REGIONE CAMPANIA Comune di Albanella...
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Oggetto:
Data e Luogo:
Marzo 2020, Baronissi (SA)
Il Committente:
RICICLA CAMPANIA S.R.L.
Sede legale:
REGIONE CAMPANIA
Comune di Albanella (SA)
Via Vasca al Pianillo 13980047 SAN GIUSEPPE VESUVIANO (NA)
Sede impianto:Via Giunta-Loc.Borgo San Cesareo84044 ALBANELLA (SA)C.T. Foglio 4 p.lle 727 - 795 - 797 - 404
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
PROVVEDIMENTO AUTORIZZATORIO UNICO REGIONALE– VIA (ART. 27- BIS DEL DLGS 152/2006) PER IL PROGETTO
DI MODIFICA SOSTANZIALE DI UN IMPIANTO DISTOCCAGGIO [D15] [R13] DI RIFIUTI PERICOLOSI E NON
PERICOLOSI E RECUPERO [R12] [R4] [R3] DI RIFIUTI NONPERICOLOSI UBICATO IN ALBANELLA ALLA VIA GIUNTA
LOC. BORGO SAN CESAREO
ELABORATO TECNICO
Relatore e Coordinatore Progetto: Dott. Aniello Alfieri
di cui all'art. 22 e nell'allegato VII allaparte seconda del Dlgs 152/2006
Studio Alfieri del dott. Aniello Alfieri | Via Vincenzo Bellini, 77 – 84081 Baronissi (SA) | P.IVA: 07097961218 Tel/Fax: 089 2594463 - Mobile: 333 6085401 | EMAIL: [email protected] - PEC: [email protected]
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SOMMARIO
1 PREMESSA 5
1.1 PRINCIPI GENERALI PER LE PROCEDURE DI VALUTAZIONE DI IMPATTO
AMBIENTALE 7
1.2 DOCUMENTAZIONE PRESENTATA E E STRUTTURA DEL S.I.A. 9
1.3 PRESENTAZIONE DELLA DITTA 10
2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO 12
2.1 NORMATIVA VIGENTE 13
2.1.1 - NORMATIVA IN MATERIA DI VIA 13
2.1.2 - NORMATIVA NAZIONALE IN MATERIA DI GESTIONE RIFIUTI 17
2.1.3 - NORMATIVA IN MATERIA DI PROTEZIONE DELLE ACQUE DALL’INQUINAMENTO 18
2.1.4 - NORMATIVA IN MATERIA DI INQUINAMENTO ACUSTICO 18
2.1.5 - NORMATIVA IN MATERIA DI EMISSIONI IN ATMOSFERA 24
2.2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE ED URBANISTICO E VERIFICA DI CONFORMITÀ
CON LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICA 24
2.2.1 LINEE GUIDA PER LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE REGIONALE 24
2.2.2 LE AREE PROTETTE 28
2.2.3 - PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI) 40
2.2.4 PIANIFICAZIONE SOVRACOMUNALE 44
2.2.5 PIANIFICAZIONE COMUNALE 46
2.2.5.1 Zonizzazione Acustica 47
2.2.6 VINCOLI E FASCE DI RISPETTO 50
2.2.6.1 Vincoli Paesaggistici 50
2.3 CORRELAZIONE TRA PROGRAMMI, PIANI E PROGETTO 53
2.3.1 PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE 53
2.3.2 PRELIMINARE DI PTCP SALERNO 53
2.3.3 PIANIFICAZIONE COMUNALE 53
3 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE 55
3.1 DESCRIZIONE DELL’ATTIVITÀ, DELLE SUE INTERAZIONI CON L’AMBIENTE E DESCRIZIONE DELLE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEI PROCESSI PRODUTTIVI
(ART. 22 E ALL’ALLEGATO VII, ALLA PARTE SECONDA, DEL DLGS 152/2006) 56
3.1.1 STATO ATTUALE 58
3.1.2 STATO DI PROGETTO 69
3.1.2.1 Analisi e valutazione di singole fasi del ciclo produttivo 72
4 ESPOSIZIONE DEI MOTIVI DELLA SCELTA COMPIUTA CON ILLUSTRAZIONE DELLE SOLUZIONI ALTERNATIVE POSSIBILI DI LOCALIZZAZIONE E DI INTERVENTO, COMPRESA QUELLA DI NON REALIZZARE L’OPERA O L’INTERVENTO (ART.22 E ALLEGATO VII, ALLA PARTE SECONDA, D.LGS:152/2006 S.M.I. 108
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5 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE 108
5.1 COMPONENTI E FATTORI AMBIENTALI 109
5.1.1. ATMOSFERA 110
5.1.1.1 Qualità dell’aria e caratterizzazione meteoclimatica 110
5.1.1.2 Impatto in fase di esercizio 111
5.1.1.3 Misure di prevenzione e monitoraggio dell’inquinamento atmosferico 112
5.2 SUOLO E SOTTOSUOLO 112
5.2.1 INQUADRAMENTO GEOLOGICO, GEOMORFOLOGICO, TETTONICO E IDROGEOLOGICO 112
5.2.1.1 Inquadramento geologico e geomorfologico 112
5.2.1.2 Inquadramento Idrogeologico 114
5.2.1.3 Pericolosità Sismica 115
5.2.2 STIMA DEGLI IMPATTI SUOLO E SOTTOSUOLO 116
5.3 AMBIENTE IDRICO 118
5.3.1 CORPI IDRICI SUPERFICIALI 118
5.3.2 ACQUE SOTTERRANEE 118
5.3.3 STIMA DEGLI IMPATTI SULL’AMBIENTE IDRICO 119
5.4. PAESAGGIO 123
5.5. FAUNA E FLORA 124
5.5.1 FLORA 124
5.5.2 FAUNA 124
5.6. ECOSISTEMA 125
5.7. SALUTE PUBBLICA 126
5.7.1 RISCHIO DI INCIDENTI PER QUANTO RIGUARDA LE SOSTANZE CHIMICHE E LE TECNOLOGIE
UTILIZZATE 126
5.7.2 Misure preventive per la riduzione del rischio nello stabilimento 126
5.7.3 Modalità di allarme, richiesta di soccorso e allertamento delle Autorità competenti 127
5.8. INQUINAMENTO ACUSTICO 128
5.9 VIABILITA’ 129
6 PIANO DI MONITORAGGIO 129
6.1 COMPONENTI AMBIENTALI 129
6.1.1. Consumo materie prime 130
6.1.2 Consumo risorse idriche 130
6.1.3 Consumo energia 130
6.1.4 Consumo combustibili 130
6.1.5 Emissioni in atmosfera 131
6.1.5.1 Inquinanti monitorati 132
6.1.6 Emissioni in acqua 133
6.1.6.1 Inquinanti monitorati 133
6.1.6.2 Frequenza di monitoraggio scarichi idrici 133
6.1.6.3 Sistemi di depurazione 134
6.1.7 Rumore 134
6.1.7.1 Rumore, sorgenti 135
6.1.8 Rifiuti 136
6..1.8.1 Controllo rifiuti in ingresso al sito IPPC 136
6.8.1.2 Controllo rifiuti in uscita dal sito 137
6.8.2 Suolo e sottosuolo 137
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6.8.2.1 Acque sotterranee e protezione della falda 137
6.9 CONTROLLO FASI CRITICHE, MANUTENZIONI, DEPOSITI 137
6.9.1 Sistemi di controllo delle fasi critiche del processo ed interventi di manutenzione ordinaria 137
6.9.2. Aree di stoccaggio (serbatoi, bacini di contenimento, ecc) 138
6.9.3. Indicatori di prestazione 138
6.10 MANUTENZIONE E CALIBRAZIONE 138
7 OBIETTIVI 140
8 DISMISSIONE DELL’IMPIANTO 141
8.1 CONCLUSIONE ATTIVITÀ 142
8.2 PULIZIA SUPERFICIALE DELL’AREA 142
8.3 SMALTIMENTO DEI RIFIUTI PRODOTTI 142
8.4 CONTROLLO VISIVO, ASPORTAZIONE, ANALISI DI VERIFICA E PIANO DI INDAGINE PRELIMINARE
142
8.5 PIANO DI CARATTERIZZAZIONE E BONIFICA – RIPRISTINO AMBIENTALE 143
8.6 CONCLUSIONE LAVORI E RESTITUIBILITÀ DEL SITO 143
10 CONCLUSIONI 146
9 TABELLA RIASSUNTIVA DEGLI IMPATTI IN PRESENZA DELLE MITIGAZIONI
PREVISTE_______________________________________________________________________ 144
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1 PREMESSA
Su incarico del Legale Rappresentante della società Ricicla Campania s.r.l. con sede legale
in San Giuseppe Vesuviano (NA) alla via Vasca al Pianillo n.139 e sede operativa nel comune di
Albanella (SA) alla via Giunta località Borgo San Cesareo, il sottoscritto dott. Aniello Alfieri,
dottore magistrale in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente e il Territorio e professionista di cui
alla Legge n.4 del 14 gennaio 2013, pubblicata in G.U.n.22 del 26/01/2013, con studio in
Baronissi (SA) alla via Vincenzo Bellini 77, redige il presente studio di impatto ambientale
relativo al “Progetto di modifica sostanziale di un impianto di stoccaggio di rifiuti pericolosi e
non pericolosi [D15] [R13] e recupero [R12] [R4] [R3] di rifiuti non pericolosi sito nel comune
di Albanella (SA) alla Località Borgo San Cesareo”; questo elaborato fornirà supporto alla
competente autorità per la Valutazione di Impatto Ambientale in accordo all’art. 23 del citato
D.Lgs, in quanto, il PROGETTO ricade all’interno delle Aree contigue del Parco Nazionale del
Cilento e Vallo di Diano per effetto del Piano del Parco di cui alla DGR 617/2007 approvata dal
Consiglio Regionale in data 24/12/2009, art. 6, comma 4.
Nello specifico, tale studio riguarda l’impianto già esistente, della succitata ditta, già in
possesso dell’Autorizzazione Unica Ambientale per la messa in riserva e recupero di rifiuti non
pericolosi, rilasciata dal SUAP di Albanella cosi come da provvedimento n° 9592 del 07/11/2016
e provvedimento n° 8164-567 del 28/09/2017 ai sensi della D.G.R.C 223/2019 - del
D.P.R.59/2013 - dell'art.216 del D.Lgs.152/2006 s.m.i. Inoltre tale area e tale attività è stata
esclusa dalla Valutazione di Impatto Ambientale con D.D. n.165 del 27/10/2014 e D.D. n. 284
14/11/2016.
Il presente progetto rientra:
nella tipologia elencata nell’Allegato IV alla Parte Seconda del D.Lgs.152/2006, al punto
7 lettera t denominata “impianti di smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi mediante
operazioni di deposito preliminare con capacità massima superiore a 30.000 m3 oppure
con capacità superiore a 40 t/giorno (operazioni di cui all'allegato B, lettera D15 della
parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152);” e ricade anche parzialmente in
aree naturali protette come definite dalla L.394/1991 (nazionali e/o regionali comprensive
delle Aree contigue) e/o nei siti della Rete Natura 2000.
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nella tipologia elencata nell’Allegato IV alla Parte Seconda del D.Lgs.152/2006, al punto
7 lettera z.a. denominata “Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti pericolosi,
mediante operazioni di cui all'allegato B, lettere D2, D8 e da D13 a D15, ed all'allegato
C, lettere da R2 a R9, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e
ricade anche parzialmente in aree naturali protette come definite dalla L.394/1991
(nazionali e/o regionali comprensive delle Aree contigue) e/o nei siti della Rete Natura
2000.
nella tipologia elencata nell’Allegato IV alla Parte Seconda del D.Lgs.152/2006, al punto
7 lettera z.b. denominata “Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti non pericolosi,
con capacità complessiva superiore a 10 t/giorno, mediante operazioni di cui all'allegato
C, lettere da R1 a R9, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e
ricade anche parzialmente in aree naturali protette come definite dalla L.394/1991
(nazionali e/o regionali comprensive delle Aree contigue) e/o nei siti della Rete Natura
2000.
Infine si precisa che le modifiche dell’impianto saranno soggette anche ad Autorizzazione
Integrata Ambientale in quanto impianto IPPC di cui alle lettere:
5.3. lettera b) recupero, o una combinazione di recupero e smaltimento, di rifiuti non
pericolosi, con una capacità superiore a 75 Mg al giorno, che comportano il ricorso ad
una o più delle seguenti attività ed escluse le attività di trattamento delle acque reflue
urbane, disciplinate al paragrafo 1.1 dell'Allegato 5 alla Parte Terza DEL d. Lgs.
152/06), in particolare, punto 4) trattamento in frantumatori di rifiuti metallici, compresi
i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche e i veicoli fuori uso e relativi
componenti.
5.5. Accumulo temporaneo di rifiuti pericolosi non contemplati al punto 5.4 prima di una
delle attività elencate ai punti 5.1, 5.2, 5.4 e 5.6 con una capacità totale superiore a 50
Mg, eccetto il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono generati i
rifiuti.
dell’Allegato VIII alla parte seconda del D.Lgs. n° 152/06 e s.m.i.
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1.1 PRINCIPI GENERALI PER LE PROCEDURE DI VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE
Per “Valutazione d’Impatto Ambientale” (V.I.A.) si intende una procedura che, a partire da
uno “Studio d’Impatto Ambientale” (S.I.A.), giunge ad esprimere un giudizio di compatibilità di
un determinato progetto relativamente al circostante ambiente naturale, storico, socioeconomico,
ecc.
Quindi la V.I.A dei progetti ha la finalità di proteggere la salute umana, contribuire con un
migliore ambiente alla qualità della vita, provvedere al mantenimento delle specie e conservare
la capacità di riproduzione dell’ecosistema in quanto risorsa essenziale per la vita. A questo
scopo, essa individua, descrive e valuta, in modo appropriato, per ciascun caso particolare gli
impatti diretti e indiretti di un progetto sui seguenti fattori:
1) l’uomo, la fauna e la flora;
2) il suolo, l’acqua, l’aria e il clima;
3) i beni materiali ed il patrimonio culturale;
4) l’interazione tra i fattori di cui sopra;
Per Impatto Ambientale si intende l’alterazione qualitativa e/o quantitativa, diretta e
indiretta, a breve e a lungo termine, permanente e temporanea, singola e cumulativa, positiva e
negativa dell’ambiente, inteso come sistema di relazione fra i fattori antropici, naturalistici,
chimico – fisici, climatici, agricoli ed economici, in conseguenza dell’attuazione sul territorio di
piani o programmi o di progetti nelle diverse fasi delle loro realizzazioni, gestione e dismissione,
nonché di eventuali malfunzionamenti.
Come precedentemente definito, i progetti di opere e interventi assoggettati alla V.I.A. sono
corredati di un S.I.A. ( studio tecnico – scientifico degli impatti ambientali di un progetto, di un
programma di intervento o di un piano) che, secondo i nuovi indirizzi Operativi VIA
“Disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale”, ha inteso disciplinare, nel
rispetto del citato D. Lgs, alcuni aspetti inerenti le tipologie di opere e interventi soggetti a
verifica di assoggettabilità alla VIA (art. 20 del D. lgs 152/2006) o a VIA (artt. 21 e ss. del Dlgs
152/2006) e le condizioni in cui alcune tipologie di opere e interventi possono essere escluse
dalla procedura di verifica di assoggettabilità alla VIA. deve avere i seguenti contenuti:
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a) la descrizione delle condizioni iniziali dell'ambiente fisico, biologico e antropico;
b) la descrizione del progetto delle opere o degli interventi proposti con l'indicazione della natura
e delle quantità dei materiali impiegati, delle modalità e tempi di attuazione, ivi comprese la
descrizione delle caratteristiche fisiche dell'insieme del progetto, delle sue interazioni con il
sottosuolo e delle esigenze di utilizzazione del suolo, durante le fasi di costruzione e di
funzionamento a opere o interventi ultimati, nonché la descrizione delle principali caratteristiche
dei processi produttivi;
c) una valutazione del tipo e della quantità dei residui e delle emissioni previsti (inquinamento
dell'acqua, dell'aria e del suolo, rumore, vibrazioni, luce, calore, radiazioni, ecc.) risultanti
dall'attività del progetto proposto;
d) la descrizione delle tecniche prescelte per prevenire le emissioni degli impianti e per ridurre
l'utilizzo delle risorse naturali, confrontandole con le migliori tecniche disponibili;
e) l'esposizione dei motivi della scelta compiuta illustrando soluzioni alternative possibili di
localizzazione e di intervento, compresa quella di non realizzare l'opera o l'intervento;
f) i risultati dell'analisi economica di costi e benefìci;
g) l'illustrazione della conformità delle opere e degli interventi proposti alle norme in materia
ambientale e gli strumenti di programmazione e di pianificazione paesistica e urbanistica vigenti;
h) l'analisi della qualità ambientale, con particolare riferimento ai seguenti fattori: l'uomo, la
fauna e la flora, il suolo, l'acqua, l'aria, il clima e il paesaggio, le condizioni socio-economiche, il
sistema insediativo, il patrimonio storico, culturale e ambientale e i beni materiali, le interazioni
tra i fattori precedenti;
i) la descrizione e la valutazione degli impatti ambientali significativi positivi e negativi nelle
fasi di attuazione, di gestione, di eventuale dismissione delle opere e degli interventi, valutati
anche nel caso di possibili incidenti, in relazione alla utilizzazione delle risorse naturali, alla
emissione di inquinanti, alla produzione di sostanze nocive, di rumore, di vibrazioni, di
radiazioni, e con particolare riferimento allo smaltimento dei rifiuti e alla discarica di materiale
residuante dalla realizzazione e dalla manutenzione delle opere infrastrutturali;
j) la descrizione e la valutazione delle misure previste per ridurre, compensare o eliminare gli
impatti ambientali negativi nonché delle misure di monitoraggio;
k) una sintesi in linguaggio non tecnico dei punti precedenti;
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l) un sommario contenente la descrizione dei metodi di previsione utilizzati per valutare gli
impatti ambientali, nonché delle eventuali difficoltà (lacune tecniche o mancanza di conoscenze)
incontrate dal proponente nella raccolta dei dati richiesti.
1.2 DOCUMENTAZIONE PRESENTATA E E STRUTTURA DEL S.I.A.
Lo studio di impatto ambientale è predisposto dal proponente secondo le indicazioni e i
contenuti di cui all’allegato VII alla parte seconda del citato decreto, sulla base del parere
espresso dall’autorità competente a seguito della fase di consultazione sulla definizione dei
contenuti di cui all’articolo 21, qualora attivata.
Lo studio di impatto ambientale contiene le seguenti informazioni:
a) una descrizione del progetto, comprendente informazioni relative alla sua ubicazione e
concezione, alle sue dimensioni e ad altre sue caratteristiche pertinenti;
b) una descrizione dei probabili effetti significativi del progetto sull’ambiente, sia in fase di
realizzazione che in fase di esercizio e di dismissione;
c) una descrizione delle misure previste per evitare, prevenire o ridurre e, possibilmente,
compensare i probabili impatti ambientali significativi e negativi;
d) una descrizione delle alternative ragionevoli prese in esame dal proponente, adeguate al
progetto ed alle sue caratteristiche specifiche, compresa l’alternativa zero, con
indicazione delle ragioni principali alla base dell’opzione scelta, prendendo in
considerazione gli impatti ambientali
e) il progetto di monitoraggio dei potenziali impatti ambientali significativi e negativi
derivanti dalla realizzazione e dall’esercizio del progetto, che include le responsabilità e
le risorse necessarie per la realizzazione e la gestione del monitoraggio;
f) qualsiasi informazione supplementare di cui all’allegato VII relativa alle caratteristiche
peculiari di un progetto specifico o di una tipologia di progetto e dei fattori ambientali
che possono subire un pregiudizio.
4. Allo studio di impatto ambientale è allegata una sintesi non tecnica delle informazioni di cui al
comma 3, predisposta al fine di consentirne un’agevole comprensione da parte del pubblico ed
un’agevole riproduzione.
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5. Per garantire la completezza e la qualità dello studio di impatto ambientale e degli altri
elaborati necessari per l’espletamento della fase di valutazione, il proponente:
a) tiene conto delle conoscenze e dei metodi di valutazione disponibili derivanti da altre
valutazioni pertinenti effettuate in conformità della legislazione europea, nazionale o regionale,
anche al fine di evitare duplicazioni di valutazioni;
b) ha facoltà di accedere ai dati e alle pertinenti informazioni disponibili presso le pubbliche
amministrazioni, secondo quanto disposto dalle normative vigenti in materia;
c) cura che la documentazione sia elaborata da esperti con competenze e professionalità
specifiche nelle materie afferenti alla valutazione ambientale.
1.3 PRESENTAZIONE DELLA DITTA
L’attività di gestione dei rifiuti svolta dalla Ricicla Campania s.r.l.., è a servizio in primo
luogo delle imprese ed Enti della Regione Campania che conferiscono i propri rifiuti urbani e
speciali.
La tipologia dei servizi erogati e il forte radicamento sul territorio conferiscono alla Società
un elevato valore sociale, che la ditta in parola ha voluto accentuare aderendo allo standard
ambientale internazionale UNI EN ISO 14001-2015, ottenendo la certificazione del sistema di
gestione ambientale. Questo, a significare che la Società garantisce a tutte le parti interessate la
piena conformità alla legislazione ambientale applicabile, la gestione consapevole degli impatti
nonché l’impegno al miglioramento continuo delle proprie prestazioni nei confronti
dell’ambiente.
Al fine di migliorare i propri processi produttivi e di conseguenza anche il servizio fornito ai
Clienti, alla Pubblica Amministrazione ed ai cittadini, Ricicla Campania s.r.l., ha introdotto nella
propria struttura organizzativa un sistema di gestione per la qualità e l'ha sottoposto alla
certificazione UNI EN ISO 9001-2015. Questo, a garanzia che le attività e i servizi erogati si
mantengono ai più elevati livelli qualitativi.
Come detto l’impianto di che trattasi risulta già realizzato, con una superficie
interessata, interamente recintata, di circa 12.000 mq, ricadente in zona D “Aree Consolidate
per impianti produttivi”, cosi come previsto nel nuovo PUC del comune di Albanella
pubblicato sul B.U.R.C della Regione Campania n°89 del 11/12/2017.
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Lo stabilimento produttivo ubicato in via Giunta, località Borgo San Cesareo ricadente nel
comune di Albanella ed individuato al C.T. dello stesso Comune al foglio 4 dalle particelle 727,
795, 797 e q.p. della particella 404 è in possesso dei seguenti provvedimenti edilizi ed
ambientali:
Concessione Edilizia n.601 del 08.111983;
Concessione Edilizia in Sanatoria 1099 del 30.01.1990;
Concessione Edilizia n.1417 del 04.08.1993;
Permesso di Costruire n.520 del 19.04.2012 e successiva Variante del 12.03.2013;
Permesso di Costruire n.4660 del 03.05.2012;
Iscrizione Registro Provinciale Imprese esercenti Attività di Recupero Rifiuti ai sensi
degli artt. 31 e 33 del D.Lgs. 22/97 (ora 214 e 216 del D.Lgs. 152/06) n°197
del 20/06/2011;
Iscrizione all’Albo Nazionale Gestori Ambientali al n.NA11633 del 15.10.2012 per il
trasporto di rifiuti categoria.4D e successivamente per le categorie 1C, 5E, 8D e 9E;
Decreto Dirigenziale n.165 del 27/10/2014 di Esclusione dalla Valutazione di Impatto
Ambientale dell’impianto di cui trattasi;
Autorizzazione Unica Ambientale PROVVEDIMENTO DEL SUAP N* 9592 del 07
novembre 2016 ss.mm.ii. per l’attività di MESSA IN RISERVA E RECUPERO DI
RIFIUTI SPECIALI NON PERICOLOSI, relativa agli impianti di cui oggetto del
presente S.I.A., in sostituzione dei titoli abilitativi di cui al D.P.R. il 59/2013, art. 3,
comma 1, lettere:
a) autorizzazione agli scarichi, di cui al capo II del titolo IV della sezione II della Parte
terza del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152;
e) comunicazione di cui all’art. 8, comma quarto, della legge 26 ottobre 1995, n. 447;
g) comunicazione in materia di rifiuti, di cui all’art. 216 del decreto legislativo 03
aprile 2006, n. 152, con iscrizione al n. 197 del Registro Provinciale delle imprese
esercenti attività di recupero di Rifiuti in procedura semplificata.
Parere Favorevole dei Vigili del Fuoco n°278 del 07/01/2019.
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2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO Il quadro di riferimento programmatico di cui all’ art. 3 del DPCM del 27/12/1988 al
comma 1 fornisce gli elementi conoscitivi sulle relazioni tra l’opera progettata e gli atti di
pianificazione e programmazione territoriale e settoriale. Tali elementi costituiscono
parametri di riferimento per la costruzione del giudizio di compatibilità ambientale di cui
all’art. 6. È comunque escluso che il giudizio di compatibilità ambientale abbia ad oggetto i
contenuti dei suddetti atti di pianificazione e programmazione, nonché la conformità
dell’opera ai medesimi.
Quanto contenuto nel quadro di riferimento progettuale comprende anche gli aspetti
contemplati sia nell’allegato VII alla parte II del D.Lgs 3 Aprile 2006 n.152 e s.m.i. che dei
nuovi indirizzi Operativi “Disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale”;
in particolare il progetto comprende:
a) la descrizione dell’ubicazione del progetto, anche in riferimento alle tutele e ai vincoli
presenti;
b) una descrizione delle caratteristiche fisiche dell’insieme del progetto, compresi, ove
pertinenti, i lavori di demolizione necessari, nonché delle esigenze di utilizzo del suolo
durante le fasi di costruzione e di funzionamento;
c) una descrizione delle principali caratteristiche della fase di funzionamento del progetto e, in
particolare dell’eventuale processo produttivo, con l’indicazione, a titolo esemplificativo e
non esaustivo, del fabbisogno e del consumo di energia, della natura e delle quantità dei
materiali e delle risorse naturali impiegate (quali acqua, territorio, suolo e biodiversità);
d) una valutazione del tipo e della quantità dei residui e delle emissioni previsti, quali, a titolo
esemplificativo e non esaustivo, inquinamento dell’acqua, dell’aria, del suolo e del sottosuolo,
rumore, vibrazione, luce, calore, radiazione, e della quantità e della tipologia di rifiuti prodotti
durante le fasi di costruzione e di funzionamento;
e) la descrizione della tecnica prescelta, con riferimento alle migliori tecniche disponibili a
costi non eccessivi, e delle altre tecniche previste per prevenire le emissioni degli impianti e
per ridurre l’utilizzo delle risorse naturali, confrontando le tecniche prescelte con le migliori
tecniche disponibili.
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2.1 NORMATIVA VIGENTE 2.1.1 - Normativa in materia di VIA
Normativa comunitaria
Dir. 85/337/CEE del 27 giugno 1985
Dir. 97/11/CE del 3/3/1997
Dir. 2001/42/CE del 27 giugno 2001
Dir. 79/409/CEE del 2 aprile 1979 (V.I.)
Dir. 92/43/CEE del 21 maggio 1992 (V.I.)
Normativa statale
L. 8 luglio 1986, n. 349
D.P.C.M. 10 agosto 1988, n. 377
D.P.C.M. 27 dicembre 1988
(Art. 40) L. 22 febbraio 1994, n. 146
L. 3 novembre 1994, n. 640
D.P.R. 12 aprile 1996
(Art. 71) D.Lgs. 31 marzo 1998, n. 112
D.Lgs. 20 agosto 2002, n. 190
D. Lgs. 3 aprile 2006, n. 152
D.Lgs. 16 gennaio 2008, n. 4
D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 (V.I.)
D.P.R. 12 marzo 2003 n. 120 (V.I.)
D.M. 3 aprile 2000 (V.I.)
D.M. 30 marzo 2015 (Linee guida per la verifica di assoggettabilita' a valutazione di
impatto ambientale dei progetti di competenza delle regioni e province autonome,
previsto dall'articolo 15 del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, convertito, con
modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 116.
D.Lgs. 16 giugno 2017, n. 104 (Attuazione della direttiva 2014/52/UE del Parlamento
Europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, che modifica la direttiva 2011/92/UE,
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concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti, ai sensi degli
articoli 1 e 14 della legge 9 luglio 2015, n. 114)
Normativa regionale
D.G.R. 29 ottobre 1998 n. 7636
D.G.R. 28 novembre 2000 n. 6010
D.G.R. 15 novembre 2001 n. 6148
D.G.R. 14 Luglio 2005 n. 916 (Calcolo spese Istruttoria V.I.A./V.I.)
D.G.R. 14 marzo 2008 n. 426
D.G.R. 15 Maggio 2009 n. 912
Direttiva Prot.n. 1000353 del 18/11/09 (V.I.A. Cave)
D.P.G.R. 18 Dicembre 2009 n.17 (Regolamento di attuazione della V.A.S.)
D.P.G.R. 29 Gennaio 2010 n.9 (Regolamento di attuazione della V. I.)
D.P.G.R. 29 Gennaio 2010 n. 10 (Regolamento di attuazione della V. I.
A.) (SUPERATO A SEGUITO DELLE MODIFICHE APPORTATE ALLA PARTE
SECONDA DEL D.L.VO N.152/2006 (vedi news del 09/07/2015) E
SUCCESSIVAMENTE ABROGATO CON REGOLAMENTO REGIONALE N. 3
DELL'11/04/2018)
D.G.R. 5 Marzo 2010 n. 203 Approvazione degli Indirizzi Operativi e Procedurali per lo
svolgimento della V.A.S. in Regione Campania
D.G.R. 19 Marzo 2010 n.324 Linee Guida e Criteri di Indirizzo per l'effettuazione della
Valutazione di Incidenza in Regione Campania (SOSTITUITA DALLA D.G.R. N. 167
DEL 31/3/2015)
Circolare Prot.n. 331337 del 15 Aprile 2010 (Circolare esplicativa regolamenti regionali
procedure valutazione ambientale)
D.G.R. 8 Ottobre 2010 n.683 (Revoca della D.G.R. n.916 del 14 Luglio 2005 e
individuazione delle modalità di calcolo degli oneri dovuti per le procedure di
Valutazione Ambientale Strategica, Valutazione di Impatto Ambientale e Valutazione di
Incidenza in Regione Campania) (SOSTITUITA DALLA D.G.R. N. 686 DEL 06/12/2016)
Decreto Dirigenziale 13 Gennaio 2011 n. 30 (Modalità di versamento degli oneri per le
procedure di valutazione ambientale) (SOSTITUITO DALLA D.G.R. N. 686 DEL
06/12/2016)
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D.G.R. 24 Maggio 2011 n. 211 Indirizzi Operativi e Procedurali per lo svolgimento della
Valutazione di Impatto Ambientale in Regione Campania (SOSTITUITI DAGLI
INDIRIZZI OPERATIVI EMENATI CON D.G.R. N. 680/2017)
D.G.R. 4 Agosto 2011 n.406 Approvazione del "Disciplinare organizzativo delle strutture
regionali preposte alla Valutazione di Impatto ambientale e alla Valutazione di Incidenza
di cui ai Regolamenti nn. 2/2010 e 1/2010, e della Valutazione Ambientale Strategica di
cui al Regolamento emanato con D.P.G.R. m. 17 del 18 Dicembre 2010" (MODIFICATA
DALLA D.G.R. N. 680/2017)
Regolamento n. 5 del 4 Agosto 2011 "Regolamento di attuazione per il Governo del
Territorio"
Circolare Prot.n. 765763 del 11 Ottobre 2011 (Circolare esplicativa in merito
all'integrazione della valutazione di incidenza nelle VAS di livello comunale alla luce
delle disposizioni del Regolamento Regionale n. 5/2011)
Autorizzazione Unica ex art. 12 del Dlgs 387/2003 - Impianti per la produzione di
energia da fonti rinnovabili di competenza delle Province - Circolare in merito
all'applicazione della VIA e della VI
D.G.R. 7 Marzo 2013 " D.G.R. 4 Agosto 2011 n.406 Modifiche e Integrazioni del
Disciplinare organizzativo delle strutture regionali preposte alla Valutazione di Impatto
ambientale e alla Valutazione di Incidenza di cui ai Regolamenti nn. 2/2010 e 1/2010, e
della Valutazione Ambientale Strategica di cui al Regolamento emanato con D.P.G.R. m.
17 del 18 Dicembre 2010"
Circolare Prot.n. 576019 del 08/08/2013 (Circolare esplicativa in merito alla Procedura di
Valutazione di Impatto Ambientale relativa agli impianti per la produzione di energia da
fonti rinnovabili)
D.G.R. 9 Febbraio 2015 n. 36 Presa d'atto della Nota esplicativa sul regime transitorio in
materia di verifica di assoggettabilità a V.I.A. introdotto dall'art. 15 del D.L. 91/2014,
adottata nelle forme dell'accordo ai sensi del D.L.vo n. 281 del 1997 nella riunione della
Conferenza Stato-Regioni del 18 dicembre 2014 e disposizioni attuative.(Con allegati)
n. 10 del 11 Febbraio 2015 D.G.R. n. 36 del 09/02/2015. Emanazione delle "Linee
Guida per la verifica delle sussistenza di condizioni che determinano la necessità di
sottoporre a Verifica di Assoggettabilità a V.I.A: le tipologie di opere e interventi di cui
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all'Allegato IV della Parte Seconda del D.L.vo 152/2006". (Con allegati) (NON PIU'
VIGENTE A SEGUITO DELL'ENTRATA IN VIGORE DEL D.M. DEL 30/03/2015)
Delibera di Giunta Regionale n. 62 del 23 Febbraio 2015 "L.R. n. 16 del 07/08/2014, art.
1 commi 4 e 5. Disciplinare per l'attribuzione ai Comuni delle competenze in materia di
Valutazione di Incidenza" (con allegato) SOSTITUITA DALLA DGR 740/2018
Delibera di Giunta Regionale n. 167 del 31 Marzo 2015 Approvazione delle "Linee
Guida e dei Criteri di Indirizzo per l'effettuazione della Valutazione di Incidenza in
regione Campania" ai sensi dell'art. 9, comma 2 del Regolamento Regionale n. 1/2010 e
della D.G.R. n. 62 del 23/02/2015 (con allegato) AGGIORNATE CON DGR 814/2018
Decreto Dirigenziale n. 134 del 17/07/2015 - Attuazione della Legge Regionale n.
16/2014 - art.1 commi 4 e 5 e D.G.R. n.62/2015 - Delega ai comuni in materia di
Valutazione d'Incidenza (DECRETI DI INTEGRAZIONE ED AGGIORNAMENTO)
Circolare in merito al rilascio del "sentito" ai sensi dell'art.5, comma 7 del DPR 357/1997
e dell'art. 1, comma 4 della LR 16/2014 ai fini delle procedure di Valutazione di
Incidenza di competenza regionale e comunale
D.G.R. n..686 del 06/12/2016 (Nuovo disciplinare sulle modalità di calcolo degli oneri
dovuti per le procedure di Valutazione Ambientale Strategica, Valutazione di Impatto
Ambientale e Valutazione di Incidenza di competenza della Regione Campania) - (LE
NUOVE COORDINATE BANCARIE DA UTILIZZARSI PER IL VERSAMENTO
DEGLI ONERI SONO: IBAN IT38 V030 6903 4961 0000 0046 030 - BIC BCITITMM)
D.G.R. n. 680 del 07/11/2017 (Recepimento delle disposizioni in materia di Valutazione
di Impatto Ambientale di cui al D.Lgs. 104/2017 e prime misure organizzative)
Regolamento regionale n. 3 dell'11 aprile 2018 - Abrogazione del regolamento regionale
29 gennaio 2010, n. 2 (Disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale)
Delibera di Giunta Regionale n. 740 del 13 Novembre 2018 - Aggiornamento del
"Disciplinare per l'attribuzione ai Comuni delle competenze in materia di Valutazione di
Incidenza" di cui alla DGR n. 62/2015 (con allegato)
Delibera di Giunta Regionale n. 814 del 04/12/2018 - Aggiornamento delle "Linee guida
e criteri di indirizzo per l'effettuazione della valutazione di incidenza in Regione
Campania" ai sensi dell'art. 9, comma 2 del regolamento regionale n. 1/2010 e della DGR
n. 62 del 23/02/2015 (con allegato)
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Delibera di Giunta Regionale n. 895 del 28/12/2018 - Approvazione degli "Indirizzi per
l'applicazione dell'art. 29 del D.Lgs. 152/2006 in Regione Campania" (con allegato)
2.1.2 - Normativa nazionale in materia di gestione rifiuti
L’attività di gestione rifiuti a livello nazionale è regolata dalla parte IV del D. Lgs. n. 152 del 3
aprile 2006 e ss.mm.ii., i principi generali del Decreto vengono di seguito sinteticamente
analizzati:
il concetto di gestione dei rifiuti deve intendersi come la raccolta, il trasporto, il recupero
e lo smaltimento dei rifiuti, compreso il controllo di queste operazioni, nonchè il
controllo delle discariche dopo la chiusura;
i rifiuti devono essere recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza
usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all’ambiente e, in
particolare:
1. senza determinare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo, nonchè la fauna e la flora;
2. senza causare inconvenienti da rumori o odori;
3. senza danneggiare il paesaggio ed i siti di particolare interesse, tutelati in base alla
normativa vigente.
Lo stesso Decreto 152/06 definisce:
smaltimento: ogni operazione finalizzata a sottrarre definitivamente una sostanza, un
materiale o un oggetto dal circuito economico e/o di raccolta e, in particolare le
operazioni previste nell’Allegato B alla parte IV;
recupero: le operazioni che utilizzano i rifiuti per generare materie prime secondarie,
combustibili o prodotti, attraverso trattamenti meccanici, termici, chimici o biologici,
incluso la cernita o la selezione, e, in particolare le operazioni previste nell’Allegato C
alla parte IV;
stoccaggio: le attività di smaltimento consistenti nelle operazioni di deposito preliminare
di rifiuti di cui al punto D15 all’Allegato B, nonchè le attività di recupero consistenti
nelle operazioni di messa in riserva di materiali di cui al punto R13 dell’Allegato C.
Lo smaltimento dei rifiuti deve essere effettuato in condizioni di sicurezza e costituisce la fase
residuale della gestione dei rifiuti. In particolare i rifiuti da avviare a smaltimento devono essere
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il più possibile ridotti sia in massa che in volume, potenziando le attività di recupero e di
riutilizzo.
2.1.3 - Normativa in materia di protezione delle acque dall’inquinamento
I riferimenti normativi sono rappresentati da:
D. Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 e ss.mm. e ii. - Parte terza - “Norme in materia di difesa del
suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle acque dall'inquinamento e di gestione
delle risorse idriche”. Ai sensi dell'art. 124 comma 1 del citato Decreto, tutti gli scarichi
devono essere preventivamente autorizzati. Gli scarichi devono rispettare i valori limite
di emissione previsti dalle Tabelle di cui all'Allegato 5 alla Parte III del D. Lgs. 152/06.
2.1.4 - Normativa in materia di inquinamento acustico
Le principali normative di riferimento sono:
L. 26 ottobre 1995, n. 447 “Legge quadro sull’inquinamento acustico” che fornisce
indicazioni su come affrontare il problema dell’inquinamento acustico demandando
contestualmente ad una serie di decreti ministeriali il compito di regolare gli aspetti
specifici dei possibili inquinamenti acustici;
D.P.C.M. 1 marzo 1991 “Limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi
e nell’ambiente esterno” che fissa i limiti massimi dei livelli sonori equivalenti [Leq in
dB(A)], in relazione alla diversa destinazione d'uso del territorio. Tali limiti vengono
riportati nella Tabella I (D.P.C.M. 1° marzo 1991, art. 6, comma 1);
D.P.C.M. 14/11/97 ("Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore")
Il DPCM 01/03/91, pubblicato in data 08/03/91 sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana
n° 57 Serie Generale Parte Prima, introduce, in base all’art. 4 della Legge 833/78 e all’art. 2
della Legge 349/89, “Limiti Massimi di Esposizione al Rumore negli Ambienti Abitativi e
nell’Ambiente Esterno”. Successivamente, secondo quanto previsto dalla legge quadro 447/95, è
stato pubblicato sulla G.U. dell'01/12/97 il D.P.C.M. 14/11/97 ("Determinazione dei valori limite
delle sorgenti sonore") che in parte abroga e in parte modifica i contenuti dei D.P.C.M. 01/03/91
e fissa i limiti massimi alle immissioni sonore. Tali limiti, distinti in diurno e notturno, sono
differenziati in base alla destinazione d'uso dell'area, secondo classi esplicitate in entrambi i
decreti. In attesa della suddivisione definitiva del territorio comunale, "si applicano alle sorgenti
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sonore fisse” escludendo quindi ogni forma di traffico o sorgente mobile, i limiti di accettabilità
riportati nella tabella III, secondo quanto previsto dall'art. 6 del D.P.C.M. 0 1/03/91, se rimane
inalterato. A tale assetto normativo definitivo dovranno adeguarsi anche le sorgenti mobili. L’art.
2 comma 3 del D.P.C.M. 14/11/97 definisce e puntualizza dove devono essere eseguiti i
rilevamenti e le verifiche dei valori di emissione: in corrispondenza degli spazi utilizzati da
persone e comunità". I valori limite, stabiliti nello stesso decreto, sono riportati nelle tabelle II A,
II B, II C, II D. Essi sono da rispettare una volta definita, da parte del comune, la suddivisione
del territorio nelle 6 classi di destinazione d'uso riportate in tabella III, espresse nel D.P.C.M.
01/3/91 e ribadite ugualmente nel D.P.C.M. 14/11/97, cui vengono assegnati i limiti obiettivo
descritti dalla tab. II C. La progressione nella applicazione dei valori limite di cui al nuovo
decreto è la seguente:
i comuni fissano limiti obiettivo “di qualità" (qui tab. II C) mediante la zonizzazione
acustica;
nelle stesse zone, l'insieme delle sorgenti non deve superare i limiti di immissione (qui
tab. II B) mentre la singola sorgente non deve superare i limiti di emissione (qui tab. II
A);
i piani di risanamento acustico comunale scattano automaticamente se vengono superati i
limiti di attenzione (qui tab. II D); questi sono, nel lungo periodo, pari ai limiti di
immissione; se invece di considerare una sola ora di disturbo, il limite di attenzione è pari
al valore del limite di immissione aumentato di 10 dB(A) in orario diurno e 5 dB(A) in
orario notturno.
Il nuovo decreto modifica inoltre nei limiti e nei criteri applicativi dei criterio differenziale il
D.P.C.M. 01/03/91. L'art. 4 del D.P.C.M. 14/11/97 prevede infatti che, per zone non
esclusivamente industriali, non debbano essere superate, all'interno degli ambienti abitativi,
determinate differenze tra il livello limite di immissione del rumore ambientale ed il livello del
rumore residuo, cioè tra i livelli rispettivamente misurati in presenza ed in assenza della specifica
sorgente: tali valori differenziali massimi sono pari a 5 dB(A) per il periodo diurno e 3 dB(A) per
il periodo notturno, fatto salvo il caso in cui l'effetto del rumore si possa ritenere trascurabile,
ovvero nei seguenti casi:
se il rumore misurato all'interno dell'abitazione a finestre aperte è inferiore a 50 dB(A)
durante il periodo diurno e 40 dB(A) durante il periodo notturno;
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se il livello del rumore ambientale misurato all'interno dell'abitazione a finestre chiuse è
inferiore a 35 dB(A) durante il periodo diurno e 25 dB(A) durante il periodo notturno.
Tra le altre novità introdotte si ricordano:
la definizione dell'applicabilità dei limiti di immissione e della presentazione dei piani di
risanamento per le infrastrutture di trasporto (artt. 4 e 6.3); inoltre il decreto rimanda
all'emanazione di un ulteriore specifico decreto i limiti di emissione nelle fasce di
pertinenza (art. 3);
l'introduzione dei valori di attenzione riferiti ad un'ora e riferiti all'intero tempo di
riferimento (art. 6.1);
la presentazione di un piano di risanamento (art. 7 della Legge n. 447/95) è necessaria
quando si ha il superamento dei valori di attenzione; nel caso di aree esclusivamente
industriali tale piano deve essere presentato se si superano i valori relativi all'intero
periodo di riferimento (art. 6.2);
finché i comuni non adottano una suddivisione del territorio redigendo la zonizzazione
acustica si applicano i limiti di cui all'art. 6 comma 1 dei d.P.C.M. 01/03/91;
il superamento dei limiti acustici comporta l'adozione di sanzioni (art. 8.2);
la definizione di valori di qualità indicati nella Legge Quadro n. 447/95 (art. 7).
IN ASSENZA di ZONIZZAZIONE ACUSTICA
limiti di cui all'art. 6 comma 1 dei D.P.C.M. 01/03/91
Tabella I
Zonizzazione Limite diurno Leq
dB(A) Limite notturno Leq
dB(A)
Tutto il territorio nazionale 70 60
Zona A (decreto ministeriale n° 1444/68) (*) 65 55
Zona B (decreto ministeriale n° 1444/68) (*) 60 50
Zona esclusivamente industriale 70 70
(*) Zone di cui all’art. 2 del decreto ministeriale 2 aprile 1968 n° 1444: Zona A: Centro storico Zona B: Zona Mista
Tab. 2.1.1 – Limiti in assenza di zonizzazione acustica
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IN PRESENZA di ZONIZZAZIONE ACUSTICA
Limiti e valori di qualità di cui all’art. 2 comma 3 del D.P.C.M. 14/11/97
Tabella II A
Valori limite di emissione - Leq in dB(A) (art. 2 d.P.C.M. 14 Novembre 1997)
classi di destinazione d’uso del territorio
tempi di riferimento
limite diurno - (06.00 – 22.00)
limite notturno - (22.00 – 06.00)
aree particolarmente protette 45 35
aree prevalentemente residenziali 50 40
aree di tipo misto 55 45
aree di intensa attività umana 60 40
aree prevalentemente industriali 65 55
aree esclusivamente industriali 65 65
Tabella II B
Valori limite assoluti di immissione - Leq in dB(A) (art. 3 d.P.C.M. 14 Novembre 1997)
classi di destinazione d’uso del territorio
tempi di riferimento
limite diurno - (06.00 – 22.00)
limite notturno - (22.00 – 06.00)
aree particolarmente protette 50 40
aree prevalentemente residenziali 55 45
aree di tipo misto 60 50
aree di intensa attività umana 65 55
aree prevalentemente industriali 70 60
aree esclusivamente industriali 70 70
Tabella II C
Valori di qualità - Leq in dB(A) (art. 7 d.P.C.M. 14 Novembre 1997)
classi di destinazione d’uso del territorio
tempi di riferimento
limite diurno - (06.00 – 22.00)
limite notturno - (22.00 – 06.00)
aree particolarmente protette 47 37
aree prevalentemente residenziali 52 42
aree di tipo misto 57 47
aree di intensa attività umana 62 52
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aree prevalentemente industriali 67 57
aree esclusivamente industriali 70 70
Tabella II D
Valori di attenzione - Leq in dB(A) (art. 6 d.P.C.M. 14 Novembre 1997)
classi di destinazione d’uso del territorio
Riferiti a 1 ora Riferiti al tempo di riferimento
diurno
(06.00 – 22.00)
notturno
(22.00 – 06.00)
diurno
(06.00 – 22.00)
Notturno
(22.00 – 06.00)
aree particolarmente protette 60 45 50 40
aree prevalentemente residenziali 65 50 55 45
aree di tipo misto 70 55 60 50
aree di intensa attività umana 75 60 65 55
aree prevalentemente industriali 80 65 70 60
aree esclusivamente industriali 80 75 70 70
Tabella III
Valori dei limiti massimi del livello sonoro equivalente (Leq dB(A)) relativi alle classi di destinazioni del territorio
Classi di destinazioni d’uso e relativa descrizione
Classe I Aree particolarmente protette, cioè quelle aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento base per la loro utilizzazione come ad esempio aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo e allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici ecc..-
Classe II Aree destinate ad uso prevalentemente residenziale, cioè quelle aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali ed artigianali.-
Classe III
Aree di tipo misto, cioè quelle aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento , con media densità di popolazione con presenza di attività commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrice.-
Classe IV
Aree di intensa attività umana, cioè quelle aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con lata densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali ed uffici, con presenza di attività artigianali: le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie: le aree portuali, le aree con limitata presenza di piccole industrie.-
Classe V Aree prevalentemente industriali, cioè quelle aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni.-
Classe VI Aree esclusivamente industriali, cioè quelle aree esclusivamente interessate da attività industriali prive di insediamenti abitativi.-
Tab. 2.1.2 – Limiti in presenza di zonizzazione acustica
Nella fattispecie, il comune di Albanella ha provveduto alla classificazione acustica del territorio
di competenza.
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Come meglio specificato al paragrafo 2.2.5, la destinazione urbanistica dell’area in esame è per
gli impianti produttivi (zona D Aree consolidate per impianti produttivi), ciò nonostante il piano
di zonizzazione acustica comunale ha ascritto l’area in esame in classe IV, pertanto i limiti
applicabili all’area in esame sono quelli di aree ad intensa attività umana.
classe IV “Arre ad intensa attività umana
Zonizzazione Limite diurno Leq
dB(A) Limite notturno Leq
dB(A)
Classe IV 60 50
Tab. 2.1.3 – Limiti per la società Ricicla Campania Srl
Non si prevedono attività in orario notturno.
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2.1.5 - Normativa in materia di emissioni in atmosfera
La Parte Quinta del D. lgs. n. 152/2006, come modificato dal D. Lgs. 128/2010,
riguardante la tutela dell’aria e la riduzione delle emissioni in atmosfera, suddivisa in tre
titoli, afferma all’art. 267, al Titolo I, che:”1. il presente titolo, ai fini della prevenzione e
della limitazione dell'inquinamento atmosferico, si applica agli impianti, inclusi gli
impianti termici civili non disciplinati dal titolo II, ed alle attività che producono
emissioni in atmosfera e stabilisce i valori di emissione, le prescrizioni, i metodi di
campionamento e di analisi delle emissioni ed i criteri per la valutazione della
conformità dei valori misurati ai valori limite”.
Delibera n. 286 del 19 gennaio 2001 Disciplinare tecnico-amministrativo per il rilascio
delle autorizzazioni e pareri regionali in materia di emissioni in atmosfera.
Delibera n. 4102 - Seduta del 5 agosto 1992. Art. 4 punto d) D.P.R. 203/88. Fissazione
dei valori delle emissioni in atmosfera derivanti da impianti sulla base della migliore
tecnologia disponibile e tenendo conto delle Linee Guida fissate dallo Stato e dei relativi
valori di emissione.
2.2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE ED URBANISTICO E VERIFICA DI CONFORMITÀ CON LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICA
2.2.1 Linee Guida per la Pianificazione Territoriale Regionale Con la Deliberazione di Giunta Regionale n.4459 del 30 settembre 2002 sono state approvate le
Linee guida per la pianificazione territoriale regionale per la Campania.
Le Linee Guida rappresentano il primo momento di avvio della redazione del PTR della
Campania ed assumono un’efficacia giuridica ai fini degli indirizzi per la pianificazione di
Provincie e Comuni.
Esse forniscono il quadro dei principi, dei criteri e del metodo che sono alla base della redazione
del PTR, e rappresentano un documento di indirizzo, definendo i criteri di compatibilità con il
Programma Operativo Regionale e con gli obbiettivi di tutela paesaggistica e ambientale da
recepirsi negli strumenti di pianificazione territoriale provinciale: propongono, infine, un metodo
di co – pianificazione con i diversi enti locali e con gli altri soggetti pubblici e privati interessati
alla pianificazione territoriale e allo sviluppo locale.
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Le Linee Guida assumono il carattere di documento sintetico, indiziario, che privilegia
l’interpretazione dei processi territoriali, rinviando alla costruzione successiva del Piano
Territoriale Regionale lo svolgimento delle analisi specialistiche indispensabili.
Nel documento vengono individuati ed adottati una serie di criteri e principi quali:
trasversalità delle politiche ambientali e conseguente integrazione di obbiettivi ambientali
nelle politiche territoriali e di settore;
riequilibrio territoriale tramite assetto policentrico e coesione socio-economica;
applicazione del principio di sussidiarietà che veda il coinvolgimento e la partecipazione
di tutti gli attori interessati e dei soggetti locali responsabili dello sviluppo del territorio;
gestione integrata dei territori tramite l’armonizzazione delle diverse domande di
territorio;
applicazione ad ogni sistema territoriale regionale del concetto di ecosistema, sistema
integrato in cui interagiscono terra, aria, acqua, organismi e attività umane, considerando
tali anche gli ambienti artificiali, quali quelli urbani;
promozione di un modello economico sostenibile che riduca il prelievo di risorse naturali
e il loro sfruttamento eccessivo;
salvaguardia del patrimonio naturale e culturale al fine del rafforzamento dell’identità
regionale.
A tali principi si uniformano gli indirizzi strategici delle Linee Guida, orientamenti di fondo su
cui articolare i contenuti del PTR. Essi si possono raggruppare nelle seguenti categorie:
A. Interconnessione
B. Difesa e recupero della “diversità” territoriale: costruzione della rete ecologica
B.1 Difesa della biodiversità
B.2 Valorizzazione e sviluppo dei territori marginali
B.3 Riqualificazione della costa
B.4 Valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio
B.5 Recupero delle aree dismesse e in via di dismissione
C. Governo del rischio ambientale
C.1 Rischio vulcanico
C.2 Rischio sismico
C.3 Rischio idrogeologico
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C.4 Rischio incendi rilevanti nell’industria
C.5 Rischio rifiuti
C.6 Rischio da attività estrattive
D. Assetto policentrico e equilibrato
D.1 Rafforzamento del policentrismo
D.2 Riqualificazione e “messa in sicurezza a norma” delle città
D.3 Attrezzature e servizi regionali
E. Attività produttive per lo sviluppo economico regionale
E.1 attività industriali e artigianali
E.2 Linee guida per il settore turistico
Nel documento sono individuati 9 “Ambienti insediativi” per gli assetti territoriali delle regioni
in maniera sufficientemente articolata, e 43 “Sistemi Territoriali Locali” raggruppati in 6 tipi
areali (sistemi a dominante naturalistica, sistemi a dominante rurale – culturale, sistemi a
dominante rurale – manifatturiero, sistemi urbani, sistemi a dominante urbano – industriale,
sistemi costieri a dominante paesistico – ambientale – culturale) per inquadrare la spesa e gli
investimenti del POR, in questa fase, e , in prospettiva, in sintonia con la programmazione
economica ordinaria.
Riguardo la tematica della pianificazione paesistica regionale, nelle linee guida sono presenti
elenchi e rappresentazioni cartografiche riguardanti:
la perimetrazione dei Piani Territoriali Paesistici;
i beni considerati di elevato pregio ricadenti in aree esterne ai PTP, quali le aree di tutela
paesistica ai sensi dell’articolo 139 del D.Lgs.490/99, i parchi di interesse nazionale e le
riserve naturali statali (L.394/31), i parchi di interesse nazionale e le riserve naturali
statali (LR 33/93), le aree individuate come Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.)
Si ritiene che lo svolgimento delle attività della RICICLA CAMPANIA S.r.l. abbia delle
ricadute ambientali, economiche e sociali positive nel contesto Regionale.
Il recupero di rifiuti speciali ed urbani infatti, determina inevitabilmente un minore consumo di
risorse naturali; a tal proposito si precisa che lo stesso D. Lgs. 152/06 e s.m.i., nelle linee
generali, favorisce il recupero dei rifiuti rispetto all’avvio a discarica.
Le stesse attività inoltre contribuiscono alla diffusione e al miglioramento delle attività di
recupero dei rifiuti favorendone la valorizzazione, e ultimo, ma non meno importante, è l’aspetto
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legato alla riduzione della percentuale di rifiuti avviata al definitivo smaltimento, causa questa di
ricadute dannose in termini ambientali ed, in generale, sociali.
Tutto ciò fa ritenere le attività di gestione di rifiuti speciali ed urbani che la RICICLA
CAMPANIA S.r.l. attualmente svolge, pienamente coerenti coi principi e gli obiettivi del Piano
Regionale di gestione dei rifiuti speciali in Campania, approvato con DGR n. 433 del
24.09.2015.
Per quanto concerne i vincoli previsti nel suddetto piano per il tipo di attività eseguito dalla
RICICLA CAMPANIA S.r.l. illustrati nella tabella che segue, si rimanda alla consultazione delle
cartografie riportate nei paragrafi successivi.
Tab. 2.2.1 – Quadro generale dei vincoli cogenti in relazione alle macrocategorie impiantistiche
considerate
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2.2.2 Le Aree Protette Parchi e riserve naturali
La conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Provincie autonome di
Trento e Bolzano ha approvato, nel luglio 2003, il 5° “Aggiornamento dell’elenco ufficiale delle
aree naturali protette”, ai sensi del combinato disposto dell’art.3, co 4, lett. c) della 394/91, e
dell’art.7, co 1, del D. Lgs. 28 Agosto 1997, n.281° (G.U. N.205 del 4/09/2003, Allegato A).
In base a questo documento le aree protette della Regione Campania risultano essere:
Parchi Nazionali:
Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano;
Parco Nazionale del Vesuvio.
Aree Naturali Marine Protette e Riserve Naturali Marine:
Area Naturale Marina protetta Punta Campanella.
Aree Naturali Statali:
Riserva Naturale Castelvolturno;
Riserva Naturale Statale isola di Vivera;
Riserva Naturale Tirone Alto Vesuvio;
Riserva Naturale Cratere degli Astroni;
Riserva Naturale Valle delle Ferriere.
Aree Naturali Protette Nazionali:
Parco Sommerso di Baia;
Parco Sommerso di Gaiola.
Parchi Naturali Regionali:
Parco Naturale Diecimare;
Parco Regionale Monti Picentini;
Parco Regionale del Partenio;
Parco Regionale del Matese;
Parco Regionale di Roccamorfina – Foce Garigliano;
Parco Regionale del Taburno – Camposauro;
Parco Regionale dei Campi Flegrei;
Parco Regionale di Monti Lattari.
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Riserve Naturali Regionali:
Riserva Naturale Foce Sele – Tanagro;
Riserva Naturale Foce Volturno – Costa di Licola;
Riserva Naturale Monti Eremita – Marzano;
Riserva Naturale Lago Falciano.
Altre Aree Protette Regionali:
Oasi Bosco di San Silvestro;
Oasi Naturale del Monte Polveracchio;
Area Naturale Baia di Ieranto.
In particolare, le aree naturali protette della Provincia di Salerno (ad esclusione di quelle marine)
hanno una superficie di circa il 55% sul totale della superficie provinciale (sup. territoriale della
provincia di Salerno = 491.000 ha circa, sup. territoriale aree protette della provincia di Salerno
= 273.000 ha circa). Se a queste superfici aggiungiamo quella delle aree contigue del Parco
Nazionale del Cilento e Vallo di Diano (dove ricade l’area oggetto di studio) la complessiva
percentuale raggiunge il 77% circa.
Le aree protette presenti sul territorio della Provincia di Salerno sono riportate in tabella 2.2.2:
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Tab. 2.2.2 – Aree protette Provincia di Salerno
Di seguito viene riportata la cartografia delle aree protette estratta dal Piano Territoriale e di
Coordinamento della Provincia di Salerno.
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Fig. 2.2.1 – Cartografia aree protette Provincia di Salerno
Dal riscontro di tale cartografia con quanto riportato negli strumenti di pianificazione
territoriale, regionale e sub regionale, si rileva che il Comune di Albanella e più
precisamente l’area di interesse rientrano nell’area contigua al Parco Nazionale del Cilento
e Vallo di Diano e Alburni.
La rete ecologica Natura 2000
Natura 2000 è il progetto che l’Unione Europea sta realizzando per “contribuire e salvaguardare
la biodiversità mediante la conservazione di habitat naturali, nonché della flora e della fauna
selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri” al quale si applica il trattato U.E.
La rete ecologica Natura 2000 è la rete europea di aree contenenti habitat naturali e seminaturali,
habitat di specie di particolare valore biologico ed a rischio estinzione.
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La Direttiva 92/43/CEE cosiddetta “Direttiva Habitat”, disciplina le procedure per la
realizzazione del progetto di rete ecologica Natura 2000, essa ha previsto il censimento, su tutto
il territorio degli Stati membri, degli habitat naturali e seminaturali e degli habitat delle specie
faunistiche inserite negli allegati della stessa Direttiva. La direttiva ha dato vita al programma di
ricerca nazionale denominato Progetto Bioitaly per l’individuazione e delimitazione dei Siti di
Importanza Comunitaria proposti (pSIC) e delle Zone a Protezione Speciale (ZPS) individuate ai
sensi della Direttiva Comunitaria 79/409/CEE cosiddetta “Direttiva Uccelli”, come siti abitati da
uccelli di interesse comunitario che vanno preservati conservando gli habitat che ne favoriscono
la permanenza.
In particolare, la Rete “NATURA 2000” della Provincia di Salerno è costituita da 14 Zone a
Protezione Speciale (ZPS) ai sensi della Direttiva 79/409/CEE “Uccelli” e da 44 Siti di
Importanza Comunitaria proposti (SIC) ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat”. Di queste
aree alcune sono interamente comprese nel territorio della provincia di Salerno altre interessano
sia quest’ultima che i territori della provincia di Napoli o di Avellino.
La maggior parte dei SIC in questione è caratterizzata da almeno un tipo di habitat naturale e/o
specie prioritari ai sensi dell’articolo 1 della direttiva 92/43/CEE. Di tutte le aree facenti parte
della Rete “Natura 2000” della provincia di Salerno solo 6 non sono incluse, in tutto o in parte,
in porzioni di territorio già tutelate sulla base di normativa nazionale e regionale (parchi, riserve
naturali,ecc.).
In tabella 2.2.3 si riportano i Siti di Importanza Comunitaria della Provincia di Salerno:
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Tab. 2.2.3 – Siti di Importanza Comunitaria della Provincia di Salerno
Di seguito (tabella 2.2.4) si riporta l’elenco delle Zone a Protezione Speciale (ZPS) della
Provincia di Salerno
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Tab. 2.2.4 – Zone a Protezione Speciale della Provincia di Salerno
Nell’immagine che segue viene rappresentata la zona oggetto di studio dove si evidenzia la
distanza dai SIC/ZPS più vicine.
AREA DI STUDIO
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Fig. 2.2.2 – Distanze dall’area in esame da SIC e ZPS
A far parte del sistema delle aree naturali protette provinciali vi sono anche alcune aree (per lo
più oasi delle associazioni ambientaliste) a gestione sia pubblica, istituite cioè con leggi regionali
o provvedimenti equivalenti, che privata, istituite con provvedimenti formali pubblici o con atti
contrattuali quali concessioni o atti equivalenti. Tra queste aree vi sono:
Il Parco Naturale “Diecimare”;
Il Parco intercomunale del Monte Polveracchio;
Il Bosco Camerine;
Il Bosco Croce;
L’Oasi delle Grotte del Bussento di Morigerati;
L’Oasi dunale di Torre di Mare;
L’Oasi del Frassineto “Valle dell’Irno”.
L’area oggetto di studio risulta esterna alle delimitazioni di tali Siti, ciò nonostante si riportano
di seguito i siti SIC, ZPS e parchi prossimi al sito:
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Z.P.S. IT8/050021 – Medio corso del Fiume Sele – Persano, distanza dal sito in esame
circa 2,5 Km;
Zone Umide di Importanza Internazionale - Medio corso del Fiume Sele – Persano,
distanza dal sito in esame circa 2,5 Km;
2.2.3 - Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) Il comune di Albanella rientra nel Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PSAI), dei territori
dell’ex Autorità di Bacino Campania Sud e Interregionale del Sele (già ex Autorità
Interregionale Sele), adottato con Delibera di Comitato Istituzionale n. 20 del 18/09/2012 GURI
n 247 del 22/10/12; nonché il Testo Unico delle Norme di Attuazione (NdA), adottato con
delibera del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino Regionale Campania Sud ed
Interregionale per il bacino idrografico del fiume Sele n. 22 del 02/08/201
Di seguito vengono riportate le tavole del suddetto piano aggiornate.
Rischio da Frane
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Pericolosità da Frane
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Rischio idraulico
AREA DI STUDIO
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Pericolosità Idraulica
AREA DI STUDIO
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2.2.4 Pianificazione Sovracomunale Preliminare di Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Salerno (PTCP)
Per quanto riguarda gli strumenti pianificatori a livello provinciale, il presente Studio prende in
considerazione il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Salerno, il quale suddivide
in “Sistemi Territoriali di Sviluppo” il territorio di sua competenza.
I sistemi Territoriali di Sviluppo rappresentano dei luoghi di esercizio di visione strategiche
condivise: ambiti di programmazione di interventi sul territorio e di condivisione di obbiettivi di
sviluppo e valorizzazione di risorse eterogenee. Il PTR individua in Campania 45 STS, di cui 15
nella provincia di Salerno, identificati sulla base della geografia dei processi di
autoriconoscimento delle identità locali e di auto-organizzazione dello sviluppo.
Il comune di Albanella fa parte del Sistema Territoriale di Sviluppo denominato F6 –
MAGNA GRECIA.
Per ciascun STS è stata definita una matrice degli indirizzi strategici determinanti per lo sviluppo
dell’ambito territoriale di riferimento.
La prima funzione del PTCP è di tipo regolativo, prevalentemente di 2° grado, che si esprime
attraverso l’insieme di disposizioni tese a disciplinare le pianificazioni urbanistiche dei Comuni e
le iniziative strategiche per lo sviluppo locale, ivi incluse quelle dei Consorzi per le ASI.
Rientrano nella missione regolativa del PTCP l’individuazione degli ambiti di tutela per ciascun
sistema di patrimonialità e/o per ciascun tipo di rischio, la fissazione dei criteri per il
dimensionamento dei piani comunali, la definizione dei criteri di compatibilità/coerenza per le
scelte di modificazione trasformazione del territorio ad altre disposizioni prescrittiva o di
indirizzo di analogo livello.
La seconda funzione basilare del PTCP è di tipo strategico, ed attiene alla elaborazione – in un
quadro unitario ed interrelato – di proposte progettuali di interventi e/o di politiche tese a
conseguire un nuovo assetto territoriale sotto il profilo delle localizzazioni, dei ranghi e dei
caratteri delle centralità e delle polarità, riguardo allo sviluppo delle reti infrastrutturali, in ordine
alla promozione della rete ecologica ed alla valorizzazione sostenibile del patrimonio
ambientale, in rapporto alle localizzazioni e caratterizzazioni di attività economiche e via
dicendo.
Il PTCP, dettaglia le linee strategiche articolandole in obbiettivi specifici:
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Principio Fondamentale: Concentrazione
Obiettivi: il Programma è finalizzato al superamento di logiche meramente distributive e ad una
più efficace allocazione tematica e territoriale delle risorse su un elenco ristretto di soggetti e di
interventi di grande impatto, definiti in stretta aderenza ad una strategia unitaria ed intersettoriale
di sviluppo regionale e sfruttando l’integrazione tra tutte le fonti di finanziamento disponibili.
Principio Fondamentale: Programmazione partecipata e sviluppo locale
Obiettivi: lo sviluppo dal basso deve alimentarsi delle idee e delle energie del territorio ma anche
confrontarsi efficacemente con una visione più sistematica delle questioni e delle priorità
strategiche, in particolare s’intende promuovere un modello basato su valorizzazione di un
identità locali e produzione di beni di utilità collettiva, respingendo i programmi che intendono
basarsi sulla realizzazione di opere locali e sulla rappresentazione di interessi localisti.
Principio Fondamentale: Integrazione
Obiettivi: l’integrazione programmatica e finanziaria è il tema portante dell’intero impianto
strategico della programmazione strategica del POR 2007-2013:
In primo luogo attraverso la definizione e l’attuazione di una strategia unitaria di sviluppo
regionale, che utilizzerà le opportunità derivanti dall’integrazione delle varie fonti di
finanziamento aggiuntive comunitarie (Fondi Strutturali, FEARS e FEP) e nazionali
(FAS);
In secondo luogo, attraverso l’integrazione dei diversi programmi che agiscono
nell’ambito della politica di coesione comunitaria, nazionali (PON), interregionali (POI)
e regionali (POR FESR e POR FSE), al fine di disegnare un quadro strategico unitario, in
cui siano chiari gli specifici ambiti di intervento, le aree di complessità e le coerenze.
Principio Fondamentale: Concentrazione e soggetti istituzionali
Obiettivi: le pratiche concertative a livello locale sviluppatesi nel corso dell’ultimo decennio
sono riconosciute come una modalità tecnico – politica centrale per riportare all’interno di un
progetto coerente di sviluppo attori diversi e spinte al cambiamento spesso contrastanti. La
concentrazione partenariale, tuttavia, per continuare a rappresentare una pratica di riferimento
per l’azione degli attori locali deve essere rimodulata flessibilmente e regolamentata, in relazione
ai tempi della programmazione ed al sistema degli interessi.
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2.2.5 Pianificazione Comunale L’area oggetto dell’intervento è individuata al C.T. del Comune di Albanella al foglio 4 dalle
particelle 727, 797, 795 e 404 q.p. con una superficie complessiva allo stato attuale di circa
12.500 mq e allo stato progettuale di circa 14.500 mq, secondo il Piano Urbanistico Comunale
pubblicato sul BURC n.89 del 11/12/2017 è classificata ZONA AC-IP: AREA
CONSOLIDATE PER IMPIANTI PRODUTTIVI il cui accesso è dalla stessa via Giunta
ubicata a 5 km dall’uscita di Eboli dell’Autostrada A3 SA - RC.
Fig. 2.2.7 – Destinazione urbanistica
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2.2.5.1 Zonizzazione Acustica
Il dPCM 01/03/91, pubblicato in data 08/03/91 sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana
n° 57 Serie Generale Parte Prima, introduce, in base all’art. 4 della Legge 833/78 e all’art. 2 della
Legge 349/89, “Limiti Massimi di Esposizione al Rumore negli Ambienti Abitativi e
nell’Ambiente Esterno”. Successivamente, secondo quanto previsto dalla legge quadro 447/95,
è stato pubblicato sulla G.U. dell'01/12/97 il d.P.C.M. 14/11/97 ("Determinazione dei valori
limite delle sorgenti sonore") che in parte abroga e in parte modifica i contenuti dei d.P.C.M.
01/03/91 e fissa i limiti massimi alle immissioni sonore. Tali limiti, distinti in diurno e notturno,
sono differenziati in base alla destinazione d'uso dell'area, secondo classi esplicitate in entrambi i
decreti. In attesa della suddivisione definitiva del territorio comunale, "si applicano alle sorgenti
sonore fisse” escludendo quindi ogni forma di traffico o sorgente mobile, i limiti di accettabilità
riportati nella tabella III, secondo quanto previsto dall'art. 6 del d.P.C.M. 0 1/03/91, se rimane
inalterato. Il Comune di Albanella ha disposto tale provvedimento pertanto al caso in esame
si applicano i limiti indicati nel seguito.
Limiti e valori di qualità di cui all’art. 2 comma 3 del D.P.C.M. 14/11/97
Tabella II A
Valori limite di emissione - Leq in dB(A) (art. 2 d.P.C.M. 14 Novembre 1997)
classi di destinazione d’uso del territorio
tempi di riferimento
limite diurno - (06.00 – 22.00)
limite notturno - (22.00 – 06.00)
aree particolarmente protette 45 35
aree prevalentemente residenziali 50 40
aree di tipo misto 55 45
aree di intensa attività umana 60 40
aree prevalentemente industriali 65 55
aree esclusivamente industriali 65 65
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Tabella II B
Valori limite assoluti di immissione - Leq in dB(A) (art. 3 d.P.C.M. 14 Novembre 1997)
classi di destinazione d’uso del territorio
tempi di riferimento
limite diurno - (06.00 – 22.00)
limite notturno - (22.00 – 06.00)
aree particolarmente protette 50 40
aree prevalentemente residenziali 55 45
aree di tipo misto 60 50
aree di intensa attività umana 65 55
aree prevalentemente industriali 70 60
aree esclusivamente industriali 70 70
Tabella II C
Valori di qualità - Leq in dB(A) (art. 7 d.P.C.M. 14 Novembre 1997)
classi di destinazione d’uso del territorio
tempi di riferimento
limite diurno - (06.00 – 22.00)
limite notturno - (22.00 – 06.00)
aree particolarmente protette 47 37
aree prevalentemente residenziali 52 42
aree di tipo misto 57 47
aree di intensa attività umana 62 52
aree prevalentemente industriali 67 57
aree esclusivamente industriali 70 70
L’art. 2 comma 3 del d.P.C.M. 14/11/97 definisce e puntualizza dove devono essere eseguiti i
rilevamenti e le verifiche dei valori di emissione: in corrispondenza degli spazi utilizzati da
persone e comunità". I valori limite, stabiliti nello stesso decreto, sono riportati nelle tabelle IV
A, IV B, IV C, IV D. Essi sono da rispettare una volta definita, da parte del comune, la
suddivisione del territorio nelle 6 classi di destinazione d'uso riportate in tabella V, espresse nel
d.P.C.M. 01/3/91 e ribadite ugualmente nel d.P.C.M. 14/11/97, cui vengono assegnati i limiti
obiettivo descritti dalla tab. IV C. La progressione nella applicazione dei valori limite di cui al
nuovo decreto è la seguente:
1) i comuni fissano limiti obiettivo “di qualità" (qui tab. IV C) mediante la zonizzazione
acustica;
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2) nelle stesse zone, l'insieme delle sorgenti non deve superare i limiti di immissione (qui tab.
IV B) mentre la singola sorgente non deve superare i limiti di emissione (qui tab. IV A);
3) i piani di risanamento acustico comunale scattano automaticamente se vengono superati i
limiti di attenzione (qui tab. IV D); questi sono, nel lungo periodo, pari ai limiti di
immissione; se invece di considerare una sola ora di disturbo, il limite di attenzione è pari al
valore del limite di immissione aumentato di 10 dB(A) in orario diurno e 5 dB(A) in orario
notturno.
Il d.P.C.M. 14/11/97 modifica inoltre nei limiti e nei criteri applicativi il criterio differenziale il
d.P.C.M. 01/03/91. L'art. 4 del d.P.C.M. 14/11/97 prevede infatti che, per zone non
esclusivamente industriali, non debbano essere superate, all'interno degli ambienti abitativi,
determinate differenze tra il livello limite di immissione del rumore ambientale ed il livello del
rumore residuo, cioè tra i livelli rispettivamente misurati in presenza ed in assenza della specifica
sorgente: tali valori differenziali massimi sono pari a 5 dB(A) per il periodo diurno e 3 dB(A) per
il periodo notturno, fatto salvo il caso in cui l'effetto del rumore si possa ritenere trascurabile,
ovvero nei seguenti casi:
se il rumore misurato all'interno dell'abitazione a finestre aperte è inferiore a 50 dB(A)
durante il periodo diurno e 40 dB(A) durante il periodo notturno;
se il livello del rumore ambientale misurato all'interno dell'abitazione a finestre chiuse è
inferiore a 35 dB(A) durante il periodo diurno e 25 dB(A) durante il periodo notturno.
Tra le altre novità introdotte si ricordano:
la definizione dell'applicabilità dei limiti di immissione e della presentazione dei
piani di risanamento per le infrastrutture di trasporto (artt. 4 e 6.3); inoltre il decreto
rimanda all'emanazione di un ulteriore specifico decreto i limiti di emissione nelle
fasce di pertinenza (art. 3);
l'introduzione dei valori di attenzione riferiti ad un'ora e riferiti all'intero tempo di
riferimento (art. 6.1);
la presentazione di un piano di risanamento (art. 7 della Legge n. 447/95) è
necessaria quando si ha il superamento dei valori di attenzione; nel caso di aree
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esclusivamente industriali tale piano deve essere presentato se si superano i valori
relativi all'intero periodo di riferimento (art. 6.2);
finché i comuni non adottano una suddivisione del territorio redigendo la
zonizzazione acustica, si applicano i limiti di cui all'art. 6 comma 1 dei d.P.C.M.
01/03/91;
il superamento dei limiti acustici comporta l'adozione di sanzioni (art. 8.2);
la definizione di valori di qualità indicati nella Legge Quadro n. 447/95 (art. 7).
Si consulti in proposito il paragrafo 2.1.4.
2.2.6 Vincoli e Fasce di Rispetto
La tutela paesaggistica introdotta dalla legge 1497/39 è estesa ad un’ampia parte del
territorio nazionale dalla legge 431/85 che sottopone a vincoli, ai sensi della L.1497/39, una
nuova serie di beni ambientali e paesaggistici. Il Testo Unico in materi di beni culturali ed
ambientali D.Lgs. 490/99 riorganizzando e sistematizzando la normativa nazionale esistente,
riconferma i dettami della Legge 431/85. Il 22 gennaio 2004 è stato emanato il D.Lgs. n.42
“Codice culturali e del paesaggio”, che dal maggio 2004 regola la materia ed abroga, tra gli altri,
il D.Lgs.490/99.
Lo stesso D.Lgs. n.42/04 è stato successivamente modificato ed integrato dal D.Lgs. nn.156 e
157/2006.
2.2.6.1 Vincoli Paesaggistici
Secondo la strumentazione legislativa vigente sono beni paesaggistici gli immobili e le aree
indicati dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (art.134) costituenti espressione dei valori
storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio, e ogni altro bene individuato dalla
legge, vale a dire:
a. Gli immobili e le aree di notevole interesse pubblico (articolo 136):
Le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di
singolarità geologica
Le ville, i giardini e i parchi, non tutelati dalle disposizioni della Parte seconda
del presente codice, che si distinguono per la loro non comune bellezza.
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I complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente
valore astetico e tradizionale.
Le bellezze panoramiche considerate come quadri e cosi pure quei punti di vista
o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle
bellezze.
b. Le aree tutelate per la legge (articolo 142) che alla data del 6 settembre 1985 non erano
delimitate negli strumenti urbanistici come zona A e B e non erano delimitate negli
strumenti urbanistici si sensi del decreto ministeriale 2 aprile 1968, n.1444, come zone
diverse dalle zone A e B, ma ricomprese in piani pluriennali di attuazione, a condizione
che le relative previsioni siano state concretamente realizzate.
Ai territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri della linea
di battaglia, anche per i terreni elevati sul mare.
I territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri
dalla linea di battaglia, anche per i territori elevati sui laghi.
I fiumi, i torrenti, i corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle
disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto
11 dicembre 1933, n.1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia
di 150 metri ciascuna; (La disposizione non si applica in tutto o in parte, nel caso
in cui la Regione abbia ritenuto irrilevanti ai fini paesaggistici includendoli in
apposito elenco reso pubblico e comunicato al Ministero).
Le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena
alpina e 1.200 metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole.
I ghiacciai e i circhi glaciali.
I parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna di
parchi.
I territori coperti da foreste e da boschi, ancorchè percorsi o danneggiati dal fuoco,
e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall’articolo,
comma 2 e 6, del decreto legislativo, 18 maggio 2001, n.227.
Le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici.
Le zone umide incluse nell’elenco previsto dal decreto del Presidente della
Repubblica 13 marzo 1976, n. 448.
I vulcani.
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Le zone di interesse archeologico individuate alla data di entrata in vigore del
presente codice.
c. Gli immobili e le aree tipizzati, individuati e sottoposti e tutela dei piani paesaggistici
previsti dagli articoli 143 e 156.
In particolare, i beni paesaggistici della Provincia di Salerno sono sostanzialmente
rappresentati dalle aree e dagli immobili indicati nell’art.136 (come individuati ai sensi
degli artt. da 138 a 141) e dalle aree indicati all’art.142 del D.Lgs. 42 del 22/01/2004
“Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” come modificato ed integrato dal D.Lgs. 156
e 157 del 24/03/2006.
I paesaggi di alto valore ambientale e culturale (elevato pregio paesaggistico)
Oltre ai territori già sottoposti a regime di tutela paesistica:
Aree destinate a parco nazionale e riserva naturale statale si sensi della legge n.
349/91 ai sensi della legge 33/93;
Aree individuate come Siti di Interesse Comunitario (S.I.C.) definite si sensi
della Direttiva 92/43/CEE “Habitat”;
Aree Z.P.S.
Vanno, inoltre, aggiunti i seguenti territori quando non inclusi nelle aree sopra
menzionate:
I siti inseriti nella lista mondiale dell’UNESCO ove non inclusi nelle aree sopra
menzionate;
Località e immobili contenuti negli elenchi forniti (sulla base del Protocollo
d’intesa con la Regione Campania) delle Soprintendenze Archeologiche e delle
Soprintendenze per i Beni Architettonici ed il Paesaggio e per il Patrimonio
Storico Artistico e Demo – etnoantropologico competenti per territorio;
L’intera fascia costiera, ove già non tutelata, per una profondità dalla battaglia di
5.000 metri;
I territori compresi in una fascia di 1.000 metri dalle sponde dei seguenti corsi
d’acqua, ove non già tutelati.
Riguardo agli “immobili ed aree di notevole interesse pubblico” di cui al D.Lgs. 42/04
art.136 non si rileva la presenza nell’area di studio di zone oggetto di vincolo.
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2.3 CORRELAZIONE TRA PROGRAMMI, PIANI E PROGETTO
2.3.1 Pianificazione e Programmazione Linee Guida per la pianificazione territoriale regionale
Le Linee Guida hanno carattere di documento sintetico che rinvia al PTR lo svolgimento delle
analisi specialistiche indispensabili.
La ricognizione dei principi e degli obiettivi contenuti nella presente relazione fa rilevare un
buon livello di coerenza del progetto in esame con essi.
L’area oggetto di studio non ricade all’interno del perimetro di Piani Paesistici, e non si
riscontrano interferenze tra le opere in progetto e le aree di valore paesaggistico
individuate.
Aree protette
L’analisi del “V Aggiornamento dell’elenco ufficiale delle aree naturali potette approvato con
Deliberazione della Conferenza Stato Regionali del 24/7/2003 e pubblicato nel Supplemento
ordinario n.144 alla Gazzetta Ufficiale n.205 del 4.9.2003”, comprensivo di quelle
appartenenti alla Regione Campania, ha evidenziato che nessuna di queste interessa l’area oggetto di studio.
Riguardo la rete ecologica “Natura 2000”, nell’area vasta di indagine come detto non sono state
rilevate aree protette nelle immediate vicinanze del sito oggetto di studio.
2.3.2 Preliminare di PTCP Salerno
Rispetto alle strategie ed agli obiettivi del piano non si riscontrano motivi di incoerenza
legati alla realizzazione del progetto in oggetto; nell’ambito dei principi del piano, essi
riguardano soprattutto la programmazione del territorio ai fini di Sviluppo Sostenibile: essi
comprende, tra le altre cose, quello di incentivare l’insediamento di imprese.
La localizzazione dell’intervento, dunque, non appare in contrasto con gli assetti territoriali
prefigurati dal piano.
2.3.3 Pianificazione Comunale
L’intervento ricade nel territorio del Comune di Albanella. Riguardo gli orientamenti
generali del Piano Urbanistico Comunale pubblicato sul BURC n.89 del 11/12/2017 non si
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rilevano incongruenze tra il progetto e gli obiettivi dei piani, in quanto l’area oggetto è
classificata ZONA AC-IP: AREA CONSOLIDATE PER IMPIANTI PRODUTTIVI il cui
accesso è dalla stessa via Giunta ubicata a 5 km dall’uscita di Eboli dell’Autostrada A3 SA -
RC.
Vincolo Paesaggistico
Per quanto concerne il vincolo paesaggistico si è rilevato che:
Riguardo agli “immobili ed aree di notevole interesse pubblico” di cui al D.Lgs. 42/04
art. 136 non si rileva la presenza nell’area di studio di aree oggetto di vincolo.
Riguardo alle “Aree tutelate per la legge” di cui al D.Lgs. 42/04 art. 142 lett. c) non si
rileva la presenza nell’area di studio di zone soggetta a tale vincolo.
Riguardo alle “Aree tutelate per legge” di cui al D.Lgs. 42/04 art. 142 lett. h) non si
rileva la presenza nell’area di studio di aree gravate da usi civici (uso pascolo o
legname). Per Uso Civico si intende il peso imposto su beni immobili a favore fella
popolazione residente che usufruisca dei beni frutti che ne derivano.
Vincolo Storico Artistico
Per quanto concerne il patrimonio di valore storico, artistico ed architettonico non si
registrano interferenze tra i beni oggetto di vincolo e le opere in esame.
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3 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
Il quadro di riferimento progettuale di cui all’art. 4 del DPCM 27/12/1988 e s.m.i.
descrive il progetto e le soluzioni adottate a seguito degli studi effettuati, nonché
l’inquadramento nel territorio, inteso come area vasta interessata. Vengono descritte le
misure, i provvedimenti e gli interventi adottati, che concorrono al giudizio di compatibilità
ambientale, al fine di migliore l’inserimento dell’opera nell’ambiente.
Quanto contenuto nel quadro di riferimento progettuale comprende anche gli aspetti
contemplati sia nell’allegato VII alla parte II del D.Lgs 3 Aprile 2006 n.152 e s.m.i. che nel
Regolamento Regionale “Linee Guida in materia di valutazione di impatto ambientale”:
a) la descrizione delle condizioni iniziali dell'ambiente fisico, biologico e antropico;
b) la descrizione delle caratteristiche dell’attività, delle sue interazioni con l’ambiente, nonché
la descrizione delle principali caratteristiche dei processi produttivi;
c) una valutazione del tipo e della quantità dei residui e delle emissioni previsti (inquinamento
dell'acqua, dell'aria e del suolo, rumore, vibrazioni, luce, calore, radiazioni, ecc.) risultanti
dall'attività;
d) la descrizione delle tecniche utilizzate per prevenire le emissioni degli impianti e per
ridurre l'utilizzo delle risorse naturali;
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3.1 DESCRIZIONE DELL’ATTIVITÀ, DELLE SUE INTERAZIONI CON L’AMBIENTE E DESCRIZIONE DELLE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEI PROCESSI PRODUTTIVI (art. 22 e all’Allegato VII, alla parte seconda, del Dlgs 152/2006)
Comune ............................................ : ALBANELLA Provincia .......................................... : SALERNO Regione ............................................ : CAMPANIA Ripartizione ..................................... : ITALIA MERIDIONALE Grande ripartizione .......................... : SUD - ISOLE Latitudine Nord................................. : 40°30'37.13"N Longitudine Est ................................ : 15° 3'4.46"E (Greenwich) Zona altimetrica .............................… :PIANURA Grado di urbanizzazione ................… : ZONA INDUSTRIALE
L’impianto della società Ricicla Campania S.r.l. è ubicato in via Giunta – località Borgo San
Cesareo nel Comune di Albanella (SA) su di un’area che ricade in Zona Classificata Sismica S=9
(DM 03.06.1981 e Del. G.R. 07.11.2002 n. 5447), non è iscritta nel Catasto delle aree boscate e
pascolive percorse da incendi e non è sottoposta a vincolo idrogeologico, come da certificazione
prot.n. 2815 rilasciata dal Comune di Albanella (SA) in data 25/03/2019.
Quest’area, individuata al C.T. dello stesso Comune al foglio 4 dalle particelle 727, 797,795 e
404 q.p. con una superficie complessiva di circa 12.385 mq, inoltre non è tra i Siti di Interesse
Comunitario (SIC) né ricade in Zone di Protezione Speciale (ZPS) secondo quando indicato dal
DPR 357 del 8.9.1997 e s.m.i., ma nel P.R.G, pubblicato sul BURC n. 13 del 13.03.2006 è
classificata ZONA AC-IP: AREA CONSOLIDATE PER IMPIANTI PRODUTTIVI il cui
accesso è dalla stessa via Giunta ubicata a 5 km dall’uscita di Eboli dell’Autostrada A3 SA -
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Figura 3.1.1: Stralcio Planimetria Catastale
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3.1.1 Stato attuale
L’impianto di recupero attualmente autorizzato con Autorizzazione Unica Ambientale
rilasciata dal SUAP di Albanella con PROVVEDIMENTO N* 9592 del 07 novembre 2016
ss.mm.ii. ha una superficie di circa 10.000 mq, ed è idoneamente recintato e dove sono
identificate le diverse fasi del processo. Vi sono aree adibite alla pesa ed accettazione dei rifiuti
in ingresso, alla viabilità interna, allo stoccaggio e ad un’area in cui viene svolta l’attività di
recupero vera e propria.
L’intero lotto è provvisto di una recinzione perimetrale esterna costituita in parte da una
recinzione metallica ed in parte da un muro di altezza pari a circa 2,00 m, inoltre all’interno
dell’area vi è una parte di circa 1.372 mq coperta di cui:
un capannone, dove avviene, allo stato attuale, lo stoccaggio ed il recupero della tipologia
5.16 (R.A.E.E.) e della tipologia 3.2 (Rifiuti di metalli non ferrosi), che si sviluppa su un
unico livello con pianta con forma rettangolare, superficie coperta 1.050 mq ed
un’altezza interna sotto trave pari a 6,50 m. La struttura è realizzata con elementi portanti
verticali ed orizzontali del tipo prefabbricato in c.a.v. e precompresso, ancorati al suolo
tramite un reticolo di plinti e travi di collegamento in cemento armato gettato in opera. Le
tamponature esterne del capannone sono realizzate con pannelli prefabbricati in c.a.p.; la
copertura è realizzata con pannelli sandwich composti da lastra in acciaio zincato con
interposto poliuretano espanso autoestinguente. Le strutture di separazione sono
realizzate in mattoni forati investite da intonaco normale con spessore minimo da 30 cm.
L’intero corpo è pavimentato con massetto cementizio e finitura resa liscia del tipo
“industriale”, dello spessore di circa 20 cm armato con una doppia rete metallica con
interposta guaina impermeabile in HDPE dello spessore di 4 mm (geomembrana) la cui
funzione è quella di rendere siffatte pavimentazioni adeguatamente impermeabili a
possibili percolazioni di liquidi
una palazzina uffici e servizi, ubicata ad est rispetto al capannone, è realizzata in c.a. in
opera su un unico livello, ed ha una superficie coperta di circa 180 mq. Al piano terra
sono ubicati gli uffici aziendali e tutti gli spazi necessari per l’espletamento delle attività
gestionali ed amministrative dell’azienda, gli spogliatoi ed i servizi divisi per sesso
(maschile e femminile), tutti con areazione diretta verso l’esterno, progettati e
dimensionati con riferimento alle vigenti norme in materia igienico - sanitarie (DPR. 303
del 19.3.56 e s.m.i.). Inoltre, è presente una sola direttiva adibita sia alle operazioni
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amministrative che per la gestione delle operazioni di pesa dei rifiuti in ingresso ed in
uscita dallo stabilimento.
La superficie scoperta è di 8.700 mq circa dell’impianto ed è costituita da:
un piazzale scoperto adibito alla messa in riserva e recupero delle tipologie 3.1 (rifiuti di
metalli ferrosi e 5.1 (rifiuti autodemolezioni) di superficie di circa 1.975 mq con
pavimentazione di tipo industriale con adeguate pendenze in modo da far defluire le
acque nelle apposite griglie di raccolta e successivamente in un impianto di depurazione;
un piazzale scoperto di superficie di circa 4.230 mq adibito alla messa in riserva di tutte
le altre tipologie e il recupero della tipologia 3.1 con pavimentazione di tipo industriale
con adeguate pendenze in modo da far defluire le acque nelle apposite griglie di raccolta
e successivamente in un impianto di depurazione;
La rimanente superficie, di circa 2.500 mq, è destinata all’area a verde e alla viabilità
interna degli automezzi interessati all’attività lavorativa, realizzata in conglomerato
bituminoso, di cui un’area, di circa 40 mq, destinata agli impianti di pesatura; infine
l’impianto attualmente è dotato di:
1. pesa a ponte per misurare il peso dei rifiuti trattati;
2. una rete di raccolta delle acque meteoriche che convoglia le acque di prima pioggia in un
impianto di trattamento ossia di sedimentazione e di disoleazione, per poi essere svuotate
periodicamente da ditte autorizzate; mentre le acque di seconda pioggia avranno recapito
finale in fosso naturale e successivamente in corpo idrico superficiale;
3. superfici resistenti all’attacco chimico dei rifiuti, grazie alla presenza di una
pavimentazione di tipo industriale con cls autocompattante che permette la separazione
dei rifiuti dal suolo sottostante e una perfetta tenuta contro gli attacchi chimici dei rifiuti.
L’attività che attualmente è esercitata presso l’insediamento in parola, al momento ha come
riferimento tecnico il D.M. 5/2/98, in quanto la ditta recupera rifiuti non pericolosi di cui ai punti
1.1 – 2.1 - 3.1 - 3.2 – 5.1 – 5.2 - 5.7 – 5.8 - 5.16 – 5.19 – 6.1 - 6.2 – 8.4 – 9.1 – 10.2 – 15.1 del
Allegato 1 Suballegato 1 del citato D.M. Infatti i rifiuti hanno le caratteristiche di seguito
elencate:
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Tipologia 1.1
Denominazione: rifiuti di carta, cartone e cartoncino, inclusi poliaccoppiati, anche di imballaggi
Codici CER:
- [150101] = imballaggi in carta e cartone;
- [150105] = imballaggi in materiali compositi;
- [150106] = imballaggi in materiali misti;
- [200101] = carta e cartone.
Tipologia 2.1
Denominazione: imballaggi, vetro di scarto ed altri rifiuti e frammenti di vetro; rottami di vetro
Codici CER:
- [101112] = rifiuti di vetro;
- [170202] = vetro;
- [200102] = vetro;
- [191205] = vetro;
- [160120] = vetro;
- [150107] = imballaggi in vetro;
Tipologia: 3.1
Denominazione: rifiuti di ferro, acciaio e ghisa, e, limitatamente ai cascami di lavorazione,
identificati dai codici [100299] e [120199].
Codici CER: [120102] = polveri e particolato di materiali ferrosi;
- [120101] = limatura e trucioli di materiali ferrosi;
- [100210] = scaglie di laminazione;
- [191202] = metalli ferrosi;
- [160117] = metalli ferrosi;
- [150104] = imballaggi metallici;
- [170405] = ferro e acciaio;
- [190118] = rifiuti della pirolisi;
- [190102] = materiali ferrosi estratti da ceneri pesanti;
- [200140] = metallo;
- [100299] = altri rifiuti non specificati altrimenti;
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- [120199] = rifiuti non specificati altrimenti.
Tipologia: 3.2
Denominazione: rifiuti di metalli non ferrosi o loro leghe.
Codici CER:
- [110599] = rifiuti non specificati altrimenti;
- [110501] = zinco solido;
- [150104] = imballaggi metallici;
- [200140] = metallo;
- [191203] = metalli non ferrosi;
- [120103] = limatura e trucioli di materiali non ferrosi;
- [120104] = polveri e particolato di materiali non ferrosi;
- [170401] = rame, bronzo, ottone;
- [191002] = rifiuti di metalli non ferrosi;
- [170402] = alluminio;
- [170403] = piombo;
- [170404] = zinco;
- [170406] = stagno;
- [170407] = metalli misti;
- e limitatamente ai cascami di lavorazione i rifiuti individuati dai seguenti codici [100899]
= rifiuti non specificati altrimenti; [120199] = rifiuti non specificati altrimenti;
Tipologia 5.1
Denominazione: parti di autoveicoli, di veicoli a motore, di rimorchi e simili, risultanti da
operazioni di messa in sicurezza di cui all'articolo 46 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n.
22 e successive modifiche e integrazioni e al decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 209, e privati
di pneumatici e delle componenti plastiche recuperabili
Codici CER:
- [160116] = serbatoi per gas liquido;
- [160117] = metalli ferrosi;
- [160118] = metalli non ferrosi;
- [160122] = componenti non specificati altrimenti;
- [160106] = veicoli fuori uso, non contenenti liquidi né altre componenti pericolose;
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Tipologia 5.2
Denominazione: parti di mezzi mobili rotabili per trasporti terrestri prive di amianto e risultanti
da operazioni di messa in sicurezza autorizzate ai sensi dell'articolo 28 del decreto legislativo 5
febbraio 1997, n. 22 e successive modifiche e integrazioni
Codici CER:
- [160116] = serbatoi per gas liquido;
- [160117] = metalli ferrosi;
- [160118] = metalli non ferrosi;
- [160122] = componenti non specificati altrimenti;
- [160106] = veicoli fuori uso, non contenenti liquidi né altre componenti pericolose;
Tipologia 5.7
Denominazione: spezzoni di cavo con il conduttore di alluminio ricoperto.
Codici CER:
[160216] = componenti rimossi da apparecchiature fuori uso;
[170402] = alluminio;
[170411] = cavi;
Tipologia 5.8
Denominazione: spezzoni di cavo di rame ricoperto.
Codice CER:
- [170401] = rame, bronzo, e ottone;
- [170411] = cavi;
- [160122] = componenti non specificati altrimenti;
- [160118] = metalli non ferrosi;
- [160216] = componenti rimossi da apparecchiature fuori uso;
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Tipologia: 5.16
Denominazione: apparecchi elettrici, elettrotecnici ed elettronici; rottami elettrici ed elettronici
contenenti e non metalli preziosi.
Codice CER:
- [160216] = componenti rimossi da apparecchiature fuori uso;
- [160214] = apparecchiature fuori uso;
- [200136] = apparecchiature elettriche e elettroniche fuori uso;
- [110114] = rifiuti di sgrassaggio;
- [110299] = rifiuti non specificati altrimenti;
- [110206] = rifiuti della lavorazione idrometallurgica del rame;
Tipologia 6.1
Denominazione: rifiuti di plastica; imballaggi usati in plastica compresi i contenitori per liquidi,
con esclusione dei contenitori per fitofarmaci e per presidi medico-chirurgici.
Codici CER:
- [020104] = rifiuti plastici (ad esclusione degli imballaggi);
- [150102] = imballaggi di plastica;
- [200139] = plastica;
- [191204] = plastica e gomma;
- [170203] = plastica;
Tipologia 6.2
Denominazione: sfridi, scarti, polveri e rifiuti di materie plastiche e fibre sintetiche.
Codici CER:
- [070213] = rifiuti plastici;
- [120105] = limatura e trucioli di materiali plastici;
- [160119] = plastica;
- [160216] = componenti rimossi da apparecchiature fuori uso;
- [170203] = plastica;
- [160306] = rifiuti organici;
Tipologia 8.4
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Denominazione: rifiuti di materiali tessili compositi e della lavorazione di fibre naturali,
sintetiche e artificiali.
Codici CER:
[040221] = rifiuti da fibre tessili grezze
[040222] = rifiuti da fibre tessili lavorate
[040209] = rifiuti da materiali compositi (fibre impregnate, elastomeri, plastomeri)
[160122] = componenti non specificati altrimenti
[200110] = abbigliamento
[200111] = prodotti tessili
Tipologia 9.1
Denominazione: scarti di legno e sughero, imballaggi di legno.
Codici CER:
- [030101] = scarti di corteccia e sughero;
- [030105] = segatura, trucioli, residui di taglio, legno, pannelli di truciolare e piallacci;
- [150103] = imballaggi in legno;
- [030199] = rifiuti non specificati altrimenti;
- [170201] = legno;
- [200138] = legno;
- [191207] = legno;
- [200301] = rifiuti urbani non differenziati;
Tipologia 10.2
Denominazione: pneumatici non ricostruibili, camere d'aria non riparabili e altri scarti di gomma.
Codice CER:
- [160103] = pneumatici fuori uso;
Tipologia 15.1
Denominazione: frazione organica da RSU e rifiuti speciali non pericolosi a matrice organica,
recuperabili con processi di digestione anaerobica.
Codice CER:
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- [020106] = feci animali, urine e letame (comprese le lettiere usate), effluenti, raccolti
separatamente e trattati fuori sito.
- [020204] = fanghi dal trattamento in loco degli effluenti;
- [020305] = fanghi dal trattamento in loco degli effluenti;
- [020403] = fanghi prodotti dal trattamento in loco degli affluenti;
- [020502] = fanghi prodotti dal trattamento in loco degli affluenti;
- [020603] = fanghi prodotti dal trattamento in loco degli affluenti;
- [020702] = rifiuti della distillazione delle bevande alcoliche;
- [020705] = fanghi prodotti dal trattamento in loco degli affluenti;
- [030309] = fanghi di scarto contenti carbonato di calcio;
- [030310] = scarti di fibre e fanghi contenti fibre, riempitivi e prodotti di rivestimento
generati dai processi di separazione meccanica;
- [030311] = fanghi prodotti dal trattamento in loco degli affluenti;
- [190805] = fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane;
- [200302] = rifiuti dei mercati;
- [200201] = rifiuti biodegradabili;
- [200108] = rifiuti biodegradabili di cucine e mense;
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SCHEMA A BLOCCHI CICLO LAVORATIVO
Raccolta e conferimento rifiuti in ingresso all’impianto
Pesatura
Attività di messa in riserva [R13] dei rifiuti in ingresso distinti per CER
Conferimento ad impianti autorizzati per eseguire
operazioni di recupero di materia.
Controllo visivo rifiuti in ingresso
Attività di recupero [R4] Rifiuti di rottami ferrosi e
non, R.A.E.E.
Produzione di componenti elettrici ed
elettronici nelle forme usualmente commercializzate.
Produzione di M.P.S. per l’industria
metallurgica
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TABELLA RIEPILOGATIVA DIMENSIONI AREE DI STOCCAGGIO
STATO ATTUALE
TIPOLOGIA DI RIFIUTO DIMENSIONI AREA (m2)
1.1 55
2.1 55
3.1 da trattare 94
3.1 da stoccare 220
3.2 da trattare 15
3.2 da stoccare 15
5.1 124
5.2 72
5.7 23
5.8 15
5.16 30
5.19 15
6.1 55
6.2 55
8.4 55
9.1 55
10.2 55
15.1 15
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TABELLA RIEPILOGATIVA TIPOLOGIE E QUANTITA’ DI RIFIUTI STATO
ATTUALE Autorizzazione Unica Ambientale rilasciata dal SUAP di Albanella con
PROVVEDIMENTO N* 9592 del 07 novembre 2016 ss.mm.ii.
Riferimento
Norme tecniche D.M. 05.02.98
Attività di recupero
Recupero
t/anno
Quantità massime impiegabili
t/anno
Codice operazione Allegato C D.Lgs.152.06
Riferimento norme tecniche D.M. 05.02.98
1.1 [R 13] 1.1.3 (b) 5.000 18.000
2.1 [R13] 2.1.3 (b) 10.000 120.000
3.1 [R 13]
3.1.3 © 30.000
160.000
[R 4] 2.800
3.2 [R 13]
3.2.3 © 10.000
66.000 [R 4] 100
5.1 [R 13] 5.1.3 5.000 5.000
5.2 [R 13] 5.2.3 6.300 6.300
5.7 [R13] 5.7.3 (a) 750 750
5.8 [R13] 5.8.3 (a) 1.000 1.000
5.16 [R 4] 5.16.3 190 590
5.19 [R13] 5.19.3 1.500 1.500
6.1 [R 13] 6.1.3 5.000 7.700
6.2 [R 13] 6.2.3 1.000 3.500
8.4 [R 13] 8.4.3 1.000 1.000
9.1 [R 13] 9.1.3 5.000 87.500
10.2 [R 13] 10.2.3 5.000 7.680
15.1 [R 13] 15.1.3 1.000 1.640
- TOTALE ANNUO DI REUPERO [R4] = 3090 t;
- TOTALE ANNUO DI MESSA IN RISERVA [R13] = 87.550 t;
- TOTALE ANNUO COMPLESSIVO = 90.640 t. (classe 3° dell’art. 1 DMA 350/98)
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3.1.2 Stato di Progetto Le attività in ampliamento richiedono il rilascio del PROVVEDIMENTO AUTORIZZATORIO
UNICO REGIONALE – VIA (ART. 27-BIS DEL DLGS 152/2006 in quanto soggette a VIA ed
AIA.
ATTIVITA’ IPPC DA AUTORIZZARE
• 5.3. lettera b) recupero, o una combinazione di recupero e smaltimento, di rifiuti non
pericolosi, con una capacità superiore a 75 Mg al giorno, che comportano il ricorso ad una o più
delle seguenti attività ed escluse le attività di trattamento delle acque reflue urbane, disciplinate
al paragrafo 1.1 dell'Allegato 5 alla Parte Terza del D. Lgs. 152/06),
in particolare,
punto 4) trattamento in frantumatori di rifiuti metallici, compresi i rifiuti di apparecchiature
elettriche ed elettroniche e i veicoli fuori uso e relativi componenti.
• 5.5. Accumulo temporaneo di rifiuti pericolosi non contemplati al punto 5.4 prima di una
delle attività elencate ai punti 5.1, 5.2, 5.4 e 5.6 con una capacità totale superiore a 50 Mg,
eccetto il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono generati i rifiuti.
ALTRE ATTIVITA’ NON IPPC
• Messa in riserva di rifiuti non pericolosi (R13) e selezione e cernita (R12)
• Recupero e trattamento di rifiuti non pericolosi (R3)
Le modifiche progettuali dell’impianto prevedono
1. Inserimento nuovi CER;
2. Inserimento nuove attività di stoccaggio e recupero rifiuti [D15] [R12] [R3];
3. Ampliamento del 20% circa sia della superficie coperta che scoperta dell’impianto e più
precisamente:
Realizzazione di un capannone di circa 238 mq dove verrà svolta l’attività della Linea 6
“selezione e cernita R12 con l’ausilio della pressa imballatrice IC SYSTEM mod. LOGIC
150 e il trituratore BANO”.
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Realizzazione di una tettoia di circa 330 mq dove verrà svolta l’attività della Linea 2
“Disassemblaggio dei R.A.E.E.” e della Linea 3 “Trattamento [R4] cavi”.
Realizzazione di un piazzale impermeabile di circa 1.740 mq per l’attività della Linea 9
“Stoccaggio [R13] dei rifiuti non pericolosi”
Per maggiori informazioni di natura tecnica sui particolari costruttivi si rimanda alla
relazione specialistica a corredo del Permesso di Costruire allegato all’Istanza di P.A.U.R.;
4. Inserimento nuove macchinari per il trattamento dei rifiuti al fine di produrre materie
prime e secondarie.
Quindi la modifica comporta l’ampliamento dei CER attualmente autorizzati, una loro
ridistribuzione spaziale circa le aree di messa in riserva e di deposito preliminare, l’attivazione di
nuovi impianti di trattamento (frantumatore di metalli e impianto di trattamento meccanico di
plastica, vetro e legno).
Nel seguito si indicano i CER oggetto di modifica e le attività di recupero e/o smaltimento alle
quali essi sono destinati. Per maggiore chiarezza sono state individuate delle linee di flusso di
gestione dei rifiuti ciascuna delle quali indicata con un numero progressivo, pertanto ad ogni
linea cosi individuata è associato un elenco dei rifiuti, la modalità di trattamento e lavorazione, le
modalità di stoccaggio e le rispettive quantità annue e giornaliere.
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3.1.2.1 Analisi e valutazione di singole fasi del ciclo produttivo
Nel presente paragrafo si fornisce una descrizione dettagliata di:
singole fasi del ciclo produttivo descrivendo come le materie prime, in ingresso ed in
uscita, vengono movimentate, miscelate, utilizzate, trasformate, con quale efficienza e le
macchine presenti;
durata della fase ed i tempi necessari per raggiungere il regime di funzionamento e per
l’interruzione di esercizio dell’impianto, la periodicità di funzionamento;
condizioni di esercizio: potenzialità e parametri operativi (pressione, temperatura;
continuo, discontinuo; etc…);
sistemi di regolazione e controllo;
tipologia di sostanze inquinanti che possono generarsi dalla fase, caratterizzandoli
quantitativamente e qualitativamente;
proposta di un fattore di emissione o di un livello emissivo (a monte di eventuali
abbattimenti) per ciascun inquinante individuato al punto precedente.
FASE F1
I rifiuti giungono all’impianto trasportati da mezzi propri (in caso di trasporto di rifiuti per contro
proprio), o a cura del produttore con mezzi propri o mediante trasportatori terzi. All’arrivo del
mezzo si provvede ad un controllo preliminare del carico per verificare la congruità dei rifiuti
con quanto dichiarato sul Formulario di Identificazione Rifiuto; dopodiché si procede alla
pesatura dei rifiuti ed allo scarico. L’operazione di pesatura e scarico può coinvolgere i singoli
contenitori sul mezzo o l’intero contenuto alla rinfusa. Stabilito il peso reale dei rifiuti, gli
estremi del carico e del produttore vengono riportati sul registro di carico e scarico, in
ottemperanza alla vigente normativa. Contestualmente si controfirmano i documenti di
CONSUMI ENERGETICI (GASOLIO)
RUMORE – EMISSIONI (GAS di SCARICO)
F1 raccolta e conferimento rifiuti in ingresso all’impianto
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accompagnamento. Una volta accertata la conformità dei rifiuti, si procede alla loro
movimentazione ed allo stoccaggio nelle aree idonee.
Emissioni: gas di scarico dei veicoli
Ingressi/uscite: dati quantitativi
Rumore: Sono eseguite misurazioni strumentali per la verifica del rispetto dei Valori assoluti di
immissione acustica previsti dal Piano di Zonizzazione Acustica comunale e dalla vigente
normativa.
FASE F2
La pesatura in ingresso ed in uscita sugli automezzi viene effettuata con una pesa a
funzionamento automatico, nello specifico una pesa a ponte con portata di 500 q.li.
Emissioni: gas di scarico dei veicoli
Rumore: Sono eseguite misurazioni strumentali per la verifica del rispetto dei Valori assoluti di
immissione acustica previsti dal Piano di Zonizzazione Acustica comunale e dalla vigente
normativa.
FASE F3
All’arrivo del mezzo un operatore provvede ad un controllo preliminare del carico per verificare
la congruità dei rifiuti con quanto dichiarato sul Formulario di Identificazione Rifiuto e dalle
analisi allegate; se il carico non è conforme viene restituito al mittente o tutto o in parte. Per
CONSUMI ENERGETICI (GASOLIO) RUMORE – EMISSIONI (GAS
di SCARICO)
PRODUZIONE RIFIUTI IN USCITA
F 2 Pesatura
F3 Controllo rifiuti ingresso
(visivo, radiometrico, formale, ecc.)
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determinate frazioni di rifiuti (metalli ferrosi e non), si esegue un controllo per verificare la
presenza di radioattività.
Ingressi/uscite: dati quantitativi.
Produzione di rifiuti che non sono conformi a quanto riportato dal F.I.R. Allo scopo si eseguono
le annotazioni di legge sui registri di carico e scarico dei rifiuti prodotti e secondo la tempistica
di legge i rifiuti prodotti sono ceduti a ditte autorizzate.
FASE F4
Le operazioni di messa in riserva R13 e deposito preliminare di rifiuti pericolosi si eseguono in
un capannone, dove si prevede lo stoccaggio dei seguenti CER.
F4 MESSA IN RISERVA E
DEPOSITO PRELIMINARE R13 – D15 RIFIUTI PERICOLOSI
LINEA 1
CONSUMI ENERGETICI (GASOLIO) per
movimentazione mezzi
RUMORE – EMISSIONI (GAS di SCARICO)
RISCHIO di CONTAMINAZIONE DEL SUOLO E DELLE ACQUE
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ALLEGATO A CODICI CER LINEA 1
Codici CER Descrizione del rifiuto
Tipologia merceologica
Attività di recupero/smaltimento D15-
/R13 Attività di recupero/smaltimento D15-
/R13 Provenienza
Tipologia di stoccaggio
Quantità annua Quantità
giornaliera Capacità massima
annua Capacità massima
giornaliera
T m3 T m3 T m3 T m3
08 03 17 * toner per stampa esauriti, contenenti sostanze pericolose solido 2240 2240 8 8 2240 2240 8 8 Linea 1 Contenitore 8 mc
13 02 04 * scarti di olio minerale per motori, ingranaggi e lubrificazione, clorurati liquido 266 280 0,95 1 266 280 0,95 1 Linea 1 Cisterna 1000 litri
13 02 05 * scarti di olio minerale per motori, ingranaggi e lubrificazione, non clorurati liquido 266 280 0,95 1 266 280 0,95 1 Linea 1 Cisterna 1000 litri
13 02 06 * scarti di olio sintetico per motori, ingranaggi e lubrificazione liquido 266 280 0,95 1 266 280 0,95 1 Linea 1 Cisterna 1000 litri
13 02 07 * olio per motori, ingranaggi e lubrificazione, facilmente biodegradabile liquido 266 280 0,95 1 266 280 0,95 1 Linea 1 Cisterna 1000 litri
13 02 08 * altri oli per motori, ingranaggi e lubrificazione liquido 266 280 0,95 1 266 280 0,95 1 Linea 1 Cisterna 1000 litri
15 01 10 * imballaggi contenenti residui di sostanze pericolose o contaminati da tali sostanze solido 9800 9800 35 35 9800 9800 35 35 Linea 1 Cassone 35 mc
15 01 11 * imballaggi metallici contenenti matrici solide porose pericolose (ad esempio amianto), compresi i contenitori a pressione vuoti solido 29400 9800 105 35 29400 9800 105 35 Linea 1 Cassone 35 mc
15 02 02 * assorbenti, materiali filtranti (inclusi filtri dell'olio non specificati altrimenti), stracci e indumenti protettivi, contaminati da sostanze pericolose solido 12740 9800 45,5 35 12740 9800 45,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc
16 01 08 * componenti contenenti mercurio solido 2240 2240 8 8 2240 2240 8 8 Linea 1 Contenitore 8 mc
16 01 09 * componenti contenenti PCB solido 2240 2240 8 8 2240 2240 8 8 Linea 1 Contenitore 8 mc
16 01 10 * componenti esplosivi (ad esempio "air bag") solido 2240 2240 8 8 2240 2240 8 8 Linea 1 Contenitore 8 mc
16 01 21 * componenti pericolosi diversi da quelli di cui alle voci da 16 01 07 a 16 01 11, 16 01 13 e 16 01 14 solido 14700 9800 52,5 35 14700 9800 52,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc
16 02 09 * trasformatori e condensatori contenenti PCB solido 14700 9800 52,5 35 14700 9800 52,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc
16 02 10 * apparecchiature fuori uso contenenti PCB o da essi contaminate, diverse da quelle di cui alla voce 16 02 09 solido 1568 2240 5,6 8 1568 2240 5,6 8 Linea 1
Contenitore 8 mc
16 02 11 * apparecchiature fuori uso, contenenti clorofluorocarburi, HCFC, HFC solido 1120 2240 4 8 1120 2240 4 8 Linea 1 Contenitore 8 mc
16 02 12 * apparecchiature fuori uso, contenenti amianto in fibre libere solido 1568 2240 5,6 8 1568 2240 5,6 8 Linea 1 Contenitore 8 mc
16 02 13 * apparecchiature fuori uso, contenenti componenti pericolosi diversi da quelli di cui alle voci 16 02 09 e 16 02 12 solido 7840 9800 28 35 7840 9800 28 35 Linea 1 Cassone 35 mc
16 02 15 * componenti pericolosi rimossi da apparecchiature fuori uso solido 1568 2240 5,6 8 1568 2240 5,6 8 Linea 1 Contenitore 8 mc
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16.03.03 * rifiuti inorganici, contenenti sostanze pericolose solido 10780 9800 38,5 35 10780 9800 38,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc
16 03 05 * rifiuti organici, contenenti sostanze pericolose solido 10780 9800 38,5 35 10780 9800 38,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc
16 06 01 * batterie al piombo solido 14700 9800 52,5 35 14700 9800 52,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc
16 06 02 * batterie al nichel-cadmio solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 1 Contenitore 8 mc
16 06 03 * batterie contenenti mercurio solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 1 Contenitore 8 mc
16 06 06 * elettroliti di batterie ed accumulatori, oggetto di raccolta differenziata solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 1 Contenitore 8 mc
17 02 04 * vetro, plastica e legno contenenti sostanze pericolose o da esse contaminati solido 11760 9800 42 35 11760 9800 42 35 Linea 1 Cassone 35 mc
17 03 01 * miscele bituminose contenenti catrame di carbone solido 14700 9800 52,5 35 14700 9800 52,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc
17 04 09 * rifiuti metallici contaminati da sostanze pericolose solido 19600 9800 70 35 19600 9800 70 35 Linea 1 Cassone 35 mc
17 04 10 * cavi, impregnati di olio, di catrame di carbone o di altre sostanze pericolose solido 39200 9800 140 35 39200 9800 140 35 Linea 1 Cassone 35 mc
17 05 03 * terra e rocce, contenenti sostanze pericolose solido 16660 9800 59,5 35 16660 9800 59,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc
17 06 05 * materiali da costruzione contenenti amianto solido 20580 9800 73,5 35 20580 9800 73,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc
17 09 03 * altri rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione (compresi rifiuti misti) contenenti sostanze pericolose solido 15680 9800 56 35 15680 9800 56 35 Linea 1 Cassone 35 mc
18 01 06 * sostanze chimiche pericolose o contenenti sostanze pericolose solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 1 Contenitore 8 mc
18 01 03 * rifiuti che devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per evitare infezioni solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 1
Contenitore 8 mc
18 01 10 * rifiuti di amalgama prodotti da interventi odontoiatrici solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 1 Contenitore 8 mc
18 02 02 * rifiuti che devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per evitare infezioni solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 1
Contenitore 8 mc
18 02 05 * sostanze chimiche pericolose o contenenti sostanze pericolose solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 1 Contenitore 8 mc
18 02 07 * medicinali citotossici e citostatici solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 1 Contenitore 8 mc
19 12 11 * altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, contenenti sostanze pericolose solido 10780 9800 38,5 35 10780 9800 38,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc
20 01 08 rifiuti biodegradabili di cucine e mense solido 10780 9800 38,5 35 10780 9800 38,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc
20 01 13 * solventi liquido 336 280 1,2 1 336 280 1,2 1 Linea 1 Cisterna 1000 litri
20 01 14 * acidi liquido 504 280 1,8 1 504 280 1,8 1 Linea 1 Cisterna 1000 litri
20 01 23 * apparecchiature fuori uso contenenti clorofluorocarburi solido 24500 9800 87,5 35 24500 9800 87,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc
20 01 26 * oli e grassi diversi da quelli di cui alla voce 20 01 25 liquido 266 280 0,95 1 266 280 0,95 1 Linea 1 Cisterna 1000 litri
20 01 27 * vernici, inchiostri, adesivi e resine contenenti sostanze pericolose liquido 308 280 1,1 1 308 280 1,1 1 Linea 1 Cisterna 1000 litri
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20 01 29 * detergenti contenenti sostanze pericolose liquido 308 280 1,1 1 308 280 1,1 1 Linea 1 Cisterna 1000 litri
20 01 31 * medicinali citotossici e citostatici solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 1 Contenitore 8 mc
20 01 33 * batterie e accumulatori di cui alle voci 16 06 01, 16 06 02 e 16 06 03 nonché batterie e accumulatori non suddivisi contenenti tali batterie solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 1
Contenitore 8 mc
20 01 35 * apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso, diverse da quelle di cui alla voce 20 01 21 e 20 01 23, contenenti componenti pericolosi solido 24500 9800 87,5 35 24500 9800 87,5 35 Linea 1 Cassone 35 mc
20 01 37 * legno, contenente sostanze pericolose solido 1792 2240 6,4 8 1792 2240 6,4 8 Linea 1 Contenitore 8 mc
TOTALE 390768 243600 1395,6 870 390768 243600 1395,6 870
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A seguito delle operazioni di accettazione del carico il veicolo si avvia verso l’area di messa in
riserva e deposita negli appositi spazi i rifiuti in ingresso.
Il capannone si sviluppa su un unico livello con pianta con forma rettangolare, superficie coperta
1.055 mq ed un’altezza interna sotto trave pari a 6,50 m. La struttura è realizzata con elementi
portanti verticali ed orizzontali del tipo prefabbricato in c.a.v. e precompresso, ancorati al suolo
tramite un reticolo di plinti e travi di collegamento in cemento armato gettato in opera. Le
tamponature esterne del capannone sono realizzate con pannelli prefabbricati in c.a.p.; la
copertura è realizzata con pannelli sandwich composti da lastra in acciaio zincato con interposto
poliuretano espanso autoestinguente. Le strutture di separazione sono realizzate in mattoni forati
investite da intonaco normale con spessore minimo da 30 cm. L’intero corpo è pavimentato
con massetto cementizio e finitura resa liscia del tipo “industriale”, dello spessore di circa
20 cm armato con una doppia rete metallica con interposta guaina impermeabile in HDPE
dello spessore di 4 mm (geomembrana) la cui funzione è quella di rendere siffatte
pavimentazioni adeguatamente impermeabili a possibili percolazioni di liquidi
Emissioni: gas di scarico dei veicoli
Rumore: Sono eseguite misurazioni strumentali per la verifica del rispetto dei Valori assoluti di
immissione acustica previsti dal Piano di Zonizzazione Acustica comunale e dalla vigente
normativa.
FASE F5
ATTIVITA’ MANUALE
Le operazioni di disassemblaggio dei RAEE si eseguono sotto tettoia, in un’area posta alle spalle
del capannone che ospita le attività di messa in riserva R13 e deposito preliminare D15 di rifiuti
pericolosi (fase F4).
I rifiuti non pericolosi (RAEE) per i quali si prevede il disassemblaggio manuale, con l’ausilio di
utensili manuali, sono elencati nel seguito.
componenti da RAEE sotto forma di MPS
F5 DISASSEMBLAGGIO
RAEE NON PERICOLOSI R13 - R4 LINEA 2
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ALLEGATO B CODICI CER LINEA 2
Codici CER Descrizione del rifiuto
Tipologia merceologica
Attività di recupero/smaltimento R13
- R12 - R4 Attività di recupero/smaltimento D15-
/R13 Provenienza
Tipologia di stoccaggio
Quantità annua Quantità
giornaliera Capacità massima annua
Capacità massima
giornaliera
T m3 T m3 T m3 T m3
16 02 14 apparecchiature fuori uso, diverse da quelle di cui alle voci da 16 02 09 a 16 02 13 solido 5600 5600 20 20 5600 5600 20 20 Linea 2
Cumuli/Contenitori 20 mc
16 02 16 componenti rimossi da apparecchiature fuori uso, diversi da quelli di cui alla voce 16 02 15 solido 5600 5600 20 20 5600 5600 20 20 Linea 2
Cumuli/Contenitori 20 mc
20 01 36
apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso, diverse da quelle di cui alle voci 20 01 21, 20 01 23 e 20 01 35 solido 5600 5600 20 20 5600 5600 20 20 Linea 2
Cumuli/Contenitori 20 mc
TOTALE 16800 16800 60 60 16800 16920 60 60
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FASE F6
Le operazioni di macinazione si eseguono sotto tettoia, in un’area posta alle spalle del capannone
che ospita le attività di messa in riserva R13 e trattamento R4.
I rifiuti non pericolosi per i quali si prevede la macinazione con l’ausilio di un impianto di
macinazione cavi, sono elencati nel seguito.
CONSUMI ENERGETICI (gasolio) per gruppo elettrogeno
Caterpillar
RUMORE – EMISSIONI (polveri da macinazione cavi))
granulato di rame e granulato di gomma sotto forma di MPS
F6 MACINAZIONE CAVI NON
PERICOLOSI R13 -R4 LINEA 3
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ALLEGATO C CODICI CER LINEA 3
Codici CER Descrizione del rifiuto
Tipologia merceologica
Attività di recupero/smaltimento R13 - R12 - R4
Attività di recupero/smaltimento D15-/R13
Provenienza
Tipologia di stoccaggio
Quantità annua Quantità
giornaliera Capacità massima annua
Capacità massima giornaliera
T m3 T m3 T m3 T m3
17 04 11 cavi, diversi da quelli di cui alla voce 17 04 10 solido 5600 22400 20 80 5600 22400 20 80 Linea 3
Cumuli/Contemetori 20 mc
TOTALE 5600 22400 20 80 5600 22400 20 80
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I rifiuti che verranno utilizzati sono costituiti da cavi di rame e cavi di alluminio ricoperto,
derivanti da scarti industriali e commerciali.
Essi vengono dapprima selezionati, con asportazione di eventuali sostanze estranee presenti, e
successivamente sottoposti ad operazioni di cesoiatura, triturazione e separazione meccanica. Il
tutto viene eseguito con un impianto costituito da un pre-macinatore PMG-N 400 GUIDETTI, da
un nastro trasportatore differenziatore NT400 GUIDETTI e un impianto compatto riciclaggio
cavi SINCRO 430E GUIDETTI. In primis il rifiuto viene immesso nella tramoggia e trasportato
dal nastro trasportatore nell’impianto precedentemente elencato, dopodichè viene separato con
separatore vibrante a secco, da una parte si deposita il materiale plastico e dall’altra il materiale
di rame o di alluminio, infine il materiale separato viene triturato con un granulatore con 3 lame
rotanti e 2 controlame fisse di lunghezza totale di 450mm. Il materiale che esce dall’intero ciclo
viene caratterizzato come materia prima secondaria dell’Industria della Plastica e dell’Industria
Metallurgica.
premacinatore GUIDETTI PMG400 E NASTRO NT400
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macinatore GUIDETTI 430 E
Emissioni: Polveri
Si tratta di un punto di emissione convogliata (E1), per il quale è prevista la quantificazione
espressa in mg/mc. I livelli di concentrazione sono confrontati con i limiti di legge.
Per la stima dei livelli di concentrazione degli inquinanti (polveri) si rimanda alla relazione
tecnica specifica.
Rumore
Sono eseguite misurazioni strumentali per la verifica del rispetto dei Valori assoluti di
immissione acustica previsti dal Piano di Zonizzazione Acustica comunale e dalla vigente
normativa.
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84
FASI F7
Le operazioni di messa in riserva R13 e deposito preliminare D15 di rifiuti non pericolosi si
eseguono in aree scoperte ed impermeabilizzate, dove si prevede lo stoccaggio dei seguenti
CER:
CONSUMI ENERGETICI
(GASOLIO) per movimentazione veicoli
RUMORE – EMISSIONI (GAS
di SCARICO)
F7 MESSA IN RISERVA R13
E DEPOSITO PRELIMINARE D15 –
RIFIUTI NON PERICOLOSI
(piazzali) LINEA 8 (esistente)
F7 MESSA IN RISERVA
R13 E DEPOSITO PRELIMINARE D15 –
RIFIUTI NON PERICOLOSI
(piazzale) LINEA 9 (DA REALIZZARE) –
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ALLEGATO G CODICI CER LINEA 8
Codici CER Descrizione del rifiuto
Tipologia merceologica
Attività di recupero/smaltimento D15-/R13
Attività di recupero/smaltimento D15-/R13
Provenienza
Tipologia di stoccaggio
Quantità annua Quantità
giornaliera Capacità massima
annua
Capacità massima
giornaliera
T m3 T m3 T m3 T m3
02 05 01 scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione liquido 7000 7000 25 25 7000 7000 25 25 Linea 8
Cisterna 25000 litri
08 03 18 toner per stampa esauriti, diversi da quelli di cui alla voce 08 03 17 solido 1120 2240 4 8 1120 2240 4 8 Linea 8 Contenitore 8 mc
08 03 99 rifiuti non specificati altrimenti solido 16380 12600 58,5 45 16380 12600 58,5 45 Linea 8 Cumuli 45 mc 11 02 99 rifiuti non specificati altrimenti solido 50400 12600 180 45 50400 12600 180 45 Linea 8 Cumuli 45 mc 11 05 02 ceneri di zinco solido 75600 12600 270 45 75600 12600 270 45 Linea 8 Cumuli 45 mc 16 06 04 batterie alcaline (tranne 16 06 03) solido 5600 2240 20 8 5600 2240 20 8 Linea 8 Contenitore 8 mc 16 06 05 altre batterie ed accumulatori solido 5600 2240 20 8 5600 2240 20 8 Linea 8 Contenitore 8 mc
16 10 02 soluzioni acquose di scarto, diverse da quelle di cui alla voce 16 10 01 liquido 7000 7000 25 25 7000 7000 25 25 Linea 8
Cisterna 25000 litri
18 01 09 medicinali diversi da quelli di cui alla voce 18 01 08 solido 2240 2240 8 8 2240 2240 8 8 Linea 8 Contenitore 8 mc
19 12 10 rifiuti combustibili (CDR: combustibile derivato da rifiuti) solido 8820 12600 31,5 45 8820 12600 31,5 45 Linea 8 Cumuli 45 mc
19 12 12
altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, diversi da quelli di cui alla voce 19 12 11 solido 10080 12600 36 45 10080 12600 36 45 Linea 8 Cumuli 45 mc
20 01 25 oli e grassi commestibili liquido 252 280 0,9 1 252 280 0,9 1 Linea 8 Cisterna 1000 litri
20 01 28 vernici, inchiostri, adesivi e resine diversi da quelli di cui alla voce 20 01 27 liquido 2800 2240 10 8 2800 2240 10 8 Linea 8 Contenitore 8 mc
20 01 32 medicinali diversi da quelli di cui alla voce 20 01 31 solido 2240 2240 8 8 2240 2240 8 8 Linea 8 Contenitore 8 mc
20 01 34 batterie e accumulatori diversi da quelli di cui alla solido 3360 2240 12 8 3360 2240 12 8 Linea 8 Contenitore 8 mc
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86
ALLEGATO G CODICI CER LINEA 9
Codici CER Descrizione del rifiuto
Tipologia merceologica
Attività di recupero/smaltimento D15-/R13
Attività di recupero/smaltimento D15-/R13
Provenienza
Tipologia di stoccaggio
Quantità annua Quantità
giornaliera Capacità massima
annua
Capacità massima
giornaliera
T m3 T m3 T m3 T m3 02 01 03 scarti di tessuti vegetali solido 7560 12600 27 45 7560 12600 27 45 Linea 9 Cumuli 45 mc
02 03 04 scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione solido 10080 12600 36 45 10080 12600 36 45 Linea 9 Cumuli 45 mc
08 01 99 rifiuti non specificati altrimenti solido 11340 12600 40,5 45 11340 12600 40,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 10 02 02 scorie non trattate solido 31500 12600 112,5 45 31500 12600 112,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 10 11 03 scarti di materiali in fibra a base di vetro solido 23940 12600 85,5 45 23940 12600 85,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 10 11 05 polveri e particolato solido 23940 12600 85,5 45 23940 12600 85,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc
10 11 12 rifiuti di vetro diversi da quelli di cui alla voce 10 11 11 solido 31500 12600 112,5 45 31500 12600 112,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc
11 05 01 zinco solido solido 75600 12600 270 45 75600 12600 270 45 Linea 9 Cumuli 45 mc
15 01 03 imballaggi in legno solido 5040 6300 18 22,5 5040 6300 18 22,5 Linea 9 Cumuli 22,5 mc
15 01 07 imballaggi in vetro solido 12600 12600 45 45 12600 12600 45 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 15 02 03 assorbenti, materiali filtranti, stracci e indumenti solido 18900 12600 67,5 45 18900 12600 67,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc
voce 20 01 33
20 01 99 altre frazioni non specificate altrimenti solido 16380 12600 58,5 45 16380 12600 58,5 45 Linea 8 Cumuli 45 mc 20 02 03 altri rifiuti non biodegradabili solido 18900 12600 67,5 45 18900 12600 67,5 45 Linea 8 Cumuli 45 mc
20 03 04 fanghi delle fosse settiche liquido 7840 7000 28 25 7840 7000 28 25 Linea 8 Cisterna 25000 litri
TOTALE 234612 118160 837,9 422 234612 118160 837,9 422
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87
protettivi, diversi da quelli di cui alla voce 15 02 02
16 01 03 pneumatici fuori uso solido 7560 12600 27 45 7560 12600 27 45 Linea 9 Cumuli 45 mc
16 03 04 rifiuti inorganici, diversi da quelli di cui alla voce 16 03 03 solido 15120 12600 54 45 15120 12600 54 45 Linea 9 Cumuli 45 mc
16 03 06 rifiuti organici, diversi da quelli di cui alla voce 16 03 05 solido 15120 12600 54 45 15120 12600 54 45 Linea 9 Cumuli 45 mc
16 05 09 sostanze chimiche di scarto diverse da quelle di cui alle voci 16 05 06, 16 05 07 e 16 05 08 solido 15120 12600 54 45 15120 12600 54 45 Linea 9 Cumuli 45 mc
17 03 02 miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 17 03 01 solido 25200 12600 90 45 25200 12600 90 45 Linea 9 Cumuli 45 mc
19.12.01 carta e cartone solido 6300 12600 22,5 45 6300 12600 22,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 19.12.04 plastica e gomma solido 6300 12600 22,5 45 6300 12600 22,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 19 12 07 legno diverso da quello di cui alla voce 19 12 06 solido 11340 12600 40,5 45 11340 12600 40,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 19 12 08 prodotti tessili solido 12600 12600 45 45 12600 12600 45 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 20 01 01 carta e cartone solido 6300 12600 22,5 45 6300 12600 22,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 20 01 02 vetro solido 31500 12600 112,5 45 31500 12600 112,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 20 01 10 abbigliamento solido 12600 12600 45 45 12600 12600 45 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 20 01 11 prodotti tessili solido 12600 12600 45 45 12600 12600 45 45 Linea 9 Cumuli 45 mc
20 01 30 detergenti diversi da quelli di cui alla voce 20 01 29 solido 12600 12600 45 45 12600 12600 45 45 Linea 9 Cumuli 45 mc
20 01 38 legno, diverso da quello di cui alla voce 20 01 37 solido 5040 6300 18 22,5 5040 6300 18 22,5 Linea 9 Cumuli 22,5 mc
20 01 39 plastica solido 7560 12600 27 45 7560 12600 27 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 20 01 41 rifiuti prodotti dalla pulizia di camini e ciminiere solido 15120 12600 54 45 15120 12600 54 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 20 02 01 rifiuti biodegradabili solido 11340 12600 40,5 45 11340 12600 40,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 20 03 01 rifiuti urbani non differenziati solido 12600 12600 45 45 12600 12600 45 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 20 03 02 rifiuti dei mercati solido 12600 12600 45 45 12600 12600 45 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 20 03 03 residui della pulizia stradale solido 15120 12600 54 45 15120 12600 54 45 Linea 9 Cumuli 45 mc 20 03 06 rifiuti della pulizia delle fognature solido 18900 12600 67,5 45 18900 12600 67,5 45 Linea 9 Cumuli 45 mc
TOTALE 540540 403200 1930,5 1440 540540 403200 1930,5 1440
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A seguito delle operazioni di accettazione del carico il veicolo si avvia verso l’area di messa in
riserva e deposita negli appositi spazi i rifiuti in ingresso.
Emissioni
gas di scarico dei veicoli
Rumore
Sono eseguite misurazioni strumentali per la verifica del rispetto dei Valori assoluti di
immissione acustica previsti dal Piano di Zonizzazione Acustica comunale e dalla vigente
normativa.
FASE F8
I rifiuti indicati nel seguito sono avviati mediante veicoli interni a gasolio e sottoposti a selezione
e cernita R12 presso la pressa imballatrice IC SYSTEM mod. LOGIC 150 (LINEA 5 e 5 bis in
area scoperta)
CONSUMI ENERGETICI
(gasolio) per gruppo elettrogeno Caterpillar
RUMORE
rifiuti intermedi destinati al trattamento presso F13
TRATTAMENTO R3 LEGNO, PLASTICA E VETRO C/O BANO LINEA 6
plastica, legno, gomma, sotto forma di MPS
F8 SELEZIONE E
CERNITA IN R12NON PERI COLOSI C/O
PRESSA IMBALLATRICE –
LINEA 5
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ALLEGATO E CODICI CER LINEA 5
Codici CER
Descrizione del rifiuto
Tipologia merceologica Attività di recupero/smaltimento R12 Attività di recupero/smaltimento D15-/R13
Provenienza
Tipologia di stoccaggio
Quantità annua Quantità
giornaliera Capacità massima
annua Capacità massima
giornaliera
T m3 T m3 T m3 T m3
04 02 21 rifiuti da fibre tessili grezze solido 4200 8400 15 30 4200 8400 15 30 Linea 5 Cumuli 30 mc
04 02 22 rifiuti da fibre tessili lavorate solido 5040 8400 18 30 5040 8400 18 30 Linea 5 Cumuli 30 mc
04 02 99 rifiuti non specificati altrimenti solido 6720 8400 24 30 6720 8400 24 30 Linea 5 Cumuli 30 mc
15 01 09 imballaggi in materia tessile solido 8400 8400 30 30 8400 8400 30 30 Linea 5 Cumuli 30 mc
19 12 08 prodotti tessili solido 10080 8400 36 30 10080 8400 36 30 Linea 5 Cumuli 30 mc 20 03 07 rifiuti ingombranti solido 16800 8400 60 30 16800 8400 60 30 Linea 5 Cumuli 30 mc
TOTALE 51240 50400 183 180 51240 50400 183 180
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durata della fase ed i tempi necessari per raggiungere il regime di funzionamento e per
l’interruzione di esercizio dell’impianto, la periodicità di funzionamento
Trattandosi di una fase che comporta l’impiego di un impianto di tipo meccanico si
forniscono nel seguito le indicazioni richieste.
TABELLA INDICAZIONI E TEMPISTICHE
Descrizione impianto Durata fase di avvio in caso di guasto o fermo
impianto
Tempo necessario per il raggiungimento
del normale esercizio e
minimo tecnico
Parametro di controllo
Periodicità di funzionamento
pressa imballlatrice IC SYSTEM mod. LOGIC 150 (LINEA 5),
30 minuti anche in in caso di black out
elettrico, per il quale è previsto
l’avvio automatico del gruppo elettrogeno
30 minuti non previsto giornaliero (ca 8/ore/die
condizioni di esercizio: potenzialità e parametri operativi (pressione, temperatura; continuo,
discontinuo; etc…);
TABELLA CONDIZIONI di ESERCIZIO – POTENZIALITA’ IMPIANTO E PARAMETRI
OPERATIVII
Descrizione impianto Condizioni di esercizio Potenzialità Parametri operativi
pressa imballatrice IC SYSTEM mod. LOGIC 150 (LINEA 5)
Nelle normali condizioni di esercizio
l’impianto ha un funzionamento continuo
30 minuti Controllo visivo presso
quadro comando
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sistemi di regolazione e controllo
Descrizione impianto Sistemi di regolazione e controllo
pressa imballatrice IC SYSTEM mod. LOGIC 150 (LINEA 5)
In caso di guasto o malfunzionamento un sistema
automatico indica il tipo di anomalia e l’intervento di
manutenzione può ritenersi immediato (30’ – 60’ max) ed il
ripristino del guasto si ha nel tempo massimo di 24 ore.
Rumore
Sono eseguite misurazioni strumentali per la verifica del rispetto dei Valori assoluti di
immissione acustica previsti dal Piano di Zonizzazione Acustica comunale e dalla vigente
normativa.
FASI F9
I rifiuti indicati nel seguito sono avviati mediante veicoli interni a gasolio e sottoposti a
trattamento meccanico con l’ausilio di due presse cesoie identiche, del tipo TAURUS mod.
C562P EA31. La differenza delle fasi sta nel fatto che una riguarda il trattamento di rifiuti
metallici non ferrosi (F10), l’altra i rifiuti ferrosi (F11).
RUMORE
CONSUMI ENERGETICI
(GASOLIO) per movimentazione veicoli e per gruppo elettrogeno
Caterpillar
rottami metallici non ferrosi sotto forma di
MPS
rottami metallici ferrosi sotto forma di
MPS
F9 TRATTAMENTO IN R4 RIFIUTI di METALLI
FERROSI E NON FERROSI C/O PRESSA/CESOIA
TAURUS LINEA 4 e 4 bis
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ALLEGATO D CODICI CER LINEA 4 - 4BIS
Codici CER Descrizione del rifiuto Tipologia merceologica
Attività di recupero/smaltimento D15-/R13
Attività di recupero/smaltimento D15-/R13
Provenienza
Tipologia di stoccaggio
Quantità annua Quantità
giornaliera Capacità massima
annua Capacità massima
giornaliera
T m3 T m3 T m3 T m3 02 01 10 rifiuti metallici solido 16800 22400 60 80 16800 22400 60 80 Linea 4 cumuli 80 mc
10 02 10 scaglie di laminazione solido 22400 22400 80 80 22400 22400 80 80 Linea 4Bis cumuli 80 mc
12 01 01 limatura e trucioli di materiali ferrosi solido 22400 22400 80 80 22400 22400 80 80
Linea 4Bis cumuli 80 mc
12 01 02 polveri e particolato di materiali ferrosi solido 22400 22400 80 80 22400 22400 80 80
Linea 4Bis cumuli 80 mc
12 01 03 limatura e trucioli di materiali non ferrosi solido 5600 22400 20 80 5600 22400 20 80 Linea 4 cumuli 80 mc
12 01 04 polveri e particolato di materiali non ferrosi solido 8400 22400 30 80 8400 22400 30 80 Linea 4 cumuli 80 mc
12 01 13 rifiuti di saldatura solido 5600 22400 20 80 5600 22400 20 80 Linea 4Bis cumuli 80 mc
15 01 04 imballaggi metallici solido 11200 22400 40 80 11200 22400 40 80 Linea 4 cumuli 80 mc
16 01 17 metalli ferrosi solido 14000 22400 50 80 14000 22400 50 80 Linea 4Bis cumuli 80 mc
16 01 18 metalli non ferrosi solido 11200 22400 40 80 11200 22400 40 80 Linea 4 cumuli 80 mc 17 04 01 rame, bronzo, ottone solido 28000 22400 100 80 28000 22400 100 80 Linea 4 cumuli 80 mc 17 04 02 alluminio solido 16800 22400 60 80 16800 22400 60 80 Linea 4 cumuli 80 mc 17 04 03 piombo solido 14000 22400 50 80 14000 22400 50 80 Linea 4 cumuli 80 mc 17 04 04 zinco solido 14000 22400 50 80 14000 22400 50 80 Linea 4 cumuli 80 mc
17 04 05 ferro e acciaio solido 16800 22400 60 80 16800 22400 60 80 Linea 4bis cumuli 80 mc
17 04 06 stagno solido 33600 22400 120 80 33600 22400 120 80 Linea 4 cumuli 80 mc 17 04 07 metalli misti solido 16800 22400 60 80 16800 22400 60 80 Linea 4 cumuli 80 mc
19 10 01 rifiuti di ferro e acciaio solido 33600 22400 120 80 33600 22400 120 80 Linea 4Bis cumuli 80 mc
19 10 02 rifiuti di metalli non solido 16800 22400 60 80 16800 22400 60 80 Linea 4 cumuli 80 mc
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ferrosi
19 12 02 metalli ferrosi solido 11200 22400 40 80 11200 22400 40 80 Linea 4Bis cumuli 80 mc
19 12 03 metalli non ferrosi solido 11200 22400 40 80 11200 22400 40 80 Linea 4 cumuli 80 mc 20 01 40 metallo solido 16800 22400 60 80 16800 22400 60 80 Linea 4 cumuli 80 mc
TOTALE 369600 492800 1320 1760 369600 492800 1320 1760
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durata della fase ed i tempi necessari per raggiungere il regime di funzionamento e per l’interruzione di
esercizio dell’impianto, la periodicità di funzionamento
Trattandosi di una fase che comporta l’impiego di impianti di tipo meccanico si forniscono nel seguito le
indicazioni richieste.
TABELLA INDICAZIONI E TEMPISTICHE
Descrizione impianto Durata fase di avvio in caso di guasto o
fermo impianto
Tempo necessario per
il raggiungimento
del normale esercizio e
minimo tecnico
Parametro di controllo
Periodicità di funzionamento
presse cesoie TAURUS mod. C562P EA31.
30 minuti anche in in caso di black out
elettrico, per il quale è previsto l’avvio
automatico del gruppo elettrogeno
30 minuti non previsto giornaliero
(ca 8/ore/die)
condizioni di esercizio: potenzialità e parametri operativi (pressione, temperatura; continuo, discontinuo; etc…);
TABELLA CONDIZIONI di ESERCIZIO – POTENZIALITA’ IMPIANTO E PARAMETRI OPERATIVII
Descrizione impianto Condizioni di esercizio Potenzialità Parametri operativi
presse cesoie TAURUS mod. C562P EA31.
Nelle normali condizioni di esercizio l’impianto ha un funzionamento
continuo
30 minuti Controllo visivo presso quadro comando
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95
sistemi di regolazione e controllo
Descrizione impianto Sistemi di regolazione e controllo
presse cesoie TAURUS mod. C562P EA31.
In caso di guasto o malfunzionamento un sistema
automatico indica il tipo di anomalia e l’intervento di
manutenzione può ritenersi immediato (30’ – 60’ max) ed il
ripristino del guasto si ha nel tempo massimo di 24 ore.
Rumore
Sono eseguite misurazioni strumentali per la verifica del rispetto dei Valori assoluti di
immissione acustica previsti dal Piano di Zonizzazione Acustica comunale e dalla vigente
normativa.
FASE F10
I rifiuti indicati nel seguito sono avviati mediante veicoli interni a gasolio e sottoposti a selezione
e cernita R12 presso la pressa imballatrice IC SYSTEM mod. LOGIC 150 (LINEA 6 in area
scoperta).
legno, plastica e vetro sotto forma di MPS
F10 SELEZIONE E CERNITA
IN R12NON PERI COLOSI C/O PRESSA
IMBALLATRICE E TRATTAMENTO
LEGNO, PLASTICA E VETRO C/O trituratore
BANO LINEA 6
CONSUMI ENERGETICI
(gasolio) per per movimentazione veicoli e per
trituratore BANO
RUMORE EMISSIONI di POLVERI
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ALLEGATO E CODICI CER LINEA 6
Codici CER Descrizione del rifiuto Tipologia merceologica
Attività di recupero/smaltimento R12 - R3
Attività di recupero/smaltimento D15-/R13
Provenienza
Tipologia di stoccaggio
Quantità annua Quantità
giornaliera Capacità
massima annua Capacità massima
giornaliera
T m3 T m3 T m3 T m3 15 01 01 imballaggi in carta e cartone solido 4200 8400 15 30 4200 8400 15 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 15 01 02 imballaggi in plastica solido 5040 8400 18 30 5040 8400 18 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 15 01 03 imballaggi in legno solido 6720 8400 24 30 6720 8400 24 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc
15 01 05 imballaggi in materiali compositi solido 8400 8400 30 30 8400 8400 30 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc
15 01 06 imballaggi in materiali misti solido 10080 8400 36 30 10080 8400 36 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 15 01 07 imballaggi in vetro solido 16800 8400 60 30 16800 8400 60 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 15 01 09 imballaggi in materia tessile solido 8400 8400 30 30 8400 8400 30 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 16 01 19 plastica solido 6720 8400 24 30 6720 8400 24 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 16 01 20 vetro solido 21000 8400 75 30 21000 8400 75 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 17 02 01 legno solido 7560 8400 27 30 7560 8400 27 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 17 02 02 vetro solido 21000 8400 75 30 21000 8400 75 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 17 02 03 plastica solido 6720 8400 24 30 6720 8400 24 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 19 12 01 carta e cartone solido 4200 8400 15 30 4200 8400 15 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 19 12 04 plastica e gomma solido 4200 8400 15 30 4200 8400 15 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 19 12 05 vetro solido 21000 8400 75 30 21000 8400 75 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc
19 12 07 legno diverso da quello di cui alla voce 19 12 06 solido 7560 8400 27 30 7560 8400 27 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc
20 01 01 carta e cartone solido 4200 8400 15 30 4200 8400 15 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc 20 01 02 vetro solido 21000 8400 75 30 21000 8400 75 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc
20 01 38 legno, diverso da quello di cui alla voce 20 01 37 solido 6720 8400 24 30 6720 8400 24 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc
20 01 39 plastica solido 5040 8400 18 30 5040 8400 18 30 Linea 5 - 6 Cumuli 30 mc TOTALE 196560 168000 702 600 196560 168000 702 600
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La fase di lavoro in esame prevede il trattamento delle frazioni di seguito elencate con l’ausilio
di un trituratore BANO, azionato da un motore diesel. (di seguito un’immagine indicativa del
modello da installare).
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pressa imballatrice IC SYSTEM mod. LOGIC 150
durata della fase ed i tempi necessari per raggiungere il regime di funzionamento e per
l’interruzione di esercizio dell’impianto, la periodicità di funzionamento
Trattandosi di una fase che comporta l’impiego di un impianto di tipo meccanico si
forniscono nel seguito le indicazioni richieste.
TABELLA INDICAZIONI E TEMPISTICHE
Descrizione impianto Durata fase di avvio in caso di guasto o fermo impianto
Tempo necessario per
il raggiungimento
del normale esercizio e
minimo tecnico
Parametro di controllo
Periodicità di funzionamento
pressa imballlatrice IC SYSTEM mod. LOGIC 150
30 minuti anche in in caso di black out elettrico, per il quale è previsto l’avvio
automatico del gruppo elettrogeno
30 minuti non previsto giornaliero
(ca 8/ore/die
condizioni di esercizio: potenzialità e parametri operativi (pressione, temperatura; continuo,
discontinuo; etc…);
TABELLA CONDIZIONI di ESERCIZIO – POTENZIALITA’ IMPIANTO E PARAMETRI
OPERATIVI
Descrizione impianto Condizioni di esercizio
Potenzialità Parametri operativi
pressa imballatrice IC SYSTEM mod. LOGIC 150
Nelle normali condizioni di esercizio l’impianto ha
un funzionamento continuo
30 minuti Controllo visivo presso
quadro comando
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sistemi di regolazione e controllo
Descrizione impianto Sistemi di regolazione e controllo
pressa imballatrice IC SYSTEM mod. LOGIC 150
In caso di guasto o malfunzionamento un sistema
automatico indica il tipo di anomalia e l’intervento di
manutenzione può ritenersi immediato (30’ – 60’ max) ed il
ripristino del guasto si ha nel tempo massimo di 24 ore.
Rumore
Sono eseguite misurazioni strumentali per la verifica del rispetto dei Valori assoluti di
immissione acustica previsti dal Piano di Zonizzazione Acustica comunale e dalla vigente
normativa.
trituratore BANO UNIMAC 1300
durata della fase ed i tempi necessari per raggiungere il regime di funzionamento e per
l’interruzione di esercizio dell’impianto, la periodicità di funzionamento
Trattandosi di una fase che comporta l’impiego di impianti di tipo meccanico si forniscono
nel seguito le indicazioni richieste.
TABELLA INDICAZIONI E TEMPISTICHE
Descrizione impianto Durata fase di avvio in
caso di guasto o fermo
impianto
Tempo necessario per
il raggiungimento
del normale esercizio e
minimo tecnico
Parametro di controllo
Periodicità di funzionamento
trituratore BANO UNIMAC 1300
30 minuti 30 minuti non previsto giornaliero
(ca 8/ore/die)
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condizioni di esercizio: potenzialità e parametri operativi (pressione, temperatura; continuo,
discontinuo; etc…);
TABELLA CONDIZIONI di ESERCIZIO – POTENZIALITA’ IMPIANTO E PARAMETRI
OPERATIVII
Descrizione
impianto
Condizioni di esercizio Potenzialità Parametri
operativi
trituratore BANO
UNIMAC 1300
Nelle normali condizioni di esercizio
l’impianto ha un funzionamento continuo 30 minuti
Pannello di
comando
sistemi di regolazione e controllo
Descrizione impianto Sistemi di regolazione e controllo
trituratore BANO UNIMAC 1300
In caso di guasto o malfunzionamento un sistema
automatico indica il tipo di anomalia e l’intervento di
manutenzione può ritenersi immediato (30’ – 60’ max) ed il
ripristino del guasto si ha nel tempo massimo di 24 ore.
tipologia di sostanze inquinanti che possono generarsi dalla fase, caratterizzandoli
quantitativamente e qualitativamente;
Il frantoio descritto è collegato ad un motore diesel, che fornisce l’energia necessaria al suo funzionamento; le polveri derivanti dalle fasi meccaniche di trattamento dei rifiuti sono
inviate, mediante una cappa posta al di sopra del trituratore, all’impianto di trattamento
delle polveri.
Si tratta di emissioni convogliate (E2 frantoio) ed E5 (motore diesel), Per le emissioni di cui
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101
al punto E2 è prevista la quantificazione espressa in mg/mc. Ciò non vale per le emissioni di
cui al punto E5 in quanto scarsamente rilevanti.
I livelli di concentrazione sono confrontati con i limiti di legge.
proposta di un fattore di emissione o di un livello emissivo (a monte di eventuali
abbattimenti) per ciascun inquinante individuato al punto precedente.
Per la stima dei livelli di concentrazione degli inquinanti si rimanda alla specifica relazione
tecnica.
Emissioni
Sono eseguiti rilievi periodici ai camini di espulsione allo scopo di verificare il rispetto dei limiti
di legge.
Rumore
Sono eseguite misurazioni strumentali per la verifica del rispetto dei Valori assoluti di
immissione acustica previsti dal Piano di Zonizzazione Acustica comunale e dalla vigente
normativa.
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FASE F11
F11 TRATTAMENTO IN
R4 RIFIUTI di METALLI FERROSI E NON C/O FRANTOIO
BONFIGLIOLI LINEA 7
CONSUMI ENERGETICI
(gasolio) per il motore diesel di supporto al frantoio e per il
gruppo elettrogeno CATERPILLAR
RUMORE EMISSIONI di POLVERI
rottami metallici ferrosi e non ferrosi sotto forma di MPS
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La macchina è essenzialmente costituita da una struttura di base sulla quale sono montati vari
componenti: - N.2 alberi con movimento controrotante e con velocità di rotazione variabile; - Un
espulsore, del materiale triturato, situato nella parte inferiore della struttura subito sotto i 2 alberi
controrotanti. L’espulsore è azionato a ciclo continuo da un martinetto idraulico; - Una
tramoggia per facilitare il caricamento del materiale da triturare; - Un motore a combustione
interna con potenza di 485 CV; - Un serbatoio carburante con capacità di 430 litri; - N.4
stabilizzatori idraulici indipendenti; -; - Una cabina per l’operatore con installati i comandi per le
operazioni di caricamento e di triturazione; - Un impianto idraulico che consente l’azionamento
delle pompe ed i motori con serbatoio della capacità di circa 400 litri; - Un impianto idraulico
che azione la gru, gli stabilizzatori e l’espulsore con serbatoio della capacità di circa 200 litri. La
benna a valve, di cui la macchina è dotata, afferra il materiale scaricandolo in una tramoggia, a
filo di questa vi sono due alberi controrotanti, dotati di coltelli che possono essere di spessore
variabile e ruotare a diversa velocità, secondo il tipo di materiale da trattare. Una volta triturato,
il materiale cade nella camera sottostante da dove un apposito stantuffo pulitore provvede ad
espellerlo a ciclo continuo. La potenzialità oraria di trattamento del trituratore in questione è
variabile da 12 a 14 ton/ora.
I rifiuti avviati al trattamento indicato in precedenza sono elencati nel seguito.
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ALLEGATO F CODICI CER LINEA 7
Codici CER Descrizione del rifiuto
Tipologia merceologica
Attività di recupero/smaltimento R13 - R4
Attività di recupero/smaltimento D15-/R13
Provenienza
Tipologia di stoccaggio
Quantità annua Quantità
giornaliera Capacità massima
annua Capacità massima
giornaliera
T m3 T m3 T m3 T m3 15 01 04 imballaggi metallici solido 37800 12600 135 45 37800 12600 135 45 Linea 7 Cumuli 45 mc
16 01 06 veicoli fuori uso, non contenenti liquidi né altre componenti pericolose solido 25200 12600 90 45 25200 12600 90 45 Linea 7 Cumuli 45 mc
16 01 16 serbatoi per gas liquido solido 25200 12600 90 45 25200 12600 90 45 Linea 7 Cumuli 45 mc 16 01 22 componenti non specificati altrimenti solido 25200 12600 90 45 25200 12600 90 45 Linea 7 Cumuli 45 mc 17 04 05 ferro e acciaio solido 85400 12600 305 45 85400 12600 305 45 Linea 7 Cumuli 45 mc 17 04 07 metalli misti solido 75600 12600 270 45 75600 12600 270 45 Linea 7 Cumuli 45 mc 19 10 01 rifiuti di ferro e acciaio solido 12600 12600 45 45 12600 12600 45 45 Linea 7 Cumuli 45 mc 19 12 02 metalli ferrosi solido 12600 12600 45 45 12600 12600 45 45 Linea 7 Cumuli 45 mc 20 01 40 metallo solido 50400 12600 180 45 50400 12600 180 45 Linea 7 Cumuli 45 mc
TOTALE 350000 113400 1250 405 350000 113400 1250 405
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durata della fase ed i tempi necessari per raggiungere il regime di funzionamento e per l’interruzione di
esercizio dell’impianto, la periodicità di funzionamento
Trattandosi di una fase che comporta l’impiego di impianti di tipo meccanico si forniscono nel seguito le
indicazioni richieste.
TABELLA INDICAZIONI E TEMPISTICHE
Descrizione impianto Durata fase di avvio in caso di guasto o
fermo impianto
Tempo necessario per
il raggiungimento
del normale esercizio e
minimo tecnico
Parametro di controllo
Periodicità di funzionamento
frantoio ing. Bonfiglioli spa mod. drake 12
30 minuti 30 minuti non previsto giornaliero
(ca 8/ore/die)
condizioni di esercizio: potenzialità e parametri operativi (pressione, temperatura; continuo, discontinuo; etc…);
TABELLA CONDIZIONI di ESERCIZIO – POTENZIALITA’ IMPIANTO E PARAMETRI OPERATIVII
Descrizione impianto
Condizioni di esercizio Potenzialità Parametri operativi
frantoio ing. Bonfiglioli spa mod. drake 12
30 minuti Pannello di comando
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sistemi di regolazione e controllo
Descrizione impianto Sistemi di regolazione e controllo
frantoio ing. Bonfiglioli spa mod. drake 12
In caso di guasto o malfunzionamento un sistema
automatico indica il tipo di anomalia e l’intervento di
manutenzione può ritenersi immediato (30’ – 60’ max) ed il
ripristino del guasto si ha nel tempo massimo di 24 ore.
tipologia di sostanze inquinanti che possono generarsi dalla fase, caratterizzandoli
quantitativamente e qualitativamente;
Il frantoio descritto è collegato ad un motore diesel, che fornisce l’energia necessaria al suo
funzionamento, e ad un impianto di aspirazione delle polveri derivanti dalle fasi meccaniche di
trattamento dei rifiuti.
In entrambi i casi sii tratta di emissioni convogliata (E3 trituratore ed E4 motore diesel): per le
emissioni di cui al punto E3 è prevista la quantificazione espressa in mg/mc. Non è prevista
alcuna misura al punto E4 in quanto si tratta di emissioni scarsamente rilevanti. I livelli di
concentrazione sono confrontati con i limiti di legge.
proposta di un fattore di emissione o di un livello emissivo (a monte di eventuali
abbattimenti) per ciascun inquinante individuato al punto precedente.
Per la stima degli inquinanti si rimanda alla specifica relazione tecnica.
Emissioni
Sono eseguiti rilievi periodici ai camini di espulsione allo scopo di verificare il rispetto dei limiti
di legge.
Rumore
Sono eseguite misurazioni strumentali per la verifica del rispetto dei Valori assoluti di
immissione acustica previsti dal Piano di Zonizzazione Acustica comunale e dalla vigente
normativa.
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Si fa presente che i consumi di combustibile sono determinati sia dall’impiego di veicoli per la
movimentazione dei rifiuti, sia per l’azionamento dei motori diesel di servizio agli impianti di
trattamento (frantoio BANO e trituratore DRAKE), sia per la produzione di energia elettrica con
l’ausilio di un gruppo elettrogeno CATERPILLAR MOD. GEH275 illustrato nel seguito.
Il consumo di energia elettrica da fornitura esterna è determinato dall’utilizzo degli uffici e
dell’illuinazione delle aree. Sotto il profilo delle emissioni in atmosfera, il gruppo elettrogeno è
alimentato a gasolio ed ha una potenza termica inferiore ad 1 Mw, pertanto come per i motori
diesel di supporto al frantoio BANO ed al tritoratore DRAKE (E4 ed E5), produce emissioni in
atmosfera scarsamente rilevanti (E6).
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4 ESPOSIZIONE DEI MOTIVI DELLA SCELTA COMPIUTA CON ILLUSTRAZIONE DELLE SOLUZIONI ALTERNATIVE POSSIBILI DI LOCALIZZAZIONE E DI INTERVENTO, COMPRESA QUELLA DI NON REALIZZARE L’OPERA O L’INTERVENTO (ART.22 E ALLEGATO VII, ALLA PARTE SECONDA, D.LGS:152/2006 S.M.I. Il presente studio di impatto ambientale è inerente un impianto esistente, e per tale motivo
non si ritiene possibile illustrare e affrontare soluzioni alternative di localizzazione e di
intervento.
5 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Come riportato dall’art.5 del DPCM del 27/12/1988 risulta che:
1. Per il quadro di riferimento ambientale lo studio di impatto è sviluppato secondo criteri
descrittivi, analitici e previsionali.
2. Con riferimento alle componenti ed ai fattori ambientali interessati dal progetto, secondo
quanto indicato all'allegato III integrato, ove necessario e d'intesa con l'amministrazione
proponente, ai fini della valutazione globale di impatto, dalle componenti e fattori descritti negli
allegati I e II, il quadro di riferimento ambientale:
a) definisce l'ambito territoriale - inteso come sito ed area vasta - e i sistemi ambientali
interessati dal progetto, sia direttamente che indirettamente, entro cui è da presumere che
possano manifestarsi effetti significativi sulla qualità degli stessi;
b) descrive i sistemi ambientali interessati, ponendo in evidenza l'eventuale criticità degli
equilibri esistenti;
c) individua le aree, le componenti ed i fattori ambientali e le relazioni tra essi esistenti, che
manifestano un carattere di eventuale criticità, al fine di evidenziare gli approfondimenti di
indagine necessari al caso specifico;
d) documenta gli usi plurimi previsti delle risorse, la priorità negli usi delle medesime e gli
ulteriori usi potenziali coinvolti dalla realizzazione del progetto;
e) documenta i livelli di qualità preesistenti all'intervento per ciascuna componente ambientale
interessata e gli eventuali fenomeni di degrado delle risorse in atto.
3. In relazione alle peculiarità dell'ambiente interessato così come definite a seguito delle analisi
di cui ai precedenti commi, nonché ai livelli di approfondimento necessari per la tipologia di
intervento proposto come precisato nell'allegato III, il quadro di riferimento ambientale:
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a) stima qualitativamente e quantitativamente gli impatti indotti dall'opera sul sistema
ambientale, nonché le interazioni degli impatti con le diverse componenti ed i fattori ambientali,
anche in relazione ai rapporti esistenti tra essi;
b) descrive le modificazioni delle condizioni d'uso e della fruizione potenziale del territorio, in
rapporto alla situazione preesistente;
c) descrive la prevedibile evoluzione, a seguito dell'intervento, delle componenti e dei fattori
ambientali, delle relative interazioni e del sistema ambientale complessivo;
d) descrive e stima la modifica, sia nel breve che nel lungo periodo, dei livelli di qualità
preesistenti, in relazione agli approfondimenti di cui al presente articolo;
e) definisce gli strumenti di gestione e di controllo e, ove necessario, le reti di monitoraggio
ambientale, documentando la localizzazione dei punti di misura e i parametri ritenuti opportuni;
f) illustra i sistemi di intervento nell'ipotesi di manifestarsi di emergenze particolari.
5.1 Componenti e fattori ambientali
Lo studio di impatto ambientale di un'opera, con riferimento al quadro ambientale, dovrà
considerare le componenti naturalistiche ed antropiche interessate, le interazioni tra queste ed il
sistema ambientale preso nella sua globalità.
Le componenti ed i fattori ambientali sono così intesi:
a) atmosfera: qualità dell'aria e caratterizzazione meteo climatica;
b) ambiente idrico: acque sotterranee e acque superficiali (dolci, salmastre e marine), considerate
come componenti, come ambienti e come risorse;
c) suolo e sottosuolo: intesi sotto il profilo geologico, geomorfologico e pedologico, nel quadro
dell'ambiente in esame, ed anche come risorse non rinnovabili;
d) vegetazione, flora, fauna: formazioni vegetali ed associazioni animali, emergenze più
significative, specie protette ed equilibri naturali;
e) ecosistemi: complessi di componenti e fattori fisici, chimici e biologici tra loro interagenti ed
interdipendenti, che formano un sistema unitario e identificabile (quali un lago, un bosco, un
fiume, il mare) per propria struttura, funzionamento ed evoluzione temporale;
f) salute pubblica: come individui e comunità;
g) rumore e vibrazioni: considerati in rapporto all'ambiente sia naturale che umano;
h) radiazioni ionizzanti e non ionizzanti: considerati in rapporto all'ambiente sia naturale, che
umano;
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i) paesaggio: aspetti morfologici e culturali del paesaggio, identità delle comunità umane
interessate e relativi beni culturali.
5.1.1. ATMOSFERA
5.1.1.1 Qualità dell’aria e caratterizzazione meteoclimatica
Il clima della Campania è quello caratteristico delle zone mediterranee, con inverni piovosi ed
estati con piogge scarse o nulle. Lungo la fascia costiera pianeggiante il clima si presenta con
inverni miti e moderatamente piovosi principalmente per l'effetto temperante esercitato dal mare
(grazie anche all'azione di difesa dalle invasioni di aria fredda di Nord-Est esercitata dalle
barriere montuose interne) ed estati relativamente fresche ed asciutte. Le temperature medie
annue si aggirano intorno ai 16°C.
Procedendo verso l'interno aumentano progressivamente le escursioni termiche fino a valori che
sono tipici dei climi continentali delle basse latitudini, con temperature medie che vanno da 8°C
(oltre 1000 m s.l.m.) a 13°C (350 m s.l.m.).
La Campania dal punto di vista della piovosità, con il massimo in autunno e in inverno,
rappresenta una zona di transizione tra i paesi a regime essenzialmente sublitoraneo, con i
massimi in primavera ed in autunno, caratteristico dell'Italia centrale, e i paesi a regime
essenzialmente marittimo caratteristico della Calabria e della Sicilia.
Le precipitazioni variano sensibilmente in rapporto alla distanza dal mare e dall'orientamento dei
rilievi: sono in genere modeste nelle pianure costiere e nelle conche intermontane (800-1000 mm
annui), assai più cospicue sui rilievi (anche oltre 2000 mm annui).
La classificazione climatica dei comuni italiani è stata introdotta dal D.P.R. n. 412 del 26 agosto
1993, tabella A e successive modifiche ed integrazioni: Regolamento recante norme per la
progettazione, l'installazione, l'esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai
fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell'art. 4, comma 4, della L. 9
gennaio 1991, n. 10. In breve gli oltre 8 000 comuni sono stati suddivisi in sei zone climatiche,
per mezzo della tabella A allegata al decreto. Sono stati forniti inoltre, per ciascun comune, le
indicazioni sulla somma, estesa a tutti i giorni di un periodo annuale convenzionale di
riscaldamento, delle sole differenze positive giornaliere tra la temperatura dell'ambiente,
convenzionalmente fissata a 20 °C, e la temperatura media esterna giornaliera; l'unità di misura
utilizzata è il grado giorno (GG).
Il territorio comunale di Albanella è classificato in zona C, 1134 GR/G.
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Zona
climatica
Gradi-giorno Periodo Numero di ore
A comuni con GG ≤ 600 1° dicembre - 15 marzo 6 ore giornaliere
B 600 < comuni con GG ≤ 900 1° dicembre - 31 marzo 8 ore giornaliere
C 900 < comuni con GG ≤ 1.400 15 novembre - 31 marzo 10 ore giornaliere
D 1.400 < comuni con GG ≤ 2.100 1° novembre - 15 aprile 12 ore giornaliere
E 2.100 < comuni con GG ≤ 3.000 15 ottobre - 15 aprile 14 ore giornaliere
F comuni con GG > 3.000 tutto l'anno nessuna limitazione
Tab. 5.1.1 – Zone climatiche
ALBANELLA
Mesi Stagioni
Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Inv Pri Est Aut
T. max. media (°C) 13,2 14,0 16,1 18,6 22,9 26,7 29,1 29,5 27,0 22,8 18,1 14,2 13,8 19,2 28,4 22,6 21,0
T. min. media (°C) 4,9 5,2 6,5 8,4 11,7 15,1 17,5 17,8 15,9 12,6 8,7 6,0 5,4 8,9 16,8 12,4 10,9
Precipitazioni (mm) 121 99 94 78 45 27 14 43 64 111 158 134 354 217 84 333 988
Giorni di pioggia 10 9 9 9 5 4 2 3 5 7 11 10 29 23 9 23 84
Vento (direzione-m/s)
N 5,1
N 5,3
E 5,1
E 4,5
E 4,4
E 4,1
E 4,1
E 4,1
E 4,8
E 5,6
E 5,1
E 5,7 5,4 4,7 4,1 5,2 4,8
Tab. 5.1.2 – Dati stazione metereologica di Albanella
5.1.1.2 Impatto in fase di esercizio L’inquinamento immesso nell’atmosfera subisce effetti di diluizione e di trasporto dovuti a
differenze di temperature, alla direzione e velocità dei venti ed agli ostacoli orografici presenti.
In generale però i fenomeni di inquinamento dell’ambiente atmosferico sono strettamente
correlati alla presenza di attività umane e produttive di tipo industriale e di infrastrutture di
collegamento.
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5.1.1.3 Misure di prevenzione e monitoraggio dell’inquinamento atmosferico In riferimento alle misure e monitoraggio dell’inquinamento atmosferico si rimanda alla
Relazione specialistica “Relazione Emissioni in Atmosfera” e al “Piano di Monitoraggio e
Controllo” allegati all’Istanza di P.A.U.R. e al paragrafo dedicato agli autocontrolli. In questa si
evidenzia il quadro emissivo da autorizzare.
punto di emissione provenienza (Fase) Impianto tipo di emissione
inquinante impianto di abbattimento
E1 impianto di
macinazione cavi GUIDETTI
convogliata polveri filtro a secco
E2
Trituratore BANO
UNIMAC 1300 convogliata polveri filtro a tessuto
E3
frantoio ing. Bonfiglioli spa MOD. DRAKE 12
convogliata polveri ciclone + idrofiltro
(scrubber)
E4
motore diesel per alimentazione frantoio ing.
Bonfiglioli spa MOD. DRAKE
12
convogliata gas di
combustione filtri motore
E5
motore diesel per alimentazione
trituratore BANO UNIMAC 1300
convogliata gas di
combustione filtri motore
E6 Tutti gli impianti
azionati ad energia elettrica
gruppo elettrogeno
CATERIPILLAR convogliata
gas di combustione
filtri motore
5.2 SUOLO E SOTTOSUOLO
5.2.1 Inquadramento geologico, geomorfologico, tettonico e idrogeologico 5.2.1.1 Inquadramento geologico e geomorfologico Il territorio comunale di Albanella presenta una morfologia tipicamente collinare nella zona Est,
con quote variabili tra i 60 ed i 380 metri s.l.m. ed una morfologia quasi del tutto pianeggiante
nella parte Ovest con quote medie tra i 30 ed i 40 metri s.l.m.; il tutto ricade sull’Unità geologico
– strutturale conosciuta come Alburno – Cervati – Pollino.
Il massiccio dell’Alburno appartiene alla più estesa struttura geologica definita come piattaforma
campano – lucana che durante il Langhiano l’Elveziano ed il Tortoniano ha subito varie fasi
traslative ; tali fasi hanno determinato l’accavallamento dei vari blocchi della piattaforma, e delle
F6 LINEA 3
F10 LINEA 6
F11 LINEA 7
F10 LINEA 6
F11 LINEA 7
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conseguenti coltri sovrastanti, prima sui depositi del bacino lagonegrenese (Langhiano) e
successivamente sui depositi del bacino irpino (Tortoniano); la struttura monoclinalica si è
sostanzialmente formata con il sollevamento Plio – Pleistocenico.
In linea generale, ed ai fini dell’inquadramento stratigrafico la successione è costituita da:
• alluvioni terrazzate e depositi fluviali;
• arenaria quarzoso micacee;
• marne e calcari marnosi grigio giallastri;
• alluvioni attuali e di fondovalle;
• argille azzurre varicolori.
Dal punto di vista strutturale appare evidente il controllo strutturale della monoclinale degli
Alburni, a sua volta solcata, ortogonalmente, da altrettante lineazioni strutturali ortogonali al
piano di faglia che delinea la monoclinale su cui, tra l’altro, sono impostati diversi impluvi
naturali; il controllo strutturale incide, pesantemente, sulla morfologia dei luoghi.
Dal punto di vista morfologico la monoclinale rappresenta ancora un elemento caratterizzante,
lungo il piano di faglia le pendenze si presentano sub – verticali, mentre sul versante opposto la
superficie peneplanata presenta pendenze molto basse.
Al fine di definire la geologia e geomorfologia dell’area acquistano particolare rilievo le
condizioni al contorno dello stesso Monte Alburno i cui versanti degradano verso il fiume Calore
con pendenze medio – alte, nonché sistemate a terrazzi, spesso ad uso agricolo, ed è su questi
depositi che si sviluppano i centri abitati.
Sintetizzando le condizioni di stabilità dei versanti oggetto è possibile ricondurre ai seguenti
fenomeni la casistica rilevata:
- frane da crollo: ristrette al versante meridionale dell’Alburno e riconducibili all’elevato grado
di fratturazione dei calcari e delle dolomie;
- colamenti di fango o detriti: si instaurano su terreni a litologia variabile disposti su pendii con
una certa acclività, ma non interessano quasi mai grossi volumi mobilizzabili;
- colmate: queste rappresentano fenomeni ormai sepolti, non riconducibili alle condizioni attuali
di stabilità, in quanto devono essere interpretate come dovute all’accavallamento delle
formazioni preesistenti con conseguente sepoltura delle forme morfologiche preesistenti.
Un cenno merita il corso d’acqua più importante che caratterizza il territorio, il fiume Calore, che
si presenta con portate annue molto variabili in quanto regolato dalle numerose sorgenti presenti
sull’area.
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5.2.1.2 Inquadramento Idrogeologico Il massiccio degli Alburni è caratterizzato da un grande sviluppo del fenomeno carsico e da una
scarsa copertura vegetale che condizionano, in modo marcato, la circolazione idrica sotterranea;
infatti, le aliquote d’acqua d’infiltrazione efficace sono elevate, ma vengono parzialmente
restituite all’esterno attraverso percorsi brevi e veloci cosicché la falda di base defluisce,
preferenzialmente, da sud – est verso nord – ovest.
Un importante ostacolo verso nord – ovest è rappresentato dalla direttrice tettonica coincidente
con l’incisione che si sviluppa tra Pertosa e San Rufo. Questo, infatti, rappresenta il limite sud –
occidentale del bacino di alimentazione delle sorgenti di Pertosa le cui acque traboccano in
corrispondenza delle grotte omonime ed in prossimità dell’alveo del Tanagro, con una perdita di
carico piezometrico di circa 40 metri tra una polla e l’altra.
Un’ulteriore perdita di carico di oltre di oltre 40 metri si verifica probabilmente in
corrispondenza della valle del torrente Lontra, nella parte settentrionale della direttrice Pertosa –
San Rufo, precedentemente menzionata; infatti, in tale incisione, nonostante si trovi a poca
distanza dalle sorgenti di Pertosa, non si verificano fuoriuscite d’acqua.
Da menzionare, al fine di comprendere lo schema idrogeologico dell’area, vi è la sorgente Auso,
ubicata in una profonda incisione carbonatica e caratterizzata da un canale carsico che termina
con un grosso sifone, le cui portate variano da 0 litri al secondo a qualche decina di metri cubi al
secondo in occasione di piene eccezionali; la stessa sorgente, quindi, rappresenterebbe uno sfioro
alto della falda di base del massiccio.
Gli eventuali interscambi col bacino delle sorgenti di Pertosa possono essere considerati nulli,
perché le acque traboccano a quote pressoché identiche; invece esistono travasi d’acqua verso
nord – ovest, lungo la direttrice Ottati – valle del Lontra, la quale marca il limite tra l’area nord –
occidentale e l’area sud – orientale, dove sono presenti anche numerose faglie antiappeniniche.
In ogni caso, i punti di recapito dell’intera falda in rete sono rappresentati dalle sorgenti del
basso Tanagro e di Castelcivita, ubicate anch’esse a quote pressoché identiche tra loro; ciò
nonostante, le prime hanno una portata doppia delle seconde, dovuta al tamponamento esercitato
dalla situazione strutturale esistente nei pressi di Castelcivita.
Infine è opportuno segnalare che esistono travasi d’acqua dalla falda quaternaria del Vallo di
Diano verso il bacino delle sorgenti di Pertosa.
Le caratteristiche idrogeologiche del territorio di Albanella sono legate alla natura litologica e
strutturale dei litotipi esistenti; infatti dove affiorano terreni impermeabili o scarsamente
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impermeabili si ha un notevole sviluppo del reticolo idrografico superficiale (Bosco Camerine,
Tempa delle Guardie); laddove i terreni affioranti sono permeabili si riscontrano pochi rivoli che
si indirizzano verso il Fiume Sele.
Nel territorio comunale si distinguono i seguenti sistemi idrogeologici:
- alluvioni terrazzate e depositi fluviali: complesso altamente permeabile per porosità primaria;
- arenaria quarzoso micacee: complesso mediamente permeabile per fratturazione e fessurazione;
- marne e calcari marnosi grigio giallastri: complesso mediamente permeabile e scarsamente
permeabile per fatturazione; nella parte alta presenta una media permeabilità che tende a
diminuire nella parte basale;
- alluvioni attuali e di fondovalle: complesso mediamente permeabile per porosità nei livelli di
breccia e ghiaia e scarsamente permeabile nella frazione argillosa;
- argille azzurre varicolori: complesso impermeabile che costituisce il substrato impermeabile di
tutti i complessi descritti in precedenza.
5.2.1.3 Pericolosità Sismica La classificazione sismica del territorio nazionale ha introdotto normative tecniche specifiche
per le costruzioni di edifici, ponti ed altre opere in aree geografiche caratterizzate dal medesimo
rischio sismico.
In basso è riportata la zona sismica per il territorio di Albanella, indicata nell'Ordinanza del
Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274/2003, aggiornata con la Delibera della Giunta
Regionale della Campania n. 5447 del 7.11.2002.
Zona sismica 2 Zona con pericolosità sismica media dove possono verificarsi forti
terremoti.
I criteri per l'aggiornamento della mappa di pericolosità sismica sono stati definiti
nell'Ordinanza del PCM n. 3519/2006, che ha suddiviso l'intero territorio nazionale in quattro
zone sismiche sulla base del valore dell'accelerazione orizzontale massima (ag) su suolo rigido
o pianeggiante, che ha una probabilità del 10% di essere superata in 50 anni.
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Classificazione
sismica Descrizione ag (*)
1 E' la zona più pericolosa, dove possono verificarsi forti terremoti ag > 0.25
2 Nei Comuni inseriti in questa zona possono verificarsi terremoti
abbastanza forti
0.15 < ag ≤
0.25
3 I Comuni inseriti in questa zona possono essere soggetti a scuotimenti
modesti
0.05 < ag ≤
0.15
4 E' la zona meno pericolosa ag ≤ 0.05
In base alla delibera di Giunta Regionale n° 5447 del 07.11.2002, il Comune di Albanella (SA) è
stato classificato in zona sismica n. 2 (Figg. 5.2.1).
Fig. 5.2.1 – Classificazione sismica dei comuni della Campania.
5.2.2 Stima degli impatti suolo e sottosuolo L’area in cui si svolge l’attività di conferimento e messa in riserva è interamente pavimentata,
dunque impermeabile. Questa caratteristica e la descrizione dell’attività di recupero in oggetto,
consentono di affermare quanto segue:
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a. La presenza di pavimentazione impedirà il contatto diretto tra i rifiuti ed il suolo e
sottosuolo sottostanti;
b. L’attività di recupero non prevede l’utilizzo e lo stoccaggio di sostanze
pericolose in aree scoperte;
c. Le acque di dilavamento dei piazzali scoperti sono raccolte e convogliate ad un
sistema di trattamento;
d. Si effettua una verifica, con cadenza periodica, dello stato di manutenzione della
pavimentazione al fine di certificare la tenuta della stessa.
Figura 5.2.2 – Particolare costruttivo pavimentazione
L'impatto è stimabile come significativo ma di lieve intensità e reversibile a breve termine.
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5.3 AMBIENTE IDRICO Nella presente sezione si fornisce un inquadramento dell’ambiente idrico d’interesse per
l’impianto in oggetto e si analizzano le diverse componenti presenti nell’ambiente idrico
circostante il sito:
- Corpi idrici superficiali;
- Acque sotterranee.
5.3.1 Corpi idrici superficiali Il Comune di Albanella ed in particolare la zona di intervento, rientrano nelle competenza
dell’Ente Idrico Campano. L'idrografia superficiale dell’area cartografata è caratterizzata dalla
presenza del Fiume Sele ed il suo affluente il Calore lucano.
Quest’ultimo più vicino all’area di interesse, sgorga sulle pendici settentrionali del Monte
Cervati, da alcune grosse polle ai piedi di un'alta parete rocciosa, all'interno di un'estesa faggeta,
in una località chiamata Festole, non lontana dall'area forestale di Pruno.
Il suo corso si svolge interamente nella provincia di Salerno, all'interno del Cilento, per una
lunghezza di 63 chilometri, facendosi strada in un bacino caratterizzato, soprattutto nella parte
alta, da località impervie e di difficile accesso.
Per lunghi tratti infatti, il suo alveo si infossa tra strette e alte pareti rocciose, dando vita ad
escavazioni fluviali nelle rocce che prendono il nome di Gole del Calore, come accade presso il
centro abitato di Laurino e nella gola del Monte Pescorubino, tra le località di Magliano
Nuovo e Felitto.
l Calore riveste una notevole importanza, oltre che dal punto di vista paesaggistico e idrografico,
anche da quello naturalistico. Infatti, nel comprensorio del Sele e dei suoi affluenti (tra cui il
Tanagro e il torrente Fasanella), come in altri fiumi del Cilento, è attestata la stabile presenza di
esemplari della rara Lontra europea.
È considerato uno dei fiumi più puliti d'Europa e fa parte dell'elenco dei siti d'importanza
comunitaria per la regione biogeografica mediterranea, ai sensi della direttiva 92/43/CEE.
5.3.2 Acque sotterranee La circolazione idrica sotterranea, ricca e complessa, è funzione delle caratteristiche dei
principali complessi affioranti e dei rapporti stratigrafici fra essi intercorrenti, di seguito descritti.
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I terreni affioranti nell'ambito dell'area cartografata hanno caratteristiche idrogeologiche
sensibilmente diverse.
A. Alluvioni e depositi lacustri: permeabilità da media a scarsa per porosità,
coefficiente di infiltrazione inferiore al 40%, profondità della falda acquifera
maggiore di m 5.
B. Alluvioni da attuali ad antiche terrazzate in più ordini: permeabilità da media ad alta
per porosità, coefficiente di infiltrazione maggiore del 40%. profondità della prima
falda acquifera maggiore di m 20.
C. Formazione fluvio - lacustre: permeabilità da media a scarsa per porosità,
coefficiente di infiltrazione minore del 40%, profondità della prima falda acquifera
maggiore di m 30.
D. Depositi di ciottoli e pietrisco: permeabilità alta per porosità e fratturazione,
coefficiente di infiltrazione maggiore del 70%, profondità della prima falda
acquifera maggiore di m 50.
Le caratteristiche idrologiche illustrate determinano, per quanto di interesse ai fini del
presente studio, uno schema di circolazione idrica sotterranea che si può così sintetizzare:
A. Il complesso calcareo - dolomitico costituisce un grosso serbatoio acquifero:
parte delle relative acque sotterranee vengono cedute ai terreni in contatto laterale,
soprattutto tramite il fitto sistema di faglie presenti.
B. Tutto il deposito detritico detto delle Brecce, è sede di una estesa falda
acquifera basale, che si rinviene particolarmente ricca e a quote più ridotte nelle zone
marginali del deposito stesso, in particolare dove sono presenti zone di maggiore
fratturazione della massa detritica.
C. Il complesso alluvionale riceve tutte le acque sotterranee provenienti da monte
ed è perciò sede di un ricco sistema di falde acquifere sovrapposte.
5.3.3 Stima degli impatti sull’ambiente idrico Come descritto nella relazione specialistica sulle acque “Relazione Acque” e nella planimetria
“Rete di raccolta Acque” allegata all’istanza di P.A.U.R., l’area di messa in riserva e di
conferimento risultano adeguatamente pavimentate (dunque impermeabilizzate) e le acque
ricadenti su tali superfici vengono, mediante opportune pendenze ( punto 4 allegato V Decreto
Ministeriale 05/02/1998 e ss.mm.ii.), convogliate ed avviate nell’apposita vasca di accumulo a
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perfetta tenuta ove si realizza il processo depurativo di dissabiatura e sedimentazione per poi
essere scaricate in fosso naturale con recapito in corpo idrico superficiale.
I reflui prodotti dall’attività di recupero proposta dalla RICICLA CAMPANIA S.r.l. sono da
ricondurre a due differenti tipologie:
Acque meteoriche di prima pioggia di dilavamento dell’area di messa in riserva e di
conferimento rifiuti non pericolosi: queste sono raccolte e convogliate ad un sistema di
trattamento e scaricate in fosso naturale con recapito in corpo idrico superficiale.
Acque dei servizi igienici: queste sono raccolte in vasche IMHOFF a tenuta, e di lì
allontanate a norma di legge.
Per quanto descritto la ditta RICICLA CAMPANIA S.R.L prevede dunque solo lo scarico delle
acque bianche in fosso naturale con recapito finale in acque superficiali.
L'impatto è stimabile come significativo ma di lieve intensità e reversibile a breve termine, in
quanto come dimostrato dalle analisi (Fig. 5.3.3 – analisi acque pozzetto fiscale) che la ditta fa
periodicamente prima dello scarico delle acque di cui sopra si evince che rientrano nei limiti per
recapito finale “in acque superficiali”.
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5.4. PAESAGGIO Il paesaggio è la rappresentazione delle forme dell’ambiente, intendendo per ambiente tutti
quegli aspetti della realtà con i quali, direttamente o indirettamente, ogni essere vivente stabilisce
una relazione sensoriale. Il paesaggio, dunque, non può essere definito come ciò che si
percepisce nel suo insieme.
Ogni paesaggio ha un proprio equilibrio che si trasforma nel tempo, sia da solo che per opera
dell’uomo, risultando, alla fine, come un insieme di singoli elementi che possono essere
raggruppati in due componenti principali: Antropica e Naturale.
Obiettivo della caratterizzazione della qualità del paesaggio con riferimento sia agli aspetti
storico – culturali, sia agli aspetti legati alla percezione visiva, è quello di definire le azioni di
disturbo esercitate dal progetto e le modifiche introdotte in rapporto alla qualità dell’ambiente.
La qualità del paesaggio è pertanto determinata attraverso le analisi concernenti:
a) il paesaggio nei suoi dinamismi spontanei, mediante l’esame delle componenti naturali;
b) le attività agricole, residenziali, produttive, turistiche, ricreazionali, le presenze
infrastrutturali, le loro stratificazioni e la relativa incidenza sul grado di naturalità
presente nel sistema;
c) le condizioni naturali e umane che hanno generato l’evoluzione del paesaggio;
d) lo studio strettamente visivo o culturale – semiologico del rapporto tra soggetto ed
ambiente, nonché delle radici della trasformazione e creazione del paesaggio da parte
dell’uomo;
e) i piani paesistici e territoriali;
f) i vincoli ambientali, archeologici, architettonici, artistici e storici.
Il sito di progetto non rientra nelle aree protette istituite dalla Regione Campania né nei
proposti siti Natura 2000 (SIC o ZPS), il che sta a significare che non è stato ritenuto
depositario di precipue caratteristiche ambientali tali da essere inserito in aree da
proteggere per alcuna peculiarità.
Un intervento da realizzarsi sul territorio esercita un impatto paesaggistico anche in funzione
dell’altezza dei manufatti ed alle caratteristiche morfologiche del territorio in cui essa sarà
collocata.
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5.5. FAUNA E FLORA
5.5.1 Flora
Il comune di Albanella è immerso nella piana del Sele per tanto è caratterizzato dalla fauna e
dalla flora di quell’area.
La vegetazione dell’area del “Medio corso del fiume Sele-Persano” è prevalentemente costituita
da foreste a galleria di salice (Salix alba), pioppo bianco (Populus alba), cannuccia (Phragmites
australis), giunco da corde (Schoenoplectus lacustris), e papavero cornuto (Glacium flavum).
Nell’alveo fluviale la vegetazione elofitica, è rappresentata da Sparganium erectum,
Schoenoplectus lacustris e Typha; sulle sabbie troviamo una vegetazione tipica ripariale
costituita da Mentha aquatica, Polygonum salicifolium, Angelyca sylvestris. Sui ghiaioni le
specie più diffuse sono il Paspalatum paspaloides, l’Artemisietea, il Polygonum hydropyper e il
Bydens tripartita. I boschi riparali, classificati per idrofilia, sono formati da cenosi arboree quali
il Salix alba, e il Populus nigra.
Intorno ai 4 metri dal letto del fiume troviamo il Populus albae, dai 4 ai 10 metri dal letto
fluviale, il Fraxinus oxicarpa ed il Quercus ilex.
Tra le erbacee più comuni nei boschi ripariali troviamo l’Hedera helix e la Clematis vitalba.
5.5.2 Fauna Le particolari condizioni climatiche e vegetazionali dell’area protetta, favoriscono la presenza di
molte specie animali e la loro diversificazione secondo le varie nicchie ecologiche esistenti.
Tra i carnivori, un canide relativamente comune è la volpe (Vulpes vulpes), soprattutto nei
boschi e nei campi coltivati. Altri predatori, con popolazioni ancora cospicue, sono i mustelidi,
come la faina e la donnola. Sempre tra i mammiferi si annovera anche la presenza del riccio e
della talpa.
Significativa la presenza nell’Oasi WWF di Persano, a monte della diga, della lontra (Lutra
lutra), indicatore ambientale di acque non inquinate. Questo mammifero frequenta ambienti
molto vari, vive nei fiumi, nei torrenti, nei laghi e nelle paludi. Si nutre essenzialmente di pesce
con qualche eccezione per piccoli anfibi e qualche piccolo mammifero o uccello. Animale
territoriale, conduce vita solitaria e si riunisce in gruppi solo nella stagione degli amori.
Considerata in pericolo critico, numerose attività e gruppi di ricerca si sono avviate negli ultimi
anni per impedirne l’estinzione. Nel nostro Paese la lontra si è estinta in gran parte dei suoi areali
ed è presente solo in piccole aree tra cui il nucleo più importante è in Campania.
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Interessante è la fauna avicola, anche quella migratrice, che è possibile osservare in
quest’ambiente: il nibbio bruno, il nibbio reale, la poiana, il gheppio, l’allocco, il falco di palude,
il barbagianni e la civetta. Lungo le sponde del fiume, a prevalenza di saliceti, è comune il
picchio rosso maggiore, la cinciallegra ed il fringuello.
Gli uccelli migratori trovano un habitat ideale lungo le sponde del fiume con sabbia, ghiaia ed
isole dove sostano, nel periodo migratorio, l’airone rosso, l’airone cinerino ed il rarissimo airone
bianco, il martin pescatore, la gru, la pavoncella e il beccaccino.
Tra i rettili è accertata la presenza del ramarro, della natrice tassellata e del biacco.
Per quanto riguarda gli anfibi è segnalata la presenza dell’ululone dal ventre giallo, della
raganella e del tritone crestato italiano.
Nel fiume sono presenti anche alcune specie autoctone di pesci la cui conservazione è messa a
rischio dalla continua immissione nel lago di specie alloctone.
5.6. ECOSISTEMA L’impianto, distante dal centro abitato circa 2 km, è inserito in un’area in cui non vi sono attività
antropiche rilevanti infatti essa risulta interessata dalla presenza di alcuni insediamenti,
soprattutto di tipo rurali, da un fabbricato industriale e quindi risulta limitatamente caratterizzato
dalla presenza di impatto antropico. Inoltre, nel contesto sommariamente descritto, per:
le discrete dimensioni dell’impianto;
per la presenza di contenute emissioni in atmosfera;
per la presenza di smaltimento di acque reflue in impianti autorizzati (reflui dei servizi
igienici);
si ritiene che le influenze dell’impianto sull’ecosistema saranno praticamente nulle e sicuramente
trascurabili, mentre un corretto trattamento dei rifiuti si configura sicuramente come un
intervento di tutela ambientale, sociale ed economica (i rifiuti potrebbero infatti venire
abbandonati lungo le strade e/o gestiti in modo non conforme alla normativa).
Dalla valutazione complessiva dell’habitat della zona adiacente l’area di intervento e dalla
valutazione dell’attività svolta dall’impianto e della sua limitata potenzialità è possibile asserire
che l’attività di recupero potenzialmente non crea danno all’ecosistema, alla flora ed alla fauna
circostanti.
Un maggior approfondimento dell’interferenza dell’impianto oggetto di intervento con Siti di
Interesse Comunitario e Zone di Protezione Speciale sono già state riportate nella Sezione
Quadro di Riferimento Programmatico dello Studio d’impatto Ambientale-
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5.7. SALUTE PUBBLICA L’attività oggetto del presente studio con le giuste precauzioni previste non comporta rischi
stimabili per la salute pubblica, né per gli addetti, né tanto meno per i pochi insediamenti rurali e
per civili presenti nei dintorni dell’impianto di trattamento. Le attività stoccaggio di rifiuti
pericolosi avverrà con le giuste cautele per gli addetti, che saranno dotati tutti di dispositivi di
protezione individuale D.P.I nel rispetto del T.U. sulla sicurezza sul lavoro n°81/2008 s.m.i. ed
inoltre tali rifiuti saranno movimentati con carrelli semoventi. Mentre per le attività di recupero
non comportano il trattamento di rifiuti pericolosi e l’impiego di sostanze chimiche nel ciclo di
produzione. L’impiego per tale motivo il progetto non arreca alcun pregiudizio alla salute
umana.
In ogni caso, i rischi sanitari dovuti alle attività dell’impianto in oggetto non saranno
significativamente superiori rispetto a quelli derivanti dalle normali attività di un insediamento
artigianale/industriale di ridotte dimensioni.
Al contrario, essendo sottoposto ad una rigida procedura di approvazione, collaudo,
autorizzazione all’esercizio e successivo controllo sulla gestione, da parte degli organi
competenti, l’impianto dovrà puntualmente rispettare le normative in materia ambientale, di
sicurezza e di tutela dalla salute pubblica, in funzione delle quali è stato progettato e realizzato.
5.7.1 Rischio di incidenti per quanto riguarda le sostanze chimiche e le tecnologie utilizzate Per quanto riguarda la gestione e l’esercizio dell’impianto relativamente alle operazioni di
stoccaggio e recupero dei rifiuti, vengono descritte di seguito le modalità e le cautele da
osservarsi nella gestione ed esercizio delle attrezzature e dei macchinari ivi impiegati, con
particolare riferimento a quelle che sono le indicazioni tecniche di utilizzo e manutenzione
raccomandate dalle case costruttrici e i comportamenti di sicurezza da osservare da parte del
personale addetto all’utilizzo delle stesse, in accordo anche a quanto riportato nel Documento di
Valutazione dei Rischi (DVR) redatto dal Datore di Lavoro ai sensi di legge.
5.7.2 Misure preventive per la riduzione del rischio nello stabilimento
In considerazione del livello di rischio descritto al paragrafo precedente, le misure adottate per
prevenire eventuali incidenti che possano verificarsi nell’impianto consistono in:
controllo giornaliero dei mezzi semoventi muniti di benna utilizzati per la
movimentazione di rifiuti e materie prime secondarie;
controllo giornaliero dei macchinari utilizzati per l’attività di trattamento dei rifiuti;
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manutenzione periodica (in base alle periodicità stabilite dalla ditta fornitrice) di tutti i
macchinari di cui ai punti precedenti;
verifica periodica della eventuale presenza di crepe e/o cedimenti nella pavimentazione
delle aree.
formazione/informazione del personale addetto all’utilizzo di macchinari/attrezzature, ai
sensi della normativa vigente in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, sulle corrette
procedure da seguire per quelle che sono le attività svolte;
controllo visivo da parte dell’operatore sulle corrette modalità di imballaggio adottate
durante il trasporto e sullo stato di carico al momento del conferimento in impianto;
osservanza, durante le operazioni di pesatura, da parte del personale esterno di tutte le
norme di sicurezza e della segnaletica esposta in impianto, nonché le regole del codice
della strada durante il posizionamento dei veicoli sulla pesa a ponte;
il personale addetto, durante le varie fasi di lavoro, ha l’obbligo di indossare tutti i
dispositivi di protezione individuale (DPI) specifici per l’attività, secondo quanto previsto
dal Dlgs 81/2008 e ss.mm.ii.
5.7.3 Modalità di allarme, richiesta di soccorso e allertamento delle Autorità competenti
Qualora, nonostante le suddette misure di prevenzione e protezione, l’incidente (esplosione dei
macchinari, incendio, cedimento strutturale della pavimentazione con conseguente perdita della
caratteristica di impermeabilizzazione ecc.) si generi nell’impianto, si provvederà
all’allertamento degli enti esterni. In particolare si prevede l’allertamento di:
Vigili del Fuoco (esplosione, incendio)
Protezione civile (esplosione, incendio)
Comune di Albanella (esplosione e cedimento strutturale pavimentazioni)
A.R.P.A.C. (esplosione e cedimento strutturale pavimentazioni)
Provincia di Salerno (esplosione e cedimento strutturale pavimentazioni).
L’allertamento sarà effettuato telefonicamente indicando il tipo di incidente e fornendo le
indicazioni utili per l’intervento degli stessi Enti. Si ritiene necessario segnalare che il rischio di
esplosione dei macchinari utilizzati per lo svolgimento dell’attività di recupero rifiuti è minimo
in quanto dotati di dispositivi di controllo. Quanto detto è da riferire anche all’eventuale
cedimento della pavimentazione.
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5.8. INQUINAMENTO ACUSTICO La caratterizzazione della qualità dell’ambiente in relazione al rumore ed alle vibrazioni dovrà
consentire di definire le modifiche introdotte dall’attività di stoccaggio e trattamento rifiuti,
verificarne la compatibilità con gli standard esistenti, con gli equilibri naturali e la salute
pubblica da salvaguardare con lo svolgimento delle attività antropiche nelle aree interessate,
attraverso:
- la definizione della mappa di rumorosità secondo la modalità precisate nelle Norme
Internazionali I.S.O. 1996/1 e 1996/2 e stima delle modificazioni a seguito della
realizzazione dell’opera;
- definizione delle fonti di vibrazioni con adeguati rilievi di accelerazione nelle tre
direzioni fondamentali e con caratterizzazione in termini di analisi settoriale ed
occorrenza temporale secondo le modalità previste nella Norma Internazionale I.S.O.
2631.
La Relazione Fonometrica a firma del dott. Alfredo Amato,. che si allega, redatta ai sensi del
DPCM/91, DPCM/97 e della L. n. 447/95 in data 20 marzo 2013, valuta l’area in questione
“ricadente in una zona classe IV Arre ad intensa attività umana, con Leq max diurno pari a 60
dB(A), Leq max notturno pari a 50 dB(A)”.
Nel giudizio conclusivo contenuto nel predetto elaborato, l’emissione sonora connessa alle
attività, non supera i vincoli di emissione massima diurna pari a 60 dB(A) a patto che si
realizzano con le misure di mitigazione proposte.
Le fonti di rumore di maggior rilievo sono le seguenti:
1. FRANTOIO ING. BONFIGLIOLI SPA MOD. DRAKE;
2. GRUPPO ELETTROGENO CATERPILLAR MOD. GEH275;
3. IMPIANTO GUIDETTI;
4. TRITURATORE BANO.
L’intervento di mitigazione acustica prevede la realizzazione di una sopraelevazione del muro di
confine già presente in corrispondenza delle sorgenti individuate, ed il montaggio di pannelli
acustici, aventi le seguenti caratteristiche di massima:
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PANNELLI ACUSTICI (Rw = 33 [dB]) in scatolati di lamiera di acciaio al carbonio zincata
preverniciata con uno spessore totale nominale di 100 [mm] e presentano, dall’esterno verso
l’interno, la seguente stratigrafia:
Lamiera di acciaio al carbonio zincata preverniciata microdogata spessore 0,6 [mm];
Strato di materiale fonoassorbente a base di lana minerale a fibre orientate (densità 90÷120
kg/m3).
Lamiera piena/forata di acciaio al carbonio zincata preverniciata spessore 0,5 [mm].
I pannelli proposti saranno certificati in classe A2 - s1, d0 di reazione al fuoco.
5.9 VIABILITA’
La RICICLA CAMPANIA S.R.L. dista circa 2 km dalla Strada Provinciale Variante S.S.18 e
circa 5 chilometri dall’autostrada A3. Il sito in esame infatti è raggiungibile percorrendo la SS 18
sulla quale si immettono i veicoli provenienti dall’Autostrada A3 (uscita Battipaglia e/o uscita
Eboli).
È evidente come gli automezzi utilizzati per il conferimento dei rifiuti e per il successivo utilizzo
incidano sul traffico autoveicolare, ma a rendere meno consistente l’impatto è sicuramente la
vicinanza alla S.S.18, che determina quindi un facile smaltimento dei flussi veicolari, unitamente
alla viabilità già esistente ed asservita ad altre attività produttive presenti nella zona.
6 PIANO DI MONITORAGGIO In Riferimento al Piano di Monitoraggio e Controllo si rimanda all’elaborato tecnico allegato
all’istanza di P.A.U.R. ma in questa sede si ritiene opportuno fornirne un estratto.
Il Piano di autocontrollo ha la finalità di verificare la conformità dell’esercizio dell’impianto in
generale ed alle condizioni prescritte nell’AIA per le attività IPCC dell’impianto e pertanto, ed è
parte integrante dell’AIA.
6.1 componenti ambientali Nel seguito sono riportate delle tabelle con le modalità di registrazione dei controlli effettuati sui
consumi di materie prime, energetici, idrici, e sulle prestazioni ambientali (rumore, scarichi
idrici, ecc.).
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6.1.1. Consumo materie prime
Di fatto le attività espletate dalla RICICLA CAMPANIA S.R.L. non comportano uso di materie
prime propriamente dette in quanto si tratta di un impianto di gestione rifiuti in parte indirizzati
alla sola messa in riserva e deposito preliminare (R13 – D15) ed in parte soggetti a selezione e
cernita (R12) e trattamento (R3 ed R4).
6.1.2 Consumo risorse idriche
Tipologia Punto di prelievo
Fase di utilizzo e punto di
misura
Metodo misura e frequenza
Unità di misura Modalità di registrazione e trasmissione
Acque Consorzio
Sinistra Sele rete idrica
uffici e servizi igienici,
lavaggio piazzali irrigazione
punto di misura: al contatore
Lettura contatore mensile
Mc/mese
Annotazione su file elettronico
di sorveglianza e misurazioni e
reporting annuale
6.1.3 Consumo energia
Descrizione Fase di utilizzo e punto di
misura
Tipologia Metodo misura e frequenza
Unità di misura Modalità di registrazione e trasmissione
Energia elettrica alimentazione servizi e uffici
elettrica Fatturazione
mensile kW/h/a
Annotazione su file elettronico
di sorveglianza e misurazioni e
reporting annuale
6.1.4 Consumo combustibili
Tipologia Fase di utilizzo e punto di misura
Stato fisico Qualità Metodo misura
Unità di misura
Modalità di registrazione e trasmissione
Gasolio Veicoli per movimentazione
rifiuti
liquido standard valutazione consumi
litri/anno Annotazione su file elettronico di sorveglianza e misurazioni e
reporting annuale
Gasolio Motori diesel di servizio ai
trituratori BANO e
BONFI>GLIOLI e Gruppo
elettrogeno CATERPILLAR*
liquido standard valutazione consumi
litri/anno Annotazione su file elettronico di sorveglianza e misurazioni e
reporting annuale
* Il gruppo elettrogeno CATERPILLAR genera l’energia elettrica per il funzionamento degli impianti di gestione
rifiuti (presse, imballatrici, nastri, ecc.)
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6.1.5 Emissioni in atmosfera
Non sono presenti emissioni diffuse nè sono previste emissioni fuggitive ed emissioni
eccezionali. Sono presenti punti di emissione convogliata soggetti ad autocontrollo, in
particolare i punti E1 E2 ed E3. I restanti punti E4 E5 ed E6 sono riconducibili ad emissioni
scarsamente rilevanti, ai sensi dell’art. 272, comma 1 del D. Lgs. 152/06, in quanto si tratta di
emissioni da motori diesel con potenza termica inferiore ad 1 MW. Gli impianti di contenimento
previsti ai punti di emissione convogliata soggetti ad autocontrollo sono riconosciuti come BAT
ufficiali, come da prospetto allegato. La ditta in esame ha adottato un sistema di gestione
ambientale conforme alla norma UNI EN ISO 14001/2015, e si adottano procedure atte al
contenimento ed al controllo delle emissioni di polveri ai camini E1 E2 ed E3 (BAT conclusion).
Grado di applicazione BAT specifiche
Sezione L.2: IMPIANTI DI ABBATTIMENTO1
N° camino SIGLA Tipologia impianto di abbattimento
E1 BAT 14
PREVENZIONE EMISSIONI DIFFUSE
BAT REGIONALE Delibera Regionale
243/2015 Filtro a secco
E2
BAT 25 Impiego di tecniche per la riduzione delle emissioni
di polveri
BAT REGIONALE Delibera Regionale
243/2015 Filtro a secco
E43
BAT 25 Impiego di tecniche per la riduzione delle emissioni
di polveri
BAT REGIONALE
Delibera Regionale 243/2015
Ciclone separatore e scrubber
E4 non previsto Emissioni scarsamente rilevanti
E6 non previsto Emissioni scarsamente rilevanti
E6 non previsto Emissioni scarsamente rilevanti
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6.1.5.1 Inquinanti monitorati
Punto di emissione
Parametro e/o fase
Metodo di campionamento
Metodo di misura (incertezza)
Frequenza Modalità di registrazione e trasmissione
E1 POLVERI
UNICHIM 158:1988
UNI EN 13284-1:2003
Emissioni da sorgente fissa -
Determinazione della concentrazione in
massa di polveri in basse concentrazioni -
Metodo manuale gravimetrico.
annuale
Analisi affidata a laboratori autorizzati e
Annotazione delle prestazioni ambientali su file elettronico di
sorveglianza e misurazioni
E2 POLVERI
E33 POLVERI
E4 gas di scarico non soggetta a
controlli non soggetta a controlli non soggetta a
controlli non soggetta a
controlli
E5 gas di scarico non soggetta a
controlli non soggetta a controlli non soggetta a controlli
non soggetta a controlli
E6 gas di scarico non soggetta a
controlli non soggetta a controlli non soggetta a controlli
non soggetta a controlli
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6.1.6 Emissioni in acqua
Il sistema di raccolta e trattamento delle acque di bianche e nere attualmente presente presso lo
stabilimento della Ricicla Campania è suddiviso in 3 reti distinte:
Una rete fognaria sottotraccia con tubazione avente una sezione di 125 mm che
convoglia le acque nere provenienti dai servizi igienici della palazzina uffici in una vasca imhoff a svuotamento periodico con l’ausilio di ditte autorizzate.
Una rete fognaria che convoglia le acque meteoriche di dilavamento del piazzale individuato in planimetria “C1” e di copertura del capannone in un impianto di depurazione con recapito nel “Fosso di scolo” e successivamente in corpo idrico superficiale.
Una rete fognaria che convoglia le acque meteoriche di dilavamento del piazzale individuato in planimetria “C2” di circa 3900 m2 in un impianto di depurazione con recapito nel “Fosso di scolo” e successivamente in corpo idrico superficiale.
Si prevede un controllo annuale delle acque di dilavamento meteoriche. Il prelievo sarà eseguito
allo specifico pozzetto di campionamento.
Le concentrazioni rilevate saranno confrontate con i limiti di emissione massimi per scarichi in
acque superficiali, indicati nella tabella 4 – allegato 5 alla parte IV del D. Lgs. 152/06 e s.m.i.
Le analisi saranno condotte con metodiche APAT – CNR – IRSA e/o altre di pari sensibilità ed
accuratezza.
6.1.6.1 Inquinanti monitorati
Le concentrazioni rilevate saranno confrontate con i limiti di emissione massimi dei parametri
indicati nel piano di monitoraggio, per scarichi in acque superficiali, indicati nella tabella 4 –
allegato 5 alla parte IV del D. Lgs. 152/06 e s.m.i.
6.1.6.2 Frequenza di monitoraggio scarichi idrici
Punto di emissione
frequenza Modalità di registrazione e
trasmissione
01
annuale
Annotazione su file elettronico di sorveglianza e misurazioni
02 Annotazione su file elettronico di
sorveglianza e misurazioni
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6.1.6.3 Sistemi di depurazione
Punto di emissione
Sistema di trattamento
(stadio di trattamento)
Elementi caratteristici di ciascuno
stadio
Dispositivi e punti di controllo
Modalità di controllo
(frequenza)
Modalità di registrazione e trasmissione
- vasca IMHOFF Sedimentazione
Al pozzetto di ispezione posto
prima dello scarico
annuale per allontanamento dei
fanghi (CER 200304)
Annotazione su file elettronico di
sorveglianza e misurazioni
01 Disoleatore e
vasca di prima pioggia
Separazione della fase grassa e
decantazione prima dello
scarico
Al pozzetto di ispezione posto
prima dello scarico
analisi annuali allo scarico
Annotazione su file elettronico di
sorveglianza e misurazioni
02 Disoleatore e
vasca di prima pioggia
Separazione della fase grassa e
decantazione prima dello
scarico
Al pozzetto di ispezione posto
prima dello scarico
analisi annuali allo scarico
Annotazione su file elettronico di
sorveglianza e misurazioni
6.1.7 Rumore
Per le tecniche di rilevamento si applicheranno le indicazioni contenute nel D.M. 16 marzo 1998.
In particolare il sistema di misura sarà rispondente alle specifiche normative quali EN
60651/1994 (IEC 651), EN 60804/1994 (IEC 804), EN 61094-1/1994, EN 61094-2/1993, EN
61094-3-4/1995, EN 61260/1995 (IEC 1260), per filtri e microfoni, CEI 29-4 per i calibratori.
Gli strumenti utilizzati, compresi i microfoni, saranno regolarmente tarati.
1
2
4
3
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6.1.7.1 Rumore, sorgenti
postazioni di misura Punto di emissione
unità di misura
frequenza Modalità di registrazione azioni di ARPAC
confini impianto
1 Leq dBA annuale Annotazione su file
elettronico di sorveglianza e misurazioni
controllo
2 Leq dBA annuale Annotazione su file
elettronico di sorveglianza e misurazioni
controllo
3 Leq dBA annuale Annotazione su file
elettronico di sorveglianza e misurazioni
controllo
4 Leq dBA annuale Annotazione su file
elettronico di sorveglianza e misurazioni
controllo
I valori rilevati saranno confrontati con i limiti della zona è ascritta in classe
Tabella IV A
Valori limite di emissione - Leq in dB(A) (art. 2 d.P.C.M. 14 Novembre 1997)
classi di destinazione d’uso del territorio tempi di riferimento
limite diurno - (06.00 – 22.00) limite notturno - (22.00 – 06.00)
aree particolarmente protette 45 35
aree prevalentemente residenziali 50 40
aree di tipo misto 55 45
aree di intensa attività umana 60 40
aree prevalentemente industriali 65 55
aree esclusivamente industriali 65 65
Tabella IV B
Valori limite assoluti di immissione - Leq in dB(A) (art. 3 d.P.C.M. 14 Novembre 1997)
classi di destinazione d’uso del territorio tempi di riferimento
limite diurno - (06.00 – 22.00) limite notturno - (22.00 – 06.00)
aree particolarmente protette 50 40
aree prevalentemente residenziali 55 45
aree di tipo misto 60 50
aree di intensa attività umana 65 55
aree prevalentemente industriali 70 60
aree esclusivamente industriali 70 70
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Non si prevedono attività in orario notturno.
6.1.8 Rifiuti
6..1.8.1 Controllo rifiuti in ingresso al sito IPPC
Per tutti i rifiuti ingresso saranno eseguite le seguenti azioni:
Verifica analisi di caratterizzazione del produttore
Verifica rispondenza del materiale trasportato
Controllo visivo
verifica del peso
controllo radiometrico (laddove necessario)
rispondenza dei rifiuti in ingresso, alla documentazione di viaggio (formulari di
identificazione dei rifiuti),
corretta attribuzione del codice CER, quantità dichiarate, ecc.
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6.8.1.2 Controllo rifiuti in uscita dal sito
Attività Metodo di
smaltimeno/recupero Modalità di controllo
e di analisi Punto di misura
e frequenza Modalità di registrazione e
trasmissione
rifiuti in uscita avvio ad impianti
autorizzati classificazione annuale
Registrazione su registri di carico e scarico Mod. A e
Annotazione su file elettronico di sorveglianza e misurazioni
6.8.2 Suolo e sottosuolo
6.8.2.1 Acque sotterranee e protezione della falda
Non sono presenti pozzi in quanto l’approvvigionamento idrico è garantito dall’acquedotto
comunale.
E’ previsto un monitoraggio visivo, con frequenza mensile, dell’integrità delle platee, dei cordoli
di contenimento e di ogni altra struttura atta alla tutela del suolo. La registrazione si ritiene
necessaria solo in caso di anomalie.
Punti di eventuale
contatto con suolo e sottosuolo
tipo di controllo Frequenza Modalità di registrazione
e trasmissione
pavimentazioni esterne
verifica di integrità attraverso monitoraggio visivo
mensile Solo in caso di anomalie
pavimentazione interna al capannone
cordoli di contenimento
6.9 Controllo fasi critiche, manutenzioni, depositi
6.9.1 Sistemi di controllo delle fasi critiche del processo ed interventi di manutenzione ordinaria
Non sono presenti in azienda apparecchiature automatiche per il monitoraggio e controllo delle
prestazioni ambientali, pertanto nella tabella che segue sono indicate quelle per le quali si
prevede una specifica sorveglianza per verificare costantemente la loro efficienza, sia per il
controllo dei consumi sia per la prevenzione incendi.
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Attività Apparecchiatura Parametri e frequenze
Modalità di registrazione e trasmissione
Parametri Frequenza controlli
Fase Modalità di controllo
Trattamento acque di prima
pioggia
impianto di disoleazione
Efficienza rispetto
valori limite
semestrale regime Analisi emissioni e funzionalità
apparecchiature
Annotazione su file elettronico di
sorveglianza e misurazioni
trattamento acque sevizi
igienici
vasca IMHOFF Efficienza rispetto
valori limite
semestrale regime Analisi emissioni e funzionalità
apparecchiature
Annotazione su file elettronico di
sorveglianza e misurazioni
Lotta antincendio
Mezzi di spegnimento
verifica dell’efficienza
semestrale regime visiva Annotazione su file elettronico di
sorveglianza e misurazioni
6.9.2. Aree di stoccaggio (serbatoi, bacini di contenimento, ecc)
Struttura contenimento
Contenitore
Tipo di controllo Frequenza Modalità di registrazione e trasmissione cassoni scarrabili identificazio
ne mediante sigla
integrità annuale Annotazione su file elettronico di sorveglianza e misurazioni
serbatoio oasolio identificazione mediante
sigla
integrità annuale Annotazione su file elettronico di sorveglianza e misurazioni
serbatoi per rifiuti oleosi
identificazione mediante
sigla
integrità annuale Annotazione su file elettronico di sorveglianza e misurazioni
6.9.3. Indicatori di prestazione
Indicatore e sua descrizione
Unità di misura Modalità di calcolo frequenza Modalità di registrazione e
trasmissione
consumo di energia elettrica in un anno
kW/h/ore lavorate
Valutazione dei singoli consumi rapportati alle specifiche fasi in cui è previsto l’uso di energia elettrica (si veda scheda O)
annuale Annotazione su file
elettronico di sorveglianza e misurazioni
consumo idrico mc/anno consumo idrico annuo annuale Annotazione su file
elettronico di sorveglianza e misurazioni
percentuale di rifiuti avviati a
recupero t/a
Valutazione dei rifiuti inviati a recupero rispetto al quantitativo
annuo gestito annuale
Annotazione su file elettronico di sorveglianza e
misurazioni
6.10 Manutenzione e calibrazione Gli impianti presenti sono sottoposti a manutenzione periodica secondo piani di manutenzione
previsti dalle case costruttrici.
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Si prevedono controlli interni per determinati impianti.
vasca IMHOFF
controllo frequenza eseguito da registrazione
verifica livello vasca
giornaliera
personale interno Solo in caso di anomalie
pulizia e verifica integrità
annuale
Impianto di trattamento acque di prima pioggia
controllo frequenza eseguito da registrazione
verifica livello vasche
giornaliera
personale interno Solo in caso di anomalie
verifica stato apparecchiature e verifica impianto
elettrico
semestrale
pulizia e verifica integrità
annuale
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7 OBIETTIVI Gli obiettivi che la RICICLA CAMPANIA S.R.L. si prefigge, nello svolgere le attività indicate
in precedenza, sono nel seguito indicati:
minore consumo di risorse naturali con il recupero di rifiuti di carta, plastica, vetro,
legno, metalli ferrosi e non ferrosi; a tal proposito si precisa che lo stesso D. Lgs.
152/06 e s.m.i., nelle linee generali, favorisce il recupero dei rifiuti rispetto all’avvio a
discarica;
diffusione e razionalizzazione delle attività di recupero dei rifiuti favorendone la
valorizzazione;
riduzione della percentuale di rifiuti avviata al definitivo smaltimento, causa questa
di ricadute dannose in termini ambientali ed, in generale, sociali.
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8 DISMISSIONE DELL’IMPIANTO Il ripristino ambientale di un sito consiste nel recupero dello stesso in funzione della destinazione
d’uso prevista dallo strumento urbanistico; nel caso specifico trattasi di area classificata
industriale. Tenendo conto della definizione del lay-out di progetto, le aree che presentano
maggiore criticità sono le seguenti:
aree di conferimento rifiuti;
aree per lo stoccaggio dei rifiuti pericolosi e non pericolosi;
area per lo stoccaggio dei rifiuti e prodotti trattati;
aree per il trattamento e per lo stoccaggio di cassoni;
vasche di accumulo sversamenti accidentali e reflui;
Scarico acque di pioggia
Dalla valutazione delle aree e le sorgenti di inquinamento vengono valutate le seguenti azioni da
intraprendere a seguito della dismissione dell'impianto:
a) Conclusione delle attività di trattamento dei rifiuti. Asportazione e pulizia delle attrezzature
dei magazzini di stoccaggio e dei macchinari utilizzati per l'attività;
b) Pulizia superficiale dell'area per la raccolta di eventuali sfridi non recuperabili principalmente
di plastica, vetro e metallo;
c) Smaltimento dei rifiuti presenti e dei rifiuti prodotti dalla pulizia meccanica superficiale;
d) Controllo visivo dell'area per l'individuazione di zone critiche (ad es. contaminate da olio) con
definizione, se possibile di un'area pulita destinata allo stoccaggio dei rifiuti prodotti durante la
bonifica e asportazione dei materiali e dei punti ipoteticamente contaminati;
e) Piano di indagine preliminare delle matrici ambientali: consiste nella verifica analitica delle
caratteristiche di terreno/suolo ed, eventualmente, falda dopo asportazione dei rifiuti per
valutazione del raggiungimento dei limiti previsti in relazione alla destinazione d’uso industriale
(Tabella 1- Allegato 5 - Titolo 5 - D.L.vo n.152/06).
f) A seguito dei risultati, eventuale piano di caratterizzazione per piano di bonifica ripristino
ambientale.
g) Conclusione dei lavori, analisi di verifica e restituzione del sito.
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8.1 Conclusione attività Nel momento in cui si decide di interrompere l'attività, verrà bloccata l'entrata di rifiuti. Quindi
verrà effettuato il trattamento degli ultimi rifiuti presenti. Esaurita l'attività, si provvederà alla
vendita/demolizione dei macchinari e alla completa asportazione dei componenti presenti.
Questa fase sarà effettuata in un tempo ragionevole necessario a organizzare l'attività di
smaltimento. Tutte le operazioni di trasporto e di produzione di rifiuti saranno registrate sui
registri con i relativi formulari di trasporto. Dopo le asportazioni dei materiali e rifiuti e le
pulizie, seguirà una analisi di caratterizzazione del terreno sottostante la pavimentazione, se
necessario, ai sensi di legge D.Lgs. 152/06 Titolo V Bonifica siti contaminati, verranno quindi
effettuate le comunicazioni di possibili contaminazioni del terreno per l'attivazione della
procedura di caratterizzazione e di bonifica del terreno.
8.2 Pulizia superficiale dell’area Dopo la conclusione dell'attività e asportazione dei materiali ottenuti inizia la fase di pulizia e
bonifica vera e propria. La prima fase consiste nella raccolta di eventuali materiali rimasti a terra
e la seconda nella pulizia della parte superficiale. Si prevede la raccolta e la selezione dei rifiuti
prodotti dalla raccolta manuale per poterli indirizzare al recupero ove possibile.
8.3 Smaltimento dei rifiuti prodotti Nel cantiere sono ancora presenti i rifiuti dell'attività. In simultanea con i punti su indicati si
provvederà pertanto al loro smaltimento compresi i liquidi eventualmente presenti. Si provvederà
quindi al recupero degli eventuali contenitori per un eventuale loro riutilizzo a seguito di
bonifica. Dopo queste tre fasi il capannone si presenta vuoto e superficialmente pulito senza
materiale ed è pronto per una valutazione dei punti oggetto di attenzione per la caratterizzazione
dello stato di contaminazione.
8.4 Controllo visivo, asportazione, analisi di verifica e piano di indagine preliminare
Questa valutazione risulta più efficace in questo momento del ripristino poichè, con l'attività in
funzione, non risulta possibile una valutazione approfondita dei punti di attenzione per la
presenza in superficie delle macchine e delle attrezzature. L'analisi del sito riguarderà in
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143
particolare la parte interessata da attività e stoccaggio di rifiuti e i punti critici (fessurazioni,
impianto di trattamento acque di pioggia, ecc.). Dopo questa fase si procederà in ordine alla
pulizia delle caditoie e della linea delle acque provenienti dalle aree di lavorazione, con raccolta
delle acque di lavaggio nella vasca di accumulo e smaltimento della stessa come rifiuto. Nel caso
di fessurazioni nel cemento risulta probabile l'infiltrazione di contaminante. Prima delle analisi
verrà quindi effettuata una asportazione del terreno/cemento visivamente sporco e quindi
verranno effettuati campionamenti sotto il pavimento. Il prelievo dei campioni di terreno verrà
effettuato in conformità ai metodi UNICHIM ed IRSA. Le posizioni e il numero di campioni
previsti per l'analisi del suolo verranno rivisto in relazione all’effettiva situazione al momento dei
lavori di ripristino dell'area. Tutti i contenitori verranno identificati con etichetta ed i dati di
identificazione verranno riportati nei certificati di analisi. Per ogni intervento di campionamento
verranno redatti i relativi verbali di prelievo.
8.5 Piano di caratterizzazione e Bonifica – ripristino ambientale Dopo le prime analisi sarà verificato se i parametri rientrano nei limiti, in caso contrario risulta
necessario attuare un piano completo di caratterizzazione del sito al fine di verificare eventuali
vie di fuga delle contaminazioni e predisporre controlli approfonditi sulle matrici ambientali
(acqua e terreno). L'esito del piano di caratterizzazione stabilirà controlli, le eventuali bonifiche
da attuare ed il grado di attuazione.
8.6 Conclusione lavori e restituibilità del sito Alla fine dei lavori verrà redatta una dichiarazione finale contenente le analisi dei vari processi di
controllo, la documentazione fotografica delle operazioni di ripristino e dell'eventuale bonifica e
i quantitativi di materiale asportato e smaltito durante la bonifica (formulari di trasporto) nonchè
le procedure attuate per il controllo delle matrici ambientali (falda e terreni). Gli Enti competenti saranno coinvolti con le modalità indicate dalla normativa, al fine di
effettuare di concerto l'attività di ripristino. Al termine delle operazioni il sito si presenterà
ripristinato in funzione della destinazione d'suo prevista dallo strumento urbanistico.
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9 TABELLA RIASSUNTIVA DEGLI IMPATTI IN PRESENZA DELLE
MITIGAZIONI PREVISTE
Viene redatta una tabella riassuntiva (Matrice) delle componenti ambientali interessate dai
fattori di potenziale impatto in fase di esercizio dell’impianto (in presenza delle mitigazioni e
delle procedure gestionali adottate) generati, a loro volta, dai fattori causali considerati; ciò allo
scopo di individuarne indirettamente anche il collegamento fra fattori causali e le componenti
ambientali stesse
Si sono evidenziati in ordinata l’elenco dei fattori di potenziale impatto:
impatto visivo;
traffico veicolare indotto;
impatto acustico;
emissioni in atmosfera;
impatto sull’ambiente idrico, suolo e sottosuolo;
Si sono evidenziate invece in ascisse le componenti ambientali interessate:
atmosfera
ambiente idrico
suolo e sottosuolo
vegetazione, flora e fauna
ecosistemi antropici
salute pubblica
rumori
paesaggio
Ad ogni impatto è stato attribuito il seguente grado di significatività:
N= nessuna significatività B= bassa significatività negativa M= media significatività negativa A= alta significatività negativa
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MATRICE DEI FATTORI DI POTENZIALE IMPATTO IN PRESENZA DELLE MITIGAZIONI
PREVISTE
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146
10 CONCLUSIONI
Lo studio effettuato ha permesso di definire un quadro di riferimento territoriale dell’area in
cui ricade l’impianto della ditta RICICLA CAMPANIA S.R.L., che ha consentito di individuare
i fenomeni diretti e indiretti interagenti con l’impianto già esistente e già in possesso di
Autorizzazione Unica Ambientale rilasciata dal SUAP di Albanella, con
PROVVEDIMENTO N* 9592 del 07 novembre 2016 ss.mm.ii. per l’attività di messa in
riserva e recupero rifiuti.
Queste analisi hanno permesso di concludere che l’impianto non incide negativamente su
nessuna delle componenti ambientali quali aria, acqua, suolo e sottosuolo, paesaggio,
vegetazione, fauna, flora, rumore, salute pubblica ed ecosistema.
Dall’analisi della documentazione si rileva che l’area oggetto di studio dell’intervento non ricade
nel perimetro di Piani Paesistici, e non si riscontrano interferenze tra le opere in progetto e le
aree di valore paesaggistico individuate.
Dal riscontro della cartografia delle Aree Protette l’area rientra in area Contigua e non all’interno
del perimetro del Parco del Cilento e Vallo di Diano.
L’area oggetto di studio risulta esterna alle delimitazioni dei siti SIC e ZPS.
Secondo la Cartografia del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (distinto in Rischio frane e
Rischio idraulico) è stato redatto dall’autorità di Bacino Interregionale del Fiume Sele, l’area
oggetto di studio ricade in:
Aree a rischio idraulico moderato (R1);
Aree per il rischio frana (R2);
Aree per la pericolosità da frana (P1);
Area non a Vincolo Idrogeologico.
Nelle aree a pericolosità potenziale da frana molto elevata Putr4, che ricadono in aree a rischio
potenziale da frana Rutr3 e Rutr2 come nel nostro caso, oltre a quanto previsto articolo 33 delle
Norme di Attuazione del PSAI approvato con Delibera del Comitato Istituzionale n. 22 del
02.08.2016, è consentito qualunque intervento previsto dallo strumento urbanistico
comunale o altra pianificazione sovraordinata.
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147
Per quanto riguarda l’impatto acustico, il comune di Albanella ha provveduto alla classificazione
acustica del territorio di competenza, pertanto i limiti applicabili all’area in esame sono quelli di
aree ad intensa attività umana.
Come meglio specificato al paragrafo 2.2.5, la destinazione urbanistica dell’area in esame è per
impianti produttivi (zona D Aree consolidate per impianti produttivi), ma, ai sensi di quanto
previsto dal piano di zonizzazione acustica comunale, si è potuto appurare che la zona è ascritta
in classe IV.
classe IV “Arre ad intensa attività umana
Zonizzazione Limite diurno Leq
dB(A) Limite notturno Leq
dB(A)
Classe IV 60 50
Le immissioni sonore valutate indicano valori compatibili con aree di tipo industriale. Tuttavia,
vista la classificazione data dal comune all’area in esame (classe IV), la ditta in esame ha in
progetto la realizzazione, a valle delle autorizzazioni ottenute, di misure di mitigazione proposte.
L’intervento di mitigazione acustica prevede la realizzazione di una sopraelevazione del muro di
confine già presente in corrispondenza delle sorgenti individuate, ed il montaggio di pannelli
acustici, aventi le seguenti caratteristiche di massima:
PANNELLI ACUSTICI (Rw = 33 [dB]) in scatolati di lamiera di acciaio al carbonio zincata preverniciata con uno spessore totale nominale di 100 [mm] e presentano, dall’esterno verso l’interno, la seguente stratigrafia:
Lamiera di acciaio al carbonio zincata preverniciata microdogata spessore 0,6 [mm]; Strato di materiale fonoassorbente a base di lana minerale a fibre orientate (densità
90÷120 kg/m3). Lamiera piena/forata di acciaio al carbonio zincata preverniciata spessore 0,5 [mm].
Riguardo agli “immobili ed aree di notevole interesse pubblico” di cui al D.Lgs. 42/04 art.136 non si rileva la presenza nell’area di studio di zone oggetto di vincolo.
Riguardo alle “Aree tutelate per legge” di cui al D.Lgs. 42/04 art. 142 lett. h) non si rileva la
presenza, nell’area di studio, di zone gravate da usi civici.
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L’area oggetto di studio non ricade all’interno del perimetro di Piani Paesistici, e non si
riscontrano interferenze tra le opere in progetto e le aree di valore paesaggistico
individuate.
Aree protette
L’analisi del “V Aggiornamento dell’elenco ufficiale delle aree naturali protette approvato
con Deliberazione della Conferenza Stato Regionali del 24/7/2003 e pubblicato nel Supplemento
ordinario n.144 alla Gazzetta Ufficiale n.205 del 4.9.2003”, comprensivo di quelle appartenenti
alla Regione Campania, ha evidenziato che nessuna di queste interessa l’area oggetto di studio.
Riguardo la rete ecologica “Natura 2000”, nell’area vasta di indagine non sono state rilevate
aree protette nelle immediate vicinanze del sito oggetto di studio.
Vincolo Paesaggistico
Per quanto concerne il vincolo paesaggistico si è rilevato che:
Riguardo agli “immobili ed aree di notevole interesse pubblico” di cui al D.Lgs. 42/04 art. 136
non si rileva la presenza nell’area di studio di aree oggetto di vincolo.
Riguardo alle “Aree tutelate per la legge” di cui al D.Lgs. 42/04 art. 142 lett. c) non si rileva la
presenza nell’area di studio di zone soggetta a tale vincolo.
Riguardo alle “Aree tutelate per legge” di cui al D.Lgs. 42/04 art. 142 lett. h) non si rileva la
presenza nell’area di studio di aree gravate da usi civici (uso pascolo o legname). Per Uso Civico
si intende il peso imposto su beni immobili a favore della popolazione residente che usufruisce
dei beni che ne derivano.
Vincolo Storico Artistico
Per quanto concerne il patrimonio di valore storico, artistico ed architettonico non si
registrano interferenze tra i beni oggetto di vincolo e le opere in esame.
Dal punto di vista edilizio, l'ampliamento proposto sarà realizzato in conformità alle disposizioni
del vigente P.U.C. del Comune di Albanella (SA) art. 85 delle Norme Tecniche di Attuazione ma
comporta, per una superficie di circa 707 mq della nuova particella una variante urbanistica.
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Il lotto si amplierà aggiungendo al complesso produttivo la particella catastale n.404 del foglio
n.4 che ha superficie catastale di 11.980 mq, di cui la Ricicla Campania Srl utilizzando una
superficie totale complessiva di 1.740,00 mq.
La particella n.404 del foglio n.4, come da Certificato di destinazione urbanistica n.03/2020 del
15/01/2020 ricade per 1287 mq nella Carta della Trasformabilità del vigente PUC del comune di
Albanella in Aree consolidate per impianti produttivi e per i restanti 10.693 in zona Agricola di
Piana.
Per quanto concerne le emissioni in atmosfera, verranno messi in atto interventi di
mitigazione costituiti da sistemi di abbattimento conformi alla Delibera Regionale
243/2015. Le misure stimate degli inquinanti individuano una condizione compatibile con
l’ambiente circostante.
DATI TECNICI SISTEMA DI ABBATTIMENTO PUNTO EMISSIONE E1
Caratteristiche tecniche Unità di misura Dettagli Superficie filtrante mq 28
n. di elementi filtranti n. 8 Lunghezza elementi
filtranti mm 1000
Tipo di tessuto normativa DIN
54345. Poliestere non tessuto plissettato antistatico
Portata Mc/h 900 Temperatura d’esercizio °C Ambiente
Concentrazione di polveri
mg/mc 7
DATI TECNICI SISTEMA DI ABBATTIMENTO PUNTO EMISSIONE E2
Caratteristiche tecniche Unità di misura Dettagli Superficie filtrante mq 116,57 circa
n. di elementi filtranti n. 8 CAR325/PD1200 Dimensioni cartucce: mm D=325 mm. x H=1200 mm.
Tipo di tessuto - feltro poliestere Portata Mc/h 8000 max
Temperatura d’esercizio °C Ambiente Concentrazione di
polveri mg/mc 7
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150
DATI TECNICI SISTEMA DI ABBATTIMENTO PUNTO EMISSIONE E3
Caratteristiche tecniche Unità di misura Dettagli
Ciclone mm diametro di mm 800 tubazione di uscita diametro di mm 900
scrubber - a gola venturi in controcorrente
Portata Mc/h 30000 max Temperatura d’esercizio °C Ambiente
Concentrazione di polveri
mg/mc 9
Le emissioni in atmosfera saranno autorizzate nell’ambito del procedimento di Autorizzazione
Integrata Ambientale.
Per gli scarichi idrici, come descritto nella relazione specialistica, il sistema di raccolta e
trattamento delle acque bianche e nere che verrà proposto allo stato progettuale per la
modifica dell’impianto di trattamento e stoccaggio rifiuti subirà piccolissime modifiche e
sarà suddiviso cosi come allo stato attuale in 3 reti distinte:
1. Una rete fognaria sottotraccia con tubazione avente una sezione di 125 mm che convoglia
le acque nere provenienti dai servizi igienici della palazzina uffici in una vasca Imhoff a
svuotamento periodico con l’ausilio di ditte autorizzate.
2. Una rete fognaria che convoglia le acque meteoriche di dilavamento del piazzale
individuato in planimetria “C1” e di copertura del capannone in un impianto di
depurazione con recapito nel “Fosso di scolo” e successivamente in corpo idrico
superficiale.
3. Una rete fognaria che convoglia le acque meteoriche di dilavamento del piazzale
individuato in planimetria “C2” di circa 3900 m2 e del piazzale da realizzare individuato
in planimetria “C3” di circa 2.000 m2 in un impianto di depurazione (già esistente da
modificare) con recapito nel “Fosso di scolo” e successivamente in corpo idrico
superficiale.
4 Allo stato attuale la società è in possesso di autorizzazione allo scarico “fosso di scolo” con recapito in corpo idrico superficiale inclusa nel Provvedimento di Autorizzazione Unica
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Ambientale rilasciata dal SUAP del comune di Albanella N* 9592 del 07 novembre 2016
ss.mm.ii.
Come evidenziato in precedenza le matrici ambiente coinvolte (aria, acqua, suolo e sottosuolo)
non vengono influenzate dall’attività proposta; questo fattore è da ricondurre alle caratteristiche
dei rifiuti ed al fatto che l’attività di stoccaggio e trattamento non comporta un aggravamento
significativo della situazione esistente.
La localizzazione del sito è già stata validata sotto il profilo di compatibilità ambientale in
quanto con D.D. n.165 del 27/10/2014 e D.D. n. 284 14/11/2016 l’area e l’attività che
attualmente la Ricicla Campania svolge è stato escluso dalla Valutazione di Impatto Ambientale.
La ditta RICICLA CAMPANIA S.r.l. infatti con Autorizzazione Unica Ambientale
PROVVEDIMENTO DEL SUAP N* 9592 del 07 novembre 2016 ss.mm.ii. è autorizzata per
l’attività di MESSA IN RISERVA [R13] E RECUPERO [R4] DI RIFIUTI SPECIALI NON
PERICOLOSI, in sostituzione dei titoli abilitativi di cui al D.P.R. il 59/2013, art. 3, comma 1,
lettere:
a) autorizzazione agli scarichi, di cui al capo II del titolo IV della sezione II della
Parte terza del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152;
e) comunicazione di cui all’art. 8, comma quarto, della legge 26 ottobre 1995, n. 447;
g) comunicazione in materia di rifiuti, di cui all’art. 216 del decreto legislativo 03
aprile 2006, n. 152, con iscrizione al n. 197 del Registro Provinciale delle imprese
esercenti attività di recupero di Rifiuti in procedura semplificata.
La richiesta di Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale art.27-BIS del D.Lgs. 152/2006
ss.mm.ii scaturisce dal fatto che la modifica sostanziale dell’impianto rientra:
• nella tipologia elencata nell’Allegato IV alla Parte Seconda del D.Lgs.152/2006, al punto
7 lettera t denominata “impianti di smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi mediante
operazioni di deposito preliminare con capacità massima superiore a 30.000 m3 oppure con
capacità superiore a 40 t/giorno (operazioni di cui all'allegato B, lettera D15 della parte quarta
del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152);” e ricade anche parzialmente in aree naturali
protette come definite dalla L.394/1991 (nazionali e/o regionali comprensive delle Aree
contigue) e/o nei siti della Rete Natura 2000.
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• nella tipologia elencata nell’Allegato IV alla Parte Seconda del D.Lgs.152/2006, al punto
7 lettera z.a. denominata “Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti pericolosi, mediante
operazioni di cui all'allegato B, lettere D2, D8 e da D13 a D15, ed all'allegato C, lettere da R2 a
R9, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e ricade anche parzialmente in
aree naturali protette come definite dalla L.394/1991 (nazionali e/o regionali comprensive delle
Aree contigue) e/o nei siti della Rete Natura 2000.
• nella tipologia elencata nell’Allegato IV alla Parte Seconda del D.Lgs.152/2006, al punto
7 lettera z.b. denominata “Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti non pericolosi, con
capacità complessiva superiore a 10 t/giorno, mediante operazioni di cui all'allegato C, lettere da
R1 a R9, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e ricade anche
parzialmente in aree naturali protette come definite dalla L.394/1991 (nazionali e/o regionali
comprensive delle Aree contigue) e/o nei siti della Rete Natura 2000.
Inoltre tale modifica sarà soggetta anche all’Autorizzazione Integrata Ambientale in quanto
impianto IPPC di cui alle lettere:
• 5.3. lettera b) recupero, o una combinazione di recupero e smaltimento, di rifiuti non
pericolosi, con una capacità superiore a 75 Mg al giorno, che comportano il ricorso ad una o più
delle seguenti attività ed escluse le attività di trattamento delle acque reflue urbane, disciplinate
al paragrafo 1.1 dell'Allegato 5 alla Parte Terza DEL d. Lgs. 152/06), in particolare, punto 4)
trattamento in frantumatori di rifiuti metallici, compresi i rifiuti di apparecchiature elettriche ed
elettroniche e i veicoli fuori uso e relativi componenti.
• 5.5. Accumulo temporaneo di rifiuti pericolosi non contemplati al punto 5.4 prima di una
delle attività elencate ai punti 5.1, 5.2, 5.4 e 5.6 con una capacità totale superiore a 50 Mg,
eccetto il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono generati i rifiuti,
dell’Allegato VIII alla parte seconda del D.Lgs. n° 152/06 e s.m.i.
Per quanto detto e per quanto emerso dai contenuti dello “Studio di impatto ambientale” emerge
che l’intervento proposto non ha alcun impatto significativo sull’ambiente circostante.
Nell’impianto verranno messe in atto le seguenti misure per mitigare dal punto di vista
ambientale gli effetti potenzialmente negativi dell’attività di stoccaggio e trattamento rifiuti
sull’ambiente:
1) sistemi di abbattimento degli inquinanti nelle emissioni in atmosfera, come descritti in
precedenza;
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2) procedure ed istruzioni operative per garantire gli standard di protezione ambientale
redatte nell’ambito del sistema di gestione ambientale certificato di cui la ditta è dotata;
3) procedure e piani di gestione per il risparmio energetico e per l’efficienza energetica
come da sistema ambientale citato;
4) piani di reazione ad aventi accidentali (incendio, sversamenti accidentali, ecc.) come da
sistema ambientale citato;
5) copertura dei cumuli di rifiuti non pericolosi con teli in PVC e deposito dei rifiuti
pericolosi all’interno di un capannone;
6) pavimentazione dell’area di messa in riserva e convogliamento delle acque meteoriche in
apposite vasche di raccolta e trattamento;
7) verifica periodica, secondo il piano di autocontrollo, della pavimentazione e di tutte le
apparecchiature presenti nell’impianto;
8) piantumazione di alberi al confine dell’area interessata, al fine di mitigare l’impatto
visivo dell’impianto;
9) realizzazione di una sopraelevazione del muro di confine già presente in corrispondenza
delle sorgenti individuate, ed il montaggio di pannelli acustici.
Per quanto precedentemente esposto ed in considerazione del fatto che:
il sito è già operativo e quindi dotato di autorizzazione rilasciata dagli Enti competenti,
L’organizzazione è dotata di un sistema di gestione ambientale certificato in conformità
alle norme UNI EN ISO 14001:2015 e per tale motivo è in possesso di un piano di
autocontrollo delle performance ambientali e di procedure per garantire gli standard di
protezione ambientale;
sono già in atto i monitoraggi ed i controlli prescritti nelle richiamate autorizzazioni
(scarico delle acque, rumore, ecc.), e nel piano di autocontrollo di cui al sistema di
gestione ambientale certificato UNI EN ISO:2015;
verrà data attuazione al piano di monitoraggio e controllo proposto per l’AIA, integrato
con le verifiche ed analisi derivanti dalle modifiche di cui all’istanza di PAUR;
il sito è a vocazione industriale pertanto le attività in progetto sono compatibili con
l’attuale strumento urbanistico,
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l’area oggetto di studio non ricade all’interno del perimetro di Piani Paesistici, e non si
riscontrano interferenze tra le opere in progetto e le aree di valore paesaggistico
individuate.
riguardo le aree naturali protette l’area oggetto di studio non è presente nell’elenco di cui
ai provvedimenti di legge indicati;
riguardo la rete ecologica “Natura 2000”, nell’area vasta di indagine non sono state
rilevate aree protette nelle immediate vicinanze del sito oggetto di studio.
per quanto concerne il vincolo paesaggistico non si rileva la presenza nell’area di studio
di aree oggetto di vincolo;
riguardo alle “Aree tutelate per la legge” di cui al D.Lgs. 42/04 art. 142 lett. c) non si
rileva la presenza nell’area di studio di zone soggetta a tale vincolo;
riguardo alle “Aree tutelate per legge” di cui al D.Lgs. 42/04 art. 142 lett. h) non si rileva
la presenza nell’area di studio di aree gravate da usi civici (uso pascolo o legname);
per quanto concerne il patrimonio di valore storico, artistico ed architettonico non si
registrano interferenze tra i beni oggetto di vincolo e le opere in esame.
gli impatti individuati conseguenti l’attivazione delle modifiche che la ditta intende realizzare, sono sufficientemente contenuti e per questo motivo l’ampliamento delle attività
descritte in precedenza ed esplicitate nella documentazione allegata, non arrecherà, a
parere di chi scrive, alcun pregiudizio all’ambiente, alla componente antropica del
territorio, alla salute ed alla sicurezza dell’uomo.
Il consulente ambientale e coordinatore del progetto Dott. Aniello Alfieri