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DI CHRISTIAN GIORGIO una «società sradicata», fatta di persone che a poco a poco «vanno perdendo quel tessuto sociale così importante per farci sentire parte gli uni degli altri». Papa Francesco fotografa, nel concreto, i mali di una cultura poco attenta alla sua storia, «senza memoria, senza radici». Lo fa nella basilica di San Giovanni in Laterano aprendo, lunedì 19 giugno, il Convegno ecclesiale diocesano che quest’anno ha come tema “Non lasciamoli soli! Accompagnare i genitori nell’educazione dei figli adolescenti” (il testo integrale del discorso è disponibile sul nostro sito internet www.romasette.it). «Quando non ci sono radici, qualsiasi vento finisce per trascinarti»; per questo motivo, una delle prime cose a cui bisogna pensare «sono gli scenari dove generare legami, dove far crescere quella rete vitale che ci permetta di sentirci a “casa”». A sacerdoti, religiose, soprattutto ai laici che gremiscono la basilica, Francesco consiglia di «pensare in romanesco», per non cadere nel nominalismo: non bisogna pensare ai problemi degli adolescenti «in genere, in astratto», ma inserirli in un contesto vario, proprio di una grande città come Roma. Oggi le reti sociali, sembrerebbero offrirci uno spazio di connessione con altri e con i nostri figli, «ma il problema che comportano, per la loro stessa virtualità, è che ci lasciano come per aria e perciò molto volatili». Parafrasando il sociologo Zygmunt Bauman, Francesco parla apertamente di «società gassosa»: non c’è peggiore alienazione per una persona di sentire che non ha radici, «che non appartiene a nessuno». L’adolescenza è «una fase che presenta grandi rischi», ma «non è una patologia e non possiamo affrontarla come se lo fosse». In questo contesto, la tendenza che più preoccupa il Papa è quella di «medicalizzare precocemente i nostri ragazzi». Sembra che «tutto si risolva controllando le loro vite con lo slogan “sfruttare al massimo il tempo”, e così risulta che l’agenda dei ragazzi è peggio di quella di un alto dirigente». L’invito ai genitori è quello di capire che l’adolescenza è una parte normale della vita, una parte «dove c’è movimento, cambiamenti, ricerca, incertezze». Ma ci sono anche «speranza e gioia». La ricetta suggerita da Francesco per far crescere i ragazzi in modo armonico, non solo a livello personale ma anche sociale, si basa su un’educazione della testa, del cuore e delle mani: intelletto, affetti e l’agire. È normale che vogliano essere protagonisti, «diamo loro spazio, orientandoli e dando loro gli strumenti per sviluppare tutta questa crescita»; «l’integrazione armonica dei diversi saperi li aiuterà a costruire la loro personalità». Attenzione però a non trascurare alcuno degli elementi suggeriti dal Papa: «Spesso pensiamo che l’educazione sia impartire conoscenze e lungo il cammino lasciamo degli analfabeti emotivi solo perché abbiamo concentrato l’educazione nel cervello trascurando il cuore e le mani». C’è una rottura con il mondo adulto; gli adolescenti oggi trovano tanta competizione ma poche persone con cui confrontarsi. Un problema che per il Papa scaturisce dal mondo adulto che «ha accolto come paradigma e modello di successo l’eterna giovinezza. Sembra che crescere, invecchiare sia un male». La corsa al «lifting del cuore» è «tanto dolorosa», come quando «si vogliono cancellare le rughe di tanti incontri, di tante gioie e tristezze». Quando ad Anna Magnani, ricorda il Papa, consigliarono il lifting lei rifiutò perché quelle rughe le riteneva preziose: «mi sono costate tutta la vita». Niente “creme” di varia natura, quindi, fa capire Francesco che parla anche delle spese per cosmetici che ormai non sono solo alte tra le donne: «Viviamo in un contesto di consumismo molto forte – dice astraendo il problema –, sembra che siamo spinti a consumare consumo. Perciò è urgente recuperare quel principio spirituale così importante e svalutato: l’austerità». Gli adulti tornino ad essere dei punti di riferimento credibili, quindi, in grado di fornire ai ragazzi «attività che li mettano alla prova, che li facciano sentire protagonisti. Loro cercano in molti modi la “vertigine” che li faccia sentire vivi». «Diamogliela!» suggerisce Francesco. Si tratta di «una buona opportunità specialmente per le scuole, le parrocchie e i movimenti ecclesiali». L’apertura del Convegno diocesano di quest’anno è stata l’occasione per Francesco per salutare il cardinale Agostino Vallini che dal 29 giugno lascerà l’incarico di vicario a monsignor Angelo De Donatis. Francesco lo ringrazia pubblicamente perché in questi anni «mi ha tenuto con i piedi per terra». Ora il cardinale Vallini lascia, «ma mantiene il lavoro in sei Congregazioni, ed è bene, perché un napoletano senza lavoro – dice sorridendo il Santo Padre – sarebbe una calamità». Il ricordo va alla sera dell’elezione al soglio di Pietro: «Poco prima di uscire a salutare la gente in piazza San Pietro, mi è venuto naturale chiamare accanto a me il mio vicario. C’è stata subito simpatia, abbiamo lavorato molto bene insieme». Prima di arrivare in basilica, il Papa ha incontrato una rappresentanza dei 120 rifugiati accolti nelle parrocchie e negli istituti religiosi di Roma (articolo con la cronaca in basso). «L’amore e la fratellanza vanno oltre la religione, i violenti non hanno religione e la religione non porta violenza», ha detto Francesco ai presenti nel Palazzo dei canonici accompagnati dal cardinale Agostino Vallini e dal direttore della Caritas diocesana, monsignor Enrico Feroci, presenti anche alcuni volontari Caritas. «Grazie del lavoro fatto e per l’amicizia che avete tra voi: è un bell’esempio». È l’evento. Il discorso del Santo Padre in apertura del Convegno ecclesiale diocesano «Adolescenti, farli crescere nell’armonia» Francesco incontra i rifugiati: «È aria di famiglia» l Papa ha incontrato una ventina di rifugiati nel tardo pomeriggio di lunedì 19 giugno, nel Palazzo dei canonici, al Laterano, prima di aprire ufficialmente il Convegno diocesano. Un incontro privato, alla vigilia della Giornata mondiale del rifugiato. Presenti il cardinale Agostino Vallini e il direttore della Caritas diocesana monsignor Enrico Feroci. Si trattava di una rappresentanza degli oltre 120 ospitati a Roma da parrocchie e istituti religiosi dopo l’appello all’accoglienza rivolto dal Papa il 6 settembre 2015. «Grazie per questo dono – ha esordito Vallini –. Qui ci sono fratelli e sorelle che hanno vissuto grandi drammi, ma che hanno anche trovato accoglienza, affetto, vicinanza. Con loro ci sono volontari della Caritas, famiglie, rappresentanti delle parrocchie: è un bel segno dato dalla sua diocesi, quello della capacità di trasmettere amore ai sofferenti». Cinque bambini, ha riferito L’Osservatore Romano, hanno accolto Francesco – che ha voluto salutare uno a uno i presenti – con un cartellone colorato e la scritta in varie lingue: “Grazie per averci aperto la porta del tuo cuore e della Chiesa”. E uno di loro, il dodicenne Ayham, siriano di origini palestinesi (di cui Roma Sette ha parlato domenica scorsa), ha salutato il Papa a nome di tutti. Arrivato in Italia quattro anni fa con la mamma Nour e accolto alcuni mesi fa dalla parrocchia San Fedele da Sigmaringa, ha detto: «Il parroco don Fabrizio e la comunità ci hanno accolti come se fossimo parte delle loro famiglie: finalmente ci siamo sentiti a casa! Oggi per noi è una giornata indimenticabile». «Io ringrazio che oggi siete qui tutti insieme – ha affermato il Papa –, non c’è differenza, tra quelli che accolgono e coloro accolti: questa è aria di famiglia. Il problema delle persone che cercano rifugio in Italia e in Europa è un problema grosso, ma è anche un invito per svegliarci dall’indifferenza e un’opportunità di dire siamo umani. Io sono contento che le parrocchie di Roma abbiano fatto questo, questa è fratellanza: la fratellanza va oltre la religione e rispetta tutte le religioni. Ringrazio coloro che hanno accolto – ha detto ancora – e ringrazio anche voi che avete accettato di essere accolti, non è facile, andiamo avanti insieme. Grazie del lavoro fatto e per l’amicizia che avete tra voi: è un bell’esempio». Monsignor Feroci ha ringraziato Francesco a nome dei parroci «perché ci ha fatto vedere un’altra modalità di essere comunità locale. Grazie alle sue sollecitazioni abbiamo compreso che le parrocchie non si possono più pensare, insieme, se non come luogo di culto, luogo di preghiera e luogo di accoglienza. Santo Padre, Lei ha aperto uno spiraglio, ci ha fatto vedere anche una modalità nuova per essere parroci, per essere presenza cristiana nel territorio in questa città». Il progetto “Ero forestiero e mi avete ospitato”, promosso dalla Caritas diocesana e dedicato ai rifugiati, conta la partecipazione di 38 tra parrocchie e istituti religiosi che sin qui hanno dato ospitalità a 121 persone, 57 in prima accoglienza e 64 in seconda accoglienza. Alcuni ospiti nel corso dell’anno hanno trovato una soluzione alloggiativa autonoma, lasciando l’alloggio e garantendo così l’ingresso di nuove persone. I Il colloquio al Laterano con una rappresentanza dei profughi ospitati da parrocchie e istituti religiosi di Roma. Presenti Vallini e Feroci. La testimonianza del dodicenne Ayham: «Giornata indimenticabile» Saluto di Vallini A pagina 2 i due interventi l cardinale Agostino Val- lini, oltre all’indirizzo di omaggio al Santo Padre in apertura del Convegno dio- cesano, ha rivolto un breve discorso a conclusione del- la serata salutando gli oltre duemila presenti in basili- ca, soprattutto i laici. Un saluto in cui ha traccia- to una panoramica del la- voro pastorale compiuto dalla Chiesa di Roma nei nove anni del suo manda- to di vicario, che si conclu- deranno mercoledì 28 giu- gno. Oggi è in programma la sua ultima celebrazione ufficiale a Stagni di Ostia, nella parocchia di Sant’A- gostino vescovo, per la be- nedizione della nuova chie- sa provvisoria. A pagina 2 pubblichiamo il testo integrale dei due in- terventi pronunciati lunedì sera a San Giovanni in La- terano. I lo speciale L’incontro con i rifugiati (foto Gennari) Anno XLIV – Numero 25 Domenica 25 giugno 2017 Vallini, Francesco e De Donatis al Convegno diocesano (foto Gennari) Supplemento di Avvenire - Responsabile: Angelo Zema Coordinamento redazionale: Giulia Rocchi Sede: Piazza San Giovanni in Laterano 6a 00184 Roma; [email protected] Tel. 06 6988.6150/6478 - Fax 06.69886491 Abbonamento annuo euro 62,00 C. Corr. Postale n. 6270 intestato a Avvenire - Nei Spa Direzione vendite - Piazza Indipendenza 11/B 00185 Roma - Tel. 06.68823250 - Fax 06.68823209 Pubblicità: Publicinque Roma - Tel. 06.3722871 La basilica gremita per il Convegno diocesano (foto Gennari) San Giovanni Il vicario De Donatis presiede giovedì 29 la Messa capitolare arcivescovo Angelo De Donatis, nominato il 26 maggio dal Papa nuovo vicario di Roma, celebrerà giovedì 29, solennità dei santi Pietro e Paolo, la sua prima Messa capitolare da arciprete della basilica di San Giovanni in Laterano, cattedrale di Roma. L’inizio è alle 10. L San Pietro Mercoledì Concistoro per la creazione di cinque cardinali ercoledì 28, alle 16, nel- la basilica di San Pietro, il Papa terrà Concistoro ordi- nario per la creazione di 5 nuovi cardinali. Il giorno do- po, alle 9.30, in piazza San Pietro, benedirà i palli desti- nati ai nuovi arcivescovi me- tropoliti e celebrerà la Messa della solennità dei santi Pie- tro e Paolo. M on amiamo a parole ma con i fatti”. “La carità è seminare speranza”. “È misericordioso quello che sa condividere e anche com- patire i problemi delle altre persone”. “Le opere di mise- ricordia sono quelle che ci tolgono dall’egoismo e ci fan- no imitare Gesù più da vici- no”. “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”. Sono alcu- ne delle frasi pronunciate da Papa Francesco per spiegare ai fedeli la misericordia, la carità, la solidarietà, la spe- ranza, la condivisione. Valori legati anche alla Gior- nata per la Carità del Papa, la tradizionale colletta dell’O- bolo di San Pietro. Informa il competente ufficio della San- ta Sede che l’appuntamento dedicato alla raccolta delle offerte da parte dei fedeli per sostenere i più bisognosi si terrà il 25 giugno, la dome- nica più vicina alla solennità dei santi Apostoli Pietro e Paolo. Quel giorno ci sarà la colletta nella nostra diocesi di Roma e in tutte le chiese. Un’iniziativa a cui invita a partecipare anche il cardina- le Agostino Vallini, con una lettera: «Le offerte raccolte con le quali Papa Francesco viene in soccorso di tanti po- veri in tutto il mondo – sot- tolinea il porporato – sono lo sguardo rispettoso ma atten- to di ciascuno di noi che si sente partecipe della soffe- renza altrui». I soci del Circolo San Pietro collaboreranno alla raccolta di offerte, che potranno es- sere consegnate direttamen- te a loro oppure in Vicariato. Possibile donare anche on li- ne tramite il sito internet www.obolodisanpietro.va. N Giornata Carità del Papa Oggi colletta nelle chiese On line su www.romasette.it facebook.com/romasette twitter.com/romasette

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DI CHRISTIAN GIORGIO

una «società sradicata», fattadi persone che a poco apoco «vanno perdendo quel

tessuto sociale così importanteper farci sentire parte gli unidegli altri». Papa Francescofotografa, nel concreto, i mali diuna cultura poco attenta alla suastoria, «senza memoria, senzaradici». Lo fa nella basilica di SanGiovanni in Laterano aprendo,lunedì 19 giugno, il Convegnoecclesiale diocesano chequest’anno ha come tema “Nonlasciamoli soli! Accompagnare igenitori nell’educazione dei figliadolescenti” (il testo integrale deldiscorso è disponibile sul nostro sitointernet www.romasette.it).«Quando non ci sono radici,qualsiasi vento finisce pertrascinarti»; per questo motivo,una delle prime cose a cuibisogna pensare «sono gli scenaridove generare legami, dove farcrescere quella rete vitale che cipermetta di sentirci a “casa”». Asacerdoti, religiose, soprattutto ailaici che gremiscono la basilica,Francesco consiglia di «pensarein romanesco», per non caderenel nominalismo: non bisognapensare ai problemi degliadolescenti «in genere, inastratto», ma inserirli in uncontesto vario, proprio di unagrande città come Roma. Oggi lereti sociali, sembrerebberooffrirci uno spazio diconnessione con altri e con inostri figli, «ma il problema checomportano, per la loro stessavirtualità, è che ci lasciano comeper aria e perciò molto volatili».Parafrasando il sociologoZygmunt Bauman, Francescoparla apertamente di «societàgassosa»: non c’è peggiorealienazione per una persona disentire che non ha radici, «che

non appartiene a nessuno».L’adolescenza è «una fase chepresenta grandi rischi», ma «nonè una patologia e non possiamoaffrontarla come se lo fosse». Inquesto contesto, la tendenza chepiù preoccupa il Papa è quella di«medicalizzare precocemente inostri ragazzi». Sembra che«tutto si risolva controllando leloro vite con lo slogan “sfruttareal massimo il tempo”, e cosìrisulta che l’agenda dei ragazzi èpeggio di quella di un altodirigente». L’invito ai genitori èquello di capire che l’adolescenzaè una parte normale della vita,una parte «dove c’è movimento,cambiamenti, ricerca,incertezze». Ma ci sono anche«speranza e gioia». La ricettasuggerita da Francesco per farcrescere i ragazzi in modoarmonico, non solo a livellopersonale ma anche sociale, sibasa su un’educazione dellatesta, del cuore e delle mani:intelletto, affetti e l’agire. Ènormale che vogliano essereprotagonisti, «diamo loro spazio,orientandoli e dando loro glistrumenti per sviluppare tuttaquesta crescita»; «l’integrazionearmonica dei diversi saperi liaiuterà a costruire la loropersonalità». Attenzione però anon trascurare alcuno deglielementi suggeriti dal Papa:«Spesso pensiamo chel’educazione sia impartireconoscenze e lungo il camminolasciamo degli analfabeti emotivisolo perché abbiamo concentratol’educazione nel cervellotrascurando il cuore e le mani».C’è una rottura con il mondoadulto; gli adolescenti oggitrovano tanta competizione mapoche persone con cuiconfrontarsi. Un problema cheper il Papa scaturisce dal mondoadulto che «ha accolto come

paradigma e modello di successol’eterna giovinezza. Sembra checrescere, invecchiare sia unmale». La corsa al «lifting delcuore» è «tanto dolorosa», comequando «si vogliono cancellare lerughe di tanti incontri, di tantegioie e tristezze». Quando adAnna Magnani, ricorda il Papa,consigliarono il lifting lei rifiutòperché quelle rughe le ritenevapreziose: «mi sono costate tuttala vita». Niente “creme” di varianatura, quindi, fa capireFrancesco che parla anche dellespese per cosmetici che ormainon sono solo alte tra le donne:«Viviamo in un contesto diconsumismo molto forte – diceastraendo il problema –, sembrache siamo spinti a consumareconsumo. Perciò è urgenterecuperare quel principiospirituale così importante esvalutato: l’austerità». Gli adultitornino ad essere dei punti diriferimento credibili, quindi, ingrado di fornire ai ragazzi«attività che li mettano allaprova, che li facciano sentire

protagonisti. Loro cercano inmolti modi la “vertigine” che lifaccia sentire vivi».«Diamogliela!» suggerisceFrancesco. Si tratta di «unabuona opportunità specialmenteper le scuole, le parrocchie e imovimenti ecclesiali».L’apertura del Convegnodiocesano di quest’anno è statal’occasione per Francesco persalutare il cardinale AgostinoVallini che dal 29 giugno lasceràl’incarico di vicario a monsignor

Angelo De Donatis. Francesco loringrazia pubblicamente perchéin questi anni «mi ha tenuto coni piedi per terra». Ora il cardinaleVallini lascia, «ma mantiene illavoro in sei Congregazioni, ed èbene, perché un napoletanosenza lavoro – dice sorridendo ilSanto Padre – sarebbe unacalamità». Il ricordo va alla seradell’elezione al soglio di Pietro:«Poco prima di uscire a salutarela gente in piazza San Pietro, miè venuto naturale chiamareaccanto a me il mio vicario. C’èstata subito simpatia, abbiamolavorato molto bene insieme». Prima di arrivare in basilica, ilPapa ha incontrato unarappresentanza dei 120 rifugiatiaccolti nelle parrocchie e negliistituti religiosi di Roma (articolocon la cronaca in basso). «L’amoree la fratellanza vanno oltre lareligione, i violenti non hannoreligione e la religione non portaviolenza», ha detto Francesco aipresenti nel Palazzo dei canoniciaccompagnati dal cardinaleAgostino Vallini e dal direttoredella Caritas diocesana,monsignor Enrico Feroci,presenti anche alcuni volontariCaritas. «Grazie del lavoro fatto eper l’amicizia che avete tra voi: èun bell’esempio».

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l’evento. Il discorso del Santo Padre in apertura del Convegno ecclesiale diocesano

«Adolescenti,farli crescerenell’armonia»

Francesco incontra i rifugiati: «È aria di famiglia»l Papa ha incontrato una ventinadi rifugiati nel tardo pomeriggiodi lunedì 19 giugno, nel Palazzo

dei canonici, al Laterano, prima diaprire ufficialmente il Convegnodiocesano. Un incontro privato, allavigilia della Giornata mondiale delrifugiato. Presenti il cardinaleAgostino Vallini e il direttore dellaCaritas diocesana monsignor EnricoFeroci. Si trattava di unarappresentanza degli oltre 120ospitati a Roma da parrocchie eistituti religiosi dopo l’appelloall’accoglienza rivolto dal Papa il 6settembre 2015. «Grazie per questodono – ha esordito Vallini –. Qui cisono fratelli e sorelle che hannovissuto grandi drammi, ma chehanno anche trovato accoglienza,affetto, vicinanza. Con loro ci sonovolontari della Caritas, famiglie,rappresentanti delle parrocchie: è un

bel segno dato dalla sua diocesi,quello della capacità di trasmettereamore ai sofferenti». Cinquebambini, ha riferito L’OsservatoreRomano, hanno accolto Francesco –che ha voluto salutare uno a uno ipresenti – con un cartellone coloratoe la scritta in varie lingue: “Grazie peraverci aperto la porta del tuo cuore edella Chiesa”. E uno di loro, ildodicenne Ayham, siriano di originipalestinesi (di cui Roma Sette haparlato domenica scorsa), ha salutato ilPapa a nome di tutti. Arrivato inItalia quattro anni fa con la mammaNour e accolto alcuni mesi fa dallaparrocchia San Fedele da Sigmaringa,ha detto: «Il parroco don Fabrizio e lacomunità ci hanno accolti come sefossimo parte delle loro famiglie:finalmente ci siamo sentiti a casa!Oggi per noi è una giornataindimenticabile». «Io ringrazio che

oggi siete qui tutti insieme – haaffermato il Papa –, non c’èdifferenza, tra quelli che accolgono ecoloro accolti: questa è aria difamiglia. Il problema delle personeche cercano rifugio in Italia e inEuropa è un problema grosso, ma èanche un invito per svegliarcidall’indifferenza e un’opportunità didire siamo umani. Io sono contentoche le parrocchie di Roma abbianofatto questo, questa è fratellanza: lafratellanza va oltre la religione erispetta tutte le religioni. Ringraziocoloro che hanno accolto – ha dettoancora – e ringrazio anche voi cheavete accettato di essere accolti, non èfacile, andiamo avanti insieme.Grazie del lavoro fatto e perl’amicizia che avete tra voi: è unbell’esempio». Monsignor Feroci haringraziato Francesco a nome deiparroci «perché ci ha fatto vedere

un’altra modalità di essere comunitàlocale. Grazie alle sue sollecitazioniabbiamo compreso che le parrocchienon si possono più pensare, insieme,se non come luogo di culto, luogo dipreghiera e luogo di accoglienza.Santo Padre, Lei ha aperto unospiraglio, ci ha fatto vedere anche unamodalità nuova per essere parroci,per essere presenza cristiana nelterritorio in questa città». Il progetto“Ero forestiero e mi avete ospitato”,promosso dalla Caritas diocesana ededicato ai rifugiati, conta lapartecipazione di 38 tra parrocchie eistituti religiosi che sin qui hannodato ospitalità a 121 persone, 57 inprima accoglienza e 64 in secondaaccoglienza. Alcuni ospiti nel corsodell’anno hanno trovato unasoluzione alloggiativa autonoma,lasciando l’alloggio e garantendo cosìl’ingresso di nuove persone.

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Il colloquio al Laterano con una rappresentanzadei profughi ospitati da parrocchie e istituti religiosidi Roma. Presenti Vallini e Feroci. La testimonianzadel dodicenne Ayham: «Giornata indimenticabile»

Saluto di ValliniA pagina 2i due interventi

l cardinale Agostino Val-lini, oltre all’indirizzo di

omaggio al Santo Padre inapertura del Convegno dio-cesano, ha rivolto un brevediscorso a conclusione del-la serata salutando gli oltreduemila presenti in basili-ca, soprattutto i laici.Un saluto in cui ha traccia-to una panoramica del la-voro pastorale compiutodalla Chiesa di Roma neinove anni del suo manda-to di vicario, che si conclu-deranno mercoledì 28 giu-gno. Oggi è in programmala sua ultima celebrazioneufficiale a Stagni di Ostia,nella parocchia di Sant’A-gostino vescovo, per la be-nedizione della nuova chie-sa provvisoria.A pagina 2 pubblichiamo iltesto integrale dei due in-terventi pronunciati lunedìsera a San Giovanni in La-terano.

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lo speciale

L’incontro con i rifugiati (foto Gennari)

Anno XLIV – Numero 25 Domenica 25 giugno 2017

Vallini, Francesco e De Donatis al Convegno diocesano (foto Gennari)

Supplemento di Avvenire - Responsabile: Angelo ZemaCoordinamento redazionale: Giulia RocchiSede: Piazza San Giovanni in Laterano 6a00184 Roma; [email protected]. 06 6988.6150/6478 - Fax 06.69886491

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La basilica gremita per il Convegno diocesano (foto Gennari)

San Giovanni

Il vicario De Donatispresiede giovedì 29la Messa capitolare

arcivescovo Angelo DeDonatis, nominato il

26 maggio dal Papa nuovovicario di Roma, celebreràgiovedì 29, solennità deisanti Pietro e Paolo, la suaprima Messa capitolare daarciprete della basilica diSan Giovanni in Laterano,cattedrale di Roma. L’inizioè alle 10.

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San Pietro

Mercoledì Concistoroper la creazionedi cinque cardinali

ercoledì 28, alle 16, nel-la basilica di San Pietro,

il Papa terrà Concistoro ordi-nario per la creazione di 5nuovi cardinali. Il giorno do-po, alle 9.30, in piazza SanPietro, benedirà i palli desti-nati ai nuovi arcivescovi me-tropoliti e celebrerà la Messadella solennità dei santi Pie-tro e Paolo.

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on amiamo a parolema con i fatti”. “La

carità è seminare speranza”.“È misericordioso quello chesa condividere e anche com-patire i problemi delle altrepersone”. “Le opere di mise-ricordia sono quelle che citolgono dall’egoismo e ci fan-no imitare Gesù più da vici-no”. “C’è più gioia nel dareche nel ricevere”. Sono alcu-ne delle frasi pronunciate daPapa Francesco per spiegareai fedeli la misericordia, lacarità, la solidarietà, la spe-ranza, la condivisione.Valori legati anche alla Gior-nata per la Carità del Papa,la tradizionale colletta dell’O-bolo di San Pietro. Informa ilcompetente ufficio della San-ta Sede che l’appuntamentodedicato alla raccolta delleofferte da parte dei fedeli persostenere i più bisognosi si

terrà il 25 giugno, la dome-nica più vicina alla solennitàdei santi Apostoli Pietro ePaolo. Quel giorno ci sarà lacolletta nella nostra diocesidi Roma e in tutte le chiese.Un’iniziativa a cui invita apartecipare anche il cardina-le Agostino Vallini, con unalettera: «Le offerte raccoltecon le quali Papa Francescoviene in soccorso di tanti po-veri in tutto il mondo – sot-tolinea il porporato – sono losguardo rispettoso ma atten-to di ciascuno di noi che sisente partecipe della soffe-renza altrui».I soci del Circolo San Pietrocollaboreranno alla raccoltadi offerte, che potranno es-sere consegnate direttamen-te a loro oppure in Vicariato.Possibile donare anche on li-ne tramite il sito internetwww.obolodisanpietro.va.

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Giornata Carità del PapaOggi colletta nelle chiese

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Pubblichiamo il testo integrale dell’intervento delcardinale Agostino Vallini a conclusione dellaprima serata del Convegno diocesano, lunedì 19giugno, nella basilica di San Giovanni in Laterano.

ari fratelli e sorelle, prendo la parola – per l’ultima volta –nel contesto di uno dei momenti più

belli e fecondi della vita della nostra Chiesa: ilConvegno diocesano. Abbiamo appenaricevuto la testimonianza di Pietro e il suoMagistero di guida della comunità e dunque cisentiamo fortemente incoraggiati ad andareavanti con fiducia. E sono certo che lo faremocon impegno. Mi sia permesso di confidarvi che, nove annifa, accogliendo con spirito di fede e diobbedienza, da Papa Benedetto XVI ilmandato di suo vicario per la diocesi di Roma,confermato poi nel 2013 da Papa Francesco,mi sono lasciato guidare costantemente da dueesigenze che mi sono apparse subitoimportanti: 1) essere fedele agli orientamenti

del Sinodo diocesanodegli anni ’90, cheaveva posto larievangelizzazione diRoma come prioritàassoluta dellapastorale; 2) avere unosguardo attento sullavita della città perindividuare le forme egli strumenti per unapresenza attiva eincisiva dei cristiani,particolarmente deilaici. È infatti dinanzi a noi il fallimento ditutte le elaborazioni culturali del Novecento,ritenute falsamente salvifiche, in un mondoglobale, divenuto sempre più fragile, in untempo di transizione delle società occidentali,di cui è divenuta espressione riassuntiva lacategoria di “modernità liquida”.Sappiamo bene che non basta interpretare, inmodo sbrigativo, l’epoca che viviamo, segnata

da un relativismoinvasivo, che generaincertezza, solitudine,precarietà, e crescentidisuguaglianze, chefanno soltantosopravvivere conrassegnazione.Provocati da tutto ciò,ci è chiesto di“riproporre la fede inCristo, unico Salvatoredell’uomo”,irrobustirla,

testimoniarla, annunciarla con coraggio edentusiasmo. La nostra Chiesa, articolata in 336parrocchie e in molteplici e vivaci espressioniecclesiali (movimenti, gruppi, associazioni,comunità) avverte l’urgenza della missione;dunque è in grado di incidere nella vitaspirituale e civile della città. Consapevoli ditutto ciò, negli organismi diocesani dipartecipazione (Consiglio episcopale,Consiglio dei prefetti, Consiglio pastoralediocesano), abbiamo elaborato delle linee diimpegno apostolico che mirassero a ripensarela pastorale ordinaria per renderla piùintraprendente e audace. In questi anniabbiamo iniziato un percorso, nel quale ci èparso di dover mettere al centro il Misteropasquale del Signore celebrato nell’Eucarestia,soprattutto la domenica, da cui far maturarenei cristiani una più forte volontà ditestimonianza della carità nello stile di vita.Abbiamo capito che oggi riproporre la fedesignifica mostrarla con gioia e capacità diattrazione. Siamo convinti che i destinataridella nostra missione non sono più soltantole singole persone, ma le famiglie, partendodai genitori, meritevoli di attenzione, amiciziae formazione. L’altro aspetto, connesso certamente allapastorale ordinaria ma di più largo orizzonte, èquello di far maturare la coscienza dellaresponsabilità e della testimonianza attivalaicale negli ambienti di vita, fuori delle muraparrocchiali, dove la gente vive ed opera ognigiorno. I laici, i tanti laici cristiani ed anche isinceri cercatori di verità che negli ultimi anni

ho avuto la grazia di incontrare, con cui hodialogato, in vista di una rinnovata presa dicoscienza della responsabilità propria deicristiani–cittadini nel tessuto vivo di Roma, mihanno detto chiaramente e più volte di volercamminare insieme e di volersi impegnare. Allaicato romano, ricco e articolato, sento diesprimere viva gratitudine per la disponibilitàche ho sempre trovato, insieme alla richiestarivolta a noi pastori di essere accompagnati inun cammino formativo serio e costante, perchéogni laico cristiano possa essere fermento vivodi fede e di carità nei diversi ambienti di vita,soprattutto tra i poveri. Certo è un camminoche domanda dedizione e perseveranza, mache porterà grandi frutti. Questa dunque lavisione che ha ispirato e accompagnato lanostra azione pastorale: favorire e svilupparevie nuove di annuncio del Vangelo; secondo,promuovere la presenza responsabile emissionaria soprattutto dei laici, nelle realtàdel mondo, perché sappiano arricchire disenso cristiano le relazioni umane. Se lapastorale diretta ha lavorato di più nelriproporre la fede soprattutto alle famiglie, apartire dalla pastorale battesimale e post–battesimale, e poi nell’accompagnare i genitoridi ragazzi adolescenti e i giovani mediantesoprattutto il potenziamento dell’esperienzadegli oratori parrocchiali, nel più vasto campodella società civile si è cercato di promuovere esostenere una cultura ispirata da una visioneumana e cristiana che vedesse impegnati inattitudine di responsabilità i laici cristiani.Siamo tutti convinti che in tutto ciò restadecisivo il modo di pensare e di vivere dellefamiglie. Per questo i Convegni annuali degliultimi anni hanno sempre guardato ad esseoffrendo aiuto e sostegno. Sono certo cheanche il Convegno che questa sera si è apertosarà fecondo per la vita delle comunità. Carifratelli e sorelle, porterò sempre con me laricchezza di vita dell’amata Chiesa di Roma ela testimonianza di ciascuno di voi. Da partemia mi impegno a sostenere con la preghieraquotidiana il vostro lavoro pastorale, sotto laguida saggia e prudente del nuovo vicario.Anche voi pregate per me. Il Signore vibenedica tutti. Grazie.

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Il cardinale Vallini, chiudendola prima serata del Convegnodiocesano, ha ripercorso i noveanni di mandato come vicario«Fedeltà al Sinodo e sguardoattento sulla vita della città»Riconoscenza al «ricco laicato»

«Terrò con me la ricchezzadella Chiesa di Roma»

Pubblichiamo il testo integrale dell’indirizzo diomaggio rivolto dal cardinale Vallini al SantoPadre in apertura della prima serata delConvegno diocesano, lunedì 19 giugno, nellabasilica di San Giovanni in Laterano.

anto Padre! Con tutti i presenti – laici, sacerdoti,diaconi, consacrati e vescovi – qui

convenuti per dare inizio al Convegnodiocesano pastorale annuale, la salutiamocon affetto e la ringraziamo di cuore per lasua presenza. Accomunati nell’unica fede enella passione di annunciare il Vangelonella nostra città, accogliamo con gioia lesue parole e le sue indicazioni pastorali e leassicuriamo il nostro impegno nel servizioalla comunità ecclesiale di Roma. IlConvegno di quest’anno, nel solco della

riflessione, del dialogo e degli orientamentipastorali adottati negli ultimi anni, durantei quali abbiamo considerato soprattutto legiovani famiglie, continua ad interrogarsisulle vie più opportune da percorrere peraccompagnare i genitori nella loromissione di educatori. Ma intende porreattenzione soprattutto ai genitori chehanno i figli adolescenti: una fascia d’etàimportante e delicata. Abbiamo dunqueformulato il tema così: “Non lasciamolisoli ! Accompagnare i genitorinell’educazione dei figli adolescenti”.Siamo consapevoli che si tratta di unargomento non facile, ma avvincente, evogliamo affrontarlo con fiducia esperanza, guardando alla concretezza dellavita familiare considerata nelle diversesfide che la attraversano. Il momentostorico che viviamo, il clima culturale chesembra invadere menti e cuori di tantepersone, gli stili di vita che si vannoimponendo, soprattutto tra ragazzi, cidomandano di individuare le vie pastoraliper venire incontro ai genitori che ognigiorno sono chiamati a misurarsi conquesti problemi. Confidiamo, Santo Padre,di fare un buon lavoro, orientati daquanto vorrà dirci, alla luce della suaesperienza di pastore e del suo magisteroesposto particolarmente nell’esortazioneapostolica Amoris laetitia.

Santo Padre, fra pochi giorni concluderò ilmio mandato e il nuovo vicario è stato daLei scelto nella persona di monsignorAngelo De Donatis. Al carissimo fratellodon Angelo, a cui mi legano vincoli diprofonda comunione e di affetto, formulogli auguri più cordiali di un buon servizio egli assicuro vicinanza, stima e lealecollaborazione. Mi permetta infine, SantoPadre, di esprimerLe pubblicamente la miaprofonda gratitudine per la fiducia che miha accordato in questi anni, a partire daiprimi momenti della sua elezione avescovo di Roma, chiamandomi acontinuare a svolgere il delicato ecomplesso ministero di suo vicario. Lesono profondamente grato, ritenendo unagrazia aver potuto lavorare al suo fianco.Le assicuro, Santo Padre, che i sentimentiche nell’intimo del mio animo e congrande serenità mi accompagnano inquesto congedo di pastore sono quelli cheElla il 30 maggio scorso, nella omelia dellaMessa mattutina a Santa Marta, ha volutoricordare ed indicare a tutti i vescovi e aisacerdoti, sull’esempio dell’apostolo Paolo:vale a dire, servire il Signore senza vantarsi,non cedere ai compromessi, continuare ilcammino che il Signore vorrà. Questisentimenti mi danno tanta pace e gioia,insieme all’onore di aver potuto servirel’amata Chiesa di Roma. Grazie.

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«Profonda gratitudine al Papa per la fiducia accordata»L’indirizzodi omaggiorivolto lunedìa Francesco

Il saluto del cardinale Vallini in apertura del Convegno diocesano (foto Gennari)

Partecipanti al Convegno diocesano (foto Gennari)

Papa Francesco e il cardinale Vallini (foto Gennari)

2 Domenica25 giugno 2017

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Page 3: redazione@romasette.it «Adolescenti, … · 2017. 6. 27. · settembre 2015. «Grazie per questo dono – ha esordito Vallini –. Qui ci sono fratelli e sorelle che hanno vissuto

Mostra su San Tommaso MoroInterviene il ministro Lorenzin

morto da pochi minuti un bambino di 6 an-ni di morbillo, in un ospedale in provincia di

Monza. Era un bambino malato di leucemia che sta-va guarendo, ma il fratellino più piccolo non vacci-nato lo ha contagiato». Lo ha detto commossa la mi-nistra Beatrice Lorenzin intervenendo giovedì sera al-la presentazione della mostra “More”, ispirata al pen-siero di san Tommaso Moro, organizzata dagli uni-versitari della Scuola di formazione sociale e politicadella parrocchia dedicata al santo inglese. La notiziale era giunta da pochi minuti: «Non pensavo di co-minciare così, ma quello che facciamo non sono co-se astratte, come non lo sono quelle che fate nellavostra scuola, come non lo sono quelle che fa don An-drea», ha detto ancora riferendosi al parroco, mon-signor Andrea Celli. Lorenzin, invitando i ragazzi adandare contro «la politica dei like sui Facebook», hadifeso il decreto legge sui vaccini obbligatori: «Ho as-sunto la decisione non facile di rendere obbligatoriele vaccinazioni nel nostro Paese. Chi contrasta que-sta idea pensa che si possa fare in nome della paura,c’è anche chi contesta la limitazione della libertà.Nulla di più falso. La libertà, dico semplificando il fi-losofo Locke, finisce dove comincia la tua, e nella co-struzione di una società funziona così».All’evento, organizzato nell’ambito delle celebra-zioni per la memoria liturgica di san Tommaso Mo-ro, sono intervenuti anche Gigi De Palo, presidentedel Forum delle associazioni familiari, e monsignorGiuseppe Marciante, vescovo ausiliare per il setto-re Est. La mostra verrà inaugurata il 17 ottobre. «Semettiamo al centro la persona umana – ha dichia-rato De Palo –, cambiano tutti i parametri. Farlo a-pre uno scenario che ha a che fare con il tassellosuccessivo, cioè il bene comune». Per il presidente

del Forum «la società di oggicerca un capro espiatorio», in-vece, utilizzando un’espressio-ne che gli è cara, «bisogna im-mischiarsi», iniziando un per-corso che deve partire dallaconcretezza: «Dobbiamo ricor-darci che ogni persona è degna,indipendentemente dalla suacapacità di far valere i suoi di-ritti. È la coerenza della dottri-na sociale della Chiesa. Tutti noivaliamo il sangue di Cristo, an-che l’immigrato che sta attra-versando il mare di Sicilia, il

rom che ci dà fastidio, il disabile in difficoltà, l’o-mosessuale che vive una vita complicata».«San Tommaso Moro – ha detto Celli – smaschera gliidoli e propone la libertà di appartenere a qualcosadi più grande, per vivere in un rapporto con Dio econ gli altri dove non scambiamo i mezzi con i fini».Mentre Marciante ha commentato: «In questi incon-tri di formazione si costruisce il futuro. Mi auguro chequeste esperienze si possano moltiplicare all’internodella diocesi così come è scritto nella “Lettera allacittà”. I giovani sono il futuro e attraverso la vostraazione avete messo una pietra per realizzare l’utopiae un futuro ricco di speranza». Oggi la conclusionedelle celebrazioni, con la Messa presieduta dal ve-scovo ausiliare Paolo Lojudice e il “Thomas More” diShakespeare.

Vanessa Ricciardi

È«

Presentato il Meeting di Rimini sull’eredità dei padriTra gli ospiti Parolin, Gentiloni, Visco e Bertinotti

intervento del cardinale PietroParolin e quello del presidente delConsiglio Paolo Gentiloni, le

testimonianze dello chef venezuelanoSumito Estevez e della suora ugandeseRosemary Nyirumbe, le riflessioni delgovernatore della Banca d’Italia IgnazioVisco e del presidente di Cercare ancoraFausto Bertinotti. E poi lo spettacolo di NeriMarcorè dedicato a De Andrè, la “MadamaButterfly” di Puccini, la mostra sullaCustodia di Terra Santa. Ancora spazio allosport, con tornei per tutte le età, incollaborazione con Csi e ScholasOccurrentes. Questo e molto altro alXXXVIII Meeting per l’amicizia fra i popolidi Rimini, in programma dal 20 al 26 agostoe dedicato al tema “Quello che tu erediti daituoi padri, riguadagnatelo, per possederlo”,tratto dal Faust di Goethe. A presentare ilprogramma e lo spirito dell’edizione 2017dell’evento – giovedì 22 alla Pinacoteca del

Tesoriere di Roma – il ministro dell’InternoAngelino Alfano, il direttore de La CiviltàCattolica padre Antonio Spadaro ed EraldoAffinati, insegnante e scrittore nonché firmadi Roma Sette, che hanno dialogato con lapresidente del Meeting Emilia Guarnieri.«Ma noi cosa abbiamo ereditato? E che cosadunque dovremmo riguadagnare?», ha dettoin apertura Guarnieri. «In questo crollogenerale delle evidenze, delle certezze,riguadagnare significa tornare a qualcosa dipassato? L’immagine del manifesto,dell’albero, radicato a terra nelle solideradici e slanciato nella fantasia variopintadei suoi rami, è l’immagine plastica cheriguadagnare ha a che fare col nuovo, con lacreatività con la libertà di un nuovo inizio.Che ogni uomo sia consapevole di ciò cheha ereditato, della ricchezza di cui èportatore, è fondamentale perché ci si possalanciare verso un nuovo inizio». Che questoMeeting, è l’auspicio della presidente, possa

essere «la scommessa sul fatto che laconsapevolezza dell’identità apre all’altro,alle nuove sfide, alle questioni drammaticheche abbiamo di fronte, al lavoro...». Nettopadre Spadaro: «Il modo per riguadagnarel’eredità ricevuta dei padri è la libertà». Eancora: «Niente è scontato nel passaggio trale generazioni. Ciò che ricevo è mio seattraversa la mia libertà. E dove c’è libertà,c’è inquietudine. Nulla è mio se nonattraversa la mia personale inquietudine. Sequesto non avviene la mia vita diventa una“bottega di restauro” o un “laboratorio diutopie”». Mentre Affinati ha preso spuntodalla recente visita di Papa Francesco aBarbiana e ha richiamato gli insegnamentidi don Milani: «Fu in seminario che Lorenzocominciò a capire come si dovrebbe sentirechi insegna agli adolescenti difficili: un po’sconfitto, un po’ vittorioso. Non significaforse questo essere padri?».

Giulia Rocchi

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«Eucaristia susciti la gioiadi amarci senza rivalità»DI ROBERTA PUMPO

ella solennità del CorpusDomini i fedeli devono fartesoro della memoria, «facoltà

unica che il Signore ci ha dato, oggipiuttosto indebolita», facoltà utileper ricordare che l’Eucarestia puòguarire l’uomo dall’ingordigia edall’ambizione di prevalere. PapaFrancesco, durante la Messacelebrata domenica scorsa sulsagrato della basilica di SanGiovanni in Laterano, ha puntatol’attenzione su quanto gli uomini dioggi, presi «dalla frenesia in cui sonoimmersi, si fanno scivolare addossotante persone e tanti fatti» invece di«rimanere nell’amore, di ri–cordare,cioè di portare nel cuore, di nondimenticare chi ci ama e chi siamochiamati ad amare». La celebrazioneeucaristica ha preceduto latradizionale processione delSantissimo Sacramento che,attraverso via Merulana, haraggiunto la basilica di Santa MariaMaggiore ed è stata seguita damigliaia di fedeli. Per la prima voltala solennità è stata celebrata a Romala domenica successiva allaSantissima Trinità e non il giovedì,per decisione dello stesso Bergoglioche ha voluto uniformare la datadella festa a quella della Chiesaitaliana e per permettere al maggiornumero di fedeli di partecipare.Presenti cardinali, tra i qualiAgostino Vallini, arcivescovi evescovi, tra cui Angelo de Donatis,nuovo vicario della diocesi di Roma,gli ausiliari della diocesi e numerosisacerdoti e religiose. Per Francescooggi «si gira pagina in fretta, voracidi novità ma poveri di ricordi. Così,bruciando i ricordi e vivendoall’istante, si rischia di restare insuperficie, nel flusso delle cose chesuccedono, senza andare inprofondità, senza quello spessoreche ci ricorda chi siamo e doveandiamo. Allora la vita esteriorediventa frammentata, quellainteriore inerte». In questo contestosi inserisce la solennità del Corpo eSangue di Cristo attraverso la quale

N

si ricorda che «nella frammentazionedella vita» il Signore va incontro aisuoi fedeli «con una fragilitàamorevole» visitando i loro cuori,«facendosi cibo umile che con amoreguarisce la nostra memoria, malatadi frenesia». L’Eucarestia, memorialedell’amore del Padre, diventa quindi«la nostra forza, il sostegno delnostro camminare – ha proseguitoFrancesco –. Ecco perché ci fa tantobene il memoriale eucaristico: non èuna memoria astratta, fredda enozionistica, ma memoria vivente econsolante dell’amore di Dio». Èdall’Eucarestia che scaturisce «unamemoria grata» nel momento in cuiil fedele si riconosce figlio di Dio;

«una memoria libera» quandol’amore e il perdono di Cristo«risanano le ferite del passato epacifica il ricordo dei torti subiti einflitti»; una memoria «paziente»,quando si è consapevoli che loSpirito di Gesù non abbandona mai.Rivolgendosi ai numerosi bambiniche nelle scorse settimane hannoricevuto il sacramento della primaComunione, il Pontefice ha ribaditoche attraverso l’Eucarestia «siimprime nel nostro cuore la certezzadi essere amati da Gesù». È inoltre ilsacramento dell’unità. «Chi laaccoglie non può che essere arteficedi unità, perché nasce in lui, nel suo“Dna spirituale”, la costruzione

La Messa per il Corpus Dominipresieduta dal Papa sul sagratodi San Giovanni in Laterano

«Forza e sostegno del camminoChi la accoglie non puòche essere artefice di unità»

CentrafricaFirmatoun accordodi pacea Sant’Egidio

Lunedì pomeriggio èstato firmato a Roma,nella sede dellaComunità di Sant’Egidio,un importante “accordopolitico” che apre la strada allapacificazione del Centrafrica, afflitto daanni di guerra civile e gravi tensioni interneche hanno provocato numerose vittime emigliaia di rifugiati. Il documento, cheprevede un immediato cessate il fuoco, èstato raggiunto grazie alla mediazione dellaComunità di Sant’Egidio, che da anni lavoraper la riconciliazione del Paese, allapresenza di osservatori della comunitàinternazionale, dell’inviato dell’Onu ParfaitOnanga–Anyanga, dell’Unione europea edel Governo italiano. L’accordo, firmato dairappresentanti dei numerosi gruppipolitico–militari presenti nel Paese e dagliinviati del presidente Touadéra – e frutto ditre intensi giorni (e notti) di lavoro – ruota

attorno a tre punti principali, illustrati dalpresidente della Comunità MarcoImpagliazzo. Riguardano il piano politico,quello della sicurezza e quello economico,umanitario e sociale. «Si tratta – informauna nota della Comunità – di una vera epropria road map per uscire dalla crisi, chesarà seguita da un comitato congiuntoscelto con il consenso di tutti e lapartecipazione della Comunità diSant’Egidio, che viene ringraziata nel testodell’accordo per la sua preziosa “opera dimediazione”». L’incontro era stato salutato,domenica scorsa durante l’Angelus, daPapa Francesco che aveva incoraggiato ledelegazioni presenti al colloquio a«rilanciare e rafforzare il processo di pace».

cultura

dell’unità – ha aggiunto Bergoglio –.Questo Pane di unità ci guariscadall’ambizione di prevalere suglialtri, dall’ingordigia di accaparrareper sé, dal fomentare dissensi espargere critiche; susciti la gioia diamarci senza rivalità, invidie echiacchiere maldicenti». Al terminedella Messa un lungo corteo difedeli ha seguito il SantissimoSacramento che in processione, concanti e preghiere, ha raggiuntoSanta Maria Maggiore dove il Papaha impartito la benedizione finaledella celebrazione del CorpusDomini e ha reso omaggio all’iconadella Salus populi romani con ilcanto del Salve Regina.

DI ANTONELLA PILIA

opo anni di sacrifici e precarietà,finalmente la comunità diSant’Agostino Vescovo a Ostia, tra

la via del Mare e la Cristoforo Colombo,avrà una chiesa. Sia pure provvisoria. Nonè ancora una costruzione fatta di mattoni,ma un prefabbricato di circa 500 metriquadri che consentirà alla parrocchia didiventare un importante punto diriferimento. A inaugurare e benedirel’altare del nuovo luogo di culto, oggi

pomeriggio alle 17, sarà il cardinaleAgostino Vallini, che mercoledì termina ilsuo mandato di vicario della diocesi. «Ilculto, nella zona Stagni di Ostia, è iniziatocirca 25 anni fa con un altare estivogarantito dalla parrocchia di Sant’Aurea eun piccolo prefabbricato donato da quellalimitrofa di Stella Maris», racconta ilparroco don Salvatore Tanzillo. Solo il 28agosto 2012, festa di Sant’Agostino, fuistituita una parrocchia a lui dedicata. Sitrattava di costruire da zero una comunitàladdove c’era solo un prefabbricato di 8metri. Don Salvatore accettò la sfida. Male difficoltà non mancarono, a cominciaredalla collocazione: due mesi dopo ilprefabbricato venne sostituito da unatenda di circa 100 metri prestata dallaCroce Rossa, a sua volta sostituita nel2014 da una tensostruttura di quasi 400metri. Il tendone, «freddo d’inverno e

afoso d’estate, con problemi diinfiltrazioni dal tetto e dal pavimento» oraha ceduto il posto al nuovo prefabbricatodi 500 metri. «È stato realizzato conpannelli autoportanti in legno – spiegamonsignor Liberio Andreatta, direttoredell’Ufficio diocesano per l’edilizia diculto – con la coibentazione e materialieco–compatibili, anche alla lucedell’enciclica Laudato si’». Se prima glispazi scarseggiavano, tanto che il parrocoera costretto ad alloggiare in unappartamento vicino, dove svolgeva ancheimportanti funzioni parrocchiali, ora lasituazione sarà diversa. Alla chiesa sonoannesse una sacrestia, un ufficioparrocchiale, 3 aule per il catechismo e unsalone. Una parte del terreno di 7.500 mqsu cui sorge il prefabbricato, assegnato nel2012 da Roma Capitale, è vincolata comezona archeologica e ospiterà campetti da

gioco, giardini e parcheggi. Il progettoarchitettonico è dell’architetto AlbertoStatuti, quello delle strutturedell’ingegnere Bruno Spada. Ilprefabbricato, aggiunge monsignorAndreatta, «è preliminare alla costruzionedi una nuova chiesa dedicata aSant’Agostino Vescovo». Anche sebisognerà aspettare, perché «nella periferiadi Roma ci sono una ventina di realtà chenecessitano di strutture». Quel che è certoè che già ora la parrocchia si prepara adiventare un luogo di aggregazione per ilquartiere, caratterizzato da villini isolati. Igiovani non mancano, ma fino a oggiemigravano per mancanza di proposte.«Vogliamo puntare sull’oratorio perattrarre gli adolescenti – spiega donSalvatore – e coinvolgere tutte le personeper far sperimentare che la famiglia di Dioè bella e che è piacevole stare insieme».

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Ostia, Vallini benedice nuova chiesa nel prefabbricatoOggi la novità per la parrocchiadi Sant’Agostino Vescovo dopo25 anni di sacrifici e precarietàIl parroco: puntiamo sull’oratorio

La processione del Corpus Domini (foto Gennari) Lorenzin (foto Gennari)

La nuova chiesa di Sant’Agostino (foto Gennari)

3Domenica25 giugno 2017

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Page 4: redazione@romasette.it «Adolescenti, … · 2017. 6. 27. · settembre 2015. «Grazie per questo dono – ha esordito Vallini –. Qui ci sono fratelli e sorelle che hanno vissuto

a dipendenza da alcool trasforma la vita di chi ne soffre,modificando addirittura i tratti del volto, ma nessuna storia dialcolismo è irrecuperabile, nemmeno quando si tratta di persone

che vivono in condizioni di emarginazione sociale. Il messaggio disperanza arriva dalla presentazione del percorso clinico assistenzialededicato al paziente con patologia alcol correlata (Pac), martedì alpoliclinico Gemelli, alla presenza del segretario generale della CeiNunzio Galantino. Il convegno è stato anche occasione per un bilanciodel primo anno di attività della Villetta della Misericordia, inaugurata nelcampus universitario un anno fa per rispondere con 20 posti lettoall’emergenza dei senza fissa dimora, molti dei quali affetti da alcolismo:gestita dalla Comunità di Sant’Egidio, in collaborazione con l’ospedale,la struttura «ha restituito speranza e vita a tante persone – ha dettomonsignor Galantino – perché dietro i numeri e le statistiche ci sonovolti e storie». I medici e i volontari impegnati in questo progetto «sisono piegati insieme sulle carni sofferenti come quelle di Cristo», haproseguito il segretario Cei, agendo «controcorrente in un clima socio–culturale che scarta chi non corrisponde ai canoni e agli standardcondivisi». Offrire tempo e competenze nella Villetta della Misericordia«non significa solo essere buoni – ha evidenziato Francesca Zuccari,responsabile europea dell’impegno della Comunità di Sant’Egidio afavore delle povertà estreme – ma restituire il diritto alle cure a tutti». Trai 5mila senzatetto presenti a Roma il fenomeno dell’alcolismo è moltodiffuso e sebbene «non sia possibile avere dati numerici precisi,sappiamo che molti ne muoiono», ha continuato Zuccari. Tanto è statofatto in questi primi dodici mesi: oltre il 70% dei pazienti presi in caricodal Gemelli, «che ha riservato nel mio reparto 6 posti letto per gli ospitidella Villetta – ha spiegato Giovanni Addolorato, dirigente di Medicinainterna, gastroenterologia e malattie del fegato del policlinico –, ha avutouna significativa riduzione della dipendenza». Un team multidisciplinaresi occupa degli ospiti–malati. «La competenza degli specialisti, unita allaloro generosità – ha spiegato Gianna Iasilli, responsabile della Villetta –si è incontrata con il nostro impegno», dando vita «a un modello cheauspico sia replicabile in ogni ospedale». Alla Villetta, ad oggi unicocentro di accoglienza afferente ad una struttura ospedaliera, i senza fissadimora trovano un pasto caldo, docce, un ricovero per la notte. Masoprattutto «sostegno umano – riferisce Iasilli – perché è la vicinanza chedona a chi ha perso tutto la spinta per ricominciare». Molti, durantequest’anno, hanno ritrovato il desiderio di curarsi, di cercare un lavoro,di riprendere in mano la propria vita. «I centri di accoglienza di solitonon accettano persone affette da alcolismo – ha concluso Iasilli – : noisiamo felici e onorati di avere fatto nostra questa ennesima sfida».

Michela Altoviti

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Le associazioni: nuovi "corridoi" e priorità al lavoroDI GIULIA ROCCHI

na candela per Aisha, una perAyed, una per Mary, una per ilpiccolo Omar. Una luce per

«ricordare tutte le donne, gli uomini e ibambini che sono morti nei viaggidisperati, per mare e per terra, cheavrebbero dovuto condurli allasalvezza». Lo dice in apertura della suaomelia monsignor Marco Gnavi,presiedendo, giovedì sera a Santa Mariain Trastevere, la veglia dedicata a coloroche sono “morti di speranza”:dall’inizio dell’anno quasi duemilapersone. In pratica, su 35 migranti cheriescono ad arrivare in Europa, ce n’èuno che perde la vita. A organizzare ilmomento di preghiera sono Comunitàdi Sant’Egidio, Centro Astalli, CaritasItaliana, Fondazione Migrantes,Federazione Chiese Evangeliche inItalia, Acli, Casa Scalabrini 634,

UAssociazione Papa Giovanni XXIII.Realtà che, un’ora prima, si ritrovanonella piazza di Trastevere per presentarealcune proposte sull’immigrazione.Poiché l’Europa sta «vivendo una fortecrisi demografica», sostengono, ènecessario «incrementare i canali diingresso regolare per ricerca di lavoro eagevolare i ricongiungimenti familiari».Ancora, «per affrontare guerre e crisiumanitarie, oltre ad aprire nuovicorridoi umanitari, è urgente unprogramma serio di resettlment erelocation». Da favorire anche«l’integrazione di chi è accolto –aggiungono – puntandosull’apprendimento della lingua italianae sull’inserimento in efficaci percorsi diformazione lavorativa». Semprericordando che «il salvataggio in marefa parte di un codice umanitariocondiviso a livello universale». Losottolinea con forza anche monsignor

Gnavi. «Difendere, soccorrere, salvare lavita – scandisce durante l’omelia – è unobbligo morale, umano, religioso ecivile!». La «salvezza del profugo»,riflette il sacerdote, vuol dire «pace,accoglienza, soccorso, nuovi legami,integrazione. Penso all’esperienza felicee significativa dei corridoi umanitari ealla ricerca possibile e doverosa di vielegali in ciascun Paese dell’Unioneeuropea. Salvezza di chi profugo non èdalla disumanità e dalla follia di falsiprofeti – ammonisce – che invitano aconsiderare il fratello ferito come unpericolo, la donna in fuga comeportatrice di altre calamità, il bambinosenza più casa come un pericolosoinvasore». Le sue parole risuonano nellabasilica affollata da centinaia dipersone, immigrati, profughi, italiani.Gremita da chi ha perso parenti e amicidurante i “viaggi della speranza” versol’Europa. «Molti, innanzi ai terremoti

della storia, invocano salvezza solo persé, invitano a chiudere le porte», diceGnavi. «Ma la salvezza è un orizzonteche ci trova connessi, interdipendentinell’amore. La disconnessione, nelladiffidenza e nella paura, è una grandefragilità ma anche una grande bugiairrealistica, che si nasconde dietroapparente autosufficienza, di confini, dilingua, di cultura». Infine, il richiamoagli insegnamenti di Papa Francesco, eil riferimento alla legge in discussionesullo “ius soli”. «La Chiesa e le Chiesequi rappresentante – dichiara il parrocodi Santa Maria in Trastevere –, noi tutti,saggiamente, sosteniamo il diritto deipiccoli nati in Italia a riconoscere loroquesta identità, fatta di cultura, dilegami, di patria acquisita, di futuro».Altri momenti di preghiera analoghi sisono svolti e si svolgeranno neiprossimi giorni in altre città italiane edeuropee.

Di Tora: «Ius soli»,diritto da riconoscere

entre in questesettimane, in molte

parrocchie della diocesi diRoma e delle diocesi del Laziosono in pieno svolgimento leattività degli oratori estivi, sulsito della Regione Lazio(www.Regione.Lazio.it) allavoce “oratorio”, è possibileconsultare le ultimegraduatorie dei contributiconcessi per l’annualità 2016,in merito alla legge regionale13 giugno 2001, n. 13,

dedicata al “riconoscimentodella funzione sociale ededucativa degli oratori” e agli“indirizzi per un programmadi interventi strutturalifinalizzati all’offerta di servizirivolti all’infanzia e a sostegnodelle famiglie”. Quattro le vocipresenti: “Attività di oratorio esimiliari”; “Servizi perl’infanzia”; “Interventi persituazioni di urgenza”;“Formazione operatorioratorio/infanzia”.

Per ulteriori informazioni oper un aiuto nellarendicontazione è possibilerivolgersi allo “sportello”adhoc attivato presso laSegreteria generale delVicariato di Roma (rag. MarioMareri), al numero06.69886253 nei giorni dimartedì e giovedì, dalle ore 10alle 14; lunedì, mercoledì,venerdì dalle 13 alle 15. Dall’1al 16 luglio l’ufficio saràchiuso.

M

La Villetta della Misericordia:un anno contro l’alcolismo

La Villetta èattualmente l’unicastruttura di accoglienzaafferente a unospedale. Offre 20 postiletto, bagni con docce,pasti caldi e servizio dilavanderia

A Termini si rafforza il polo dell’assistenza sociale

Il vescovo ausiliarealla presentazionedel rapporto 2016Caritas–Migrantes

sull’immigrazioneSono cinque milionigli stranieri in Italia,di 198 nazionalità

Regione

Proposte delle organizzazioni impegnateaccanto ai migranti. La veglia a S. Mariain Trastevere per i «morti di speranza»Gnavi: «Salvare vita è obbligo morale»

arantire un intervento socialestrutturato nell’area di Terminimettendo a sistema all’interno di

un unico polo sociale di prossimità l’HelpCenter, l’unità mobile e il centro diaccoglienza Binario 95. Con questoobiettivo si configura il “Terminal socialcorner”, inaugurato martedì dall’assessorecapitolino alle Politiche sociali LauraBaldassarre, dalla presidente di ReteFerroviaria Italiana Claudia Cattani e dalpresidente Cooperativa sociale europeconsulting onlus Alessandro Radichi. Lanuova sede si inaugura in spazi nuovi epiù grandi, concessi in comodato d’usogratuito da Ferrovie dello Stato. I servizisono attivi dal 2002 e hanno registrato2.503 accessi tra gennaio e maggio 2017per un totale di 703 utenti, di cui 456nuovi. Adesso, con il Polo Sociale RomaTermini, verranno offerti in una nuovaveste integrata. Il Polo si rivolge a persone

in condizioni di marginalità estrema,adulte italiane, straniere e apolidi,residenti e non residenti, anchetemporaneamente presenti sul territorio ein grave difficoltà per problemi psico–sociali e a rischio di emarginazione ocronicizzazione della propria condizionedi bisogno. L’HelpCenter, sportello diascolto, orientamentoe assistenza sociale diRoma Capitale, sioccupa di intercettare eorientare le marginalitàgravi presenti nelterritorio dellastazione. Opera nel panorama dei servizidella Sala operativa sociale di RomaCapitale ma, diversamente dalle unità distrada, viene definito “unità immobile”,rappresentando l’unica appendice diintervento localizzata in modo

permanente in un luogo fisico accessibileal pubblico. Per questa ragione, costituisce,per la stessa Sala operativa sociale, un’utilerisorsa nei casi in cui il contatto telefoniconon è sufficiente. «Con il Polo Sociale –commenta Baldassarre – vengono messi asistema esperienze e contributi che hanno

sempre lavoratoseparatamente. Lacostruzione di unacomunità solidalepassanecessariamenteattraversol’erogazione diassistenza efficace

e tempestiva per le fasce sociali più deboli.Abbiamo riunito in una struttura diversetipologie di intervento, affinché si creiun’interazione organica e virtuosa tra i varipercorsi. Il Polo si sta affermando come unpunto di riferimento per tutta la città e

deve costituire uno dei pilastri su cuicostruire assistenza e inclusione inun’ottica moderna e funzionale».«L’emergenza sociale – ha aggiunto Cattani– investe tutto il territorio nazionale e lacapillarità del nostro sistema di stazioni ciimpegna da sempre ad avere attenzioneper quanti cercano riparo, aiuto esolidarietà presso i nostri spazi». E haproseguito: «La collaborazione con iComuni vada avanti. Ho scoperto che lamessa a disposizione di spazi per noi indisuso è una pratica che l’azienda mette inatto da molti anni. Gli Help Center inItalia sono 17 e sono importanti perchéfanno accoglienza per i bisognosi e limettono in contatto con le associazionidel terzo settore e con le istituzionicomunali. Una rete di solidarietà.Speriamo che questa attività con leistituzioni locali continui, per motivi disolidarietà ma anche di decoro».

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Candele accese per tutti coloro che sono “morti di speranza”

5Domenica25 giugno 2017

DI ROBERTA PUMPO

n Italia risiedono 5.026.153cittadini stranieri (52,6% donne)appartenenti a 198 nazionalità. I

gruppi più consistenti sono: irumeni (22,9%), gli albanesi(9,3%) e i marocchini (8,7%). Il58,6% del totale degli stranieri viveal Nord, il 25,4% al Centro Italia e il15,9% nel Mezzogiorno. Le cifresono aggiornate al primo gennaio2016 e sono contenute nel XXVIRapporto Immigrazione, dal titolo“Nuove generazioni a confronto”,stilato, facendo riferimento ai datiIstat, da Caritas Italiana eFondazione Migrantes e presentatomercoledì a Palazzo Pio.Quest’anno l’attenzione è statafocalizzata sui giovani di originenon italiana, anche in previsionedel Sinodo dei vescovi dell’ottobre2018, su “I giovani, la fede, ildiscernimento vocazionale”.Aumenta la presenza di giovanistranieri nelle classi: dal Rapportoemerge che nell’anno scolastico2015/2016, gli alunni stranieri chehanno frequentato le scuole in Italiasono stati 814.851, con un’incidenzasul totale del 9,2%. Il 58,7% glistudenti stranieri nati in Italia.Nell’anno accademico 2015/2016gli immatricolati stranieri sono statiil 5% del totale. Non riesce adinserirsi nel mondo del lavoro il65% dei laureati stranieri, lacosiddetta “overeducation”, cheinteressa il 19,9% dei laureatiitaliani. Per quel che concerne ipermessi di soggiorno, al 1°gennaio 2016 ne sono stati concessi3.931.133 (1.217 in più rispetto allastessa data del 2015). La maggiorparte dei richiedenti la cittadinanzaitaliana provengono dal Marocco,seguiti dall’Albania, dalla Cina edall’Ucraina. Il lavoro è la causaprincipale della richiesta, seguito damotivi familiari e dalla richiesta diasilo. Cresciute le acquisizioni dicittadinanza: da circa 10 mila nel2011 a oltre 66 mila nel 2015. Diquesto gruppo fanno parte 178.035persone che hanno acquisito lacittadinanza per trasmissione dai

Igenitori e coloro che, nati nel nostroPaese, al compimento deldiciottesimo anno di età hannoscelto la cittadinanza italiana comeprevisto dalla legge attualmente invigore. A fine 2015, i matrimoni incui almeno uno dei coniugi è dicittadinanza straniera sono staticirca 24.018. Pur aumentando lenozze tra uno sposo straniero e unasposa italiana (+5,9%), nel 77,1%dei matrimoni misti prevalgono lemogli straniere provenientiprincipalmente da Romania,Ucraina, Russia. Le donne italianeche hanno sposato un cittadinostraniero, invece, hanno scelto piùspesso uomini provenienti dalMarocco (13%), dall’Albania (11%)e dalla Romania (6%). Gli stranierioccupati nelle imprese italiane, alsecondo semestre 2016, sono2.409.052 mentre nel 2015 i titolaridi imprese nati in un paese extra–Ue sono 354.117. «Se è vero cheogni giovane rappresenta laricchezza di un Paese perché nonpossono esserlo i giovaniimmigrati? – si è chiesto ilcardinale Francesco Montenegro,presidente di Caritas Italiana –.Stiamo affidando alle nuovegenerazioni il difficile compito ditraghettare questa società in unanuova in cui regni la pace e lasolidarietà». Il vescovo Guerino DiTora, ausiliare di Roma epresidente dellaFondazione Migrantes,parlando della legge indiscussione sullo “iussoli”, ha evidenziato che«bisogna impegnarsi ariconoscere un diritto cheviene a sancire una realtàche già esiste soprattuttonei confronti di chi datempo ha deciso di viverein Italia, paga le tasse,lavora, offre lavoro. ARoma gli imprenditoristranieri sono l’11,34%. Ilnostro Paese starispondendo bene aquesti flussi migratori, neè prova l’accoglienza dataa chi sbarca».

Il cardinale Vallini ha visitatoil centro Caritas “Santa Bakhita”

iovedì pomeriggio il cardinale Agostino Vallini havisitato il centro di accoglienza “Santa Bakhita” della

Caritas di Roma e ne ha benedetto la cappella. Lastruttura, che ospita donne e mamme con bambinirichiedenti asilo e rifugiate, si trova ad Acilia. All’incontroerano presenti rappresentanze delle parrocchie dellazona, insieme ai numerosi volontari, agli operatoriCaritas e alle religiose che vivono nella struttura. SantaGiuseppina Bakhita, cui è intitolato il centro, era nativadel Sudan, venne rapita all’età di sette anni e vendutapiù volte sul mercato delle schiave; divenuta poi religiosacanossiana, visse a Schio (Vicenza) per oltre 50 anni; fucanonizzata da Giovanni Paolo II nel 2000.

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solidarietà

Legge oratori: graduatorie contributi 2016

Inaugurato alla stazioneil “Terminal social corner”per integrare “Help Center”e altre due strutture

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Page 5: redazione@romasette.it «Adolescenti, … · 2017. 6. 27. · settembre 2015. «Grazie per questo dono – ha esordito Vallini –. Qui ci sono fratelli e sorelle che hanno vissuto

6 Domenica25 giugno 2017

ettere insieme dueracconti, unodedicato alla

madre, pubblicato nel1981, l’altro ispirato alpadre, composto trent’annidopo, come ha fattoRichard Ford (nella foto),nato a Jackson, inMississippi, nel 1944, nelvolume Tra loro (Feltrinelli,traduzione di VincenzoMantovani, Feltrinelli, pp.134, 15 euro), oltre acostituire un ritratto vivido

e appassionato dei genitori, rivela qualcosa di preziosoa proposito del figlio, grande scrittore americano, i cuitesti hanno spesso posto al centro giovani conesperienze difficili. Da Incendi (1991) a Canada (2013),per citare quelli che a mio giudizio rappresentanofinora i suoi risultati maggiori, sono passati davanti anoi figure indimenticabili di ragazzi e ragazze smarrite,frantumi di famiglie complicate, quasi sempre alla

ricerca di valori in grado di indicare il sentiero dapercorrere. E così era fatale chiederci quale fossel’origine autobiografica di tale ossessione conoscitiva,anche perché non poche volte il protagonistaadolescente dimostrava di possedere una maturitàsuperiore rispetto ai suoi educatori. Avremmo quindipotuto immaginare chissà quali scompensi affettivinella radice di Ford; invece leggendo l’ultimo diario,alla maniera di un album interiore, scopriamoun’infanzia felice, del resto talvolta dichiarata nelleinterviste che egli ha rilasciato: è vero, il capofamiglia,Parker, aveva avuto un padre suicida, questo nonnoleggendario che si era ucciso col veleno tanto tempoprima; tuttavia in seguito ogni cosa pareva essersiriassestata, il futuro padre dello scrittore era diventatoun apprezzato venditore di amido per il bucatotrovando perfino una buona stabilità economica. Lei,Edna Akin, proveniente dall’Arkansas, dalla specialesensibilità e intelligenza intuitiva, all’inizio sembravaessere destinata a non avere figli, ma poi era venuto allaluce l’amatissimo erede, festeggiato come un angiolettocoi capelli biondi e gli occhi azzurri, e tutto rientrònella norma. Il padre morì quando il figlio aveva sedici

anni. La madre in tarda età: entrambe le rievocazionidei trapassi sono fra le pagine più intense del testo. Idue memoriali, secondo la definizione dello stessoautore, possiedono il fascino cechoviano dello sguardoretrospettivo. Richard Ford, scavando nel passato anchefotografico della propria vicenda personale, con unasincerità ammirevole, remoto nonché sorprendentefrutto della senilità, mette in rilievo, con spietato vigore,il momento contemplativo che la letteraturainevitabilmente richiede all’uomo d’azione. Cosicchè iltema–fondamento del libro, sotto la maschera narrativadel quadretto familiare, torna ad essere quello chealimenta la sua intera opera: i nostri occhi sgranati difronte al trascorrere del tempo, le passioni infrante, gliamori conquistati, gli affetti recisi, le storie lontaneormai impossibili da recuperare, le possibilità mancate,i rimorsi e le pene che ci siamo posti alle spalle, ciò cheavremmo potuto essere e non siamo mai stati, gliequivoci, i fraintendimenti, le sviste, gli errori, i successie le sconfitte; quelli che infine, in un modo o nell’altro,con o senza il conforto e l’appoggio dei genitori, allafine siamo riusciti a diventare.

Eraldo Affinati

M«Tra loro», memoriali di Ford dal fascino cechovianolibri

DOMANIAlle ore 10 nel Palazzo Lateranense,sede del Vicariato, presiede lariunione del Consiglio Presbiteralediocesano.

DI MICHELA ALTOVITI

na università “in uscita” è ilmodello cui aspirare affinchéil mondo accademico possa

realizzare a pieno il propriocompito, non solo sul pianodidattico ma anche umano. Questoil messaggio risultante dalla tre–giorni di studio, dibattito econfronto in occasione del XIVSimposio internazionale deidocenti universitari che ha avutocome tema “La terza missione delleuniversità, dei centri di ricerca edelle istituzioni dell’altaformazione artistica, musicale ecoreutica in Europa. Per unosviluppo umano e globale”.L’evento, promosso dall’Ufficiodioecsano per la pastoraleuniversitaria, in collaborazione conil Ministero dell’istruzione,dell’università e della ricerca, larappresentanza in Italia dellaCommissione europea, il Comitatodei rettori delle università del Lazioe il Comitato dei rettori delleUniversità pontificie di Roma, èstato aperto giovedì pomeriggio, inun’aula magna gremitadell’Università Lateranense e si èconcluso ieri. Nel suo salutoiniziale, il vescovo ausiliare LorenzoLeuzzi, direttore dell’Ufficiodiocesano per la pastoraleuniversitaria, ha evidenziato«l’importanza di rilanciare,nell’epoca del cambiamento, le duemissioni primarie dell’università,

ricerca e didattica», in una nuovasintesi che miri «alla progettualitàin un contesto socio–culturale tuttoda scoprire e da servire». Quantoalla responsabilità dei docenti inquesta prospettiva, ha sottolineatoche «non ci sarà e non potrà maiesserci una vera terza missionedell’università se non si lascerannoguidare da un profondo senso deldovere». Sono stati quasi 300 irelatori intervenuti, 32 le sessioni dilavoro, che hanno interessato lagiornata di venerdì e hanno toccatodai temi economici a quelli dellacomunicazione, dalla psicologia efilosofia alla finanza, passando perla bioetica e la teologia. Ancora,vanno segnalati i quattro forum diapprofodimentodedicati ai centridi ricerca, aidirigentiamministrativi,alle istituzionidell’altaformazioneartistica ecoreutica e infinealla sanità.Sempre venerdì,presso la sededistaccatadell’Università diTor Vergata diVilla Mondragone, a Monte PorzioCatone, ha avuto luogo l’incontrodegli oltre 50 rettori europei e delMediterraneo quale momentoproficuo di riflessione

mutidisciplinare, ancor più inoccasione del 60mo anniversariodei Trattati di Roma. A guardare«alla dimensione umanistica su cui

è fondata l’identitàeuropea» hainvitato, nel suointervento inapertura dei lavori,la senatrice ValeriaFedeli, ministrodell’Istruzione,dell’Università edella Ricercadefinendo la terzamissione delmondoaccademico «unostrumentofondamentale per

il superamento dell’approcciotecnocratico, elitario e competitivo»a favore di quello «proprio dellatradizione continentale che èdemocratico e inclusivo». Tra i tanti

interventi che hanno arricchitoquesta assise, due quelli piùpartecipati e sentiti, a cominciaredalla presentazione del Cern,l’Organizzazione europea per laricerca nucleare, ad opera delladirettrice generale FabiolaGianotti.«Lo studiodell’infinitamente piccolo – haspiegato la fisica – ci permette dicompredere l’infinitamente grandeandando all’origine: si tratta dipassione per la conoscenza, dicapire il mondo in cui viviamo erenderlo più degno di essereabitato». Nel pomeriggio di venerdì,la lectio magitralis dal titolo “Ilsogno, la concretezza e la profezianelle società dell’utopia” con laprolusione del giurista CesareMirabelli, presidente emerito dellaCorte costituzionale. Ieri mattina,infine, sempre alla Lateranense, lasintesi dei lavori e le prospettive diimpegno scaturite dal Simposio.

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Il modello?Università«in uscita»

cultura.L’apertura del Simposio dei docenti al Laterano

A Palazzo Braschi Piranesi e l’utopia

accoglie oltre duecen-to opere grafiche la

mostra “Piranesi. La fab-brica dell’utopia”, in pro-gramma al Museo di RomaPalazzo Braschi fino al 15ottobre. Un percorso fra leopere più celebri dell’inci-sore e architetto veneto,dalle vedute di Roma aifantasiosi capricci, fino al-le suggestive visioni dellaserie delle carceri. Realiz-zata anche una sala “im-mersiva” delle celebri pri-gioni piranesiane rese inversione tridimensionale.

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arteGIORNATA MARIANA DELL’ORDINE DEI MINIMI.Si conclude oggi la due giorni all’insegnadell’incontro e della preghiera promossadalle comunità dell’Ordine dei Minimi. Alle10, padre Francesco Marinelli, correttoregenerale dei Minimi, presiederà la solenneconcelebrazione eucaristica. A seguire ci saràl’atto di affidamento dell’Ordine allaMadonna. Alle 11, i gruppi si trasferiranno inpiazza San Pietro per partecipare, amezzogiorno, all’Angelus del Papa.All’appuntamento mariano sono invitatetutte le realtà che si ispirano al carisma diFrancesco di Paola: i religiosi, i terziari, iministranti, i giovani Minimi, le coraliparrocchiali e tutti i devoti di Maria e dellaMedaglia Miracolosa. Durante la giornatasarà possibile lucrare l’indulgenza.

DONARE IL SANGUE CON CRI E AD SPEM.Ultimo appuntamento per il mese di giugnoper donare il sangue con l’Associazione AdSpem del Policlinico Umberto I. Oggi, 25giugno, sarà possibile donare nellaparrocchia di Sant’Alessio in via di ValleCastellana, 4. La Croce Rossa sarà invecedisponibile, domenica 2 luglio, nellaparrocchia del Sacro Cuore di Cristo Re inviale Mazzini, 32.

IL PONTIFICIO ATENEO REGINA APOSTOLORUMLANCIA UN CORSO PER FORMATORI DISEMINARI. Al via dal 30 giugno il corso performatori di seminari organizzatodall’Istituto Sacerdos dell’Ateneo pontificioRegina Apostolorum. Si svolgerà nella sededel Pontificio Collegio InternazionaleMaria Mater Ecclesiae a Roma (LargoGirolamo Minervini) e si concluderà il 30luglio 2017. I destinatari principali sono irettori, i direttori spirituali e altri formatoridel seminario. In considerazione delcarattere internazionale e interculturale, lelezioni saranno disponibili anche in altrelingue: inglese, francese e spagnolo. Lametodologia prevede, oltre alle lezioniforntali, workshop, studi di casi concreti,contatto con esperti nel campo dellaformazione sacerdotale. La direzione delcorso è affidata a padre Alex Yeung, decanodella Facoltà di Filosofia dell’ateneo.Perulteriori informazioni: telefono06.91689488, indirizzo [email protected].

GALLERIA LA PIGNA, FINO AL 4 LUGLIO LAMOSTRA «UNIVERSI INVISIBILI». La mostra“Universi InVisibili”, organizzatadall’associazione culturale PromArte, accogliele opere di oltre 50 artisti, di provenienzanazionale e internazionale, ospitati dallaGalleria La Pigna (via della Pigna, 13/a) nellesale del seicentesco Palazzo MaffeiMarescotti, fino al 4 luglio. L’ingresso ègratuito con orario 15.30 – 20 (domenicachiuso). Espongono, tra gli altri, RodolfoAngelosante, Sandra Levaggi, MargheritaMarino, Giuseppe Maresca e Frederik Ivanaj.

CATTOLICA: ALLE SUMMER SCHOOL DALNEUROMANAGEMENT AL CYBERCRIME. Nellaproposta di quest’anno delle SummerSchool dell’Università Cattolica arriva ilprogramma di neuroscienze e management,che si occupa delle più recenti applicazioniai contesti aziendali per la definizionedell’approccio del Neuromanagement. LaSummer School on Cybercrime, invece,propone un viaggio virtuale nel cyberspacecome luogo in cui avvengono nuovi tipi dicrimini contro sistemi e dati informatici,oltre che come strumento semplificatore peri crimini tradizionali. Informazioni:www.unicatt.it.

Il Notiziario

Il vescovo Leuzzi: le due missioni primarie, ricercae didattica, in una sintesi per «la progettualitàin un contesto socio–culturale da scoprire e servire»L’intervento di Fabiola Gianotti, direttrice del Cern

Neoplasia squamosaPoco sole e fumo

a neoplasia squamosa della superficie oculare, purclassificandosi come patologia rara (incidenza sti-mata intorno a 1,9 casi su 100.000 persone), rap-

presenta il più comune tumore della superficie ocula-re. È una patologia che si presenta tipicamente nei ma-schi adulti, di razza caucasica, che riferiscono una e-sposizione protratta alle radiazioni solari e l’abitudineal fumo di sigaretta.Alcune forme di Neoplasia squamosa della superficie o-culare sono benigne e a crescita lenta, altre invece hannoun comportamento aggressivo, con tendenza ad invaderele strutture dell’occhio e a diffondersi con metastasi ailinfonodi regionali e a distanza.La Neoplasia squamosa si presenta sottoforma di lesio-ni biancastre o rosee, più o meno rilevate, che com-paiono sulla congiuntiva e/o sulla cornea. Il pazientepuò avvertire fastidio oculare e lamentare senso di cor-po estraneo. Il riscontro di tali lesioni, che spesso ap-paiono visibili ad occhio nudo sulla superficie dell’oc-chio, dovrebbe spingere il paziente a recarsi pronta-mente a visita dall’oftalmologo di base. Lo specialista,dopo un attento esame clinico alla lampada a fessura,ipotizza la diagnosi di Neoplasia squamosa ed invia il pa-ziente dall’oncologo oculare per il trattamento.Il trattamento di scelta per tali neoplasie è rappresentatodall’asportazione chirurgica. Nel caso in cui i tumori sia-no estesi, si utilizzano colliri chemioterapici per ridurre ledimensioni delle lesioni, al fine di renderle aggredibili dal-la successiva chirurgia. Se il tumore asportato risulta ma-ligno all’esame istologico, è opportuno sottoporre il pa-ziente ad una terapia post–chirurgica topica con lo scopodi prevenire la recidiva locale.Il protocollo da noi utilizzato prevede la somministrazio-ne di iniezioni sottocongiuntivali di Inteferone ad alte do-si in seguito all’escissione chirurgica: si effettua una inie-zione al mese per cicli di 5–6 mesi. Alla fine del trattamento è necessario osservare attenta-mente e con regolarità il paziente. Una valutazione ocu-listica periodica e un periodico esame ecografico dei linfo-nodi del collo sono il giusto strumento per individuare u-na eventuale recidiva locale di malattia e la eventuale pre-senza di metastasi linfonodali. Al fine di prevenire l’insorgenza della Neoplasia squamo-sa, si consiglia una esposizione moderata alla luce solare,raccomandando l’utilizzo di lenti da sole protettive, la li-mitazione dell’abitudine al fumo e soprattutto una perio-dica visita oculistica.

Maria Antonietta BlasiResponsabile Uoc Oncologia Oculare

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Dal ministro Fedelil’invito a guardare «alladimensione umanisticasu cui si fonda l’identitàeuropea». La “terzamissione” degli atenei«strumento per superarel’approccio tecnocratico»

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