Relazione del Consiglio Direttivo all’Assemblea dei Soci del 9/5/2005 · 2010. 2. 1. · 24...

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24 NOTIZIE BIETICOLE Relazione del Consiglio Direttivo all’Assemblea dei Soci del 9/5/2005 Tavolo della Presidenza Signori Delegati, come ogni anno, in questo periodo, ci ritroviamo per l’approvazione del bilancio dell’anno passato, cercando di dare un’anima ai numeri che vengono presen- tati. Esaminiamo quanto avvenuto durante l’annata e cerchiamo di tracciare la strada per il percorso futuro. Il 2004 è stato il primo anno del nostro mandato - anche se possiamo affermare che vi è una sostanziale continuità nel nostro operare – periodo nel quale abbia- mo sviluppato il nostro lavoro secondo le direttive ricevute in sede assembleare quando si sono rinnovate le cariche sociali. Oggi dobbiamo discutere quanto fatto, esaminare le novità che sono emerse e riposizionare la nostra linea di condotta in funzione della mutevole realtà che si sta delineando giorno dopo giorno. Anche quest’anno non vi è stata molta armonia nel settore e particolarmente noi, come Associazione, siamo ritornati nell’occhio del ciclone per alcune posizio- ni nettamente contrastanti con la mag- gior parte del mondo agricolo ed in parte anche di quello industriale. Ci riferiamo in particolare alla nostra presa di posizio- ne sulle nuove organizzazioni dei produt- tori ma, soprattutto, sulla linea da seguire sulla nuova OCM zucchero. In seguito, nel capitolo specifico, analizzeremo i det- tagli. Qui ribadiamo solamente la giu- stezza della nostra posizione iniziale che oggi, pur non riconoscendolo pubblica- mente i detrattori iniziali, è diventata opi- nione prevalente. Lo ricordiamo in aper- tura della nostra relazione perché abbia- mo dovuto sostenere uno scontro molto duro che ci ha fatto perdere tempo ed energie al fine di spiegare e tentare di far capire la giustezza della nostra posizione. Tale posizione, in molte occasioni, è stata criminalizzata (la pacata discussione nel nostro settore è sconosciuta mentre tutto è affrontato in maniera dialettica violenta) ed in molti casi siamo stati additati come dannosi per la stabilità dell’intero settore. Noi eravamo convinti dell’esatto contra- PREMESSA rio ed il tempo ci sta dando ragione anche se ciò non viene ammesso da coloro che da sempre, purtroppo per loro, arrivano costantemente in ritardo agli appuntamenti importanti pretenden- do di non dovere scuse a nessuno e di ritornare immediatamente al centro dell’attenzione anche se, quando va bene, non sanno a che punto è la discussione. Dopo questa vicenda, è sempre più chia- ro perché il settore si trova nell’attuale situazione di difficoltà e di sostanziale impotenza di fronte agli sviluppi della proposta di rinnovo della OCM di settore. In queste condizioni il Ministero, che trat- ta a livello comunitario, sembra non con- siderarci come interlocutore serio e cre- dibile. Ribadiamo, per l’ennesima volta, che è sempre più necessario voltare completa- mente pagina e ricominciare a ridisegna- re il settore partendo da un foglio bianco. Il passato deve essere messo in archivio senza pensare che lo stesso (visti i disa- stri che si sono prodotti) possa essere da esempio per un futuro che deve essere totalmente diverso per definizione. Da quanto detto, si può facilmente com- prendere che il 2004 ci ha prevalente- mente impegnato nell’esame della propo- sta di nuova OCM elaborata da Fischler passata successivamente in altre mani con il cambio della Commissione avve- nuto dopo le elezioni europee. Sono però successi tanti altri fatti belli e brutti come in ogni vicenda della vita. L’andamento climatico, come sempre determinante per i risultati produttivi; un andamento climatico che in Italia, a diffe- renza degli altri stati, non è mai uniforme e regolare. Dopo un 2003 estremamente caldo e sic- citoso, abbiamo avuto un 2004 estrema- mente piovoso nella prima parte dell’anno, fresco e gradevole durante l’estate. Una anomalia che non possiamo control- lare e che condiziona, nel bene e nel male, la produzione di zucchero nel nostro Paese e conseguentemente i red- diti degli agricoltori ed i risultati econo- mici delle società saccarifere, mettendoci in una posizione più difficile rispetto ai nostri partner europei che d’ora in poi sarebbe meglio e più propriamente chia- mare duri competitori.

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Relazione del ConsiglioDirettivo all’Assembleadei Soci del 9/5/2005

Tavolo dellaPresidenza

Signori Delegati,come ogni anno, in questo periodo, ci

ritroviamo per l’approvazione del bilanciodell’anno passato, cercando di dareun’anima ai numeri che vengono presen-tati. Esaminiamo quanto avvenutodurante l’annata e cerchiamo di tracciarela strada per il percorso futuro.Il 2004 è stato il primo anno del nostromandato - anche se possiamo affermareche vi è una sostanziale continuità nelnostro operare – periodo nel quale abbia-mo sviluppato il nostro lavoro secondo ledirettive ricevute in sede assemblearequando si sono rinnovate le carichesociali.Oggi dobbiamo discutere quanto fatto,esaminare le novità che sono emerse eriposizionare la nostra linea di condottain funzione della mutevole realtà che sista delineando giorno dopo giorno.Anche quest’anno non vi è stata moltaarmonia nel settore e particolarmentenoi, come Associazione, siamo ritornatinell’occhio del ciclone per alcune posizio-ni nettamente contrastanti con la mag-gior parte del mondo agricolo ed in parteanche di quello industriale. Ci riferiamoin particolare alla nostra presa di posizio-ne sulle nuove organizzazioni dei produt-tori ma, soprattutto, sulla linea da seguiresulla nuova OCM zucchero. In seguito,nel capitolo specifico, analizzeremo i det-tagli. Qui ribadiamo solamente la giu-stezza della nostra posizione iniziale cheoggi, pur non riconoscendolo pubblica-mente i detrattori iniziali, è diventata opi-nione prevalente. Lo ricordiamo in aper-tura della nostra relazione perché abbia-mo dovuto sostenere uno scontro moltoduro che ci ha fatto perdere tempo edenergie al fine di spiegare e tentare di farcapire la giustezza della nostra posizione.Tale posizione, in molte occasioni, è statacriminalizzata (la pacata discussione nelnostro settore è sconosciuta mentre tuttoè affrontato in maniera dialettica violenta)ed in molti casi siamo stati additati comedannosi per la stabilità dell’intero settore.Noi eravamo convinti dell’esatto contra-

PREMESSA

rio ed il tempo ci sta dando ragioneanche se ciò non viene ammesso dacoloro che da sempre, purtroppo perloro, arrivano costantemente in ritardoagli appuntamenti importanti pretenden-do di non dovere scuse a nessuno e diritornare immediatamente al centrodell’attenzione anche se, quando va bene,non sanno a che punto è la discussione.Dopo questa vicenda, è sempre più chia-ro perché il settore si trova nell’attualesituazione di difficoltà e di sostanzialeimpotenza di fronte agli sviluppi dellaproposta di rinnovo della OCM di settore.In queste condizioni il Ministero, che trat-ta a livello comunitario, sembra non con-siderarci come interlocutore serio e cre-dibile.Ribadiamo, per l’ennesima volta, che èsempre più necessario voltare completa-mente pagina e ricominciare a ridisegna-re il settore partendo da un foglio bianco.Il passato deve essere messo in archiviosenza pensare che lo stesso (visti i disa-stri che si sono prodotti) possa essere daesempio per un futuro che deve esseretotalmente diverso per definizione.Da quanto detto, si può facilmente com-

prendere che il 2004 ci ha prevalente-mente impegnato nell’esame della propo-sta di nuova OCM elaborata da Fischlerpassata successivamente in altre manicon il cambio della Commissione avve-nuto dopo le elezioni europee.Sono però successi tanti altri fatti belli ebrutti come in ogni vicenda della vita.L’andamento climatico, come sempredeterminante per i risultati produttivi; unandamento climatico che in Italia, a diffe-renza degli altri stati, non è mai uniformee regolare.Dopo un 2003 estremamente caldo e sic-citoso, abbiamo avuto un 2004 estrema-mente piovoso nella prima partedell’anno, fresco e gradevole durantel’estate.Una anomalia che non possiamo control-lare e che condiziona, nel bene e nelmale, la produzione di zucchero nelnostro Paese e conseguentemente i red-diti degli agricoltori ed i risultati econo-mici delle società saccarifere, mettendociin una posizione più difficile rispetto ainostri partner europei che d’ora in poisarebbe meglio e più propriamente chia-mare duri competitori.

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Il 2004, dopo il risultato negativo del2003, è stato l’anno con il più bassoinvestimento a bietole degli ultimi 50anni.A questo si è aggiunto un inizio di cam-pagna semine disturbato da continuepiogge che ha portato in aprile il terminedelle operazioni quindi con circa duemesi di ritardo sulla regola.Il rischio di un insuccesso produttivo eranei pensieri di tutti. L’altrettanto anoma-la situazione climatica successiva (nonabbiamo avuto l’estate con tutti i vantag-gi che ciò comporta per la bietola) hamesso una pezza alla situazione ed ilrisultato produttivo complessivo è statoscarso, essendo pochi gli ettari seminati,ma unitariamente molto buono tale daricreare interesse attorno alla bietola.Un interesse alla coltivazione che calavasempre più e che un andamento climati-co estivo normale lo avrebbe cancellatodefinitivamente in Italia.In una parola abbiamo corso un rischiomortale e con il pensiero qui rivolto,abbiamo dovuto affrontare (immaginatelo spirito) i problemi poc’anzi evidenziatirelativi alla riforma della OCM zucchero.Possiamo affermare che è stato un annoche ci ha spremuto al massimo mante-

nendoci in uno stato di continua tensioneche ci auguriamo non si ripeta più.Sul piano della riorganizzazione agricolaè stato un anno perso, così riteniamo, sepensiamo a quanto ci capiterà tra pochimesi. Quando ce ne renderemo contoforse sarà tardi e non escludiamo chealtri si sostituiranno nelle nostre funzioni.Riteniamo questo, se dovesse succedere,una grave perdita per la tutela degli agri-coltori che, settore unico in Italia, abbia-mo garantito da sempre e senza tema dismentita.Se questo avverrà tale protezione sarà arischio concreto ed il futuro molto piùproblematico.Di questo, però, nessuno potrà imputarcialcuna responsabilità, anche se ne dovre-mo subire le conseguenze, avendo dasempre evidenziato il problema e dato lanostra piena e totale disponibilità adaffrontarlo e risolverlo.Sono altri che hanno o che avranno taleresponsabilità avendo sempre rifiutatoipotesi serie di dialogo.Altro tema caldo è il fronte industriale e lanecessità di una sua improrogabileristrutturazione che purtroppo tarda arealizzarsi. Non si sa bene cosa si atten-de; nel frattempo i conti peggiorano

drammaticamente ed i nostri rapportidiventato sempre più tesi e conflittuali.E’ una problematica che non ci può e nonci deve essere estranea perché se vengo-no a mancare le fabbriche (pur senzaalcuna responsabilità nostra) non potre-mo più coltivare bietole avendo le stesseun unico sbocco: lo zuccherificio.Per quanto ci riguarda, comeAssociazione, abbiamo dovuto fare iconti con questo continuo decrementodegli investimenti che, ovviamente, ci hapesantemente coinvolto. Tale decremen-to si riverbera sui nostri conti che hannoimposto una continua attenzione e razio-nalizzazione al fine di renderli gestibilinella loro negatività.Questo è avvenuto anche sviluppandoaltre attività collaterali che ci hanno con-sentito di affrontare dignitosamente lasituazione.Riteniamo di aver operato coerentementecon il mandato ricevuto e di aver datotutto quanto potevamo sui vari fronti incui il settore è stato impegnato.Dopo questa premessa, passiamo ora adaffrontare e sviluppare i temi che tradizio-nalmente costituiscono la base dellanostra relazione.

QUADRO NORMATIVO

Il 2005 sarà l’ultimo anno di vigenza dellanormativa comunitaria del settore.Dal prossimo anno tutto cambierà ed ilcambiamento sarà radicale.Nata nel 1968, la regolamentazione delsettore ha svolto una funzione fonda-mentale per la tutela dei redditi agricoligarantendo conseguentemente l’approv-vigionamento interno dello zucchero.Tutto è stato regolato da un sistema diquote di produzione nazionali con prezzogarantito. A fronte di un prezzo mondialedello zucchero molto basso si è riusciti amantenere la produzione agricola el’industria di trasformazione attraversoun sistema che escludeva oneri per laComunità trasferendo gli stessi a caricodei consumatori.Un sistema che si è gestito brillantemen-te riuscendo anche a controllare l’espor-tazione delle eccedenze rispetto ai consu-mi che il sistema delle quote ha prodotto.Tale sistema, pur con qualche aggiusta-mento dovuto prima all’allargamentodella Comunità con l’entrata della GranBretagna portatrice di forti interessi legatialla raffinazione dello zucchero prove-niente dalle sue ex colonie e successiva-mente con una prima apertura dei merca-ti nell’ambito degli accordi sul commer-cio mondiale che imponevano incrementialle importazioni e limitazioni alle espor-

SITUAZIONE DEL SETTORE

tazioni, è rimasto sostanzialmente inva-riato nella sua struttura di base dallanascita fino ad oggi.Oggi l’ulteriore allargamento dell’Europaed i nuovi accordi sulla regolamentazionedel commercio mondiale (WTO) impon-gono una revisione sostanziale del rego-lamento del settore in Europa.Se a questo aggiungiamo gli accordi rela-tivi agli aiuti ai paesi meno avanzati - cuioggi è concessa in parte e domani in totol’importazione all’interno della Comunitàin esenzione di dazi - l’esigenza di rivede-re tutto non è più rinviabile.Il concetto di base sarà quello di unaforte riduzione sulle garanzie di prezzo, afronte di compensazioni al reddito, e diuna drastica riduzione delle produzionifino al livello dei consumi per evitarel’esportazione sovvenzionata delle ecce-denze.Si tratta, come potete ben vedere, di unarivoluzione copernicana che impone unrapido adeguamento di tutta la filiera bie-ticolo saccarifera.Lo scorso anno, a questa data, eravamoin attesa della proposta ufficiale dellaCommissione e ragionavamo sulle indi-screzioni che si facevano filtrare per veri-ficarne l’impatto con la realtà e studiarele singole reazioni per poter avere iltempo di limare gli spigoli e prepararel’ambiente alla nuova realtà ormai definitanei contorni generali.

La proposta uscita è stata sostanzial-mente uguale alle indiscrezioni.Immediatamente vi è stata, da parte dialcuni, incredulità, da parte di altri appro-vazione, da altri ancora indifferenza ofinta tale. Ogni delegazione ha dato unprimo parere, gli agricoltori hanno dettola loro, gli industriali anche.Prevaleva comunque una generale con-trarietà a tali proposte.I punti fondamentali della proposta eranoi seguenti:1. Abbattimento del prezzo delle bietoleda 47,67 euro per tonn. a 27,37 euro conuna compensazione disaccoppiata agliagricoltori pari al 60% della diminuzionedel prezzo pari a 479 euro per ettarosulla media degli ettari (248.000) coltivatinegli anni 2000-2001-2002.2. Abolizione del prezzo di intervento edintroduzione di un prezzo di riferimentodello zucchero pari a 421 euro a tonn.contro un prezzo di intervento attuale di631,9 euro a tonn..3. Riduzione delle quote di produzione dizucchero da 17.400 milioni di tonn. a14.600 milioni di tonn.. (Per l’Italia riduzione da 1.560 a 1.300milioni di tonn.).4. Possibilità di vendere le quote all’este-ro.5. Compensazione alle dismissioni.Proposte per noi inaccettabili perchéavrebbero messo fuori gioco il settore in

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Italia in quanto i costi di produzione dellozucchero sono ben più alti rispetto alprezzo di riferimento proposto di 421euro a tonn..L’industria avrebbe dovuto chiudere e noicon loro.Inaccettabile per l’agricoltore una com-pensazione pari al 60% della diminuzionedei prezzi perché anche noi agricoltori,come l’industria, saremmo andati al disotto dei nostri costi di produzione equindi sotto la soglia di convenienza allacoltivazione.Pur contestando, tutti, tale proposta diriforma che ritenevamo volutamente pro-vocatoria e quindi aperta ad una ampiatrattativa con margini di mediazione suinumeri ma non sui principi, ci pare nonsia stato colto, in Italia, il cuore del pro-blema e ci siamo persi in vari discorsi edinutili diatribe lasciando campo libero atutti di insinuarsi nei nostri disaccordi.Noi come ABI abbiamo immediatamentedato la disponibilità ad accettare la filoso-fia della proposta chiedendo però unaiuto parzialmente accoppiato, gestitoautonomamente dallo Stato, che, vista ladifferenza tra gli ettari presi a riferimentoper i calcoli (248.000) e gli ettari attual-mente coltivati ma, soprattutto, quelli cheoggettivamente possiamo prevedere aregime (la nostra stima, anche questanon condivisa da nessuno è di 120.000ettari), poteva garantire l’integrale recu-pero della diminuzione di prezzo propo-sto.La proposta che prevaleva nel mondoagricolo era, al contrario, quella di unaiuto totalmente accoppiato che, purtrop-po, non avrebbe tutelato il reddito attualeagli agricoltori e non avrebbe consentitol’integrale utilizzo delle somme a disposi-zione per l’Italia (119 milioni di euro)indicate nella proposta.Una decisione affrettata ed impulsiva cheha portato ad una profonda spaccaturacon tentativi evidenti di criminalizzare lanostra posizione definendola contrariaagli interessi sia agricoli che del settorenel suo complesso.Noi eravamo convinti dell’esatto contra-rio ed oggi si è ormai affermata la nostraproposta originaria ed anche coloro chel’avversavano, pur non riconoscendol’errore iniziale, l’anno fatta propria.Di questo siamo soddisfatti anche senessuno ce ne riconosce il merito.Oggi, addirittura, chi proponeva l’accop-piamento totale è soggetto a forti pres-sioni per andare verso un disaccoppia-mento totale che, se consente di recupe-rare integralmente le somme stanziate,non consente di garantire un livello pro-duttivo adeguato alle esigenze industriali.Come si può ben vedere sono sbanda-menti pericolosi, che una dirigenzaall’altezza della situazione non dovrebbeavere, dettati da problemi contingenti(perdita delle quote associative dovute

alla riduzione dei prezzi su cui le stessevengono calcolate da una parte e interes-se immediato ad avere garantita unasomma di integrazione aziendaledall’altra) che nulla hanno a che fare conil mantenimento della produzione nostroscopo primario come Associazione diprodotto.Sul fronte industriale il problema è moltopiù complesso.Gli attuali costi di produzione dello zuc-chero non sono compatibili con la propo-sta fatta. Occorre trovare il giusto puntodi equilibrio e qui il nostro Ministero, chetratta a Bruxelles, ha tutti gli elementi adisposizione e deve battersi in quanto sel’industriale non può continuare l’attivitàanche noi saremo costretti a chiudereancorché avessimo garantito il reddito e,di conseguenza, scomparirebbe un interosettore.Dopo un anno di discussioni e di scontrioggi gli animi si sono un po’ calmati(quanto meno si riesce a ragionare) e sistanno delineando posizioni comuni chepian piano stiamo trasferendo alMinistero in modo che vi sia una posizio-ne da tutti condivisa e dalla quale nessu-no possa deviare.Oggi la posizione sulla quale l’Italia deveessere intransigente è molto semplice edeve guardare alla salvaguardia dei pro-blemi fondamentali e non perdersi in par-ticolari che possono essere risolti suc-cessivamente.I punti base sono questi:1. Mantenimento delle quote nazionali;2. Flessibilità nazionale nell’utilizzo dellesomme disponibili per ogni Stato;3. Compensazione al reddito parzialmen-te accoppiata (le percentuali verrannostabilite nell’ambito della flessibilità di cuial punto precedente);4. Prezzo di riferimento dello zucchero

tale da garantire l’equilibrio dei contiindustriali;5. Mantenimento degli aiuti al sud;6. Immediata predisposizione di un pianodi settore per la ristrutturazione indu-striale che gestisca, coerentemente conla necessità di mantenimento di una pro-duzione pari alla quota che verrà asse-gnata all’Italia, le somme che verrannostanziate per le dismissioni;7. Disponibilità alla riduzione delle quoteuna volta garantito il reddito agricolo e lamarginalità industriale;8. Messa a regime del sistema di qui al2013.Andare oggi fuori da questo rigido bina-rio e perdersi in dettagli è pericoloso econtroproducente.Di fronte all’attacco francese che permantenere la sua produzione devedistruggere la nostra bieticoltura sarebbegrave, per tutti, assumersi la responsabi-lità di uscire da questa impostazione.Oggi il settore vive un momento di estre-mo pericolo e non è consentita alcunadistrazione.Mantenendo ferma questa posizione saràsempre più difficile per il Ministero, edoggi siamo più fiduciosi alla luce degliultimi incontri, non avere una posizionechiaramente tesa alla salvaguardia delsettore in Italia. Senza questa chiaraposizione l’alibi di fronte ad un eventualerisultato negativo sarebbe pronto. Incaso positivo, avendo noi come obiettivoil risultato, lasciamo molto volentieri ilmerito a chi lo avesse conseguito.Questi sono problemi immediati edurgenti.I problemi a più lunga scadenza dobbia-mo oggi accantonarli e considerarli det-tagli in quanto non potremo affrontarli senon raggiungiamo questo primo traguar-do.

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QUADRO POLITICO

Il 2005 è stato l’anno dei cambiamenti inEuropa. Dopo le elezioni del nuovoParlamento è stata rinnovata laCommissione che ha visto, per quanto ciriguarda, la sostituzione di Fischler con ladanese Fischer Boel, uno dei paladinidella proposta liberista per quanto riguar-da l’ OCM zucchero.Questo rinnovo, che riguarda anche tuttele strutture dirigenziali, ha comportato unrallentamento circa la definizione dellaproposta rispetto all’accelerata impressada Fischler nell’ultimo periodo di sua per-manenza come Commissario all’agricol-tura. Un rallentamento dovuto ad unprimo approfondimento di tutto quantoera stato messo all’ordine del giorno.Evidentemente, però, i subentranti nonavevano bisogno di studiare molto oerano molto ben preparati in quantosono partite immediatamente spinte edaccelerazioni sul fronte della definizionedella nuova OCM e questo senza tenerconto delle tante proposte modificativeda più parti avanzate. Si è mantenutaferma la rigida impostazione iniziale econ questo si è determinato uno scontrotra i vari Stati, impegnati nella tutela deipropri interessi nazionali e non un con-fronto tra Stati e Commissione deputataalla mediazione tra le singole posizioni.Una palese carenza di visione prospetticae duttilità politica che il nuovoCommissario ha immediatamente evi-denziato.Sono emersi, addirittura, elementi diarroganza ed insofferenza per non direatteggiamenti irridenti nei confronti diposizioni contrarie.Un inizio poco promettente da parte dellaFischer Boel a cui bisognerebbe ricordareche ancorché nominata Commissarioall’agricoltura, non è diventata la padronadei destini dell’agricoltura europea e chedeve misurarsi con le varie posizioni cer-

cando il giusto equilibrio evitando loscontro tra visioni economiche e interes-si diversi e contrastanti.Se si continua così, a tutti piacerà sem-pre meno questa Europa che invece diunire tende a dividere.Evidentemente seduti su quella poltrona,come è già capitato ad altri nel passatorecente, si è investiti da un delirio dionnipotenza che sarebbe bene estirpareper sempre ed una volta per tutte.Un Commissario non è un funzionarioche guarda ai problemi dell’immediato.Un Commissario deve avere una visionepolitica ampia che valuti quali sono gliimpatti futuri delle azioni che oggi ponia-mo in essere.Dovrebbe ragionare senza tener contodel presente, avere una profonda cono-scenza del passato ed lo sguardo peren-nemente rivolto al futuro. Un futurosempre più complesso, determinatodall’apertura dei mercati (la cosiddettaglobalizzazione) e, nella nostra piccolaEuropa, da un suo continuo allargamentoa Stati che provenendo da realtà moltodiverse dalle nostre necessitano di moltotempo per una totale integrazione.Un impatto immediato con una concezio-ne totalmente liberista del mercato daparte di chi è vissuto per alcune genera-zioni chiuso in una economia pianificata,non può che creare dei grossi guai pertutti. Di qui la necessità di gradualità edi analisi approfondite sugli impatti delledecisioni che si intendono prendere.Speravamo che la sensibilità politica deinuovi Commissari, indicati da una mag-gioranza di Stati a matrice politica diversada quelli che avevano nominato la prece-dente Commissione, avrebbe portato unamaggior sintonia con il mondo agricoloda cui ricevono il prevalente consensopolitico. Dobbiamo amaramente consta-tare che così non è stato per ilCommissario con il quale ci dobbiamorapportare.

Speriamo che il futuro smentisca questanostra prima impressione. Saremmo iprimi a riconoscerlo.Per il bene dell’agricoltura, sottoposta amille tensioni interne ed esterne, se que-sto non avvenisse si presenterà un futurosempre più inquietante e difficilmentegestibile dal punto di vista sociale. Sonocose già viste negli Stati Uniti negli anni70 del secolo scorso e che con tale espe-rienza sarebbe bene non ripetere.Sul versante italiano non vi è nulla dinuovo.Il Ministro ed i Sottosegretari sono sem-pre quelli ed il ministero anche.Abbiamo già commentato in passato, ericonfermiamo, una gestione sbiadita pernon dire assente dai problemi.Una liturgia inconcludente di incontri.Un ministero non protagonista e proposi-tivo e quindi soggetto al condizionamen-to di chi in quel momento è più forte o fala voce più grossa.Abbiamo un Ministro politico che fa altrecose rispetto a quelle del suo ministero eche vediamo intervenire su tutti i proble-mi in tutti i campi e in tutti i settori adesclusione di quelli agricoli e che, di con-seguenza, non elabora alcuna politicaagricola.Non ci meravigliamo perché abbiamovisto anche di peggio in questi anni. E’comunque un problema che non possia-mo esimerci dall’evidenziare ed è un pro-blema che dovrebbe coinvolgere la mag-gioranza che governa il paese perchécosì continuando c’è il rischio concretodi perdere larghe fette di consenso chepotrebbero portare, come già avuto inpassato, ad avere persone non solamenteindifferenti al mondo agricolo ma ad essocontrarie.Per quanto riguarda i rapporti con ilnostro settore, delegato al sottosegreta-rio Scarpa, non comprendiamo fino a chepunto la delega e la responsabilità è stataattribuita. Sembra di essere in uno statodi perenne inerzia pur in presenza di unaserie interminabile di incontri sia per lasoluzione dei problemi interprofessionalisia per la definizione della proposta italia-na sull’OCM zucchero. Incontri quasisempre interlocutori ed inconcludentispesso con persone diverse da riunione ariunione.Ma questo sarebbe il meno se non aves-simo riscontrato posizioni molto diversetra i singoli interlocutori.Si può ben comprendere il senso dismarrimento che vi è in molti di noiall’uscita da tali incontri in quanto, comegià troppo spesso capitato nel passato, siha l’impressione di trovarsi di fronte apersone che non intendono assoluta-mente creare assieme una posizionenegoziale che nasca dagli interessi delsettore ma che hanno già una loro ideanegoziale che se da noi non condivisa,insabbiano il discorso in una continua e

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stancante ripetizione di posizioni del tuttoinconcludente.Oggi, con alcuni aggiustamenti degli ulti-mi giorni, speriamo di aver imboccato lastrada negoziale giusta con le personegiuste che sembrano aver colto – anchese con molto ritardo – il vero nocciolodella questione da cui dipenderà lasopravvivenza del settore in Italia.Gli stessi problemi li abbiamo avuti suldecreto quote e sul decreto per la costi-tuzione di gruppo tra Co.pro.b. e ItaliaZuccheri. Posizioni diverse, interferenze,tentativi impropri di forzature che nonavevano alcun fondamento e che, fortu-natamente, sono state recuperate all’ulti-mo minuto dopo un balletto estenuantehanno consentito di lasciare invariate lequote decretando solamente la costitu-zione del gruppo Co.pro.b.tra la stessaCo.pro.b. e Italia Zuccheri.Oggi, contemporaneamente alla negozia-zione sull’OCM zucchero, il Ministerodeve essere impegnato su un altro pro-blema di altrettanta importanza: il varo diun piano di settore.E’ un problema non più dilazionabile chedovrà impegnare le migliori energie ditutti per dare una prospettiva certa allabieticoltura (e conseguentemente aglizuccherifici necessari per la trasformazio-ne) che ci verrà garantita dalla riformacomunitaria.Questo perché potremo trovarci di fronteall’assurdo di potere avere garantita unaquota di produzione e non essere ingrado di produrla perché non abbiamoadeguato per tempo le nostre strutture.Anche se abbiamo forti dubbi, visti i pre-cedenti, che da parte del Ministero ci siaquesto indispensabile supporto non pos-siamo che augurarci che questo avvenganell’interesse di tutti.In caso contrario è probabile che ci dob-biamo associare a coloro che continuanoa dire che questo ministero non serve piùed i nostri problemi possono essererisolti percorrendo vie alternative.Speriamo che questo non avvenga per ilbene dell’agricoltura e degli agricoltori.

INDUSTRIA

Nel 2004 hanno operato, in Italia, 17 zuc-cherifici: 11 al Nord, 2 al Centro e 4 alSud. Rispetto al 2003 hanno lavoratodue zuccherifici in meno (Contarina eCastiglion Fiorentino) sospesi per unanno a causa della scarsità di prodottodovuta al minor ettarato seminato. Unascelta giusta e corretta che non ha avutoalcuna ripercussione negativa in campoagricolo in virtù della perfetta organizza-zione dei trasferimenti.Due fabbriche sospese, un primo segnaleindicatore dell’esigenza di ristrutturazionedi un settore oggi sovrabbondante, nelpotenziale di trasformazione, rispetto allaquantità di prodotto ma, soprattutto, per

genziale, sicuramente più grande di lui,che forse intendeva come delega delgoverno dell’industria italiana che, sicu-ramente, non era nelle intenzioni di nes-suno.Con queste premesse tutto è saltatodopo poco tempo e dopo molti guai pro-curati a tutti.Oggi non c’è più nulla ed ognuno vaavanti per proprio conto secondo i pro-pri interessi o presunti tali.Vien da sorridere a pensare alle continueprediche che ci venivano fatte dagli indu-striali i quali affermavano che la fram-mentazione del mondo agricolo non cifaceva accreditare come interlocutoreserio ed affidabile e che una unica rap-presentanza (forse per controllarlameglio) sarebbe stata la soluzione di tantiproblemi.Rovesciando il discorso potremo direnoi, oggi, la stessa cosa forse con piùmotivi ed argomentazioni essendo moltopiù rischiosa per il settore la rissosità edla frantumazione del mondo della trasfor-mazione rispetto a quella agricola.Un monito ad essere sempre prudentinelle dichiarazioni e meno arroganti neirapporti.Parlavamo prima delle difficoltà econo-miche. La diminuzione dei prezzi dellozucchero, dovuto alla guerra commercia-le che precede le decisioni sulla nuovanormativa comunitaria del settore e gliaccordi WTO, è un fatto serio, grave epreoccupante per tutti.Le già difficili condizioni strutturalidell’industria italiana, di cui sarebbe trop-po lungo parlare, pongono seri problemidi equilibrio economico che non ci pos-sono lasciare indifferenti anche se nonpossiamo essere coinvolti, tramite ilprezzo delle bietole, al loro riequilibrio.Si deve puntare sulla razionalizzazione,sulle chiusure delle fabbriche eccedentirispetto all’optimum produttivo di ciascu-na di esse, si debbono evitare le stupide

le esigenze minime di produzione unitariadi zucchero (90/100 mila tonnellate perzuccherificio) necessarie per l’equilibriodei conti industriali. Nel rapporto tra leproduzioni di zucchero realizzate negliultimi anni e gli stabilimenti in attività, sivede immediatamente quanta stradaabbiamo ancora da percorrere.Per fare questo occorre volontà, armoniae coesione. Tutte cose che sembranooggi mancare.Il riequilibrio di potere del dopo Eridaniaè ancora lontano dall’essere raggiunto;non c’è ancora una leadership che siimpone e tutto si lacera sempre più conl’aggravante di una situazione economicaprecaria dovuta al continuo ribasso deiricavi causato dalla diminuzione dei prez-zi di vendita dello zucchero.E’ un momento molto difficile e preoccu-pante che può far saltare l’intera struttu-ra.Di qui sono nate le difficoltà diAssozucchero, messa in liquidazione esostituita con un organismo, sul qualesembra non vi sia ancora un accordodefinitivo, che ha come solo compitoquello di gestire i problemi tecnici comu-ni mantenendo ogni singola società ladifesa delle singole politiche industriali.Una rottura nella gestione della politicaindustriale globalmente intesa, sostituitadalla polverizzazione delle posizioni chenon trovando sintesi comune toglie atutti potere e capacità di condizionamen-to.Il motivo di questa rottura è fondamen-talmente da ricercare nella non disponibi-lità, dell’ultima gestione di Assozucchero,a riconoscere il cambiamento avvenutonel panorama saccarifero con l’entratadei produttori nella trasformazione, tral’altro in posizione maggioritaria. L’ulti-mo presidente di Assozucchero prove-niente da Montedison e quindi uomo diEridania allora con funzioni di mero ese-cutore, si è trovato in una posizione diri-

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concorrenze (che costano), si debbonorazionalizzare i bacini di approvvigiona-mento riducendo e controllando i costi ditrasporto, si debbono rendere più snellee corrette le procedure di controllo, sidebbono razionalizzare i costi di assisten-za tecnica unificando, dove possibile enel polo industriale agricolo lo è, l’opera-tività degli uffici agricoli e dei tecnici delleassociazioni eliminando tutti i doppioni.Occorre mettere mano alle forbici etagliare. Tutti sappiamo che ciò puòessere fatto per recuperare l’indispensa-bile efficienza da più parti auspicata.Prima di chiedere di limare il prezzo dellebietole occorre fare questo.Oltre che una esigenza ormai indilaziona-bile è, questo, un cambio di mentalità o,se meglio vogliamo, un salto culturaleche impone persone e operatività diverseda quelle attualmente in campo condizio-nate da troppi lustri di comportamentiritenuti giusti, corretti e non modificabili.Anche qui la pesante eredità lasciataci daEridania, con la sua convinzione di esse-re il verbo, è evidente, condizionante edifficile da modificare. Occorre piùcoraggio; un capo ufficio agricolo od unsingolo tecnico, semmai tutelato dal poli-tico di turno, non può essere da intralcioad un processo di ristrutturazione chesarebbe già dovuto avvenire da tempo eche oggi, non attuato, rischia di travol-gerci.L’ostacolo bisogna avere il coraggio dirimuoverlo. Se questo non lo si fa è evi-dente che ci sono altri interessi sotto cheimpongono di lasciare tutto fermo; sonoperò interessi personali di qualcuno enon interessi delle società costrette a sof-frire per via di tali condizionamenti.La fiducia è l’ultima a morire ed i marginiper tollerare a lungo situazioni simili nonci sono più è quindi molto probabile cheil processo di riorganizzazione prendaimprovvisamente una accelerazione taleda farci recuperare in fretta il tempo per-duto inutilmente.Anche da parte agricola, ne parleremopiù avanti, è indispensabile un veloceprocesso di aggregazione e riorganizza-zione anche in funzione del fatto che lanostra presenza nel mondo della trasfor-mazione, già oggi molto pesante essendoattorno al 40%, dovrà ulteriormente allar-garsi per la quasi certa indisponibilità delprivato o rimanere in un settore “povero”che non consente più profitti.Come più volte detto, il reddito per l’agri-coltore è quello che ottiene dalla lavora-zione della terra e non dalle proprie atti-vità industriali. L’agricoltore non chiededividenti ma solamente che si mantenga-no in equilibrio economico le fabbrichecon la semplice copertura dei costi digestione.Questa la differenza che ci pone in unasituazione di vantaggio e che ormai si staestendendo in tutti i paesi del mondo.

Per questo dobbiamo essere pronti. E’ quindi necessario prepararci da subito.

AGRICOLTURA

L’agricoltura italiana sta subendo in que-sti ultimi anni una mutazione genetica piùampia di quella avvenuta negli ultimi duemillenni.Le aziende agricole, diminuite del 30%negli ultimi dieci anni, si stima che subi-ranno nel prossimo quinquennio unaulteriore diminuzione del 50%.Solamente con questi due dati si com-prende perfettamente la situazione: oggi,e sempre più in futuro, si rischia di nonavere più il riferimento personale nelleaziende cambiando continuamente oscomparendo del tutto gli interlocutoricon cui abbiamo sempre interloquito.Per noi, associazione di prodotto, il pas-saggio, sia pure forte,con intelligenzasarà possibile gestirlo. Molto più com-plicata la situazione per le associazioni diproduttori che rischiano di perdere laloro identità in quanto il sindacalismo,utile al governo della massa delle aziendeagricole, con la scomparsa di queste ulti-me, perderà di significato essendo lacomponente economica quella che pre-varrà su tutto.Per quanto ci riguarda, pur dimezzando ilnumero dei soci, stiamo mantenendo laquantità di prodotto controllato e questoci pone nelle condizioni di essere interlo-cutore anche per il futuro. E’ uno spazioche ci siamo ritagliati e che intendiamomantenere.Questo però non vuol dire rimanere fermied indifferenti ai cambiamenti in atto.Il nostro futuro si dovrà per forza identifi-care sempre più nel governo di tutti gliaspetti economici del prodotto che rap-presentiamo, superando la semplice pro-duzione per passare alla trasformazioneed alla commercializzazione del prodottofinale onde recuperare il massimo possi-bile di reddito che nei vari passaggi vieneoggi lasciato ad altri. Ecco perché ladistinzione agricoltura – industria anchenel nostro settore diventa sempre menoevidente. Oggi il mondo agricolo asso-ciato controlla ormai il 40% della trasfor-mazione e, vista la situazione industriale,non è da scartare l’ipotesi che questapercentuale tenderà sempre più allargarsifino a raggiungere, con molta probabilitàe nel giro di poco tempo, la totalità dellatrasformazione industriale della barbabie-tola da zucchero così come si sta verifi-cando in moltissimi stati industriali.Negare che questa rivoluzione sia in attoe che possa lasciare immutato il nostrosettore è da sciocchi.Nel futuro il settore italiano, con moltaprobabilità, si assesterà sui 120.000 etta-ri di bietole con meno di 20.000 bieticol-tori. Questo dovrebbe far riflettere tuttisulla indilazionabilità di una profonda

revisione dell’attuale sistema organizzati-vo in sintonia con quanto sta avvenendosotto di noi.La frammentazione è ormai fuori dallalogica e voler mantenere la contrapposi-zione sindacale in una realtà che non èpiù quella di prima o non c’è più permancanza di soci, è un lusso che nonpossiamo più permetterci. Non possiamo inoltre cadere nella trap-pola di chi ci vuole strumentalizzare alfine di crearsi una legittimazione, cheautonomamente non riesce a darsi, neltentativo di sostituirsi nelle nostre funzio-ni.Sono anni che andiamo ripetendo le stes-se cose e non ci stanchiamo di ribadirleanche in questa occasione consapevoliche ormai il processo, sia pure con moltoritardo, sia arrivato a maturazione e siaormai irreversibile.Il tempo a disposizione, però, è poco emolto dobbiamo ancora fare; è quindinecessario mettere da parte qualsiasiposizione egemonica, cospargerci tutti ilcapo di cenere, voltare pagina, e comin-ciare a scrivere una storia nuova che ciconsenta di governare il futuro di un set-tore che oggi possiamo ritenere moltodifficoltoso, pieno di insidie e di noncerto approdo. E’ probabile che per rag-giungere questo scopo occorrano perso-ne nuove non coinvolte nelle diatribe enelle contrapposizioni del passato; sequesto è quello che serve, tutti, nell’inte-resse del settore che abbiamo sempredetto di perseguire, dobbiamo fare unpasso indietro, coordinando solamente lafase di trapasso e lasciare ad altri lagestione della futura realtà associativaunica .Non possiamo, oggi, pensare o speraredi salvarci augurandoci la mortedell’altro. Questo non avverrà mai e,oltretutto, non sarà possibile in quanto lariorganizzazione che ciascuno di noi staattuando ci crea l’illusione di poter supe-rare autonomamente questo difficileostacolo. I numeri contraddicono qual-siasi velleità in questo senso pena lostravolgimento delle funzioni, dell’opera-tività e dell’immagine delle nostreAssociazioni sempre più interessate agliaspetti commerciali collegati al nostrosettore (seme) rispetto alla tutela e ciò infunzione dei problemi economici che,sempre, determinano il comportamentodi tutti.Le quote associative, con gli investimentiprevisti a regime della riforma OCM zuc-chero, saranno di entità tale (non le per-cepiremo sulle quote di compensazioneal reddito) da garantire la sopravvivenzadi una unica associazione molto piùridotta rispetto alla somma di tutto ciòche oggi esiste. Se a questo aggiungia-mo l’allargamento della nostra presenzanell’industria di trasformazione compren-diamo quanto la nostra funzione subisca

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30 N O T I Z I E B I E T I C O L E

un forte ridimensionamento per non direuna mutazione genetica.Mettersi di traverso di fronte a tutto ciò èantistorico e controproducente per gliinteressi degli agricoltori che non saran-no più disponibili a pagare inutili doppio-ni di attività.Se si condivide questa analisi, bisognaadattarsi immediatamente alla realtà perpoter rimanere attori del futuro e nonessere messi da parte da altri protagoni-sti.Oggi la presunzione di onnipotenza ditutti noi, in virtù della nostra lunga storia,è molto pericolosa per la nostra stessasopravvivenza.L’umiltà, al contrario, dovrebbe essere lamolla che ci guida in questa fase di pas-saggio.Avere oggi il coraggio, comeAssociazioni bieticole, di fare questo pas-saggio, vorrebbe dire dare una grossadimostrazione di forza tesa a dimostrarela nostra capacità e volontà di governareun settore senza farci guidare da altri chea noi si vogliono sostituire riducendo ilcomparto bieticolo ad un semplice dipar-timento delle organizzazioni agricolegenerali che, entrando nell’economico, sirigenererebbero a fronte della disarticola-zione inevitabile che subirebbero a causadella scomparsa della massa delle azien-de agricole.Si tratta di vedere se vogliamo essere noia gestire il futuro, avendone capacità ecompetenza in virtù della professionalitàacquisita, o se vogliamo passare la manosenza combattere.A nostro parere oggi siamo ancora intempo.Riteniamo che una occasione persa siastata quella dell’applicazione da subitodella legge sulle organizzazioni dei pro-duttori al settore bieticolo che avrebbedato un grosso rilancio alla nostra fun-zione, ovviamente aggregati in una unicarealtà che sarebbe diventata una potenzaanche economica con il controllodell’intera produzione nazionale.E’ un peccato che non si riesca mai asalire sul treno che passa, a volte unasola volta nella vita, e non si colga l’occa-sione per rilanciarsi e riconfermarel’associazionismo bieticolo quale esem-pio per tutti i settori dell’agricoltura cosìcome fino ad oggi è stato.Questi dovrebbero essere gli obiettivi ditutti. Oggi però è pura utopia realizzarlo.Venendo al pratico e dovendo vivere que-sta realtà e non quella che ci piacerebbepoter vivere, noi abbiamo messo incampo tutto quanto potevamo per usciredalla situazione determinata dalla diminu-zione delle entrate dovuta alla riduzionedell’investimento a bietole in Italia edabbiamo, come altri peraltro anche senon lo vogliono ammettere, avviato unprocesso di diversificazione delle attività,in primis quella commerciale (seme ed

altro), al fine di recuperare la perdita dientrate di quote associative. Tutto avvie-ne sempre con le stesse persone incre-mentando l’impegno ed il carico lavorati-vo di ciascuno di noi che non possiamopensare di poter mantenere illimitata-mente illudendoci di non averne dei con-traccolpi negativi a medio lungo termine.Un ritorno alle nostre funzioni originarie èquello che tutti auspichiamo, ma lo pos-siamo ottenere solamente operando le aggrega-zioni precedentemente indicate.E’ un ulteriore appello che si aggiunge aitanti già fatti nel passato nella speranzache qualcuno lo possa cogliere e, ovvia-mente, dare un messaggio di disponibi-lità.Nel frattempo continuiamo - siamocostretti - ad operare nel nostro quotidia-no lavoro che, fortunatamente per noi, cista dando soddisfazioni insperate.Da ultimo non possiamo esimerci dalcommentare, ancora una volta, la situa-zione di Finbieticola con i riflessi nellesocietà da essa partecipate.Dopo il ribaltone dello scorso anno cheha visto l’esclusione di tutti dagli organiamministrativi, essendo passata lasocietà sotto il controllo di ANB, pocoabbiamo da dire se non quello che siimpara di seconda mano e quello cheviene portato nelle assemblee di bilancioda cui, come soci, non è possibile esclu-derci.Quel poco che sappiamo è molto preoc-cupante ed il silenzio che è calato sullafinanziaria da parte di chi la controlla –sempre puntuale ad informare giornal-mente su tutto o quasi – ne è la indirettaconferma.Sono stati chiusi due bilanci: uno al31/12/03 ed uno al 30/06/2004 in quantosono state modificate le scadenzedell’esercizio sociale che oggi va da01/07 al 30/06/ di ogni anno.Il bilancio al 31/12/03 è stato chiuso conuna perdita di 6.446.738 euro ed il bilan-

cio del semestre 01/01/04 30/06/04 èstato chiuso con una perdita di 93.296euro.In entrambe le occasioni il nostro voto èstato contrario.Successivamente, ed i risultati li vedremonel prossimo bilancio che chiuderà il30/06/05, è stato sottoscritto un contrat-to di cessione a Eridania Sadam S.p.a.delle partecipazioni di Sadam AbruzzoS.p.a., il cui valore iscritto a bilancio eradi 3.332.291 euro, di Sadam CastiglioneS.p.a., il cui valore iscritto a bilancio eradi 7.959.935 euro e di Sadam Isz S.p.a.,il cui valore iscritto a bilancio era zero.Tutto questo per poter essere sgravatidall’obbligo di coprire le perdite diSadam Isz e che verranno messi a perdi-ta.Successivamente è stata messa in liqui-dazione Sacofin S.p.a. a bilancio per409.909 euro che possiamo prevedereverranno messi, anche questi, a perdita.Si preannuncia, quindi, una grossa ulte-riore perdita che porterà ad una conse-guente diminuzione del patrimonio nettoe quindi anche del valore della nostrapartecipazione inserita nel nostro bilancioal valore di acquisizione e quindi nonabbisognevole di svalutazioni ma ormaiprossima al valore nominale.Di tutto ciò siamo molto preoccupati.Non possiamo però far nulla per invertirela rotta e ci si riconferma nel giudizionegativo circa l’operazione di isolamentocui l’ANB si è condannata e da cui nonsembra avere alcuna intenzione di uscire.Oltre alla perdita di valore, vi è anche laperdita di immagine –che ci coinvolgetutti- difficile da ricostruire.Oggi Finbieticola rischia di non esserepiù in grado di far fronte alle sue esigen-ze immediate e, ancor meno, a quellefuture. L’andamento non positivo dellenostre rimanenti partecipate, potrebberichiedere la necessità di ricapitalizzazionie se a questo non si è in grado di farfronte si perdono le prerogative sia pur

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limitate che oggi abbiamo.Se questo si dovesse verificare vedremoscomparire la nostra influenza su tutte lesocietà cui abbiamo partecipato negliultimi 20 anni.Un risultato che ci dovrebbe far pensareed anche un po’ vergognare.Stiamo dicendo continuamente che tuttal’industria entrerà sotto il controllo delmondo agricolo così come avvenuto ingran parte del mondo e, nel riconfermarequesto, costatiamo, con amarezza, chequel mondo agricolo, quasi sicuramente,non sarà quello delle attuali Associazionibieticole.Un fallimento annunciato fin dall’inizio epervicacemente percorso con il soloscopo di dire “comando io” non avendo-ne mezzi e capacità. Qualcuno, siamocerti, chiederà conto di tutto ciò e ciauguriamo che questo avvenga il più pre-sto possibile perché non abbiamo piùtempo per baloccarci con queste stupi-daggini. Su questo però non siamo otti-misti e dovremo vedere, impotenti, pre-cipitare senza controllo fino all’implosio-ne finale quanto, con tanti sacrifici, èstato costruito negli anni. L’orgoglio di chi si è messo in questopasticcio non gli consentirà mai diammettere di aver sbagliato e dichiararela disponibilità a ritornare alla situazioneprecedente quando il controllo di tutti, siapure con qualche rallentamento in tutte ledecisioni piccole e grandi, aveva consen-tito di creare una ricchezza che ora,impotenti, vediamo continuamente ridur-si con il rischio concreto di vederlaannullata.Da ultimo un accenno alla legge sulleorganizzazioni dei Produttori così comeindicato dal UE.Da parte nostra vi era la totale disponibi-lità ad imboccare questa strada. In talsenso avevamo già preso le delibere con-sigliari di competenza.Pensavamo, in occasione di questaassemblea, di concludere il percorso.Però le pressioni contrarie affinché ilnostro settore fosse escluso, sono statemolto forti e ne hanno determinatol’esclusione almeno fino al terminedell’attuale Regolamento Comunitario disettore.Tutto rimane come prima come già suc-cesso in un lontano passato sia pure conaltre motivazioni sempre però impronta-te al salvataggio di posizioni retrogradeincapaci di guardare al futuro fermi ad unpassato che, sia pure ricco di soddisfa-zioni e per alcuni glorioso, non c’è più datempo.Lo spirito delle nuove OP è quello dilegare la produzione e la trasformazionesia sotto l’aspetto contrattuale (che pernoi c’è da sempre ed è stato il motivo cheha consigliato qualcuno di contrastarel’estensione al nostro settore della nuovalegge) sia sotto l’aspetto gestionale.

Nel momento in cui l’allargamento dellanostra presenza sul versante industrialesi è ampliato significativamente e, quasisicuramente, si allargherà ancora di piùin futuro, tale normativa avrebbe consen-tito una gestione molto più armonicadella nuova realtà che non può più esseredi contrapposizione così come, nel pas-sato, si sono stati caratterizzati i rapporticon l’industria.Inoltre le radicali modifiche che la nuovaOCM zucchero introdurrà, avrebberoconsentito di ritagliare per le nuove OPquello spazio economico necessario perla gestione delle stesse non più garantitoin futuro vista la diminuzione del prezzodelle bietole pagato dall’industria sulquale viene operata la trattenuta.Una riduzione del prezzo, qualunque essosia, sarà una riduzione delle nostre entra-te che non avremo modo di compensarese non aumentando (ma non sarà possi-bile) la percentuale delle quote associati-ve.Una miopia, anche questa come quella diFinbieticola, che avrà conseguenzepesanti su tutti noi e che ci imporrà scel-te e strategie diverse che oggi possiamosicuramente immaginare ma che,comunque, vedranno la nostra presenzae la nostra funzione sempre più emargi-nata.

ACCORDO INTERPROFESSIONALE

La nuova normativa sulle OP assicuravaalle stesse l’esclusività della sottoscrizio-ne dell’Accordo interprofessionale.Nel contestare l’applicabilità della legge alnostro settore, si è detto che noi l’accor-do interprofessionale lo sottoscriviamogià e da sempre.Vien voglia di dire: ma quale accordointerprofessionale sottoscriviamo?Forse la nuova legge ci avrebbe fattoriprendere e rivitalizzare tale istituto.Oggi l’accordo è il RegolamentoComunitario cui si aggiungono accordi

locali migliorativi proposti dall’industriaper soddisfare le esigenze di approvvigio-namento di singole fabbriche.Quando si parla di incontrarci per parlaredi accordo interprofessionale tutti suda-no freddo consapevoli della difficoltà adefinire qualcosa ma, soprattutto, perchégli incontri si risolvono in estenuanti elunghissime liturgie che, fatte sempredalle stesse persone, lasciano in tutti laconvinzione di perdere solamente deltempo.In questo momento l’accordo vigente èquello sottoscritto nel 2003 con validitàbiennale. Un accordo con il quale abbia-mo raschiato il barile del Fondo BieticoloNazionale mettendo a disposizione 10milioni di euro necessari per il saldo delprezzo regionalizzato ai bieticoltori.A distanza di un anno e avendo previstoin quell’accordo un impegno del Governoqualora anche per il 2004 e il 2005 fosserimasta la regionalizzazione (per il 2004 èrimasta, vedremo nel 2005) e non aven-dovi adempiuto, ci troviamo con la regio-nalizzazione pagata a fine marzo nel ten-tativo di usare gli agricoltori come stru-mento di pressione per problemi cheriguardano altri e con la minaccia daparte industriale di denunciare l’accordosiglato dopo aver incassato i 10 milionida noi messi a disposizione, senza paga-re la loro quota di 10 milioni negli annisuccessivi.La denuncia dell’accordo interprofessio-

nale è, ovviamente, possibile, però deveessere chiaro che in questo caso l’accor-do non è valido fin dall’origine per cui ilFondo Bieticolo deve essere reintegratodei 10 milioni di euro.Sarebbe troppo comodo prenderedell’accordo le cose che interessano erifiutare le altre. L’accordo è un unicumche va accolto tutto o respinto tutto enon solo in parte.Questo è lo stato dell’arte dell’accordointerprofessionale e, forse, avremo sem-pre meno da dire per il futuro.

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32 N O T I Z I E B I E T I C O L E

L’investimento a bietole nel 2004 hasubito un ulteriore notevole decrementorispetto agli ultimi anni.Siamo passati dai 228 mila ettari del2002 ai 195 mila del 2003 fino ai 165mila del 2004. Una diminuzione di circail 15% rispetto all’anno precedente.Come si può notare, anche analizzandol’allegato grafico sulle superfici investitee le produzioni di zucchero in Italia, stia-mo assistendo ad un progressivo decli-no del settore che sta causando unaserie di ripercussioni a catena che coin-volgono: terzisti, fornitori di mezzi tecni-ci, sementieri e, ovviamente, industria ditrasformazione i cui effetti, non ancorapercepiti appieno, avranno conseguenzegravi e difficilmente recuperabili.In questa situazione, in questi anni, nonsi è prodotta la quota assegnata all’Italia.In funzione di ciò l’Italia è stata ricono-sciuta zona deficitaria con conseguen-te applicazione del prezzo regionalizzatodelle bietole. Questo ha provocato unulteriore aggravio dei costi industriali,già pesanti in conseguenza della scarsautilizzazione degli impianti mantenutiattivi (ad esclusione di due) nonostantel’esigenza di ridurli nell’ambito di unaprofonda e razionale ristrutturazione cheporti ad un equilibrio tra prodotto da tra-sformare e potenzialità lavorativa ottima-le.Questo, ovviamente, ha incrementato adismisura la conflittualità tra le parti sur-riscaldando l’ambiente in maniera ano-mala e non opportuna quando, al con-trario, sarebbe necessario un clima fred-do e disteso tale da rendere produttivo ilconfronto tra le parti al fine di raggiun-gere gli obiettivi di razionalizzazione chetutti, a parole, auspichiamo.Tutto, in queste condizioni, è sovradi-mensionato e coltivare l’illusione che siapossibile una inversione di tendenza,anche alla luce della nuova riformadell’OCM zucchero, non è realisticamen-te sostenibile e credibile. Dovremoavere solamente comportamenti conse-guenti.Le semine 2004, quelle poche effettuate,sono state fortemente disturbate da unaanomala piovosità che non ha permessodi effettuarle nel periodo normale. Lamaggior parte delle bietole sono stateseminate ad aprile avanzato; in alcunicasi si è arrivato addirittura in maggio,mettendo quindi in serio pericolo il risul-tato produttivo. Un’annata normale perl’Italia, avrebbe determinato un insuc-cesso tale da decretare la scomparsaanzitempo del settore.Il rischio è stato altissimo però nonpotevamo fare diversamente; dovevamosolo andare avanti e sperare in bene.Una strana e positiva, per noi, serie dicircostanze hanno determinato che quel-lo che poteva essere un risultato negati-vo certo, si è rivelato l’esatto contrario:una delle migliori annate per la produzio-ne unitaria per ettaro. Il motivo vero èda riscontrare nel fatto che abbiamo

CAMPAGNA 2004

avuto le piogge giuste ma, soprattutto,non vi è stata l’estate tradizionale. Lebietole non hanno subito lo stress termi-co estivo, non sono state attaccate dallacercospora, hanno avuto maturazionecostante e sono arrivate alla raccolta conla foglia originaria. Tutto questo hafatto recuperare con gli interessi i ritardidella semina.Il risultato è stato uno dei migliori maiavuto.La produzione finale di zucchero è stata11,581 milioni di quintali rispetto a quel-la dell’anno precedente che si era asse-stata a poco meno di 9 milioni di quinta-li.Si evidenzia il risultato unitario estrema-mente positivo: a fronte di una riduzionedel 15% delle superfici investite, abbia-mo avuto un aumento di produzione dizucchero, rispetto all’anno precedente,del 26%.La produzione di bietole nel 2004 è statadi 84,73 milioni di quintali contro i78.442.259 dell’anno precedente (+8%).

Abbiamo rilevato una polarizzazione del16,23% (16,03% al nord; 17,83% alcentro; 15,99% al sud) ed una produzio-ne di radici di 513,5 q.li per ettaro pari a13,695 milioni di quintali di saccarosioche hanno prodotto 11,581 milioni diquintali di zucchero bianco.Circa gli investimenti, sulla base dei datiin nostro possesso, la superficie investi-ta a bietole in Italia nel 2004 è stataattorno a 165.000 ettari (105.000 alnord, 30.000 al centro, 30.000 al sud).Circa 30.000 ettari in meno rispetto al2003.I prezzi delle bietole sono stati: euro49.72 a tonn. a 16 gradi al centro – norde euro 56.78 a tonn. a 16 gradi al sud.Le tabelle allegate ed il successivo capi-tolo predisposto dal servizio tecnico-agronomico completano la panoramicadei dati.Per quanto riguarda la nostra percentua-le di rappresentanza è stata del 10,72%.Anche il 2004, come l’anno precedente,è stato condizionato dal problema della

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regionalizzazione onere che l’industriaritiene di non poter e non dover pagare.Dopo la sigla dell’accordo interprofessio-nale biennale precedentemente ricorda-to, tutti ci auguravamo che il problemafosse risolto. Così non è stato in quantoil Ministero che a tale accordo avevadato la benedizione, pur non sottoscri-vendolo, non ha dato corso a quanto disua competenza in esso previsto e cioèun intervento a parziale copertura deglioneri della regionalizzazione qualoraquesta fosse stata prevista anche per il2004. Il risultato è stato un ulteriorecomportamento scomposto dell’indu-stria che non ha pagato quanto dovutonei tempi giusti, cercando di utilizzareimpropriamente gli agricoltori comemassa di pressione nei confronti delMinistero creando una tensione inop-portuna che continua a condizionare innegativo tutto il precario equilibrio delnostro settore. Ci rendiamo conto delledifficoltà industriali, a seguito del forteabbassamento dei prezzi di vendita dellozucchero, questo però non è motivo vali-do per tentare di scaricare tali oneri ominori entrate sul bilancio altrettantoprecario degli agricoltori che non lo pos-sono assolutamente sopportare penal’abbandono della coltura. Se questa èl’alternativa, e noi siamo convinti che losia, agli industriali le conclusioni: o chiu-dere per mancanza di prodotto, o inter-venire subito ed in maniera forte sullastruttura dei propri costi di trasformazio-ne che, a nostro parere, possono recu-perare risorse significative ed importantitali da riequilibrare la situazione.La scorciatoia del trasferimento dei pro-pri problemi ad altri, anche se molto piùcomoda, non è percorribile. Gli indu-striali debbono inoltre tener conto chel’attuale battaglia sui prezzi dello zucche-ro è la conseguenza della lunga (troppolunga) trattativa per la definizione delnuovo OCM zucchero che una volta defi-nito porterà, nel bene e nel male, ad unequilibrio in quanto a bocce ferme nes-suno sarà più disponibile a svenarsi inuna guerra commerciale a quel puntosenza alcuna giustificazione. La gestio-ne di questa fase di transizione, compli-cata e difficile, farà emergere la qualitàdelle persone e selezionerà la futura diri-genza del nostro settore che non avràpiù le tutele del passato e che si dovràconfrontare tutti i giorni con il mercato.Passando ad altro il 2004 è stato il primovero anno di attività di BETA la societàunica di sperimentazione.E’ ancora presto per dare dei giudizi defi-nitivi. Ribadiamo la nostra preoccupa-zione per una società che è stata fatta farnascere con troppa fretta senza averdefinito in precedenza tutto quantonecessario per la sua vita. Una frettadovuta alla necessità di molti di chiuderele proprie attività sperimentali per via deicosti che comportavano e che non ave-vano un riscontro diretto di validità.Come prevedevamo, l’inizio è statoabbastanza difficoltoso non tanto per ilreperimento delle risorse finanziarie

necessarie, ma soprattutto per l’amalga-ma di un gruppo molto eterogeneo eprivo di molte valide individualità pre-senti precedentemente nelle unità opera-tive delle Associazioni e dell’industriache ne condiziona e ne condizionerà innegativo il lavoro. L’operatività ne harisentito ed i risultati dovranno affinarsisempre più per dare a BETA quella credi-bilità, quell’autorevolezza e quella fiduciache è la base su cui può vivere. Oggi,onestamente, dobbiamo dire che questecondizioni non ci sono e dobbiamo tutti,sia dentro la società che fuori di essa,dare il massimocontributo perchéciò si concretizzi.Questo nell’interes-se di tutti avendotra l’altro profusoin tale società tanteenergie. Siamoconsapevoli chesolamente da unsuo risultato posi-tivo il settore puòtrarre importantivantaggi sul frontedel recupero diproduttività che civiene imposta dallaormai certa ridu-zione dei prezzigarantiti.I futuri investimen-ti bieticoli, a salva-guardia del settore,possono avveniresolamente in pre-senza di tale recu-pero di produttivitàche la dissennatapolitica industrialenegli anni disovrabbondanzadell’offerta haimpedito. Infattiuna politica ten-dente a massimiz-zare la resa indu-

striale a discapito della produttività agri-cola è stata una politica che ha messo inginocchio gli agricoltori e non ha salvatol’industria: il minimo del risultato e ilmassimo della stupidità.Oggi, su questo fronte, la nostra atten-zione ed il nostro impegno deve esseremassimo cercando di superare le incom-prensioni, non pretendere risultati imme-diati, non sottoporre la struttura ad inuti-li tensioni ed avere dalla struttura quelladisponibilità e quella modestia che lasituazione richiede. La consapevolezzache BETA, ormai, è l’unica struttura di

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sperimentazione del settore non deveautorizzare presunzioni di indispensabi-lità ed insostituibilità che non sono pre-rogative di nessuno quanto meno di chifa parte di una cosa appena costituita eche non si è ancora affrancata .Concludendo l’analisi del 2004, non pos-siamo esimerci dal ricordare il grossorischio corso per via delle semine tardiveche, fortunatamente, si è recuperato conl’anomalo ma favorevole andamento cli-matico durato fino al termine della rac-colta salvo una piccola coda che, dopouna fermata delle fabbriche, ci ha portatoa novembre per completare le consegne.Nelle disgrazie che si stanno accanendosul settore, un raggio di sole miracolosoche ci deve far guardare avanti con spe-ranza e fiducia.E’ stato l’anno delle discussioni, dei con-trasti e delle contrapposizioni sulla pro-posta Fischler sull’OCM zucchero.Discussioni continue ed inconcludenti alivello ministeriale dove prevale lavolontà di mantenere una grande libertàdi manovra sulla trattativa finale diffidan-do di vincoli troppo stretti che gli inte-ressi della filiera dovrebbero imporre.E’ il solito guaio italiano dove chi trattanon porta le istanze che provengonodagli operatori a tutela degli interessi delsettore, ma dove prevale la logica di chivuol mantenersi svincolato da condizio-namenti troppo stretti che impongono,nel bene e nel male, di rendere conto delproprio operato.Il contrario di quanto avviene per le dele-gazioni di quasi tutti gli altri stati che, adifferenza di noi, portano a casa risultaticomplessivamente più importanti deinostri.Tutto questo è stato facilitato da posizio-ni non del tutto uniformi da parte nostra.Oggi, dopo un anno di tempo perso eche sarebbe stato molto importante uti-lizzare per stringere a vincoli forti ilnostro Ministero, le differenziazioni sonointeramente riassorbite e tutto sembraricondotto ad un comune sentire.Ci auguriamo che sia così anche se i

dubbi di trattative sotterranee contrarieall’interesse generale del settore – sia incampo agricolo che industriale – sonoprobabili e possibili. Nel caso questo sidovesse verificare non avremo timore didenunciare tali comportamenti qualoramettessero a rischio il positivo esitodella negoziazione da parte della delega-zione italiana.Quello che chiediamo e che proponiamo,per il mantenimento di un certo livello diapprovvigionamento di zucchero inItalia, si può e si deve sintetizzare inpochi punti chiari senza possibilità difraintendimento.Quote nazionali non cedibili all’estero;Compensazione totale,con aiuto parzial-mente accoppiato, della diminuzione diprezzo previsto per le bietole;Prezzo dello zucchero compatibile con icosti di produzione italiani;Gestione nazionale dell’importo globaledelle compensazioni previste per l’Italia;Quote all’importazione dai Paesi menoavanzati;Riconferma dell’autorizzazione agli aiuti

alla bieticoltura meridionale;Messa a regime dell’OCM in manierascalare dal 2006 al 2013.Sono i punti cardine senza i quali la bieti-coltura italiana potrebbe essere messa arischio certo. Sono punti che non deb-bono far disperdere la trattativa in detta-gli marginali che potrebbero compro-mettere il buon esito finale.Contiamo che questo possa avvenire e lasvolta dell’ultimo periodo, a livello mini-steriale, ci lascia più tranquilli sulla posi-tività del risultato finale.Per quanto riguarda la nostraAssociazione, nel 2004 abbiamo sostan-zialmente riconfermato la nostra rappre-sentatività pur nelle difficoltà dovute aduna accresciuta competitività e ad unaforte contrazione del numero delle azien-de bieticole, prevalentemente le piccole,che sono sempre state la maggioranzadella nostra base sociale. La disartico-lazione di altri che non garantisce piùservizi ed assistenza, cui hanno tentatodi porre rimedio con sconti e discreditoprofuso a piene mani, è stata la nostracarta vincente ed ha dimostrato ancorauna volta, se ve ne fosse ancora biso-gno, che certe politiche pagano, altre no.Il risultato produttivo molto buono, pur-troppo però su pochi ettari, ci ha con-sentito di sopravvivere mantenendo leentrate di poco superiori a quelle delloscorso anno ma ancora insufficienti agarantire il servizio che sarebbe nostraintenzione offrire ai nostri associati e checi ha obbligato, con le stesse forze, adampliare il lavoro nella direzione di atti-vità alternative che saranno la nostracarta vincente quando ci si dovrà adatta-re al nuovo OCM zucchero che inevitabil-mente porterà ad una forte contrazionedella superficie investita e ad una altret-tanto forte contrazione delle entrate perquote associative che la mancata esten-sione delle nuove OP al nostro settorenon ci consentirà di recuperare.Il nostro impegno è stato massimo, ilrisultato lo possiamo definire sufficiente.

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RELAZIONE CONSEGNE 2004CONSEGNA DEL PRODOTTO

L’andamento generale delle consegne èstato regolare, senza particolari interru-zioni, al Sud l’apertura degli stabilimentiè stata posticipata alla fine di giugno acausa delle abbondanti piogge di finemaggio, che hanno influenzato negativa-mente la polarizzazione senza portarebenefici al peso, concludendo i ricevi-menti nella prima decade di settembre.Nelle zone del Centro e del Nord, lesemine, completate in ritardo e la pocasuperficie, hanno portato alla decisionedi sospendere per il 2004 due stabili-menti, uno al Nord Contarina (ItaliaZuccheri) e uno al Centro CastiglionFiorentino (Sadam). Le superfici seminate e le previsioni diproduzione, hanno indotto la chiusuradello zuccherificio di CastiglionFiorentino che, per la Toscana, non hacreato particolari difficoltà nelle conse-gne delle barbabietole presso i luoghi diconsegna di San Quirico, Russi, e Jesi;contrariamente in Veneto, le produzionidi radici in aumento hanno in parte fattorimpiangere la decisione di sospendereContarina. Le elevate produzioni el’andamento stagionale piovoso in otto-bre, non favorevole, hanno costretto lafabbrica di Pontelongo ad una sospen-

sione temporanea, per permettere agliagricoltori l’estirpo e lo stoccaggio inluoghi accessibili delle ultime bietole,per la consegna in novembre.La caratterizzazione del 2004 al Nord è

nella polarizzazione, costante dal primogiorno di campagna all’ultimo, con unleggero incremento nella parte centrale.Non si è verificata la temuta retrograda-zione che ha caratterizzato le campagneprecedenti. La cercospora, poco aggres-siva, ha favorito i l mantenimentodell’apparato fogliare sano, fondamenta-le per evitare la rivegetazione soprattut-to per gli estirpi di fine campagna.Le produzioni finali, in particolare alNord, sono arrivate a livelli insperati pergli agricoltori, l’andamento stagionalemolto favorevole sia per la coltivazioneche per le fabbriche, la buona qualitàdelle bietole, molto simili al norddell’Europa, ha permesso un lavorocostante degli stabilimenti, con reseeccellenti.

CONTROLLI Il 2004 segna un momento importantesul fronte della valutazione del prodotto.La firma dell’accordo controlli, la speri-mentazione sul campione unico e la taraa stima del colletto, l’accordo con ItaliaZuccheri, la discussione sull’introduzio-ne in via sperimentale del rupro. Il settore sempre attivo, sta cercando diottimizzare i costi dei laboratori senzagrossi investimenti. Italia Zuccheri hasiglato in via sperimentale per il 2004un accordo con le associazioni perl’adozione del campione unico in tutti ipropri stabilimenti, e nelle fabbriche diBondeno e Final Emilia la tara a stimadel colletto “sul modello di Ostellato”.Questo ha consentito diverse economiesenza alterare il valore del prodotto. Laverifica e l’adozione definitiva è oggettodi discussione nel 2005.

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In una fabbrica di Sfir (Pontelagoscuro)e una di Sadam (Russi) abbiamo speri-mentato in parallelo il progetto “campio-ne unico e tara a stima del colletto”,approfondendo i confronti con l’attualesistema, allo scopo di trovare un’ appli-cazione futura.Non ci sono state migliorie negli impian-ti in generale, tranne un aggiornamentodelle cassette campionatrici aPontelongo.I rapporti con le altre associazioni conti-nuano per la composizione delle squa-dre miste negli impianti automatici e intutti i piazzali di ricevimento, e con ilCnb per i laboratori di Termoli, Rendinae Jesi. La durata breve della campagna e lepochissime interruzioni, l’accordo conItalia Zuccheri, hanno permesso di sta-bilizzare i costi della campagna, riducen-do il personale avventizio con l’utilizzodei tecnici attivamente nei laboratori epiazzali.Le contingenti difficoltà del settore, spe-riamo portino tutte le società nell’appli-cazione del cosiddetto “modelloOstellato” per la valutazione del prodot-to, abbandonando vecchi e conflittualimetodi, con la consapevolezza che tuttigli addetti a partire dal produttore dimateria prima e da chi poi la trasformain zucchero, corrano per gli stessiobbiettivi, sia agronomici che industriali,guadagnare con la bietola.

Zuccherifici Apertura Chiusura

Eridania SadamCastiglion Fiorentino SOSPESO

Celano 09/07/2004 04/11/2004Fermo 03/08/2004 15/09/2004Jesi 30/07/2004 16/09/2004

Russi 04/08/2004 30/09/2004San Quirico 04/08/2004 03/10/2004

Villasor 12/07/2004 16/08/2004Italia Zuccheri

Bondeno 10/08/2004 17/10/2004Casei Gerola 12/08/2004 06/10/2004

Contarina SOSPESOFinale Emilia 12/08/2004 10/10/2004Pontelongo 12/08/2004 16/11/2004

SfirFoggia 28/06/2004 02/09/2004

Forlimpopoli 05/08/2004 24/09/2004Pontelagoscuro 11/08/2004 08/10/2004

San Pietro in Casale 09/08/2004 26/09/2004Co.Pro.B.Minerbio 04/08/2004 29/09/2004Ostellato 11/08/2004 19/09/2004

Zuccherificio del MoliseTermoli 28/06/2004 06/09/2004

RELAZIONE TECNICA SULLA CAMPAGNA 2004

LA CAMPAGNA 2004La campagna di raccolta delle barbabie-tole nel 2004 ha fatto registrare nellamaggior parte dei comprensori dellavalle padana, buone produzioni di sac-carosio unite a soddisfacenti livelli qua-litativi. Si deve inoltre sottolineare cheal nord, tali livelli produttivi sono statiottenuti con polarizzazioni che si sonomantenute su livelli di 15-16 °S pertutto il periodo di raccolta, consentendodi raggiungere livelli ottimali di produ-zione lorda vendibile (PLV). Il mantenimento d’elevati valori di pola-rizzazione per l’intero periodo di raccoltadelle barbabietole, rappresenta un puntocritico per la bieticoltura, infatti, nellamaggior parte degli anni, si registranoconsistenti diminuzioni della polarizza-zione con il procedere della campagna,con conseguenti perdite più o menogravi di PLV e peggioramenti qualitativi.Particolarmente critico da questo puntodi vista è il periodo corrispondenteall’ultima decade d’agosto, inizio set-

tembre, periodo nel quale normalmentesi registrano le prime piogge dopo ilperiodo secco, che avvia la rivegetazio-ne delle bietole.Nella campagna 2004 le cause di perditadi polarizzazione, riconducibili a: stressclimatico estivo per eccessi termici escarse disponibilità idriche ed azione difitopatie come cercospora e rizomania,non si sono manifestate con particolareintensità.

PRINCIPALI AVVERSITÀ DELLA BIETOLA NEL 2004

Nel 2004 la cercospora, la principalemalattia fungina delle bietole, è compar-sa alla fine del mese di giugno ed ha fattoregistrare una progressione più lenta delnormale, grazie alle temperature inferiorialla norma registrate nel mese di luglio.Tale situazione ha favorito il manteni-mento di apparati fogliari efficienti, conevidenti benefici sui livelli produttivi e sulmantenimento di elevate polarizzazioniper gran parte della campagna.

In merito ai parassiti animali, nel 2004non sono stati segnalati gravi attacchidi: altica, cleono, elateridi, afide nero, nottue defogliatrici,nè infestazioni del terreno da parte delnematode cisticolo H. schachtii. L’utiliz-zo di seme confettato trattato è stato dicirca il 60% delle semine del centro-nord, evidenziando la validità di questatecnica in particolare per difendere lebietole da altica e atomaria. Per aumen-tare il controllo agli elateridi dal 2004nella concia del seme si è addizionatoall’imidacloprid il teflutrin, evidenziandouna buona attività. Nei terreni in cui si èvalutato essere in presenza di forti attac-chi si è potenziata la difesa con la con-temporanea localizzazione di geoinsetti-cidi ad azione specifica ( Force, Regent).

Nel 2004 il diserbo delle bietole ha for-nito in generale risultati soddisfacenti,grazie alla buona attività di condiziona-mento degli erbicidi di pre-emergenza,che ha consentito di completare il con-

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trollo delle infestati in post-emergenzacon le tradizionali miscele a dosi ridotte. Diffuse sono state le infestazioni dicuscuta; in particolare nel comprensoriodell’ Emilia-Romagna, il controllo diquesta pianta parassita presenta notevo-li difficoltà soprattutto quando l’infe-stante ha già avvolto le piante di bietola;si consiglia pertanto di intervenire pre-cocemente con trattamenti a base dipropyzamide, quando il parassita è allostadio di filamenti.

SVILUPPO DELLE COLTURE

Nel 2004 le semine erano iniziate aiprimi di febbraio nel centro Italia e nellaseconda settimana di febbraio al nord,interrotte per tutto il mese di febbraioper le nevicate e le abbondanti piogge.Le condizioni dei terreni hanno permes-so la ripresa delle semina nella ultimadecade di marzo e di completare lesemine entro i primi giorni di aprile. L’emergenza delle piantine è stata rego-lare nonostante la mancanza di pioggedopo la semina, e lo sviluppo inizialedelle colture è stato buono, malgrado leprime piogge di lieve entità,.Le semine posticipate si traducevano inuna ritardata copertura dei terreni, avve-nuta entro la fine di maggio nella mag-gior parte dei comprensori del nord. Nel mese di giugno e luglio le piogge ele temperature più basse della norma,consentivano una continua attività degliapparati fogliari. L’andamento climaticodi luglio rallentava lo sviluppo della cer-cospora riducendone la dannosità.

ATTIVITÀ AGRONOMICA E ASSISTENZA TECNICA

Il personale del servizio tecnicodell’associazione ha operato con impe-gno nei seguenti settori: assistenza tec-nica alle cooperative, gruppi organizzatied aziende associate, sperimentazione,attività divulgativa per i soci (riunionitecniche e pubblicazioni sul periodico‘’Notizie Bieticole’’).Il servizio agronomico dedica particolareimpegno all’assistenza tecnica, tale atti-vità oltre ai consigli forniti ai bieticoltorinei consueti luoghi di recapito e incon-tro, si concretizza soprattutto con unelevato numero di visite aziendali chenella scorsa annata hanno interessato lepiù importanti zone del nord, centro esud Italia .L’attività divulgativa si è concretizzatanell’organizzazione di riunioni tecnichenel Veneto, in Lombardia, Piemonte,Emilia-Romagna e Marche a cui hannopartecipato numerosi bieticoltori; visitea campi sperimentali con agricoltori e

tecnici; pubblicazioni di note tecnichesul periodico ‘’Notizie Bieticole’’.

SPERIMENTAZIONE

L’attività sperimentale si è concretizzatanella realizzazione di campi prova par-cellari di confronto geoinsetticidi, difesaanticercosporica, retrogradazione,dosaggio dell’azoto, prova concimifosforici, diserbo chimico di pre-emer-genza e post-emergenza e difesa insettidannosi.In totale sono state predisposte 1220parcelle: su 600 di queste sono statiprelevati campioni di barbabietole per ledeterminazioni quanti-qualitative.Le prove sono state ubicate nelleseguenti località: Mirabello (FE),Montalbano (FE), Libolla (FE), Iolanda diSavoia (FE), Traghetto (FE),Portomaggiore (FE), Ostellato (FE),Monselice (PD), Rovigo.

— Concimazione localizzata in banda e dosaggio e dell’azoto per la barbabietola. Su questa tematica è stata realizzatauna prova, nella località di Mirabello(FE). Complessivamente sono stati con-siderati 4 differenti livelli di apporti azo-tati.

Le prove sono state completate danumerosi saggi analitici sia sul terrenoche sui tessuti fogliari delle bietole.Questo lavoro tende ad individuare unsistema pratico ed attendibile per deter-minare i fabbisogni azotati della barba-bietola e gli apporti di concimi da effet-tuare cercando di salvaguardare la pro-duzione di saccarosio e la qualità.La prova ha confermato la validità dellatecnica.

— Prova di concimazione con Fosforo localizzato.E’ stata realizzata una prova a Mirabello(FE). Nella prova parcellare sono staticonfrontati alcuni dei concimi fosforicimessi in commercio e utilizzati a dosag-gio diverso. Questi prodotti rispondonoal fabbisogno iniziale di fosforo da partedelle piantine e con effetto favorevoleallo sviluppo vegetativo.

— Geoinsetticidi e fungicidi in confettatura e localizzazione.Sono state realizzate 2 prove: una aOstellato (FE) e una a Libolla (FE) pervalutare l’efficacia di nuovi insetticidi efungicidi in confettatura. Le prove con insetticidi hanno confer-mato la buona attivita dei prodotti inse-riti in confetto per il controllo degliinsetti che attaccano la parte ipogea oepigea delle giovani piantine.

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Nel 2004 abbiamo riscontrato, dopodiversi anni, una inversione di tendenzatra produzione e consumo mondiale dizucchero azzeccando le previsioni fattelo scorso anno. Un piccolo segnale,molto importante, che riteniamo possaconfermarsi sempre più nel futuro con-tribuendo ad intaccare l’enorme quanti-tativo di scorte mondiali che stannopesando fortemente sui prezzi mondiali,che non riescono a sollevarsi, condizio-nando pesantemente qualsiasi politicanel settore e scatenando tensioni enor-mi nei rapporti tra paesi esportatori.La produzione complessiva di zuccheronel 2004 è stimata in 146,1 milioni ditonnellate, il consumo a 147,9 milioni ditonnellate portando quindi il livello dellescorte a 49,1 milioni di tonnellate pari al33,2% del consumo di un anno.Considerando che è ritenuto fisiologicoun livello di scorte non superiore al 25%del consumo annuo, ci si rende imme-diatamente conto delle tensioni che que-sto crea e di quanta strada dobbiamoancora fare per raggiungere il sospiratoequilibrio.

ZUCCHERO: PRODUZIONI, CONSUMI E PREZZI

Il segnale, però, è molto importante epositivo. Come si può vedere dallatabella allegata il consumo mondiale è incostante e vistosa crescita e l’affacciarsi

di nuovi importanti consumatori comela Cina può far esplodere in breve tempotale tendenza in quanto l’incrementodella produzione ha dei limiti oltre i quali

— Diserbo chimico di pre e post-emergenzaPer il diserbo di pre-emergenza è statapredisposta una prova a Mirabello (FE)con differenti miscele per il controllodi: veronica, convolvolo, persicaria,farinaccio e coreggiola. Mentre in loca-lità: Montalbano, Libolla e Monselicesono state eseguite in totale 4 prove incui il protocollo prevedeva 2 interventidi DMR e DR a confronto con interven-to unico a dose piena, per verificarel’efficacia e la selettività di misceleerbicide e di prodotti con diverse per-centuali di principi attivi. Una provaper il controllo della cuscuta è statarealizzata a Montalbano per verificarel’efficacia e la selettività del prodottoKerb Flo a diversi dosaggi ed epoche diapplicazione. Per il controllo delle gra-minacee si è predisposta una prova inlocalità Casaglia (FE) in cui si sonomessi a confronto graminicidi già incommercio con il Gallant W30 dinuova formulazione. Le prove di diser-bo chimico hanno lo scopo di indivi-duare combinazioni di erbicidi che con-sentano significative riduzioni di costi equantità di prodotti impiegati oltre chea verificare l’efficacia e la selettività dinuovi prodotti.

— Lotta anticercosporica ed oidicaAl fine di verificare l’attività di nuovi fun-gicidi sono state realizzate alcuneimportanti prove a Mirabello (FE),Iolanda di Savoia (FE) questi nuovi fun-gicidi sono posti a confronto con i pro-dotti tradizionali. Si sono realizzate inlocalità Mirabello (FE), Iolanda di Savoiae Rovigo prove con trattamenti fungici-di anticipati contro la cercospora ,rispetto alla pratica corrente in cui i trat-tamenti vengono eseguiti nell’ ultimadecade di Giugno. L’obiettivo dellaprova era di accertare se il trattamentochimico anticipato ( fase inoculazione),possa determinare un maggiore attivitàdel prodotto, rispetto al trattamento allacomparsa delle pustole sulla foglia. Perverificare la risposta della varietà al trat-tamento anticercosporico anticipatorispetto al tradizionale si è realizzata unaprova in cui si sono confrontate seivarietà con tipologia diversa.

Infine, ricordiamo la realizzazione di treprove in collaborazione con il CRPVFiliera Grandi Colture della RegioneEmilia Romagna; lo scopo delle prove èla verifica di alcuni fattori agronomiciquali: evoluzione parametri quanti quali-tativi, investimento per azoto, protezioneanticercospora.

LABORATORIO ANALISI CISAC

Per quanto riguarda il laboratorio analisila sua attività è così sintetizzabile:Analisi nematologiche n. 1.528Analisi virologiche per la rizomania n. 589Analisi chimico fisiche di terreno n. 600Analisi fogliari (per controllo dello statonutrizionale ed eventuali carenze di microelementi) n. 35Analisi acque n. 10Analisi di controllo polpe bietola n. 742

Per le analisi chimiche la richiesta èstata soprattutto per la determinazionedell’azoto minerale e organico-solubile,analisi che ha acquisito una fondamen-tale importanza agronomica.Si è verificato inoltre un incrementodelle analisi biologiche soprattutto perciò che riguarda la ricerca dei nematodi,determinazione che alla luce delle nuoveacquisizioni in campo varietale, haassunto una particolare importanza.Il laboratorio ha inoltre effettuato provedi germinabilità su sementi di barbabie-tola e soia

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non può andare.E’ chiaro che una situazione del generefarà aumentare il prezzo dello zuccherocon la inevitabile conseguenza di limita-re i consumi, dovuta alla non capacitàdi spesa di molti paesi, però si com-prende perfettamente come questo por-terà ad un benefico equilibrio.In uno scenario di medio – lungo perio-do è però facile prevedere, visti i numeriin campo, un pesante deficit produttivorispetto alla richiesta di consumo.L’Europa nella situazione attuale sta pre-disponendosi, con valutazioni miopi anostro parere, ad una grossa contrazio-ne della produzione. La propostadell’OCM zucchero va chiaramente inquesta direzione condizionata dagliaccordi internazionali sottoscritti con ipaesi meno avanzati del mondo e dallerigide imposizioni che ha già accettatonell’ambito degli accordi WTO.L’Europa produrrà per l’autoconsumo.Una politica all’apparenza saggia, ancheda noi auspicata nel passato soprattuttocon riferimento alla abnorme produzio-ne francese ma non certo per quella ita-liana già da tempo al di sotto del proprioconsumo, che si scontra però con ilrapido sviluppo delle situazioni che ciimpongono ragionamenti diversi e di piùampio respiro. Dobbiamo evitare ilripetersi di politiche già viste, come perl’acciaio, dove sono state violentementeridotte le produzioni, dato gli eccessi sulmercato, che a distanza di pochissimotempo hanno prodotto penuria, in segui-to alle grosse richieste del mercato, epreoccupanti aumenti dei prezzi.Lo zucchero rischia di avere lo stessopercorso per cui, oggi, sarebbe piùopportuno rallentare sulle proposte dismantellamento di parte della bieticoltu-ra europea in attesa di avere un quadrodi riferimento mondiale più certo.Alla luce di ciò riteniamo che il mercatodello zucchero evolverà inevitabilmentein questa direzione.

Signori Delegati, a conclusione della relazione delConsiglio Direttivo, a corredo delBilancioal 31/12/2004, ci sia consentito di espri-mere il nostro ringraziamento a tutticoloro che, con il loro impegno, cihanno permesso di ottenere i risultaticonseguiti.Dopo la contrazione dell’investimentobieticolo ai livelli più bassi che si ricordie la disastrosa partenza con le semineultimate a fine aprile a causa delle conti-nue piogge, il risultato ottenuto lo pos-siamo definire eccezionale.Se non avessimo avuto questo risultato,

CONCLUSIONEprobabilmente, oggi ci troveremo a cele-brare il funerale della bieticoltura italia-na. E’ un incentivo all’ottimismo chenon è mai venuto meno in noi da sem-pre esposti ad ogni corrente in quantogelosi della nostra autonomia e dellanostra operatività tutta a favore degliagricoltori anche, a volte, contro i nostriinteressi di Associazione che poniamosempre in second’ordine rispetto allatutela del prodotto e della sua redditi-vità.Di più, quest’anno, non era possibilefare. L’incapacità del mondo agricolodi rivedere i suoi organismi di rappre-sentanza, nati in un contesto completa-

mente diverso da quello attuale e nonpiù giustificabili nell’attuale dimensionea fronte della continua contrazionedell’investimento e quindi delle entrateper quote associative, pone tutto il set-tore di rappresentanza in grosso affan-no. Noi stiamo cercando di risolvere ilproblema diversificando le nostre atti-vità, fortunatamente con risultati positi-vi, al fine di superare indenni questalunghissima fase di interregno che, ine-vitabilmente, dovrà traghettare tutto ilsettore in quella che sarà la bieticolturadel futuro, più ridotta, più competitiva epiù professionale.Ci siamo attrezzati per esserci ed i risul-

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tati fin qui ottenuti ci fanno dire che cisaremo con un peso probabilmentediverso da quello attuale.Il compito del consiglio eletto lo scorsoanno è quello di raggiungere questorisultato ambizioso ma, oggi, abbastan-za realistico ed alla nostra portata.Gli scenari futuri, precedentementedescritti, non ci debbono però far allen-tare la tensione essendo la situazione incontinua evoluzione e non completa-mente prevedibili nell’esito finale.Dobbiamo essere quindi sempre attentiad interpretare la realtà che ci circondae mettere costantemente in atto quantonecessario per i l raggiungimentodell’obiettivo che ci siamo prefissi modi-ficando anche, se del caso, le strategiefino ad oggi adottate.La continua evoluzione ed accelerazionedegli eventi impone ciò e noi dobbiamocostantemente adattarci.E’ quindi necessario mantenere semprela nostra unità nelle decisioni, come finoad oggi è avvenuto, anche se, a volte, cisono posizioni non da tutti condivise alcento per cento.La nostra autonomia è un patrimonioche non dobbiamo assolutamentedisperdere perché è la base per il rag-giungimento dei nostri obiettivi ed èquella che ci ha mantenuto e garantito lapresenza nel settore in tutti questi anni.L’origine della nostra esperienza è data-ta 1968 ed aver mantenuto ed incre-mentato la nostra presenza per un cosìlungo periodo vuol dire aver fatto e datomolto. Diversamente, come tanti,saremmo stati una semplice meteorache passa senza lasciare segno.L’entusiasmo di allora deve essereancora presente e possiamo dire, consoddisfazione, di coglierlo ancora a tuttii livelli dell’Associazione. E’ la nostragaranzia per il futuro.Concludiamo con un particolare ringra-ziamento al Collegio dei Revisori, sem-pre presente ai nostri incontri, per laprofessionalità del suo operato e per ilcontributo di suggerimenti che ha sem-pre saputo e voluto darci in tutti imomenti della nostra attività.Un ringraziamento inoltre al personaleper l’attaccamento dimostrato attraver-

so la disponibilità a condividere diffi-coltà e problemi. Tale attaccamento losi riscontra sia nel fatto che da lungotempo è con noi, ma anche dal fatto chesenza difficoltà ha affrontato l’esigenzadella diversificazione delle nostre attivitàsenza diminuire il livello dei servizi isti-tuzionali.Da ultimo un ringraziamento a tutti i col-laboratori esterni che con tanto entusia-smo e disinteresse supportano la nostraazione garantendo la copertura del terri-torio nazionale difficilmente ottenibilecon le sole nostre forze interne.