REGIONE CAMPANIA Comune di Albanella...

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Oggetto: Data e Luogo: Marzo 2020, Baronissi (SA) Il Committente: RICICLA CAMPANIA S.R.L. Sede legale: REGIONE CAMPANIA Comune di Albanella (SA) Via Vasca al Pianillo 139 80047 SAN GIUSEPPE VESUVIANO (NA) Sede impianto: Via Giunta-Loc.Borgo San Cesareo 84044 ALBANELLA (SA) C.T. Foglio 4 p.lle 727 - 795 - 797 - 404 STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE PROVVEDIMENTO AUTORIZZATORIO UNICO REGIONALE – VIA (ART. 27- BIS DEL DLGS 152/2006) PER IL PROGETTO DI MODIFICA SOSTANZIALE DI UN IMPIANTO DI STOCCAGGIO [D15] [R13] DI RIFIUTI PERICOLOSI E NON PERICOLOSI E RECUPERO [R12] [R4] [R3] DI RIFIUTI NON PERICOLOSI UBICATO IN ALBANELLA ALLA VIA GIUNTA LOC. BORGO SAN CESAREO ELABORATO TECNICO Relatore e Coordinatore Progetto: Dott. Aniello Alfieri di cui all'art. 22 e nell'allegato VII alla parte seconda del Dlgs 152/2006

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Oggetto:

Data e Luogo:

Marzo 2020, Baronissi (SA)

Il Committente:

RICICLA CAMPANIA S.R.L.

Sede legale:

REGIONE CAMPANIA

Comune di Albanella (SA)

Via Vasca al Pianillo 13980047 SAN GIUSEPPE VESUVIANO (NA)

Sede impianto:Via Giunta-Loc.Borgo San Cesareo84044 ALBANELLA (SA)C.T. Foglio 4 p.lle 727 - 795 - 797 - 404

STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

PROVVEDIMENTO AUTORIZZATORIO UNICO REGIONALE– VIA (ART. 27- BIS DEL DLGS 152/2006) PER IL PROGETTO

DI MODIFICA SOSTANZIALE DI UN IMPIANTO DISTOCCAGGIO [D15] [R13] DI RIFIUTI PERICOLOSI E NON

PERICOLOSI E RECUPERO [R12] [R4] [R3] DI RIFIUTI NONPERICOLOSI UBICATO IN ALBANELLA ALLA VIA GIUNTA

LOC. BORGO SAN CESAREO

ELABORATO TECNICO

Relatore e Coordinatore Progetto: Dott. Aniello Alfieri

di cui all'art. 22 e nell'allegato VII allaparte seconda del Dlgs 152/2006

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Studio Alfieri del dott. Aniello Alfieri | Via Vincenzo Bellini, 77 – 84081 Baronissi (SA) | P.IVA: 07097961218 Tel/Fax: 089 2594463 - Mobile: 333 6085401 | EMAIL: [email protected] - PEC: [email protected]

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SOMMARIO

1 PREMESSA 5

1.1 PRINCIPI GENERALI PER LE PROCEDURE DI VALUTAZIONE DI IMPATTO

AMBIENTALE 7

1.2 DOCUMENTAZIONE PRESENTATA E E STRUTTURA DEL S.I.A. 9

1.3 PRESENTAZIONE DELLA DITTA 10

2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO 12

2.1 NORMATIVA VIGENTE 13

2.1.1 - NORMATIVA IN MATERIA DI VIA 13

2.1.2 - NORMATIVA NAZIONALE IN MATERIA DI GESTIONE RIFIUTI 17

2.1.3 - NORMATIVA IN MATERIA DI PROTEZIONE DELLE ACQUE DALL’INQUINAMENTO 18

2.1.4 - NORMATIVA IN MATERIA DI INQUINAMENTO ACUSTICO 18

2.1.5 - NORMATIVA IN MATERIA DI EMISSIONI IN ATMOSFERA 24

2.2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE ED URBANISTICO E VERIFICA DI CONFORMITÀ

CON LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICA 24

2.2.1 LINEE GUIDA PER LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE REGIONALE 24

2.2.2 LE AREE PROTETTE 28

2.2.3 - PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI) 40

2.2.4 PIANIFICAZIONE SOVRACOMUNALE 44

2.2.5 PIANIFICAZIONE COMUNALE 46

2.2.5.1 Zonizzazione Acustica 47

2.2.6 VINCOLI E FASCE DI RISPETTO 50

2.2.6.1 Vincoli Paesaggistici 50

2.3 CORRELAZIONE TRA PROGRAMMI, PIANI E PROGETTO 53

2.3.1 PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE 53

2.3.2 PRELIMINARE DI PTCP SALERNO 53

2.3.3 PIANIFICAZIONE COMUNALE 53

3 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE 55

3.1 DESCRIZIONE DELL’ATTIVITÀ, DELLE SUE INTERAZIONI CON L’AMBIENTE E DESCRIZIONE DELLE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEI PROCESSI PRODUTTIVI

(ART. 22 E ALL’ALLEGATO VII, ALLA PARTE SECONDA, DEL DLGS 152/2006) 56

3.1.1 STATO ATTUALE 58

3.1.2 STATO DI PROGETTO 69

3.1.2.1 Analisi e valutazione di singole fasi del ciclo produttivo 72

4 ESPOSIZIONE DEI MOTIVI DELLA SCELTA COMPIUTA CON ILLUSTRAZIONE DELLE SOLUZIONI ALTERNATIVE POSSIBILI DI LOCALIZZAZIONE E DI INTERVENTO, COMPRESA QUELLA DI NON REALIZZARE L’OPERA O L’INTERVENTO (ART.22 E ALLEGATO VII, ALLA PARTE SECONDA, D.LGS:152/2006 S.M.I. 108

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5 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE 108

5.1 COMPONENTI E FATTORI AMBIENTALI 109

5.1.1. ATMOSFERA 110

5.1.1.1 Qualità dell’aria e caratterizzazione meteoclimatica 110

5.1.1.2 Impatto in fase di esercizio 111

5.1.1.3 Misure di prevenzione e monitoraggio dell’inquinamento atmosferico 112

5.2 SUOLO E SOTTOSUOLO 112

5.2.1 INQUADRAMENTO GEOLOGICO, GEOMORFOLOGICO, TETTONICO E IDROGEOLOGICO 112

5.2.1.1 Inquadramento geologico e geomorfologico 112

5.2.1.2 Inquadramento Idrogeologico 114

5.2.1.3 Pericolosità Sismica 115

5.2.2 STIMA DEGLI IMPATTI SUOLO E SOTTOSUOLO 116

5.3 AMBIENTE IDRICO 118

5.3.1 CORPI IDRICI SUPERFICIALI 118

5.3.2 ACQUE SOTTERRANEE 118

5.3.3 STIMA DEGLI IMPATTI SULL’AMBIENTE IDRICO 119

5.4. PAESAGGIO 123

5.5. FAUNA E FLORA 124

5.5.1 FLORA 124

5.5.2 FAUNA 124

5.6. ECOSISTEMA 125

5.7. SALUTE PUBBLICA 126

5.7.1 RISCHIO DI INCIDENTI PER QUANTO RIGUARDA LE SOSTANZE CHIMICHE E LE TECNOLOGIE

UTILIZZATE 126

5.7.2 Misure preventive per la riduzione del rischio nello stabilimento 126

5.7.3 Modalità di allarme, richiesta di soccorso e allertamento delle Autorità competenti 127

5.8. INQUINAMENTO ACUSTICO 128

5.9 VIABILITA’ 129

6 PIANO DI MONITORAGGIO 129

6.1 COMPONENTI AMBIENTALI 129

6.1.1. Consumo materie prime 130

6.1.2 Consumo risorse idriche 130

6.1.3 Consumo energia 130

6.1.4 Consumo combustibili 130

6.1.5 Emissioni in atmosfera 131

6.1.5.1 Inquinanti monitorati 132

6.1.6 Emissioni in acqua 133

6.1.6.1 Inquinanti monitorati 133

6.1.6.2 Frequenza di monitoraggio scarichi idrici 133

6.1.6.3 Sistemi di depurazione 134

6.1.7 Rumore 134

6.1.7.1 Rumore, sorgenti 135

6.1.8 Rifiuti 136

6..1.8.1 Controllo rifiuti in ingresso al sito IPPC 136

6.8.1.2 Controllo rifiuti in uscita dal sito 137

6.8.2 Suolo e sottosuolo 137

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6.8.2.1 Acque sotterranee e protezione della falda 137

6.9 CONTROLLO FASI CRITICHE, MANUTENZIONI, DEPOSITI 137

6.9.1 Sistemi di controllo delle fasi critiche del processo ed interventi di manutenzione ordinaria 137

6.9.2. Aree di stoccaggio (serbatoi, bacini di contenimento, ecc) 138

6.9.3. Indicatori di prestazione 138

6.10 MANUTENZIONE E CALIBRAZIONE 138

7 OBIETTIVI 140

8 DISMISSIONE DELL’IMPIANTO 141

8.1 CONCLUSIONE ATTIVITÀ 142

8.2 PULIZIA SUPERFICIALE DELL’AREA 142

8.3 SMALTIMENTO DEI RIFIUTI PRODOTTI 142

8.4 CONTROLLO VISIVO, ASPORTAZIONE, ANALISI DI VERIFICA E PIANO DI INDAGINE PRELIMINARE

142

8.5 PIANO DI CARATTERIZZAZIONE E BONIFICA – RIPRISTINO AMBIENTALE 143

8.6 CONCLUSIONE LAVORI E RESTITUIBILITÀ DEL SITO 143

10 CONCLUSIONI 146

9 TABELLA RIASSUNTIVA DEGLI IMPATTI IN PRESENZA DELLE MITIGAZIONI

PREVISTE_______________________________________________________________________ 144

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1 PREMESSA

Su incarico del Legale Rappresentante della società Ricicla Campania s.r.l. con sede legale

in San Giuseppe Vesuviano (NA) alla via Vasca al Pianillo n.139 e sede operativa nel comune di

Albanella (SA) alla via Giunta località Borgo San Cesareo, il sottoscritto dott. Aniello Alfieri,

dottore magistrale in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente e il Territorio e professionista di cui

alla Legge n.4 del 14 gennaio 2013, pubblicata in G.U.n.22 del 26/01/2013, con studio in

Baronissi (SA) alla via Vincenzo Bellini 77, redige il presente studio di impatto ambientale

relativo al “Progetto di modifica sostanziale di un impianto di stoccaggio di rifiuti pericolosi e

non pericolosi [D15] [R13] e recupero [R12] [R4] [R3] di rifiuti non pericolosi sito nel comune

di Albanella (SA) alla Località Borgo San Cesareo”; questo elaborato fornirà supporto alla

competente autorità per la Valutazione di Impatto Ambientale in accordo all’art. 23 del citato

D.Lgs, in quanto, il PROGETTO ricade all’interno delle Aree contigue del Parco Nazionale del

Cilento e Vallo di Diano per effetto del Piano del Parco di cui alla DGR 617/2007 approvata dal

Consiglio Regionale in data 24/12/2009, art. 6, comma 4.

Nello specifico, tale studio riguarda l’impianto già esistente, della succitata ditta, già in

possesso dell’Autorizzazione Unica Ambientale per la messa in riserva e recupero di rifiuti non

pericolosi, rilasciata dal SUAP di Albanella cosi come da provvedimento n° 9592 del 07/11/2016

e provvedimento n° 8164-567 del 28/09/2017 ai sensi della D.G.R.C 223/2019 - del

D.P.R.59/2013 - dell'art.216 del D.Lgs.152/2006 s.m.i. Inoltre tale area e tale attività è stata

esclusa dalla Valutazione di Impatto Ambientale con D.D. n.165 del 27/10/2014 e D.D. n. 284

14/11/2016.

Il presente progetto rientra:

nella tipologia elencata nell’Allegato IV alla Parte Seconda del D.Lgs.152/2006, al punto

7 lettera t denominata “impianti di smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi mediante

operazioni di deposito preliminare con capacità massima superiore a 30.000 m3 oppure

con capacità superiore a 40 t/giorno (operazioni di cui all'allegato B, lettera D15 della

parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152);” e ricade anche parzialmente in

aree naturali protette come definite dalla L.394/1991 (nazionali e/o regionali comprensive

delle Aree contigue) e/o nei siti della Rete Natura 2000.

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nella tipologia elencata nell’Allegato IV alla Parte Seconda del D.Lgs.152/2006, al punto

7 lettera z.a. denominata “Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti pericolosi,

mediante operazioni di cui all'allegato B, lettere D2, D8 e da D13 a D15, ed all'allegato

C, lettere da R2 a R9, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e

ricade anche parzialmente in aree naturali protette come definite dalla L.394/1991

(nazionali e/o regionali comprensive delle Aree contigue) e/o nei siti della Rete Natura

2000.

nella tipologia elencata nell’Allegato IV alla Parte Seconda del D.Lgs.152/2006, al punto

7 lettera z.b. denominata “Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti non pericolosi,

con capacità complessiva superiore a 10 t/giorno, mediante operazioni di cui all'allegato

C, lettere da R1 a R9, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e

ricade anche parzialmente in aree naturali protette come definite dalla L.394/1991

(nazionali e/o regionali comprensive delle Aree contigue) e/o nei siti della Rete Natura

2000.

Infine si precisa che le modifiche dell’impianto saranno soggette anche ad Autorizzazione

Integrata Ambientale in quanto impianto IPPC di cui alle lettere:

5.3. lettera b) recupero, o una combinazione di recupero e smaltimento, di rifiuti non

pericolosi, con una capacità superiore a 75 Mg al giorno, che comportano il ricorso ad

una o più delle seguenti attività ed escluse le attività di trattamento delle acque reflue

urbane, disciplinate al paragrafo 1.1 dell'Allegato 5 alla Parte Terza DEL d. Lgs.

152/06), in particolare, punto 4) trattamento in frantumatori di rifiuti metallici, compresi

i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche e i veicoli fuori uso e relativi

componenti.

5.5. Accumulo temporaneo di rifiuti pericolosi non contemplati al punto 5.4 prima di una

delle attività elencate ai punti 5.1, 5.2, 5.4 e 5.6 con una capacità totale superiore a 50

Mg, eccetto il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono generati i

rifiuti.

dell’Allegato VIII alla parte seconda del D.Lgs. n° 152/06 e s.m.i.

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1.1 PRINCIPI GENERALI PER LE PROCEDURE DI VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE

Per “Valutazione d’Impatto Ambientale” (V.I.A.) si intende una procedura che, a partire da

uno “Studio d’Impatto Ambientale” (S.I.A.), giunge ad esprimere un giudizio di compatibilità di

un determinato progetto relativamente al circostante ambiente naturale, storico, socioeconomico,

ecc.

Quindi la V.I.A dei progetti ha la finalità di proteggere la salute umana, contribuire con un

migliore ambiente alla qualità della vita, provvedere al mantenimento delle specie e conservare

la capacità di riproduzione dell’ecosistema in quanto risorsa essenziale per la vita. A questo

scopo, essa individua, descrive e valuta, in modo appropriato, per ciascun caso particolare gli

impatti diretti e indiretti di un progetto sui seguenti fattori:

1) l’uomo, la fauna e la flora;

2) il suolo, l’acqua, l’aria e il clima;

3) i beni materiali ed il patrimonio culturale;

4) l’interazione tra i fattori di cui sopra;

Per Impatto Ambientale si intende l’alterazione qualitativa e/o quantitativa, diretta e

indiretta, a breve e a lungo termine, permanente e temporanea, singola e cumulativa, positiva e

negativa dell’ambiente, inteso come sistema di relazione fra i fattori antropici, naturalistici,

chimico – fisici, climatici, agricoli ed economici, in conseguenza dell’attuazione sul territorio di

piani o programmi o di progetti nelle diverse fasi delle loro realizzazioni, gestione e dismissione,

nonché di eventuali malfunzionamenti.

Come precedentemente definito, i progetti di opere e interventi assoggettati alla V.I.A. sono

corredati di un S.I.A. ( studio tecnico – scientifico degli impatti ambientali di un progetto, di un

programma di intervento o di un piano) che, secondo i nuovi indirizzi Operativi VIA

“Disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale”, ha inteso disciplinare, nel

rispetto del citato D. Lgs, alcuni aspetti inerenti le tipologie di opere e interventi soggetti a

verifica di assoggettabilità alla VIA (art. 20 del D. lgs 152/2006) o a VIA (artt. 21 e ss. del Dlgs

152/2006) e le condizioni in cui alcune tipologie di opere e interventi possono essere escluse

dalla procedura di verifica di assoggettabilità alla VIA. deve avere i seguenti contenuti:

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a) la descrizione delle condizioni iniziali dell'ambiente fisico, biologico e antropico;

b) la descrizione del progetto delle opere o degli interventi proposti con l'indicazione della natura

e delle quantità dei materiali impiegati, delle modalità e tempi di attuazione, ivi comprese la

descrizione delle caratteristiche fisiche dell'insieme del progetto, delle sue interazioni con il

sottosuolo e delle esigenze di utilizzazione del suolo, durante le fasi di costruzione e di

funzionamento a opere o interventi ultimati, nonché la descrizione delle principali caratteristiche

dei processi produttivi;

c) una valutazione del tipo e della quantità dei residui e delle emissioni previsti (inquinamento

dell'acqua, dell'aria e del suolo, rumore, vibrazioni, luce, calore, radiazioni, ecc.) risultanti

dall'attività del progetto proposto;

d) la descrizione delle tecniche prescelte per prevenire le emissioni degli impianti e per ridurre

l'utilizzo delle risorse naturali, confrontandole con le migliori tecniche disponibili;

e) l'esposizione dei motivi della scelta compiuta illustrando soluzioni alternative possibili di

localizzazione e di intervento, compresa quella di non realizzare l'opera o l'intervento;

f) i risultati dell'analisi economica di costi e benefìci;

g) l'illustrazione della conformità delle opere e degli interventi proposti alle norme in materia

ambientale e gli strumenti di programmazione e di pianificazione paesistica e urbanistica vigenti;

h) l'analisi della qualità ambientale, con particolare riferimento ai seguenti fattori: l'uomo, la

fauna e la flora, il suolo, l'acqua, l'aria, il clima e il paesaggio, le condizioni socio-economiche, il

sistema insediativo, il patrimonio storico, culturale e ambientale e i beni materiali, le interazioni

tra i fattori precedenti;

i) la descrizione e la valutazione degli impatti ambientali significativi positivi e negativi nelle

fasi di attuazione, di gestione, di eventuale dismissione delle opere e degli interventi, valutati

anche nel caso di possibili incidenti, in relazione alla utilizzazione delle risorse naturali, alla

emissione di inquinanti, alla produzione di sostanze nocive, di rumore, di vibrazioni, di

radiazioni, e con particolare riferimento allo smaltimento dei rifiuti e alla discarica di materiale

residuante dalla realizzazione e dalla manutenzione delle opere infrastrutturali;

j) la descrizione e la valutazione delle misure previste per ridurre, compensare o eliminare gli

impatti ambientali negativi nonché delle misure di monitoraggio;

k) una sintesi in linguaggio non tecnico dei punti precedenti;

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l) un sommario contenente la descrizione dei metodi di previsione utilizzati per valutare gli

impatti ambientali, nonché delle eventuali difficoltà (lacune tecniche o mancanza di conoscenze)

incontrate dal proponente nella raccolta dei dati richiesti.

1.2 DOCUMENTAZIONE PRESENTATA E E STRUTTURA DEL S.I.A.

Lo studio di impatto ambientale è predisposto dal proponente secondo le indicazioni e i

contenuti di cui all’allegato VII alla parte seconda del citato decreto, sulla base del parere

espresso dall’autorità competente a seguito della fase di consultazione sulla definizione dei

contenuti di cui all’articolo 21, qualora attivata.

Lo studio di impatto ambientale contiene le seguenti informazioni:

a) una descrizione del progetto, comprendente informazioni relative alla sua ubicazione e

concezione, alle sue dimensioni e ad altre sue caratteristiche pertinenti;

b) una descrizione dei probabili effetti significativi del progetto sull’ambiente, sia in fase di

realizzazione che in fase di esercizio e di dismissione;

c) una descrizione delle misure previste per evitare, prevenire o ridurre e, possibilmente,

compensare i probabili impatti ambientali significativi e negativi;

d) una descrizione delle alternative ragionevoli prese in esame dal proponente, adeguate al

progetto ed alle sue caratteristiche specifiche, compresa l’alternativa zero, con

indicazione delle ragioni principali alla base dell’opzione scelta, prendendo in

considerazione gli impatti ambientali

e) il progetto di monitoraggio dei potenziali impatti ambientali significativi e negativi

derivanti dalla realizzazione e dall’esercizio del progetto, che include le responsabilità e

le risorse necessarie per la realizzazione e la gestione del monitoraggio;

f) qualsiasi informazione supplementare di cui all’allegato VII relativa alle caratteristiche

peculiari di un progetto specifico o di una tipologia di progetto e dei fattori ambientali

che possono subire un pregiudizio.

4. Allo studio di impatto ambientale è allegata una sintesi non tecnica delle informazioni di cui al

comma 3, predisposta al fine di consentirne un’agevole comprensione da parte del pubblico ed

un’agevole riproduzione.

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5. Per garantire la completezza e la qualità dello studio di impatto ambientale e degli altri

elaborati necessari per l’espletamento della fase di valutazione, il proponente:

a) tiene conto delle conoscenze e dei metodi di valutazione disponibili derivanti da altre

valutazioni pertinenti effettuate in conformità della legislazione europea, nazionale o regionale,

anche al fine di evitare duplicazioni di valutazioni;

b) ha facoltà di accedere ai dati e alle pertinenti informazioni disponibili presso le pubbliche

amministrazioni, secondo quanto disposto dalle normative vigenti in materia;

c) cura che la documentazione sia elaborata da esperti con competenze e professionalità

specifiche nelle materie afferenti alla valutazione ambientale.

1.3 PRESENTAZIONE DELLA DITTA

L’attività di gestione dei rifiuti svolta dalla Ricicla Campania s.r.l.., è a servizio in primo

luogo delle imprese ed Enti della Regione Campania che conferiscono i propri rifiuti urbani e

speciali.

La tipologia dei servizi erogati e il forte radicamento sul territorio conferiscono alla Società

un elevato valore sociale, che la ditta in parola ha voluto accentuare aderendo allo standard

ambientale internazionale UNI EN ISO 14001-2015, ottenendo la certificazione del sistema di

gestione ambientale. Questo, a significare che la Società garantisce a tutte le parti interessate la

piena conformità alla legislazione ambientale applicabile, la gestione consapevole degli impatti

nonché l’impegno al miglioramento continuo delle proprie prestazioni nei confronti

dell’ambiente.

Al fine di migliorare i propri processi produttivi e di conseguenza anche il servizio fornito ai

Clienti, alla Pubblica Amministrazione ed ai cittadini, Ricicla Campania s.r.l., ha introdotto nella

propria struttura organizzativa un sistema di gestione per la qualità e l'ha sottoposto alla

certificazione UNI EN ISO 9001-2015. Questo, a garanzia che le attività e i servizi erogati si

mantengono ai più elevati livelli qualitativi.

Come detto l’impianto di che trattasi risulta già realizzato, con una superficie

interessata, interamente recintata, di circa 12.000 mq, ricadente in zona D “Aree Consolidate

per impianti produttivi”, cosi come previsto nel nuovo PUC del comune di Albanella

pubblicato sul B.U.R.C della Regione Campania n°89 del 11/12/2017.

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11

Lo stabilimento produttivo ubicato in via Giunta, località Borgo San Cesareo ricadente nel

comune di Albanella ed individuato al C.T. dello stesso Comune al foglio 4 dalle particelle 727,

795, 797 e q.p. della particella 404 è in possesso dei seguenti provvedimenti edilizi ed

ambientali:

Concessione Edilizia n.601 del 08.111983;

Concessione Edilizia in Sanatoria 1099 del 30.01.1990;

Concessione Edilizia n.1417 del 04.08.1993;

Permesso di Costruire n.520 del 19.04.2012 e successiva Variante del 12.03.2013;

Permesso di Costruire n.4660 del 03.05.2012;

Iscrizione Registro Provinciale Imprese esercenti Attività di Recupero Rifiuti ai sensi

degli artt. 31 e 33 del D.Lgs. 22/97 (ora 214 e 216 del D.Lgs. 152/06) n°197

del 20/06/2011;

Iscrizione all’Albo Nazionale Gestori Ambientali al n.NA11633 del 15.10.2012 per il

trasporto di rifiuti categoria.4D e successivamente per le categorie 1C, 5E, 8D e 9E;

Decreto Dirigenziale n.165 del 27/10/2014 di Esclusione dalla Valutazione di Impatto

Ambientale dell’impianto di cui trattasi;

Autorizzazione Unica Ambientale PROVVEDIMENTO DEL SUAP N* 9592 del 07

novembre 2016 ss.mm.ii. per l’attività di MESSA IN RISERVA E RECUPERO DI

RIFIUTI SPECIALI NON PERICOLOSI, relativa agli impianti di cui oggetto del

presente S.I.A., in sostituzione dei titoli abilitativi di cui al D.P.R. il 59/2013, art. 3,

comma 1, lettere:

a) autorizzazione agli scarichi, di cui al capo II del titolo IV della sezione II della Parte

terza del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152;

e) comunicazione di cui all’art. 8, comma quarto, della legge 26 ottobre 1995, n. 447;

g) comunicazione in materia di rifiuti, di cui all’art. 216 del decreto legislativo 03

aprile 2006, n. 152, con iscrizione al n. 197 del Registro Provinciale delle imprese

esercenti attività di recupero di Rifiuti in procedura semplificata.

Parere Favorevole dei Vigili del Fuoco n°278 del 07/01/2019.

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2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO Il quadro di riferimento programmatico di cui all’ art. 3 del DPCM del 27/12/1988 al

comma 1 fornisce gli elementi conoscitivi sulle relazioni tra l’opera progettata e gli atti di

pianificazione e programmazione territoriale e settoriale. Tali elementi costituiscono

parametri di riferimento per la costruzione del giudizio di compatibilità ambientale di cui

all’art. 6. È comunque escluso che il giudizio di compatibilità ambientale abbia ad oggetto i

contenuti dei suddetti atti di pianificazione e programmazione, nonché la conformità

dell’opera ai medesimi.

Quanto contenuto nel quadro di riferimento progettuale comprende anche gli aspetti

contemplati sia nell’allegato VII alla parte II del D.Lgs 3 Aprile 2006 n.152 e s.m.i. che dei

nuovi indirizzi Operativi “Disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale”;

in particolare il progetto comprende:

a) la descrizione dell’ubicazione del progetto, anche in riferimento alle tutele e ai vincoli

presenti;

b) una descrizione delle caratteristiche fisiche dell’insieme del progetto, compresi, ove

pertinenti, i lavori di demolizione necessari, nonché delle esigenze di utilizzo del suolo

durante le fasi di costruzione e di funzionamento;

c) una descrizione delle principali caratteristiche della fase di funzionamento del progetto e, in

particolare dell’eventuale processo produttivo, con l’indicazione, a titolo esemplificativo e

non esaustivo, del fabbisogno e del consumo di energia, della natura e delle quantità dei

materiali e delle risorse naturali impiegate (quali acqua, territorio, suolo e biodiversità);

d) una valutazione del tipo e della quantità dei residui e delle emissioni previsti, quali, a titolo

esemplificativo e non esaustivo, inquinamento dell’acqua, dell’aria, del suolo e del sottosuolo,

rumore, vibrazione, luce, calore, radiazione, e della quantità e della tipologia di rifiuti prodotti

durante le fasi di costruzione e di funzionamento;

e) la descrizione della tecnica prescelta, con riferimento alle migliori tecniche disponibili a

costi non eccessivi, e delle altre tecniche previste per prevenire le emissioni degli impianti e

per ridurre l’utilizzo delle risorse naturali, confrontando le tecniche prescelte con le migliori

tecniche disponibili.

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2.1 NORMATIVA VIGENTE 2.1.1 - Normativa in materia di VIA

Normativa comunitaria

Dir. 85/337/CEE del 27 giugno 1985

Dir. 97/11/CE del 3/3/1997

Dir. 2001/42/CE del 27 giugno 2001

Dir. 79/409/CEE del 2 aprile 1979 (V.I.)

Dir. 92/43/CEE del 21 maggio 1992 (V.I.)

Normativa statale

L. 8 luglio 1986, n. 349

D.P.C.M. 10 agosto 1988, n. 377

D.P.C.M. 27 dicembre 1988

(Art. 40) L. 22 febbraio 1994, n. 146

L. 3 novembre 1994, n. 640

D.P.R. 12 aprile 1996

(Art. 71) D.Lgs. 31 marzo 1998, n. 112

D.Lgs. 20 agosto 2002, n. 190

D. Lgs. 3 aprile 2006, n. 152

D.Lgs. 16 gennaio 2008, n. 4

D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 (V.I.)

D.P.R. 12 marzo 2003 n. 120 (V.I.)

D.M. 3 aprile 2000 (V.I.)

D.M. 30 marzo 2015 (Linee guida per la verifica di assoggettabilita' a valutazione di

impatto ambientale dei progetti di competenza delle regioni e province autonome,

previsto dall'articolo 15 del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, convertito, con

modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 116.

D.Lgs. 16 giugno 2017, n. 104 (Attuazione della direttiva 2014/52/UE del Parlamento

Europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, che modifica la direttiva 2011/92/UE,

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concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti, ai sensi degli

articoli 1 e 14 della legge 9 luglio 2015, n. 114)

Normativa regionale

D.G.R. 29 ottobre 1998 n. 7636

D.G.R. 28 novembre 2000 n. 6010

D.G.R. 15 novembre 2001 n. 6148

D.G.R. 14 Luglio 2005 n. 916 (Calcolo spese Istruttoria V.I.A./V.I.)

D.G.R. 14 marzo 2008 n. 426

D.G.R. 15 Maggio 2009 n. 912

Direttiva Prot.n. 1000353 del 18/11/09 (V.I.A. Cave)

D.P.G.R. 18 Dicembre 2009 n.17 (Regolamento di attuazione della V.A.S.)

D.P.G.R. 29 Gennaio 2010 n.9 (Regolamento di attuazione della V. I.)

D.P.G.R. 29 Gennaio 2010 n. 10 (Regolamento di attuazione della V. I.

A.) (SUPERATO A SEGUITO DELLE MODIFICHE APPORTATE ALLA PARTE

SECONDA DEL D.L.VO N.152/2006 (vedi news del 09/07/2015) E

SUCCESSIVAMENTE ABROGATO CON REGOLAMENTO REGIONALE N. 3

DELL'11/04/2018)

D.G.R. 5 Marzo 2010 n. 203 Approvazione degli Indirizzi Operativi e Procedurali per lo

svolgimento della V.A.S. in Regione Campania

D.G.R. 19 Marzo 2010 n.324 Linee Guida e Criteri di Indirizzo per l'effettuazione della

Valutazione di Incidenza in Regione Campania (SOSTITUITA DALLA D.G.R. N. 167

DEL 31/3/2015)

Circolare Prot.n. 331337 del 15 Aprile 2010 (Circolare esplicativa regolamenti regionali

procedure valutazione ambientale)

D.G.R. 8 Ottobre 2010 n.683 (Revoca della D.G.R. n.916 del 14 Luglio 2005 e

individuazione delle modalità di calcolo degli oneri dovuti per le procedure di

Valutazione Ambientale Strategica, Valutazione di Impatto Ambientale e Valutazione di

Incidenza in Regione Campania) (SOSTITUITA DALLA D.G.R. N. 686 DEL 06/12/2016)

Decreto Dirigenziale 13 Gennaio 2011 n. 30 (Modalità di versamento degli oneri per le

procedure di valutazione ambientale) (SOSTITUITO DALLA D.G.R. N. 686 DEL

06/12/2016)

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D.G.R. 24 Maggio 2011 n. 211 Indirizzi Operativi e Procedurali per lo svolgimento della

Valutazione di Impatto Ambientale in Regione Campania (SOSTITUITI DAGLI

INDIRIZZI OPERATIVI EMENATI CON D.G.R. N. 680/2017)

D.G.R. 4 Agosto 2011 n.406 Approvazione del "Disciplinare organizzativo delle strutture

regionali preposte alla Valutazione di Impatto ambientale e alla Valutazione di Incidenza

di cui ai Regolamenti nn. 2/2010 e 1/2010, e della Valutazione Ambientale Strategica di

cui al Regolamento emanato con D.P.G.R. m. 17 del 18 Dicembre 2010" (MODIFICATA

DALLA D.G.R. N. 680/2017)

Regolamento n. 5 del 4 Agosto 2011 "Regolamento di attuazione per il Governo del

Territorio"

Circolare Prot.n. 765763 del 11 Ottobre 2011 (Circolare esplicativa in merito

all'integrazione della valutazione di incidenza nelle VAS di livello comunale alla luce

delle disposizioni del Regolamento Regionale n. 5/2011)

Autorizzazione Unica ex art. 12 del Dlgs 387/2003 - Impianti per la produzione di

energia da fonti rinnovabili di competenza delle Province - Circolare in merito

all'applicazione della VIA e della VI

D.G.R. 7 Marzo 2013 " D.G.R. 4 Agosto 2011 n.406 Modifiche e Integrazioni del

Disciplinare organizzativo delle strutture regionali preposte alla Valutazione di Impatto

ambientale e alla Valutazione di Incidenza di cui ai Regolamenti nn. 2/2010 e 1/2010, e

della Valutazione Ambientale Strategica di cui al Regolamento emanato con D.P.G.R. m.

17 del 18 Dicembre 2010"

Circolare Prot.n. 576019 del 08/08/2013 (Circolare esplicativa in merito alla Procedura di

Valutazione di Impatto Ambientale relativa agli impianti per la produzione di energia da

fonti rinnovabili)

D.G.R. 9 Febbraio 2015 n. 36 Presa d'atto della Nota esplicativa sul regime transitorio in

materia di verifica di assoggettabilità a V.I.A. introdotto dall'art. 15 del D.L. 91/2014,

adottata nelle forme dell'accordo ai sensi del D.L.vo n. 281 del 1997 nella riunione della

Conferenza Stato-Regioni del 18 dicembre 2014 e disposizioni attuative.(Con allegati)

n. 10 del 11 Febbraio 2015 D.G.R. n. 36 del 09/02/2015. Emanazione delle "Linee

Guida per la verifica delle sussistenza di condizioni che determinano la necessità di

sottoporre a Verifica di Assoggettabilità a V.I.A: le tipologie di opere e interventi di cui

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all'Allegato IV della Parte Seconda del D.L.vo 152/2006". (Con allegati) (NON PIU'

VIGENTE A SEGUITO DELL'ENTRATA IN VIGORE DEL D.M. DEL 30/03/2015)

Delibera di Giunta Regionale n. 62 del 23 Febbraio 2015 "L.R. n. 16 del 07/08/2014, art.

1 commi 4 e 5. Disciplinare per l'attribuzione ai Comuni delle competenze in materia di

Valutazione di Incidenza" (con allegato) SOSTITUITA DALLA DGR 740/2018

Delibera di Giunta Regionale n. 167 del 31 Marzo 2015 Approvazione delle "Linee

Guida e dei Criteri di Indirizzo per l'effettuazione della Valutazione di Incidenza in

regione Campania" ai sensi dell'art. 9, comma 2 del Regolamento Regionale n. 1/2010 e

della D.G.R. n. 62 del 23/02/2015 (con allegato) AGGIORNATE CON DGR 814/2018

Decreto Dirigenziale n. 134 del 17/07/2015 - Attuazione della Legge Regionale n.

16/2014 - art.1 commi 4 e 5 e D.G.R. n.62/2015 - Delega ai comuni in materia di

Valutazione d'Incidenza (DECRETI DI INTEGRAZIONE ED AGGIORNAMENTO)

Circolare in merito al rilascio del "sentito" ai sensi dell'art.5, comma 7 del DPR 357/1997

e dell'art. 1, comma 4 della LR 16/2014 ai fini delle procedure di Valutazione di

Incidenza di competenza regionale e comunale

D.G.R. n..686 del 06/12/2016 (Nuovo disciplinare sulle modalità di calcolo degli oneri

dovuti per le procedure di Valutazione Ambientale Strategica, Valutazione di Impatto

Ambientale e Valutazione di Incidenza di competenza della Regione Campania) - (LE

NUOVE COORDINATE BANCARIE DA UTILIZZARSI PER IL VERSAMENTO

DEGLI ONERI SONO: IBAN IT38 V030 6903 4961 0000 0046 030 - BIC BCITITMM)

D.G.R. n. 680 del 07/11/2017 (Recepimento delle disposizioni in materia di Valutazione

di Impatto Ambientale di cui al D.Lgs. 104/2017 e prime misure organizzative)

Regolamento regionale n. 3 dell'11 aprile 2018 - Abrogazione del regolamento regionale

29 gennaio 2010, n. 2 (Disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale)

Delibera di Giunta Regionale n. 740 del 13 Novembre 2018 - Aggiornamento del

"Disciplinare per l'attribuzione ai Comuni delle competenze in materia di Valutazione di

Incidenza" di cui alla DGR n. 62/2015 (con allegato)

Delibera di Giunta Regionale n. 814 del 04/12/2018 - Aggiornamento delle "Linee guida

e criteri di indirizzo per l'effettuazione della valutazione di incidenza in Regione

Campania" ai sensi dell'art. 9, comma 2 del regolamento regionale n. 1/2010 e della DGR

n. 62 del 23/02/2015 (con allegato)

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Delibera di Giunta Regionale n. 895 del 28/12/2018 - Approvazione degli "Indirizzi per

l'applicazione dell'art. 29 del D.Lgs. 152/2006 in Regione Campania" (con allegato)

2.1.2 - Normativa nazionale in materia di gestione rifiuti

L’attività di gestione rifiuti a livello nazionale è regolata dalla parte IV del D. Lgs. n. 152 del 3

aprile 2006 e ss.mm.ii., i principi generali del Decreto vengono di seguito sinteticamente

analizzati:

il concetto di gestione dei rifiuti deve intendersi come la raccolta, il trasporto, il recupero

e lo smaltimento dei rifiuti, compreso il controllo di queste operazioni, nonchè il

controllo delle discariche dopo la chiusura;

i rifiuti devono essere recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza

usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all’ambiente e, in

particolare:

1. senza determinare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo, nonchè la fauna e la flora;

2. senza causare inconvenienti da rumori o odori;

3. senza danneggiare il paesaggio ed i siti di particolare interesse, tutelati in base alla

normativa vigente.

Lo stesso Decreto 152/06 definisce:

smaltimento: ogni operazione finalizzata a sottrarre definitivamente una sostanza, un

materiale o un oggetto dal circuito economico e/o di raccolta e, in particolare le

operazioni previste nell’Allegato B alla parte IV;

recupero: le operazioni che utilizzano i rifiuti per generare materie prime secondarie,

combustibili o prodotti, attraverso trattamenti meccanici, termici, chimici o biologici,

incluso la cernita o la selezione, e, in particolare le operazioni previste nell’Allegato C

alla parte IV;

stoccaggio: le attività di smaltimento consistenti nelle operazioni di deposito preliminare

di rifiuti di cui al punto D15 all’Allegato B, nonchè le attività di recupero consistenti

nelle operazioni di messa in riserva di materiali di cui al punto R13 dell’Allegato C.

Lo smaltimento dei rifiuti deve essere effettuato in condizioni di sicurezza e costituisce la fase

residuale della gestione dei rifiuti. In particolare i rifiuti da avviare a smaltimento devono essere

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il più possibile ridotti sia in massa che in volume, potenziando le attività di recupero e di

riutilizzo.

2.1.3 - Normativa in materia di protezione delle acque dall’inquinamento

I riferimenti normativi sono rappresentati da:

D. Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 e ss.mm. e ii. - Parte terza - “Norme in materia di difesa del

suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle acque dall'inquinamento e di gestione

delle risorse idriche”. Ai sensi dell'art. 124 comma 1 del citato Decreto, tutti gli scarichi

devono essere preventivamente autorizzati. Gli scarichi devono rispettare i valori limite

di emissione previsti dalle Tabelle di cui all'Allegato 5 alla Parte III del D. Lgs. 152/06.

2.1.4 - Normativa in materia di inquinamento acustico

Le principali normative di riferimento sono:

L. 26 ottobre 1995, n. 447 “Legge quadro sull’inquinamento acustico” che fornisce

indicazioni su come affrontare il problema dell’inquinamento acustico demandando

contestualmente ad una serie di decreti ministeriali il compito di regolare gli aspetti

specifici dei possibili inquinamenti acustici;

D.P.C.M. 1 marzo 1991 “Limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi

e nell’ambiente esterno” che fissa i limiti massimi dei livelli sonori equivalenti [Leq in

dB(A)], in relazione alla diversa destinazione d'uso del territorio. Tali limiti vengono

riportati nella Tabella I (D.P.C.M. 1° marzo 1991, art. 6, comma 1);

D.P.C.M. 14/11/97 ("Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore")

Il DPCM 01/03/91, pubblicato in data 08/03/91 sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana

n° 57 Serie Generale Parte Prima, introduce, in base all’art. 4 della Legge 833/78 e all’art. 2

della Legge 349/89, “Limiti Massimi di Esposizione al Rumore negli Ambienti Abitativi e

nell’Ambiente Esterno”. Successivamente, secondo quanto previsto dalla legge quadro 447/95, è

stato pubblicato sulla G.U. dell'01/12/97 il D.P.C.M. 14/11/97 ("Determinazione dei valori limite

delle sorgenti sonore") che in parte abroga e in parte modifica i contenuti dei D.P.C.M. 01/03/91

e fissa i limiti massimi alle immissioni sonore. Tali limiti, distinti in diurno e notturno, sono

differenziati in base alla destinazione d'uso dell'area, secondo classi esplicitate in entrambi i

decreti. In attesa della suddivisione definitiva del territorio comunale, "si applicano alle sorgenti

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sonore fisse” escludendo quindi ogni forma di traffico o sorgente mobile, i limiti di accettabilità

riportati nella tabella III, secondo quanto previsto dall'art. 6 del D.P.C.M. 0 1/03/91, se rimane

inalterato. A tale assetto normativo definitivo dovranno adeguarsi anche le sorgenti mobili. L’art.

2 comma 3 del D.P.C.M. 14/11/97 definisce e puntualizza dove devono essere eseguiti i

rilevamenti e le verifiche dei valori di emissione: in corrispondenza degli spazi utilizzati da

persone e comunità". I valori limite, stabiliti nello stesso decreto, sono riportati nelle tabelle II A,

II B, II C, II D. Essi sono da rispettare una volta definita, da parte del comune, la suddivisione

del territorio nelle 6 classi di destinazione d'uso riportate in tabella III, espresse nel D.P.C.M.

01/3/91 e ribadite ugualmente nel D.P.C.M. 14/11/97, cui vengono assegnati i limiti obiettivo

descritti dalla tab. II C. La progressione nella applicazione dei valori limite di cui al nuovo

decreto è la seguente:

i comuni fissano limiti obiettivo “di qualità" (qui tab. II C) mediante la zonizzazione

acustica;

nelle stesse zone, l'insieme delle sorgenti non deve superare i limiti di immissione (qui

tab. II B) mentre la singola sorgente non deve superare i limiti di emissione (qui tab. II

A);

i piani di risanamento acustico comunale scattano automaticamente se vengono superati i

limiti di attenzione (qui tab. II D); questi sono, nel lungo periodo, pari ai limiti di

immissione; se invece di considerare una sola ora di disturbo, il limite di attenzione è pari

al valore del limite di immissione aumentato di 10 dB(A) in orario diurno e 5 dB(A) in

orario notturno.

Il nuovo decreto modifica inoltre nei limiti e nei criteri applicativi dei criterio differenziale il

D.P.C.M. 01/03/91. L'art. 4 del D.P.C.M. 14/11/97 prevede infatti che, per zone non

esclusivamente industriali, non debbano essere superate, all'interno degli ambienti abitativi,

determinate differenze tra il livello limite di immissione del rumore ambientale ed il livello del

rumore residuo, cioè tra i livelli rispettivamente misurati in presenza ed in assenza della specifica

sorgente: tali valori differenziali massimi sono pari a 5 dB(A) per il periodo diurno e 3 dB(A) per

il periodo notturno, fatto salvo il caso in cui l'effetto del rumore si possa ritenere trascurabile,

ovvero nei seguenti casi:

se il rumore misurato all'interno dell'abitazione a finestre aperte è inferiore a 50 dB(A)

durante il periodo diurno e 40 dB(A) durante il periodo notturno;

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se il livello del rumore ambientale misurato all'interno dell'abitazione a finestre chiuse è

inferiore a 35 dB(A) durante il periodo diurno e 25 dB(A) durante il periodo notturno.

Tra le altre novità introdotte si ricordano:

la definizione dell'applicabilità dei limiti di immissione e della presentazione dei piani di

risanamento per le infrastrutture di trasporto (artt. 4 e 6.3); inoltre il decreto rimanda

all'emanazione di un ulteriore specifico decreto i limiti di emissione nelle fasce di

pertinenza (art. 3);

l'introduzione dei valori di attenzione riferiti ad un'ora e riferiti all'intero tempo di

riferimento (art. 6.1);

la presentazione di un piano di risanamento (art. 7 della Legge n. 447/95) è necessaria

quando si ha il superamento dei valori di attenzione; nel caso di aree esclusivamente

industriali tale piano deve essere presentato se si superano i valori relativi all'intero

periodo di riferimento (art. 6.2);

finché i comuni non adottano una suddivisione del territorio redigendo la zonizzazione

acustica si applicano i limiti di cui all'art. 6 comma 1 dei d.P.C.M. 01/03/91;

il superamento dei limiti acustici comporta l'adozione di sanzioni (art. 8.2);

la definizione di valori di qualità indicati nella Legge Quadro n. 447/95 (art. 7).

IN ASSENZA di ZONIZZAZIONE ACUSTICA

limiti di cui all'art. 6 comma 1 dei D.P.C.M. 01/03/91

Tabella I

Zonizzazione Limite diurno Leq

dB(A) Limite notturno Leq

dB(A)

Tutto il territorio nazionale 70 60

Zona A (decreto ministeriale n° 1444/68) (*) 65 55

Zona B (decreto ministeriale n° 1444/68) (*) 60 50

Zona esclusivamente industriale 70 70

(*) Zone di cui all’art. 2 del decreto ministeriale 2 aprile 1968 n° 1444: Zona A: Centro storico Zona B: Zona Mista

Tab. 2.1.1 – Limiti in assenza di zonizzazione acustica

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IN PRESENZA di ZONIZZAZIONE ACUSTICA

Limiti e valori di qualità di cui all’art. 2 comma 3 del D.P.C.M. 14/11/97

Tabella II A

Valori limite di emissione - Leq in dB(A) (art. 2 d.P.C.M. 14 Novembre 1997)

classi di destinazione d’uso del territorio

tempi di riferimento

limite diurno - (06.00 – 22.00)

limite notturno - (22.00 – 06.00)

aree particolarmente protette 45 35

aree prevalentemente residenziali 50 40

aree di tipo misto 55 45

aree di intensa attività umana 60 40

aree prevalentemente industriali 65 55

aree esclusivamente industriali 65 65

Tabella II B

Valori limite assoluti di immissione - Leq in dB(A) (art. 3 d.P.C.M. 14 Novembre 1997)

classi di destinazione d’uso del territorio

tempi di riferimento

limite diurno - (06.00 – 22.00)

limite notturno - (22.00 – 06.00)

aree particolarmente protette 50 40

aree prevalentemente residenziali 55 45

aree di tipo misto 60 50

aree di intensa attività umana 65 55

aree prevalentemente industriali 70 60

aree esclusivamente industriali 70 70

Tabella II C

Valori di qualità - Leq in dB(A) (art. 7 d.P.C.M. 14 Novembre 1997)

classi di destinazione d’uso del territorio

tempi di riferimento

limite diurno - (06.00 – 22.00)

limite notturno - (22.00 – 06.00)

aree particolarmente protette 47 37

aree prevalentemente residenziali 52 42

aree di tipo misto 57 47

aree di intensa attività umana 62 52

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aree prevalentemente industriali 67 57

aree esclusivamente industriali 70 70

Tabella II D

Valori di attenzione - Leq in dB(A) (art. 6 d.P.C.M. 14 Novembre 1997)

classi di destinazione d’uso del territorio

Riferiti a 1 ora Riferiti al tempo di riferimento

diurno

(06.00 – 22.00)

notturno

(22.00 – 06.00)

diurno

(06.00 – 22.00)

Notturno

(22.00 – 06.00)

aree particolarmente protette 60 45 50 40

aree prevalentemente residenziali 65 50 55 45

aree di tipo misto 70 55 60 50

aree di intensa attività umana 75 60 65 55

aree prevalentemente industriali 80 65 70 60

aree esclusivamente industriali 80 75 70 70

Tabella III

Valori dei limiti massimi del livello sonoro equivalente (Leq dB(A)) relativi alle classi di destinazioni del territorio

Classi di destinazioni d’uso e relativa descrizione

Classe I Aree particolarmente protette, cioè quelle aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento base per la loro utilizzazione come ad esempio aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo e allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici ecc..-

Classe II Aree destinate ad uso prevalentemente residenziale, cioè quelle aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali ed artigianali.-

Classe III

Aree di tipo misto, cioè quelle aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento , con media densità di popolazione con presenza di attività commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrice.-

Classe IV

Aree di intensa attività umana, cioè quelle aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con lata densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali ed uffici, con presenza di attività artigianali: le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie: le aree portuali, le aree con limitata presenza di piccole industrie.-

Classe V Aree prevalentemente industriali, cioè quelle aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni.-

Classe VI Aree esclusivamente industriali, cioè quelle aree esclusivamente interessate da attività industriali prive di insediamenti abitativi.-

Tab. 2.1.2 – Limiti in presenza di zonizzazione acustica

Nella fattispecie, il comune di Albanella ha provveduto alla classificazione acustica del territorio

di competenza.

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Come meglio specificato al paragrafo 2.2.5, la destinazione urbanistica dell’area in esame è per

gli impianti produttivi (zona D Aree consolidate per impianti produttivi), ciò nonostante il piano

di zonizzazione acustica comunale ha ascritto l’area in esame in classe IV, pertanto i limiti

applicabili all’area in esame sono quelli di aree ad intensa attività umana.

classe IV “Arre ad intensa attività umana

Zonizzazione Limite diurno Leq

dB(A) Limite notturno Leq

dB(A)

Classe IV 60 50

Tab. 2.1.3 – Limiti per la società Ricicla Campania Srl

Non si prevedono attività in orario notturno.

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2.1.5 - Normativa in materia di emissioni in atmosfera

La Parte Quinta del D. lgs. n. 152/2006, come modificato dal D. Lgs. 128/2010,

riguardante la tutela dell’aria e la riduzione delle emissioni in atmosfera, suddivisa in tre

titoli, afferma all’art. 267, al Titolo I, che:”1. il presente titolo, ai fini della prevenzione e

della limitazione dell'inquinamento atmosferico, si applica agli impianti, inclusi gli

impianti termici civili non disciplinati dal titolo II, ed alle attività che producono

emissioni in atmosfera e stabilisce i valori di emissione, le prescrizioni, i metodi di

campionamento e di analisi delle emissioni ed i criteri per la valutazione della

conformità dei valori misurati ai valori limite”.

Delibera n. 286 del 19 gennaio 2001 Disciplinare tecnico-amministrativo per il rilascio

delle autorizzazioni e pareri regionali in materia di emissioni in atmosfera.

Delibera n. 4102 - Seduta del 5 agosto 1992. Art. 4 punto d) D.P.R. 203/88. Fissazione

dei valori delle emissioni in atmosfera derivanti da impianti sulla base della migliore

tecnologia disponibile e tenendo conto delle Linee Guida fissate dallo Stato e dei relativi

valori di emissione.

2.2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE ED URBANISTICO E VERIFICA DI CONFORMITÀ CON LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICA

2.2.1 Linee Guida per la Pianificazione Territoriale Regionale Con la Deliberazione di Giunta Regionale n.4459 del 30 settembre 2002 sono state approvate le

Linee guida per la pianificazione territoriale regionale per la Campania.

Le Linee Guida rappresentano il primo momento di avvio della redazione del PTR della

Campania ed assumono un’efficacia giuridica ai fini degli indirizzi per la pianificazione di

Provincie e Comuni.

Esse forniscono il quadro dei principi, dei criteri e del metodo che sono alla base della redazione

del PTR, e rappresentano un documento di indirizzo, definendo i criteri di compatibilità con il

Programma Operativo Regionale e con gli obbiettivi di tutela paesaggistica e ambientale da

recepirsi negli strumenti di pianificazione territoriale provinciale: propongono, infine, un metodo

di co – pianificazione con i diversi enti locali e con gli altri soggetti pubblici e privati interessati

alla pianificazione territoriale e allo sviluppo locale.

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Le Linee Guida assumono il carattere di documento sintetico, indiziario, che privilegia

l’interpretazione dei processi territoriali, rinviando alla costruzione successiva del Piano

Territoriale Regionale lo svolgimento delle analisi specialistiche indispensabili.

Nel documento vengono individuati ed adottati una serie di criteri e principi quali:

trasversalità delle politiche ambientali e conseguente integrazione di obbiettivi ambientali

nelle politiche territoriali e di settore;

riequilibrio territoriale tramite assetto policentrico e coesione socio-economica;

applicazione del principio di sussidiarietà che veda il coinvolgimento e la partecipazione

di tutti gli attori interessati e dei soggetti locali responsabili dello sviluppo del territorio;

gestione integrata dei territori tramite l’armonizzazione delle diverse domande di

territorio;

applicazione ad ogni sistema territoriale regionale del concetto di ecosistema, sistema

integrato in cui interagiscono terra, aria, acqua, organismi e attività umane, considerando

tali anche gli ambienti artificiali, quali quelli urbani;

promozione di un modello economico sostenibile che riduca il prelievo di risorse naturali

e il loro sfruttamento eccessivo;

salvaguardia del patrimonio naturale e culturale al fine del rafforzamento dell’identità

regionale.

A tali principi si uniformano gli indirizzi strategici delle Linee Guida, orientamenti di fondo su

cui articolare i contenuti del PTR. Essi si possono raggruppare nelle seguenti categorie:

A. Interconnessione

B. Difesa e recupero della “diversità” territoriale: costruzione della rete ecologica

B.1 Difesa della biodiversità

B.2 Valorizzazione e sviluppo dei territori marginali

B.3 Riqualificazione della costa

B.4 Valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio

B.5 Recupero delle aree dismesse e in via di dismissione

C. Governo del rischio ambientale

C.1 Rischio vulcanico

C.2 Rischio sismico

C.3 Rischio idrogeologico

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C.4 Rischio incendi rilevanti nell’industria

C.5 Rischio rifiuti

C.6 Rischio da attività estrattive

D. Assetto policentrico e equilibrato

D.1 Rafforzamento del policentrismo

D.2 Riqualificazione e “messa in sicurezza a norma” delle città

D.3 Attrezzature e servizi regionali

E. Attività produttive per lo sviluppo economico regionale

E.1 attività industriali e artigianali

E.2 Linee guida per il settore turistico

Nel documento sono individuati 9 “Ambienti insediativi” per gli assetti territoriali delle regioni

in maniera sufficientemente articolata, e 43 “Sistemi Territoriali Locali” raggruppati in 6 tipi

areali (sistemi a dominante naturalistica, sistemi a dominante rurale – culturale, sistemi a

dominante rurale – manifatturiero, sistemi urbani, sistemi a dominante urbano – industriale,

sistemi costieri a dominante paesistico – ambientale – culturale) per inquadrare la spesa e gli

investimenti del POR, in questa fase, e , in prospettiva, in sintonia con la programmazione

economica ordinaria.

Riguardo la tematica della pianificazione paesistica regionale, nelle linee guida sono presenti

elenchi e rappresentazioni cartografiche riguardanti:

la perimetrazione dei Piani Territoriali Paesistici;

i beni considerati di elevato pregio ricadenti in aree esterne ai PTP, quali le aree di tutela

paesistica ai sensi dell’articolo 139 del D.Lgs.490/99, i parchi di interesse nazionale e le

riserve naturali statali (L.394/31), i parchi di interesse nazionale e le riserve naturali

statali (LR 33/93), le aree individuate come Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.)

Si ritiene che lo svolgimento delle attività della RICICLA CAMPANIA S.r.l. abbia delle

ricadute ambientali, economiche e sociali positive nel contesto Regionale.

Il recupero di rifiuti speciali ed urbani infatti, determina inevitabilmente un minore consumo di

risorse naturali; a tal proposito si precisa che lo stesso D. Lgs. 152/06 e s.m.i., nelle linee

generali, favorisce il recupero dei rifiuti rispetto all’avvio a discarica.

Le stesse attività inoltre contribuiscono alla diffusione e al miglioramento delle attività di

recupero dei rifiuti favorendone la valorizzazione, e ultimo, ma non meno importante, è l’aspetto

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legato alla riduzione della percentuale di rifiuti avviata al definitivo smaltimento, causa questa di

ricadute dannose in termini ambientali ed, in generale, sociali.

Tutto ciò fa ritenere le attività di gestione di rifiuti speciali ed urbani che la RICICLA

CAMPANIA S.r.l. attualmente svolge, pienamente coerenti coi principi e gli obiettivi del Piano

Regionale di gestione dei rifiuti speciali in Campania, approvato con DGR n. 433 del

24.09.2015.

Per quanto concerne i vincoli previsti nel suddetto piano per il tipo di attività eseguito dalla

RICICLA CAMPANIA S.r.l. illustrati nella tabella che segue, si rimanda alla consultazione delle

cartografie riportate nei paragrafi successivi.

Tab. 2.2.1 – Quadro generale dei vincoli cogenti in relazione alle macrocategorie impiantistiche

considerate

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2.2.2 Le Aree Protette Parchi e riserve naturali

La conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Provincie autonome di

Trento e Bolzano ha approvato, nel luglio 2003, il 5° “Aggiornamento dell’elenco ufficiale delle

aree naturali protette”, ai sensi del combinato disposto dell’art.3, co 4, lett. c) della 394/91, e

dell’art.7, co 1, del D. Lgs. 28 Agosto 1997, n.281° (G.U. N.205 del 4/09/2003, Allegato A).

In base a questo documento le aree protette della Regione Campania risultano essere:

Parchi Nazionali:

Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano;

Parco Nazionale del Vesuvio.

Aree Naturali Marine Protette e Riserve Naturali Marine:

Area Naturale Marina protetta Punta Campanella.

Aree Naturali Statali:

Riserva Naturale Castelvolturno;

Riserva Naturale Statale isola di Vivera;

Riserva Naturale Tirone Alto Vesuvio;

Riserva Naturale Cratere degli Astroni;

Riserva Naturale Valle delle Ferriere.

Aree Naturali Protette Nazionali:

Parco Sommerso di Baia;

Parco Sommerso di Gaiola.

Parchi Naturali Regionali:

Parco Naturale Diecimare;

Parco Regionale Monti Picentini;

Parco Regionale del Partenio;

Parco Regionale del Matese;

Parco Regionale di Roccamorfina – Foce Garigliano;

Parco Regionale del Taburno – Camposauro;

Parco Regionale dei Campi Flegrei;

Parco Regionale di Monti Lattari.

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Riserve Naturali Regionali:

Riserva Naturale Foce Sele – Tanagro;

Riserva Naturale Foce Volturno – Costa di Licola;

Riserva Naturale Monti Eremita – Marzano;

Riserva Naturale Lago Falciano.

Altre Aree Protette Regionali:

Oasi Bosco di San Silvestro;

Oasi Naturale del Monte Polveracchio;

Area Naturale Baia di Ieranto.

In particolare, le aree naturali protette della Provincia di Salerno (ad esclusione di quelle marine)

hanno una superficie di circa il 55% sul totale della superficie provinciale (sup. territoriale della

provincia di Salerno = 491.000 ha circa, sup. territoriale aree protette della provincia di Salerno

= 273.000 ha circa). Se a queste superfici aggiungiamo quella delle aree contigue del Parco

Nazionale del Cilento e Vallo di Diano (dove ricade l’area oggetto di studio) la complessiva

percentuale raggiunge il 77% circa.

Le aree protette presenti sul territorio della Provincia di Salerno sono riportate in tabella 2.2.2:

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Tab. 2.2.2 – Aree protette Provincia di Salerno

Di seguito viene riportata la cartografia delle aree protette estratta dal Piano Territoriale e di

Coordinamento della Provincia di Salerno.

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Fig. 2.2.1 – Cartografia aree protette Provincia di Salerno

Dal riscontro di tale cartografia con quanto riportato negli strumenti di pianificazione

territoriale, regionale e sub regionale, si rileva che il Comune di Albanella e più

precisamente l’area di interesse rientrano nell’area contigua al Parco Nazionale del Cilento

e Vallo di Diano e Alburni.

La rete ecologica Natura 2000

Natura 2000 è il progetto che l’Unione Europea sta realizzando per “contribuire e salvaguardare

la biodiversità mediante la conservazione di habitat naturali, nonché della flora e della fauna

selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri” al quale si applica il trattato U.E.

La rete ecologica Natura 2000 è la rete europea di aree contenenti habitat naturali e seminaturali,

habitat di specie di particolare valore biologico ed a rischio estinzione.

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La Direttiva 92/43/CEE cosiddetta “Direttiva Habitat”, disciplina le procedure per la

realizzazione del progetto di rete ecologica Natura 2000, essa ha previsto il censimento, su tutto

il territorio degli Stati membri, degli habitat naturali e seminaturali e degli habitat delle specie

faunistiche inserite negli allegati della stessa Direttiva. La direttiva ha dato vita al programma di

ricerca nazionale denominato Progetto Bioitaly per l’individuazione e delimitazione dei Siti di

Importanza Comunitaria proposti (pSIC) e delle Zone a Protezione Speciale (ZPS) individuate ai

sensi della Direttiva Comunitaria 79/409/CEE cosiddetta “Direttiva Uccelli”, come siti abitati da

uccelli di interesse comunitario che vanno preservati conservando gli habitat che ne favoriscono

la permanenza.

In particolare, la Rete “NATURA 2000” della Provincia di Salerno è costituita da 14 Zone a

Protezione Speciale (ZPS) ai sensi della Direttiva 79/409/CEE “Uccelli” e da 44 Siti di

Importanza Comunitaria proposti (SIC) ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat”. Di queste

aree alcune sono interamente comprese nel territorio della provincia di Salerno altre interessano

sia quest’ultima che i territori della provincia di Napoli o di Avellino.

La maggior parte dei SIC in questione è caratterizzata da almeno un tipo di habitat naturale e/o

specie prioritari ai sensi dell’articolo 1 della direttiva 92/43/CEE. Di tutte le aree facenti parte

della Rete “Natura 2000” della provincia di Salerno solo 6 non sono incluse, in tutto o in parte,

in porzioni di territorio già tutelate sulla base di normativa nazionale e regionale (parchi, riserve

naturali,ecc.).

In tabella 2.2.3 si riportano i Siti di Importanza Comunitaria della Provincia di Salerno:

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Tab. 2.2.3 – Siti di Importanza Comunitaria della Provincia di Salerno

Di seguito (tabella 2.2.4) si riporta l’elenco delle Zone a Protezione Speciale (ZPS) della

Provincia di Salerno

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Tab. 2.2.4 – Zone a Protezione Speciale della Provincia di Salerno

Nell’immagine che segue viene rappresentata la zona oggetto di studio dove si evidenzia la

distanza dai SIC/ZPS più vicine.

AREA DI STUDIO

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Fig. 2.2.2 – Distanze dall’area in esame da SIC e ZPS

A far parte del sistema delle aree naturali protette provinciali vi sono anche alcune aree (per lo

più oasi delle associazioni ambientaliste) a gestione sia pubblica, istituite cioè con leggi regionali

o provvedimenti equivalenti, che privata, istituite con provvedimenti formali pubblici o con atti

contrattuali quali concessioni o atti equivalenti. Tra queste aree vi sono:

Il Parco Naturale “Diecimare”;

Il Parco intercomunale del Monte Polveracchio;

Il Bosco Camerine;

Il Bosco Croce;

L’Oasi delle Grotte del Bussento di Morigerati;

L’Oasi dunale di Torre di Mare;

L’Oasi del Frassineto “Valle dell’Irno”.

L’area oggetto di studio risulta esterna alle delimitazioni di tali Siti, ciò nonostante si riportano

di seguito i siti SIC, ZPS e parchi prossimi al sito:

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Z.P.S. IT8/050021 – Medio corso del Fiume Sele – Persano, distanza dal sito in esame

circa 2,5 Km;

Zone Umide di Importanza Internazionale - Medio corso del Fiume Sele – Persano,

distanza dal sito in esame circa 2,5 Km;

2.2.3 - Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) Il comune di Albanella rientra nel Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PSAI), dei territori

dell’ex Autorità di Bacino Campania Sud e Interregionale del Sele (già ex Autorità

Interregionale Sele), adottato con Delibera di Comitato Istituzionale n. 20 del 18/09/2012 GURI

n 247 del 22/10/12; nonché il Testo Unico delle Norme di Attuazione (NdA), adottato con

delibera del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino Regionale Campania Sud ed

Interregionale per il bacino idrografico del fiume Sele n. 22 del 02/08/201

Di seguito vengono riportate le tavole del suddetto piano aggiornate.

Rischio da Frane

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Pericolosità da Frane

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Rischio idraulico

AREA DI STUDIO

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Pericolosità Idraulica

AREA DI STUDIO

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2.2.4 Pianificazione Sovracomunale Preliminare di Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Salerno (PTCP)

Per quanto riguarda gli strumenti pianificatori a livello provinciale, il presente Studio prende in

considerazione il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Salerno, il quale suddivide

in “Sistemi Territoriali di Sviluppo” il territorio di sua competenza.

I sistemi Territoriali di Sviluppo rappresentano dei luoghi di esercizio di visione strategiche

condivise: ambiti di programmazione di interventi sul territorio e di condivisione di obbiettivi di

sviluppo e valorizzazione di risorse eterogenee. Il PTR individua in Campania 45 STS, di cui 15

nella provincia di Salerno, identificati sulla base della geografia dei processi di

autoriconoscimento delle identità locali e di auto-organizzazione dello sviluppo.

Il comune di Albanella fa parte del Sistema Territoriale di Sviluppo denominato F6 –

MAGNA GRECIA.

Per ciascun STS è stata definita una matrice degli indirizzi strategici determinanti per lo sviluppo

dell’ambito territoriale di riferimento.

La prima funzione del PTCP è di tipo regolativo, prevalentemente di 2° grado, che si esprime

attraverso l’insieme di disposizioni tese a disciplinare le pianificazioni urbanistiche dei Comuni e

le iniziative strategiche per lo sviluppo locale, ivi incluse quelle dei Consorzi per le ASI.

Rientrano nella missione regolativa del PTCP l’individuazione degli ambiti di tutela per ciascun

sistema di patrimonialità e/o per ciascun tipo di rischio, la fissazione dei criteri per il

dimensionamento dei piani comunali, la definizione dei criteri di compatibilità/coerenza per le

scelte di modificazione trasformazione del territorio ad altre disposizioni prescrittiva o di

indirizzo di analogo livello.

La seconda funzione basilare del PTCP è di tipo strategico, ed attiene alla elaborazione – in un

quadro unitario ed interrelato – di proposte progettuali di interventi e/o di politiche tese a

conseguire un nuovo assetto territoriale sotto il profilo delle localizzazioni, dei ranghi e dei

caratteri delle centralità e delle polarità, riguardo allo sviluppo delle reti infrastrutturali, in ordine

alla promozione della rete ecologica ed alla valorizzazione sostenibile del patrimonio

ambientale, in rapporto alle localizzazioni e caratterizzazioni di attività economiche e via

dicendo.

Il PTCP, dettaglia le linee strategiche articolandole in obbiettivi specifici:

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Principio Fondamentale: Concentrazione

Obiettivi: il Programma è finalizzato al superamento di logiche meramente distributive e ad una

più efficace allocazione tematica e territoriale delle risorse su un elenco ristretto di soggetti e di

interventi di grande impatto, definiti in stretta aderenza ad una strategia unitaria ed intersettoriale

di sviluppo regionale e sfruttando l’integrazione tra tutte le fonti di finanziamento disponibili.

Principio Fondamentale: Programmazione partecipata e sviluppo locale

Obiettivi: lo sviluppo dal basso deve alimentarsi delle idee e delle energie del territorio ma anche

confrontarsi efficacemente con una visione più sistematica delle questioni e delle priorità

strategiche, in particolare s’intende promuovere un modello basato su valorizzazione di un

identità locali e produzione di beni di utilità collettiva, respingendo i programmi che intendono

basarsi sulla realizzazione di opere locali e sulla rappresentazione di interessi localisti.

Principio Fondamentale: Integrazione

Obiettivi: l’integrazione programmatica e finanziaria è il tema portante dell’intero impianto

strategico della programmazione strategica del POR 2007-2013:

In primo luogo attraverso la definizione e l’attuazione di una strategia unitaria di sviluppo

regionale, che utilizzerà le opportunità derivanti dall’integrazione delle varie fonti di

finanziamento aggiuntive comunitarie (Fondi Strutturali, FEARS e FEP) e nazionali

(FAS);

In secondo luogo, attraverso l’integrazione dei diversi programmi che agiscono

nell’ambito della politica di coesione comunitaria, nazionali (PON), interregionali (POI)

e regionali (POR FESR e POR FSE), al fine di disegnare un quadro strategico unitario, in

cui siano chiari gli specifici ambiti di intervento, le aree di complessità e le coerenze.

Principio Fondamentale: Concentrazione e soggetti istituzionali

Obiettivi: le pratiche concertative a livello locale sviluppatesi nel corso dell’ultimo decennio

sono riconosciute come una modalità tecnico – politica centrale per riportare all’interno di un

progetto coerente di sviluppo attori diversi e spinte al cambiamento spesso contrastanti. La

concentrazione partenariale, tuttavia, per continuare a rappresentare una pratica di riferimento

per l’azione degli attori locali deve essere rimodulata flessibilmente e regolamentata, in relazione

ai tempi della programmazione ed al sistema degli interessi.

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2.2.5 Pianificazione Comunale L’area oggetto dell’intervento è individuata al C.T. del Comune di Albanella al foglio 4 dalle

particelle 727, 797, 795 e 404 q.p. con una superficie complessiva allo stato attuale di circa

12.500 mq e allo stato progettuale di circa 14.500 mq, secondo il Piano Urbanistico Comunale

pubblicato sul BURC n.89 del 11/12/2017 è classificata ZONA AC-IP: AREA

CONSOLIDATE PER IMPIANTI PRODUTTIVI il cui accesso è dalla stessa via Giunta

ubicata a 5 km dall’uscita di Eboli dell’Autostrada A3 SA - RC.

Fig. 2.2.7 – Destinazione urbanistica

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2.2.5.1 Zonizzazione Acustica

Il dPCM 01/03/91, pubblicato in data 08/03/91 sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana

n° 57 Serie Generale Parte Prima, introduce, in base all’art. 4 della Legge 833/78 e all’art. 2 della

Legge 349/89, “Limiti Massimi di Esposizione al Rumore negli Ambienti Abitativi e

nell’Ambiente Esterno”. Successivamente, secondo quanto previsto dalla legge quadro 447/95,

è stato pubblicato sulla G.U. dell'01/12/97 il d.P.C.M. 14/11/97 ("Determinazione dei valori

limite delle sorgenti sonore") che in parte abroga e in parte modifica i contenuti dei d.P.C.M.

01/03/91 e fissa i limiti massimi alle immissioni sonore. Tali limiti, distinti in diurno e notturno,

sono differenziati in base alla destinazione d'uso dell'area, secondo classi esplicitate in entrambi i

decreti. In attesa della suddivisione definitiva del territorio comunale, "si applicano alle sorgenti

sonore fisse” escludendo quindi ogni forma di traffico o sorgente mobile, i limiti di accettabilità

riportati nella tabella III, secondo quanto previsto dall'art. 6 del d.P.C.M. 0 1/03/91, se rimane

inalterato. Il Comune di Albanella ha disposto tale provvedimento pertanto al caso in esame

si applicano i limiti indicati nel seguito.

Limiti e valori di qualità di cui all’art. 2 comma 3 del D.P.C.M. 14/11/97

Tabella II A

Valori limite di emissione - Leq in dB(A) (art. 2 d.P.C.M. 14 Novembre 1997)

classi di destinazione d’uso del territorio

tempi di riferimento

limite diurno - (06.00 – 22.00)

limite notturno - (22.00 – 06.00)

aree particolarmente protette 45 35

aree prevalentemente residenziali 50 40

aree di tipo misto 55 45

aree di intensa attività umana 60 40

aree prevalentemente industriali 65 55

aree esclusivamente industriali 65 65

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Tabella II B

Valori limite assoluti di immissione - Leq in dB(A) (art. 3 d.P.C.M. 14 Novembre 1997)

classi di destinazione d’uso del territorio

tempi di riferimento

limite diurno - (06.00 – 22.00)

limite notturno - (22.00 – 06.00)

aree particolarmente protette 50 40

aree prevalentemente residenziali 55 45

aree di tipo misto 60 50

aree di intensa attività umana 65 55

aree prevalentemente industriali 70 60

aree esclusivamente industriali 70 70

Tabella II C

Valori di qualità - Leq in dB(A) (art. 7 d.P.C.M. 14 Novembre 1997)

classi di destinazione d’uso del territorio

tempi di riferimento

limite diurno - (06.00 – 22.00)

limite notturno - (22.00 – 06.00)

aree particolarmente protette 47 37

aree prevalentemente residenziali 52 42

aree di tipo misto 57 47

aree di intensa attività umana 62 52

aree prevalentemente industriali 67 57

aree esclusivamente industriali 70 70

L’art. 2 comma 3 del d.P.C.M. 14/11/97 definisce e puntualizza dove devono essere eseguiti i

rilevamenti e le verifiche dei valori di emissione: in corrispondenza degli spazi utilizzati da

persone e comunità". I valori limite, stabiliti nello stesso decreto, sono riportati nelle tabelle IV

A, IV B, IV C, IV D. Essi sono da rispettare una volta definita, da parte del comune, la

suddivisione del territorio nelle 6 classi di destinazione d'uso riportate in tabella V, espresse nel

d.P.C.M. 01/3/91 e ribadite ugualmente nel d.P.C.M. 14/11/97, cui vengono assegnati i limiti

obiettivo descritti dalla tab. IV C. La progressione nella applicazione dei valori limite di cui al

nuovo decreto è la seguente:

1) i comuni fissano limiti obiettivo “di qualità" (qui tab. IV C) mediante la zonizzazione

acustica;

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2) nelle stesse zone, l'insieme delle sorgenti non deve superare i limiti di immissione (qui tab.

IV B) mentre la singola sorgente non deve superare i limiti di emissione (qui tab. IV A);

3) i piani di risanamento acustico comunale scattano automaticamente se vengono superati i

limiti di attenzione (qui tab. IV D); questi sono, nel lungo periodo, pari ai limiti di

immissione; se invece di considerare una sola ora di disturbo, il limite di attenzione è pari al

valore del limite di immissione aumentato di 10 dB(A) in orario diurno e 5 dB(A) in orario

notturno.

Il d.P.C.M. 14/11/97 modifica inoltre nei limiti e nei criteri applicativi il criterio differenziale il

d.P.C.M. 01/03/91. L'art. 4 del d.P.C.M. 14/11/97 prevede infatti che, per zone non

esclusivamente industriali, non debbano essere superate, all'interno degli ambienti abitativi,

determinate differenze tra il livello limite di immissione del rumore ambientale ed il livello del

rumore residuo, cioè tra i livelli rispettivamente misurati in presenza ed in assenza della specifica

sorgente: tali valori differenziali massimi sono pari a 5 dB(A) per il periodo diurno e 3 dB(A) per

il periodo notturno, fatto salvo il caso in cui l'effetto del rumore si possa ritenere trascurabile,

ovvero nei seguenti casi:

se il rumore misurato all'interno dell'abitazione a finestre aperte è inferiore a 50 dB(A)

durante il periodo diurno e 40 dB(A) durante il periodo notturno;

se il livello del rumore ambientale misurato all'interno dell'abitazione a finestre chiuse è

inferiore a 35 dB(A) durante il periodo diurno e 25 dB(A) durante il periodo notturno.

Tra le altre novità introdotte si ricordano:

la definizione dell'applicabilità dei limiti di immissione e della presentazione dei

piani di risanamento per le infrastrutture di trasporto (artt. 4 e 6.3); inoltre il decreto

rimanda all'emanazione di un ulteriore specifico decreto i limiti di emissione nelle

fasce di pertinenza (art. 3);

l'introduzione dei valori di attenzione riferiti ad un'ora e riferiti all'intero tempo di

riferimento (art. 6.1);

la presentazione di un piano di risanamento (art. 7 della Legge n. 447/95) è

necessaria quando si ha il superamento dei valori di attenzione; nel caso di aree

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esclusivamente industriali tale piano deve essere presentato se si superano i valori

relativi all'intero periodo di riferimento (art. 6.2);

finché i comuni non adottano una suddivisione del territorio redigendo la

zonizzazione acustica, si applicano i limiti di cui all'art. 6 comma 1 dei d.P.C.M.

01/03/91;

il superamento dei limiti acustici comporta l'adozione di sanzioni (art. 8.2);

la definizione di valori di qualità indicati nella Legge Quadro n. 447/95 (art. 7).

Si consulti in proposito il paragrafo 2.1.4.

2.2.6 Vincoli e Fasce di Rispetto

La tutela paesaggistica introdotta dalla legge 1497/39 è estesa ad un’ampia parte del

territorio nazionale dalla legge 431/85 che sottopone a vincoli, ai sensi della L.1497/39, una

nuova serie di beni ambientali e paesaggistici. Il Testo Unico in materi di beni culturali ed

ambientali D.Lgs. 490/99 riorganizzando e sistematizzando la normativa nazionale esistente,

riconferma i dettami della Legge 431/85. Il 22 gennaio 2004 è stato emanato il D.Lgs. n.42

“Codice culturali e del paesaggio”, che dal maggio 2004 regola la materia ed abroga, tra gli altri,

il D.Lgs.490/99.

Lo stesso D.Lgs. n.42/04 è stato successivamente modificato ed integrato dal D.Lgs. nn.156 e

157/2006.

2.2.6.1 Vincoli Paesaggistici

Secondo la strumentazione legislativa vigente sono beni paesaggistici gli immobili e le aree

indicati dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (art.134) costituenti espressione dei valori

storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio, e ogni altro bene individuato dalla

legge, vale a dire:

a. Gli immobili e le aree di notevole interesse pubblico (articolo 136):

Le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di

singolarità geologica

Le ville, i giardini e i parchi, non tutelati dalle disposizioni della Parte seconda

del presente codice, che si distinguono per la loro non comune bellezza.

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I complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente

valore astetico e tradizionale.

Le bellezze panoramiche considerate come quadri e cosi pure quei punti di vista

o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle

bellezze.

b. Le aree tutelate per la legge (articolo 142) che alla data del 6 settembre 1985 non erano

delimitate negli strumenti urbanistici come zona A e B e non erano delimitate negli

strumenti urbanistici si sensi del decreto ministeriale 2 aprile 1968, n.1444, come zone

diverse dalle zone A e B, ma ricomprese in piani pluriennali di attuazione, a condizione

che le relative previsioni siano state concretamente realizzate.

Ai territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri della linea

di battaglia, anche per i terreni elevati sul mare.

I territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri

dalla linea di battaglia, anche per i territori elevati sui laghi.

I fiumi, i torrenti, i corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle

disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto

11 dicembre 1933, n.1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia

di 150 metri ciascuna; (La disposizione non si applica in tutto o in parte, nel caso

in cui la Regione abbia ritenuto irrilevanti ai fini paesaggistici includendoli in

apposito elenco reso pubblico e comunicato al Ministero).

Le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena

alpina e 1.200 metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole.

I ghiacciai e i circhi glaciali.

I parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna di

parchi.

I territori coperti da foreste e da boschi, ancorchè percorsi o danneggiati dal fuoco,

e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall’articolo,

comma 2 e 6, del decreto legislativo, 18 maggio 2001, n.227.

Le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici.

Le zone umide incluse nell’elenco previsto dal decreto del Presidente della

Repubblica 13 marzo 1976, n. 448.

I vulcani.

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52

Le zone di interesse archeologico individuate alla data di entrata in vigore del

presente codice.

c. Gli immobili e le aree tipizzati, individuati e sottoposti e tutela dei piani paesaggistici

previsti dagli articoli 143 e 156.

In particolare, i beni paesaggistici della Provincia di Salerno sono sostanzialmente

rappresentati dalle aree e dagli immobili indicati nell’art.136 (come individuati ai sensi

degli artt. da 138 a 141) e dalle aree indicati all’art.142 del D.Lgs. 42 del 22/01/2004

“Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” come modificato ed integrato dal D.Lgs. 156

e 157 del 24/03/2006.

I paesaggi di alto valore ambientale e culturale (elevato pregio paesaggistico)

Oltre ai territori già sottoposti a regime di tutela paesistica:

Aree destinate a parco nazionale e riserva naturale statale si sensi della legge n.

349/91 ai sensi della legge 33/93;

Aree individuate come Siti di Interesse Comunitario (S.I.C.) definite si sensi

della Direttiva 92/43/CEE “Habitat”;

Aree Z.P.S.

Vanno, inoltre, aggiunti i seguenti territori quando non inclusi nelle aree sopra

menzionate:

I siti inseriti nella lista mondiale dell’UNESCO ove non inclusi nelle aree sopra

menzionate;

Località e immobili contenuti negli elenchi forniti (sulla base del Protocollo

d’intesa con la Regione Campania) delle Soprintendenze Archeologiche e delle

Soprintendenze per i Beni Architettonici ed il Paesaggio e per il Patrimonio

Storico Artistico e Demo – etnoantropologico competenti per territorio;

L’intera fascia costiera, ove già non tutelata, per una profondità dalla battaglia di

5.000 metri;

I territori compresi in una fascia di 1.000 metri dalle sponde dei seguenti corsi

d’acqua, ove non già tutelati.

Riguardo agli “immobili ed aree di notevole interesse pubblico” di cui al D.Lgs. 42/04

art.136 non si rileva la presenza nell’area di studio di zone oggetto di vincolo.

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53

2.3 CORRELAZIONE TRA PROGRAMMI, PIANI E PROGETTO

2.3.1 Pianificazione e Programmazione Linee Guida per la pianificazione territoriale regionale

Le Linee Guida hanno carattere di documento sintetico che rinvia al PTR lo svolgimento delle

analisi specialistiche indispensabili.

La ricognizione dei principi e degli obiettivi contenuti nella presente relazione fa rilevare un

buon livello di coerenza del progetto in esame con essi.

L’area oggetto di studio non ricade all’interno del perimetro di Piani Paesistici, e non si

riscontrano interferenze tra le opere in progetto e le aree di valore paesaggistico

individuate.

Aree protette

L’analisi del “V Aggiornamento dell’elenco ufficiale delle aree naturali potette approvato con

Deliberazione della Conferenza Stato Regionali del 24/7/2003 e pubblicato nel Supplemento

ordinario n.144 alla Gazzetta Ufficiale n.205 del 4.9.2003”, comprensivo di quelle

appartenenti alla Regione Campania, ha evidenziato che nessuna di queste interessa l’area oggetto di studio.

Riguardo la rete ecologica “Natura 2000”, nell’area vasta di indagine come detto non sono state

rilevate aree protette nelle immediate vicinanze del sito oggetto di studio.

2.3.2 Preliminare di PTCP Salerno

Rispetto alle strategie ed agli obiettivi del piano non si riscontrano motivi di incoerenza

legati alla realizzazione del progetto in oggetto; nell’ambito dei principi del piano, essi

riguardano soprattutto la programmazione del territorio ai fini di Sviluppo Sostenibile: essi

comprende, tra le altre cose, quello di incentivare l’insediamento di imprese.

La localizzazione dell’intervento, dunque, non appare in contrasto con gli assetti territoriali

prefigurati dal piano.

2.3.3 Pianificazione Comunale

L’intervento ricade nel territorio del Comune di Albanella. Riguardo gli orientamenti

generali del Piano Urbanistico Comunale pubblicato sul BURC n.89 del 11/12/2017 non si

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rilevano incongruenze tra il progetto e gli obiettivi dei piani, in quanto l’area oggetto è

classificata ZONA AC-IP: AREA CONSOLIDATE PER IMPIANTI PRODUTTIVI il cui

accesso è dalla stessa via Giunta ubicata a 5 km dall’uscita di Eboli dell’Autostrada A3 SA -

RC.

Vincolo Paesaggistico

Per quanto concerne il vincolo paesaggistico si è rilevato che:

Riguardo agli “immobili ed aree di notevole interesse pubblico” di cui al D.Lgs. 42/04

art. 136 non si rileva la presenza nell’area di studio di aree oggetto di vincolo.

Riguardo alle “Aree tutelate per la legge” di cui al D.Lgs. 42/04 art. 142 lett. c) non si

rileva la presenza nell’area di studio di zone soggetta a tale vincolo.

Riguardo alle “Aree tutelate per legge” di cui al D.Lgs. 42/04 art. 142 lett. h) non si

rileva la presenza nell’area di studio di aree gravate da usi civici (uso pascolo o

legname). Per Uso Civico si intende il peso imposto su beni immobili a favore fella

popolazione residente che usufruisca dei beni frutti che ne derivano.

Vincolo Storico Artistico

Per quanto concerne il patrimonio di valore storico, artistico ed architettonico non si

registrano interferenze tra i beni oggetto di vincolo e le opere in esame.

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3 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

Il quadro di riferimento progettuale di cui all’art. 4 del DPCM 27/12/1988 e s.m.i.

descrive il progetto e le soluzioni adottate a seguito degli studi effettuati, nonché

l’inquadramento nel territorio, inteso come area vasta interessata. Vengono descritte le

misure, i provvedimenti e gli interventi adottati, che concorrono al giudizio di compatibilità

ambientale, al fine di migliore l’inserimento dell’opera nell’ambiente.

Quanto contenuto nel quadro di riferimento progettuale comprende anche gli aspetti

contemplati sia nell’allegato VII alla parte II del D.Lgs 3 Aprile 2006 n.152 e s.m.i. che nel

Regolamento Regionale “Linee Guida in materia di valutazione di impatto ambientale”:

a) la descrizione delle condizioni iniziali dell'ambiente fisico, biologico e antropico;

b) la descrizione delle caratteristiche dell’attività, delle sue interazioni con l’ambiente, nonché

la descrizione delle principali caratteristiche dei processi produttivi;

c) una valutazione del tipo e della quantità dei residui e delle emissioni previsti (inquinamento

dell'acqua, dell'aria e del suolo, rumore, vibrazioni, luce, calore, radiazioni, ecc.) risultanti

dall'attività;

d) la descrizione delle tecniche utilizzate per prevenire le emissioni degli impianti e per

ridurre l'utilizzo delle risorse naturali;

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3.1 DESCRIZIONE DELL’ATTIVITÀ, DELLE SUE INTERAZIONI CON L’AMBIENTE E DESCRIZIONE DELLE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEI PROCESSI PRODUTTIVI (art. 22 e all’Allegato VII, alla parte seconda, del Dlgs 152/2006)

Comune ............................................ : ALBANELLA Provincia .......................................... : SALERNO Regione ............................................ : CAMPANIA Ripartizione ..................................... : ITALIA MERIDIONALE Grande ripartizione .......................... : SUD - ISOLE Latitudine Nord................................. : 40°30'37.13"N Longitudine Est ................................ : 15° 3'4.46"E (Greenwich) Zona altimetrica .............................… :PIANURA Grado di urbanizzazione ................… : ZONA INDUSTRIALE

L’impianto della società Ricicla Campania S.r.l. è ubicato in via Giunta – località Borgo San

Cesareo nel Comune di Albanella (SA) su di un’area che ricade in Zona Classificata Sismica S=9

(DM 03.06.1981 e Del. G.R. 07.11.2002 n. 5447), non è iscritta nel Catasto delle aree boscate e

pascolive percorse da incendi e non è sottoposta a vincolo idrogeologico, come da certificazione

prot.n. 2815 rilasciata dal Comune di Albanella (SA) in data 25/03/2019.

Quest’area, individuata al C.T. dello stesso Comune al foglio 4 dalle particelle 727, 797,795 e

404 q.p. con una superficie complessiva di circa 12.385 mq, inoltre non è tra i Siti di Interesse

Comunitario (SIC) né ricade in Zone di Protezione Speciale (ZPS) secondo quando indicato dal

DPR 357 del 8.9.1997 e s.m.i., ma nel P.R.G, pubblicato sul BURC n. 13 del 13.03.2006 è

classificata ZONA AC-IP: AREA CONSOLIDATE PER IMPIANTI PRODUTTIVI il cui

accesso è dalla stessa via Giunta ubicata a 5 km dall’uscita di Eboli dell’Autostrada A3 SA -

RC.

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Figura 3.1.1: Stralcio Planimetria Catastale

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3.1.1 Stato attuale

L’impianto di recupero attualmente autorizzato con Autorizzazione Unica Ambientale

rilasciata dal SUAP di Albanella con PROVVEDIMENTO N* 9592 del 07 novembre 2016

ss.mm.ii. ha una superficie di circa 10.000 mq, ed è idoneamente recintato e dove sono

identificate le diverse fasi del processo. Vi sono aree adibite alla pesa ed accettazione dei rifiuti

in ingresso, alla viabilità interna, allo stoccaggio e ad un’area in cui viene svolta l’attività di

recupero vera e propria.

L’intero lotto è provvisto di una recinzione perimetrale esterna costituita in parte da una

recinzione metallica ed in parte da un muro di altezza pari a circa 2,00 m, inoltre all’interno

dell’area vi è una parte di circa 1.372 mq coperta di cui:

un capannone, dove avviene, allo stato attuale, lo stoccaggio ed il recupero della tipologia

5.16 (R.A.E.E.) e della tipologia 3.2 (Rifiuti di metalli non ferrosi), che si sviluppa su un

unico livello con pianta con forma rettangolare, superficie coperta 1.050 mq ed

un’altezza interna sotto trave pari a 6,50 m. La struttura è realizzata con elementi portanti

verticali ed orizzontali del tipo prefabbricato in c.a.v. e precompresso, ancorati al suolo

tramite un reticolo di plinti e travi di collegamento in cemento armato gettato in opera. Le

tamponature esterne del capannone sono realizzate con pannelli prefabbricati in c.a.p.; la

copertura è realizzata con pannelli sandwich composti da lastra in acciaio zincato con

interposto poliuretano espanso autoestinguente. Le strutture di separazione sono

realizzate in mattoni forati investite da intonaco normale con spessore minimo da 30 cm.

L’intero corpo è pavimentato con massetto cementizio e finitura resa liscia del tipo

“industriale”, dello spessore di circa 20 cm armato con una doppia rete metallica con

interposta guaina impermeabile in HDPE dello spessore di 4 mm (geomembrana) la cui

funzione è quella di rendere siffatte pavimentazioni adeguatamente impermeabili a

possibili percolazioni di liquidi

una palazzina uffici e servizi, ubicata ad est rispetto al capannone, è realizzata in c.a. in

opera su un unico livello, ed ha una superficie coperta di circa 180 mq. Al piano terra

sono ubicati gli uffici aziendali e tutti gli spazi necessari per l’espletamento delle attività

gestionali ed amministrative dell’azienda, gli spogliatoi ed i servizi divisi per sesso

(maschile e femminile), tutti con areazione diretta verso l’esterno, progettati e

dimensionati con riferimento alle vigenti norme in materia igienico - sanitarie (DPR. 303

del 19.3.56 e s.m.i.). Inoltre, è presente una sola direttiva adibita sia alle operazioni

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amministrative che per la gestione delle operazioni di pesa dei rifiuti in ingresso ed in

uscita dallo stabilimento.

La superficie scoperta è di 8.700 mq circa dell’impianto ed è costituita da:

un piazzale scoperto adibito alla messa in riserva e recupero delle tipologie 3.1 (rifiuti di

metalli ferrosi e 5.1 (rifiuti autodemolezioni) di superficie di circa 1.975 mq con

pavimentazione di tipo industriale con adeguate pendenze in modo da far defluire le

acque nelle apposite griglie di raccolta e successivamente in un impianto di depurazione;

un piazzale scoperto di superficie di circa 4.230 mq adibito alla messa in riserva di tutte

le altre tipologie e il recupero della tipologia 3.1 con pavimentazione di tipo industriale

con adeguate pendenze in modo da far defluire le acque nelle apposite griglie di raccolta

e successivamente in un impianto di depurazione;

La rimanente superficie, di circa 2.500 mq, è destinata all’area a verde e alla viabilità

interna degli automezzi interessati all’attività lavorativa, realizzata in conglomerato

bituminoso, di cui un’area, di circa 40 mq, destinata agli impianti di pesatura; infine

l’impianto attualmente è dotato di:

1. pesa a ponte per misurare il peso dei rifiuti trattati;

2. una rete di raccolta delle acque meteoriche che convoglia le acque di prima pioggia in un

impianto di trattamento ossia di sedimentazione e di disoleazione, per poi essere svuotate

periodicamente da ditte autorizzate; mentre le acque di seconda pioggia avranno recapito

finale in fosso naturale e successivamente in corpo idrico superficiale;

3. superfici resistenti all’attacco chimico dei rifiuti, grazie alla presenza di una

pavimentazione di tipo industriale con cls autocompattante che permette la separazione

dei rifiuti dal suolo sottostante e una perfetta tenuta contro gli attacchi chimici dei rifiuti.

L’attività che attualmente è esercitata presso l’insediamento in parola, al momento ha come

riferimento tecnico il D.M. 5/2/98, in quanto la ditta recupera rifiuti non pericolosi di cui ai punti

1.1 – 2.1 - 3.1 - 3.2 – 5.1 – 5.2 - 5.7 – 5.8 - 5.16 – 5.19 – 6.1 - 6.2 – 8.4 – 9.1 – 10.2 – 15.1 del

Allegato 1 Suballegato 1 del citato D.M. Infatti i rifiuti hanno le caratteristiche di seguito

elencate:

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Tipologia 1.1

Denominazione: rifiuti di carta, cartone e cartoncino, inclusi poliaccoppiati, anche di imballaggi

Codici CER:

- [150101] = imballaggi in carta e cartone;

- [150105] = imballaggi in materiali compositi;

- [150106] = imballaggi in materiali misti;

- [200101] = carta e cartone.

Tipologia 2.1

Denominazione: imballaggi, vetro di scarto ed altri rifiuti e frammenti di vetro; rottami di vetro

Codici CER:

- [101112] = rifiuti di vetro;

- [170202] = vetro;

- [200102] = vetro;

- [191205] = vetro;

- [160120] = vetro;

- [150107] = imballaggi in vetro;

Tipologia: 3.1

Denominazione: rifiuti di ferro, acciaio e ghisa, e, limitatamente ai cascami di lavorazione,

identificati dai codici [100299] e [120199].

Codici CER: [120102] = polveri e particolato di materiali ferrosi;

- [120101] = limatura e trucioli di materiali ferrosi;

- [100210] = scaglie di laminazione;

- [191202] = metalli ferrosi;

- [160117] = metalli ferrosi;

- [150104] = imballaggi metallici;

- [170405] = ferro e acciaio;

- [190118] = rifiuti della pirolisi;

- [190102] = materiali ferrosi estratti da ceneri pesanti;

- [200140] = metallo;

- [100299] = altri rifiuti non specificati altrimenti;

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- [120199] = rifiuti non specificati altrimenti.

Tipologia: 3.2

Denominazione: rifiuti di metalli non ferrosi o loro leghe.

Codici CER:

- [110599] = rifiuti non specificati altrimenti;

- [110501] = zinco solido;

- [150104] = imballaggi metallici;

- [200140] = metallo;

- [191203] = metalli non ferrosi;

- [120103] = limatura e trucioli di materiali non ferrosi;

- [120104] = polveri e particolato di materiali non ferrosi;

- [170401] = rame, bronzo, ottone;

- [191002] = rifiuti di metalli non ferrosi;

- [170402] = alluminio;

- [170403] = piombo;

- [170404] = zinco;

- [170406] = stagno;

- [170407] = metalli misti;

- e limitatamente ai cascami di lavorazione i rifiuti individuati dai seguenti codici [100899]

= rifiuti non specificati altrimenti; [120199] = rifiuti non specificati altrimenti;

Tipologia 5.1

Denominazione: parti di autoveicoli, di veicoli a motore, di rimorchi e simili, risultanti da

operazioni di messa in sicurezza di cui all'articolo 46 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n.

22 e successive modifiche e integrazioni e al decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 209, e privati

di pneumatici e delle componenti plastiche recuperabili

Codici CER:

- [160116] = serbatoi per gas liquido;

- [160117] = metalli ferrosi;

- [160118] = metalli non ferrosi;

- [160122] = componenti non specificati altrimenti;

- [160106] = veicoli fuori uso, non contenenti liquidi né altre componenti pericolose;

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62

Tipologia 5.2

Denominazione: parti di mezzi mobili rotabili per trasporti terrestri prive di amianto e risultanti

da operazioni di messa in sicurezza autorizzate ai sensi dell'articolo 28 del decreto legislativo 5

febbraio 1997, n. 22 e successive modifiche e integrazioni

Codici CER:

- [160116] = serbatoi per gas liquido;

- [160117] = metalli ferrosi;

- [160118] = metalli non ferrosi;

- [160122] = componenti non specificati altrimenti;

- [160106] = veicoli fuori uso, non contenenti liquidi né altre componenti pericolose;

Tipologia 5.7

Denominazione: spezzoni di cavo con il conduttore di alluminio ricoperto.

Codici CER:

[160216] = componenti rimossi da apparecchiature fuori uso;

[170402] = alluminio;

[170411] = cavi;

Tipologia 5.8

Denominazione: spezzoni di cavo di rame ricoperto.

Codice CER:

- [170401] = rame, bronzo, e ottone;

- [170411] = cavi;

- [160122] = componenti non specificati altrimenti;

- [160118] = metalli non ferrosi;

- [160216] = componenti rimossi da apparecchiature fuori uso;

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Tipologia: 5.16

Denominazione: apparecchi elettrici, elettrotecnici ed elettronici; rottami elettrici ed elettronici

contenenti e non metalli preziosi.

Codice CER:

- [160216] = componenti rimossi da apparecchiature fuori uso;

- [160214] = apparecchiature fuori uso;

- [200136] = apparecchiature elettriche e elettroniche fuori uso;

- [110114] = rifiuti di sgrassaggio;

- [110299] = rifiuti non specificati altrimenti;

- [110206] = rifiuti della lavorazione idrometallurgica del rame;

Tipologia 6.1

Denominazione: rifiuti di plastica; imballaggi usati in plastica compresi i contenitori per liquidi,

con esclusione dei contenitori per fitofarmaci e per presidi medico-chirurgici.

Codici CER:

- [020104] = rifiuti plastici (ad esclusione degli imballaggi);

- [150102] = imballaggi di plastica;

- [200139] = plastica;

- [191204] = plastica e gomma;

- [170203] = plastica;

Tipologia 6.2

Denominazione: sfridi, scarti, polveri e rifiuti di materie plastiche e fibre sintetiche.

Codici CER:

- [070213] = rifiuti plastici;

- [120105] = limatura e trucioli di materiali plastici;

- [160119] = plastica;

- [160216] = componenti rimossi da apparecchiature fuori uso;

- [170203] = plastica;

- [160306] = rifiuti organici;

Tipologia 8.4

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64

Denominazione: rifiuti di materiali tessili compositi e della lavorazione di fibre naturali,

sintetiche e artificiali.

Codici CER:

[040221] = rifiuti da fibre tessili grezze

[040222] = rifiuti da fibre tessili lavorate

[040209] = rifiuti da materiali compositi (fibre impregnate, elastomeri, plastomeri)

[160122] = componenti non specificati altrimenti

[200110] = abbigliamento

[200111] = prodotti tessili

Tipologia 9.1

Denominazione: scarti di legno e sughero, imballaggi di legno.

Codici CER:

- [030101] = scarti di corteccia e sughero;

- [030105] = segatura, trucioli, residui di taglio, legno, pannelli di truciolare e piallacci;

- [150103] = imballaggi in legno;

- [030199] = rifiuti non specificati altrimenti;

- [170201] = legno;

- [200138] = legno;

- [191207] = legno;

- [200301] = rifiuti urbani non differenziati;

Tipologia 10.2

Denominazione: pneumatici non ricostruibili, camere d'aria non riparabili e altri scarti di gomma.

Codice CER:

- [160103] = pneumatici fuori uso;

Tipologia 15.1

Denominazione: frazione organica da RSU e rifiuti speciali non pericolosi a matrice organica,

recuperabili con processi di digestione anaerobica.

Codice CER:

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65

- [020106] = feci animali, urine e letame (comprese le lettiere usate), effluenti, raccolti

separatamente e trattati fuori sito.

- [020204] = fanghi dal trattamento in loco degli effluenti;

- [020305] = fanghi dal trattamento in loco degli effluenti;

- [020403] = fanghi prodotti dal trattamento in loco degli affluenti;

- [020502] = fanghi prodotti dal trattamento in loco degli affluenti;

- [020603] = fanghi prodotti dal trattamento in loco degli affluenti;

- [020702] = rifiuti della distillazione delle bevande alcoliche;

- [020705] = fanghi prodotti dal trattamento in loco degli affluenti;

- [030309] = fanghi di scarto contenti carbonato di calcio;

- [030310] = scarti di fibre e fanghi contenti fibre, riempitivi e prodotti di rivestimento

generati dai processi di separazione meccanica;

- [030311] = fanghi prodotti dal trattamento in loco degli affluenti;

- [190805] = fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane;

- [200302] = rifiuti dei mercati;

- [200201] = rifiuti biodegradabili;

- [200108] = rifiuti biodegradabili di cucine e mense;

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66

SCHEMA A BLOCCHI CICLO LAVORATIVO

Raccolta e conferimento rifiuti in ingresso all’impianto

Pesatura

Attività di messa in riserva [R13] dei rifiuti in ingresso distinti per CER

Conferimento ad impianti autorizzati per eseguire

operazioni di recupero di materia.

Controllo visivo rifiuti in ingresso

Attività di recupero [R4] Rifiuti di rottami ferrosi e

non, R.A.E.E.

Produzione di componenti elettrici ed

elettronici nelle forme usualmente commercializzate.

Produzione di M.P.S. per l’industria

metallurgica

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67

TABELLA RIEPILOGATIVA DIMENSIONI AREE DI STOCCAGGIO

STATO ATTUALE

TIPOLOGIA DI RIFIUTO DIMENSIONI AREA (m2)

1.1 55

2.1 55

3.1 da trattare 94

3.1 da stoccare 220

3.2 da trattare 15

3.2 da stoccare 15

5.1 124

5.2 72

5.7 23

5.8 15

5.16 30

5.19 15

6.1 55

6.2 55

8.4 55

9.1 55

10.2 55

15.1 15

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TABELLA RIEPILOGATIVA TIPOLOGIE E QUANTITA’ DI RIFIUTI STATO

ATTUALE Autorizzazione Unica Ambientale rilasciata dal SUAP di Albanella con

PROVVEDIMENTO N* 9592 del 07 novembre 2016 ss.mm.ii.

Riferimento

Norme tecniche D.M. 05.02.98

Attività di recupero

Recupero

t/anno

Quantità massime impiegabili

t/anno

Codice operazione Allegato C D.Lgs.152.06

Riferimento norme tecniche D.M. 05.02.98

1.1 [R 13] 1.1.3 (b) 5.000 18.000

2.1 [R13] 2.1.3 (b) 10.000 120.000

3.1 [R 13]

3.1.3 © 30.000

160.000

[R 4] 2.800

3.2 [R 13]

3.2.3 © 10.000

66.000 [R 4] 100

5.1 [R 13] 5.1.3 5.000 5.000

5.2 [R 13] 5.2.3 6.300 6.300

5.7 [R13] 5.7.3 (a) 750 750

5.8 [R13] 5.8.3 (a) 1.000 1.000

5.16 [R 4] 5.16.3 190 590

5.19 [R13] 5.19.3 1.500 1.500

6.1 [R 13] 6.1.3 5.000 7.700

6.2 [R 13] 6.2.3 1.000 3.500

8.4 [R 13] 8.4.3 1.000 1.000

9.1 [R 13] 9.1.3 5.000 87.500

10.2 [R 13] 10.2.3 5.000 7.680

15.1 [R 13] 15.1.3 1.000 1.640

- TOTALE ANNUO DI REUPERO [R4] = 3090 t;

- TOTALE ANNUO DI MESSA IN RISERVA [R13] = 87.550 t;

- TOTALE ANNUO COMPLESSIVO = 90.640 t. (classe 3° dell’art. 1 DMA 350/98)

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69

3.1.2 Stato di Progetto Le attività in ampliamento richiedono il rilascio del PROVVEDIMENTO AUTORIZZATORIO

UNICO REGIONALE – VIA (ART. 27-BIS DEL DLGS 152/2006 in quanto soggette a VIA ed

AIA.

ATTIVITA’ IPPC DA AUTORIZZARE

• 5.3. lettera b) recupero, o una combinazione di recupero e smaltimento, di rifiuti non

pericolosi, con una capacità superiore a 75 Mg al giorno, che comportano il ricorso ad una o più

delle seguenti attività ed escluse le attività di trattamento delle acque reflue urbane, disciplinate

al paragrafo 1.1 dell'Allegato 5 alla Parte Terza del D. Lgs. 152/06),

in particolare,

punto 4) trattamento in frantumatori di rifiuti metallici, compresi i rifiuti di apparecchiature

elettriche ed elettroniche e i veicoli fuori uso e relativi componenti.

• 5.5. Accumulo temporaneo di rifiuti pericolosi non contemplati al punto 5.4 prima di una

delle attività elencate ai punti 5.1, 5.2, 5.4 e 5.6 con una capacità totale superiore a 50 Mg,

eccetto il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono generati i rifiuti.

ALTRE ATTIVITA’ NON IPPC

• Messa in riserva di rifiuti non pericolosi (R13) e selezione e cernita (R12)

• Recupero e trattamento di rifiuti non pericolosi (R3)

Le modifiche progettuali dell’impianto prevedono

1. Inserimento nuovi CER;

2. Inserimento nuove attività di stoccaggio e recupero rifiuti [D15] [R12] [R3];

3. Ampliamento del 20% circa sia della superficie coperta che scoperta dell’impianto e più

precisamente:

Realizzazione di un capannone di circa 238 mq dove verrà svolta l’attività della Linea 6

“selezione e cernita R12 con l’ausilio della pressa imballatrice IC SYSTEM mod. LOGIC

150 e il trituratore BANO”.

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Realizzazione di una tettoia di circa 330 mq dove verrà svolta l’attività della Linea 2

“Disassemblaggio dei R.A.E.E.” e della Linea 3 “Trattamento [R4] cavi”.

Realizzazione di un piazzale impermeabile di circa 1.740 mq per l’attività della Linea 9

“Stoccaggio [R13] dei rifiuti non pericolosi”

Per maggiori informazioni di natura tecnica sui particolari costruttivi si rimanda alla

relazione specialistica a corredo del Permesso di Costruire allegato all’Istanza di P.A.U.R.;

4. Inserimento nuove macchinari per il trattamento dei rifiuti al fine di produrre materie

prime e secondarie.

Quindi la modifica comporta l’ampliamento dei CER attualmente autorizzati, una loro

ridistribuzione spaziale circa le aree di messa in riserva e di deposito preliminare, l’attivazione di

nuovi impianti di trattamento (frantumatore di metalli e impianto di trattamento meccanico di

plastica, vetro e legno).

Nel seguito si indicano i CER oggetto di modifica e le attività di recupero e/o smaltimento alle

quali essi sono destinati. Per maggiore chiarezza sono state individuate delle linee di flusso di

gestione dei rifiuti ciascuna delle quali indicata con un numero progressivo, pertanto ad ogni

linea cosi individuata è associato un elenco dei rifiuti, la modalità di trattamento e lavorazione, le

modalità di stoccaggio e le rispettive quantità annue e giornaliere.

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3.1.2.1 Analisi e valutazione di singole fasi del ciclo produttivo

Nel presente paragrafo si fornisce una descrizione dettagliata di:

singole fasi del ciclo produttivo descrivendo come le materie prime, in ingresso ed in

uscita, vengono movimentate, miscelate, utilizzate, trasformate, con quale efficienza e le

macchine presenti;

durata della fase ed i tempi necessari per raggiungere il regime di funzionamento e per

l’interruzione di esercizio dell’impianto, la periodicità di funzionamento;

condizioni di esercizio: potenzialità e parametri operativi (pressione, temperatura;

continuo, discontinuo; etc…);

sistemi di regolazione e controllo;

tipologia di sostanze inquinanti che possono generarsi dalla fase, caratterizzandoli

quantitativamente e qualitativamente;

proposta di un fattore di emissione o di un livello emissivo (a monte di eventuali

abbattimenti) per ciascun inquinante individuato al punto precedente.

FASE F1

I rifiuti giungono all’impianto trasportati da mezzi propri (in caso di trasporto di rifiuti per contro

proprio), o a cura del produttore con mezzi propri o mediante trasportatori terzi. All’arrivo del

mezzo si provvede ad un controllo preliminare del carico per verificare la congruità dei rifiuti

con quanto dichiarato sul Formulario di Identificazione Rifiuto; dopodiché si procede alla

pesatura dei rifiuti ed allo scarico. L’operazione di pesatura e scarico può coinvolgere i singoli

contenitori sul mezzo o l’intero contenuto alla rinfusa. Stabilito il peso reale dei rifiuti, gli

estremi del carico e del produttore vengono riportati sul registro di carico e scarico, in

ottemperanza alla vigente normativa. Contestualmente si controfirmano i documenti di

CONSUMI ENERGETICI (GASOLIO)

RUMORE – EMISSIONI (GAS di SCARICO)

F1 raccolta e conferimento rifiuti in ingresso all’impianto

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accompagnamento. Una volta accertata la conformità dei rifiuti, si procede alla loro

movimentazione ed allo stoccaggio nelle aree idonee.

Emissioni: gas di scarico dei veicoli

Ingressi/uscite: dati quantitativi

Rumore: Sono eseguite misurazioni strumentali per la verifica del rispetto dei Valori assoluti di

immissione acustica previsti dal Piano di Zonizzazione Acustica comunale e dalla vigente

normativa.

FASE F2

La pesatura in ingresso ed in uscita sugli automezzi viene effettuata con una pesa a

funzionamento automatico, nello specifico una pesa a ponte con portata di 500 q.li.

Emissioni: gas di scarico dei veicoli

Rumore: Sono eseguite misurazioni strumentali per la verifica del rispetto dei Valori assoluti di

immissione acustica previsti dal Piano di Zonizzazione Acustica comunale e dalla vigente

normativa.

FASE F3

All’arrivo del mezzo un operatore provvede ad un controllo preliminare del carico per verificare

la congruità dei rifiuti con quanto dichiarato sul Formulario di Identificazione Rifiuto e dalle

analisi allegate; se il carico non è conforme viene restituito al mittente o tutto o in parte. Per

CONSUMI ENERGETICI (GASOLIO) RUMORE – EMISSIONI (GAS

di SCARICO)

PRODUZIONE RIFIUTI IN USCITA

F 2 Pesatura

F3 Controllo rifiuti ingresso

(visivo, radiometrico, formale, ecc.)

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determinate frazioni di rifiuti (metalli ferrosi e non), si esegue un controllo per verificare la

presenza di radioattività.

Ingressi/uscite: dati quantitativi.

Produzione di rifiuti che non sono conformi a quanto riportato dal F.I.R. Allo scopo si eseguono

le annotazioni di legge sui registri di carico e scarico dei rifiuti prodotti e secondo la tempistica

di legge i rifiuti prodotti sono ceduti a ditte autorizzate.

FASE F4

Le operazioni di messa in riserva R13 e deposito preliminare di rifiuti pericolosi si eseguono in

un capannone, dove si prevede lo stoccaggio dei seguenti CER.

F4 MESSA IN RISERVA E

DEPOSITO PRELIMINARE R13 – D15 RIFIUTI PERICOLOSI

LINEA 1

CONSUMI ENERGETICI (GASOLIO) per

movimentazione mezzi

RUMORE – EMISSIONI (GAS di SCARICO)

RISCHIO di CONTAMINAZIONE DEL SUOLO E DELLE ACQUE

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ALLEGATO A CODICI CER LINEA 1

Codici CER Descrizione del rifiuto

Tipologia merceologica

Attività di recupero/smaltimento D15-

/R13 Attività di recupero/smaltimento D15-

/R13 Provenienza

Tipologia di stoccaggio

Quantità annua Quantità

giornaliera Capacità massima

annua Capacità massima

giornaliera

T m3 T m3 T m3 T m3

08 03 17 * toner per stampa esauriti, contenenti sostanze pericolose solido 2240 2240 8 8 2240 2240 8 8 Linea 1 Contenitore 8 mc

13 02 04 * scarti di olio minerale per motori, ingranaggi e lubrificazione, clorurati liquido 266 280 0,95 1 266 280 0,95 1 Linea 1 Cisterna 1000 litri

13 02 05 * scarti di olio minerale per motori, ingranaggi e lubrificazione, non clorurati liquido 266 280 0,95 1 266 280 0,95 1 Linea 1 Cisterna 1000 litri

13 02 06 * scarti di olio sintetico per motori, ingranaggi e lubrificazione liquido 266 280 0,95 1 266 280 0,95 1 Linea 1 Cisterna 1000 litri

13 02 07 * olio per motori, ingranaggi e lubrificazione, facilmente biodegradabile liquido 266 280 0,95 1 266 280 0,95 1 Linea 1 Cisterna 1000 litri

13 02 08 * altri oli per motori, ingranaggi e lubrificazione liquido 266 280 0,95 1 266 280 0,95 1 Linea 1 Cisterna 1000 litri

15 01 10 * imballaggi contenenti residui di sostanze pericolose o contaminati da tali sostanze solido 9800 9800 35 35 9800 9800 35 35 Linea 1 Cassone 35 mc

15 01 11 * imballaggi metallici contenenti matrici solide porose pericolose (ad esempio amianto), compresi i contenitori a pressione vuoti solido 29400 9800 105 35 29400 9800 105 35 Linea 1 Cassone 35 mc

15 02 02 * assorbenti, materiali filtranti (inclusi filtri dell'olio non specificati altrimenti), stracci e indumenti protettivi, contaminati da sostanze pericolose solido 12740 9800 45,5 35 12740 9800 45,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc

16 01 08 * componenti contenenti mercurio solido 2240 2240 8 8 2240 2240 8 8 Linea 1 Contenitore 8 mc

16 01 09 * componenti contenenti PCB solido 2240 2240 8 8 2240 2240 8 8 Linea 1 Contenitore 8 mc

16 01 10 * componenti esplosivi (ad esempio "air bag") solido 2240 2240 8 8 2240 2240 8 8 Linea 1 Contenitore 8 mc

16 01 21 * componenti pericolosi diversi da quelli di cui alle voci da 16 01 07 a 16 01 11, 16 01 13 e 16 01 14 solido 14700 9800 52,5 35 14700 9800 52,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc

16 02 09 * trasformatori e condensatori contenenti PCB solido 14700 9800 52,5 35 14700 9800 52,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc

16 02 10 * apparecchiature fuori uso contenenti PCB o da essi contaminate, diverse da quelle di cui alla voce 16 02 09 solido 1568 2240 5,6 8 1568 2240 5,6 8 Linea 1

Contenitore 8 mc

16 02 11 * apparecchiature fuori uso, contenenti clorofluorocarburi, HCFC, HFC solido 1120 2240 4 8 1120 2240 4 8 Linea 1 Contenitore 8 mc

16 02 12 * apparecchiature fuori uso, contenenti amianto in fibre libere solido 1568 2240 5,6 8 1568 2240 5,6 8 Linea 1 Contenitore 8 mc

16 02 13 * apparecchiature fuori uso, contenenti componenti pericolosi diversi da quelli di cui alle voci 16 02 09 e 16 02 12 solido 7840 9800 28 35 7840 9800 28 35 Linea 1 Cassone 35 mc

16 02 15 * componenti pericolosi rimossi da apparecchiature fuori uso solido 1568 2240 5,6 8 1568 2240 5,6 8 Linea 1 Contenitore 8 mc

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16.03.03 * rifiuti inorganici, contenenti sostanze pericolose solido 10780 9800 38,5 35 10780 9800 38,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc

16 03 05 * rifiuti organici, contenenti sostanze pericolose solido 10780 9800 38,5 35 10780 9800 38,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc

16 06 01 * batterie al piombo solido 14700 9800 52,5 35 14700 9800 52,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc

16 06 02 * batterie al nichel-cadmio solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 1 Contenitore 8 mc

16 06 03 * batterie contenenti mercurio solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 1 Contenitore 8 mc

16 06 06 * elettroliti di batterie ed accumulatori, oggetto di raccolta differenziata solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 1 Contenitore 8 mc

17 02 04 * vetro, plastica e legno contenenti sostanze pericolose o da esse contaminati solido 11760 9800 42 35 11760 9800 42 35 Linea 1 Cassone 35 mc

17 03 01 * miscele bituminose contenenti catrame di carbone solido 14700 9800 52,5 35 14700 9800 52,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc

17 04 09 * rifiuti metallici contaminati da sostanze pericolose solido 19600 9800 70 35 19600 9800 70 35 Linea 1 Cassone 35 mc

17 04 10 * cavi, impregnati di olio, di catrame di carbone o di altre sostanze pericolose solido 39200 9800 140 35 39200 9800 140 35 Linea 1 Cassone 35 mc

17 05 03 * terra e rocce, contenenti sostanze pericolose solido 16660 9800 59,5 35 16660 9800 59,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc

17 06 05 * materiali da costruzione contenenti amianto solido 20580 9800 73,5 35 20580 9800 73,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc

17 09 03 * altri rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione (compresi rifiuti misti) contenenti sostanze pericolose solido 15680 9800 56 35 15680 9800 56 35 Linea 1 Cassone 35 mc

18 01 06 * sostanze chimiche pericolose o contenenti sostanze pericolose solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 1 Contenitore 8 mc

18 01 03 * rifiuti che devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per evitare infezioni solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 1

Contenitore 8 mc

18 01 10 * rifiuti di amalgama prodotti da interventi odontoiatrici solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 1 Contenitore 8 mc

18 02 02 * rifiuti che devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per evitare infezioni solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 1

Contenitore 8 mc

18 02 05 * sostanze chimiche pericolose o contenenti sostanze pericolose solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 1 Contenitore 8 mc

18 02 07 * medicinali citotossici e citostatici solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 1 Contenitore 8 mc

19 12 11 * altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, contenenti sostanze pericolose solido 10780 9800 38,5 35 10780 9800 38,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc

20 01 08 rifiuti biodegradabili di cucine e mense solido 10780 9800 38,5 35 10780 9800 38,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc

20 01 13 * solventi liquido 336 280 1,2 1 336 280 1,2 1 Linea 1 Cisterna 1000 litri

20 01 14 * acidi liquido 504 280 1,8 1 504 280 1,8 1 Linea 1 Cisterna 1000 litri

20 01 23 * apparecchiature fuori uso contenenti clorofluorocarburi solido 24500 9800 87,5 35 24500 9800 87,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc

20 01 26 * oli e grassi diversi da quelli di cui alla voce 20 01 25 liquido 266 280 0,95 1 266 280 0,95 1 Linea 1 Cisterna 1000 litri

20 01 27 * vernici, inchiostri, adesivi e resine contenenti sostanze pericolose liquido 308 280 1,1 1 308 280 1,1 1 Linea 1 Cisterna 1000 litri

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77

20 01 29 * detergenti contenenti sostanze pericolose liquido 308 280 1,1 1 308 280 1,1 1 Linea 1 Cisterna 1000 litri

20 01 31 * medicinali citotossici e citostatici solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 1 Contenitore 8 mc

20 01 33 * batterie e accumulatori di cui alle voci 16 06 01, 16 06 02 e 16 06 03 nonché batterie e accumulatori non suddivisi contenenti tali batterie solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 1

Contenitore 8 mc

20 01 35 * apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso, diverse da quelle di cui alla voce 20 01 21 e 20 01 23, contenenti componenti pericolosi solido 24500 9800 87,5 35 24500 9800 87,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc

20 01 37 * legno, contenente sostanze pericolose solido 1792 2240 6,4 8 1792 2240 6,4 8 Linea 1 Contenitore 8 mc

TOTALE 390768 243600 1395,6 870 390768 243600 1395,6 870

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A seguito delle operazioni di accettazione del carico il veicolo si avvia verso l’area di messa in

riserva e deposita negli appositi spazi i rifiuti in ingresso.

Il capannone si sviluppa su un unico livello con pianta con forma rettangolare, superficie coperta

1.055 mq ed un’altezza interna sotto trave pari a 6,50 m. La struttura è realizzata con elementi

portanti verticali ed orizzontali del tipo prefabbricato in c.a.v. e precompresso, ancorati al suolo

tramite un reticolo di plinti e travi di collegamento in cemento armato gettato in opera. Le

tamponature esterne del capannone sono realizzate con pannelli prefabbricati in c.a.p.; la

copertura è realizzata con pannelli sandwich composti da lastra in acciaio zincato con interposto

poliuretano espanso autoestinguente. Le strutture di separazione sono realizzate in mattoni forati

investite da intonaco normale con spessore minimo da 30 cm. L’intero corpo è pavimentato

con massetto cementizio e finitura resa liscia del tipo “industriale”, dello spessore di circa

20 cm armato con una doppia rete metallica con interposta guaina impermeabile in HDPE

dello spessore di 4 mm (geomembrana) la cui funzione è quella di rendere siffatte

pavimentazioni adeguatamente impermeabili a possibili percolazioni di liquidi

Emissioni: gas di scarico dei veicoli

Rumore: Sono eseguite misurazioni strumentali per la verifica del rispetto dei Valori assoluti di

immissione acustica previsti dal Piano di Zonizzazione Acustica comunale e dalla vigente

normativa.

FASE F5

ATTIVITA’ MANUALE

Le operazioni di disassemblaggio dei RAEE si eseguono sotto tettoia, in un’area posta alle spalle

del capannone che ospita le attività di messa in riserva R13 e deposito preliminare D15 di rifiuti

pericolosi (fase F4).

I rifiuti non pericolosi (RAEE) per i quali si prevede il disassemblaggio manuale, con l’ausilio di

utensili manuali, sono elencati nel seguito.

componenti da RAEE sotto forma di MPS

F5 DISASSEMBLAGGIO

RAEE NON PERICOLOSI R13 - R4 LINEA 2

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ALLEGATO B CODICI CER LINEA 2

Codici CER Descrizione del rifiuto

Tipologia merceologica

Attività di recupero/smaltimento R13

- R12 - R4 Attività di recupero/smaltimento D15-

/R13 Provenienza

Tipologia di stoccaggio

Quantità annua Quantità

giornaliera Capacità massima annua

Capacità massima

giornaliera

T m3 T m3 T m3 T m3

16 02 14 apparecchiature fuori uso, diverse da quelle di cui alle voci da 16 02 09 a 16 02 13 solido 5600 5600 20 20 5600 5600 20 20 Linea 2

Cumuli/Contenitori 20 mc

16 02 16 componenti rimossi da apparecchiature fuori uso, diversi da quelli di cui alla voce 16 02 15 solido 5600 5600 20 20 5600 5600 20 20 Linea 2

Cumuli/Contenitori 20 mc

20 01 36

apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso, diverse da quelle di cui alle voci 20 01 21, 20 01 23 e 20 01 35 solido 5600 5600 20 20 5600 5600 20 20 Linea 2

Cumuli/Contenitori 20 mc

TOTALE 16800 16800 60 60 16800 16920 60 60

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FASE F6

Le operazioni di macinazione si eseguono sotto tettoia, in un’area posta alle spalle del capannone

che ospita le attività di messa in riserva R13 e trattamento R4.

I rifiuti non pericolosi per i quali si prevede la macinazione con l’ausilio di un impianto di

macinazione cavi, sono elencati nel seguito.

CONSUMI ENERGETICI (gasolio) per gruppo elettrogeno

Caterpillar

RUMORE – EMISSIONI (polveri da macinazione cavi))

granulato di rame e granulato di gomma sotto forma di MPS

F6 MACINAZIONE CAVI NON

PERICOLOSI R13 -R4 LINEA 3

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ALLEGATO C CODICI CER LINEA 3

Codici CER Descrizione del rifiuto

Tipologia merceologica

Attività di recupero/smaltimento R13 - R12 - R4

Attività di recupero/smaltimento D15-/R13

Provenienza

Tipologia di stoccaggio

Quantità annua Quantità

giornaliera Capacità massima annua

Capacità massima giornaliera

T m3 T m3 T m3 T m3

17 04 11 cavi, diversi da quelli di cui alla voce 17 04 10 solido 5600 22400 20 80 5600 22400 20 80 Linea 3

Cumuli/Contemetori 20 mc

TOTALE 5600 22400 20 80 5600 22400 20 80

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82

I rifiuti che verranno utilizzati sono costituiti da cavi di rame e cavi di alluminio ricoperto,

derivanti da scarti industriali e commerciali.

Essi vengono dapprima selezionati, con asportazione di eventuali sostanze estranee presenti, e

successivamente sottoposti ad operazioni di cesoiatura, triturazione e separazione meccanica. Il

tutto viene eseguito con un impianto costituito da un pre-macinatore PMG-N 400 GUIDETTI, da

un nastro trasportatore differenziatore NT400 GUIDETTI e un impianto compatto riciclaggio

cavi SINCRO 430E GUIDETTI. In primis il rifiuto viene immesso nella tramoggia e trasportato

dal nastro trasportatore nell’impianto precedentemente elencato, dopodichè viene separato con

separatore vibrante a secco, da una parte si deposita il materiale plastico e dall’altra il materiale

di rame o di alluminio, infine il materiale separato viene triturato con un granulatore con 3 lame

rotanti e 2 controlame fisse di lunghezza totale di 450mm. Il materiale che esce dall’intero ciclo

viene caratterizzato come materia prima secondaria dell’Industria della Plastica e dell’Industria

Metallurgica.

premacinatore GUIDETTI PMG400 E NASTRO NT400

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macinatore GUIDETTI 430 E

Emissioni: Polveri

Si tratta di un punto di emissione convogliata (E1), per il quale è prevista la quantificazione

espressa in mg/mc. I livelli di concentrazione sono confrontati con i limiti di legge.

Per la stima dei livelli di concentrazione degli inquinanti (polveri) si rimanda alla relazione

tecnica specifica.

Rumore

Sono eseguite misurazioni strumentali per la verifica del rispetto dei Valori assoluti di

immissione acustica previsti dal Piano di Zonizzazione Acustica comunale e dalla vigente

normativa.

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FASI F7

Le operazioni di messa in riserva R13 e deposito preliminare D15 di rifiuti non pericolosi si

eseguono in aree scoperte ed impermeabilizzate, dove si prevede lo stoccaggio dei seguenti

CER:

CONSUMI ENERGETICI

(GASOLIO) per movimentazione veicoli

RUMORE – EMISSIONI (GAS

di SCARICO)

F7 MESSA IN RISERVA R13

E DEPOSITO PRELIMINARE D15 –

RIFIUTI NON PERICOLOSI

(piazzali) LINEA 8 (esistente)

F7 MESSA IN RISERVA

R13 E DEPOSITO PRELIMINARE D15 –

RIFIUTI NON PERICOLOSI

(piazzale) LINEA 9 (DA REALIZZARE) –

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ALLEGATO G CODICI CER LINEA 8

Codici CER Descrizione del rifiuto

Tipologia merceologica

Attività di recupero/smaltimento D15-/R13

Attività di recupero/smaltimento D15-/R13

Provenienza

Tipologia di stoccaggio

Quantità annua Quantità

giornaliera Capacità massima

annua

Capacità massima

giornaliera

T m3 T m3 T m3 T m3

02 05 01 scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione liquido 7000 7000 25 25 7000 7000 25 25 Linea 8

Cisterna 25000 litri

08 03 18 toner per stampa esauriti, diversi da quelli di cui alla voce 08 03 17 solido 1120 2240 4 8 1120 2240 4 8 Linea 8 Contenitore 8 mc

08 03 99 rifiuti non specificati altrimenti solido 16380 12600 58,5 45 16380 12600 58,5 45 Linea 8 Cumuli 45 mc 11 02 99 rifiuti non specificati altrimenti solido 50400 12600 180 45 50400 12600 180 45 Linea 8 Cumuli 45 mc 11 05 02 ceneri di zinco solido 75600 12600 270 45 75600 12600 270 45 Linea 8 Cumuli 45 mc 16 06 04 batterie alcaline (tranne 16 06 03) solido 5600 2240 20 8 5600 2240 20 8 Linea 8 Contenitore 8 mc 16 06 05 altre batterie ed accumulatori solido 5600 2240 20 8 5600 2240 20 8 Linea 8 Contenitore 8 mc

16 10 02 soluzioni acquose di scarto, diverse da quelle di cui alla voce 16 10 01 liquido 7000 7000 25 25 7000 7000 25 25 Linea 8

Cisterna 25000 litri

18 01 09 medicinali diversi da quelli di cui alla voce 18 01 08 solido 2240 2240 8 8 2240 2240 8 8 Linea 8 Contenitore 8 mc

19 12 10 rifiuti combustibili (CDR: combustibile derivato da rifiuti) solido 8820 12600 31,5 45 8820 12600 31,5 45 Linea 8 Cumuli 45 mc

19 12 12

altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, diversi da quelli di cui alla voce 19 12 11 solido 10080 12600 36 45 10080 12600 36 45 Linea 8 Cumuli 45 mc

20 01 25 oli e grassi commestibili liquido 252 280 0,9 1 252 280 0,9 1 Linea 8 Cisterna 1000 litri

20 01 28 vernici, inchiostri, adesivi e resine diversi da quelli di cui alla voce 20 01 27 liquido 2800 2240 10 8 2800 2240 10 8 Linea 8 Contenitore 8 mc

20 01 32 medicinali diversi da quelli di cui alla voce 20 01 31 solido 2240 2240 8 8 2240 2240 8 8 Linea 8 Contenitore 8 mc

20 01 34 batterie e accumulatori diversi da quelli di cui alla solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 8 Contenitore 8 mc

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ALLEGATO G CODICI CER LINEA 9

Codici CER Descrizione del rifiuto

Tipologia merceologica

Attività di recupero/smaltimento D15-/R13

Attività di recupero/smaltimento D15-/R13

Provenienza

Tipologia di stoccaggio

Quantità annua Quantità

giornaliera Capacità massima

annua

Capacità massima

giornaliera

T m3 T m3 T m3 T m3 02 01 03 scarti di tessuti vegetali solido 7560 12600 27 45 7560 12600 27 45 Linea 9 Cumuli 45 mc

02 03 04 scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione solido 10080 12600 36 45 10080 12600 36 45 Linea 9 Cumuli 45 mc

08 01 99 rifiuti non specificati altrimenti solido 11340 12600 40,5 45 11340 12600 40,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 10 02 02 scorie non trattate solido 31500 12600 112,5 45 31500 12600 112,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 10 11 03 scarti di materiali in fibra a base di vetro solido 23940 12600 85,5 45 23940 12600 85,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 10 11 05 polveri e particolato solido 23940 12600 85,5 45 23940 12600 85,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc

10 11 12 rifiuti di vetro diversi da quelli di cui alla voce 10 11 11 solido 31500 12600 112,5 45 31500 12600 112,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc

11 05 01 zinco solido solido 75600 12600 270 45 75600 12600 270 45 Linea 9 Cumuli 45 mc

15 01 03 imballaggi in legno solido 5040 6300 18 22,5 5040 6300 18 22,5 Linea 9 Cumuli 22,5 mc

15 01 07 imballaggi in vetro solido 12600 12600 45 45 12600 12600 45 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 15 02 03 assorbenti, materiali filtranti, stracci e indumenti solido 18900 12600 67,5 45 18900 12600 67,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc

voce 20 01 33

20 01 99 altre frazioni non specificate altrimenti solido 16380 12600 58,5 45 16380 12600 58,5 45 Linea 8 Cumuli 45 mc 20 02 03 altri rifiuti non biodegradabili solido 18900 12600 67,5 45 18900 12600 67,5 45 Linea 8 Cumuli 45 mc

20 03 04 fanghi delle fosse settiche liquido 7840 7000 28 25 7840 7000 28 25 Linea 8 Cisterna 25000 litri

TOTALE 234612 118160 837,9 422 234612 118160 837,9 422

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87

protettivi, diversi da quelli di cui alla voce 15 02 02

16 01 03 pneumatici fuori uso solido 7560 12600 27 45 7560 12600 27 45 Linea 9 Cumuli 45 mc

16 03 04 rifiuti inorganici, diversi da quelli di cui alla voce 16 03 03 solido 15120 12600 54 45 15120 12600 54 45 Linea 9 Cumuli 45 mc

16 03 06 rifiuti organici, diversi da quelli di cui alla voce 16 03 05 solido 15120 12600 54 45 15120 12600 54 45 Linea 9 Cumuli 45 mc

16 05 09 sostanze chimiche di scarto diverse da quelle di cui alle voci 16 05 06, 16 05 07 e 16 05 08 solido 15120 12600 54 45 15120 12600 54 45 Linea 9 Cumuli 45 mc

17 03 02 miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 17 03 01 solido 25200 12600 90 45 25200 12600 90 45 Linea 9 Cumuli 45 mc

19.12.01 carta e cartone solido 6300 12600 22,5 45 6300 12600 22,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 19.12.04 plastica e gomma solido 6300 12600 22,5 45 6300 12600 22,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 19 12 07 legno diverso da quello di cui alla voce 19 12 06 solido 11340 12600 40,5 45 11340 12600 40,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 19 12 08 prodotti tessili solido 12600 12600 45 45 12600 12600 45 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 20 01 01 carta e cartone solido 6300 12600 22,5 45 6300 12600 22,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 20 01 02 vetro solido 31500 12600 112,5 45 31500 12600 112,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 20 01 10 abbigliamento solido 12600 12600 45 45 12600 12600 45 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 20 01 11 prodotti tessili solido 12600 12600 45 45 12600 12600 45 45 Linea 9 Cumuli 45 mc

20 01 30 detergenti diversi da quelli di cui alla voce 20 01 29 solido 12600 12600 45 45 12600 12600 45 45 Linea 9 Cumuli 45 mc

20 01 38 legno, diverso da quello di cui alla voce 20 01 37 solido 5040 6300 18 22,5 5040 6300 18 22,5 Linea 9 Cumuli 22,5 mc

20 01 39 plastica solido 7560 12600 27 45 7560 12600 27 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 20 01 41 rifiuti prodotti dalla pulizia di camini e ciminiere solido 15120 12600 54 45 15120 12600 54 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 20 02 01 rifiuti biodegradabili solido 11340 12600 40,5 45 11340 12600 40,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 20 03 01 rifiuti urbani non differenziati solido 12600 12600 45 45 12600 12600 45 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 20 03 02 rifiuti dei mercati solido 12600 12600 45 45 12600 12600 45 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 20 03 03 residui della pulizia stradale solido 15120 12600 54 45 15120 12600 54 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 20 03 06 rifiuti della pulizia delle fognature solido 18900 12600 67,5 45 18900 12600 67,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc

TOTALE 540540 403200 1930,5 1440 540540 403200 1930,5 1440

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A seguito delle operazioni di accettazione del carico il veicolo si avvia verso l’area di messa in

riserva e deposita negli appositi spazi i rifiuti in ingresso.

Emissioni

gas di scarico dei veicoli

Rumore

Sono eseguite misurazioni strumentali per la verifica del rispetto dei Valori assoluti di

immissione acustica previsti dal Piano di Zonizzazione Acustica comunale e dalla vigente

normativa.

FASE F8

I rifiuti indicati nel seguito sono avviati mediante veicoli interni a gasolio e sottoposti a selezione

e cernita R12 presso la pressa imballatrice IC SYSTEM mod. LOGIC 150 (LINEA 5 e 5 bis in

area scoperta)

CONSUMI ENERGETICI

(gasolio) per gruppo elettrogeno Caterpillar

RUMORE

rifiuti intermedi destinati al trattamento presso F13

TRATTAMENTO R3 LEGNO, PLASTICA E VETRO C/O BANO LINEA 6

plastica, legno, gomma, sotto forma di MPS

F8 SELEZIONE E

CERNITA IN R12NON PERI COLOSI C/O

PRESSA IMBALLATRICE –

LINEA 5

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ALLEGATO E CODICI CER LINEA 5

Codici CER

Descrizione del rifiuto

Tipologia merceologica Attività di recupero/smaltimento R12 Attività di recupero/smaltimento D15-/R13

Provenienza

Tipologia di stoccaggio

Quantità annua Quantità

giornaliera Capacità massima

annua Capacità massima

giornaliera

T m3 T m3 T m3 T m3

04 02 21 rifiuti da fibre tessili grezze solido 4200 8400 15 30 4200 8400 15 30 Linea 5 Cumuli 30 mc

04 02 22 rifiuti da fibre tessili lavorate solido 5040 8400 18 30 5040 8400 18 30 Linea 5 Cumuli 30 mc

04 02 99 rifiuti non specificati altrimenti solido 6720 8400 24 30 6720 8400 24 30 Linea 5 Cumuli 30 mc

15 01 09 imballaggi in materia tessile solido 8400 8400 30 30 8400 8400 30 30 Linea 5 Cumuli 30 mc

19 12 08 prodotti tessili solido 10080 8400 36 30 10080 8400 36 30 Linea 5 Cumuli 30 mc 20 03 07 rifiuti ingombranti solido 16800 8400 60 30 16800 8400 60 30 Linea 5 Cumuli 30 mc

TOTALE 51240 50400 183 180 51240 50400 183 180

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90

durata della fase ed i tempi necessari per raggiungere il regime di funzionamento e per

l’interruzione di esercizio dell’impianto, la periodicità di funzionamento

Trattandosi di una fase che comporta l’impiego di un impianto di tipo meccanico si

forniscono nel seguito le indicazioni richieste.

TABELLA INDICAZIONI E TEMPISTICHE

Descrizione impianto Durata fase di avvio in caso di guasto o fermo

impianto

Tempo necessario per il raggiungimento

del normale esercizio e

minimo tecnico

Parametro di controllo

Periodicità di funzionamento

pressa imballlatrice IC SYSTEM mod. LOGIC 150 (LINEA 5),

30 minuti anche in in caso di black out

elettrico, per il quale è previsto

l’avvio automatico del gruppo elettrogeno

30 minuti non previsto giornaliero (ca 8/ore/die

condizioni di esercizio: potenzialità e parametri operativi (pressione, temperatura; continuo,

discontinuo; etc…);

TABELLA CONDIZIONI di ESERCIZIO – POTENZIALITA’ IMPIANTO E PARAMETRI

OPERATIVII

Descrizione impianto Condizioni di esercizio Potenzialità Parametri operativi

pressa imballatrice IC SYSTEM mod. LOGIC 150 (LINEA 5)

Nelle normali condizioni di esercizio

l’impianto ha un funzionamento continuo

30 minuti Controllo visivo presso

quadro comando

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sistemi di regolazione e controllo

Descrizione impianto Sistemi di regolazione e controllo

pressa imballatrice IC SYSTEM mod. LOGIC 150 (LINEA 5)

In caso di guasto o malfunzionamento un sistema

automatico indica il tipo di anomalia e l’intervento di

manutenzione può ritenersi immediato (30’ – 60’ max) ed il

ripristino del guasto si ha nel tempo massimo di 24 ore.

Rumore

Sono eseguite misurazioni strumentali per la verifica del rispetto dei Valori assoluti di

immissione acustica previsti dal Piano di Zonizzazione Acustica comunale e dalla vigente

normativa.

FASI F9

I rifiuti indicati nel seguito sono avviati mediante veicoli interni a gasolio e sottoposti a

trattamento meccanico con l’ausilio di due presse cesoie identiche, del tipo TAURUS mod.

C562P EA31. La differenza delle fasi sta nel fatto che una riguarda il trattamento di rifiuti

metallici non ferrosi (F10), l’altra i rifiuti ferrosi (F11).

RUMORE

CONSUMI ENERGETICI

(GASOLIO) per movimentazione veicoli e per gruppo elettrogeno

Caterpillar

rottami metallici non ferrosi sotto forma di

MPS

rottami metallici ferrosi sotto forma di

MPS

F9 TRATTAMENTO IN R4 RIFIUTI di METALLI

FERROSI E NON FERROSI C/O PRESSA/CESOIA

TAURUS LINEA 4 e 4 bis

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ALLEGATO D CODICI CER LINEA 4 - 4BIS

Codici CER Descrizione del rifiuto Tipologia merceologica

Attività di recupero/smaltimento D15-/R13

Attività di recupero/smaltimento D15-/R13

Provenienza

Tipologia di stoccaggio

Quantità annua Quantità

giornaliera Capacità massima

annua Capacità massima

giornaliera

T m3 T m3 T m3 T m3 02 01 10 rifiuti metallici solido 16800 22400 60 80 16800 22400 60 80 Linea 4 cumuli 80 mc

10 02 10 scaglie di laminazione solido 22400 22400 80 80 22400 22400 80 80 Linea 4Bis cumuli 80 mc

12 01 01 limatura e trucioli di materiali ferrosi solido 22400 22400 80 80 22400 22400 80 80

Linea 4Bis cumuli 80 mc

12 01 02 polveri e particolato di materiali ferrosi solido 22400 22400 80 80 22400 22400 80 80

Linea 4Bis cumuli 80 mc

12 01 03 limatura e trucioli di materiali non ferrosi solido 5600 22400 20 80 5600 22400 20 80 Linea 4 cumuli 80 mc

12 01 04 polveri e particolato di materiali non ferrosi solido 8400 22400 30 80 8400 22400 30 80 Linea 4 cumuli 80 mc

12 01 13 rifiuti di saldatura solido 5600 22400 20 80 5600 22400 20 80 Linea 4Bis cumuli 80 mc

15 01 04 imballaggi metallici solido 11200 22400 40 80 11200 22400 40 80 Linea 4 cumuli 80 mc

16 01 17 metalli ferrosi solido 14000 22400 50 80 14000 22400 50 80 Linea 4Bis cumuli 80 mc

16 01 18 metalli non ferrosi solido 11200 22400 40 80 11200 22400 40 80 Linea 4 cumuli 80 mc 17 04 01 rame, bronzo, ottone solido 28000 22400 100 80 28000 22400 100 80 Linea 4 cumuli 80 mc 17 04 02 alluminio solido 16800 22400 60 80 16800 22400 60 80 Linea 4 cumuli 80 mc 17 04 03 piombo solido 14000 22400 50 80 14000 22400 50 80 Linea 4 cumuli 80 mc 17 04 04 zinco solido 14000 22400 50 80 14000 22400 50 80 Linea 4 cumuli 80 mc

17 04 05 ferro e acciaio solido 16800 22400 60 80 16800 22400 60 80 Linea 4bis cumuli 80 mc

17 04 06 stagno solido 33600 22400 120 80 33600 22400 120 80 Linea 4 cumuli 80 mc 17 04 07 metalli misti solido 16800 22400 60 80 16800 22400 60 80 Linea 4 cumuli 80 mc

19 10 01 rifiuti di ferro e acciaio solido 33600 22400 120 80 33600 22400 120 80 Linea 4Bis cumuli 80 mc

19 10 02 rifiuti di metalli non solido 16800 22400 60 80 16800 22400 60 80 Linea 4 cumuli 80 mc

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93

ferrosi

19 12 02 metalli ferrosi solido 11200 22400 40 80 11200 22400 40 80 Linea 4Bis cumuli 80 mc

19 12 03 metalli non ferrosi solido 11200 22400 40 80 11200 22400 40 80 Linea 4 cumuli 80 mc 20 01 40 metallo solido 16800 22400 60 80 16800 22400 60 80 Linea 4 cumuli 80 mc

TOTALE 369600 492800 1320 1760 369600 492800 1320 1760

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durata della fase ed i tempi necessari per raggiungere il regime di funzionamento e per l’interruzione di

esercizio dell’impianto, la periodicità di funzionamento

Trattandosi di una fase che comporta l’impiego di impianti di tipo meccanico si forniscono nel seguito le

indicazioni richieste.

TABELLA INDICAZIONI E TEMPISTICHE

Descrizione impianto Durata fase di avvio in caso di guasto o

fermo impianto

Tempo necessario per

il raggiungimento

del normale esercizio e

minimo tecnico

Parametro di controllo

Periodicità di funzionamento

presse cesoie TAURUS mod. C562P EA31.

30 minuti anche in in caso di black out

elettrico, per il quale è previsto l’avvio

automatico del gruppo elettrogeno

30 minuti non previsto giornaliero

(ca 8/ore/die)

condizioni di esercizio: potenzialità e parametri operativi (pressione, temperatura; continuo, discontinuo; etc…);

TABELLA CONDIZIONI di ESERCIZIO – POTENZIALITA’ IMPIANTO E PARAMETRI OPERATIVII

Descrizione impianto Condizioni di esercizio Potenzialità Parametri operativi

presse cesoie TAURUS mod. C562P EA31.

Nelle normali condizioni di esercizio l’impianto ha un funzionamento

continuo

30 minuti Controllo visivo presso quadro comando

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sistemi di regolazione e controllo

Descrizione impianto Sistemi di regolazione e controllo

presse cesoie TAURUS mod. C562P EA31.

In caso di guasto o malfunzionamento un sistema

automatico indica il tipo di anomalia e l’intervento di

manutenzione può ritenersi immediato (30’ – 60’ max) ed il

ripristino del guasto si ha nel tempo massimo di 24 ore.

Rumore

Sono eseguite misurazioni strumentali per la verifica del rispetto dei Valori assoluti di

immissione acustica previsti dal Piano di Zonizzazione Acustica comunale e dalla vigente

normativa.

FASE F10

I rifiuti indicati nel seguito sono avviati mediante veicoli interni a gasolio e sottoposti a selezione

e cernita R12 presso la pressa imballatrice IC SYSTEM mod. LOGIC 150 (LINEA 6 in area

scoperta).

legno, plastica e vetro sotto forma di MPS

F10 SELEZIONE E CERNITA

IN R12NON PERI COLOSI C/O PRESSA

IMBALLATRICE E TRATTAMENTO

LEGNO, PLASTICA E VETRO C/O trituratore

BANO LINEA 6

CONSUMI ENERGETICI

(gasolio) per per movimentazione veicoli e per

trituratore BANO

RUMORE EMISSIONI di POLVERI

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ALLEGATO E CODICI CER LINEA 6

Codici CER Descrizione del rifiuto Tipologia merceologica

Attività di recupero/smaltimento R12 - R3

Attività di recupero/smaltimento D15-/R13

Provenienza

Tipologia di stoccaggio

Quantità annua Quantità

giornaliera Capacità

massima annua Capacità massima

giornaliera

T m3 T m3 T m3 T m3 15 01 01 imballaggi in carta e cartone solido 4200 8400 15 30 4200 8400 15 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 15 01 02 imballaggi in plastica solido 5040 8400 18 30 5040 8400 18 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 15 01 03 imballaggi in legno solido 6720 8400 24 30 6720 8400 24 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc

15 01 05 imballaggi in materiali compositi solido 8400 8400 30 30 8400 8400 30 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc

15 01 06 imballaggi in materiali misti solido 10080 8400 36 30 10080 8400 36 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 15 01 07 imballaggi in vetro solido 16800 8400 60 30 16800 8400 60 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 15 01 09 imballaggi in materia tessile solido 8400 8400 30 30 8400 8400 30 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 16 01 19 plastica solido 6720 8400 24 30 6720 8400 24 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 16 01 20 vetro solido 21000 8400 75 30 21000 8400 75 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 17 02 01 legno solido 7560 8400 27 30 7560 8400 27 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 17 02 02 vetro solido 21000 8400 75 30 21000 8400 75 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 17 02 03 plastica solido 6720 8400 24 30 6720 8400 24 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 19 12 01 carta e cartone solido 4200 8400 15 30 4200 8400 15 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 19 12 04 plastica e gomma solido 4200 8400 15 30 4200 8400 15 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 19 12 05 vetro solido 21000 8400 75 30 21000 8400 75 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc

19 12 07 legno diverso da quello di cui alla voce 19 12 06 solido 7560 8400 27 30 7560 8400 27 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc

20 01 01 carta e cartone solido 4200 8400 15 30 4200 8400 15 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 20 01 02 vetro solido 21000 8400 75 30 21000 8400 75 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc

20 01 38 legno, diverso da quello di cui alla voce 20 01 37 solido 6720 8400 24 30 6720 8400 24 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc

20 01 39 plastica solido 5040 8400 18 30 5040 8400 18 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc TOTALE 196560 168000 702 600 196560 168000 702 600

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97

La fase di lavoro in esame prevede il trattamento delle frazioni di seguito elencate con l’ausilio

di un trituratore BANO, azionato da un motore diesel. (di seguito un’immagine indicativa del

modello da installare).

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98

pressa imballatrice IC SYSTEM mod. LOGIC 150

durata della fase ed i tempi necessari per raggiungere il regime di funzionamento e per

l’interruzione di esercizio dell’impianto, la periodicità di funzionamento

Trattandosi di una fase che comporta l’impiego di un impianto di tipo meccanico si

forniscono nel seguito le indicazioni richieste.

TABELLA INDICAZIONI E TEMPISTICHE

Descrizione impianto Durata fase di avvio in caso di guasto o fermo impianto

Tempo necessario per

il raggiungimento

del normale esercizio e

minimo tecnico

Parametro di controllo

Periodicità di funzionamento

pressa imballlatrice IC SYSTEM mod. LOGIC 150

30 minuti anche in in caso di black out elettrico, per il quale è previsto l’avvio

automatico del gruppo elettrogeno

30 minuti non previsto giornaliero

(ca 8/ore/die

condizioni di esercizio: potenzialità e parametri operativi (pressione, temperatura; continuo,

discontinuo; etc…);

TABELLA CONDIZIONI di ESERCIZIO – POTENZIALITA’ IMPIANTO E PARAMETRI

OPERATIVI

Descrizione impianto Condizioni di esercizio

Potenzialità Parametri operativi

pressa imballatrice IC SYSTEM mod. LOGIC 150

Nelle normali condizioni di esercizio l’impianto ha

un funzionamento continuo

30 minuti Controllo visivo presso

quadro comando

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99

sistemi di regolazione e controllo

Descrizione impianto Sistemi di regolazione e controllo

pressa imballatrice IC SYSTEM mod. LOGIC 150

In caso di guasto o malfunzionamento un sistema

automatico indica il tipo di anomalia e l’intervento di

manutenzione può ritenersi immediato (30’ – 60’ max) ed il

ripristino del guasto si ha nel tempo massimo di 24 ore.

Rumore

Sono eseguite misurazioni strumentali per la verifica del rispetto dei Valori assoluti di

immissione acustica previsti dal Piano di Zonizzazione Acustica comunale e dalla vigente

normativa.

trituratore BANO UNIMAC 1300

durata della fase ed i tempi necessari per raggiungere il regime di funzionamento e per

l’interruzione di esercizio dell’impianto, la periodicità di funzionamento

Trattandosi di una fase che comporta l’impiego di impianti di tipo meccanico si forniscono

nel seguito le indicazioni richieste.

TABELLA INDICAZIONI E TEMPISTICHE

Descrizione impianto Durata fase di avvio in

caso di guasto o fermo

impianto

Tempo necessario per

il raggiungimento

del normale esercizio e

minimo tecnico

Parametro di controllo

Periodicità di funzionamento

trituratore BANO UNIMAC 1300

30 minuti 30 minuti non previsto giornaliero

(ca 8/ore/die)

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100

condizioni di esercizio: potenzialità e parametri operativi (pressione, temperatura; continuo,

discontinuo; etc…);

TABELLA CONDIZIONI di ESERCIZIO – POTENZIALITA’ IMPIANTO E PARAMETRI

OPERATIVII

Descrizione

impianto

Condizioni di esercizio Potenzialità Parametri

operativi

trituratore BANO

UNIMAC 1300

Nelle normali condizioni di esercizio

l’impianto ha un funzionamento continuo 30 minuti

Pannello di

comando

sistemi di regolazione e controllo

Descrizione impianto Sistemi di regolazione e controllo

trituratore BANO UNIMAC 1300

In caso di guasto o malfunzionamento un sistema

automatico indica il tipo di anomalia e l’intervento di

manutenzione può ritenersi immediato (30’ – 60’ max) ed il

ripristino del guasto si ha nel tempo massimo di 24 ore.

tipologia di sostanze inquinanti che possono generarsi dalla fase, caratterizzandoli

quantitativamente e qualitativamente;

Il frantoio descritto è collegato ad un motore diesel, che fornisce l’energia necessaria al suo funzionamento; le polveri derivanti dalle fasi meccaniche di trattamento dei rifiuti sono

inviate, mediante una cappa posta al di sopra del trituratore, all’impianto di trattamento

delle polveri.

Si tratta di emissioni convogliate (E2 frantoio) ed E5 (motore diesel), Per le emissioni di cui

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101

al punto E2 è prevista la quantificazione espressa in mg/mc. Ciò non vale per le emissioni di

cui al punto E5 in quanto scarsamente rilevanti.

I livelli di concentrazione sono confrontati con i limiti di legge.

proposta di un fattore di emissione o di un livello emissivo (a monte di eventuali

abbattimenti) per ciascun inquinante individuato al punto precedente.

Per la stima dei livelli di concentrazione degli inquinanti si rimanda alla specifica relazione

tecnica.

Emissioni

Sono eseguiti rilievi periodici ai camini di espulsione allo scopo di verificare il rispetto dei limiti

di legge.

Rumore

Sono eseguite misurazioni strumentali per la verifica del rispetto dei Valori assoluti di

immissione acustica previsti dal Piano di Zonizzazione Acustica comunale e dalla vigente

normativa.

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102

FASE F11

F11 TRATTAMENTO IN

R4 RIFIUTI di METALLI FERROSI E NON C/O FRANTOIO

BONFIGLIOLI LINEA 7

CONSUMI ENERGETICI

(gasolio) per il motore diesel di supporto al frantoio e per il

gruppo elettrogeno CATERPILLAR

RUMORE EMISSIONI di POLVERI

rottami metallici ferrosi e non ferrosi sotto forma di MPS

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103

La macchina è essenzialmente costituita da una struttura di base sulla quale sono montati vari

componenti: - N.2 alberi con movimento controrotante e con velocità di rotazione variabile; - Un

espulsore, del materiale triturato, situato nella parte inferiore della struttura subito sotto i 2 alberi

controrotanti. L’espulsore è azionato a ciclo continuo da un martinetto idraulico; - Una

tramoggia per facilitare il caricamento del materiale da triturare; - Un motore a combustione

interna con potenza di 485 CV; - Un serbatoio carburante con capacità di 430 litri; - N.4

stabilizzatori idraulici indipendenti; -; - Una cabina per l’operatore con installati i comandi per le

operazioni di caricamento e di triturazione; - Un impianto idraulico che consente l’azionamento

delle pompe ed i motori con serbatoio della capacità di circa 400 litri; - Un impianto idraulico

che azione la gru, gli stabilizzatori e l’espulsore con serbatoio della capacità di circa 200 litri. La

benna a valve, di cui la macchina è dotata, afferra il materiale scaricandolo in una tramoggia, a

filo di questa vi sono due alberi controrotanti, dotati di coltelli che possono essere di spessore

variabile e ruotare a diversa velocità, secondo il tipo di materiale da trattare. Una volta triturato,

il materiale cade nella camera sottostante da dove un apposito stantuffo pulitore provvede ad

espellerlo a ciclo continuo. La potenzialità oraria di trattamento del trituratore in questione è

variabile da 12 a 14 ton/ora.

I rifiuti avviati al trattamento indicato in precedenza sono elencati nel seguito.

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104

ALLEGATO F CODICI CER LINEA 7

Codici CER Descrizione del rifiuto

Tipologia merceologica

Attività di recupero/smaltimento R13 - R4

Attività di recupero/smaltimento D15-/R13

Provenienza

Tipologia di stoccaggio

Quantità annua Quantità

giornaliera Capacità massima

annua Capacità massima

giornaliera

T m3 T m3 T m3 T m3 15 01 04 imballaggi metallici solido 37800 12600 135 45 37800 12600 135 45 Linea 7 Cumuli 45 mc

16 01 06 veicoli fuori uso, non contenenti liquidi né altre componenti pericolose solido 25200 12600 90 45 25200 12600 90 45 Linea 7 Cumuli 45 mc

16 01 16 serbatoi per gas liquido solido 25200 12600 90 45 25200 12600 90 45 Linea 7 Cumuli 45 mc 16 01 22 componenti non specificati altrimenti solido 25200 12600 90 45 25200 12600 90 45 Linea 7 Cumuli 45 mc 17 04 05 ferro e acciaio solido 85400 12600 305 45 85400 12600 305 45 Linea 7 Cumuli 45 mc 17 04 07 metalli misti solido 75600 12600 270 45 75600 12600 270 45 Linea 7 Cumuli 45 mc 19 10 01 rifiuti di ferro e acciaio solido 12600 12600 45 45 12600 12600 45 45 Linea 7 Cumuli 45 mc 19 12 02 metalli ferrosi solido 12600 12600 45 45 12600 12600 45 45 Linea 7 Cumuli 45 mc 20 01 40 metallo solido 50400 12600 180 45 50400 12600 180 45 Linea 7 Cumuli 45 mc

TOTALE 350000 113400 1250 405 350000 113400 1250 405

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105

durata della fase ed i tempi necessari per raggiungere il regime di funzionamento e per l’interruzione di

esercizio dell’impianto, la periodicità di funzionamento

Trattandosi di una fase che comporta l’impiego di impianti di tipo meccanico si forniscono nel seguito le

indicazioni richieste.

TABELLA INDICAZIONI E TEMPISTICHE

Descrizione impianto Durata fase di avvio in caso di guasto o

fermo impianto

Tempo necessario per

il raggiungimento

del normale esercizio e

minimo tecnico

Parametro di controllo

Periodicità di funzionamento

frantoio ing. Bonfiglioli spa mod. drake 12

30 minuti 30 minuti non previsto giornaliero

(ca 8/ore/die)

condizioni di esercizio: potenzialità e parametri operativi (pressione, temperatura; continuo, discontinuo; etc…);

TABELLA CONDIZIONI di ESERCIZIO – POTENZIALITA’ IMPIANTO E PARAMETRI OPERATIVII

Descrizione impianto

Condizioni di esercizio Potenzialità Parametri operativi

frantoio ing. Bonfiglioli spa mod. drake 12

30 minuti Pannello di comando

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106

sistemi di regolazione e controllo

Descrizione impianto Sistemi di regolazione e controllo

frantoio ing. Bonfiglioli spa mod. drake 12

In caso di guasto o malfunzionamento un sistema

automatico indica il tipo di anomalia e l’intervento di

manutenzione può ritenersi immediato (30’ – 60’ max) ed il

ripristino del guasto si ha nel tempo massimo di 24 ore.

tipologia di sostanze inquinanti che possono generarsi dalla fase, caratterizzandoli

quantitativamente e qualitativamente;

Il frantoio descritto è collegato ad un motore diesel, che fornisce l’energia necessaria al suo

funzionamento, e ad un impianto di aspirazione delle polveri derivanti dalle fasi meccaniche di

trattamento dei rifiuti.

In entrambi i casi sii tratta di emissioni convogliata (E3 trituratore ed E4 motore diesel): per le

emissioni di cui al punto E3 è prevista la quantificazione espressa in mg/mc. Non è prevista

alcuna misura al punto E4 in quanto si tratta di emissioni scarsamente rilevanti. I livelli di

concentrazione sono confrontati con i limiti di legge.

proposta di un fattore di emissione o di un livello emissivo (a monte di eventuali

abbattimenti) per ciascun inquinante individuato al punto precedente.

Per la stima degli inquinanti si rimanda alla specifica relazione tecnica.

Emissioni

Sono eseguiti rilievi periodici ai camini di espulsione allo scopo di verificare il rispetto dei limiti

di legge.

Rumore

Sono eseguite misurazioni strumentali per la verifica del rispetto dei Valori assoluti di

immissione acustica previsti dal Piano di Zonizzazione Acustica comunale e dalla vigente

normativa.

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107

Si fa presente che i consumi di combustibile sono determinati sia dall’impiego di veicoli per la

movimentazione dei rifiuti, sia per l’azionamento dei motori diesel di servizio agli impianti di

trattamento (frantoio BANO e trituratore DRAKE), sia per la produzione di energia elettrica con

l’ausilio di un gruppo elettrogeno CATERPILLAR MOD. GEH275 illustrato nel seguito.

Il consumo di energia elettrica da fornitura esterna è determinato dall’utilizzo degli uffici e

dell’illuinazione delle aree. Sotto il profilo delle emissioni in atmosfera, il gruppo elettrogeno è

alimentato a gasolio ed ha una potenza termica inferiore ad 1 Mw, pertanto come per i motori

diesel di supporto al frantoio BANO ed al tritoratore DRAKE (E4 ed E5), produce emissioni in

atmosfera scarsamente rilevanti (E6).

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108

4 ESPOSIZIONE DEI MOTIVI DELLA SCELTA COMPIUTA CON ILLUSTRAZIONE DELLE SOLUZIONI ALTERNATIVE POSSIBILI DI LOCALIZZAZIONE E DI INTERVENTO, COMPRESA QUELLA DI NON REALIZZARE L’OPERA O L’INTERVENTO (ART.22 E ALLEGATO VII, ALLA PARTE SECONDA, D.LGS:152/2006 S.M.I. Il presente studio di impatto ambientale è inerente un impianto esistente, e per tale motivo

non si ritiene possibile illustrare e affrontare soluzioni alternative di localizzazione e di

intervento.

5 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

Come riportato dall’art.5 del DPCM del 27/12/1988 risulta che:

1. Per il quadro di riferimento ambientale lo studio di impatto è sviluppato secondo criteri

descrittivi, analitici e previsionali.

2. Con riferimento alle componenti ed ai fattori ambientali interessati dal progetto, secondo

quanto indicato all'allegato III integrato, ove necessario e d'intesa con l'amministrazione

proponente, ai fini della valutazione globale di impatto, dalle componenti e fattori descritti negli

allegati I e II, il quadro di riferimento ambientale:

a) definisce l'ambito territoriale - inteso come sito ed area vasta - e i sistemi ambientali

interessati dal progetto, sia direttamente che indirettamente, entro cui è da presumere che

possano manifestarsi effetti significativi sulla qualità degli stessi;

b) descrive i sistemi ambientali interessati, ponendo in evidenza l'eventuale criticità degli

equilibri esistenti;

c) individua le aree, le componenti ed i fattori ambientali e le relazioni tra essi esistenti, che

manifestano un carattere di eventuale criticità, al fine di evidenziare gli approfondimenti di

indagine necessari al caso specifico;

d) documenta gli usi plurimi previsti delle risorse, la priorità negli usi delle medesime e gli

ulteriori usi potenziali coinvolti dalla realizzazione del progetto;

e) documenta i livelli di qualità preesistenti all'intervento per ciascuna componente ambientale

interessata e gli eventuali fenomeni di degrado delle risorse in atto.

3. In relazione alle peculiarità dell'ambiente interessato così come definite a seguito delle analisi

di cui ai precedenti commi, nonché ai livelli di approfondimento necessari per la tipologia di

intervento proposto come precisato nell'allegato III, il quadro di riferimento ambientale:

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109

a) stima qualitativamente e quantitativamente gli impatti indotti dall'opera sul sistema

ambientale, nonché le interazioni degli impatti con le diverse componenti ed i fattori ambientali,

anche in relazione ai rapporti esistenti tra essi;

b) descrive le modificazioni delle condizioni d'uso e della fruizione potenziale del territorio, in

rapporto alla situazione preesistente;

c) descrive la prevedibile evoluzione, a seguito dell'intervento, delle componenti e dei fattori

ambientali, delle relative interazioni e del sistema ambientale complessivo;

d) descrive e stima la modifica, sia nel breve che nel lungo periodo, dei livelli di qualità

preesistenti, in relazione agli approfondimenti di cui al presente articolo;

e) definisce gli strumenti di gestione e di controllo e, ove necessario, le reti di monitoraggio

ambientale, documentando la localizzazione dei punti di misura e i parametri ritenuti opportuni;

f) illustra i sistemi di intervento nell'ipotesi di manifestarsi di emergenze particolari.

5.1 Componenti e fattori ambientali

Lo studio di impatto ambientale di un'opera, con riferimento al quadro ambientale, dovrà

considerare le componenti naturalistiche ed antropiche interessate, le interazioni tra queste ed il

sistema ambientale preso nella sua globalità.

Le componenti ed i fattori ambientali sono così intesi:

a) atmosfera: qualità dell'aria e caratterizzazione meteo climatica;

b) ambiente idrico: acque sotterranee e acque superficiali (dolci, salmastre e marine), considerate

come componenti, come ambienti e come risorse;

c) suolo e sottosuolo: intesi sotto il profilo geologico, geomorfologico e pedologico, nel quadro

dell'ambiente in esame, ed anche come risorse non rinnovabili;

d) vegetazione, flora, fauna: formazioni vegetali ed associazioni animali, emergenze più

significative, specie protette ed equilibri naturali;

e) ecosistemi: complessi di componenti e fattori fisici, chimici e biologici tra loro interagenti ed

interdipendenti, che formano un sistema unitario e identificabile (quali un lago, un bosco, un

fiume, il mare) per propria struttura, funzionamento ed evoluzione temporale;

f) salute pubblica: come individui e comunità;

g) rumore e vibrazioni: considerati in rapporto all'ambiente sia naturale che umano;

h) radiazioni ionizzanti e non ionizzanti: considerati in rapporto all'ambiente sia naturale, che

umano;

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110

i) paesaggio: aspetti morfologici e culturali del paesaggio, identità delle comunità umane

interessate e relativi beni culturali.

5.1.1. ATMOSFERA

5.1.1.1 Qualità dell’aria e caratterizzazione meteoclimatica

Il clima della Campania è quello caratteristico delle zone mediterranee, con inverni piovosi ed

estati con piogge scarse o nulle. Lungo la fascia costiera pianeggiante il clima si presenta con

inverni miti e moderatamente piovosi principalmente per l'effetto temperante esercitato dal mare

(grazie anche all'azione di difesa dalle invasioni di aria fredda di Nord-Est esercitata dalle

barriere montuose interne) ed estati relativamente fresche ed asciutte. Le temperature medie

annue si aggirano intorno ai 16°C.

Procedendo verso l'interno aumentano progressivamente le escursioni termiche fino a valori che

sono tipici dei climi continentali delle basse latitudini, con temperature medie che vanno da 8°C

(oltre 1000 m s.l.m.) a 13°C (350 m s.l.m.).

La Campania dal punto di vista della piovosità, con il massimo in autunno e in inverno,

rappresenta una zona di transizione tra i paesi a regime essenzialmente sublitoraneo, con i

massimi in primavera ed in autunno, caratteristico dell'Italia centrale, e i paesi a regime

essenzialmente marittimo caratteristico della Calabria e della Sicilia.

Le precipitazioni variano sensibilmente in rapporto alla distanza dal mare e dall'orientamento dei

rilievi: sono in genere modeste nelle pianure costiere e nelle conche intermontane (800-1000 mm

annui), assai più cospicue sui rilievi (anche oltre 2000 mm annui).

La classificazione climatica dei comuni italiani è stata introdotta dal D.P.R. n. 412 del 26 agosto

1993, tabella A e successive modifiche ed integrazioni: Regolamento recante norme per la

progettazione, l'installazione, l'esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai

fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell'art. 4, comma 4, della L. 9

gennaio 1991, n. 10. In breve gli oltre 8 000 comuni sono stati suddivisi in sei zone climatiche,

per mezzo della tabella A allegata al decreto. Sono stati forniti inoltre, per ciascun comune, le

indicazioni sulla somma, estesa a tutti i giorni di un periodo annuale convenzionale di

riscaldamento, delle sole differenze positive giornaliere tra la temperatura dell'ambiente,

convenzionalmente fissata a 20 °C, e la temperatura media esterna giornaliera; l'unità di misura

utilizzata è il grado giorno (GG).

Il territorio comunale di Albanella è classificato in zona C, 1134 GR/G.

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111

Zona

climatica

Gradi-giorno Periodo Numero di ore

A comuni con GG ≤ 600 1° dicembre - 15 marzo 6 ore giornaliere

B 600 < comuni con GG ≤ 900 1° dicembre - 31 marzo 8 ore giornaliere

C 900 < comuni con GG ≤ 1.400 15 novembre - 31 marzo 10 ore giornaliere

D 1.400 < comuni con GG ≤ 2.100 1° novembre - 15 aprile 12 ore giornaliere

E 2.100 < comuni con GG ≤ 3.000 15 ottobre - 15 aprile 14 ore giornaliere

F comuni con GG > 3.000 tutto l'anno nessuna limitazione

Tab. 5.1.1 – Zone climatiche

ALBANELLA

Mesi Stagioni

Anno

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Inv Pri Est Aut

T. max. media (°C) 13,2 14,0 16,1 18,6 22,9 26,7 29,1 29,5 27,0 22,8 18,1 14,2 13,8 19,2 28,4 22,6 21,0

T. min. media (°C) 4,9 5,2 6,5 8,4 11,7 15,1 17,5 17,8 15,9 12,6 8,7 6,0 5,4 8,9 16,8 12,4 10,9

Precipitazioni (mm) 121 99 94 78 45 27 14 43 64 111 158 134 354 217 84 333 988

Giorni di pioggia 10 9 9 9 5 4 2 3 5 7 11 10 29 23 9 23 84

Vento (direzione-m/s)

N 5,1

N 5,3

E 5,1

E 4,5

E 4,4

E 4,1

E 4,1

E 4,1

E 4,8

E 5,6

E 5,1

E 5,7 5,4 4,7 4,1 5,2 4,8

Tab. 5.1.2 – Dati stazione metereologica di Albanella

5.1.1.2 Impatto in fase di esercizio L’inquinamento immesso nell’atmosfera subisce effetti di diluizione e di trasporto dovuti a

differenze di temperature, alla direzione e velocità dei venti ed agli ostacoli orografici presenti.

In generale però i fenomeni di inquinamento dell’ambiente atmosferico sono strettamente

correlati alla presenza di attività umane e produttive di tipo industriale e di infrastrutture di

collegamento.

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112

5.1.1.3 Misure di prevenzione e monitoraggio dell’inquinamento atmosferico In riferimento alle misure e monitoraggio dell’inquinamento atmosferico si rimanda alla

Relazione specialistica “Relazione Emissioni in Atmosfera” e al “Piano di Monitoraggio e

Controllo” allegati all’Istanza di P.A.U.R. e al paragrafo dedicato agli autocontrolli. In questa si

evidenzia il quadro emissivo da autorizzare.

punto di emissione provenienza (Fase) Impianto tipo di emissione

inquinante impianto di abbattimento

E1 impianto di

macinazione cavi GUIDETTI

convogliata polveri filtro a secco

E2

Trituratore BANO

UNIMAC 1300 convogliata polveri filtro a tessuto

E3

frantoio ing. Bonfiglioli spa MOD. DRAKE 12

convogliata polveri ciclone + idrofiltro

(scrubber)

E4

motore diesel per alimentazione frantoio ing.

Bonfiglioli spa MOD. DRAKE

12

convogliata gas di

combustione filtri motore

E5

motore diesel per alimentazione

trituratore BANO UNIMAC 1300

convogliata gas di

combustione filtri motore

E6 Tutti gli impianti

azionati ad energia elettrica

gruppo elettrogeno

CATERIPILLAR convogliata

gas di combustione

filtri motore

5.2 SUOLO E SOTTOSUOLO

5.2.1 Inquadramento geologico, geomorfologico, tettonico e idrogeologico 5.2.1.1 Inquadramento geologico e geomorfologico Il territorio comunale di Albanella presenta una morfologia tipicamente collinare nella zona Est,

con quote variabili tra i 60 ed i 380 metri s.l.m. ed una morfologia quasi del tutto pianeggiante

nella parte Ovest con quote medie tra i 30 ed i 40 metri s.l.m.; il tutto ricade sull’Unità geologico

– strutturale conosciuta come Alburno – Cervati – Pollino.

Il massiccio dell’Alburno appartiene alla più estesa struttura geologica definita come piattaforma

campano – lucana che durante il Langhiano l’Elveziano ed il Tortoniano ha subito varie fasi

traslative ; tali fasi hanno determinato l’accavallamento dei vari blocchi della piattaforma, e delle

F6 LINEA 3

F10 LINEA 6

F11 LINEA 7

F10 LINEA 6

F11 LINEA 7

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conseguenti coltri sovrastanti, prima sui depositi del bacino lagonegrenese (Langhiano) e

successivamente sui depositi del bacino irpino (Tortoniano); la struttura monoclinalica si è

sostanzialmente formata con il sollevamento Plio – Pleistocenico.

In linea generale, ed ai fini dell’inquadramento stratigrafico la successione è costituita da:

• alluvioni terrazzate e depositi fluviali;

• arenaria quarzoso micacee;

• marne e calcari marnosi grigio giallastri;

• alluvioni attuali e di fondovalle;

• argille azzurre varicolori.

Dal punto di vista strutturale appare evidente il controllo strutturale della monoclinale degli

Alburni, a sua volta solcata, ortogonalmente, da altrettante lineazioni strutturali ortogonali al

piano di faglia che delinea la monoclinale su cui, tra l’altro, sono impostati diversi impluvi

naturali; il controllo strutturale incide, pesantemente, sulla morfologia dei luoghi.

Dal punto di vista morfologico la monoclinale rappresenta ancora un elemento caratterizzante,

lungo il piano di faglia le pendenze si presentano sub – verticali, mentre sul versante opposto la

superficie peneplanata presenta pendenze molto basse.

Al fine di definire la geologia e geomorfologia dell’area acquistano particolare rilievo le

condizioni al contorno dello stesso Monte Alburno i cui versanti degradano verso il fiume Calore

con pendenze medio – alte, nonché sistemate a terrazzi, spesso ad uso agricolo, ed è su questi

depositi che si sviluppano i centri abitati.

Sintetizzando le condizioni di stabilità dei versanti oggetto è possibile ricondurre ai seguenti

fenomeni la casistica rilevata:

- frane da crollo: ristrette al versante meridionale dell’Alburno e riconducibili all’elevato grado

di fratturazione dei calcari e delle dolomie;

- colamenti di fango o detriti: si instaurano su terreni a litologia variabile disposti su pendii con

una certa acclività, ma non interessano quasi mai grossi volumi mobilizzabili;

- colmate: queste rappresentano fenomeni ormai sepolti, non riconducibili alle condizioni attuali

di stabilità, in quanto devono essere interpretate come dovute all’accavallamento delle

formazioni preesistenti con conseguente sepoltura delle forme morfologiche preesistenti.

Un cenno merita il corso d’acqua più importante che caratterizza il territorio, il fiume Calore, che

si presenta con portate annue molto variabili in quanto regolato dalle numerose sorgenti presenti

sull’area.

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114

5.2.1.2 Inquadramento Idrogeologico Il massiccio degli Alburni è caratterizzato da un grande sviluppo del fenomeno carsico e da una

scarsa copertura vegetale che condizionano, in modo marcato, la circolazione idrica sotterranea;

infatti, le aliquote d’acqua d’infiltrazione efficace sono elevate, ma vengono parzialmente

restituite all’esterno attraverso percorsi brevi e veloci cosicché la falda di base defluisce,

preferenzialmente, da sud – est verso nord – ovest.

Un importante ostacolo verso nord – ovest è rappresentato dalla direttrice tettonica coincidente

con l’incisione che si sviluppa tra Pertosa e San Rufo. Questo, infatti, rappresenta il limite sud –

occidentale del bacino di alimentazione delle sorgenti di Pertosa le cui acque traboccano in

corrispondenza delle grotte omonime ed in prossimità dell’alveo del Tanagro, con una perdita di

carico piezometrico di circa 40 metri tra una polla e l’altra.

Un’ulteriore perdita di carico di oltre di oltre 40 metri si verifica probabilmente in

corrispondenza della valle del torrente Lontra, nella parte settentrionale della direttrice Pertosa –

San Rufo, precedentemente menzionata; infatti, in tale incisione, nonostante si trovi a poca

distanza dalle sorgenti di Pertosa, non si verificano fuoriuscite d’acqua.

Da menzionare, al fine di comprendere lo schema idrogeologico dell’area, vi è la sorgente Auso,

ubicata in una profonda incisione carbonatica e caratterizzata da un canale carsico che termina

con un grosso sifone, le cui portate variano da 0 litri al secondo a qualche decina di metri cubi al

secondo in occasione di piene eccezionali; la stessa sorgente, quindi, rappresenterebbe uno sfioro

alto della falda di base del massiccio.

Gli eventuali interscambi col bacino delle sorgenti di Pertosa possono essere considerati nulli,

perché le acque traboccano a quote pressoché identiche; invece esistono travasi d’acqua verso

nord – ovest, lungo la direttrice Ottati – valle del Lontra, la quale marca il limite tra l’area nord –

occidentale e l’area sud – orientale, dove sono presenti anche numerose faglie antiappeniniche.

In ogni caso, i punti di recapito dell’intera falda in rete sono rappresentati dalle sorgenti del

basso Tanagro e di Castelcivita, ubicate anch’esse a quote pressoché identiche tra loro; ciò

nonostante, le prime hanno una portata doppia delle seconde, dovuta al tamponamento esercitato

dalla situazione strutturale esistente nei pressi di Castelcivita.

Infine è opportuno segnalare che esistono travasi d’acqua dalla falda quaternaria del Vallo di

Diano verso il bacino delle sorgenti di Pertosa.

Le caratteristiche idrogeologiche del territorio di Albanella sono legate alla natura litologica e

strutturale dei litotipi esistenti; infatti dove affiorano terreni impermeabili o scarsamente

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impermeabili si ha un notevole sviluppo del reticolo idrografico superficiale (Bosco Camerine,

Tempa delle Guardie); laddove i terreni affioranti sono permeabili si riscontrano pochi rivoli che

si indirizzano verso il Fiume Sele.

Nel territorio comunale si distinguono i seguenti sistemi idrogeologici:

- alluvioni terrazzate e depositi fluviali: complesso altamente permeabile per porosità primaria;

- arenaria quarzoso micacee: complesso mediamente permeabile per fratturazione e fessurazione;

- marne e calcari marnosi grigio giallastri: complesso mediamente permeabile e scarsamente

permeabile per fatturazione; nella parte alta presenta una media permeabilità che tende a

diminuire nella parte basale;

- alluvioni attuali e di fondovalle: complesso mediamente permeabile per porosità nei livelli di

breccia e ghiaia e scarsamente permeabile nella frazione argillosa;

- argille azzurre varicolori: complesso impermeabile che costituisce il substrato impermeabile di

tutti i complessi descritti in precedenza.

5.2.1.3 Pericolosità Sismica La classificazione sismica del territorio nazionale ha introdotto normative tecniche specifiche

per le costruzioni di edifici, ponti ed altre opere in aree geografiche caratterizzate dal medesimo

rischio sismico.

In basso è riportata la zona sismica per il territorio di Albanella, indicata nell'Ordinanza del

Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274/2003, aggiornata con la Delibera della Giunta

Regionale della Campania n. 5447 del 7.11.2002.

Zona sismica 2 Zona con pericolosità sismica media dove possono verificarsi forti

terremoti.

I criteri per l'aggiornamento della mappa di pericolosità sismica sono stati definiti

nell'Ordinanza del PCM n. 3519/2006, che ha suddiviso l'intero territorio nazionale in quattro

zone sismiche sulla base del valore dell'accelerazione orizzontale massima (ag) su suolo rigido

o pianeggiante, che ha una probabilità del 10% di essere superata in 50 anni.

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Classificazione

sismica Descrizione ag (*)

1 E' la zona più pericolosa, dove possono verificarsi forti terremoti ag > 0.25

2 Nei Comuni inseriti in questa zona possono verificarsi terremoti

abbastanza forti

0.15 < ag ≤

0.25

3 I Comuni inseriti in questa zona possono essere soggetti a scuotimenti

modesti

0.05 < ag ≤

0.15

4 E' la zona meno pericolosa ag ≤ 0.05

In base alla delibera di Giunta Regionale n° 5447 del 07.11.2002, il Comune di Albanella (SA) è

stato classificato in zona sismica n. 2 (Figg. 5.2.1).

Fig. 5.2.1 – Classificazione sismica dei comuni della Campania.

5.2.2 Stima degli impatti suolo e sottosuolo L’area in cui si svolge l’attività di conferimento e messa in riserva è interamente pavimentata,

dunque impermeabile. Questa caratteristica e la descrizione dell’attività di recupero in oggetto,

consentono di affermare quanto segue:

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117

a. La presenza di pavimentazione impedirà il contatto diretto tra i rifiuti ed il suolo e

sottosuolo sottostanti;

b. L’attività di recupero non prevede l’utilizzo e lo stoccaggio di sostanze

pericolose in aree scoperte;

c. Le acque di dilavamento dei piazzali scoperti sono raccolte e convogliate ad un

sistema di trattamento;

d. Si effettua una verifica, con cadenza periodica, dello stato di manutenzione della

pavimentazione al fine di certificare la tenuta della stessa.

Figura 5.2.2 – Particolare costruttivo pavimentazione

L'impatto è stimabile come significativo ma di lieve intensità e reversibile a breve termine.

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5.3 AMBIENTE IDRICO Nella presente sezione si fornisce un inquadramento dell’ambiente idrico d’interesse per

l’impianto in oggetto e si analizzano le diverse componenti presenti nell’ambiente idrico

circostante il sito:

- Corpi idrici superficiali;

- Acque sotterranee.

5.3.1 Corpi idrici superficiali Il Comune di Albanella ed in particolare la zona di intervento, rientrano nelle competenza

dell’Ente Idrico Campano. L'idrografia superficiale dell’area cartografata è caratterizzata dalla

presenza del Fiume Sele ed il suo affluente il Calore lucano.

Quest’ultimo più vicino all’area di interesse, sgorga sulle pendici settentrionali del Monte

Cervati, da alcune grosse polle ai piedi di un'alta parete rocciosa, all'interno di un'estesa faggeta,

in una località chiamata Festole, non lontana dall'area forestale di Pruno.

Il suo corso si svolge interamente nella provincia di Salerno, all'interno del Cilento, per una

lunghezza di 63 chilometri, facendosi strada in un bacino caratterizzato, soprattutto nella parte

alta, da località impervie e di difficile accesso.

Per lunghi tratti infatti, il suo alveo si infossa tra strette e alte pareti rocciose, dando vita ad

escavazioni fluviali nelle rocce che prendono il nome di Gole del Calore, come accade presso il

centro abitato di Laurino e nella gola del Monte Pescorubino, tra le località di Magliano

Nuovo e Felitto.

l Calore riveste una notevole importanza, oltre che dal punto di vista paesaggistico e idrografico,

anche da quello naturalistico. Infatti, nel comprensorio del Sele e dei suoi affluenti (tra cui il

Tanagro e il torrente Fasanella), come in altri fiumi del Cilento, è attestata la stabile presenza di

esemplari della rara Lontra europea.

È considerato uno dei fiumi più puliti d'Europa e fa parte dell'elenco dei siti d'importanza

comunitaria per la regione biogeografica mediterranea, ai sensi della direttiva 92/43/CEE.

5.3.2 Acque sotterranee La circolazione idrica sotterranea, ricca e complessa, è funzione delle caratteristiche dei

principali complessi affioranti e dei rapporti stratigrafici fra essi intercorrenti, di seguito descritti.

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119

I terreni affioranti nell'ambito dell'area cartografata hanno caratteristiche idrogeologiche

sensibilmente diverse.

A. Alluvioni e depositi lacustri: permeabilità da media a scarsa per porosità,

coefficiente di infiltrazione inferiore al 40%, profondità della falda acquifera

maggiore di m 5.

B. Alluvioni da attuali ad antiche terrazzate in più ordini: permeabilità da media ad alta

per porosità, coefficiente di infiltrazione maggiore del 40%. profondità della prima

falda acquifera maggiore di m 20.

C. Formazione fluvio - lacustre: permeabilità da media a scarsa per porosità,

coefficiente di infiltrazione minore del 40%, profondità della prima falda acquifera

maggiore di m 30.

D. Depositi di ciottoli e pietrisco: permeabilità alta per porosità e fratturazione,

coefficiente di infiltrazione maggiore del 70%, profondità della prima falda

acquifera maggiore di m 50.

Le caratteristiche idrologiche illustrate determinano, per quanto di interesse ai fini del

presente studio, uno schema di circolazione idrica sotterranea che si può così sintetizzare:

A. Il complesso calcareo - dolomitico costituisce un grosso serbatoio acquifero:

parte delle relative acque sotterranee vengono cedute ai terreni in contatto laterale,

soprattutto tramite il fitto sistema di faglie presenti.

B. Tutto il deposito detritico detto delle Brecce, è sede di una estesa falda

acquifera basale, che si rinviene particolarmente ricca e a quote più ridotte nelle zone

marginali del deposito stesso, in particolare dove sono presenti zone di maggiore

fratturazione della massa detritica.

C. Il complesso alluvionale riceve tutte le acque sotterranee provenienti da monte

ed è perciò sede di un ricco sistema di falde acquifere sovrapposte.

5.3.3 Stima degli impatti sull’ambiente idrico Come descritto nella relazione specialistica sulle acque “Relazione Acque” e nella planimetria

“Rete di raccolta Acque” allegata all’istanza di P.A.U.R., l’area di messa in riserva e di

conferimento risultano adeguatamente pavimentate (dunque impermeabilizzate) e le acque

ricadenti su tali superfici vengono, mediante opportune pendenze ( punto 4 allegato V Decreto

Ministeriale 05/02/1998 e ss.mm.ii.), convogliate ed avviate nell’apposita vasca di accumulo a

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perfetta tenuta ove si realizza il processo depurativo di dissabiatura e sedimentazione per poi

essere scaricate in fosso naturale con recapito in corpo idrico superficiale.

I reflui prodotti dall’attività di recupero proposta dalla RICICLA CAMPANIA S.r.l. sono da

ricondurre a due differenti tipologie:

Acque meteoriche di prima pioggia di dilavamento dell’area di messa in riserva e di

conferimento rifiuti non pericolosi: queste sono raccolte e convogliate ad un sistema di

trattamento e scaricate in fosso naturale con recapito in corpo idrico superficiale.

Acque dei servizi igienici: queste sono raccolte in vasche IMHOFF a tenuta, e di lì

allontanate a norma di legge.

Per quanto descritto la ditta RICICLA CAMPANIA S.R.L prevede dunque solo lo scarico delle

acque bianche in fosso naturale con recapito finale in acque superficiali.

L'impatto è stimabile come significativo ma di lieve intensità e reversibile a breve termine, in

quanto come dimostrato dalle analisi (Fig. 5.3.3 – analisi acque pozzetto fiscale) che la ditta fa

periodicamente prima dello scarico delle acque di cui sopra si evince che rientrano nei limiti per

recapito finale “in acque superficiali”.

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5.4. PAESAGGIO Il paesaggio è la rappresentazione delle forme dell’ambiente, intendendo per ambiente tutti

quegli aspetti della realtà con i quali, direttamente o indirettamente, ogni essere vivente stabilisce

una relazione sensoriale. Il paesaggio, dunque, non può essere definito come ciò che si

percepisce nel suo insieme.

Ogni paesaggio ha un proprio equilibrio che si trasforma nel tempo, sia da solo che per opera

dell’uomo, risultando, alla fine, come un insieme di singoli elementi che possono essere

raggruppati in due componenti principali: Antropica e Naturale.

Obiettivo della caratterizzazione della qualità del paesaggio con riferimento sia agli aspetti

storico – culturali, sia agli aspetti legati alla percezione visiva, è quello di definire le azioni di

disturbo esercitate dal progetto e le modifiche introdotte in rapporto alla qualità dell’ambiente.

La qualità del paesaggio è pertanto determinata attraverso le analisi concernenti:

a) il paesaggio nei suoi dinamismi spontanei, mediante l’esame delle componenti naturali;

b) le attività agricole, residenziali, produttive, turistiche, ricreazionali, le presenze

infrastrutturali, le loro stratificazioni e la relativa incidenza sul grado di naturalità

presente nel sistema;

c) le condizioni naturali e umane che hanno generato l’evoluzione del paesaggio;

d) lo studio strettamente visivo o culturale – semiologico del rapporto tra soggetto ed

ambiente, nonché delle radici della trasformazione e creazione del paesaggio da parte

dell’uomo;

e) i piani paesistici e territoriali;

f) i vincoli ambientali, archeologici, architettonici, artistici e storici.

Il sito di progetto non rientra nelle aree protette istituite dalla Regione Campania né nei

proposti siti Natura 2000 (SIC o ZPS), il che sta a significare che non è stato ritenuto

depositario di precipue caratteristiche ambientali tali da essere inserito in aree da

proteggere per alcuna peculiarità.

Un intervento da realizzarsi sul territorio esercita un impatto paesaggistico anche in funzione

dell’altezza dei manufatti ed alle caratteristiche morfologiche del territorio in cui essa sarà

collocata.

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5.5. FAUNA E FLORA

5.5.1 Flora

Il comune di Albanella è immerso nella piana del Sele per tanto è caratterizzato dalla fauna e

dalla flora di quell’area.

La vegetazione dell’area del “Medio corso del fiume Sele-Persano” è prevalentemente costituita

da foreste a galleria di salice (Salix alba), pioppo bianco (Populus alba), cannuccia (Phragmites

australis), giunco da corde (Schoenoplectus lacustris), e papavero cornuto (Glacium flavum).

Nell’alveo fluviale la vegetazione elofitica, è rappresentata da Sparganium erectum,

Schoenoplectus lacustris e Typha; sulle sabbie troviamo una vegetazione tipica ripariale

costituita da Mentha aquatica, Polygonum salicifolium, Angelyca sylvestris. Sui ghiaioni le

specie più diffuse sono il Paspalatum paspaloides, l’Artemisietea, il Polygonum hydropyper e il

Bydens tripartita. I boschi riparali, classificati per idrofilia, sono formati da cenosi arboree quali

il Salix alba, e il Populus nigra.

Intorno ai 4 metri dal letto del fiume troviamo il Populus albae, dai 4 ai 10 metri dal letto

fluviale, il Fraxinus oxicarpa ed il Quercus ilex.

Tra le erbacee più comuni nei boschi ripariali troviamo l’Hedera helix e la Clematis vitalba.

5.5.2 Fauna Le particolari condizioni climatiche e vegetazionali dell’area protetta, favoriscono la presenza di

molte specie animali e la loro diversificazione secondo le varie nicchie ecologiche esistenti.

Tra i carnivori, un canide relativamente comune è la volpe (Vulpes vulpes), soprattutto nei

boschi e nei campi coltivati. Altri predatori, con popolazioni ancora cospicue, sono i mustelidi,

come la faina e la donnola. Sempre tra i mammiferi si annovera anche la presenza del riccio e

della talpa.

Significativa la presenza nell’Oasi WWF di Persano, a monte della diga, della lontra (Lutra

lutra), indicatore ambientale di acque non inquinate. Questo mammifero frequenta ambienti

molto vari, vive nei fiumi, nei torrenti, nei laghi e nelle paludi. Si nutre essenzialmente di pesce

con qualche eccezione per piccoli anfibi e qualche piccolo mammifero o uccello. Animale

territoriale, conduce vita solitaria e si riunisce in gruppi solo nella stagione degli amori.

Considerata in pericolo critico, numerose attività e gruppi di ricerca si sono avviate negli ultimi

anni per impedirne l’estinzione. Nel nostro Paese la lontra si è estinta in gran parte dei suoi areali

ed è presente solo in piccole aree tra cui il nucleo più importante è in Campania.

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Interessante è la fauna avicola, anche quella migratrice, che è possibile osservare in

quest’ambiente: il nibbio bruno, il nibbio reale, la poiana, il gheppio, l’allocco, il falco di palude,

il barbagianni e la civetta. Lungo le sponde del fiume, a prevalenza di saliceti, è comune il

picchio rosso maggiore, la cinciallegra ed il fringuello.

Gli uccelli migratori trovano un habitat ideale lungo le sponde del fiume con sabbia, ghiaia ed

isole dove sostano, nel periodo migratorio, l’airone rosso, l’airone cinerino ed il rarissimo airone

bianco, il martin pescatore, la gru, la pavoncella e il beccaccino.

Tra i rettili è accertata la presenza del ramarro, della natrice tassellata e del biacco.

Per quanto riguarda gli anfibi è segnalata la presenza dell’ululone dal ventre giallo, della

raganella e del tritone crestato italiano.

Nel fiume sono presenti anche alcune specie autoctone di pesci la cui conservazione è messa a

rischio dalla continua immissione nel lago di specie alloctone.

5.6. ECOSISTEMA L’impianto, distante dal centro abitato circa 2 km, è inserito in un’area in cui non vi sono attività

antropiche rilevanti infatti essa risulta interessata dalla presenza di alcuni insediamenti,

soprattutto di tipo rurali, da un fabbricato industriale e quindi risulta limitatamente caratterizzato

dalla presenza di impatto antropico. Inoltre, nel contesto sommariamente descritto, per:

le discrete dimensioni dell’impianto;

per la presenza di contenute emissioni in atmosfera;

per la presenza di smaltimento di acque reflue in impianti autorizzati (reflui dei servizi

igienici);

si ritiene che le influenze dell’impianto sull’ecosistema saranno praticamente nulle e sicuramente

trascurabili, mentre un corretto trattamento dei rifiuti si configura sicuramente come un

intervento di tutela ambientale, sociale ed economica (i rifiuti potrebbero infatti venire

abbandonati lungo le strade e/o gestiti in modo non conforme alla normativa).

Dalla valutazione complessiva dell’habitat della zona adiacente l’area di intervento e dalla

valutazione dell’attività svolta dall’impianto e della sua limitata potenzialità è possibile asserire

che l’attività di recupero potenzialmente non crea danno all’ecosistema, alla flora ed alla fauna

circostanti.

Un maggior approfondimento dell’interferenza dell’impianto oggetto di intervento con Siti di

Interesse Comunitario e Zone di Protezione Speciale sono già state riportate nella Sezione

Quadro di Riferimento Programmatico dello Studio d’impatto Ambientale-

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5.7. SALUTE PUBBLICA L’attività oggetto del presente studio con le giuste precauzioni previste non comporta rischi

stimabili per la salute pubblica, né per gli addetti, né tanto meno per i pochi insediamenti rurali e

per civili presenti nei dintorni dell’impianto di trattamento. Le attività stoccaggio di rifiuti

pericolosi avverrà con le giuste cautele per gli addetti, che saranno dotati tutti di dispositivi di

protezione individuale D.P.I nel rispetto del T.U. sulla sicurezza sul lavoro n°81/2008 s.m.i. ed

inoltre tali rifiuti saranno movimentati con carrelli semoventi. Mentre per le attività di recupero

non comportano il trattamento di rifiuti pericolosi e l’impiego di sostanze chimiche nel ciclo di

produzione. L’impiego per tale motivo il progetto non arreca alcun pregiudizio alla salute

umana.

In ogni caso, i rischi sanitari dovuti alle attività dell’impianto in oggetto non saranno

significativamente superiori rispetto a quelli derivanti dalle normali attività di un insediamento

artigianale/industriale di ridotte dimensioni.

Al contrario, essendo sottoposto ad una rigida procedura di approvazione, collaudo,

autorizzazione all’esercizio e successivo controllo sulla gestione, da parte degli organi

competenti, l’impianto dovrà puntualmente rispettare le normative in materia ambientale, di

sicurezza e di tutela dalla salute pubblica, in funzione delle quali è stato progettato e realizzato.

5.7.1 Rischio di incidenti per quanto riguarda le sostanze chimiche e le tecnologie utilizzate Per quanto riguarda la gestione e l’esercizio dell’impianto relativamente alle operazioni di

stoccaggio e recupero dei rifiuti, vengono descritte di seguito le modalità e le cautele da

osservarsi nella gestione ed esercizio delle attrezzature e dei macchinari ivi impiegati, con

particolare riferimento a quelle che sono le indicazioni tecniche di utilizzo e manutenzione

raccomandate dalle case costruttrici e i comportamenti di sicurezza da osservare da parte del

personale addetto all’utilizzo delle stesse, in accordo anche a quanto riportato nel Documento di

Valutazione dei Rischi (DVR) redatto dal Datore di Lavoro ai sensi di legge.

5.7.2 Misure preventive per la riduzione del rischio nello stabilimento

In considerazione del livello di rischio descritto al paragrafo precedente, le misure adottate per

prevenire eventuali incidenti che possano verificarsi nell’impianto consistono in:

controllo giornaliero dei mezzi semoventi muniti di benna utilizzati per la

movimentazione di rifiuti e materie prime secondarie;

controllo giornaliero dei macchinari utilizzati per l’attività di trattamento dei rifiuti;

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manutenzione periodica (in base alle periodicità stabilite dalla ditta fornitrice) di tutti i

macchinari di cui ai punti precedenti;

verifica periodica della eventuale presenza di crepe e/o cedimenti nella pavimentazione

delle aree.

formazione/informazione del personale addetto all’utilizzo di macchinari/attrezzature, ai

sensi della normativa vigente in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, sulle corrette

procedure da seguire per quelle che sono le attività svolte;

controllo visivo da parte dell’operatore sulle corrette modalità di imballaggio adottate

durante il trasporto e sullo stato di carico al momento del conferimento in impianto;

osservanza, durante le operazioni di pesatura, da parte del personale esterno di tutte le

norme di sicurezza e della segnaletica esposta in impianto, nonché le regole del codice

della strada durante il posizionamento dei veicoli sulla pesa a ponte;

il personale addetto, durante le varie fasi di lavoro, ha l’obbligo di indossare tutti i

dispositivi di protezione individuale (DPI) specifici per l’attività, secondo quanto previsto

dal Dlgs 81/2008 e ss.mm.ii.

5.7.3 Modalità di allarme, richiesta di soccorso e allertamento delle Autorità competenti

Qualora, nonostante le suddette misure di prevenzione e protezione, l’incidente (esplosione dei

macchinari, incendio, cedimento strutturale della pavimentazione con conseguente perdita della

caratteristica di impermeabilizzazione ecc.) si generi nell’impianto, si provvederà

all’allertamento degli enti esterni. In particolare si prevede l’allertamento di:

Vigili del Fuoco (esplosione, incendio)

Protezione civile (esplosione, incendio)

Comune di Albanella (esplosione e cedimento strutturale pavimentazioni)

A.R.P.A.C. (esplosione e cedimento strutturale pavimentazioni)

Provincia di Salerno (esplosione e cedimento strutturale pavimentazioni).

L’allertamento sarà effettuato telefonicamente indicando il tipo di incidente e fornendo le

indicazioni utili per l’intervento degli stessi Enti. Si ritiene necessario segnalare che il rischio di

esplosione dei macchinari utilizzati per lo svolgimento dell’attività di recupero rifiuti è minimo

in quanto dotati di dispositivi di controllo. Quanto detto è da riferire anche all’eventuale

cedimento della pavimentazione.

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5.8. INQUINAMENTO ACUSTICO La caratterizzazione della qualità dell’ambiente in relazione al rumore ed alle vibrazioni dovrà

consentire di definire le modifiche introdotte dall’attività di stoccaggio e trattamento rifiuti,

verificarne la compatibilità con gli standard esistenti, con gli equilibri naturali e la salute

pubblica da salvaguardare con lo svolgimento delle attività antropiche nelle aree interessate,

attraverso:

- la definizione della mappa di rumorosità secondo la modalità precisate nelle Norme

Internazionali I.S.O. 1996/1 e 1996/2 e stima delle modificazioni a seguito della

realizzazione dell’opera;

- definizione delle fonti di vibrazioni con adeguati rilievi di accelerazione nelle tre

direzioni fondamentali e con caratterizzazione in termini di analisi settoriale ed

occorrenza temporale secondo le modalità previste nella Norma Internazionale I.S.O.

2631.

La Relazione Fonometrica a firma del dott. Alfredo Amato,. che si allega, redatta ai sensi del

DPCM/91, DPCM/97 e della L. n. 447/95 in data 20 marzo 2013, valuta l’area in questione

“ricadente in una zona classe IV Arre ad intensa attività umana, con Leq max diurno pari a 60

dB(A), Leq max notturno pari a 50 dB(A)”.

Nel giudizio conclusivo contenuto nel predetto elaborato, l’emissione sonora connessa alle

attività, non supera i vincoli di emissione massima diurna pari a 60 dB(A) a patto che si

realizzano con le misure di mitigazione proposte.

Le fonti di rumore di maggior rilievo sono le seguenti:

1. FRANTOIO ING. BONFIGLIOLI SPA MOD. DRAKE;

2. GRUPPO ELETTROGENO CATERPILLAR MOD. GEH275;

3. IMPIANTO GUIDETTI;

4. TRITURATORE BANO.

L’intervento di mitigazione acustica prevede la realizzazione di una sopraelevazione del muro di

confine già presente in corrispondenza delle sorgenti individuate, ed il montaggio di pannelli

acustici, aventi le seguenti caratteristiche di massima:

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PANNELLI ACUSTICI (Rw = 33 [dB]) in scatolati di lamiera di acciaio al carbonio zincata

preverniciata con uno spessore totale nominale di 100 [mm] e presentano, dall’esterno verso

l’interno, la seguente stratigrafia:

Lamiera di acciaio al carbonio zincata preverniciata microdogata spessore 0,6 [mm];

Strato di materiale fonoassorbente a base di lana minerale a fibre orientate (densità 90÷120

kg/m3).

Lamiera piena/forata di acciaio al carbonio zincata preverniciata spessore 0,5 [mm].

I pannelli proposti saranno certificati in classe A2 - s1, d0 di reazione al fuoco.

5.9 VIABILITA’

La RICICLA CAMPANIA S.R.L. dista circa 2 km dalla Strada Provinciale Variante S.S.18 e

circa 5 chilometri dall’autostrada A3. Il sito in esame infatti è raggiungibile percorrendo la SS 18

sulla quale si immettono i veicoli provenienti dall’Autostrada A3 (uscita Battipaglia e/o uscita

Eboli).

È evidente come gli automezzi utilizzati per il conferimento dei rifiuti e per il successivo utilizzo

incidano sul traffico autoveicolare, ma a rendere meno consistente l’impatto è sicuramente la

vicinanza alla S.S.18, che determina quindi un facile smaltimento dei flussi veicolari, unitamente

alla viabilità già esistente ed asservita ad altre attività produttive presenti nella zona.

6 PIANO DI MONITORAGGIO In Riferimento al Piano di Monitoraggio e Controllo si rimanda all’elaborato tecnico allegato

all’istanza di P.A.U.R. ma in questa sede si ritiene opportuno fornirne un estratto.

Il Piano di autocontrollo ha la finalità di verificare la conformità dell’esercizio dell’impianto in

generale ed alle condizioni prescritte nell’AIA per le attività IPCC dell’impianto e pertanto, ed è

parte integrante dell’AIA.

6.1 componenti ambientali Nel seguito sono riportate delle tabelle con le modalità di registrazione dei controlli effettuati sui

consumi di materie prime, energetici, idrici, e sulle prestazioni ambientali (rumore, scarichi

idrici, ecc.).

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6.1.1. Consumo materie prime

Di fatto le attività espletate dalla RICICLA CAMPANIA S.R.L. non comportano uso di materie

prime propriamente dette in quanto si tratta di un impianto di gestione rifiuti in parte indirizzati

alla sola messa in riserva e deposito preliminare (R13 – D15) ed in parte soggetti a selezione e

cernita (R12) e trattamento (R3 ed R4).

6.1.2 Consumo risorse idriche

Tipologia Punto di prelievo

Fase di utilizzo e punto di

misura

Metodo misura e frequenza

Unità di misura Modalità di registrazione e trasmissione

Acque Consorzio

Sinistra Sele rete idrica

uffici e servizi igienici,

lavaggio piazzali irrigazione

punto di misura: al contatore

Lettura contatore mensile

Mc/mese

Annotazione su file elettronico

di sorveglianza e misurazioni e

reporting annuale

6.1.3 Consumo energia

Descrizione Fase di utilizzo e punto di

misura

Tipologia Metodo misura e frequenza

Unità di misura Modalità di registrazione e trasmissione

Energia elettrica alimentazione servizi e uffici

elettrica Fatturazione

mensile kW/h/a

Annotazione su file elettronico

di sorveglianza e misurazioni e

reporting annuale

6.1.4 Consumo combustibili

Tipologia Fase di utilizzo e punto di misura

Stato fisico Qualità Metodo misura

Unità di misura

Modalità di registrazione e trasmissione

Gasolio Veicoli per movimentazione

rifiuti

liquido standard valutazione consumi

litri/anno Annotazione su file elettronico di sorveglianza e misurazioni e

reporting annuale

Gasolio Motori diesel di servizio ai

trituratori BANO e

BONFI>GLIOLI e Gruppo

elettrogeno CATERPILLAR*

liquido standard valutazione consumi

litri/anno Annotazione su file elettronico di sorveglianza e misurazioni e

reporting annuale

* Il gruppo elettrogeno CATERPILLAR genera l’energia elettrica per il funzionamento degli impianti di gestione

rifiuti (presse, imballatrici, nastri, ecc.)

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6.1.5 Emissioni in atmosfera

Non sono presenti emissioni diffuse nè sono previste emissioni fuggitive ed emissioni

eccezionali. Sono presenti punti di emissione convogliata soggetti ad autocontrollo, in

particolare i punti E1 E2 ed E3. I restanti punti E4 E5 ed E6 sono riconducibili ad emissioni

scarsamente rilevanti, ai sensi dell’art. 272, comma 1 del D. Lgs. 152/06, in quanto si tratta di

emissioni da motori diesel con potenza termica inferiore ad 1 MW. Gli impianti di contenimento

previsti ai punti di emissione convogliata soggetti ad autocontrollo sono riconosciuti come BAT

ufficiali, come da prospetto allegato. La ditta in esame ha adottato un sistema di gestione

ambientale conforme alla norma UNI EN ISO 14001/2015, e si adottano procedure atte al

contenimento ed al controllo delle emissioni di polveri ai camini E1 E2 ed E3 (BAT conclusion).

Grado di applicazione BAT specifiche

Sezione L.2: IMPIANTI DI ABBATTIMENTO1

N° camino SIGLA Tipologia impianto di abbattimento

E1 BAT 14

PREVENZIONE EMISSIONI DIFFUSE

BAT REGIONALE Delibera Regionale

243/2015 Filtro a secco

E2

BAT 25 Impiego di tecniche per la riduzione delle emissioni

di polveri

BAT REGIONALE Delibera Regionale

243/2015 Filtro a secco

E43

BAT 25 Impiego di tecniche per la riduzione delle emissioni

di polveri

BAT REGIONALE

Delibera Regionale 243/2015

Ciclone separatore e scrubber

E4 non previsto Emissioni scarsamente rilevanti

E6 non previsto Emissioni scarsamente rilevanti

E6 non previsto Emissioni scarsamente rilevanti

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6.1.5.1 Inquinanti monitorati

Punto di emissione

Parametro e/o fase

Metodo di campionamento

Metodo di misura (incertezza)

Frequenza Modalità di registrazione e trasmissione

E1 POLVERI

UNICHIM 158:1988

UNI EN 13284-1:2003

Emissioni da sorgente fissa -

Determinazione della concentrazione in

massa di polveri in basse concentrazioni -

Metodo manuale gravimetrico.

annuale

Analisi affidata a laboratori autorizzati e

Annotazione delle prestazioni ambientali su file elettronico di

sorveglianza e misurazioni

E2 POLVERI

E33 POLVERI

E4 gas di scarico non soggetta a

controlli non soggetta a controlli non soggetta a

controlli non soggetta a

controlli

E5 gas di scarico non soggetta a

controlli non soggetta a controlli non soggetta a controlli

non soggetta a controlli

E6 gas di scarico non soggetta a

controlli non soggetta a controlli non soggetta a controlli

non soggetta a controlli

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6.1.6 Emissioni in acqua

Il sistema di raccolta e trattamento delle acque di bianche e nere attualmente presente presso lo

stabilimento della Ricicla Campania è suddiviso in 3 reti distinte:

Una rete fognaria sottotraccia con tubazione avente una sezione di 125 mm che

convoglia le acque nere provenienti dai servizi igienici della palazzina uffici in una vasca imhoff a svuotamento periodico con l’ausilio di ditte autorizzate.

Una rete fognaria che convoglia le acque meteoriche di dilavamento del piazzale individuato in planimetria “C1” e di copertura del capannone in un impianto di depurazione con recapito nel “Fosso di scolo” e successivamente in corpo idrico superficiale.

Una rete fognaria che convoglia le acque meteoriche di dilavamento del piazzale individuato in planimetria “C2” di circa 3900 m2 in un impianto di depurazione con recapito nel “Fosso di scolo” e successivamente in corpo idrico superficiale.

Si prevede un controllo annuale delle acque di dilavamento meteoriche. Il prelievo sarà eseguito

allo specifico pozzetto di campionamento.

Le concentrazioni rilevate saranno confrontate con i limiti di emissione massimi per scarichi in

acque superficiali, indicati nella tabella 4 – allegato 5 alla parte IV del D. Lgs. 152/06 e s.m.i.

Le analisi saranno condotte con metodiche APAT – CNR – IRSA e/o altre di pari sensibilità ed

accuratezza.

6.1.6.1 Inquinanti monitorati

Le concentrazioni rilevate saranno confrontate con i limiti di emissione massimi dei parametri

indicati nel piano di monitoraggio, per scarichi in acque superficiali, indicati nella tabella 4 –

allegato 5 alla parte IV del D. Lgs. 152/06 e s.m.i.

6.1.6.2 Frequenza di monitoraggio scarichi idrici

Punto di emissione

frequenza Modalità di registrazione e

trasmissione

01

annuale

Annotazione su file elettronico di sorveglianza e misurazioni

02 Annotazione su file elettronico di

sorveglianza e misurazioni

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134

6.1.6.3 Sistemi di depurazione

Punto di emissione

Sistema di trattamento

(stadio di trattamento)

Elementi caratteristici di ciascuno

stadio

Dispositivi e punti di controllo

Modalità di controllo

(frequenza)

Modalità di registrazione e trasmissione

- vasca IMHOFF Sedimentazione

Al pozzetto di ispezione posto

prima dello scarico

annuale per allontanamento dei

fanghi (CER 200304)

Annotazione su file elettronico di

sorveglianza e misurazioni

01 Disoleatore e

vasca di prima pioggia

Separazione della fase grassa e

decantazione prima dello

scarico

Al pozzetto di ispezione posto

prima dello scarico

analisi annuali allo scarico

Annotazione su file elettronico di

sorveglianza e misurazioni

02 Disoleatore e

vasca di prima pioggia

Separazione della fase grassa e

decantazione prima dello

scarico

Al pozzetto di ispezione posto

prima dello scarico

analisi annuali allo scarico

Annotazione su file elettronico di

sorveglianza e misurazioni

6.1.7 Rumore

Per le tecniche di rilevamento si applicheranno le indicazioni contenute nel D.M. 16 marzo 1998.

In particolare il sistema di misura sarà rispondente alle specifiche normative quali EN

60651/1994 (IEC 651), EN 60804/1994 (IEC 804), EN 61094-1/1994, EN 61094-2/1993, EN

61094-3-4/1995, EN 61260/1995 (IEC 1260), per filtri e microfoni, CEI 29-4 per i calibratori.

Gli strumenti utilizzati, compresi i microfoni, saranno regolarmente tarati.

1

2

4

3

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135

6.1.7.1 Rumore, sorgenti

postazioni di misura Punto di emissione

unità di misura

frequenza Modalità di registrazione azioni di ARPAC

confini impianto

1 Leq dBA annuale Annotazione su file

elettronico di sorveglianza e misurazioni

controllo

2 Leq dBA annuale Annotazione su file

elettronico di sorveglianza e misurazioni

controllo

3 Leq dBA annuale Annotazione su file

elettronico di sorveglianza e misurazioni

controllo

4 Leq dBA annuale Annotazione su file

elettronico di sorveglianza e misurazioni

controllo

I valori rilevati saranno confrontati con i limiti della zona è ascritta in classe

Tabella IV A

Valori limite di emissione - Leq in dB(A) (art. 2 d.P.C.M. 14 Novembre 1997)

classi di destinazione d’uso del territorio tempi di riferimento

limite diurno - (06.00 – 22.00) limite notturno - (22.00 – 06.00)

aree particolarmente protette 45 35

aree prevalentemente residenziali 50 40

aree di tipo misto 55 45

aree di intensa attività umana 60 40

aree prevalentemente industriali 65 55

aree esclusivamente industriali 65 65

Tabella IV B

Valori limite assoluti di immissione - Leq in dB(A) (art. 3 d.P.C.M. 14 Novembre 1997)

classi di destinazione d’uso del territorio tempi di riferimento

limite diurno - (06.00 – 22.00) limite notturno - (22.00 – 06.00)

aree particolarmente protette 50 40

aree prevalentemente residenziali 55 45

aree di tipo misto 60 50

aree di intensa attività umana 65 55

aree prevalentemente industriali 70 60

aree esclusivamente industriali 70 70

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136

Non si prevedono attività in orario notturno.

6.1.8 Rifiuti

6..1.8.1 Controllo rifiuti in ingresso al sito IPPC

Per tutti i rifiuti ingresso saranno eseguite le seguenti azioni:

Verifica analisi di caratterizzazione del produttore

Verifica rispondenza del materiale trasportato

Controllo visivo

verifica del peso

controllo radiometrico (laddove necessario)

rispondenza dei rifiuti in ingresso, alla documentazione di viaggio (formulari di

identificazione dei rifiuti),

corretta attribuzione del codice CER, quantità dichiarate, ecc.

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137

6.8.1.2 Controllo rifiuti in uscita dal sito

Attività Metodo di

smaltimeno/recupero Modalità di controllo

e di analisi Punto di misura

e frequenza Modalità di registrazione e

trasmissione

rifiuti in uscita avvio ad impianti

autorizzati classificazione annuale

Registrazione su registri di carico e scarico Mod. A e

Annotazione su file elettronico di sorveglianza e misurazioni

6.8.2 Suolo e sottosuolo

6.8.2.1 Acque sotterranee e protezione della falda

Non sono presenti pozzi in quanto l’approvvigionamento idrico è garantito dall’acquedotto

comunale.

E’ previsto un monitoraggio visivo, con frequenza mensile, dell’integrità delle platee, dei cordoli

di contenimento e di ogni altra struttura atta alla tutela del suolo. La registrazione si ritiene

necessaria solo in caso di anomalie.

Punti di eventuale

contatto con suolo e sottosuolo

tipo di controllo Frequenza Modalità di registrazione

e trasmissione

pavimentazioni esterne

verifica di integrità attraverso monitoraggio visivo

mensile Solo in caso di anomalie

pavimentazione interna al capannone

cordoli di contenimento

6.9 Controllo fasi critiche, manutenzioni, depositi

6.9.1 Sistemi di controllo delle fasi critiche del processo ed interventi di manutenzione ordinaria

Non sono presenti in azienda apparecchiature automatiche per il monitoraggio e controllo delle

prestazioni ambientali, pertanto nella tabella che segue sono indicate quelle per le quali si

prevede una specifica sorveglianza per verificare costantemente la loro efficienza, sia per il

controllo dei consumi sia per la prevenzione incendi.

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138

Attività Apparecchiatura Parametri e frequenze

Modalità di registrazione e trasmissione

Parametri Frequenza controlli

Fase Modalità di controllo

Trattamento acque di prima

pioggia

impianto di disoleazione

Efficienza rispetto

valori limite

semestrale regime Analisi emissioni e funzionalità

apparecchiature

Annotazione su file elettronico di

sorveglianza e misurazioni

trattamento acque sevizi

igienici

vasca IMHOFF Efficienza rispetto

valori limite

semestrale regime Analisi emissioni e funzionalità

apparecchiature

Annotazione su file elettronico di

sorveglianza e misurazioni

Lotta antincendio

Mezzi di spegnimento

verifica dell’efficienza

semestrale regime visiva Annotazione su file elettronico di

sorveglianza e misurazioni

6.9.2. Aree di stoccaggio (serbatoi, bacini di contenimento, ecc)

Struttura contenimento

Contenitore

Tipo di controllo Frequenza Modalità di registrazione e trasmissione cassoni scarrabili identificazio

ne mediante sigla

integrità annuale Annotazione su file elettronico di sorveglianza e misurazioni

serbatoio oasolio identificazione mediante

sigla

integrità annuale Annotazione su file elettronico di sorveglianza e misurazioni

serbatoi per rifiuti oleosi

identificazione mediante

sigla

integrità annuale Annotazione su file elettronico di sorveglianza e misurazioni

6.9.3. Indicatori di prestazione

Indicatore e sua descrizione

Unità di misura Modalità di calcolo frequenza Modalità di registrazione e

trasmissione

consumo di energia elettrica in un anno

kW/h/ore lavorate

Valutazione dei singoli consumi rapportati alle specifiche fasi in cui è previsto l’uso di energia elettrica (si veda scheda O)

annuale Annotazione su file

elettronico di sorveglianza e misurazioni

consumo idrico mc/anno consumo idrico annuo annuale Annotazione su file

elettronico di sorveglianza e misurazioni

percentuale di rifiuti avviati a

recupero t/a

Valutazione dei rifiuti inviati a recupero rispetto al quantitativo

annuo gestito annuale

Annotazione su file elettronico di sorveglianza e

misurazioni

6.10 Manutenzione e calibrazione Gli impianti presenti sono sottoposti a manutenzione periodica secondo piani di manutenzione

previsti dalle case costruttrici.

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139

Si prevedono controlli interni per determinati impianti.

vasca IMHOFF

controllo frequenza eseguito da registrazione

verifica livello vasca

giornaliera

personale interno Solo in caso di anomalie

pulizia e verifica integrità

annuale

Impianto di trattamento acque di prima pioggia

controllo frequenza eseguito da registrazione

verifica livello vasche

giornaliera

personale interno Solo in caso di anomalie

verifica stato apparecchiature e verifica impianto

elettrico

semestrale

pulizia e verifica integrità

annuale

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140

7 OBIETTIVI Gli obiettivi che la RICICLA CAMPANIA S.R.L. si prefigge, nello svolgere le attività indicate

in precedenza, sono nel seguito indicati:

minore consumo di risorse naturali con il recupero di rifiuti di carta, plastica, vetro,

legno, metalli ferrosi e non ferrosi; a tal proposito si precisa che lo stesso D. Lgs.

152/06 e s.m.i., nelle linee generali, favorisce il recupero dei rifiuti rispetto all’avvio a

discarica;

diffusione e razionalizzazione delle attività di recupero dei rifiuti favorendone la

valorizzazione;

riduzione della percentuale di rifiuti avviata al definitivo smaltimento, causa questa

di ricadute dannose in termini ambientali ed, in generale, sociali.

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141

8 DISMISSIONE DELL’IMPIANTO Il ripristino ambientale di un sito consiste nel recupero dello stesso in funzione della destinazione

d’uso prevista dallo strumento urbanistico; nel caso specifico trattasi di area classificata

industriale. Tenendo conto della definizione del lay-out di progetto, le aree che presentano

maggiore criticità sono le seguenti:

aree di conferimento rifiuti;

aree per lo stoccaggio dei rifiuti pericolosi e non pericolosi;

area per lo stoccaggio dei rifiuti e prodotti trattati;

aree per il trattamento e per lo stoccaggio di cassoni;

vasche di accumulo sversamenti accidentali e reflui;

Scarico acque di pioggia

Dalla valutazione delle aree e le sorgenti di inquinamento vengono valutate le seguenti azioni da

intraprendere a seguito della dismissione dell'impianto:

a) Conclusione delle attività di trattamento dei rifiuti. Asportazione e pulizia delle attrezzature

dei magazzini di stoccaggio e dei macchinari utilizzati per l'attività;

b) Pulizia superficiale dell'area per la raccolta di eventuali sfridi non recuperabili principalmente

di plastica, vetro e metallo;

c) Smaltimento dei rifiuti presenti e dei rifiuti prodotti dalla pulizia meccanica superficiale;

d) Controllo visivo dell'area per l'individuazione di zone critiche (ad es. contaminate da olio) con

definizione, se possibile di un'area pulita destinata allo stoccaggio dei rifiuti prodotti durante la

bonifica e asportazione dei materiali e dei punti ipoteticamente contaminati;

e) Piano di indagine preliminare delle matrici ambientali: consiste nella verifica analitica delle

caratteristiche di terreno/suolo ed, eventualmente, falda dopo asportazione dei rifiuti per

valutazione del raggiungimento dei limiti previsti in relazione alla destinazione d’uso industriale

(Tabella 1- Allegato 5 - Titolo 5 - D.L.vo n.152/06).

f) A seguito dei risultati, eventuale piano di caratterizzazione per piano di bonifica ripristino

ambientale.

g) Conclusione dei lavori, analisi di verifica e restituzione del sito.

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142

8.1 Conclusione attività Nel momento in cui si decide di interrompere l'attività, verrà bloccata l'entrata di rifiuti. Quindi

verrà effettuato il trattamento degli ultimi rifiuti presenti. Esaurita l'attività, si provvederà alla

vendita/demolizione dei macchinari e alla completa asportazione dei componenti presenti.

Questa fase sarà effettuata in un tempo ragionevole necessario a organizzare l'attività di

smaltimento. Tutte le operazioni di trasporto e di produzione di rifiuti saranno registrate sui

registri con i relativi formulari di trasporto. Dopo le asportazioni dei materiali e rifiuti e le

pulizie, seguirà una analisi di caratterizzazione del terreno sottostante la pavimentazione, se

necessario, ai sensi di legge D.Lgs. 152/06 Titolo V Bonifica siti contaminati, verranno quindi

effettuate le comunicazioni di possibili contaminazioni del terreno per l'attivazione della

procedura di caratterizzazione e di bonifica del terreno.

8.2 Pulizia superficiale dell’area Dopo la conclusione dell'attività e asportazione dei materiali ottenuti inizia la fase di pulizia e

bonifica vera e propria. La prima fase consiste nella raccolta di eventuali materiali rimasti a terra

e la seconda nella pulizia della parte superficiale. Si prevede la raccolta e la selezione dei rifiuti

prodotti dalla raccolta manuale per poterli indirizzare al recupero ove possibile.

8.3 Smaltimento dei rifiuti prodotti Nel cantiere sono ancora presenti i rifiuti dell'attività. In simultanea con i punti su indicati si

provvederà pertanto al loro smaltimento compresi i liquidi eventualmente presenti. Si provvederà

quindi al recupero degli eventuali contenitori per un eventuale loro riutilizzo a seguito di

bonifica. Dopo queste tre fasi il capannone si presenta vuoto e superficialmente pulito senza

materiale ed è pronto per una valutazione dei punti oggetto di attenzione per la caratterizzazione

dello stato di contaminazione.

8.4 Controllo visivo, asportazione, analisi di verifica e piano di indagine preliminare

Questa valutazione risulta più efficace in questo momento del ripristino poichè, con l'attività in

funzione, non risulta possibile una valutazione approfondita dei punti di attenzione per la

presenza in superficie delle macchine e delle attrezzature. L'analisi del sito riguarderà in

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143

particolare la parte interessata da attività e stoccaggio di rifiuti e i punti critici (fessurazioni,

impianto di trattamento acque di pioggia, ecc.). Dopo questa fase si procederà in ordine alla

pulizia delle caditoie e della linea delle acque provenienti dalle aree di lavorazione, con raccolta

delle acque di lavaggio nella vasca di accumulo e smaltimento della stessa come rifiuto. Nel caso

di fessurazioni nel cemento risulta probabile l'infiltrazione di contaminante. Prima delle analisi

verrà quindi effettuata una asportazione del terreno/cemento visivamente sporco e quindi

verranno effettuati campionamenti sotto il pavimento. Il prelievo dei campioni di terreno verrà

effettuato in conformità ai metodi UNICHIM ed IRSA. Le posizioni e il numero di campioni

previsti per l'analisi del suolo verranno rivisto in relazione all’effettiva situazione al momento dei

lavori di ripristino dell'area. Tutti i contenitori verranno identificati con etichetta ed i dati di

identificazione verranno riportati nei certificati di analisi. Per ogni intervento di campionamento

verranno redatti i relativi verbali di prelievo.

8.5 Piano di caratterizzazione e Bonifica – ripristino ambientale Dopo le prime analisi sarà verificato se i parametri rientrano nei limiti, in caso contrario risulta

necessario attuare un piano completo di caratterizzazione del sito al fine di verificare eventuali

vie di fuga delle contaminazioni e predisporre controlli approfonditi sulle matrici ambientali

(acqua e terreno). L'esito del piano di caratterizzazione stabilirà controlli, le eventuali bonifiche

da attuare ed il grado di attuazione.

8.6 Conclusione lavori e restituibilità del sito Alla fine dei lavori verrà redatta una dichiarazione finale contenente le analisi dei vari processi di

controllo, la documentazione fotografica delle operazioni di ripristino e dell'eventuale bonifica e

i quantitativi di materiale asportato e smaltito durante la bonifica (formulari di trasporto) nonchè

le procedure attuate per il controllo delle matrici ambientali (falda e terreni). Gli Enti competenti saranno coinvolti con le modalità indicate dalla normativa, al fine di

effettuare di concerto l'attività di ripristino. Al termine delle operazioni il sito si presenterà

ripristinato in funzione della destinazione d'suo prevista dallo strumento urbanistico.

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144

9 TABELLA RIASSUNTIVA DEGLI IMPATTI IN PRESENZA DELLE

MITIGAZIONI PREVISTE

Viene redatta una tabella riassuntiva (Matrice) delle componenti ambientali interessate dai

fattori di potenziale impatto in fase di esercizio dell’impianto (in presenza delle mitigazioni e

delle procedure gestionali adottate) generati, a loro volta, dai fattori causali considerati; ciò allo

scopo di individuarne indirettamente anche il collegamento fra fattori causali e le componenti

ambientali stesse

Si sono evidenziati in ordinata l’elenco dei fattori di potenziale impatto:

impatto visivo;

traffico veicolare indotto;

impatto acustico;

emissioni in atmosfera;

impatto sull’ambiente idrico, suolo e sottosuolo;

Si sono evidenziate invece in ascisse le componenti ambientali interessate:

atmosfera

ambiente idrico

suolo e sottosuolo

vegetazione, flora e fauna

ecosistemi antropici

salute pubblica

rumori

paesaggio

Ad ogni impatto è stato attribuito il seguente grado di significatività:

N= nessuna significatività B= bassa significatività negativa M= media significatività negativa A= alta significatività negativa

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145

MATRICE DEI FATTORI DI POTENZIALE IMPATTO IN PRESENZA DELLE MITIGAZIONI

PREVISTE

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146

10 CONCLUSIONI

Lo studio effettuato ha permesso di definire un quadro di riferimento territoriale dell’area in

cui ricade l’impianto della ditta RICICLA CAMPANIA S.R.L., che ha consentito di individuare

i fenomeni diretti e indiretti interagenti con l’impianto già esistente e già in possesso di

Autorizzazione Unica Ambientale rilasciata dal SUAP di Albanella, con

PROVVEDIMENTO N* 9592 del 07 novembre 2016 ss.mm.ii. per l’attività di messa in

riserva e recupero rifiuti.

Queste analisi hanno permesso di concludere che l’impianto non incide negativamente su

nessuna delle componenti ambientali quali aria, acqua, suolo e sottosuolo, paesaggio,

vegetazione, fauna, flora, rumore, salute pubblica ed ecosistema.

Dall’analisi della documentazione si rileva che l’area oggetto di studio dell’intervento non ricade

nel perimetro di Piani Paesistici, e non si riscontrano interferenze tra le opere in progetto e le

aree di valore paesaggistico individuate.

Dal riscontro della cartografia delle Aree Protette l’area rientra in area Contigua e non all’interno

del perimetro del Parco del Cilento e Vallo di Diano.

L’area oggetto di studio risulta esterna alle delimitazioni dei siti SIC e ZPS.

Secondo la Cartografia del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (distinto in Rischio frane e

Rischio idraulico) è stato redatto dall’autorità di Bacino Interregionale del Fiume Sele, l’area

oggetto di studio ricade in:

Aree a rischio idraulico moderato (R1);

Aree per il rischio frana (R2);

Aree per la pericolosità da frana (P1);

Area non a Vincolo Idrogeologico.

Nelle aree a pericolosità potenziale da frana molto elevata Putr4, che ricadono in aree a rischio

potenziale da frana Rutr3 e Rutr2 come nel nostro caso, oltre a quanto previsto articolo 33 delle

Norme di Attuazione del PSAI approvato con Delibera del Comitato Istituzionale n. 22 del

02.08.2016, è consentito qualunque intervento previsto dallo strumento urbanistico

comunale o altra pianificazione sovraordinata.

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147

Per quanto riguarda l’impatto acustico, il comune di Albanella ha provveduto alla classificazione

acustica del territorio di competenza, pertanto i limiti applicabili all’area in esame sono quelli di

aree ad intensa attività umana.

Come meglio specificato al paragrafo 2.2.5, la destinazione urbanistica dell’area in esame è per

impianti produttivi (zona D Aree consolidate per impianti produttivi), ma, ai sensi di quanto

previsto dal piano di zonizzazione acustica comunale, si è potuto appurare che la zona è ascritta

in classe IV.

classe IV “Arre ad intensa attività umana

Zonizzazione Limite diurno Leq

dB(A) Limite notturno Leq

dB(A)

Classe IV 60 50

Le immissioni sonore valutate indicano valori compatibili con aree di tipo industriale. Tuttavia,

vista la classificazione data dal comune all’area in esame (classe IV), la ditta in esame ha in

progetto la realizzazione, a valle delle autorizzazioni ottenute, di misure di mitigazione proposte.

L’intervento di mitigazione acustica prevede la realizzazione di una sopraelevazione del muro di

confine già presente in corrispondenza delle sorgenti individuate, ed il montaggio di pannelli

acustici, aventi le seguenti caratteristiche di massima:

PANNELLI ACUSTICI (Rw = 33 [dB]) in scatolati di lamiera di acciaio al carbonio zincata preverniciata con uno spessore totale nominale di 100 [mm] e presentano, dall’esterno verso l’interno, la seguente stratigrafia:

Lamiera di acciaio al carbonio zincata preverniciata microdogata spessore 0,6 [mm]; Strato di materiale fonoassorbente a base di lana minerale a fibre orientate (densità

90÷120 kg/m3). Lamiera piena/forata di acciaio al carbonio zincata preverniciata spessore 0,5 [mm].

Riguardo agli “immobili ed aree di notevole interesse pubblico” di cui al D.Lgs. 42/04 art.136 non si rileva la presenza nell’area di studio di zone oggetto di vincolo.

Riguardo alle “Aree tutelate per legge” di cui al D.Lgs. 42/04 art. 142 lett. h) non si rileva la

presenza, nell’area di studio, di zone gravate da usi civici.

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148

L’area oggetto di studio non ricade all’interno del perimetro di Piani Paesistici, e non si

riscontrano interferenze tra le opere in progetto e le aree di valore paesaggistico

individuate.

Aree protette

L’analisi del “V Aggiornamento dell’elenco ufficiale delle aree naturali protette approvato

con Deliberazione della Conferenza Stato Regionali del 24/7/2003 e pubblicato nel Supplemento

ordinario n.144 alla Gazzetta Ufficiale n.205 del 4.9.2003”, comprensivo di quelle appartenenti

alla Regione Campania, ha evidenziato che nessuna di queste interessa l’area oggetto di studio.

Riguardo la rete ecologica “Natura 2000”, nell’area vasta di indagine non sono state rilevate

aree protette nelle immediate vicinanze del sito oggetto di studio.

Vincolo Paesaggistico

Per quanto concerne il vincolo paesaggistico si è rilevato che:

Riguardo agli “immobili ed aree di notevole interesse pubblico” di cui al D.Lgs. 42/04 art. 136

non si rileva la presenza nell’area di studio di aree oggetto di vincolo.

Riguardo alle “Aree tutelate per la legge” di cui al D.Lgs. 42/04 art. 142 lett. c) non si rileva la

presenza nell’area di studio di zone soggetta a tale vincolo.

Riguardo alle “Aree tutelate per legge” di cui al D.Lgs. 42/04 art. 142 lett. h) non si rileva la

presenza nell’area di studio di aree gravate da usi civici (uso pascolo o legname). Per Uso Civico

si intende il peso imposto su beni immobili a favore della popolazione residente che usufruisce

dei beni che ne derivano.

Vincolo Storico Artistico

Per quanto concerne il patrimonio di valore storico, artistico ed architettonico non si

registrano interferenze tra i beni oggetto di vincolo e le opere in esame.

Dal punto di vista edilizio, l'ampliamento proposto sarà realizzato in conformità alle disposizioni

del vigente P.U.C. del Comune di Albanella (SA) art. 85 delle Norme Tecniche di Attuazione ma

comporta, per una superficie di circa 707 mq della nuova particella una variante urbanistica.

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149

Il lotto si amplierà aggiungendo al complesso produttivo la particella catastale n.404 del foglio

n.4 che ha superficie catastale di 11.980 mq, di cui la Ricicla Campania Srl utilizzando una

superficie totale complessiva di 1.740,00 mq.

La particella n.404 del foglio n.4, come da Certificato di destinazione urbanistica n.03/2020 del

15/01/2020 ricade per 1287 mq nella Carta della Trasformabilità del vigente PUC del comune di

Albanella in Aree consolidate per impianti produttivi e per i restanti 10.693 in zona Agricola di

Piana.

Per quanto concerne le emissioni in atmosfera, verranno messi in atto interventi di

mitigazione costituiti da sistemi di abbattimento conformi alla Delibera Regionale

243/2015. Le misure stimate degli inquinanti individuano una condizione compatibile con

l’ambiente circostante.

DATI TECNICI SISTEMA DI ABBATTIMENTO PUNTO EMISSIONE E1

Caratteristiche tecniche Unità di misura Dettagli Superficie filtrante mq 28

n. di elementi filtranti n. 8 Lunghezza elementi

filtranti mm 1000

Tipo di tessuto normativa DIN

54345. Poliestere non tessuto plissettato antistatico

Portata Mc/h 900 Temperatura d’esercizio °C Ambiente

Concentrazione di polveri

mg/mc 7

DATI TECNICI SISTEMA DI ABBATTIMENTO PUNTO EMISSIONE E2

Caratteristiche tecniche Unità di misura Dettagli Superficie filtrante mq 116,57 circa

n. di elementi filtranti n. 8 CAR325/PD1200 Dimensioni cartucce: mm D=325 mm. x H=1200 mm.

Tipo di tessuto - feltro poliestere Portata Mc/h 8000 max

Temperatura d’esercizio °C Ambiente Concentrazione di

polveri mg/mc 7

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150

DATI TECNICI SISTEMA DI ABBATTIMENTO PUNTO EMISSIONE E3

Caratteristiche tecniche Unità di misura Dettagli

Ciclone mm diametro di mm 800 tubazione di uscita diametro di mm 900

scrubber - a gola venturi in controcorrente

Portata Mc/h 30000 max Temperatura d’esercizio °C Ambiente

Concentrazione di polveri

mg/mc 9

Le emissioni in atmosfera saranno autorizzate nell’ambito del procedimento di Autorizzazione

Integrata Ambientale.

Per gli scarichi idrici, come descritto nella relazione specialistica, il sistema di raccolta e

trattamento delle acque bianche e nere che verrà proposto allo stato progettuale per la

modifica dell’impianto di trattamento e stoccaggio rifiuti subirà piccolissime modifiche e

sarà suddiviso cosi come allo stato attuale in 3 reti distinte:

1. Una rete fognaria sottotraccia con tubazione avente una sezione di 125 mm che convoglia

le acque nere provenienti dai servizi igienici della palazzina uffici in una vasca Imhoff a

svuotamento periodico con l’ausilio di ditte autorizzate.

2. Una rete fognaria che convoglia le acque meteoriche di dilavamento del piazzale

individuato in planimetria “C1” e di copertura del capannone in un impianto di

depurazione con recapito nel “Fosso di scolo” e successivamente in corpo idrico

superficiale.

3. Una rete fognaria che convoglia le acque meteoriche di dilavamento del piazzale

individuato in planimetria “C2” di circa 3900 m2 e del piazzale da realizzare individuato

in planimetria “C3” di circa 2.000 m2 in un impianto di depurazione (già esistente da

modificare) con recapito nel “Fosso di scolo” e successivamente in corpo idrico

superficiale.

4 Allo stato attuale la società è in possesso di autorizzazione allo scarico “fosso di scolo” con recapito in corpo idrico superficiale inclusa nel Provvedimento di Autorizzazione Unica

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151

Ambientale rilasciata dal SUAP del comune di Albanella N* 9592 del 07 novembre 2016

ss.mm.ii.

Come evidenziato in precedenza le matrici ambiente coinvolte (aria, acqua, suolo e sottosuolo)

non vengono influenzate dall’attività proposta; questo fattore è da ricondurre alle caratteristiche

dei rifiuti ed al fatto che l’attività di stoccaggio e trattamento non comporta un aggravamento

significativo della situazione esistente.

La localizzazione del sito è già stata validata sotto il profilo di compatibilità ambientale in

quanto con D.D. n.165 del 27/10/2014 e D.D. n. 284 14/11/2016 l’area e l’attività che

attualmente la Ricicla Campania svolge è stato escluso dalla Valutazione di Impatto Ambientale.

La ditta RICICLA CAMPANIA S.r.l. infatti con Autorizzazione Unica Ambientale

PROVVEDIMENTO DEL SUAP N* 9592 del 07 novembre 2016 ss.mm.ii. è autorizzata per

l’attività di MESSA IN RISERVA [R13] E RECUPERO [R4] DI RIFIUTI SPECIALI NON

PERICOLOSI, in sostituzione dei titoli abilitativi di cui al D.P.R. il 59/2013, art. 3, comma 1,

lettere:

a) autorizzazione agli scarichi, di cui al capo II del titolo IV della sezione II della

Parte terza del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152;

e) comunicazione di cui all’art. 8, comma quarto, della legge 26 ottobre 1995, n. 447;

g) comunicazione in materia di rifiuti, di cui all’art. 216 del decreto legislativo 03

aprile 2006, n. 152, con iscrizione al n. 197 del Registro Provinciale delle imprese

esercenti attività di recupero di Rifiuti in procedura semplificata.

La richiesta di Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale art.27-BIS del D.Lgs. 152/2006

ss.mm.ii scaturisce dal fatto che la modifica sostanziale dell’impianto rientra:

• nella tipologia elencata nell’Allegato IV alla Parte Seconda del D.Lgs.152/2006, al punto

7 lettera t denominata “impianti di smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi mediante

operazioni di deposito preliminare con capacità massima superiore a 30.000 m3 oppure con

capacità superiore a 40 t/giorno (operazioni di cui all'allegato B, lettera D15 della parte quarta

del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152);” e ricade anche parzialmente in aree naturali

protette come definite dalla L.394/1991 (nazionali e/o regionali comprensive delle Aree

contigue) e/o nei siti della Rete Natura 2000.

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152

• nella tipologia elencata nell’Allegato IV alla Parte Seconda del D.Lgs.152/2006, al punto

7 lettera z.a. denominata “Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti pericolosi, mediante

operazioni di cui all'allegato B, lettere D2, D8 e da D13 a D15, ed all'allegato C, lettere da R2 a

R9, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e ricade anche parzialmente in

aree naturali protette come definite dalla L.394/1991 (nazionali e/o regionali comprensive delle

Aree contigue) e/o nei siti della Rete Natura 2000.

• nella tipologia elencata nell’Allegato IV alla Parte Seconda del D.Lgs.152/2006, al punto

7 lettera z.b. denominata “Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti non pericolosi, con

capacità complessiva superiore a 10 t/giorno, mediante operazioni di cui all'allegato C, lettere da

R1 a R9, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e ricade anche

parzialmente in aree naturali protette come definite dalla L.394/1991 (nazionali e/o regionali

comprensive delle Aree contigue) e/o nei siti della Rete Natura 2000.

Inoltre tale modifica sarà soggetta anche all’Autorizzazione Integrata Ambientale in quanto

impianto IPPC di cui alle lettere:

• 5.3. lettera b) recupero, o una combinazione di recupero e smaltimento, di rifiuti non

pericolosi, con una capacità superiore a 75 Mg al giorno, che comportano il ricorso ad una o più

delle seguenti attività ed escluse le attività di trattamento delle acque reflue urbane, disciplinate

al paragrafo 1.1 dell'Allegato 5 alla Parte Terza DEL d. Lgs. 152/06), in particolare, punto 4)

trattamento in frantumatori di rifiuti metallici, compresi i rifiuti di apparecchiature elettriche ed

elettroniche e i veicoli fuori uso e relativi componenti.

• 5.5. Accumulo temporaneo di rifiuti pericolosi non contemplati al punto 5.4 prima di una

delle attività elencate ai punti 5.1, 5.2, 5.4 e 5.6 con una capacità totale superiore a 50 Mg,

eccetto il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono generati i rifiuti,

dell’Allegato VIII alla parte seconda del D.Lgs. n° 152/06 e s.m.i.

Per quanto detto e per quanto emerso dai contenuti dello “Studio di impatto ambientale” emerge

che l’intervento proposto non ha alcun impatto significativo sull’ambiente circostante.

Nell’impianto verranno messe in atto le seguenti misure per mitigare dal punto di vista

ambientale gli effetti potenzialmente negativi dell’attività di stoccaggio e trattamento rifiuti

sull’ambiente:

1) sistemi di abbattimento degli inquinanti nelle emissioni in atmosfera, come descritti in

precedenza;

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153

2) procedure ed istruzioni operative per garantire gli standard di protezione ambientale

redatte nell’ambito del sistema di gestione ambientale certificato di cui la ditta è dotata;

3) procedure e piani di gestione per il risparmio energetico e per l’efficienza energetica

come da sistema ambientale citato;

4) piani di reazione ad aventi accidentali (incendio, sversamenti accidentali, ecc.) come da

sistema ambientale citato;

5) copertura dei cumuli di rifiuti non pericolosi con teli in PVC e deposito dei rifiuti

pericolosi all’interno di un capannone;

6) pavimentazione dell’area di messa in riserva e convogliamento delle acque meteoriche in

apposite vasche di raccolta e trattamento;

7) verifica periodica, secondo il piano di autocontrollo, della pavimentazione e di tutte le

apparecchiature presenti nell’impianto;

8) piantumazione di alberi al confine dell’area interessata, al fine di mitigare l’impatto

visivo dell’impianto;

9) realizzazione di una sopraelevazione del muro di confine già presente in corrispondenza

delle sorgenti individuate, ed il montaggio di pannelli acustici.

Per quanto precedentemente esposto ed in considerazione del fatto che:

il sito è già operativo e quindi dotato di autorizzazione rilasciata dagli Enti competenti,

L’organizzazione è dotata di un sistema di gestione ambientale certificato in conformità

alle norme UNI EN ISO 14001:2015 e per tale motivo è in possesso di un piano di

autocontrollo delle performance ambientali e di procedure per garantire gli standard di

protezione ambientale;

sono già in atto i monitoraggi ed i controlli prescritti nelle richiamate autorizzazioni

(scarico delle acque, rumore, ecc.), e nel piano di autocontrollo di cui al sistema di

gestione ambientale certificato UNI EN ISO:2015;

verrà data attuazione al piano di monitoraggio e controllo proposto per l’AIA, integrato

con le verifiche ed analisi derivanti dalle modifiche di cui all’istanza di PAUR;

il sito è a vocazione industriale pertanto le attività in progetto sono compatibili con

l’attuale strumento urbanistico,

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154

l’area oggetto di studio non ricade all’interno del perimetro di Piani Paesistici, e non si

riscontrano interferenze tra le opere in progetto e le aree di valore paesaggistico

individuate.

riguardo le aree naturali protette l’area oggetto di studio non è presente nell’elenco di cui

ai provvedimenti di legge indicati;

riguardo la rete ecologica “Natura 2000”, nell’area vasta di indagine non sono state

rilevate aree protette nelle immediate vicinanze del sito oggetto di studio.

per quanto concerne il vincolo paesaggistico non si rileva la presenza nell’area di studio

di aree oggetto di vincolo;

riguardo alle “Aree tutelate per la legge” di cui al D.Lgs. 42/04 art. 142 lett. c) non si

rileva la presenza nell’area di studio di zone soggetta a tale vincolo;

riguardo alle “Aree tutelate per legge” di cui al D.Lgs. 42/04 art. 142 lett. h) non si rileva

la presenza nell’area di studio di aree gravate da usi civici (uso pascolo o legname);

per quanto concerne il patrimonio di valore storico, artistico ed architettonico non si

registrano interferenze tra i beni oggetto di vincolo e le opere in esame.

gli impatti individuati conseguenti l’attivazione delle modifiche che la ditta intende realizzare, sono sufficientemente contenuti e per questo motivo l’ampliamento delle attività

descritte in precedenza ed esplicitate nella documentazione allegata, non arrecherà, a

parere di chi scrive, alcun pregiudizio all’ambiente, alla componente antropica del

territorio, alla salute ed alla sicurezza dell’uomo.

Il consulente ambientale e coordinatore del progetto Dott. Aniello Alfieri