Relazione definitiva PSA 17.11.10 -...

63
RELAZIONE Geometra Luigi Cosentino Giovanni Cosenza (Laino C.), Giuseppe Caterini (Laino B.), Gennaro Marsiglia (Aieta) Dott. Carlo Antonio Morabito

Transcript of Relazione definitiva PSA 17.11.10 -...

RELAZIONE

Geometra Luigi Cosentino

Giovanni Cosenza (Laino C.), GiuseppeCaterini (Laino B.), Gennaro Marsiglia (Aieta)

Dott. Carlo Antonio Morabito

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

1

INDICE

1. PREMESSA......................................................................................................................................................... 3

2. INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO .................................................................. 5

2.1. GENERALITÀ................................................................................................................................................. 5

2.1.1.INQUADRAMENTO GEOLOGICO-STRUTTURALE DEL MASSICCIO DEL POLLINO.............. 5

2.1.1.1. GEOLOGIA ............................................................................................................................................... 6

2.1.1.2. TETTONICA.............................................................................................................................................. 7

2.1.2. INQUADRAMENTO GEOLOGICO-STRUTTURALE DEL BACINO DEL MERCURE- I

SEDIMENTI CONTINENTALI QUATERNARI DEL BACINO DEL MERCURE....................................... 9

2.3. LAINO BORGO E LAINO CASTELLO ...................................................................................................... 10

2.3.1. INQUADRAMENTO GEOLOGICO-STRUTTURALE DEL TERRITORIO COMUNALE.............. 10

2.3.2. INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO .......................................................................................... 12

2.4.1. AIETA: INQUADRAMENTO GEOLOGICO-STRUTTURALE DEL TERRITORIO

COMUNALE........................................................................................................................................................... 14

2.4.2. AIETA: INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO DEL TERRITORIO DI.................................. 15

3. CARTA DELLE ACCLIVITA’......................................................................................................................... 16

4. NOTE GENERALI DI IDROLOGIA, IDROGEOLOGIA E PERMEABILITÀ DELLE

FORMAZIONI AFFIORANTI.............................................................................................................................. 18

4.1 IDROLOGIA............................................................................................................................................... 18

5. CONDIZIONI DI FRANOSITÀ DEI VERSANTI NEI TERRITORI COMUNALE DI AIETA,

LAINO BORGO E LAINO CASTELLO ............................................................................................................. 21

5.1 LA FRANOSITÀ NELLA TAVOLA GEOMORFOLOGICA .................................................................................. 22

5.2 LA CARTA DELLA FRANOSITÀ ED IL PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI)........................................ 23

6. SISMICITA’ DELLE AREE STUDIATE ........................................................................................................ 24

7. CARATTERISTICHE GEOTECNICHE DEI TERRENI ............................................................................. 34

7.1. LAINO BORGO : DESCRIZIONE DELLE FONTI DI DATI ................................................................... 34

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

2

7.2. LAINO CASTELLO - DELIMITAZIONE DELLE ZONE E LOCALIZZAZIONE INDICATIVA

DELLE INDAGINI FORNITE DAL COMUNE ................................................................................................. 41

INDAGINI DISPONIBILI PER LE LITOLOGIE PRESENTI NEL COMUNE DI LAINO CASTELLO... 51

7.3. AIETA - DELIMITAZIONE DELLE ZONE E LOCALIZZAZIONE INDICATIVA DELLE

INDAGINI FORNITE DAL COMUNE................................................................................................................ 52

DA 52

INSERIRE ............................................................................................................................................................... 52

8. CRITERI GENERALI PER L’ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI CONSENTITI DALLA

ZONIZZAZIONE.................................................................................................................................................... 53

9. LEGENDA DELLA CARTA DI FATTIBILITA’ E MODALITÀ DI ATTUAZIONE E

CONTROLLO DEGLI INTERVENTI PREVISTI............................................................................................. 57

10. NOTE SULL’EDIFICABILITA’ E CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE................................................. 60

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

3

1. PREMESSA

Le Amministrazioni Comunali di Aieta., Laino Borgo e Laino Castello, coinvolte nel processo di “pianificazione congiunta” secondo il dettato dell’art.20 bis della LR 19/20002 e s.m.i., hanno affidato all’Associazione Temporanea tra Professionisti con Capogruppo l’Arch. Virgilio Viscido l’elaborazione del Piano Strutturale Associato ( PSA), comprendente lo Studio Geomorfologico e la Caratterizzazione Geotecnica di massima richiesta dall’art. 20 comma 4 punti a) e b).

L’analisi territoriale è stata sviluppata attraverso l’elaborazione di tematismi diversi (geologia, acclività, franosità, rischio idraulico, secondo i contenuti della Scheda Tecnica n°2 - La componente geologica del PSC”delle Linee Guida della Pianificazione Regionale), che hanno consentito di delineare un’ipotesi di programmazione territoriale attraverso la definizione delle condizioni di stabilità generali dei territori comunali sui quali si svilupperà il PSA, indicando anche le procedure per interventi compatibili con le condizioni effettive della realtà fisica oggi esistente, con maggiore attenzione alle aree urbanizzabili.

Tutto questo per poter definire uno sviluppo insediativo corretto e compatibile con le condizioni geomorfologiche rilevate che significa essenzialmente intervenire riducendo al minimo possibile il rischio prevedibile.

Lo studio è stato sviluppato secondo una schematizzazione per fasi successive e conseguenti al fine di avere una conoscenza esauriente delle condizioni di pericolosità e rischio (ad es. di frana, rischio idraulico) che gravano sui territori comunali indagati.

Gli elementi descrittivi e la cartografia tematica che formano lo Studio Geomorfologico sono di seguito riportati:

analisi delle conoscenze bibliografiche riguardo alla geolitologia, geomorfologia, idrogeologia, rischio sismico attraverso le pubblicazioni scientifiche e/o tecniche esistenti per queste aree;

analisi fotointerpretativa di foto aeree a varie scale appartenenti a voli diversi (1978, Volo Calabria -SCAME- scala 1:12.000/1:18.000; 1991, I.G.M. Firenze - scala 1:33.000; 2001, Centro Cartografico Regionale a colori scala 1:12.000/ 1:14.000 circa) riguardanti i territori comunali di Aieta, Laino Borgo e Laino Castello;

Il confronto di voli effettuati in anni diversi è stato fondamentale per valutare le modificazioni territoriali intervenute nel tempo e le eventuali trasformazioni urbanistiche del territorio esaminato, di comprendere l’evoluzione geomorfologica dei versanti e l’impatto su questi e sulla costa dell’intervento antropico;

elaborazione di una carta geologica in scala 1:10.000 (tav. 2 A,B,C) sulla base del rilevamento di campagna e del confronto delle formazioni affioranti, per aree campione, con la cartografia geologica ufficiale (CASMEZ 1960) per la Calabria;

redazione di una carta geomorfologica e dei dissesti in scala 1:10.000 (tav.3) su base fotointerpretativa e successivo controllo di campagna per aree campioni localizzate di preferenza nell’intorno dei centri abitati;

elaborazione di una “ carta delle aree a maggiore pericolosità sismica locale” in scala 1:10.000 (tav.5). Per la costruzione della carta si è fatto riferimento alle aree a maggiore pericolosità sismica locale, che possono generare effetti di amplificazione o effetti “ cosismici” secondo lo schema contenuto nelle Linee Guida e specificatamente nella scheda n°2;

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

4

elaborazione con sistema computerizzato di una carta delle acclività in scala 1:10.000 (tav1 A,B,C) suddivisa in classi di pendenza percentuale rappresentative del disegno morfologico del territorio comunale;

elaborazione di una “carta delle Pericolosità Geologiche: Fattibilità delle Azioni di Piano” in scala 1:5.000 (tav. 7 A e B per i centri abitati) e ( 7.1,7.2,7.3,7.4 in scala 1:10.000 per le restanti parti del territorio), contenente, alla stessa scala della zonizzazione di progetto, una classifica dei diversi livelli di "rischio geologico" definito con classi di idoneità all’uso, diverse per ambiti, con indicazioni di minima per la loro utilizzazione;

analisi storico-statistica degli eventi macro-sismici localizzati nella costa tirrenica e risentiti nell’ambito della macro-area del Pollino;

caratterizzazione geotecnica di larga massima delle formazioni arealmente più diffuse con indagini in sito di tipo geognostico, geofisico e geotecnica, estratte da documenti forniti dalle Amm. Comunali per progetti ed interventi effettuati dall pubblica Amministrazione.

Le indagini sono incluse in un fascicolo contenente sia le elaborazioni dei risultati che le certificazioni originali oltre che una relazione esplicativa a commento dei dati ottenuti e del loro significato applicativo;

analisi del lavoro svolto attraverso la redazione della “relazione generale” con il commento alla cartografia elaborata, le informazioni sulla geologia, la storia sismica, l’escursione della linea di riva, e contenente le indicazioni necessarie sulle modalità di intervento da considerare nello sviluppo edilizio ed infrastrutturale.

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

5

2. INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO

2.1. GENERALITÀ

I comuni che costituiscono l’ambito territoriale del PSA ( Aieta, Laino Borgo e Laino Castello) ricadono, da un punto di vista geografico, in Calabria settentrionale, al confine calabro-lucano. L’unità fisiografica principale di tale settore è rappresentata dal Massiccio del Pollino che si sviluppa in direzione est-ovest e la cui continuità è interrotta da un’ampia depressione tettonica che corrisponde al bacino imbrifero del Fiume Mercure (Bacino del Mercuri).

i siti di Laino Borgo e Laino Castello ricadono nella porzione sud-occidentale del Bacino del Mercure ,; Aieta viceversa ricade nel bacino della Fiumarella di Tortora, che nei pressi dell’abitato diviene Fiumicello.

Di seguito, partendo da un inquadramento regionale dei settori geologicamente omogenei (Massiccio del Pollino e Bacino del Mercure) sulla base della bibliografia disponibile (in particolare Lorenzo et al., 2001), saranno aggiunti, da un punto di vista geologico e geomorfologico, gli ulteriori elementi acquisiti con i sopralluoghi diretti nei territori comunali compresi nel perimetro del PSA.

Per quanto riguarda la carta geomorfologia, questa è stata realizzata, per tutti i siti compresi nel PSA , mediante analisi fotointerpretativa e rilevamento di dettaglio sul terreno.

Sono state cartografate le forme, i processi ed i depositi gravitativi di versante, alle forme dovute alle acque di scorrimento superficiali, carsici, antropici, nonché le forme condizionale dalla struttura geologica.

Nella legenda utilizzata i fenomeni franosi sono stati distinti per tipologia come forme di versante per le quali, oltre all’ingombro fisico delimitabile sul terreno ed attività, sono stati distinti due stati di attività: 1) forme attive, associate a processi in atto al momento del rilevamento o ricorrenti stagionalmente; 2) forme quiescenti, non attive al momento del rilevamento ( che sono risultate la gran parte), che , in quanto tali, presentano la possibilità di riattivarsi in particolari condizioni climatiche.

2.1.1.INQUADRAMENTO GEOLOGICO-STRUTTURALE DEL MASSICCIO DEL POLLINO

Il Massiccio del Pollino costituisce il segmento più meridionale della Catena Appenninica.

Per la sua peculiare collocazione, l’area del Massiccio del Pollino rappresenta uno dei settori chiave

per la comprensione dei rapporti strutturali tra l’Arco calabro-peloritano e l’Appennino meridionale. Lo studio di questa area ha portato nel passato a numerose interpretazioni, spesso controverse. Secondo Ogniben (1969) il Massiccio del Pollino è costituito da terreni flyschioidi ofiolitiferi alloctoni d’origine oceanica di vario grado metamorfico denominati Complesso Liguride (per correlazione con le unità ofiolitifere

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

6

dell’Appennino settentrionale), che poggiano tettonicamente su successioni carbonatiche di piattaforma d’età mesozoicoterziaria denominate Complesso Panormide. Il substrato calcareo del Massiccio del Pollino è stato considerato autoctono da Selli (1962) che lo riferì ad una grande unità geologica (Appennino calcareo) affiorante dal Lazio-Abruzzi fino alla Calabria settentrionale.

I terreni appartenenti al Complesso Liguride sono stati distinti da Monaco et al. (1995) in due subunità facenti parte del medesimo dominio ascrivibili al Giurassico Superiore-Paleogene.

Bousquet e Gueremy (1968; 1969) e Bousquet (1973) hanno riconosciuto tra l’Arco Calabro e la Catena Appenninica un sistema di faglie d’età medio-pleistocenica orientate WNW-ENE e a prevalente componente normale, che culminano con l’importante direttrice tettonica regionale che solleva e delimita a sud la catena appenninica, nota in letteratura come Faglia del Pollino.

2.1.1.1. GEOLOGIA

I lineamenti stratigrafici principali sono stati desunti da Tortorici et al. (1995) e rappresentati sinteticamente negli schemi A) tettonico e B) geologico seguenti.

B) Schema geologico del Confine calabro-lucano. Legenda: 1) Alluvioni e sedimenti di piana costiera attuali; 2) Depositi marini e continentali plio-quaternari; 3) Terreni clastici tortoniano- messiniani della Catena Costiera Calabra; 4) carbonati di piattaforma meso-cenozoici; 5) Complesso Liguride; 6) Unità Sicilidi; 7) Successioni bacinali meso-cenozoiche della "Serie calcareo-silico- marnosa" Auct. (Unità Lagonegresi).( Da Perri e Schiattarella, 1997).

Nell’area del massiccio del Pollino le Unità carbonatiche rappresentano i termini più profondi ed affiorano in cunei con struttura monoclinalica immergenti verso ENE. I termini mesozoici più antichi sono rappresentati da calcari, calcari dolomitici e dolomie ben stratificate che passano verso l’alto a calcilutiti con intercalazioni di calcari oolitici. Verso

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

7

l’alto la successione è costituita da calcareniti e calcilutiti organogene con intercalazioni di calcari dolomitici del Cretaceo superiore.

I sedimenti carbonatici mesozoici sono ricoperti in discordanza dai terreni della trasgressione miocenica che nell’area del Massiccio del Pollino sono rappresentati dalla Formazione di Cerchiara (Selli, 1962), costituita da calcareniti organogene grigiastre a grana medio-grossolana.

In discordanza sulla Formazione di Cerchiara poggiano i sedimenti terrigeni langhiani (Monaco et al., 1995) della Formazione del Bifurto (Selli, 1957), costituiti da argille siltoso-marnose ocracee o grigio-avana e marne giallastre e rosso-vinaccia contenenti intercalazioni di calcari marnosi, calcisiltiti, calcareniti, brecciole gradate, con spessori complessivi di poche decine di metri.

Nell’area del Massiccio del Pollino le Unità liguridi ofiolitifere sono rappresentate dalle successioni non metamorfiche dell’Unità del Flysch calabro-lucano (Monaco et al., 1991), sormontate tettonicamente dai terreni metamorfici dell’Unità del Frido (Amodio-Morelli et al., 1976). L’Unità del Flysch calabro- lucano è una successione ofiolitifera non metamorfica che litologicamente è costituita da un’alternanza pelitico-calcareo-arenacea che corrisponde alla porzione non metamorfica del Flysch argillitico-quarzoso-calcareo di Selli (1962) e a parte della Formazione delle Crete Nere di Vezzani (1968a; 1969).

Si tratta in particolare di un’alternanza di prevalenti argilliti scagliettate grigio-brune e verdastre con intercalati livelli torbiditici di quarzosiltiti ed arenarie quarzose a granulometria generalmente fine e di colore bruno verdastro.

Le rocce cristalline d’origine continentale (granofels, gneiss granatiferi, gneiss biotitici) poggiano tettonicamente, con un contatto marcato da lenti di serpentiniti, sui terreni della subunità argilloscistosa.

Lungo la fascia pedemontana del Pollino si ritrovano i depositi pleistocenici, costituiti da una successione marina di argille, sabbie e conglomerati appartenenti al ciclo suprapliocenico infrapleistocenico del bacino del Crati (Vezzani, 1968b) e da sedimenti continentali quaternari

del bacino di Castrovillari (Russo e Schiattarella, 1992).

2.1.1.2. TETTONICA

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

8

A) Schema tettonico del Confine calabro-lucano. La linea tratteggiata racchiude l’area del Massiccio del Pollino. Legenda: 1) depositi pliopleistocenici; 2) depositi del Miocene superiore; 3) torbiditi dell’Oligocene superiore-Miocene; 4) unità cristalline; 5) Unità Sicilidi; 6) unità ofiolitifere liguridi; 7) unità appenniniche; 8) successioni carbonatiche dell’Avanpaese Apulo; 9) fronte d’accavallamento della catena. (da Tortorici et al., 1995, modificato).

Le unità tettoniche affioranti nell’area del Massiccio del Pollino evidenziano una serie di strutture che hanno registrato l’intera storia deformativa dell’area. Monaco e Tortorici (1994) hanno distinto quattro stadi principali durante i quali sono stati generati altrettanti insiemi di strutture.

Il più antico di questi comprende le strutture formatesi in seguito alla chiusura dell’oceano tetideo e caratterizza la deformazione oligocenica dei terreni liguridi, fino a comprendere il sovrascorrimento dell’Unità del Frido sull’Unità del Flysch calabro- lucano.

Il secondo gruppo si riferisce a strutture contrazionali più recenti (pieghe e sovrascorrimenti), formatesi tra il Miocene medio ed il Pleistocene. Questo evento deformativi ha portato l’intero Complesso Liguride ad accavallarsi sulle unità carbonatiche.

Il terzo stadio è legato alla deformazione fragile del Pleistocene inferiore-medio, che vede lo sviluppo di faglie trascorrenti sinistre orientate WNW-ESE che interessano sia il substrato carbonatico che i terreni alloctoni sovrastanti e i sedimenti plio-quaternari (Russo e Schiattarella, 1992; Catalano et al., 1993; Schiattarella, 1996; 1998).

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

9

Queste strutture sono costituite da vari segmenti che nel loro insieme formano l’estesa fascia trascorrente che interessa l’intero appennino meridionale .

L’ultimo stadio deformativo è rappresentato da una tettonica distensiva che, caratterizzata da una direzione di massima estensione NE-SW (Schiattarella, 1996; 1998), riattiva le preesistenti faglie trascorrenti. Questa deformazione estensionale si sviluppa probabilmente a partire dal Pleistocene medio e continua presumibilmente fino al periodo attuale, definendo le caratteristiche sismotettoniche dell’Appennino meridionale. Distensioni NE-SW sarebbero infatti responsabili della sismicità dell’area, definita da eventi tensionali caratterizzati da assi T orientati perpendicolarmente alle principali strutture ad andamento appenninico (Cello et al., 1982; Gasparini et al., 1982).

2.1.2. INQUADRAMENTO GEOLOGICO-STRUTTURALE DEL BACINO DEL MERCURE- I SEDIMENTI CONTINENTALI QUATERNARI DEL BACINO DEL MERCURE

L’area oggetto di studio è situata al confine calabro- lucano e ricade nell’attuale bacino del Fiume Mercure, il quale è ospitato da un’ampia depressione tettonica che interrompe la continuità fisica della Catena del Pollino, essendo interposta tra i rilievi più occidentali di quest’ultima ad oriente ed i Monti di Lauria ad ovest, che da un punto di vista morfostrutturale rappresentano la prosecuzione della dorsale carbonatica del Pollino.

Il basso strutturale del Mercure (Vezzani, 1967a) è colmato in massima parte da sedimenti fluvio- lacustri medio-altopleistocenici e, subordinatamente, da terreni quaternari più antichi, costituiti da brecce di versante ed eteropici depositi conoidali continentali attribuiti da Schiattarella et al. (1994) alla parte alta del Pleistocene inferiore .

La genesi del bacino sarebbe dovuta allo sbarramento tettonico dell’alta valle del Fiume Sinni, mentre l’estinzione del bacino risulterebbe legata all’erosione della soglia da parte del Fiume Lao nei pressi di Laino Borgo.

I depositi continentali del Bacino del Mercure si dividono in: depositi pre- lacustri, depositi fluvio- lacustri e depositi post- lacustri (Schiattarella et al., 1994) (fig. 7/2).

I depositi continentali pre- lacustri affiorano lungo i rilievi bordieri dell'area bacinale, sospesi sull'attuale fondovalle. Si tratta di sedimenti clastici grossolani e subordinatamente fini di ambiente detritico-alluvionale. I depositi presentano caratteri tipici delle brecce di versante stratificate e cementate, ad elementi carbonatici a spigoli vivi immersi in una matrice sabbioso-argillosa a luoghi arrossata.

I sedimenti fluvio- lacustri pleistocenici del bacino del Mercure sono rappresentati da depositi clastici prevalentemente grossolani, derivati dalla degradazione fisica dei rilievi calcareo- dolomitici.

Si tratta di ghiaie più o meno grossolane localmente cementate e quasi sempre clasto-sostenute, anche se talora si osservano componenti clastiche più fini che fungono da matrice o individuano strati lenticolari interposti di modeste dimensioni.. Nelle zone marginali del bacino (Laino Borgo e Laino Castello) tali depositi sono in genere massivi.

La successione fluvio-lacustre ghiaiosa presenta le caratteristiche dei grandi corpi di conoide alluvionale il cui assetto morfologico è ancora parzialmente riconoscibile. In particolare, due grandi apparati conoidali dominano tutto il settore meridionale del bacino e si sviluppano essenzialmente da sud verso nord. Apparati alluvionali minori sono localizzati a nord di Laino.

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

10

I depositi lacustri s.s. sono costituiti da argille e, più diffusamente, da marne lacustri, che affiorano in buona parte della porzione settentrionale ed orientale del bacino.

2.3. LAINO BORGO E LAINO CASTELLO

2.3.1. INQUADRAMENTO GEOLOGICO-STRUTTURALE DEL TERRITORIO COMUNALE.

I siti oggetto di studio, ricadono nel settore SW del bacino del Mercure, dove affiorano diffusamente conglomerati fluvio- lacustri medio-alto-pleistocenici.

L’area di studio comprende il territorio urbanizzato di Laino Borgo e Laino Castello (nuovo e vecchio centro) ed un’intorno tale da evidenziare eventuali influenze geologiche e geomorfologiche sullo stesso urbanizzato.

Il rilevamento geologico ha portato alla definizione dello schema geologico e tettonico dell’area in esame. In particolare sono stati individuati e cartografati tutti i litotipi ed i lineamenti tettonici ritenuti significativi ai fini della ricostruzione dell’assetto stratigrafico e strutturale.

La carta geologica è stata corredata da sezioni geologiche, a scala adeguata a rappresentare, in relazione all’assetto morfologico dell’area, le caratteristiche stratigrafiche e strutturali del territorio rilevato.

Sezioni geologiche dell’abitato di Laino Borgo e Laino Castello.

Nelle carte geologico-strutturali, redatte in base al criterio litostratigrafico, sono stati riportati tutti i litotipi affioranti e le discontinuità primarie e secondarie (direzioni di strato, faglie etc.), facendo particolare riferimento ai terreni di copertura.

Nell’area, comprendente i comuni di Laino Borgo e di Laino Castello affiorano i sedimenti fluvio- lacustri pleistocenici del bacino del Mercure, i quali risultano

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

11

tipologicamente monotoni, a causa di una certa omogeneità delle rocce mesozoiche terziarie che costituiscono i rilievi alimentatori. I depositi in oggetto sono rappresentati da sedimenti clastici grossolani e subordinatamente fini, derivati in gran parte dalla degradazione fisica dei rilievi calcareo-dolomitici (foto 18/2). Si tratta di livelli di ghiaie più o meno grossolane, a luoghi cementati, quasi sempre clasto-sostenuti, anche se talora si osservano componenti clastiche più fini (che fungono da matrice o individuano strati lenticolari interposti di modeste dimensioni. I clasti presentano forme subsferiche e allungate, denuncianti un discreto grado di elaborazione. Nel settore sud-occidentale dell’area rilevata, sul crinale su cui è edificato il vecchio centro di Laino Castello, tali depositi si presentano massivi con pacchi e strati fortemente cementati strutture stratoidi sono evidenziate anche dalla presenza di sottili livelli sabbioso-siltosi.

La natura litologica delle ghiaie è quasi esclusivamente calcarea, con litotipi riferibili in massima parte alle facies carbonatiche mesozoiche dei rilievi marginali del bacino.

La successione fluviolacustre ghiaiosa presenta caratteristiche dei grandi corpi di conoide alluvionale il cui assetto morfologico è ancora parzialmente riconoscibile.

Nella porzione meridionale della carta, dove sorge il nuovo centro di Laino Castello (trasferito a partire dal 1982, a seguito del terremoto Campano-Irpino), su un’ampia superficie terrazzata affiorano i sedimenti di chiusura del lago pleistisocenico del Mercure (depositi post-lacustri). Si tratta di depositi conglomeratici costituiti da clasti (di natura calcareodolomitica e metamorfica) a spigoli appena smussati, immersi in una abbondante matrice terrosa rossastra, con lenti di sabbie e limi e con potenti coperture di suoli ciottolosi rosso mattone; tali depositi si presentano da sciolti a mediamente addensati.

Lo spessore, da quanto emerso dai rilievi di campagna, risulta essere prossimo ai 20-25m (Pleistocene superiore).

Il centro abitato di Laino Borgo sorge, in destra orografica del F. Lao, su terreni quasi pianeggianti e in debolissima pendenza verso sud. L’area urbana è collocata sui depositi alluvionali recenti, talvolta terrazzati, e sui sedimenti fluvio- lacustri del bacino quaternario del Mercure. I depositi alluvionali, fissati dalla vegetazione o artificialmente, sono composti da ghiaie, sabbie e limi depositati dal Fiume Lao, con granuli da angolosi a sub-arrotondati e caratterizzati da un moderato selezionamento. I ciottoli, di dimensioni decimetriche, sono immersi in una matrice limoso-sabbiosa con livelli e/o lenti limose e/o ghiaiose. Tali depositi, di colore grigiastro, si presentano sciolti e di spessore dell’ordine di alcuni metri (Olocene).

Le zone di raccordo tra i conglomerati fluvio- lacustri del bacino del Mercure e i terrazzi alluvionali, sono caratterizzate dalla presenza di depositi colluviali misti a materiale alluvionale, spesso fissati dalla vegetazione o artificialmente, composti da ghiaie, sabbie e limi, con granuli da angolosi a sub arrotondati, caratterizzati da un moderato selezionamento.

I ciottoli, di dimensioni centimetriche, sono immersi in una matrice limoso-sabbiosa, in genere abbondante, con livelli e/o lenti limose e/o ghiaiose. Tali depositi, di colore bruno rossastro, si presentano sciolti e di spessori modesti (Olocene).

Lungo l’attuale corso del Fiume Lao si rinvengono depositi alluvionali mobili composti da ghiaie, sabbie e limi, con granuli da angolosi a sub-arrotondati, caratterizzati da un moderato selezionamento. I ciottoli di dimensio ni centimetriche, sono immersi in una matrice sabbiosolimosa

con lenti ghiaiose. Tali depositi, di colore grigiastro, si presentano sciolti (Olocene).

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

12

Nei pressi di Laino Borgo sono state individuate, tramite lo studio di foto aeree e confermate dal rilievo di campagna, due conoidi alluvionali, su cui è stata edificata la porzione occidentale del paese di Laino Borgo. Si tratta di depositi costituiti da elementi calcarei, calcareo-dolomitici e metamorfici, da sub-arrotondati a spigolosi, immersi in una matrice limoso sabbiosa di colore rossastro. Tali depositi sono organizzati secondo un’alternanza di strati e lenti di vario spessore e si presentano sciolti (Olocene); anche in questo caso gli spessori sono modesti e generalmente inferiori a 10m.

Nell’area di studio i depositi fluvio- lacustri sono a luoghi sormontati da depositi colluviali, i quali si adattano alla morfologia della superficie sottostante con massimo spessore nelle aree di accoglienza morfologica. In genere si rinvengono anche alla base dei rilievi. Si tratta di depositi a struttura disorganizzata, provenienti dal disfacimento delle rocce in posto del substrato, molto spesso con un buon grado di evoluzione pedogenetica.

Evidenze del sollevamento recente si osservano lungo il fiume Lao, il quale mostra un alveo ben al di sotto delle superfici che identificano i terrazzi più recenti, indicando un’azione di sovraescavazione.

L’identificazione delle morfostrutture è notevolmente facilitata, oltre che da evidenze strettamente geologiche, anche dalla presenza di alcuni elementi superficiali.

Tra questi sono state considerate in primo luogo le scarpate di faglia, le quali determinano versanti originariamente rettilinei il cui stato di conservazione dipende dall’età della dislocazione e dai litotipi interessati.

Altri indicatori morfoneotettonici considerati sono: discontinuità altimetriche e planoaltimetriche

di crinale, gradini e selle morfologiche, picchi isolati e corsi d’acqua rettificati con strutture tipo “gomito” e “doppio gomito”.

2.3.2. INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO

I nuclei urbani di Laino Borgo e Laino Castello sono ubicati nel settore sud-occidentale del bacino del Mercure, ed in particolare ricadono nella media valle del Fiume Lao. Anticamente i due borghi erano uniti e prendevano il nome di Laino Bruzio; dopo varie vicissitudini nel 1947 furono divisi e tuttora costituiscono due distinti comuni.

Il centro abitato di Laino Borgo è ubicato in destra orografica del Fiume Lao ed in particolare nella zona di confluenza del corso d’acqua Fosso Iannello con lo stesso fiume che scorre in direzione nord-sud. La sua particolare collocazione fa si che il nucleo urbano si sviluppi sui depositi alluvionali terrazzati recenti dei due corsi d’acqua, sui depositi di conoide e sui sedimenti fluvio-lacustri del bacino quaternario del Mercure.

Questi ultimi sedimenti affiorano lungo i versanti destro e sinistro di Fosso Iannello ed in particolare una porzione dell’area urbana si sviluppa sulla parte terminale di una dorsale avente direzione est-ovest. Parte ancora del centro urbano è collocata sui depositi alluvionali terrazzati sia di Fosso Iannello sia del F. Lao. Su entrambi i corsi d’acqua sono riconoscibili più ordini di terrazzi i primi dei quali, appunto, ospitano parte del centro urbano. Infine un’ulteriore porzione dell’abitato si sviluppa su depositi di conoide di Fosso Iannello sui quali il corso d’acqua medesimo scorre in incisione. Ad ovest dell’abitato la presenza di una zona pianeggiante a forma semicircolare lungo il versante destro del Lao fa pensare alla presenza di un antico meandro abbandonato.

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

13

Per quanto riguarda il comune di Laino Castello si distinguono un antico centro (Laino Castello ed un nuovo centro (Laino Castello Nuovo) ubicato nei pressi del primo, trasferito a partire dal 1982 a seguito del terremoto Campano-Irpino.

Il borgo antico è ubicato sulle pendici di una dorsale stretta ed allungata in direzione nord-sud, limitata a sinistra dal corso del Fiume Lao ed a destra dall’incisione del torrente Il Canale, affluente sinistro del F. Lao. La dorsale è costituita dai depositi fluvio-lacustri quaternari appartenenti al bacino del Mercure, rappresentati da conglomerati poligenici e sabbie mediamente cementate. Dopo il terremoto che nel 1982 colpì l’area campano- irpino, il borgo fu evacuato completamente e trasferito su di un pianoro poco distante. Il centro storico, di origine Medioevale, presenta uno sviluppo prevalentemente verticale.

Il nuovo centro di Laino Castello è ubicato su un’ampia superficie terrazzata che occupa la porzione sud-orientale dell’area oggetto di studio (fig.18/2-foto 16/2). Il pianoro, che risulta bordato da pareti molto acclivi incise da profondi valloni, è limitato ad ovest dall’incisione del torrente Il Canale e ad est dal Fiume Battindiero. In continuità con il pianoro, si sviluppa una dorsale, anch’essa costituita dai depositi fluvio- lacustri quaternari appartenenti al bacino del Mercure, allungata in direzione nord-sud.

Al fine di individuare condizioni di instabilità nelle aree in studio è stato effettuato uno studio fotointerpretativo e dettagliati rilievi di campagna.

Per quanto riguarda il comune di Laino Borgo l’area urbana presenta buone condizioni di stabilità; problemi di instabilità per frane di modeste dimensioni tipo crollo e ribaltamento potrebbero verificarsi lungo le scarpate dei terrazzi fluviali che si affacciano direttamente sugli alvei del Fiume Lao e del torrente Fosso Iannello per lo scalzamento alla base da parte degli stessi corsi d’acqua. Al di fuori dell’area urbanizzata sono stati individuati alcuni fenomeni franosi classificati tipologicamente come scorrimenti. Si tratta di fenomeni che coinvolgono i conglomerati poligenici e sabbie mediamente cementate appartenenti al bacino del Mercure e che allo stato attuale possono essere considerati quiescenti.

Il borgo antico di Laino Castello non presenta particolari problemi di instabilità, fatta eccezione di un fenomeno franoso tipologicamente classificato come scorrimento presente a sud-est del paese che può essere considerato in fase di quiescenza. Fenomeni franosi tipo crollo possono interessare, come lo è stato in passato, le scarpate presenti sulla dorsale su cui sorge il centro storico e che corrispondono da un punto di vista litologico agli strati più cementati dei depositi conglomeratici di cui è costituita, appunto, la dorsale stessa.

Lungo il versante destro dell’incisione torrentizia Il Canale, che delimita ad est la dorsale su cui sorge il borgo antico di Laino Castello è stato cartografato il corpo di frana delimitato a monte da una scarpata molto inclinata, a tratti sub-verticale, che presenta in pianta una forma ad arco. Il fenomeno appare attualmente in condizioni di quiescenza.

La dorsale che si sviluppa in continuità con il pianoro su cui è edificato il nucleo urbano di Laino Castello Nuovo, è interessata da una serie di fenomeni franosi classificati come scorrimenti. Poiché i corpi di frana risultano per la maggior parte svuotati è lecito ipotizzare uno stadio di attività abbastanza evoluto ed attualmente in condizioni di quiescenza. E’ doveroso menzionare però la presenza in località Pantani, ad ovest di Laino Borgo, di un fenomeno franoso simile ai precedenti ma di cui è stato possibile individuare e cartografare il detrito di frana; ciò indica un diverso sviluppo ed evoluzione nel tempo della frana in menzione.

Infine, per quanto riguarda le condizioni di stabilità del nucleo urbano di Laino Castello Nuovo, il pianoro su cui sorge presenta buone condizioni di stabilità.

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

14

2.4.1. AIETA: INQUADRAMENTO GEOLOGICO-STRUTTURALE DEL TERRITORIO COMUNALE

Il sito oggetto di studio, ricade al Confine calabro- lucano e più precisamente nell’area più occidentale del Massiccio del Pollino; l’area di studio comprende il territorio urbanizzato di Aieta Centro Storico ed un’intorno tale da evidenziare eventuali influenze geologiche e geomorfologiche sugli stessi urbanizzati.

Il rilevamento geologico ha portato alla definizione dello schema geologico e tettonico dell’area in esame. In particolare sono stati individuati e cartografati tutti i litotipi ed i lineamenti tettonici ritenuti significativi ai fini della ricostruzione dell’assetto stratigrafico e strutturale.

Nelle carte geologico-strutturali, redatte in base al criterio litostratigrafico, sono stati riportati tutti i litotipi affioranti (facendo particolare riferimento ai terreni di copertura) e le discontinuità primarie e secondarie (direzioni di strato, faglie, sovrascorrimenti, etc.).

Dal punto di vista litologico l’area di studio è caratterizzata da un basamento composto da rocce dolomitiche mesozoiche, le quali rappresentano i termini più profondi appartenenti all’unità di Verbicaro (Trias superiore-Lias inferiore).

Le dolomie appartenenti a tale Unità presentano un caratteristico colore variabile dal grigio scuro al nerastro e, soltanto localmente contengono fossili. Dove è possibile osservare la stratificazione, le inclinazioni degli strati hanno generalmente valori da moderati ad elevati (da 20° a 45°). Tali rocce originariamente rigide e compatte, anno subito un decadimento meccanico dovuto principalmente alla fratturazione, oltre che all’azione degli agenti esogeni .

Le rocce in questione, infatti, hanno risentito delle sollecitazioni indotte dalle numerose fasi tettoniche che si sono avute a partire dal mesozoico ed in particolare dalle fasi traslative mioceniche e di sollevamento Plio-quaternario. Tale sollevamento è testimoniato da una morfologia molto aspra, specie ai bordi dei rilievi ovunque delimitati da versanti acclivi o pareti, solcati da numerose e profonde forre. Elevato risulta, quindi il grado di fatturazione secondo sistemi principali orientati WNW-ESE, oltre che NE-SW e N-S. Nelle dolomie la fratturazione si spinge fino ad una minuta cataclasite interessante a volte decine di metri di spessore di roccia (foto 31/2). Tale minuta fratturazione, che riduce la roccia in alcuni punti a materiale pulverulento (farina di dolomia), è del tutto verosimile ricondurla anche alla posizione stratigrafica della roccia medesima. Le dolomie, infatti costituituendo la base della serie carbonatica, risultano essere stati i termini più a diretto contatto con le superfici di sovrascorrimento e quindi i materiali meccanicamente più sollecitati.

Dolomie cataclastiche grigio-scure si rinvengono anche nei pressi delle maggiori dislocazioni tettoniche, dove le fratture isolano prismi rocciosi, di dimensioni da centimetriche a decimetriche, riducendo la roccia ad un aggregato semi-coerente di frammenti angolari, con le dimensioni dei prismi che diminuiscono all’aumentare dello stato di fratturazione. A seguito della fratturazione le masse dolomitiche presentano ai livelli più esterni un forte allentamento meccanico. Fratture aperte in superficie e riempite di terra rossa fino al completo isolamento di blocchi in superficie, passano in profondità, per un aumento del carico litostatico, a fratture saldate e cioè a roccia in condizioni ottimali. Gli spessori, delle coperture (manti allentati) da quanto emerso dal rilievo di campagna, sono dell’ordine di qualche metro; tali manti allentati, costituiscono l’attuale copertura del substrato calcareo-dolomitico. Si tratta di depositi disorganizzati con blocchi di dimensioni decimetriche in cui la matrice è sabbioso-limosa, di colore bruno-rossiccio (terre rosse), con

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

15

la parte superiore evoluta a suolo. In seguito ai processi di dilavamento i terreni di copertura del substrato calcareo-dolomitico, si accumulano, nelle zone morfologicamente predisposte, dando origine a depositi detritico-colluviali a granulometria medio fine, da sciolti a mediamente addensati, mal stratificati,

composti da elementi eterometrici, dolomitici e calcareo-dolomitici, a spigoli vivi, con isolati blocchi di varie dimensioni immersi un una matrice sabbioso- limosa rossastra.

Lungo i versanti calcareo-dolomitici, nella porzione occidentale della carta, si rinvengono brecce di natura calcareo-dolomitica cementate, con clasti a spigoli vivi e dimensioni da centimetriche a decimetriche, con matrice spesso assente; esse costituiscono il prodotto della degradazione fisico-meccanica e dello smantellamento delle pareti rocciose.

L’abitato di Aieta è stato edificato quasi interamente su due dorsali strette ed allungate con superficie sommitale delimitata da due ripidi versanti, segnati da faglie orientate nord-sud che creano una pseudo fossa tettonica al centro con sedimenti costituiti da detriti di falda trattenuti da strutture di contenimento.

La dorsale allargata dolomitica su cui è edificato parte del vecchio abitato si trova in contatto tettonico per faglia con i calcari grigio-chiari ben stratificati con occasionali intercalazioni di dolomie e calcari dolomitici, i calcari sono prevalentemente calcareniti sulla cui formazione è edificato la parte di centro storico di forma allungata più corposo.

Da un punto di vista strutturale, l’indagine fotointerpretativa (volo IGM 1991, scala 1:33.000), ha permesso di caratterizzare vari elementi morfostrutturali, confermati successivamente tramite i rilievi di campagna. Nella zona di studio lo stile tettonico generale dell’area è determinato dalla probabile presenza di vari sistemi di faglie, alcune delle quali attraversano l’abitato con direzione sia appenninica che antiappeninica con fratture associate che, sui bordi della rupe, localmente possono dar luogo ad instabilità per crolli e ribaltamenti.

2.4.2. AIETA: INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO DEL TERRITORIO DI

L’area urbana di Aieta centro storico è bordata, nella zona collinare, dal versante in sinistra idrografica dalle ramificazioni secondarie del torrente la Fiumarella di Tortora e dal Torrente “ Il Canale” che si inserisce tra le due dorsali limitate dalle faglie che sbloccano le due parti del centro storico.

Al fine di caratterizzare la franosità delle aree in studio è stato effettuato uno studio fotointerpretativo e dettagliati rilievi di campagna.

Per quanto riguarda l’area urbana di Aieta centro storico i problemi di instabilità riguardano quasi esclusivamente il ciglio delle scarpate determinate dall’attività tettonico, ormai esausta e da limitati altri episodi di franosità arealmente limitati e che incidono poco sullo sviluppo dello stesso abitato, limitatamente alle aree definite urbanizzabili e riportate nella carta di fattibilità

La presenza alla base di tali scarpate di detriti di dimensioni variabili testimoniano che in passato si sono verificati fenomeni di crollo..

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

16

3. CARTA DELLE ACCLIVITA’

La carta delle acclività è un elaborato che mette in risalto le variazioni di morfologia di un territorio facendo rilevare sia il disegno superficiale che la giacitura di elementi affioranti nell’ambito di un versante; con ciò consentendo la lettura delle caratteristiche morfologiche stesse con immediatezza e realizzando una diretta individuazione di ogni classe di pendenza.

Nella carta dell'acclività le singole classi di pendenza sono individuate per mezzo di procedure computerizzate che delimitano tratti di terreno di pendenza a forma costante o variabile entro un intervallo predeterminato.

Sulla carta, i limiti tra una classe e l’altra circoscrivono elementi della morfologia che sono costanti soprattutto in senso trasversale al versante, mentre la scala dei colori individua la classe di acclività espressa in gradi di appartenenza.

Gli intervalli di acclività sono stati scelti tenendo conto dell’altimetria, della morfologia, del tipo di roccia in affioramento, della densità di elementi con pendenze contrastanti, all’interno di un dominio di versanti sufficientemente uniformi come inclinazione.

In questo caso la carta d’acclività disegna un territorio con due domini separati dal punto di vista morfologico con una scala di valori che passa da terreni pianeggianti a terreni da moderatamente inclinati a fortemente inclinati; per cui si sono racchiuse queste diversità morfologiche in cinque classi percentuali che possono essere rappresentative della situazione territoriale reale:

• 0-10% (terreno da pianeggiante a leggermente inclinato), individua tratti di territorio ove sono possibili interventi senza particolari difficoltà. Tutte le attività di edilizia rurale, urbana ed industriale, nonché l'esecuzione di infrastrutture come viabilità, linee elettriche, acquedotti ecc., sono di facile esecuzione trattandosi di aree dove le variazioni morfologiche sono minime e dove le possibilità d’uso sono sufficientemente ampie;

• 10-20%, (terreno da leggermente inclinato a mediamente inclinato), individua le zone in cui bisogna tener conto dell’inclinazione dei versanti e in cui l’utilizzo urbanistico, anche di carattere estensivo, può modificare la morfologia attuale rendendosi necessaria l’apertura di fronti di scavo anche se di altezza ridotta;

• 20-25% (terreno da media a sensibile inclinazione), individua le zone in cui l’utilizzo urbanistico può avere ancora carattere estensivo, ma gli sbancamenti e i riporti devono essere programmati prevedendo fronti di scavo eventualmente sovrapposti;

• 20-35% (terreno scosceso), individua fasce in cui la previsione di localizzazioni di strutture edilizie è subordinata all’adattamento alla morfologia esistente utilizzando tipologie edilizie che si collocano sul versante con la maggiore dimensione del fabbricato che si pone parallelamente alle curve di livello al fine di ottenere una riduzione dell’altezza dei fronti di scavo da proteggere opportunamente;

• 35%- 50% e oltre il 50%(terreno ripido) delimita le zone in cui l’inclinazione del versante pone particolari vincoli al suo utilizzo sia in termini dimensionali che tipologici. La struttura edilizia singola, di dimensioni areali contenute, è da preferire. La impraticabilità d’uso è la condizione da tenere presente in caso di

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

17

esistenza di spessori rilevanti di copertura detritica o di allentamento della stessa. In queste aree quindi le qualità meccaniche del tipo litologico, la sua compattezza e consistenza, l’assenza di spessori di detrito rilevante sulla roccia in posto, l’assenza di ruscellamento superficiale, consentono un utilizzo puntuale con ambiti da individuare, caso per caso, ed adottando opportune misure di salvaguardia. Sono superfici nelle quali è fondamentale mantenere l’assetto geostatico d’origine e dove la previsione di opere di tutela è imprescindibile. In linea generale si consiglia di limitare gli interventi edilizi ad ambiti preliminarmente individuati da studi geologici puntuali; per le infrastrutture stradali deve essere valutata, tratto per tratto, la compatibilità con le qualità meccaniche delle rocce e delle coperture eluvio-colluviali in affioramento. Nel territorio comunale queste zone sono per la quasi totalità localizzate in ambiti a destinazione agricola e che in ogni caso devono essere tutelati, nei casi individuati nella tav.4, ai fini del rischio geologico e idraulico.

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

18

4. NOTE GENERALI DI IDROLOGIA, IDROGEOLOGIA E PERMEABILITÀ DELLE FORMAZIONI AFFIORANTI

4.1 IDROLOGIA

L’ambito territoriale, per la gran parte montano e con affioramenti prevalentemente calcareo-dolomitici, è caratterizzato da un reticolo idrografico con notevole densità di drenaggio, con le valli delle incisioni torrentizie con una forte inclinazione e nelle quali la forma è determinata dalla capacità erosiva prevalente nel tratto collinare rispetto alla parte terminale dei tratti vallivi.

Il percorso che le incisioni descrivono all’interno del massiccio del Pollino è spesso tortuoso ed approfondito a dimostrare la notevole erosione di fondo nelle valli fluviali e la franosità associata per scalzamento al piede di masse litoidi con coperture eluvio-colluviali consistenti e con caratteristiche meccaniche variabili ma prevalentemente mediocri-scadenti.

La pluviometria è caratterizzata dalla concentrazione delle precipitazioni nel periodo Ottobre – Marzo con una flessione della quantità di precipitazioni nel periodo Aprile - Maggio a cui segue un periodo di relativa aridità nel trimestre Giugno - Agosto. Un aumento repentino dei millimetri di pioggia si nota nel mese di Settembre che marca l’inizio della stagione delle piogge.

In definitiva il regime pluviometrico, caratterizzato da un semestre notevolmente piovoso ed un semestre con scarse precipitazioni, presupporrebbe per le incisioni torrentizie dell’area in esame, le caratteristiche di un regime di fiumara che non trova riscontro nella realtà territoriale esaminata dove i letti fluviali, ad eccezione di due torrenti principali, sono piuttosto delle linee d’acqua che non smaltiscono le acque meteoriche nei periodi particolarmente piovosi.

Le caratteristiche diverse di permeabilità dei terreni affioranti nel territorio comunale sono conseguenza della presenza prevalente del substrato metamorfico; si osservano notevoli estensioni di scisti sericitici di permeabilità media relativamente alla coltre di alterazione superficiale e permeabilità da scarsa a sensibile (secondaria per fratturazione) per le masse sottostanti di natura e consistenza litoide.

Lo spessore non elevato delle coltri di alterazione consente accumuli di riserve idriche esigue e limitate che alimentano emergenze torrentizie stagionali.

La massa calcareo-dolomitica ha, ovviamente, le caratteristiche di una roccia serbatoio e alimenta emergenze sorgentizie con portate consistenti.

. Le caratteristiche idrogeologiche delle singole rocce, i rapporti geometrici tra

acquiferi, il maggiore o minore stato di alterazione della coltre superficiale e la morfologia del territorio, condizionano la circolazione idrica superficiale e sotterranea; pertanto sono state definite le caratteristiche di permeabilità degli affioramenti acquisite attraverso la consultazione delle carte della permeabilità del Progetto Speciale 26 CASMEZ – Studio organico delle risorse idriche sotterranee della Calabria – 1977, scala 1:25.000, che contengono le informazioni sui limiti dei singoli domini idrogeologici.

- ACQUIFERI POROSI

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

19

Sono costituiti prevalentemente da rocce sedimentarie che hanno caratteristiche litologiche, sedimentologiche e idrogeologiche diverse a seconda del tipo di processo sedimentario (degradazione, erosione, trasporto, sedimentazione, diagenesi) che le particelle hanno subit ( in questa classe rientrano le litologie di riempimento della valle del Fiume Mercure-Lao).

Uno degli acquiferi principali è rappresentato dai depositiconglomeratici, costituiti da sedimenti poco classati trasportati e depositati dai corsi d’acqua.

Si tratta di depositi di spessore variabile eterogenei per dinamica deposizionale; la circolazione idrica segue percorsi vari e la caratteristica è la presenza di falde separate da intercalazioni limo-argillose presenti nelle alluvioni.

La permeabilità è complessivamente molto elevata.

Il complesso conglomeratico-poligenico-sabbioso, costituito da conglomerati grossolani con ciottoli a cemento calcareo, ha una geometria diversificata la cui permeabilità è variabile da elevata a moderata; sebbene, per le caratteristiche di sedimentazione proprie della formazione nelle zone fratturate e fessurate, si possono innescare circolazioni idriche.

L’acquifero è intersecato da uno spessore di silt argille sabbiose con bassa permeabilità che costituisce la soglia di permeabilità per le numerose sorgenti rilevate nell’acquifero conglomeratico.

- ACQUIFERI FRATTURATI

Caratteristica prevalente è la presenza di microfessure e/o veri e propri canali che si sviluppano nei complessi litoidi. Infatti i calcari, i calcari dolomitici e le dolomie, rappresentano acquiferi con queste caratteristiche; affiorano nella zona alta del territorio comunale e sono sede di importanti circolazioni idriche che sfociano in numerose manifestazioni sorgentizie.

La porosità primaria è generalmente ridotta, mentre è più elevata quella secondaria dovuta a fratture di origine tettonica dove le linee di drenaggio preferenziale sono individuabili lungo le faglie dirette che interessano le formazioni carbonatiche. La permeabilità è complessivamente medio-elevata.

− ACQUIFERI A PERMEABILITÀ MISTA

Le rocce che hanno caratteristiche di porosità e sono anche fessurate danno luogo ad acquiferi che sono da considerarsi a permeabilità mista.

Queste condizioni si rilevano nelle rocce carbonatiche, in quanto la roccia si rinviene spesso allo stato di breccia a causa della sua reazione piuttosto rigida agli stress tettonici; la permeabilità dell’acquifero è da considerarsi medio-elevata.

Identica situazione si ha pure negli scisti argillitici grigio ( scisti del Fiume Lao) che hanno caratteristiche di permeabilità diverse per gli spessori delle coltri di alterazione e per la roccia in posto dove la condizione di fratturazione dà luogo ad un gran numero di serbatoi acquiferi che sono discontinui tra di loro e di estensione molto limitata. Le caratteristiche di permeabilità sono piuttosto ridotte.

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

20

Riferimenti bibliografici

- CALOIERO D., NICCOLI R., REALI C. 1990 – Le precipitazioni in Calabria (1921-1980) - CNR Cosenza.

- PROGETTO SPECIALE 26 CASMEZ, 1977– Studio organico delle risorse idriche sotterranee della Calabria – 1:25.000.

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

21

5. CONDIZIONI DI FRANOSITÀ DEI VERSANTI NEI TERRITORI COMUNALE DI AIETA, LAINO BORGO E LAINO CASTELLO

Il rilievo dei fenomeni franosi e dei processi morfodinamici pregressi e in atto nel territorio comunale è stato effettuato attraverso la fotointerpretazione di foto aeree appartenenti a voli effettuati nell’arco di circa 25 anni a scale diverse (1978, Volo Calabria -SCAME- scala 1:12.000/1:18.000; 1991, I.G.M. Firenze - scala 1:33.000; 2001, Centro Cartografico Regionale a colori scala 1:12.000/ 1:14.000 circa) riguardanti i territori comunali di Aieta, Laino Borgo e Laino Castello;

L’arco temporale tra il primo volo e l’ultimo ha dato la possibilità d’avere un quadro sufficientemente attendibile della densità e della distribuzione areale della franosità.

La situazione che appare oggi è quella di territori esposti al rischio di frana sia antico sia recente, che ne ha modificato la morfologia e che ne condiziona la programmazione urbanistica in particolare nel tratto collinare.

I fenomeni di instabilità sono generalmente il risultato dell’interazione simultanea di più fattori che contribuiscono, con modalità e misura diverse, alla rottura di un equilibrio preesistente lungo le superfici dei versanti più o meno acclivi e con condizioni geologiche varie; è fondamentale comprendere quale sia l’elemento determinante per il loro innesco o la rimobilizzazione (maggiore carico idraulico, scalzamento al piede ad opera di acque incanalate, attività sismica di un certo grado, attività antropica) o gli elementi concorrenti a tale evento.

I fenomeni gravitativi censiti hanno forme e caratteristiche varie che dipendono dal tipo di terreno coinvolto, dall’acclività, dalle caratteristiche morfologiche superficiali dei versanti, dalle attività antropiche che si sono sviluppate su questi versanti e che hanno interferito spesso con le loro condizioni di equilibrio.

L’ambito territoriale comunale è condizionato nella sua stabilità globale da fenomeni di intensa erosione e di franosità diffusa ascrivibile a momenti diversi di innesco, che assumono aspetti, frequenza areale e tipologia varia sia per il tipo litologico coinvolto che per le azioni che le hanno prodotte.

L’analisi effettuata parte dalla considerazione che nel territorio studiato elementi determinanti che hanno influenzato le condizioni di stabilità possono individuarsi in:

• una geologia complessa e articolata soggetta a forte alterazione e allentamento degli spessori superficiali;

• una morfologia varia e diversificata con aspetti peculiari tra zona collinaro-montana e fasce di fondovalle;

• una situazione idrogeologica molto articolata nella presenza di incisioni e torrenti con dinamica erosiva variabile lungo il tratto collinare della valle fluviale e nelle porzioni terminali;

• una dinamica attiva dei processi di smantellamento dei versanti (prevalente per le aree di affioramento dei terreni scistosi) come diretta conseguenza sia della attività tettonica determinata dalla presenza della linea di Sangineto di scala regionale sia delle qualità meccaniche dei materiali coinvolti.

La comparazione delle caratteristiche geologiche, geotecniche, geomeccaniche, idrogeologiche, idrologiche, idrografiche e climatiche ha portato alla conclusione che la predisposizione a franare dei versanti esaminati, esplicandosi in maniera diversa per gli

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

22

affioramenti di rocce calcareo-metamorfiche e per quelle sedimentarie, determina anche una densità di fenomeni diversi per le singole unità geologiche coinvolte.

Identico discorso va fatto per l’attività erosiva con una prevalenza dei fenomeni erosivi più o meno spinti, a carico degli affioramenti di rocce calcareo- dolomitiche e metamorfiche che costituiscono il substrato di appoggio profondo e che, a causa della loro ridotta permeabilità, favoriscono il ruscellamento superficiale delle acque anche per la condizione di maggiore inclinazione dei versanti con il risultato di avere lenti scivolamenti lungo il contatto roccia madre-copertura alterata ed allentata ed una minore attività erosiva sulle coperture sedimentarie.

Riguardo alle incisioni vallive che hanno forme a “V” molto strette negli affioramenti calcarei e metamorfici l’evoluzione è determinata dalla notevole velocità di corrivazione che le acque acquistano, accentuando l’approfondimento delle valli fluviali.

L’attività franosa si manifesta soprattutto in ambiti già interessati da dissesti pregressi con riprese attuali più superficiali che interessano spesso ampi settori di versante tanto da catalogarli come “zone franose” sulle quali non è fondamentale individuare il singolo movimento di frana, mentre ha importanza definire i contorni degli ambiti a franosità diffusa e le condizioni di rischio geologico complessivo.

La geologia articolata dei terreni affioranti nel territorio comunale determina in più situazioni il sovrapporsi, in uno stesso ambito, di tipologie franose combinate che rendono l’ambito territoriale di Bonifati come fortemente dissestato, con frane sia antiche che recenti, attive e/o quiescenti, a cui si associa l’erosione accelerata, coinvolgente quasi tutti i termini del complesso post-orogenico.

Una diffusione sicuramente meno impegnativa a livello areale si riscontra nelle aree terrazzate dove si evidenziano limitati fenomeni franosi singoli, creeping in aree di riempimento e prevalenza di erosione per lo più accelerata con la creazione di bordi di erosione riportati nell’apposita cartografia..

5.1 LA FRANOSITÀ NELLA TAVOLA GEOMORFOLOGICA La tav. 3 riporta graficamente, e nella loro effettiva posizione, i fenomeni franosi

quiescenti e in atto, nonché le forme morfologiche residue di modificazioni dell'assetto geostatico dei versanti esaminati.

La cartografia riporta la franosità riconosciuta e i singoli fenomeni delimitabili nel loro ingombro areale e nell’effettiva posizione sul versante.

Fenomeni franosi antichi hanno modificato spesso il percorso delle incisioni torrentizie, creando anse e divagazioni che rappresentano segni inequivocabili dell’attività morfodinamica che si è sviluppata in questi ambiti.

Si è rilevata la presenza di tipi diversi di movimenti di massa: frane singole e movimenti di massa indifferenziati; slide e flow, sono i tipi più frequenti, con netta prevalenza degli slide e superfici con franosità arealmente diffusa da considerare zona franosa.

I movimenti cartografati interessano pressoché tutti i tipi litologici che affiorano nei territori comunali.

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

23

In qualche caso si sono osservati indicazioni di stabilizzazione, per movimenti franosi antichi di dimensioni rilevanti, interessati da insediamenti urbani per i quali si sono accertati segni di attività limitate e circoscritte.

I movimenti di massa indifferenziati, sono presenti soprattutto su versanti ove affiorano terreni ad alta componente plastica o ad alto grado di alterazione.

L’analisi fotointerpretativa e i sopralluoghi hanno consentito di verificare che nel territorio in esame, sono presenti anche fenomeni di erosione incanalata, con prevalenza dell'erosione laterale su quella di fondo in aggiunta alla franosità delimitata ed accertata.

Limitati ma presenti sono anche i fenomeni di erosione areale.

Sugli affioramenti di calcari cristallini è stata accertata la presenza di crolli che hanno prodotto bordi di erosione molto evoluti regolarmente cartografati.

Le fenomenologie descritte sono prevalenti in ambiti a destinazione agricola nel P.R.G.e limitate nelle aree di previsione e di espansione prevista.

In conclusione la carta della franosità descrive un territorio con una percentuale consistente di fenomeni franosi e questa condizione ha indicato il percorso per la delimitazione delle aree sulle quali è proponibile la futura espansione urbana.

5.2 LA CARTA DELLA FRANOSITÀ ED IL PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI)

I fenomeni franosi individuati nei territori comunali compresi nel PSA, riportati nella carta geomorfologica (Tav.3, scala 1:10000) sono confermati dal contenuto dell’elaborato 15.1 in scala 1:10.000 del P.A.I., nel quale sono cartografate e perimetrate le aree soggette a franosità per le aree dei Centri Storici

.Il confronto tra l’elaborato 15.1 e la tav.3 dello Studio Geomorfologico conferma la definizione cartografica dei singoli fenomeni sia come posizione sul versante che come ingombro areale.

Nella tav.3 dello Studio Geomorfologico si registra un maggior dettaglio nella definizione dei singoli fenomeni franosi rispetto all’elaborato 15.1 del P.A.I, conseguenza sia della scala utilizzata ma anche di un maggior affinamento del rilievo per le finalità applicative dello studio geomorfologico del PSA..

La sostanziale sovrapponibilità delle due analisi territoriali effettuate sia in termini di dimensioni areali che di posizione dei fenomeni franosi è garanzia di un accertamento svolto per uno sviluppo urbanistico futuro in condizioni di sicurezza.

Il P.A.I. non modifica quindi la programmazione urbanistica già determinata con lo Studio Geomorfologico e recepita dal Progettista nella zonizzazione del PRG anzi conferma le valutazioni compiute nell’esclusione delle aree caratterizzate da versanti in condizioni geostatiche e morfodinamiche critiche.

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

24

6. SISMICITA’ DELLE AREE STUDIATE

Per una corretta pianificazione territoriale in area sismica è indispensabile effettuare l’analisi delle condizioni di sismicità degli ambiti territoriali di interesse, con il fine ultimo di tenere nel debito conto i fattori di rischio connessi al verificarsi di terremoti, il cui forte potenziale distruttivo può risultare ulteriormente acuito dall’innescarsi di fenomeni “secondari” dei quali la liquefazione, le frane, i cedimenti di terreni e strutture sono le situazioni più evidenti.

Per caratterizzare un’area dal punto di vista sismico, è fondamentale la ricerca degli eventi che si sono verificati nel corso del tempo (secoli) in una determinata area e per i quali è stato quantificato il valore dell’intensità macrosismica sia per l’area epicentrale che per le località in cui tali eventi sono stati avvertiti.

In generale, alla sismicità dell’area comprendente i tre comuni contribuiscono sia terremoti di origine “vicina” o “locale”, con epicentro nelle zone del Pollino e di Lagonegro, sia “lontana”, con epicentro nell’Appennino campano- lucano verso nord e nella valle del Crati verso sud. Secondo Molin et al. (1996), le massime intensità storicamente osservate sono comprese tra il VII (Laino Castello) e l’VIII grado MCS Aieta e Laino Borgo) mentre, secondo le più recenti carte di pericolosità sismica (Slejko et al., 1996; Albarello et al., 2000; Lucantoni et al., 2001), i tre comuni sono caratterizzati da valori, in termini di intensità macrosismica, pari all’VIII grado MCS con una probabilità di superamento del 10% in 50 anni (periodo di ritorno di 475 anni).

i cataloghi di sito e i terremoti considerati

La compilazione dei cataloghi di sito dei qtre comuni è stata condotta considerando i terremoti avvenuti dopo l’anno 1000, che hanno interessato i centri abitati dei capoluoghi comunali con intensità=V-VI MCS; al di sotto di tale soglia non sono previsti danni agli edifici, per cui i risentimenti risultano poco significativi.

I terremoti d’interesse sono stati inizialmente individuati attraverso una larga selezione di eventi con possibili risentimenti =IV grado MCS.

• 3.3.1. Terremoto del cosentino del 24 maggio 1184

Nonostante sia stato oggetto di un approfondito studio da parte di Boschi et al. (1995), le notizie a riguardo, a causa dell’epoca antica in cui si è verificato, risultano piuttosto scarse, specialmente quelle utili per la stima delle intensità; molto spesso, infatti, le descrizioni di danni riguardano singoli edifici (chiese, abbazie) e solo raramente i centri abitati nel loro complesso.

L’area di maggior danneggiamento (IX grado MCS) sembra per lo più interessare il tratto di Valle del Crati situato tra Cosenza e Bisignano, anche se la presenza di San Lucido tra le località più fortemente danneggiate può far ipotizzare che abbia interessato anche centri abitati della Catena Costiera e del litorale tirrenico di Paola.

Per nessuno dei tre comuni in oggetto, distanti una sessantina di chilometri dall’epicentro, risultano disponibili notizie dirette sui rispettivi risentimenti; inoltre, essendo il campo macrosismico del terremoto molto poco definito.

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

25

• 3.3.2. Terremoto del Vallo di Diano del 19 agosto 1561

Il terremoto interessò con le massime intensità, comprese tra il IX ed il X grado MCS, vari centri abitati delle provincie di Salerno e Potenza situati in prossimità della parte settentrionale del Vallo di Diano (Boschi et al., 1995).

Anche in questi caso, per nessuno dei tre comuni in oggetto, distanti 75-80 km dall’epicentro, sono disponibili osservazioni dirette sui risentimenti. Il campo macrosismico risulta abbastanza definito solo fino a distanze di qualche decina di km dall’epicentro, per cui le intensità ai siti risultano stimabili solo attraverso legge di attenuazione: i valori risultano compresi tra il VI grado MCS di Laino Borgo, Laino Castello e Tortora ed il V-VI grado di Aieta.

• 3.3.3. Terremoto della Calabria centro-settentrionale del 27 marzo 1638

Importante terremoto della Calabria centro-settentrionale che interessò con intensità molto elevate (fino all’XI grado MCS) una vasta area al confine tra le provincie di Catanzaro e Cosenza. Oggetto di ricerche molto approfondite da parete di Boschi et al. (1995), presenta origine nell’area di Nicastro, a circa 100 km di distanza dai quattro siti, ed un campo macrosismico molto esteso e abbastanza ben definito fino ad intensità di VII-VIII grado circa; distruttiva (Io=IX-X MCS) con origine nell’area di Crotone; il cumulo degli effetti prodotti dalle sue scosse, considerando l’epoca piuttosto antica in cui si sono verificate, ha sicuramente influito sulla valutazioni di intensità della seconda scossa, ma probabilmente anche su quelle della prima.

Solo per Laino Borgo sono disponibili informazioni dirette, seppure piuttosto generiche, sul risentimento, che raggiunse il VII-VIII grado MCS. Sulla base dell’andamento del campo macrosismico Laino Castello, M e Aieta dovrebbero essere state interessate da intensità di VII grado circa.

• 3.3.4. Terremoto dell’area del Pollino del 26 gennaio 1708

Per questo evento sono disponibili informazioni reperite recentemente ed utilizzate nei lavori di Galli et al. (2000 e 2001. L’evento era già presente, seppure con data errata, nei cataloghi di Mercalli (1883) di Baratta (1901); le nuove informazioni, essenzialmente ricavate dall’analisi incrociata di quanto riferito in varie gazzette dell’epoca (Avvisi di Napoli, Gazette, Bologna, Forlì, Amsterdam), hanno messo in evidenza:

- un periodo sismico piuttosto complesso, che iniziò alla fine di gennaio e durò almeno fino a metà aprile 1708 e che risulta costituito da almeno due forti scosse avvenute il 26 gennaio e agli inizi di marzo;

- un quadro degli effetti molto più dettagliato, con danni a Castelluccio, Viggianello, Rotonda e Tortora, mentre altre informazioni su Laino Castello e Mormanno sono scaturite dalla consultazione di storiografia locale recente (Caterini, 1977; Minervini, 1940) ; a Castelluccio e Viggianello si contarono anche alcune decine di vittime; da verificare con altre fonti, invece, le informazioni fornite dalla Gazzetta di Bologna sui gravi danni verificatisi a Cassano, al momento ritenuti dubbi;

- origine situata a NW del Monte Pollino e abbastanza simile a quella del terremoto del 1998;

- campo macrosismico piuttosto esteso e che interessa con le intensità più elevate i comuni a cavallo del confine tra Calabria e Basilicata.

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

26

Riguardo ai risentimenti nei tre comuni in oggetto si posseggono le seguenti informazioni:

- a Tortora subirono danni gravi la chiesa Madre, il Convento della Santissima Annunziata, il Castello baronale e moltissime case; il risentimento è stato valutato di VII-VIII grado MCS;

- a Mormanno i danni furono probabilmente minimi, per cui l’intensità può essere valutata di V-VI grado MCS; ciò si può desumere da un documento dell’epoca copiato nel 1742 e riportato in Guidoboni e Mariotti (1997), in cui risulta che i cittadini di Mormanno ringraziarono Maria Vergine con la donazione di una lampada d’argento per la liberazione dal terremoto;

- a Laino Castello sono segnalati da Caterini (1977) danni gravi alla chiesa Madre del S. Spirito; sulla base di questa notizia e considerando l’andamento del campo macrosismico a Laino Castello viene assegnato il VI-VII grado MCS;

- nessuna informazione diretta invece per Laino Borgo a cui viene assegnato il VI-VII grado in base all’andamento del campo macrosismico.

• 3.3.5. Terremoto del Catanzarese del 28 marzo 1783

E’ una delle più forti scosse (Io=XI MCS) del grande periodo sismico che, a partire dal 5febbraio 1783, interessò per molti mesi la Calabria centro-meridionale, producendo estese distruzioni in numerosissimi centri abitati (Boschi et al., 1995).

I danneggiamenti più gravi, corrispondenti ad intensità comprese tra il IX e l’XI grado MCS, riguardarono numerose località del Catanzarese, mentre danneggiamenti più moderati, corrispondenti ad intensità comprese tra l’VIII ed il VI grado, interessarono anche moltissime località delle province di Cosenza e Reggio Calabria.

Rispetto alle altre forti scosse del periodo, è quella con origine più settentrionale; questo aspetto, unito alla elevata intensità epicentrale, spiega il fatto che risulti l’unica ad aver probabilmente interessato con danni i quattro comuni in oggetto; per questi, situati a 130-140 km dall’epicentro, non si posseggono notizie dirette sui relativi risentimenti che, sulla base di quelli osservati in località vicine, dovrebbero aver raggiunto intensità di V-VI grado circa.

• 3.3.6. Terremoto di Laino Castello del 10 aprile 1825

Questo evento, è segnalato da Guidoboni e Mariotti (1997) sulla base delle notizie fornite da Caterini (1977). Secondo tali notizie, che si riferiscono al Convento di San Domenico in Laino Castello, “la sera del 10 aprile 1825 il terremoto lo danneggiò ulteriormente”; da ricordare che secondo lo stesso autore il Convento nel 1807 era stato fortemente danneggiato mediante bombardamento da parte dei francesi e quindi sgomberato ed abbandonato.

Allo scopo di reperire ulteriori informazioni è stato consultato il Giornale del Regno delle Due Sicilie, nel quale, attraverso due brevi articoli (Giorn. 1 e 2, 1825), si conferma l’esistenza dell’evento e si precisa che fu avvertito piuttosto fortemente a Lagonegro e debolmente a Sala Consilina. Il risentimento a Sala Consilina è ricordato anche nei cataloghi di Perrey (1848), Capocci (1861) e Mercalli (1883).

Come appare evidente, le scarse notizie a disposizione non permettono, né di definire i parametri epicentrali dell’evento, la cui intensità non sembra tuttavia aver superato il V grado in nessuna delle località menzionate, né di valutare i risentimenti nei quattro comuni in oggetto.

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

27

Anche in Laino Castello, infatti, l’intensità del risentimento non appare valutabile e comunque non dovrebbe aver superato il V grado, in quanto le notizie disponibili riguardano un solo edificio, abbandonato per i gravi danni prodotti dal bombardamento e quindi inpessime condizioni di conservazione.

• 3.3.7. Terremoto cosentino del 12 febbraio 1854

Ha avuto origine nell’alta valle del Crati 5-10 km a sud di Cosenza ed ha interessato con le massime intensità (IX e X grado) un’area molto ristretta attorno all’epicentro (Boschi et al., 1995). In generale, anche l’area di danneggiamento, se si tiene conto dell’elevata intensità epicentrale, appare nel complesso piuttosto limitata, anche se mostra una notevole propagazione lungo la fascia litoranea tirrenica a nord di Paola; il terremoto ha infatti interessato con intensità di VI grado MCS una serie di paesi che comprende, da sud a nord, Fuscaldo, Guardia Piemontese, Cetraro, Belvedere Marittimo, Diamante, Scalea e quindi Aieta e Tortora.

Come appenna accenato, l’intensità del risentimento in Tortota (VI grado) è basata su osservazioni dirette, mentre per Laino Borgo, Laino Castello e Aieta sono ipotizzabili, dall’andamento del campo macrosismico, intensità al massimo di V grado MCS.

• 3.3.8. Terremoto del 28 maggio 1894 - Area del Pollino

I parametri epicentrali di questo evento (tabb. 1/4-4/4), che mostra origine sul versante nord-occidentale del Pollino e che interessò con le massime intensità (VII grado MCS) i centri abitati di Rotonda e Viggianello, sono stati ricalcolati sulla base delle numerose informazioni presenti in UCMG (1889-1894) e nella breve monografia di Baratta (1895); da precisare che tali informazioni hanno permesso di ricostruire un campo macrosismico basato su oltre 120 punti di osservazione, mentre quello dello studio preliminare richiamato in CPTI (1999) è basato solo su 22 punti.

Relativamente ai trecomuni in oggetto sono disponibili osservazioni dirette per Laino Castello (V-VI MCS) e per Aieta, Tortora e Mormanno (IV grado), mentre per Laino Borgo è ipotizzabile un risentimento di V-VI grado.

• 3.3.9. Terremoti calabresi dell’8 settembre 1905 e del 28 dicembre 1908

All’inizio del secolo XX, nel breve intervallo di tempo corrispondente a meno di tre anni, la Calabria centrale e meridionale fu sede di due fra i più importanti eventi sismici che hanno storicamente interessato l’Italia: i terremoti dell’8 settembre 1905 (Ms=7.5; Io=XI MCS) e del 28 dicembre 1908 (Ms=7.3; Io=XI MCS). Entrambi furono caratterizzati (Boschi et al., 1995)

da origine in mare, da orario notturno e da assenza di importanti scosse premonitrici ma, sebbene anche le loro dimensioni siano simili, il secondo risultò molto più disastroso (circa 80.000 vittime contro le 6-700 del primo), in quanto interessò molto più da vicino due gradi città (Messina e Reggio Calabria) e probabilmente perché ebbe un’origine più superficiale. Da considerare, inoltre, che l’evento del 1908 interessò un patrimonio edilizio in parte ancora danneggiato dal primo evento.

In generale, il terremoto del 1905 interessò la Calabria nord-occidentale, dove sono ubicati i tre comuni del PSA, con intensità di VI grado circa, corrispondenti ad un leggero ma diffuso danneggiamento degli edifici, quello del 1908, invece, non vi apportò danni, se non in qualche singolo centro abitato. Il fatto è essenzialmente dovuto alla minore distanza che intercorre tra i quattro comuni e gli epicentri dei due terremoti: 140 km circa nel caso del 1905, 200 km circa nel caso del 1908.

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

28

Relativamente ai risentimenti dovuti al terremoto del 1905, sono disponibili osservazioni dirette per Laino Castello (VI grado), Mormanno (VI) e Tortora (VI-VII), mentre per Laino Borgo è ipotizzabile un risentimento di VI grado circa.

• 3.3.10. Terremoto irpino del 23 novembre 1980

Il grande terremoto irpino del 1980 (Ms = 6.9), secondo i dati riportati da Boschi et al. (1995)

ed utilizzati in CPTI (1999) per l’assegnazione dei parametri, ha interessato con effetti distruttivi (I = IX grado MCS) buona parte dell’Irpinia e numerose località delle limitrofe province di Potenza e Salerno.

La Calabria nord-occidentale risulta situata al limite dell’area di danneggiamento e dei tre comuni in oggetto solo Mormanno risulta aver subito danni molto lievi, corrispondenti ad una intensità di V-VI grado MCS; infatti, a Laino Castello sono stati osservati effetti corrispondenti al V grado MCS, intensità ipotizzabile anche per Laino Borgo e Aieta.

• 3.3.11. Terremoto del Golfo di Policastro del 21 marzo 1982

Ha interessato con intensità di VII grado MCS, in due casi anche di VII-VIII, un notevole numero di località situate nell’immediato entroterra del Golfo di Policastro (Boschi et al., 1997); tali località appartengono alle province Salerno, Potenza e Cosenza ed almeno quelle situate più a nord avevano già subito danni leggeri o molto leggeri per il terremoto irpino del 1980.

I due punti di VII-VIII grado, corrispondenti ad Aieta e Papasidero, non ricadono nei pressi dell’epicentro e sembrano dovuti ad effetti di amplificazione locale; per tale motivo non dovrebbero influire sulla valutazione dell’intensità epicentrale.

In tutti e tre i comuni in studio furono osservati diffusi danni generalmente leggeri, riferibili al VII grado MCS, consistenti soprattutto in notevoli lesioni nei muri che provocarono numerosi sgomberi e molte decine di senzatetto; da notare che a Tortora, come in occasione dell’ultimo evento (1998), la chiesa subì danni particolarmente gravi tanto da risultare pericolante e da essere dichiarata inagibile.

• 3.3.12. Terremoto dell’8 gennaio 1988 - Area di Lagonegro

I parametri epicentrali del terremoto (tabb. 1/4-2/4) sono stati definiti sulla base dei dati contenuti nelle lavori di Esposito et al. (1988), di Gasparini et al. (1988) e di Gasparini e Tertulliani (1988); i secondi due si avvalgono della stessa base di dati macrosismici. Tali parametri differiscono, rispetto a quelli indicati in CPTI (1999), soprattutto per quanto riguarda l’intensità epicentrale, che risulta pari al VII grado in CPTI e al VI grado nel presente lavoro.

Nel complesso, il terremoto è stato avvertito in gran parte della Basilicata, in provincia di Salerno e nella Calabria settentrionale ed è caratterizzato da un’area epicentrale di VI grado molto estesa rispetto alle dimensioni ge nerali del campo macrosismico; secondo Gasparini et al. (1988) e Gasparini e Tertulliani (1988) tale fatto è probabilmente da attribuirsi all’occorenza di una seconda forte scossa (Md = 37) il giorno 13 gennaio, i cui effetti si sono cumulati con quelli dell’8 gennaio, e alla presenza di edifici precedentemente danneggiati dal grande terremoto irpino del 1980.

Per quanto riguarda i risentimenti nei quattro comuni in oggetto, sono disponibili osservazioni dirette per Laino Borgo (VI grado) , mentre per Laino Castello e Aieta sono ipotizzabili risentimenti di VI e V grado rispettivamente.

• 3.3.13. Terremoto del 9 settembre 1998 - Area del Pollino

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

29

Secondo Galli et al. (2001a e 2001b), il terremoto interessò una vasta area situata ad WNW del Monte Pollino ai confini tra Basilicata, Calabria e Campania. L’intensità epicentrale, pari al VI grado MCS, appare piuttosto modesta se si mette a confronto con gli elevati valori di magnitudo osservati, precisamente: Ml=5.5, Ms=5.4, Md=4.8 ed Mb=5.3. Il fatto è da mettere in relazione con l’elevata profondità ipocentrale che, secondo Guerra et al. (2000), dovrebbe aggirarsi tra 20 e 25 km.

Il rilevamento macrosismico, effettuato nei giorni immediatamente successivi alla scossa, presentò difficoltà per lo più collegate al particolare patrimonio edilizio presente nei centri abitati; in generale, questo risultava caratterizzato dalla preponderante presenza di edifici recentemente ristrutturati con criteri antisismici (tutti i comuni rientravano in seconda categoria) a seguito dei danni prodotti da alcuni terremoti succedutisi dal 1980 in poi e in minor misura da edifici non restaurati da tali danni e quindi affetti da lesioni preesistenti alla scossa del 9 settembre 1998. Tale situazione, da cui derivavano difficoltà nell’individuazione dei nuovi danni, unita alla frequente presenza di fessurazioni anche molto gravi in particolari costruzioni (generalmente edifici in cemento armato di grandi dimensioni o chiese) ha reso spesso difficoltosa anche l’attribuzione delle intensità.

Secondo il rilevamento macrosismico (Galli et al., 2001a e 2001b) nei tre comuni del sono stati osservati danni generalmente molto leggeri e non molto diffusi, nel complesso riferibili ad intensità di V-VI MCS.

Conclusioni

Nel complesso, dai dati raccolti deriva che il livello di sismicità nei tre comuni considerati è molto simile e può essere definito, nell’ambito dell’Italia meridionale, “moderato”, nel senso che risulta compreso tra quello decisamente elevato di moltissimi comuni situati lungo la fascia assiale dell’Appennino campano-lucano ed in molte aree della Calabria, nei quali sono state storicamente avvertite intensità di IX, X ed anche XI grado MCS, e quello dei comuni delle parti nord-orientale della provincia di Cosenza e sud-orientale della Basilicata, che al massimo sono stati interessati da intensità di VII MCS. La sismicità un po’ più elevata che sembra caratterizzare il comune di Tortora rispetto agli altri tre risulta probabilmente dovuta a fenomeni di amplificazione locale dell’intensità osservati in occasione di alcuni terremoti generalmente di origine “lontana”.

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

30

Distribuzione della sismicità storica nella Calabria centromeridionale in relazione alle principali strutture

sismogenetiche riconosciute (Faglie: 1, Pollino; 2, Crati; 3, Cecita; 4, Laghi; 5, Savuto; 6, Lamezia-Catanzaro; 7, Mesima; 8, Cittanova; 9 S. Eufemia-Armo). Il cerchio vuoto sulla faglia dei Laghi indica in nuovo epicentro del terremoto del giugno 1638 (da Galli e Bosi, in stampa). In A è evidenziato l’andamento delle possibili strutture di svincolo trasversali (la freccia indica il verso di subduzione della litosfera ionica; la stella indica l’epicentro del terremoto del 1998).

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

31

Distribuzione degli epicentri dei terremoti presenti

• - Catalogo di sito di LAINO BORGO (39.954-15.974).

______________________________________________________________________________

Anno me gi Area origine Rt Imx Io M Lat Lon D Is MCS MCS km MCS

______________________________________________________________________________

1184 05 24 Area di Cosenza CPTI 90 90 (60) 39.430 16.250 63 (55)

1561 08 19 Vallo di Diano CPTI 100 95 64 40.520 15.480 76 (60)

1638 03 27 Area di Nicastro CPTI 110 110 70 39.030 16.280 106 75

1688 06 05 Beneventano PL 110 105 67 41.236 14.695 179 (55)

1693 01 08 Area del Pollino PL 80 75 (51) 39.829 16.169 22 60

1708 01 26 Area del Pollino PL 85 75 (51) 39.927 16.046 7 65

1732 11 29 Irpinia CPTI 105 105 66 41.080 15.050 148 (55)

1783 03 28 Calabria centrale CPTI 110 100 70 38.780 16.470 137 55

1831 01 02 Area di Lagonegro CPTI 80 80 50 40.082 15.785 21 60

1836 11 20 Area di Lagonegro CPTI 90 80 63 40.150 15.780 27 70

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

32

1857 12 16 Val d’Agri CPTI 110 105 70 40.350 15.850 45 75

1894 05 28 Area del Pollino PL 70 70 (48) 40.002 16,036 8 55

1905 09 08 Calabria centrale CPTI 105 110 75 38.670 16.070 143 60

1982 03 21 Area di Lagonegro PL 75 70 48 40.000 15.770 18 70

1988 01 08 Area di Lagonegro PL 60 60 37 40.136 15.979 20 60

1998 09 09 Area del Pollino PL 70 60 54 40.040 15.920 11 55 • Catalogo di sito di LAINO CASTELLO (39.947 - 15.973).

______________________________________________________________________________

Anno me gi Area origine Rt Imx Io M Lat Lon D Is MCS MCS km MCS

______________________________________________________________________________

1184 05 24 Area di Cosenza CPTI 90 90 (60) 39.430 16.250 62 (55)

1561 08 19 Vallo di Diano CPTI 100 95 64 40.520 15.480 76 (60)

1638 03 27 Area di Nicastro CPTI 110 110 70 39.030 16.280 105 70

1688 06 05 Beneventano PL 110 105 67 41.236 14.695 179 (55)

1693 01 08 Area del Pollino PL 80 75 (51) 39.829 16.169 21 60

1708 01 26 Area del Pollino PL 85 75 (51) 39.927 16.046 7 65

1732 11 29 Irpinia CPTI 105 105 66 41.080 15.050 148 (55)

1783 03 28 Calabria centrale CPTI 110 100 70 38.780 16.470 137 55

1831 01 02 Area di Lagonegro CPTI 80 80 50 40.082 15.785 22 60

1836 11 20 Area di Lagonegro CPTI 90 80 63 40.150 15.780 28 70

1857 12 16 Val d’Agri CPTI 110 105 70 40.350 15.850 46 75

1894 05 28 Area del Pollino PL 70 70 (48) 40.002 16.036 8 55

1905 09 08 Calabria centrale CPTI 105 110 75 38.670 16.070 142 60

1982 03 21 Area di Lagonegro PL 75 70 48 40.000 15.770 18 70

1988 01 08 Area di Lagonegro PL 60 60 37 40.136 15.979 20 60

1998 09 09 Area del Pollino PL 70 60 54 40.040 15.920 11 55

________________________________________________________________________ Anno me gi Area origine Rt Imx Io M Lat Lon D Is MCS MCS km MCS

________________________________________________________________________

1184 05 24 Area di Cosenza CPTI 90 90 (60) 39.430 16.250 68 (55)

1561 08 19 Vallo di Diano CPTI 100 95 64 40.520 15.480 70 (60)

1638 03 27 Area di Nicastro CPTI 110 110 70 39.030 16.280 109 70

1688 06 05 Beneventano PL 110 105 67 41.236 14.695 172 (55)

1693 01 08 Area del Pollino PL 80 75 (51) 39.829 16.169 34 55

1708 01 26 Area del Pollino PL 85 75 (51) 39.927 16.046 21 75

1732 11 29 Irpinia CPTI 105 105 66 41.080 15.050 142 (55)

1783 03 28 Calabria centrale CPTI 110 100 70 38.780 16.470 141 55

1831 01 02 Area di Lagonegro CPTI 80 80 50 40.082 15.785 16 65

1836 11 20 Area di Lagonegro CPTI 90 80 63 40.150 15.780 23 70

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

33

1854 02 12 Area di Cosenza CPTI 100 95 61 39.250 16.300 88 60

1857 12 16 Val d’Agri CPTI 110 105 70 40.350 15.850 46 80

1887 12 03 Area di Cosenza CPTI 90 80 53 39.570 16.220 54 60

1905 09 08 Calabria centrale CPTI 105 110 75 38.670 16.070 143 65

1982 03 21 Area di Lagonegro PL 75 70 48 40.000 15.770 7 70

1998 09 09 Area del Pollino PL 70 60 54 40.040 15.920 15 55

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

34

7. CARATTERISTICHE GEOTECNICHE DEI TERRENI ( i dati riportati in questo paragrafo, per i comuni di Laino Borgo e Laino Castello, sono tratti da : Microzonazione speditiva dei capoluoghi dei 4 comuni e frazioni più significative della Regione Calabria colpiti dagli eventi sismici del 9 settembre 1998: Laino Castello, Laino Borgo, Mormanno e Tortora)

Le caratteristiche geotecniche dei terreni assumono particolare rilievo nel riconoscimento delle condizioni di sito che possono modificare sensibilmente le caratteristiche del moto sismico atteso.

I parametri geotecnici giocano infatti un ruolo importante è nell’individuazione: delle zone in cui il moto sismico viene amplificato; delle zone in cui sono presenti o suscettibili di attivazione dissesti del suolo prodotti o aggravati d un sisma.

La necessità di procedere in tempi adeguatamente contenuti, per poter fornire un concreto riferimento alle attività di progettazione e ricostruzione, limita in questa fase di studio il contributo dell’aspetto geotecnico per la cui trattazione si è dovuto fa re sostanzialmente riferimento a dati già disponibili forniti dalle Amministrazioni Comunali.

E’ opportuno dichiarare che le indicazioni specifiche trattate nella presente relazione siano da considerare come preliminari consentiranno un approfondimento coerente con le direttive tecniche regionali e con le normative nazionali vigenti.

Nel seguito, dopo aver elencato le fonti dei dati resi disponibili dalla Regione per i Comuni interessati, sono illustrati, analizzati e sintetizzati i dati geotecnici riferendoli alle situazioni assunte come riferimento per la trattazione degli ulteriori aspetti che concorrono allo studio di pianificazione comunale., compatibilmente con i tempi previsti per l’ultimazione dello studio, per integrare e validare un quadro conoscitivo congruente alla fase di studio speditivo prevista.

I dati riferibili agli aspetti geotecnici trattati nella presente relazione sono stati consegnati traendoli da elaborati che fanno parte generalmente di strumenti urbanistici generali e da opere pubbliche realizzate dalle amministrazioni comunali.

7.1. LAINO BORGO : DESCRIZIONE DELLE FONTI DI DATI

I dati esaminati e la collocazione delle relative indagini è mostrata nella figura seguente :

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

35

Indicazione delle zone del Comune di Laino e localizzazione indicativa delle indagini fornite

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

36

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

37

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

38

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

39

I dati sono stati esaminati, analizzati e riassunti in tabelle e grafici. Le tabelle sono state organizzate in modo da

a

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

40

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

41

7.2. LAINO CASTELLO - DELIMITAZIONE DELLE ZONE E LOCALIZZAZIONE INDICATIVA DELLE INDAGINI FORNITE DAL COMUNE

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

42

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

43

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

44

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

45

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

46

Sintesi dei paramentri dinamici individuati in letteratura

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

47

Caratteristiche generali delle indagini riportate negli elaborati forniti dalla Regione Calabria per il COMUNE DI

LAINO.

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

48

Indagini disponibili per le litologie presenti nel COMUNE DI LAINO BORGO

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

49

Indicazioni relative alle velocità Vp e Vs nelle litologie presenti nei Comuni Di Laino Borgo E Laino Castello

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

50

.

Caratteristiche generali delle indagini esaminate.

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

51

INDAGINI DISPONIBILI PER LE LITOLOGIE PRESENTI NEL COMUNE DI LAINO CASTELLO

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

52

7.3. AIETA - DELIMITAZIONE DELLE ZONE E LOCALIZZAZIONE INDICATIVA DELLE INDAGINI FORNITE DAL COMUNE

DA INSERIRE

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

53

8. CRITERI GENERALI PER L’ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI CONSENTITI DALLA ZONIZZAZIONE

L’articolato successivo prende in considerazione gli interventi attuabili nell’ambito del vecchio nucleo urbano e nel centro edificato più recente tenendo conto che per gli interventi edilizi di nuova edificazione è sufficiente il rispetto della normativa vigente in area sismica. L’attività in ambiti edificati si concretizza in interventi strutturali, che prevedono, cioè, la realizzazione di opere, e non strutturali. Gli interventi strutturali devono poter essere progettati e realizzati nel rispetto sia della salvaguardia della qualità ambientale che della sicurezza delle aree più urbanizzate e, privilegiando le opere a minore impatto ambientale.

Di seguito si danno indicazioni generali riguardanti:

Interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conservativo

Gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conservativo devono essere attuati:

• senza aumenti di superficie o volume salvo gli adeguamenti necessari per il rispetto delle norme di legge;

• senza cambiamenti di destinazione d’uso che comportino un aumento del carico urbanistico,

• senza comportare ostacolo al deflusso superficiale e senza precludere la possibilità di realizzare interventi di sistemazione definitivi in settori a rischio.

Interventi di ristrutturazione edilizia e adeguamento di edifici esistenti

Gli interventi di ristrutturazione edilizia e adeguamento di edifici esistenti sono quelli rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possono portare a un organismo edilizio del tutto o in parte diverso dal precedente comprendendo il ripristino o la sostituzione di elementi costitutivi dell’edificio; questi interventi non devono comportare aumento di superficie o di volume complessivo, e devono essere realizzati in condizioni di sicurezza riguardo alla stabilità dei versanti e all’edificato limitrofo. A tale scopo è necessario predisporre una relazione geologica e geotecnica secondo il dettato del punto B.5 del D.M. 11.03.88.

Interventi per la riduzione della vulnerabilità degli edifici esistenti

Gli interventi atti a ridurre la vulnerabilità degli edifici esistenti non devono comportare un aumento di superficie e di volume e devono essere autorizzati dall’autorità competente. Essi non devono comunque comportare un cambio di destinazione d’uso con incremento dell’attuale livello di rischio.

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

54

Manutenzione ordinaria e straordinaria, interventi per la ristrutturazione di infrastrutture a rete o puntuali pubbliche o di interesse pubblico

1. Gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e quelli per la ristrutturazione di infrastrutture a rete o puntuali pubbliche o di interesse pubblico devono essere coerenti con la pianificazione degli interventi di emergenza in materia di protezione civile, e non devono precludere la possibilità di attenuare o eliminare le cause che determinano le condizioni di rischio. I relativi progetti dovranno essere corredati da un adeguato studio di compatibilità geomorfologica che dovrà ottenere l’approvazione dell’Autorità tecnica competente.

2. Per le infrastrutture viarie esistenti, inclusi i sentieri, soggette a rischio idrogeologico molto elevato, dopo l’entrata in vigore del piano, l’amministrazione comunale responsabile delle opere viarie procede, nei tratti a rischio molto elevato, agli approfondimenti conoscitivi e progettuali necessari, alla definizione degli interventi a carattere strutturale e non strutturale atti alla mitigazione del rischio presente. Per tutto il periodo che intercorre fino alla realizzazione di tali interventi, spetta agli stessi Enti porre in atto i provvedimenti volti a garantire l’esercizio provvisorio dell’infrastruttura in condizioni di rischio compatibile, con particolare riferimento alla tutela della pubblica incolumità. In particolare, definiscono:

a) le condizioni di vigilanza, attenzione, allertamento. ed emergenza correlate alla tipologia degli eventi di movimento in massa e di erosione che possono comportare condizioni di rischio sull’infrastruttura;

b) le eventuali attrezzature di misura necessarie per l’identificazione delle condizioni di rischio e la conseguente attuazione delle misure di emergenza;

c) le operazioni periodiche di sorveglianza e ispezione da compiere per garantire la sicurezza del funzionamento dell’infrastruttura;

d) le segnalazioni al pubblico delle condizioni di rischio presenti, eventualmente opportune per la riduzione dell’esposizione al rischio;

Interventi per la realizzazione e l’ampliamento di infrastrutture a rete o puntuali pubbliche o di interesse pubblico

1. Gli interventi per la realizzazione e l’ampliamento di infrastrutture a rete o puntuali pubbliche o di interesse pubblico non devono concorrere ad incrementare il carico insediativo, non devono precludere la possibilità di attenuare o eliminare le cause che determinano le condizioni di rischio e risultare comunque coerenti con la pianificazione degli interventi di emergenza di protezione civile,

2. I relativi progetti dovranno essere corredati da un adeguato studio di compatibilità geomorfologica che dovrà ottenere l’approvazione dell’Autorità tecnica competente e dimostrare che non viene incrementato il carico insediativo esistente nell’area interessata.

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

55

Interventi per la mitigazione del rischio geomorfologico

1. Gli interventi per la mitigazione del rischio geomorfologico devono migliorare le condizioni di sicurezza e stabilità nell’ambito dell’unità fisiografica di ordine superiore entro cui si possano risentire gli effetti degli interventi stessi e non devono pregiudicare la possibile attuazione di una sistemazione definitiva

2. Gli interventi di mitigazione del rischio devono tendere a migliorare le caratteristiche naturali dell’ambito di attuazione, salvaguardando l’impianto arboreo ed arbustivo, con metodologie di intervento proprie dell’ingegneria naturalistica.

Interventi di manutenzione delle incisioni torrentizie sia attive che esauste.

Le principali tipologie degli interventi manutentori sono cosi raggruppabili:

a) Interventi dì riassetto delle linee d’acqua superficiali con il consolidamento e rinverdimento delle sponde;

- Rimozione di rifiuti solidi e taglio della vegetazione spontanea che sono di ostacolo al deflusso regolare delle acque;

- Rinaturalizzazione e protezione delle aree dissestate per frana in atto o erosione lineare con strutture flessibili spontaneamente rinaturalizzabili;

- Ripristino dei tratti della rete di drenaggio inefficienti.

b) Interventi di spurgo e ripristino dei drenaggi profondi

c) Interventi di manutenzione delle opere di difesa

- Ripristino o consolidamento di briglie, di barriere selettive, opere di intercettazione di crolli, da effetti di scalzamento delle fondazioni o erosione;

- Ripristino o consolidamento di opere di contenimento dei fenomeni di instabilità di versante.

La manutenzione deve tendere al recupero e alla salvaguardia delle caratteristiche naturali ed ambientali dei versanti e degli alvei di pertinenza.

Nella realizzazione di interventi di manutenzione di opere esistenti, si dovrà cercare di sostituire o integrare i manufatti tradizionali con quelli che rispondono ai criteri dell’ingegneria naturalistica, garantendo anche la minimizzazione dell’impatto mediante opportuni interventi di mitigazione da valutare caso per caso. Interventi di parziale ricostruzione o ampliamento di manufatti in muratura di pietrame o laterizio dovranno sempre essere realizzati adottando per le superfici a vista di nuova esecuzione, materiali analoghi a quelli preesistenti, reperibili nella zona.

Il progetto esecutivo delle opere di rinaturalizzazione e manutenzione deve contenere, oltre alla descrizione degli interventi, una relazione concernente:

• le finalità e gli obiettivi dell’intervento;

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

56

• la descrizione del contesto ambientale entro cui l’intervento si inserisce, corredata di documentazione fotografica d’insieme e di dettaglio dell’area;

• gli aspetti geomorfologici caratterizzanti la dinamica evolutiva del versante;

• per il tratto di versante di influenza, il grado di stabilità attuale del versante, gli eventuali dissesti in atto e potenziali e le probabili tendenze evolutive degli stessi anche in connessione con la dinamica idraulica delle aste interessate;

• la valutazione degli effetti che l’intervento produce sulle condizioni di stabilità attuali per un significativo ambito che ricomprenda le unità fisiografiche di ordine superiore entro cui si possa risentire l’effetto dell’intervento;

• ove significativa, l’illustrazione della vegetazione presente nella zona di intervento e nel territorio circostante con relativa carta tematica, nonché gli effetti che l’intervento produce sull’assetto vegetazionale preesistente;

• l’indicazione dei tratti di versante da tenere sotto osservazione per valutare gli effetti degli interventi;

• la conduzione dei lavori e l’organizzazione del cantiere, con indicazione dei mezzi meccanici utilizzati, della localizzazione delle discariche autorizzate al conferimento dei materiali di risulta, della destinazione degli eventuali beni demaniali reperiti (litoidi, legnami).

Il grado di approfondimento della relazione sarà commisurato alla tipologia ed alla importanza degli interventi proposti.

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

57

9. LEGENDA DELLA CARTA DI FATTIBILITA’ E MODALITÀ DI ATTUAZIONE E CONTROLLO DEGLI INTERVENTI PREVISTI

INTEGRAZIONI, AGGIORNAMENTI E MODIFICHE DELLE MISURE DI SALVAGUARDIA

Per rendere più comprensibile quanto determinato sulle forme, possibilità e modalità di intervento pianificatorio, si riportano le descrizioni, per zone omogenee, contenute nella legenda della tavola di: legenda della carta di fattibilita’

CLASSE 1 - FATTIBILITA’SENZA LIMITAZIONI

In questa classe ricadono aree per le quali gli studi non hanno individuato specifiche controindicazioni di carattere geologico-tecnico-ambientale alla urbanizzazione e/o alle modifiche delle destinazioni d’uso delle particelle. Per tali aree si applica il dettato del D.M. 14/01/2008 Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC).

Sottoclasse 1.1

Aree con limitate controindicazioni al loro utilizzo dovuto alle intrinseche condizioni geolitologiche ed alle poco significative controindicazioni morfologiche rilevabili sui versanti. L'utilizzazione, che resta impregiudicata, deve avvenire secondo codici di intervento che riguardano: rispetto della morfologia con limitato uso di sbancamenti e quindi ridotta altezza dei fronti di scavo; localizzazione dell’edificato secondo l'andamento delle curve di livello; tutela, in ogni caso, dei fronti di scavo aperti.

Sottoclasse 1.2

Aree del centro edificato e di centro storico rilevabile dallo "stato di fatto". In questi ambiti si identificano lotti residui spesso "interclusi". L'ulteriore urbanizzazione deve tenere conto del grado di influenza delle nuove strutture su quelle esistenti. E’ necessario quindi realizzare approfondimenti di carattere geologico-tecnico e geognostico opportunamente dimensionati.

CLASSE 2 - FATTIBILITA’CON MODESTE LIMITAZIONI

In questa classe ricadono aree per le quali sono rilevate condizioni limitative alla modifica delle destinazioni d’uso dei terreni, che possono essere superate mediante approfondimenti di indagine di carattere geologico-tecnico-ambientale e accorgimenti tecnico-costruttivi, comprendenti eventualmente opere di sistemazione e bonifica, di non rilevante incidenza tecnico economica.

Sottoclasse 2.1

Aree con condizioni geolitologiche e giaciturali da sfavorevoli a moderatamente sfavorevoli.

L’utilizzo, sempre limitato, rimane possibile con l’accertamento preliminare delle condizioni limitative (fratturazione degli ammassi rocciosi, condizioni giaciturali delle coltri superficiali, circolazione idrica superficiale e sotterranea).

CLASSE 3 - FATTIBILITA CON CONSISTENTI LIMITAZIONI

In questa classe ricadono le aree in cui alle condizioni di pericolosità geologica si associano i seguenti fattori limitativi definiti in linea generale “aree potenzialmente instabili a grado medio basso, aree classificate PAI e confermate pericolose o a rischio

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

58

(R2-R1), aree vulnerabili dal punto di vista idraulico (potenzialmente inondabili)”. In queste aree sussistono consistenti limitazioni alla modifica delle destinazioni d’uso dei terreni, per la natura e l’entità dei rischi individuati, per cui l’utilizzo è generalmente sconsigliabile. Limitatamente alle aree per cui permangono interessi giustificati alla trasformazione urbanistica, l’utilizzo è subordinato alla realizzazione di supplementi di indagini di carattere geognostico e/o studi tematici specifici, volti ad assicurare la conoscenza geologico-tecnica indispensabile a caratterizzare il modello geologico-tecnico-ambientale. Nelle situazioni sottoelencate sono descritti i possibili scenari di rischio e gli indirizzi e le prescrizioni di un possibile utilizzo, comunque limitato.

Sottoclasse 3.1

Aree con condizioni geolitologiche e giaciturali da marcatamente sfavorevoli a fortemente sfavorevoli.

L’utilizzo, allo stato attuale, rimane precluso a meno di studi specifici di dettaglio che garantiscano la compatibilità degli interventi con la situazione geologica locale.

Sottoclasse 3.2

Aree classificate e confermate pericolose o a rischio dal PAI (R2-R1) alle quali non si sommano ulteriori elementi di dissesto in atto o di nuova generazione.

Per tali aree permangono le norme definite dal Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico, alle quali si sommano le prescrizioni di piano.

CLASSE 4 - FATTIBILITA’CON GRAVI LIMITAZIONI

In questa classe ricadono le aree in cui alle condizioni di pericolosità geologica si associano i seguenti fattori preclusivi definiti in linea generale “fenomeni di instabilità dei versanti, aree interessate da vulnerabilità idrogeologica, aree vulnerabili dal punto di vista idraulico,”.

L’alto rischio presente in queste aree comporta limitazioni gravi riguardo alla modifica delle destinazioni d’uso complessive. Dovrà essere prevalente l’ipotesi di opere rivolte al consolidamento o alla sistemazione idrogeologica con finalità di messa in sicurezza dei siti.

Eventuali interventi pubblici o d’interesse pubblico dovranno essere valutate puntualmente; a tal fine, alle istanze rivolte all’autorità comunale dovrà essere allegata relazione geologica, redatta secondo i criteri previsti dalle NTC (D.M.14/01/2008), che dimostri la compatibilità degli interventi previsti con la situazione di grave rischio geologico. Nelle situazioni sottoelencate sono descritti i possibili scenari di rischio e le prescrizioni al fine di un utilizzo, comunque fortemente limitato, per interventi esclusivamente pubblici o di interesse pubblico.

Sottoclasse 4.1

Aree di versante gravate da fenomeni di instabilità in fase attiva e/o quiescente.

Sottoclasse 4.2

Aree di salvaguardia delle incisioni torrentizie per le quali sono imprescindibili interventi di sistemazione idraulico-forestale, in particolare nel tratto collinare. Sono comprese le porzioni di asta fluviale o torrentizia classificate a rischio idraulico PAI (aree

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

59

di attenzione se confermate a rischio) per le quali permangono, oltre al vincolo urbanistico, le prescrizioni normate dalle Norme di Attuazione e Misure di Salvaguardia del PAI.

Sottoclasse 4.3

In questi ambiti sono comprese anche le aree classificate e confermate dal PAI a rischio elevato e molto elevato (R3 ed R4). Il loro utilizzo è normato in coerenza con il dettato delle Linee Guida della LUR, e con le prescrizioni contenute nelle Norme di Attuazione e Misure di Salvaguardia del PAI.

La sottoclasse 4.3 delimita gli ambiti in cui è precluso ogni intervento urbanistico, salvo interventi di messa in sicurezza dei siti(area d’incisione torrentizia o fluviale preclusa all’urbanizzazione, zona di emergenze sorgentizie precluse all’urbanizzazione )..

L’Amministrazione Comunale deve procedere periodicamente alla verifica delle perimetrazioni di aree a rischio geomorfologico sulla base dell’aggiornamento del quadro conoscitivo ed in particolare considerando nuove valutazioni su:

• indagini e studi di maggior dettaglio;

• rilievi speditivi di cui al programma per la mitigazione del rischio:

• nuove emergenze ambientali;

• nuovi eventi;

• nuove conoscenze scientifiche, tecniche, storiche ed equivalenti derivanti da indagini e studi specifici;

• variazioni delle condizioni di rischio derivanti da:

◘ azioni di interventi non strutturali, come studi di monitoraggio, etc.

◘ realizzazione e/o completamento degli interventi strutturali di messa in sicurezza delle aree interessate;

◘ effetti prodotti in genere dalle azioni poste in essere per la mitigazione del rischio.

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

60

10. NOTE SULL’EDIFICABILITA’ E CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

La comparazione dei rilievi e delle analisi effettuate in sito è stata riassunta in un elaborato cartografico (tav.4) che indica le modalità di intervento e le prescrizioni da rispettare per l’edificazione delle zone di nuova urbanizzazione e di quelle di completamento.

La tav.4 sintetizza i dati riportati nelle carte di base n°1, 2, 3, (geologica, geomorfologica, delle acclività), fornendo il quadro dello stato del territorio sotto il profilo della sua pericolosità, ed indicando i criteri di idoneità all’insediamento urbano ed infrastrutturale, da tenere in conto, caso per caso, con incremento del livello prescrittivo dalle zone più idonee all’utilizzazione urbanistica fino a quelle a rischio più elevato, escluse ad ogni intervento.

La linea imposta è stata quella di rendere compatibili modificazioni oggettive delle condizioni di stabilità dei siti con le misure di salvaguardia obbligatorie per ogni ambito individuato nei modi e nei termini indicati in cartografia.

Per le aree in discussione è stata compiuta un’analisi molto puntuale a livello areale raggiungendo il convincimento che esistono le compatibilità per concretizzare un intervento urbanistico corretto adottando le prescrizioni contenute nella legenda della tav. 4 che consente di valutare l’incidenza della realizzazione degli interventi edilizi ed urbanistici di previsione sul territorio.

L’analisi compiuta, quindi, la sintesi dei dati raccolti pone in rilievo particolari situazioni territoriali ottenute accostando parametri qualitativi e quantitativi relativi alle caratteristiche litologiche, di franosità, di inclinazione dei versanti e geomeccaniche.

Per le aree “a destinazione agricola” si sono egualmente considerate e valutate le condizioni di edificabilità; in questo caso è necessario, alla luce della normativa vigente, una verifica delle condizioni di insediabilità dell’ambito territoriale individuato, tenendo conto che gli interventi previsti, pur se limitati arealmente, siano localizzati in aree di sicura stabilità.

Il contenuto della tavola esprime l’articolazione delle diverse possibilità di intervento nelle aree esaminate; in generale identifica ambiti le cui caratteristiche territoriali sono sufficientemente simili in relazione ai caratteri morfodinamici attuali; pongono altresì un sistema di vincoli riguardo all’uso e alle modificazioni antropiche perché non compromettano la stabilità e gli equilibri complessivi degli ambiti esaminati.

Le attuali condizioni geomorfologiche del territorio esaminato presentano combinazioni varie per gli ambiti esaminati, con tendenza, per i tratti identificati, a modificazioni della stabilità; ciò non vuole significare l’ipotesi prevedibile di modifiche rapide dell’assetto geostatico dei versanti, ma vuole esprimere il livello di pericolosità che particolari situazioni meteorologiche, ruscellamento diffuso, sollecitazioni sismiche presenti impongono interventi antropici controllati e preceduti da studi ed indagini geologico tecnici preventivi che definiscano le modalità di intervento.

Cosenza, Novembre 2010

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

61

Dott. Geol. Beniamino Tenuta

PSA Aieta, Laino Borgo e Laino Castello

62

Castello.