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072 C i sono armi che nascono con una responsabilità terribile, quella di farne dimenticare altre che non hanno avuto grande fortuna, e armi che hanno, al contrario, il difficilissimo compito di sostituire modelli di grande intelligenza e successo, che solo l’evoluzio- ne tecnologica e una diversa percezione dettata da moda o nuove esigenze opera- tive hanno reso obsoleti. Quest’ultimo è il caso del modello P220 di Sig Sauer, nato per sostituire nella dotazione personale dell’esercito svizzero quel raro connubio di funzionalità e raffinatezza rappresentato dalla pistola 210. Il processo che porta alla nascita di questa nuova arma si basa su una logica che, negli anni in cui viene de- finito, è estremamente moderno e prevede l’adozione del calibro 9 mm Parabellum, che da lì a poco anche lo US Army adot- terà sostituendo il glorioso modello 1911 di Browning in .45 ACP con la Beretta 92. L’adozione della 220, conosciuta secondo la denominazione militare come P75, è del 1975. Già nei primi anni ’80 la Beretta, conosciuta in America come M9, prevar- rà sulle concorrenti portando all’oblio militare del calibro maggiore. Il modello 220, però, in parte contraddicendo la sua modernità, diventerà di lì a poco sino- nimo proprio di .45, il calibro portato al successo d’immagine dai “sammies” nel corso del secondo conflitto mondiale, at- tualmente l’unica cartuccia per la quale è prevista nelle sue numerose versioni. Una catena di scatto particolare Dal 1975 a oggi la pistola P220 ha subito una serie di migliorie ed è stata sviluppata in una gamma di varianti piuttosto In tempi di crisi c’è spazio anche per le fuoriserie, categoria cui appartiene la P220 SS Elite di Sig Sauer: una semiautomatica pensata e realizzata nel pieno rispetto della tradizione armiera. La raffinatezza delle soluzioni e la qualità delle finiture adottate ne fanno uno strumento d’elezione per intenditori disposti a spendere testo e fotografie di Matteo Brogi SIG SAUER P220 SS ELITE CALIBRO .45 ACP Il prestigio della tradizione Il ponticello del grilletto e la parte del fusto che compone l’impugnatura presentano una zigrinatura fine molto grippante L’impugnatura è in palissandro e dimostra a prima vista l’attenzione al dettaglio che Sig Sauer ha riposto in questa arma. Lo sviluppo molto marcato dello sperone dell’impugna- tura favorisce una presa salda e costante dell’arma in tutte le condizioni operative 072-077sig sauer P220 SS Elite 6.indd 72 02/02/12 10:22

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C i sono armi che nascono con una responsabilità terribile, quella di farne dimenticare altre che non

hanno avuto grande fortuna, e armi che hanno, al contrario, il difficilissimo compito di sostituire modelli di grande intelligenza e successo, che solo l’evoluzio-ne tecnologica e una diversa percezione dettata da moda o nuove esigenze opera-tive hanno reso obsoleti. Quest’ultimo è il caso del modello P220 di Sig Sauer, nato

per sostituire nella dotazione personale dell’esercito svizzero quel raro connubio di funzionalità e raffinatezza rappresentato dalla pistola 210. Il processo che porta alla nascita di questa nuova arma si basa su una logica che, negli anni in cui viene de-finito, è estremamente moderno e prevede l’adozione del calibro 9 mm Parabellum, che da lì a poco anche lo US Army adot-terà sostituendo il glorioso modello 1911 di Browning in .45 ACP con la Beretta 92. L’adozione della 220, conosciuta secondo la denominazione militare come P75, è del 1975. Già nei primi anni ’80 la Beretta, conosciuta in America come M9, prevar-rà sulle concorrenti portando all’oblio

militare del calibro maggiore. Il modello 220, però, in parte contraddicendo la sua modernità, diventerà di lì a poco sino-nimo proprio di .45, il calibro portato al successo d’immagine dai “sammies” nel corso del secondo conflitto mondiale, at-tualmente l’unica cartuccia per la quale è prevista nelle sue numerose versioni.

Una catena di scatto particolareDal 1975 a oggi la pistola P220 ha subito una serie di migliorie ed è stata sviluppata in una gamma di varianti piuttosto

In tempi di crisi c’è spazio anche per le fuoriserie, categoria cui appartiene la P220 SS Elite di Sig Sauer: una semiautomatica pensata e realizzata nel pieno rispetto della tradizione armiera. La raffinatezza delle soluzioni e la qualità delle finiture adottate ne fanno uno strumento d’elezione per intenditori disposti a spendere

testo e fotografie di Matteo

Brogi

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Il prestigio della tradizione

il ponticello del grilletto e la parte del fusto che compone l’impugnatura presentano una zigrinatura fine molto grippante

l’impugnatura è in palissandro e dimostra a prima vista l’attenzione al dettaglio che Sig Sauer ha riposto in questa arma. lo sviluppo molto marcato dello sperone dell’impugna-tura favorisce una presa salda e costante dell’arma in tutte le condizioni operative

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ampia: 15 sono quelle attualmente presentate nel catalogo pubblicato da Sig Sauer sul suo sito. L’arma che abbiamo avuto l’opportunità di provare non è tanto diversa da quella originale se non per un allestimento che ne fa uno strumento di grande pregio e di prezzo ad esso congruo. La P220 è una pistola semiautomatica a chiusura stabile operata da un sistema Browning modificato dove il vincolo mec-canico tra canna e carrello non è operato, come nel disegno originale, da una serie di risalti della canna cui corrispondono altrettanti recessi predisposti nel cielo del carrello, ma da un blocco prismatico, la culatta, che va a impegnare la finestra d’espulsione. Lo svincolo della canna avvie-ne, come di consueto, grazie all’interazione

tra una camma ricavata nella sua parte inferiore e un piano inclinato, nel fusto, che permettono alla canna stessa di svincolarsi basculando verso il basso, e al carrello di proseguire il proprio moto retrogrado che provvederà all’espulsione del bossolo spento, all’armamento dell’azione di scatto e del cane e alla successiva cameratura della nuova cartuccia. Niente di nuovo sotto il sole, si potrebbe obiettare e, infatti, la pe-culiarità di quest’arma va cercata altrove. A integrare questa architettura provvede la particolarissima struttura della catena di scatto; tipicamente ad azione mista, si avvale di un dispositivo denominato SRT (Short Reset Trigger system, brevettato) che permette di ridurre il tempo d’ingaggio del disconnettore, una volta sparato il colpo, di

un buon 60%. Di tanto si abbrevia, infatti, la corsa del grilletto grazie alla particolare struttura dell’azione che, come evidente, riduce quello che in gergo è definito trigger time. Questa caratteristica si traduce du-rante l’impiego operativo in una drastica

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la volata dell’arma evidenzia l’alta qualità delle lavorazioni. il fusto presenta una doppia serie d’intagli, una delle quali, in prossimità della volata, molto poco accentuata per non menomare l’estetica dell’erma

la sede del caricatore non presenta minigon-ne o altri accorgimenti pensati per velocizzare l’operazione d’inserimento. la P220 elite è in-fatti destinata all’uso per difesa personale

La famiglia P220

Arma di transizione della produzione Sig, la P220 ha portato l’azienda svizzera nella modernità del settore delle pistole semi-auto. Disegnata in Svizzera e prodotta in Germania, la P220 è stata inizialmente camerata in una gamma di calibri che includeva il 9 mm e il .38 SA, che hanno poi lasciato il campo al solo .45 ACP. L’originale P220 è stata sviluppata in una quindicina di allestimenti che differiscono per finiture o per dettagli meccanici più significativi, quali la variante DAK (Double Action Kellerman) in sola doppia azione e la SAO in sola singola. Dell’arma esiste anche la versione Classic 22 in calibro .22 LR. L’idea è stata poi sviluppata nei modelli Carry, ancora una full frame compatta con canna da 99 mm, Compact, un allestimento di dimensioni compatte armo-nizzato intorno alla canna da 99 mm della Carry, e Match, evidentemente da tiro. Ulteriori sviluppi dell’idea sono i mo-delli P225, P226 X-Five e P229, la prima Sig Sauer realizzata completamente negli stabilimenti americani dell’azienda.

la P220 a cane armato e abbassato. la cresta del cane è molto conte-nuta in quanto l’arma è pensata per essere por-tata con colpo in canna e sparare il primo colpo in doppia azione

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riduzione del tempo necessario a sparare due colpi successivi. È piuttosto difficile da apprezzare quando si proceda ad un tiro mirato, come quello che ha permesso di ot-tenere la rosata a corredo di queste note, ma l’SRT è efficacissimo quando la cadenza di tiro si fa serrata. Inutile dire che, nonostante i suoi effetti siano piuttosto evidenti, è ne-cessario allenamento e impegno per poterli tradurre in un reale beneficio operativo e che l’adozione del sistema ha imposto di tarare lo scatto su valori un po’ superiori alla media, oltre i 5 kg in doppia azione e intorno ai 2,5-3 kg in singola.

stro del fusto, consente di portare il col-po in canna e successivamente abbattere il cane in condizioni di massima sicu-

rezza. La leva non presenta anche la funzione di sicura manuale ma è molto efficace, coadiuvata dalla sicura al percussore e da altri dispositivi automatici che vanno a costituire tutti insieme quel si-stema che Sig ha pomposamente definito: Sig Four Point Safety Sy-stem. L’architettura dell’arma, che si avvale dell’impiego di acciaio lavorato dal pieno, produce uno strumento abbastanza massiccio ma esteticamente riuscito anche in virtù dell’adozione di una coppia di guancette in palissandro molto gradevoli. La finitura bianca tipica della lega inossidabile conferisce un bonus per l’acquirente sia in termini di pregio sia di durata dello strumento, che pre-

Sicurezza in quattro puntiLa catena di scatto è integrata da una le-va abbatti-cane che, posta sul lato sini-

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la tacca, così come il mirino, presentano punti al trizio che facilitano la collimazione in condizione di scarsa luminosità

la posizione del grillet-to evidenzia come l’arma a b b i a u n o scatto a dop-pia azione. il grilletto così come gli altri componenti non struttu-rali dell’arma sono bruniti, in evidente contrasto con fusto e car-rello

il prezzo di una fuori-serie

Risulta difficile, al co-spetto di un’arma che supera abbondantemente i 2.000 euro, non doman-darsi se oggi questo abbia un senso. La risposta, co-me sempre in questi casi, non può essere univoca. La Sig Sauer P220 è uno strumento che fuoriesce dalla normale produzio-ne. È una fuori-serie, ap-punto. Un’arma che costa il triplo e forse qualcosa di più di certe concorrenti più economiche, almeno il doppio di pistole ap-prezzatissime dal mer-cato e che, per inciso, svolgono esattamente la stessa funzione senza de-meritare. In questo caso, è evidente, le considera-zioni da fare sono altre. Accanto alla funzionalità, con quei 2.100 euro del listino dell’importatore italiano si pagano qualità produttiva e reputazione, caratteristiche che la Sig Sauer in genere, e la P220 Elite in particolare,

possiedono in grande mi-sura. In fin dei conti, tra la pistola che abbiamo di fronte e un’arma senza particolari pretese corre la stessa differenza che passa tra un grande vino e un vinello da tavola, tra un sigaro fatto a mano con le migliori foglie del tabacco e un sigarino fat-to a macchina per costare poco. In questi casi la differenza può superare il rapporto di 100 a 1 e sarà difficile confutare il fatto che il sigaro così come il vino importante diano una diversa sod-disfazione rispetto a quelli industriali e che, potendoseli permettere, siano a questi preferibili. Certo, generalmente (se tralasciamo qualche caso limite), vini e sigari hanno prezzi ben più ac-cessibili, ma il rapporto e quindi il differenziale tra la produzione di serie e l’eccellenza è ben supe-riore a quello che corre

tra un’arma “normale” e un’altra “super”. Questo ragionamento può essere fatto a buona ragione per la P220 Elite, che pos-siede doti di utilità che la pongono sullo stesso livello della produzione corrente, ma caratteristi-che di fascino e bellezza che la fanno svettare. Difficile dire se 2.100 euro siano un prezzo congruo per uno strumento da di-fesa, che dovrebbe poter essere maltrattata senza troppi patemi. Ma chi in un’arma cerca qual-cosa in più, quei valori immateriali che stanno nella perfezione delle lavorazioni meccaniche, nel blasone del marchio, nella qualità delle finiture o magari solo uno status symbol potrà dire con la stessa autorevolezza di chi scrive che, invece, i molti euro di cui sopra siano soldi spesi bene. È una questione di punti di vista.

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senta una capacità di resistenza alla corrosione eccezionalmente più elevata di un classico acciaio al carbonio brunito. La presenza di vari elementi di lega – in primis il cromo – vanno a costituire uno strato di ossidi in grado di proteggere il metallo sottostante in maniera estrema-mente efficace.

Linea riuscitaLo sviluppo del disegno prevede una guar-dia del grilletto molto squadrata dotata di un rest zigrinato. La stessa zigrinatura è ri-cavata anche sulla parte anteriore del fusto che costituisce la calciatura dell’arma, uno dei principali quanto poco significativi elementi che differenzia la P220 Elite da al-

tre versioni della stessa arma. Il beaver tail, lo sprone dell’im-pugnatura il cui disegno è pure brevettato, risulta ecce-zionalmente sovra-dimensio-nato per proteggere l’opera-tore; la presenza di una spor-genza tanto pronunciata evita che, impugnando la pistola non correttamente, la mano venga pizzicata dal carrello in chiusura. Molto più concre-tamente, lo sperone fornisce un riferimento estremamente preciso all’operatore che avrà sempre la certezza di “senti-re” l’arma impugnandola in maniera corretta anche nelle estrazioni più rapide dalla fondina. Il calcio è piuttosto ingombrante, caratteristica che si è fatta apprezzare in poligono grazie alla presa

solida e stabile che offre. Chi abbia mani piccole e dita corte potrà forse riscontare qualche difficoltà superabile rinunciando alle magnifiche guancette di serie per due pannelli di taglio più operativo.I comandi disponibili sull’arma sono la sicura abbatti-cane di cui già si è parlato e, sempre alla sinistra del fusto, la leva

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l’arma smontata

il blocchetto con cui intera-gisce la canna per attuare la chiusura svolge contemporanea-mente il compito di rampa di alimentazione per la canna

il caricatore, anche questo in acciaio inox, è di fattura ita-liana e contiene 8 colpi

il carrello è un blocco solido e molto ben realiz-zato; in questa immagine è fotografato insieme a canna, asta guida-molla e molla di recupero

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di smontaggio, l’hold open e il pulsante di sgancio del caricatore. Questi dettagli, insieme alla canna, al grilletto, al cane e alle spine che li bloccano al fusto, visibili sul lato destro, sono realizzati in acciaio al carbonio successivamente brunito in un classico colore nero che crea un contrasto visivo forte ma gradevole. Il fusto, per concludere la descrizione di questo importante componente del sistema, presenta in posizione anteriore una slitta Picatinny che consente l’ap-plicazione di vari dispositivi tattici. Le mire, anch’esse nere, sono di tipo com-bat a tre punti, innestate a coda di ron-dine (SigLite Night Sights). Presentano inserti di trizio, l’isotopo radioattivo dell’idrogeno non dannoso all’uomo che viene comunemente utilizzato per

di ausili esterni. Il trizio, dettaglio che ge-neralmente viene trascurato, ha un tempo di dimezzamento di poco più di 12 anni, pertanto l’impiego di queste mire speci-

fiche, le cui doti sono ineccepibili, comporta una periodica sostituzio-ne delle stesse per mantenere la pie-na efficienza del dispositivo.

il test in poligonoLa prova a fuoco ha restituito la perce-zione di un’arma estremamente stabile e godibile, specie quando si spari con una cadenza elevata di tiro. Il peso del sistema e la corretta inclinazione dell’impugnatura mettono immedia-tamente a proprio agio il tiratore. Nel tiro mirato, la presenza del Short Reset Trigger system non crea benefici parti-colari, semmai un certo indurimento e una ruvidezza di scatto che non sono proprie della produzione Sig Sauer più tradizionale. La canna, coerentemente con il prezzo dell’arma, è di prima scelta e consente rosate molto buone anche a mano libera.

vari sistemi d’intensificazione della luce; esso rilascia elettroni in grado di stimola-re il fosforo presente nel dispositivo e di far emettere a questo luce senza l’impiego

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Vista del blocco prismatico della culatta che, andando ad impegnare la finestra d’espulsione, attua la chiusura superiore. Si tratta di una mo-difica rispetto al progetto originario di browning

Sig Sauer P220 SS elite cal. .45 ACP

Costruttore: Sig Sauer, www.sigarms.comimportatore: Bignami, Via Lahn 1, Ora (Bolzano) tel. 0471 803.000Modello: P220 SS Elitetipo: pistola semiautomatica a chiusura stabile

Calibro: .45 ACPDestinazione d’uso: difesa personaleSistema di scatto: azione singola e doppia con Short Reset TriggerPercussione: percussione inerziale con cane esterno

Caricatore: 8 colpiorgani di mira: mire SigNight al trizioSicurezze: Sig Four Point Safety system con leva abbatti-cane e sicura automatica al percussoreLunghezza canna: 111 mm

Lunghezza totale: 211 mmMateriale del fusto: acciaio inossidabileFinitura: parti metalliche inox, guancette in palissandroPeso: 1.110 gCatalogo Nazionale: 10.157

l’autore durante la prova

rosata ottenuta a 15 metri a mano libera con munizionamento commer-ciale geco, palla FMJ da 230 grani

¤ PreZZo 2.110 euro

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