. (In particolare la deposizione

resa allora dal Presidente della Commissio-ne provinciale idi conitrollo di Palermo, ilimagistrato Di Blasi, che sa dimise per pro-testa dall'incarico definendo quanto era ac-caduto « un atto di mafia »).

Il clamore suscitato da quell'episodio con-vinse il gruppo di potere che domina ila cittàdi Palermo che nel 1971 (alla scadenza del-l'appalto!) non sarebbe stato possibile ripre-sentare l'operazione di rinnovo puro e sem-plice alla ditta Cassina e che occorresse esco-gitare qualcosa di nuovo. È stata così inven-tata la LESCA che si è aggiudicata l'appalto-concorso della manutenzione stradale a Pa-lermo, subentrando all'impresa Cassina. Mala cittadinanza palermitana ha potuto con-statare: 1) che la LESCA conservava tuttele strutture e le attrezzature e gli uominidell'impresa Cassina; 2) che a dirigere l'at-tività della nuova impresa era l'ingegner Pa-squale Mistico, genero di Arturo Cassina, as-sistito dall'ingegner Luciano Cassina, figliodel titolare della vecchia ditta; 3) che nellequattro zone in cui è divisa la città opera-no ancora i vecchi subappaltatori mafiosicon funzione ufficiale di capi zona.

Ci si è domandato, allora, quale era il rap-porto fra la LESCA e Cassina. Si è scopertocosì che la famiglia Cassina ha in realtà ilcontrollo della società Arborea che possiedeil 95 per cento delle azioni della LESCA.

Ebbene il gruppo di potere che dominaPalermo ha compiuto la beffa di indire unappalto-concorso dove alla fine sono rimastein gara solo 3 ditte: la Cassina, la LESCA ela ICES di Roma. Quest'ultima non vieneammessa perché la Commissione aggiudica-

I trace (nominata dalla Giunta comunale!) nongiudica sufficiente la fidejussione bancaria.Restano in lizza Cassina e LESCA: Cassinacontro Cassina.

Su questa grottesca vicenda il gruppo co-munista ha presentato un ampio e documen-tato ricorso alla Regione, chiedendo un'in-chiesta parlamentare dopo che l'assessoreregionale agli Enti locali Giacomo Murato-re (uomo di fiducia dell'onorevole Gioia!)aveva approvato l'operato della Giunta co-

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munale di Palermo. Copia dì tale ricorsoviene pubblicala tra gli allegati. (Allegaton. 9).

Per capire la « posta in gioco » occorretenere presente che l'appalto della manu-tenzione stradale e delle fognature costa alComune di Palermo olltare 100 miliardi per i9 anni di durata del contratto. (150 se sitiene conto della inevitabile revisione deiprezzi in aumento!). Esiste un divario scan-daloso tra i costi previsti dall'appalto e quel-li accertati in altre città. (Per la manuten-zione di strade e piazze è prevista a Paler-mo una spesa annua di 4 miliardi e 400milioni, mentre a Bologna il costo comples-sivo è di 498 milioni. Per la manutenzionedelle fogne a Palermo è prevista una spe-sa annua di 5 miliardi e 900 milioni, men-tre a Bologna il costo complessivo è di 200milioni circa).

Altro grande settore di dominio incontra-stato del gruppo di potere diretto dall'ono-revole Gioia è l'Ente porto di Palermo. Laimpresa che opera in esclusiva nel portodi Palermo è la SAILEM di cui è titolarel'ingegner D'Agostino che, grazie alla prote-zione del ministro Gioia, è diventata unadelle più grandi imprese portuali del Me-diterraneo. Presidente dell'Ente porto è l'av-vocato Santi Cacopardo che fu protagonistadi primo piano dello scempio di Palermo ne-gli « anni ruggenti » della speculazione edi-lizia in qualità, allora, di Presidente dell'Isti-tuto autonomo case popolari di Palermo. LaCommissione possiede una documentazioneenorme sulle gesta di tale personaggio cheha fatto assolvere all'IACP la funzione dibattistrada della speculazione edilizia, par-ticolarmente attraverso la costruzione deicosiddetti villaggi satelliti dove il Comune.era costretto a fare le opere di urbanizza-zione, valorizzando le aree limitrofe che ve-nivano occupate dai mafiosi in combuttacon gli uomini politici del gruppo di poteredominante. Invece di provvedere al risana-mento dei vecchi quartieri fatiscenti si è fa-vorito per venti armi l'espansione della cittàin una direttrice preordinata (l'asse via Li-bertà, viale Lazio, circonvallazione versoTommaso Natale e l'aeroporto di Punta

Raisi. su cui si è concentrato lo scontroi sanguinoso fra le cosche mafiose!).

Negli ultimi anni, incalzato dall'opinionepubblica e dall'opposizione di sinistra, il mi-nistro Gioia ha assunto in prima personal'iniziativa del « risanamento » dei quartieripopolari promuovendo la stipula di una con-venzione Ira Comune di Palermo, Cassa peril Mezzogiorno e Italstat. Tale convenzioneera chiaramente finalizzata a scopi specula-tivi verso il versante di Palermo Est (oltreGreto) dove, fra l'altro, esistono cospicui in-teressi immobiliari delle famiglie Gioia eCusenza. Sta di fatto che, avendo l'opposi-zione di sinistra in Consiglio comunale im-posto profonde modifiche alla convenzione,che limitano fortemente i margini di mano-vre della speculazione, il « risanamento » diPalermo non si realizza.

Si sta, invece, manovrando per realizzarei progetti della speculazione fuori dalle areeda risanare. Le opere di contenimento delfiume Oreto sono già in convenzione allaItalstat con uno stanziamento di 5 miliardicirca (progetto avviato già da 4-5 anni). Inol-tre, sono già stati stanziati 10 miliardi circaper un tronco della circonvallazione di Pa-lermo che si riferisce a questa zona. Sonopreviste ulteriori opere per quello che do-vrebbe diventare il « Progetto speciale Pa-lermo » che attualmente è fermo al CIPE:

— un asse di aggancio « Circonvallazione-Porto » che dovrebbe correre lungo il fiumeOreto (previsti 12 miliardi circa);

— risanamento idrico-fognante lungo ilfiume Oreto (20 miliardi circa);

— altro tronco circonvallazione (10 miliar-di circa).

Come avviene la speculazione? Attraver-so la scelta delle priorità delle opere da ese-guire. Il risanamento idrico-fognante verràfatto fra le ultime cose. Risulta che inquilinidel quartiere interessato vengono già manda-ti via. Il giorno che verrà fatto il risana-mento il quartiere sarà già pronto per es-sere trasformato da popolare in quartiere« bene ».

L'ultimo capolavoro del gruppo di poteredominante di Palermo è la costituzione del

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consorzio di imprese CONSEDIL. La (leggen. 166 consente alle imprese o loro consorzidi realizzane interventi edilizi a .tasso agevo-lato (5 per cento) con la concessione di con-tributi sugli interessi per mutui fino al 75 percento della spesa ai sensi dell'articolo 72della legge m. 865 e della legge n. 1179, pre-vedendo ad hoc stanziamenti per gli anni1975-1976.

Il 7 giugno 1975 (giorno della pubblica-zione nella Gazzetta Ufficiale odia leggen. 166), sii costituisce in Palermo un consor-zio di imprese CONSEDIL con la sdla edesclusiva finailità di operare interventi aisensi delll'articolo 72 della legge n. 865. Leimprese sono le seguenti: SAILEM (D'Ago-stino), Gaissima, Tosi, ABC (Pisa), Reaile, Ra-nieri. Direttore tecnico del canso'rzio è l'in-gegne-r Giuseppe Miainmino che, vedi caso, èamche direttone tecnico della LESCA, la dit-ta che si è aggkundicaito il servizio di manu-tenzione strasdaile a Palermo. Sino ad oggila maggior paxite di queste imprese hannooperato in settori diversi dall'edilizia qualiopere marittime (SAILBM), strade (Cassina,Reale, ABC); solo Tosi e Ramieri vi han-no operato e quest'ultima in misura moltoridotta.

Il CONSEDIL è l'unico ad avanzare ri-chiesta alla Regione per l'ottenimento deicontribuiti ad sensi dell'articolo 72 della leggen. 865 per un intervento di grosse dimensionanel Comune di Palermo. Contemporaneamen-te, come prescritto dalla legge, chiede rasse-gnazione di aree ali Comune e indica qualeistituto finanziatore la sezione di credito fon-diario del Banco di Sicilia. L'assessore re-gionale ai lavora pubblici concede ali CON-SEDIL l'intera franche di contributi agli in-teressi destinata ai privati; il che consenteun intervento di circa 25 miliardi, per la cuirealizzazione non resta che l'assegnazionedell'area da parte del Comune.

Il disegno di legge n. 376 del 13 agosto 1975con l'articolo 6 stanzia altri fondi per glianni 1975-1976, raddoppiando il finanzia-mento.

Da quanto sopra emergono le seguenticonsiderazioni:

1) i nominativi dei componenti il CON-SEDIL non lasciano dubbi che esiste un'am-

pia copertura politica che potrà permetterela massima agevolazione a tutti i livelli, masoprattutto a quello comunale (approvazio-ne progetti, convenzioni, eccetera);

2) la maggior parte delle imprese delCONSEDIL e soprattutto le più consisten-ti (SAILEM e Cassina) non si sarebbero maisognate di entrare nell'attività edilizia, inquanto i "settori in cui esse agiscono, operemarittime e strade, consentono ad esse con-sistenti profitti. Pertanto la loro presenzadenota che sono sicuri di condurre un veroe proprio « affare »;

3) il CONSEDIL, per le precedenti con-siderazioni, non sarà in grado di affronta-re con le proprie strutture tecniche ed indu-striali l'intero intervento e quindi si porteràal di sopra della piccola e media imprendi-toria in posizione di pura e semplice finan-ziaria, spostando così il rischio di impresadal momento manageriale industriale almomento politico e finanziario. Tale mono-polio assumerà una pesantezza insopporta-bile per la media e piccola imprenditoria, inquanto si instaurerà inevitabilmente unaintermediazione oltre che politica e clientela-re, anche mafiosa. Alla mafia delle aree siaggiunge così la mafia dei subappalti.

Si fa notare che per il CONSEDIL nonesistono problemi finanziari, non esistonoesitazioni nella fase decisionale, esiste unrapporto politico per cui gli uffici comunalie delle banche saranno a completa disposi-zione per rendere agevole la strada alla rea-lizzazione, mentre potranno renderla pienadi ostacoli alle altre componenti in gioco. Siricordi in proposito in quali enormi diffi-coltà si è sempre dibattuto l'IACP di Paler-mo, che dopo anni non riesce ad otteneredal Comune le opere di urbamizzaizione. Ve-dremo, invece, con quale celerilà verrannofatte per il CONSEDIL dove Cassina è unmembro dei più importanti. Conseguente-mente si verificherà che le prime case adessere pronte saranno proprio quelle delCONSEDIL. Da qualche parte si è avanzatal'ipotesi che in seguito, di fronte a pressio-ni popolari per l'ottenimento della casa oper la oggettiva situazione di carenza di al-loggi in Palermo, si potrebbe arrivare alla

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vendita diretta all'IACP o alle cooperativesvuotandone così le funzioni istitutive.

Si ripeterebbe così l'esperienza degli edi-fici costruiti dalla famosa impresa Vassalloo affittati al Comune e alla Provincia perscuole e agli altri enti pubblici per uffici.

Abbiamo voluto soffermarci su alcuni fat-ti più recenti per mettere in evidenza comesi evolve il sistema di potere mafioso a Pa-lermo.

Vogliamo ricordare ancora la grande in-fluenza che il gruppo di potere palermitanoha sul sistema bancario grazie al controllodel Banco di Sicilia. L'attuale presidentedel Banco, Ciro Di Martino, fu sostenuto daGioia che, inoltre, ha imposto come vicepresidente il suo uomo di fiducia Ferdinan-do Alicò.

Nella « lottizzazione » del potere fra levarie correnti della Democrazia cristianal'onorevole Gioia ha preteso ancora il Ban-co di Sicilia. Ma, avendo sino ad oggi ilMinistero del tesoro e la Banca d'Italia re-

spinto tutti i suoi candidati, il Banco di Si-cilia è da molti anni con il consiglio di am-ministrazione non rinnovato, con conseguen-ze catastrofiche per la vita di questo impor-tante istituto e per l'intera economia sici-liana.

9. — // sistema di potere mafioso a Trapani.

Il sistema di potere mafioso continua adominare la vita di altre zone della Sici-lia occidentale. Dopo Palermo possiamo direche la situazione più preoccupante esiste inprovincia di Trapani. La Democrazia cistia-na trapanese, infatti, è oggi in mano ad ungruppo di potere che è dominato dalla fa-miglia dei Salvo di Salemi, che, come è noto,controlla le famose esattorie comunali dicui si è tanto occupata la nostra Commis-sione (14).

(14) La materia delle esattorie ha formato og-getto nella V legislatura di un'ampia indagine daparte di un Sottooomiitato del Comitato per l'in-dagine sugli Enti locali, la cui relazione di mas-sima non è stata, peraltro, mai sottoposta alla di-scussione ed all'approvazione formale della Com-missione. I dati emersi da quell'indagine consen-tono, però, di delineare un impressionante quadrodi carenze, di anomalie e di irregolarità nel servi-zio esattoriale.

L'aggio concesso a favore degli esattori per lesomme riscosse in Sicilia, notevolmente e ingiusti-ficatamente superiore a quello vigente nel restan-te territorio nazionale (a fronte di un aggio aggi-rantesi, sul territorio nazionale, intorno ad unaaliquota media del 3,30 per cento, l'aggio sicilia-no giunge a toccare sino al 10 per cento circa);le ulteriori cospicue agevolazioni quali le cosid-dette « tolleranze » sui tempi di versamento dei ca-pitali riscossi, che vengono concesse fino alla mi-sura del 20 per cento ed oltre del carico dei ruoli(e che si traducono sostanzialmente nella messaa disposizione degli esattori di ingenti somme didenaro senza interesse, che possono essere rein-vestile in altre più lucrose attività); i non trascu-rabili profitti assicurati agli esattori attraverso iparticolari istituti dei diritti di mora e delle par-tite inesigibili; i rimborsi spese eccedenti l'aggioche sono in taluni casi previsti a favore degli

esattori, inducono al legittimo convincimento chel'apparato esattoriale possa configurarsi come unacolossale organizzazione di intermediazione paras-sitarla che danneggia gravemente i contribuentisiciliani, l'economia siciliana e lo stesso sviluppoeconornico-sociale dell'Isola.

Causa fondamentale dello strapotere dell'appa-rato esattoriale siciliano è stato l'esercizio distor-to della legislazione tributaria da parte della Re-gione, a sua volta indubbiamente condizionata dal-la spinta potente del formidabile gruppo di pres-sione di quell'apparato, praticamente nelle inanidi poche famiglie (i Salvo, appunto, di cui sd par-la nel testo, i Cambiia, a Corleo) che ne detengo-no il monopolio.

Il concreto esercizio da parte della Regione del-la potestà tributaria, che l'articolo 37 dello Sta-tuto attribuisce alla sua autonoma competenza co-me fondamentale strumento per la realizzazionedi un programma regionale di sviluppo democra-tico, anziché realizzare semplici ed economici mec-canismi impositivi tali da tradursi in congrui stru-menti di perequazione fiscale, ha modificato in peg-gio il macchinoso sistema di riscossione già vi-gente nel resto del Paese ed ha reso obiettivamentepiù facile nell'Isola l'incrostarsi nelle maglie diesso di privilegi, favoritismi ed abusi.

Non appare difficile qualificare tali incrostazio-ni come un classico terreno di coltura di degene-

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II congresso provincialle della Democraziacristiana trapanese, tenutosi nel 1972, è con-sideralo il punto di arrivo della scalata da-ta dal gruppo Salvo alla direzione della De-mocrazia criisitiana di quella provincia. Inquel congresso avvenne la saldatura, at-torno al gruppo doroteo dell'onorevole Gril-lo, di una vasta maggioranza alla cui forma-zione concorrevano non solo i tradizionaligruppi salernitani e marsalesi, ma anche for-ze di Trapani e di Alcamo.

In quell'occasione il moroteo Culicchia,segretario provinciale uscente e sindaco diPartanna, accusò pubblicamente i Salvo diaver « acquistato » i voti dei delegati inin-terrottamente per tutta la durata del con-gresso e fino al seggio elettorale dove si vo-tava per il rinnovo delle cariche. La chiaveinterpretativa fondamentale del rapporto tragruppi mafiosi e potere politico negli ulti-mi dieci anni in provincia di Trapani va ri-cercata, infatti, nella scalata del gruppo Sal-vo e nella crisi conseguente a questo proces-so che pare averli colpiti negli ultimi mesi(si veda il sequestro Corico).

Con i Salvo debuttava un nuovo impegnoimprenditoriale in prima persona, dinamico,dei gruppi mafiosi. In parte è un processoanalogo a quello legato all'emergere, in que-gli anni, di nuovi gruppi dirigenti mafiosilegati alla speculazione edilizia nei grandicentri urbani dell'Isola. Le scelte prioritarie

(segue nota 14).razione mafiosa, soprattutto se si guardi all'essen-za del fenomeno mafioso inteso come smodato edostentato abuso di potere.

Ciò spiega il rilevante contributo che il gruppocomunista ha dato all'elaborazione delle proposteper il riordinamento del settore, impegnandosi vi-gorosamente perché alla recente legge 2 dicembre1975, n. 576, contenente disposizioni in materia diimposte sui redditi e sulle successioni, che riducenotevolmente l'area di intervento delle esattoriepermettendo al contribuente, con un sistema di au-totassazione, di versare direttamente i tributi, sen-za il tramite degli esattori, sia affiancata, per laSicilia, una misura che affidi le funzioni esatto-riali solo alle banche pubbliche o a consorzi dibanche, in cui quelle pubbliche abbiano la maggio-ranza del capitale sociale.

del gruppo trapanese si rivolgono, però, nonsolo all'edilizia ma anche all'agricoltura ealla speculazione finanziaria.

L'accordo raggiunto per alcuni anni daiBuccellato e dai Navarra di Castellammare,dai Rimi nell'alcamese, dai Minore a Tra-pani, dai Salvo e Zizzo a Salemi, dai Taor-mina a Castelvetrano, eccetera si consolidadi fronte alle nuove possibilità finanziarieche l'espansione nel campo delle esattoriedi Salvo e Corico ha messo a disposizionedi questi gruppi. Si creano nuove condizionie si costruisce un nuovo gruppo dirigenteche, chiusa la parentesi cristiano-sociale, rien-tra pienamente nella Democrazia cristianae ne assume il controllo senza, tuttavia, al-cuna guerra a fondo contro il tradizionalegruppo moroteo di Mattarella (l'unico trau-ma è forse il sequestro Caruso cui da piùparti si attribuisce un emblematico valorepolitico). In quegli anni si espande la pre-senza in provincia di Trapani di Lima e diGioia e Attilio Ruffini diviene il punto diriferimento di vasti gruppi non solo dorotei,ma anche della corrente fanfaniana di Tra-pani. In sostanza il rapporto privilegiatodelle nuove forze dirigenti della Democraziacristiana trapanese è verso Gioia-Lima-Ruf-fini. Il gruppo Salvo, contemporaneamente,tende ad assicurarsi una serie di contattie di rapporti con altri partiti individuandouomini da appoggiare al momento elettora-le o da usare come tramiti per costruire ac-cordi politici su determinate operazioni eco-nomiche.

Alla fine degli anni '60 si aprono una se-rie di scontri tra i Salvo ed altri gruppiche pure avevano avuto un ruolo importantenella costruzione del gruppo dirigente post-mattarelliano. Questi scontri attorno al con-trollo dei consorzi agrari e delle zone disviluppo turistico sono accompagnati da unavera e propria « presa di potere » all'internodelta Democrazia cristiana del nuovo grup-po di maggioranza, la cui ottica diviene sem-pre più esclusiva fino al tentativo di un annofa di modificare in proprio favore il rap-porto territoriale tra le sezioni di partitodella Democrazia cristiana e le sezioni elet-torali al fine di tagliare fuori nelle elezioni

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amministrative del giugno scorso l'interacomponente morotea. Il tentativo fallì perl'intervento diretto della Direzione democri-stiana e con la sospensione del già convocatocongresso provinciale. Gli altri partiti dicentro-sinistra erano oggetto di una penetra-zione di questi gruppi impegnati nel quadropolitico provinciale anche per la rilevanzaeconomica della ricostruzione del Belice, edella costruzione dell'autostrada. Negli ulti-mi anni, si è avuta una prevalenza netta delgruppo Salvo sugli altri e il delinearsi diuna loro volontà di controllo della provin-cia. Questo, indiipendentemente dia tutte 'leanalisi, evidentemente non comprovate, sultraffico della droga che li avrebbe visti fi-nanziatori di una rete distributiva nella qua-le sarebbe stato rilevantissimo il ruolo diZizzo e di gruppi alcamesi (oltre ai Rimianche Guarraisi e Melodia). A questo propo-sito pare rilevante la supposizione che fala Polizia, dopo 'l'accertamento pataimaniailesu Guarrasi (l'assessore ali Comune di Aloa-mo, assassinato alla vigilia delle elezioni del15 giugno il cui patrimonio si è rivelatoinsospettatamente cospicuo e sicuramentesuperiore al miliardo), che egli sia statoucciso in un tentativo di sequestro che ri-manda logicamente al oaiso Corleo. Hi Guar-rasi, ex sindaco di Alcamo ed esponente dirilievo provinciale della corrente dorotea,non poteva certamente aver costruito unafortuna di queste proporzioni solo attraver-so la speculazione edilizia ad Alcamo.

Alla morte del vecchio Rimi fu reso piùevidente l'indebolimento del vecchio gruppodirigente mafioso; con ciò si spiega il fio-rire di una serie incontrollata di attentatiai cantieri edili promossi da una mafia al-camese di secondo grado, come i fratelliMinore, che oggi rivendica spazi propri. Que-sti fatti hanno preoccupato forze e gruppimafiosi. Si è determinata così una situazionedi tensione nella provincia che sta, probabil-mente, alla base dei numerosi assassini degliultimi mesi tra i quali alcuni rilevanti (Rus-so a Castelvetrano, Guarrasi e Piscitelli adAlcamo, i due scomparsi di Paceco e Trapanilegati ai rami minori del gruppo mafioso diPaceco) e del clamoroso sequestro di Corleo.

10. — // potere malioso a Caltanissetta.

Le cosche maliose dei-la provincia di Cal-tanissetta hanno avuto sempre «n ruolo poli-tico di primo piano. Basti ricordare i nomidi don Calogero Vizzini e di Giuseppe GencoRusso. La mafia nissena si è sempre caratte-rizzata per ila sua capacità di garantire « l'or-dine » in quella provincia. L'assenza di gravifatti di sangue e di altri clamorosi reati haconsentito a determinati uomini politici efunzionaci « responsabili » di affermare chela mafia a Caltanissetta sarebbe ormai scom-parsa. Improvvisamente, iaivece, nella sedutadel 12 settembre 1972 del Consiglio comuna-le dii GaJitaniiSisetita il sindaco, professar Rai-mondo Collodoro, denuncia di aver subitointimidazioni mafiose. Quell'episodio ripro-pone il problema dello scontro fra diversigruppi di potere nei 'Settori dell'urbanistica,dell'attività edilizia e del mercato ortofrut-ticolo.

Il Comune di Caltamissetta in qual mo-mento doveva predisporre i programmi perl'approvazione della legge per la casa con lacessione delle aree dei piani zonali alle coo-perative già finanziate. L'intimidazione ma-fio,sa nasceva dalla volontà di gruppi di spe-culatori privati di impedire la creazione diun mercato competitivo di aree. Contempo-raneamente, manovrando gli organi di con-trollo, si cercava di vanificare una deliberadel Consiglio comunale che poneva un vin-colo a vende nel Parco Testasecca che ungruppo di speculatori manosi intendeva, in-vece, accaparrarsi. Si sono poi avute le con-ferme clamorose della presenza maliosa inprovincia di Caltanissetta con il caso Di Ori-stima, i suoi rapporti con l'Ente minerarioe i suoi legami elettorali con l'onorevoleGunneìla.

Ma le cosche mafiose hanno manifestatola loro presenza anche nel polo di sviluppoindustriale di Gela. Ecco, a questo propo-sito, quanto è stato denunciato nell'interro-gazione che gli onorevoli La Marca, Mancusoe Vitali hanno rivolto in data 26 marzo 1975ai Ministri delle partecipazioni statali, 'inter-no e lavoro:

« I sO'ttosoritti chiedono di interrogare iMinistri delle partecipazioni statali, dell'in-

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terno e del .lavoro e del'la previdenza socialeper sapere:

1) se sono a conoscenza del pesante cli-ma di tensione esistente attornio al comples-so petrolchimico di Gela e, più specificata-mente, nell'ambito delle imprese appaltatricidi lavori e servizi dell'ANIC, dove episodi dibrutale sfruttamento di lavoratori (spessoculminati in infortuni anche mortali), di cor-ruzione, di connivenza tra imprese appalta-trici ed alcuni tecnici dell'azienda di Stato,nonché di intimidazioni maliose contro leorganizzazioni sindacali CGIL-GISL-UIL sivanno verificando con un crescendo impres-sionante, fimo al punto, non soltanto di tur-bare la tranquillità necessaria all'ambientedi lavoro, ma amene di mettere in serio peri-colo la stessa incolumità dei lavoratori e deidirigenti sindacali.

Significativi di tale grave situazione sonogli episodi verificatisi negli ultimi mesi e pre-cisamente:

a) la costruzione di due villini in con-trada Desusiino, di proprietà di due tecnicidell'ANIC addetti all'ufficio manutenzioneedile dello stabilimento, eseguita dall'impre-sa MECOS, appaltatrice di lavori dell'ANIC,a mezzo di operai dipendenti da detta im-presa, costruzione denumziata daflla Cameradel lavoro di Gela l'8 febbraio 1975 e confer-mata dalla ispezione effettuata dall'Ispetto-rato provinciale del lavoro il 12 febbraio1975;

b) l'intimidazione di pretta marca ma-fiosa contro il segretario della Camera dellavoro dd Gela al quale, la sera dell'I 1 feb-braio 1975, veniva incendiata l'auto;

e) la sparatoria (8 colpi di pistola) adopera di un pregiudicato non nuovo ad ag-gressioni del genere contro il direttore del-l'impresa SMIM (anche questa appaltatricedi lavori dell'ANIC), per fortuna rimasto il-leso insieme coin altri operai che si trova-vano dietro la macchina del citato direttore,presa di mira dallo sparatore all'interno delpetrolchimico il 7 marzo 1975;

2) se risulta a verità che noti delinquen-ti comuni, assunti come operai dalle impreseMECOS e SMIM e da queste regolarmenteretribuiti, svolgono la duplice mansione di

"guardaspalle" dei dirigenti delle stesse im-prese e di informatori del locale Commissa-riato di Pubblica sicurezza;

3) se, dopo la scoperta della costruzionedi due villini da parte dell'impresa MECOSper conto di due tecnici dall'ANIC, abbiatrovato conferma la voce, secondo la qualela stessa impresa sta costruendo a Caltanis-setta un villino per conto di un funzionariodi quell'Ispettorato provinciale del lavoro;

4) se, alla luce dei fatti sopra riportati,i Ministri non ritengono di dover interve-nire, con un'azione concertata, per romperel'intreccio sviluppatosi, all'ombra del rigo-glioso bosco degli appalti-ANIC, tra alcunitecnici dello stabilimento petrolchimico, leimprese appaltatrici, il Commissariato diPubblica sicurezza e lo stesso Ispettoratoprovinciale del lavoro.

In particolare si chiede al Ministro dellepartecipazioni statali se non sia giunto ar-mai il momento di affrontare il grave pro-blema del'la pratica degli appalti ancora re-centemente, e noe soltanto a seguito dei gra-vi fatti sopra denunziati, sollevato dalle orga-nizzazioni sindacali CGIL-CISL-UIL, con laprecisa richiesta di abolire la concessionein appalto di servizi e lavori all'interno dellostabilimento che potrebbero essere condottidirettamente dall'azienda di Stato ».

E a completare il quadro ecco scoppiarelo scandalo della Cassa rurale « S. Giuseppe »di Mussameli.

Trattasi della Cassa rurale che ha favoritole operazioni bancarie intese a sostenere l'at-tività del gruppo di mafiosi guidato da Gen-co Russo per impadronirsi del feudo Poliz-zello. A Genco Russo la Commissione hadedicato un ampio profilo, nella « Relazionesull'indagine riguardante casi di singoli ma-fiosi » (Doc. XXIII, n. 2-quater - Camera deideputati - V Legislatura). Presidente di taileBanca è l'avvocato Vincenzo Noto, ex sinda-co di Mussameli, noto capo elettore di Calo-gero Volpe. Il suo nome ricorre negli attirelativi al profilo di Genco Russo.

In atto i soci della Cassa sono 237. Nel1940 erano 1.500, nel 1945 erano 1.050, nel1954 erano scesi a 500 per raggiungere ilnumero attuale di 237. La raccolta di fondi

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è valutata a circa sei miliardi di lire e ri-guarda piccoli depositi di circa un migliaiodi piccoli risparmiatori. Il presidente avvo-cato Noto ha utilizzato >la Cassa ad esclusivovantaggio di un ristretto gruppo familiarecomprendente:

1) Noto Angelo, nipote di Vincenzo;2) dottoressa Scozzari, moglie dell'avvo-

cato Vincenzo Noto.

Le operazioni di investimento (almenoquelle che si conoscono) portate a termineda tale clan familiare riguardano le seguentiiniziative:

1) « Pastifici riuniti Valle dei Platani »,di cui l'avvocato Vincenzo Noto è stato am-ministratore delegato;

2) « Laterplatani », industria di manu-fatti per l'edilizia, di proprietà di AngeloNoto, nipote dell'avvocato Vincenzo;

3) acquisto di abitazioni in Mussomeli,Palermo, Erma, Ckiisello Balsamo;

4) acquisto di aree fabbricabili nel ter-ritorio urbano di Mussomeli. Tali aree costi-tuiscono una notevole percentuale delle areedisponibili nel piano regolatore di Musso-meli. La elencazione di tali beni è ricavatada un atto in notaro Telo di Caltanissetta indata 25 maggio 1975, con il quale i proprie-tari di tali beni chiedono ed" ottengono l'ac-censione di ipoteca su di essi a garanzia diun debito con il Banco di Sicilia per circaun miliardo e settecento milioni.

Non si conosce se, oltre a quelli elencatiin tali atti, siano presenti altri beni intestatial suddetto clan familiare capeggiato dalNoto. La sofferenza dell'Istituto pare cheascenda a ed rea sei miliardi, di cui è docu-mentabile in beni solo la suddetta quota di1.700 milioni circa, peraltro coperta da ipo-teca del Banco di Sicilia. Non si conosce ladestinazione degli altri quattro miliardi.

Qualche settimana prima dello scoppiodello scandalo il reverendo Giuseppe Mule,vice presidente della Cassa, ha ritirato unsuo deposito personale di 1 milione e 700mila lire per depositarlo in altro Istituto.Analoga operazione è stata condotta dall'ar-ciprete di Mussomeli per circa 37 milioni.

Hanno intrapreso azione legale dinanzi alTribunale di Calttarassetta soltanto sei deipiccali risparmiatoti depositanti, che hannoavanzato istanza di liquidazione giudiziaria.Il Tribunale di Calitanissetta ha già richiestola informativa alla Banca d'Italia, die nonl'ha ancora inviata. Nelle settimane antece-denti al crac pare che sia stata tentata unaoperazione di camuffamento della situazio-ne economica, costruendo crediti vantati dal-la Banca e nient'affatto esistenti. Infattiqualche ex cliente della Banca che avevaestinto da diverso tempo ogni pendenza debi-toria e chiuso ogni conto si è visto arrivareuna lettera raccomandata con la quale laBanca lo invita a sanare un debito finanzia-rio effettivamente non esistente.

Vogliamo segnalare la struttura giudiziariadi Mussomeli.

Da diversi anni risulta non coperto il po-sto di Pinetore. Le funzioni della Preturasono affidate ad un vice pretore onorario:l'avvocato Giuseppe Sorce. il quale è con-temporaneamente vice presidente della Ban-ca popolare di Mussomeli.

L'avvocato Giuseppe Sorce è suocero di unfigliuolo dell'avvocato Vincenzo Noto, presi-dente della « S. Giuseppe » di Mussomeli.L'avvocato Sorce è lo stesso che coprì la ca-rica di sindaco di Mussomeli dal 1946 al 1956.Esiste una dichiarazione apologetica in fa-vore di Giuseppe Genco Russo, sottoscrittadal Soiree nella sua qualità di sindaco (15).

(15) L'Ora del 12-13 febbraio 1964 recava laseguente notizia: « L'inviato del quotidiano torine-se La Stampa a sua volta riferisce che anchel'avvocato Giuseppe Sorce, nella sua qualità di exsindaco di Mussomeli, ha rilasciato a Genco Rus-so un attestato di civismo, disinteresse e laborio-sità ». Lo stesso inviato riferisce poi le varie argo-mentazioni difensive divulgate dal difensore diGenco Russo tra cui le seguenti significative espres-sioni testuali dal tono minaccioso: « II cavaliereGenco Russo è vittima dalle correnti interne delsuo partito (.la DC ndr.). Sa chi lo ha propostoper la riabilitazione e lo fece nominare cavalierenel 1945? Quegli stessi suoi compagni di partitoche ora lo accusano come violento capomafia. Sivuole colpire Genco Russo per soddisfare l'opinio-ne pubblica italiana e per salvare i veri capoma-fia. Condannando Genco Russo si lasciano in pacegli altri ».

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Oltre a quella di Mussameli ile Preture dal-la provincia di Gaitanissetta che da anni sonorette da vice pretori reggenti sono:

1) Villalba: da tempo immemorabilenon c'è uin Pretore (titolare. Il mandamentodella Pretura di Vililalba comprende anche ilcomune di Val'lelunga, anche quest'ultimocentro di mafia (i Madama, i Sinatra sonodi Vallelunga). Detta Pretura è sempre rettada un avvocato del luogo il quale, come reg-gente, è regolarmente stipendiato, e natu-ralmente si mette al servizio di chi lo fanominare '(chi si 'muove per le nomine èl'onorevole Volpe ! ) ;

2) Butera: anche qui il titolare dellaPretura manca da tempo immemorabile. Ilvice pretore reggente è sempre stato un av-vocato del gruppo di potere che fa capo alcommendatore Guido Scichilone, capo dellaDC più volte sindaco del Comune, e consi-gliere della Cassa di Risparmio, impresariodi .trasporti extraurbani;

3) Riesi: attualmente è senza titolare eil reggente è un avvocato del luogo, nono-stante sia centro di mafia (patria dei Di Cri-stina);

4) Sommatine: da circa 10 anni è rettada un avvocato del luogo, Giuseppe Pappa-landò (uomo di Volipe), benché ci sia un tito-lare che, però, non appena nominato nel1973, è stato applicato alila Pretura di Calta-nissetta per sette gio'nni la settimana! Si diceche l'operazione sia stata fatta per favorireil Pappalardo « ben protetto ».

Tutte quesite Preture sono in generate an-che senza cancelliere titolare e si rimediacon qualche cancelliere a scavalco o col se-gretario comunale che per legge deve fare ilcanceldiere in assenza di questi.

11. — Le caratteristiche attuali del fenome-no mafioso in provincia di Agrigento.

In provincia di Agrigento gli atti e le mani-festazioni tipiche del fenomeno mafioso han-no subito una graduale, ma costante atte-nuazione, rispetto al periodo (1943 - inizio

anni '60) di vera e propria esplosione cheaveva visto le cosche mafiose protagonistedi una lunga catena di delitti culminati nel-l'assassinio del commissario di Pubblica si-curezza Cataldo Tandoj. La Federazione agri-gentina del PCI ha già espresso il propriogiudizio sul fenomeno mafioso, con una pun-tuale e documentata analisi contenuta nel« memoriale » consegnato alla Commissioneantimafia, che ancora oggi conserva la suavalidità e attualità, confermata da episodi erivelazioni successivamente verificatisi. Per-tanto ci limitiamo ad alcune sintetiche con-siderazioni aggiornatd've delle caratteristichee delle dimensioni che allo stato attuale as-sume il fenomeno mafioso.

Le cause della sua attenuazione scino do-vute alla crisi delle .tradizionali attività pro-duttive: miniere di zolfo oggi in fase di com-pleta smobilitazione, la crisi grave che inve-ste la pesca e, per altri versi, il settore dellecostruzioni edilizie. Nella città di Agrigento,dopo la frana del luglio 1966 a causa delcaos urbanistico, si è determinata la paralisiquasi completa delle attività di costruzione.Nel rimboschimento le lotte bracciantili han-no costretto l'azienda forestale a gestire di-rettamente i lavori di forestazione, lasciandouno spazio marginale agli appalti di cui soli-tamente sono stati e sono titolari elementinotoriamente legati alla organizzazione ma-fiosa. Nel settore del vigneto la costituzionedi un forte movimento cooperativo di can-tine sociali (di orientamento cattolico, socia-lisite e comunista) ha sottratto molto terrenoall'opera mafiosa di intimidazione e di ri-catto a 'Scopo di lucro, specie nella fase dicommercializzazione dell'uva e poi del mo-sto, ed ha impedito il diffondersi su vastascala della sofisticazione (che invece dilaganel trapanese e nel palermitano).

Si è avuta contemporaneamente la crescitadel livello di istruzione e della coscienza ci-vile e democratica delle popolazioni. I gran-di movimenti di lotta, guidati dai partiti disinistra, dai sindacati e da alcuni settori im-portanti del mondo cattolico e della stessaDemocrazia cristiana, in tutti questi annihanno contribuito notevolmente a fare matu-rare una nuova coscienza nelle nuove gene-razioni, riducendo l'area di omertà e di pau-

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ra che, laddove ancora esìste, rappresentauno degli elementi su cui poggia e si svi-luppa l'organizzazione mafiosa.

Anche se il fenomeno mafioso ha subitoin provincia tale ridimensionamento, si esclu-de che debba essere considerato estinto ocomunque non in grado, a seconda della con-tingenza pO'ldtica ed economica, di ripren-dersi ed estendersi. Sono, infatti, presenti ipresupposti economici e sociali determinatistoricamente dallo sviluppo del capitalismoin Sicilia e regolati dal sistema di potere distampo buroeratico-clientelare che spengonotanti giovani, anche a causa della disoccu-pazione dilagante, a porsi fuori dalla legge,ricercando il legame con ile organizzazionimafiose. Esistono, .infatti, in tutti i communidell'agrigentino nuclei mafiosi di tipo clas-sico che agiscono ed operano co>n metodi chevanno dalla intimidazione al ricatto, dal pa-ternalismo alla solidarietà di clan. Alcuni diessi sono riusciti a collegarsi organicamentecon i centri fondamentali della mafia sici-liana che risiedono a Palermo da dove sidipartono le fila delle organizzazioni che re-golano il contrabbando di tabacco, di dro-ghe e di altri generi, il mercato della prosti-tuzione e delle produzioni ortofrutticole, icampi cioè dove gli interessi economici e lepossibilità di lucro sono consistenti per cuiè possibile che avvengano delitti grava e spie-tati fatti di sangue. Sono esemplari, a questoproposito, le vicende della mafia operantenel triangolo Riesi-Ravanusa-Campobello diLicata. L'esecuzione in una stanza dell'Ospe-dale civico di Palermo di Candido Ciuni èil momento più clamoroso di una lunga ca-tena di omicidi perpetrati in quella zona,che ha visto implicati personaggi come ilDi Cristina di Riesi, funzionario della SO-CHIMISI e capo elettore del PRI.

Un altro settore in cui è presente larga-mente la mafiia è costituito dall'allevamentoe dal commercio di bestiame: zona di Cani-catti tradizionalmente rinomata per il com-mercio e l'importazione dall'estero dii capibovini e di carne ma/celiata; zona montana(Alessandria della Rocca, Biurgio, Lucca Sicu-la, Bwona, Samto Stefano, Cammarata, ecc.).Qui si passa dai frequenti reati di abigeatoad azioni di intimidazione (sgozzamento del

bestiame, incendio di ovili), dalla macella-zione clandestina di carni all'assassinio dipastoni e mercanti. Le cosche più influentidi questa attività risiedono nei comuni diAlessandria e Buirgio che oltre ad esercitareun peso notevole nella zona sopra citata rie-scano a colilegarsi con la mafia dei vicinicentri del palermitano (Pnizzi-Corleone). L'or-ganizzazione mafiosa è particolarmente pre-sente, inoltre, nel settore delle costruzioniedilizie e opere di interesse pubblico e stra-dali. In centri come Canicattì, Licata, Sciac-oa, Palma, Ribera, buona parte della specu-laziiione edilizia porta il maichio della inizia-tiva di gruppi mafiosi i quali hanno operato,come nel caso di Licata, Canicattì, Palma,in stretta collaborazione coir. <le amministra-zioni comunali dirette dalla DC e dal centro-sinistra ritardando ed in alcuni casi impe-dendo l'elaborazione e l'approvazione da par-te dei Consigli comunali degli strumentiurbanistici, accaparrandosi le aree a bassocosto o addirittura le aree di proprietà comu-nale (come nel caso del costruttore Pace diPalma Montechiaro, eletto consigliere comu-nale radila lista della DC nelle ultime elezioniamministrative, più volte denunciato dallanostra sezione alla Magistratura con esiflipurtroppo sempre negativi.).

Lo sviluppo della costruzione di opere pub-bliche ha consentito a certi gruppi mafiosidi mettere le mani sugli appalti ed i sub-appalti, mediante legami precisi con il po-tere politico dominante, più specificamentecon i partiti al governo. Qui si va daille guar-dianie dei cantieri (comprese le industrieItalcementi) alle assunzioni di mano d'operache vengono operate, specie per ciò che ri-guarda la mano d'opera cosiddetta « specia-lizzata », tramite il solito sistema delle rac-comandazioni e dalle protezioni di stampomafioso. Permane il sistema delle tangentiricattatorie, il cosiddetto « pizzo » ancoralargamente praticato oltre che in questo set-tore anche nelle attività commerciarli e lapartecipazione diretta di elementi notoria-mente togati alila mafiia alla gestione e con-duzione dei lavori. Al tradizionale e com-patto gruppo dei costruttori di Fa-vara, si vagradualmente sostituendo in questo settorela schiera degli speculatori di Agrigento che,

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bloccati nella città capoluogo a causa dellavicenda della frana, hanno trovato sbocco inprovincia.

La mafia agrigentina ha tentato recente-mente un rilancio di tipo moderno con unaoperazione speculativa di carattere finanzia-rio collegata con il sottobosco della finanzamilanese del clan di Sindona e realizzataquasi interamente din provincia di Agirigento.Si 'tratta dell' « Interfinanziiaria S.p.A. » consede oanitralle a Milano, che riusciva ad aprireoltre 20 sportelli in provincia di Agrigentoin piccoli comuni spoliiati dall'emigrazioneed economicamente molto depressi. All'im-provviso la vecchia e nuova mafia si attiviz-zò e cominciò il reclutamento dei depositi:una vera e propria caccia ai risparmio diemigrati, ex possidenti, piccoli e medi pro-prietari di terre che, spinti dall'elevato tassodi interesse concesso (più del doppio del tas-so praticato dalle altre banche!) e a volteda promesse di impiego nelle agenzie del-l'Istituto, iriiversarono ndlle sue casse più di4 miliardi e mezzo di depositi nel volgeredi poco tempo.

Un primo dato per dimostrare il collega-mento diretto tra maria e 1' « Intea-finanzia--ria »: gli impiegarti assunti, spesso senza i ne-cessari titoli ed un adeguato grado di istru-zione, erano quasi tutti figli o parenti strettidi esponenti mafiosi locali, i quali non aven-do mansioni buroeratiche da svolgere vani-vano utilizzati come ricercatori di clienti,data, appunto, la laro « influenza ».

Per oltre un anno 1' « Interfinanziaria » agìindisturbata allargando la propria attivitànel campo turistico-albeghiero, dando inizioalla costruzione di un grande complesso nel-l'isola di Lampedusa, superando apertamen-te i limiti della autorizzazione concessale daiMinistero del tesoro e praticando operazionibancarie non autorizzate. Questi fatti hannointeressato il meccanismo di controllo dellaBanca d'Italia determinando la procedura difallimento e idi liquidazione della società e laincriminazione dal Consiglio di amministra-zione per bancarotta fraudolenta. È da no-tare che quasi tutti i componenti dell Con-siglio di amministrazione erano siciliani e lamaggior parte originari o residenti iin pro-vincia di Agrigento.

Discreti agganci mantengono tuttora al-cuni personaggi legati alla cosca mafiosadell'agrigentino con tutto il complesso si-stema di potere burocratico-olientelare costi-tuito daMa DC ed estesosi con il centro-sini-stra. Sono frequenti i casi di immissione neiruoli dei comuni e degli enti regionali, para-statali, eccetera, di personale raccomandato0 protetto dalla mafia che sfrutta moltobene i legami che essa ancora mantiene conalcuni notabili DC a livello provinciale e lo-cale. Particolari collegamenti con questi am-bienti realizza, travalicando «talvolta i con-fini della provincia, l'onorevole Gaetano DiLeo di Riibera che, assieme aM'onorevole Ca-logero VoLpe di Caltaeisisetta, « amministra »1 rapporti che il partito di maggioranza in-trattiene con le cosche mafiose. Sono fre-quenti, infatti, i loro interventi in situazionilocali allorquando si tratta di appianare con-trasti o sistemare qualche affare interno al-l'organizzazione mafiosa relativi a controver-

i sie elettorali o a vicende amministrative dispartizione del potere e del sottogoverno.

Esistono situazioni dove il sistema di po-tere DC fa tutt'uno con il sistema ed il me-todo mafioso. E il caso di Cattolica Eraclea,medio centro dell'agrigentino, dissanguatodalla crisi, dalla disoccupazione e dall'emi-grazione, dove tuttora opera una consistenteorganizzazione di mafiosi, collegata con Ri-bera, Montallegro, Siculiana. Qui il connu-bio tra sistema di potere DC e mafia, sep-pure in una dimensione molto circoscritta,assume le caratteristiche di vera e propriasimbiosi.

Considerazioni finali.

Abbiamo voluto mettere in evidenza i li-miti, le contraddizioni e talune reticenze del-la relazione generale presentata dal Presi-dente della nostra Com>mis'Sione. Ci siamoassunti, contemporaneamente, le responsa-bilità di denunziare la realtà del sistema dipotere mafioso nelle sue manifestazioni at-tuali, a Palermo e nelle altre province dellaSicilia occidentale.

In questa denunzia non c'è alcuna inten-zione scandalistica. Non siamo stati noi apromettere all'opinione pubblica l'esplosio-

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ne della « Santa Barbara » e ad alimentarefalse prospettive sugli scopi della nastraCommissione parlamentare. La nostra de-nuncia tende a mettere in evidenza il per-manere di rapporti fra cosche maf iose e pub-blici poteri. Tale documentazione è impor-tante ai fini degli indirizzi da dare alla lottaper debellare il dominio della mafia.

Ecco perché noi mettiamo al primo postoil problema di una profonda trasformazionedei rapporti fra lo Stato e i cittadini. Se sivuole assestare un colpo decisivo alla po-tenza della mafia occorre debellare ili sistemadi potere clientelare attraverso lo sviluppodella democrazia, promuovendo Ja smobilita-

•ziome unitaria dei lavoratori, l'autogovernopopolare e Ja partecipazione dei cittadinial funzionamento delle istituzioni democra-tiche.

Il triste spettacolo che, dopo le elezioniamministrative dell 15 giugno, sta offrendoil gruppo di podere che domina Palermo,impedendo il funzionamento del Consigliocomunale e di quello provinciale, dimostratutto il valore della nostra tesi.

La paradisi delle assemblee elettive ha per-messo .tradizionalmente al gruppo di poterepalermitano di ottenere centinaia di deliiberecon i poteri del Consiglio da fare ratificare,poi, in pochi minuti, con un colpo di mano,al Consiglio comunale o provinciale convo-cato soltanto un paio di volte all'anno, fattiche furono duramente censurati in una mo-zione comunista discussa il 23 marzo 1973dall'Assemblea regionale siciliana (vedi alle-gato 10). Ecco perché occorre promuoveretutte le forme di controllo democratico, garrantendo il pieno funzionamento delle as-semblee elettive.

Il sistema di potere mafioso è entrato or-mai irrimediabilmente in crisi anche a Pa-lermo. Ne sono una testimonianza gli ultimisviluppi della lotta politica all'interno dellaDC palermitana e la ricerca travagliata di unconfronto democratico e costruttivo per dareuna nuova direzione alle amministrazionidella città e della provincia di Pailermo.

A questi sviluppi positivi un contributonon secondario è venuto dall'attività dellanostra Commissione, particolarmente dalmomento in cui si ottenne il successo delledimissioni di Vito Cianci/mino da sindaco

di Palermo. Tali processi positivi vanno asse-condati con l'impegno costruttivo di tuttele forze democratiche.

Più in generale occorre impastare su nuo-ve basi il rapporto Stato-Regione facendodispiegare tutto il potenziale democratico erinnovatore dell'autonomia siciliana, per af-frontare i problemi dello sviluppo economicoe sociale dell'Isola. Operando per questiobiettivi di sviluppo economico e di rinno-vamento democratico sarà possibile portareavanti un'azione di profondo risanamentodella vita pubblica dando prestigio ed effi-cienza a tutti gli origami dello Stato e, in pri-mo luogo, a quelli chiamati a svolgere l'at-tività di prevenzione e repressione della cri-minalità organizzata.

Con questa ispirazione ideale e politicanoi abbiamo contribuito alla elaborazione edapprovazione delle proposte conclusive percombattere il fenomeno della mafia che lanostra Commissione si appresta a presen-tare in Parlamento. Vogliamo sottolineareche questo contributo positivo corrispondeall'imipostazio.ne costruttiva che noi impri-miamo alla nostra azione politica come prin-cipale partito di opposizione.

Ci siamo preoccupati, in questo caso, dicontribuire a dare una conclusione positivaai lavori della nostra Commissione animatidal proposito di salvaguardare il valore e lafunzione del nostro Parlamento.

Siamo rammaricati, invece, di non essereriusciti a trovare un'intesa sulla relazionegenerale perché ci divide dal partito dellaDemocrazia cristiana il giudizio sulle respon-sabilità politiche nel sistema di potere ma-fioso in Sicilia.

Abbiamo così voluto sottolineare la neces-sità urgente di voltare pagina nel modo digovernare la Sicilia. Sappiamo che taile esi-genza è ormai avvertita da un vasto schiera-mento di forze ed essa si fa strada ancheall'interno del partito della Democrazia cri-stiana.

Le ultime vicende politiche siciliane sonouna conferma dell'affermarsi di questo vo-lontà di cambiamento. Il nostro propositoè di accelerare questi processi (positivi, difare in modo che essi agiscano in profonditàper liberare la Sicilia dal cancro del sistemadi .potere mafioso.

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