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Regoliosi - Sintema 1 GIOCARE, CAMMINARE E CRESCERE CON IL PROGETTO EDUCATIVO” SEMINARIO Roma, 4/5 marzo 2006 Un metodo per progettare Luigi Regoliosi

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Regoliosi - Sintema 1

 “

GIOCARE, CAMMINARE E CRESCERE CON IL PROGETTO EDUCATIVO” 

SEMINARIO 

Roma, 4/5 marzo 2006

Un metodo per progettare

Luigi Regoliosi

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Regoliosi - Sintema 2

Alcune domande

1. La nostra immagine di PE: noiosa incombenza burocratica, ‘libro dei sogni’ o strumento di lavoro?

• 2.      Come viene costruito il progetto? Con chi viene condiviso? A chi viene comunicato?

• 3. L’analisi dell’impianto dei sei progetti ha rivelato diversi ‘buchi’ nella progettazione, mancanza di collegamento tra le varie parti, scarsa chiarezza dei processi di pensiero. Da che cosa dipendono queste carenze?

• 4.      E’ chiaro il mandato, sono chiari i valori di riferimento? Li si cita così poco perché si danno per scontati o perché sono poco riconoscibili? O poco utili per progettare?

• 5.      Quale considerazione si dà ai progetti che ci hanno preceduto? • 6.      Quali strumenti si utilizzano per l’analisi dell’ambiente interno

ed esterno? Quali sono i bisogni più frequenti?

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Alcune domande

1. La nostra immagine di PE: noiosa incombenza burocratica, ‘libro dei sogni’ o strumento di lavoro?

• 2.      Come viene costruito il progetto? Con chi viene condiviso? A chi viene comunicato?

• 3. L’analisi dell’impianto dei sei progetti ha rivelato diversi ‘buchi’ nella progettazione, mancanza di collegamento tra le varie parti, scarsa chiarezza dei processi di pensiero. Da che cosa dipendono queste carenze?

• 4.      E’ chiaro il mandato, sono chiari i valori di riferimento? Li si cita così poco perché si danno per scontati o perché sono poco riconoscibili? O poco utili per progettare?

• 5.      Quale considerazione si dà ai progetti che ci hanno preceduto? • 6.      Quali strumenti si utilizzano per l’analisi dell’ambiente interno

ed esterno? Quali sono i bisogni più frequenti?

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Progettare

pro-jectare,

pro-iettarsi, prevedere,

disegnare scenari futuri,

immaginare qualcosa che non c’è

•  

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Progetto

Un sogno con delle scadenze

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Progetto

• Progetto: un artefatto concepito come un’ interfaccia tra una idea-zione (sogno) e la realtà con i suoi vincoli; immagine fisica e coerente in tutte le sue parti, di un mondo possibile.

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Perché è importante la progettualità

• La progettualità è un valore che orienta le azioni di tutti i nostri interventi.

• Implica la capacità di pro-iettarsi in avanti, di non fermarsi al già noto e al già collaudato, di immaginare mondi possibili, di pre-vedere i possibili effetti di una azione.

• E insieme la capacità di dare un ordine alle cose che si fanno, di stabilire una linea e delle priorità

• Quando manca la progettualità si scivola nella istintività (fare solo che che piace al momento) o nella ripetitività (fare solo ciò che si è sempre fatto).

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Progettare in campo educativo

• In questo campo è più difficile proiettarsi in avanti, fare previsioni, prevedere esiti. Quando impiego materiali inanimati posso fare calcoli precisi, basati su leggi fisiche immutabili, quando ho a che fare con persone, debbo misurarmi con l’imprevedibilità delle risposte soggettive.

• In aree caratterizzate da complessità e incertezza , come l’area educativa, non è possibile una progettazione “razionale” di tipo ingegneristico.

• Occorre adottare un modello euristico: pensare al progetto come una “sonda” che viene lanciata per conoscere la realtà.

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Una mappa

• Concepire il progetto come un testo-base con parti scritte a penna (gli elementi irrinunciabili) e altre scritte a matita, che si possono cancellare e correggere. O come la mappa di un viaggio, con un percorso base che stabilisce delle priorità ma contempla la possibilità di variazioni, deviazioni, integrazioni in corso d’opera.

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Due approcci alla progettazione PIANIFICAZIONE EURISTICA - DIALOGICA

Razionalità assoluta Elaborazione condivisa

Organizzazione scientifica Costruzione congiunta di significati

Separazione tra progettazione e azione

Processo intersoggettivo di ricerca e costruzione collettiva

Standardizzazione delle procedure Flessibilità e adattabilità alle situazioni

Approccio ingegneristico Approccio di ricerca-azione

Es. Il progetto di un ponte Es. Progetto giovani

Limite: Semplificazione, eliminazione imprevisti

Limite:complessità e incertezza

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Progettazione e comunicazione • Un progetto scritto è anzitutto uno strumenti di

comunicazione tra quelli che lo scrivono.• Serve a comunicare con altri (ad es. genitori) con cui si

condivide una responsabilità educativa.• Serve a introdurre nuovi capi o assistenti che si

inseriscono a progetto già avviato.• Serve a lasciare una eredità scritta per i capi che

verranno dopo di noi. • Per tutti questi motivi è importante scrivere un progetto

che possa essere letto e compreso da chiunque.

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L’importanza del linguaggio

• Se un progetto deve servire anche come strumento di comunicazione è indispensabile che sia facilmente leggibile da chiunque:– Chiarezza dell’impianto– Accessibilità e uniformità del linguaggio

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Elementi costitutivi di un progetto educativo 1. Il mandato istituzionale2. Le premesse

• valori • storia

3. L’analisi dei bisogni • interni-esterni• le aree prioritarie

4. La rilevazione delle risorse 5. L’individuazione degli obiettivi6. La scelta di una strategia di intervento (itinerari)7. La scelta del metodo di intervento8. La scelta dei contenuti dell’intervento9. L’organizzazione

10. I criteri di valutazione.

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L’impianto e le connessioni MANDATO PREMESSE

BISOGNI e aree prioritarie

OBIETTIVI STRATEGIA

AZIONI

ORGANIZZAZIONE METODO

CRITERI E STRUM. VALUTAZIONE

RISORSE

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Diverse forme di progettazione

• Fascicoli• Tabelle• Mappe

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Esempi di impianto progettuale

• Potenza 1 • Analisi ambiente

interno (per branca)• Bisogni• Obiettivi• Tempi• Verifica

1. Il mandato istituzionale2. Le premesse (valori e storia)3. L’analisi dei bisogni (interni-

esterni, le aree prioritarie)4. La rilevazione delle risorse 5. L’individuazione degli obiettivi6. La scelta di una strategia di

intervento7. La scelta del metodo di

intervento8. La scelta dei contenuti

dell’intervento9. L’organizzazione10. I criteri di valutazione.

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Esempi di impianto progettuale

• Imola 2 • Bisogni• Aree prioritarie (temi)• Obiettivi• Strategie-metodi-

contenuto

1. Il mandato istituzionale2. Le premesse (valori e storia)3. L’analisi dei bisogni (interni-

esterni, le aree prioritarie)4. La rilevazione delle risorse 5. L’individuazione degli obiettivi6. La scelta di una strategia di

intervento7. La scelta del metodo di

intervento8. La scelta dei contenuti

dell’intervento9. L’organizzazione10. I criteri di valutazione.

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Esempi di impianto progettuale

• Imola 3 • Analisi interna• Bisogni• Aree prioritarie

1. Il mandato istituzionale2. Le premesse (valori e storia)3. L’analisi dei bisogni (interni-

esterni, le aree prioritarie)4. La rilevazione delle risorse 5. L’individuazione degli obiettivi6. La scelta di una strategia di

intervento7. La scelta del metodo di

intervento8. La scelta dei contenuti

dell’intervento9. L’organizzazione10. I criteri di valutazione.

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Esempi di impianto progettuale• Imola 4 • Premesse

– Obiettivi– Metodi/azioni

• Premesse– Metodi/azioni– Obiettivi

• Premesse– Metodi– Analisi– Metodi/azioni

• Premesse– Metodi

1. Il mandato istituzionale2. Le premesse (valori e storia)3. L’analisi dei bisogni (interni-

esterni, le aree prioritarie)4. La rilevazione delle risorse 5. L’individuazione degli obiettivi6. La scelta di una strategia di

intervento7. La scelta del metodo di

intervento8. La scelta dei contenuti

dell’intervento9. L’organizzazione10. I criteri di valutazione.

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Esempi di impianto progettuale

• Napoli 20 • (Analisi )• (Bisogni)• Azioni (obiettivi?)• Obiettivi (azioni?)• Stili di lavoro

(metodi?)

1. Il mandato istituzionale2. Le premesse (valori e storia)3. L’analisi dei bisogni (interni-

esterni, le aree prioritarie)4. La rilevazione delle risorse 5. L’individuazione degli obiettivi6. La scelta di una strategia di

intervento7. La scelta del metodo di

intervento8. La scelta dei contenuti

dell’intervento9. L’organizzazione10. I criteri di valutazione.

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Esempi di impianto progettuale

• Savona 10 • Mandato • Analisi ambiente

int./est.• Aree prioritarie

– Analisi– Dim. Valoriale

(premesse)– Obiettivi educativi

1. Il mandato istituzionale2. Le premesse (valori e storia)3. L’analisi dei bisogni (interni-

esterni, le aree prioritarie)4. La rilevazione delle risorse 5. L’individuazione degli obiettivi6. La scelta di una strategia di

intervento7. La scelta del metodo di

intervento8. La scelta dei contenuti

dell’intervento9. L’organizzazione10. I criteri di valutazione.

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Esempi di impianto progettuale

• Genova 27 • Valori e storia • Analisi bisogni

int./est.• Rilevazione risorse• Aree prioritarie• Obiettivi• Strategia/itinerari

1. Il mandato istituzionale2. Le premesse (valori e storia)3. L’analisi dei bisogni (interni-

esterni, le aree prioritarie)4. La rilevazione delle risorse 5. L’individuazione degli obiettivi6. La scelta di una strategia di

intervento7. La scelta del metodo di

intervento8. La scelta dei contenuti

dell’intervento9. L’organizzazione10. I criteri di valutazione.

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Esempi di impianto progettuale

• Roma 74 • Glossario• Finalità educative (aree

prioritarie)

• Obiettivi• Attenzioni educative:

– Contenuti– Metodi

• Criteri valutazione

1. Il mandato istituzionale2. Le premesse (valori e storia)3. L’analisi dei bisogni (interni-

esterni, le aree prioritarie)4. La rilevazione delle risorse 5. L’individuazione degli obiettivi6. La scelta di una strategia di

intervento7. La scelta del metodo di

intervento8. La scelta dei contenuti

dell’intervento9. L’organizzazione10. I criteri di valutazione.

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Principali carenze nell’impianto (su 8 progetti)

• Il mandato (1)• I valori di riferimento (3)• La storia antecedente (1)• Analisi bisogni esterni (1)• Risorse (1)• Strategia (2)• Metodo (4)• Contenuti-azioni (4)• Organizzazione (1)

• Valutazione (2)

• Non è sempre chiaro il collegamento tra le varie parti

• Non è sempre chiara la terminologia usata (N.B.: un progetto è introdotto da un glossario dei termini usati)

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Il mandato• Si educa sempre a partire da un mandato, da una investitura. Interrogarsi

attorno al mandato significa rispondere alle domande : chi mi autorizza? e con quali fini?

• Il Gruppo Scout non è una qualunque agenzia del tempo libero, né solo un servizio socioeducativo

• Il Progetto educativo di Gruppo è l’espressione di una comunità che vive. • La Co.Ca agisce in base ad un preciso mandato della Associazione.

Riconoscere questo mandato, esplicitarlo significa superare una visione del lavoro educativo troppo focalizzata sulla personalità dei singoli capi, troppo soggettiva, ed evidenziare il rapporto forte tra Gruppo e Associazione.

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Esempio di mandato

• “ Il progetto educativo di gruppo elaborato dalla Comunità capi assicura l’unitarietà della proposta educativa dell’Associazione tra le varie unità, la sua continuità tra le varie branche, il suo adattamento alle accertate necessità dell’ambiente in cui il gruppo vive. Il progetto educaticativo di gruppo, che assume forma scritta, si muove all’interno dello Statuto, del Patto associativo e del Regolamento dell’Associazione. Esso è presentato ad ogni nuovo capo che entra in Comunità capi, illustrato alle famiglie dei ragazzi e periodicamente ridiscusso secondo le necessità.

• Il progetto educativo di gruppo viene concretizzato nei programmi di unità con gli strumenti specifici di ciascuna branca.” (art 5 Regolamento metodologico CG2004 )

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Le premesse/i valori di riferimento

Educare comporta sempre una scelta di campo, la decisione di promuovere un certo tipo di uomo, incrementando certe dimensioni e contrastandone altre. Occorre dunque domandarsi di quali valori, di quali opzioni siamo portatori.Quali sono le premesse (i valori irrinunciabili) su cui si fonda l’Associazione? E quali sono le premesse (le attenzioni particolari, i modelli, gli orientamenti preferenziali) dei singoli Capi ? Dalla coniugazione tra questi sistemi di pensiero nascono i fondamenti culturali ed etici su cui si baseranno le scelte che guideranno il progetto.

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Esempi di valori

– Fede

– Autoeducazione

– Coerenza scout

– Essenzialità

– Avventura

– Legge scout, Promessa, Motto

– Autonomia

– Creatività

– Relazione

– Protagonismo

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Le premesse/la storia precedente

• Il P.E. non nasce dal nulla, si colloca dentro ad una storia che lo precede.

• E’ necessaria quindi una verifica del Progetto precedente per capire:– Che cosa rimane irrinunciabile– Che cosa può essere riproposto– Che cosa può considerarsi superato– Che cosa dev’essere rimosso o modificato

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Esempio di storia

• Nel 1987 il gruppo GENOVA 54, forte dell’abbondanza della Branca R/S decide di dare vita ad un progetto di sviluppo finalizzato a portare lo scoutismo in altre realtà parrocchiali sestresi. A cominciare dal Clan gradualmente inizia la realizzazione di un piano più completo che riguarda anche le altre branche.

• Nell’Ottobre del 1998 nasce il gruppo GENOVA 27, il cui nome è scelto dividendo a metà il numero del gruppo originale. Esso assume vita autonoma e si lancia in un tentativo di forte integrazione con la realtà parrocchiale. Il gruppo anima il territorio intorno alla chiesa di Virgo Potens.

• Nel 2001 si svolge il primo campo di gruppo a Piazzole di Brescia.• È interesse del nostro, come di ogni gruppo scout, radicarsi nel

contesto al pari delle altre istituzioni ed agenzie educative presenti….

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I bisogni/analisi dell’ambiente interno• Ogni progetto educativo presuppone l ’esistenza di un bisogno da

parte dell’utente. Ma il più delle volte si tratta di una domanda inespressa, implicita. E’ molto raro che un ragazzo esprima una esplicita domanda di educazione.

• Una parola chiave nella progettazione è dunque l’ascolto e l’indagine: l’ascolto della realtà verso la quale agisco, dei fatti e degli eventi; non ci può essere progetto educativo se non nasce da un ascolto e da una capacità di osservazione attenta e profonda dei bisogni dell’altro che ho di fronte.

• Dall’osservazione della vita del Gruppo e del comportamento dei ragazzi dovremo dedurre quali sono le aree dove si individuano carenze, debolezze, fragilità, urgenze.

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Esempi bisogni interni

• Difficoltà a mantenere fede ad un impegno• Educati al ‘tutto e subito’ puntano al minimo sforzo senza l’ambizione

di ottenere il massimo risultato • Scarsa disponibilità all’ascolto e all’accoglienza, specialmente se nei

confronti della diversità; • Mancanza di rispetto per le cose e per gli ambienti• Difficoltà a trovare un equilibrio nella gestione dei propri impegni e

delle proprie energie, specialmente in relazione alla gestione del proprio tempo;

• Difficoltà nel vivere la dimensione spirituale sin dalle cose più semplici come la partecipazione alla S. Messa domenicale.

• Hanno paura di farsi vedere diversi dagli altri, di andare controcorrente.

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I bisogni/analisi dell’ambiente esterno

• E’ necessario conoscere i valutare la realtà in cui vivono i nostri ragazzi

• Gli ambiti di riferimento: famiglie, tessuto sociale, contesto ecclesiale, scolastico, culturale, politico-amministrativo

• La condizione minorile e giovanile a livello nazionale e locale

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Esempi di bisogni esterni FAMIGLIE• Appartengono prevalentemente ad un ceto medio- alto. • Sono prevalentemente unite ( nuclei familiari stabili), pochi separati. I genitori

lavorano entrambi, con una maggiore presenza in casa della mamma.• La maggioranza delle famiglie è scarsamente impegnata nel volontariato e/o

in politica.• Seguono abbastanza la vita scolastica ed extrascolastica dei loro figli. La

maggior parte dei genitori condivide la scelta scout ...• La maggioranza non va a Messa e non prega con i propri figli, scarsa è

dunque la testimonianza di un cammino di fede .• Conosce i luoghi e le amicizie frequentati dai propri figli/e.• I ragazzi più grandi … non sono particolarmente stimolati ad avere ideali,

essere creativi, fare scelte controcorrente.

•  

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Regoliosi - Sintema 35

I bisogni/le aree di impegno prioritario

• Dall’analisi esterna-interna dovrebbero emergere le aree che richiedono con maggiore urgenza un intervento educativo

• Nella scelta delle priorità terremo presenti i principi e i valori contenuti nel mandato e nelle nostre premesse: si tratta di leggere il divario tra la cultura dell’ambiente e i valori scout.

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Regoliosi - Sintema 36

Esempi di aree di intervento prioritario

– Promuovere l’autonomia– Sviluppare la creatività– Educare alle relazioni– Promuovere il protagonismo– Educare all’avventura– Educare alla responsabilità– Educare al rispetto– Educare all’ascolto e

all’accoglienza– Educare alla gestione del

tempo

– Educare alla scelta– Educare alla pace– Educare all’amore– Educare all’essere in

alternativa all’avere– Educare alla fede– Educare alla dimensione

spirituale– Educare al senso delle

tradizioni/alla comunità– Insegnare il rispetto delle

regole

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Le risorse

• Per tradurre in realtà il ‘sogno’ dobbiamo vincolare le nostre scelte alle risorse di cui disponiamo:– Le nostre capacità e competenze, il tempo e gli

strumenti di cui possiamo disporre– Le possibili sinergie con altri soggetti e agenzie– Le capacità, le abilità, le qualità dei ragazzi con

cui fare alleanza

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Esempio di risorse Siamo bravi perché…

L/C E/G R/SEntusiasmo ecollaborazioneCondivisione nella fedeStile (uniforme)Senso di appartenenza algruppoBuon modello familiare

EssenzialitàAttenzione all’altro anche seproblematicoColpi di genioImpegnoRapporto ragazzo-ragazzaVita di squadriglia

DisponibilitàServizioComunitàCarta di ClanIdea delloscouting

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Regoliosi - Sintema 39

Gli obiettivi

• Coniugando il mandato associativo con i bisogni e le risorse dei ragazzi (e del Gruppo ) dovremo giungere alla individuazione di obiettivi che presentino le seguenti caratteristiche:

• - congruenti con il mandato;• - realistici, cioè commisurati alla situazione rilevata in

base all'esame dei bisogni e delle risorse;• - centrati sul singolo effetto che si intende raggiungere;• - concreti e verificabili, cioè tali da definire in modo chiaro

e inequivocabile un evento o un comportamento specifico, suscettibile di essere direttamente osservato e misurato.

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Esempi di obiettivi ‘praticabili’

– Sviluppare l’attenzione alle piccole cose, alla semplicità, all’essenzialità

– Educare al rispetto delle cose comuni, facendole sentire come proprie

– educare all’ascolto di se stessi e alla riflessione

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Esempi di obiettivi ‘poco praticabili’

– Rendere liberi i ragazzi nel pensare e nell’agire da modelli culturali ed economici che condizionano e opprimono, da ogni accettazione passiva di proposte e ideologie

– Educare ad essere uomini e donne con una mente culturalmente aperta

– Capire insieme a loro come sta cambiando la realtà in bene e in male

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Esempi di obiettivi ‘impropri’

- Proporre catechesi brevi, utilizzando letture, spiegazioni e domande stimolo

- Creare con i ragazzi occasioni di concretizzazione di interessi e impegni culturali

- Offrire occasioni e metodi per approfondire la Parola di Dio

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La strategia/gli itinerari

Le premesse culturali e la lettura dei bisogni e delle risorse dovrebbero indicare la strada per la definizione di una strategia di intervento educativo efficace e coerente con gli orientamenti di fondo dell’Associazione.

Scegliere una strategia significa decidere “su che cosa si fa leva per…” raggiungere i risultati attesi. Da dove si parte (dall’aggregazione, dal gioco, da un annuncio esplicito ed esigente, da una proposta di amicizia, ecc.) e attraverso quali tappe si intende sviluppare il percorso.

Nei documenti dell’associazione si parla a questo riguardo di ‘itinerari pedagogici’ (scoperta – competenza -responsabilità).

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Esempi di strategie

– Avere attenzione per i passaggi istituzionali

nella vita dei ragazzi (scelta scolastica..)– Valorizzare il significato dei simboli come

scelte legate all’esperienza fatta– Aiutarli a capire i loro bisogni partendo dalle

loro emozioni – Dare spazio ed importanza alle verifiche alla

fine di un’attività.

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Le azioni

• E’ la scelta più concreta e quella più facilmente descrivibile: riguarda una indicazione di massima sulle “ cose da fare”, le attività, le iniziative, i percorsi ecc. , che poi confluiranno nella programmazione specifica. Naturalmente anche la scelta dei contenuti deve scaturire dalla strategia e deve essere fortemente agganciata agli obiettivi. Occorre cioè domandarsi: questa iniziativa, a quali obiettivi risponde? Come si inserisce nella strategia complessiva? Questo per evitare che certe attività si portino avanti solo per inerzia, per abitudine, sebbene da tempo se ne sia smarrito il significato.

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Esempi di azioni

• Ideare un TG che evidenzi gli aspetti positivi del mondo o le notizie più trascurate…

• Mercatino delle divise che non si usano più• Uscite di preghiera di Zona; incontri di preghiera

fra le Co.Ca; momenti di riflessione ed approfondimento personale

• Dedicare tempo e creare occasioni per “chiacchierare” in comunità.

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Il metodo

• Ciò che “parla” ai ragazzi, ciò che veramente li colpisce e li coinvolge non sono tanto i contenuti delle nostre attività, quanto il modo con cui vengono proposte.

• Il metodo è il punto di convergenza sintetico tra intenzionalità (obiettivi) e premesse (valori).

à odòs: la via attraverso cui raggiungere la meta• Il metodo è portatore di un significato nei confronti della

realtà, per cui la scelta di un metodo rispetto a un altro connota la qualità del mio rapporto con la realtà

• Dalla scelta del metodo discendono le tecniche e gli strumenti adottati

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Esempi di indicazioni metodologiche• Proporre testimonianze di vite vissute nella fede (santi …). Testimoniare la

gioia della fede prima di tutto come capi • Riscoprire il valore dell’abilità manuale e di un uso corretto dei materiali

dedicando il tempo delle attività a questo. • Accompagnare i ragazzi nel “fare le cose” insegnandogli ad organizzarsi

(ad es le riunioni di sq.,…) • che i momenti di preghiera siano fortemente collegati all'insieme delle altre

attività, e caratterizzati dalla dimensione della gioia.• pensare a modalità che facciano sì che i ragazzi si sentano "protagonisti"

dei vari momenti; “ask the boy”: porre i ragazzi al centro.

• Spiegare il senso e il valore delle regole • Imparare a gustare le cose semplici facendone esperienza • Dare risalto agli impegni presi comunitariamente attraverso verifiche

puntuali.

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Esempi di indicazioni metodologiche/2

• Curare l’accoglienza dei ragazzi per entusiasmarli e ridurre il ‘trauma’ dei passaggi

• Creare in ogni riunione un momento di preghiera proporzionato alla età

• Verificare che ognuno abbia un incarico commisurato agli obiettivi personali prefissati

• Non bocciare la proposta dei ragazzi perché non si conosce la tecnica necessaria, ma cercare il ‘maestro della tecnica’

• Stare attenti a realizzare iniziative che valorizzino lo ‘specifico femminile’.

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L’organizzazione

• Riguarda le scelte che relative all’uso del tempo, dello spazio, delle regole, alla definizione dei ruoli.

• Una organizzazione non è mai ‘neutra’, ma riflette i significati e gli orientamenti strategici e metodologici di un sistema educativo.

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La valutazione• La valutazione è un’ottica in base alla quale attribuiamo valore e

significato alle azioni che compiamo e agli eventi che accadono, e che ci consente di apprendere continuamente dall’esperienza.

• Vi sono due livelli di valutazione:a. la valutazione di processob. la verifica dei risultati.• La prima riguarda lo svolgimento delle azioni educative, le modalità di

partecipazione, la coerenza della strategia e del metodo adottati . • La verifica dei risultati scaturisce dal confronto tra gli obiettivi previsti e

i frutti raccolti. Per effettuare una buona verifica dei risultati occorre che ad ogni obiettivo si accompagni, già in sede di progettazione, la esplicitazione di indicatori che descrivano in termini concreti quali sono i risultati attesi, cioè quali cambiamenti, quali eventi tangibili ci attendiamo per poter dire di aver conseguito l’obiettivo desiderato.

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Esempi di valutazione

• Solo due progetti su 8 fanno accenno alla valutazione, limitandosi a prevedere due momenti all’anno (sul triennio) di verifica, applicati a obiettivi a breve, medio e

lungo termine. • Non si fa riferimento alla costruzione di indicatori, che

invece potrebbe costituire un momento importante di condivisioni di significati.

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Alcune domande

1. La nostra immagine di PE: noiosa incombenza burocratica, ‘libro dei sogni’ o strumento di lavoro?

• 2.      Come viene costruito il progetto? Con chi viene condiviso? A chi viene comunicato?

• 3. L’analisi dell’impianto dei sei progetti ha rivelato diversi ‘buchi’ nella progettazione, mancanza di collegamento tra le varie parti, scarsa chiarezza dei processi di pensiero. Da che cosa dipendono queste carenze?

• 4.      E’ chiaro il mandato, sono chiari i valori di riferimento? Li si cita così poco perché si danno per scontati o perché sono poco riconoscibili? O poco utili per progettare?

• 5.      Quale considerazione si dà ai progetti che ci hanno preceduto? • 6.      Quali strumenti si utilizzano per l’analisi dell’ambiente interno

ed esterno? Quali sono i bisogni più frequenti?

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Alcune domande

• 7. Perché così poca attenzione alle risorse (dei ragazzi e dei capi?)

• 8.      Come imparare ad individuare obiettivi più concreti e realistici?  

• 9.      Dai progetti emergono anche poche indicazioni di strategia e di metodo: come ridare forza e centralità al metodo, che è elemento caratterizzante dell’esperienza scout? 

• 10.  Come valutare i nostri progetti.